Gli allegri bugiardi

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Commedia in un atto

di André ROUSSIN

Titolo originale dell'opera: L'ÉCOLE DES DUPES

Versione italiana di B. L. Randone*

da IL DRAMMA n. 187-188 del 1° Settembre 1953

LE PERSONE:

LUCIA

COLETTE

FILIPPO

* Tutti i diritti riservati a B. L. Randone, via Campania 10, Roma.


(Suonano. Colette traversa la scena e rientra subito con Lucia).

Colette   Ah! È terribile.

Lucia       Ma che ti succede?

Colette   Non puoi immaginare come si possa soffrire.

Lucia       Hai mal di denti?

Colette   Sì, proprio. Mal di denti.

Lucia       E perché tieni il fazzoletto sulla guancia?

Colette   Lo tengo dove posso. Tu non sai che vuol dire un dolore simile. Si piange fino all'ultima lacrima e si morde il fazzoletto per non gridare. Si diventa pazze. Si diventa pazze. Non si può più pensare, non si può inghiottire...

Lucia       Oh, poveraccia! Ma di' qualcosa. Parla!

Colette   Parlare? Non si può nemmeno più parlare. Tu credi che si possa articolare una parola? La gola è contratta, la bocca secca, gli occhi fuori dalla testa e la testa completamente sconvolta. Come vuoi che si possa parlare in queste condizioni?

Lucia       Prova almeno.

Colette   È inutile. Non ci riesco.

Lucia       Vuoi che ti aiuti?

Colette   Come hai detto?

Lucia       Ho detto: vuoi che ti aiuti?

Colette   A far che?

Lucia       Ma... a parlare!

Colette   Ah... Non servirà a niente. Non ti disturbare. Tanto vale che te lo dica subito: Filippo mi inganna.

Lucia       Vedi? Eccoti sollevata.

Colette   Sì, sto proprio meglio. Ma hai capito bene quello che ti ho detto?

Lucia       Non voglio crederlo.

Colette   Anch'io.

Lucia       Allora non crederlo.

Colette   E come fare?

Lucia       Ne sei sicura?

Colette   No.

Lucia       Allora non è vero.

Colette   Ma si che è vero.

Lucia       Che ne sai?

Colette   Ho sfogliato la sua agenda.

Lucia       Forse non è la sua.

Colette   Come, non è la sua?

Lucia       Insomma... non so... Cerco di  aiutarli.

Colette   Non cercare niente, quel che è fatto è fatto.

Lucia       Ma ne sei sicura?

Colette   Come vuoi che non ne sia sicura?

Lucia       Sei tu che l'hai detto.

Colette   Perché non so più quello che dico. Ti ripeto che ho sfogliato or ora la sua agenda. L'aveva dimenticata nella tasca dei calzoni.

Lucia       Ma perché l'hai fatto? Sfogliare un'agen­da. È come mettersi in trappola.

Colette   Non me lo sarei mai aspettato.

Lucia       Hai commesso un'imprudenza!

Colette   L'ho aperta per curiosità.

Lucia       Vedi? Se tu non avessi avuto quella... curiosità, adesso ti sentiresti bene.

Colette   Bene. Sarei ugualmente tradita e non mi sentirei bene affatto. Mille volte meglio saper tutto. E non è mica finiti qui. sai?! Cercherò nelle altre! In tutte le altre agende.

Lucia       Ne ha molte?

Colette   Beh... Da quattro anni... Ne ha avute quattro. Sono io che gliele ho regalate, anno per anno. Se avessi saputo che ne avrebbe fatto quell'uso.

Lucia       Che uso?

Colette   Annotare i suoi appuntamenti, per­bacco. Quando penso che per quattro anni non ho mai sfogliato una sola delle sue agende. Forse mi ha ingannata fin dal principio. Ed io vivevo lo stesso: tranquilla, beata. Ero cieca, completamente cieca.

Lucia       Vedi che vivevi tranquilla quando non sapevi niente?

Colette   Sì, ma preferisco sapere.

Lucia       Ma sì! È così che bisogna essere.

Colette   Come: ma sì? Ti rendi conto di quello che soffro in questo momento?

Lucia        Mia cara, calmati. Calmati e raccontami tutto.

Colette   Cosa tutto? Non ti basta?

Lucia       Vorrei dei dettagli. Che cosa hai appreso?

Colette    Ah, se sapessi! Non è mica finito qui!

Lucia        Davvero? C'è dell'altro?

Colette    Credevo d'avere un  marito  solo per me e invece appartenevo a un Don Giovanni, ad una specie di Barbablù.

Lucia        Andiamo... Filippo?

Colette    Filippo! Quel santarellino. Tu lo conosci come me. Bene, vuoi saperlo? Quel buon pacioccone, con la sua aria dolce e addormentata, quel tesoro di  Filippo che il  prete assolverebbe senza confessione, vuoi sapere che cos'è? L'ho scoperto: un mostro, un divoratore di donne, un Landru, un seduttore della peggiore specie.

Lucia        Che stai raccontando? Hai scoperto che Filippo ha un'altra donna oltre te nella vita? Non sarebbe un mostro per questo.

Colette   Sì invece. E che mostro. Non ha un'altra donna nella sua vita. No, non ne ha un'altra soltanto. Ne ha sette.

Lucia        Sette? Esagerato!

Colette   Io?

Lucia       No, lui.

Colette    Ah!

Lucia       Esagera.

Colette   Trovi anche tu, che esagera, vero?

Lucia        Ma è una storia insensata. Hai dei nomi?

Colette   Ho quelli di questo trimestre. Ho sette nomi.

Lucia       E gli appuntamenti?

Colette    Un nome ogni giorno.

Lucia       E sempre gli stessi?

Colette   Come sempre gli stessi?

