GRATIS
Commedia in tre atti di
Giuseppe Celesia
(1996)
PERSONAGGI
MASSIMO ROMITELLI, avvocato
SARA ZANIN
MARIO VALLI, marito di Sara
BARBARA, moglie di Massimo
ALESSIA, sorella di Sara
IL MARESCIALLO CORSINI
LORELLA, impiegata
MARIA, impiegata
CARLO PETITTO, primo carabiniere
ALFONSO SCIARRA, secondo carabiniere
La giudice Di maio
l’avvocato birilli
l’avvocato marini
prof. gentile, sociologo
ATTO PRIMO
La scena sarà divisa a metà in orizzontale e in verticale. Nella parte
superiore sarà una stanza di una stazione di carabinieri, scarna con tavolo,
sedie, quadri, la bandiera dell’italia, la cornice con la foto del Presidente
della Repubblica. (anche tre ambienti vanno bene)
Nella parte inferiore vi saranno contemporaneamente: a sinistra la casa di Sara
Zanin, a destra lo studio dell’avvocato Romitelli. L’autore vuole lasciare
libero sfogo alla fantasia dello scenografo e del regista, purché rispettino il
carattere e lo stile di vita dei personaggi. Sarà necessario soltanto un
telefono per ogni ambiente, e due usci: uno che dà all’esterno (in comune), e
uno che dà all’interno degli appartamenti. Ai giorni nostri, in una qualsiasi
città dell’Italia centrale.
PRIMA SCENA
Sara Zanin, Alessia, poi Mario
Al levarsi della tela Sara ripone la cornetta del telefono e torna ad asciugare
i piatti. Alessia sta apparecchiando per il pranzo.
SARA Possiamo apparecchiare per tre, oggi.
ALESSIA Torna?
SARA A momenti sarà qua.
ALESSIA Allora sarà meglio che io vada.
SARA No, vorrei che tu restassi, invece. Non mi va che quando c’è lui tu debba
andar via.
ALESSIA Ma se non mi sopporta! E poi anche a te andrebbe tutto per traverso!
SARA Io insisto. Tu non vai da nessuna parte, oggi. Siediti.
ALESSIA Evitiamo guai, ti prego.
SARA Ma perché?
ALESSIA Perché fin quando non imparerai a fargli capire che questa non è
vita...
SARA Fargli capire cosa? L’ultima volta che tentai di farlo mandò in frantumo
il vaso prezioso del regalo di nozze della zia Erika. Mario è terribile quando
è nervoso!
ALESSIA Avresti dovuto accorgertene prima, non credi?
SARA Non era così. Non era così. E’ cambiato negli ultimi anni, da quando
abbiamo messo su l’officina. E’ sempre ossessionato dal lavoro, torna a casa
tardi... (sbotta) E anziché tornare farebbe meglio a restare dove si trova! (pausa)
Ormai non ha più rispetto per me! (piange)
ALESSIA Una donna come te non la trova neanche con il lanternino! E’ uno
schifoso maschilista. Guarda, lo stritolerei, se potessi!
SARA Alessia, dammi quel piatto. Non è sciacquato bene. Sennò scoppia la terza
guerra mondiale, oggi! (Sara risciacqua con cura il piatto sporco)
ALESSIA Mmh! Oh Dio! E va bene. Resto. Ma a tuo rischio e pericolo!
SARA (casca a cadere su una sedia) Ah, che stanchezza! A volte vorrei avere più
tempo per me stessa e riposarmi un po’.
ALESSIA Tu hai bisogno della pace in famiglia, mia cara! E’ questo il punto!
SARA Già. Ma tu lo sai perché Mario è così, vero? Alessia, qua rischiamo il
fallimento! Il lavoro va male giù in officina. Abbiamo perfino licenziato due
operai, la settimana scorsa. Ti rendi conto? E come se non bastasse ci sono
anche le tasse da pagare. (prende la cartella esattoriale appena arrivata da
sopra la tavola) Toh, questa è l’ultima. E’ arrivata stamane.
ALESSIA (legge la cartella) Cinquemilioniottocentocinquantamilalire? (si siede)
Oh, mamma mia! Ma come farete a pagarla?
SARA Ma che ne so. Neanche il mio stipendio è sufficiente. A stento arriviamo a
fine mese...
ALESSIA E meno male che hai trovato questo lavoro, sennò a quest’ora...!
SARA Ormai non ci speravo più. Sai, quella mattina che andai al colloquio con
l’avvocato Romitelli dissi a me stessa: “Tempo perso. Mi risponderanno:
Spiacente, signorina. Abbiamo già provveduto”!
ALESSIA Dovrebbero consegnarti l’Oscar per l’ottimismo...
SARA Se non fosse per Mario che mi rende la vita un inferno! Adesso che lavoro,
poi... “Le femmine a casa debbono stare”!
ALESSIA Be’, se non fosse stato per tuo marito non avresti mai conosciuto
l’avvocato Romitelli. Almeno un merito devi darglielo!
SARA Ma è stato un puro caso. Romitelli e la moglie quel giorno portarono la
loro auto in officina, da noi, per il tagliando periodico, e così...tra un
discorso e l’altro gli dissero che cercavano una segretaria con ottime
referenze. Mario, non so come, gli chiese se poteva proporre me. Forse, non so,
si era appena confessato! Ma non cantar vittoria, perché c’è ancora l’incognita
dei tre mesi di prova, prima dell’assunzione definitiva.
ALESSIA Te la caverai, sta’ tranquilla. Piuttosto come ti trovi con i tuoi
colleghi? Sono simpatici?
SARA Sì. Siamo tre ragazze, più sua moglie... quattro. Non c’è nessun uomo, a
parte lui, l’avvocato. Abbiamo un buon rapporto, anche se mi sento più vicina a
Lorella, che non a Maria.
ALESSIA E lui? Il capo?
SARA (quasi attratta) E’ giovane, simpatico, allegro, affascinante...
ALESSIA Mmh! Ti piace? Sei diventata rossa...
SARA Sì, ma a volte è un po’ ambiguo, cioè...un po’ troppo cameratesco. Non so
se mi spiego. Ho notato che tratta le altre come se fossero di famiglia...
ALESSIA Be’, che c’è di strano? Vuol dire che è una persona che mette a proprio
agio la gente, no?
SARA Be’, per questo sì... Boh! Spero che Mario la regga questa situazione. Non
ha mai voluto che mettessi piede in un ufficio. Per cedere lui la nostra
situazione finanziaria è davvero compromessa! Ma leggo nei suoi occhi fulmini e
saette!
ALESSIA Io credo che il suo pessimo umore dipenda anche da quest’altra lettera
che è arrivata. (prende una lettera da sopra la tavola) Figurati se ti
lasciasse andare in un’altra città!
SARA Ehi, quel concorso lo faccio lo stesso, che lui voglia o no! Pensi che
dopo aver superato i quiz preliminari rinuncio a tutto perché lui è contrario?
Ha già condizionato abbastanza la mia vita!
ALESSIA Mi piaci quando sei così decisa! Però vorrei che lo facessi sul serio.
SARA Ma quale decisa? Parlo così perché il concorso non lo vincerò mai. Troppi
candidati. I posti sono solo dieci. Ed ho anche poco tempo per studiare. La
prova scritta si svolgerà il mese entrante.
ALESSIA E allora trovati la raccomandazione, come fanno tutti.
SARA Non ne ho assi nella manica, Alessia.
ALESSIA Senza Santi non si va in Paradiso. Stiamo parlando di un posto al
Dipartimento Nazionale del Lavoro, cioè “il posto per sempre”! Diventerai una
donna famosa, come hai sempre sognato.
SARA Mi sembri troppo ottimista. (prende una pillola e la manda giù con un po’
d’acqua) A volte ho l’impressione di aver davanti nostra madre.
ALESSIA Farei carte false per vederti felice! Vedi come t’ha ridotto? Agli
anti-depressivi!
SARA (scrolla le spalle rassegnata) Ormai mi fanno compagnia ....!
ALESSIA Credo che dovresti tornare a scrivere nuovamente. Ti sentiresti un po’
più realizzata!
SARA (si avvicina alla finestra) Sai cosa ci vorrebbe per farmi tornare la Sara
di una volta? Un bambino. Chissà...forse col passare degli anni Mario cambierà
idea...!
ALESSIA Chi nasce tondo non può morir quadrato! Se vuoi un figlio credo che
dovrai farlo con qualcun altro! (si sente il rumore di una chiave contro la
serratura)
SARA Sst! E’ lui!
Mario è un giovanotto alto, un po’ rozzo, bruno, vestito con una sporca tuta da
meccanico. Entra con un giubbotto in mano sbattendo la porta. Senza nemmeno
salutare lancia le chiavi sulla tavola con rabbia e si dirige in un’altra
stanza.
SARA Un’altra giornata di tempesta! (Alessia nota qualcosa sul viso di Sara)
ALESSIA Sara, fa’ vedere...? Girati da questa parte. (le tocca il viso)
SARA Scusa, che mi vedi?
ALESSIA (le accarezza il viso) Ti ha pure picchiato, vero?
SARA Ma no...che dici? Ho sbattuto nello spigolo della porta...
ALESSIA E’ assurdo, Sara. Gliela darei io la lezione che merita! (Mario rientra
sbattendo la porta. Va a sedersi a tavola, nervoso)
MARIO (furioso) E chiudi quella finestra! Non la sopporto sempre aperta! (Sara
va a chiudere la finestra, mentre lui resta seduto tutto intento a controllare
alcuni conti della giornata)
ALESSIA (con caricatura) Buongiorno!
MARIO (con disappunto) Vedo che abbiamo ospiti, oggi, a pranzo!
ALESSIA (con aria di sfida) Se non sono gradita posso andare via subito.
SARA (ad Alessia, dopo che Mario scrolla le spalle per far capire che non
gliene importa proprio nulla se Alessia va via) Non c’è alcun motivo per cui tu
debba andar via.
MARIO (cambiando discorso) Che schifo è quest’odore? Cos’hai preparato da
mangiare?
ALESSIA (a Mario) Ma che gusto ci provi a essere sempre così...
MARIO (scontroso, quasi maleducato, battendo un pugno sulla tavola) Alessia,
non ho chiesto il tuo intervento!
SARA Alessia, per favore... (scoraggiata le fa cenno di tacere) Ascolta, Mario,
io...
MARIO Metti via tutto. Non ho fame. (sposta col braccio piatti e bicchieri
facendosi spazio)
SARA Mario, non puoi saltare il pranzo anche oggi. Sono quattro giorni che non
mangi nulla... almeno qui...! (Mario non le dà ascolto. Ha preso la cartella
esattoriale che si trova sulla tavola e la osserva disperato) Mario? Mario,
rispondimi. Non sopporto che quando parlo non mi dai retta!
ALESSIA (si mette a tavola e comincia a mangiare) Buon appetito! Voi
non...niente? A dieta?
SARA (sforzandosi di restare calma) Mario, perché cerchi ogni pretesto per
litigare? Perché ti accanisci contro di me?
MARIO Perché? Mi dici pure “perché”? Guarda cos’è arrivato da pagare. Guarda!
Non ce la faccio più! Ho perso anche la gara d’appalto per dei lavori con una
grossa ditta su cui contavo. L’unica speranza che avevo! Se va avanti verrà
dichiarato il fallimento! Lo capisci che significa? Dieci anni della mia vita
bruciati. Tutti i sacrifici che ho fatto non sono valsi a niente! (batte il
pugno sulla tavola per la disperazione) Speriamo che quest’avvocato possa
davvero aiutarmi.
SARA Sì. Romitelli è uno dei migliori esperti in questo ramo.
MARIO Cosa ti ha detto? Posso andare a trovarlo oggi stesso? (Alessia ha preso
una lettera appena arrivata e comincia a leggerla)
SARA Non è venuto in studio, oggi. Ma ci ha assicurato che farà di tutto per
tirarci fuori da questa situazione. Fidiamoci di lui, no?
MARIO (annuisce. Si calma. Riaffiora la speranza) Sì, pare proprio una brava
persona. Stamattina è venuta sua moglie in officina per fare la revisione alla
sua auto. Non ci crederai, è stato l’unico incasso della giornata!
SARA Non disperiamo, Mario. Mangiamo qualcosa? (Mario nota Alessia con la
lettera in mano e sbotta)
MARIO Che cos’è? Un’altra cosa da pagare?
SARA (contenta, col sorriso sulle labbra) No. Questa è la comunicazione che ho
superato i quiz al concorso.
MARIO Ancora questo “fottutissimo” concorso, Sara? Strappa tutto che è meglio.
Abbiamo altro a cui pensare! (lunga pausa. Alessia lo guarda di traverso e
inghiotte bocconi amari; Sara subisce l’ennesima umiliazione in silenzio; Mario
comincia a ridere isterico) Tu...? Ma cosa pensi di concludere tu?
SARA Ma perché parli così?
MARIO Le donne devono stare a casa! Anzi...ringrazia il cielo che ti permetta
di andare a lavorare in uno studio! Solo perché so da chi vai!
ALESSIA Alleluia! E dove siamo? Ad Alcatraz o ad Auschwitz?
MARIO Non ci riesco io a fare andare avanti le cose per il verso giusto,
figuriamoci tu!
SARA (profondamente umiliata) Grazie per la stima! (pungente) Mi piace quando
innalzi le mie qualità! (la cinge per i fianchi. La fa sedere sulle sue gambe.
Ride. Sara si alza di scatto)
MARIO (si accorge pure che Sara ha accorciato i capelli) Ma cos’hai fatto ai
capelli? Li hai tagliati, vero? Lo sai che a me piacciono lunghi!
SARA Ho tagliato solo le punte...
MARIO (grida) Non mi piacciono! Tu spendi e spandi come una regina! Sei tu la
mia rovina! Hai le tasche bucate!
SARA (posa con violenza il piatto sulla tavola ed esplode, piangendo) E no,
Mario. Questo non me lo devi proprio dire!
ALESSIA (a Mario) Sei un verme! (a Sara) Scusa, Sara, se prendo una pillola, ma
sto per riavere un attacco di ulcera! (si alza e va a prendere una pillola da
un cassetto. Poi torna a sedersi)
SARA (singhiozzando) Io non ne vedo soldi a casa, e tu lo sai. Non riesco a
mettere da parte neanche una lira del mio stipendio! (con veemenza) Tu cosa ne
fai dei soldi? Chissà per cosa li spendi!
MARIO (si alza) Non ho voglia di discutere con te. Sono troppo stanco. (si
avvia) Mettiti qualcosa di più serio per andare in ufficio, sennò qualche volta
te le straccio queste pezze che hai addosso! (arriva davanti alla porta e si
volta) Ehm...’sta specie di risotto che hai fatto mangialo tu e tua sorella.
Anzi... dallo ai gatti di strada! (esce sbattendo la porta. Sara si accascia su
una sedia, confortata da Alessia)
Si spengono le luci in casa Valli e si accendono nello studio dell’avvocato
Romitelli, sulla destra del palco.
SECONDA SCENA
Massimo Romitelli, Barbara, poi Maria
MASSIMO Dunque hai proprio deciso?
BARBARA Mi pare che ne abbiamo già parlato.
MASSIMO Sono stato dal tuo avvocato, ieri. Siamo all’ultimo passo?
BARBARA Pare proprio così. Ti sarai reso conto che nulla ci unisce... non i
pensieri, non le amicizie, non i propositi. Niente. Siamo sempre stati due
estranei. Solo nel lavoro io e te andiamo d’accordo. Chissà come mai!
MASSIMO Forse perché non ci occupiamo delle stesse cose. (pausa. Barbara
sorride e annuisce) Senti, ho letto il ricorso con le condizioni che tu
pretendi. A me sta bene tutto, ma su una cosa non posso transigere...
BARBARA Carmen? Capisco. Ma non è solo figlia tua. E’ anche figlia mia. Eh,
caro mio, non si può aver tutto dalla vita! (squilla il telefono)
MASSIMO (risponde al telefono) Pronto? Ah, ciao, Egidio. No, quale disturbo?
Sì, va tutto bene. La causa la vinceremo, sta’ tranquillo. Domani c’è
l’udienza, sì. Sì, ma figurati, io sono tranquillo. Ok? Dimmi. Certo che ho
pensato a tua sorella. Come quale concorso? Quello al Dipartimento Nazionale
del Lavoro. Sono stato a pranzo con il Presidente della Commissione la
settimana scorsa. Sì, il tema riguarderà quegli argomenti che già conosciamo,
va bene? Falla studiare e basta. E allora dille di avvicinare in studio, così
ne parliamo meglio, ok? D’accordo. Ciao, ti abbraccio. (riattacca) Scusami, mi
stavi parlando...
