Gloria
( Il sesso)
Monologo
di
Mimmo Titubante
Tratto dalla quadrilogia “ Quattro nomi di donne” di Mimmo Titubante
Trama
E’ la storia di Gloria , donna passionale e disinibita che , dopo un percorso alla ricerca del piacere in tutte le sue forme, decide di prostituirsi per unire il suo desiderio di sesso esasperato alle necessità della vita.
“Ci sono momenti in cui strapperebbe il cuore al vento, se potesse, se ne avesse il coraggio ed anche tempo, se il suo tempo fosse solo amore, se il suo tempo gli rivelasse ciò che è diventata. Ci sono momenti in cui il suo sguardo non è fisso sulla destinazione e lei sente l'essenza della vita”
C’è stato il tempo delle meraviglie, il tempo in cui pensavo che la luna aspettasse il sole per annegare dentro il mare o quando, a bocca aperta, guardavo i palloncini salire verso il cielo e pensavo venissero catturati dagli angeli. Se avessi la memoria di un computer basterebbe scegliere il file che m’interessa per ricordare tutto. Episodi, date, emozioni; sarebbe tutto ben schedato, pronto per essere recuperato. Invece sono qui e guardo oltre, verso il cielo. Dalla finestra vedo l’azzurro limpido in cui la terra si inginocchia e si anima. Le nuvole sono in sciopero e più tardi scenderò in spiaggia e farò l’amore con il sole, perché lui è un’amante dolce e sensibile, ti offre e non chiede nulla. Come dirgli di no? Ecco, ora sento il rumore mare, delle onde che si infrangono sugli scogli e questo profumo di salsedine e calore mi riempie. Che buono è l’odore del mare. Un odore fortissimo, di quelli che ti rapiscono, che ti portano via. Sa di sesso, quello appena compiuto, quello che ti resta appiccicato addosso. Forte, acre, animale. Eppure accogliente, buono, eccitante.
“E’ solamente una sensazione, vaga, impalpabile, indescrivibile, inafferrabile, imperscrutabile. Come una repentina pulsazione che si espande nell’universo. Come un viso celato che si perde, al tramonto. Come la fugace apparizione di una dea che svanisce nella nebbia, come il fascino di un mare in tempesta. Come il sorriso di un bimbo all’alba di un nuovo giorno. Può essere dolce come una carezza o graffiarti con artigli d’acciaio e lacerarti l’anima. E’ solo una vaga, inesprimibile sensazione che dura un attimo. E’ la vita. Ogni tanto le piace abbandonarsi dentro i suoi pensieri. Per imprigionarli di nuovo si mette all’ascolto. Li ascolta come se stesse seguendo la voce di uno speaker di una radio che parla da lontano, che racconta qualcosa che le appartiene. Le percezioni si incalzano; scene più vicine all’ incubo che alla realtà. Un riflettere che non incrocia intralci, che non deve articolarsi in parole cadenzate, canalizzarsi in tragitti vincolati dalle convenzioni o dalle convenienze, oppure stringersi nelle regole della logica. La forma del pensiero non sono le parole parlate, ma il pensiero stesso”.
Un uomo ed una donna sono sdraiati vicino a me. Sono entrambi bellissimi. Lui è un amico e la sua ragazza ha una pelle così profumata che mi inebria. Io ho una certa esperienza con l'argomento "sesso" e loro si fidano di me e del fatto che sono capace di farli stare bene. Lasciarsi andare, assecondare il desiderio, non pensare, ma sentirsi: questo è il mio segreto. E’ stata una notte d’amore stupenda. Niente pensieri, solo piacere fisico, solo sesso. Mi sono alzata a preparare un caffè e ho messo le tazzine su un vassoio. L’ho portato a letto, e siamo ancora tutti e tre nudi. Corpi sulle lenzuola senza alcun pudore. E mi piace davvero. Non provo alcun imbarazzo. Anche questo è piacere, una coda di quello che è appena stato. Sono qui tra le loro braccia mentre guardo il sole e mi sento forte, piena, intera. E’ così che sarà il paradiso? E’ questo che succederà se saremo tutti più buoni? Ma non credo che esista un paradiso per me, se non quello dei sensi.
“Ogni tanto apre quella porta e guarda spettatrice il rullo delle immagini della sua vita che si srotolano velocemente come se scorressero su un meccanismo dentato, mentre scandiscono il tempo, il suo tempo. Sa che oltre quella porta c'è una parte di lei che si è distaccata come se il suo mondo fosse precipitato in un'altra dimensione e ciò che ora vede sono solamente i riflessi della sua coscienza pura accompagnati da una musica a lungo dimenticata”.
Ciò che sono io è troppo complesso da descrivere perché è difficile capire ciò che sono. Non ricordo bene quando, ma c’è stato un tempo in cui avrei voluto sapere il finale della mia vita: sapere se mi sarei sposata, se sarebbero arrivati dei figli, se avrei trovato la mia strada. Alla fine non ho avuto e nemmeno voluto niente di tutto questo, perché sin dall’inizio, sin da bambina volevo che la mia vita fosse diversa. E non l’ho mai cambiata. Da una parte questa cosa mi terrorizza e, se provo a pensarci, mi manca il fiato di fronte all’immensità dell’ignoto e dentro questa emozionante incognita ho smesso di cercare le mie paure. Sono sporca, si sono sporca, ma non mi vergogno. Non sono vittima, non sono colpevole. Non potrei e non voglio rinunciare alla mia diversità per soddisfare l’anticonformismo di qualcuno. Io capisco benissimo che tutto questo non sia una cosa facile da capire, che forse c’è un po’ di confusione, che i pregiudizi sono tanti.
“Questo mondo parallelo che ci sfiora e che ci induce ad azioni a cui non sappiamo dare una spiegazione oggettiva, ma che allo stesso tempo ci affascina. Non sappiamo sin dove si estende, se ha confini o è infinito, se è dentro o fuori di noi, se assume le sembianze del bene o del male o piuttosto si va nascondere tra le pieghe della nostra vita”.