Lucia         Ogni settimana ricomincia? Insomma c'è un avvicendamento?

Colette   Cambia l'ordine.

Lucia       Ma i nomi non variano?

Colette   In questo trimestre, almeno.

Lucia       Ma allora nulla ci dice che fossero gli stessi nomi, il trimestre scorso o un anno fa.

Colette   Grazie tante!

Lucia       No. No. Conserva il tuo sangue freddo. Ragioniamo. È forse il mezzo migliore per ritrovare tutta la tua lucidità e anche quello di non sof­frire. Se le cose stanno così, cambia tutto.

Colette   Perché cambia? Come?

Lucia       Se Filippo, invece di sette avesse quin­dici o trenta amanti, non trovi che sarebbe meglio?

Colette    Ma stai diventando pazza?

Lucia       Niente affatto. Vedrai, non soffrirai più. Finalmente aprirai gli occhi su qualcuno che credevi di conoscere e di cui invece ignori tutto. Ti accorgerai che Filippo è un malato, un grande malato, forse un fenomeno,  un essere eccezionale, e lo guarderai d'un tratto con occhi nuovi,  con occhi di chi scopre una anomalia della natura.  E anche senza dover immaginare che egli cambi ogni trimestre lo stock delle sue amanti, potrai finalmente aprire gli occhi e guardare con lucidità le cose. Hai detto che ha sette amanti?

Colette    Guarda. Gennaio.  Dal  1° al 7, alle cinque. Una crocetta,  Gilberta. Perfino il primo gennaio. Il 2,alle cinque. Crocetta, Yvonne. Il 3, Susanna. Il 4, Gaby. Il 5, Jolanda. Il 6,  Giannina. E una crocetta, naturalmente.  Non ho fatto che sfogliare a caso. Guarda: dal 7 al 17 febbraio: Yvonne, Gilberta, Gaby, Susanna, Giannina, Jolanda.

Lucia       E la crocetta.

Colette   Filippo è metodico e preciso.

Lucia       E così per tre mesi?

Colette   Lo vedi bene.

Lucia       E allora? Che vuoi di più?

Colette   Di più? Come sarebbe?

Lucia       Ma per riconquistare!a tua clima. Per capire quello che ti dicevo poco fa. Filippo non è un donnaiolo.  Filippo non  ti inganna, nel senso volgare della parola, Filippo non ha delle avven­ture. Ha sette amanti. È un malato. Sette legami e non quindici o trenta donne di passaggio. Sette amanti che occupano la sua vita e delle quali tu non avevi mai nemmeno supposto l'esistenza. Puoi dirmi quello che vuoi, ma il fatto resta, innegabile: hai un marito non comune.

Colette   È tutto ciò che hai trovato per calmarmi?

Lucia       Ma sì, naturalmente.  Non  puoi continuare a lagnarti come una moglie tradita. Non hai una rivale, ma sette. Non c'è senso comune, Non devi allarmartene. Filippo è un anormale, un'ano­malia della natura. È tutto qui. Se tu scoprissi d'un tratto che è pazzo saresti forse gelosa per questo?

Colette   Gelosa? Ma non c'è rapporto.

Lucia       Lo guarderesti con altri occhi. Penseresti: come ho potuto attaccarmi a lui? Lo conside­reresti come uno straniero, come uno che si vede per la prima volta. Ebbene, guarda Filippo, e abi­tuati all'idea che è un anormale.  Un pazzo. Un mostro.  Nessuno ha  una  moglie  e sette  amanti. Come si comporta con te?

Colette   Come? Ah, sì, perfetto

Lucia       Perfetto?

Colette   Perfetto, perfetto! (Sguardo di Lucia) Quanto c'è di meglio.

Lucia       Ebbene, vedi?

Colette   Cosa?

Lucia       È un vero fenomeno!

(Pausa).

Colette   Sei molto forte, Lucia.

Lucia       Come?

Colette   Non un muscolo della tua taccia s'è contratto. Sei molto forte.

Lucia       Insomma, spiegati.

Colette   Spiegarmi? Ma certo! Così tu Lucia, l'unica, la vera amica mia... tu! Sei l'amante di Filippo!

Lucia       È adesso che diventi pazza, mia cara.

Colette   Ti dispenso dal chiamarmi « mia cara ». L'agenda che ti ho mostrata, è falsa. Sono io che ho messo tutti quei nomi su un'altra agenda, con una piccola scrittura a zampe di mosca come quella di Filippo. Tanto per vedere se impallidivi, se per­devi il fiato come è successo a me poco fa. quando ho scoperto la vera agenda - eccola! - che Filippo ha dimenticato nei pantaloni e che ho avuto modo di esaminare. Non si tratta di Gilberta, Yvonne, Susanna e Gaby, ma di te. Lucia, tre volte alla setti­mana, alle cinque, con una crocetta.

Lucia       Andiamo, Colette! Mi stai recitando ancora una parte?

Colette   Ho l'aria di recitare?

Lucia       Non sospetterai sul serio che io sia l'amante...

Colette   Non devo sospettarlo: lo so! La ve­rità è qui. Ma mi sentivo talmente sconvolta quan­do l'ho scoperta che ho voluto vederti personal­mente e confonderti. Ho voluto vederti impallidire, facendoti sapere che tu stessa eri tradita. Se avessi avuto ancora il minimo dubbio, ora sarebbe cancel­lato. Adesso so che sei la persona più fredda che abbia mai conosciuta, la più grande simulatrice! Non hai aggrottato un sopracciglio. Non hai avuto il minimo rossore in fronte e in ciascuna delle tue frasi e delle tue intonazioni sei rimasta la mia mi­gliore amica. Sei molto forte, Lucia! E osi ancora guardarmi con la stessa calma e la stessa innocenza, ora che mi sai al corrente di tutto?

