Atto unico
di Cecilia Scolari Fedele
(Suggerito dall'alluvione nel locarnese del 7 agosto 1978)
Personaggi:
L'OSPITE
IL NONNO
GIOVANNA detta Gio
STEFANIA sua sorella
FANNI loro madre
NINA una vicina
NARDO suo marito
LO SCONOSCIUTO
MARIO detto Merlino
« Di giorno, la civetta non vede: eppure il giorno esiste. Così noi, con gli occhi della mente, non vediamo più la vita oltre la morte: eppure la vita continua. »
F.T. Peterson
a Muriel e Chamal
ATTO UNICO
La scena. Ambiente moderno: soggiorno, tinello, cucina ma con il minor numero di mobili possibili. Da un Iato una tavola apparecchiata e quattro sedie, da un altro Iato un basso tavolino con due poltrone e un divano. Sul tavolino, ingombro di bottiglie e bicchieri, un telefono. Sullo sfondo, una cucina composta semplicemente da un fornello elettrico e da un frigorifero che potrebbero essere finti. Eventualmente appendere una tenda come se chiudesse un retro-cucina. Importante: dal lato dove sta la tavola deve figurare una finestra. Due entrate ai lati: una che comunica con l'interno dell'appartamento, l'altra con l'esterno. A luci speme si sentono per un momento le note della Moldava di Smetana che sottolineeranno fino al finale i momenti più importanti dell'atto. Al rialzarsi delle luci, Fannì sta rimestando il risotto in cucina. Gio e Stefania, allungate nelle poltrone, leggono fotoromanzi sorseggiando un aperitivo. L'ospite e il nonno, in piedi presso il tavolino, stanno anch'essi bevendo, bicchieri in mano.
L'ospite Ho posteggiato male la macchina; forse dovrei ridiscendere.
Il nonno Se mi da le chiavi gliela sposto io che già devo scendere per ricoprire la mia.
L'ospite Ma no! Se mi dice lei dove ha la coperta, scendo io: sposto la mia e le ricopro la sua.
Gio Nonno: tu, la tua, l'hai già ricoperta.
Il nonno Ah sì? Non me ne ricordo.
Stefania Come, non te ne ricordi? Hai perfino insultato i bambini che sghignazzavano vedendoti ricoprire quel tuo strano arnese.
Il nonno Giusto: quegli animali! Un giorno, o l'altro finirà che ne ammazzo un paio.
Gio Cinquantaquattro appartamenti: facendo una media di tre bambini per appartamento, nei dintorni pullulano più di cento cinquanta bambini, se ne ammazzi un paio non peserà molto sul bilancio.
Stefania Ma nel tuo piccolo avrai cooperato a risolvere il problema della sovrappopolazione.
L'ospite Ma no, scherziamo! I bambini sono il nostro futuro sostegno, saranno loro che ci terranno in piedi...
Il nonno Sicuro: quando ci venderanno anche le sedie.
L'ospite Signor Eugenio: io sono sicuro che lei parla così per una reazione che mi sfugge, ma lei non può esserne convinto,..
Fannì (senza voltarsi, continuando a rimestare il suo risotto) È convinto eccome, sta tranquillo. Da quando le sue nipoti sono diventate grandi, detesta i bambini.
(gran colpo di tuono e forte rumore di vento)
Il nonno (andando alla finestra) Ma guardate che tempo! Sembra l'Apocalisse. (guarda un attimo e torna verso gli altri dicendo) Sarà meglio che scenda a ricoprire la macchina.
Stefania sbuffando) Noonnoo!!!
Il nonno Che c'è? (ricordandosi) Ah sì: l'ho già ricoperta... Fannì è pronto il risotto? Ho una fame che mi sembra di vederla.
Fannì Non ancora papà e sto sulle spine perché se vi è un guasto d'elettricità il tuo risotto te lo sogni.
Il nonno Se capiterà, ci accontenteremo delle bistecche.
Gio Già; al «puro sangue».
