GRIMILDE
di Stefano Benni
Monologo
Scena: una stanza antica con broccati rossi, al centro un computer con lo schermo incorniciato da fregi barocchi dorati. Su un fornelletto, bolle un pentolino. Entra Grimilde, mantello nero, calotta nera sui capelli, che poi potrà togliere.
(si siede, digita sul computer)
Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?
(osserva i dati irosamente, scaglia il mouse a terra)
Ma cosa devo vedere! Ma chi le fa queste classifiche? Ma leggi qua: questo mese il titolo di più bella del reame va alla contessa Velina Carabas, promessa sposa del duchino Piermaria, la donna che ha incantato la mondanità di corti e festival con la sua eleganza e la sua classe. La nobildonna, nata trentasei anni fa a Salamanca... Trentasei anni? Ma se eravamo a scuola insieme, trentasei per narice, è mia coetanea (si interrompe, si vede scoperta), voglio dire, eravamo a scuola insieme ma lei era più avanti. Ma guarda qui la foto, ma cosa s'è fatta, altro che il naso, questa s'è rifatta tutta, questa l'han smantellata e riedificata, guarda i seni, era piatta come una lapide e adesso ha dei promontori, e il culo? c'aveva il culo che strisciava per terra, doveva metterci le rotelline come il triciclo e guarda qui che culino all'insù, il culino alla francese c'ha. Ma qui ci sono volute settimane di chirurgia plastica, ma che dico chirurgia, magia. Si può essere così fasulli? mi viene una rabbia... E io dove sono, specchio maledetto? Neanche nelle prime dieci sono. Ma si sa che le classifiche sono truccate, le fa il conte Dolcetto che primo non gli piacciono le donne ma gli scudieri, secondo è cugino in primis guarda caso dei promesso sposo di Velina, il duchino Piermaria. È tutta una mafia, una camarilla. Neanche tra le prime dieci mi hanno messo e che faccio adesso, le ammazzo tutte queste rivali? Con Biancaneve era più facile. Una contadinella. Bella però eh, l'andai a vedere al concorso miss Fragola, fresca, una bellezza da educare, da truccare, un sexy un po' stallatico, diciamo così, ma genuina, belle poppe, tutta roba sua. Se l'ho ammazzata? Ma che ammazzata. M'è bastata una telefonata, quella viveva con sette piccoli neri, minatori, neanche uno col permesso di soggiorno, ho chiamato gli armigeri e via, cacciati dal paese lei e i suoi nanetti. La mela velenosa? Ma che libri leggete, ammesso che leggiate ancora libri? Da sempre in questo reame non c'è bisogno di avvelenare le mele, ci pensa il contadino di suo, ci mette tanti di quegli antiparassitari che puoi sentire i vermi rantolare dentro. No, allora era più semplice. Una lettera anonima. Che ci fa una ragazza sola nel bosco con sette uomini? C'era mica tanto da scherzare con la moralità, allora. Biancaneve... quasi la ricordo con nostalgia, così ingenua. Le provinciali di adesso te le raccomando, certe faine... Arrivano in città che già sanno ballare, cantare, e altri optional. Arrivano a corte, un inchino dì qua una culandrata di là, il ciambellano giusto ed eccole dame in poche ore, anzi come si dice adesso Vip (rimesta nella pentola, assaggia) ma che sapore sciapo, e lo sapevo, non c'avevano le ali di nottola e c'ho messo quelle di pollo, sembra facile ma sapeste com'è diventato faticoso fare una pozione magica! Intanto non si trovano gli ingredienti. Gli occhi di drago bucefalo. Già bucefali ce n'è pochi qui, li massacrano perché ci fanno i pantaloni per i divi del rock, quei pantaloni stretti lustri di moda, loro alla moda e il bucefalo al camposanto, una volta qua era pieno, volavano come rondinoni, e facevan fumo dalla bocca, adesso ce n'è solo tre allo zoo poverini, tristi coi turisti che si fanno arrostire le salsicce col fiato e loro puff