Gli amanti del metrò

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GLI AMANTI DEL METRÒ

 


di Jean Tardieu

Titolo originale   Les amants du mètro

Traduzione di Gian Renzo Morteo

da Teatro Giulio Einaudi Editore Torino - 1976

Persone

LEI

LUI

ventitre viaggiatori anonimi, tra cui un manichino

Per i ventitre viaggiatori, cinque attori (tre uomini e due don­ne) sono sufficienti.

Essi impersoneranno successivamente:

Nel primo atto

(mediante qualche sommario elemento caratterizzante - ad esempio baffi, parrucche, occhiali, ecc.

- e mediante la voce e il comportamento):

Il primo uomo di mondo

Il secondo uomo di mondo

La signora che ha fretta

Il signore che zoppica

Il signore presuntuoso

L'amica del cuore

Il lettore ecclesiastico

Il lettore laico

Lo studente

La studentessa

L'anziana signorina

La ragazza

Il primo signore attempato

Il secondo signore attempato

La prima straniera elegante

La seconda straniera elegante

L'interprete

./.


Nel secondo atto:

Il lettore di giornali:

signore piccolo e meticoloso, non più tanto giovane

La signora-offesa-ma-provocante:

grossa e ridicola

La star-immaginaria:

giovane sartina, graziosa e bizzarra

L'idraulico:

molto giovane. Furbo e mordace. Indossa l'abi­to da lavoro;

cassetta dei ferri a tracolla. Può tenere in mano qualche tubo di piombo

Il «protettore»:

semplice manichino da vetrina di negozio d'abiti fatti.

Baffetti dipinti, cappello, guanti. Aria beata ed idiota

L'individuo-che-sta-dissolvendosi-nella-folla:

aspetto «ad libitum»


QUADRO PRIMO

                                                                             

Sul marciapiede di una stazione del metrò. All'inizio, l'estremità della scena è quasi completamente occu­pata da due grandi manifesti variopinti, stesi su leggeri telai portati, dal di dietro, da personaggi che non si vedono. Sui manifesti, in modo molto disordinato, sono raffigurati gli oggetti più svariati - ad esempio bottiglie, capigliature, anatre, locomotive, ecc. - e si leggono, scritte a mano in ogni senso, le seguenti parole:

- PRENDETE LA SCENA PER IL SUO VERSO!

- BEVETE LE MIE PAROLE!

- INDEBOLITI, RIACQUISTATE LE FORZE!                           

Si possono anche appendere qui e là cartelli blu sui quali sono scritti in bianco i nomi di stazioni di metrò o di direzioni imma­ginarie; ad esempio:

- DIREZIONE CLICHY-VINCENNES:

  CAMBIARE A MARBEUF-SAUPIQUET...

- SEVRE-PALMYRE

- BONAPARTE-DUPANLOUP

- WAGRAM-TRAFALGAR

- SAINT-MICHEL-VOLTAIRE

- PANTHEON-DUFAYEL

  ecc. ecc.

Poi i manifesti si scostano e scompaiono a destra e a sinistra tra le quinte.

Compare il marciapiede di una stazione del metrò, con gente che va e viene.

Questo atto, se si vuole, può svolgersi anche davanti al sipario. È sufficiente collocare, a sinistra, un praticabile sporgente dalla quinta, fornito di tre o quattro scalini, i quali simboleggiano la scala che porta al marciapiede.

I personaggi incaricati di rappresentare l'andirivieni della folla appaiono, scompaiono, ricompaiono, salgono e scendono le sca­le. Questo andirivieni deve dare l'impressione di un movimen­to irregolare e imprevedibile, benché calcolato con precisione. Durante tutto l'atto, brevi scene saranno recitate in primo pia­no, mentre i viaggiatori anonimi non smetteranno di andare e venire, alcuni in fretta, altri adagio, evitandosi gli uni gli altri, esibendosi in tutta quella mimica, in apparenza strana ed insoli­ta, tipica di quelli sconosciuti, che siamo tutti noi, quando c'in­contriamo per pochi secondi, in un luogo pubblico. Pochi attori dovrebbero essere sufficienti per tale azione. Essi cambieranno velocemente, dietro le quinte, un particolare del loro costume, e impersoneranno ogni volta tipi diversi, modifi­cando il tono della voce, l'accento o l'atteggiamento. L'insieme deve dare l'impressione di una sorta di balletto, in cui la realtà venga trasposta in chiave di ritmo. I due uomini di mondo procedono fianco a fianco sino in mezzo alla scena, dove si fermano di colpo.

primo uomo di mondo (molto cortese) Dunque, arrivederci, mio caro!

secondo uomo di mondo (ancora più cortese) Voleva dire: ar­rivederci, mio caro?

primo uomo di mondo    Ma non ho detto così?

secondo uomo di mondo Sì, sì, l'ha detto: ha detto: arriveder­ci, mio caro!

primo uomo di mondo    Non è questo che si doveva dire?

secondo uomo di mondo Esattamente quello che si doveva di­re: Ed io risponderò...

primo uomo di mondo    E lei risponderà?

secondo uomo di mondo    Io risponderò: Arrivederci, mio caro.

primo uomo di mondo    Allora, tutto è a posto. Arrivederci!

secondo uomo di mondo    Arrivederci!

primo uomo di mondo Arrivederci!

secondo uomo di mondo    Arrivederci!

primo uomo di mondo Arrivederci! (Si stringono calorosamen­te e ripetutamente la mano e se ne vanno uno a destra, l'altro a sinistra. Ma prima di uscire si fermano di colpo. Il primo uomo di mondo, voltandosi e gridando) A presto!

secondo uomo di mondo (stessa mimica e facendo imbuto con la mano)    Sì, a presto!

primo uomo di mondo    A presto!

Arrivano Lui e Lei. Si tengono per mano e avanzano con passo quasi di danza. Vanno e vengono così una o due volte, poi scom­paiono sorridendo.

lui           (con ritmo di valzer)    Un, due, tre, amor.                       

lei           (stesso ritmo)    Un, due, tre, ancor.                                 

lui           Un, due, tre, ognor.                                                     

lei            Un, due, cuor a cuor.

lui           Un, due, tre, la luna.                                                   

lei            Un, due, tre, gioire.                                                       

lui           Quattro, la laguna.                                                       

lei            Un, due, tre, partire.

lui           Un, due, tre, la gondola.                                                 

lei            Un, due, tre, tesoro.

lui           Un, due, tre, ci dondola.

lei            Un, due, tre, ti adoro.

lui           Un, due, tre, sul greto.

lei            Cinque, sei, segreto.

lui           Un, due, tre, contento.

lei            Un, due, tre, nel vento.

lui           Un, due, tre, amor.

lei            Un, due, tre, ancor.

lui           Un, due, tre, ognor.

Escono.

signora che ha fretta (seguita da un signore che trascina la gamba) Presto, Gustavo... non perdere... coincidenza!... Pre­sto!

signore che zoppica (ansante) Calma... calma... ho male ai piedi...

signora che ha fretta (irritata) Dio mio!... faremo tardi... sa­rà tutto finito!