Stefania (alla sorella) Taci cretina.
Gio Cos'ho detto?
Il nonno Voi credete che io sia diventato scemo. Hai detto quel tanto da farmi capire al volo che le bistecche sono di cavallo e allora ve le mangiate voi.
Fannì (voltandosi di scatto) Brave! Ora, se non mi mangia la bistecca col bisogno che ha di proteine, vi lascio digiune per tre giorni.
Stefania (alla sorella) Sei proprio inequivocabilmente una cretina!
Gio La cretina sei tu! E rispiego: si è parlato di un guasto di elettricità, il nonno ha detto che eventualmente avremmo mangiate le bistecche e io ho aggiunto «al puro sangue», se tu non mi dici «taci cretina», il nonno avrebbe semplicemente capito che le bistecche le avremmo mangiate crude.
Il nonno E invece ho capito che le bistecche sono di cavallo e allora ve le mangiate voi.
(altro tremendo colpo di tuono con rumore di vento)
Sembra veramente l'Apocalisse.
Stefania (sbuffando) E due!
Gio Il disco si è inceppato.
Fannì (alle figlie, voltandosi appena) Piantatela! Un po' di rispetto, mocciose!
L'ospite Fannì: posso darti una mano?
Fannì No grazie caro.
(terzo e più violento colpo di tuono e contemporaneamente le luci si abbassano al minimo)
Fannì Ecco: addio risotto! (si avvicina agli altri)
Il nonno Dove avete messo quel ramoscello di ulivo benedetto?
Fannì (alle figlie) Muovetevi voi due: cercate le candele e i fiammiferi.
Stefania (si alza stirandosi) Io cerco solo le candele.
Gio (imitando la sorella) Pazienza: i fiammiferi li cercherò io. (escono interno appartamento)
Fannì (gli grida dietro) Attente a non morire d'infiammazione! Questa, la gioventù del giorno d'oggi: fotoromanzi, annoiarsi, studiare quel tanto per non t'arsi buttar fuori da scuola, lavorare men che meno.
L'ospite La gioventù è sempre stata uguale in tutte le epoche,
Il nonno Spiacente ma non sono del suo parere. Io penso che la gioventù non è mai cambiata da che mondo è mondo.
Fannì Papà: è appunto quel che ha detto Francesco.
Il nonno Strano: io ho l'impressione che il nostro ospite ha detto quel che ho detto io.
(Stefania e Gio rientrano con le candele accese mentre si udrà un altro colpo di tuono seguito dal solito ululato del vento)
Ragazzi: qui ci vuole proprio il ramoscello di ulivo benedetto. Si può sapere dove lo avete cacciato?
Stefania Ma si può sapere cosa diavolo vuoi farne dell'ulivo benedetto?
Il nonno Accenderlo. Mica voglio mangiarmelo.
Gio Accenderlo? E non ti bastano le candele?
Il nonno Ignoranti! Siete un branco di ignoranti. Possibile che nessuno sappia a cosa serve l'ulivo benedetto quand'è acceso? Ad allontanare il temporale, serve! Basta metterlo fuori dalla finestra.
Stefania Nonno: t'informo che il Medio Evo è finito da un pezzo.
Il nonno Grazie: mi hanno già informato. Comunque, un calcio negli stinchi nel Medio Evo varrà sempre come un calcio negli stinchi nel 2791, o credi che nel 2791 un calcio negli stinchi diventerà un sospiro di sollievo?
Gio ntanto io vorrei sapere cosa c'entra il ramoscello d'ulivo con un calcio negli stinchi.
Il nonno È quel che vorrei sapere anch'io. Siete voi che mi fate sragionare!
Fannì Se ci mettessimo a tavola?
Il nonno Ottima idea: ho una fame che mi sembra di vederla. Ma cosa si mangia? (all'ospite) Si prepari a digiunare con noi.
L'ospite Non si preoccupi.
Il nonno Io? No. È lei che deve preoccuparsi.
