Grammatica

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Personaggi

GRAMMATICA

di E. Labiche

Atto unico

Personaggi

Sig. CAPETINI          Negoziante,

Sig. POLTRONE        Presidente dell’Accademia di Udine

MAMMUT                 Veterinario

GIOVANNI               Domestico

BIANCA                    Figlia di Francesco

Scena prima

Giovanni e Mammut

La scena rappresenta la sala di una casa di campagna.

Giovanni: (all’alzarsi del sipario lascia cadere un’insalatiera)

Mammut: (entra) Che cosa hai rotto?

Giovanni: Chi è? ….. Ah, il veterinario! Mi avete fatto paura.

Mammut: Che cosa dirà il tuo padrone quando vedrà l’insalatiera dorata ridotta così?

Giovanni: (raccogliendo i cocci) Nulla, perché non la vedrà! Quando rompo qualche cosa, sotterro i cocci in fondo al giardino… Ho fatto una buca sotto gli albicocchi…. Nascosta dall’erba.

Scena seconda

Bianca e detti

Bianca: (entra) Giovanni…. Ah buongiorno signor Mammut.

Mammut: Signorina!

Bianca: (a Giovanni) Hai visto l’insalatiera dorata?

Giovanni: (che ha messo i cocci nel grembiule) No, signorina.

Bianca: Mi occorre per mettervi delle fragole….

Giovanni: Deve essere nella credenza della sala da pranzo.

Bianca: Vado a vedere. E’ strano quanto vasellame manca sempre.

Giovanni: Eppure non si rompe mai nulla.. (Bianca esce)

Mammut: Hai una bella faccia tosta.

Giovanni: Non posso mica fare un dispiacere alla signorina. Se sapesse che l’insalatiera si è rotta ne proverebbe troppo dolore!

Mammut: Ah! Ecco…. Beh, io sono venuto per la vaca.

Giovanni: Oh, è inutile. Non c’è più bisogno.

Mammut: E’ passato il disturbo?

Giovanni: E’ completamente morta.

Mammut: Morta?

Giovanni: Già, pare che abbia inghiottito un pezzo di vetro.. un pezzo di bottiglia sotterrato male.

Mammut: A quanto pare la tua buca non è abbastanza profonda.

Giovanni: E’ vero, ma si suda a scavare… E fa tanto caldo!

Mammut: bene! Bene! E il tuo padrone? Come sta? In grande eccitazione immagino.

Giovanni: Perché?

Mammut: Per l’elezione del Presidente al comizio agrario, ci sarà battaglia oggi.

Giovanni: Credete che il signor Capetini sarà rieletto?

Mammut: Non ne dubito.

Giovanni: Il sig. Gattafina è un concorrente pericoloso, astuto….

Mammut: Non vogliamo quel Gattafina! Un intrigante che fa venire il veterinario dalla città.

Giovanni: Capisco.

Mammut: Vogliamo il sig. Capetini… uomo sobrio.. istruito… uno scienziato si può dire.

Giovanni: Quanto a questo, si… Sta per ore intere…. nel suo studio con un libro in mano… gli occhi fissi… la testa immobile… come se non capisse nulla.

Mammut: Riflette!

Giovanni: Medita profondamente.. Oh, eccolo… (mostrando i cocci) vado a sistemarli… profondamente anch’io. (via)

Scena terza

Capetini e Mammut

Capetini: (entra con un libro in mano, immerso nella lettura)

Mammut: E’ talmente assorto che non mi vede neanche.

Capetini: (legge) “Nota – Il participio seguito da un infinito è variabile, quando si può voltare l’infinito col participio presente..” Bisogna voltare l’infinito col participio… Oh Dio! Mi gira la testa…

Mammut: Scommetto che sarà greco… o latino…. (tossisce)

Capetini: (spaventato) Chi è?  (nasconde il libro) Ah! Sei tu Mammut?

Mammut: Disturbo, signor Capetini?

Capetini: No… leggevo… Sei venuto per la vacca?

Mammut: Si…. Ma mi hanno detto..

Capetini: Già, è morta … Un pezzo di vetro… Peccato, eh? Una vacca di quattro anni!

Mammut: E’ un’età in cui il vetro non si digerisce.

Capetini: Povera umanità!

Mammut: Ah! Sentite debbo parlarvi della vostra elezione. Andiamo a gonfie vele.

Capetini: Ah si? E’ piaciuta la mia circolare?

Mammut: E’ circolata dappertutto… L’hanno portata ai sette cieli. Conto su una grande maggioranza.

Capetini: Tanto meglio. Non fosse altro che per veder crepare quel brigante di Gattafina.

Mammut: E voi nominato per la seconda volta Presidente del Comizio Agrario, potete andare lontano… lontano…. Lontano.

Capetini: Fermati se no chi sa dove mi fai arrivare.

