Gli angeli sono con noi

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Mistero in un atto

di T. B. MORRIS

Titolo originale: I WILL ARISE (Voglio risorgere)

Versione italiana di Sergio Cenalino

da IL DRAMMA n. 144 del 1° Novembre 1951

LE   PERSONE

PRIMO CITTADINO

SECONDO CITTADINO

TERZO CITTADINO

ALTRI CITTADINI (la parte moderna del Coro)

LUCIFERO, l'Angelo maledetto

MICHELE, l'Angelo celeste

PRIMO PELLEGRINO

SECONDO PELLEGRINO

TERZO PELLEGRINO

ALTRI PELLEGRINI (la parte medievale del Coro)

L'ARCHITETTO

LA GIOVANE DONNA

IL GIOVANE UOMO

Tutti i diritti sono riservati. Non è permessa la rappresentazione, la messa in onda e ogni qualsiasi adattamento senza il consenso della Società Autori.

« Voglio risorgere » non è la parola d'ordine dei fedeli di una Chiesa: è il comune denominatore  delle aspirazioni di tutti gli uomini che, affranti, vorrebbero libe­rarsi dalle miserie della vita. Le vie sono molte, ma  l'uomo moderno, che ha sa­puto negare Iddio, ha ritrovato  in sé  la fonte del male che lo circonda e  lo minaccia e nella costernazione della sua solitudine è condannato a ripudiare ogni speranza. Per uscire da questo vicolo esistenziale l'uomo attende che nel timoroso isolamento in cui è ridotto giunga una voce  qualsiasi a ridargli il senso  della sottomissione alla gioia e al dolore che gli pervengono dall'esterno. Questa voce è l'amore: l'amore della giovane coppia che trionfa di ogni disperazione ed ha il potere di rialzare la croce, il simbolo dell'amore divino.  Poco ortodosso, forse, questo «mistero », ma tanto più profondamente umano e attuale.

La scena rappresenta una cattedrale in rovina. Il palcoscenico è suddiviso in piani a diverso livello, collegati fra loro da gradini, per dar modo al coro di spostarsi liberamente. Al fondo, e nella posizione più elevata, vi è un altare dietro al quale è caduta una grossa croce di legno ed è rimasta obliquamente appoggiata ad un braccio. Qua e là pilastri mozzati. Archi infranti sono sospesi sulla scena. Dietro l'altare una o più finestre con alcuni resti delle loro antiche vetrate a colori.

PROLOGO               che può essere recitato dall'Architetto, in abiti moderni.

Prestate attenzione, affinché vi possiamo rappresen­tare la nostra scena. Questa è una rovina dove un tempo splendeva grande bellezza. Tutta sconvolta giace la croce e l'antica decorazione di legno inta­gliato e dorato è scomparsa. E guardate le occhiaie vuote delle finestre. I pilastri infranti s'arrestano verso la volta del Gelo come le orazioni dell'uomo che prega lamentosamente. Prestateci qualcosa di più della sola attenzione. Con noi avete la vostra parte fra queste scure rovine. Cattedrale distrutta e cuore devastato: che altro siete, del resto, se non la stessa cosa? Cresceva bontà ove ora è desolazione. Né ci rivolgiamo soltanto a coloro che piangono, giacché siete tutti uguali ad essi.

(La musica di una marcia solenne o di lamento inizia quando il prologo termina. I cittadini entrano lentamente da tutti i lati, anche dalla platea, te­nendo il capo chino e si raggruppano sul piano infe­riore in atteggiamento di umiltà. Alcuni sono ingi­nocchiati, altri rannicchiati a terra o in piedi a capo chino. La musica si interrompe).

Primo Cittadino     Siamo venuti in un luogo tetro e in un'ora buia...

I Cittadini          In una cattedrale distrutta che sim­bolizza la rovina di noi stessi, delle nostre vite e speranze, la rovina del nostro mondo.

Primo Cittadino     Fuori dalle tenebre rivolgiamo la nostra preghiera...

Secondo Cittadino O almeno ciò che noi in­tendiamo per preghiera...

Primo Cittadino      Ma chi ci ascolterà ora?

Secondo Cittadino Chi presterà attenzione a coloro che sono nati sotto una cattiva stella?

Terzo Cittadino     Vi è qualcuno che può ascoltarci?

Primo Cittadino     Ci sono forse orecchi per le voci che piangono la scomparsa del bene da noi stessi, dal mondo dell'uomo?

Secondo Cittadino    Lamentiamo la dipartita della bontà  che con  poca cura ci  siamo lasciati sfuggire.

Terzo Cittadino      Abbiamo rattrappito le nostre anime nel piacere e nel dolore delle cose terrene e così siamo caduti nella desolazione. 

I Cittadini         Le nostre anime sono avvizzite e vanno disperse come.foglie secche sbattute dalla bufera infernale. Quantunque non abbiamo dimenticato il dovere di pregare abbiamo però perso la forza e il senso della preghiera. Persa la fede nella preghiere.

(I cittadini si alzano in piedi e sollevano il  capo. Le voci di quelli che parlano aumentano di tono e divengono più rapide e pressanti, susseguendosi  velocemente una all'altra) 

PrimoCittadino     Non sempre abbiamo sofferto queste tenebre e questo dolore. Abbiamo avuto gio­vinezza e gioia - gioia nella forza del nostro sangue e gioia nell'eccitazione della creazione - quando all'alba la speranza era l'amata compagna...

Secondo Cittadino Eravamo a conoscenza di questa promessa e ci animavamo per il raggiungi­mento, considerandoci alla stregua di quelli che si elevano ed ascendono oltre il comune nella piena perfezione...

Primo Cittadino     Ascendono nel più profondo azzurrodello spazio infinito, luminosamente adornato da miriadi di mondi...

Terzo Cittadino     Ascendono e oltrepassano i miseri legami dell'esistenza...

Primo Cittadino     Nella contemplazione di Dio!

I Cittadini          Eravamo a conoscenza di questa promessa. Abbiamo imparato a leggere i disegni di Dio nei riguardi dell'uomo, scritti chiaramente nei suoi occhi.

(Riassumono nuovamente i loro primitivi atteggiamenti di umiltà).

Primo Cittadino      Ma che sarà ora di noi, che avendo vista la luce abbiamo scelto le tenebre?

Terzo Cittadino     Che abbiamo commesso l'ul­timo peccato: la perdita della fede...

Secondo Cittadino   Che soffriamo l'ultima pena: la perdita della speranza.

Terzo CittadinoAbbiamo distolto i nostri occhi dai disegni divini per rivolgerli al più ignobile intento di ogni uomo.

Primo Cittadino     E così siamo giunti nelle te­nebre. Le nostre parole sono frecce lanciate verso il nulla, che ricadono su noi stessi.

I Cittadini          Lanciate contro il nulla... nulla. (Un colpo di tuono o un breve stridio di musica dissonante. Lucifero balza da sinistra con la spada sfoderata in mano).

Lucifero               (con una voce enorme, terribile)   Caos! Iddio creerà nuovamente un mondo dal caos?

(Tende le sue ampie braccia per indicare le rovine che lo circondano. Altri colpi dì tuono) 

Guardate cosa ho fatto io del vostro mondo! Io sono Lucifero, il signore del vostro mondo distrutto! La civiltà è infranta! Guerra! Pestilenza! Fame! Il demonio ri­prende ciò che è suo!

(Lucifero ride rumorosamente e percorre la parte inferiore della scena. I cittadini che si erano ritratti con evidente timore, indietreggiano ancora allorché egli li minaccia. In seguito egli ride di nuovo, muta il suo tono che diventa cinicamente comprensivo e si indirizza a loro con maggior confidenza)

Ho inventato una bella suddivisione dei peccati, sette mortali distinti dagli altri, oh, dai pochi altri... E voi li avete presi tutti, e da parte vostra avete fatto qualcosa di meglio: avete fatto l'opera del diavolo con molto garbo, grazie! Ora il mondo è distrutto! L'umanità finita! E' tornato il caos!

