Gli amori non sono mai facili

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Gli Amori Non Sono Mai Facili

Gli Amori Non Sono Mai Facili

due atti di Marco Stefanini

personaggi

Anna attrice che interpreta frate Lorenzo

Baldino fantasma di secondo livello

Berta attrice che interpreta Madonna Capuleti

Bianca attrice che interpreta Giulietta

Eva attrice che interpreta la balia

Goffredo fantasma di secondo livello

The Joker The Joker

Leonardo attore che interpreta Mercuzio

Paolo regista

Sergio tecnico della compagnia

Tibaldo fantasma di primo livello

Vito Tibaldo

PRIMO ATTO

Dopo che si sono spente le luci di sala appare dal fondo della stessa The Joker, con un lumicino in mano. Sulla musica che accompagna il suo ingresso guadagna il proscenio dove, davanti al sipario ancora chiuso, recita il suo monologo.

THE JOKER Saluto con inchino degno di nobili, re e sovrani, cotanto gentil pubblico, fatto di gentil dame e fieri messeri. Vedo l’ombra del dubbio nei vostri occhi, vedo sorger, come il sole all’est, la curiosità.. No nobili signori, non abbiate fretta di sapere, che il tempo è maestro di virtù, gran cerimoniere del salone delle attese. Non chiedetemi chi sono, non vi darei risposta. Non chiedetemi chi sono, non trovereste che il silenzio e il dubbio. Vi basti di sapere ch’io sono lune e marte, mercole e giove, e venere e sabato e domenica. Vi basti di sapere ch’io sono il folle che al fiume, a primavera, abbondo sulle labbra delle donne così come inondo di rivoli melmosi le campagne fredde della guerra, e ancora la pace d’una brocca d’acqua fresca per la gola a mezz’agosto. Io sono il grido che ti squarcia come il dardo d’un nemico, il dubbio che ti rode, la fieri che ti cerca per il gusto di sbranare o il cane che ti annusa per scoprire s’è il caso di salire. Ch’io son l’amore e mani fredde so scaldare, che con la creta gli occhi dolci so scolpire che hai i cuori so parlare, che vista una viste tutte! Saluto con inchino degno di re cotanto gentil pubblico, da trattar bene e far godere. Di storie che qui narrate sian tragedia o comica vicenda possa questo pubblico riverito esser testimone e narratore, che di finzione vive il teatro, ma pure di massima finzione vive l’uomo e cotanta finzione è madre di verità, ma la verità non sta in cielo, non sta in terra, né tra il cielo e la terra. Siate quindi testimoni di fatti che qui nascendo in voi vivranno. Siate latori di lettere mai scritte e parlate dell’amore che qui vedrete e non piangete, perché tanto è un gioco. Che il vostro occhio sia lo specchio di un animo ben disposto, e se il riso troverà spazio sulle vostre labbra non sia il riso del viandante in osteria , ma il sorriso dolce di chi ringrazia gli occhi di chi ama. Non abbiate fretta di sapere, che i nobili teatranti sulla scena conoscono il mestiere, date loro il vostro tempo che gentilmente lor vi daranno il loro!

The Joker sparisce dietro al sipario che continua a rimanere chiuso. I due mucchi di stracci che ci sono in proscenio, a destra e a sinistra, si animano, rivelando che sono in realtà due fantasmi.

BALDINO Goffredo. Goffredo.

GOFFREDO Dimmi Baldino.

BALDINO Tibaldo?!?

GOFFREDO Tibaldo?

BALDINO Tibaldo se n’è andato.

GOFFREDO Dunque?

BALDINO Dunque siamo rimasti qui da soli.

GOFFREDO Dunque?

BALDINO Senza di lui non possiamo tornare indietro.

GOFFREDO Dunque?

BALDINO Dunque, pezzo d’asino che sei, cosa facciamo adesso qui adesso io e te.

GOFFREDO C’è n’è tanti d’asini nel 1992, che pezzo in più pezzo in meno non se ne accorge nessuno.

BALDINO Ti ricordo che tu scherzasti anche il giorno della tua morte.

GOFFREDO E non m’è bastato. Tu piuttosto, ti lamentasti tutti i tuoi giorni da vivo, e anche da morto non è che ridi tanto.

BALDINO Io non son di quelli che aman spaventar la gente come te. Io voglio solo gli spazi miei. Mi piace guardare il mondo di lontano e dei vivi mi interessa poco. Tibaldo... Tibaldo... Cretino che son stato a darvi retta. Dovevo rimanermene dov’ero. Tibaldo!

GOFFREDO Tibaldo, Tibaldo... Possibile che tu non sappia esser morto senza Tibaldo? Ma che razza di fantasma sei? Dovresti andare in giro a spaventar la gente e invece...

BALDINO Te l’ho già detto: non me ne frega un cavolo di spaventare i vivi, mettitelo bene nell’anima. Questa è l’ultima volta che scendo. Poi vorrei proprio sapere che ci facciamo qui. Avrei capito un cimitero, un castello, un vecchio cascinale... Ma un teatro...

GOFFREDO Ci sarà qualcuno che ha bisogno di noi. Certo che i nostri teatri erano un’altra cosa. Noi avevamo conchiglie e candele a ribalta, le sedie eran di legno quando andava bene, e se no tavolacci. Dopo un po' sentivi quel bel freddino nelle ossa e allora ti stringevi, nel buio, alla cortigiana accanto, stringendo nel buio lo stiletto perché l’occhio del messere, marito della cortigiana, nel buio era vigile. Qui fa caldo ed è tutto pulito...

BALDINO Io sono stufo di restare qui. Voglio andarmene. Giuro che fin quando non passo di livello, con abilitazione ad apparire e a sparire come e quando mi pare senza dipendere da nessuno, non metterò più piede sulla terra.

GOFFREDO Di che ti preoccupi, nessuno ti può vedere, che, se da vivo è uno svantaggio, da morto è una pacchia. Se solo non fai tanto baccano quando ti muovi chi si accorge di te. E poi oh, guarda che morire è un diritto, mica ci si deve vergognare.

BALDINO Non parli certo da disinteressato tu. (Goffredo si mette a suonare il flauto) Che fai pezzo di somaro?

GOFFREDO Ravvivo l’ambiente, in fondo siamo in teatro, no?

BALDINO Ma se ti sentono?

GOFFREDO Che mi importa. Penseranno che sia il vento o... Boh. Pensino quello che gli pare. Io sto solo facendo il mio dovere di fantasma di seconda.

BALDINO Già, perché qui, il signor fantasma di primo livello, tal Messer Tibaldo, è sparito. Servisse qualcosa mandargli un accidente. Tibaldo. Tibaldo!! Che poi questo Tibaldo, è una lettera praticamente.

GOFFREDO Come una lettera?

BALDINO E si, scusa. Lui è un fantasma per conoscenza. Non ho mica capito perché io che sono nato, vissuto e morto realmente debba essere di secondo livello, costretto agli stracci?

GOFFREDO E bravo lui, il mio Baldino: a te mica ti ci ha messo Shakespeare nella testa della gente.

BALDINO E che c’entra, io sono vissuto realmente.

GOFFREDO Certo, e hai passato le tue pene e le tue sofferenze. Ma poi, da morto, hai avuto il tuo bello spazio tutto per te ed una tranquillità eterna. Lui, il Tibaldo, sono quattrocento anni che si morde l’anima per avere ucciso Mercuzio, e chissà per quanto ne avrà ancora. Allora, non credi che meriti qualche piccola agevolazione?

BALDINO Che lui appaia e scompaia quando vuole sono fatti suoi. Ma che poi debba coinvolgere anche me, lasciandomi qui come un salame, in compagnia di un somaro, questo io... io...

Si sentono dei rumori.

GOFFREDO Zitto. Zitto! Arriva qualcuno, stai fermo.

BALDINO Lo sapevo. Lo sapevo.

GOFFREDO Shhhhh!!!

Da dietro il sipario chiuso si sente la voce di Paolo che sta cercando una torcia elettrica.

PAOLO Dove sei. Dove ti hanno messa. Toccano tutto, non stanno mai fermi con quelle mani. Eccoti! (Adesso agita un mazzo di chiavi, potrebbe sembrare un rumore di catene) Ma dove diav... Eccole. Ma quante chiavi ci sono in questo mazzo? (Adesso cerca l’interruttore per accendere qualche luce) E adesso qui dov’è l’interruttore? Vediamo un po' qui di dietro. Oh sì, ecco, ci siamo... Proviamo questo... No. Proviamo quest’altro... No, non è neanche questo. Bene, bene, bene, bene, bene. Adesso sì che cominciamo ad esserci. Bisognerebbe spegnere le luci di sala però adesso...

Arriva Sergio che fa solo un cenno di saluto. Paolo gli chiede di spegnere le luci di sala, poi apre il sipario e si mette a contare delle misure a passi. Ciò che vediamo sul palco è una scenografia in allestimento con qualche pannello montato senza un senso preciso. Sul palco ci sono un tavolino e quattro sedie

PAOLO Sergio, spegni tu le luci di sala? (Misura a passi lo spazio sul palcoscenico) Uno, due tre... No, non va bene. Uno, due, tre... Saranno tre. (Starnutisce e si soffia il naso) Sono quattro. (Starnutendo si accorge che c’è dell’eco e fa qualche prova) Oh. Oh. Oh. (Rivolgendosi a Sergio) C’è un po' d’eco qua dentro bisogna poi che lo sistemiamo. (Ora si mette seduto su una sedia e guarda alcuni disegni che ha raccolto dal tavolino. Dopo un momento il pannello che ha alle spalle cade sfiorandolo) Vorrei proprio sapere che è quell’imbecille che ha così ben fissato questo pannello.

SERGIO Perché?

PAOLO Ah, Sergio. Finalmente qualcuno che si fa vedere. Senti, vorrei approfittare del fatto che siamo qui soli per parlarti di un particolare che riguarda questa scenografia... E’ stata una gran trovata quella di togliere il pannello... Io la lascerei proprio così, è perfetta. (Sergio dice no con la testa) Va bene, puoi rimetterla in piedi allora, ma che ci stia.