BARBARA Di cambiar vita. Voglio godermela mia figlia, adesso. Finora le ho
dedicato troppo poco tempo. Mi sembra che stia crescendo così in fretta, che mi
sto perdendo qualcosa di lei.
MASSIMO Dimentichi una cosa: che Carmen sta benissimo con me. Da quando è nata
io le ho dato le pappe di notte, l’ho cambiata, l’ho portata dal pediatra, l’ho
vestita, ho giocato con lei. Anche quando deve far pipì lei chiama papà! Tu
dove sei stata finora?
BARBARA Non essere patetico! Tanto con me non attacca! Quanto sei meschino! Sei
stato così vile da fare in modo di mettermela sempre contro. Perché tu sei
geloso, invidioso, frustrato! Ecco cosa sei! Frustrato e megalomane! E sono
stanca di stare accanto a un uomo così.
MASSIMO Carmen è l’unica persona che ho. Non puoi portarmela via! Ricorda che
tu non l’hai mai voluta. Se non fosse stato per me chissà che fine avrebbe
fatto, poverina! Dentro qualche cassonetto l’avrebbero ritrovata. Te lo sei
dimenticato, forse?
BARBARA Questo è vero. Ho sbagliato. Avevo paura. Ah già, dimenticavo: tu sei
uno di quelli con cui non bisogna mai sbagliare. Tu applichi la legge del
taglione, vero? Senti, caro mio, ammetto le mie colpe. E se ti dicessi che non
puoi togliermi il ruolo di madre? Che ho bisogno anch’io di lei? E Dio solo sa
quanto, porca miseria! (Massimo fa cenno di no con la testa) Carmen resterà con
me. Tu la potrai vedere tutte le volte che vorrai, ma... come fanno tutti i
padri divorziati!
MASSIMO Tu parli senza cognizioni di causa. Lo sai che questo è “abbandono del
tetto coniugale”?
BARBARA (acida) Lo vedremo in tribunale! (esce sbattendo la porta. Massimo
citofona a qualcuno)
MASSIMO Maria, puoi venire un momento? (Massimo resta a pensare per qualche
secondo)
Maria è una bella ragazza, avvenente, sexy, con una vistosa scollatura e una
minigonna, calze a rete e tacchi a spillo. Si avvicina a Massimo civettando.
MARIA Hai bisogno di me?
MASSIMO Sì, volevo pregarti di seguire la pratica di Francesco Di Maria. Io
tornerò da Roma domani sera, e siccome c’è una certa urgenza, capito? Domattina
bisogna consegnare tutto...
MARIA D’accordo. Ci penso io. Ma ti vedo agitato. Cos’hai?
MASSIMO Quella stronza di mia moglie!
MARIA Problemi?
MASSIMO Ti racconterò tutto dopo. Per ora ho da fare. Ti va di pranzare con me,
oggi?
MARIA Sarò tutta tua! (gli dà un bacio, poi si avvia, ma...) Ah, Massimo, ti
ricordi che domani Tony farà gli esami per procuratore legale?
MASSIMO Chi c’è in commissione?
MARIA Hai tu la lista...
MASSIMO Ah, sì, ma non preoccuparti, non c’è problema. Puoi dire al tuo ragazzo
che sabato sera andiamo a festeggiare tutti insieme, ok?
MARIA Sei un tesoro! (gli dà un altro bacio e si avvia)
MASSIMO Ehm...Maria, che te ne pare di Sara? Mi sembra che si sia già inserita
nel nostro organico, no?
MARIA (superficiale) Sì... per quello che riesce a fare...! Non so che dirti.
Se a te piace... (sta per uscire)
MASSIMO Sei gelosa? Ehi, non voglio competizioni nel mio ufficio. Per me siete
tutte fondamentali. Capito, amore mio?
MARIA Mmh. Una volta ero io la tua preferita! (esce)
MASSIMO (da solo) Ah, le donne! Trovano sempre qualcosa per cui lamentarsi!
Si spengono le luci nello studio dell’avvocato Romitelli e si riaccendono in
casa di Sara.
TERZA SCENA
Sara, Mario, poi Lorella
MARIO E va bene, Sara. Vuoi che ti chieda perdono? Mi inginocchio, pure.
Perdono! (si inginocchia in maniera molto plateale) Tanto...per quello che
vale! Guai c’erano prima, e guai ci sono anche ora!
SARA Se solo potessi cambiare un poco! La situazione è già pesante da reggere,
ma tu la rendi insostenibile!
MARIO Senti, m’hanno stufato ‘ste chiacchiere. Torno giù in officina. Se c’è
una salvezza può venire da là, e...dall’avvocato Romitelli. Tu rimani a guardia
delle pentole! (esce)
SARA (tira un sospiro di sollievo) Ah, magari stesse fuori fino a stasera! Non
ce la faccio più. (si avvicina alla finestra) Forse Alessia ha ragione. Devo
fare quel concorso. Costi quel che costi! (si avvicina allo specchio) Dio mio
come sono ridotta! Sembro invecchiata di vent’anni! (pausa. Fa una specie di
sfilata davanti allo specchio) E se divorziassi? No. Mario mi ucciderebbe
sicuramente! E poi mi sentirei fallita. (suonano alla porta. Sara va ad aprire
dopo aver spiato dallo spioncino. Appare sulla soglia Lorella, giovane e bella
collega di Sara. Ha un aspetto quasi distrutto. Piange a dirotto, e va a
sedersi sulla sedia attorno al tavolo). Lorella, che ci fai qui? Entra. Che
cos’hai? E’ successo qualcosa?
LORELLA Non ho niente... Ho solo mal di testa!
SARA Ma che dici? Non t’ho mai vista così. Tremi tutta! Hai litigato con
Amedeo, forse?
LORELLA No, poverino. Lui non c’entra. E’ sempre così dolce con me! (Sara le
siede accanto, prendendole la mano)
SARA E allora cos’è?
LORELLA Mi sono licenziata!
SARA Cosa? Perché?
LORELLA Ti prego, non mi va di parlarne.
SARA Ma come? Così all’improvviso? Per caso hai avuto problemi con Maria?
(Lorella scuote la testa) Lorella, riflettici bene prima di prendere una decisione
così avventata. Tu vai in ufficio per necessità, non per hobby. E fra l’altro
quest’anno sposerai Amedeo. Dove lo trovi un altro lavoro, subito?
LORELLA Non posso stare più là dentro! Esser umiliata fino a questo punto!
(ricomincia a piangere)
SARA Dimmi cos’è successo.
LORELLA (esita) L’avvocato...! No, Sara, lasciami stare!
SARA L’avvocato...?
LORELLA L’avvocato... ci ha provato, oggi, con me! Già avevo qualche sospetto.
Ricordi che ti ho raccontato la storia del regalo di nozze? Non pensi che sia
esagerato che un datore di lavoro regali un viaggio alle Maldive come regalo di
nozze? Io, all’inizio non ho accettato, ma lui ha insistito. Amedeo, figurati,
buono com’è, era contento quando gliel’ho raccontato. Appena ha visto i
biglietti, i depliant dei migliori alberghi, dei migliori ristoranti... Tutto
pagato, capisci? “Che brava persona! Hai visto, Lorella?” mi ha detto. “Dove lo
trovi un altro datore di lavoro così generoso?” Pensava che volesse veramente
aiutarci, data la nostra situazione... Oggi, invece, mi ha chiamata nella sua
stanza... (continua a piangere)
SARA (le porge un bicchiere d’acqua) Bevi un po’ d’acqua. Su! Cerca di
calmarti. Quand’è successo?
LORELLA Dopo che te ne sei andata. (beve l’acqua) Stavo per andar via anch’io.
Avevo spento i terminali... Mi ha chiesto di restare ancora un po’ per
sistemare alcune pratiche sul suo tavolo. Sono entrata nella sua stanza ed era
sudato, pallido! Si è alzato, ha chiuso la porta a chiave, si è avvicinato a me
e mi ha chiesto: “Cosa ne pensi di me, Lorella? Mi trovi un tipo interessante”?
Ha pure tentato di baciarmi, di toccarmi... A quel punto sono scappata via di
corsa, lasciando pure il cappotto in ufficio! (piange) Non ho più intenzione di
mettere piede là dentro!
SARA Ma dico...è impazzito? Ma cosa gli salta in mente? Ne hai parlato con
qualcuno?
LORELLA No. Non voglio che nessuno sappia niente, per ora. Nemmeno Amedeo.
SARA Ma non c’era nessuno in studio, oltre a te? Neanche sua moglie?
LORELLA Erano andati via tutti, compresa Barbara.
SARA (si siede affranta sulla sedia) Ti giuro che mi sento cadere il mondo
addosso! (abbraccia affettuosamente Lorella) Ma allora veramente non ci si può
più fidare di nessuno!
LORELLA Dì’ un po’: te lo saresti mai aspettato un gesto simile da lui?
SARA Mai e poi mai! Ha l’aria di una persona per bene, simpatica... E’
incredibile! Ascolta, a questo punto credo che tu faccia bene a prendere una
seria decisione.
LORELLA Sara, l’hai detto tu stessa. Devo sposarmi. Ho bisogno di un lavoro!
SARA Ne troverai un altro.
LORELLA E cosa dico ad Amedeo? Dovrei raccontargli tutto?
SARA Certo. Non intenderai mica sopportare a lungo le avances del dottor
Romitelli? Io al tuo posto lo denunzierei.
LORELLA Sappiamo come vanno a finire certe cose. E’ un uomo furbo. Ne verrebbe
subito a galla da questa storia. E io non troverei più lavoro da nessuna parte!
SARA Cos’hai intenzione di fare, allora?
LORELLA Non lo so. Ma stai attenta, Sara. Prima o poi ci tenterà anche con te.
Tieni le dovute distanze da lui!
SARA E be’... lo credo anch’io...
Si spengono le luci in casa di Sara e si riaccendono nello studio di Massimo.
QUARTA SCENA
Sara, Maria, poi Romitelli
MARIA Ma tu credi a tutte queste fandonie? Lorella vive di fantasie. Ma come le
salta in mente di dire un’idiozia simile? Ma è matta? Senti, conosco l’avvocato
da più di dieci anni. Pensi che sarei ancora qui? Piuttosto a me sembra il
contrario: credo che sia Lorella a stuzzicare l’attenzione di Romitelli. Hai
visto come se lo mangia con gli occhi? Figurati se con tante donne che gli
girano attorno ha proprio bisogno di molestare noi impiegate! E con sua moglie
in studio, pure!
SARA Credi che l’abbia inventato, allora? Era distrutta. Dovevi vederla!
MARIA E’ un po’ esaurita. Il matrimonio le sta dando alla testa. Stanno
spendendo un’ira di Dio per sposarsi, perché il suo “lui” vuole tutto a
puntino. Ha chiesto pure un anticipo sullo stipendio per prenotare il viaggio
di nozze e la camera da letto!
SARA (resta di ghiaccio) Cos’hai detto? Il viaggio di nozze?
MARIA Sì. Ha chiesto quattro milioni di anticipo. (ride. Cambia discorso) Ma
poi al giorno d’oggi...!
SARA (esita) Al giorno d’oggi cosa? Certe confidenze sarebbe meglio non
prenderle...
MARIA Ma quali confidenze, gioia mia? Ma che dici? L’avvocato ci considera di
famiglia...! Tu sei arrivata da poco e ti sembra una situazione strana, ma ben
presto ti ci abituerai anche tu!
SARA Non credo proprio.
MARIA Ma che hai capito? Ti pare di stare in mezzo a dei maniaci, forse? Ma tu
pensa se dovessimo lavorare otto ore al giorno senza un minimo di rapporto
umano! Ah! Non ci voglio nemmeno pensare. Ma qua si scherza quando è il momento
di scherzare, si lavora quando è il momento di lavorare. Stiamo bene tutti
insieme. E la giornata passa in fretta. Non dirmi che non ti è mai capitato. E’
la prima volta che lavori? (si avvia alla porta ridendo) Ma in quale mondo
vivi, mia cara? Nel mondo dei sogni?
SARA Maria, ha telefonato poc’anzi il tuo ragazzo. Vuole essere richiamato a
casa.
MARIA (sbuffa) Uff! Che palle! E’ una continua rottura di coglioni! (sta per
uscire ma incrocia Romitelli) Oh, non ti avevo visto!
MASSIMO In quest’ufficio Maria parla sempre di palle, di coglioni...! Parlavi
del tuo ragazzo, forse? Di Ernesto o di Tony?
MARIA Hai visto, Sara? Ormai lo sanno tutti che Ernesto puntualmente rompe!
(esce)
MASSIMO Oh! Che piacere avere nella mia stanza la signora Sara Zanin! La nostra
bella novellina! Come mai è venuta prima? Cos’è... la primavera o la novità del
nuovo lavoro?
SARA Nè l’uno né l’altro...
MASSIMO (osserva Sara com’è vestita) Bello questo pullover... mi piace! Mia
moglie ne ha uno simile ma non lo vuole indossare mai. Più le dico che mi piace
e più lo tiene nel cassetto. Io adoro l’azzurro. E’ il mio colore preferito.
Poi addosso a lei...!
SARA Grazie. Lei è molto gentile...
MASSIMO Ma veniamo al dunque. Qualche problema?
SARA Be’...ne approfitto ora che c’è un po’ di calma. Ecco... prima di
cominciare a lavorare volevo sapere se ha già dato un’occhiata a quelle
pratiche... Sa, mio marito non fa altro che pensarci giorno e notte!
MASSIMO (esita un attimo) Ah, ehm...sì, certo che le ho guardate... Ecco qui il
raccoglitore. L’ho messo giusto in evidenza per parlarne un attimo insieme a
voi... (esamina la pratica) Ecco qua. Eh, purtroppo la vostra non è una bella
situazione! E’ una faccenda delicata, complessa... (estrae dalla cartellina un
documento) Ah, questo poi...! Eh be’... cercherò di darvi aiuto come posso.
Certo qualcosa si troverà...
SARA Mio marito ci spera tanto. Io, da parte mia, ce la metto tutta per dargli
una mano, ma...
MASSIMO E l’ammiro moltissimo, infatti. Lei è una donna volitiva, caparbia.
Questo mi fa molto piacere. Fin dal primo giorno ho avuto l’impressione che lei
è una di quelle donne che mettono tutte sè stesse, nel lavoro, non è vero?
SARA Se è un lavoro che mi piace, sì.
MASSIMO Bene. Vedo che in un mese ha sistemato tutto l’archivio al computer, ha
aggiornato la contabilità... davvero ottimo lavoro! Anche se... il lavoro
d’ufficio è rimasto un po’ indietro. Ecco, ci sarebbero da sistemare alcune
pratiche regresse sparse qua e là nello studio. Altrimenti rischiamo di
affogare in mezzo alle carte e io non ci capisco più niente! Magari le chiederò
un po’ troppo, ma sarebbe il caso che lei si fermasse qualche ora in più la
sera... Che ne dice?
SARA (balza di scatto) No, non posso! Non può chiedermi questo...No, non potrei
restare la sera, mi dispiace!
MASSIMO Ma non certo gratis. Le verrebbe corrisposto un aumento di stipendio a
fine mese di circa seicento...settecentomila lire. E oltretutto non deve aver
paura di restare da sola, perché anch’io dovrò fermarmi la sera! Ho un mucchio
di lavoro arretrato che non basterebbe un anno intero per smaltirlo. Che capo
sarei se non dessi il buon esempio?
SARA No, la ringrazio, ma è proprio impossibile. Ho un marito a casa che mi
aspetta...
MASSIMO Ma infatti conoscendo la vostra situazione glielo chiedo proprio nel
suo interesse. Guadagnerebbe molto di più. Costerà qualche sacrificio, ma
meglio di così...! E poi, guardi, non sarebbe neanche necessario che lei
restasse ogni sera. Ecco... potremmo concordare... due volte la settimana le va
bene?
SARA No, avvocato, mi creda, non è proprio possibile... Dovrei anche studiare,
la sera, per un concorso da sostenere il prossimo mese.
MASSIMO (interessato) Un concorso? Davvero? Dove?
SARA (si pente di aver parlato troppo) Non è niente di eccezionale... sa
com’è... si tentano tutte le carte...