(Lucifero guarda i cittadini, godendo del loro terrore. Michele entra in scena dalla destra, lentamente, e si pone a fianco dell'altare nel punto più elevato. Porta la spada inguainata, ma le sue mani sono legate da un nastro rosso. Lucifero, che non ha visto Michele, continua a parlare ai cittadini ora in tono calmo e amichevole) 

Ma non lasciatevi spaventare da me. Non c'è alcun motivo di allar­marsi. Il caos è un confortevole stato di confusione, se lo guardate a modo mio, e il mondo disordinato lo amerà. E non preoccupatevi della perdita della fede. Non è richiesta la fede, dovete soltanto obbedirmi.

Michele                (con squillante bellissima voce)   Lu­cifero!  

(Lucifero balza di fianco sibilando dalla paura; in posizione raccolta, semi-china, con la spada pronta contro ogni attacco. Quando vede che Michele ha le mani legate, ride. Pure i cittadini si rivolgono meravigliati verso Michele).

Lucifero               (divertito)   Di che si tratta, Michele? Vi piace la schiavitù, eh?

(Lucifero si avanza verso Michele conservando la posizione di difesa, quasi intendesse balzargli addosso, ma Michele rimane immobile).

Michele                (calmo)   Vedo che hai dimenticato il giorno della nascita del mondo, in cui, dal più ec­celso pinnacolo del Cielo, ti sprofondai...

(Lucifero indietreggia un poco) 

Tu hai dimenticato come tutti i figli della luce scacciarono le tue falangi dal firma­mento e ti precipitarono da stella a stella vertigino­samente, attraverso la luce e il vasto spazio ceruleo, finché i Cieli furono liberati dalla superbia.

Lucifero               (riprendendosi e in tono di sfida)   Il mio orgoglio! Ahimè, il mio orgoglio così simile a quello che voi dovreste avere, potrebbe sfidare la vostra potenza, e far abbassare gli occhi a Dio, come ha già fatto.  (Fieramente)  Lucifero! Il primo figlio della luce. Signore delle tenebre! Signore del proprio dominio! Condizione migliore della vostra, Michele, costretto ad incretinire e a fare il lezioso attorno al Trono della Grazia.

Michele             (con crudezza) Non esiste Trono di Grazia per te e per quelli che caddero con te. Sta scritto che noi dovremo lottare ancora.

Lucifero            Vi sciolgano le mani, allora... Voi che avete legato i peccati del mondo.

 (Lucifero balza presso Michele minacciandolo con la sua spada, ma Michele lo affronta con serenità per cui nuovamente Lucifero deve ritrarsi).

Michele               La mia schiavitù è noiosa, non lo nego e un Arcangelo non sopporta di buon grado questo trat­tamento indegno. Ma sta scritto che noi dovremo lottare ancora ed io ti attaccherò per migliaia d'anni.

Lucifero              Scritto dove? Nei Cieli? Ma la bella pagina del Cielo si è sempre guastata in terra. La terra è mia, mio tutto quello che contiene. Le genti della terra sono in mano mia, tutte, tutte! Ho fatto loro dei regali: guerra, pestilenza, fame, incertezza e desolazione! Guardate infatti come mi amano per­dutamente!

(Indica i cittadini che hanno seguito il dibattito con evidenti segni di speranza e di timore. Michele si avvicina a loro).

Michele               Genti della terra, avete spezzato lo slancio della preghiera e senza fede, come potete osare di giungere all'orecchio di Dio?

I Cittadini           (mormorando)   Celeste San Michele, ascoltaci, aiutaci!

Michele               Abbiate coraggio! Dio è sempre mise­ricordioso. Mi invitò a venire in vostro aiuto. (Alzando le mani legate)  Però sono trattenuto dal vostro peccato. Guardate! Stornarvi dal vostro peccato contro la fede e liberare le mie mani: questo è il mio compito!

(I cittadini accennano ad avvicinarsi a Michele, mia Lucifero si pone in mezzo costrin­gendoli, con un lungo fendente della sua spada, a ritrarsi con precipitato timore).

Lucifero              Temerari! Indietro! Tornate nelle vo­stre tenebre!

Michele               Restate, uomini di poca fede! Siate fidenti e fermi affinché possa sciogliere le mie mani e scacciare per sempre le tenebre dalla luce!

(I cittadini si rannicchiano spaventati dalle minacce di Lucifero. Lucifero ride).

Lucifero              Ah, guardate come vi aiutano, Michele! Essi amano i miei graziosi trastulli.

(Lucifero sprezzante benché vigile, indietreggia un po' verso sinistra, lasciando il palcoscenico a Michele).

I Cittadini          Cosa faremo? Ohimè, cosa faremo? Dov'è redenzione per coloro che sono come noi?

Michele               La redenzione non è mai lungi dal pentimento, poiché Iddio è misericordioso con gli uomini e gli uccelli. Però il solo pentimento non vi darà misericordia. A voi è richiesto qualcosa di più:  è richiesto il coraggio di impadronirsi ferma­mente della fede e della speranza e di affrontare nuovamente le vuote occhiaie di quel cranio che sul Golgota sfavillava; il coraggio di guardare oltre, di tendere all'ammirevole quiete di Dio.

Primo Cittadino     Noi abbiamo coraggio.

Secondo Cittadino L'abbiamo messo alla prova, il nostro coraggio.

Terzo Cittadino      Quale generazione degli uo­mini ne ha dato miglior saggio?

Michele               I figli degli uomini non furono mai estranei al coraggio e a dire il vero vi siete compor­tati come uomini in questi giorni mentre la terra tremava e si avviliva nel futile travaglio. Avete in­neggiato alle vostre opere. Ciò che avete fatto avrà grande importanza nel cantico della terra finché la lingua, la mente e il cuore dell'ultimo uomo lan­guirà... Però questo non è puro coraggio. Vi è della scoria nell'oro, il pericolo e il fuoco non l'hanno ancora purificato del tutto. Io darò coraggio a chi ha fatto del suo cuore un ardente crogiolo per vivi­ficare e purificare l'oro.

I Cittadini           (disperati)   Oh! Cosa mai servirà il coraggio dell'uomo comune, dell'uomo della strada?

Secondo Cittadino Non siamo signori e con­dottieri di uomini che possano fare grandi cose, sia nel bene che nel male...

Terzo Cittadino     Capaci di interpretare le il­luminate parole che troviamo sulle grandi pagine della storia.

Primo Cittadino      Persino nel lavoro siamo dei comuni uomini della strada, delle comuni donne di casa che non hanno grandi nomi...

Michele                (gentilmente)   Gesù, figlio di Giuseppe, falegname di Nazaret aveva un gran nome finché fece quel mestiere?

Lucifero               (sogghignando)   La sua fede ha ab­bandonato la sua chiesa. La sua chiesa è in rovina.

Michele                (con austerità)   Ogni pietra fu rivoltata, ciò malgrado le preghiere che consacrano questo luogo, la fede di quelli che costruirono per la gloria di Dio, i canti di chi cantò per ringraziare Iddio, le inquietudini di coloro che offrirono le loro in­quietudini a Dio, dovrebbero preservarla intera­mente e perfezionarla in Lui attraverso tutti i secoli, dalle tenebre alle tenebre.

(Rivolgendosi ai cittadini) 

Ascoltate! Non potete sentire queste voci che cantarono cinque secoli fa con una semplice e per­fetta fede?

(Michele ha voltato il capo e sta ascol­tando. Debole musica di un canto medievale, op­pure, se preferibile, voci senza accompagnamento che cantano un vecchio inno o salmo, con molta leggerezza, affievolite dalla grande distanza. I cit­tadini si alzano e si raggruppano in una parte del piano inferiore del palcoscenico, di fronte a quella che occuperanno i pellegrini, rimanendo ad ascoltare incantati, momentaneamente pieni di spe­ranza. In seguito la musica o il canto delle voci aumenterà di volume fino a rendersi chiaramente comprensibile. I pellegrini penetrano nella catte­drale dalla porta di fondo del teatro ed avanzano come fossero in processione attraverso tutta la pla­tea cantando sempre, salgono sul palcoscenico e si dispongono sul piano inferiore dinanzi ai cittadini.

