Gutierrez ha perso la testa

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PRIMO TEMPO

PRIMO TEMPO

Sala d'aspetto di una piccola stazione ferroviaria di un altrettanto piccolo paese.

Muri scrostati, illuminazione scarsa e fioca come quella di una sala d'aspetto di una piccola stazione di un piccolo paese; qualche cartello alle pareti; due panchine per i viaggiatori. L'unica porta a sinistra; la finestra nella parete di fondo, a destra; una delle panchine è contro la parete di fondo, centralmente, a sinistra della finestra; l'altra panchina è contro la parete di destra.

È una fresca sera di aprile.

Quando il sipario si apre, mostrando in tal modo tutto lo splendore della sunnomi­nata sala, la scena è completamente deserta.

Entra Beniamino.

Ha poco più di trent'anni, è magro, in perfetto ordine. Giacca e pantaloni ottimi, fe­stivi, un buon completo, insomma; scarpe lucidissime; camicia e cravatta perfetta­mente intonate con l'abito. Tiene contro il petto, circondandolo a malapena con il braccio destro, un enorme uovo di Pasqua, logicamente confezionato. Guarda un at­timo intorno, poi va alla panca situata contro la parete di fondo. Con le spalle al pro­scenio, prende un fazzoletto da una tasca e inizia a spolverare parte della panca, al­l'incirca uno spazio per due persone. Appoggia accuratamente l'uovo sulla panca, ripiega il fazzoletto e lo rimette via; quindi si siede accanto all'uovo e dalla tasca si­nistra della giacca toglie un piccolo libro iniziando a leggerlo. Dopo pochi secondi guarda alla sua sinistra la finestra aperta, poco distante da lui. Si alza e va a chiu­derla. Ritorna a sedersi e riprende la lettura.

La porta si spalanca di colpo e si catapulta dentro un uomo agitato, trafelato. Si ferma, scorre con lo sguardo tutta la sala e incontra gli occhi meravigliati di Benia­mino che aveva subito alzato il capo. I due si fissano silenziosi per qualche istante. Poi l'uomo torna alla porta e, guardingo, da un'occhiata all'esterno. Quindi richiude e si precipita da Beniamino.

1° Ag. segreto - (ansante) Lei! Ho bisogno di lei!

Beniamino - (sorpreso) Che cosa?! Dice a me?

1° Ag. segreto - Mi deve aiutare!

Beniamino - Io?!

1° Ag. segreto - (nervoso e scuotendolo sulla spalla) Sì, lei! E chi altri sennò? C'è solo lei in questo buco!

Beniamino - (si alza, mettendo il libretto nella tasca sinistra della giacca e ponen­dosi tra l'uomo e l'uovo, come se volesse ripararlo) Sta male? Un principio d'in­farto, forse? Un incredibile attacco asmatico? Sì, sì, deve essere così. Lei ansima, si vede che è stravolto.

1° Ag. segreto - Lo credo bene. È un quarto d'ora che corro a perdifiato.

Beniamino - E lei, alle dieci di sera, si mette a correre con l'umidore che c'è? Ma dico, deve fare attenzione perché...

1° Ag. segreto - (spazientito) Insomma! È una questione di vita o di morte! E non ho tempo!

Beniamino - (calmo) Oh, c'è sempre tempo per morire. La morte è come un ragno: tesse con precisione la sua tela e quindi si mette nell'angolo ad attendere, tran­quilla e sicura. Lei sa che prima o poi le mosche, cioè noi, cadremo inesorabil­mente nella sua rete, e allora, zac! e...

1° Ag. segreto - (dapprima inebetito dal discorso di Beniamino, poi, quasi urlando) Ma cos'è questa storia del ragno, delle mosche, zac! io...

Beniamino - (deciso) Si calmi! La prego si sieda, così si rilassa. (gli indica l'altra metà della panca, lontano dall'uovo) Lei ha bisogno di riposarsi.

1° Ag. segreto - Non posso né sedermi né riposarmi. Sono inseguito.

Beniamino - Oh, è tutto qui. Ognuno di noi è inseguito dai propri problemi, dai pro­pri fantasmi, dalle proprie paure, dal tempo, dai...

1° Ag. segreto - (interrompendolo) Ma che stupidaggini sta blaterando? Io sono in­seguito da due uomini armati.

Beniamino - (con gli occhi sbarrati) Armati?! (timoroso) Armati, nel senso di... armi?

1° Ag. segreto - Sì, armi, armi vere. Pam! Pam! Pam! E vogliono da me questa. (estrae da una tasca una normale busta da lettera chiusa e la mette sotto il naso di Beniamino) Questa, capisce?

Beniamino - Ma, veramente, non... non potrebbe spedirgliela? Sì, le Poste sono lente, però... una raccomandata, magari... anzi, forse è meglio una raccomandata-espresso, oppure...

1° Ag. segreto - Non deve finire nelle loro mani! Assolutamente! Tenga! (gliela in­fila nella tasca destra della giacca)

Beniamino - (sorpreso dal gesto) Ma cosa ne faccio? Perché la da' a me? Non voglio ciò che non è mio. (avvicina la mano alla tasca, ma l'altro gliela blocca, strin­gendogli il polso)

1° Ag. segreto - Non c'è tempo per le spiegazioni. Devo fuggire. Sono stato sco­perto. Ho dovuto abbandonare la macchina a un chilometro da qui, con una gomma forata dai loro proiettili. Sappia soltanto che lì dentro (indica la tasca) c'è qualcosa di vitale importanza per la sicurezza del nostro Paese. Quella busta va consegnata al "contatto" che dovrà venire qui?

Beniamino - Che cosa ci sarà qui?

1° Ag. segreto - "II contatto", (vedendo che Beniamino non comprende assoluta­mente, dopo essersi guardato attorno, sospettoso, sussurra nell'orecchio di Be­niamino) Sono un agente segreto al servizio della Patria.

Beniamino - (lo fissa, poco convinto di quello che dice) Mi faccia vedere la tessera.

1° Ag. segreto - (sorpreso) La tessera?! Quale tessera?

Beniamino - La tessera di agente segreto. Altrimenti come posso crederle?

1° Ag. segreto - Mi stia a sentire, dannazione! Noi non abbiamo nessuna tessera.

Beniamino - Lei potrebbe anche essere un impostore.

1° Ag. segreto - (quasi supplichevole) Stia attento, per favore, e cerchi di capirmi. Non posso avere una tessera per farmi riconoscere come agente segreto, altri­menti dove va a finire il segreto di essere un agente segreto? Sono stato chiaro?

Beniamino - (frastornato) Beh... quasi... Può ripetere, per piacere?

1° Ag. segreto - (al limite della disperazione) Insomma, se avessi una tessera da mo­strare a chiunque, non potrei rimanere un agente segreto in quanto non sarebbe più un segreto per nessuno!

Beniamino - (resta un poco pensieroso) È vero. Devo crederle sulla parola.

1° Ag. segreto - Oh, bene. Finalmente! Come le stavo dicendo, quella busta va con­segnata al "contatto", una persona che giungerà questa sera in questa stazioncina.

Beniamino - Come? e io dovrei aspettare? ma... ma io devo prendere l'ultimo treno che arriverà fra poco, (guarda l'orologio) esattamente fra...

1° Ag. segreto - (deciso) Mi guardi! (Beniamino esegue) Lei è un cittadino onesto, corretto, coscienzioso?

Beniamino - Sì. Pago le tasse; voglio bene a zia Clotilde, lo sa: l'uovo me l'ha donato lei; insegno con passione ai miei studenti; bevo pochissimo alcool; non inquino poiché non possiedo l'automobile; non fumo...

1° Ag. segreto - (sbuffando) Lei ci tiene alla sua Nazione?

Beniamino - Certamente!

1° Ag. segreto - E allora, che importanza può avere un treno davanti al bene di tutta la collettività?

Beniamino - (è in pratica "sull'attenti") Ha ragione. (preso da uno spirito patriottico che più non si può, declama) Che cosa sono i nostri piccoli egoismi quotidiani di fronte all'interesse di tutto un popolo?

1° Ag. segreto - Bravo!

Beniamino - Grazie. Ma come riconoscerò questa persona?

1° Ag. segreto - C'è una parola d'ordine. (si guarda nuovamente intorno, circospetto, quindi, abbassando la voce e avvicinandosi al viso di Beniamino) Lei dirà "Gu­tierrez ha perso la testa" e "il contatto" dovrà rispondere "Anche Maria Anto­nietta". Non una virgola in più né una in meno. Soltanto dopo questa testuale ri­sposta lei cederà la busta. Chiaro?

Beniamino - Beh, sì...

1° Ag. segreto - Proviamo. (Beniamino lo guarda senza capire) Su, forza! Dica la frase, dunque!

Beniamino - Ah... "Gutierrez ha perso la testa".

1° Ag. segreto - "Anche Maria Antonietta". A questo punto gli da' la busta. Facile, no?

Beniamino - Sì, però...

1° Ag. segreto - Ssssttt... (fissa la porta) Non c'è più tempo. (balza verso la finestra, la apre e si mette a cavalcioni sul davanzale, sotto lo sguardo allibito di Benia­mino) Si ricordi, la Nazione è nelle sue mani. (In questo momento la porta si spalanca ed entra il 2° agente segreto armato di pistola. A quella vista, il 1° agente segreto che sta sulla finestra, lancia un urlo e si butta fuori, scompa­rendo nell'oscurità della notte. Il 2" agente segreto aveva puntato la pistola contro il 1° agente segreto, impugnandola con entrambe le mani, nella classica posizione di chi sta sparando, pronto a colpirlo proprio quando lui sparisce ol­tre la finestra. Allora, esclamando "Maledetto!", si lancia a capofitto verso la fi­nestra. Ma si trova sulla strada Beniamino, urtandolo violentemente. Beniamino compie un giro su se stesso, barcolla un attimo, annaspa nell'aria cercando di mantenersi in equilibrio, e poi crolla a terra. Il 2° agente segreto, dopo l'urto, rimane qualche attimo intontito riprendendosi quasi subito e si ributta verso la finestra.)

3° Ag. segreto - (fuori scena, non si vede ma è nei pressi della finestra) È fuggito di là!

2° Ag. segreto - (mentre la scavalca) Dannazione! Questione di un attimo e lo bloc­cavo!

3° Ag. segreto - (c.s.) Gli ho bucato le altre tre gomme della macchina, prima di ve­nire qui.

2° Ag. segreto - Bene! All'inseguimento! (sparisce nel buio della notte Beniamino è a terra, immobile poi alza lentamente il viso, fa forza sulle braccia e si siede sul pavimento. Si guarda intorno, inebetito, poi si scuote.)

Beniamino - Che cosa faccio seduto per terra? (preoccupato) E l'uovo di zia Clotilde? (gira il capo e lo vede sulla panca) Ah, meno male, lui non è caduto. Ma... io perché sono qui?... uno svenimento? sì, ho avuto un capogiro... (si alza) deve es­sere stato così... (si spolvera l'abito) dovrò andare dal medico... è la prima volta che mi succede... e sono anche sudato... (mette la mano nella tasca della giacca per prendere il fazzoletto, ma estrae la busta e con essa si asciuga la fronte. Si accorge che ha in mano la busta e la osserva; ha un lampo) no, nessun malore... Gutierrez... (più deciso) Gutierrez... (con gli occhi spalancati) sì... sì, ora ri­cordo... Gutierrez, l'uomo armato, lo scontro frontale... frontalissimo... (fissando la busta) questa è la chiave di tutto... la salvezza della Patria... (la rimette in ta­sca e quindi va a controllare che l'uovo sia intatto, poi) Sì, sono pronto. (inizia a camminare avanti e indietro e mentre parla, mima e gesticola come se avesse di fronte un interlocutore) "Gutierrez ha perso la testa?"... "Anche Maria Anto­nietta" No, non è interrogativo... "Gutierrez ha perso la testa" "Sì, anche Maria Antonietta" Non ci siamo, non c'è il "sì"... "nemmeno una virgola in più" ha detto l'uomo inseguito. "Gutierrez ha perso la testa" risposta "Anche Maria An­tonietta" (nel frattempo è entrato il 1° viaggiatore, mentre Beniamino non lo scorge e continua imperterrito nelle sue prove. Il 1° viaggiatore lo fissa sor­preso, ma anche timoroso. Senza più udire alcuna parola si vede Beniamino parlare e gesticolare con qualcuno invisibile. Il 1° viaggiatore, sempre più me­ravigliato, va a sedersi sulla panca contro la parete di destra, aprendo il gior­nale davanti al proprio viso; ma ogni tanto lo abbassa, sbirciando Beniamino. Alla fine si decide e, alzatesi, si avvicina a Beniamino.)

1° viaggiatore - (toccando Beniamino sulla spalla) Ehi!...

Beniamino - (totalmente ignaro della sua presenza, compie uno scarto, spaventato, terminando di parlare e gesticolare) Chi è?

1° viaggiatore - Mi scusi, ma c'è qualcosa che non va? Non sta bene?

Beniamino - No, no, sto benissimo; si figuri, non potrei stare meglio.

1° viaggiatore  - Beh, sa... mi sembrava strano il suo modo di...

Beniamino - (sorridendo) Oh, no; stavo solo provando.

1° viaggiatore - (che non capisce) Ah, provava...

Beniamino - Sì, vede, io... beh... è un po' difficile da spiegare...

1° viaggiatore - No, ma faccia pure, visto che sta bene, continui, sono cose sue, io non voglio ficcarci il naso.

Beniamino - Grazie, è veramente gentile; spero di non disturbarla.