MASSIMO Ma lei ha il diritto di fare tutti i concorsi che vuole, sia ben
inteso. (ride) Io non sono affatto geloso delle mie collaboratrici. Si sa,
nella vita si cerca sempre di migliorare, no? E poi il rapporto di lavoro è una
reciproca convenienza, diciamocelo francamente. Il datore di lavoro ha bisogno
del collaboratore per svolgere, nella sua impresa, ciò che da solo non può
fare, e il collaboratore ha bisogno del posto di lavoro, perché senza la
corresponsione di una congrua retribuzione non potrebbe vivere dignitosamente!
Oh! Ora, nel caso in cui uno dei due presupposti cessa di esistere... amici
eravamo e amici restiamo! Qui da noi tutto si svolge nella più completa e
assoluta libertà. Chi lavora per me deve essere felice di farlo, altrimenti a
che varrebbe? Vede, signora Zanin, lei, anzi, deve migliorare la sua posizione.
E’ un suo diritto, perciò se deve sostenere un concorso...
SARA Sono felice che lei la pensi in questo modo, ma, per la verità, non credo
che riuscirò a fare gran che! In questo concorso i candidati siamo circa
ventimila e i posti a disposizione solo dieci. E la selezione avviene in tutta
Italia. Io tento tanto per avere la coscienza a posto.
MASSIMO Che consorso è?
SARA Al Dipartimento Nazionale del Lavoro. Figuriamoci, per vincerlo
bisognerebbe avere tutti i Santi in paradiso!
MASSIMO (si dirige verso la macchinetta del caffé) Chissà che non ci
siano!
SARA Magari...!
MASSIMO Senta, le dispiace se me lo prepara lei il caffé?
SARA (va a preparare il caffé) Ok.
MASSIMO Prima di cominciare ho bisogno di tirarmi su il morale... E poi non so
quale segreto lei usi, ma ogni volta che il caffé me lo prepara lei ha un gusto
più buono!
SARA (lusingata anche se non lo dà a vedere) Non ha nulla di eccezionale. Mio
marito sostiene che quando io faccio il caffé ha tutti i sapori tranne quello
del caffé!
MASSIMO Credo proprio che suo marito... sia un po’ troppo severo nel
giudicarla!
SARA E già. E’ proprio così. (gli dà il caffé) Prego, il suo caffé.
MASSIMO Grazie. Si accomodi. Sa, forse potrei darle una mano per il concorso...
SARA (si siede. Non crede alle sue orecchie) Come, scusi?
MASSIMO Ho qualche amico al Ministero. Chissà!
SARA (curiosa. Smette di essere sulla difensiva) Davvero?
MASSIMO (pensa) Sì, credo proprio di sì. Ma... ci sarebbe, forse, un piccolo
problema... Ecco... lei dovrebbe venire con me a Roma!
SARA A... Roma?
MASSIMO Non dico assai... ma due, tre giorni... il tempo di parlare con questo
amico mio. (orgoglioso) Ah, sapesse! Ho un quartino sulla Nomentana! Vedesse
che panorama la mattina presto! Ah, che favola! Due, tre giorni, non di più...
SARA (che non ha ascoltato tutto il discorso) Ma... veramente lei sarebbe
disposto ad aiutarmi? Così... senza alcun interesse?
MASSIMO Certo... la mano sul fuoco non gliela posso mettere. Il mio sarebbe
solo un tentativo. Sa, con i tempi che corrono mica è facile... (pausa. La
scruta) Dipartimento Nazionale del Lavoro, eh? Però sarebbe una bella carriera.
Caspita! Be’, possiamo tentare, se lei accetta la mia proposta...!
SARA (fatua) Io... venire a Roma con lei? Ma come potrei...? Mio marito non me
lo permetterebbe mai. Non saprei proprio come convincerlo.
MASSIMO Voi donne siete molto brave in questo genere di cose! Potrà dire che ha
un’amica a Roma che sta male, o che va a trovare una vecchia zia... Guardi, se
mi consente il biglietto dell’aereo glielo offro io.
SARA E... se venissi con lei... a Roma davvero potrei nutrire qualche speranza?
MASSIMO Si sa come vanno le cose... Ripeto: non vorrei illuderla anzitempo. Sa,
c’è troppa gente disposta a tutto pur di far carriera. Oggi è difficile
guadagnarsi un posto al sole. Insomma questa è la regola del gioco. Prendere o
lasciare! Mi creda, oggi nessuno fa niente gratis, per amore del prossimo! E’
uno scambio reciproco di favori... Tu dai una cosa a me e io do una cosa a
te...! Specie adesso che si avvicinano le elezioni...!
SARA La solita Italia delle bustarelle, vero? Vedo che alla fine si dicono
tante cose ma non cambia mai nulla!
MASSIMO In teoria tutto può cambiare, ma poi all’atto pratico...
SARA Avvocato, cosa vuol dire tutto questo? Che io dovrei...?
MASSIMO Vuol dire soltanto che viviamo nell’era delle scoperte nucleari. E...
le armi di una donna sono più atomiche rispetto a quelle di un uomo! (ride) A
parte lo scherzo... il vero problema consiste nel valutare se, a conti fatti,
il gioco vale la candela. Mi spiego?
SARA (balza in piedi indignata) Evviva la democrazia! Questa è la Repubblica
fondata sul lavoro? Ma quale lavoro se, per guadagnarselo, bisogna scendere a
compromessi, sottostare alle regole di chi manovra il gioco?
MASSIMO Fatta la legge trovato l’inganno! Il mondo va avanti così da secoli!
Ah, mia cara bella signora! Lei fa ancora parte di una ristretta cerchia di
persone che io definisco... “puri di cuore”! Anch’io ne faccio parte, comunque,
nei limiti del possibile, s’intende... Comunque lei non si arrenda. Faccia il
concorso, pensi a studiare... Chissà che non rientri fra quelle poche persone.
Io sono convinto che se ci si prepara sul serio si hanno, comunque, ottime
possibilità. Io, intanto, parlerò con quest’amico mio. Vediamo cosa si può
fare... Certo che se poi ci sarà da sdebitarsi... lei mi capisce, no? Una mano
lava l’altra e tutte e due si lavano insieme!
SARA Guardi... non vorrei approfittare della sua disponibilità. Lei è molto
gentile e la ringrazio. Ce la metterò tutta da me. Spero di potercela fare da
sola con le mie forze e con l’aiuto del Signore. Grazie lo stesso. (si avvia)
MASSIMO Spero che lei non abbia frainteso...
SARA No, no...più chiaro di così...! (giunge alla porta)
MASSIMO Sara, temo di non essere stato molto chiaro. Potremmo riparlarne con
più calma? Magari... a cena domani sera?
SARA Ehm... non penso che mi sarà possibile. (vaga) Domani sera... sì, credo
che abbia già un impegno con mio marito.
MASSIMO Intendevo... con i rispettivi partner, chiaramente. Lei porta suo
marito e io porto mia moglie.
SARA E’ meglio che torni nella mia stanza. Ho delle pratiche regresse da
archiviare! (esce)
Si illuminerà la parte superiore della scena, mentre la parte inferiore resterà
al buio.
QUINTA SCENA
Sara, Alessia, il maresciallo Corsini, poi Barbara e il carabiniere Petitto
Il maresciallo Corsini è seduto attorno al suo tavolo e sta parlando al
telefono. Di fronte a lui Sara e Alessia.
CORSINI Sì, d’accordo. Adesso arrivo. Ma è urgente? No, perché ho qui due persone...
E va bene. Vengo. (riattacca) Ma qui non si sta mai in santa pace! Scusatemi.
Torno subito. (prende un fascicolo con delle pratiche da sopra il tavolo ed
esce)
SARA (fortemente contrariata) Non c’era bisogno di venire qui, adesso. Io avrei
aspettato ancora un po’. Potresti mettere in difficoltà anche le mie colleghe.
Come faccio a mettermi contro un uomo se non sono sicura dei fatti? Io stessa
ho consigliato a Lorella di denunziarlo, ma, sai... a dirlo è facile... Ti
prego, aspettiamo.
ALESSIA Aspettare cosa? Che ti salti addosso? Questo è stupro psicologico, che
a lungo andare non solo porta a chiudersi in sè stesse, ma addirittura a stare
al loro gioco, perché se ne è costrette... (pausa) Sara, dimmi la verità: non è
che, per caso, ti sei innamorata di lui?
SARA Non esagerare. Tu guardi troppi fims. Certe volte sembri nostra
madre!
CORSINI E allora, vi chiedo ancora scusa, ma purtroppo... Dunque Alessia, eri
visibilmente preoccupata quando mi hai telefonato. Cosa è successo?
ALESSIA Una cosa terribile, Gino. Mia sorella, a volte, non si rende conto di
ciò che le succede... Ecco,si tratta del suo datore di lavoro, dell’avvocato
Romitelli.
CORSINI Ah! Proprio lui?
ALESSIA Ah, lo conosci? Sara lavora nel suo studio... Be’... ci ha tentato!
Prima con la scusa degli straordinari, poi l’ha invitata a cena e le ha chiesto
pure di trascorrere insieme un week-end a Roma! Siccome ha saputo che Sara deve
sostenere un concorso, per darle una mano vorrebbe presentarla a una persona
importante e allora... (a Sara) E’ chiaro il suo scopo: vuole portarti a letto
come avrà fatto con tutte le altre.
SARA Anch’io ho pensato la stessa cosa, ma... potrebbe essere solo una
supposizione...
ALESSIA No, Sara. E’ la verità. Fanno tutti così. Non ha potuto fare delle avances
spinte, ma ha chiesto tacitamente la tua complicità. Più chiaro di così?
CORSINI Sì, potrebbe essere. (a Sara) Signora, non vorrei sembrarle indiscreto,
ma... perché non prova a cercarsi un altro lavoro? Se è vero quello che dice
Alessia è probabile che finirà col ritentarci ancora...
SARA Mica è facile cercare un altro lavoro! La piazza non offre gran che. E io
non posso permettermi di stare a spasso.
ALESSIA E poi... dovrebbe scappare da cosa? Il problema va affrontato, non
evitato! Siamo qui per questo. (a Sara) Ad ogni modo faresti bene a non restare
da sola con lui per alcun motivo.
CORSINI Scusate, fatemi capire. Se l’ipotesi della molestia sessuale sembra un
tantino esagerata, allora come ritenete opportuno che io debba intervenire?
Cioè, voglio dire: perché vi siete rivolti a me?
SARA Non lo so nemmeno io. Ho una gran confusione in testa!
CORSINI E suo marito come la pensa?
SARA Non sa nulla, per il momento. Non voglio dirgli niente finché non
prendiamo una decisione. Scoppierebbe il finimondo, sennò...!
ALESSIA Per ora è meglio tenerlo fuori da questa storia. Ascolta, Gino, io
sarei dell’avviso di denunziarlo!
CORSINI Denunziarlo? E per cosa? Per averla invitata a cena o a Roma? Alessia,
andiamoci piano. Non facciamo sciocchezze. Come faccio a denunziarlo senza una
prova, un indizio? In tribunale la sua parola varrebbe quanto quella di tua
sorella. Non abbiamo testimoni, non abbiamo azioni illecite. Niente.
ALESSIA Perché non gli racconti la storia della tua collega Lorella?
SARA Perché lei ha paura e non voglio coinvolgerla in questa faccenda.
ALESSIA Ci ha tentato anche con la sua collega. Sarebbe ora di smetterla con
questo scempio, non credi?
CORSINI Sicuramente. E sono dalla vostra parte, credetemi. Ma abbiamo in mano
solo supposizioni, mezze verità, e soprattutto... silenzi! Sì, perché, qualcuno
mi ha già segnalato i comportamenti un po’ anomali di quell’uomo, però...
ALESSIA Ecco. Hai visto?
SARA Come sarebbe “anomali”?
CORSINI Da quanto ci risulta lui agirebbe così con molte donne. E’ la sua
tecnica. Alcune acconsentono, altre si ribellano, ma ripeto: non avendo uno
straccio di prova concreta in mano... (riflette facendo i calcoli nella sua
mente) Se lo incrimino così su due piedi quello si farà una gran risata! Conoscendo
bene il tipo riuscirebbe a venirne fuori in pochissimo tempo. E noi... che
figura ci facciamo? Senza contare che finora, ripeto, ho avuto solo alcune
segnalazioni. Nessuno è andato fino in fondo e non si sa bene perché.
ALESSIA E allora? Ce ne stiamo con le mani in mano, aspettando di sapere chi
sia la prossima?
CORSINI No. (si alza, passeggia pensando)Ascoltate: io un’idea l’avrei. Ho
bisogno della vostra collaborazione, però.
ALESSIA Cioè?
CORSINI Le soluzioni sono due: la prima è quella di rivolgersi ai sindacati,
avviando una seria indagine. Verrebbe isolato immediatamente con gravi
conseguenze sulla sua carriera professionale... Altrimenti bisogna ripiegare
sulla seconda soluzione...
ALESSIA Sarebbe?
CORSINI Coglierlo in flagrante! Signora Zanin, se lei è d’accordo, dovrebbe
accettare l’invito a cena, e poi attirarlo a casa sua con un pretesto
qualsiasi... cioè, insomma fare in modo che lui stesso ammetta, studiando bene
la strategia, eh, che dietro le promesse ci sia un secondo fine, cioè una controprestazione...
particolare! Oh! Ehm... in tutto questo lasso di tempo lei, chiaramente,
dovrebbe incoraggiare il suo approccio! Non so se mi spiego...! Se la sente?
SARA Mi scusi, le sembra logico umiliarsi a tal punto? E con quale vantaggio,
poi? Di finire in prima pagina sui giornali, sulla bocca di tutti?
ALESSIA Gino, ma cosa ti salta in mente?
CORSINI Lasciatemi spiegare. Dunque premesso questo tipo di approccio... un po’
ardito, sempre se lei è d’accordo, naturalmente, noi... cioè io e due miei
collaboratori verremmo a casa sua, mentre lei è a cena con lui, porteremmo
telecamere, macchine fotografiche, registratori... e al momento opportuno
usciremmo allo scoperto e lo bloccheremmo...! Che ne dite?
ALESSIA Se ho ben capito le stai chiedendo di incastrarlo?
CORSINI Credetemi, non ci sono altre soluzioni.
SARA E quest’incontro, ammesso che io mi decida a stare al gioco, dove dovrebbe
avvenire?
CORSINI Necessariamente in casa sua, signora. Noi dobbiamo poter disporre di
ampia libertà di movimento.
SARA Sono un po’ scettica... Anche perché come potrei allontanare mio marito
per il tempo che occorre?
ALESSIA Già, dimentichiamo che c’è anche lui di mezzo...
CORSINI Ehm... già, è vero. Be’, questo è un problema suo, signora. Dovrà
pensare lei a neutralizzarlo!
SARA Ci penserò e le darò una risposta.
CORSINI D’accordo. Vi accompagno. (Corsini le accompagna alla porta)
Si spengono le luci nella parte superiore della scena e si riaccendono nella
parte inferiore, nello studio di Romitelli.
SESTA SCENA
Mario, Barbara, poi Massimo
BARBARA Mi occuperò io di lei, signor Valli. Mio marito mi ha messo al corrente
della situazione. Questo è un ramo di mia competenza, perché lui è un avvocato
civilista, mentre io sono tributarista. Nel suo caso bisogna programmare un
piano di risanamento aziendale che richiede conoscenze in materie fiscali e
tributarie.
MARIO O lei o suo marito non ha importanza, purché riusciamo a venirne a capo
da questa situazione angosciante. Vorrei svegliarmi una mattina e scoprire che
è stato un brutto sogno! Non faccio altro che pensare ai debiti, alla
famiglia... Qualche giorno prenderò una brutta decisione...!
BARBARA Vedrà che con il nostro aiuto i suoi problemi verranno presto risolti!
Non le posso promettere miracoli, ma dall’ultimo bilancio presentato non vedo
gli estremi per una catastrofe. Con un po’ di sacrifici...
MARIO Be’, per capire bene tutti gli imbrogli della mia azienda credo che
dovrei spiegarle alcune cose. Quindi se lei è d’accordo dovremmo vederci un
giorno, sederci con calma e...
BARBARA Facciamo una cosa: poiché questo è per me un periodo denso di lavoro,
sa, durante il giorno non ho neanche il tempo di bere un caffé, ecco, visto che
lei ha una certa urgenza, conosco un posticino delizioso, il Golden Arc. Là potremmo
discutere di ogni dettaglio, cenando insieme. Che so...domani sera, dopo
domani?
MARIO (esita. Colto in controtempo) Per me domani sera va bene. Voi siete
l’unica mia àncora di salvezza!
BARBARA Stia tranquillo. A domani sera, allora! Arrivederci. (l’accompagna alla
porta. Dopo qualche secondo entra Massimo)
MASSIMO Sei brava a sparare cazzate. Che ti salta in mente di dire? Io non sono
soltanto un avvocato civilista. Io sono tutto! Senza di me tu non andresti da
nessuna parte!