Mammut: E chi lo sa?  Un giorno potreste diventare nostro Sindaco!

Capetini: Io?… oh che idea! No… prima di tutto non sono ambizioso. E poi il posto è occupato da trentacinque anni dal signor Rognat.

Mammut: Ragione di più!… Un po’ per uno!… Trentacinque anni lui! Trentacinque anni voi! Poi magari….

Capetini: Altri trentacinque anni lui… e poi trentacinque io!…

Mammut: Non scherzate! Detto fra noi… il signor Rognat non è ne attivo, ne intelligente… non sa il greco….

Capetini: Ma non è necessario sapere il greco per fare il Sindaco.

Mammut: Ma non fa male. Sentite: io so gli umori del paese e vi predico che tra non molto cingerete la sciarpa di Sindacale.

Capetini: Oh! Non sono ambizioso!… Tuttavia riconosco che in qualità di Sindaco, potrei far del bene al mio paese.

Mammut: Altroché, e poi non vi fermereste lì…

Capetini: Certo che una volta Sindaco…

Mammut: Diverreste consigliere del circondario.

Capetini: Oh Dio! Certo che non ne sono indegno!

Mammut: Consigliere Generale…

Capetini: Oh Dio! Sarebbe troppo…. E poi?

Mammut: Deputato!

Capetini: Oh Dio! Oh Dio! Oh Dio! ... Parlerei dalla tribuna... E poi?

Mammut: Poi, non saprei…

Capetini: (fra sé) Consiglier Provinciale… Deputato!… Ma no, non è possibile, non è possibile!

Mammut: Tutto è possibile!… Basta incominciare… Ma intanto però devo dirvi che… tra gli elettori più influenti qualcuno ce l’ha con voi.

Capetini: Con me?

Mammut: Precisamente! Il signor Manon.

Capetini: E cosa gli ho fatto?

Mammut: Dice che siete superbo.

Capetini: Ma come? Se ogni volta che lo incontro gli domando come sta sua moglie… quantunque a me non interessi affatto!

Mammut: Si… ma non gli domandate come vanno i suoi cavoli.

Capetini: I suoi cavoli?

Mammut: Dice che siete passato più di una volta davanti al suo orto e non gli avete mai detto: “Che bei cavoli!…” Come Presidente del Comizio, sostiene che sarebbe suo dovere.

Capetini: Veramente non ho mai badato ai suoi cavoli…

Mammut: Ecco il male! Gattafina, invece, stamattina gli ha detto. “ Perbacco! Che bei cavoli!”

Capetini: Intrigante: Ha detto questo?

Mammut: fareste molto bene ad andare dal signor manon e dirgli qualche cosa sui suoi cavoli.

Capetini: Ci vado subito!… (chiama) Giovanni!…

Scena quarta

Giovanni e detti

Giovanni: Signore!

Capetini: Il mio cappello nuovo… sbrigati! (Giovanni va e torna col cappello)

Mammut: Vengo con voi…

Capetini. Sapete come farò? Gli domanderò per favore un po’ di seme dei suoi cavoli.

Mammut: Benissimo… Ecco un’idea da futuro ministro….

Capetini. Vieni, passiamo dal giardino. (escono)

Giovanni. Il padrone si mette il cappello nuovo per andare a cercare il cavolo! Che idea!

Scena quinta

Giovanni e Poltrone

Poltrone: (entrando con la valigia) Sta qui il signor Capetini?

Giovanni: Si, signore.

Poltrone: Annunziagli il signor Poltrone, primo Presidente  dell’Accademia di Udine.

Giovanni: In questo momento è fuori. Ma non tarderà molto.

Poltrone: L’aspetterò.. Ti prego liberami di questa valigia.

Giovanni: Il signore vuole restare qui?

Poltrone: Probabilmente!

Giovanni: Bene!

Poltrone: Porto al mio amico Capetini una notizia… di grande importanza….

Giovanni: (con curiosità) Quale?

Poltrone: Ecco…. (sta per raccontare, poi si ferma e lo guarda) Vorrei sapere perché dovrei raccontare i fatti miei a te… Dimmi piuttosto come sta la signorina Bianca sua figlia.

Giovanni: Benissimo, grazie.

Poltrone: Non badai molto a lei, quando venne l’estate scorsa a Udine, ma mi sembrò bella e bene educata.

Giovanni: Ah, per questo poi… ve ne rispondo io…

Poltrone: Oh, allora! …. Dimmi un po’… quando si lavora il terreno, in questo paese, che cosa si trova?

Giovanni: Dove?

Poltrone: Sotto l’aratro.

Giovanni: Diamine! Si sa… bruchi… sterpi, radici…

Poltrone: Ti parlo di antichità… di frammenti galli o romani…

Giovanni: I Galli Romani non li conosciamo qui…

Poltrone: Sei una bestia… Profitterò della mia permanenza qui per fare alcuni scavi… Ho rilevato attraverso i miei studi l’esistenza di una strada romana in questo comune.