Fannì (alle figlie) Ragazze; in frigorifero vi sono formaggi e uova sode. Per favore: portate in tavola. (le due ragazze eseguono)
Il nonno Io vado in cantina a prendere il vino.
Fannì Papà: non vorrai farti tutte le scale! Se manca la luce non funziona nemmeno l'ascensore.
Il nonno È vero, porca miseria!
L'ospite Mi permetto di far osservare che il vino è già in tavola.
Fannì Ah sì! Ve n'era ancora una bottiglia: sto rimbambendo anch'io.
Il nonno Cosa vorrebbe dire quell' «anche»?
Gio Mamma: «un po' di rispetto»!
Stefania «Mocciosa»!
(Tutti ridono e si mettono a tavola. Stefania in faccia alla finestra. Incominciano a mangiare)
Il nonno (dopo aver versato a tutti da bere) Alla nostra salute.
Stefania (alzandosi con il suo bicchiere) Un momento; domani è il mio compleanno e questa sera voglio fare un brindisi io.
(tutti smettono di mangiare salvo il nonno)
Brindo a te, cara madre, che con gran dolore mi hai partorita...
Gio Dico: ti è andato l'aperitivo alla testa?
Stefania Tu zitta! Poi brindo all'ospite che onora questa nostra tavola non precisamente... imbandita...
Il nonno (continuando a mangiare) Mi hai proprio rubata la parola di bocca!
Stefania Poi brindo... (s'interrompe fissando la finestra) Oh Dio! C'è il fiume in strada...
Gio Non ve l'ho detto io che è sbronza?
Stefania (sempre fissando la finestra sbalordita) C'è il fiume in strada vi dico: guardate.
(Qui proromperanno le note della Moldava mentre tutti accorreranno alla finestra rimanendovi immobili per un lungo momento in cui la musica andrà in crescendo. Gli attori ricominceranno a parlare solo quando sarà tornato il silenzio)
Gio Guardate: una bambola!
L'ospite Una sedia!
Fannì Un ombrellone aperto!
Il nonno Una macchina! Porca miseria: è la mia!
Stefania Nonno: non ha la coperta, non è la tua.
Il nonno Giusto. Meno male: non è la mia.
L'ospite È la mia. E stavo tanto a preoccuparmi perché l'avevo posteggiata male!
Il nonno Ma la mia dov'è se quella che passa è la sua?
Gio Un po' di pazienza, nonno, passerà anche la tua...
Stefania ... a meno che la coperta sia magica e te l'abbia trasformata in sottomarino...
Il nonno (deciso) Io vado.
Fannì (spaventata) E dove?
Il nonno Vado a cercarmi il ramoscello d'ulivo, perché, come diceva Napoleone: «On n'est jamais mieux sérvi que par sol même»
Gio Nonno: perché non aspetti la colomba?
Il nonno Quale colomba?
Gio Quella che arriva dopo il diluvio. Deve avertelo rubato lei.
Il nonno Ti sembra il caso di scherzare? (esce tutto impettito)
Fannì Mi viene in mente che Marco ha promesso di arrivare per il caffè. Speriamo che non sia per la strada...
(Squillo del telefono: Fannì stacca il ricevitore)
Pronto. Stavo appunto parlando di te... Come? Non ti sento... Dove sei? Al di là del ponte? Marco: non attraversare il ponte, per amor di Dio! Non c'è più il ponte! E dov'è andato a finire?
Stefania Domanda interessante: brava mamma!
Gio Marco sa nuotare no? Digli di venire a nuoto ché quando sarà qui, il fiume arriverà ormai al quarto piano e non avremo che da aprirgli la finestra.
Fannì Finitela che non sento! Marco; cosa dicevi? Sì, per ora siamo ancora all'asciutto...
Stefania ... ma stanotte proveremo il brivido di dormire in piscina...
Fannì Pronto: Marco?... Ecco: anche il telefono non funziona più. (lo riattacca) Dov'è papà?