Arriva Eva.

EVA Baci e fiori. Ragazzi, ho preparato una cosina secondo me molto graziosa da inserire nello spettacolo.

PAOLO Prima di esporti: hai presente di che spettacolo si tratta?

EVA Certo che lo so. E credo proprio che ci sia bisogno di fare qualcosa per salvarlo.

SERGIO Ti prego Eva, aiutaci a trasformare questo spettacolo da un fiasco probabile a un successo strepitoso.

PAOLO Spero che questa volta sia in italiano almeno.

SERGIO Perché? A me l’idea della filastrocca in latino era piaciuta.

EVA Credo proprio di perdere il mio tempo a parlare con voi. Mi meraviglio di me che ancora ci provo.

PAOLO Dai su che scherziamo: facci sentire di che cosa si tratta.

EVA Vò.

PAOLO Và.

Incomincia maldestramente a recitare un suo scritto.

EVA Mi ricordo quando mio padre, quand’ero bambina, mi accarezzava i capelli. Mi sentivo come se fossi stata sotto una cascata, con l’acqua che mi scorreva sulla testa... E oggi, amore ci sei tu ad accarezzarmi i capelli e a far passare le tue mani tra i miei pensieri che mi lasciano con una grande voglia di te. E penso. Penso a cosa sarebbe la vita senza di te, senza amore, senza la primavera e l’estate. Sarebbe come se non ci fosse la musica, ma neanche i rumori, mancherebbero i colori, e verde resterebbe solo il titolo di una commedia. Non ci sarebbe niente di cui ridere. (Sergio ride ed Eva lo riprende) Cosa ridi? O di cui piangere, non ci sarebbero note o parole dentro di noi. Saremmo un deserto che se sta lì, giorno dopo giorno, accarezzato dal vento e dal sole senza un motivo di esistenza. Apparentemente...

Arrivano Bianca e Berta che non considerano Eva e si mettono a parlare con Paolo e con Sergio che nel frattempo stava mettendosi a sistemare il pannello.

BIANCA Ciao Sergio.

BERTA Ciao.

SERGIO Salve. (Rivolgendosi a Bianca) Allora come va? L’hai dato l’esame?

BIANCA Senti ma a te cosa te ne frega?

BERTA Deve averlo dato e deve essergli andato benissimo.

BIANCA Non c’è niente da fare, sono un perseguitato politico, ecco la verità. Se non la pensi come loro, quelli ti fanno morire.

SERGIO Va bene, va bene. Se mi date una mano tiriamo su qua.

Eva riprende a recitare il suo monologo, Paolo gli fa un cenno di continuare, e tutti gli altri si mettono a sistemare la quinta caduta, parlando e facendo rumore.

EVA Tutto può cambiare però. Immagina se nel deserto incominciasse a piovere. Quel grande apparente morto mucchio di sabbia incomincerebbe a pulsare di vita e a dare generosamente vita a chi, solo andando lì, ne può godere. E così arriverebbero gli uomini e gli animali che a loro volta incomincerebbero ad amare e a donare vita agli altri e a se stessi. E allora, solo allora, queste migliaia di uomini ed animali avrebbero trovato forse la più grande ed importante cosa per cui vale la pena di vivere... Tu che sei la mia acqua, scorrimi tra i capelli così da lavare via la paura ed i cattivi pensieri ed alimenta il mio fiume come un affluente e mischiamo così la nostra capacità di amare e di vivere e creiamo con il nostro cuore...

Le battute che seguono sono dette in contemporanea al monologo di Eva.

BERTA Aspetta. Aspetta che non è mica pari da questa parte, spingi da lì di dietro!

SERGIO Come? Così?

BIANCA No, non così, aspetta che mi scivola se non spingi pari.

SERGIO Così dovrebbe andare eh?

BERTA No aspetta, si vuole qualcosa da mettere qua sotto secondo me.

BIANCA Sì, qualunque cosa purché mi ridiate la mia mano.

SERGIO Vado? Posso piantare?

BIANCA Sì, vai così.

Il dialogo si trasforma in una discussione alla quale partecipa anche Paolo. Sul martellamento di Sergio finisce il monologo di Eva, che ormai urlava per farsi sentire.

PAOLO Ragazzi! Ragazzi, ma siete proprio delle bestie. (Tutti si zittiscono, sembra che voglia sgridarli per avere fatto rumore durante l’esecuzione del monologo di Eva) Ma mettetelo a modo quel pannello lì!

Riprendono tutti a discutere. Arriva Leonardo e tutti si fermano ad ascoltarlo.

LEONARDO Eccomi ragazzi. Scusatemi per il ritardo ma non mi è stato proprio possibile arrivare prima. Motivi di lavoro, capirete... D’altronde sapete che sono uno che lavora duro e che non si tira mai indietro.

BIANCA Leonardo.

Leonardo prende la via del bagno.

LEONARDO Pipì.

BIANCA Leonardo.

LEONARDO Pipì, pipì.

BIANCA Leonardo!

LEONARDO (Entrando in bagno) Pipì e popò.

BIANCA Leonardo, per favore vuoi piantarla? Ma è mai possibile che tutte le volte si sforzi per arrivare per ultimo per raccontare le solite storie?

PAOLO Sì, lui ci prova sempre ad arrivare per ultimo, ma Anna non gli concede mai questo privilegio.

EVA Esatto. E già che siamo in argomento, vorrei proprio sapere perché quella lì ci deve sempre fare aspettare.

SERGIO E’ quella che abita più lontano di tutti, quindi possiamo anche concederle di arrivare qualche volta con qualche minuto di ritardo.

BERTA Non credo che tu possa esprimere un parere sereno e distaccato, sei innamorato come un pero di Anna.

SERGIO Vorrei solo precisare, poi chiudiamo l’argomento, che la natura del mio sentimento e del tutto platonica. La capisci questa parola pla-to-ni-ca.

BIANCA Per forza, non si accorge nemmeno che esisti.

LEONARDO (Tornando in scena) Sergio, lascia stare. Non te la prendere e soprattutto sii superiore alla femmina; gli uomini non si innamorano, sono cose da donne quelle lì...

Arriva Anna, ha due occhiali dalle lenti spessissime e, nonostante questo ci vede poco.

ANNA Salve. Ma ci siete già tutti? Ah, no, manca Leonardo.

LEONARDO Presente!

EVA Sì, anche stasera ci siamo già tutti.

SERGIO Siamo poi solo arrivati, non ti preoccupare.

BIANCA Questo è Sergio. Te lo ricordi no? Sergio.

ANNA Ma certo che me lo ricordo: sono tre anni che ci vediamo una volta alla settimana.

Anna percorre decisa tutto il palcoscenico e sta per mettere un piede nel vuoto, in platea, e tutti gli altri la fermano con un urlo.

TUTTI Ho!

PAOLO Lascia perdere era uno scherzo. Bando alle ciance, vogliamo metterci sotto?

BERTA Bando alle ciance? Ma come parli?

PAOLO Ma non lo so mi è venuto fuori così...

BIANCA Bando alle ciance? Cos’è il fratello di bando di concorso?

BERTA No, è una banda rivale della banda bassotti.

ANNA Volete mettere in scena uno spettacolo sulla banda bassotti?

EVA Io sono decisamente contraria.

LEONARDO A me piacerebbe proprio avere una parte da gangster.

SERGIO Allora io voglio una parte da piedipiatti, così quando lo becco lo torturo e lo meno per farlo parlare.

BERTA Scusate, ma in una commedia così che parte potrei fare io?

EVA Se Leonardo fa il gangster, lo puoi fare anche tu.

PAOLO Vorrei farvi notare che abbiamo già deciso che commedia mettere in piedi... Seduta. E non si tratta certo di qualcosa sulla banda bassotti.

BIANCA Veramente non è che la decisione sia stata presa con delle motivazioni molto valide. Anzi, mi sembra proprio che i motivi che vi hanno spinto a prendere in esame questa commedia e che poi vi hanno convinto a mettere in scena questo spettacolo, non siano per niente chiari. Che senso, ha mi chiedo, mettere in scena una commedia di questo tipo? Dobbiamo proporre delle alternative alla cosiddetta cultura che il potere ci propina e che, se vuoi, ci obbliga persino ad accettare. Abbiamo uno strumento in mano, anzi è un’arma quella di cui disponiamo. Abbiamo il privilegio di parlare alle masse, e allora mostriamo, mettiamo a nudo le ipocrisie di chi gestisce il potere, facciamo in modo che la gente si accorga di essere manovrata dall’alto e che si ribelli a questo tipo di cose, che ritrovi la voglia di lottare e di non accettare con rassegnazione e con, peggio ancora, ignoranza questo stato di cose. Urliamo per farci sentire!

ANNA Anche quest’anno facciamo gli spettacoli senza amplificazione? Scusate e quando è stata presa questa decisione che non me ne sono accorta?

EVA Se dobbiamo badare a ciò che la gente vuole, la risposta è molto semplice. Lo spettacolo che ci vuole è una bella e soprattutto romantica storia d’amore e di poesia.

BERTA Guarda che la gente non è mica tutta come te, che non trovi no straccio d’uomo che ti dia queste cose e te le vai a cercare in un teatro.

BIANCA La verità è che la gente non ha più né tempo né voglia di stupide romanticherie. La vita di oggi è fatta di altre cose. I romantici sono in rapida ed inevitabile via d’estinzione... Per fortuna eh? Per loro e per noi.

LEONARDO Perfettamente d’accordo. I nuovi valori, direi definitivi, dell’uomo e della civiltà, sono il lavoro e il denaro. Non c’è altro che meriti la nostra attenzione.

BIANCA No, vedo che non hai capito. Sono altre le cose che meritano la nostra completa e totale dedizione: il sociale, l’ecologia, la ricerca della fratellanza universale, la lotta contro il sistema di cui siamo tutti vittime, specialmente i deboli che arrivano, in alcuni casi, a morire di fame e di freddo.