Giovanni: Ah si?

Poltrone: Eh, io ho studiato molto! Ho un buon naso io! Mi basta guardare un terreno e dico subito qui sotto c’è del romano… qui sotto c’è del gallo!

Giovanni: Oh guarda guarda!… (che razza d’uomo).

Scena sesta

Bianca e detti

Bianca: (entrando) Ma è impossibile trovare quell’insalatiera.

Giovanni. Ecco la signorina.

Bianca: Che bella sorpresa! Come sarà contento mio padre di rivedervi.

Poltrone: E gli reco una notizia di notevole importanza.

Bianca: E…. vostro figlio…. Non è venuto con voi?

Poltrone: No, Edmondo si è storto un piede.

Bianca: Ah, come mi dispiace!

Poltrone: Ed un po’ per colpa mia. Avevo fatto alcuni scavi all’estremità del parco senza avvertirlo… e la sera c’è cascato dentro…. Ma io ho trovato un manico di coltello del terzo secolo.

Bianca: E per un manico di coltello avete fatto cascare il mio ballerino?

Poltrone: Il vostro ballerino?

Bianca: Sicuro, quest’estate a Udine il signor Edmondo  mi faceva ballare tutte le sere…. Guarirà presto, vero?

Poltrone: E’ questione di pochi giorni.

Bianca: Non resterà zoppo?

Poltrone: Ah no! … Speriamo! Ormai è in età di prender moglie e sarebbe un peccato.

Bianca: Ah!

Poltrone: Ma anche voi dovete pensare a maritarvi…

Bianca: Io?… Non so… papà non me ne ha parlato ancora… (che sia venuto a domandare la mia mano per suo figlio?)

Poltrone: Vorrei farvi una domanda.

Bianca: (Oh Dio! ho paura!)

Poltrone: Quando per caso fate qualche scavo in giardino che cosa trovate?

Giovanni: (Ma è una fissazione.)

Bianca: Ma… terra… pietre…

Poltrone: Con iscrizioni?

Bianca: Non saprei… Se volete passare nella vostra camera?

Poltrone: Volentieri.

Bianca: Le finestre danno sul giardino.

Poltrone: Tanto meglio, esaminerò la configurazione del terreno. Qui subdoro qualche cosa dei galli.

Giovanni: (Poltrone e Bianca escono con la valigia) A me fa paura quello li… subdora qualche cosa dei galli!…. Il tanfo!…(via)

Scena settima

Capetini, Giovanni poi Bianca

Capetini: (entra con un cavolo ed una barbabietola) L’affare del signor Manon è aggiustato. Gli ho domandato uno dei suoi cavoli come oggetto d’arte. Gli ho detto che lo farò collocare in mezzo alla sala. C’era un vicino che ha un orto di finocchi e che cominciava ad arricciare il naso. Non potevo fargli torto… è un elettore… allora gli ho chiesto una barbabietola…. Come oggetto d’arte… Adesso farò il giro di tutti gli elettori… farò una raccolta di legumi… Ognuno va preso per il suo verso… Ma come pesano questi accidenti… Giovanni!

Giovanni: Comandi.

Capetini: Liberami da questa roba… metti il cavolo in pentola e fai cuocere al forno la barbabietola

Giovanni: Toh! Il padrone ora va a fare la spesa. (via)

Capetini: Mentre avevo il cavolo e la barbabietola, pensavo a quanto mi ha detto Mammut! Diventare Sindaco… la prima autorità del paese… Poi consigliere, poi deputato…. Poi chissà.. anche Ministro… Ma no, questo non è possibile! Io sono ricco, stimato, adorato, ma c’è una cosa che si oppone ai miei progetti: la grammatica… Non so l’ortografia! I soggiuntivi come sono difficili! I participi  sopra tutto, non si sa da quale parte prenderli… Parlando la cosa va perché nessuno vede le parole… ma scrivendo… faccio certi sgorbi! Ai miei tempi nelle scuole non si scaldavano troppo le panche. Ho appena imparato a leggere e scrivere, poi mi sono dato al commercio di legnami: misuro, Ma non scrivo neppure i discorsi che pronuncio… discorsi magnifici! Mi credono un uomo dotto… godo una reputazione, ma ha  chi la devo? A un angelo!

Bianca: (entrando) Papà.

Capetini: Eccolo il mio angioletto.

Bianca: Ti cercavo per darti il discorso che devi pronunziare al comizio agrario…

Capetini: Se sarò rieletto!… Come ti pare venuto?

Bianca: Benissimo. Io non ho fatto che ricopiare ciò che tu hai scritto.

Capetini: Già….già… (legge) “Signori, cari colleghi, l’agricoltura è la più nobile delle professioni”. Oh, guarda! Hai messo due ss a professioni.

Bianca: Certo!

