Grossi dispiaceri

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COURTELINE

GROSSI DISPIACERI

Personaggi:

Carolina

Gabriella

 (All’alzarsi del sipario Carolina sta ricamando al chiarore di una lampada posta su un piccolo tavolino tondo. Silenzio. - All’improvviso, violento colpo di campanello. Carolina depone il lavoro, esce di scena e va ad aprire. Tra le quinte si sente: “Gabriella!” e subito dopo, i violenti singhiozzi di Gabriella. Le due giovani signore entrano in scena).

CAROLINA - Tu stai piangendo. Perché ?

GABRIELLA - (raddoppiando i singhiozzi) Amica mia! Amica mia carissima!

CAROLINA - Dimmi, cosa ti è capitato?

GABRIELLA - Una sedia... per favore, lasciami sedere.

CAROLINA - (aiutandola) Ecco, accomodati.

GABRIELLA - Grazie. Non avresti un bicchier d’acqua?

CAROLINA - Subito, pulcino mio, subito... Insomma, cosa è successo?... Ecco, bevi!

GABRIELLA - (prendendo il bicchiere) Grazie. Aiutami a slacciare il boa. Senti le   mie mani!

CAROLINA - Tu hai la febbre!

GABRIELLA - Mi sembra d’impazzire.

CAROLINA - Calmati, ti prego. Metti in agitazione anche me.

GABRIELLA - Come sono infelice!

CAROLINA - Bevi ancora un po’. Ecco, brava... Ti senti un pochino meglio?

GABRIELLA - Sì... no... sì... non lo so. Oh Dio, Dio mio! Vale proprio la pena di   essere donne oneste!

CAROLINA - Infine, posso o no sapere cosa è successo?

GABRIELLA - Cosa è successo?... È successo che mio marito mi tradisce.

CAROLINA - (incredula) No?

GABRIELLA - Sì.

CAROLINA - (con aria desolata) Cosa mi dici!

GABRIELLA - La verità.

CAROLINA - Fernando?

GABRIELLA - Fernando.

CAROLINA - Chi avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile da lui!

GABRIELLA - Anche tu sorpresa, eh? Dopo nove anni di matrimonio. In piena luna        di miele!

CAROLINA - (molto abbattuta) Eh sì, siamo proprio ben sistemate, noi due!  

GABRIELLA - (quasi sperando) Ah ma... anche tu forse?...

CAROLINA - No, per me si tratta di altro. Soltanto immagina i pensieri che ho: mia     suocera è in agonia e io sono rimasta senza cameriera.

GABRIELLA - Non dirmi.

CAROLINA - È così, purtroppo.

GABRIELLA - Hai licenziato Eufrasia?

CAROLINA - Questa mattina.

GABRIELLA - E il motivo? Perché ci sarà un motivo.

CAROLINA - Non parliamone, guarda; meglio non parlarne. Pensare che era una    perla, quella ragazza.

GABRIELLA - Veramente?

CAROLINA - Una perla? Ma un diamante! Con tutte le perfezioni possibili. Però    rubava.

GABRIELLA - Cosa vuoi farci? Se non è per un motivo, è per un altro. Io allora... ti     ricordi la mia Adele?

CAROLINA - Perfettamente. Quella zoppa con la testa di mucca?

GABRIELLA - Come fai a ricordarla?

CAROLINA - Allora?

GABRIELLA - Lo sai che un giorno... - ascolta questo - ... l’ho sorpresa mentre si   lavava nel bagno con la mia spugna?

CAROLINA - (inorridita) Non lo credo!

GABRIELLA - Parola d’onore.

CAROLINA - Disgraziata. Io l’avrei uccisa.

GABRIELLA - Brava! non è permesso. Cosa ti stavo dicendo? Ah sì (scoppiando in     lacrime) E allora, mia cara, Fernando mi tradisce.

CAROLINA - (consolandola) Andiamo, su!

GABRIELLA - (piangendo) Ih, Ih, Ih!

CAROLINA - Almeno sei sicura?

GABRIELLA - (con le braccia al cielo) Ah Dio!

CAROLINA - Poverina; povero gattino mio!

GABRIELLA - (sempre singhiozzando) Eh sì, puoi davvero compiangermi. Sono     proprio disgraziata!

CAROLINA - Non fare così, da brava. Certo, tu non meritavi questo.

GABRIELLA - È quello che dico io.

CAROLINA - Su, raccontami tutto. Dimmi le tue pene, mia cara; ti sentirai più       sollevata.

GABRIELLA - Ebbene, ascolta. (Si soffia il naso, si asciuga gli occhi, ecc.) Tu sai    che Fernando tutte le mattine va in Borsa. Io resto sola e naturalmente mi annoio.         Cosa faccio, allora?

CAROLINA - Frughi nei suoi vestiti. Lo so.

GABRIELLA - Appunto. E rovisto nella sua scrivania.

CAROLINA - Ti ha dato la chiave?

GABRIELLA - Me ne sono fatta fare una.

CAROLINA - Ecco una cosa giusta!

GABRIELLA - Non ti pare?

CAROLINA - E me lo domandi?

GABRIELLA - Ma bada... non è per curiosità.

CAROLINA - No davvero.

GABRIELLA - Soltanto per precauzione.

CAROLINA - D’accordo.

GABRIELLA - Meglio avere due chiavi che una sola. Così, se si perde la prima...

CAROLINA - Si ha la seconda.

GABRIELLA - Proprio così. E a proposito, aspetta che ora ti faccio ridere. T i ho   raccontato di quando ho perduto le chiavi di casa?

CAROLINA - (molto interessata) No. E quando?

GABRIELLA - La settimana scorsa. Come, non te l’avevo detto?