C’è una mentalità stereotipata che a noi donne ci vuole così: sofferenti e infelici o, se felicemente scopanti, “stigmatizzate”. Perché per la maggior parte dei ben pensanti dovremmo lasciare cadere il fazzoletto per segnalare che siamo ben disposte verso il corteggiamento,che siamo dolcissime, delle soavi creature che quando arrivano all’orgasmo debbano sforzarsi di ridurre ad un sospiro i decibel. Al massimo le nostre corde vocali potrebbero volgere verso un canto d’angelica natura in un dolce sottofondo di violini e di campane e, se dichiariamo che ci piace essere prese, stropicciate e attraversate ed urlare piacere, siamo considerate puttane o quelle che probabilmente hanno subito una violenza. Deviazioni le chiamano. Niente di più falso! Chi l'ha detto che le fantasie sessuali spinte sono una prerogativa ad appannaggio del solo mondo maschile? Come si può credere che una donna, il cui cervello abitualmente va a mille, non abbia le proprie fantasie sessuali? Mi sembra come quando, i maschilisti del nuovo millennio, dopo secoli in cui sono stati abituati ad essere i padroni, solo perché hanno una escrescenza in eccedenza, appena vedono che qualche donna prova a rivendicare un diritto, l’accusano di essere una femminista assatanata. Il risultato è che con questi presupposti diventa difficile avere una relazione basata sul sesso, perché ognuno avrebbe qualcosa da ridire sulla tua moralità e tu alla fine non saresti più vista per come sei, ma per come ti dipingono e, qualsiasi cosa faresti e diresti, potrebbe essere usata contro di te. Ma io non sono così, scopo quando voglio e con chi mi va e non mi sento una puttana.
“No, lei non è una puttana. E' un'amante del sesso, ma non è una puttana. Lei sa scopare. Sai chi le dice che è una puttana? Quelle brutte e gli straccioni che non possono permettersi una come lei. È solo invidia. Lei è bella, bellissima ed ha piacere nel dare piacere agli altri. Ha questo bisogno di utilizzare il suo corpo per appagare un vuoto enorme che le riempie il cuore e l’anima e che non può e, forse, non vuole nemmeno davvero colmare. Insaziabile di erotiche emozioni”.
Molti pensano che abbia subìto qualche trauma da bambina o che qualcuno mi abbia violentato o mi abbia costretta. Niente di tutto questo. Non sono mai stata condizionata da nessuno, non c’è mai stato nessun passato di traumi e abusi per spiegare la mia indole. Non sono vittima, ne carnefice e ne mi sento colpevole di qualcosa. Bisognerebbe smetterla di ragionare per categorie rigide, ma piuttosto liberarci dalle oppressioni che ci riguardano e finirla di opprimerci con norme che universalizzano un sentire comune. Tante volte pensando al mio passato, trovo che non c’è mai stata competizione con il presente, perché il presente è qui, vicino a me, con tutta la sua stupenda presenza. Il passato è fatto di ricordi ed i miei ricordi sono come medaglie al valore che ho guadagnato sul campo una ad una. Mi rendo perfettamente conto che non sia una cosa molto facile da capire, che forse c’è un po’ di confusione in fatto di sesso, che i pregiudizi bigotti sono tanti, ma quello che deve essere chiaro è che nessuno mi obbliga a fare ciò che faccio ed io sono sempre qui, intera, anzi, precisamente integra, ironica, con tutti i pezzi del corpo ciascuno al posto suo. Nella vita a volte anche le strade sbagliate possono essere giuste o viceversa. Qualcuno dirà: “Ma come? Non ti manca mai un abbraccio diverso, una parola dolce, qualcosa che possa darti l’illusione di un interesse differente?” Ed io rispondo che non me ne frega un cazzo. Si è bambini solo una volta nella vita, ed è pure troppo.
“Lei col grembiulino bianco ed il grande fiocco che scende dal collo di plastica. Possibile che fosse di plastica quel colletto? Sì, proprio plastica. La mamma dice che si puliscono meglio!Si tocca il collo, come fa spesso. Un gesto che rievoca il senso di costrizione che prova ogni volta che indossa quella piccola uniforme.Si dovrebbe pensare ad una cosa semplice per le bambine, tipo un colletto di stoffa o regalarle per compagnia una di quelle bambole con i vestiti sgargianti che si sognano col naso schiacciato sulla vetrina del negozio di giocattoli. Ora invece si trova in mezzo ad altri piccoli sconosciuti e non riesce a distogliere i suo sguardo dagli occhi della madre. Uno sguardo sottile che si tende sempre più, fino ad assottigliarsi come un elastico teso allo stremo”.