Lucia       E come potrei non guardarti, mia cara, se non credo ai miei occhi né ai miei orecchi. Ciò che tu dici è vergognoso.

Colette   Che faccia tosta.

Lucia       Credimi, è vergognoso! E, da parte tua, rivoltante.

Colette   È il colmo. Adesso devo anche subire dei rimproveri.

Lucia        Non arriverò a degli estremi così ridicoli. Mi chiedo solo se sono vittima di un'allucinazione o diuna farsa. Mi chiedo se sei proprio tu che parli e, in questo caso, qual è la vipera che ti ha morso.

Colette  Vuoi continuare a credermi una sciocca? Filippo m'inganna con te e devo anche sentirmi dire che sono stata morsa da una vipera?

Lucia       Colette, me ne vado. Non mi vedrai più.

Colette   No, adesso non te ne vai, sarebbe troppo facile.

Lucia       Vuoi dirmi che faccio qui?

Colette   Confessa!

Lucia       Non ti rivolgo più la parola.

Colette   Osi negare?

Lucia       Non nego nemmeno. Mi rifiuto di ne­gare. Non ti parlerò più in vita mia. Lasciami andare!

Colette   Ecco: è così. Davanti all'evidenza non puoi far altro che tacere e fuggire. Lucia Quale evidenza?

Colette   Quest'agenda.

Lucia       Ah, questa per te è l'evidenza?

Colette   E tu come la chiami? Parla. Spiegati.

Lucia       Se parlassi, ti direi anzitutto che sei una pazza. Parti in quarta sul primo pretesto e gridi ai quattro venti quello che capita. Io invece  -  me lo hai appena detto - mi controllo abbastanza bene e ho la testa sulle spalle. Il giorno che mi dimo­strerai che quest'agenda è una prova, non dirò più una parola e accetterò quello che esigerai da me.

Colette   Cosa? Ma non avrai la faccia tosta di negare quello che è scritto qui dentro.

Lucia       E che c'è scritto?

Colette   C'è scritto « Lucia » tre volte alla set­timana, alle cinque.

Lucia       Con una crocetta. Lo so. E allora?

Colette   Come, e allora?

Lucia       Non sono, suppongo, la sola donna al mondo che si chiami Lucia.

Colette   No... Ma sei la mia sola amica che si chiami Lucia.

Lucia       Grazie per la logica.

Colette   Se non sei tu, chi vuoi che sia?

Lucia       E come faccio a saperlo?

Colette   Con Filippo non si è mai parlato di un'altra Lucia.

Lucia       Rifletti un secondo, ti prego.

Colette   A cosa?

Lucia       Ma a quello che dici! Figurati un po' se Filippo, posto che abbia un'amante che si chiami Lucia, ne parli proprio a te, dopo averla vista tre volte alla settimana!

Colette   È vero. È impossibile.

Lucia       Vedi Colette, dici la prima cosa che ti salta in testa. Parti con la fantasia, ti esalti e costruisci una montagna di un'avventura che  forse non esiste nemmeno.

Colette    Come vuoi che non esista nemmeno? La prova è qui, mi pare!

Lucia       Ancora una volta: che prova? Forse Lucia è la sua segretaria.

Colette   Già. La segretaria si chiama Berta.

Lucia       Allora,  non so...   Una dattilografa alla quale tre volte alla settimana Filippo detta un ro­manzo. Non so; non posso sapere le storie di Filippo...

Colette   Un romanzo? Ti vengono delle idee! Una cosa è inoppugnabile: Lucia è una donna. Non c'è dubbio, ti pare?

Lucia       Oh, diciamolo pure, che Lucia è una donna, se può farti piacere.

Colette   Non mi fa nessun piacere, ma è un fatto. Non mi dirai che Filippo nota « Lucia » tre volte alla settimana, alle cinque - con una crocetta! - per ricordarsi un appuntamento col notaio. Oh insomma! E poi non si va a vedere un notaio tre volte alla settimana, alle cinque per tre mesi di se­guito! Non raccontarmi delle storie. Ah, no!

Lucia       Invece mi pare che...

Colette   Cosa? Tu per caso vai dal notaio tre volte alla settimana?

Lucia       Ma no.

Colette   In fondo... tu potresti farlo... potresti avere un amante notaio. Ma Filippo...

Lucia       Invece di dire stupidaggini ogni  momento...

Colette   Non sono stupidaggini: rifletto. Ri­fletto sempre e non è colpa mia se mi vengono troppe idee in testa. Io ribollo.

Lucia       Ecco, rifletti un momento e smetti di ribollire.

Colette   Mia cara, sono stata ignobile con te e ti chiedo perdono.

Lucia       Non parliamone più. Senti. Credo che « Lucia »  voglia dire tutto salvo che  Filippo ha un'amante.

Colette   Credi?

Lucia       È evidente!

Colette   Ma perché?

Lucia       Perché un uomo che ha dei convegni tre volte alla settimana con la sua amante, non prova il bisogno di annotarlo sulla sua agenda, con una crocetta per giunta. Sta un po' coi piedi in terra, Colette. Credi che un uomo abbia bisogno della sua agenda per ricordarsi che alle cinque lo aspetta la donna che ama? Andiamo! Egli si troverà alle cinque meno venti all'appuntamento, senza aver certo avuto bisogno di scrivere, in tutte lettere, il nome di quella donna sul suo carnet. Altrimenti sarebbe l'ultimo degli imbecilli.

Colette   Ehi là! Ti proibisco di insultare Filippo.

Lucia       Vedi? Sarebbe assurdo. Non fare più supposizioni. « Lucia » è probabilmente il nome di un bar o, che so, di un posto qualsiasi dove Filippo dà i suoi appuntamenti d'affari. Se invece di « Lucia » avessi trovato scritto « Fouquet's » o « Cal­vados », non avresti avuto questa crisi, vero?