Arrivano un signore e una signora che attraversano pomposa­mente la scena.

signore presuntuoso    Ne ho avuto uno per molto tempo...

amica del cuore    Ah! e com'era?

signore presuntuoso Era bello. Molto bello. Bellissimo. Dav­vero bello... Ma molto fragile... E molto difficile da capire. Ve­ramente molto. Occorreva farci l'abitudine... Molto!

amica del cuore In tal caso, caro amico, diventa una servitù, una vera servitù! Anch'io ne ho tenuto uno a lungo, uno a lungo. Ma un giorno, pulendolo, pulendolo... (Fa un gesto vago che può indicare la morte di qualcuno o la rottura di un oggetto).

signore presuntuoso    Ah? E dov'era?

amica del cuore    Sul camino della sala, camino della sala!

Il signore e la signora escono. Entrano dai due lati della scena due personaggi che si dirigono l'uno verso l'altro senza veder­si, perché sono entrambi immersi nella lettura di un libro. Si assomigliano stranamente, ma l'uno è un prete e l'altro è un «laico». Si urtano e si fermano.

lettore ecclesiastico Oh, scusi!

lettore laico  Oh, scusi!

lettore ecclesiastico (parlando del suo libro, come se pre­sentasse se stesso. Con un leggero inchino del busto) San Paolo!                                                                                

lettore laico (stessa mimica)    Marchese de Sade!              

lettore ecclesiastico Mi scusi!                                             

lettore laico    La prego!

                                                    

Si salutano gravemente e proseguono riprendendo la lettura. Entrano uno studente ed una studentessa, con i libri sotto il braccio.

studentessa (con molta serietà) ...Capisci, la ragazza era sa­cerdotessa di Venere. Sì, i suoi genitori, le avevano fatto pren­dere il velo.

studente   (ironico)    Cosa? Era in convento?

studentessa Non dire stupidaggini! Lei vive sola, in una tor­re, a Sesto, con una ancella, sulle rive del mare.

studente        E allora?

studentessa Allora un giorno ella scorge un giovane, in città, durante una specie di festa di beneficenza. Disgraziatamente lui vive ad Abido, dall'altra parte dello stretto. Poco importa, sai com'è, lei lo ama, lui l'ama. Il giovane decide d'andare a trovar­la la sera, di nascosto.

studente   (sornione)    Di nascosto da chi, da Venere?

studentessa Ma no, stupido! Dalla custode del Tempio! Allo­ra, tutte le sere, lei gli fa un segnale con una lampada, dall'alto della torre. Allora lui attraversa a nuoto il braccio di mare che li separa. Ti rendi conto! un intero braccio di mare! Per raggiun­gerla!... Passano la notte insieme e al mattino lui riparte.

studente        E allora?

studentessa Allora, tutto va bene finché dura l'estate. Ma l'inverno, pensa un po', quando il nocchiero ha posto la sua bar­ca al riparo nel porto, quando i venti infuriano sul liquido ele­mento...

studente   (in tono canzonatorio)    Chiaro, chiaro, continua!

studentessa Allora, una sera di tempesta, lui parte lo stesso a nuoto e naturalmente si sente male in acqua...

studente   E allora?

studentessa Allora succede che le onde depongono sulla spiag­gia un cadavere... Lei, allora, dall'alto della torre, lo vede mor­to. E si getta dalla finestra e resta lì morta accanto a lui.

studente   E si chiama questa storia?

studentessa Si chiama Ero e Leandro. È un bel poemetto. Ma balordo da tradurre!...

Escono.

Immediatamente, dal lato opposto, entrano gli innamorati del metrò, allacciati, con passo lento e silenzioso, in estasi. Si fer­mano in fondo alla scena e cominciano a parlare a bassa voce e a baciarsi senza muoversi dal punto in cui si trovano. Passa un'anziana signorina accompagnata da una ragazzetta.

anziana signorina (severa, cercando di impedire alla ragazza di vedere la coppia) Cecilia, guarda il manifesto del Rabarbaro-Zuppa!

ragazza     (piagnucolosa, fissando ostinatamente la coppia) Ma io non lo bevo!

anziana signorina Non importa... Guarda lo stesso! Bisogna sempre guardare i manifesti. I manifesti, bisogna sempre guar­darli!

ragazza    Poco fa mi avevi detto il contrario!

anziana signorina Per la ragione che era un manifesto che non bisogna guardare. Su, vieni.

Escono rapidamente. La ragazza esce imbronciata, lanciando un'ultima occhiata verso gli innamorati. Costoro avanzano e vengono in primo piano. Parlano in uno stato di estasi evidente, ma non per questo ridicolo; tutt'al più deve far sorridere. Ad ogni modo gli innamorati devono risulta­re simpatici e, possibilmente, anche commoventi.

lei            Dove sono io?

lui           Accanto a me.

lei           Tu dove sei?

lui           Accanto a te.

lei            Tu sei?

lui           Io sono.

lei            Non ero niente. Tu sei arrivato. Io sono.

lui           Io sono con te.

lei            Io sono niente senza di te.                                               

lui           Noi siamo.

lei           (implorante)    Di': noi saremo!

lui           Noi saremo.

lei            Io vorrei essere te.                                                          

lui           Tu sei me.

lei            Per te, attorno a te.

lui           Per te, verso di te, attraverso te.

lei            Essere l'uno per l'altra.

lui           Un solo essere.

Escono lentamente.

Arrivano due signori attempati, ben vestiti, e decorati. Presu­mibilmente uomini politici.

primo signore attempato (voce nasale, tono imperioso)    Così, è questo che lei preconizza?

secondo signore attempato (esitante, raffinato e scrupoloso) Sì, insomma, sì... per così dire... è questo...

primo signore attempato    Lei dunque è un Preconizzatore?

secondo signore attempato (quasi indignato)    Oh, no... no, permetta! Non mi faccia dire quello che non ho detto!

primo signore attempato Allora lei pensa che si può «preconizzare» senza essere Preconizzatori?

secondo signore attempato    Uhm... scusi, scusi... uhm... preconizzare, vero, è una cosa, ma, uhm, essere Preconizzatori un'altra!

primo signore attempato    E allora non preconizzi!

secondo signore attempato    Ahimè, caro amico, nonostante tutto è il mio mestiere; che ne sarebbe di me se non preconiz­zassi più?

primo signore attempato    Agisca piuttosto!

secondo signore attempato Agire, agire! Ma prima di agire bisogna riflettere! C'è il bianco, c'è il nero. Chi è pro, chi è con­tro. È a questo punto che intervengo io e che... (fa un gesto ele­gante)... e che preconizzo...

primo signore attempato (con una sfumatura di disprezzo) Storie! lei finirà nella pelle di un Preconizzatore!