Non c’è stato mai amore su cui specchiarmi. Non ho mai visto mia madre e mio padre donarmi un gesto tenero, una carezza vera! Solo educazione rigida. Se ne stavano lì austeri, inflessibili, asessuati ed è questa la vita che cercavano di trasmettermi. Non ho mai capito come faceva mia madre a vivere un rapporto arido, ché non le restituiva alcun frammento di passione, nessun respiro ad incrociare quello di mio padre, neanche una parola pronunciata sottovoce, a farle sentire il calore delle labbra vicino all’orecchio. Non c’era contatto tra loro, come se si fossero toccati in via del tutto eccezionale per generare figli e poi basta. Non credo che mia madre abbia mai avuto un orgasmo vero. Sono certa che lei sia stata utile a mio padre, ma per non credo mio padre abbia mai conservato un momento dedicato interamente al suo piacere. E poi c’era quel maestro del collegio che odiavo. Che gran porco! In classe leggeva riviste porno col bidello e ci menava pure! La bacchetta era una lunga riga di legno, però non aveva le tacche dei centimetri. Che tortura! Dovevamo tenere il palmo fermo per ricevere la bacchettata. Immobili dinanzi al plotone d’esecuzione! Quando toccava a me piegavo la mano a barchetta e ritiravo il braccio. Ero terrorizzata. Tieni la mano tesa, gridava quello stronzo, altrimenti senti più male. Lui godeva e si eccitava a dare le punizioni. Si leggeva perfettamente nei suoi occhi che era un sadico pervertito! E poi se ne andava in bagno per masturbarsi. Ero infelice alla massima potenza. Io che pensavo di essere nata per essere felice e godere dei mezzi che mi offriva la vita! Mi sentivo sola, oppressa da un’educazione bigotta. Nei miei infiniti momenti di solitudine mi piaceva toccarmi, mi piaceva vedere la mia mano che sollevava la gonna e si stuzzicava. Certe volte lo facevo anche davanti a mio cugino. Essere guardata mi eccitava da morire. Mia madre, cattolicissima, mi beccò in salotto e mi disse che sicuramente ero figlia del demonio. Quindi mio padre era satana e perciò mi adeguavo per meritarmi di appartenere a tale discendenza. Allora amavo anche scrivere cose sporche sul mio diario sotto forma di poesia forse per liberarmi da una prigione mentale.
“Volavo leggera sull’ acqua e loro mi inseguivano. Volevano afferrarmi , baciarmi e leccarmi dappertutto con le bocche avide e le lingue infuocate. Quando improvvisamente un cavaliere mi ha avvolto dentro un immenso mantello stellato tra le sue forti braccia , con la sua spada sguainata ed io ho lasciato che mi trafiggesse”.
Su un PC imparai ad andare sui siti hard pieni di filmati e racconti. Da internet avevo scoperto che non ero l’unica ad avere certi “pensieri”. Cercavo notizie per sapere cosa farne del mio corpo, come eccitarmi per davvero da sola e in compagnia, tanto per iniziare il cammino alla ricerca della mia identità. Ero consapevole di essere diversa ed allo stesso modo mi sentivo quando mi toccavo sotto il banco della scuola guardando le cosce semiaperte di qualche mia compagna di classe. Avevo il terrore che qualcuno potesse vedermi e dirmi che mi comportavo come una lesbica. Certo, mi piacevano le donne, ma anche i ragazzi, in particolare ero curiosa della protuberanza che si intravedeva dai loro pantaloni. Avevo stilato sul mio diario una classifica a seconda della protuberanza che si intravedeva sui loro jeans, ma alla fine per me erano solo stupidi ed inesperti bambocci. Bastava solo che li sfiorassi con un dito e partivano per la luna. Non volevo la loro lingua dentro la mia bocca e né la mia da nessun’altra parte tranne che tra i miei denti.
“Se in quel preciso momento gli avessero chiesto di parlare della prima parte della sua vita, si sarebbe trovata non poco in imbarazzo. Aveva conservato solo dei flash, pochi momenti, qualche istantanea e basta. Sbiadite testimonianze di situazioni rimaste impresse chissà perché. Forse non erano neanche le più importanti. Sforzandosi avrebbe riempito un rullino fotografico al massimo di dodici pose”.
Ci sono momenti nella vita in cui non succede niente, giorni, mesi, anni, che passano senza nulla da ricordare, senza lasciar traccia, quasi non fossero vissuti e mi chiedevo com’era possibile lasciarli passare inutilmente.
“La vita è un soffio, come quella delle farfalle che vivono un solo giorno. Che importanza può avere se muoiono alle quattro o alle sei del pomeriggio? L’unica cosa importante è se erano belle e se qualcuno ha potuto godere della loro bellezza”.
A sedici anni avevo già ho un corpo da adulta. La natura era stata molto generosa con me. Ero alta e sviluppata, diversa da quelle della mia età. Mi ammiravo davanti allo specchio e rimanevo estasiata dalle forme che man mano andavano sempre più delineandosi sul mio corpo, dai miei muscoli che assumevano una forma sempre più modellata e sicura, dai seni maturi sotto la maglietta che si muovevano ritmicamente ad ogni mio passo. Mi eccitava guardarmi nuda nello specchio.
“La sensualità è qualcosa che stimola i sensi, qualcosa di più del bello della bellezza, qualcosa di astratto e misterioso, qualcosa che può far perdere la testa. La donna sensuale è colei che è padrona dello spazio che la circonda, che sa muoversi in un certo modo, che sa calibrare gli sguardi, la gestualità, che è consapevole della propria bellezza”.
Ero stufa di stare nel mio letto ad immaginare qualcosa di diverso e sempre con la consapevolezza che forse ero nata per qualcosa di meglio. Mi dava fastidio quel piacere che ti veniva a cercare senza chiederti il permesso, che ti si arrampicava dentro con arroganza inaudita, che ti faceva giocare con le dita violentandoti dall’interno per poi svanire congedandosi senza complimenti. Nei mie sogni erotici c’era un uomo vero che un giorno mi avrebbe spalancato le porte del sesso e che mi avrebbe liberata da ogni ostaggio.Non arriva nulla quando aspetti con ansia. Come i treni che, non arrivano mai in orario, arrivano quando smetti di aspettare.
“ Lei un giorno lo avrà e lo scoperà, fino a farlo piangere, gli infilerà i suoi artigli addosso e gli lascerà ferite profonde nella carne. Se lo scoperà di nascosto, sui sedili morbidi della macchina, nei vicoli bui e nei parcheggi, su di un letto, sotto un uragano, senza limiti a testa in giù, avanti e indietro. Lei è una bestia rapace”.