BERTA Cerchiamo di dare un senso alla serata e cominciamo a provare? La decisione è stata già presa: Romeo e Giulietta si era detto, e Romeo e Giulietta sarà.

LEONARDO Uelà, Paolo, sveglia. Chi è che fa la regia qua?

PAOLO (Che nel frattempo era sceso in platea) Eh? Ah, sì... Vediamo... Sì, la faccio io la regia qui. Non so perché ma mi sembra che il clima sia proprio giusto per cominciare. Riprendiamo dove eravamo rimasti l’ultima volta.

ANNA Allora tocca a me vero?

PAOLO Sì?

BIANCA No!

BERTA Sì!

LEONARDO No!

SERGIO Come no?

EVA Nooo. Nel senso che non comincia lei anche stasera. Lo sappiamo tutti a memoria il suo pezzo, tutti tranne lei.

ANNA A proposito di memoria: qualcuno ha visto il mio copione?

BERTA Mi sembra che l’avesse trovato Luigi, te lo dovrebbe portare lui.

PAOLO Dai ragazzi che è tardissimo, vediamo di darci una mossa.

BIANCA Non per essere pignoli, ma manca ancora Luigi.

LEONARDO Hu, Luigi.

SERGIO E toccava proprio a lui provare stasera? Andiamo bene.

BERTA Ma non si può. Guardate che ore sono. Dobbiamo ancora cominciare. A che ora si va a letto stasera? Facciamo così, usciti da qui andiamo a fare colazione e andiamo direttamente a lavorare.

ANNA Sentite, intanto che cominciate a provare vado a telefonare a Luigi per sentire che intenzioni ha "Romeo".

Anna esce di scena.

SERGIO O cappa. Io vado al mio posto a prepararmi, quando avete deciso cosa proviamo non avete che da dirmelo. O cappa? (Sergio esce di scena e va in cabina di regia)

EVA Cos’è che ha?

LEONARDO Dei gran cappa. Paolo, se proprio ce n’è bisogno faccio io stasera la parte di Romeo.

PAOLO (Che è appena arrivato sul palco) Faresti questo sacrificio per noi vero? Guarda che è inutile tu non fai Romeo in questo spettacolo.

LEONARDO Ed è un grosso errore quello di non darmi quella parte: è fatta apposta per me.

PAOLO Non torniamo a discutere delle solite cose. Ormai la parte di Romeo è di Luigi: mettiti il cuore in pace.

LEONARDO Io lo so perché non vuoi darmi la parte di Romeo.

PAOLO Ah sì? E sarebbe?

LEONARDO Sarebbe che sei geloso.

PAOLO Geloso?

LEONARDO Non fare finta di niente, è un pensiero che ti attanaglia quello di Bianca che fa Giulietta.

PAOLO Guarda che sei proprio fuori strada...

BIANCA Davvero sei geloso? Che carino.

LEONARDO Geloso? Puoi chiamarlo Moro di Venezia

PAOLO Io non sono geloso! Non ne ho motivo... O no?

BIANCA Nell’attuale stato di cose direi proprio di no.

PAOLO Il futuro chissà cosa ci riserva eh?

LEONARDO Brava, continua così, fallo morire.

PAOLO Già non lo facevi prima Romeo, figurati adesso. Via che si prova!

EVA Sì, si prova. Siamo qui apposta. Ma da dove?

PAOLO Da dove... Ah, sì, da dove. Un attimo... Dunque, ecco, vediamo...

BIANCA Non so proprio chi me lo fa fare. Tutta questa fatica e magari alla fine non si riesce neanche ad andare in scena.

BERTA E’ proprio vero: ma cosa ci stiamo a fare qua?

EVA Sai cosa ci stiamo a fare? Stiamo a massacrare una delle più belle e romantiche storie d’amore di tutti i tempi. D’altronde con della gente che si commuove solo davanti ad un piatto di tortelloni cosa vuoi stare a fare? Povero William, perdonaci!

BIANCA Chi è che si commuove solo davanti ad un piatto di tortelloni?

EVA Taci tu, che hai avuto la parte di Giulietta solo perché sei la morosa del regista. E poi tu cosa te ne fai di un moroso, me lo spieghi? Non c’è proprio giustizia al mondo, una come te ricoperta d’affetto.

BERTA A proposito di commuoversi tu non fai testo. Credo che tu sia l’unica persona al mondo che riesce a commuoversi guardando la pubblicità della carta igienica.

BIANCA Cosa dici, sarà perché ha una faccia da...

LEONARDO Ulo, ulo, ulo, non si dicono queste cose sul palcoscenico.

EVA Attenta a come parli che ti bevo gli occhi. Ritira subito quello che hai detto!

BERTA Però! Senti senti la nostra Eva che grinta: "... Ti bevo Gli occhi!".

BIANCA Non solo non ritiro, ma esigo una spiegazione. Cosa hai voluto dire con "... Una come te ricoperta d’affetto...". Perché una come me com’è?

EVA Non è che sei una bruttissima persona, però i sentimenti non sai neanche dove stanno di casa. Una come te deve stare da sola e non andare in giro a fare innamorare e a fare stare male della gente.

BIANCA Ma cosa parli tu che non hai un uomo che ti consideri dalla notte dei tempi? Cosa vuoi sapere di come sta il mio uomo, e di che sentimenti posso provare?

PAOLO Possiamo provare la terza in scena: stanza in casa Capuleti. Pagina ventitré del copione. Sono in scena: Bianca che fa Giulietta, Berta che fa Madonna Capuleti e Eva che fa la balia. Per Favore tu Leo togliti dalle balie. Ci sei Sergio? Hai capito da dove partiamo? Sergio. Sergio? (Dopo una pausa) Se ci sei batti un colpo. Beh ma dov’è andato quell’altro lì. Sergio, tutto bene? (Andando nella sala regia) Sergio non fare l’idiota dai... Sergio... Sergio...

LEONARDO (Canticchiando) Perché Sergio non c’è più, perché Sergio non c’è più...

PAOLO (Guardando sul palco e rivolgendosi a Eva e Berta che si sono alzate e stanno uscendo dal palcoscenico) Dove andate voi due? Sedute. (Sparisce nella sala regia. Dopo un secondo si sente una musica ad un volume altissimo che subito dopo si interrompe. Riprende la battuta uscendo dalla regia ed andando verso il palco fermandocisi davanti) Si era addormentato, ha detto che adesso non dorme più. Forza e coraggio, quando siete pronte potete partire.

BERTA (Leggendo sul copione) Entrano Madonna Capuleti e la balia.

PAOLO E allora entrate!

EVA Perché prima cosa abbiamo fatto?

PAOLO Siete uscite.

Dopo questa battuta Eva e Berta si alzano e vanno dietro ad una quinta.

BIANCA Uscivano per entrare.

PAOLO Non farmi parti davanti agli attori!

BIANCA Ma se siamo qui apposta.

BERTA (Entrando e iniziando a recitare malissimo) (Madonna Capuleti) Balia, dov’è la mia figliola? Cercala e dille di venire qui.

EVA (Entrando e iniziando a recitare malissimo) (balia) Bè, io di venire qui gliel’ho già detto. Sì, per la mia verginità. Ehi, agnellina! Ehi, coccinella mia! Uh! E dov’è, Dio ne guardi, questa bambina? Ehi, Giulietta!

BIANCA Cocca! (Facendo un segno a Eva che l’impallava)

LEONARDO Vipere.

BIANCA (Iniziando a recitare malissimo) (Giulietta) Che c’è? Chi mi chiama?

EVA (balia) Tua sorella.

PAOLO Sì, mia nonna... E’ tua madre, tua madre.

EVA (balia) Tua madre.

BIANCA (Giulietta) Eccomi: che volete signora?

BERTA (Madonna Capuleti) Ecco: si tratta... Balia, lasciaci sole, che dobbiamo parlarci a quattrocchi. Anzi no, torna qui balia...

EVA (Che non si era spostata di un millimetro) Neanche mossa.

BERTA (Madonna Capuleti) Senti, a pensarci meglio, è bene che anche tu sia presente. Tu sai che questa mia figliola è ormai nell’età buona.

EVA (balia) In coscienza, posso dirvela fino al minuto la sua età.

BERTA (Madonna Capuleti) Quattordici anni non li ha ancora.

EVA (balia) Quattordici denti - ma non ne ha che quattro, purtroppo - mi ci giocherei, che non ha quattordici anni. Di qui a San Pietro in vicoli quanto ci corre?

BERTA (Madonna Capuleti) Una quindicina di giorni.

PAOLO Ragazze, ragazze. (Salendo sul palco) Ma cosa berciate?

LEONARDO Berciano!

PAOLO Si può sapere cosa state facendo? Siete una madre, una figlia con una balia, c’è armonia tra di voi, siete delle dame gentili, vi volete bene, siete complici... Non ho capito cosa c’entra questo clima da anni di piombo.

LEONARDO Glielo fai rifare?

PAOLO No. Quante volte ve lo devo dire cercate un attimo di concentrazione prima di incominciare. Respirate, così, mente libera... Prego.

Eva incomincia una serie di respiri lunghissimi, interrotta da Bianca.

BIANCA Cocca!

PAOLO Giusto un attimo.

EVA (Iperventilata) (balia) Mi gira la testa... Io dovessi campare mille anni, per me non ,lo potrò mai più scordare lui che dice: " Sì o no, Luletta?" E quella pazzarella che s’accheta e dice:" Mi gira la testa.".

BIANCA Ma cosa stai dicendo? Dov’è che sei andata a finire scusa?

EVA E’ la fine della mia battuta successiva, se non studi il copione portatelo in scena e leggilo e non farci perdere tempo a tutti.

BIANCA Guarda cara che non siamo mica tutti qua per seguire le tue scorribande su e giù per il copione mentre ti gira la testa.

PAOLO Break, break. Stop. Leo per favore fai il suggeritore?