Capetini: Hai ragione. (io avevo messo una z) “La più noblie delle professioni, con due ss, ho il coraggio di dirlo: chi non ama la terra, chi non si sente balzare il cuore alla vista di un aratro, non comprende la ricchezza delle nazioni…”, Ma come, hai messo una z a nazioni?

Bianca: Sicuro!

Capetini: Hai ragione (io avevo messo due ss), la zeta e le esse, io non terrò mai a mente tutto questo. “La ricchezza delle nazioni, con una z”….

Bianca: Ah, papà, c’è qui il signor Poltrone.

Capetini: Come, Poltrone da Udine? (un vero scienziato) Dov’è questo caro amico?

Scena ottava

Capetini, Bianca e Poltrone

Capetini: Carissimo amico, che bella visita!

Poltrone: Era da tempo che volevo esplorare queste vostre terre dal punto di vista archeologico.

Capetini: Ah si? Vi occupate sempre di pentolini rotti?

Poltrone: Sempre… Ma io debbo anche parlarvi di un affare… di un grande affare…

Bianca: (La domanda) Vi lascio.. Spero signore, che passerete qualche giorno con noi.

Poltrone: Non ve lo prometto. Dipende. Scaverò. Se troverò…. Resterò.

Bianca: Troverete… speriamo. (via)

Capetini: Non è deliziosa la mia Binchina?

Poltrone: Amabilissima!.. e con vero piacere io… ma, no, questo più tardi… Ora vi porto, mio caro amico, una notizia considerevole.

Capetini: A me?

Poltrone: Dietro una mia raccomandazione siete stato nominato membro corrispondente dell’Accademia di Udine.

Capetini: Accademico!

Poltrone: Non è una grata sorpresa?

Capetini: Ah si, veramente.. ma io non so se devo accettare…. Non ho titoli sufficienti …

Poltrone: E i vostri discorsi?

Capetini: Ah, i miei discorsi!….

Poltrone: E poi, io, proponendovi, ho avuto un’idea. Voi potete essere di molto aiuto a noi, e di grande lustro alla nazione…

Capetini: Con due ss…

Poltrone: Come?

Capetini: No, con la z! Non ci fate caso, dicevate?

Poltrone: Dicevo che potreste essere molto utile!

Capetini: In che modo?

Poltrone: Sorvegliando gli scavi che io intraprenderò in questo luogo. Voi rivelerete le iscrizioni latine e ne farete la relazione.

Capetini: (spaventato) In latino?

Poltrone: (con mistero) Zitto! Ho motivo di credere che in questi dintorni si trovi un campo di Cesare… Ma acqua in bocca.

Capetini: State tranquillo!

Poltrone: Il nostro dipartimento è il solo che non abbia antichità!

Capetini: E’ una vergogna! Il Governo ci dovrebbe pensare!

Poltrone: Allora io ho fatto delle indagini… ebbene… Gabio Lentulo… deve essere passato di qua.

Capetini: Davvero?.. Gabio Pendolo… Ma ne siete sicuro?

Poltrone: Sicurissimo, ma acqua in bocca…

Capetini: State tranquillo. (io non ho visto passare nessuno)

Poltrone: Ma io sono venuto anche per un altro motivo. Mio figlio Edmondo ha visto quest’estate la signorina Bianca. Egli nutre per lei un sentimento ardentissimo, ma serio: e io vi faccio una proposta di matrimonio.

Capetini: Mio Dio!… Non dico di no…. Ma non dico di si…. Credo necessario consultare mia figlia.

Poltrone: E’ giusto. Edmondo è un bravo giovanotto, non prende mai liquori altro che nel caffè. Ed inoltre avrà centomila euro per mettere su casa.

Capetini. Più o meno la somma che io ho destinato a Bianca.

Poltrone: Bene. Ma io voglio essere sincero: Edmondo ha un difetto, un difetto che è quasi un vizio…

Capetini: Oh diamine! E quale?

Poltrone: Ecco: sappiate che… No, non posso dirlo io, Presidente dell’Accademia di Udine.. A voi, leggete. (gli da una lettera)

Capetini: Forse una satira contro l’Accademia?

Poltrone: No, una lettera che mi ha scritto otto giorni or sono e che vi confido con il più grande turbamento.

Capetini: Mi spaventate! Vediamo (legge) “Mio caro padre, è necessario che ti faccia una confessione da cui dipende l’intera felicità della mia vita…”

Poltrone: (tra sé) Dipende con due p… Miserabile!

Capetini: (leggendo) “Io amo la signorina Bianca con tutto il cuore..

Poltrone: (c.s.) Cuore con la q… Animale!

Capetini: (c.s.) “La sua immagine riempie la mia vita e turba i miei sogni”.

Poltrone: (c.s.) (Sogni!… Sonni doveva dire) E’ una cosa atroce. Che cosa ve ne pare?