L'ospite Non agitarti: è andato a cercare il ramoscello d'ulivo.
Fannì Già, è vero. Se non è fissato lui...
(Dalle scale si sentono delle voci agitate e grida di panico. Entrano Nina e Nardo)
Nina (si butta nelle braccia di Fannì: parla un italiano spesso sgrammaticato e con accenti del sud) Che disgrazia Fannì, che gran disgrazia! La macchina di Nardo era già caricata fin sul tetto bell'e pronta per andare in vacanza...
Nardo Sì e sta scema ha anche insistito perché vi nascondessi tutti i soldi nella fodera del sedile...
Nina Che insistito: consigliate te avevo, solo consigliate ma te, i miei consigli non li ascolti mai e proprio stavolta li hai ascoltati!
(Stefania e Gio ridono come pazze pur cercando di frenarsi)
L'ospite Sta passando una macchina con il tetto ricoperto di valigie...
Nina (accorrendo) È la nostra!
Nardo (è accorso e ha guardato) E' proprio la nostra! Mi venisse un accidente!
Nina E bravo: anche un accidente ce vorrebbe! Tu sei il solito pratiche.
Nardo E tu guarda come hai allacciata quella cinghia: la valigia rossa sta per cadere... Te l'avevo detto che non era ben legata!
Nina Scusame. La legherò meglio alla prossima alluvione.
L'ospite Cos'è quello straccio bianco che si agita sui sedili posteriori?
Nina (gridando) È il Ghiotto! Oh povera me! (saltando addosso al marito) Hai chiuso il Ghiotto nella macchina: ma io t'ammazzo!
Nardo Giù le mani, oh! Che chiuso e chiuso! Quel tuo pidocchioso di gatto si addormenta dappertutto e quand'è sveglio te lo ritrovi sempre sorto i piedi. Si è addormentato sui sedili mentre caricavamo: è colpa mia?
Nina (esce gridando) Oh il Ghiotto! Non me ne frega niente dei soldi e della macchina ma il Ghiotto... quella mia povera bestia... (esce sempre gridando)
Nardo Capito? Mi venisse un accidente, non gliene frega che del Ghiotto! E inoltre, ora, mi toccherà anche calmarla, farla respirare normalmente, farle bere la camomilla... Scusate. (esce)
(Per un attimo si risentono dalle scale le voci spaventate)
Gio Dev'essere terribile per quel gatto...
Fannì Gio: sei tutta pallida! Stai male?
Gio Mi fa star male l'idea di quel gatto... Stefania Si può sapere cosa ti piglia? Detesti i gatti; ne sei perfino allergica e ora ti fai venire una crisi per quel gatto!
Gio Non è il gatto: è quella sua morte che m'impressiona. L'ospite Sta passando un'intera betulla.
Lo sconosciuto (Entra e si ferma sull'entrata mentre si risentono per un attimo le note della Moldava. Vedendolo, solo Gio avrà una reazione. È vestito di nero con un cilindro che si toglierà per dire) Signori: le acque hanno raggiunto il primo piano.
(si rimette il cilindro ed esce)
Gio (sbalordita) Ma chi era!?
Fannì Chi era: «chi»?
Gio Come «chi»: l'uomo che è entrato.
Stefania Ci sta prendendo in giro.
Gio Ah questa è bella! Vorreste dirmi che non avete visto entrare un uomo vestito di nero con un cilindro?
Fannì Ma sei matta? Gio: cosa ti senti?
Gio (uno scatto) Niente mi sento! Dico quel che ho visto. Siete voi i matti.
Stefania O.K. siamo noi i matti. E cosa avrebbe fatto quest'uomo?
Gio Si è tolto il cilindro e ha detto: - Signori: le acque hanno raggiunto il primo piano -. Si è rimesso il cilindro ed è uscito.
Stefania Per fortuna era a me che l'aperitivo doveva essere andato alla testa!
Fannì Francesco, tu hai visto entrare qualcuno?