Colette   Conosci un bar che si chiama Lucia?

Lucia       Ma no, non ne conosco. Però mi baste­rebbe come spiegazione, te l'assicuro. La sola spie­gazione che sia assurda - e certamente falsa - è quella che hai pensato tu. Sono stata molto sensi­bile alla prontezza e alla sicurezza della tua reazione per quanto mi riguarda.

Colette   Ma mettiti al mio posto. Leggo « Lucia ». Penso a te.

Lucia       Vedi come sei? Fra due vere amiche come siamo noi, pensieri come questi non dovreb­bero venire. Invece è la prima e la sola cosa che hai pensato. Mi hai dato un grosso dispiacere.

Colette   Sei tanto cara e io sono una pazza. Ti chiedo scusa.

Lucia       No, te lo ripeto. Sono ancora emozio­nata. Ma è brutto quello che hai fatto...

Colette   Dammi un bacio, Lucia cara, e non parliamone più.

Lucia       Giuri che non ricomincerai più?

Colette   Giuro.

Lucia       Sta per ritornare?

Colette   Filippo? Che ore sono?

Lucia       Le sette.

Colette   Non so mai come impieghi il suo tempo. Ecco... vediamo. (Apre l'agenda)  Mercoledì, ore 5, Lucia.

Lucia       Lo vedi? Se ce ne fosse una, non sarei certo io, sei persuasa?

Colette   Bisognerà che noti se i giorni in cui è da « Lucia » alle cinque, rientra più tardi. Che giorni sono? Lunedì, mercoledì, venerdì... Mio Dio. Oggi è proprio mercoledì?

Lucia       Sì, perché?

Colette   C'è Paolo!

Lucia       Come Paolo?

Colette    (la guarda)   Ti ho mortificato poco fa?

Lucia       Sì, molto. Te l'ho detto.

Colette   Voglio provarti che sei la mia sola amica e che non ti nascondo mai nulla... Io e Paolo...

Lucia       No! Paolo Gerbault?

Colette   Sì.

Lucia       Ma da quando?

Colette   Da qualche tempo.

Lucia       E non mi avevi dotto niente.

Colette   Non ne ero sicura.

Lucia       Ah, non eri sicura? E di che?

Colette   Che fosse una cosa seria.

Lucia       Ed è una cosa seria?

Colette   Sì.          

Lucia       Ma... perché?

Colette   Come perché? Perché lo amo!

Lucia        Ma allora... Filippo?

Colette    Che c'entra Filippo? Non vorrai che rinunci a Paolo a causa di Filippo. D'altronde non c'è nessun rapporto. Oh! Sono proprio pazza. Pensa che mi aspetta dalle cinque. Ero in un tale stato poco fa. che ho tutto dimenticato. Mio Dio, la porta di casa. Deve essere Filippo. Vado nella mia camera, mi metto un cappello e filo dalla porta di servizio. Certo non mi avrà aspettata tanto, Paolo. Faccio un salto lo stesso. Abita qui a due passi.

Lucia       Mi lasci?

Colette   Di' a Filippo che eri di passaggio e che volevi vedermi. Tieni, rendigli l'agenda. No! Se non mi hai vista, non c'è nessuna ragione che tu sia al corrente. Ti bacio. Se Paolo è uscito, torno subito.

Lucia       Ma cosa vuoi che racconti a Filippo, io?

Colette   Fagli una scenata al posto mio. Rac­contagli tutto, tanto fa lo stesso. Ti sarà più facile che a me. Ah, no, è vero. Non ci siamo vedute. Sono proprio pazza. Scappo via!

(Colette esce. Quasi subito appare Filippo. Filippo parlerà sempre con una estrema lentezza. Deve apparire di una mollezza incredibile, come nella costante impassibilità di alzare la voce: è il suo modo di fare. E da questa dizione così particolare, a poco a poco deve diffondersi una attrattiva, quella di un uomo estremamente dolce e delicato, la cui calma non fa che conquistare gli altri. Si deve comprendere che questa particolarità, quasi comica all'inizio, è pra­ticamente ciò che lo rende seducente e probabil­mente irresistibile).

Filippo      (con molta calma, vedendo Lucia)   Ah, ne fai delle belle, tu!

(Lucia con un dito sulle labbra, gli fa cenno di aspettare a parlare. Filippo più basso) 

Ne fai delle belle. Ti aspetto dalle cinque.

(Lucia fa nuovamente cenno di tacere) 

Che cosa è accaduto? Colette è sofferente?

(Lucia fa cenno di no) 

Forse dorme?

Lucia        (che teneva l'orecchio teso)   È uscita. Ecco.

Filippo     Vuoi dirmi chi è uscita?

Lucia       Colette.

Filippo     Vuoi dirmi che cosa stai facendo qui? Ti aspetto dalle cinque.

Lucia       Colette sa tutto.

Filippo     Cosa intendi dire con « Colette sa tutto »?

Lucia       Tutto. O meglio, no. Non sa più niente. Ho messo a posto ogni cosa. Ma t'assicuro che ho passato un quarto d'ora... Anche tu ne fai delle belle. Bravo!

Filippo      Che cosa avrei fatto di bello, tesoro mio? Vuoi spiegarmi che cosa è accaduto?

Lucia       La colpa è tua. Mai dimenticato l'agenda nei pantaloni.

Filippo      Perché parli tanto piano dal momento che Colette è uscita?

Lucia        È vero. Hai dimenticato l'agenda e Colette l'ha trovata, l'ha sfogliata e ha scoperto che tre volte alla settimana una certa « Lucia » ti interessa particolarmente, tanto più che hai sempre sottolineato questo tuo interesse con una crocetta a fianco del nome. Ma senti! Mi chiedo come si possa fare!