BARBARA Non ricominciare con le tue crisi di onnipotenza! Piuttosto mi dici
perché devo sacrificare anche le mie cene? Perché mi costringi a trattare con i
clienti fuori dagli orari di lavoro?
MASSIMO Perché durante il giorno mi servi per sbrigare altre faccende più importanti.
Il nostro lavoro non ha orari. Ma come? Io ti offro la possibilità di diventare
qualcuno e hai il coraggio di lamentarti? Guarda che io non ci guadagno niente
ad affidarti compiti di un certo spessore. Lo faccio perché sono benevolo,
perché ti voglio ancora bene, perché spero ancora che tu possa cambiare
idea...
BARBARA Figurati!
Si spengono le luci e si riaccendono in casa Valli.
SETTIMA SCENA
Sara, Alessia, Mario, Corsini, Massimo
SARA Mario, io domani sera andrò a cena da mia madre. Ha telefonato
stamattina...sai, è il suo onomastico e ci terrebbe tanto che io...
MARIO Ma se non li avete mai festeggiato gli onomastici! Comunque non è un
problema, perché anch’io domani sera sarò a cena fuori per discutere di
affari.
SARA Comunque sarò di ritorno verso mezzanotte...
MARIO Io farò un po’ più tardi, credo. Vado a farmi una doccia. Mi sento
appiccicoso! (esce)
ALESSIA Cos’hai con quella faccia?
SARA Non lo so...mi sento falsa e ipocrita! Non sono molto convinta della
soluzione di Corsini.
ALESSIA Ascolta, Sara: stai al gioco. Da una parte dai una lezione a tuo
marito, dall’altra parte inchiodi Romitelli, dando anche a lui la lezione che
merita. Con una fava due piccioni, no? (va verso l’armadio, lo apre ed estrae
un bellissimo vestito per Sara. Lo poggia sul corpo di Sara) Con questo il
gioco ti riuscirà senz’altro! Mettitelo addosso. Ti starà una meraviglia! (Sara
lo prova senza indossarlo) Meraviglioso!
Sara, poco convinta, si avvia al telefono e compone un numero. Si illuminerà la
parte superiore della scena. Il maresciallo Corsini entra di fretta per andare
a rispondere.
CORSINI Pronto? Maresciallo Corsini.
SARA Buonasera. Sono Sara Zanin.
CORSINI Ah, signora, è lei? Mi son fatto una bella corsa per venire a
rispondere!
SARA Ho preso la mia decisione. Per domani sera va bene. Decida lei l’orario.
CORSINI (soddisfatto) Benissimo. Dunque facciamo verso le sette e mezzo? Va
bene?
SARA D’accordo, a domani, allora. (riattacca insieme a Corsini)
Si spengono le luci nella parte superiore della scena e si riaccendono nello
studio di Romitelli, insieme a quelle di casa Valli. Squilla il telefono mentre
Romitelli si trova in atteggiamenti intimi con Maria.
MARIA Non rispondiamo. Non roviniamo questo momento!
MASSIMO No, aspetta. Non si sa mai...può essere qualcuno che ha bisogno di me!
(va a rispondere) Pronto?
SARA Avvocato Romitelli? Sono Sara Zanin.
MASSIMO Oh! Salve. Stavo pensando proprio a lei, sa?
SARA Oh! Davvero? Io le telefono perché ho riflettuto molto, oggi, e alla fine
ho deciso di accettare la sua proposta di venire a cena con lei, domani sera.
MASSIMO Magnifico! Sono davvero felice! Passerò a prenderla alle otto e la
porterò in un bel posticino che conosco: al Golden Arc! Vedrà che non se ne
pentirà!
SARA Ne sono certa. E poi...dopo la cena mi prenoto per un buon caffé a casa
mia. Che ne dice?
MASSIMO Sono al settimo cielo!
SARA A domani sera, allora. L’aspetto. (riattacca insieme a Massimo)
Si spengono le luci in casa Valli, e restano accese nello studio di Romitelli.
Maria, nervosa, esce sbattendo la porta. Massimo si guarda allo specchio.
MASSIMO (a sè stesso, guardandosi allo specchio) Sai una cosa, Massimo? Lo so
che sei un farabutto, ma fra tutte le donne che hai conosciuto, Sara è l’unica,
dico l’unica donna di cui credo tu ti stia innamorando seriamente...!
T E L A
FINE PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
La parte inferiore sarà così suddivisa: a sinistra la casa di Sara, a destra lo
studio dell’avvocato Romitelli; nella parte superiore, invece, un bel
ristorante rustico con vista sul mare e due tavolini, separati tra loro, da un
accorgimento scenografico tipico da ristorante.
PRIMA SCENA
Sara e Massimo
Sara e Massimo sono seduti attorno al tavolo del ristorante e cenano a lume di
candela. Sara ha una parrucca e un paio di occhiali da sole.
MASSIMO Sa, ho temuto che lei potesse rifiutare l’invito. Io, al posto suo, non
so se avrei accettato. Forse il modo di invitarla a cena è stato un po’
azzardato... Avrei voluto telefonarle e disdire, chiederle scusa...
SARA Sono felice di essere qui con lei, stasera. Avevo bisogno di trascorrere
una serata diversa. Per fortuna non è stato difficile convincere mio marito,
visto che lui ha una cena aziendale, stasera. Da quando siamo sposati è la
prima volta che esco senza di lui... Geloso per com’è!
MASSIMO E che scusa ha inventato?
SARA Ho detto che sarei stata a cena da mia madre, per cui non ha fatto
obiezioni. Però ho dovuto camuffarmi un po’, perché i casi della vita non si
sanno mai. Se dovesse incontrarci potrebbe essere pericoloso!
MASSIMO Non stiamo mica commettendo un reato! Conciata così non è peggio?
SARA Dovrebbe conoscere Mario fino in fondo per poterlo constatare...! Io sono
una persona abituata a far tutto alla luce del sole, per cui questi sotterfugi
non mi vanno a genio, però non sempre è possibile essere sinceri!
MASSIMO Posso versarle da bere? E’ ora di rompere il ghiaccio, no?
SARA Sì, grazie. (Massimo le versa da bere)
MASSIMO Perché non ci diamo del tu? Tra buoni amici...
SARA Cambia qualcosa?
MASSIMO Sì, molto. (pausa. Massimo e Sara bevono) Se non sono invadente volevo
chiederti una cosa, frutto di un’osservazione che faccio da un po’ di tempo a
questa parte. Tu sei una persona attiva, dinamica, sia sul lavoro, che in
famiglia, credo, no? Ma...come procede la tua vita di coppia? Andate d’accordo?
Avete degli hobbies in comune?
SARA (lunga pausa) Non siamo né una coppia sprintosa, né in sintonia. Non ci
vuole molto a capirlo. Lui è un tipo che ama stare sempre a casa, e io no. E’
una persona ombrosa e pessimista, al contrario di me. Con la scusa che è stanco
del lavoro dice di no a tutto. Torna a casa, fa le scenate per cose
superflue... Non abbiamo nemmeno amici. E’ geloso! Con le mie due uniche amiche
ha litigato di brutto e le ha fatto allontanare... Cosa dire di più?
MASSIMO Da quanti anni siete sposati?
SARA Da cinque.
MASSIMO Niente figli?
SARA (delusa) Niente figli. Lui detesta i bambini. Non vuole averne. Io,
invece, li adoro! (si stringe intorno a sè, sognando ad occhi aperti)
MASSIMO La mia situazione matrimoniale è un po’ simile alla tua. Io e Barbara
stiamo per divorziare, ma lei vuole portare con sè nostra figlia Carmen,
l’unica persona che finora mi ha amato senza alcun interesse. Quando ci penso
mi sembra di impazzire!
SARA Ognuno di noi ha i propri motivi per lamentarsi! La verità è che l’amore
sognato da ragazzi non è mai quello che la vita ci offre!
MASSIMO La verità è che, quasi sempre, amiamo un po’ troppo i sentimenti e poco
le persone! Diciamo pure che finiamo per cercare noi stessi negli altri! E
allora non resta che tuffarsi nel lavoro, negli amici, nelle relazioni sociali,
nelle altre piccole cose della vita! Siete voi la mia vera compagnia, perché
con voi non ho niente da perdere. Voi non mi appartenete, un giorno ve ne andrete
per altri lidi, per altre mete... ma mia figlia no! Non posso rischiare di
perderla, perché perderei una parte di me. Non posso vederla nelle mani di una
madre che finora le è stata lontana, e solo ora scopre il gusto della
maternità! E sai perché è stata lontana? Perché lei ha una passione segreta:
fare la hostess. E questo comporta stare sette giorni su sette fuori casa. Ti
sembrerà strano ma il casalingo della situazione, vuoi o non vuoi, sono stato
io!
SARA (scoppia a ridere) Non riesco a vederti in questa veste.
MASSIMO Eh, cara mia, oramai i ruoli si sono invertiti. Io sono il primo di una
lunga serie di uomini destinati ad aspettare che la moglie si ritiri a casa,
apparecchiando la tavola, mettendo su la pentola, accendendo la lavabiancheria,
stirando, spolverando... No, scherzo... Il guaio è che ho sposato una donna
troppo volubile, inaffidabile, dagli amori facili. O forse sono io che non
riesco ad abituarmi all’idea, perché un uomo è sempre un uomo, non credi?
SARA Come vi siete conosciuti?
MASSIMO Eravamo colleghi di università. Studiavamo insieme, avevamo fatto dei
piccoli progetti. Se la dovessi paragonare a un animale le affibierei la parte
dell’aquila. Sembra destinata a volare sempre e a non planare da nessuna parte.
Anzi è un miracolo, e deve dirmi grazie, che sia riuscito a farla lavorare nel
mio studio. La scema si è data la zappa nei piedi! (pausa. Beve. Si guardano)
Sai, l’anno scorso, dopo le ferie di agosto, tornò a casa stravolta! “Sai,
Massimo? Mi è successa una cosa...”! La “cosa” si chiamava Roberto, un suo
collega!
SARA Ah! E tu...? Perché non hai chiesto il divorzio?
MASSIMO (allarga le braccia, sconfitto) Che dovevo fare? La Compagnia ha
scoperto la tresca e ha licenziato tutti e due. Si è ritrovata senza lavoro, so
che è anche un ottimo avvocato tributarista. Forse la colpa è stata anche un
po’ mia. Diciamo che con lei non sono mai entrato nell’ottica dell’amare senza
chiedere niente in cambio...
SARA Gli amori a senso unico non funzionano mai!
MASSIMO (si alza) Vieni, affacciamoci dalla terrazza. Giù c’è un panorama
stupendo! Guarda che bella luna piena che c’è stasera! Sembra grande quanto il
sole! (Sara raggiunge Massimo. I due si appoggiano alla balconata) Chissà forse
il tempo è la medicina più efficace!
SARA Ma ci vuole tempo! Sai quante volte ho sognato di ricominciare, cancellare
tutto...?
MASSIMO Si è sempre in tempo per ricominciare!
SARA Ormai...! (mostra la fede al dito)
MASSIMO Attenta che a sessant’anni potremmo morderci le dita per non averlo
fatto in tempo!
SARA E se, invece, passassi dalla padella alla brace? (Massimo allarga le
braccia. Sara consulta l’orologio) Oh Dio, è tardi! Ci siamo lasciati prendere
dai discorsi e non abbiamo nemmeno ordinato! (tornano a sedersi, controllando
il menu) E allora dimmi: quante possibilità ho di vincere il concorso...?
MASSIMO Adesso...? Io direi di parlarne dopo, a stomaco pieno. Che ne dici?
(Sara annuisce. Massimo schiocca le dita per chiamare il cameriere) Cameriere?
Nella scena che seguirà Massimo e Sara inizieranno a mangiare, dopo che il
cameriere avrà preso le ordinazioni. Un venditore di fiori si avvicinerà al
loro tavolo, e Massimo comprerà a Sara una bella rosa rossa. La scena sarà
recitata a soggetto, senza battute. Mario e Barbara arrivano al tavolo e si
siedono. Barbara indossa un abito sexy.
SECONDA SCENA
Mario e Barbara (Massimo e Sara)
MARIO (si siede) Non le nascondo che il suo invito mi ha colto di sorpresa. Non
capita tutti i giorni di essere invitato a cena da una bella donna...
BARBARA Lo faccio spesso con i miei clienti. E’ un momento in cui posso
conoscerli più a fondo insieme ai loro problemi.
MARIO Prego. (le porge il menu) Non vorrei sbagliarmi, ma potrei giurare che
noi due ci siamo già incontrati chissà quanto tempo prima. Ho sempre voluto
chiederglielo, ma...
Sara, intanto, si alza e va alla toilette.
BARBARA Sì, è probabile, o magari io le ricordo qualche sua vecchia conoscenza.
(cambiando discorso) Se non fosse per il mio lavoro che mi permette di
trascorrere serate come queste, rischierei di cadere nella monotonia. Spero che
a sua moglie non dispiaccia che noi stasera...
MARIO Mia moglie non sa nulla. Anche lei è a cena fuori. E poi il lavoro è
lavoro...! (Barbara sorride) Spero che, invece, suo marito...
BARBARA Mio marito? Lui va a cena con le sue clienti e io con i miei clienti!
Fa parte del gioco, no? (ridono)
MARIO Buona questa! Mi sembra più che giusto...! (si alza) Mi scusi. Torno
subito. (va via)
Barbara sporge il capo e vede Massimo, da solo. Si avvicina al suo tavolo.
BARBARA Almeno quanto a ristoranti abbiamo gli stessi gusti. Lo sapevo che ti
avrei trovato qui.
MASSIMO Sono sicuro che se ci fossimo messi d’accordo avremmo litigato per il
posto. Chi vuole incontrare te deve fingere di non averne voglia.
BARBARA (fa una smorfia di disappunto) Com’è triste ridursi a queste stupide e
buffe complicità! Non lo avrei mai immaginato.
MASSIMO Tesoro, le complicità sono quelle particelle che tengono su un’intera
società, comandate da “padre denaro”. Tu dai una cosa a me e io do una cosa a
te. Non costa nulla a te, non costa nulla a me. Se fra noi non c’è più
niente...! Anzi... forse c’è più di prima: adesso c’è quel pizzico di
tornaconto che ci permette di scoprirci a volto nudo. Tu vuoi emergere a
livello professionale attraverso il mio aiuto e io voglio raggiungere i miei
obiettivi, anche personali, si intende, con la tua collaborazione. Peccato solo
che le nostre siano sempre due strade parallele!
BARBARA (Sara torna dal bagno) Sta arrivando. (torna a sedersi al suo tavolo)
TERZA SCENA
Massimo e Sara (Mario e Barbara)
SARA (sedendosi) Scusa, ma dovevo sistemarmi un po’...
MASSIMO Con questa parrucca e con questi occhiali da sole hai un’aria
misteriosa... Ti preferisco al naturale, però, acqua e sapone!
SARA Te l’ho già detto. Non voglio che qualcuno mi riconosca.
MASSIMO A scapito mio che non posso contemplare i tuoi occhi!
SARA (prende la rosa dal tavolo) Vogliamo andare? (Sara e Massimo escono da
sinistra)
Un piccolo gioco di luci illuminerà il tavolo di Mario e Barbara.
BARBARA Qualcosa non va?
MARIO E’ strano! Quando sono andato in bagno, poc’anzi, ho incrociato una donna
che...mi pare di aver già visto da qualche parte...!
Calerà all’improvviso a ridosso del telone rosso un maxi schermo dove verranno
proiettate, con un video-proiettore, alcune scene esterne.
QUARTA SCENA
Massimo e Sara
Esterno/Sera/In auto verso Monte Pellegrino
SARA E’ tutta la sera che tenti di sedurmi con frasi e fiori. Fai così con
tutte le donne che incontri? Certo che se ti vedesse Mario...!
MASSIMO Tu non sei come tutte le donne che incontro! (Sara toglie gli occhiali
da sole) Ah! Così va molto meglio!
SARA (prende la rosa) E’ proprio bella! Mario non l’avrebbe mai fatto! Sai che
le rose sono i miei fiori preferiti?
MASSIMO Certo, io sono un’artista!
SARA Ah sì? Forse non è il caso che rientri in casa con una rosa rossa. Mario
potrebbe insospettirsi...
L’auto si ferma davanti al piazzale da dove si può scorgere il panorama di
Palermo.
MASSIMO Forse dopo che leggerai questo libro crederai che io sono un’artista.