L'ospite (sempre alla finestra) No. Io ho visto solo passare quella betulla.
Stefania Mamma: non cominciare anche tu a dare i numeri. Qui non è entrato nessun uomo.
Fannì Potrebbe esser stato il portinaio...
Stefania (una risata) Quella mezza cartuccia col panzone, in cilindro? Me lo vedo! Non aveva per caso anche un fiore in bocca?
Gio C'è poco da ridere, stupida! Vi dico che l'ho visto con questi occhi e sentito con queste orecchie come vedo e sento voi.
Stefania Allora sarà il nonno che ci ha fatto uno scherzo.
Fannì A proposito: vado a vedere cosa sta combinando. Scusa un attimo.
L'ospite Fai. Io mi sto ormai divertendo. Qui sembra di essere al mercato delle pulci: si vede passare di tutto.
Fannì Beato te che ti diverti! (esce)
Gio Pare che i gatti abbiano sette vite...
Stefania (ributtandosi nella poltrona e riprendendo il fotoromanzo) E dalli! Se capisco bene quando la smetti con le visioni ricominci col gatto.
Gio (sedendo nella poltrona accanto) Ti dico che quell'uomo l'ho visto in carne ed ossa. Scusa: perché dovrei raccontarvi una balla?
Stefania Se non è una balla, come spieghi che l'hai visto e sentito solo tu?
Gio Ma che ne so?
Stefania (chiudendo il giornale) Ti spiego io cos'è successo: tu ti sei talmente impressionata per quel gatto da avere le traveggole. (riapre il giornale)
Gio Sarà... (si versa da bere e beve)
Stefania Bevi bevi, così di uomini ne vedrai due.
Gio Piantala! (lunga pausa)
L'ospite Sta passando una moto tutta dipinta come un arcobaleno.
Stefania e Gio (accorrendo, insieme) È quella di Merlino!
L'ospite Merlino? È già ben strano come nome...
Stefania Come individuo è ancora più strano.
Gio Ma il suo vero nome è Mario.
L'ospite E perché lo chiamano Merlino?
Gio Forse perché anche a vederlo fa pensare a un mago.
L'ospite Ma cosa fa nella vita un tipo con una moto così? Il pittore?
Stefania Neanche per sogno. Merlino, medita.
L'ospite No, dicevo: cosa fa di mestiere.
Gio Medita. Di giorno, medita e di notte sparisce, con la moto.
L'ospite Scusate la domanda indiscreta: e chi lo mantiene?
Stefania Il Nirvana.
L'ospite (equivocando) Ah, ho capito: ormai le coppie così sono all'ordine del giorno,
Gio No, guardi che lei ha proprio capito un bell'accidente. Il Nirvana è il paradiso dei buddisti e degli indiani.
L'ospite Il paradiso... (ricordandosi) Ah sì sì! Lo so anch'io cos'è il Nirvana ma li per lì ho fatto un altro collegamento.
Fannì (rientrando) Incredibile: si è addormentato in camera mia come «la bella nel bosco». Ma siete ancora alla finestra? Non vi impressiona lo spettacolo?
Stefania È appena passata la moto di Merlino.
Fannì Esce immancabilmente verso sera. Se il fiume gli ha portato via la moto significa che stasera Merlino non è uscito.
Gio Dev'essere per questo che il fiume è straripato.
Merlino (entrando) Che la pace del Nirvana sia sempre con voi.
Stefania Eccolo qui: non abbiamo che da nominarlo e appare, proprio come un mago.
Fannì Vieni Merlino. È vero: si parlava appunto di te. Ti presento il nostro amico Francesco. Francesco: questo è il nostro amico Merlino.
L'ospite (stringendogli la mano) Molto piacere.
Merlino Addirittura, «molto»? Lei non prova nessun piacere, anzi: è tutto diffidente.
L'ospite Bè... non esageriamo.
Fannì Attento Francesco. Merlino vede la verità e te la legge sempre ad alta voce.