1° viaggiatore - Per niente, s'immagini. (torna alla panca a leggere il giornale)

Beniamino - (si apparta e sottovoce) E se fosse lui il "contatto"? Eh, sì, perché ora che ci penso bene, l'agente segreto non mi ha detto com'è la persona che deve ri­cevere la busta. E se non fosse lui? Mi prenderà per un pazzo quando gli dirò "Gutierrez ha perso la testa". Eppure devo trovare una soluzione, e non posso spiegargli tutto altrimenti dove va a finire la segretezza? Eggià, ma allora che posso fare? È lui o non è lui? (guarda il 1° viaggiatore che fa solo finta di leg­gere in quanto è ancora preoccupato del comportamento di Beniamino) La fac­cia non mi sembra da agente segreto. Eh, sì, ma che faccia hanno gli agenti se­greti? Senz'altro non da agenti segreti sennò che agenti segreti sarebbero? Sareb­bero degli agenti non più segreti. E quindi, e quindi... oh, povero me, non so proprio cosa fare. Non posso nemmeno chiedergli se è un agente segreto, perché se mi risponde di sì, mente, poiché non sarebbe più un agente segreto. Che pa­sticcio, e pensare che se fosse lui, gli consegnerei la busta e così potrei prendere tranquillamente l'ultimo treno e tornare alla mia casetta. (riflette alcuni secondi) Devo rischiare, non ho altra scelta. A tutti quelli che si presenteranno in questa sala d'attesa dirò "Gutierrez ha perso la testa" e vada come vada. Prima o poi la persona giusta mi risponderà "Anche Maria Antonietta". (durante questo solilo­quio, ogni qualvolta Beniamino guarda di sottecchi il 1° viaggiatore, questi, che a sua volta sta osservando Beniamino, alzerà repentinamente il giornale davanti al proprio viso, nascondendosi. Beniamino, ormai deciso, va a porsi dinnanzi al 1° viaggiatore che lentamente abbassa il giornale, guardandolo meravigliato e impaurito. Si fissano un poco) "Gutierrez ha perso la testa".

1° viaggiatore - (sbigottito) Mi... mi dispiace, sinceramente. Però, insomma, poteva fare più attenzione, no? Spesso basta un minimo d'accortezza e si evitano così certi fatti spiacevoli.

Beniamino - (senza accorgersi continua il discorso) Beh, sì... questo è vero. Ma, sa com'è oggi, la gente si crede chissà che, si crede invincibile e poi, invece... "splash" e tutto va a rotoli.

2° viaggiatore - Ha ragione. Sono proprio senza testa. Non pensano al domani, no. Vogliono tutto e subito.

Beniamino - Proprio così. "Carpe diem".

1° viaggiatore - "Chi vuol essere lieto, sia. Di diman non c'è certezza". Lorenzo il Magnifico.

Beniamino - Ah, vedo che conosce la letteratura.

1° viaggiatore - A scuola mi piaceva molto. È una materia viva che tocca l'anima.

Beniamino - Io insegno lettere.

1° viaggiatore - (entusiasta) Ah, lei è professore. (si alza e gli stringe la mano) Che piacere! Lo sa che io mi ricordo perfettamente tutta la poesia "San Martino" del Carducci? (e assumendo la giusta posizione, quale?, ma è lampante, quella del poeta declamante una poesia)

 

"La nebbia a gl'irti colli

piovigginando sale,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo

dal ribollir de' tini

va l'aspro odor de i vini

l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi

stormi d'uccelli neri,

com'esuli pensieri,

nel vespero migrar."

Eh, bella, bella poesia, bei versi. Che ne dice?

Beniamino - (che è rimasto a osservarlo sorpreso, ma con piacere) Beh, sì, senz'al­tro. Anche se il mio poeta preferito è il Leopardi.

1° viaggiatore - Sì, bravo, bravo, ma troppo pessimista per i miei gusti. Io sono un tipo, come dire, solare. Mi scusi, professore, non per essere curioso, ma come mai a quest'ora in attesa del treno?

Beniamino - Ho trascorso questo lunedì di Pasqua, come tanti altri lunedì di Pasqua, da mia zia Clotilde. (sospirando) Cara zia Clotilde. Deve sapere che è stata molto sfortunata nella vita. È rimasta, poveretta, vedova dopo tre mesi di matri­monio; il secondo fidanzato, sì, perché c'è stato un secondo fidanzato, alla vigilia delle nozze è fuggito con la figlia del sindaco, lasciando la mia dolce zietta nella disperazione più nera. Come se non bastasse, il Comune le ha espropriato la parte migliore dei suoi terreni per costruire una casa di riposo per cani ciechi e azzoppati. (altro sospiro) Cara, cara zia. Io sono il suo unico nipote, l'unico pa­rente, l'unico erede. Abita da sola in questo paesino e le sono molto affezionato. Anche per me, lei è l'unica persona cara che mi è rimasta. (sospirando nuova­mente) Cara dolce zietta. E a Pasqua la zia Clotilde mi regala sempre un uovo, beh, un uovone (lo indica) come lei può ben vedere.

1° viaggiatore - (quasi commosso) Che storia triste, tanto triste...

Beniamino - (grosso sospiro) Eh, la vita... (si blocca, ricordandosi finalmente) Mi scusi, ma lei mi ha detto qualcosa a proposito della testa di Gutierrez?

1° viaggiatore - Mi dispiace, questo è quanto posso dirle.

Beniamino - Tutto qui?

1° viaggiatore - Ma, professore, che pretende? Vuole che mi metta a piangere? Io non lo conoscevo questo Gutierrez. Non so, posso ripeterle che sono dispiaciuto, molto, moltissimo, ecco, ma più di così non saprei proprio... vuole che mi strappi i capelli per una persona che mai ho sentito nominare?

Beniamino - Ma ha capito bene?

1° viaggiatore - Che cosa?

Beniamino - La storia di Gutierrez.

1° viaggiatore - Veramente, professore, se devo essere sincero, no.

Beniamino - Permette? Vorrei ribadire il concetto, così, per tagliare la testa al toro.

1° viaggiatore - Prego, s'immagini.

Beniamino - (scandisce bene) "Gutierrez ha perso la testa".

1° viaggiatore  - E poi?

Beniamino - Come "e poi"?

1° viaggiatore - Beh, voglio dire, vada avanti, professore.

Beniamino - Io? ma è lei che deve continuare con la risposta esatta.

1° viaggiatore - (quasi esultante) Ah, è un quiz. Interessante, veramente interes­sante. Però poteva dirmelo subito. Dunque, vediamo. (riflette) Si tratta senza dubbio di Storia... Gutierrez... (teso al massimo, nello sforzo di ricordare) Gu­tierrez... e chi sarà stato mai... non ricordo proprio... Gutierrez... Spagna... ecco... le conquiste spagnole nell'America... c'era Pizzarro... però Gutierrez non...

Beniamino - (che lo osserva meravigliato) Ma che sta dicendo?

1° viaggiatore - Eh, è una domanda difficile, caro professore. Sa quanti anni sono passati...

Beniamino - (lo interrompe) Quindi lei non è in grado di rispondere?

1° viaggiatore - (scuotendo la testa) Penso proprio di no.

Beniamino - Adesso è tutto chiaro. Mi scusi, può tornare a leggere il giornale.

1° viaggiatore - Lei è uno strano professore, lo sa? Però mi affascina questo miste­rioso Gutierrez.

Beniamino - Lasci perdere, mi sono sbagliato. È stato tutto un qui pro quo.             

1° viaggiatore - Come desidera, professore.  (Entra una signora di mezza età, mi­nuta, riservata. Mentre il 1° viaggiatore torna a sedersi, Beniamino si volge verso la nuova venuta che si porta quasi al centro della scena, dirigendosi alla panchina di destra. Beniamino la fissa intensamente e la donna, colpita da quello sguardo, s'arresta, lo fissa un poco anche lei, abbassa gli occhi, poi torna a guardarlo incontrando ancora i penetranti occhi di Beniamino puntati su di lei. Egli ha un passo verso di lei, ma la donna arretra di un passo; Beniamino compie un altro passo e altrettanto fa la viaggiatrice, sfuggendolo. E si continua così: a ogni passo di avvicinamento di Beniamino, la donna risponde allonta­nandosi di un passo. Tutto ciò avviene sotto lo sguardo sbigottito del 1° viag­giatore. Alfine la donna si trova contro la parete di sinistra, spaventata, senza via di scampo, mentre Beniamino le si pone dinnanzi. La tensione è alle stelle; l'aria vibra, percorsa dall'immane silenzio che domina la scena. Se anche gli spettatori non tossissero, non bisbigliassero, insomma, facessero totale silenzio, essi sentirebbero il battito di tre cuori: uno terrorizzato, l'altro tranquillo, il terzo palpitante di ansia. Scariche di adrenalina scorrono in ogni angolo del palcoscenico. Il 1° viaggiatore è pronto a scattare in aiuto della donzella, ap­pena appena seduto sul bordo della panchina, come se lo starter stesse per spa­rare il colpo di pistola. La donna, tesa come una corda di violino, sta per urlare a squarciagola.)

Beniamino - "Gutierrez ha perso la testa."

Viaggiatrice - (ha gli occhi sbarrati per la sorpresa e, incredula, invece dell'urlo, esclama) Beh, allora? Anche Maria Antonietta.

Beniamino - (sorride felice e, quasi urlando) Sì, sì! È così! Brava signora! Bene! Ri­sposta esatta!

1° viaggiatore - (fa un moto di stizza con il pugno, e tra sé) Accidenti! non me lo ricordavo proprio questo fatto storico.

Viaggiatrice - (rilassandosi un poco) Ah, ma si tratta di uno scherzo, è solo uno scherzo... e io che credevo...

Beniamino - Uno scherzo?

Viaggiatrice - (forzando un sorriso) Eh... divertente... sì, divertente. Sebbene sia riuscito a spaventarmi.

Beniamino - Io? spaventarla? Nemmeno per sogno. Mi spiace, non volevo.

Viaggiatrice - (allontanandosi dalla parete) Niente, tutto bene; non si preoccupi. Che buontempone.

Beniamino - Ma dove va? E Maria Antonietta?

Viaggiatrice - È ancora in ospedale, grazie. Dovrebbe uscire fra due giorni.

Beniamino - Oh, poverina, non sapevo. Niente di grave, spero.

Viaggiatrice - Ha partorito.

Beniamino - Oh, ottimo; una bella cosa, insomma.

Viaggiatrice - Dipende dai punti di vista, sa, tre, tre gemelli.

Beniamino - Maria Antonietta ha avuto tre gemelli? Beh, un po' tanti, veramente, tre gemelli in un colpo solo.

Viaggiatrice - Sono diventata tre volte zia. Ma lei come fa a conoscere mia sorella?

Beniamino - Io... conosco sua sorella?

Viaggiatrice - Beh, sì; lei mi ha chiesto di Maria Antonietta, mia sorella.

Beniamino - Ah... no... non sua sorella Maria Antonietta... sì, Maria Antonietta, ma quella... (fa il gesto con la mano per indicare il passato)

Viaggiatrice - (che non capisce) Quella?...

Beniamino - Sì, quella vecchia... ma sì, la conosce anche lei... (sempre con la mano mima la ghigliottina che cala e la testa che si stacca) si ricorda? la ghigliottina... tum!...

Viaggiatrice - Maria Antonietta di Francia?

Beniamino - Eh, sì... la testa... persa, mozzata.

Viaggiatrice - Sì, ricordo, ma che significa?

Beniamino - Ah, perché, lei non (rimane pensieroso un poco) Come mi ha risposto quando le ho detto "Gutierrez ha perso la testa"? La prego, le esatte parole da lei pronunciate.

Viaggiatrice - (cercando di rammentare) Dunque... "Beh, allora? Anche Maria Antonietta."

Beniamino - Che stupido. Non mi ero accorto che la sua risposta era sbagliata. "Non una virgola in più né una in meno" e lei ha invece aggiunto "Beh, allora?".

Viaggiatrice - Veramente, non riesco a ca...

Beniamino - Grazie. Come non detto. Arrivederci. (la donna, sbalordita, va a sedersi accanto al 1° viaggiatore) Nemmeno lei è la persona giusta.

Viaggiatrice - (al 1° viaggiatore, senza che Beniamino senta) Ma quello ha qualche rotella fuori posto.

1° viaggiatore - No, è solo un professore. (I due, a scelta, possono continuare un dialogo muto, oppure farsi gli affari propri, oppure osservare il comportamento di Beniamino e quanto di pazzesco fra poco accadrà.)

Beniamino - (guarda l'orologio) Pochi minuti ancora e il treno sarà qui. Speriamo che "il contatto" arrivi subito così potrò andarmene senza problemi. (entra un uomo, il 3° viaggiatore. È alto, robusto, un Ercole in poche parole, e soprattutto è uno spagnolo) Che fortuna, deve essere lui. Sì, con quella faccia non può trat­tarsi che di una spia. (L'uomo attraversa la sala per sedersi sulla panca dove già c'è l'uovo, ma si trova il passo sbarrato da Beniamino) Buonasera.

3° viaggiatore - Buonasera. (fa per evitarlo)

Beniamino - (gli si mette nuovamente di fronte con gli occhi fissi nei suoi) "Gutierrez ha perso la testa."

3° viaggiatore - (esterrefatto, tuona) Que'?! Quien fue'?

Beniamino - Io... beh... sa...

3° viaggiatore - (ghermisce per il bavero Beniamino e il suo tono sarà sempre fo­coso) Tu! fuiste tu! Maldito! Gutierrez es un gran amigo mio y tu lo mataste en una forma tan atroz.

Beniamino - Veramente, io non...

3° viaggiatore - (scuotendolo vigorosamente) Aaaaahhh, suzio delincuente! La ra­bia me asalta. Porque'? porque' Gutierrez?

Beniamino - Io... io non ho fatto...

3° viaggiatore - (sempre sballottandolo come una foglia al vento) Porque'? loco en­furecido, tu, mi amigo Gutierrez. No tendre' paz hasta que no cumplire' mi ven­ganza. Tiembla, pulga, tiembla, porque' yo hare' de ti un armazon deforme y lan­zarè al viento el polvo de tus huesos.

Beniamino - (è al limite del quasi strangolamento) Buon... Dio... aiutami tu...

3° viaggiatore - Que?! Tambien a Dios nombras! Callate, blasfemo, ser repugnante! Te aplastare' como se aplasia un escarabajo! Uacala! sucio gusano, mataste Gu­tierrez y te atrevas a pedir piedad. (il suono caratteristico della classica campa­nella delle piccole stazioni ferroviarie si diffonde nell'aria. Il treno è in arrivo. Gli altri due viaggiatori si alzano, evitano accuratamente Beniamino e lo spa­gnolo, ed escono)

Beniamino - (ormai allo stremo, in un barlume di ultima lucidità e con un filo di voce, raucamente) II treno... sta... arrivando... il treno...