Essi non vedono i cittadini, non si accorgono delle rovine della cattedrale, perché vivono sempre nel passato. Michele e Lucifero sono loro invisibili. Michele sale sul piano più elevato del palcoscenico a fianco dell'altare, sulla destra. Lucifero rimane ben a sinistra sul piano mediano, vigilando con ansia. 1 pellegrini restano in gruppo e sul piano inferiore finché hanno terminato di cantare e di pronunciare le seguenti battute).

Primo Cittadino      (intimorito)    Essi non ci ve­dono, non vedono gli angeli.

Secondo Cittadino Tuttavia noi li vediamo. Che miracolo è questo?

Primo Pellegrino     (un dignitoso vecchio, guardan­dosi in giro)    Bene, eccoci arrivati, amici, alla fine del nostro pellegrinaggio. Questa è la cattedrale.

Secondo Pellegrino(una donna grassoccia e lo­quace)    È una magnifica costruzione, senza dub­bio e deve essere costata una bella somma. Però a dire il vero qua saranno avvenute delle meravigliose guarigioni e miracoli sorprendenti. Dio e San Michele santificheranno queste mura, ci si può contar sopra...

Terzo Pellegrino     (una giovane ragazza)    Bel­lissimo! Dio e i suoi santi debbono essere di certo contenti di dimorare in una simile casa.

Secondo Pellegrino (la sua lingua non può star ferma, benché sia buona)    Ed io mi stupisco se il mio Tommaso ancora adesso è tormentato dai suoi dolori alle articolazioni? Per una cosa sola, per questo io sono venuta, sebbene egli continui a voler prendere un gallone di birra a colazione, e questo lo posso dire a tutti che è veramente troppo, di modo che non c'è dubbio che quei dolori siano •prodotti dalle sue abitudini. Ahimè! il buon San Michele avrà un compito difficile per curare Tommaso.

Lucifero               (canzonando Michele)   Altro lavoro per voi, Michele. Non rimanete qua ozioso. Affret­tatevi a curare Tommaso...

(Nessuno si accorge che Lucifero ha parlato).

Secondo PellegrinoE poi c'è anche il mulo di Gaffer Woodrow. Il diavolo se ne è impossessato. (Lucifero se ne ride, ma nessuno se ne accorge)   Il povero Gaffer prima di partire mi dice: « Gossip Bounce, dite una preghiera per far cessare la male­dizione sulla mia bestia, mi dice, so che è una cosa superiore a quella che può fare un mortale ed io ne sono dolorosamente afflitto ».

Terzo Pellegrino    Ma non è ridicolo doman­dare simili cose a Dio? Un mulo?

Primo Pellegrino    Noi possiamo rivolgere a Dio preghiera per tutte le afflizioni, per i nostri malanni, il tempo cattivo, i raccolti, gli animali. Dio sa tutto. Dio ha fatto i muli come ha creato gli uomini.

Secondo Pellegrino Sono certa che se io non prego Iddio per il mulo, non si otterrà un bel niente, e l'animale non si muoverà di un passo... a meno che questo sia di suo gusto.

Terzo Pellegrino    Io venni prima di tutto per vedere le meraviglie della cattedrale, e qui dirò le mie solite preghiere.

Secondo Pellegrino(contrariata)    Per avere un buon uomo, una casa e un paio di marmocchi, non si discute. Sono le preghiere delle ragazze. (Confidenzialmente)   Prega per due piccoli e non di più. I figli ci sono generalmente dati con mag­gior abbondanza di quella che noi povere donne possiamo veramente volere...

(Risatine degli altri pellegrini. Il terzo pellegrino, la giovane ragazza, è confusa).

Primo Pellegrino     (volgendosi al secondo pelle­grino)    Gossip Bounce, tutti sanno che siete una buona donna e una buona vicina; però la vostra lingua è troppo lunga... siamo in chiesa.

Secondo Pellegrino E dove, meglio che in chiesa, una persona potrebbe parlare sinceramente?

Primo Pellegrino     (pensoso)    Sì, Dio dovrebbe essere presente nelle piccole come nelle grandi cose; però nelle nostre preghiere non dimentichiamo co­loro che avrebbero dovuto venire con noi, ma che per mancanza di tempo o di denaro hanno rinunciato.

Secondo Pellegrino Ne ho parecchi da ricor­dare... Ed essi debbono viaggiare nella mia povera testa di donna... che non sa scrivere e leggere.

(Comincia a contare sulle dita, alquanto agitata, bor­bottando da sola. Gli altri pellegrini salgono i gra­dini che conducono all'altare e si inginocchiano allineati nel senso della larghezza della scena, men­tre il secondo pellegrino continua a cercare fervo­rosamente di ricordare tutti quelli per i quali ha da pregare).

Lucifero               (sorridendo)    Guarda quella vecchia pettegola. Voglio andarle a suggerire un cattivo pensiero negli orecchi.

(Si avanza verso lei, ma Michele lo ostacola, ponendosi in mezzo).

Michele               Indietro, Lucifero! Lei lavora per il Signore!

Lucifero               (tornando indietro sghignazzando)    Al­lora Dio ama scegliere degli agenti ben strani.

Michele                (freddamente)    È sempre stata la Sua abitudine. 

(Il secondo pellegrino accorgendosi di essere rimasto solo, si precipita fra gli altri, piom­bando sulle ginocchio in un posto rimasto vuoto).

Primo Cittadino      (intimorito)    Possibile che non vedano le rovine della cattedrale?

Terzo Cittadino     Vivono nel passato, ve l'ho già detto.

Secondo CittadinoHanno fede. Offrono a Dio i loro guai piccoli e grandi, con l'assoluta certezza d'essere esauditi...

I Cittadini           Sapevano che Iddio li ascoltava. Non ebbero mai un dubbio.

Primo Cittadino     Mentre noi siamo oppressi, afflitti da un pesante fardello: la perdita della co­noscenza di Dio.

Secondo Cittadino Nondimeno conserviamo la conoscenza, dei nostro peccato.

Primo Cittadino     Perché non siamo più sem­plici come loro, adulterati dall'età della macchina, dal progresso della civiltà...

Terzo Cittadino     Se si può chiamarlo pro­gresso.

Primo Cittadino     ...che così ci hanno ridotti.

Secondo Cittadino E nessuno può più aiutarci... Da noi soli non possiamo.

I Cittadini          Da noi soli non possiamo.

Lucifero               (con calma indirizzandosi ai cittadini)  Non impressionatevi di queste visioni del passato. Potete vedere qualcosa di meglio al cinema, ogni settimana. E non lasciatevi sorprendere dalla loro apparente pietà. Non furono affatto migliori di voi. L'unica differenza è che voi avete cessato di fingere con voi stessi. Attualmente solo i ragazzi fingono.

(Michele lancia un altro appello ai cittadini).

Michele               Non confondete la realtà con la fin­zione, abbandonando il sole per rivolgervi alla can­dela. Non avete più cuore per elevarvi nell'adora­zione e nel rischio? Non avete più occhi per am­mirare le vigorose ali degli angeli sempre al vostro fianco? Né orecchi per udire la musica delle stelle che rivolgono tutte assieme a Dio il loro canto di gioia? Esse cantano come cantavano quel giorno in cui  Dio,  l'Architetto, collocata la chiave di volta nel Suo grande arco che contiene tutto l'universo e tutti gli spazi del firmamento, disse:   « È fatto, e sta molto bene! ».

Lucifero               (sghignazzando)   Il vostro repertorio è logoro, Michele. Essi hanno dimenticato la Crea­zione come anche gli antichi miracoli. Sanno che il maschio e la femmina furono creati, e l'hanno scoperto da soli, ma questo argomento li interessa e li appassiona soltanto più nei racconti delle riviste e nei cinematografi. Se vi informaste da me, vi consigliere; qualcosa di più aggiornato, il miracolo del grande bombardiere quadrimotore, oppure la disintegrazione dell'atomo che ha lanciato la mia ultima moda per la morte, la poesia del complesso meccanicismo o la complessità degli uomini po­litici. Siete a corto di idee, Michele!

Michele                (con disprezzo)   Tirati indietro, tu che sai solo dileggiare gli sciocchi e illuminare il ghigno del pazzo che ride. Con l'aiuto di Dio, io prevarrò su di te.

I Cittadini           (riprendendosi un poco)   È possibile che ricominciamo di nuovo a vedere un barlume di verità oltre l'abbagliamento della menzogna?