(prende dal cassetto porta-oggetti un libro di poesie)
SARA (leggendo il titolo) “Rime sommerse” di Massimo Romitelli. E’ un libro di
poesie! Adoro la poesia!
MASSIMO Te lo regalo. Ce n’è una in particolare che adoro. La scrissi quando
Barbara era incinta di Carmen. Vorrei che la leggessi da sola.
SARA Ok. Anch’io scrivo. A scuola vinsi un premio per nuovi talenti letterari.
Scrissi una poesia dedicata alla luna. Faceva press’a poco così: “Un piccolo
grande viso si vede da lassù. E’ la fata di tutti i tempi, colei che fa sognare
grandi e piccoli. Ci appare dovunque noi siamo per ricordarci che la sua
silenziosa presenza può darci conforto. Di sera, poi, Qualcuno sbuca fuori da
occhi visibili, prendendo forma nella sua linea più o meno rotonda. E’ Dio che
vuole guardare più da vicino come l’uomo porta avanti l’immenso tesoro che Lui
gli ha affidato...”! Ehm...insomma più o meno è così. E’ molto semplice...forse
un po’ stupida, ma...
MASSIMO E’ bellissima! Le cose più semplici sono le più belle, perché vengono
da dentro! Avrei voluto fare lo scrittore anch’io, il poeta, ma i miei genitori
non vollero, e allora è rimasto un hobby, una passione. Il loro sogno era
vedermi avvocato, e ci sono riusciti... (scende dall’auto seguito da Sara. Si
fermano sul muretto da dove si scorge il panorama di Palermo) Alla fine mi
dovetti convincere che sarei diventato un buon avvocato, ma la sera...quando i
rumori del giorno, le frenesie della città sembrano sentirsi in sottofondo,
riaffiora la parte migliore di me, con una penna e un foglio di carta. In quel
momento posso volare sul mondo, con chi amo di più, con chi vorrei dividere
parte delle mie giornate...Posso finalmente staccarmi da quelle “regole del
gioco” che devi rispettare per sopravvivere il giorno dopo! (le si avvicina per
baciarla. Sara si scosta)
SARA Ehm...penso che sia meglio che non lo tenga questo libro. Sai...mio
marito...
MASSIMO Credo che dovremmo dedicare una serata in onore alla poesia, io e te.
Che ne dici? Guarda, stasera si vedono le stelle in cielo. Sai, se le stelle
avessero la luce che hanno i tuoi occhi forse non sarebbe mai notte! (si
avvicina nuovamente e la bacia appassionatamente. Sara cede alla tentazione.
Dopo qualche secondo fugge in macchina. Massimo la segue) Perché sei scappata?
Non è da me che devi fuggire...!
SARA Accompagnami a casa, ti prego! Non vorrei far tardi...!
MASSIMO Sei proprio sicura di voler tornare... a casa? (la bacia a lungo. Poi
mette in moto e si allontanano)
QUINTA SCENA
Mario e Barbara
Esterno/Sera/Per strada/Davanti l’ufficio di Romitelli.
BARBARA Be’, grazie per la serata. Spero di farle sapere qualcosa domani
mattina stessa. Queste pratiche che mi ha consegnato stasera sono di
particolare importanza. Anche se avrò bisogno di certe notizie che solo lei può
fornirmi.
MARIO Be’, tanto giorno più...giorno meno... Se vuole domani posso avvicinare
in studio e...
BARBARA No. Lavorerò per lei stanotte. Il tempo stringe. Già domattina bisogna
capire come agire, se non vuole trovarsi l’ufficiale giudiziale dietro la
porta. Tanto con un buon caffé ce la dovrei fare.
MARIO Se permette, allora, rimango anch’io con lei, il tempo di chiarire ciò
che lei ha bisogno...
SESTA SCENA
Carlo Petitto e Alfonso Sciarra
Esterno/Sera/Davanti allo studio di Romitelli
I due carabinieri scendono dall’auto. Hanno le mani impegnate da telecamere e
macchine fotografiche.
PETITTO Ma il maresciallo come mai ancora non arriva?
SCIARRA E che ne so io? Vi siete messi d’accordo voi due, no? Ehi, guarda, sono
loro... (Mario e Barbara passano davanti alla loro auto ed entrano nel portone)
PETITTO Il maresciallo mi ha detto soltanto che ci saremmo visti qua sotto...
Be’, aspettiamolo.
SCIARRA No. Dobbiamo entrare in casa prima di loro.
PETITTO E come? Mica abbiamo le chiavi!
SCIARRA Troveremo una soluzione. Vieni. (entrano nel portone)
SETTIMA SCENA
Petitto e Sciarra
Interno/Sera/ Studio di Romitelli/Sala d’ingresso
BARBARA Ah, che caldo! Apriamo tutte le finestre, così entra un po’ d’aria. Si
soffoca qui dentro.
SCIARRA (davanti al portone, nota Barbara aprire la finestra dello studio. E’ a
piano terra. Sguardo d’intesa fra Sciarra e Petitto, quindi aspettano qualche
secondo, poi si piazzano sotto la finestra, forniti di telecamera e macchina
fotografica, stando all’erta a che non venga nessuno) Ma...abbiamo almeno un
mandato di perquisizione? (Petitto guarda Sciarra sconsolato, scuotendo la
testa)
OTTAVA SCENA
Massimo e Sara
Esterno/Sera/Foro italico - Discoteca
Questa scena sarà girata usando delle dissolvenze e musiche romantiche in
sottofondo. Dapprima Massimo e Sara si troveranno al foro italico, nelle
auto-scontro, dove rideranno come matti, scontrandosi fra di loro. Poi, sempre
al foro italico, saranno impegnati a girare vorticosamente su alcuni sedili girevoli,
tenuti per la corda. Infine si troveranno in discoteca a ballare disco-dance.
Dopo qualche secondo Sara va a sedersi. Massimo la segue. Entrambi sono un po’
brilli.
SARA Dio che serata! Non me l’aspettavo proprio!
MASSIMO E’ solo l’inizio, mia cara!
SARA Andiamo a casa? Non vorrei che si facesse troppo tardi...
MASSIMO Andiamo a casa. (vanno via)
SARA (sotto casa) Ti offro un bel caffé, fatto da me!
MASSIMO Allora...un caffé doppio!
Si alzerà, a questo punto, il maxi-schermo e si ritornerà in teatro. Le luci
illumineranno la casa di Sara.
NONA SCENA
Il maresciallo Corsini e Alessia
CORSINI (passeggia nervosamente per la stanza) Sono in ritardo di due ore! Non
vorrei che gli fosse successo qualcosa!
ALESSIA Non preoccuparti, Gino. Avranno avuto qualche contrattempo... a momenti
saranno qua!
CORSINI Alessia, quelli sono due imbecilli! E’ probabile che non abbiano capito
bene l’indirizzo! E se tua sorella arriva adesso con l’avvocato non possiamo
fare nulla! Non solo, ma metti caso che rientri il marito...!
ALESSIA Noi cos’abbiamo a disposizione?
CORSINI Solo il registratore. Ci eravamo divisi i compiti: Petitto doveva
portare la telecamera, io il registratore e Sciarra la macchina
fotografica.
ALESSIA (va a prendere la borsa ed estrae una piccola macchina fotografica)
Prova con questa! Non è professionale, però...
CORSINI (osserva la macchina fotografica) Ma questa è un giocattolo! Scommetto
che fa saltare pure le teste...!
ALESSIA Smettila! Non fare lo sciocco! Vieni con me sotto il tavolo!
CORSINI Perché sotto il tavolo? Non è meglio in un’altra stanza? Lì sotto
potrebbero scoprirci...
ALESSIA No, perché dobbiamo essere tempestivi, sennò addio trappola! (lo bacia
e poi lo trascina sotto il tavolo)
CORSINI (esce da sotto il tavolo) Aspetta che chiamo al cellulare quei due...
sempre che lo sappiano usare...!
ALESSIA Aspettiamo altri due minuti... Vieni! (lo trascina con sè sotto il
tavolo)
DECIMA SCENA
Petitto e Sciarra
SCIARRA Hai piazzato la telecamera?
PETITTO Tutto fatto. Tu controlla che non vengano qua dentro.
SCIARRA Sono nella stanza di lei, presumo. Però da qui dentro non si sente
nulla. Pensi che il registratore catturerà lo stesso le loro voci? (Petitto
sembra poco convinto) Questa sarà una cattura...tridimensionale: io, tu e il
maresciallo Corsini!
PETITTO L’unione fa la forza!
SCIARRA Ancora, però, non ho capito chi dobbiamo incastrare.
PETITTO La moglie dell’avvocato Romitelli.
SCIARRA Perché?
PETITTO Perché ha un’amante!
SCIARRA Uno solo...? (ride) Oggi quasi tutte le mogli ce l’hanno! Pensa che se
dovessi fare la stessa cosa con mia moglie... rischierebbe l’ergastolo! (rumori
di voci in arrivo)
PETITTO Vieni, presto. Nascondiamoci. Aziona il registratore! (Sciarra aziona
il registratore, nascondendolo sotto il tavolo, poi escono da destra, dando
l’idea che ci sia un’altra stanza)
UNDICESIMA SCENA
Mario e Barbara, poi Petitto, Sciarra, Corsini e Alessia
MARIO Se lei sapesse tutte le irregolarità che ho commesso (entrano e chiudono
la porta) in questi ultimi anni per sopravvivere...!
BARBARA Me ne rendo conto.
MARIO Iva non pagata, fatture false, falso in bilancio, dichiarazioni dei
redditi non presentate, dipendenti non messi in regola! Appena
l’amministrazione controllerà gli anni in questione io rischio grosso!
BARBARA E mio marito che soluzione le aveva prospettato?
MARIO Mi parlava di una sanatoria che scadrà a breve, pagando un forfait
rateizzato per tutte le partite anomale, comprensivo di interessi e
soprattasse, chiudendo così il passato moroso! (passeggia nervosamente)
BARBARA Sì, mi sembra un’ottima soluzione... (cerca tra le pratiche di Massimo.
Scambio di sguardi tra Mario e Barbara)
MARIO Dunque posso stare tranquillo? Tutto si risolverà? Suo marito sostiene
che in Italia si va avanti a forza di sanatorie! Lui è l’esperto! (va alla
libreria. I suoi occhi si fermano su un raccoglitore. Legge. Punta il dito sul
raccoglitore. Guarda Barbara con intenzione)
BARBARA Infatti. (a questo punto Barbara si piega per prendere qualcosa da un
cassetto. Mario, alle sue spalle viene colto da un raptus maniacale) Ih!
MARIO Pratica Ines. Ecco dov’è che ci siamo conosciuti. Via delle Allodole, 7,
5° piano, interno 12. Tu eri bionda, in quell’occasione, lavoravi insieme ad
altre due ragazze. Ricordi anche il prezzo che mi chiedesti? 100.000 tutto
compreso!
BARBARA (incredula) Cosa? Mmh... forse è meglio che lei vada, ora. E’ un po’
tardi. Credo che rivedrò la sua situazione domattina, a mente serena. (si alza
per accompagnarlo)
MARIO Ma lo sai che sei proprio un gran bel pezzo di signora? L’avrei dovuto
capire subito che eri tu quella Ines! Già, non poteva essere diversamente. Di
Ines, dalle nostre parti, non ce ne sono poi tante... (l’afferra per la vita,
stringendola a sè)
BARBARA Mi lasci, la prego. Non so di cosa stia parlando. Lei deve essere
pazzo, perverso o non so cosa... Se ne vada. Mio marito sarà qui a
momenti.
MARIO (continuando) Vieni qua. Tuo marito? Non te ne frega niente di tuo
marito. Lui ti ha solo tolto dai guai. E non so cosa l’abbia spinto a sposare
una come te. E non so ancora perché ti ostini a trattare problemi aziendali, se
non sai nemmeno come è fatta un’azienda. Devi ancora continuare a mentirmi?
(furioso) Avete deciso di prendermi per il culo, eh? Stronzi tutti e due.
Bell’avvocato! Raccatta una puttana e se la sposa! E la porta pure nel suo
ufficio a trattare affari con gli altri!
BARBARA (dopo una lunga pausa. Torna a sedersi) Lui non sa che io... E’ stato
uno sbaglio portarti qui, stasera. Avrei dovuto immaginarlo. (altra pausa) Mi
trovavo nei guai. Ero ragazza. Avevo commesso una grossa cazzata. Mi trovai
coinvolta, non so come, in una squallida storia con un uomo che aveva a che
fare con la malavita. Ma che ne sai tu del mio passato? Che ne sapete tutti
quanti? Lo scoprii dopo, quando si trovò al verde e mi chiese di aiutarlo a
portare soldi a casa. Un classico. Non ero abituata a quel genere di vita. Dopo
un po’ di tempo mi stancai di concedermi a quel modo, di vendermi per niente,
per niente. (con voce strozzata) Perché poi, i soldi che portavo a casa, se li
prendeva tutti lui. E allora una sera, ero fuori di me, e sfiorammo la
tragedia. (con gli occhi stralunati) Dopo l’ennesima lite, accompagnata dalle
solite violenze, lo colpii alla testa con un vaso. Ci mancò poco, sai? Fu
allora che conobbi Massimo. Lui aveva divorziato dalla sua prima moglie, ed era
solo. Attraversava un periodo difficile. Ci andavo a letto gratis, chiaramente,
e lui mi aiutò a sistemare le cose. Ma non ci fu mai amore. Solo riconoscenza,
gratitudine. Be’, non posso negare di non volergli bene. Ci si affeziona a
tutto, prima o poi. Ma per stare bene insieme marito e moglie hanno bisogno di
ben altro. Ora entrambi vogliamo cambiare vita. Stiamo insieme per reciproca
convenienza. In questo momento mi sta aiutando a imparare qualcosa del suo
mestiere. Forse lui mi ha amato veramente, e forse continua ad amarmi. Io no.
Non riesco più a innamorarmi, ormai! (pausa. Si asciuga il viso) Be’, adesso
sai tutto di me, quindi sei pregato di lasciare immediatamente questa casa e di
seguire la tua pratica con mio marito. Addio!
MARIO (si avvicina) Perché mi hai raccontato tutte queste cose? Io ti avevo
incontrato per risolvere un problema aziendale, non certo per farti da
psicologo.
BARBARA La solitudine ci porta spesso a due strade: o chiudersi e affogare
nella depressione, o lasciarsi andare col primo che capita.
MARIO Perché deprimersi senza motivo? (l’abbraccia nuovamente) Adesso ci sono
io con te. Io e te di nuovo insieme! Stanotte! (tenta di baciarla. Barbara cede
alle avances, ma dopo qualche secondo cerca di svincolarsi. Mario la tiene
stretta)
BARBARA (urlando) No! Vattene via! Vattene via! Vattene o chiamo la polizia!
(Mario insiste nell’abbraccio. Ormai è su di lei. I due finiscono per terra.
Barbara prende il portacenere, posato sopra il tavolo, e colpisce alla testa
Mario, che piomba al suolo gridando per il dolore. Barbara piange)
PETITTO (uscendo da sotto il tavolo con la pistola puntata verso Mario e
Barbara) Fermi tutti! Non muovetevi! (stupore nelle facce di Barbara e Mario)
Adesso entrambi ci seguirete in commissariato e faremo una bella chiacchierata!
(squilla il cellulare di Sciarra)
SCIARRA Pronto?
Si illuminerà la casa di Sara. Il maresciallo Corsini parla al telefono con
Sciarra.
CORSINI Pronto, Sciarra? Ma dove siete finiti?
SCIARRA Forse c’è stato un malinteso, maresciallo. Noi adesso ci troviamo...
CORSINI (furioso) Non me ne frega niente dove vi trovate! Venite qua,
immediatamente, a casa della signora Zanin, prima che lei torni! (riattacca.
Mario si rialza e scappa. Petitto lo insegue. I due percorreranno il corridoio
di destra del teatro e usciranno dal fondo)
SCIARRA (con la pistola puntata su Barbara) Inseguilo, Carlo! Non lasciartelo
scappare!
Si spengono le luci nello studio di Romitelli. Resteranno accese in casa Valli.
ALESSIA Gino, non urlare! Vieni qua, adesso, che sento dei rumori. Potrebbero
essere loro!
CORSINI Che imbecilli! Lo sapevo, io! Ci manca solo che tua sorella arriva
adesso! (si sente il rumore di una chiave contro la serratura. Corsini fa in
tempo a infilarsi sotto il tavolo, che Massimo e Sara sono già dentro)
DODICESIMA SCENA
Massimo e Sara
SARA (entrando barcollando) Ah! Che serata! Devo proprio ringraziarla di tutto,
avvocato Romitelli...!