3° viaggiatore - Maldito! tienes suerte que esta noche yo este' de buen umor, si no ya te hubiera transformado en comida para los buitres. Uacala, ser vergonzoso de feo olor! (lo sbatte lontano) Pero aqui' no se acaba! (si allontana, mentre Benia­mino è a capo chino, spettinato, sgualcito, completamente distrutto. Lo spagnolo è vicino alla porta e ancora minaccioso) Hasta pronto, maldito asesino de ino­centes ! (esce. Beniamino, stravolto, alza la testa e controlla la sala ormai vuota. Il treno si ferma in stazione)

Beniamino - (ansimando) Cosa avrò fatto di male? Cosa c'è che trama questa sera nei miei confronti? (si siede accanto all'uovo, sistemandosi i capelli, riaggiustandosi gli abiti sul davanti che, effettivamente bisogna riconoscerlo, sono un po' in di­sordine) La terra, il cielo, l'universo, il cosmo, tutto il creato è contro di me. (il treno riparte) Ecco, anche l'ultimo treno se ne va, inghiottito dalla profonda notte. (sconsolato) Sono solo, abbandonato. (rimette il libretto nella tasca sini­stra della giacca) Ma chi era quell'energumeno? Che voleva da me? Non ho ca­pito una sola parola, brutto bestione ignorante. (alcuni secondi di silenzio) E sono qui, in attesa di questo fantomatico "contatto"; fino a quando? E dove sarà? (fa scorrere lo sguardo in tutta la sala) Cara stazioncina mia, che cosa sei di­ventata? Scommetto che nella tua inviolata tranquillità non hai mai visto nulla di simile: agenti segreti, buste misteriose, spagnoli invasati, "contatti" che non si fanno mai vivi. (la porta si apre ed entra una giovane donna, diciamo tra i 24 e i 28 anni, carina dappertutto, beh, sì, proprio un bel tipetto, non c'è che dire. Be­niamino la osserva attentamente, come ella fa altrettanto nei suoi confronti) Buonasera. L'avverto che il treno è già partito, era l'ultimo.

Celestina - Grazie. E lei, l'ha perso?

Beniamino - Si e no.

Celestina - (sorridendo) Che cosa vuol dire?

Beniamino - Non è così semplice da spiegare... diciamo che sto aspettando una per­sona.

Celestina - Anch'io devo incontrare una persona.

Beniamino - (si alza) Quindi lei non è qui per il treno?

Celestina - Assolutamente no.

Beniamino - Ah. (sorride e di colpo) "Gutierrez ha perso la testa".

Celestina - "Anche Maria Antonietta".

Beniamino - (dapprima la fissa incredulo poi, esultante) Finalmente! È arrivata! È lei "il contatto"!

Celestina - Sì, sono io.

Beniamino - E lei, una ragazza così... ehm... così graziosa, è un agente segreto?

Celestina - Certamente. Come lei, d'altronde.

Beniamino - No, vede io non sono un agente segreto. Il vero agente segreto mi ha spiegato tutto ed è fuggito dalla finestra, inseguito da due figuri armati. Io sono rimasto per il bene della Patria.

Celestina - (allarmata) Inseguito da... oh, no, senz'altro due agenti segreti nemici. Siamo in pericolo. Se l'avessero raggiunto tornerebbero qui. Forza! venga! an­diamocene subito! (lo prende per il braccio e lo conduce verso la porta)

Beniamino - (arrestandosi) L'uovo!

Celestina - L'uovo?

Beniamino - Sì, non posso abbandonarlo.

Celestina - Si sbrighi, su! (Beniamino compie un passo verso la panchina, quando alla finestra appare il 2° agente segreto con la pistola in pugno)

2° Ag. segreto - (respira con affanno) Fermi! Che corsa! (scavalca il davanzale) Eccovi qui, tutti e due! Su le mani! (i due eseguono. Rivolto a Beniamino) E tu, volevi fare il furbo, eh?

Beniamino - (con gli occhi sbarrati) Chi?... io... io?...

2° Ag. segreto - (si avvicina ai due e, mettendo l'arma sotto il naso di Beniamino) Ehi, non fare il tonto, perché non ci casco. Ci lasci correre come due forsennati dietro al tuo socio, e invece quanto cerchiamo è nelle tue tasche. E bravo il da­merino, (gli solletica il naso con la canna della pistola) che voleva farci fessi.

Celestina - Cosa avete fatto all'altro agente segreto?

2° Ag. segreto - L'abbiamo raggiunto nel bosco e così abbiamo scoperto che il mate­riale è in mano a questo bel tomo qui. (duro) Vero?

Celestina - Cosa gli avete fatto?

2° Ag. segreto - Ci ha pensato il mio compagno a sistemarlo, mentre io mi precipi­tavo a perdifiato in questa schifosa stazione.

Celestina - Luridi...

2° Ag. segreto - Taci, bellezza, taci. È tu, dammi la busta!

Beniamino - È... è qui... in tasca... (indica la tasca destra della giacca)

2° Ag. segreto - Spicciati! così poi vi lascerò tranquilli. (Beniamino abbassa la mano e in quel mentre alla finestra compare il 1° ag. segreto. Un rivolo di san­gue gli scorre sulla fronte. Egli ansima notevolmente per il gran correre)

1° Ag. segreto - Ehi! (Il 2° agente segreto volge un attimo il capo per controllare e questa distrazione la paga cara, carissima direi. Infatti è quanto basta a Cele­stina per entrare in azione. Ella, lanciando un terrificante urlo ài guerra, cala un fendente micidiale con la mano destra, in verticale, sul polso del 2° agente segreto. Questi esplode in un urlo di dolore, mentre la pistola finisce a terra. Poi, in una frazione di secondo, Celestina abbranca il braccio ancora semiteso del 2° agente segreto, lo torce e con un colpo di judo, accompagnato da grida di lotta, lo catapulta sul pavimento, sotto lo sguardo allibito di Beniamino. Il 1° agente segreto ha scavalcato la finestra.)

2° Ag. segreto - (completamente disteso a pancia in giù, con il mento appoggiato al pavimento, inizia a lamentarsi e, purtroppo, lo farà continuamente sino al ter­mine del primo tempo, rimanendo sempre nella suddetta posizione) Ohi, ohi, ohi, che male... ohi, ohi, che male mi fa...

1° Ag. segreto - Dobbiamo andarcene!

Celestina - Come stai?

2° Ag. segreto - Oh, mamma mia, che male... oh, che male...

1° Ag. segreto - Mi ha pestato quell'altro, ma sono riuscito a sfuggirgli.

2° Ag. segreto - (sempre lamentandosi in maniera impressionante) Ahi, ahi, che dolore... ohi, ohi, che tormento...

Celestina - Ti sta inseguendo?

1° Ag. segreto - Eh, sì! Dobbiamo scappare, immediatamente! (Celestina vede che il 2° agente segreto, pur nei lamenti, cerca di allungare il braccio verso la sua pi­stola. Alla finestra si intravede per tre secondi il viso del 3° agente segreto. Egli ha la lingua fuori e, non appena ha scorto quanto accade all'interno della sala, sparisce)

Celestina - (allontanando l'arma con un calcione) Eh, no, caro mio, altrimenti ti dò il resto.

2° Ag. segreto - Aaah, aaah, come mi fa male... mamma mia, che supplizio...

1° Ag. segreto - Via! fuori! (si dirige all'uscio)

Celestina - (prende per mano l'esterrefatto Beniamino) Dai, venga!

Beniamino - (imbambolato) Sì... (fanno un paio di passi) No, l'uovo.

2° Ag. segreto - (in tono lamentosissimo) Che botta, ragazzi... che botta... ohi, ohi, ohi, quanto mi fa male...

Celestina - No, niente uovo! mi spiace, via! (il 1° agente segreto è a un passo dalla porta quando questa si apre di botto ed entra il 3° agente segreto con là pistola in pugno. È ancora ansimante)

3° Ag. segreto - Eccoti qui, maledetto! Quanto correre! dannazione!

1° Ag. segreto - Accidenti!

2° Ag. segreto - Ahi, ahi, tanto male... che patimenti... ahi, ahi, ahi...

3° Ag. segreto - Cosa avete fatto al mio compagno?

2° Ag. segreto - Quante botte... quante... aaah... aaah...

1° Ag. segreto - Quello che hai fatto a me, verme!

3° Ag. segreto - (rivolto al compagno) Ehi, 1X2, ehi ha la busta?

2° Ag. segreto - (con il braccio sano indica Beniamino) Lui... ohi, ohi, che strazio...

3° Ag. segreto - (a Beniamino) Ehi, tu! qua la busta!

1° Ag. segreto - Non ti permetterò di prenderla!

2° Ag. segreto - Oh, mamma cara, che sofferenza... ahi, ahi...

3° Ag. segreto - (ridendo con tracotanza in faccia al 1° agente segreto) Ah, ah. Mi fai ridere, gradasso.

2° Ag. segreto - C'è da piangere, altro che... ohi, ohi, che martirio...

1° Ag. segreto - Non riuscirai ad averla!

3° Ag. segreto - (muovendo la pistola davanti al viso del 1° agente segreto) E come farai, eh? come farai a impedirmelo?

1° Ag. segreto - Così. (con un movimento rapidissimo gli afferra il polso della mano che tiene l'arma dando così inizio a un tremendo corpo a corpo, proprio nei pressi della porta, tremendo, capite? Imprecazioni soffocate, urla, rumori di lotta, etc.) Fuggite voi due! fuggite dalla finestra! (Celestina e Beniamino, questi sempre più sbigottito, scappano verso la finestra. Ma il 2° agente segreto, so­prannominato in questa occasione "il lamento vivente", allunga la mano e ghermisce la caviglia più vicina di Beniamino che sta passando accanto a lui)

2° Ag. segreto - Tu, no! tu non te ne vai! Ahi, ahi, ahi...

Beniamino - (urla, terrorizzato) Aaaahhh! mi ha preso! mi ha preso! (e piomba, lungo disteso, sul pavimento, trattenuto dal 2° agente segreto. La zuffa tra il 1° e 3° agente segreto continua incessante. Celestina, che era già alla finestra, si volge e vede Beniamino per terra che cerca di strisciare verso di lei, mentre il 2° agente segreto, pure lui lungo disteso, non molla la presa, cercando di trarlo a sé) Mi lasci! mi lasci! devo fuggire!

2° Ag. segreto - No! Ohi, ohi, che male... oh, cara mamma, che fitte lancinanti... (la collutazione tra il 1° e 3° agente segreto non ha tregua: in piedi, per terra, tra urla, maledizioni, improperi, colpi proibiti e non, i due rimangono avvinghiati)

Beniamino - Dai, mi faccia andare! La prego!

2° Ag. segreto - Mai! mai ti lascerò! ahia, ahia...

Celestina - (balza accanto al 2° agente segreto e con la scarpa da' un colpo incre­dibile sul braccio del 2° agente segreto) Mollalo, sporco nemico!

2° Ag. segreto - (lascia di colpo la presa, liberando Beniamino, e prorompe in un urlo inimmaginabile; tento comunque di descriverlo) Aaaaaaaaahhhhhh!... pro­prio ora che cominciavo a sentire meno dolori... ahi, ahi, ahi...

Celestina - (abbranca per le spalle Beniamino che è ancora steso) Su, coraggio, non è successo niente. (lo rimette in piedi)

Beniamino - Se lo dice lei... (ma il 2° agente segreto non si da' per vinto e con l'altro braccio, quello che non ha ricevuto la scarpata da Celestina, circonda, strin­gendola in una morsa, una gamba di Beniamino)

2° Ag. segreto - Non te ne vai! no!... ohi, ohi, ohi... (ah, non bisogna scordarsi che la rissa tra gli altri due agenti segreti sembra infinita e va avanti imperterrita)

Beniamino - (a squarciagola) Ah! mi ha preso ancora! aiuto! aiuto!!! (Celestina tira Beniamino verso la finestra, simbolo di salvezza, mentre il 2° agente segreto non gli lascia la gamba. Insomma, se non si mette termine a questo angoscioso tir amolla, il povero Beniamino si troverà parecchi centimetri più lungo) Aaah! Aaah! Aiuto!"

Celestina - (al 2° agente segreto, sempre allungato sul pavimento) Lo vuoi lasciare, maledetto!

2° Ag. segreto - Mai lo farò!... ohi, ohi, sono tutto rotto... che male... le mie povere ossa... mai!

Celestina - (lascia Beniamino che barcolla vistosamente, e va, velocemente, a chi­narsi vicino al viso del 2° agente segreto) Mollalo!

2° Ag. segreto - No! (la mischia tra il 1° e il 3° agente segreto è impressionante. Sarebbe bello poter togliere dalla scena   gli altri tre personaggi, per seguire attentamente la lotta fra i due suddetti agenti segreti. Ma come si fa?)

Beniamino - Sì, mi lasci!

Celestina - Peggio per te! (e affonda un mastodontico morso nell'avambraccio che cinge la gamba di Beniamino)

2° Ag. segreto - (direi che può ripetere l'urlo di prima) Aaaaaaaaaaaahhhhhhhhh! (ma non molla la presa) Celestina - Sei un duro, eh? Ti decidi a lasciarlo?

Beniamino - Sì, sì! voglio andarmene!

2° Ag. segreto - Ho detto mai e mai sarà! Ahi, ahi, che tortura...

Celestina - E sia! l'hai voluto tu! (gli solleva il capo, prendendolo per i capelli e gli affibbia un terrificante sgrugnone sul viso; la testa rimane un attimo sospesa per poi crollare inerte sul pavimento. Il 2° agente segreto è finito nel mondo dei so­gni. Era ora! E finalmente possiamo tirare un respiro di sollievo poiché non si sentiranno più quelle sue tediose geremiadi. Celestina balza in piedi e affer­rando Beniamino) Via! via!

Beniamino - Sono libero! sono libero!

1° Ag. segreto - (con un filo di voce) Fuggite, fuggite... (logicamente lui e il 3° agente segreto continuano a menarsi colpi su colpi, in una lotta all'ultimo san­gue)

Beniamino - L'uovo! (lo prende, Celestina scavalca il davanzale e da fuori si fa pas­sare l'uovo, quindi aiuta Beniamino)

Celestina - Su, forza!