Primo Cittadino     È possibile che questa buona gente, fuori del loro tempo, possa mostrarci quanta fede avevano, quantunque un po' bizzarra?       

Lucifero              No! Quel lumicino di fede è scomparso.

Michele               Vi è una luce nelle tenebre, sebbene le vostri menti ignorino che a Dio tutto è possibile (I pellegrini si rizzano in piedi).

Primo Pellegrino    Voglio sollevare gli occhi al cielo, da cui viene il mio soccorso.

I Pellegrini         «Il mio soccorso viene sempre dal Signore, che ha creato il cielo e la terra».

Terzo Cittadino      Deve essere una cosa bellis­sima avere una fede come quella.

Secondo Cittadino Averla inoltre in ogni mo­mento della nostra laboriosa vita.

Lucifero               (con rabbia)   Questa storia è andata alle lunghe abbastanza. (Volgendosi ai cittadini)  Vi dico che essi sono della vostra stessa pasta, deboli come voi. Parlano come dei bambini che non abbiano mai visto la realtà. Voglio farvi vedere quante vale la loro fede.

(Rapidamente risale sul piano più elevato, mettendosi fra i pellegrini  e l'altare) 

Pellegrini! Non potete aver Dio senza di me. Guardate

(I pellegrini lo guardano trattenendo il fiato e poi fuggono inorriditi).

Secondo Pellegrino Capperi! Quello è il diavolo...

Primo Pellegrino    Lucifero?! Qui presso l'altare?

Terzo Pellegrino    Qui fra la preghiera e la bellezza offerta a Dio?

I Pellegrini        (inorriditi)   Le nostre preghiere hanno perso forza? Se non possiamo evitare il diavolo, come faremo a raggiungere Dio?

Lucifero               (ferocemente)   Io sono fra voi, sciocchi che credete che tutti i vostri mali, le vostre sofferenze, le vostre guerre e i  timori delle carestie o della morte che vi minacciano continuamente, possano scomparire con un semplice pellegrinaggio ad un fabbricato di legno e di sassi...

Michele               Un luogo di preghiera.

Lucifero               (ai pellegrini)  Guardate la croce! I credete salda e dritta... guardatela un po' di nuovo (Lucifero fa un ampio gesto verso la croce. I pellegrini guardano e restano terrificati).

I Pellegrini          (con costernazione)   La croce è caduta! Chi ha osato abbatterla?

Primo Pellegrino     (a Lucifero)   Voi siete il nemico! Voi avete osato tanto.

Lucifero              E Dio non è stato capace di prevenirmi.

(Fa altri ampi gesti attorno alla sua persona e in alto) 

Guardate, guardate tutte le rovine! Osservate tutte le vostre speranze che vi crollano addosso come  queste pietre, 

(I pellegrini confusi si guardano pieni di paura).

Primo Pellegrino     Non comprendiamo.

Secondo Pellegrino Sembra che questo tempio abbia almeno mille anni.

Primo Pellegrino     E che per mille anni  sia stato abbandonato dalla cura delle mani e del cuore

Terzo Pellegrino    Per mille anni privo di preghiera.

I Pellegrini          Michele! Celeste San Michele, com'è ridotta la vostra chiesa!

Michele               La Chiesa di Dio non è distrutta fin­ché c'è fede. Nessuno può distruggere le preghiere di coloro che in essa ripongono fiducia.

(I pellegrini si volgono nella direzione da cui proviene la voce e vedono Michele. Sono stupiti e sollevati e si prostrano dinanzi a lui).

I Pellegrini         Celeste San Michele! Aiutaci!

Lucifero               (ridendo)   Guardate le sue mani.

I Pellegrini          (atterriti)   Le sue mani sono legate! Chi gliele ha legate?

Lucifero               (indicando i cittadini)   Essi mi hanno aiutato a legargliele.

(I pellegrini solo ora vedono i cittadini e rimangono profondamente stupiti. In­curiositi, esitanti e timorosi si avvicinano a loro).

Secondo Pellegrino Che strani esseri sono co­storo? Non saremo mica ammaliati?

Terzo Pellegrino    Sono oppressi dal dolore. Chissà se il loro dolore è uguale al nostro?

Primo Pellegrino    Sono degli uomini come noi che hanno improvvisamente visto distrutta la loro speranza?

Terzo Pellegrino    E la gioia morire in un baleno.

Michele               Sono gli uomini che costruiranno di nuovo la cattedrale.

Primo Pellegrino     (dubbioso)   Però vi hanno le­gate le mani.

Michele                E voi mostrerete loro come si possano sciogliere le mie mani.

I Pellegrini          (esitanti)  Come faremo a insegnar loro ciò che ora neppure noi sappiamo? Se Iddio non può proteggere la Sua chiesa, come farà a soc­correrci? Ad aiutarci? In che modo riporre ancora fiducia nel bene?

Michele                (preavvertendo)   Conservate salda la fede.

Secondo Pellegrino È stata la fede che ci ha condotto qui? Qui, in una chiesa in rovina, abitata dal demonio?

Terzo Pellegrino    Che la fa da padrone.

(I pellegrini pieni di dubbi e di timori stanno raggruppati a destra sul piano di mezzo. I cittadini sono inginoc­chiati a sinistra sul piano inferiore. Lucifero si trova presso l'altare mentre Michele sul proscenio è in piedi).

Lucifero               (si rivolge ai pellegrini indicando i cittadini)  Questi sono gli uomini che vivono nel vostro stesso mondo, cinque secoli dopo di voi. (Ride indicando nuovamente le rovine)  Ammirate in che modo stupendo hanno conciato il mondo.

Primo Pellegrino    (gravemente, indirizzandosi sul primo cittadino)  È vero questo?

Primo Cittadino      (tristemente)   È vero...

Secondo Pellegrino(indirizzandosi a1 secondo cittadino)  Noi avevamo i nostri peccati, le nostre guerre e i nostri dolori... sì, i migliori di noi non furono altro che poveri peccatori. Però voi avete avuto cinquecent'anni di tempo per imparare meglio di noi.

Secondo Cittadino             (amaramente)   Quasi duemila anni dal Calvario...

Terzo Pellegrino    (meravigliato, al terzo cittadino)   Avete imparato niente di meglio?

Terzo Cittadino      (amaramente)   Niente di me­glio. Abbiamo appreso solo a fare dei grandi disastri e le più grandi guerre.

I Pellegrini          (amaramente)   Che cosa sperare, quindi, per il mondo?

I Cittadini           (amaramente)   Giusto, cosa sperare per il mondo?

Michele               La speranza va sempre pari passo con la fede.

Lucifero              Essi non hanno fede. La fede non esiste più.

(I pellegrini scendono al piano inferiore del palco­scenico e si raggruppano di fronte ai cittadini, inginocchiandosi e prostrandosi nello stesso modo. Michele è triste. Lucifero è trionfante. Michele volta il capo facendo un grande sforzo).

Michele                (con passione)   Ed è per questo che Cristo da venti secoli è appeso alla croce? Non vi è più una fiamma che possa accendere queste anime intorpidite? Sperare mediante la fede, e aver fede per virtù della bellezza. Non esiste più il fascino della bellezza sulla terra? La musica non ha più alcun potere?

(Un breve motivo musicale, molto dolce e delicato, interrotto subito dopo poche note. Un vero accenno soltanto, come fosse una immaginazione di Michele. I pellegrini e i cittadini non hanno sentito. Lucifero è sardonico. Michele però sentendo la musica è ispirato. Si indirizza ai cittadini con rinnovato fervore).

Michele                Ascoltatemi ancora! Dio, creando l'uomo a Sua immagine, gli diede un barlume di divi­nità, e poi creando l'artiere, il mestiere l'artista e la fantasia preparò le grandi opere innalzate a Sua maggior gloria. Egli vi diede la pietra, legni pregiati e metalli, colori, tutta la gamma mirabile dei suoni nelle loro innumerevoli sfumature, dal mormorio delle foglie tremule alla Sua possente musica che ci annuncia l'orribile approssimarsi della tempesta: il tuono. Queste cose vidiede e un'infinita va­rietà di forme: l'erba ricurva, le minuscole ali dell'effimero maggiolino e la grazia del pelo lucido della forte pantera: Diede agli uomini occhi per vedere, e un cuore che palpita, mani per afferrare la bel­lezza, alla quale nessuno può mirare senza vedere l'ombra di una cosa più potente della sua compren­sione.