Filippo     Buongiorno, tesoro mio.

Lucia       Sì, buongiorno.

Filippo     E allora, tesoro mio?

Lucia       Colette mi ha telefonato  fuori  di  sé. Stavo uscendo per raggiungerti. M'ha detto di venire subito qui, e dovevi sentire con che tono. Ero anch'io fuori di me. Ho preso un tassi e sono arrivata. Poi sono riuscita a rimediare la tua im­prudenza. Ma t'assicuro che ho passato un tale momento.

Filippo     Colette ha creduto che Lucia fossi tu?

Lucia       Come « ha creduto »? L'ha capito.

Filippo     Che Lucia fossi tu?

Lucia       Lo trovi straordinario?

Filippo     Sì. Non soltanto lo trovo straordinario, ma fuori del senso comune. E mi fa un effetto tale che mi sento - come dire? - assolutamente sconvolto.

Lucia       Se vuoi saperlo, anch'io. E la causa sei tu.

Filippo     La causa che tu ti senti assolutamente sconvolta? E perché?

Lucia       Oh, insomma, Filippo. Non stare sempre fra le nuvole! Ma dove hai la testa? Rifletti un secondo. Colette apre la tua agenda e trova il mio nome ogni due pagine, alle cinque, con una cro­cetta. A chi vuoi che pensi?

Filippo     Che io sappia, non sei la sola donna al mondo che si chiami Lucia. Suppongo.

Lucia       Ma sono la sua sola amica che si chiami Lucia! È normale che le sia venuta subito quell'idea.

Filippo     Bene, lo vedi. Ne sono colpito.

Lucia       Sei sublime.

Filippo     Ne sono colpito e anche addolorato. Non avrei mai potuto credere che Colette potesse avere un pensiero così volgare. Tanto più che, vedi, lo avevo fatto apposta.

Lucia       Cosa? Di dimenticare l'agenda?

Filippo     No.  Di scrivere il tuo  nome invece di un falso nome, oppure di una iniziale. Era un calcolo che avevo fatto. Proprio così. Dal  giorno in cui sei diventata la mia amante, ho volontaria­mente scritto il tuo nome per esteso, per ciascuno dei nostri appuntamenti. E capirai facilmente il perché. So di essere alquanto distratto, dunque anzitutto annotavo i nostri appuntamenti...

Lucia       Grazie tante.

Filippo     Vuoi dirmi il perché?

Lucia       Perché potresti farmi la grazia di ricor­dartene senza bisogno di annotarli. Passiamo oltre.

Filippo     Mio tesoro. Tu fai il muso invece di ascoltarmi con calma. Quello che dici in questo momento non ha senso comune, poiché sarei uno stordito, è indubbio, se non ricordassi, o, se prefe­risci... se non avessi presente, sempre presente allo spirito, una cosa cui si tiene sommamente.

Lucia       Non insistere. Avevo capito.

Filippo     La mia agenda, per esempio. È, in ef­fetti, assai importante non dimenticarla, come ho fatto, nei pantaloni, dal momento che Colette è molto indiscreta. Ebbene, vedi: l'ho dimenticata. Sono distratto. Allora, per non dimenticare i nostri appuntamenti, li annotavo e allo scopo di non far sorgere in Colette il minimo sospetto sul tuo conto, tante volte avessi dimenticato l'agenda e che Colette l'avesse trovata, scrivevo proprio il tuo nome. Per­ché ero certo che Colette a tutto avrebbe pensato, fuorché a te. No, davvero, non riesco a convincermi.

Lucia       Fa' uno sforzo, convincitene. E persuaditi che ho rimediato a una situazione piuttosto imbarazzante.

Filippo     Povero amore mio. Ed io che nel frat­tempo mi impazientivo ad aspettarti.

Lucia       Da come ti conosco, non mi preoccupo della tua impazienza, tanto più che, a conti fatti, è stato meglio che non ti trovassi qui.

Filippo     E Colette? Dov'è ora? Si è persuasa che non si trattasse di te?

Lucia       Sei un tesoro, col tuo modo di esprimerti. Sì, Colette s'è persuasa. Ho negato, ho mentito, insomma. Mi sono mostrata offesa e le ho detto che mi ha dato un grosso dispiacere.

Filippo     Ma certo, poverina...

Lucia        Non riuscirai mai a immaginare quello che aveva inventato. Mi ha fatto promettere di non dirtelo. Figurati che al principio mi ha mostrato un'agenda con un nome di donna a ogni pagina e m'ha recitato una scena straziante, annunciandomi che aveva scoperto, dall'agenda, che tu avevi sette amanti.

Filippo     Sette, hai detto?

Lucia       Sette. Era per vedere la mia reazione. Me l'ha confessato un momento dopo, mostrandomi la vera agenda.

Filippo     Sette, hai detto. Mi pare che sarebbe una vera follia.

Lucia       Mi chiedevo che cosa ti fosse successo.

Filippo     Non lui creduto una parola.

Lucia       M'è parso che ci fosse sotto qualcosa di losco.

Filippo     Ma t'ha sfiorata l'idea che potessi in­gannarti?

Lucia       Senti, a dir la verità, no.

Filippo     Grazie, amor mio.

Lucia       Ho l'impressione di averti dato una ri­sposta assai imprudente e pretenziosa.

Filippo     Lucia, spero che tu stia scherzando.

Lucia       Sì, amor mio. Scherzo.

Filippo     Dubiti di me?

Lucia       No. Sei il mio amore e possiedi gli occhi più sinceri del mondo.

Filippo     Grazie. E di', con Colette, tutto è tor­nato in ordine? Non ci pensa più?