Capetini: Che cosa?

Poltrone: Io volevo dirvelo: ora sapete tutto!

Capetini: So che adora mia figlia.

Poltrone: Si, ma contro le buone regole della purezza… Beh pensate e decidete voi…. Io intanto vado a perlustrare il vostro giardino. Mi è parso di scorgere un rialzo di terra… ciò sa di romano… Arrivederci. (via)

Capetini: (intasca la lettera) Di qual difetto intendeva parlarmi?

Bianca: (entra abbigliata per uscire)

Capetini: Esci?

Bianca: Si, devo fare una visita alla signora Verola. E’ una famiglia molto influente e molto favorevole alla tua elezione.

Capetini: Senti una parola, Bianca: hai pensato qualche volta a prendere marito?

Bianca: (con ingenuità simulata) Io no, papà.

Capetini: E se ti si presentasse un partito onorevole… un buon giovane…. Affettuoso,  che non prende liquori altro che nel caffè?

Bianca: (il signor Edmondo)

Capetini: Avresti qualche difficoltà?

Bianca: No… cioè si… non so, farei ciò che vuoi tu.

Capetini: Io voglio la tua felicità, mia cara, ed è ben poco a confronto di quanto tu fai per me.

Bianca: Che cosa faccio?

Capetini: I miei discorsi… le mie lettere…

Bianca: Gran che, io non faccio altro che ricopiare i tuoi scritti..

Capetini: Ah già! E’ cosa convenuta… non ne parliamo più, Và e torna presto.

Bianca: (esce)

Capetini: Oh perbacco! Ho un invitato a pranzo, bisogna bene che pensi al pranzo. Gli accademici sono gente sobria, mangiano bene ed amano i bocconi ghiotti… Giovanni?

Scena nona

Capetini e Giovanni, poi Poltrone

Giovanni: Signore?

Capetini: Che cosa abbiamo a pranzo?

Giovanni: Il cavolo e la barbabietola.

Capetini: Non ti parlo di questo, imbecille…. Non ci saranno quelle soltanto…

Giovanni: Oh non c’è altro, Signore: dal momento che ora va lei a fare la spesa!…. Vossignoria non si vida…

Capetini: Animale! Io….

Poltrone: (in questo momento entra trionfante con un frammento di padella piena di terra e un vecchio spiede arrugginito) Veni, vidi, vici…. Come Cesare! Come Cesare!

Capetini: Oh! Cos’è quella roba?

Poltrone: Uno scudo romano…. Scutum…. Lo scudo lungo… sapete bene…

Giovanni: Signor padrone, è la nostra vecchia padella, quella bucata….

Capetini: Sembra anche a me… Ma se lui dice che è uno scudo!

Poltrone: (brandendo lo spiede) Ed ecco qui il gladium…. La spada del centurione… una vera rarità…….

Giovanni: E’ il nostro spiede rotto!

Capetini: Taci animale! Quella è la spada del centurino! .. Lo dice lui!

Poltrone: Oh tu! Vammi subito a comperare due euro di bianco di spagna, che mi porterai qui in una zuppiera…

Capetini: Cosa volete farne?

Poltrone: Voglio pulire quei frammenti! (a Giovanni) Và!

Giovanni: Vado. (ma è un ferro vecchio costui) (via)

Poltrone: Grazie! Grazie per l’archeologia! Ora vado a continuare i miei scavi… A proposito: avete parlato del matrimonio a vostra figlia?

Capetini: Gliel’ho appena accennato! La proposta non le è dispiaciuta.

Poltrone: E del difetto le avete detto niente?

Capetini: Quale difetto? Ah….. si…. No…. Perché è quasi un vizio… e cerco un pretesto.

Poltrone: E’ una cosa orribile! Beh, io ritorno in giardino, vi si respira una fragranza romana.

Capetini: Comincia a mettermi in pensiero con quel difetto.. che è quasi un vizio… non mi dispiacerebbe di sapere cos’è…

Scena decima

Capetini e Mammut

Mammut: (entra eccitatissimo) Ah! Che calunnia, che calunnia!

Capetini: Mammut, con chi ce l’hai?

Mammut: Col signor Gattafina, che mette in giro sul mio conto una voce infame… Egli pretende che io abbia ammazzato la vostra vacca.

Capetini: E’ una menzogna. Non sei arrivato in tempo, è morta prima che tu arrivassi.

Mammut: fatemi il piacere, scrivetemi queste parole sopra un pezzo di carta, perché possa ribattere a quell’animale!

Capetini: Scrivere io? ( E Bianca che non è qui) Amico mio, vi sono delle ingiurie alle quali un uomo che si rispetta risponde col silenzio e col disprezzo.

Mammut: Si, ma io preferisco schiacciarlo… Presto scivetemi una parola.

Capetini: ma tu scherzi…. Parrebbe che io volessi darti un certificato….