che fanno la loro vampatina, se no non gli danno da mangiare. Un destino da barbecue. Anche i dracucunculi, quei draghetti verdolini che c'han l'occhio che è una prelibatezza, ora son razza protetta, ti vendono l'occhio di drago, invece è di vitello, che schifo. Le lingue di serpente, ventimila al chilo al mercato e insipide, che invece ai miei tempi... E basta dire "ai miei tempi". Ai tempi di quella Velina sposa al duchino vestita di bianco la verginella di Carabas ma guardala che sorride a bocca larga e ce l'ha larga perché ne hai fatta di ginnastica con quelle labbrone una volta mi ricordo che... (si interrompe, si ricompone) scusate, per un momento ho avuto la tentazione di una volgare ciarla, un pettegolezzo... ma non è nel mio stile, son sempre una regina io, anche se decaduta. Una volta quando entravo a corte io, era come un vento gelido... come se tutti i colori s'annebbiassero... mi portavo dietro la paura, una nuvola che copriva tutto... e anche il re mi temeva... "Strega Grimilde, regina della torre nera e della palude dei lamenti, si accomodi." E intornoa me sentivo bisbigliare: "È malvagia, è perfida, è cattiva, cattiva... strappa il cuore dei suoi amanti e se ne ciba". Non era vero niente. Qualche schiaffone a qualche amante che ci godeva pure. E anche il re, quando entravo in camera sua, con la frusta... No, no, non parlo, sono una strega gentildonna. E allora c'erano vere streghe malvagie, si rischiava la vita, il rogo, la galera. Adesso cosa rischi ? Che ti tolgono il programma in prima serata, rischi che il tuo protettore perde il posto di sottosegretario, rischi che i fotografi non ti fotografano più. Streghette da calendario, trasgressive la metà di un mezzo nano. (irosa) Velina Carabas la più bella delreame, ma dai, quella porcellina ritinta. Io ero bella! Tanti anni fa, ero bella come una vampira, come una notte di bufera. Poi allo specchio ho visto le prime rughe. E poi un po' dì ciccia qua, un po' là. Allora non si chiamava cellulite si chiamava ciccia. E le amiche mi dicevano: vai, fai un po' di moto, vai a piedi, sempre su quella scopa. Ma io c'avevo le mie pozioni di giovinezza. Altro che lifting. Mi facevo tutto da sola. C'era una pozione che si chiamava Venti via. C'era dentro: il bucefalo fresco, stilettato, poi una manciata di erba carogna, poi c'era... non mi ricordo, guardo nel ricettario, (tira fuori un libro polveroso) allora: (legge) prendere un teschio di bucefalo ermafrodito morto in una notte di luna, soffriggere finché sia bello scurito, aggiungere ali di farfalla saturnia, due occhi di rospo, un dado da brodo Belfagor, c'era la pubblicità anche allora, una manciata di erba carogna, uno stronzetto secco dì cane di nonnaccia cattiva, uno stronzetto secco di nonna con cagnaccio cattivo, e guarnire con codine di surmolotto di fogna. Bere a testa in giù pronunciando le parole "se invecchiare non vuoi mai, bella e giovane sarai / bella mia, venti via". E la pozione ti toglieva di colpo vent'anni! Caro chirurgo plastico, toglili tu vent'anni in un colpo. Perché ho smesso con le pozioni? L'ho già detto: gli ingredienti. Il surmolotto, il ratto di fogna, adesso sa di detersivo. L'erba carogna ormai si trova solo in qualche camposanto in Mancia. I pipistrelli non sono più quelli di una volta. Ma soprattutto, vedete, alle pozioni bisogna crederci. Bisogna che tu ti trasformi non solo fuori, ma anche dentro. Via venti anni... bella mia, venti via. Magari non ringiovanivi proprio di vent'anni, qualche ruga restava, ma ti sentivi piena di vita, cattiva, curiosa, si usciva fuori alla luce della luna, a fare qualche cattiveria a chi se la merita, che è quasi essere buoni fare cattiverie