Lucia       Sì... tutto va bene, adesso. Ma io non t'ho detto niente, vero? Che Colette te ne parli o no, farai bene a trovare una spiegazione valida.

Filippo     Una spiegazione valida a che cosa, mia cara?

Lucia       Oh insomma, alla tua «Lucia ore cinque», con una crocetta. Le ho detto che forse è il nome di un bar dove dai i tuoi appuntamenti d'affari.

Filippo      (ride)   Ma no, via! I miei appuntamenti d'affari in un bar che si chiama Lucia?

Lucia       Che ne so io? Trova qualcosa di meglio.

Filippo     Ma certo, che trovo qualcosa di meglio.

Lucia       Che cosa, per esempio?

Filippo     Non è molto facile. Dirò a Colette che per farla arrossire della sua possibile indiscrezione, le avevo preparato questa farsa, quest'inganno.

Lucia       E credi che possa crederlo?

Filippo     Che Colette lo creda oppure non lo creda, poco importa. Ma cosa vuoi che risponda? Non c'è risposta possibile. Nessuno infatti può im­pedirmi di scrivere sulla mia agenda, un nome di donna a ogni pagina. E, se mi piace, di scegliere il tuo. Mia moglie stessa non avrà niente da dire.

Lucia       Ma guarda, guarda. Stai scoprendoti. Non ti conoscevo sotto questo aspetto. Sei un personaggio pericoloso.

Filippo     Sono un personaggio molto pericoloso tesoro mio.

Lucia       Si può essere sicuri di qualcosa con te?

Filippo     Sei sicura che ti ami, vero?

Lucia       Comincerò a chiedermelo.

Filippo     Cominci a chiederti se ti amo?

Lucia       Se ho ragione di esserne sicura.

Filippo     Mi immagini con altre cinque o sei donne oltre te, nella vita?

Lucia       Mi avvedo che con te ci si può aspettare di tutto. Sai mentire in modo superbo. Con un sangue freddo, una lucidità...

Filippo     Perché mi dici questo? E tu?

Lucia        Io? Se sono incapace di mentire,

Filippo      Non hai mentito con Colette?

Lucia       È stato necessario. Altrimenti sarei proprio incapace.

Filippo     Non mi hai mai ingannato?

Lucia       Sai bene di no.

Filippo     Io invece forse sì.

Lucia       Perché scherzi?

Filippo     Sto parlando sul serio.

Lucia       Me ne vado.

Filippo     Temi la lotta?

Lucia       La rifiuto. Ti ho detto che non so mentire. Se cominci a farmi delle domande, mi confondi... e capirai tutto.

Filippo     Ci vediamo venerdì?

Lucia       Scrivilo sull'agenda.

Filippo     Adesso non avrebbe più senso.

Lucia       E se lo dimentichi?

Filippo     Metterò il nome di un bar per ricor­darmene meglio.

Lucia       Mascalzone.

Filippo     Ti amo.

Lucia       Ah, ti prevengo che da oggi il lunedì, il mercoledì e il venerdì sarai sorvegliato. Colette ha intenzione di controllare se in quei giorni rientri più tardi. Carino, no?

Filippo     Allora, tesoro mio, cambiamo giorno.

Lucia       Sarà opportuno.

Filippo     Vediamoci domani. Ah no. Domani no, ho uno svizzero di passaggio, col quale devo incon­trarmi alle quattro e mezzo. Durerà fino all'ora di cena.

Lucia       Te ne ricordi senza l'agenda, dello svizzero?

Filippo     Mi ha telefonato mezz'ora fa.

Lucia       Mezz'ora fa! Mezz'ora fa stavi aspettando me.

Filippo     Mezz'ora fa per modo di dire. Proprio prima che uscissi di casa. Allora, va bene sabato?

Lucia       Non venerdì?

Filippo     Niente più venerdì. Stiamo imbrogliando le carte, no?

Lucia       Ma, di' un po'... Ci sto pensando d'un tratto: noi non ci vediamo mica con la precisione indicata sull'agenda. Da dove t'è saltato che noi ci vediamo a giorni fissi? Non c'è stata mai questa regolarità. Come diavolo ho fatto a non pensarci prima?

Filippo     A che diavolo, come dici tu, non avresti pensato prima?

Lucia       Non fare il distratto, per piacere. A quello che ti sto dicendo. Non ci siamo mai visti tre volte alla settimana, con regolarità matematica. Da dove t'è venuta questa idea? E lunedì, mercoledì e venerdì, ch'io sappia, non sono invariabili. Per esempio, mercoledì scorso.

Filippo     Per esempio. E allora?

Lucia       Quando non ci vediamo tu annoti ugual­mente l'appuntamento?

Filippo     È naturale.

Lucia       Ah, è naturale? Hai bisogno di sapere a Londra, che se ti trovassi a Parigi alle cinque del pomeriggio, staremmo insieme?

Filippo     Non vedo il rapporto e poi perché Londra? Detesto quella città.

Lucia       Oh, non fare storie! Ho detto Londra così per dire, come Barcellona o Copenhagen.

Filippo     Ah. Volevo ben dire. Niente affatto. Ecco la mia risposta. Non ho bisogno di sapere a Londra che, se alle cinque fossi a Parigi, starei con te.

Lucia       Ma allora spiegati. Spiegami. Che vuol dire? Sai che non sopporto il mistero e questa atmo­sfera di menzogna. Voglio sapere. Se mi inganni, ti sarò infinitamente grata di dirmelo, perché non lo sopporterei.

Filippo     Ma tesoro mio... Fai la commedia?

Lucia       Ho l'aria di far la commedia?