Mentre il secondo signore protesta con veemenza contro questa predizione infamante, scompaiono tutti e due. Subito dopo ricompaiono i due innamorati. Ma alle precedenti scene d'amore adesso segue una «scenata» pura e semplice. Attraversano la scena molto velocemente, lei in atteggiamento di irritazione e rimprovero, lui in quello dell'innocenza disar­mata, che spera d'essere difesa dall'evidenza stessa della pro­pria buona fede.

lei           Pensa a ciò che eri!

lui           Ma lo sono sempre!

lei            No, non lo sei più!

lui           Ma sì, io sono io!

lei            Ma no!

lui           Sei tu a non esser più tu!

lei            Ah, questa è grossa! Sei tu a non esser più me!

lui           Ma cosa? Ma perché? Ma che?

lei            Sai benissimo che!

lui           Che cosa?

lei            L'hai detto tu stesso!

lui           Che cosa ho detto?

lei            Lo sai benissimo. Non avevi che non!

lui           Ma non volevo! Ho detto che! Ma tu hai capito che non!

lei            Ho capito quello che ho capito!

lui           (cominciando ad accalorarsi) Ed io, alla fin dei conti, sono quello che sono!

lei           (raccogliendo la sfida) Ah, tu sei quello che sei! Ebbene, an­ch'io!

lui           Ma no, via! Tu non puoi essere quello che sono io!

lei           (piena di rimprovero appassionato, sul punto di piangere) Lo ero, poco fa! Ero il tuo «io sono», tu eri il mio «tu sei». Ah! com'è tutto cambiato!

lui           (implorante)    Ascoltami!

lei           (piagnucolando)    No! Vieni! Andiamocene! È qui che era­vamo! lui (intenerito)    Ma noi saremo, lo sai, noi saremo di nuovo!

Escono. Due eleganti straniere avanzano. Tentano di conversa­re, ma, giacché parlano lingue diverse, non riescono a capirsi.

prima elegante straniera    Ama mahi, paha «Paris»?

seconda elegante straniera (avendo capito soltanto la parola «Parigi»)    Oh Paris, guch, guch, Paris!

prima elegante straniera    Uyu me-hui?

seconda elegante straniera (facendo segno di non capire) Pa Kop, pa Kopi, potok!

Arriva l'interprete in cerca di clienti. La sua divisa eterogenea indica la sua professione; ad esempio, un fez, una treccia sulla schiena, un sottanino da soldato scozzese... Scorge le due stra­niere e si presenta offrendo i propri servizi.

interprete Interprete?... Interprete?...

prima elegante straniera (facendo segno alla seconda e do­mandandole che cosa vuol dire il nuovo venuto) Uyu, ebeli, mahi?

seconda elegante straniera (facendo segno di non aver capi­to né ciò che ha detto la signora né l'interprete) Pakopi, po­tok, putuk!

interprete (ormai edotto sulle lingue che parlano le due elegan­ti, alla prima)    Interpreti-hi?...

prima elegante straniera (facendo segno d'aver capito e di accettare )  O Mahuhi !... Mahui !

interprete (rivolgendosi alla seconda signora)    Intetretok?

seconda elegante straniera (facendo segno d'aver capito ed accettando rumorosamente) Gusci Gusci Mogok! Bezui be-lek? Pesce-pi, coto-cox?

interprete (traducendo per la prima elegante) Mene-hi, mene-ha, epe-hi!

prima elegante straniera (facendo segno d'aver capito) Fe-ghe-hi, fe-ghe-hi! (Indicando, ad uno ai uno, con civetteria, le diverse parti del proprio abbigliamento) Evehi, reme-ha, ho hai-ho: ui du yu, leme ui!... Mada-ua, a-da-dua, ere-ui.

interprete (rivolgendosi alla seconda elegante straniera e indi­cando a sua volta, dalla testa ai piedi, l'abbigliamento della prima elegante) Gusc! Pez! Gheghe viefr, pem redibf, pam sekodah, pam dadaur!... Kokorox!

seconda elegante straniera (ridendo)    Ascr! ascr! Kedett! Abraboras magox!

prima elegante straniera (ridendo)    Meme-hi, amama, ui! Mahua, mahi!

interprete (ridendo grossolanamente)    Popox! heu! heu! heu! Popox, popox!

Si allontanano tutti e tre ridendo. Gli innamorati tornano. Que-sta volta sono intenti a discutere.                                      

lui           (con violenza)  E tu, e tu, e tu, e tu!                               

lei           (con uguale violenza)   Io no, io no, io no, tu!                    

lui            Scusa, tu me!

lei           (furibonda)    Come, io te?                                             

lui           Sì, io te!

lei            Io te mai, io!

lui           Sì, tu me!

lei            Sei tu che?

lui           Io che chi?

lei            Tu, tu, tu, sempre tu! (Ironica) Ah veramente! (Veemente e volubile) E come che chi io? E per chi perché?

lui           (sfinito)    Ma per te, non per me! Sei tu che te, mentre io io!

lei            Io io sì, perbacco, io io, io io sempre!

lui           (proseguendo uno sforzo per una spiegazione sincera)    Ma insomma: io io, perché tu tu!

lei           (invasata)    Più nessun tu tu! Basta con l'io tu, basta col tu, basta con l'io! (Scoppia in lacrime).

lui           (commosso)    Ma sai bene che io!

lei            No, io no, io no, mai!

lui           (inquieto)    Tu non mi?

lei            Sì, io te ti!

lui           (implorante)    Francesca!

lei           (allontanandosi di un passo piangendo)    No!

lui           (quasi straziante)    Alissa!

lei           (un altro passo)    No!

lui           (sempre più forte)    Giulietta! Carlotta!

lei           (allontanandosi ancora)    No, no!

lui           Laura! Beatrice! Cleopatra!

lei            No, no, no, no! (Esce di corsa).

lui           (gridando e correndole dietro)    Emma! Eligia! Eloisa! Diomira! Giorgia! Ilda!

(Esce correndo. Lei ricompare di fronte, scende le scale e, sempre attraverso l'andirivieni della folla, si dirige dal lato opposto della scena. Nel momento in cui lei sta per scomparire, riappare lui, che le corre dietro e le fa segno di fermarsi. Gridando da lontano)

Quando allora?

lei           (dolorosamente)    Da nessuna parte!...

lui           Allora dove?

lei            Mai!...

Compiono due o tre passaggi dalle quinte alla scena, lui cerca di trattenerla e traduce in fretta crescente il senso tragico della perdita del suo amore, e il suo patetico desiderio di ritrovarlo. Durante questa azione, una voce, con tono monotono ma molto ritmato, martellante, continua ad enumerare nomi femminili.

voce         (dalle quinte o attraverso un altoparlante)

Elisa, Emilia, Anna,

Giulia, Aurora, Cassandra,                                              

Dolores, Tania, Ninon,                                                    

Elena, Armanda, Ofelia,

Melusina, Armida, Anita                                                  

Luisa, Gianna, Maria, Claudia,                                        

Susanna, Raimonda, Colette, Annik!

Il ritmo della corsa dei due innamorati deve accelerare simultaneamente con la melopea dei nomi femminili. Improvvisamente, la scena si vuota. Il praticabile di sinistra scompare; i manifesti ritornano in primo piano per nascondere il cambiamento di scena.                                                      

E comincia il...                                                                     


QUADRO SECONDO

Arriva lungo il marciapiede un convoglio del metrò, aperto co­me se fosse stato eliminato un fianco del vagone. Una fila di manichini in piedi, l'occhio fisso (evidentemente) riempie già lo scompartimento quasi sino al bordo, lasciando li­bero soltanto il posto per una fila di viaggiatori pigiati. Unica eccezione: in primo piano, un manichino in piedi (quello che rappresenta il protettore) occupa già il sesto posto della prima fila partendo da sinistra.

Dietro alla prima e alla seconda fila, sagome ritagliate simula­no in prospettiva la ressa dei viaggiatori in piedi uno contro l'altro.