MASSIMO Sono io che ringrazio te. Piuttosto...forse è meglio che adesso vada.
Non vorrei che tuo marito rientrasse...
SARA E no! E’ obbligatorio prendere il caffé da me! Tanto Mario quando va a
cena fuori non rientra prima delle due!
MASSIMO Se me lo dici con questi occhi... resto!
SARA (va ad accendere lo stereo) Metto un po’ di musica?
MASSIMO Allora...vuoi farmi proprio compromettere?
SARA Sì. (lo bacia) Torno subito. (esce da destra. Massimo si toglie la giacca
e si siede in poltrona)
MASSIMO (ride) Sai che, strada facendo, ho pensato a me e a te insieme? Era un
pensiero così forte che mi sembrava vero! Un sogno, ti dico! Ci fermavamo
romanticamente a contemplare la luna e le stelle. Io ti facevo leggere un mio
libro di poesie, e scoprivamo di avere un hobby in comune: quello di scrivere
poesie! Poi ci baciavamo appassionatamente e trascorrevamo una magnifica serata
in discoteca. Peccato che è durato poco, quel pensiero!
SARA (dall’interno) Un pensiero troppo compromettente per i miei gusti! Sembra
la trama di un film!
MASSIMO Sai, invece, cosa mi viene in mente adesso? (ride) Ah, non ci posso
pensare!
SARA (dall’interno) A che cosa?
MASSIMO A una barzelletta che mi hanno raccontato l’altro ieri. E’ stupida, ma
a me fa ridere!
SARA (dall’interno) Allora sentiamola.
MASSIMO No, io non sono bravo a raccontare barzellette.
SARA (dall’interno) Non importa. (via la musica)
MASSIMO E va bene, l’hai voluto tu... Non mi rimproverare se poi non ti fa
ridere! Dunque... Be’ non la ricordo esattamente... proverò a raccontartela a
modo mio. E allora: Marito e moglie. La moglie dice al marito: “Caro, oggi sono
a piedi. La macchina non parte. Forse c’è la batteria guasta. Puoi darci
un’occhiata”? E il marito: “Ma perché... che sono elettrauto, io? Chiama tu
stessa un elettrauto... Io ho premura, devo andare in ufficio, non posso perder
tempo”. La sera, al suo rientro, il marito trova l’automobile riparata. “Sì,
caro, ho dovuto cambiare la batteria. Il nostro dirimpettaio, il signor Paolo,
ci ha pensato lui”. L’indomani mattina stessa storia, questa volta c’è lo
scaldabagno che non manda acqua calda. “Cara, mica sono un idraulico, io”! La
sera, al suo rientro, il marito va in bagno... e constata personalmente che dal
rubinetto esce acqua calda. “Ma caro, non lo sai che il nostro dirimpettaio, il
signor Paolo, se ne intende di queste cose”? Terza mattina: questa volta la
moglie ha una forte emicrania. “Ma cara, non sono mica un medico, io”. Il
marito era sul punto di chiamare un prete per la benedizione, quando la moglie
gli dice: “Non preoccuparti, caro. Anche oggi ci penserò io”. La sera, al suo
rientro, la moglie è in forma smagliante. Il marito: “Come va la tua
emicrania”? “Benissimo, caro, il nostro dirimpettaio, il signor Paolo.
Dimentichi che, dopotutto, è un dottore”? Il marito, a questo punto, colto da
un sincero sentimento di onestà: “Scusa, cara, ma il signor Paolo è un
tuttofare. Non credi che dovremmo sdebitarci? Adesso vado a casa sua, e vedremo
di fare un conto forfettario”. “Non c’è bisogno, caro, ci ho già pensato io”!
“Ah, sì”? “Sì, pensa un po’: non ha voluto soldi. Io ho insistito perché non
volevo approfittare della sua bontà, ma lui: non si preoccupi signora, se
proprio lei ci tiene... le soluzioni sono due: o mi prepara una bella torta al
cioccolato, oppure... oppure... oppure... viene a letto con me”! Il marito,
ansioso: “ehm... (tossisce) era buona la torta che gli hai preparato, vero,
cara”? La moglie: “Mica so’ pasticcera, io!” (Romitelli scoppia a ridere. Si
sente anche un’altra grande risata e il tavolo, alle spalle di Massimo, che si
muove) Vedo che ti è piaciuta, eh?
SARA Veramente è stupida. Non mi fa ridere per niente.
MASSIMO (il tavolo continua a traballare) Allora te ne racconto un’altra: siamo
in una macelleria. Una vecchietta entra con l’intenzione di comprare un po’ di
cervello, ma prima di decidere cosa comprare, avendo pochi soldi, chiede alcuni
prezzi, per farsi un po’ i conti. “Scusi, quanto costa un chilo di cervello di
mucca”? “Ventimila”, risponde il macellaio. “E un chilo di cervello di
tacchino”? “Quarantamila”, risponde il macellaio. “No, allora vediamo: un chilo
di cervello di capretto”? “Eh, signora, saliamo di prezzo: quello di capretto
costa centoventimila lire”. “No”! Risponde la vecchietta, “per carità”! A un
tratto, proprio in un angolo del bancone, la vecchietta vede uno strano
involucro. “Mi scusi, cos’è quello”? “Quello è cervello di carabiniere,
signora”. La vecchietta, contenta, convinta di aver trovato la soluzione: “oh,
benissimo, allora! Me ne dia due chili e mezzo! Tanto immagino che costerà
poco”.“Ma scherza, signora? Sa quanto costa?
Trecentoquarantasettemilaottocentocinquantalire”! “Così tanto”? Risponde la
vecchietta. “Signora”, risponde, mellifluo, il macellaio, “ma lei ha idea di
quanti carabinieri ci vogliono per raccogliere un chilo di cervello”? (Massimo
e Sara ridono a squarciagola. Sara torna con due tazzine di caffé, che posa
urgentemente sul tavolo, e si contorce per le risate)
SARA Questa sì che è buona...! (continua a ridere) Ecco il caffé!
MASSIMO Grazie. (Sara e Massimo bevono il caffé) Ora sì che ci siamo. Non era
possibile raccontarti le barzellette e vederti impassibile. Almeno un
sorriso...adoro le donne che sorridono. Mia moglie...credimi, non ha mai
sorriso! (finisce di bere e posa la tazzina sul tavolo. Sara fa la stessa cosa)
Mmh! Divino il tuo caffé!
La musica aumenta.
SARA (allarga le braccia come per ricevere Massimo. Cominciano a ballare.
Massimo stringe la presa. I due si abbandonano a baci e carezze. Da sotto il
tavolo Corsini tenta disperatamente di fotografare i due, ma al momento
fatidico Sara si sposta e invita Massimo a sedersi in poltrona) E allora:
parliamo un po’ di noi, va bene?
La musica diminuisce fino a sfumare del tutto.
MASSIMO Certo. Quand’è la prova del concorso?
SARA Fra un mese esatto.
MASSIMO Ce la faremo.
SARA Sempre che venga a Roma...
MASSIMO E be’...certo. Tu sali con me a Roma, ti presento il ministro. Come fa
a raccomandarti senza neanche conoscerti? Almeno un incontro...
SARA E’ proprio necessario? Lavorare presso un professionista abile e famoso
come Massimo Romitelli dovrebbe già essere una garanzia, no?
MASSIMO No, io non sono nessuno. In questo caso il gioco non lo conduco io. E
poi sarebbe poco professionale, non credi? Io capisco che tuo marito potrebbe
ostacolarti, ma guarda che è in gioco la tua carriera. Sarò sincero con te:
tutto sommato a me converrebbe che tu non vincessi il concorso, perché
significherebbe che rimarresti a lavorare nel mio studio. Privarmi di te non mi
conviene.
SARA Ma cosa ci guadagna un uomo affermato ad aiutare una ragazza così...senza
alcun interesse?
MASSIMO Io ci guadagno moltissimo.
SARA Insomma...dovrei andare a letto con qualcuno? Con chi?
MASSIMO Con nessuno! Ma non l’hai ancora capito, Sara?
SARA Capito...cosa?
MASSIMO Che io ti amo! Stasera io e te abbiamo provato delle emozioni
fortissime. E’ stata una serata meravigliosa! E non è stato un caso. Non è
stata una fuga dalla realtà. Da quando sei arrivata qualcosa è cominciato a
cambiare in me. E ho l’impressione che la stessa cosa sia successa a te. E’
vero o no? Entrambi abbiamo aperto gli occhi. (Sara si siede attorno al tavolo)
Abbiamo capito che solo insieme io e te...sì, insomma contrariamente a quanto
possa sembrare io con te faccio sul serio. Non è detto che ogni volta che un
capufficio inviti a cena una dipendente debba per forza portarsela a letto, no?
Ogni tanto...dico ogni tanto può darsi che faccia sul serio, giusto? (estrae
dalla tasca un anello e glielo dà)
SARA (apre lo scatolo) Sì, ma...sai che è impossibile...
MASSIMO (infila l’anello al dito di Sara) Ascolta, ho dei progetti
sensazionali! Una serie di mosse che sistemeranno tutti noi in brevissimo
tempo. Primo: comprerò l’attività di tuo marito. Lo libererò da tutti i suoi
debiti, lo farò assumere in una fabbrica al nord, come operaio, e rivenderò
l’officina a chi dico io!
SARA Che...cosa?
MASSIMO Non ti scandalizzare. Lo faccio solo per te e tuo marito, così sarete
liberati definitivamente da ogni grattacapo. Secondo: se tu mi seguirai...e se
tutto procede come spero, dopo che vincerai il concorso, ci trasferiremo nella
sede dove tu lavorerai e potremo vivere insieme!
SARA Ma tu...
MASSIMO Aprirò uno studio nel posto in cui vivremo e contemporaneamente seguirò
lo studio attuale. Sara, chi ha i soldi e come dici tu...un nome da poter
mostrare agli altri non ha difficoltà a giostrarsi. Ma se non ha una come te,
allora non ha niente, non credi?
SARA Non dovevo darti il caffé! Forse era troppo forte! Tu dai i numeri,
stasera! (si avvia verso l’interno)
MASSIMO Voglio farti conoscere mia figlia Carmen! Io e te abbiamo un’altra cosa
in comune: adoriamo i bambini, vero?
SARA (si ferma) Vuoi farmi conoscere tua figlia?
MASSIMO Sì, voglio che tu conosca tutto di lei...
SARA Basta giocare con i sentimenti degli altri! Tu conosci la mia situazione e
ti prendi gioco di me...Senti, preferisco restare al mio posto. Ci ho vissuto
per anni. Ormai ho imparato a conviverci! Ne ho le tasche piene di uomini che
la sera prima promettono mari e monti e l’indomani mattina...non si ricordano
più come ti chiami! Non mando all’aria tutto solo per un’avventura!
MASSIMO Ti sbagli, Sara. Lo sai che non è così.
SARA E Maria? Non dirmi che fra te e Maria...guarda, lo capirebbe chiunque!
MASSIMO Be’, in passato abbiamo avuto una breve relazione, questo non lo nego.
Ma non significa nulla, perché entrambi accusavamo insoddisfazione dai rapporti
con i nostri partner, per cui eravamo d’accordo
sia io che lei! E poi, se proprio devo essere sincero, le mie donne mi hanno
usato per la mia posizione, non perché mi amassero realmente!
SARA E Lorella? Guarda, la qualità che apprezzo maggiormente in un uomo è
l’onestà, la sincerità, per cui se davvero dici di amarmi, puoi fidarti di
me...Ecco, per esempio: in questi giorni ho notato che Lorella si comporta in
maniera strana. E’ distratta, non rivolge la parola a nessuno. Spesso ha gli
occhi arrossati...Tu...non l’hai notato?
MASSIMO Sì. Ma perché dobbiamo parlare di lavoro, di ufficio, di segretarie?
Perché non ci godiamo gli ultimi spiccioli di serata, non pensando ad altro?
(tenta di abbracciarla)
SARA No. Vorrei parlarne, se non ti dispiace. Lorella è mia amica, non vorrei
che avesse qualche problema serio.
MASSIMO Prova a chiederlo a lei.
SARA Tu non sai dirmi niente?
MASSIMO (esita) Dobbiamo proprio parlarne?
SARA Sì.
MASSIMO E va bene. Vedi, il fatto è che Lorella crede di essere innamorata di
me! Ieri è entrata nella mia stanza, dicendomi che voleva parlarmi. “Di che si
tratta?”, le ho detto. Lei ha esitato, poi mi ha raccontato un po’ la sua
storia, e alla fine...ha tentato di baciarmi! Credo che lei stia vivendo un
periodo difficile e cerca di aggrapparsi alla prima persona che incontra.
SARA E tu?
MASSIMO Non posso permettere che avvengano certe cose nel mio ufficio, ma lì
per lì...insomma mica sono di legno, no? Stavo per perdere la testa anch’io. Mi
ha baciato in fretta e stava per andar via. E no. Io, a quel punto l’ho
afferrata e... ho tentato di baciarla. Però mi sono fermato subito. Ci siamo
solo sfiorati il viso. Niente di più. Adesso sono sicuro che lei andrà dicendo
in giro che sono stato io a molestarla. D’altra parte non c’era nessuno in
studio, come si fa a credere all’uno o all’altro? Lì per lì le ho detto di
andar via e non farsi più vedere, però...pensandoci bene non ho il coraggio di
licenziarla! Ma comunque...parliamo di noi due. Vieni qua, tesoro! (comincia a
baciarla e accarezzarla)
SARA No, adesso è meglio che tu vada. Ho paura che torni lui...! (bussano alla
porta) Ih! Questo è lui! Mio marito!
MASSIMO (si guarda intorno) Cazzo! Non ci voleva questa...! Be’, non
preoccuparti. Ci penserò io a tuo marito. Va’ ad aprire.
SARA No, non voglio che ti veda. Nasconditi...sotto il tavolo! (Massimo si
nasconde sotto il tavolo)
TREDICESIMA SCENA
Massimo, Sara, Corsini, Alessia, Petitto, Sciarra, Barbara e Mario
MARIO Sara, apri, presto! Sono Mario! (Sara apre. Mario entra come un fulmine)
Presto, Sara, fammi nascondere. Sono inseguito da un carabiniere! (si nasconde
sotto il tavolo. Sara è confusa)
PETITTO (dall’interno) Maresciallo, sono io, Petitto! Apra!
MARIO (uscendo da sotto il tavolo con gli altri) Sara, ma che sta succedendo?
Chi sono costoro? E lei, avvocato, cosa ci fa in casa mia?
MASSIMO (tira un sospiro di sollievo) Qua ci deve essere uno sbaglio! Pretendo
una spiegazione! (Sara apre. Petitto si precipita, cadendo, quasi, al centro
della stanza)
MARIO La spiegazione la esigo io da lei!
CORSINI Petitto, tu e Sciarra non ne combinate mai una buona!
MASSIMO Sara, ma che sta succedendo? Cosa vogliono questi signori da noi? (Sara
si copre il viso con le mani, rifugiandosi in un angolo. Tutti sono
imbarazzati. Nessuno spiega una parola. Qualche silenzio di pausa, il tempo che
Massimo squadra tutti dalla testa ai piedi...)
MARIO (capendo di essere una vittima) Avvocato, cosa ci fa lei qui? Lei è un
farabutto! (colpisce con un pugno Massimo, che piomba al suolo. Corsini li
divide, poi immobilizza Mario)
PETITTO Maresciallo...c’è bisogno che lei venga nello studio dell’avvocato
Romitelli. E’ successo un incidente...! (Romitelli sbarra gli occhi. Tutti
restano immobili)
Si riaccendono le luci anche nello studio di Romitelli. Sciarra è in piedi con
la pistola puntata su Barbara, accartocciata per terra. Lentamente cala
la
T E L A
FINE SECONDO ATTO
ATTO TERZO
La parte inferiore della scena resterà immutata: a sinistra la casa di Sara, a
destra lo studio dell’avvocato Romitelli. La parte, superiore, invece, sarà il
vagone di un treno. In proscenio sarà costruita una pedana che la proietta
verso il pubblico, affinché si possa svolgere la scena del tribunale. E’
trascorso un anno e mezzo.
PRIMA SCENA
Sara, Lorella e Maria
LORELLA Torna proprio oggi?
SARA Sì, dopo un anno e mezzo di inferno.
LORELLA Di inferno per lui. Tu hai respirato un poco, no? Era quello che ti ci
voleva.