Beniamino - Sì, subito, non ne posso più! (Beniamino finalmente supera la finestra)

Celestina - E ora, via! alla macchina! (i due svaniscono nel nulla Oh, così, senza noiose distrazioni, possiamo goderci in santa pace l'interessante scontro tra il 1° e 3° agente segreto. Ecco, bene... no! perché? ma che c'è?... uffa... E invece av­vengono contemporaneamente due cose imprevedibili: 1) uno sparo lacera l'aria 2) la scena diventa completamente buia. Cosa sarà successo?)

FINE DEL PRIMO TEMPO



INTERMEZZO

Il sipario rimane chiuso. Da una qualsiasi parte del teatro sbuca Celestina, seguita a due o tre metri da Beniamino. Sono in completo affanno, ansanti, trafelati.

Beniamino - (è prossimo al collasso) Ooooh... non ce la faccio più... povero il mio cuore... ferma... ferma...

Celestina - (mentre raggiunge il proscenio) Sì... sì... ci riposiamo un poco...

Beniamino - (anche lui giunge sul proscenio) Mio Dio... che fatica... non ho mai corso così tanto... in vita mia...

Celestina - Ed è tutta in salita...

Beniamino - Sì... siamo in un bosco... nel bel mezzo della montagna...

Celestina - Al diavolo quell'altro agente nemico... che ha forato le gomme della mia macchina... prima di entrare nella stazione...

Beniamino - Ci staranno inseguendo?

Celestina - È possibile. Se il colpo di pistola che abbiamo udito fosse stato indiriz­zato al mio compagno... sì, si metteranno alla nostra caccia. (il fiato sta tornando a entrambi)

Beniamino - Ma come potranno seguirci in questo bosco, di notte?

Celestina - Sono dei segugi, e, prima o poi, troveranno le nostre tracce. (guarda giù e con il dito indica un punto lontano, di sotto) Là, ecco la stazioncina isolata. (Beniamino osserva anche lui) E vicino al lampione solo due macchine: la loro e la mia inutilizzabile.

Beniamino - (timoroso) E allora?... cosa vuoi dire?...

Celestina - Mah, è ancora tutto possibile. Il mio compagno potrebbe anche avercela fatta.

Beniamino - Speriamo...

Celestina - Perché non lo metti giù quell'uovo?

Beniamino - Beh, sì. (lo depone per terra, poi, titubante) Ehm... io mi chiamo Be­niamino.

Celestina - (gli da' la mano) E io Celestina. Ci siamo conosciuti nel momento meno opportuno.

Beniamino - Ma è sempre così movimentata questa tua... ehm... posso dire: profes­sione?

Celestina - Certo, è una professione come un'altra e quasi mai pericolosa.

Beniamino - Beh, insomma, io mi sento come se avessi combattuto tre anni in prima linea.

Celestina - In effetti gli avvenimenti di questa serata sono un po' particolari e tu ci sei piombato dentro completamente. (leva gli occhi al cielo) Ed è sera di luna piena, accidenti! Il bosco sembra quasi rischiarato a giorno.

Beniamino - (guarda anche lui la luna e il suo volto assume un'espressione beata, poetica) Guarda, Celestina, è stupenda, là, i suoi mari, i suoi rilievi. È così visi­bile, così splendente. "Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?" Cosa sarebbe l'Uomo senza la luna? Hai mai provato a pensarci? l'Uomo senza la luna. Ci sta accompagnando da millenni e, in tutto questo arco di tempo, cia­scuno l'ha immaginata a proprio modo: uomini primitivi, innamorati, poeti, arti­sti, contadini, pastori, scienziati, i potenti, gli umili. No, io non credo che l'Uomo possa esistere senza la luna. C'è un'unione, un'intimità inscindibile, cosmica, sa­cra, tra l'Umanità e l'astro notturno. Se non ci fosse, tutte le notti sarebbero buie, tutte. È stata cantata, celebrata, studiata, conquistata, sì, persino conquistata, ma nulla è mutato per chi ha un cuore semplice. È sempre lei la fedele compagna di viaggio del nostro faticoso errare terreno; l'amica inseparabile del divenire umano. (Beniamino è incantato, con lo sguardo fisso al cielo) Sarebbe bello fer­marsi, in una notte così propizia, a contemplare la sua grazia, seduto su un masso o per terra, con l'animo gonfio di gioia, di malinconia, di ricordi, di sogni, di so­litudine, di serenità, e la rimiri e la senti lì, con te, e, senza avvedertene, inizi a colloquiare con lei, le parli, le confidi i sentimenti, le emozioni che vibrano nel tuo intimo più profondo. "Sorgi la sera, e vai contemplando i deserti; indi ti posi." Nasci, muori, risorgi. Da sempre. Oh, luna, provvidenzialmente immor­tale, poiché l'Uomo, dinnanzi alla tua immortalità si ricorda della sua fragilità; oh, luna, nella tua beltà e grandiosità, l'Uomo si scopre piccolo, infinitesimo e dal suo cuore sgorgano così le immutabili, eterne domande: « Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?».

Celestina - (che ha seguito con attenzione e sorpresa l'ode alla luna di Beniamino, volge intorno lo sguardo e indicando la parte opposta da dove sono venuti) Io direi di là.

Beniamino - (le parole di Celestina rompono l'incantesimo che avvolgeva Beniamino e quindi, come uno che si desta da un incantesimo) È?!

Celestina - (sempre indicando) Là, c'è una luce, forse un'abitazione; direi di andare laggiù.

Beniamino - (amareggiato) Oh, mi deludi, Celestina. Come si fa a mostrare tanta in­sensibilità di fronte alla bellezza dell'Universo? E tu, donna, ehm... e carina per giunta, sei invece fredda, per niente romantica. Ma tu ce l'hai un cuore o forse è la tua strana attività che ti rende così?

Celestina - Ce l'ho un cuore, Beniamino, ce l'ho anch'io. Solo che sono un po' più pratica di te. E in questo momento ritengo che sia più importante cercare di uscire indenni da questa situazione abbastanza pericolosa.

Beniamino - (ha capito) Beh... sì, hai ragione... Scusami se mi sono lasciato traspor­tare...

Celestina - E ti assicuro che sono rimasta molto colpita dalle tue parole; hai detto delle cose bellissime.

Beniamino - Grazie.

Celestina - Amo anch'io la poesia.

Beniamino - (incredulo) Davvero?             

Celestina - Stai a sentire. "Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera."

Beniamino - Brava.

Celestina - E prima che morisse mio marito, io non facevo questo lavoro.

Beniamino - Oh, sei vedova?

Celestina - Sì, da cinque anni. Mi sono sposata molto giovane.                                  

Beniamino - Mi dispiace, e... come mai tuo marito è... se ti va di ricordare...

Celestina - Sì, non temere, è una storia triste, ma bella, delicata. Io e Fulgenzio, mio marito, lavoravamo nel circo. Fulgenzio era un clown del tutto particolare, direi un clown-mimo e lavorava praticamente sempre da solo. L'unica sua partner, quando occorreva, ero io. E le storie che raccontava erano dolci, poetiche, seb­bene velate di malinconia, quella malinconia che è parte intrinseca della ma­schera clownesca. (pausa, sospira nel ricordo) È morto sul lavoro.

Beniamino - Come? facendo il clown?

Celestina - Devo mostrarti un suo pezzo, solo così comprenderai quanto e perché è successo, (D'ora in poi, Celestina camminerà, mimerà, gesticolerà, si muoverà, rappresenterà l'azione come farebbe un mimo, senza quindi proferire alcuna pa­rola. Questo deve essere ben chiaro; anche se nella descrizione del pezzo si use­ranno delle espressioni, lei sarà muta come muto e completamente rapito dalla bravura di Celestina rimarrà il nostro caro Beniamino. Si può eventualmente, se si ha l'animo particolarmente sensibile, far illuminare Celestina da un argenteo raggio di luna. Tanto per ribadire il concetto: Celestina ora si esprimerà sol­tanto nell'arte del mimo. Il tutto si divide in quattro fasi.

1a fase: Celestina sta camminando in un sentiero dove l'ombra delle fronde degli alberi spezza la luce del sole che splende nell'azzurro cielo. Ella è raggiante e alza il viso verso i cinguettii degli uccellini che gli stanno tutt'intorno; poi, con lo sguardo, segue il volo di una farfalla finché le si posa sul braccio; la fissa per pochi attimi quindi la farfalla riprende a volare, seguita dallo sguardo dolce di Celestina. È tutto bucolico, anche il calabrone che sta ronzando attorno a lei. Celestina assume un'espressione, appena percettibile, di timore, roteando gli occhi nella direzione che prende il calabrone. Anche questi si allontana e in lei ritorna il sorriso. Ma subito la sua attenzione è attratta da un pigolio che pro­viene da terra. Cerca l'origine dei lamenti e scopre, in mezzo all'erba, un uccel­lino implume che cinguetta disperato. Teneramente lo raccoglie nel palmo della mano. Lo guarda con amore. "Dov'è la mamma, piccolino? Non lo sai? Oh, po­veretto. E il tuo nido?" Guarda sugli alberi intorno. "Non c'è, non c'è." Acca­rezza il capino dell'uccellino. "Sarò io la tua mamma." Lo stringe delicatamente al cuore e se ne va.

2 a fase: Celestina torna e sorride verso la propria spalla dove si trova l'uccel­lino ormai completo di piume. Gli porge la mano aperta dove lui becca il man­giare. Voi inclina il capo verso di luì per ascoltare quanto le sta dicendo. Ella si meraviglia poiché l'uccellino vuole provare a volare, e Celestina gli chiede di confermare se vuole veramente volare. "Sì" risponde l'uccellino e allora lei lo prende nel palmo della mano. "Sei pronto? non hai paura" » "Beh, un po' sì, però... lasciami, dai." "Bene, vai." E Celestina lo lancia in alto, seguendo, con gli occhi e il cuore, i suoi primi, incerti battiti d'ali; e, quasi subito, patapunfete! l'uccellino cade a terra. Celestina lo raccoglie ancora nel palmo. "Mica male, però, come battesimo dell'aria." "Sì, che bello, voglio provare di nuovo." "At­tento che ti lancio, via!" L'uccellino compie un volo più lungo del primo e va a cadere vicino a Celestina. Ella lo raccoglie. "Bravo, cominci a migliorare, bravo." "Ancora, e adesso voglio fermarmi sulle tue mani aperte. " "Come? ma è difficile, hai appena iniziato." "Tu metti le mani, al resto ci penso io." "Va bene, come vuoi." Lo lancia nuovamente. Volo più lungo dei precedenti e infine l'uc­cellino plana proprio sui palmi delle mani di Celestina. Il viso di lei sprizza di gioia. "Bravissimo, sei veramente in gamba, o meglio, in ala." Lo bacia amore­volmente sul capino e poi se ne va, deponendolo sulla spalla.

3 a fase: Celestina ritorna fischiettando. L'uccellino è ormai diventato adulto. Ella lo cerca in cielo, quando, di colpo, l'uccellino le si posa sulla spalla arri­vando da dietro. Celestina lo guarda, sorpresa. "Eccoti qua; non ti trovavo più e mi hai preso alla sprovvista. Dove sei stato?" "Ho girato un po'." Si alza in volo e compie, divertito, dei giri concentrici appena sopra la testa di Celestina che, anche lei divertita, cerca di evitarlo. "Hai sempre voglia di scherzare, ma se ti prendo..." Si ferma sul capo di Celestina. "No, su, vieni via da lì." Sorridendo. "Mi scompigli i capelli, birichino. Adesso ti prendo." Allunga la mano, ma lui spicca il volo. Celestina, con la mano protesa in alto. "Scappi! eh, ma verrai an­cora qui." E, riprendendo a zufolare allegramente, se ne va.

4 a fase: Celestina ritorna; si è alzata da poco. L'uccellino non risponde e Cele­stina si rabbuia in volto. "Cosa c'è?" "Devo andarmene." Celestina è sorpresa. "Come? dove?" "Vado via." Celestina è triste. "Mi lasci per sempre?" "Sì, devo volare lontano." "Lontano?" "Lontano, lontano." "Mi mancherai tanto." "Anche tu." "È giusto così, tu devi volare, volare." "Grazie, grazie di tutto." L'uccellino da un bacio a Celestina che ricambia. "Aspetta, torno subito" e s'alza in volo. Celestina lo fissa con gli occhi lucidi, poi abbassa tristemente il capo. Il frullo d'ali le fa sollevare il viso e si trova dinnanzi l'uccellino che tiene nel becco un piccolo, delicato fiore. Il volto di Celestina si illumina, pieno di commozione. Ella prende il fiore tra le dita, lo avvicina al proprio viso e ne inspira il pro­fumo, socchiudendo gli occhi. L'uccellino spicca il volo. "Addio." E, quando Celestina apre gli occhi, lui è già in alto. Immobile, con il viso proteso al cielo, stringendo a sé il fiore, Celestina osserva l'uccellino che va rimpicciolendosi sempre di più, salutandolo con la mano, mentre le lacrime le rigano dolcemente le guance. Beniamino è talmente coinvolto dalla rappresentazione così viva, re­alistica di Celestina che, con gli occhi rivolti al punto dove guarda Celestina, alza la mano e saluta anche luì, mestamente, l'uccellino. Dopo alcuni secondi, il fascio di luce argentea della luna, ricordate?, svanisce e Celestina si volge verso Beniamino che, estasiato e commosso, ora la fissa ammirato.)

Beniamino - (applaude delicatamente) Brava, brava, (si asciuga due furtive lacrime) Bravissima. (cerca di vincere la commozione aspirando con il naso) Sei stata grande, Celestina.

Celestina - Grazie, Beniamino. Ma Fulgenzio la interpretava da vero maestro.

Beniamino - Che storia tenera, ti conquista l'anima. (pausa) Però, non capisco: tuo marito è morto durante questo numero? Com'è possibile?

Celestina - No. Ma da questa interpretazione, ripetuta parecchie volte, è nato in lui un grande, dirompente desiderio: volare.

Beniamino - Volare?!

Celestina - Sì, volare, volare come volava quell'uccellino. Librarsi in aria, staccan­dosi dalle cose terrene.

Beniamino - Ma non si può. L'uomo non può volare.