CAROLINA - No, lo sento adesso per la prima volta.

GABRIELLA - (trattenendosi dal ridere) Ah mia cara... è stata una cosa buffissima.     Avevo passato la serata da mammà, figurati. Tu sai che mammà, il giovedì sera   offre il te con deliziosi pasticcini alla crema. Bene. A mezzanotte suonata prendo una carrozza, scendo sotto casa mia e faccio i tre piani di scale quasi di corsa. Una        volta davanti alla porta, niente chiave.

CAROLINA - Niente chiave?

GABRIELLA - Nemmeno l’ombra.

CAROLINA - Che divertente! E tuo marito?

GABRIELLA - Al circolo.

CAROLINA - Una vera disdetta!

GABRIELLA - Puoi dirlo. E come se non bastasse, non un filo di luce per le scale. Credi, non ho mai riso tanto. Insomma, sono restata sul pianerottolo fino alle due del mattino, aspettando che arrivasse Fernando. (Scoppiando improvvisamente in     lacrime) Fernando!... Ah vigliacco!... Mostro!...ingannarmi così!... Dove ero         rimasta?

CAROLINA - Che frughi nei suoi vestiti.

GABRIELLA - Ah già. Ebbene, in una tasca, ho trovato una lettera.

CAROLINA - Una lettera... dimenticata?

GABRIELLA - Appunto.

CAROLINA - Pero gli uomini sono davvero ingenui. A noi non capitano queste cose.

GABRIELLA - No, certo.

CAROLINA - Ma una lettera... di chi?

GABRIELLA - Indovina.

CAROLINA - Non saprei...

GABRIELLA - È inutile che tu cerchi. È talmente mostruoso, talmente abietto,        insomma... ignobile! Rose Mousseron.

CAROLINA - La canzonettista! Possibile?

GABRIELLA - Sì, mia cara, la canzonettista. Quella che canta:

         J’ai z’une petite maison

                   A Barbe

                   A Barbe

         J’ai z’une petite maison

                   A Barbizon.

CAROLINA - Il motivo non è così.

GABRIELLA - Sì.

CAROLINA - No.

GABRIELLA - Sì, ti dico.

CAROLINA - Ma  no, ti sbagli.

GABRIELLA - Sei sicura?

CAROLINA - Ti garantisco. Ecco, fa così.(Canta)

          J’ai z’une petite maison

                   A Barbe

                   A Barbe

         J’ai z’une petite maison

                   A Barbizon.

GABRIELLA - (che aveva battuto il tempo) Hai ragione, confondevo con un’altra...           Beh, lasciamo andare. Riprova un momento, per favore. (Carolina riprende a         cantare, Gabriella l’accompagna, prima sottovoce, poi sempre più forte)

GABR./CAROL. - (a piena voce)

         J’ai z’une petite maison

                   A Barbe

                   A Barbe

         J’ai z’une petite maison

                   A Barbizon!

CAROLINA - Adesso ci sei.

GABRIELLA - Di’ quello che vuoi, mi sembra che non occorra molto per avere       successo nei caffè-concerto.

CAROLINA - Lo penso anch’io. E allora?

GABRIELLA - Allora, cosa?

CAROLINA - Non mi finisci la tua storia?

GABRIELLA - Quale storia?

CAROLINA - La storia della lettera.

GABRIELLA - Quale lettera, scusa?

CAROLINA - La lettera di Rose Mousseron.

GABRIELLA - La lettera di Rose Mousseron?... Ah sì! Una lettera indegna, mia cara.       Piena di sconcezze e volgarità. Un vero disgusto.

CAROLINA - L’hai portata con te, cuor mio?

GABRIELLA - No.

CAROLINA - Peccato.

GABRIELLA - Ah vigliacchi! miserabili, infami! E noi che per loro abbiamo sacrificato tutto: la nostra giovinezza, le nostre illusioni, i nostri pudori!        (Singhiozzando) Mai, capisci, mai potrò perdonare questo a Fernando. Come        soffro, come soffro! Oh Dio, sento che sto per avere un attacco di nervi.

CAROLINA - Ti prego, l’attacco no, Gabriella. Te l’ho detto che sono rimasta senza     cameriera.

GABRIELLA - Almeno dammi un po’ d’acqua di melissa.

CAROLINA - Questo sì, con tutto il cuore. Sai adesso cosa devi fare?

GABRIELLA - Sì, devo suicidarmi.

CAROLINA - Ma no! Devi restare a colazione con me. Vedrai che ti sentirai meglio.

GABRIELLA - A colazione? Non posso.

CAROLINA - Perché?

GABRIELLA - Perché stasera siamo a cena dai Brossarbourg. (Felice) Ci sarà un    mondo di bella gente. E dopo si ballerà. Adesso che ci penso; tu conosci il passo a         quattro, Carolina?

CAROLINA - Sì.

GABRIELLA - Vorresti essere così carina d’insegnarlo alla tua infelice amica?

CAROLINA - Certamente!

GABRIELLA - Vogliamo provare, allora?

CAROLINA - Proviamo.

(Le due signore si pongono di fronte, l’una a destra e l’altra a sinistra della scena. L’orchestra incomincia a suonare il passo a quattro).

CAROLINA - Tre passi in avanti e riunisci. (Eseguendo) Tra la la la, tra la la la.

GABRIELLA - (imitando) Così... Tra la la la, tra la la la .

CAROLINA - Benissimo!

GABRIELLA - Non è difficile.

CAROLINA - Certo che non è difficile. Tra la la la! Tra la la la! Ben ritmato... e a    tempo!

GABRIELLA - (cantando e ballando nello stesso tempo) Tra la la la! Tra la la la!

Fine della commedia