L'ospite Se è così, come mai entrando ci ha augurato la pace del Nirvana? (indicando dalla finestra) Non le sembra invece che siamo in piena bolgia infernale? A meno che lei abbia voluto fare dello spirito.
Merlino Io non faccio mai dello spirito nel senso che dice lei. Io ho un solo spirito: l'anima e lei ha già visto un'anima scherzare?
L'ospite Ma lei, un'anima semplicemente, l'ha già vista?
Merlino Io non vedo le persone che attraverso la loro anima.
L'ospite Interessante! Immagino le brutte visioni che deve avere.
Merlino Molto meno di quelle che lei crede. Non bisogna sottovalutare gli uomini.
Stefania Che barba! Se cambiassimo discorso?
Fannì (andando verso il tavolino) Venite: beviamo qualcosa. Ognuno si serva quel che vuole. Ci faremo coraggio. (tutti si dirigono verso il tavolino accomodandosi e servendosi)
Lo sconosciuto (entra sul solito motivo della Moldava. Si toglie il cilindro) Signori: le acque hanno raggiunto il secondo piano.
(Si rimette il cilindro. Esce)
Gio (rimasta bloccata col bicchiere in mano) Ancora!
Fannì (che le ha appena riempito il bicchiere) Come «ancora», non vedi che è pieno?
Stefania Mamma: guarda la faccia da cadavere che ha. Deve averlo visto di nuovo.
Gio (fissando l'entrata) Sì, è entrato ancora: - Signori - ha detto - le acque hanno raggiunto il secondo piano.
Merlino Si è rimesso il cilindro ed è uscito.
Già (come riscuotendosi) Dunque, l'hai visto anche tu, Merlino!
Merlino E perché non avrei dovuto vederlo? Non sono mica cieco.
Stefania Adesso mi sa che voi due vi siete messi d'accordo.
Gio Se tu andassi una buona volta all'inferno!
Merlino «D'accordo» su che cosa?
Fannì Merlino: noi non abbiamo visto entrare nessun uomo.
Merlino Capisco. (beve tranquillo)
L'ospite Se capisce dovrebbe avere la cortesia di spiegarci come mai due sole persone su cinque vedono quello che le altre non vedono.
Merlino Non è molto semplice ma tenterò. (breve pausa) Vedete: Gio è sempre stata ossessionata dal passare del tempo. (durante questa scena nella quale si rievocano dei ricordi, si risentirà in sottofondo la Moldava e le luci cambieranno)
Gio È tanto vero questo che fin da bambina detestavo almanacchi e orologi.
Fannì Mi ricordo: gli almanacchi li faceva tutti a pezzetti piccoli piccoli o li calpestava battendo i piedi e gridando a volte come in una crisi isterica.
Stefania Non ha mai voluto orologi, ma mi rubava i miei e li faceva sparire. Non si è mai saputo cosa ne facesse.
Gio Li buttavo nel gabinetto e tiravo subito la catena per paura di pentirmene. (la musica tace e le luci cambiano)
L'ospite (A Fannì) E non l'avete mai fatta visitare da uno psichiatra?
Fannì Tu ci credi agli psichiatri?
L'ospite Oh Dio! Sì... e no...
Fannì Ecco: così noi, nel dubbio, come dice il proverbio, ce ne siamo astenuti.
Stefania Ed eccone i risultati.
Fannì Non sono poi tanto gravi. Con l'aiuto d'uno psichiatra, magari, l'uomo col cilindro tenterebbe di violentarla.
L'ospite (a Merlino) Ci dica le sue conclusioni.
Merlino Sono evidenti. Gio è tutt'ora talmente ossessionata dal tempo che arriva a «vederlo», incarnato e col cilindro.
L'ospite E lei? Come mai lo vede anche lei? Non mi dirà che anche lei, già così spiritualmente nel Nirvana, è ossessionato dal tempo.
Merlino No. Ma io il tempo lo riconosco sotto qualsiasi aspetto perché lo medito.