Celestina - Era diventato un desiderio infinito per Fulgenzio, quasi un'ossessione. E così inventò un nuovo numero: «il clown volante», vale a dire un clown trapezi­sta e la sua esibizione avveniva là, in alto, dove volteggiava in compagnia di veri trapezisti. Si allenò assiduamente, quasi con ferocia, per raggiungere lo scopo, e ti posso assicurare che il suo numero riscosse ovunque un grande successo. E con questo io credevo che la sua voglia di volare fosse soddisfatta, ma mi sba­gliavo. Un giorno, durante un pomeriggio di riposo, si arrampicò da solo fin lassù, si lanciò con un trapezio e poi lo lasciò, buttandosi a braccia aperte e... (si commuove) e, come un novello Icaro, si schiantò sulla nuda terra. Solamente un inserviente fece appena in tempo a seguire tutta la scena...

Beniamino - (colpito) È terribile, Celestina. Chissà quanto hai sofferto. (Celestina è a capo chino; Beniamino allunga una mano e delicatamente le sfiora i capelli) Mi spiace tanto, veramente...

Celestina - Grazie. (si riprende) Beh, ora bando alla malinconia e pensiamo a noi due. (guarda lontano) C'è ancora quella luce, la vedi?

Beniamino - (guardando anche lui) Sì. Che strano effetto, però. Un piccolo lume, che fende il buio della notte, diventa un approdo sicuro, un tranquillo rifugio per dei viandanti sperduti come noi.

Celestina - Su, andiamo.

Beniamino - Subito. (prende l'uovo e segue Celestina; i due spariscono verso la parte del teatro da loro indicata)

FINE DELL'INTERMEZZO


SECONDO TEMPO

La scena rappresenta una sala. E qui sarà meglio chiarire subito una cosa: non si tratta di una abitazione normale, o meglio, è l'atmosfera, di cui essa è tutta impre­gnata, che è misteriosa, magica e quindi, a parte determinati elementi che man mano descriverò, sta alla sensibilità del regista produrre questa atmosfera arcana con i mobili, le suppellettili, gli oggetti, le luci, la musica, gli umori, gli odori, i rumori, i colori. Insomma, sarebbe bello che il pubblico percepisca sulla pelle e nella pelle, subito, anche al buio, le sensazioni e le vibrazioni emanate da un ambiente strano, occulto, esoterico.

A sinistra l'uscio d'entrata; a destra la porta che da' alla camera laboratorio-esperi­menti di Arsenica e alla stanza della nonna; al centro un'apertura fissa, senza porta voglio dire (perché non farla ad arco?); dietro c'è un corridoio che a destra conduce agli altri vani della casa mentre a sinistra da' all'esterno, sul retro dell'abitazione; in centro, oltre l'apertura fissa, quindi al di là del corridoio, sulla parete di fondo, c'è una bella e massiccia porta completamente nera. Qualora ci fossero problemi per la porta nera, poiché da lì si entra e si esce, essa può essere eliminata e le relative en­trate e uscite avverranno (a scelta della regia) o nella parte destra o sinistra del cor­ridoio.

Quando la luce le mostrerà, la porta nera sarà parzialmente aperta e quella di destra completamente aperta. All'apertura del sipario la scena è totalmente buia e quindi non si vede nulla. Si ode ogni due, tre secondi un rumore simile a questo: gniu... gniu... gniu... gniu... gniu... provenire dal lato destro della scena. Da fuori, a sinistra, si sentono le voci di Beniamino e Celestina che sono giunti nei pressi dell'ingresso principale.

Beniamino - Non c'è più alcun lume. È tutto buio.

Celestina - È strano. Pochi istanti fa la casa era illuminata.

Beniamino - Saranno andati a dormire.

Celestina - Accidenti, proprio adesso.

Beniamino - Cosa facciamo?

Celestina - Suoniamo il campanello, sperando di non disturbare troppo.

Beniamino - (silenzio) Io non sento alcun suono e tu?

Celestina - Fai provare a me. (silenzio) No, non squilla. Sarà guasto.

Beniamino - E se mancasse la corrente?

Celestina - Può darsi. Beh, non so, proviamo a... oh, la porta è solo socchiusa; guarda, l'ho toccata e si è spostata.

Beniamino - E adesso?

Celestina - Direi di entrare. Su.

Beniamino - Vai avanti tu. (la porta si apre lentamente e, naturalmente, e accompa­gnata da un cigolio impressionante. I due parlano sottovoce)

Celestina - Che rumore infernale.

Beniamino - Mi fa venire la pelle d'oca... brrr...

Celestina - Quest'uscio ha bisogno di essere oliato.

Beniamino - Mamma mia, che buio. Vedi qualcosa, Celestina?

Celestina - Quello che vedi tu: il buio. (i due sono dentro, ma anche loro, come tutta la scena, sono invisibili)

Beniamino - (comincia a impaurirsi un poco) Ehm... la porta... la chiudo?

Celestina - Sì. (Beniamino esegue, sempre con lentezza, causando nuovamente l'as­sordante cigolio) È tremenda. Se ci fosse un cimitero nelle vicinanze, tutti i de­funti si desterebbero dal lungo sonno.

Beniamino - (sempre più timoroso) Ti prego, Celestina, non mi sembra il momento di parlare di... di queste cose. (silenzio; spaventato) Celestina, dove sei?

Celestina - Sono qui, non agitarti.

Beniamino - Ma... cosa fai?

Celestina - Sto cercando l'interruttore della luce... ah, eccolo... (lo preme alcune volte) niente... non c'è luce...

Beniamino - Ce l'hai la pistola?

Celestina - No. L'ho lasciata in macchina. Si è rotta, non funziona più.

Beniamino - E se...

Celestina - Sssstttt... senti... (gniu... gniu... gniu... gniu... gniu...)

Beniamino - Co... co... cos'è?...

Celestina - Viene da quella parte là. (poi Celestina inizia ad annusare con forza)

Beniamino - E... e quest'altro rumore, cos'è?...

Celestina - Sono io, sto annusando.

Beniamino - (meravigliato) Stai annusando?

Celestina - Sì, non senti che strano odore?

Beniamino - (annusa anche lui) È vero. Ma non è molto buono.

Celestina - Per me è nuovo, originale. Chissà da dove scaturisce.

Beniamino - E se facessimo un po' di luce? Gli agenti segreti non portano con sé una torcia?

Celestina - Io no. Però ho sempre con me una scatola di fiammiferi di legno. Non si sa mai.

Beniamino - Bene. Prova con quelli, così vediamo dove siamo finiti. (Celestina ac­cende un fiammifero e finalmente si intravedono i loro volti. I due stanno guar­dando verso il proscenio e sono a circa un paio di metri dalla porta di entrata, e alle loro spalle, tra i loro  visi, appare per pochi secondi il volto di Lugubre che essi non notano. Poi scompare. Lugubre ha il classico viso di chi si chiama con questo nome: pallido, di un pallore che più pallido non si può; magro, direi sca­vato; capelli nerissimi; occhi un po' fuori dalle orbite. Beh, sì, devo ammetterlo, non è per niente bello - nel senso classico della bellezza - e vi assicuro che se lo incontraste da soli, all'angolo di una strada poco illuminata, in una notte neb­biosa e sema luna, morireste soffocati perché, come si dice, "il cuore vi balzerà in gola". Comunque, nonostante le apparenze, Lugubre è una brava persona, ma sapete com'è, oggi è più importante l'aspetto esteriore dell'anima. Celestina alza il fiammifero davanti a sé e poi verso la porta di sinistra Sspaventato) Co... cos'è quel... quel mostro là? (indica sopra l'uscio)

Celestina - (alzando ancora di più il fiammifero) Mi sembra... un gufo.

Beniamino - Un gufo?!

Celestina - Ahi! (spegne di colpo il fiammifero che la stava scottando)

Beniamino - Ti sei scottata?

Celestina - Quasi.

Beniamino - Sei sicura che sia un gufo?

Celestina - Lo vediamo subito. (accende un altro fiammifero e illumina lo strano animale) Sì, è proprio un gufo impagliato. (Lugubre appare di nuovo alle loro spalle)

Beniamino - E quelli di questa casa tengono un gufo impagliato sull'uscio di entrata?

Celestina - È simpatico, però.

Beniamino - Ma che gusti! Un gufo imbalsamato. Brrrr...

Celestina - Saranno persone un po' strane. (spegne il fiammifero)

Beniamino - E dove sono finiti? La porta è aperta e poi questo continuo gniu, gniu, gniu...

Celestina - (sempre al buio) Silenzio, Beniamino!

Beniamino - Che... che c'è?

Celestina - Non respirare!

Beniamino - Non... respir...

Celestina - Ti prego, trattieni il fiato per alcuni secondi. (silenzio assoluto, rotto so­lamente dal solito gniu... gniu... gniu... Dopo parecchi secondi, Celestina ac­cende di nuovo un fiammifero. Sono ancora entrambi rivolti al proscenio e vicini l'uno all'altra. Lugubre non c'è più. Celestina si guarda alle spalle) Mi sem­brava di aver udito qualcuno respirare vicino al mio orecchio. (Beniamino è an­cora teso nello sforzo di trattenere il fiato: gli occhi sbarrati, le guance gonfie e paonazze; egli sta ormai o svenendo o scoppiando) Non c'è nessuno eppure... tu hai udito qualcosa? (Beniamino non risponde) Hai capito? (Celestina lo guarda e Beniamino le fa segno, disperatamente, che i polmoni gli stanno scoppiando. Dietro loro riappare il viso di Lugubre) Ma che fai? Respira! respira! (gli molla uno sberlone sul petto e Beniamino, finalmente, può sgonfiarsi di colpo e com­piere alcuni lunghi e bramosi respiri. Il fiammifero si spegne) Ma cosa combini, Beniamino?

Beniamino - Eh, mi avevi detto di non respirare e...

Celestina - (mentre accende nuovamente un fiammifero; Lugubre è scomparso) Sì, ma non di morire asfissiato. Vediamo un po' la parete dietro noi. (si gira e si av­vicina alla parete alla sinistra dell'apertura centrale, alzando il fiammifero la cui tetra luce illumina una grossa cornice dorata che racchiude il ritratto di un interessante uomo)

Beniamino - Che bello, sarà un loro antenato.

Celestina - Mi sembra di conoscerlo.

Beniamino - Com'è possibile?

Celestina - (levando più in alto il fiammifero) Sì, è un volto familiare.

Beniamino - Sarà un personaggio famoso. Io, però, non so chi sia.

Celestina - Ma sì! è lui! guarda i denti!

Beniamino - Che denti?

Celestina - I canini superiori. Vedi che sono più lunghi degli altri. (si spegne il fiammifero)

Beniamino - E allora?

Celestina - È il conte Dracula!

Beniamino - (balbettando per il terrore) Ch... ch... che co... cosa? Il vam... vam... vampiro?

Celestina - Sì, il personaggio del libro di Bram Stoker.

Beniamino - Ma... ma chi appende in casa il ritratto di Dracula?

Celestina - (accende ancora un fiammifero) È un ottimo quadro, però. (sorridendo) Speriamo che non sia proprio un antenato degli abitanti della casa.

Beniamino - E, tu scherzi, ma io sono un po' spaventato. I vampiri vivono di notte e io ci tengo al mio sangue, gruppo zero, RH positivo.

Celestina - Lasciamo perdere i vampiri e vediamo invece di trovare qualche anima viva. (il fiammifero si spegne e il suono dirompente di un organo vibra "in tutta la casa. E, pochi attimi dopo, la luce, quella elettrica, va e viene repentinamente e continuatamente, creando un effetto simile a quello che oggi vediamo nelle di­scoteche. Mentre la musica d'organo impazza, al gioco della luce che si spegne e si accende, si intravedono Beniamino e Celestina che si spostano, guardandosi attorno sempre più attoniti, e, nella parte destra, sul fondo, una sedia a dondolo sulla quale logicamente si dondola Mamma Agatha; ecco spiegato il famoso ru­more: gniu... gniu... gniu... Ella, concentrata al massimo, occhi spalancati, ha lo sguardo fisso in avanti, oltre il proscenio. Poi, quando il suo viso si rilassa e le palpebre si abbassano, la luce rimane accesa e la musica di colpo finisce. Be­niamino, atterrito, ha un braccio piegato davanti al viso, in un gesto di difesa, e con l'altro stringe, protettivo, l'uovo al petto; mentre Celestina è nella classica posizione di attacco delle arti marziali. Per alcuni secondi, i tre rimangono im­mobili nelle loro posizioni, beh, la sedia a dondolo continua a dondolare)

Mamma Agatha - (volgendo il viso versi di loro) Benvenuti nella dimora di Mamma Agatha. (i due si ricompongono, assumendo un atteggiamento più consono alla presenza di Mamma Agatha)

Beniamino - Grazie.

Celestina - Buonasera.

Mamma Agatha - Vi aspettavo. Vi "ho visti" nel bosco,

Beniamino - Ci aspettava?

Celestina - Come ha potuto vederci? Era anche lei nel bosco?

Mamma Agatha - È mezz'ora che sto qui seduta.

Celestina - Ma, allora?

Mamma Agatha - Io possiedo delle doti particolari. (i due la guardano increduli. Mamma Agatha accenna un sorriso) Non sono pazza. Capirete più tardi.

Beniamino - E... la luce?

Mamma Agatha - Oh, quella è la cosa più semplice. (pochi secondi di silenzio e di concentrazione, e la luce si spegne per riaccendersi quasi subito) Visto?

Celestina - Ma non si è mossa dalla sedia a dondolo!

Mamma Agatha - Non ne ho bisogno. È così comodo,

Beniamino - Lei è una strega!

Mamma Agatha - (sorride) Non mi vedo proprio con un cappello a cono, una cappa nera, librarmi nell'aria a cavalcioni di una scopa per accorrere, a mezzanotte in una radura, a un sabba, e cantare e danzare attorno a un malefico calderone. No, non sono una strega.

Celestina - Ho capito: lei è una persona dotata di poteri paranormali.

Mamma Agatha - Non è la definizione che conta. Importanti sono queste forze vitali e misteriose che si sprigionano dal mio essere. Sin da ragazzina ho vissuto in loro compagnia.

Celestina - Ehm... e adesso vede altre persone nel bosco?

Mamma Agatha - Ehi, non è come mangiare un cioccolatino! Sono dei flash che mi appaiono nel "terzo occhio", ma richiedono parecchia concentrazione. Perché? c'è altra gente là fuori?