LEONARDO (Risentito) Faccio anche il suggeritore, dal momento che non faccio Romeo posso fare qualsiasi cosa.

EVA Partiamo da pagina venticinque, prima battuta. Ok?

BIANCA (Giulietta) Chetati adesso, tu, ti prego, balia; ti prego.

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) Zitta, ho finito...

EVA Eh?

LEONARDO Eh? (Sottovoce suggerendo) Zitta ho finito.

EVA Dici con me?

LEONARDO Eh? Sì.

EVA Perché?

LEONARDO (Ad alta voce) Perché tocca a te! Zitta ho finito!

EVA (balia) Ah... Zitta ho finito. Che Dio ti abbia sempre nel suo registro. Eri il più bel batufoletto di quanti mai ne ho allattato. Poter vivere tanto da vederti un giorno maritata, e morirei contenta.

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) Oh Maristella! Maritarla...

BERTA (Madonna Capuleti) Ma sì, taci che lo so. Oh Maristella! Maritarla... Testo.

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) Appunto a questo volevo venire...

BERTA (Madonna Capuleti) Appunto a questo volevo venire. Dimmi, Giulietta mia, sei disposta a... Testo.

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) Maritarti?

BERTA (Madonna Capuleti) ...A maritarti?

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) E’ un onore...

BIANCA Eh?

LEONARDO (Sottovoce suggerendo) E’ un onore...

BIANCA Come?

LEONARDO (Gridando) E’ un onore!

BIANCA (Giulietta) E’ un odore che non oso nemmeno sognare.

PAOLO Ma che odore, onore, onore!!

EVA (balia) Un onore. Brava. Se non fossi stata io la tua balia, e io sola, direi che hai succhiato dalle poppe latte e giudizio.

LEONARDO E dalle prue cosa hai succhiato?

PAOLO Leo, per cortesia non mettertici anche tu.

BERTA (Madonna Capuleti) Bene. E allora pensiamo a queste nozze. Ragazze, qui in Verona, più giovani di te, degne persone, sono già spose e madri: salvo errore, io ero già tua madre alla tua età e tu sei nubile ancora: il nobile Paride ti ha chiesto in moglie.

EVA (balia) Un uomo quello, bambina mia, che tutto il mondo... Insomma un uomo che nemmeno a impastarselo nella madia.

Anna arriva e irrompe sul palco.

ANNA Romeo per questa sera dobbiamo scordarcelo.

PAOLO Che scusa ha stavolta?

ANNA E’ a letto con la cinese.

BIANCA Ha la febbre molto alta?

ANNA Non ne ho idea, non ne abbiamo parlato, ma non credo che abbia l febbre.

BERTA Il dottore cosa gli ha detto?

ANNA Il dottore. Quale dottore?

BERTA Ma non lo so quale dottore, il suo dottore.

ANNA Non ne ho idea.

LEONARDO Anna, calma. Vieni qui, siediti, fai un bel respiro e raccontaci esattamente quello che ti ha detto Luigi.

ANNA E’ molto semplice. Questa sera Luigi non ha cenato a casa, è andato a mangiare la pizza.

PAOLO Ma non aveva la cinese?

ANNA Certo. Ve l’ho detto che è molto semplice: è andato a mangiare la pizza con la cinese.

BIANCA Guarda che è un bel tipo, se è andato a mangiare la pizza con la cinese, poteva anche venire alle prove.

ANNA Infatti era proprio quella la sua idea.

BERTA Poi?

ANNA Poi la cinese ha bevuto un litro e mezzo di Vernaccia di San Geminiamo, le è venuto caldo, ha incominciato ad avere uno stato di agitazione particolare, le girava la testa... In parole povere a Luigi gli si sono aperte le porte del paradiso, per usare il termine che ha usato lui.

LEONARDO Stai parlando di Luigi? Il nostro Luigi? Che culo.

BIANCA Io però adesso come faccio. Ho proprio bisogno di provare la scena con Romeo, almeno per ripassare la memoria.

LEONARDO Ehm ehm... Allora cosa pensi di fare? Bianca ha bisogno di provare la scena con Romeo.

PAOLO E già, sì. La deve provare. Sergio? Sergio, puoi venire qui un attimo per favore?

SERGIO (Dalla sala di regia) Sì, arrivo subito.

ANNA Se è lecito e io quando provo?

PAOLO Un attimo che sistemiamo questa faccenda poi provi anche tu.

SERGIO (Arrivando sul palco) Dimmi tutto.

PAOLO (Porgendogli un copione) Mi fai per favore Romeo?

LEONARDO E’ uno scandalo! E io qui cosa ci sto a fare?

PAOLO Vai in platea, aspetti il tuo turno e vedi di fare poco pollaio. Grazie.

LEONARDO (Andando in platea seguito da Berta) Non riesco proprio a capire come mi si possa negare la parte di Romeo, non c’è un solo motivo per il quale io non possa fare questa parte. Incomincio ad essere stanco di questa storia, poi non capisco uno come me, nella mia posizione, cosa ci fa qui a subire questi soprusi da parte di questi intellettualoidi che non si sa neanche dove abbiano la testa.

BERTA In questo sono d’accordo con te, me lo sono chiesto già tante volte: ma loro qua dove vivono? Comunque non dovresti prendertela tanto, nel senso che dai, obiettivamente, tu con Romeo hai poco in comune.

LEONARDO Cosa vuoi dire? Noi siamo qui per recitare, non per vivere.

BERTA E’ vero, però credo, per esempio in questo caso, che la mentalità di Romeo sia troppo diversa dalla tua. Tanto che, pur con tutta la buona volontà, tu non potresti farcela ad entrare nel personaggio.

LEONARDO Stai mettendo in dubbio la mia abilità di interprete...

BERTA Non è questo... Tu non ti uccideresti mai per amore di una donna.

LEONARDO Chi io? No, mica sono scemo.

BERTA Ma neanche Romeo era scemo.

LEONARDO Mi sembra evidente che all’epoca esistevano donne per le quali valeva la pena di uccidersi.

BERTA Tu vuoi dire che se incontrassi la donna giusta saresti perfino disposto a...

LEONARDO Con le donne di oggi non corro nessun pericolo, poi comunque oggi lo stile è un po' diverso da quello di una volta: toccata e fuga, come ci ha insegnato Bach.

PAOLO (Durante questo dialogo si vede sul palco Paolo che dà le dritte per la scena a Sergio e Bianca) Bene, allora avete capito? Quando volete.

BIANCA (Giulietta) Ahimè!

SERGIO (Leggendo malissimo) (Romeo) Ecco, parla. Oh parla ancora angelo di splendore, gloria di luce a questa notte, che lassù sopra al mio capo sfolgori come di più non potrebbe.

LEONARDO E’ uno scandalo!

PAOLO Tu non l’hai mai letto vero?

SERGIO No perché?

PAOLO Andiamo avanti.

BIANCA (Giulietta) Oh Romeo, Romeo, perché sei Romeo? Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o, se vuoi, legati a me anche solo d’un giuramento, e io non sarò più una Capuleti.

SERGIO (Romeo) Devo ascoltare ancora, o risponderle?

PAOLO Bravo!

BIANCA (Giulietta) Solo il tuo nome è mio nemico; ma tu sei tu, non un Montecchi. Che è un Montecchi? Non è né una mano né un piede, né una faccia né un braccio: nessuna parte di un uomo. O sii tu qualche altro nome! E che è un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave profumo. Così Romeo, che non si chiamasse Romeo, conserverebbe un fascino di perfezione, che possiede anche senza quel nome. Romeo, poiché non ti è nulla il tuo nome, buttalo via, e prenditi, in cambio tutta me stessa.

Durante questa battuta di Giulietta sono cambiate le luci, sono spariti tutti i personaggi dal palcoscenico, tranne Bianca, e dal fondo della sala sbuca The Joker che inizia a recitare la parte di Romeo avvicinandosi al palco.

THE JOKER (Romeo) Ti prendo in parola. Chiamami soltanto amore e così ribattezzato, d’ora innanzi non sarò più Romeo.

BIANCA (Giulietta) Ma tu chi sei che protetto dalla notte inciampi nel mio segreto pensiero?

THE JOKER (Romeo) Non posso dirtelo un nome: il mio nome, cara santa, mi è odioso perché tuo nemico.

Dopo questa battuta sparisce the Joker e sul palco arriva Paolo.

PAOLO (Romeo) Se lo avessi qui, scritto, lo straccerei.

BIANCA (Giulietta) Il mio orecchio non ha ancora bevuto cento parole di quella voce, già...Andava così male?

PAOLO Scherzi? È la cosa peggiore che abbia mai sentito, che serataccia... Sto incominciando a credere che si sia concluso un ciclo. Non solo non combiniamo niente di buono, ma addirittura regrediamo di prova in prova. Io non capisco cosa stia succedendo.

BIANCA Forse abbiamo bisogno solo di una pausa....

PAOLO Ma non lo so, boh, c’è uno strano clima... Forse sono un po' io che sono stanco, stressato... Certo che anche tu non è che aiuti tanto.

BIANCA Io? Solo perché stasera non so il copione non dare tutta la colpa a me della serataccia.

PAOLO Ma non parlavo della tua memoria o della tua recitazione. Sto parlando di me e di te.

BIANCA Cosa c’è che non va adesso?

PAOLO Non è qualcosa che non va adesso, è solo che tu ogni tanto continui ancora a tirare fuori questa storia di oggi ci sono, sono qua, domani chissà.

BIANCA E allora cosa c’è che non funziona nel ragionamento?

PAOLO Non è questione del ragionamento che non fila. Lo so benissimo anche io che non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro. E non voglio neanche che tu prometta di amarmi per tutta la vita proprio per questo motivo. Quello che non va è la premeditazione, o meglio, la attesa che questa cosa accada. Perché tanto è solo questione di tempo, ma prima o poi ci dovremo piegare all’ineluttabile destino vero? Hai mai pensato che potrebbe andare a finire diversamente se solo ci provassimo?