Filippo     Tu non ti vedi. Io ti vedo e ti assicuro, non credo ai miei occhi e nemmeno ai miei orecchi. Ma calmati, perché consideri che sia un fatto straor­dinario che io noti il tuo nome sull'agenda quando non abbiamo fissato appuntamento? Ti ripeto che il tuo nome, notato ogni due giorni, e senza dimenti­canze o salti, faceva parte di una tecnica speciale studiata da me, per evitare appunto ogni possibile sospetto da parte di Colette. Mi sarebbe bastato ridere e chiederle se le sembra normale che i nostri appun­tamenti avessero questa regolarità cronometrica. Era una ragione di più per confonderla e renderla ver­gognosa della sua indiscrezione.

Lucia       Un momento: quello che stai dicendo è la bugia che le avresti detto?

Filippo     Ma sì, tesoro mio.

Lucia       Allora non dirla a me.

Filippo     Che cosa vuoi che non dica a te?

Lucia       Non dire a me che cosa avresti detto a Colette per ingannarla, andiamo.

Filippo     Ma io non ti dico la stessa cosa.

Lucia       Ma sì, invece!

Filippo     Ma no. Ascoltami. Io ti spiego perché ho annotato il tuo nome anche quando non ci vede­vamo.

Lucia       Oh! Ma la tua spiegazione era per con­vincere Colette che non c'era niente fra di noi.

Filippo     E allora?

Lucia       Allora come vuoi che ti creda?

Filippo     Ma, tesoro mio, ti prego di spiegarmi esattamente che cosa vuoi che ti provi.

Lucia       Non voglio più niente. Non voglio più niente. Sto perdendo la testa con questi giochetti.

Filippo     Di quali giochetti stai parlando?

Lucia       Dei tuoi giochetti di prestigio con la verità.

Filippo     Mi spiace molto che tu possa pensare che io faccia dei giochi di prestigio. Io? Non capisco che cosa ti accade, amor mio.

Lucia       Non ne parliamo più.

Filippo     Ci vediamo venerdì?

Lucia       No.

Filippo     Hai ragione. Venerdì no, perché quel giorno sarò sorvegliato. Sabato.

Lucia       Si vedrà.

Filippo     Lo annoteremo.

Lucia       Mi stai seccando.

Filippo     Non sei gentile con me, tesoro.

Lucia       Non ne ho voglia.

Filippo     Come vuoi. E Colette allora? Dov'è andata?

Lucia       Ah... Colette... Aveva una commissione da fare. È corsa via come il vento per tentare di trovare ancora un negozio aperto.

Filippo     Quella la conosco, è capace  -  se il negozio è chiuso - di farlo riaprire. Perché mi guardi in quel modo, mia cara? Hai ancora delle domande un po' bizzarre da farmi? Mi fai un po' pena lo sai?

Lucia       Anche tu.

Filippo     Anch'io, che cosa?

Lucia       Anche tu mi fai un po' pena.

Filippo     Bene. Meglio così. Il nostro colloquio terminerà con una nota commossa.

Lucia       Le sette e mezzo. Mio Dio, Carlo deve essere già tornato a casa, poveretto, col suo foruncolo.

Filippo     Carlo ha un foruncolo?

Lucia       Sì, povero infelice. Un foruncolo al collo che lo fa soffrire molto.

Filippo     Va' subito a casa allora. Coi foruncoli non c'è da scherzare. Poveraccio. Digli che si faccia subito della penicillina. Ma subito. E digli che passerò a vederlo, se fosse obbligato a starsene a letto. Sai quanto mi è simpatico tuo marito.

Lucia       Dammi un bacio. Ti adoro.

Filippo     Anch'io, amor mio. Il cattivo umore è passato?

Lucia        Sì!

Filippo     A sabato.

(Accompagna alla porta Lucia e torna. Getta uno sguardo sul suo orologio da polso e fa un numero al telefono) 

Pronto? Sei tu, Simona? Buongiorno, angelo mio, svizzerotto mio bello! Mia moglie non è ancora tornata. Ti chiamo solo per dirti che penso a te. E anche per chiederti un grande favore... Se sei libera venerdì alle cinque...  Puoi? Non cambia troppo i tuoi progetti? Grazie, tesoro mio. Non sai come sono felice... E anche ti adoro, amor mio. Ti bacio, tesoro. A venerdì. Arriverò un quarto d'ora prima.  (Riaggancia.  Forma un altro numero)   Pronto?   Sei tu, Manuela? Buongiorno, angelo mio! Mia moglie non è ancora tornata. Ti chiamo solo per dirti che penso a te. E anche per chiederti un grande favore... Se sei libera domani alle cinque... No, venerdì no:  ho uno svizzerotto di passaggio. Domani, sì. Non cambia troppo i tuoi progetti? Grazie, tesoro mio.  Non sai come sono felice! E anche io ti adoro, amor mio. Mi pare di sentire la porta di casa. Ti lascio. Ti bacio. Sì, bacetti. A domani. Arriverò venti minuti prima... Sì... sì... bacetti... bacetti...

(Riaggancia e va verso la porta. Parla a Colette ancora nell'interno dell'appartamento) 

Hai trovato quello che cercavi, tesoro?

Colette    (entrando e falciandolo)   Come? Ah, sì. Ho incontrato Lucia per le scale. Mi ha detto che avete chiacchierato un bel pezzo.

Filippo     Sì. Abbiamo parlato. Carlo pare che abbia un bel foruncolo sul collo. Deve soffrire molto, poveraccio. Così ho consigliato a Lucia di fargli qualche iniezione di penicillina. Non sono dolorose, ma sono radicali. L'anno scorso, per esempio, anche Paolo Gerbault aveva un foruncolo...

Colette   Paolo?

Filippo     Sì,  Paolo Gerbault...  Andiamo, non puoi averlo dimenticato. Bene, aveva un foruncolo così, enorme, poveraccio... e allora...