Beniamino - Può darsi.

Mamma Agatha - (dopo attimi di silenzio) Sento il ti more emanarsi dalla vostra au­rea. Siete in pericolo, vero?

Celestina - Sì, e la sua casa può esserci d'aiuto.

Mamma Agatha - Consideratevi miei ospiti. E lei, perché non depone quell'uovo? Ha paura di perderlo?

Beniamino - Sì, no, sa, è l'uovo di zia Clotilde; me l'ha regalato oggi, giorno di Pa­squetta. Vede, mia zia Clotilde vive nel paese qui sotto ed è stata tanto sfortunata perché...

Celestina - (interrompendolo) Lascia perdere, Beniamino. Mettilo lì, sarà al sicuro. (gli indica l'angolino libero che c'è tra la parete di sinistra e il divano che si trova sotto il quadro di Dracula, sì, perché sotto quell'inquietante figura c'è un divano)

Beniamino - Va bene. (va a depositarlo, dando un'occhiata preoccupata al Conte Dracula) È un vampiro, vero signora?

Mamma Agatha - Mamma Agata, chiamatemi così. Sì, è il papà dei vampiri, il Conte Dracula. Non le piace?

Beniamino - Beh, bello è bello... siete parenti?

Mamma Agatha - Parenti? (sorride) No, per niente. L'ha dipinto mio marito. È stato il suo regalo per il mio 55° compleanno.

Beniamino - Ah, capisco; originale, proprio originale... bene, meglio così.

Celestina - (annusando l'aria) Questo... ehm... profumo, da dove viene?

Mamma Agatha - È mia figlia. (indica la porta aperta a destra) È di là che sta pre­parando una nuova pozione. È una specialista in quel campo. Buono, però, que­sto odorino.

Celestina - Beh, sì, un po' acre, forse. (di nuovo esplode la musica d'organo e quasi, subito, dal centro, proveniente da destra, erompe in scena Nonna Apocalisse, alla massima velocità consentito dalla sua carrozzella. Ha in grembo una frusta. Ella s'arresta con una frenata imperiosa e fissa con occhi di fuoco i due nuovi venuti. La musica si attenua e la vecchina apre la dolce boccuccia)

Nonna Apocalisse - Ed ecco un cavallo verdastro e chi lo montava aver nome Morte e gli veniva dietro l'Ade; e fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra, di fare strage con la spada, con la fame e con la morte e con le fiere della terra! (l'entrata e le tremende parole di Nonna Apocalisse lasciano Celestina e Beniamino paralizzati dalla sorpresa)

Celestina - (educatamente) Buonasera.

Beniamino - (intimorito) Salve.

Nonna Apocalisse - (scatta velocemente verso la porta di sinistra e poi, voltandosi di colpo verso i due) Tuoni, lampi, fulmini e saette precipiteranno su di voi! (schiocco di frusta)

Beniamino - (sottovoce a Celestina) Ma era così sereno sino a poco fa.

Nonna Apocalisse - Taci, uomo, taci! La folgore divina non avrà pietà degli empi e nessuno si salverà! (riparte di botto e la carrozzella sfreccia dinnanzi ai tre per scomparire oltre la porta di destra. C'è qualche attimo di silenzio)

Mamma Agatha - Mia suocera. Non temete, è innocua. Dovete solo abituarvi alle sue improvvise apparizioni e ai suoi anatemi che scaglia regolarmente contro tutti e contro tutto. È per questo che la chiamiamo Nonna Apocalisse. Ma è così cara; non farebbe male a una mosca.

Celestina - Testimone di Geova?

Mamma Agatha - No, caduta da cavallo.

Beniamino - Ah, una nuova setta religiosa.

Mamma Agatha - Chi?

Celestina - Cosa dici, Beniamino?

Beniamino - Perché, tu la conosci?

Celestina - Che cosa?

Beniamino - La setta "Caduta da cavallo". Io non l'ho mai sentita nominare.

Mamma Agatha - Nonna Apocalisse è caduta da cavallo cinque anni fa. Non siamo riusciti a dissuaderla di smettere di cavalcare e così, a 75 anni, ha capitombolato malamente, ed eccola là, paralizzata e apocalittica. È una vecchietta così dolce e carina.

Nonna Apocalisse - (rientra, si ferma e con il braccio levato in alto) Desolazione, l'immane desolazione avvolgerà i malvagi. l'abominio degli abomini non scalfirà la corazza dei giusti! Tremende, oh sì, tremende sofferenze per tutti i peccatori! (sfreccia nell'apertura centrale, sparendo a destra)

Beniamino - (sorridendo stupidamente) Eh, però è ancora in gamba, Nonna Apoca­lisse.

Celestina - Beh, proprio "in gamba" non direi, Beniamino.

Mamma Agatha - Non c'è dubbio che, a parte la paralisi e la sua fissazione, è com­pletamente sana. Sta molto bene. (Beniamino, nel frattempo, va a controllare l'uovo da destra entra Arsenica. Ha la medesima età di Celestina. Non è sen­z'altro una brutta ragazza, anzi! Ha tutte le apparenze di una brava e normale ragazza di buona famiglia. Ciò che può incrinare queste certezze è il fatto che tiene con le dita, a penzoloni, una coda di topo e attaccata ad essa c'è il padrone della coda: un topolino completamente stecchito. Arsenica si ferma alla vista di Celestina. Non nota ancora Beniamino nell'angolo, accanto all'uovo)

Arsenica - Chi è?

Mamma Agatha - (si alza) Oh, Arsenica, abbiamo due ospiti. Questa è Celestina e quello è Beniamino. Mia figlia Arsenica.

Celestina - Buonasera.

Beniamino - (compito) Buonasera.

Arsenica - Benvenuti. (rimane a fissare, come abbagliata, Beniamino, il quale, im­barazzato, da delle occhiate al proprio abbigliamento come se cercasse qual­cosa fuori posto)

Mamma Agatha - Com'è andata, cara? Il record? (la figlia è come rapita da Benia­mino) Arsenica!

Arsenica - (destandosi) Sì, mamma, l'ho battuto di tre centimetri.

Mamma Agatha - Tre centimetri? Diavoli dell'inferno! Che bel colpo! Tre centimetri con un solo salto! Quasi incredibile!

Arsenica - Sì, un risultato veramente eccellente, ma io voglio superare i due metri e sinora sono giunta a un metro e novantuno.

Mamma Agatha - Non avere fretta. Con calma e pazienza ci arriverai. Molto di­pende dalla forza del soggetto che sottoponi alla prova, e dalla qualità sempre migliore della pozione.

Arsenica - Oh, mamma, questo (indica il topolino), no, nostante sia così piccolo, è stato grande. (gli si illuminano gli occhi) Dovevi vederlo, mamma! Ha bevuto e poi ha compiuto un balzo, ma un balzo spettacoloso. Ha stracciato il vecchio re­cord che resisteva da due settimane. (accarezzandolo) Caro, caro topolino, ti sei meritato una degna sepoltura. (mentre Beniamino e Celestina si scambiano delle occhiate, perplessi, Arsenica va vicino a Beniamino e rimane a fissarlo con un leggero sorriso)

Mamma Agatha - Ho capito che non avete capito. Arsenica ha fatto bere la pozione che stava preparando a quel topolino. Sapete, l'effetto del preparato è straordina­rio: la cavia s'irrigidisce un attimo, spalanca gli occhi, emette un soffio prolun­gato, e poi schizza perpendicolarmente verso l'alto, quindi piomba a terra.

Celestina - Oh, poverino, morto?

Mamma Agatha - Stecchito, prima ancora di toccare il pavimento. (Beniamino, a disagio per lo sguardo di Arsenica, sì siede sul divano) Vero, Arsenica? (la fi­glia è incantata da Beniamino) Arsenica!

Arsenica - (si riscuote) Sì, mamma?        

Mamma Agatha - Quando muore la cavia?

Arsenica - Nello stesso istante in cui raggiunge l'apice del salto. Nella frazione se­guente, quando inizia la discesa, è ormai un morbido cadaveruccio.

Celestina - Quindi si tratta di veleno.

Arsenica - Beh, diciamo che per gli animali, gli effetti secondari di questa pozione sono un poco deleteri.

Mamma Agatha - Non sappiamo quale reazione può provocare all'essere umano.

Arsenica - (angelica) È vero, non l'ho mai provata sull'uomo.

Beniamino - (indicando l'animaletto) E i topi... dove... dove si trovano?

Arsenica - Oh, qui intorno ce ne sono parecchi. Il cacciatore è mio fratello.

Mamma Agatha - Capite, quindi: Arsenica prova la sua pozione e contemporanea­mente ci liberiamo dei piccoli roditori.

Celestina - Non sarebbe meglio con un gatto?

Arsenica - Ci ho provato, ma sono animali troppo pesanti e il salto massimo è stato soltanto di 70 cm.

Celestina - (sempre più sorpresa) Veramente... intendevo il gatto nel senso di cac­ciatore di ... (si sente un ululato - io direi, meglio se femminile - che si diffonde in tutta la casa. Dapprima malinconico, poi doloroso, poi come dei brevi lamenti a colpi, e quindi silenzio. Silenzio. Beniamino scatta in piedi, spaventato, mentre Arsenica è tornata a mangiarselo con gli occhi)

Beniamino - Co... cos'è?

Mamma Agatha  - Nulla. È mio figlio che mangia.

Beniamino - Ah, perché... lui... mentre mangia... ulula?

Mamma Agatha - Ma non è Lugubre che ulula.

Celestina - Chi?

Mamma Agatha - Lugubre è il nome di mio figlio. Ripeto, non è lui che ulula; è ciò che mangia che ulula.                       

Beniamino - (ormai terrorizzato) No, anche un cannibale! (si lancia verso l'uscio di sinistra, dimenticando persino l'uovo) Me ne vado, sì ho deciso! Vieni Celestina, lasciamo questa...

Arsenica - (mettendosi fra lui e la porta) Ma cos'hai capito, Beniamino? Lugubre ha appena mangiato una Carnula.

Celestina - (allibita) Una... che?

Mamma Agatha - Una pianticella di Carnula. Non c'è nulla da temere. Vedete, Lu­gubre è affetto da una forma di anemia perniciosa, sì insomma, è un pochettino anemico; e contro questa malattia una cura molto efficace è quella di mangiare la Carnula durante le notti di plenilunio. La Carnula è un incrocio tra una pianta carnivora e una pianta ululante, ed è stato ottenuto dallo stesso Lugubre. Egli coltiva la Carnula dietro la cappella di famiglia. (indica la porta nera) Quando Lugubre addenta la Carnula, essa lancia un ululato triste e doloroso, un lamento di morte. (a Beniamino) Beh, lo farebbe anche lei se venisse triturato da una bocca con 32 denti perfettamente sani.

Beniamino - (rabbrividendo) Sì, penso proprio di sì...

Celestina - E Lugubre ha ottenuto dei giovamenti da questa Carnula, la pianta carni­vora che ulula?

Arsenica - Oh, sì, notevoli miglioramenti. Lo vedrete anche voi. (un altro ululato simile al precedente e, quando tutto è silenzio, proveniente da sinistra, appare al centro Lugubre che sta muovendo le mandibole nella classica azione del masti­care. Il suo viso è sempre bianchissimo)

Lugubre - (dopo aver deglutito) Buonasera.

Celestina - Buonasera.

Beniamino - Buonasera. Buona?

Lugubre - Ottima. Questa sera la Carnula è veramente al punto giusto.

Beniamino - Cruda?

Lugubre  - Certo, va mangiata cruda. (si avvicina a Beniamino che da un po' di tempo è pallidissimo) Uhm... soffre anche lei di anemia, vero? Il suo viso è così chiaro.

Beniamino - Io?

Lugubre - Vuole provare la Carnula? Non può farle che bene.

Beniamino - No. Io... ho preso solo un po' di freddo... là, nel bosco.

Lugubre - (guardando il topolino di Arsenica) Quanto?

Arsenica - Un metro e novantuno, Lugubre, 1 e 91! Ho fatto il record!

Lugubre - Andiamo a seppellirlo?

Arsenica - Grazie, ma mi aiuterà Beniamino.

Beniamino - Io? e dove?

Mamma Agatha - Nel cimitero degli animali, a lato della cripta che è vicina alla cappella.(indica sempre la porta nera)

Beniamino - (preoccupatissimo) La cripta... c'è una... cripta?

Arsenica - Sì, è la cripta di famiglia, accanto alla cappella. (indicando la porta nera) Vedi, quella è la porta della cappella.

Beniamino - E nella cripta... ci sono... i... morti?...

Arsenica - Ma certo, caro Beniamino; i nostri cari che ci hanno preceduti nelle brac­cia della Signora con la falce.

Celestina - E avete anche un cimitero degli animali?

Mamma Agatha - Sì, dove trovano un'accogliente sepoltura queste piccole creature.

Arsenica - (prende per un braccio Beniamino) Andiamo, Beniamino.

Beniamino - (guarda Celestina, in cerca di aiuto) Celestina.

Celestina - Vorrei venire anch'io.

Arsenica - (decisa) In due bastiamo!

Mamma Agatha - Lugubre, tu poi mostrare alla signorina la tua coltivazione di Car­nula. È interessata, vero?

Celestina - Sì, certamente. Sono incuriosita da questa Carnula, una pianta carnivora che viene mangiata. (a Lugubre) Ne mangerà ancora questa notte?

Lugubre - Altre sette, almeno. Devo approfittare di queste lune propizie.

Mamma Agatha - Ricordati di lavarle, prima di ingoiarle.

Lugubre - Sì, mamma. Lo faccio sempre alla fontana che sta fuori. (si avvicinano tutti e quattro all'apertura centrale e, mentre Arsenica trascina Beniamino, avendo occhi solo per lui, Lugubre si rivolge a Celestina) Va mangiata freschis­sima, appena colta, una pulitina veloce sotto l'acqua e poi gnam, gnam, gnam. (escono al centro, andando a sinistra. Una dolce musica d'organo si diffonde nella notte, mentre Mamma Agatha aggrotta le ciglia di colpo come se qualcosa l'avesse improvvisamente messa in allarme, e fissa la porta d'ingresso. È tesa, come se cercasse di vedere all'esterno)

Mamma Agatha - Mi sembra di avvertire... sì... sì... pericolo... c'è del pericolo... (ella si mette sulla sedia a dondolo, abbassa leggermente il capo, preme le mani contro la fronte, poi si appoggia alla spalliera, rimanendo con gli occhi fissi verso il vuoto. In questo momento ripiomba in scena Nonna Apocalisse e la mu­sica si attenua d'intensità, trasformandosi però in un ritmo più vorticoso)

Nonna Apocalisse - Cieli, terre, mari e monti, stelle e pianeti, alberi da frutta e al­beri senza frutta! Gli abissi infernali si apriranno, incommensurabili su tutte le vostre generazioni! Oh, sì, sprofonderete nel tenebroso nulla!