Mi ero rotta i coglioni di fingere interesse per situazioni delle quali non mi fregava un cazzo, delle attenzioni pudiche condivise con le compagne di scuola, delle loro esibizioni vanitose che non capivo. La mia curiosità mi spingeva oltre ed il mio atteggiamento, le mie movenze, la seduzione sensuale che sprigionavo senza volerlo, dava adito a giudizi fastidiosi. I ragazzi della mia età mi guardavano con cupidigia, mentre le ragazze con invidia. Perché la sessualità ostentata di una donna non è mai vista di buon grado.
“Cos’è un bacio, soltanto un bacio, diceva Shakespeare.Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.”.
Quelle come me hanno storie di sesso nella testa come se fossero pezzi di un puzzle, dove ogni singolo pezzo ha il suo incastro. Quelle come me regalano sogni e passione.Conobbi Sonia, l’insegnante che mi dava ripetizioni di latino. Lei separata da un tipo evanescente, io praticamente una bambina goffa a confronto suo. La prima volta che andai a casa sua, la mia attenzione fu catturata dal suo corpo, dalle sue linee armoniose e dal suo modo di fare che denotavano una femminilità trasbordante. Mi era sembrata già da subito molto bella. Mi sorrideva e mi guardava. Non mi fu difficile capire la sua natura. Ogni tanto mi accarezzava i capelli ed i suoi modi sensuali lasciavano trasparire un’esperienza che solo una femmina matura è in grado di possedere. La sua vicinanza quando si alzava per correggere qualche frase sbagliata mi eccitava. Sentivo il suo petto che mi sfiorava volutamente la schiena ed il suo fiato sul collo. Durante i nostri incontri man mano si era creata tra noi una chimica di sguardi, una sensazione magica di aspettativa e di eccitazione, perché entrambe sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Quel giorno mi accolse con la vestaglia slacciata sul davanti che metteva in mostra una parte del suo seno generoso. Durante la lezione accavallò le gambe e scoprì delle intriganti calze autoreggenti.
“Lo sguardo indugiò su quel meraviglioso spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi. Riusciva a vedere il bianco della sua pelle che iniziava dove l’autoreggente nera terminava la sua corsa. Lei se ne accorse e, guardandola negli occhi, le chiese se aveva voglia di fare sesso. Annuì piena di desiderio. Allora lei si alzò e si chinò a darle un bacio tanto appassionato, quanto delicato. Lei rimase ammaliata dall’odore, da una bocca e una pelle meravigliosamente simili alla sua. Esattamente come aveva sempre immaginato dovesse essere un bacio tra due donne. Le piaceva la consistenza vellutata delle sue labbra, le piaceva il suo abbraccio leggero, le piaceva la sensazione del suo corpo morbido contro il suo”.
Sonia mi abbracciò stretta, premendo i suoi seni contro i miei, mentre le nostre lingue si mescolavano ai nostri respiri. Sentii la sua mano appoggiarsi tra la mia spalla e il collo. Spostai il viso finché le mie labbra non raggiunsero il palmo della sua mano e premetti la bocca contro la sua pelle. Lei infilò l’altra mano nei miei capelli arruffati e si chinò verso di me: quando le nostre labbra si unirono in un altro bacio lento e morbidissimo, mi sembrò la cosa più naturale di questo mondo. Il mio primo vero bacio. Parlo di un bacio, di quel bacio che viene dopo qualche bacio. Il primo è sempre un po’ così, imbarazzato. Poi io e lei ci baciammo di più e mi sembrò che lei entrasse dentro di me
“Sentì qualcosa sciogliersi, là dove viveva e si nutriva il vuoto che le abitava fin da quando era nata. Il rumore delle cose si dissolse, tutto sprofondò in una quiete ovattata, innaturale. Come voci umane, si alzò un canto che stentò a riconoscere. Era creta che prendeva forma tra le sue dita”.
Scivolai con le mani sulle sue curve, mentre sentivo le sue accarezzarmi il viso, le sue dita infilarsi nel nostro bacio con gesto sicuro di chi sa dove vuole arrivare. Mi fece sdraiare sul letto, appoggiò le labbra alla pelle del mio ventre disegnando una scia di baci leggerissimi. Sentii la mia pelle cambiare consistenza. Poi si abbassò ancora di più sino alla soglia della mia intimità, scostò con delicatezza la stoffa e la sua lingua mi rovistò dentro finché il corpo iniziò a tremare di piacere. Arrivò quella gioia che sembrava non finire mai. Poi mi guardò con gli occhi pieni di voglia. Fu bello riconoscere il desiderio stampato sul suo volto. Il tuo turno,disse, mentre mi baciava a labbra salate. Quando baci una donna è proprio tutto diverso, è dolce il modo in cui avviene.
“La baciò con riconoscenza e passione dove essa la conduceva e, quando anche lei raggiunse l’estasi, continuarono a lungo in un gioco di scambi. Si ubriacarono di sesso. Non era più in grado di capire chi fosse e dove l’avrebbe portata tutto questo, ma mi sentiva pronta”.
Ebbi altri incontri con
Sonia. Molto di quello che ho imparato sul sesso l’ho appreso da lei. A letto
mi diceva cosa voleva. Istruzioni, ordini, tenerezza. Sapeva sempre dare una
direzione ai suoi desideri e mi invitava a fare altrettanto. Mi insegnò i
giochi dell’eros più sconvolgenti. Con lei conobbi un mondo femminile fatto di
erotismo e perversione, ma io desideravo un uomo che mi aprisse le porte al
piacere, che mi liberasse da ogni ostaggio senza preoccuparmi che fosse uno con
cui avrei potuto condividere altro o meno. Parlo
di carezze o di lingue che giocano, di tutta quella forza che troviamo dentro
all’improvviso mentre ci muoviamo su e giù come se non facessimo altro da una
vita intera.
Parlo di piacere assoluto,delle mie gambe
avvinghiate intorno al bacino di un uomo.