Colette   Te ne prego, cambiamo argomento.

Filippo     E perché, mia cara?

Colette   Ma perché è disgustoso. Appena arrivo ti metti a parlare di foruncoli. Potresti trovare qualcos'altro.

Filippo     È stato per colpa dì quello di Carlo. E così ti spiegavo che anche Paolo ne aveva uno enorme...

Colette   Carlo si curerà e il suo foruncolo gua­rirà. Che cosa hai fatto di bello oggi?

Filippo     Io? Che cosa ho fatto? Oh, niente dì straordinario. Dalle quattro e mezzo ero appiccicato a uno svizzero di passaggio.  Non mi ha mollato. L'ho lasciato poco fa. Ma quanto quella gente può essere lenta in tutto quello che fa! Voleva niente di meno che passassimo la serata insieme, ma io non ne ho proprio avuto il coraggio.

Colette   Hai l'aria un po' strana, tesoro.

Filippo     Anche tu. Ti senti bene?

Colette   Benissimo, tesoro mio. Non potrebbe andar meglio.

Filippo     Hai potuto fare quello che ti eri prefisso?

Colette   Quando?

Filippo     Questo pomeriggio.

Colette   Ah, sì?

Filippo     Meno male! Hai l'aspetto lieto.

Colette   Meglio se ne ho ho aspetto.

Filippo     Perché? Non saresti contenta?

Colette   Ma sì che lo sono.

Filippo     Allora tutto va bene, amore?

Colette   Non faccio che ripetertelo.

Filippo      A proposito. Non hai per caso trovato la mia agenda? Devo averla dimenticata in qualche posto e non riesco a ritrovarla.

Colette   Dimentichi sempre tutto. Sei un tale distratto. Un giorno uscirai senza cravatta. Sì, l'ho trovata infatti. È là sopra.

Filippo     Come sei gentile. Grazie.

Colette   Sai che è imprudente dimenticare la propria agenda? Pensa un po' se tu  avessi delle avventure e se io fossi una moglie indiscreta.

Filippo     Dio mio, sapresti tutto. Ma se avessi delle avventure,  come dici,  penso che non sarei tanto stupido di annotarle sulle pagine della mia agenda e, in tal caso, abbastanza stordito da lasciarla alla tua portata.

Colette   Le donne sono così stupide, sai.

Filippo     Ma no.

Colette   Trovi davvero che le donne non siano stupide?

Filippo     Ma no.

Colette   Sei il primo uomo al quale lo sento dire. E, in fondo, sei certo tu che hai ragione. In generale gli uomini ci fanno sempre passare per delle oche. Filippo  Ma che razza di mascalzoni frequenti, mia cara.

Colette   La famosa superiorità d'intelligenza. Non è vero.

Filippo     Ma certo che non è vero. La superiorità, l'unica degli uomini sulle donne, è di saper mentire meglio di loro.

Colette   Perché dici questo?

Filippo     Dico questo perché parli della superiorità degli uomini. Ti dico quello che penso.

Colette   Che voi mentite meglio di noi?

Filippo     Sì.

Colette   E dove l'hai imparato?

Filippo     Dovunque.

Colette   Che siete più forti di noi perché men­tite meglio? Per questo ti posso provare il contrario quando vorrai.

Filippo     Non mi proverai niente di niente, tesoro mio. Io mi occupo di affari tutta la giornata e la mia opinione in proposito è fatta da un pezzo. Si deve mentire e sentir mentire dalla mattina alla sera. Un buon uomo d'affari è solo un tale che sa dire bugie meglio degli altri. A teatro ci presentano Celi­mene come esempio di doppiezza. Ma, tesoro mio, tutti , giorni ho da fare con uomini vicini ai quali Celimene diventa una bambinetta. Non esiste una Celimene che arrivi alla caviglia del grosso signore con occhiali seduto dietro a una scrivania. E io ne vedo venti al giorno di tipi simili. Gli uomini sono infinitamente più esercitati alla menzogna che voi donne. Le donne mentiscono agli uomini quando li ritrovano alle sei o alle nove. Ma essi mentiscono dalle otto del mattino! E mentiscono fra mentitori. È assai più difficile.

Colette   Tu mentisci tutta la giornata? Tu?

Filippo     Per forza. Solo che io faccio l'inverso delle donne. Smetto di mentire quando esco dall'ufficio e rientro a casa. (Le bacia la mano).

Colette   Sei un amore. D'altronde qui non sapresti più mentire.

Filippo     Ne ho proprio paura. Tu, di me, faresti un solo boccone.

Colette   Ti conosco bene. Sei la sincerità fatta persona.

Filippo     Infatti. Mi conosci molto bene.

Colette   Immagina, per esempio, non ne so niente, non l'ho aperta, ma immagina che io abbia sfogliata la tua agenda, quella che avevi dimenticata. E immagina che abbia trovato degli appuntamenti con delle donne, o anche con una sola donna. Addi­rittura una mia amica... Che so? Lucia, per esempio...

Filippo      (ridendo)   Lucia...

Colette   Bene, vuoi saperlo? Non ti avrei sospet­tato di nulla.

Filippo     Grazie, amor mio.

Colette   È vero. Non mi sarebbe nemmeno pas­sato per l'anticamera del cervello che tu potessi ingannarmi.

Filippo     Che cosa avresti pensato?

Colette   Non lo so. Credo che non avrei nem­meno cercato una spiegazione.

Filippo     È così che bisogna essere, amore.

Colette   È vero. Guardami. Se tu avessi una amante credi che non lo capirei subito?

Filippo    E adesso guarda me. Se tu avessi un amante, credi che non lo sentirei immediatamente? (Si abbracciano. Alle spalle di Colette, Filippo, aperta l'agenda, nota qualcosa).

F I N E