BIANCA Devi renderti conto che la realtà è un’altra. Guardati intorno, e poi dimmi che cosa ci si può aspettare. Cerchiamo di stare bene insieme oggi che ci è possibile, al domani ci penseremo domani.

PAOLO Mi rifiuto! Mi rifiuto di essere così vittima del destino, voglio almeno provarci a fare in modo che le cose vadano in un certo modo perché è così che voglio io. Prendi Romeo, lui ha fatto di tutto per il suo amore. È servito a qualche cosa? No , accidenti, no! Ma almeno ci ha provato. (Dopo questo crescendo c’è un cambio di luce, parte una musica e Paolo recita, bene, Romeo) (Romeo) Ti prendo in parola. Chiamami soltanto amore; e così ribattezzato, d’ora innanzi non sarò più Romeo.

BIANCA (Giulietta) Ma tu chi sei che protetto dalla notte inciampi nel mio segreto pensiero?

PAOLO (Romeo) Non posso dirtelo con un nome: il mio nome, cara santa, mi è odioso perché tuo nemico. Se lo avessi qui, scritto, lo straccerei.

BIANCA (Giulietta) Il mio orecchio non ha ancora bevuto cento parole di quella voce, che già ne riconosce il suono. Non sei Romeo? Un Montecchi, tu?

PAOLO (Romeo) No, bella bambina, né l’uno né l’altro, se l’uno e l’altro ti è sgradito.

BIANCA (Giulietta) Come, dimmi, e perché sei entrato qui dentro? Sono erti e aspri i muri dell’orto: e qui, per te quale sei, se qualcuno di casa mia ti scopre, è luogo di morte.

PAOLO (Romeo) Sulle ali leggere dell’amore ho scavalcato questi muri. Amore non teme ostacoli di pietra. Amore, quando a una cosa intende, è ardimentoso e pronto. Perciò non temo i tuoi parenti.

BIANCA (Giulietta) Ti uccideranno, se ti scoprono qui.

PAOLO (Romeo) Ahimè, c’è nei tuoi occhi più pericolo che in cento loro spade. Se mi guardi tu con dolcezza io sarò a tutta prova contro l’odio dei tuoi.

BIANCA (Giulietta) Ma io non voglio per nulla al mondo che ti trovino qui.

PAOLO (Romeo) Mi nasconde alla vista il mantello della notte. Se tu mi ami, mi trovino pure qui. Meglio finir la vita per il loro odio che ritardar la mia morte nel vano desiderio del tuo amore.

BIANCA (Giulietta) Come si arrivato fin qui? Chi ti ha guidato?

PAOLO (Romeo) Amor mi ha spinto a cercarla, che poi mi prestò il suo consiglio; e io, a lui, prestai i miei occhi. Io non sono piloti; ma tu fossi lontana quanto la più deserta spiaggia che bagna l’oceano più remoto, per una merce tanto preziosa, mi ci imbarcherei. Questi sono Romeo e Giulietta.

Durante quest’ultima battuta Paolo si è avvicinato a Bianca e sul finire le ha preso la mano, per poi abbracciarla. Si abbassano le luci su loro due e riappare The Joker.

THE JOKER Conoscevo un moro che volava, un gatto che parlava, un fuoco che gelava, una quercia che piangeva, un topo che ballava; gira, gira la ruota del tempo, gira gira e nulla cambia; e gli occhi delle donne sono dolci, e più le amiamo e più ci sfuggono, di chi sarà la colpa, che la vita è un puledro difficile a domare e se non stai attento ti porta dove vuole, quando vuole e se no ti disarciona. Gira gira il tempo e nulla cambia, che vista una viste tutte la storia è sempre quella, che quel che si vorrebbe non lo si può toccare, che l’uomo è condannato a vivere, perciò deve scappare, ma questa vita è bella è un mare che ti porta. Non date retta a me che sono il matto e che non so niente. Vista una viste tutte, e non c’è niente da capire, c’è solo da sperare che ognuno ancora creda che l’amore può cambiare, che un uomo può parlare, che un uomo può ascoltare, che il mare di risacca ci lasci un dì sbarcare. Ci basti un poco d’acqua e un po' di pane. Gira gira il tempo e nulla cambia che vista una viste tutte. Io vengo da lontano e mi vergogno ch’io non so niente, nemmen chi sono. Chiamatemi il matto ch’io possa fare e dire tutto quel che voglio, e tutto ciò che voglio è guardarvi dentro agli occhi, mentre cercate di capire che gli uomini son bravi nell’arte dell’inganno. Conoscevo un moro che volava, un gatto che parlava, un fuoco che gelava, una quercia che piangeva, un topo che ballava. Bella la vita ch’io son niente e son tutto, viva viva viva i matti come me, che se vogliam l’amore ci ridiamo e poi scappiamo, io vengo da lontano e mi vergogno ch’io non so niente, come un asino piegato sto curvo e aspetto, che domani già lo so si dovrà tirar l’aratro. Viva viva viva i matti come me che si vergognano che non san niente, nemmen che sono. Forza comici dell’arte noi siam pronti si riparte.

Sparisce The Joker. Scende il buio sulla scena. Si incomincia a vedere la luce tremante di una candela arrivare. In realtà sono le candeline di una torta quelle che sono accese e i componenti della compagnia stanno portandola sul palco intonando un " tanti auguri a te". E’ il compleanno di Paolo che finita la canzoncina soffia sulle candeline, spegnendole e facendo piombare il buio in sala.

EVA Chi è che accende la luce?

BIANCA Vai tu Sergio?

SERGIO Io andrei anche, ma non si vede un tubo. Qualcuno ha un fiammifero da prestarmi?

BERTA Ragazzi, vi presento il nostro tecnico delle luci.

EVA Vogliamo muoverci, che questo posto così buio non è che mi piaccia tanto.

PAOLO Sì dai accendiamo le luci, il gioco è bello finché è corto...

ANNA Leo, tira subito giù le mani!

LEONARDO Un momento, come fai ad accusarmi così, al buio?

ANNA Riconosco il tocco...

SERGIO Sarebbe a dire che è recidivo? Dove sei che ti rompo le ossa?

Si accende le luce e si vede Sergio con le mani al collo di Bianca. (In realtà era il collo di Leonardo quello che voleva stringere)

BIANCA Ma sei impazzito? Prova a darti una calmata.

EVA Adesso che si è sfogato starà di sicuro meglio.

SERGIO Scusatemi ma dalla rabbia non ci ho più visto.

PAOLO Guarda che c’era proprio buio.

LEONARDO A parte il fatto che non ho capito perché non dovevi più vederci dalla rabbia...

SERGIO Taci Giuda!

LEONARDO Guarda che io non ho fatto niente.

SERGIO Ah sì? Allora prova a chiedere ad Anna cosa è successo.

ANNA Mi dovete perdonare, credo di essermi sbagliata. Nel senso che al buio, cercando un appoggio, devo avere urtato con il sedere contro il tavolino...

LEONARDO Il mio tocco confuso con un urto ad un angolo del tavolo? Vieni subito qui che ti faccio sentire la differenza. Ehi, guardate che stavi scherzando.

EVA Dai mangiamo la torta, impastata con le mie mani...

BERTA No un momento, prima Paolo deve farci un discorso.

TUTTI IN CORO

Discorso, discorso, discorso...

PAOLO No, dai, lasciate stare... Ma che discorso e discorso... Su fate i bravi... Va bene, va bene. Prima di tutto grazie per questa bella torta; il fatto che penso che non avreste dovuto disturbarvi, non significa fica assolutamente che non mi abbia fatto piacere questa sorpresa. Secondo vorrei farvi notare che il motivo per il quale siamo qui riuniti, non è il festeggiamento del mio compleanno, ma è che dobbiamo provare a mettere in scena uno spettacolo. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno di provare. Coraggio, tra cinque minuti voglio riprendere le prove.

ANNA Dai Sergio facci sentire una bella canzone.

Sergio fa partire una musica festaiola e sulla scena vediamo la festa di compleanno in controluce. Piano piano, si va a buio e termina il primo atto.

SECONDO ATTO

Leonardo in proscenio davanti al sipario chiuso recita il suo monologo.

LEONARDO Eh sì. E’ stata proprio una bella festa quella che abbiamo fatto per il compleanno di Paolo. E’ incredibile ma di compleanno in compleanno, di festa in festa, di baracca in baracca siamo già insieme da tre anni. Mi ricordo quando cominciammo, tutti timidi e timorosi... Ciao Vito. Vito direi che è la dimostrazione vivente di come si è quando si calcano per la prima volta le tavole polverose di un palcoscenico di un vecchio teatro. E’ il nostro ultimo acquisto per quello che riguarda l’ultima campagna di reclutamento attori. Esperienze teatrali precedenti: nessuna, timidezza ai massimi livelli, sopperisce alle lacune tecniche con il cuore. Praticamente è tutto cuore. Speriamo che anche per lui il tempo sia d’aiuto per vincere questa sua timidezza, noi ci siamo già passati, e che anche lui impari a conoscerci e a volerci bene. Attenzione, non è come avere un amico al quale puoi raccontare una qualsiasi cosa; qui, sopra il palcoscenico, non si mente. Infatti neanche qui riesco ad essere un protagonista, proprio come nella vita. Sono in grado di fare qualsiasi cosa, raccontarvi una barzelletta, ballarvi un tip tap, suonare la fisarmonica ballando... Adesso vi racconto una barzelletta... Forse è meglio che vi balli un tip tap... No, vi racconto una barzelletta ballando un tip tap. C’è Pierino che va a scuola. La maestra gli chiede: " Pierino, quanto fa trecentosessantacinque per quattro?" E Pierino risponde: "Millequattrocentosessanta!".. Non ditemi che ve la devo spiegare... Lasciamo perdere. Comunque, tornando a noi, o meglio a loro, io gli voglio proprio bene... Magari voi non ditegli che ho detto una cosa del genere. A proposito di volersi bene, abbiamo tutti assistiti alla nascita di questa storia tra Paolo e Bianca, che non proprio chiarissima. Voglio dire: sono un po' distanti come idee, e questo crea una certa difficoltà. D’altronde gli amori non sono mai facili, oggi come in passato. Magari ci sono dei problemi diversi, ma ce ne sono sempre. Come dire: Romeo sta a Giulietta, come Paolo sta a Bianca. Ora devo andare, ci sono le prove che mi aspettano. Speriamo che adesso le cose vadano un po' meglio di quella lontana sera della festa; un paio di mesi di prove saranno ben contate qualche cosa, anche perché manca ormai poco alla prima. Speriamo bene.