I viaggiatori arrivano correndo, gli uni dopo gli altri, salgono in fretta nello scompartimento e si sistemano in piedi, stretti fianco a fianco, di fronte al pubblico, in modo però da lasciare un posto libero alle due estremità della scena. Essi possono eventualmente anche collocarsi dapprima con le spalle al pubblico. In tal caso, una maschera di «anonimo», uguale per tutti, verrà fissata alla nuca ed i personaggi avranno sulla schiena una «divisa da anonimo». Più tardi, cioè nel mo­mento in cui l'«eroe» rivolgerà loro la parola singolarmente, ognuno di essi ruoterà su se stesso: il viaggiatore allora mostre­rà il proprio viso e il proprio abito personale. Soltanto il mani­chino che rappresenta il «protettore» resterà, beninteso, di fac­cia sino alla fine. I viaggiatori, nell'ordine dei posti, da sinistra a destra, sono:

- Il lettore di giornali

- La signora offesa ma provocante

- L'operaio comprensivo

- La star immaginaria

- Il «protettore» (il manichino)

- L'individuo-che-sta-dissolvendosi-nella-folla

Questi sei viaggiatori, anche quando saranno visti di faccia, ap­pariranno inizialmente anonimi, cioè spersonalizzati, inespres­sivi, stereotipati, assenti, come se fossero, tutti, dei semplici manichini. Resteranno tali sinché non avrà inizio la loro con­versazione personale con il personaggio principale. A questo punto smetteranno l'anonimato e diventeranno esseri umani caratterizzati, uno diverso dall'altro, vivi.

Dapprima, voltando meccanicamente la testa l'uno verso l'altro, come automi, i sei viaggiatori s'interpelleranno e si risponde­ranno molto rapidamente, in tono uniforme, e artefatto; voci da marionette, stridule, irreali, diverse dalle voci normali che use­ranno poco dopo, quando diventeranno esseri umani.

lettore di giornali (voltando la testa verso la signora offesa) Chi sono?

signora offesa (voltando la testa verso il lettore di giornali) Non so! (Subito dopo, voltando la testa verso la star immagina­ria) Chi sono?

star immaginaria (medesima azione) Non so! (Medesima azio­ne nei confronti dell'idraulico). Chi sono?

operaio    Non so! (Medesima azione, al suo vicino) Chi sono? (Il protettore essendo un manichino, non risponde. L'operaio indicando il suo vicino) Non lo sa! (Chinandosi per interpellare il sesto viaggiatore) Lo sa?

individuo-che-sta-dissolvendosi-nella-folla     Non lo so. Non so lei. Non so lui. Non so nessuno!

Appena terminata questa azione i sei viaggiatori riassumono l'immobilità dei manichini.

Lei arriva di corsa e occupa il posto rimasto libero all'estre­mità di destra dello scompartimento. I sei viaggiatori fanno l'atto di stringersi al massimo per permetterle di sistemarsi, con­tinuando però a mantenere vuoto un altro posto all'estremità opposta dello scompartimento.

Arriva Lui di corsa. Cerca di salire accanto a lei: impossibile, viene respinto.

lui           Non andartene senza di me! Non andartene senza di me!... (Cerca di «forzare» in più punti il «fronte» dei viaggiatori. Niente da fare. Alla fine si rassegna ad occupare il posto libero a sinistra. È dunque separato da Lei dai sei viaggiatori in piedi, uno accanto all'altro, che rappresentano la folla. La giovane donna, a destra, piange nel fazzoletto... Lui, al capo opposto, si asciuga la fronte).

Due elementi scorrevoli, alti dai 40 ai 50 centimetri, spinti uno dalla quinta di destra l'altro dalla quinta di sinistra, come se fossero portiere automatiche, si congiungono al centro della scena, in modo da coprire la parte bassa delle gambe dei viag­giatori: cosi la scena fa pensare a un teatrino per grandi mario­nette o a un tirassegno! Fischio del capostazione. Gli otto viag­giatori mimano la partenza del convoglio oscillando fortemente e simultaneamente dal medesimo lato. Tornati dritti, continue-ranno durante tutte le scene seguenti a ricordarci, di tanto in tanto, che il convoglio viaggia compiendo vari movimenti: muovendo le spalle, la testa, ecc. Al contempo essi devono anche far udire una sorta di melopea, a bocca chiusa, ritmata (quattro tempi, di cui il primo forte), ad imitazione del rumore delle ruote. Per rappresentare la partenza, è possibile inoltre far scorrere lentamente e successivamente dalla destra alla sinistra i ma-nifesti dell'inizio, in modo da suggerire l'idea che il Metrò si muove da destra verso sinistra. Da ultime scompaiono le targhe blu coi nomi delle stazioni. Usare eventualmente un effetto re­gistrato di metrò in movimento: inserirlo all'inizio dell'atto e sfumare quando i personaggi cominciano a parlare.

lui           (cercando di aprirsi un passaggio tra la ressa e parlando al viag­giatore più vicino) Scusi, signore!... (Nessuna risposta). Scu­si, signore! Permette!... Signore, per favore!...

Il vicino non si muove.

folla        (in coro, senza che si veda chi parla, poiché i personaggi so­no di schiena. Dapprima a mezza voce, molto ritmata. Voci ma­schili e femminili mescolate)

Alfredo, Luciano, Felice!

Roberto, Martino, Basilio!

Benito, Riccardo, Pascal!

lui           Signore, io... Vorrebbe... farmi passare... per favore! farmi passare... Signore... (Nessun movimento).

folla

Alberto, Giuliano, Gastone!

Ernesto, Alano, Ignazio!

Daniele, Simeone, Gustavo!

     

lui           (rivolgendosi ad altri personaggi dello scompartimento) Si­gnora, signorine, signore, per favore... Debbo... Dovrei raggiun­gere una persona... Per favore... laggiù! Scusi, signora!... (S'inar­ca, lavora di gomiti, ma inutilmente; diventa supplichevole) Signore, Signori, vi prego! Vi prego, lasciatemi passare... Mi faccio piccolo piccolo!... (Compiendo il gesto del nuotatore) Una bracciata, soltanto una bracciata!... fino a riva, soltanto fino a riva!... (Nessun risultato).

 folla       (salendo di tono e su un ritmo più accelerato)

Maria, Agnese, Ortensia!

Eva, Rachele, Giustina!

Irene, Ida, Lidia!

Agata, Olga, Sofia!

lui           (mettendosi sulla punta dei piedi e cercando di parlare alla sua amica al di sopra della testa dei viaggiatori, ho si vede gridare, ma il suono che emette, pur essendo sul tono del grido, risulta flebile. La sua voce d'altronde è in parte coperta dal mormorio costante della folla) Sono io !... Sono qui !... Nello stesso vago­ne!... Parto con te! Aspettami!... Non scendere prima di me!... né dopo di me!

Delle voci si rispondono rapidamente e si lanciano dei nomi co­me fossero palle da tennis: gli uomini nomi femminili, le donne nomi maschili.

voce d'uomo (in crescendo)    Dionisia! Nicoletta!

voce di donna (c. s.)    Lorenzo! Emilio!

voce d'uomo (gridando)    Cristina! Edith!

voce di donna (c.s.)    Vittorio! Consalvo!

voce d'uomo  (in decrescendo)    Lucia! Monica!

voce di donna (c. s.)    Michele! Francesco!                             