L'ospite Ah già: lei medita. Medita di giorno e di notte va in moto. L'ho vista passare poco fa. Una bella moto. Peccato. Ora se ne dovrà comprare un'altra.
Merlino Io non compro mai niente perché vivo senza un soldo e mangio quando mi danno da mangiare. Quella moto me l'aveva regalata mia madre.
L'ospite (sincero) Mi dispiace.
Fannì. Faremo una colletta nel palazzo e te la ricompreremo.
Gio Saranno tutti d'accordo perché Merlino è sempre disponibile per i consigli giusti e per dare una mano in qualunque momento.
Stefania E tutti una volta o l'altra hanno bisogno diMerlino. Merlino è come la «mascotte» del palazzo. Ti ricompreremo la moto, Merlino, sta tranquillo.
L'ospite Non sarà necessario: lo farà l'assicurazione.
Merlino Non sarà necessario perché io non andrò più in moto. La natura me l'ha portata via e Merlino non contraddice mai la natura,
Lo sconosciuto (Entra. Note della Moldava. Si toglie il cilindro) Signori; le acque hanno raggiunto il terzo piano.
(Si rimette il cilindro. Esce)
Stefania (A Gio e Merlino rimasti immobili a fissare l'entrata) Scommetto che quello del cilindro è riapparso per annunciare che le acque hanno raggiunto il terzo piano.
Merlino Infatti.
L'ospite (preoccupato) Ho dimenticato a che piano stiamo...
Gio e Stefania Al quarto. (pausa piena di tensione)
Fannì Beviamo ancora qualcosa. Su con la vita! (serve da bere e si serve)
Nardo (entrando) Scusate. Mi hanno detto che Merlino è qui. (vedendolo) Merlino: le spiacerebbe venire un attimo di là? Quella deficiente sta andando in delirio a causa di quel suo gattaccio. Ha anche tentato di buttarsi dalla finestra e se non la tenevo a quest'ora galleggerebbe sul fiume come l'Ofelia. Adesso sta con tutte le cornacchie del palazzo che sbraitano da far impazzire un sordo e le stanno tutte addosso: una vuol farle alzare le gambe, l'altra vuol slacciarle la cintura, un'altra ha voluto farle bere una grappa che per poco non l'ha strozzata. Mi faccia un favore Merlino: venga di là un momento, solo lei può calmarla.
Merlino (già in piedi) Andiamo. (agli altri) A più tardi. (sull'entrata si ferma) No. Non posso.
(va a risedersi sul divano fra lo stupore di tutti)
Nardo Perché Merlino? Lei non ha mai rifiutato il suo aiuto a nessuno. Solo lei può farsi ascoltare: si tratta solo di un momento.
Merlino Non è che non voglio, è che non dipende da me.
Nardo E scusi: dipende da chi?
Merlino Dall'autore. L'autore non vuole che io la segua di là altrimenti il pubblico si perde la scena.
Nardo (senza convinzione) Ah... ho capito... (poi sincero) Cioè: non ho capito un bel niente, ma sarà così, se lo dice lei... Ma dunque io che faccio? La lascio di là con quelle befane che rischiano di soffocarmela? È questo che vuole l'autore?
Merlino Aspetti un momento. (breve pausa)
Fannì Beviamo ancora qualcosa. Nardo: lei non ha preso niente. Beva qualcosa dì forte. Cosa vuole?
Nardo Grazie. Faccia lei.
Fannì (servendolo) Si fidi di me.
Nina (da fuori, gridando) Via tutte, non voglio più nessuno, via! Lasciatemi! (entra sempre gridando in preda a una crisi isterica) Nardo! (vedendolo gli salta addosso) Lo sapevo che ti eri nascosto qui ma non serve nascondersi: me la pagherai perchè l'hai fatto apposta a chiudermi il Ghiotto in quella tua maledetta macchina!
Nardo (cercando di tenerla ferma) Smettila o ti mollo due schiaffi.