Si apre il sipario e la scena è cambiata. Sulla sinistra vediamo una finestra con vista su Verona, sulle destra una porta e, al centro, la scalinata esterna di una casa. In scena vediamo Eva col costume da Balia, Bianca col costume da Giulietta, Berta col costume di Madonna Capuleti e Anna col costume di Frate Lorenzo. Sono tutti fermi immobili come in una fotografia. Si animano, singolarmente, quando Paolo, che si trova in sala, li chiama in causa e, dopo avere recitato perfettamente la loro battuta escono di scena.

PAOLO Voglio sentire Madonna Capuleti.

BERTA (Madonna Capuleti) Che ne dici? Potrai amarlo? Lo vedrai questa sera alla festa; leggerai sul libro aperto del suo viso la simpatia scritta dalla penna della bellezza. Esamina i suoi lineamenti sposati felicemente tra loro e se poi qualche bel tratto del bel volume ti rimane oscuro, nei suoi occhi ne troverai le note in margine. A questo prezioso libro d’amore a questo non legato amante, per riuscire perfetto manca solo la coperta. Il pesce vive nel mare; c’è gran merito per la bellezza esteriore se copre un’interiore bellezza; agli occhi di molti un libro partecipa alla gloria del suo contenuto solo se chiude sotto fermagli d’oro una leggenda d’oro. Così tu, possedendo lui, ti accrescerai di tutto quanto egli possiede senza perciò diminuirti in nulla.

PAOLO Giulietta?

BIANCA (Giulietta) E anch’io, amore, vorrei. Ma forse ti soffocherei di carezze. Buonanotte... Buonanotte. Salutarti è così dolce pena che vorrei dirti buonanotte fino a domattina.

PAOLO Mi dica Frate Lorenzo.

ANNA (Frate Lorenzo) Le gioie troppo violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo; come la polvere e il fuoco, che al loro primo bacio si consumano. Il più dolce miele riesce stucchevole pel suo proprio dolciore: e già nell’atto di essere gustato scema la voglia. Perciò si deve amare con moderazione, che allora, sì, l’amore dura: chi si scapicolla arriva più< tardi di colui che va troppo a rilento.

PAOLO Balia.

EVA (balia) Corri in camera tua e io vado a chiamare Romeo, che ti consoli: so dove trovarlo. Dammi retta: il tuo Romeo sarà qui a buio. Vado da lui: è nascosto nella cella di Frate Lorenzo.

La scena rimane vuota. Dopo un momento di buio si sente la voce di Leonardo che subito dopo entra in scena seguito da Berta Bianca Eva ed Anna, che rapidamente hanno smesso i costumi di Romeo e Giulietta.

LEONARDO Voi state scherzando vero? Non crederete mica davvero che io salga su un palcoscenico vestito così?

BERTA Perché dove sta il problema?

BIANCA C’è qualche cucitura che ti tira?

LEONARDO Ma a voi chi ve lo ha detto che Mercuzio andava in giro vestito come un deficiente?

EVA Mercuzio era un signore che andava in giro vestito molto elegantemente.

LEONARDO Me lo dovevo immaginare che c’eri di mezzo tu.

PAOLO Guarda che sei perfetto.

ANNA Oserei dire quasi bello.

LEONARDO Ah ah ah... Come siete divertenti... Ma scusate, mi avete guardato anche solo per un momento? Che credibilità posso avere vestito così?

PAOLO E’ chiaro che adesso non esci per strada vestito così, ma all’epoca è proprio così che si andava vestiti. Questo costume dovrebbe aiutarti ad entrare nell’ottica giusta.

LEONARDO No no. Guardate che se non mi cambiate costume io non lo faccio Mercuzio, vi trovate poi qualcun altro. Stiamo mettendo in scena un dramma, ed io mi presento vestito in questo modo ridicolo...

PAOLO (Salendo sul palco) Ma adesso sei ridicolo per forza, lo vuoi essere. E’ il solito discorso... Prima di tutto non ti devi preoccupare della gente che ci sarà a vedere lo spettacolo; voglio dire che ci sarà qualcuno che ti troverà vestito in un modo ridicolo, qualsiasi cosa indosserai, se tu lo vorrai. E’ una questione di presenza, di come ci si pone nei confronti del pubblico, di come stai sul palco. Tu sei Mercuzio, e tu sarai Mercuzio in qualsiasi modo sarai vestito. Fammi vedere lo sguardo fiero, il portamento dell’uomo d’onore. Sì, eccolo Mercuzio, fammi vedere l’uomo che non ha paura di battersi con nessuno, facci sentire inferiori alla tua figura ed al tuo ruolo... Eccolo! E’ questo Mercuzio. Ecco, bravo, perfetto. Avete visto anche voi? Mi raccomando eh? Già che ci siamo con Leonardo bello in tiro proviamo il duello tra Mercuzio e Tibaldo. Vito dai vieni qua che tocca a te provare.

VITO Ah, Paolo, a questo proposito... Forse ci ho ripensato...

PAOLO Come ci hai ripensato?

VITO Non credo di riuscire a farlo, recitare voglio dire.

PAOLO Ma che storia è questa, quando hai provato l’altra volta andavi benissimo. Hai da lavorarci sopra ancora un po', ma sei sulla buona strada. E poi scusa... (Mentendo) ....ma non hai visto come ti guarda Anna quando sei lì che reciti?

VITO Ma come mi guarda?

PAOLO Ma chi?

VITO Anna.

PAOLO E... Come ti guarda... Ti guarda come una donna guarda un uomo... E’ una cosa straordinaria, da non credere.

VITO Tu mi prendi in giro. Faresti qualsiasi cosa purché io faccia Tibaldo.

PAOLO Non mi credi? Allora glielo chiediamo. Anna...

VITO Shhh... Ma sei impazzito? Che figura vuoi farmi fare?

PAOLO Nessuna, solo che tu non mi credi...

VITO No no. Ok, ti credo. Tu dici che se recito le mi possibilità di successo con...

PAOLO Anna?

VITO Shhh.

PAOLO Ehhh.

VITO Tu mi prendi in giro.

PAOLO Vito. Non ti prendo in giro!

VITO Ah. Forza ragazzi che si prova.

BERTA (Entrando in scena) Ma cosa gli hai raccontato?

PAOLO Non ho fatto altro che dargli la motivazione giusta.

EVA (Entrando in scena) E qual è questa motivazione?

PAOLO Quella che da sempre manda avanti il mondo, senza la quale nessuno farebbe niente. (Facendo uscire Eva e Berta)

EVA Ah... Boh?

PAOLO Leonardo dai vieni qua che proviamo. (Paolo scende in platea)

VITO (Inizia recitando male) (Tibaldo) Serrate sotto, che ora gli parlo io. Salute, signori. Una parola ad uno di voi.

PAOLO Provocante, tu sei provocante. Stai cercando la rissa, sei un attaccabrighe. Solo a vederlo ti ecciti al pensiero del duello... Ok? Daccapo.

VITO (Tibaldo) Serrate sotto, che ora gli parlo io. Salute...

PAOLO Guarda che non gli dici mica salute perché ha starnutito. Questo saluto è uno schiaffo di sfida. (Gli fa vedere) Salute. Eh? Va bene, da capo.

VITO (Tibaldo) Serrate sotto, che ora gli parlo io. Salute, signori. Una parola ad uno di voi.

PAOLO Andava bene. Andava bene, sai? Prova solo ad essere un po' più sfrontato. Ancora una volta... Questa volta non vi fermo.

VITO (Tibaldo) Serrate sotto...

PAOLO Scusate, è così che l’avevamo montata questa scena? (Salendo sul palco) Allora vi ho dato un’indicazione sbagliata. Tu prova a spostarti dall’altra parte, tu vieni qua... No, no... Girati un po' così, di tre quarti; tu vagli di fronte. Ohhh, ecco, ci siamo, così sì che va bene, molto meglio. Prego. (Uscendo di scena)

Questa volta la scena è perfetta.

VITO (Tibaldo) Serrate sotto, che ora gli parlo io. Salute, signori. Una parola ad uno di voi.

LEONARDO (Mercuzio) Ad uno di noi? Una parola sola? Accoppiamola con qualche cosa, e facciamo una parola ed una stoccata.

VITO (Tibaldo) Voi mi invitate a nozze, signore, se vorrete darmene il pretesto.

LEONARDO (Mercuzio) Non potreste trovarvelo il pretesto, senza farvelo dare?

VITO (Tibaldo) Mercuzio, tu tieni corda a Romeo.

LEONARDO (Mercuzio) Corda? E che ci hai preso per violinisti? Se ci credi violinisti, non sentirai da noi che stonature. Ecco l’archetto del mio violino che ti farà ballare. Altro che tener corda!

VITO (Tibaldo) Andate in pace, buon uomo: ho qui chi mi serve.

LEONARDO (Mercuzio) Vi serve? Che io sia impiccato, padron mio, se egli porta la vostra livrea. Eh, perbacco, scendete prima in campo, lui vi seguirà; e allora vossignoria potrà dire che è al vostro seguito.

VITO (Tibaldo) Romeo, pel bene che ti voglio, il meno che posso dirti, è "vigliacco".

PAOLO (Recitando le battute fuori scena - in pratica è una voce fuori campo)

(Romeo) Tibaldo, la ragione che ho di amarti supera anche la violenza di questo tuo saluto. Vigliacco non sono. E dunque, addio. Vedo che mi conosci male.