Le voci, diventate indistinte, continuano a mormorare sul me­desimo ritmo.

lui           (sforzandosi sempre di gridare, nella situazione d'impotenza in cui si trova, quasi con disperazione) Sono loro che!... non uno!... non due!... non tre! tre moltiplicato cento, moltiplicato tre... moltiplicato per mille al quadrato, che moltiplica dieci, più trenta, meno quattordici, più duemila!... Non sono io, non sei tu! Tu più me, più tutti!... Tutti più tutto uguale un muro! tutti più tutti, la sabbia, più tutti, il mare, più gli altri, nessuno!... (Al colmo dell'esasperazione). Voglio raggiungerti!... Ma non ci riesco!

Improvvisamente il mormorio dei viaggiatori cessa.

voce d'uomo (in tono quasi normale e gentile)    Raimonda?

voce di donna (c. s. )    Ruggero!

 stessa voce d'uomo    Raimonda?

stessa voce di donna    Ruggero...

stessa voce d'uomo    Raimonda ?

stessa voce di donna  Ruggero...

lei           (alzandosi al di sopra dei viaggiatori, con voce quasi norma­le)    Tutti... uguale uno più uno!

folla        (con un mormorio distensivo, che va decrescendo sino ad essere quasi indistinto) Uno più uno! Uno più uno!... Uno più uno! Uno più uno! Uno più uno! Uno più uno! Uno più uno! Uno più uno!... (Un silenzio, poi)

Il primo ostacolo da superare

ovvero

il lettore di giornali

lui           (dopo aver osservato per qualche attimo il vicino e tossicchian­do per attirare la sua attenzione) Hum! hum! (Nessuna rispo­sta). Hum! hum! hum! (Nessuna risposta. Il lettore di giornali ruota su se stesso e mostra il suo vero volto: è un uomo di mezza età, molto ben vestito. Senza uscire ancora dal suo «anonimato», con gesti bruschi, quasi meccanici, estrae di tasca un giornale, lo apre e si mette a leggere. L'attenzione che pone nella lettura è simboleggiata, più che rappresentata, dai gesti bruschi della te­sta dall'alto al basso o da sinistra a destra del giornale. I movi­menti diverranno a poco a poco più morbidi e più umani nel cor­so della conversazione. Decidendosi a parlare)

Niom, niom, niom, niom, niom, parole incrociate?

lettore di giornali (strappato alla lettura e voltando la testa vi­vacemente verso di lui. In tono burbero, parlando in fretta) Tioc, tioc, tioc, tioc, tioc, tioc, politica...

lui           (nel tono di chi vuole imparare e si rivolge con rispetto ad una persona istruita)    Bu, bu, bu, bu, bu, buone notizie?

lettore     (ancora aspro) Dac, dac, dac, dac, dac, dac, cattive no­tizie!

lui           (sinceramente dispiaciuto)    Oh! dz, dz, dz, dz, dz, dz! (Breve silenzio. Indicando improvvisamente col dito un articolo del giornale, con una curiosità in cui si avverte una punta d'emo­zione) Ve, ve, ve, ve, ve, cronaca?

lettore     (assentendo)    Po-pop, delitto! Po-po-pop, delitto d'a­more!

lui           Dob, dob, dob, mi racconti!

lettore     (dimostrando una improvvisa simpatia)    La interessa?

lui           Molto!

lettore     (dopo aver ripiegato il giornale ed esserselo rimesso in tasca, racconta il fatto di cronaca con tutti i gesti del caso) Zo, zo, zo, zo, ragazza, zo, zo, a casa, zo, zo, sola sola, zo, zo, padre in viaggio, zo, zo, malinconia. Pata, pata, civetta, pata, uscita, pata, luna parck, pata, le frittelle, pata, le pipe, pata, i cavalluc­ci di legno. Pan, pan, giovanotto, pan, pan, ricciuto, pan, ber­retta. Eccici, Signorina, ecciccià, Signore, eccicci, un ballo, eccic-cià, una coppa di spumante, eccicci, penso, ecciccià, tutta la not­te. Buh, casa, buh, padre tornato, buh, niente figlia, buh, furi­bondo, buh, spaventato. Padadam, polizia, padadam, ricerche... Ding, ding, ding (nel tono dell'Angelus), ding, ding, ding, il mattino... ding, ding, l'albergo... là, là, là, innamorati! là, là, là, stanchi! là, là, là, buon sonno!... Rrrr! Rrrr! Polizia! rrrr! Padre! bum, bum, perquisizione! toc, toc, aprite! là, là, là, poveri aman­ti! Patatrac, svegliati. Là, là, là, ragazza: «ritorno... Casa... Giammai...» Giovanotto: «amore... separati... giammai! » Toc, toc, toc, «...la legge!» toc, toc, toc, aprite, aprite! Lui, lei, «giammai!» e pani! «io t'amo» e pam! «io t'uccido!» e pam! « Io m'uccido! » e dong, dong, dong, dong, dong, dong, dong (in tono da campana a morto) il padre, la polizia, gli amanti, il cor­teo!...

lui           (dopo un silenzio, citando La Fontaine) Amor! Amor! pom, pom, ci afferri. Pom, pom, pom, pom, prudenza addio!

lettore    Scusi?

lui           (con noncuranza)    Dab, dab, dab, anch'io.

lettore     (con interesse)    Tu, tu, tu, tu, anche lei?

lui           Anch'io. Anche lei. L'amo... Grande, grande amore... Gio­vane donna laggiù. (Indica l'altra estremità dello scompartimen­to).

lettore     (alzandosi sulla punta dei piedi per scorgere la giovane donna) Hon, hon! bella! hon, hon, bella, bella! (Improvvisa­mente inquieto). Poh, poh! disgrazia? poh, poh! pericolo? cro­naca nera?

lui           Sì! Molta paura, molta paura.

lettore     (impietosito)    Oh! Come?

lui           Lei, zig, zig, zig, voluto partire, io, tic, tic, tic, riacchiapparla!

lettore     (indicando nella direzione della giovane)    Presto, zu, zu, zu, ritrovarla!

lui            Impossibile! Troppo pigiati!

lettore    Prenda il mio posto!                                           

lui           Grazie, Signore!

Lui e il lettore di giornali, le braccia strette lungo il corpo, gira­no con precauzione l'uno attorno all'altro, di modo che si scam­biano i posti. Lui guadagna cosi un posto.

lettore    Siate felici, giovanotto, e sempre innamorati! lui    Lei è molto buono, signore. Penseremo a lei quando saremo «io e lei».