“Sulle vie dell’eros balla il desiderio che brucia nelle vene e incendia il sangue. Mani calde cercano tra sentieri di carne, emozioni celate, attimi di desiderio. Ed il sesso prende forma e dilata il senso che corre all’ infinito tra le ali dell’abbraccio”.
Stefano aveva ventisette, mi piaceva molto ed io volevo essere sua, senza riserve, nell’urlo dei sensi, in ogni singola goccia di piacere. Mi portò in un albergo, un posticino carino dove le lenzuola erano comprese nel prezzo. Appena entrammo mi guardò e per un momento ebbi l’impressione che il suo sguardo si fosse soffermato ad accarezzarmi le spalle e poi fosse sceso sulle mie natiche in un esame lento, implacabile, facendomi sentire come un minuscolo moscerino osservato al microscopio. Non riusciva a distogliere gli occhi dai miei seni che si intravvedevano sotto la mia camicia. Quando si avvicinò le sue mani seguirono i suoi occhi. Ci sedemmo sul divano e lui mi sbottonò pian piano la camicia, un bottone alla volta. Era buio e io cercavo di guardarlo negli occhi, li vedevo, e brillavano come due stelle.
“Cominciò dal collo, poi passò ai capezzoli. Adorava morderli e lei adorava sentire la sua carne tra le sue labbra. Aveva labbra esperte. Labbra che sapevano rapire. Erano sottili e carnose allo stesso tempo. Il suo respiro sapeva di buono. Niente, oltre alla sua pelle ed al suo sapore, sembrava avere un senso. Non esisteva il tempo, lo spazio, la musica, ma solo un abbraccio pieno di passione”.
Avevo i brividi, ero ansiosa, avevo paura, ma nello stesso momento mi sentivo la donna più fortunata del mondo. Le sue labbra pian piano scesero giù verso l’ombelico sino ad arrivare a destinazione. Era inebriante quella sensazione che mi faceva sentire viva, era incredibile anche il solo sentire i suoi capelli scivolare fra le mie dita e quella lingua vorace che frugava in antri umidi di umore e di voglia.
“L’eccitazione cresceva. Era lava, fuoco e burro che si scioglieva tra le sue mani e scivolava tra le gambe. La sua mano le accarezzò i glutei con sempre maggiore voglia. Voleva sentirla gemere. Sapeva che le avrebbe fatto male e che avrebbe scardinato per sempre la porta del piacere, ma era ciò che lei stava aspettando da tempo. Sentiva dolore, ma soffriva in silenzio, voleva sentirlo dentro di lei e l’eccitazione saliva ai piani superiori del suo grattacielo, lì dove una donna è più vicina al cielo dove tutto è misterioso ed infinito”.
Ora o mai più. Non avrei mai potuto smettere nemmeno se avessi avuto in mano un biglietto di sola andata per il paradiso. Provare piacere era l'appagamento del mio ego, era come aver creato la colonna sonora della mia felicità. Sentivo che entrava dentro di me come se conoscesse la strada da sempre mentre le mie unghie affondavano nella sua pelle . Uno scatto e si fermò, ma io non volevo lo facesse e spinsi con forza il mio corpo per adattarmi immediatamente al suo. Ebbi la sensazione di spaccarmi in mille pezzi, come fossi stata attraversata da un fulmine. Arrivai fino in fondo al mio essere ed il dolore si unì all’orgasmo. Non avrei mai immaginato così la mia prima volta, ma dopo quella capii che non avrei mai dovuto aspettare così tanto per fare sesso, perché sino ad allora mi ero persa delle sensazioni fantastiche. Fu magnifico. Lo facemmo altre mille volte, nei posti più impensati, scoprendo sempre nuovi orizzonti ed io mi innamorai delle sue carezze e della sua disponibilità ad ascoltare i miei desideri più sporchi. Non giudicava, non era timido, non mi censurava e gli piacevo così com’ero.
“Il sesso tra due anime è un delirio, è la ricerca di cose sempre nuove, di posizioni, di atteggiamenti, è un fuga senza più ritorni e senza più rimpianti, una follia passeggera che rapisce, è un rapimento meraviglioso, un impeto emotivo che ci fa sfiorare la gloria e ci fa sentire come fossimo eterni”.
Dopo aver fatto l’amore con lui capii veramente cosa significa fare l’amore con la” A” maiuscola! Stefano fu l’unico uomo con cui avrei potuto rimanere tutta la notte sdraiata nuda su di un letto tranquillo e silenzioso, le ginocchia piegate, il mio corpo avvinghiato al suo ed addormentarmi con le sue braccia fra i seni, il suo cuore contro la mia schiena ed il fiato che mi accarezzava la spalla. Avrebbe potuto essere per sempre il mio uomo, ma sapevo bene che era un errore immaginare certe cose con lui come protagonista, un errore madornale e coraggioso. Infatti partì per lavorare altrove e la distanza fu letale per il nostro rapporto. Ci restai male, ma sapevo che nella vita i rimpianti non funzionano: sommergono, depistano, intralciano, offuscano, mascherano. Le emozioni invece sono torrenti che non si lasciano imbrigliare, perché vanno oltre al tempo e allo spazio.
“Lei si sentì sgualcita come quei tessuti spiegazzati che fuori dalla lavatrice sembrano lisci e perfettamente stirati ma, non appena si asciugano, ecco che rispuntano tutte le grinze. Come si può spegnere il cervello o almeno metterlo in stand-by, quando una montagna ti cade addosso?Per un po’ forse continuerà a urlare il suo nome a se stessa, nel cuore. Ma alla fine la ferita si cicatrizzerà”.