(I cittadini hanno alzato il capo, alquanto sorpresi dalle ispirate parole di Michele. Ora sono in piedi).

I Cittadini          Noi abbiamo conosciuto una bellez­za intravista confusamente e mai ferma: la musica.

Lucifero               (ironico)   Quale musica? Il jazz?

I Cittadini          Parole feroci e taglienti come una spada...

Lucifero              ... Il jazz... una vischiosa melassa di suoni per prendere le mosche spensierate, per cui un povero ragazzo ha modo di incontrare una stupidella con tutto il tenerume del suo repertorio amo­roso per fare un paio di sciocchezze e generare dei deboli di mente, mentre il mondo continua a impu­tridire.

I Cittadini          Abbiamo visto la bellezza nelle ali dei gabbiani.

Lucifero              E perché non nel loro becco curvo per prendere la carne e le carogne?

I Cittadini          Abbiamo visto la deliziosa filigrana dei rami argentei attraverso il velo di nebbia.

Lucifero              Ma brontolavate per la pioggia.

I Cittadini          E tutte le bellezze della natura.

Lucifero               (rallegrandosi)   Tutte! Il rospo, l'asino, il papero e l'anatra, gli scherzi e gli sbagli di Dio. E voi avete anche conosciuto il cieco, il pazzo, il mutilato; quelli che sono funesti a causa dei peccati commessi dai loro padri, castigati, da un Dio geloso, per diverse generazioni. Bellezza? (Ride soddisfatto)  Che orrore!

I Cittadini          Cosa può superare la bellezza della donna, fatta per concepire l'uomo a somiglianza di Dio?

Lucifero               (canzonando) La donna? Un essere su­premo? Mostri le sue gambe davanti al coro... (Inchi­nandosi ironicamente a Michele)  Sarete voi vinto e mi cederete questa povera, semidistrutta stoffa uma­na? La cederete a me, suo padrone? Guardate questa gente che con le sue buone intenzioni serve a lastri­care l'inferno, come sta china! Io la trovo molto butta, d altronde vorrei alle volte veramente riman­darla indietro a Dio e lasciare Lui per l'eternità a sorvegliare l'uomo, il Suo più grosso errore.

(Lucifero ride).

Michele                (freddamente) Tu hai sempre avuto un difetto: parlare troppo. Il tuo argomento vale poco ed è già trito e ritrito. Ho sempre sentito parlare dell'inferno come di un luogo in cui il buon gusto si affievolisce.

Lucifero               (divertito)   Venite giù a vedere voi stesso. Vi darò uno speciale benvenuto, senza riguardo alle spese.                                                       

Michele                (impazientito)   Basta!  Mi fai perdere tempo. 

(Lucifero sghignazza.  Michele risale verso l'altare fermandosi poi in pensiero. Alza il capo e parla come parlerebbe con se stesso) 

Aver Fede mediante la bellezza... Ma la bellezza si manifesta in un'infinità di modi agli uomini, tuttavia è nulla confronto alla perfezione del Cielo. Come potrò far capir loro questo!

Lucifero              Sprecate il vostro tempo.

Michele               Bellezza di onestà... di profonda devo­zione... di semplice cuore. Di questo è fatto il Regno dei Cieli.

(Breve e semplice musica antica. Michele guarda a destra e in basso come fosse sul punto di prendere  una  improvvisa decisione,  poi fa dei cenni con le mani legate) 

Ah, vieni amico, vieni! Racconta a costoro quale fu il tuo sogno e quali furono i frutti.

(L'Architetto entra in scena da destra o dalla platea.  La musica cessa allorché egli comincia a parlare ai cittadini).

L'Architetto      Sognai delle pietre, le bellezze delle pietre squadrate, archi e pilastri sorgenti da vere fondazioni; coro e navate, triforio e nartece, i me­ravigliosi incavi delle finestre adornate dalle vetrate colorate rappresentanti angeli e santi e soprattutto lo slancio benedicente della guglia. (Facendo un gesto che dimostra come egli veda tuttora la cat­tedrale intatta)  Guardate con quale ampiezza il mio sogno fu realizzato con l'aiuto di Dio.

(Egli è il solo che non vede le rovine della cattedrale, Michele lo guarda con affetto mentre Lucifero lo deride. I cit­tadini e i pellegrini sono disperati, rannicchiati in gruppo).

Lucifero              Cosa vedi?

L'Architetto       (sereno, non guardando Lucifero)  Vedo ciò che ho detto, anzi riconoscerei chi vi ha lavorato. Tutto è intatto: non un pezzo fuori po­sto, non una pietra spezzata...

Lucifero              Sciocco! Guarda adesso!

(Lucifero balza presso l'Architetto, e gli fa scorrere la mano davanti agli occhi. L'Architetto intimorito indie-treggia, poi scordando Lucifero, guarda le rovine della sua opera. Per un attimo rimane immobile reagendo in silenzio al disastro che vede. È affranto).

L'Architetto      Oh, la mia bella chiesa incendiata e distrutta! Archi, pilastri, stalli... tutto scomparso...

(Michele scende e si pone al suo fianco per incoraggiarlo).

Michele               Ha resistito più di cinque secoli.

L'Architetto      Avrebbe potuto resistere più di un millennio... Oh che opera diabolica deve esser stata!

Michele               Senza dubbio, del diavolo! Però l'infernorimane a bocca asciutta... La tua cattedrale è già una parte del Cielo eterno, poiché gli uomini portano in Cielo, per divina ricompensa, ciò che lasciano quaggiù.

L' Architetto      (troppo sofferente per rispondere)  perdonatemi, signore. Io non capisco, mi trovo fuori della mia epoca e mi sento oppresso da tutto questo sfacelo. Vi chiedo scusa, signore. Non so cosa sia il Cielo e cosa sia l'inferno, salvo che l'inferno sia ciò ch'io vedo.

Michele               Però la tua chiesa rimane intatta e perfetta agli occhi di Dio e gli uomini,  possa tu soltanto ispirarli, riaccomoderanno ancora una volta il suo aspetto terreno. (Lucifero ride). L'Architetto Non so. Ciò di cui voi parlate deve essere una gran cosa, ma la mia mente pensa solo alla mia opera rovinata. Vi prego di concedermi il tempo per riflettere, per piangere. 

(L'Architetto a capo chino  va a porsi sulla  sinistra del palco­scenico e si siede sopra un blocco di muratura. Di tanto  in tanto solleva il capo per  fissare attenta­mente, pieno di dolore, le rovine attorno a lui, poi di nuovo china il volto fra le mani. I cittadini e i pellegrini sono profondamente abbattuti. Michele tiene il capo chino. Lucifero è trionfante).

Lucifero               (a Michele)   Tutta questa desolazione per « quel » giochetto. (Volgendosi ai cittadini)  Ora potrei mostrarvi gli scherzi, i trucchi che avevo in mente. Io sono sempre stato un buon saltimbanco. Posseggo il più bel circo nell'universo e certamente il più grande baraccone sulla terra. Le rappresen­tazioni  nel  primo sono gratuite,  e per il  secondo basta una piccola spesa, una cosa di poco conto: la vostra anima.  (Ride)  Cosa volete vedere?... la bellezza? E che vi ispira? La vedete ogni settimana nei film, e qualcuno di voi anche due volte alla settimana, ingrandita quattro volte il naturale: lab­bra socchiuse, gambe, lacrime di glicerina, false ci­glia allungate. Produzione Hollywood. E vi saziate della bellezza inzuccherata, la sola che conosciate. Quanti di voi hanno aperto Shakespeare o Dante, dacché lasciarono la scuola? Quanti di voi sono effettivamente appassionati alla musica di Bach? Quanti  amano i quadri  di Augustus John?  Bel­lezza!  Non vi  occorre la bellezza;  non ne avete bisogno. (Indica Michele)  Chiese fredde, santi ge­lidi tutti agghiacciati dalla fede e intorpiditi nella virtù.  Io posso darvi qualcosa di più caldo e di più splendido.