a chi se lo merita, no? Biancaneve se lo meritava? No, infatti un rimorsino ce l'ho, ma l'invidia, che bella cosa l'invidia, come la invidiavo e come ammiravo la sua bellezza. Quando lei è andata via, coi suoi sette emigrantelli, quando nei reame siam diventati tutti alti, eleganti, ben vestiti, allora forse ho cominciato a invecchiare. Vedendo che per quanto mi sforzavo a esser cattiva c'era gente molto più cattiva di me. E cos'è mai una mela avvelenata? Guarda quella fabbrica lì fuori dalla finestra, che fumo nero, mille volte quello del mio pentolone. Senti questo stridio, questi gemiti? È l'autostrada, proprio sotto ai castello. All'inizio il rumore mi faceva diventare pazza e io urlavo: "Carri di metallo, io vi lancio la maledizione, io vi dico che entro l'anno uno di voi morirà". Uno all'anno? ne morivano trenta alla settimana, senza che io li maledicessi, si schiantavano uno contro l'altro come stregati, ai duecento, con una luce diabolica negli occhi, mi chiedevo quale demone, quale stregone li ha resi così folli, prigionieri di questo inferno, quale sortilegio li possiede. Un giorno ho visto la pubblicità delle auto, ho capito. Come vivo? Male, ì gioielli li ho venduti, servitù non ne ho più. II castello è andato in rovina. Ho provato a fare un agriturismo, ne ho avvelenati due il primo giorno, mica è facile passare dalla zuppa di batrace alla ribollita. M'hanno chiuso, "non ha il permesso d'igiene signora Crimilde, ci dispiace". Crimilde, con la "e", mi chiamano. C'avevo due fantasmi bellissimi, un cavaliere decapitato e una dama ululante, li ho dovuti vendere, a un petroliere americano, che li tiene nella sala del biliardo. Lo specchio? Un giorno arriva un giovane stregone, elegante, distinto. Mi dice: "Signora Crimilde, questa è roba vecchia. Il suo specchio sa appena quello che succede da qui al fiume. Ma il mondo è grande, signora, e pieno di cattiveria, vuole sapere fin dove arriva la cattiveria? si prenda questo computer, ci sono siti segreti, catacombe dell'anima che lei non immagina nei suoi peggiori incubi, siti dì orchi, di necrofili, dì adoratori del diavolo. Basta una parola magica per entrare". Era vero. Cosa ho visto! Ho spento lo schermo, io, una strega, ho provato orrore. E allora cosa mi era rimasto? Un po' di mondanità. Le feste a palazzo. Continuavo ad andarci, ma non avevano più paura di me. Forse un po' di curiosità. Ero un pezzo d'antiquariato. Li sentivo bisbigliare: "Era una strega, faceva fuori gli amanti, era pulp. Ha ammazzato le contadinelle per sembrare lei più bella. È stata la prima a fare i lifting. Si accoppia con gli elfì". Magari. L'ultimo elfo che ho visto c'aveva la lingua di fuori, corri e scappa, con tutti quei cacciatori in zona. E mi chiedevano: "Signora Crimilde, ci racconti dì quella volta che uccise lo scudiero perché le ha portato il cuore del cerbiatto invece del cuore di Biancaneve". E io raccontavo... romanzavo un po', aggiungevo qualche bugia. E mi sono accorta dopo che mi prendevano in giro. Che ridevano di me. Che erano dieci volte più perfidi della vecchia regina perfida. E una volta un nobiluomo baffuto e repleto che tutti tenevano in gran rispetto mi si è avvicinato e ha detto: "Lei è una donna interessante, sa, io conduco un salotto televisivo ove quelli come lei sono invitati e possono raccontare il tempo andato e i loro rimpianti e il loro decadimento, e piangere, e la gente li circonda di compassione e pena". Pena? ho gridato. Ho raccolto le forze per un ultimo incantesimo a questo baffetto di merda e l'ho trasformato in rospo ma c'ha guadagnato, gli è salita l'audience, ha fatto una trasmissione che si chiama "Melma", un successone il rospaccio.