Mammut: Precisamente! E’ quello che voglio.

Capetini: No… non posso…. E’ impossibile.

Mammut: Come? Ricusate? Dinanzi alla verità, voi tentennate?

Capetini: No, non tentenno, no!

Mamut: Voi titubate?

Capetini: No, non titubo, no!

Mammut: Questo certificato mi viene di diritto… dopo quello che ho fatto per voi.

Capetini: Hai ragione, ti viene di diritto, domani te lo farò.

Mammut: No, no, subito… Gli elettori sono tutti adunati e voglio che tutti lo leggano.

Capetini: (Gli elettori lo leggeranno! Sono perduto!)

Mammut: Non vorrete, è vero, rovinare la mia carriera, pensate che ho cinque figli! E uno in viaggio.

Capetini: (Poveretto, ha cinque figli e uno che viaggia)

Mammut: (prepara la carta) Orsù mettetevi qui e scrivete; cosa costa a voi, un letterato!

Capetini: Due righe soltanto…

Mammut: Si…. “Attesto che la mia vacca era morta allorché il signor Mammut venne da me”. E’ una cosa semplice.

Capetini: (E’ vero e poi facendo un po’ di attenzione!) (scrive) Certi..fi…fi…fi….co… (io credo che ci vogliano due effe… basta, mettiamoci uno sgorbio che copra mezza parola)

Mammut: Ecco fatto… Vedremo che faccia farà il signor Gattafina!

Capetini: Ecco fatto, prendete… c’è qua e là qualche sgorbio… qualche macchia… ma è una penna indiavolata. (Nel dirglielo lo mostra al pubblico. E’ un foglio pieno di sgorbi e macchie)

Mammut: Non importa. Con questa carta io sono salvo!

Capetini: Si! Ma sono perduto io!

Scena undicesima

Bianca e detti

Bianca: Eccomi di ritorno.

Capetini: Sei arrivata tardi! Ho scritto adesso un certificato.

Bianca: (spaventata) Oh Dio!

Mammut: Eccolo… Voglio mostrarlo a tutti… (lo mette in tasca e va a prendere il cappello)

Bianca: (a Capetini) Bisogna riaverlo.

Capetini: Come fare?

Bianca: Ho un’idea! Signor Mammut avete con voi la busta dei ferri chirurgici?

Mammut: Si perché?

Bianca: Presto correte, la nostra giumenta grigia ha avuto un colpo di sangue improvviso.

Capetini: La giumenta? Ma cosa accade! Questa mattina la vacca, ora la giumenta.

Mammut: Corro.

Bianca: La siate qui il vostro abito… vi darà fastidio.

Mammut: No, no. (corre via)

Bianca: Il colpo è mancato.

Capetini: Ma come, quella povera bestia?

Bianca: Sta benissimo. Era un’astuzia per obbligare Mammut a togliersi la giacca per potermi impadronire della lettera.

Capetini: Ah, già! Infatti egli opera sempre in maniche di camicia.

Bianca: Purchè adesso non scopra che la giumenta non è ammalata.

Capetini: Ah per questo sono tranquillo, non se ne intende. La guarda negli occhi e dice invariabilmente: è una storta.

Mammut: E’ fatto!

Capetini: Cosa?

Mammut: La ho salassata!

Capetini: Ah si?

Mammut: Un minuto ancora di ritardo e la povera bestia era morta!

Capetini: (E pensare che se io avessi saputo l’ortografia egli non l’avrebbe salassata e starebbe benissimo)

Scena dodicesima

Giovanni e detti

Giovanni: (entra con un vaso pieno di bianco di spagna) Ecco il bianco di spagna.

Bianca: (Ah!) (a Giovanni, piano) Senti Giovanni, lascia cadere quel vaso sul signor Mammut!

Giovanni: Cosa dite?

Bianca: Fai quello che ti ho detto.

Giovanni: Oh per me! (passa tra Mammut e Capetini e rovescia il vaso sull’abito di Mammut)ù

Mammut: Ah! Corpo d’una….

Bianca: (a Giovanni, forte) Imbecille!

Capetini: Asino!

Giovanni: Ma se me l’ha detto la signorina!

Bianca: Io?

Capetini: Sta zitto, villanaccio… e vai a prendere una spazzola!

Giovanni: Ecco cosa vuol dire eseguire gli ordini. (via)

Capetini: (a Mammut) Presto toglietevi la giacca.

Mammut: Grazie ma non ne vale la pena.

Capetini: Ma si…Presto, non fate complimenti.

Bianca: (uscendo con la giacca)Un colpo di spazzola e sono qua subito…

Mammut: Mi rincresce veramente che la signorina si prenda questo fastidio.

Capetini: Noi, siamo fatti così.

Mammut: (Sono fatti così perché siamo sotto le elezioni)

Scena tredicesima

Giovanni, Mammut, Capetini e Poltrone

Giovanni: Ecco la spazzola! (si mette a spazzolare Mammut)

Mammut: Mi pungi.. mi pungi!