Mamma Agatha - (che perde completamente la concentrazione) Oh, no, Nonna Apocalisse, proprio ora dovevi intervenire, nel momento meno propizio.

Nonna Apocalisse - (con voce stridula) Non c'è! non c'è! È sempre il momento pro­pizio! Guai, guai città grande, Babilonia, città potente! In un solo istante è ve­nuto il tuo giudizio! E i mercanti della terra piangono e gemono su di te! (schiocco di frusta; poi si ode un altro ululo di Carnula)

Mamma Agatha - (tra sé) Questa sera la cara nonna è al massimo. È sempre così quando ci sono le notti di luna piena. E la medicina di Arsenica non le giova molto in questi frangenti. Bisognerà che ne esperimenti un'altra più potente. (alla suocera) Nonna Apocalisse, per piacere, vai a bere la tua medicina. Ti fa così bene.

Nonna Apocalisse - Sì, cara Agatha! Ma il marcio putrefatto corroderà le ossa dei depravati e il serpente sgranocchierà i fetidi resti rimasti! (gira la carrozzella, mettendosi di profilo al proscenio) Vado a bere il nettare degli dei! (si lancia ol­tre la porta di destra. La musica ritorna a un dolce ritmo)

Mamma Agatha - (tra sé, riflettendo) Sgranocchiare. Chissà come fa il serpente a sgranocchiare? (scuote la testa) Mah. (si prepara nuovamente a concentrarsi, ma dopo alcuni secondi un ennesimo ululato ài Carnula lacera il silenzio e Mamma Agatha si ridesta) Niente, è impossibile concentrarsi, per tutte le ossa della cripta! E pensare che durante le notti di plenilunio i miei poteri raggiun­gono la massima intensità. E c'è, sì, c'è pericolo. Lo sento vibrare nella pelle. (rientrano dal fondo Celestina e Lugubre, il quale sta terminando di masticare la povera Carnula che ha da poco esalato l'ultimo ululo.)

Celestina - (a Mamma Agatha) Sono delle belle piante, queste Carnule.

Mamma Agatha - Senza dubbio. Lugubre se ne occupa con grande amore. È più il tempo che passa con loro che quello che dedica alla caccia ai topi.

Lugubre - Mi piace stare in mezzo alle mie Carnule. Le conosco tutte, e le più pic­cole sono così tenere, così fragili che hanno bisogno di attenzioni continue. Solo curandole amorevolmente potranno crescere forti e vigorose, pronte per finire nelle mie fauci.

Celestina - Certo che ci vuole molta pazienza e molta passione per ottenere delle piante così... così vive. Complimenti a lei, Lugubre.

Lugubre - Grazie, signorina Celestina.

Mamma Agatha - Avete notato qualcuno o qualcosa di strano?

Celestina - (è subito in allarme) Perché?

Mamma Agatha - Ho una sensazione...

Celestina - (scatta il suo istinto guerriero; è già pronta a difendersi, ma, soprat­tutto, ad attaccare) Non si preoccupi, Mamma Agatha, sono pronta... oh, Be­niamino è fuori e la busta è ancora nella sua giacca... (è interrotta dall'entrata, dal centro, di Beniamino che è inseguito da Arsenica. Beniamino è sempre più imbarazzato dal comportamento di Arsenica, così appiccicaticcio)

Arsenica - Una breve, ma bella cerimonia, vero Beniamino?

Beniamino - Sì, il topolino è già sotto terra. (Arsenica cerca di toccare con il capo la spalla di Beniamino, il quale si sposta, avvicinandosi a Celestina e anche lei si avvicina a lui, fissando con gelosia Arsenica. Eh, sì, avete letto bene, proprio con gelosia)

Celestina - Hai visto qualcuno, fuori?

Beniamino - No. Pensi che stiano arrivando?

Mamma Agatha - Vi stanno inseguendo?

Celestina - È possibile.

Mamma Agatha - Non abbiate timore, qui siete al sicuro.

Beniamino - Grazie.

Celestina - Mamma Agatha, chi suona così bene l'organo?

Mamma Agatha - È Armonium, di là, in cappella.

Celestina - Suo marito?

Mamma Agatha - No, mio marito è morto quattro anni fa: era un ottimo organista.

Celestina - Mi spiace. (Arsenica da braccetto a Beniamino che, a disagio, cerca di divincolarsi)

Lugubre - Armonium, di preciso, non sappiamo chi è. È capitato qui tre anni fa e non se ne è più andato. E con lui le maestose note dell'organo sono tornate a diffon­dersi nella nostra dimora.

Celestina - Suona in un modo veramente eccellente.

Mamma Agatha - Oh, è una cosa alquanto strana. (la musica finisce) Perché Armo­nium è soltanto un discreto organista, non paragonabile a mio marito; ma, quando ci sono le notti di luna piena, si trasforma, diventa un esecutore impareg­giabile e suona in maniera divina.

Celestina - Come un licantropo.

Lugubre - Sì, Armonium è una specie di musicista licantropo.

Arsenica - (sottovoce a Beniamino) Vieni sul divano. Beniamino - No, sto bene in piedi. (dalla porta nera appare Armonium, portandosi in scena. Egli è vestito di tutto punto da organista)

Mamma Agatha - Armonium, lei è Celestina e lui è Beniamino; sono nostri ospiti. (Armonium fa un cenno di saluto con il capo)

Beniamino - Buonasera.

Celestina - Buonasera, e complimenti, lei suona divinamente bene. (Armonium rin­grazia con un cenno del capo)

Beniamino - Ha studiato al conservatorio? (Armonium gli fa capire che l'ha frequen­tato solo tre anni. Celestina e Beniamino, a causa del suo silenzio, guardano perplessi gli altri familiari)

Mamma Agatha - Armonium non parla, mai: è muto.

Beniamino - Oh, mi dispiace.

Celestina - Anche a me, tanto. (Armonium fa capire che non è niente di grave; lui ci sente bene e può farsi intendere a gesti. E qui accade quello che più nessuno si aspettava, anche voi, vero? La porta d'ingresso si spalanca di botto, facendo sussultare tutti i sei presenti, e sulla soglia compare la sinistra figura del 2° agente segreto che stringe nella mano una pistola. Il suo stato è, direi, pietoso: ha un braccio, quello colpito dalla scarpata di Celestina, appeso al collo con un foulard o un fazzoletto; una guancia e un occhio sono del tutto violacei, quasi nerastri; fa due passi all'interno e zoppica vistosamente, mentre, come meglio può, richiude il cigolante uscio.)

2° Ag. segreto - Eccoli qua, i due maledetti! e che bella compagnia! Fermi tutti dove siete! (scruta meglio gli abitanti della casa) Mamma mia, che gente strana che c'è qua dentro. (a Beniamino e Celestina) Cosa credevate? che avremmo rinun­ciato a inseguirvi? Siete proprio degli ingenui. La preda va scovata, sempre, sino alla morte!

Celestina - II mio compagno?

2° Ag. segreto - (fa segno con la pistola verso il pavimento) È giù.

Celestina - È giù?

2° Ag. segreto - Sì. Ah, ah, ah. (risata sarcastica) All'inferno! Sta facendo compa­gnia a Belzebù!

Beniamino - È... è morto?

2° Ag. segreto - Mortissimo. Il mio amico l'ha sistemato per bene. Ci siamo divisi, ma fra poco sarà qui anche lui.

Celestina - Maledetti!

2° Ag. segreto - Tu sei maledetta! Guarda come mi hai ridotto, dannata spia fem­mina! (sbuca da destra Nonna Apocalisse e si ferma al centro con la frusta puntata verso il 2° agente segreto che compie, nei limiti a lui consentiti, un balzo dallo spavento) E questa chi è?

Nonna Apocalisse - Un'altra bestia salirà dal ventre della terra, con dieci corna e sette teste. E lingue di fuoco usciranno dalle sue bocche e corroderanno le tue ossa!

2° Ag. segreto - Ma che accidenti stai blaterando? Taci, vecchia megera! E togliti da qui! altrimenti ti buco la carcassa!

Mamma Agatha - Vieni vicino a me, Nonna Apocalisse.

Nonna Apocalisse - (dopo aver schioccato la frusta e mentre torna verso la porta di destra) La notte divorerà le tue viscere. Scempio, grande scempio! (si ferma e si gira a fissare il 2° agente segreto le posizioni dei presenti, a parte il 2° agente segreto, sono come fra poco indicherò, contrassegnando tutti con un numero, così sarà più facile spiegare i loro futuri e importanti spostamenti. Da sinistra a destra sono in scena:

Arsenica n. 4

Beniamino n. 7

Celestina n. 2

Armonium n. 1

Lugubre n. 5

Mamma Agata n. 3

Nonna Apocalisse n. 6)

2° Ag. segreto - Bene, (a Beniamino) e ora tu mi consegni subito la busta. Subito! Chiaro? Altrimenti faccio una strage.

Beniamino - Sì... sì... (guarda Celestina che assentisce con il capo) Eccola... (toglie dalla tasca sinistra la busta e, tremante, la porge al 2° agente segreto)

2° Ag. segreto - (che, ricordo, ha un braccio inutilizzabile) Avvicinati e mettila nella tasca della giacca. (Beniamino si muove) Non fare scherzi! (gli mette la bu­sta nella tasca esterna della giacca) Bravo! vai, ora! (egli torna al suo posto)

Mamma Agatha - (è concentrata) II buio avanza... l'oscurità totale ci nasconderà... per te il buio sarà dentro... gelido come l'arma che impugni...

2° Ag. segreto - (quasi ringhia) Un'altra iettatrice! Ma che posto è mai questo? (la luce si spegne di colpo: buio assoluto) Fermi! tutti fermi! (Nella completa oscu­rità si odono varie esclamazioni quali: «Chi l'ha spenta» «Accendi la luce» «Fuori ci sono le stelle» «Che nessuno si muova» «Che bello il buio» «Luce!» «Non si vede nulla» «Luce o comincio a sparare» «Qualcuno ha del fuoco?» «Com'è buio, questo buio» e poi si sente un urlo agghiacciante e raccapric­ciante:aiaaaauuaahhh... ah... ah... ah..., un tonfo, quindi del trambusto, del tra­mestio, degli scalpiccii, dei rumori, delle esclamazioni soffocate per gli urti e gli spintoni. Infatti, nell'oscurità, tutti si stanno spostando. Si sente la voce di Nonna Apocalisse: « Le tenebre rapiscono il figlio delle tenebre ». Finalmente torna la luce e sul pavimento, dove prima era in piedi, giace il 2° agente segreto, a faccia in giù, con un coltello conficcato nella schiena. È completamente morto. E gli altri sette personaggi? Sono in posti totalmente diversi da quando li ab­biamo visti l'ultima volta. E qui si può apprezzare appieno l'ottima idea di nu­merarli in quanto ciò facilita l'individuazione della loro rispettiva e attuale ubi­cazione, il primo a sinistra è il n. 3; sul divano c'è il n. 1; poi c'è il n. 4; al cen­tro il n. 7 seduto in grembo al n. 6; quindi il n. 2 e infine il n. 5 seduto sulla se­dia a dondolo. La sorpresa è grandissima, il silenzio totale. Tutti gli occhi sono calamitati dal corpo inerte sul pavimento. La prima a riscuotersi è Celestina che si avvicina, guardinga, al 2° agente segreto, si abbassa e gli tocca il collo. Quindi si volta verso gli altri sei che, immobili, la stanno attentamente osser­vando, ciascuno con una particolare espressione di meraviglia dipinta sul volto.)

Celestina - È morto. (Armonium si alza)

Beniamino - Come... è morto?

Celestina - Ucciso da questo. (indica il coltello che fa bella mostra nella schiena del 2° agente segreto)

Lugubre - Poveretto.

Arsenica - Quindi è proprio cadavere.

Celestina - Sì. (fruga nella tasca della giacca dove Beniamino aveva infilato la bu­sta) Ma... ma è vuota!

Mamma Agatha - La busta?

Celestina - È sparita! (raccoglie la pistola del 2° agente segreto)

Beniamino - (togliendosi dal grembo di Nonna Apocalisse) La busta non c'è più?! Ma chi l'ha presa?

Lugubre - È chiaro: l'assassino.

Celestina - (dopo essersi alzata) E l'assassino è uno di noi. (c'è un silenzio immane: il cuore, la mente, la vista di ognuno scrutano gli altri)

Nonna Apocalisse - (tenendo verso l'alto la frusta) Morte! Morte! Sì! la Morte puri­ficatrice ha compiuto la sua giustizia; (abbassa la frusta, puntandola verso il ca­davere) e il malvagio soccombe, trafitto da mille strali, e atroci sofferenze sa­ranno le compagne del suo eterno cammino. Oh, sì, grandi, immani sofferenze! (sfreccia a destra, sparendo oltre la porta)

Mamma Agatha - Io ho soltanto spento la luce, sperando che nella confusione suc­cedesse qualcosa, ma non di certo un omicidio.

Lugubre - (si alza dalla sedia a dondolo e va vicino al corpo inanimato) Questo coltello non l'ho mai visto in casa.

Mamma Agatha - Nemmeno io. E tu, Arsenica?

Arsenica - (sempre vicina a Beniamino) Non so. Però sono sicura di non averlo mai usato.

Beniamino - Io... non vado in giro armato... e Celestina (vuole difenderla a spada tratta) non aveva bisogno di ucciderlo... lo avrebbe disarmato in un batter d'oc­chio. È già successo questa notte. È stata lei a riempirlo di botte.

Lugubre - E tu, Armonium? (questi fa dei cenni negativi)

Celestina - Sono preoccupata per la busta. Chi, in questa casa, ha interesse a pren­derla?

Lugubre - È importante per voi quella busta?