Dopo Stefano cominciai a fare sesso con uomini e donne sempre diversi, ma sceglievo solamente chi sapeva sedurmi e mi faceva stare bene. Lo facevo anche con donne, qualcuna era moglie e madre non soddisfatta del proprio matrimonio. Ce ne sono a bizzeffe di donne così e sono eccitanti, belle, perché hanno bisogno che qualcuno risvegli in loro la sensualità perduta. Io amavo recuperare la pelle di chi non sapeva più neanche annusarsi, leccarsi, mordersi, perché ogni recupero corrispondeva ad una rinascita. Tra le mie conoscenze oramai ero considerata una troia, perché la sessualità spregiudicata in una donna non è mai vista di buon grado. O sei una che fa sesso sempre e solo per amore oppure sei una gran troia. Tutto chiaro, no? Mi chiamavano troia perché secondo loro mi comportavo come un maschio. Ma un maschio fa sesso quando vuole senza per questo essere giudicato. E perché mai non potevo farlo anch’io? Nessuno avrà mai il diritto di dirmi cosa fare della mia vita. Sono stata sempre inquieta, sin dalla nascita. Potranno vedermi cadere o mangiare a crepapelle o a digiunare per la rabbia o piangere di nascosto. Potranno vedermi disperata e forse apriranno un giorno la prima fabbrica della tristezza dove fare gli straordinari, ma non potranno mai vedermi vinta
“Quell’emozione di sopravvivere al dolore, spegnere le luci per valorizzare i sensi, coltivare gli sguardi felici degli incontri, camminare nei sentieri sconosciuti dimenticando di tornare, di bagnarsi sotto la pioggia per sentirsi parte dalla terra”.
Tante volte mi sento stanca di sopportare la stupidità del mondo. Sarà che non sopporto più le persone che parlano di cose a senso unico, che sono convinte di avere la verità in tasca e credono di poter cambiare il mondo, senza rendersi conto che sarà il mondo a cambiare loro, ammesso che non l’abbia già fatto. Ecco perché a volte mi succede di avvertire una strana sensazione di vuoto, di essere circondata dal non senso, di esserne pure parte integrante, ma proiettata su un palcoscenico dove l'unica rappresentazione che si tiene è quella dell'assurdo in cui mi trovo a partecipare involontariamente ed in cui percepisco un preciso e lucido fuori posto. Dicono che a partecipare ci si arricchisce sempre, dicono che nella nostra vita, chiunque arrivi, ci insegna qualcosa.
“Quell’uomo era dolce e forte e vedeva le cose giuste e sbagliate in lei nello stesso momento e, dalla prima volta che lei avevano provato il rischio di cose sconosciute, sapeva che con lui non c’era paura. Era molto più vecchio di lei e le sue amiche le avrebbero riso dietro, ma a lei non importava. Le piaceva sul serio quell’uomo e le piaceva quello che poteva insegnarle”.
Sergio era un nobile con il doppio dei miei anni, pieno di soldi ed un eretico del sesso che coltivava solo relazioni estreme. Con lui, scoprii che esistono uomini e donne che vanno oltre la superficie e vogliono tutto: corpo, testa, pensieri e che ti coinvolgono in un gioco erotico fatto di complicità e dolore e mi accorsi di quanto tempo avevo sprecato accontentandomi di un desiderio che viveva solo per la durata di un amplesso. Poi arrivò lui, carne nella mia carne, mente nella mia mente, e avrei voluto essergli costantemente legata. Con una corda, un collare, qualunque cosa che tenesse teso e unito il filo.
“La fece sdraiare nuda su un letto al centro di una stanza e la legò a nodi stretti come in un ricamo, quasi fosse un lavoro all’uncinetto, di quelli che alla fine dell’opera sembrano un fiore, una decorazione. Stringeva le corde rosse passandole in tutte le parti del corpo, anche le più intime e mentre le parlava disegnava prospettive nelle quali avrebbe potuto smarrirsi e ritrovarsi.I suoi occhi non l’avevano mai abbandonata per un solo istante mentre le mani lavoravano. Le corde rosse erano state scelte per far risaltare ancora di più la generosità delle sue curve”.
Le sensazioni sono pensieri sottili, a volte quasi impercettibili, che bussano alla porta della nostra mente e del nostro cuore. Sono parole scritte d'istinto, la vera essenza di ciò che i nostri sentimenti suggeriscono. Le sensazioni hanno significato e senso nel preciso istante in cui arrivano e la loro peculiarità sta nel fatto che non ritorneranno mai più nella stessa maniera di come sono arrivate, rendendo il momento unico. Quel giorno quasi lo vidi in uno stato di profonda prostrazione, perché il timore che io potessi sottrarmi al gioco lo induceva a pensare che potesse perdermi. Ma io ero contenta della mia nuova esperienza. Non era l’immobilizzazione in se stessa a farmi eccitare, nemmeno i nodi che lui aveva piazzato con precisione nei punti giusti, ma la situazione che si era creata. Le legature non facevano nient’altro che amplificare una situazione mentale, quella che mi vedeva a sua disposizione e che poteva fare di me ciò che voleva. Cominciò a posare sulla sua mia pelle candida piccole porzioni di cibo disposti in modo da creare una combinazione cromatica armoniosa, quasi artistica. Fette di limone, arancio ed altra frutta sull’ addome, sui seni, sul pube e sui capezzoli, dappertutto. Poi mi bendò ed andò via. Mi sentii precipitare, e per un istante sentii solo il mio cuore che aveva iniziato a battere all'impazzata. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma io amavo il brivido dell’oscuro.
“Era “l’asservimento mentale” che le faceva innalzare il livello di eccitazione, un eccitazione che le prendeva alla testa e la trasferiva immediatamente tra le gambe, tra i nodi, facendola sentire quel languore che era il prologo di un piacere immenso”.
Sentii ad un certo punto dei passi che si avvicinavano al letto mentre mani diverse si allungavano sul mio corpo come tentacoli e si posavano sulla mia pelle e non potevo lontanamente immaginare a chi appartenessero. Potevo finirla e liberarmi. Potevo smettere. Sergio era sicuramente lì, tra quelli che mi toccavano, avvertivo il suo profumo, stava lì a sfiorarmi con la bocca insieme agli altri, a riassumere, senza poggiare le mani, i contorni del mio corpo, i limiti dei respiri, l’inizio e la fine del mio piacere.