Così va il mondo. Ai miei tempi... oh basta, sì, ai miei tempi, va bene? Ho smesso di fare pozioni, lasciatemi invecchiare. Volete sapere la mia età? Quat-trocentotrentadue anni. Li faccio in agosto. E allora? Ogni età ha la sua bellezza e poi non mi importa. Certo, nella sezione Miss Vecchie glorie l'anno scorso ero settima. Quest'anno neanche quello. Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più cattiva del reame? (digita)
Neanche in questa classifica ci sono. Be', visto che come malvagia mi batton tutti provo a cambiar stile, mi son detta, faccio beneficenza. Faccio un concerto per le vittime delle streghe. Chiamo un po' di cantanti con le braghe di pelle di drago, mi faccio pubblicità. Ho fatto un concerto in ricordo di Biancaneve. Non è venuto nessuno. Tre cerbiatti e un nano vecchio che starnutiva. Ma Grimilde non poteva finire così. Allora una notte ho detto: voglio proprio vedere se non faccio più paura, io sono la regina del male, ho spaventato cavalieri e re, fanciulle e maghi. Mi sono messa il mantello di squame di pesce abissale, cento anni che non lo mettevo, puzzavo come un baccalà, ho preso la scopa, non partiva, son salita sul cavallo nero, m'ha sgroppato, sono andata a piedi col sottanone sollevato, c'è un posto diabolico qua vicino, vien fuori del fumo colorato e lamenti, e una musica infernale, discoteca si chiama, lì sì che si prendono pozioni magiche, è pieno diragazzine da avvelenare e ragazzi da tramutare in rospi e mentre correvo lì, pensavo: qua faccio una strage, si ricorderanno di me: "Grimilde colpisce ancora", "La vendetta di Grimilde", "Tremate tremate, le stre...", no questa è vecchia. Dunque sono arrivata davanti alla discoteca e c'erano due giovanetti biondi, dolci timidi, due bocconcini. Mi son messa davanti col mio sguardo più malvagio, così (mima) e ho detto:
"Lo sapete chi sono?".
"No, signora," hanno risposto. Erano come assopiti, col volto intontito, già li avevo stregati.
"Sono Grimilde, la regina perfida, e ora malasorte e sortilegio, vi trasformerò tutti e due in schifosissimi rospi."
Ho preparato la formula magica. Non "salaga dula" che è pericolosa perché ti possono sempre rispondere in rima e non è bello. No, roteo la bacchetta e dico:
Vento di palude fetore e schifezza
Qua vi trasformo e vi cangio foltezza
Occhio di bucefalo, spina di caprimulgo
Sembianza umana per sempre vi tolgo.
Allora la ragazzina bionda mi ha guardato e ha detto:
"A nonna, ma de che te sei fatta?".
E il ragazzino ha detto:
"A stronzo, non so se sei 'na donna o un travestito ma levate dai coioni che io e Cinzia se dovemo anfratta'.
Sono saliti su una moto nera come un dragone e hanno emesso un rumore di tuono e una nube di fumo fetido e mi hanno puntato contro e io ho gridato "attenti piccoli mostricciattoli che io posso trasformare il vostro cavallo di ferro in un gigantesco lombrico" e ho pronunciato la formula magica: abra alaka-zam pokemon carabas e... Mi hanno investito.
Sette mesi all'ospedale. Con dodici infermiere. Tutte suore!
Specchio, specchio delle mie brame... (digita) Chi è la più sfortunata del reame?
Terza? Sono terza? Meno male che c'è qualcuno che sta peggio di me. È pronta? (assaggia la pozione) Sì, è pronta. (si versa la pozione in una tazza) Pozione? ma che pozione, È una tisana per i reumatismi, via tutti o vi trasformo in salamandre, via da casa mia, maledetti, voi non sapete quanto sono cattiva, cattiva... cattiva. (piange, sipario)