VITO (Tibaldo) Così, ragazzo, non ripari le offese che mi hai fatto: mano alla spada e in guardia.

PAOLO (Romeo) Dichiaro di non averti mai offeso, e di averti caro più di quanto tu non potrai immaginare finché non conoscerai il motivo del mio affetto per te. E con questo, buon Capuleti, tieniti soddisfatto.

LEONARDO (Mercuzio) O prona, calma, ignominiosa sottomissione! Alla stoccata! A cancellarla. Tibaldo, gran chiappatopi, vuoi fartelo un balletto?

VITO (Tibaldo) Ma tu che vuoi da me?

LEONARDO (Mercuzio) Gran re dei gatti, niente altro, per ore, che una delle tue nove vite per trastullarmici un po'. E dopo, le altre otto se non farai giudizio. Vuoi compiacerti di pigliar per le orecchie la tua spada, e metterla a nudo fuori dalla sua pelliccia? Ma presto, che non ti ronzi alle orecchie la mia, prima che tu arrivi a sguainare.

VITO (Tibaldo) Ai tuoi ordini.

PAOLO (Romeo) Caro Mercuzio, giù la spada...

LEONARDO (Mercuzio) Para questa, a te!

Sono ferito. Accidenti alle vostre due famiglie. Sono spacciato. E quell’altro, che è scappato, non ha nulla?

PAOLO (Romeo) Coraggio amico, la ferita non sarà profonda.

LEONARDO (Mercuzio) No. Non come un pozzo, né grande come la porta di una chiesa: ma è quanto basta, e basterà. Venite tutti da me domani, mi troverete all’interrato. Sono condito a dovere, per questo mondo, ve lo assicuro. Accidenti alle vostre due famiglie. Per Giuda! Un cane, un topo, un sorcio, un gatto, graffiare a morte un uomo! Un gradasso, un mascalzone, un ribaldo, che si batte con l’abbaco alla mano. Perché diavolo ti sei masso tra di noi? Accidenti!

PAOLO (Romeo) Volevo separarvi.

LEONARDO (Mercuzio) Aiutami ad arrivare a qualche casa, o vi casco qui. Maledizione alle vostre due famiglie! Di me hanno fatto pasto da vermi. Ah, la mia l’ho avuta e piuttosto soda. Le vostre famiglie! (Finito il recitato di Leonardo entrano in scena, su una musica, tutti i personaggi di Romeo e Giulietta che portano via di peso Leonardo. Dopo un momento Leonardo rientra assieme a Paolo) Allora com’era?

PAOLO Ma ssss...

EVA (Rientrando) Mi veniva da piangere, mi girava la testa... Mi è piaciuto tanto...

PAOLO E’ stata dura ma direi che siamo quasi a posto.

BIANCA (Rientrando) Si vede che c’è una buona mano.

PAOLO Grazie, anche se non credo che il tuo giudizio possa essere attendibile.

BERTA (Rientrando) E il mio giudizio è più attendibile?

EVA Non credo proprio, dal momento che c’era un tale sul palco...

BERTA Eva, non ti è venuta fame? Prova a mandare giù la lingua.

Eva se ne va stizzita.

BIANCA Mi sapresti dire a chi si riferiva Eva?

LEONARDO Domanda retorica, mi sembra.

BERTA Cosa vuoi che sappia io. Chissà quale fantasia si è inventata quell’altra lì.

BIANCA Ma cosa credi che sono cieca? Lo so benissimo a chi si riferiva Eva.

LEONARDO Ma a te cosa te ne frega se Berta non sa essere obiettiva quando ci sono io di mezzo?

BERTA Esatto, cosa te ne frega a te?

BIANCA Niente, niente. Si vede che ho capito male.

Bianca esce di scena.

PAOLO (Seguendo Bianca) Bianca...

LEONARDO Non ti preoccupare, guarda che non c’è niente di male.

BERTA Non hai capito. Non è che non c’è niente di male, è che c’è un equivoco.

LEONARDO Non conoscevo questo tuo lato... Questa timidezza... Mi piace.

BERTA Senti: non voglio essere scortese, però ti voglio dare un consiglio. Dimentica quello che hai sentito un attimo fa.

LEONARDO Non sono quel tipo d’uomo io.

BERTA Quale tipo d’uomo?

LEONARDO Quello che seduce e che abbandona una donna con il cuore infranto. Poi... Non te l’ho mai detto, ma mi capita di pensarti sai?

BERTA Leonardo, ti prego...

LEONARDO No, lasciami dire, lasciami esprimere questi miei pensieri che da troppo tempo tengo nascosti nel mio cuore...

BERTA O mio Dio! Non posso crederci... (Scappa di scena)

LEONARDO Neanche io posso crederci, è troppo bello per essere vero... (Inseguendola)

PAOLO (Rientrando in scena assieme a Bianca) Leonardo di nuovo in azione, povera Berta.

BIANCA L’importante è che tu la lasci stare.

PAOLO Io la lascio stare, però mi dispiace che si trovi nella morsa di Leonardo.

BIANCA Beh, d’altronde se le piace, non le dispiacerà più di tanto.

PAOLO Anche questo è vero. Secondo me sai cosa è successo? E’ successo che ci siamo tutti un po' lasciati contagiare dal clima romantico di Romeo e Giulietta.

BIANCA Come al solito hai la versione romantica delle cose.

PAOLO Guarda che la parte romantica fa parte della vita.

BIANCA (Uscendo di scena) Paolo atterra. Ritorna tra di noi, nel mondo; perché è qui che dobbiamo vivere.

PAOLO (Raccogliendo un foglio sul quale c’è il monologo scritto da Eva ed incominciando a leggerlo e a recitarlo bene) Mi ricordo quando mio padre, quand’ero bambina, mi accarezzava i capelli. Mi sentivo come se fossi stata sotto una cascata, con l’acqua che mi scorreva sulla testa... E oggi, amore ci sei tu ad accarezzarmi i capelli e a far passare le tue mani tra i miei pensieri che mi lasciano con una grande voglia di te. E penso. Penso a cosa sarebbe la vita senza di te, senza amore, senza la primavera e l’estate. Sarebbe come se non ci fosse la musica, ma neanche i rumori, mancherebbero i colori, e verde resterebbe solo il titolo di una commedia. Non ci sarebbe niente di cui ridere. O di cui piangere, non ci sarebbero note o parole dentro di noi. Saremmo un deserto che se sta lì, giorno dopo giorno, accarezzato dal vento e dal sole senza un motivo di esistenza. Apparentemente. Tutto può cambiare però.. Immagina se nel deserto incominciasse a piovere. Quel grande apparente morto mucchio di sabbia incomincerebbe a pulsare di vita e a dare generosamente vita a chi, solo andando lì, ne può godere. E così arriverebbero gli uomini e gli animali che a loro volta incomincerebbero ad amare e a donare vita agli altri e a se stessi. E allora, solo allora, queste migliaia di uomini ed animali avrebbero trovato forse la più grande ed importante cosa per cui vale la pena di vivere... Tu che sei la mia acqua, scorrimi tra i capelli così da lavare via la paura ed i cattivi pensieri ed alimenta il mio fiume come un affluente e mischiamo così la nostra capacità di amare e di vivere e creiamo con il nostro cuore...

Finito il monologo rientra in scena Berta, inseguita da Leonardo, che sono seguiti da Bianca ed Eva.

PAOLO Stop! Alt! Cosa sta succedendo qui?

BERTA Vi prego difendetemi!

BIANCA Leonardo, siamo praticamente nel duemila. Le donne si trattano diversamente che diecimila anni fa.

LEONARDO Ma cosa vuoi insegnare a me come si trattano le donne? La sua è una tattica; è una storia antica, si vuole fare desiderare e, al tempo stesso, mette in pratica una legge che ormai è conosciuta ed assodata: in amore vince chi scappa.

PAOLO (Cercando di dare un senso alla serata) A me non interessa, siamo qui per provare.

EVA (Non considerando Paolo) Secondo me Leo, tu non hai capito bene come stanno le cose realmente.

PAOLO Vorrei rivedere un paio di scene che non mi convincono del tutto...

EVA Credo proprio che Berta non faccia per te.

PAOLO Dai, non stiamo a diventare matti ma un po' dobbiamo provare.

BERTA Leo, insomma, io non solo non ti amo, ma non c’è neanche la più lontana possibilità che io ti possa volere bene.

LEONARDO Esattamente cosa vuol dire?

PAOLO (Seccato) Ma puttana Eva, vogliamo metterci a provare?

EVA Prima di tutto vediamo di moderare i termini.

LEONARDO Non è che tu vuoi cambiare i termini?

BERTA No, e se non ti basta ne ho ancora.

LEONARDO No, grazie. A posto così: ho già capito.

PAOLO Possiamo per favore provare?

BIANCA Certo.

PAOLO Bene, bene. Vorrei rivedere un attimo la scena di Giulietta con Frate Lorenzo, nella cella del frate.

LEONARDO Nella cella del frate?

PAOLO Nella cella del frate.

LEONARDO (Uscendo di scena) Nella cella del frate io non ci sono.

BIANCA Io ci sono: e il frate dov’è?

BERTA Era qui un attimo fa che aiutava Sergio.

EVA Anna. Anna!

ANNA (Arrivando da dietro una quinta seguita da Sergio) Sono qui, cosa c’è?

BERTA Abbiamo interrotto qualcosa di importante?

PAOLO Non era nostra intenzione, scusateci.

BIANCA Se non avete finito possiamo aspettare.

EVA Finito di fare cosa scusate? Cosa ne sapete voi di cosa stavano facendo?

BERTA Lasciamo che sia Sergio a spiegarci cosa stavano facendo.

SERGIO Stavo facendole vedere la mia nuova cassetta degli attrezzi. Dovreste vederla anche voi: è uno sballo.

PAOLO La guardiamo un’altra volta. Adesso proviamo se non vi dispiace. Anna proviamo la tua scena con Giulietta. Pagina ottantadue del copione, dalla battuta successiva a quella di Paride che se ne va... (Tra sé e sé) Ma Paride, dove va?