Poltrone: (entra portando dei frammenti di stoviglie nel fazzoletto) Ah! Figli miei, che fortuna! Che fortuna! Che emozione! Ho scoperto un tumulo romano sotto un albero di albicocco!

Giovanni: (Il mio nascondiglio!)

Poltrone: Osservate prima questo! Questa è un’urna.

Giovanni: (Misericordia! Un pezzo dell’insalatiera dorata!)

Capetini: Eh? Ma io so cos’è! (guarda Giovanni)

Poltrone: Ecco le due iniziali: una F e un C.

Capetini: (Francesco Capetini)

Poltrone: Fabius Cunctator! Fabio il temporeggiatore! La sua marca!

Capetini: (a Giovanni) Quella lì è l’insalatiera dorata!

Giovanni: Ma signore è un’urna! L’ha detto lui che se ne intende!

Capetini: Quella è l’insalatiera dorata, chi l’ha rotta?

Giovanni: Perbacco! I romani! (via)

Poltrone: Ecco un altro frammento… Questo è un vaso lacrimatoio della decadenza.

Giovanni. (con la giacca) Ecco la sua giacca.

Mammut: Grazie… C’è la mia lettera? C’è, c’è… (la mostra)

Capetini: (La calligrafia di Bianca! Sono salvo)

Mammut: Io vi lascio. Vado alle elezioni, tornerò per darvi notizie. (via)

Capetini: (a Giovanni, piano) Adesso a noi due.

Giovanni: (pauroso) Signore!..

Capetini: Vieni qui, vieni qui! Mi dirai adesso come l’insalatiera dorata…

Giovanni: Scusi tanto… sono atteso in cucina! (via)

Poltrone: (sempre rimuginando fra i suoi rottami) Un pezzo di vetro! Del vetro!

Capetini: (La mia caraffa)

Poltrone: E dire che ci sono degli asini che pretendono che i romani non conoscessero il vetro… Li fulminerò in un memmoriale!

Capetini: E fate bene.

Poltrone: E senza perdere tempo voglio far conoscere ai nostri colleghi dell’Accademia di Udine questo gran fatto archeologico.

Capetini: Buona idea!

Poltrone: In nome della scienza, presto una penna!

Capetini: La sul mio scrittoio. (lo fa sedere)

Poltrone: Che! Vi servite di penna d’oca?

Capetini: Sempre, è un’abitudine che ho da quarant’anni.

Poltrone: Ma bisogna appuntarla… avete un coltello?

Capetini: Si, eccolo!

Poltrone: (taglia la penna) Ah! I romani non conoscevano il vetro? (manda un grido) Ahi!

Capetini: Cosa è stato?

Poltrone: Mi sono tagliato un dito.

Capetini: Aspettate, qui nel cassetto c’è della tela… (involge il dito) Non vi muovete! Ecco così, fatto.

Poltrone: Grazie! Ed ora fatemi un favore. Mettetevi a questo tavolo… e scrivete… io detterò.

Capetini: Eh, eh… eh!

Poltrone: Cosa c’è?

Capetini: Scrivere all’Accademia?

Poltrone: Dal momento che siete membro corrispondente, corrispondete.

Capetini: (E’ straordinario! Oggi tutti hanno la smania di farmi scrivere!)

Poltrone: Ci siamo?

Capetini: Un momento.

Poltrone: (detta) “Signori, cari colleghi!… L’archeologia…

Capetini: (Ci siamo con le parole difficili! Archeologia…) Aspettate! (Oh, che idea) (rende il temperino e tempera).

Poltrone: (detta) “Si è oggi arricchita mercé i miei studi indefessi…”

Capetini: Ahi!

Poltrone: Cosa è stato?

Capetini: Mi sono tagliato un dito anch’io…. (sono salvo!)

Poltrone: E’ una disdetta… ma non importa, scriverò domani.

Capetini: Volete che chiami mia figlia? Scrive divinamente.

Poltrone: Ah si? Voi siete un padre fortunato, credete che acconsentirà a sposare mio figlio?

Capetini: Perché no?

Poltrone: Scusate, ma io desidererei saperlo subito, perché a Udine c’è un bel appartamento libero, vorrei prenderlo in affitto per gli sposi.

Capetini: Come? Mia figlia andrebbe ad abitare a Udine?

Poltrone: Ma sicuro! La moglie deve seguire il  marito.

Capetini: (No, no, questo non mi va. Io a Brugnera e la mia ortografia a Udine?)

Scena quattordicesima

Capetini, Poltrone e Bianca

Bianca: Disturbo?

Poltrone: No, signorina. Vorrei che vostro padre vi riferisse quanto gli ho detto, e sarei lieto di conoscere la vostra risposta.