(I cittadini sono ora allo stesso tempo respinti e affascinati da Lucifero).

Primo Cittadino      Sopra di noi pende una condanna.

I Cittadini          Siamo condannati a detestare ciò che vorremmo avere.

Terzo Cittadino     O crediamo  che vorremmo avere.

I Cittadini           E   seguire  ciò che non vorremmo.

Primo Cittadino     Le più belle cose ci passano tutte sopra il capo.

Secondo Cittadino Siamo condannati ad affidarci alle cose di second'ordine,

Terzo Cittadino     Alle cose fittizie, sempre. Noi inseguiamo il luccichio dell'oro.

Primo Cittadino      Non esiste il luccichio della fede, sicché noi l'abbiamo lasciata scivolar fuori dalla nostra mente, dalle nostre anime...

Terzo Cittadino     Che sono rimaste vuote.

Secondo Cittadino Nel posto vuoto il diavolo entra sempre.

Terzo Cittadino     Nell'anima votata a Dio non entra alcun altro padrone.

Primo Cittadino     Ieri come domani sarà sempre lo stesso. La condanna!

I Cittadini e i Pellegrini  La condanna è sul nostro capo!

(Lanciando una appassionata preghiera)

O Signore! Tu che hai creato il fuoco e il metallo da fucinare nel fuoco, il mondo, l'amore e le cose da bruciare  nel  fuoco: abbi misericordia di noi! O Cristo! Tu che sulla croce potesti sostenere la schiacciante pena di sentirti dimenticato e abban­donato anche da  Dio,  abbi  pietà di noi! Cristo! Abbi misericordia di noi!

Michele                (sollevando il capo)   Come potete invo­care Iddio e Suo Figlio? Soltanto per consuetudine e per timore, come fanno i bambini allorché nel buio invocano la mamma? (Dimostrando una lieve speranza)  Oppure invocate in verità Iddio perché avete sete di una verità tuttora viva e che desidera sostentamento?

I Cittadini e i Pellegrini(con naturalezza, ma timorosi)   Noi invochiamo misericordia.

Michele                (con disappunto e persistenza)   Però conoscendo scarsamente Chi vi fece invocare, per voi Dio resta solo un nome, una potenza remota e vaga. Dovete progredire e ricordare che Dio mandò in terra Suo Figlio a raccogliere le vostre debolezze e ogni vostra tentazione, che Cristo es­sendo uomo poté soffrire come voi e conoscere le vostre incertezze e i vostri pericoli, che essendo uomo poté insegnare  a  tutti gli uomini ciò che l'uomo può essere e che per questo Dio lo fece a perfetta somiglianza dell'uomo e specchio della bua propria sembianza. (Una pausa)  Ascoltate! Credete a quanto vi dico: Cristo penetrò nelle gravi tenebre rendendo forte la carne dell'uomo per sopportare la pena, costringendo il Suo Spirito ad accettare 1 ul­tima degradazione e soprattutto, nel vasto deserto del dubbio, Egli tenne alta e viva la Sua Fede. (Una pausa)  Questo sta scritto: « Non sopportate la sofferenza soltanto con coraggio, ma soffrendo illumi­nati da un'incrollabile fede nel Dio vivente, vi riunirete nella persona del Cristo ».

I Cittadini e i Pellegrini La via che ci inse­gnate è aspra e noi siamo deboli. Se Cristo ritor­nasse un'altra volta...

Michele               Non può ritornare, perché Dio, ser­vendosi di Lui, ha offerto al mondo un'occasione che non è stata raccolta. E poi Dio non può di nuovo mandare Suo Figlio a morire per i peccati dell'uomo. (Rapidamente passando in tono interrogativo) 

Piangete davvero per la sorte della vostra anima?

(I cittadini e ì pellegrini chinano il volto incapaci a rispondere).

Lucifero              Piangono dalla paura. Nulla di più celestiale della paura!

(Si allontana dai cittadini e si avvicina a Michele per tentarlo) 

Non difendete più a lungo una causa persa, Michele. Le cause perse sono sconsolanti. Le mie condizioni per un armistizio sono generose: voi avrete onori e posi­zione elevata nel mio regno, ed io mi accontenterò di ciò che in fondo è già più che mio: della parte immortale dell'uomo.

Michele                (aspramente)   Osi tentarmi? Sei abba­stanza audace per cercare di mettere alla prova la pazienza di un arcangelo. (Più calmo)  Però ti sop­porterò ancora un poco. Spezzerò le tue ali e ti legherò.

Lucifero               (affronta Michele con furia e rabbia)  Mi legherete? Venite, forze infernali, venite! Que­sto è il nostro giorno!

(Musica assordante e colpi di tuono. Lucifero con un vasto movimento alza la spada incollerito e con grande colpo che fa risuonare l'armatura di Michele, lo sbalza giù dal piano in cui si trovava. Michele impossibilitato a difen­dersi perché ha le mani legate, cade all'indietro e va a sbattere contro un blocco di muratura sulla destra. I cittadini e i pellegrini si ritraggono atter­riti, gemendo. Durante la lotta le seguenti battute vengono recitate in fretta, scandendo le sillabe per effetto della paura).

Primo Pellegrino     Dio ha abbandonato la terra alla rovina!

Primo Cittadino     Dio ha provato disgusto per i nostri peccati!

Secondo Pellegrino Nessuno ci salverà più dall'inferno!

Secondo Cittadino Abbiamo peccato e dobbiamo morire!

Terzo Pellegrino    La preghiera e la fede sono delle illusioni!

Terzo Cittadino     Anche gli angeli  muoiono con noi! (La lotta e la musica cessano).

L'Architetto       (alzandosi in piedi)   Oh Dio! Io non risparmiai né cuore né mente per costruirvi una casa solida, però Voi permettete ai vostri ne­mici di distruggerla! Chi la ricostruirà? Non pote­vate voi, Dio, prevenire questo disastro?

Michele                (lasciandosi cadere sopra un blocco di pietra)   Oh Dio!  Non vi è più un barlume di fede? È la fine della vostra creazione e dell'uomo? Siete misericordioso, ma l'uomo non ha meritato la Vostra estrema misericordia. (Con fervore)  Padre dinoi tutti! Se ancora ci sono dieci uomini di fede...  o  due soltanto... (Si ferma esausto).                     

Primo Cittadino      (disperato)   In chi spereremo?  Guarderemo le rovine dei Cieli? O vedremo       desolazione degli angeli con le ali infrante?             

I Cittadini e i Pellegrini Alzeremo gli occhi in alto, ove non ci sarà che eco e vuoto? Seppelliremo la nostra grande afflizione nelle profondità del mare? Riconosceremo come Giobbe che è meglio imprecare contro Iddio e morire?

Michele                (sollevando con gran sforzo il capo)  Esaminate nuovamente i vostri cuori. Forse in essi rimane  un  briciolo  di  fede  da  vivificare.  Esami­natevi in fretta poiché io sono agli estremi.

(Ciò nonostante i pellegrini, i cittadini e l'Architetto per­mangono nella disperazione. Michele si abbatte sul blocco di pietra. Lucifero si avvia verso i cittadini e i pellegrini).

Lucifero               (sorridendo cinicamente)   La fede? La fede è uno schema delle cose, è nulla di più di una ruota che mescola la stupidità sempre nello stesso luogo, che porta sempre la medesima suc­cessione di dati: nascita, dolore e timore; fame, sofferenza e lotta. Guerra, pena e morte! Si può aver fede in chi ripete sempre e parla sempre di dolore?

I Cittadini          Il lavoro quotidiano, il compito comune, quando si è fortunati, ci procura il so­stentamento...

Primo Cittadino     Nel caso migliore è una sorte piuttosto triste e molto spesso il terrore della disoccupazione...

Secondo Cittadino ...la degradazione della do­lorosa miseria di dover far la coda.

Terzo Cittadino     Gli uomini costretti come gli animali ad aspettare in coda una piccola razione, appena sufficiente a mantenersi in vita.

Secondo Cittadino Ma non il cuore...

Terzo Cittadino     Né la niente...

Primo Cittadino     Neppure l'anima!