SARA No, no, è stato un inferno anche per me. Sapessi che vita in questi ultimi
mesi! Andare e tornare dal carcere per far visita a Mario, finire in prima
pagina sui giornali, telefonate anonime di notte, insulti...
MARIA Peggio per te che ti sei messa contro Romitelli. A quest’ora non solo
avresti continuato a lavorare con noi, ma forse avresti anche vinto il
concorso!
SARA Non è detta l’ultima parola. Il concorso non l’ho vinto, ma sono in graduatoria.
Con un po’ di fortuna potrei essere assunta da un momento all’altro...Ma che
credevate che avrei acconsentito alle sue avances? Da quando è iniziato il
processo è diventato la mia ombra, la mia ossessione. Ho perso la mia libertà:
mi pedina, mi telefona a tutte le ore, mi segue ovunque, in pizzeria, nei
negozi. A nulla sono valsi i miei tentativi di farlo desistere. Peggio! E se
volete ridere vi dico pure che ha tappezzato mezza città di murales!
MARIA (ride) Forse perché lui ha sempre visto in te...una certa incertezza! Che
vuoi farci? Vuol dire che è pazzo d’amore! Innamorarsi non è una malattia!
LORELLA E tuo marito sa niente che Romitelli...? (Sara fa cenno di no) Hai
intenzione di tornare con lui?
SARA Fossi matta! Ho chiesto il divorzio. Siamo alle prese con l’avvocato!
LORELLA E lui?
SARA Non vuole divorziare. Sarà una bella battaglia!
MARIA Certo che la tua storia è un romanzo! Eri partita con l’intenzione di
incastrare Romitelli, e ti sei ritrovata con un marito in carcere, per molestie
sessuali e per evasione fiscale ai danni dello Stato! Le parti si sono
invertite, no? Non solo, ma ci andrà di mezzo anche quel povero maresciallo.
Non resterei meravigliata se venissimo a sapere che avrà intralci nella
carriera!
SARA Se non fosse stato per quei due carabinieri non avremmo registrato la
confessione di Romitelli sull’episodio di Lorella. E ancora sarei convinta che
mio marito fosse pure una persona onesta! Chissà...forse darei ancora la caccia
all’avvocato!
MARIA E che vuoi dire...che ti rimangi tutte le accuse su di lui? Hai chiesto
un risarcimento nei suoi confronti.
SARA Non mi rimangio un bel niente! So solo che tra i due non so chi sia più
disonesto! A volte conosci una persona e ti sembra un poco di buono, per tutto
quello che lo circonda, o per come si presenta agli altri. Ma poi conoscendolo
bene, magari scopri che non è tutto marcio, dentro...mentre un’altra persona,
apparentemente onesta, con i suoi pregi e i suoi difetti, lo reputi migliore,
perché riesce a nascondere agli altri la sua vera natura e ad apparire più
pulito, e poi, invece...insomma io reputo mio marito peggio di lui, ecco!
LORELLA Senti, ti ringrazio per avere agito in mia difesa, ma, alla fine,
abbiamo fatto un buco nell’acqua, visto che adesso lui ha fatto ricorso in
Cassazione. Io non mi presenterò! E sai perché? Perché la legge prevede che se
il datore di lavoro cerca di baciare una sua impiegata, ma si ferma subito,
rinunciando al suo desiderio, non viene condannato, perché non ci sono gli
estremi degli “atti di libidine violenta”, per cui a che serve presentarsi al
processo?
SARA No. Io ho fatto quello che era giusto fare, quello che anche tu dovresti
continuare a fare. Invece, vedo, che ti stai arrendendo. Vuoi star zitta,
subire in silenzio, quello che è successo tra te e lui, senza muovere più un
dito!
LORELLA E per quale motivo? Per perdere nuovamente il posto di lavoro e restare
a spasso perché nessuno ti vuole più? Adesso che mi ha riassunto è come se
quell’episodio non ci fosse mai stato!
SARA Perché? Ma non lo capisci che tacere è acconsentire? Mentre parlare è
ribellarsi, è sinonimo di esserci, di dire: “Non ci sto al tuo gioco”! Ma
possibile che proprio voi mi voltate le spalle? Come mai i giudizi più severi
sono proprio i vostri, voi che dovreste appoggiarmi?
MARIA (si alza) Senti, adesso dobbiamo rientrare in ufficio. Tieni presente che
non siamo in collera con te, anzi tutt’altro, sennò neanche saremmo venute a
salutarti.
LORELLA Hai le valigie pronte. Quando parti?
SARA Appena tutto si sarà concluso.
MARIA In bocca al lupo per il processo.
Si spengono le luci in casa Valli e si accendono nella parte del proscenio. La
novità di questa scena consisterà nel fatto che l’aula del tribunale sarà la
sala del teatro stesso, che il giudice siederà sulla piattaforma del proscenio,
e che gli avvocati e gli imputati siederanno rispettivamente: in mezzo al
pubblico i primi, e sulle panche laterali i secondi. In fondo alla sala, tutti
gli altri attori, non impegnati in scena, saranno in piedi ad ascoltare.
SECONDA SCENA
La giudice Di Maio, l’avvocato Birilli, l’avvocato Marini, poi il prof.
Gentile, Massimo e Sara
AVV.BIRILLI Le ricordo, signor giudice, che corteggiare chi non ricambia, o
recargli un danno, sono segnali di una forma patologica. E questo lo si evince
dall’iniziativa di tappezzare la città di murales! (ride) Cose da ragazzini,
non certo da uomini maturi e professionisti quale possa essere l’avvocato
Romitelli. A meno che non siamo in presenza di un caso di pazzia, e allora la
faccenda si complicherebbe. E poi c’è anche un altro caso, quello della collega
di Sara. Gli abusi nei confronti di Lorella Bruni.
DI MAIO Avvocato, innanzitutto si attenga ai fatti, non ai giudizi personali.
In secondo luogo la signorina Bruni non si è presentata al processo e ha
ritirato le accuse, fornendo valide motivazioni. Vada avanti.
AVV.BIRILLI La signora Zanin per un anno e mezzo è stata costretta a una vita
blindata! Costretta a chiedere aiuto agli amici anche per andare a fare la
spesa! Perché l’avvocato ha continuato a insistere anche dopo le minacce della
famiglia di Sara di denunziarlo per aggressione. Senza contare il fatto che il
comportamento dell’avvocato ha indotto la signora a dovere necessariamente
abbandonare il posto di lavoro, dopo essere stata illusa e soggiogata con dei
raggiri, con delle promesse, vista la precaria situazione finanziaria in cui la
mia cliente si trovava. Quello che noi chiediamo, oggi, è il diritto alla
libertà, ridare pace e serenità alla famiglia, ma soprattutto restituire una
vita normale a una donna che ha già perso alcuni anni della propria giovinezza.
In altre parole chiediamo: un risarcimento danni, il danno biologico per
molestie sessuali, e una perizia psichiatrica nei confronti dell’avvocato
Romitelli!
AVV.MARINI Signor giudice, qua si rischia di condannare un uomo perché possiede
dei sentimenti puri in una società dove anche i sentimenti ormai hanno un
prezzo. L’unico suo reato, e questo lo riconosce anche il mio cliente, è quello
di avere insistito anche dopo che la signora aveva chiaramente negato le sue
attenzioni. Ma...chi non l’ha fatto almeno una sola volta nella propria vita?
(girandosi verso il pubblico per avere consensi) E chi si innamora veramente,
secondo una legge di natura, non riesce più a distinguere le cose da ragazzi,
dalle cose da adulti! L’amore non ha età, e il bello è proprio questo, che si
può tornare a essere ragazzi senza rendersene conto! Ma non siamo qui per fare
lezioni...siamo qui per stabilire la colpevolezza o l’innocenza di un uomo. Io
posso aggiungere che il mio cliente, è stato prima ingannato da una stupida
messinscena della signora Zanin, d’accordo con il maresciallo Corsini, poi è
stato anche minacciato dalla famiglia della signora, quindi è stato picchiato,
precisamente, dal marito della signora. Signor giudice, l’avvocato Romitelli ha
diritto a difendersi, perché le molestie di cui è accusato, in questo caso
nelle vesti di capufficio, non si riferiscono in alcun modo a tentativi di
violenza, o a turpiloqui, ma solo ad appostamenti e telefonate sempre molto
corrette, senza mai tentare approcci fisici o attenzioni morbose. Inoltre a noi
risulta che la signora, almeno all’inizio, non fosse affatto infastidita dalla
presenza dell’avvocato, anzi...! Quindi noi chiediamo: il rigetto del ricorso
da parte della signora Zanin, e un risarcimento per i danni morali che
quest’uomo continua a subire! Molte volte, signor giudice, le donne stesse
approfittano un po’ troppo di certe situazioni, per specularci sopra...
DI MAIO Va bene, avvocato. Questo non è un giudizio di sua pertinenza. Può
accomodarsi. Credo che, a questo punto, sia necessaria la deposizione del
nostro teste di oggi, in modo che possa chiarire definitivamente la posizione
dell’imputato. Chiamo, quindi, a deporre il professore Gentile, sociologo,
insegnante all’università di Roma.
Il prof. Gentile entra dal fondo della sala, attraversa il corridoio centrale e
va a sedersi sotto il proscenio.
DI MAIO Professore Gentile, approfitteremo della sua competenza in materia per
far luce sulla condizione psicologica che induce un uomo innamorato a
commettere determinate azioni nocive nei confronti di una donna. Innanzitutto
le voglio fare una domanda insolita e banale, ma che può essere molto utile: in
quante maniere un uomo può amare senza ledere la libertà dell’altro?
GENTILE Be’, è chiaro che non si può delineare un quadro preciso del sentimento
stesso, perché, a volte, è contraddittorio, cioé può generare al tempo stesso
del bene e del male. Può nascere lentamente dall’amicizia o da un colpo di
fulmine, può essere fatto di passione o di tenerezza, può produrre un idillio o
un conflitto. Può restare un desiderio insoddisfatto o sbocciare in una lunga
unione.
DI MAIO Ma i casi come quello dell’avvocato Romitelli e della signora Zanin sono
molto frequenti?
GENTILE Per fortuna no! Chi veramente ama vuole essere riamato liberamente.
Questa è la condizione fondamentale del vero innamoramento. Insistere oltre
misura con una persona che non ricambia, recarle danno, è la dimostrazione del
fatto che siamo di fronte a un caso patologico. In poche parole amare è
rispettare la libertà dell’altro! Ma è pur vero che ognuno ama alla propria
maniera! Per cui se non ci sono delle gravi azioni nocive...
DI MAIO Quindi visto così...non si potrebbe parlare di innamoramento, giusto?
Qual è il limite tra un corteggiamento insistente e una patologia?
GENTILE Be’, il corteggiamento fa parte del gioco amoroso. Si può corteggiare
in mille modi, con gentilezza, con garbo, ma non si può dar fastidio con delle
telefonate o pedinamenti. Ma vede, signor giudice, come si fa a dire cosa è
giusto e cosa non è giusto? C’è una coscienza a cui l’uomo civile deve dar
conto, e come si fa a interrogarla? Non possiamo farlo dall’esterno. Qualsiasi
nostra azione ha sempre una sua motivazione, per cui io concludo dicendo che un
uomo può regalare il mondo a una donna e non esserne innamorato, può essere
aggressivo e amarla alla follia! Ecco, certo, se poi si arriva alla patologia,
be’...quello non è più il mio campo...
DI MAIO Certo, ma per le intenzioni c’è qualcun altro a cui compete il
giudizio. Noi possiamo e dobbiamo solo giudicare i fatti. Grazie, professore.
Può accomodarsi. (il professore si alza ed esce dal fondo della sala, così come
è entrato)
MASSIMO (alzandosi) Signor giudice, se permette vorrei dire io una parola. E’
inutile stare a continuare a passarci la palla da una mano all’altra. Io so di
essere colpevole nei confronti di Sara per avere osato opprimere la sua
libertà, non per le azioni in se stesse. Non ho saputo capire quello che lei
provava in quel momento, quando io avevo bisogno di lei...e non voglio nemmeno
puntare il dito sulla trappola che mi era stata posta davanti. Come ha detto il
professore c’è una coscienza a cui rivolgersi, e io mi rivolgo a te, Sara.
Vorrei che dicessi la verità su quello che c’è stato fra noi, su quello che
abbiamo provato io e te, in tutto questo tempo, perché la gente possa capire e
distinguere ciò che è bene, da ciò che è male. Il confine è molto sottile! Solo
tu puoi riportare i conti in pari! Perché l’uomo che molesta è al di sotto del
più infido parassita, così come la donna che specula sopra queste situazioni
non è degna di definirsi tale! Ma c’è una coscienza, appunto, e io a quella mi
rivolgo! Io ti ho tolto la libertà, ma penso di averti dato molto di me. Ti ho
dato la mia solitudine, le mie frustrazioni, i miei desideri. Ho cercato di
aiutarti anche materialmente, e questo è stato l’albero motore della nostra
storia, ma non voglio che tu pensi neanche per un attimo che erano solo
promesse! Ecco...solo questo volevo dirti. (Sara si alza) Parla, Sara. Solo le
tue parole potranno essere la vera legge!
Si spengono le luci in proscenio e si riaccendono in casa Valli.
TERZA SCENA
Sara e Alessia
Sara riposa in poltrona, quando bussano alla porta. Sara, ancora assopita, va
ad aprire e si ritrova davanti Alessia, la quale avrà in mano due buste, una
nella mano destra, e l’altra nella mano sinistra.
SARA (sbadiglia) Ah, sei tu? Ti hanno buttato giù dal letto? Che ore
sono?
ALESSIA Tardissimo! Oggi è giornata di notizie! Quale vuoi per prima? Quella
buona o quella cattiva?
SARA Fai tu, è lo stesso.
ALESSIA (aprendo la busta che tiene nella mano destra) Allora prima quella
buona. Tieniti forte.
SARA Scusa, come fai a capire qual è quella buona e quella cattiva, se le buste
sono chiuse?
ALESSIA Devo ammettere che la curiosità mi ha rapita! Non appena il portiere mi
ha consegnato questa lettera non ho potuto fare a meno di aprirla, ma...ne è
valsa la pena, credimi.
SARA Fa’ vedere. Cosa c’è scritto?
ALESSIA Tesoro, sei stata assunta al Dipartimento Nazionale del Lavoro!
SARA Cosa?
ALESSIA (al settimo cielo) Hai vinto il concorso!
SARA (scettica, prende la lettera) Non è possibile...dammi qua... (legge.
Cambia espressione, d’un tratto diventa felice, raggiante. Abbraccia Alessia)
Ma... allora ce l’ho fatta?
ALESSIA Sì. Te lo sei meritato! Ne ero sicura, guarda. Il tuo esame è stato più
che brillante! Hai steso proprio tutti, quel giorno! Anche se avranno influito
moltissimo le mie preghiere. Notte e giorno, Sara. Sempre a pregare per te!
Coraggio, che da oggi comincia una nuova vita per te.
SARA (leggendo) Devo presentarmi fra una settimana. Meglio, così avrò il tempo
di prendermi una vacanza e rilassarmi un po’. (si accorge che dentro la busta
c’è un’altra lettera) E quest’altra cos’è?
ALESSIA Piove sul bagnato, mia cara! Il buon Dio, oggi, non si è ricordato solo
di te, ma anche di tuo marito, che, secondo me, poteva anche risparmiarsi...
SARA (dopo aver letto) Non posso crederci. E’ stato assunto come operaio in una
fabbrica a Brescia!? Be’, ma qua non c’è solo la mano del buon Dio, ma di
qualcun altro che si crede di esserlo...
ALESSIA Che vuoi dire?
SARA Qualche anno fa Romitelli consigliò a Mario di presentare una domanda di
assunzione in una fabbrica a Brescia. Disse che conosceva qualcuno che avrebbe
potuto aiutarlo... Certo che è strano che giusto oggi...(riflette)
ALESSIA Ma cosa può averci guadagnato dall’acquisto dell’officina di Mario,
piena di debiti com’era?
SARA Non lo so. Ma figurati, lui sa dove mettere le mani. Anzi non solo avrà
comprato la nostra officina per trarne profitto economicamente, ma gli sarà
servita da esca per attirare qualche altra povera disgraziata. Sa come comprare
la gente! (comincia a innervosirsi)
ALESSIA Ecco, hai centrato in pieno l’oggetto della seconda busta. (consegna
l’altra busta a Sara) Siamo in prima pagina!