Una voce da dietro: Signor Poltrone! Signor Poltrone!

Poltrone: E’ il vostro giardiniere che ho incaricato di un’escavazione sotto i susini… Permettete? (esce)

Bianca: Ebbene Papà, cosa devi dirmi?

Capetini: Oh, una sciocchezza!… Poltrone si è messo in mente di maritarti con suo figlio Edmindo

Bianca: Davvero?

Capetini: Tu non lo conosci, ma è un cattivo soggetto: è miope, è calvo, piccoletto e con la pancia!

Bianca: Ma papà!

Capetini: E gli mancano tre denti, quelli davanti.

Bianca: Ah, questo poi.

Capetini: E per di più ha un difetto che è quasi un vizio.

Bianca: Un vizio il signor Edmondo?

Capetini: Eh si!… Aspetta. (tira fuori la lettera) L’ho qui in tasca, odo e rabbrividisci. (Lei forse vedrà dove è questo difetto) (legge) “Mio caro padre, è necessario che ti faccia una confessione, da cui dipende l’intiera felicità della mia vita. Amo la signorina Bianca di un amore insensato”

Bianca: (commossa) Com’è buono1

Capetini: “Dacché l’ho veduta non mangio più, non dormo più”

Bianca: Poveretto!

Capetini: Il difetto lo trovi?

Bianca: No.

Capetini: (Allora è più sotto) (legge) “La sua immagine riempie la mia vita e turba i miei sogni”. Cosa orribile, vero?

Bianca: Anzi, è dolcissima.

Capetini: Ecco, sono sicuro che questo matrimonio non ti conviene.

Bianca: Ma papà!… (piange seduta in un angolo)

Capetini: Tu piangi? Cos’hai?

Bianca: Tu calunni il signor Edmondo. Non è come dici….

Capetini: Lo conosci?

Bianca: Abbiamo ballato tanto insieme questa estate!

Capetini: Oh diavolo!  E  lo ami?…

Bianca: (abbassa gli occhi) Credo di si.

Capetini. Oh diavolo!… (Ma chi sapeva che avevan ballato?).

Scena quindicesima

Capetini, Bianca e Mammut

Mammut: (entrando) Vittoria! Vittoria! Siete stato rieletto! Gattafina non ha avuto che un voto. Il suo!…. Oh! Cos’è ? Sembra che questo non vi faccia piacere!

Capetini: (triste) Oh! Si, molto.

Mammut: Ora vado a portare del vino agli elettori, permettete?

Capetini: Si… si…

Mammut: (chiama) Giovanni! Giovanni! Il vino! Il vino.. (via)

Capetini. Non debbo più esitare. (siede e fa per scrivere)

Bianca: (Come! Scrive da solo.) (sorpresa)

Capetini: (scrive) Cittadini! Io do le mie dimissioni…..

Bianca: Con due esse.

Capetini: Con due esse.

Bianca: E una emme sola.

Capetini E una emme sola! Non posso nemmeno dare le dimissioni senza mia figlia! (si sente la voce di Poltrone) Lui!

Bianca: Io vado via.

Capetini: No tu resta.

Scena sedicesima

Capetini, Bianca e Poltrone

Poltrone: Ebbene, mio caro collega?

Capetini: Mio caro amico, la donna è mobile, ho il piacere di annunciarvi che mia figlia acconsente a sposare vostro figlio.

Poltrone: Ah, signorina, ne sono tanto felice! Vado subito ad accaparrare l’appartamentino a Udine.

Bianca: Che appartamento?

Capetini: Quello che abiterai con tuo marito.

Bianca: (Povero papà, e i suoi discorsi?). Si signor Poltrone, mio padre ha dimenticato di parlarvi di una condizione.

Poltrone: Quale, signorina?

Bianca: Per nessuna cosa al mondo io sono disposta a lasciare il mio paese e la mia casa.

Capetini: (Cara! Cara!)

Poltrone: Ma questo non è un ostacolo. Vi chiedo di venire a passare due mesi all’anno a Udine.

Bianca: (guardando suo padre) Non è che per due mesi…

Capetini: (Piano a Bianca) Accetta, mi aggiusterò. (Ho trovato un sistema: mi taglio qualche dito!). Siamo d’accordo.

Poltrone: Come siete buoni! Avete dunque perdonato ad Edmondo il suo brutto difetto?

Bianca: Ma quale difetto?

Poltrone: Come? Non glielo avete detto?

Capetini: Non ne ho avuto il coraggio! Diteglielo voi! (Così lo saprò anch’io!).

Poltrone: Mio figlio è un buon giovane, affettuoso e non beve mai liquori, altro che nel caffè…. Ma non ha mai saputo concordare i participi….

Capetini: Non è che questo? Basta che ci accordiamo noi!  Giovanni, Mammut, venite qui: vi annuncio il matrimonio di mia figlia Bianca col signor Mappamondo!