Il lettore, che adesso occupa il posto di Lui, cioè all'estrema si­nistra dello scompartimento, riassume immediatamente l'aspet­to e i gesti d'automa, immergendosi nuovamente nella lettura del giornale.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

Il secondo ostacolo da superare

ovvero

la signora offesa ma provocante

Appena il giovane è arrivato accanto alla signora, costei ruota su se stessa come se scattasse un meccanismo e diventa la per­sona più volubile, chiassosa e animata che si possa immaginare. Ella inizia un lungo monologo impedendo al giovane di profferir parola. Egli si accontenterà di esprimere i suoi sentimenti: stu­pore, indignazione, ironia, pietà, ecc. con mimica appropriata. Durante questo tempo gli altri viaggiatori restano impassibili come se non udissero nulla.

signora offesa ma provocante Ah, è edificante! Se lei crede che io non abbia visto i suoi traffici! e le sue tresche! C'è da ver­gognarsi a veder certe cose! Meglio non vedere! Bisogna veder per credere! Una povera piccina che non le ha fatto niente! Ah! lei gliene ha fatte vedere! Non son cose da farsi! Abbandonarla cosi! Sola! In pieno metrò! Senza nessuno! E per di più in una ora di punta! E maltrattandola! Si, maltrattandola! Lei è un maltrattatore! (Prendendo a testimoni i viaggiatori impassibili) E dopo tutto questo, ecco il signorino che viene a infierire sulla sua vittima fin qui! Invece di lasciarla in pace, lui che l'ha ab­bandonata! Sino qui! Nel nostro scompartimento! Uno scom­partimento che non gli ha fatto niente e dove lui non ha niente da fare e che appartiene a noi! A noi contribuenti! Mica come quel fannullone! Il fannullone è lei, giovanotto! Precisamente! E così non le rivolgo la parola! Precisamente! A lei! È a lei, Si­gnore, che io non rivolgo la parola! Come? Perché? Che cosa mi ha fatto? Bell'insolente! Ringrazi il cielo di non avermi fatto niente! No, ma chi si crede d'essere? E per chi mi prende? Ah! se la mia sorella maggiore fosse qui! non sarebbe andata per le lunghe, creda a me! Lei non sarebbe venuto qui! né starebbe a sfregarsi a me! Razza di villano! Teppista! Ah! se la prozia della mia sorella maggiore fosse qui! Era una vera donna, sa, una ve­ra guardaroba, una guardaroba piena di segreti, mica accomo­dante, un comò, una vera tomba, la tomba dei segreti! Non c'è pericolo che sia qui! È morta da troppo tempo! È morta prima della sua nascita. La conosco senza conoscerla. A quei tempi non c'erano né metrò, né malavita, né malavia! e poi, dopo tut­to, non ce l'ho con lei, è più stupido che cattivo! È l'età, biso­gna pur divezzarsi. Ah! Dio mio, mi è caduta la borsa... mi aiuta a cercarla?

La signora e il giovane piegano le ginocchia in modo da abbas­sarsi frontalmente, comicamente, mantenendo il busto eretto, per cercare la borsa; seduti sui loro talloni, brancolano con le mani, lo sguardo sempre fisso davanti a loro. A questo punto, si vede Lei tirar fuori dalla tasca un foglietto, scarabocchiare qualcosa, passare il biglietto al vicino e, chinan­dosi in avanti, indicare che Lui è il destinatario.

lei            Faccia passare, per piacere, al signore laggiù!

signora offesa ma provocante Ma non ne approfitti per fa­re l'impertinente! Non lo permetterei mai... To', ecco la mia bor­sa! Non l'avevo! L'ho ritrovata io. Grazie, Signore, è molto gen­tile! Ma che cosa aspetta? Che cosa aspetta a risalire alla super­ficie? Aiuto, soffoco! mi aiuti! (Risalgono assieme com'erano scesi. Durante questo tempo, i viaggiatori di destra si sono pas­sati il biglietto di mano in mano, meccanicamente e senza batter ciglia). Uff! Per poco mi sentivo male! Naturalmente lei ne avrebbe approfittato! Scommetto che ne avrebbe approfittato!

lui           (educato, ma glaciale) Mi scuso, signora, ma il suo colletto di pelliccia è fuori posto; mi permetta di passare dall'altra par­te per aiutarla a sistemarlo. (Compie un movimento rotatorio che lo porta a scambiare il proprio posto con quello della si­gnora. Egli guadagna cosi un posto).

Durante la manovra, la signora continua ancora per qualche at­timo il monologo.

signora offesa    Ma non siamo mica in una sala da ballo! Che cosa fa dietro di me?... Sembrerebbe di ballare! E se facessimo un secondo giro di valzer? Oh! Signore questa serata sarà indimenticabile! I violini! Lo spumante! E questo chiaro di l... (S'in­terrompe bruscamente, poiché ha occupato il suo nuovo posto accanto al lettore di giornali; ritorna muta e anonima).

lui           (prendendo il biglietto che gli consegna il suo vicino di destra, leggendo) «Poiché tu...» ...Poiché tu! (cerca di capire, ag­grotta le sopracciglia) Poiché... poiché... tu... poiché tu che co­sa? (Cercando di ricostruire la frase) «Poiché tu...» non mi capisci... Poiché tu... non mi hai capita... Poiché tu sei ingiusto... ti dico addio... No, lei l'ha già detto. (Improvvisamente rasserenato ) Ah ! ho trovato ! Poiché tu... hai fatto uno sforzo per rag­giungermi, poiché tu... ti rimproveri..., io faccio pace. (Scriven­do rapidamente sul rovescio del foglio) «Poiché ho fatto... me­tà strada... È così, no?... Pregoti... terminare... la frase! » (Con­segnando il biglietto alla vicina) Telegramma!

I personaggi di destra si passano silenziosamente e meccanica­mente il biglietto, senza uscire dalla loro indifferenza, sino a che l'ultimo lo consegna a Lei.

lei           (legge il biglietto, poi scarabocchia ancora qualcosa sul medesi­mo biglietto, che poi consegna al vicino)    Urgente!

lui           (prendendo il biglietto e leggendolo) « Sì... ti aspetto». (Ap­pare contento, ma un po' deluso...) Sì... ti aspetto! Sì... ti aspet­to! (A forza di ripetere queste parole raggiunge una specie di ebrezza) Poiché tu... poiché tu... Sì, ti aspetto! Poiché tu sì ti aspetto! È chiaro! Poiché-tu-sì-ti-aspetto! È maraviglioso!

Il terzo ostacolo da superare

ovvero

l'operaio comprensivo

            

(Lui, ricuperata la speranza, si volta con vivacità verso l'operaio, suo nuovo vicino: lo scruta un momento poi gli batte educata­mente sulla spalla). Lei mi conosce, non è vero?

L'operaio ruota su se stesso, è un uomo ancora giovane, dalla espressione furba. Porta a tracolla la cassetta dei ferri.

operaio    La conosco.

lui           Abita nel mio quartiere?

operaio    Nel suo o nel mio, è certo! Scommetto che sono venuto a riparare il rubinetto della sua cucina!

lui           Ah, vede, era proprio lei!

operaio    (ridendo) Tutti uguali i clienti! Non vi sognate neppu­re di vedere che faccia abbiamo quando lavoriamo per voi.

lui           (sulla difensiva)    La prego di scusarmi!

operaio    Mentre noialtri non rinunciamo certo ad osservarvi. Ad esempio, io so che aver a che fare con la signorina non è sem­pre facile.

lui           Ah! Lei ci conosce!

operaio    Tanto per cominciare vi ho visti passare poco fa. La si­gnorina l'ama, nevvero?

lui           (con calore) Sì, ne sono sicuro! (Riprendendosi) Almeno, lo pensavo...

operaio    Non faccia lo stupido. Lei sa benissimo che l'ama come soltanto le donne... eccetera eccetera! Certamente di più di quanto l'ama lei!

lui           (sussultando)    Non dica questo!

operaio    In ogni caso, in modo diverso.

lui           Se è così, visto che lei sa tante cose, mi spieghi che cosa le è preso un momento fa!

operaio    Probabilmente lei le parlava con parole...

lui           Che cosa dice? E lei?

operaio    Lei? Lei le rispondeva con parole che non sono pa­role.

lui           Le parole sono parole.

operaio    Ci sono parole e parole: le sue e le sue. Non sono le stesse!

lui           Lei vorrebbe impedirmi di parlarle?

operaio    Cambierebbe niente.

lui           (dopo aver riflettuto)    Ma come dirle?...

operaio    Oh! le parole, non sono parole, sono cose. Quando si dice un tubo, significa tubo; quando si dice maglio, anche; e quando si dice piede stritolato o mano dilaniata! Significa ciò che significa. (Cambiando tono) Senta un po', la mia cassetta dei A ferri è scivolata, vuole aiutarmi a rimetterla a posto sulla spalla?