“Delle donne sentiva le unghie che prendevano il cibo come con una pinzetta ed a volte il tocco metallico degli anelli o dei bracciali le creava una sensazione di freddo. Si muoveva ed ogni nodo le procurava piacere. Dal tatto riusciva a capire la mano massiccia di uomini che sembravano voler prendere oltre il cibo anche la sua carne. Qualcuno percorreva la lingua lungo le sue cosce prima di decidere il boccone da prelevare, qualcun altro si soffermava sul seno con le labbra, finché le mani diventarono più avide, più audaci: le accarezzavano il pube e la parte interna delle cosce, le sfioravano i capezzoli, con la bocca, qualcuno seguiva la linea morbida dei fianchi e delle corde che la legavano. Delle lingue calde e umide presero a leccarle le caviglie. Qualcuno le fece scivolare in gola un sorso di scotch ghiacciato e sentì i muscoli dei polpacci distendersi. Era l’estasi dei sensi. Sulle labbra le fu posata una fragola rossa e polposa che qualcuno prelevò direttamente con la bocca. Gustò il piacere di quelle mani e di quelle bocche che la baciavano avide.Luce e buio insieme, l’esplosione di mille stelle davanti agli occhi, atomi impazziti che l’attraversavano e una frenesia nell’aria che si portava via tutto, la lasciava cieca e sorda, spossata, ubriaca, delirante e viva. Un passo oltre il paradiso e uno prima della pazzia”.
Fu una notte meravigliosa che mi portò in dote un orgasmo sconvolgente e che mi aprì le porte su di un altro mondo fatto di sofferenza mista a passione. Non avevo mai avuto paura. La paura è mancanza, è assenza. Con Sergio conobbi il piacere estremo.Un sesso fatto di manette e fruste, di corde che si tendevano, di labbra che si schiudevano per dare un bacio oppure dolore. Lui non mi faceva nulla se dicevo no. Non mi proponeva mai nulla che non mi piacesse e poi mi riempiva di soldi. Diceva che servivano per le mie piccole cose, “così ti puoi concedere qualche sfizio”. Ce ne furono tanti altri di momenti strepitosi con lui sempre diversi e pieni di dolore misto a passione. Partecipai ad incontri con altri uomini ed altre donne, davo sesso e sofferenza e ne ricevevo in egual misura. Dominavo e venivo dominata e scoprivo sempre nuove perversioni. Poi lui si ammalò e sparì dalla mia vita. Non avevo un lavoro, non avevo niente, sapevo solo avere e offrire piacere. Da allora cominciai a considerare che la mia lussuria oltre che portarmi soddisfazione erotica, poteva diventare anche remunerativa.
“Lui mette i soldi sul tavolo ed io mi spoglio. Ho addosso un vestito che mi copre a malapena. E’ facile da togliere e nasconde le macchie. E’ già stato qui prima, perciò già so quello che gli piace. Mi chiede di fargli vedere le tette. Faccio scivolare giù il vestito mostrandogli i seni uno alla volta. Gli piace guardare i singoli pezzi del mio corpo, poi gli piacciono quando li stringo uno contro l’altro a formare un solco voluttuoso facendo attenzione a non coprire i capezzoli. Gli piace vedere i capezzoli rosa che fanno capolino dalle mie dita. Il mio seno è duttile. Non mi fa male. Si alza dalla sedia. E’ un movimento improvviso e convulsivo, come se anche lui avesse un bisogno urgente da soddisfare. Mi afferra il seno tra le mani ed io perdo un po’ l’equilibrio mentre si porta alla bocca il capezzolo. Mi fa voltare e poi mi spinge contro il muro togliendomi di dosso il resto del vestito. Se non ti basta solo farlo davanti, sono altri cento euro gli dico senza mezze misure. Accenna di sì e borbotta, accettando il prezzo, con la promessa di pagare appena finito. Metti i soldi sul tavolo sussurro, allontanando le sue mani in modo che non dimentichi chi siamo e cosa stiamo facendo. Tira fuori i soldi, li conta e li mette sul tavolo dove posso vederli. E’ sollevato o arrabbiato? Non importa. Ha pagato l’ingresso, ha intenzione di usarlo e so che non mi dispiacerà”.
Io mi eccito ed eccito, scopo e mi faccio scopare. Sono predatrice e catturo. Sono caccia e uccisione. Bestia vorace e sangue vivo, pronta a percepire ogni singolo riflesso del piacere. Amo i corpi e tutto quello che posso toccare. Quelli con cui faccio l’amore, uomini o donne che siano, si eccitano del mio orgasmo, delle mie contrazioni. Io sono vera e non fingo mai. Non mi sono mai pentita delle mie scelte e non mi pento tutt’ora. Sono aperta ad ogni esperienza e le vivo secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno e so che non mi capiterà mai niente di male, perché scelgo io con chi fare sesso e faccio cose che corrispondono ai miei gusti. Con l’esperienza sono diventata più attenta ai dettagli, alle sfumature, alle scelte, pronta a percepire con la mente le depravazioni più estreme. Seguo le orme della lussuria e vado dove maturano i suoi frutti che mi basta allungare una mano, chiudere gli occhi per gustarne il sapore.