I Cittadini          E ora in questo giorno, dopo che la guerra ci ha portato la devastazione, ci ha por­tato il fuoco, le perdite d'ogni genere e la rovina, il  dolore indora i giorni futuri, i grigi giorni di un'altra sorte comune.

I Pellegrini         Così pure per noi. La nostra esistenza tuttavia fu più ardua. Ad alleviare la nostra miseria non c'era che la carità... ed era rara.

Primo Pellegrino     Se un uomo si sentiva man­care la fonte della vita, poteva mettersi a giacere e imputridire, che tanto la maggior parte degli u mini  non si  sarebbe preoccupata.

Secondo Pellegrino E noi, poveri, eravamo costretti a vivere in luride baracche. Coltivavamo i nostri piccoli terreni per un pezzo di pane...

Terzo Pellegrino    Nell'incerta luce di una piccola candela che teneva a bada le tenebre, po­tevamo vedere più chiaramente le ombre, però non vedevamo quali stregonerie s'aggirassero nelle om­bre, stregonerie note ed ignote pronte a piombarci addosso...

Secondo Pellegrino L'oscurità portandoci quelle cose che, furtive, si aggiravano fra le nostre pareti ci recava il terrore di notte e l'inferno di giorno...

Primo Pellegrino    I dolori della peste, il su­dore dalla malattia, la Morte Nera... ci accompa­gnavano...

Terzo Pellegrino    ... quantunque avessimo ac­cettato questi mali come cose normali...

I Pellegrini         Però ora domandiamo: « Come può un Dio vivente affliggerci così crudelmente? È possibile che esista un Dio quando la vita è così feroce? ».

I Pellegrini e i Cittadini Orrore! Dio non esiste! Noi l'abbiamo rinnegato!

I Cittadini          Di tutti gli uomini siamo diven­tati i più infelici.

I Pellegrini         Non solo per aver perso la fede.

I Cittadini          No, perché ci accorgiamo che non è stato mai oggetto della nostra fede.

I Pellegrini         Questa è la nostra condanna. Noi abbiamo cercato solo una luce fittizia.

I Cittadini          Ed ora siamo avvinghiati dal fango e dalle tenebre perché non vi è Dio! 

I Pellegrini         Non vi è Dio!

I Pellegrini e i Cittadini E tutto risulta vuoto!

(I cittadini e i pellegrini si prostrano disperati. Lu­cifero si rivolge loro con garbo).

Lucifero              Miei cari amici, antichi e moderni. Voi possedete qualcosa di cui io ho bisogno, una cosuccia di nessun valore per voi, tanto che starete meglio senza. Come un dente cariato, essa è capace di tormentarvi e di farvi soffrire ancora qualche volta. Potreste chiedermi perché mai io abbia tanto bisogno di una cosa che a voi serve poco o niente, ma per me sarebbe una facile risposta. Io sono un collezionista e i collezionisti, come voi sapete bene, difficilmente sono del tutto a posto (indica il cer­vello)  quando si tratta degli oggetti che raccolgono. Voglio le vostre vecchie anime, e posso pagarle molto bene: posso darvi piaceri, sensazioni, tranquillità, condiscendenza. Posso darvi la soddisfa­zione di ogni desiderio e liberarvi dalla paura, come un altro signore ha detto poco fa. Avanti, venite a firmare... Sono molto preciso, io, nei miei affari...

(Lucifero prende una penna e un rotolo di carta dalle sue tasche, sale all'altare e si siede sopra attendendo i suoi clienti).

Primo Cittadino     Siamo scesi in basso, molto in basso, attraverso le valli senza sole, verso il luogo in cui muore la speranza. Mai più senti­remo suonare per contentezza, o cantare gli uccelli, o ridere le dolci voci dei bimbi e di questo mai più si diletterà la nostra anima.

Terzo Pellegrino    O una nuova squillante sor­gente di note che fenda i veli del silenzio mai più sentiremo...

Secondo Cittadino Sentiremo...

Primo Pellegrino    ...insensibile...

Terzo Cittadino     ...gioia che ripugna...

Primo Cittadino      Siamo scesi in basso, molto in basso, attraverso la lunga valle, verso un luogo di  estremo silenzio.  Anche  il dolore è offuscato ora...

Primo Pellegrino    Non sentiamo più le ferite. Scomparse le lotte e gli sforzi quando si è nella presa dell'artiglio...

Secondo Cittadino Quale celeste profitto ha avuto l'anima che si dibatte nella tetraggine del dolore?

Terzo Pellegrino    Qual è il vantaggio di tutto ciò? Qual è mai stato?

Terzo Cittadino      Ci è stato detto che l'uomo si nobilita nel dolore, ma chi disse questo, aveva veramente sofferto?

Secondo Pellegrino O non aveva saputo ri­nunciare altro che a un piatto di appetitosi desideri?

I Pellegrini e i Cittadini Nulla oltre questo? Le nostre anime sono morte, morte come le ultime foglie che si  attaccano ai  rami  con disperazione, senza speranza, sapendo che mai più conosceranno la linfa primaverile. Non la conosceranno più. Mai sapranno  alcunché  della  meravigliosa   speranza  e tanto meno della gioia. (Breve pausa, poi con voci desolate)   Lasciateci  fare  il   miglior  affare  di  cui siamo capaci.

Michele                (facendo un altro grandissimo sforzo)   No!

(I cittadini e i pellegrini non fanno caso a Michele e cominciano ad accennare un movimento verso Lucifero per andare ad offrirgli la loro anima. Michele debolmente e vanamente lotta con i legami che gli cingono i polsi invocando) 

Oh Dio! Aiutaci!

(Debole e dolce musica, forse una « Ave Maria». Michele si riprende e guarda. I cittadini, i pelle­grini e l'Architetto voltano il capo improvvisamen­te, sperando ancora. Lucifero incollerito e preoc­cupato indietreggia a sinistra. La musica aumenta di intensità. Una lunga pausa. La giovane donna e il giovane uomo, quali comuni visitatori delle ro­vine, entrano da destra o dalla platea. Si fermano a guardare attentamente in giro senza vedere gli altri personaggi che pongono su di essi tutta la loro attenzione. Vedono solo le rovine della cattedrale. La musica si affievolisce. Parlano con colina e sem­plicità leggermente intimoriti dalla venustà del luogo).

La giovane Donna  Questa è la cattedrale. La conoscevo prima della guerra e mi addolora il non averla apprezzata giustamente allora. Ho voluto ri­tornarci proprio per questo.

Il giovane Uomo     Anch'io. Prima della guerra non pensavo molto a queste cose, ma ora il dolore, il coraggio, la rovina e la gloria mi hanno fatto credere...

La giovane Donna   Sì, una intera parte di noi è venuta per dimostrare che non siamo stati messi al mondo solo per dar la caccia a quello che si soleva chiamare        « buon tempo ». (Con un pietoso piccolo sorriso)  E neppure così « buono »...

Il giovane Uomo     ... neppure così «buono» ciò che pensavamo fosse la felicità. Non sapevamo di essere felici, ma precisamente non abbiamo saputo che cosa sia la felicità o come si diventi felici.

La giovane Donna   Lo stiamo imparando. (In­dica le rovine con un largo gesto)  Queste non crol­lano di loro volontà.

Il giovane Uomo      (pensieroso)   Quando le hai viste, a chi hai pensato?

La giovane Donna   Ho pensato... (Esita un at­timo, poi rapidamente soggiunge)  Ho pensato a Cristo sulla Sua Croce. Ho pensato a Dio che de­liberatamente si prese tanti e tanti dolori per mo­strarci la via della salvezza. Sì, penso a Cristo che ci ha insegnato com'è Dio e come l'uomo può ri­sorgere in Lui. (Una pausa)  Tu sai che una volta che si incomincia a pensare non si può passar sopra a queste cose. Vi è qualcosa... non so... come se qualcuno ci aiutasse...

Il giovane Uomo     ...ci aiutasse a raggiungere una fiducia vivificante, una attiva e quotidiana fi­ducia di aver ottenuto la possibilità di imparare ad esser giusti e di insegnare agli altri ad esserlo.