SARA (apre la busta. Tira fuori un pezzo di giornale. Legge ad alta voce)
“...ha rigettato il ricorso presentato da un’impiegata costretta ad abbandonare
il lavoro per le avances del capufficio. La donna avrà diritto ad un
risarcimento, ma non al danno biologico per le molestie sul lavoro. Qualunque
corteggiamento sul luogo di lavoro non è automaticamente una molestia sessuale!
Inoltre la magistratura non ritiene necessaria eseguire una perizia
psichiatrica nei confronti dell’avvocato Romitelli, in quanto i suoi
comportamenti corrispondono a quelli di un uomo innamorato e non al cliché del
datore di lavoro in cerca di facili avventure, proprio perché non mette in
campo violenza, petulanza e superficialità.”! (alza lo sguardo al cielo, chiude
gli occhi, stringe i pugni per i nervi)
ALESSIA Non è finita. Vai avanti. Gira pagina.
SARA “L’avvocato Romitelli, vittima di una trappola preparata dalla signora
Zanin e dal maresciallo Corsini, avrà diritto, invece, a un risarcimento per le
offese e il danno morale arrecategli...” (piega il foglio di giornale,
consegnandolo ad Alessia) Senti, basta. Non voglio più saperne di questa storia!
E’ assurdo! Io avrò diritto a un risarcimento, per poi darlo all’avvocato
Romitelli! In altre parole lui ci guadagna...(fa il gesto per far capire che ci
guadagna soldi), mentre io ho solo ottenuto pubblicità sui giornali! Bene, non
c’è che dire! (si avvia a preparare la valigia, sul tavolo) Per la serie:
“Molto rumore per nulla, no”?
ALESSIA Mi dispiace per Gino che è accusato di abuso di ufficio e sarà tenuto a
un risarcimento, e mi dispiace per te. In fondo sono stata io a spingerti
contro di lui. Mi sento in colpa!
SARA E di che? E’ colpa nostra se il mondo continua a premiare i più forti?
Consoliamoci con la bella notizia del mio nuovo posto di lavoro. “Un uomo fa un
altro uomo”, mi dissero una volta. Volevo raggiungere un traguardo e l’ho raggiunto.
Non è stata una vittoria limpida, ma se è vero che lui mi ha aiutata...be’,
sarà un disonesto, ma almeno...devo dirgli pure grazie!
ALESSIA Non ti capisco. Un po’ lo mandi all’inferno e un po’ lo salvi dalle
fiamme. Come hai fatto al processo. Se avessi avuto un po’ più di coraggio lo
avrebbero condannato sicuramente. Sarebbe stato sufficiente affermare che tu
provavi ribrezzo per lui. Invece alla giuria hai fatto capire il contrario.
Comunque...non parliamone più. (mostra la lettera) Quello che hai ottenuto è
solo merito tuo! Vuoi che gliela dia io la notizia a tuo marito?
SARA Non preoccuparti. Ormai si è abituato all’idea di continuare da solo.
Gliela lascio sul tavolo. La leggerà non appena si sveglia. Strade diverse da
oggi in poi, ma è meglio così. (Sara e Alessia si abbracciano)
Si spegneranno le luci in casa di Sara e si accendono nella parte superiore
della scena. Calerà di nuovo il maxi-schermo, ma solo per proiettare le
immagini di un treno in movimento, visto dall’interno. La scena tra i
protagonisti sarà recitata in diretta. Due sedili posti l’uno di fronte
all’altro, dove saranno seduti Massimo e Sara, di fronte, e le immagini al
centro, daranno l’idea del treno in movimento.
QUARTA SCENA
Massimo e Sara
E’ mattina. Sara è seduta in treno e legge un giornale. Ha un paio di occhiali
da sole. Dopo qualche secondo arriva Massimo.
MASSIMO (fermandosi davanti all’ingresso dello scompartimento, con la solita
faccia tosta. E’ stralunato, spettinato, casual) Buongiorno. Cercavo il numero
69. E’ qui, vero?
SARA (fingendo di non riconoscerlo) Provi a chiederlo in giro...
MASSIMO (controllando il numero) Ah, sì. E’ questo. (si siede di fronte a Sara,
posando la valigia in alto) In viaggio...verso dove?
SARA Che importanza ha?
MASSIMO Mi dispiace per come siano andate le cose fra di noi, ma dovevo
difendermi dai tuoi attacchi. E in un processo basta avere un ottimo avvocato
ed è fatta! Credimi, io non avevo l’intenzione di arrivare a tanto...
SARA Senti, vorrei non parlarne più di questa storia, ok? Ho affidato la
pratica al mio avvocato. Penserà lei a tutto. Io ho voglia di ricominciare
daccapo, tagliare col passato, con tutto e con tutti!
MASSIMO Anch’io ho tagliato i ponti con tutti. Ho cercato di far quadrare i
conti, e da domani nuova vita! (qualche secondo di pausa) Ho perso lo studio. I
miei clienti non hanno più fiducia in me, e così ne ha approfittato quell’arpia
di mia moglie. Gliel’ho venduto. Ho venduto anche l’officina di tuo marito,
così col ricavato di queste vendite e con i risarcimenti del processo aprirò un
centro di assistenza per bambini poveri. Sento il bisogno di fare qualcosa per
qualcuno. Non posso continuare a chiudere gli occhi di fronte a certe cose che
vedo da molto tempo...
SARA Non credo neanche a una parola di quello che dici! (ride) Tu...hai i
rimorsi di coscienza? Ma non mi fare ridere! Forse vuoi chiudere col passato,
prima che vengano fuori certe schifezze, e nemmeno, perché tu sai come venire a
galla da ogni imbroglio. Forse hai paura di perdere il tuo potere e ti mascheri
di buono. Ma sta’ attento, perché prima o poi...
MASSIMO Ho lavorato sempre onestamente io, con abilità, ma onestamente. Però,
adesso, a 35 anni sento anche il bisogno di cambiare!
SARA Capirai! Quando ci sono i soldi puoi cambiare tutte le vite che vuoi...!
Chi è disonesto, purtroppo, non cambia. Resta tale.
MASSIMO Non sono solo i soldi a cambiare le cose, ma...il potere! L’astuzia di
far credere quello che in realtà non è. Poi i soldi fanno la loro parte. E
allora se io devo mangiare, voglio che mangi anche qualcun altro che ha più
bisogno, giusto? Non risolverò i problemi dell’umanità, però...
SARA E tu sei molto bravo in questo genere di cose, vero?
MASSIMO Sì, ma non puoi comprare tutto. Certe cose non hanno un prezzo. Ho
perso mia figlia Carmen. Il giudice l’ha affidata alla madre. E sai cosa
significa per me. Stavolta non ho potuto fare proprio nulla! E ho perso anche
te! Tre cose in un colpo solo!
SARA Non ti credo. Ancora un minuto e ci ricasco... Senti, ti dispiace se mi
lasci da sola? Vorrei continuare il viaggio senza di te.
MASSIMO (si alza) Certo. (prende la valigia) Ho deciso che scriverò. Sento il
bisogno di comunicare con la gente! (Sara ride a squarciagola) Ridi quanto
vuoi!
SARA Sul serio vuoi fare il poeta? Hai amicizie anche lì...?
MASSIMO No, una volta tanto farò la gavetta un po’ come tutti gli altri...
Voglio vedere se sono bravo... Perché quando arrivi troppo in alto devi crearti
nuovi stimoli. Hai avuto modo di leggere “Rime sommerse”?
SARA Sì. Come mai questa conversione?
MASSIMO Secondo te merita di essere pubblicato?
SARA (esita) Boh! Tu tenta...provaci! Magari puoi partecipare a qualche
concorso, e...chissà che non sarai fra i pochi fortunati a vincerlo!
MASSIMO (si avvia) Già. Comunque grazie perché anche tu mi hai salvato al
processo. Lo so che tu mi hai amato, l’ho avvertito proprio lì, quando ti sei
alzata in piedi, e sei rimasta in silenzio. Sarebbe bastata una tua parola e
sarei stato condannato. E invece il tuo silenzio mi ha inchiodato a riflettere...Ho
commesso uno sbaglio con te: di innamorarmi sul serio!
SARA Devo crederti? L’assurdo è che devo dirti grazie, perché temo che senza di
te il concorso... E anche il posto in fabbrica di Mario...
MASSIMO Be’, se devo essere sincero...Mario l’ho aiutato un po’ perché mi
faceva pena, e un po’ perché volevo liberarmi di lui, così io e te...Quanto al
tuo concorso ti ho dato una mano solo nelle prove scritte. Per gli orali...non
ho fatto proprio nulla. E’ stato merito tuo. Semmai...ho solo pressato affinché
assumessero anche gli idonei!
SARA Evviva la sincerità!
MASSIMO Be’, devo essere sincero, no? (sulla soglia) Ciao.
SARA (ironica) Arrivederci...in libreria, allora!
MASSIMO Speriamo! Ciao.
SARA Ciao. (Massimo esce. Sara torna a leggere il giornale. Dopo qualche
secondo Massimo ricompare)
MASSIMO Ti rubo ancora qualche secondo. Posso? (Sara non risponde. Massimo si
avvicina) Volevo chiederti una cosa. Puoi anche non rispondere, se vuoi, ma
vorrei che ci riflettessi. Ecco: io sono stato ingiustamente accusato di
molestie sessuali nei tuoi confronti, senza che t’abbia sfiorato con un dito.
Dico ingiustamente perché io sono tuttora innamorato di te. Ma...tuo marito,
invece, che non ti ama, o meglio, che crede di amarti a modo suo, e che tu non
ami più, che ti considera l’ultima ruota del carro, che non ti rispetta, che
non conosce il significato di un tuo sorriso, che ti picchia anche...ecco, lui,
la sera, quando spegnete la luce...non ti molesta? La sua non è una molestia
sessuale? Quando ti chiede certe cose che a te non vanno e gli dici di sì...
Solo perché porta un anello al dito, consacrato, che ormai per voi non ha più
alcun valore, ha il diritto di usarti? Vedi, io sono convinto che non esista
realmente una legge che possa ridare ciò che viene tolto!
SARA Se così fosse ognuno si farebbe giustizia da sè!
MASSIMO Certo, anche questo è vero. Ma l’unica cosa che può restituire ciò che
viene deturpato devi trovarla dentro di te. E’ la forza di amare, di
continuare, di sperare, di saper perdonare, e non è retorica. Molte volte ti
tolgono la gioia di vivere per mille motivi, anche con me l’hanno fatto, e solo
tu devi rialzarti se cadi. Capisci perché da domani voglio cambiare vita?
Perché vedi...è bello parlare del bene! Ma il bene stesso non è attrezzato,
agli occhi degli uomini, per fare del bene, e sai perché? Perché o lo fa con le
parole, con l’anima, cioè, oppure ha bisogno di tempo, di molto tempo: semini
oggi e raccogli domani. Mentre il male, per poter compiere il suo progetto,
deve far credere che è in grado di fare del bene e subito, senza tanti domani!
Io, invece, volevo farti del bene ma subito, e tu non lo hai capito. Hai avuto
paura e sei scappata. E non posso darti torto, perché oggi è difficile
distinguere il bene dal male. Non ho saputo dosare la giusta quantità. Comunque
tu, adesso, hai la possibilità di prenderti una rivincita. Diventerai una donna
in carriera, come hai sempre sognato, e chissà che non trovi anche chi sappia
veramente capire cosa c’è dietro un tuo sorriso... Magari potessi essere io
quel qualcuno! Vieni con me, Sara. Te lo chiedo per l’ultima volta (Sara fa
cenno di no) Io scendo alla prossima, Sara. Se tu, un giorno, ci ripensi... io
sono a Roma. Lì c’è l’indirizzo.
SARA Sì. (un breve, intenso sguardo, poi un lungo bacio...)
(Massimo estrae un biglietto dalla tasca e lo consegna a Sara, poi va via.
Sara, stonata, torna a sedersi, poi chiude il giornale, si avvicina al
finestrino, guarda fuori. Il treno si ferma)
ALTOPARLANTE Avvertiamo i signori viaggiatori che, a causa di alcuni
inconvenienti, il treno terminerà la propria corsa fra due stazioni. Chiunque
volesse proseguire per la destinazione prevista potrà scendere alla prossima
fermata di Stazione Termini, oppure continuare fino a Bologna. Ci scusiamo con
i signori viaggiatori e auguriamo ancora buon viaggio. (Sara apre la borsa,
prende il libro “Rime sommerse” e legge con gli occhi)
SARA (VOCE) “Rime sommerse”! (comincia a sfogliarlo. Si ferma a leggere una
poesia)
MASSIMO (VOCE) “Ognuno mette gli altri nel posto che più gli aggrada, credendo
di amare, per paura di perderli, finendo per perderli. Ma se vuoi godere ciò
che ami, libera te stesso dalle paure e sarai libero per sempre. Se poi vorrai
amarmi per quello che sono impara a cercarmi dove realmente sono, fuori dal
mondo, dagli orari, dai giorni e dalle settimane, e allora, mi riconoscerai nei
miei sogni, in queste pagine, senza veli, senza ombre, nel posto più bello, per
essere ricordati in eterno”! (sorride, prende la valigia, inforca gli occhiali,
sorride, guardando il biglietto)
ALTOPARLANTE Stazione Termini. Roma Centrale. Stazione Termini!
SARA Stazione Termini? Ma allora è qui che devo scendere? (sta per uscire. Si
ferma)
Un attimo di pausa, la musica che incalza, la scena vuota... lentamente cala la
T E L A
F I N E
Due note dell’autore
La voglia di fare teatro nasce dall’esigenza non solo di trasmettere qualcosa
di sè agli altri, (le proprie emozioni, le proprie sensazioni, i propri
pensieri...) ma di dialogare con un pubblico eterogeneo, dai più giovani ai più
anziani, a quelli che sono e a quelli che verranno, nel corso dei secoli, cioè,
anche quando di te resterà, nella migliore delle ipotesi, il dolce ricordo di
avere vinto il tempo e le distanze geografiche con una delle arti più vecchie
del mondo, capace di sapersi rinnovare e di costituire cultura, gioia di
vivere, amore per la vita e per il prossimo, nonostante molti teatranti siano
sempre legati alle classiche tradizioni del teatro. Il mio modo di fare teatro
è un po’ come vivere quotidianamente la vita, con i sogni, le speranze, le
amarezze...e parlare, vivere in maniera vera e autentica sul palcoscenico e
fuori, e non quindi recitare e basta, perché il teatro è vita, è parte di noi,
anche di coloro che non lo sanno o che lo sconoscono. Come si può non parlare,
chiudere gli occhi ed egoisticamente andare avanti di fronte ai problemi
dell’umanità, ai drammi interiori dell’uomo? Come si può non soffrire e farsi
forza tutti insieme, o gioire, di fronte ai dolori e alle gioie dei personaggi
che poi sono le nostre? Il tema della commedia odierna è la molestia sessuale,
i soprusi dell’uomo nei confronti della donna, ma portati avanti con dolcezza e
non con la violenza, che finisce, però, per produrre gli stessi
risultati.
Sara, giovane e bella donna da poco impiegata in uno studio legale tra i più
affermati della città, sposata con un uomo abbrutito e reso crudele dalla
precaria situazione economica, confida al proprio datore di lavoro di dover
partecipare a un concorso pubblico che le farebbe guadagnare un grosso salto di
qualità. Il giovane e aitante avvocato promette alla donna la vittoria sicura
del concorso se accetta di trascorrere due giorni a Roma insieme a lui, il
tempo necessario per parlare e presentarla ad una persona molto influente, suo
amico. Sara, offesa nella propria dignità di donna, e venuta a conoscenza che
il giovane avvocato è incline a procurarsi simpatie femminili, dietro promesse
di sicuro successo in campo professionale, denuncia l’accaduto ai carabinieri,
ma senza uno straccio di prova concreta non può accusare l’avvocato. Decide,
così, d’accordo col maresciallo dei carabinieri di tendergli una trappola:
invitarlo a casa sua per prendere un caffé, stare al suo gioco, incoraggiando
l’approccio, allo scopo di far rivelare, con molta astuzia, le sue vere
intenzioni, e al momento opportuno essere incastrato dai carabinieri, appostati
con macchine fotografiche e telecamere. Ma la faccenda si complica quando, al
momento di far scattare la trappola, la donna scopre che l’uomo è realmente
innamorato di lei, e che a lei stessa è bastato conoscerlo più da vicino per...
E’ difficile oggi distingure il bene dal male, e anche la giustizia, purtroppo,
per vari motivi, annaspa con molta incertezza, tra colpevoli assolti e
innocenti incastrati. E allora cosa si può restituire a una donna dopo averle
tolto la dignità e la gioia di vivere? Buon teatro a tutti voi!
Giuseppe Celesia