“Non c’è alcuna morale che possa convincerla del fatto che stia sbagliando.Le sue saranno sempre storie di carne e di corpi che si avvinghiano, di sesso generoso, ignorante e testardo, egoista e cocciuto, di sesso cannibale che si nutre di sofferenza, che si trasforma e restituisce ad ogni attimo il legittimo senso d’eternità. Sesso liquido e solido, che sa di terra, di mare, di onde, di pioggia, di calura estiva, di vento e di tempesta; sesso dall’odore della carne, del fiato, del gusto del cibo che piace, di quello che mangerei senza sosta, fino a sporcarti le guance. Sesso di mani che frugano e travolgono, sesso che inebria i sensi, che scalda le carni, che entra sfondando porte, che travolge, che spaventa, che annienta, che scortica la pelle; sesso che penetra e devasta inesorabile, che pretende e prende, possiede e brucia, che non fa sconti. Sesso che è sangue, linfa e fusione, che è pazzia delirante che coinvolge la testa ed il cuore fino a poterne morire, sino a volersi immolare anche solo per un sussulto di labbra. Sesso che paga per quanto riceve”.
Mi chiamo Gloria, faccio sesso a pagamento e non mi sento una puttana. Solo una cosa voglio dire a quelle che vivono in parte o vivono il sesso come lo vivo io: non dovete vergognarvi di niente, perché a voi spetta la scelta di fare sempre quel che volete. Per voi, prima di tutto, perché la sessualità, il desiderio, la voglia di provare piacere, non è deviazione. Reprimere tutto questo è sbagliato e farà di voi delle donne insoddisfatte. Piacersi e voler piacere è una cosa bella se corrisponde alle vostre scelte. Non ho altre ricette da servire e non mi fermo a suggerire consigli in base alle mie esperienze, perché ciascuno ha la sua vita determinata da una propria verità.
“Chissà dov’è la verità, questa verità che a volte ci sembra di afferrarla e che appena tenti di darle un senso ci sfugge dalle mani. Forse è nel nostro sangue e nella nostra coscienza. Queste cose di noi, questi rapporti d’amore e d’odio che ci legano al mondo, così facili ed inafferrabili”.
Siate libere, pensate che il corpo è vostro e lo gestite voi e che nessuno può dirvi quel che vi piace, quello che per voi è “normale” o no. Siete voi le uniche detentrici di un sapere che vi appartiene, fatto di ascolto per quel che circola nelle vostre vene, per quel che apprezza la vostra pelle, per le sensazioni a cui rimandano le vostre mani. Il mondo è strano: si allarga, si ristringe e poi si riallarga e una non può mai essere sicuro di riuscire a starci bene dentro. Ma quando riesce a starci bene dentro, deve rubare tutta la vita ed il benessere che può. Tornassi indietro, nelle stesse condizioni, io rifarei tutto senza nessuna esitazione. Credo di essere quel tipo di donna che nessuno vorrebbe far conoscere al proprio fidanzato o marito o moglie. Comunque sia preferisco essere puttana piuttosto che essere socialmente “giusta” e rinchiusa in una gabbia stretta.
“Danziamo, fragili e vulnerabili, tra le spine della vita. E la danza, danzata con chi amiamo, danzata insieme a tutte le persone che danzano con noi, che ci porta oltre il non senso, oltre le spine, nella pienezza del vivere”.
Vorrei poter girare per la strada senza sentirmi una specie di strana creatura che va derisa e tenuta lontana. Non credo nella sacralità dei legami, delle relazioni e se qualcuno o qualcuna vuole venire a letto con me, giacché non lo lego e non lo drogo per farlo, non è mia la responsabilità. Molte volte ho la percezione di correre troppo in fretta e vorrei andare lenta come le tartarughe. Vedo la fine della strada che si avvicina sempre di più, so che là in fondo c'è il salto nel vuoto, non ho nessuna possibilità di frenare ed ho la sensazione che sarà difficile ritrovarmi, ma non significa che mi senta perduta.Questa notte ho provato una strana percezione! Quando mi sono messa a letto ho sentito una sensazione fortissima di pace. Un attimo di pace così non lo ricordavo più da un bel pezzo. La pace di concentrarmi solo su me stessa, sul mio essere, rimandando al domani o al mai qualsiasi cosa. Prima io e poi il resto del mondo. Una bella sfera nella quale perdermi! Strana sensazione quella prima di addormentarsi. Si mollano gli ormeggi della coscienza per spiccare una sorta di volo senza sapere se sarà un dolce planare o una precipitosa caduta libera. Forse è per questo che da piccola non prendevo sonno se prima non avevo messo un paracadute sotto il cuscino. Avete presente quella sensazione di tranquillità mentale il cui i pensieri vagano liberi per la mente e voi avete tutto sotto controllo e sapete cosa volete? Rimanendo lì senza alcun pensiero, sola con il vuoto, appoggiata con la testa sul cuscino, mi sono addormentata e mi sono sentita di nuovo bambina. E’ stata una bella sensazione, credo una sorta dell'opposto dell'ansia.
“Talvolta arriva all'improvviso, senza ragione apparente, così, quando non te l’aspetti. Quando magari è intenta a gustare il primo caffè del mattino in terrazza con lo sguardo che vaga distratto sulla città che ancora dorme. La coglie alle spalle, di sorpresa. Sente un brivido lungo la schiena. Sa che ogni tanto bisogna fare il punto della situazione, ma non è un'operazione semplice”.
Mi guardo nello specchio che riflette i ricordi di un volto mutato dal tempo e mi sento ancora bella. La vita mi attraversa con le sue storie e tutto mi sembra ancora accettabile, meraviglioso, possibile. Se guardo indietro rischio di perdermi nel vuoto e non riesco ad alzare la testa quanto basta per vedere la vetta. L'unica cosa che posso fare è andare avanti. Quanta strada ho già percorso? E' quanta ne farò ancora? Non lo so. Sarebbe così facile non pensare più a niente. Allora mi capita di attraversare nubi dense di incertezze, di desideri ancora irrisolti. Ma le nubi non sono carceri, non hanno confini invalicabili, non spengono il sereno perché so che ci sarà sempre, sino alla fine, sino all'ultimo secondo, anche per me un azzurro ad attendermi oltre le nuvole.
Fine