Nina (continuando a gridare e a volerlo colpire con i pugni e i calci) E intanto la macchina sta affondando, l'acqua è già entrata fin oltre i sedili, lui graffia disperatamente i vetri, ha la bava alla bocca, la morte lo fa impazzire...
Gio (grida alzandosi e portandosi le mani alla gola come se soffocasse) Basta! Fatela tacere!
Nina (liberandosi dal marito e correndo verso la finestra) Io mi butto: voglio salvarlo...
(Tutti salvo Gio e Merlino la rincorrono e le dicono qualcosa per calmarla: la scena non può essere che a soggetto. A questo punto Merlino si alza e resta immobile dominando la scena)
Merlino (chiama imperiosamente) Nina: vieni qui.
(Tutti si bloccano: dovrebbero aver circondato Nina in modo da nasconderla ma al richiamo di Merlino si faranno da parte come nella figura di un balletto e Nina apparirà improvvisamente calma, poi andrà verso Merlino, lentamente, quasi fosse ipnotizzata)
Nina Eccomi.
Merlino (La prende con dolcezza e la mette accanto a Gio rimasta in piedi con l'aria terrorizzata. Merlino punta l'indice prima contro l'una, poi contro l'altra) A voi due non è la morte del gatto che fa terrore, ma la vostra.
Gio e Nina (Durante tutta la scena dovrebbero ricordare chi è in «trance». Alla battuta di Merlino, barcollano, come se stessero per cadere. Gli altri, rimasti fermi al loro posto, hanno un movimento istintivo verso di loro ma Merlino lì ferma alzando di scatto una mano)
Merlino No. Non avvicinatevi finché avrò finito di parlare. (a Gio) Gio: cos'è che ti fa paura della morte?
Gio L'ignoto... l'ignoto...
Merlino (a Nina) Nina: cos'è che ti fa paura della morte?
Nina La fine... della vita...
Merlino Siete in errore tutt'e due. La vostra paura non ha ragione di essere. Pensate agli occhi della civetta. Per la civetta non esiste il giorno perché di giorno non vede. Eppure, il giorno esiste. Così noi, con gli occhi della mente, non vediamo più la vita oltre la morte, eppure: la vita continua. Non pretendo, dicendovi questo, di aver risolto né in voi né in generale il problema della morte perché la mia teoria è troppo semplice, ma spero di aver rimosso nella vostra mente quel «qualcosa» che, all'idea della morte, vi era rimasto impietrito. Ora sta a voi continuare il mio lavoro.
(passerà una mano davanti al viso dell'una e poi dell'altra in un duplice gesto tipico degli ipnotizzatori)
Gio Cos'è successo? (l'ha detto come svegliandosi) Mi sento come se da un incubo fossi passata a un bel sogno,
Nina (idem) Anch'io. Sognavo di avere un gran peso nel cuore ed è come se qualcuno me lo avesse alleggerito.
Merlino (sedendo stancamente e asciugandosi la fronte) Fannì: da un lungo momento non ci offre più da bere. Perché ci trascura?
Fannì Oh scusate! Certo, beviamo ancora, beviamo qualcosa...
(La scena riprende movimento. Tutti si avvicinano al tavolino. Fannì versa da bere a tutti)
Stefania Facciamo un brindisi?
Gio Brava! Non ti basta quello che hai fatto prima quando ti sei accorta che «c'era il fiume in strada»?
Stefania Ora state a vedere che è colpa mia!
Lo sconosciuto (Entra. Solito breve motivo musicale. Si toglie il cilindro) Signori: le acque hanno raggiunto il ventesimo secolo.
(Fa per rimettersi il cilindro e rimane bloccato con il cappello a mezz'aria. Tutti gli attori restano bloccati allo stesso tempo nella posizione in cui si ritrovano come in un film del quale si è fermata l'immagine. Proromperanno le note della Moldava e dopo un lungo attimo si farà il buio)
F I N E