ANNA (Andandosene e ridacchiando) Non la so.

PAOLO Non la sa. Lei non la sa.

LEONARDO Perché non facciamo una pausa prima di riprendere?

PAOLO Una pausa?

EVA Giusto cinque minuti.

PAOLO Vai con la pausa. (Uscendo insieme a Bianca) Lei non la sa...

LEONARDO Beh, effettivamente penso che tu abbia ragione. Non conoscevo questo tuo lato...

EVA Lato?

LEONARDO Questa tua timidezza... Mi piace.

EVA Dai non fare così che mi imbarazza ancora di più.

LEONARDO ma tu che tipo di uomo credi che io sia?

EVA ma non lo so, non ci ho mai pensato: voglio dire che non ti ho mai pensato come uomo.

LEONARDO Ci tengo a farti sapere che comunque non sono quel tipo d’uomo.

EVA A dire il vero non mi interessa più di tanto sapere che tipo di uomo sei.

LEONARDO Comunque, a parte che non sono uno che seduce e che poi abbandona una donna, non te l’ho mai detto, ma mi capita di pensarti sai?

EVA Leonardo, cosa hai bevuto? Guardami, sono Eva.

LEONARDO No, lasciami dire, lasciami esprimere questi miei pensieri che da troppo tempo tengo nascosti nel mio cuore.

EVA Non posso crederci: anche tu hai un cuore?

LEONARDO Neanche io posso crederci, è troppo bello per essere vero.

EVA Scusami, ma mi viene come da piangere. (Eva scappa singhiozzando. Leonardo, dopo uno sguardo seccato al pubblico la insegue)

BERTA (Rientrando insieme ad Anna) Sono proprio contenta, abbiamo messo in piedi proprio un bello spettacolo. Non so come sia stato possibile, ma ci siamo riusciti.

ANNA Effettivamente è stata dura anche quest’anno. Ti ricordi in che stato eravamo anche solo due mesi fa?

BERTA Sono stata li lì per cedere... Però poi arrivare qui ne vale sempre la pena. E’ per questo che sono disposta a sopportare di tutto, per questa grande emozione che ci regaliamo alla fine.

ANNA A proposito di emozione... Cosa ne dici tu di Sergio?

BERTA Mi sembra una brava persona, perché?

ANNA Io lo trovo carino.

BERTA Se vuoi far colpo ho qualche cosa che ti può aiutare. Se vieni con me ti faccio vedere qualcosa.

ANNA Dove sei? Dove andiamo?

BERTA Da questa parte, andiamo... Magari ti faccio sentire qualche profumo eh?

Escono di scena Berta ed Anna, rientra Paolo che dopo la sua battuta esce subito.

PAOLO Allora, finita la pausa... Ma dove sono andati tutti?

VITO (Rientrando con Anna) Anna, ecco, scusa, volevo, cioè, insomma, un po'...

ANNA Sì, sì, dimmi pure.

VITO Nel senso che, vorrei, cioè, no, magari, forse, nel caso...

ANNA Com’è che non capisco?

VITO Lasciami parlare; ascolta: " Un Romeo innamorato suona un serenata di strada, rasserenando i cuori di tutti quelli che sentono la canzone d’amore che ha scritto. I suoi passi illuminati dai lampioni di strada accompagnano le sue parole d’amore che dicono qualcosa come: "Tu ed io insieme, cosa ne dici?".. Giulietta pensa: Romeo tu stai affondando i tuoi colpi nel mio cuore. Affacciata alla sua finestra canta: "Il mio uomo è tornato." . Nessuno può riuscire a cantare così, non c’è niente che si possa fare. Giulietta quello che canto l’ho imparato dalle stelle che ho visto quando mi sei esplosa nel cuore, facendomi dimenticare tutte le altre canzoni. Come posso pensare che tutto ciò possa cambiare? Siamo arrivati da strade diverse, ma adesso sono come una strada sola; stessa sporcizia, stessa luce, ma il nostro sogno era lo stesso. Ho sognato il tuo sogno per te, e adesso il tuo sogno è realtà: come puoi guardarmi come se fossi solo un altro uomo? Non so parlare come loro parlano in televisione, e non so scrivere canzoni d’amore come si dovrebbe. Non so far niente, ma farò tutto per te. Non so fare niente altro che essere innamorati di te.".

ANNA Ma è bellissimo. L’hai scritto tu per me?

VITO No, l’ha scritto Mario Serafini, un mio amico poeta... Però l’ha scritto per te.

ANNA Ah, ho capito. Comunque grazie Sergio. (Gli dà un bacino sulla guancia ed esce di scena)

VITO Come grazie Sergio? Io sono Vito... (Esce di scena sconfortato)

Rientra Paolo seguito da tutto il gruppo.

PAOLO Ragazzi forza, venite tutti qua. Sedetevi un attimo. Anche voi. Volevo solo dirvi che ci siamo: lo spettacolo c’è, e lo abbiamo tutti qui, dentro di noi. E’ nostro e nessuno potrà mai portarcelo via. Come nessuno potrà mai portarci via la grande emozione di avere amato questi personaggi e di avere fatto in modo che anche chi ci verrà a vedere alla fine vorrà bene a questi personaggi. Pensate, mancano solo due giorni e avremo la possibilità di vivere un grande momento. Viviamolo tutto, fino in fondo, con tutta l’emozione possibile; dopo ci rimarrà solo un ricordo, bello speriamo. Va bene, ognuno al proprio posto. Vorrei rivedere ancora una volta la scena della balia, di Madonna Capuleti e di Giulietta. Quelli che rimangono fuori sono pregati di non disturbare. (Escono dal palco Vito, Leonardo, Anna e Sergio. Paolo scendendo in sala dice la sua battuta) Voi ì, lì sopra, fatelo come se qui ci fosse un pubblico.

La scena è perfetta.

BERTA (Madonna Capuleti) Basta, basta, ti prego, fa silenzio.

EVA (balia) Sì, padrona. Ma come si fa a trattenersi dal ridere? Lei che smette di piangere e dice: "Sì.".. Eppure, giurabacco, aveva qui, proprio in mezzo alla fronte, un bozzo grande come un fagiolo di galletto, eh, una botta di niente! E piangeva forte. "Ohe, fa mio marito, caschi a pancia in giù? Quando sarai all’età buona, a pancia all’aria cascherai, eh, Luletta?" E lei che s’accheta e fa: "Sì.".

BIANCA (Giulietta) Chetati, adesso, tu, ti prego, bali; ti prego.

EVA (balia) Zitta, ho finito. Che Dio ti abbia sempre nel suo registro. Eri il più bel batufoletto di quanti mai ne ho allattato. Poter viver tanto da vederti un giorno maritata, e morirei contenta.

BERTA (Madonna Capuleti) O Maristella! Maritarla: appunto a questo volevo venire. Dimmi, Giulietta mia, sei disposta a maritarti?

BIANCA (Giulietta) E’ un onore che non oso nemmeno sognare.

EVA (balia) Un onore. Brava. Se non fossi stata io la tua balia, ed io sola, direi che hai succhiato dalle poppe latte e giudizio.

BERTA (Madonna Capuleti) Bene. E allora pensiamo a queste nozze. Ragazze, qui in Verona, più giovani di te, degne persone, sono già spose e madri: salvo errore, io ero già tua madre alla tua età e tu sei nubile ancora: il nobile Paride ti ha chiesta in moglie.

EVA (balia) Un uomo quello, bambina mia, che tutto il mondo... Insomma un uomo che nemmeno a impastarselo nella madia.

BERTA (Madonna Capuleti) L’estate di Verona non ha più bel fiore.

EVA (balia) Questo poi sì, proprio un bel fiore.

BERTA (Madonna Capuleti) Che ne dici? Potrai amarlo? Lo vedrai questa sera alla festa; leggerai sul libro aperto del suo viso la simpatia scritta dalla penna della bellezza. Esamina i suoi lineamenti sposati felicemente tra loro e se poi qualche bel tratto del bel volume ti rimane oscuro, nei suoi occhi ne troverai le note in margine. A questo prezioso libro d’amore a questo non legato amante, per riuscire perfetto manca solo la coperta. Il pesce vive nel mare; c’è gran merito per la bellezza esteriore se copre un’interiore bellezza; agli occhi di molti un libro partecipa alla gloria del suo contenuto solo se chiude sotto fermagli d’oro una leggenda d’oro. Così tu, possedendo lui, ti accrescerai di tutto quanto egli possiede senza perciò diminuirti in nulla.

EVA (balia) Diminuirsi? Eh, perbacco, ingrossare. Le donne ingrossano per via degli uomini.

BERTA (Madonna Capuleti) Dillo franco: potrai riamare Paride?

BIANCA (Giulietta) Vedrò di amarlo, se il vederlo accende l’amore. Ma gli occhi miei non si spingeranno oltre il segno posto dal vostro consenso al loro volo.

BERTA (Madonna Capuleti) Ti seguiamo Giulietta, il conte Paride è ad aspettarti.

EVA (balia) Va figliuola e procurati notti felici se vuoi felici giorni.

Eva fa una risata sulla quale si abbassano le luci e si chiude il sipario, dal quale spunta The Joker che, accompagnato da una musica, fa un monologo.

THE JOKER

Vista una viste tutte,

passan gli anni cresce la storia

ma per l’uomo non c’è gloria.

Ed ai giovani candidi e fragili

non neghiamolo,

gli amori non sono mai facili.

Stata gioia, stata tedia

è finita la commedia.

Mi dispiace a fine atto,

di dover rifare il matto,

ma dal gioco della vita

abbiam fatto una sortita,

abbiam finto per un tratto

di giocare insieme al matto.

CI sia il sole o sia tempesta

ci sia caldo o freddo fuori,

io ringrazio questi attori.

A questo punto si riapre il sipario dietro al quale ci sono tutti gli attori schierati.

Ed a un pubblico siffatto

di persone assai garbate

un saluto, un inchino e...

FINE