La giovane Donna   (con ardore)   Una fiducia quotidiana in Dio, che bellezza! (Confusa)  Però in tutto questo non vi è nulla di nuovo, nulla che possa scuotere il mondo.

Il giovane Uomo     Non vi è nulla di nuovo, ma potrebbe scuotere il mondo ugualmente. Tu sai che io ho sentito il dovere di fare questo pel­legrinaggio più presto che potevo.

La giovane Donna  È proprio quello che ho sentito io... come i pellegrini del Medioevo.

(Una pausa, poi con timore) 

Non ti pare che adesso questa cattedrale ci ispiri più di prima quand'era intatta e meravigliosa?                             

Il giovane Uomo      (con  riverenza)  Sì. Quasi come se questi archi infranti ci permettessero un più chiara visione di ciò che sono le grandi cose le buone cose.   (Con crescente fiducia)  Posso dire questo;  nella ricostruzione della cattedrale gli uomini ricostruiranno la propria fede. (Con sicurezza) La nostra venuta è già un atto di fede.

La giovane Donna   Un atto di fede. (Ispirata)  Io credo nella forza, nell'amore e nella bontà di Dio. Credo nella redenzione dell'uomo attraverso il sacrificio seguendo l'esempio di Cristo.

(Breve pausa. Lucifero, credendo opportuno fare qualcosa, si avvicina loro).

Lucifero               (tranquillamente)  Non dite un'infi­nità di cose sentimentali senza senso, miei cari gio­vani. Sapete molto bene che la fede è una delu­sione. E che per redimersi...

(Ride, ma il suo riso scompare in una smorfia di disappunto. Essi non si sono accorti di lui).

Il giovane Uomo     La luce viene dopo le tenebre! E sarà una perfezione costruita dalle rovine che l'uomo ha fatto del mondo.

La giovane Donna  Un mondo nuovo, dove gli uomini possano vivere assieme senza lotte e senza odio, un mondo in cui io possa allevare i figli senza timori.

Il giovane Uomo      (prendendole le mani)   Un mondo per tutti e per noi senza invidia e senza timore.

Lucifero               (irritato)   E quante volte nella storia del mondo supponete che dei giovani sciocchi come voi, abbiano detto le stesse melensaggini? È solo perché siete innamorati che dite questo!

(Lucifero gira attorno a loro. Essi ancora non sanno che egli è lì. Però la giovane donna rapidamente volta il capo verso Michele, benché non lo veda).

La giovane Donna   (timorosa)   Vi è qualcosa di buono, qui. Non solo ciò che ispira il luogo, ma qualcosa di più.

Il giovane Uomo     Lo sento anch'io. Qualcosa di migliore delle preghiere che nei secoli hanno imbevuto le pietre... Vi sono molte cose che non possiamo vedere...

La giovane Donna   (fiduciosa)   Ma noi crediamo.

Il giovane Uomo      Sì. Crediamo. (Si guardano per un attimo, poi salgono all'altare e si inginocchiano davanti, tenendosi per mano. Si ode una musica leggera e lontana. I lacci cadono dai polsi di Michele.  Egli si drizza stendendo le sue mani dapprima presso i fianchi, poi gradual­mente con maggior ampiezza ed altezza dando l'impressione di ali spiegate. Lucifero lo guarda atterrito).

Michele                (con prestanza, forte e fiducioso)   Beati ipuri di cuore, perché essi vedranno Iddio.

(Michele estrae la sua spada tenendola per la lama dinanzi a lui come una croce. La musica si ac­centua. Michele grida con voce squillante) 

In nome di Dio scaccio tutto il male dal Suo luogo consacrato!

(Lucifero si stacca da Michele, rannicchian­dosi, tenendo la sua mano sinistra davanti gli occhi per non vedere il trionfo di Michele che avanza verso di lui tenendo la spada nel modo suddetto. La musica si trasforma in rombi dì tuono. Michele scaccia con ampi e stilizzati colpì di spada Lucifero che ad ogni colpo lancia un lugubre grido. Luci­fero si ritira sulla sinistra tenendo le braccia alzate per riparare il capo finché finalmente precipita ac­compagnato da un rumoroso colpo di tuono. In seguito il fracasso sì affievolisce. La musica cessa, i cittadini, i pellegrini e l'Architetto si osservano intensamente, riprendendosi. La giovane donna e il suo giovane uomo, pregando, non si sono accorti della lotta. Dopo la scomparsa di Lucifero, Michele sale sul piano più elevato ponendosi sulla destra. L'Architetto si unisce ai pellegrini. I pellegrini e i cittadini si dispongono in due file oblique, for­mando una specie di triangolo senza base, il ver­tice del quale giunge ai gradini dell'altare. Ognuno guarda l'altare tendendo le braccia alla croce caduta).

I Pellegrini e i Cittadini Il coraggio è nuo­vamente  in  noi  e  i  nostri  occhi  sono  rivolti  all'estrema bellezza. Noi percorriamo il sentiero che conduce  all'alto  adempimento  del volere  di  Dio. Il destino dell'uomo dovrebbe tendere all'alto e non strisciare sulla terra. Noi ci uniamo in fratellanza e d'ora innanzi nulla potrà spaventarci.

Primo Cittadino e

Primo Pellegrino    Non ci spaventerà il timore e la conoscenza del peccato e il cuore che deve purificarsi nel dolore...

Secondo Cittadino e 

Secondo PellegrinoNon ci spaventerà l'anima che deve sempre pen­tirsi del suo attaccamento al corpo...

Terzo Cittadino e

Terzo Pellegrino     Non ci spaventerà la nera ala dell'angelo della morte e le tenebre che scenderanno...

I Pellegrini e i Cittadini Nessuna di queste cose ci  spaventerà!   Nessuna  di  queste  cose avrà più il potere di impadronirsi di noi  e recarci  il dubbio; il dubbio è scomparso!

Primo Pellegrino     Ho visto un gran bene sorgere dal male, come le preghiere di un santo dal profondo delle tenebre.

Primo Cittadino      Ed io ho visto rinascere il cuore degli uomini e il loro coraggio, e ho visto la possanza delle ali di legioni di angeli sul nostro capo...

Secondo Pellegrino ... sul nostro capo, sui no­stri cuori e sui nostri occhi che non strisciano più

Secondo Cittadino Vedo che la verità è im­mortale e la bontà eterna; poiché Iddio prevarrà alla fine e la bontà e la verità saranno mantenute dalla mano di Dio.

Terzo Pellegrino     lo ho visto un fiore appena dischiuso, sbocciare immacolato sopra un mucchio di letame: il fiore della fede...

Terzo Cittadino ... e dopo il fiore, una stella serena nel cielo tempestoso : la stella della promessa divina.

(I pellegrini e i cittadini avanzano in due file verso la croce caduta. La giovane donna e il gio­vane uomo che erano sempre rimasti inginocchiati si alzano, si girano e scendono sul piano inferiore).

I Pellegrini, i Cittadini

e l'Architetto   Vogliamo risorgere! Noi accettiamo la stella della promessa e la lotta, convalidiamo la fede e il volere divino, accettiamo la pena con la gioia, il premio con la perdita, indivisibilmente uniti. Accettiamo Cristo e la Croce.

(L'Architetto, il primo pellegrino e i cittadini rialzano la croce e la erigono, poi ritornano a prendere il loro posto. L'Architetto sta indietro e leggermente in posizione più elevato. Michele va dinanzi alla croce sul piano superiore e con la sua spada forma un'altra croce. Tutti vol­gono il viso al pubblico. Assieme al pubblico tutti intonano un inno. Gli attori escono cantando du­rante gli ultimi versi dell'inno, nel seguente ordine: la giovane donna, il giovane uomo, i cittadini, i Pellegrini e l'Architetto. Michele, solo sulla scena, pronuncia il seguente epilogo).

Michele               Abbiamo finito il nostro mistero e se anche senza merito alcuno abbiamo tentato di sol­levare i vostri e i nostri cuori nella lode di Dio, la nostra modesta fatica possa trovare accettazione presso la Sua grazia affinché scenda la sua benedizione sul nostro lavoro e su noi tutti.

(Michele esce di scena mentre tutte le luci si spengono e si sentono le note di una marcia trionfale).

F I N E