LUI          Molto volentieri, giacché cassetta dei ferri significa... operaio (ridendo) Significa: un favore fatto... (Strizza malizio­samente l'occhio). Giri attorno a me, sarà più comodo...

Lui scambia il posto con l'operaio.

Il quarto ostacolo da superare

ovvero

la star immaginaria

Lui rivolge la parola alla sua nuova vicina, ragazzache veste molto semplicemente. Lei ruoterà, poi si animerà, e risponderà a tono con la progressione dei titoli che Lui le attribuirà.

lui           Eh, signorina?... (Nessuna risposta)... Eh, cara signorina?... (La ragazza si volta e fa vedere la faccia) ... Scusi, signorina?... (Lei tace). Dica, signora?... (Lei sembra animarsi) ...Mi scusi, signora, ma...? (Lei lo guarda)... Cara e illustre amica! Come! lei qui!

star-immaginaria (imitando una diva pretenziosa, batte le ciglia ed accentua esageratamente le sillabe) Ma sì, mio caro, io in carne e ossa!

lui           Ed io che l'ho tanto cercata altrove! Se avessi saputo che era qui! (Estrae dalla tasca un taccuino ed una matita ed imi­ta il cronista di un grande giornale che intervista una «perso­nalità»).

star         Io sono sempre dove sono, glielo confido incidentalmente, mio caro: è il modo migliore per incontrarmi.

lui           Bene, bene, bene. In futuro saprò come raggiungerla... Se volesse approfittare di questo incontro per dirmi le sue impres­sioni su...

star          Non ho impressioni.

lui           Certo... certo... Comunque vorrei parlare del suo prossimo film...

star          Il mio prossimo film? Non vi partecipo!

lui           Che cosa dice?

star         Ho preferito dare soltanto il nome. È sufficiente. Figuro sui manifesti. Frutta già qualche milione. Tutti verranno per vedermi e...

lui           E lei non ci sarà!

star         Ed io non ci sarò!... È una pubblicità incredibile!... pub­blicità attraverso l'assenza!... Sarà stupendo, stupeeen-do! (Cambiando tono ed indicando il manichino che si trova accan­to all'operaio) Ha l'aria stupita, quel tipo?

lui           (dopo aver dato un'occhiata al manichino) Ha l'aria di non capire granché... (Riassumendo il ruolo del cronista) E dove era, mia cara e illustre amica, dove era poco fa, là dov'era, prima di essere qui, dov'è?

star         Pensi un po' che pranzavo, mio, caro, sì, mi capita di pran­zare... Lunceggiavo, mi piace molto lunceggiare...

lui           (fingendo sempre di annotare sul suo taccuino, un po' come un cronista che intervista una personalità, un po' come una maìtre d'hotel che riceva un ordine)     E il menù?

star         (presa al giuoco) Vediamo!... Anzitutto gli antipasti: sgamberetti, filetti, prosit, basilisco, pasticcio-di-testa-di-capo-indiano, insalata di bacilli, mandolini fritti...

lui           (entrato completamente nel ruolo di maìtre d'hotel) No, Si­gnora, mi dispiace, i mandolini fritti sono finiti.

star         Oh! che contrattempo! Allora lasciamo gli antipasti e mi porti le portate. Ecco: lombaggine di broccolo alla carret-tiera.

lui           (continuando a scrivere) Mi permetto di segnalarle, signora, le nostre eccellenti pendole di Chevreul...

star          Son buone?

lui           (riprendendo improvvisamente un tono naturale) Lei, in fat­to di lunch, dove pranza?

star         (ridendo e tornando se stessa) Compro le cose... qualche volta un uovo, un panino imbottito, un dolce, una banana... Mi manca il tempo!... (Vedendo che Lui continua a scrivere) Ehi, dica, non vale più la pena scrivere!... Il giuoco è finito!

lui           Giuochiamo lo stesso...                                                     

star         (molto semplicemente)    Faccio la sarta a giornata.

lui           Vive sola?

star          Ho un fratellino.                                                        

lui           (indicando il manichino)    Quel tipo chi è?

star          Un porco, mi ha mollata.

lui           Sarebbe probabilmente stato bene fargli credere che lei è di­ventata una diva del cinema!...

A questo punto, all'altro capo dello scompartimento, Lei si sporge, vede Lui che conversa con la giovane donna, scaraboc­chia in fretta e furia un biglietto e lo fa passare.

star         (consegnando il biglietto a Lui) Bene, bene. Un altro di­spaccio della sua amica! Che sbrodolona!

lui           (leggendo) «Vedo tutto. Stop. Conversazione durata ab­bastanza. Stop».

star          È gelosa, eh?

lui           (scrivendo la risposta sul rovescio dello stesso biglietto) «Se continui, stop, scendo alla prossima. Stop». (Alla Star) Faccia circolare!

star         (dopo aver passato il biglietto ai vicini)    Adesso... lei dovrebbe passare dall'altra parte! (Guardando Lui con gravità) Ci saremmo proprio potuti divertire, noi due!

Durante questo tempo, Lei ha ricevuto e letto il biglietto. Al­za le spalle e rientra nel suo mutismo, in parte infastidita, in parte rassegnata. Lui e la star si scambiano i posti.

lui           (tentando ancora, durante lo spostamento, di parlare alla vici-na) Certamente c'era tra lei e... ma perché le parlo al passato? (Il «movimento rotatorio» terminato, s'accorge che la giovane è ridiventata, mentre lui le parla, «anonima» e muta. Con una punta di malinconia) Troppo tardi!...

Il quinto ostacolo da superare

ovvero

il «protettore»

Diventato il vicino del «protettore», gli si rivolge con collera trattenuta. Naturalmente il «protettore» non risponde e guar­da con occhio sbarrato, non essendo altro che un manichino.

lui           (a bassa voce sulle prime, come se si rivolgesse ad una persona viva )    Non ha rimorsi, lei? No?... Scrupoli di coscienza?... Non si vergogna d'aver abbandonato (indicando la star-immaginaria) quella bambina!... Ma insomma, risponda, quando qualcuno le parla! (Alzando la voce) Io le parlo, Signore! Risponda! Conti­nuerà per un pezzo a guardare da un'altra parte? Come se la co­sa non la riguardasse!... Lei è un insolente, Signore! Sono qui, vicino a lei. Parliamo da uomo a uomo!... Oh, non abbia paura, ognuno è libero dei suoi movimenti ed io non la conosco! Non ho quindi il diritto di farle dei rimproveri!... Ciò che vorrei, ve­de, è che lei mi spiegasse, semplicemente... diciamo: il suo punto di vista!... Forza, parli : la ragione?... Che cosa c'è lì dentro?... (Indica la fronte del manichino). Si spieghi!... Sto aspettan­do!... L'ascolto!... Non può aprir la bocca, no?... Il signore ta­ce!... Fa il misterioso, il distaccato, lo sdegnoso!... Facile, eh? per il traditore, per l'assassino!... Nessuno! Non un gesto! Non un grido! Spetta agli altri gridare, non è vero?... Non c'è che di­re, lei è per il silenzio, è di quelli che non hanno aspetto umano! Inutile insistere! Via, mi lasci passare! Egoista! Tanghero! Vi­gliacco! Canaglia! Società limitata! Responsabilità anonima!... Ah! non so che cosa mi trattiene!... (Afferra il manichino e scam­bia i posti).                                                                         

Il sesto ostacolo da superare

ovvero

l'individuo-che-sta-dissolvendosi-nella-folla

Questo personaggio è, quanto a volto e abito, assolutamente ba­nale, tuttavia la sua voce ansimante, la sua dizione rotta e pre­cipitosa tradiranno un'angoscia terribile, come se egli fosse già lambito dalle fiamme dell'Inferno. Non appena Lui si trova ac­canto al personaggio, questi si mette a tremare in tutto il corpo. Si direbbe in preda ad una febbre intensa che lo scuota dalla te­sta ai piedi e che sostituisca ogni altro movimento.

lui           Non sta bene?

individuo-che-sta-dissolvendosi-nella-folla  - Non mi tocchi!... Non si avvicini!... Sono minacciato! Brucio!

lui           (spaventato)    Che cosa le succede?

individuo (battendo i denti)    La... cosa... peggiore!

lui           Vuole che veda se c'è un medico qui?

individuo (ridendo in modo atroce e forzato) Un medico! Ah! ah! ah!... Non esistono medici... per un male così abominevole!

lui           Quale male?

individuo Non ha nome!... Non ancora!... Ma io brucio! Sono circondato da questo bruciore!... Gira attorno a me!... Lambi­sce già i miei abiti!

lui           Lei è ammalato? Teme di morire?

individuo (sempre più debole) No, morire no!... Non ammala­to!... Peggio! C'è qualcosa di assente, di vuoto, di anonimo che gira, gira, gira attorno a me! In me! Sto per scomparire! Da un momento all'altro! Scom-pa-ri-re!... Capisce adesso?

lui           Come fa a scomparire senza morire?

individuo (con un'altra risata atroce) Ah! ah! ah! Ci sono cento mila modi di scomparire senza morire! Quando un pezzo di ghiaccio si fonde al sole, forse che muore?

lui           È un modo di dire!...

individuo No, Signore, no! Non morire: scomparire! Fonde­re, se preferisce. Fondere! Confondersi con l'aria, con il suolo, con gli altri, soprattutto! (Gridando) Con gli altri! Gli altri! Tutti! Tutti! (Riprendendo su un tono più basso) Ad esempio, Signore: mi guardi bene. Lei mi vede ancora, lei crede che io sia il signor Taldeitali? Il signor Taldeitali? Nato a...? Età? Mestiere?... Ebbene, mi guardi attentamente, Signore: io sto diventando nessuno, nemmeno un numero, un'idea, un'astra­zione, un fumetto, un puff, un puh-puh! un fffttt! un zzzzzzz!... Ero un «individuo», un «cittadino», mi chiamavo: Signor... uhm... uhm... Ah!... Signor come? Ma come!... (Preso dal pani­co) Vede, non posso neppur più ritrovare il mio nome, il nome di questa... entità! Io, tu, lui, io, voi, taldeitali!... Oh, oh, è il sintomo! Sì! Ecco la crisi finale! Io sto per scomparire, le dico - che sto per scomparire!... Sto per scom-pa-ri-re nella folla!... Mi guardi ancora una volta: tra un istante, fffttt!... sarò scom­parso nella folla, capisce? (Urlando) Scom-par-so... Scomparsoooooo!...

Il personaggio, infatti, scivolando tra i manichini che sono alle sue spalle dà l'impressione d'essere stato inghiottito da loro. Durante questo tempo, Lei che, sino allora, era rimasta la sola viva nel proprio angolo, è diventata sempre più rigida, sempre più immobile, come se fosse stata conquistata dal demone d'an­nientamento, d'irrealtà e d'anonimato che ha sopraffatto il suo vicino. Può anche darsi che Lei abbia insensibilmente ruotato in modo da rivolgere la schiena al pubblico. Quando Lui le parlerà, Lei ruoterà di nuovo e si mostrerà dapprima assente, poi disin­cantata da un colpo di fischietto.

Dopo una breve pausa di silenzio, Lui si sporgerà verso di Lei, senza però percorrere lo stretto spazio che li separa.

lui           (con voce infinitamente dolce)    Sono accanto a te!... Sono qui, accanto a te... Ascoltami... Rispondimi!...

lei           (con voce di sogno, senza voltare la testa, l'occhio fisso, come stregata)    Chi è lei? Sento la sua voce lontana lontana!

lui           Arrivo! Arrivo! Riconoscimi!

lei            Io non la conosco, Signore!...                                       

lui           Sono venuto sino qui... Ricordati: il moltiplicando! Il mol­tiplicatore! La moltiplicazione!

lei           (con fatica, col tono di una bambina triste che ripete la lezio­ne)    Uno... moltiplicato zero... uguale a zero!...

lui           Esci da questo incubo! Ricordati! Per ritrovarti, «li» ho passati, uno dopo l'altro!...

lei            Gli altri... Sono io.

lui           Ma no! Ci sei tu, ci sono io, in mezzo ad altri «io» e altri «tu».

lei            Non capisco... Ho paura!                                                     

lui           Riprenditi, amor mio. Tu sai benissimo chi sono io, chi sei tu!

lei            Io sono niente; lei è niente; c'è nessuno.

lui           Dammi la mano per riconoscermi.

lei           (piena di terrore)   Non si avvicini! Il deserto... Il fuoco!

lui           Dove sei?

lei           (gridando)    Io scompaio!...

lui           Ma tu mi hai aspettato!

lei           Allora, addio, ammesso che lei mi abbia conosciuta un tem­po!

Un colpo di fischietto risuona. I personaggi si urtano tra loro, scossi dalla brusca fermata del convoglio.

lui           (superando con un balzo il breve spazio che lo separa da Lei) Dov'eri, amor mio? Io ero qui...

lei           (stirandosi)  Debbo aver dormito. Sognavo. Non sapevo più dove fossi.

lui           (pieno di trepidazione)    E adesso?

lei           (sorridendogli)    Ti guardo e mi riconosco: sono, giacché tu sei.

lui           L'uomo è visibile da vicino. Uno per uno!

lei           (ridendo) A ogni uno la sua una!

Rotto l'incantesimo, i viaggiatori scendono e si disperdono di furia.

Lui e Lei scendono tenendosi per mano. Il sipario si chiude. Lui e Lei vengono lentamente davanti al sipario sempre tenendosi per mano come all'inizio.

lui           (sul medesimo ritmo di valzer dell'inizio) Un, due, tre, l'ignoto.

lei            Un, due, tre, il vuoto.

lui           Un, due, tre, conoscere.

lei            Un, due, tre, rinascere.

lui           Un, due, tre, amor.

lei            Un, due, tre, ognor...

Scompaiono tra le quinte.