Celestina - Sì. È una storia di spie, spionaggio, controspionaggio. È una storia lunga da spiegare.

Arsenica - Mamma Agatha, mi fa schifo quel cadavere lì. Non si può portare fuori?

Mamma Agatha - È vero. Dobbiamo seppellirlo. (Celestina mette la pistola dietro la schiena, nella cintura dei jeans. Armonium se ne va dalla porta nera)

Lugubre - Nel cimitero degli animali.

Arsenica - No! Mai! Quella è terra riservata ai miei piccoli amici.

Mamma Agatha - So io dove sotterrarlo. Su, prendiamolo e portiamolo all'aperto.

Beniamino - Io... ehm... preferirei non toccare un morto.

Celestina - Rimani pure qua, Beniamino.

Arsenica - Vengo a controllare dove lo portate.

Celestina - Io lo prendo per le gambe. (esegue)

Lugubre - E io per le spalle. (esegue lo alzano dal pavimento e una musica funebre, atta al momento, viene suonata da Armonium)

Mamma Agatha - Vi faccio strada. (ella apre la porta, seguita dal cadavere tra­sportato da Celestina e Lugubre. Chiude la fila e la porta, Arsenica)

Beniamino - (rimasto solo in scena) Che notte! che notte! (ricordandosi) L'uovo di zia Clotilde! (lo raggiunge e lo accarezza) Beh, almeno tu sei intatto. Io invece sono a pezzi, (si siede sul divano, rilassandosi) Mamma mia, mi sembra di aver combattuto un incontro di pugilato. (pausa) Chi avrà ucciso la spia nemica? Senza dubbio è stato uno degli strampalati abitanti di questa magione. Mamma Agatha? eh, sì, quella è in grado di far partire un coltello senza lanciarlo. Lugu­bre? è gentile, educato, peto, per me, con quella faccia che si ritrova, può fare di tutto, anche ammazzare. Nonna Apocalisse? è matta, proprio matta da legare e, si sa, i matti sono capaci di ogni cosa. Armonium? è il più silenzioso, il più di­screto, e magari, sotto sotto... ah, già, è muto, ma anche i muti possono uccidere. Arsenica? non la vedo con un coltello assassino, no. Chissà perché è così appic­cicaticcia, continua a starmi vicina. Mah, è proprio una ragazza stravagante. Ce­lestina, invece, che donna! Così decisa, così forte. (socchiude gli occhi) È carina, dolce... (rimane in posizione di completo relax, mentre la musica finisce. Entra Arsenica, dalla porta nera e scorge Beniamino sul divano)

Arsenica - Beniamino, dormi?

Beniamino - (spalanca gli occhi, spaventato) Chi? Che cosa... ah, sei tu, Arsenica.

Arsenica - (dolce) Ti ho svegliato?

Beniamino - (alzandosi) No, mi stavo solo riposando. Ma... e gli altri?

Arsenica - Stanno scavando la fossa al chiaro di luna. Ho chiamato anche Armo­nium. È terreno molle, faranno presto a seppellire il cadavere.

Beniamino - Ah, bene. (si sente osservato da Arsenica che, effettivamente, lo sta fis­sando in maniera ossessiva. Egli, imbarazzato, alza lo sguardo)

Arsenica - Come sei bello! Troppo bello! (Beniamino, confuso, si guarda alle spalle) Beniamino, sei tutto bello! (esplode) Perché sei così bello?

Beniamino - (molto titubante) È... è stata la mamma...

Arsenica - (vicinissima a lui) Mi piaci da morire.

Beniamino - (c.s.) Beh... grazie... non merito tanto...

Arsenica - E io, non ti piaccio?

Beniamino - Ehm... ci conosciamo da così poco...

Arsenica - (delusa) Ah, per te sono brutta, allora?

Beniamino - No! chi l'ha detto? Anzi, sei graziosa.

Arsenica - (c.s.) Dici così solo perché sei mio ospite, per educazione.

Beniamino - Beh... no...

Arsenica - Perché mi fai soffrire?

Beniamino - Io?!

Arsenica - (triste) Ho già sofferto talmente tanto nella mia vita.

Beniamino - Ah, sì?

Arsenica - Mio marito è morto due anni fa.

Beniamino - (sorpreso) Anche tu vedova?

Arsenica - Sì, così giovane, aveva la mia stessa età.

Beniamino - Mi spiace tanto.

Arsenica - (lacrimevole) Grazie.

Beniamino - (in difficoltà, non trova di meglio che dire) Ma... come è successo?

Arsenica - Un tragico (piccolo singhiozzo) errore.

Beniamino - Ah...

Arsenica - Tragicissimo errore... eravamo così innamorati... vieni, sediamoci sul di­vano, che ti racconto la triste storia.

Beniamino - Sì. (si siedono)

Arsenica - Due anni fa ci fu un invasione di vespe. Io, allora, per debellare quella calamità, preparai una pozione particolare, molto dolce, che attirava tutte le ve­spe che ronzavano attorno alla nostra casa. Lasciai la pozione in un recipiente al­l'esterno, dove gli insetti si buttavano a succhiarlo.

Beniamino - E morivano avvelenati.

Arsenica - No. Dopo aver fatto il pieno, si alzavano in volo e quindi si lanciavano nell'aria, in linea orizzontale, a una velocità spaventosa, e pum! (mima con le mani le azioni che descrive) andavano a spiaccicarsi contro gli alberi del bosco. Piombavano a terra con il capo sfracellato.

Beniamino - Mamma mia, che fine tremenda.

Arsenica - Ci liberammo della loro fastidiosa presenza. (sorride) Fu una vera strage.

Beniamino - Poverette. E tuo marito?

Arsenica - (con espressione desolata) II mio povero caro, un giorno bevve, per er­rore, da una bottiglia era in casa, un sorso di quella pozione. (singhiozza)

Beniamino - (pieno di orrore) No! Non dirmi che anche lui, bum! contro un albero!

Arsenica - No, la sua reazione fu differente. (singhiozza) Fece dieci giri intorno la nostra casa, correndo come un disperato. Lo inseguivamo tutti, ma inutilmente, poiché raggiunse la velocità di 50 km all'ora.

Beniamino - 50 km? ma è pazzesco!

Arsenica - Sì, una velocità impossibile per l'uomo. E infatti (singhiozza) dopo il de­cimo giro si fermò di botto. Ci guardò tutti con un lieve sorriso mentre noi ansi­mavamo per lo sforzo, avevamo già sette giri di distacco, e poi crollò a terra. (doppio singhiozzo) Gli era scoppiato il cuore. (appoggia il capo sulla spalla di Beniamino) Ci pensi, così giovane e già vedova.

Beniamino - (le cinge le spalle, cercando di consolarla) Mi spiace molto, Arsenica; sei stata sfortunata... ma su, non ti abbattere, sei ancora giovane e fresca e non avrai alcuna difficoltà a trovare un nuovo marito.

Arsenica - (fa un po' la gattina) Uhm... grazie, Beniamino, sei veramente gentile... uhm... io l'ho già trovato...

Beniamino - Ah, bene, sono felice per te.

Arsenica - Sì, sei tu il mio amore.

Beniamino - (allibito) Io?!...

Arsenica - (continuando con le fusa) Il mio tesoruccio.

Beniamino - Non... non lo sapevo...

Arsenica - Uccio... uccio...

Beniamino - (in difficoltà) Ma... veramente...

Arsenica - (pizzicandogli il viso) Mio bel Beniamino. Vuoi sposarmi?

Beniamino - (cerca di rtirarsi) Io... ecco... non mi sento... ancora pronto per il ma­trimonio.

Arsenica - Non dire così. Vuoi vedermi piangere, cattivo.

Beniamino - (non sa come uscirne) No, ma... vedi... forse... forse non contraccambio il tuo nobile sentimento. (Arsenica tace, ma il suo viso si illumina, come se fosse stata folgorata da un'idea) Ti ringrazio per la tua attenzione...

Arsenica - (staccandosi da lui) E va bene, come vuoi tu. Accetta almeno un liquore molto forte; ne ho ancora un po' in una bottiglia che non uso da parecchio. Ti piacerà senz'altro. (si alza)

Beniamino - Beh, se proprio vuoi, grazie, (sorridendo stupidamente) Spero che non si tratti di un veleno.

Arsenica - Non ti preoccupare, lo berrò insieme a tè.

Beniamino - Ah, bene, lo prenderò volentieri.

Arsenica - Aspettami, torno in un secondo. (esce velocemente a destra)

Beniamino - (scuote la testa) Mah... le donne... che esseri bizzarri. Arsenica mi vuole sposare dopo pochissimo tempo che ci siamo incontrati. Com'è possibile una cosa simile? Come si può farsi travolgere dall'amore per una persona completa­mente sconosciuta? Non deve essere del tutto a posto quella ragazza. Beh, non è che gli altri siano meglio di lei.

Arsenica - (rientrando) Eccomi. (ha una bottiglia e due bicchieri)

Beniamino - Questa casa così grande, con cappella, cripta, etc. è vostra?

Arsenica - (mentre posa i bicchieri su un tavolino o su un mobile e vi versa, sino alla metà, un liquido colar rosa-verdolino) Sì, l'ha ereditata mio padre da mio nonno. E non solo la casa. Mio nonno era molto ricco, mio padre, logicamente, anche lui, e quindi noi non abbiamo alcun problema finanziario. Sai, il mio buon papà era l'eccentrico della famiglia. (De pone la bottiglia e prende i bicchieri) Ecco. (porge il bicchiere a Beniamino che nel frattempo si è alzato) Alla nostra.

Beniamino - Alla nostra. (bevono) Uhm... buono... eccellente, direi, e nemmeno forte. (riesce a deporre il bicchiere, quindi, di scatto, gira il viso verso Arsenica. Un largo sorriso gli si stampa sul volto. Dolcemente) Arsenica. (sono entrambi in estasi)

Arsenica - Sì.

Beniamino - Arsenica, sei stupenda.

Arsenica - Sì.

Beniamino - I tuoi capelli sono seta preziosa.

Arsenica - Sì.

Beniamino - Le tue labbra profumano di Carnula.

Arsenica - Sì.

Beniamino - I tuoi occhi illuminano la notte.

Arsenica - Sì.

Beniamino - Le tue orecchie sono delicati petali di rosa.

Arsenica - Sì.

Beniamino - Le tue mani sono leggiadre come il volo di un pipistrello.

Arsenica - Sì.

Beniamino - II tuo naso è un giglio odoroso e inebriante.

Arsenica - Sì.

Beniamino - I tuoi denti sono gemme incastonate in una splendida corona.

Arsenica - Sì.

Beniamino - II tuo sorriso riuscirebbe a riscaldare uno scarafaggio intirizzito.

Arsenica - Sì.

Beniamino - Amore, mi vuoi sposare?

Arsenica - Sìììììì.

Beniamino - (le prende le mani) Ci sposiamo subito.

Arsenica - Dobbiamo avvertire tutti i miei cari.

Beniamino - Certo. (Celestina entra dal centro, proveniente da sinistra) Oh, Cele­stina, tu sei qui?

Celestina - Abbiamo finito. Gli altri sono in cappella a recitare un'orazione funebre per l'agente defunto.

Beniamino - Vorrà dire che sarai la prima a conoscere la grande novità.

Celestina - (diffidente) E cioè?

Beniamino - (raggiante) Io e Arsenica ci sposiamo.

Celestina - (la gelosia galoppa dentro di lei, e come galoppa!) Cosa?! Non è possi­bile!

Arsenica - Siamo innamoratissimi, vero Beniamino?

Beniamino - Ultra innamoratissimi.

Celestina - (sbigottita) Ma... così, all'improvviso... tu, Beniamino...

Beniamino - Sì, di colpo, mi sono reso conto che Arsenica è il mio inizio, la mia fine, il mio tutto.

Arsenica - (stringendosi a lui) Oh, caro.

Celestina - (dapprima rimane silenziosa, attonita, poi scorge la bottiglia e i bic­chieri, e il tarlo del sospetto, che è una brutta bestia, le si insinua nel bel mezzo del cervello) Quella bottiglia, cosa avete bevuto?

Arsenica - Un semplice liquore.

Beniamino - Sì, un liquorino leggero.

Celestina - Lo berrò anch'io.

Arsenica - No!

Beniamino - No?

Celestina - No?

Arsenica - No.

Celestina - Perché?

Beniamino - Ma sì che puoi berlo, è buono e innocuo.

Arsenica - (è quasi terrorizzata) Non ti piacerà, Celestina! Non devi berlo!

Celestina - (con una rapidità fulminea, si avventa in mezzo ai due, li stacca, ghermi­sce Arsenica per un braccio e cerca di spingerla a destra, lontana da Benia­mino) Vieni con me! devo vederci chiaro!

Beniamino - (trattiene per un braccio Celestina; le battute ora scorrono velocissime, anche sovrapponendosi) Cosa fai? Dove vai?

Arsenica - Lasciami!

Celestina - Nemmeno per sogno!

Arsenica - Aiutami, Beniamino!

Beniamino - Celestina, non la porterai via!

Celestina - Devo parlarti, Arsenica, e ti parlerò!

Beniamino - Sei impazzita?

Arsenica - Difendimi, amore!

Beniamino - Fino alla morte!

Celestina - Beniamino, ti prego, lascia il mio braccio!

Beniamino - Mai!

Arsenica - Aiutami!

Celestina - Sono al colmo della pazienza, Beniamino!

Beniamino - Non ti conosco più!

Arsenica - Lasciami!

Celestina - Lasciami!

Beniamino - Lo ripeto: la morte piuttosto!

Celestina - La pazienza è finita!

Arsenica - Aiuto!

Beniamino - Finché avrò vita difenderò la mia amata!

Celestina - Mi dispiace, l'hai voluto, ma è per il tuo bene! (con uno strattone si li­bera della presa di Beniamino e, subito, affibbia un tremendo fendente, con la mano tesa orizzontalmente, nel plesso solare di Beniamino. Questi rimane con la bocca spalancata, curvato in avanti, immobile, senza respirare e con il viso sol­cato da una smorfia di dolore. Celestina spinge Arsenica a destra, allontanan­dosi da Beniamino)

Arsenica - (addolorata) Beniamino! Cosa gli hai... (non riesce a terminare la frase poiché Celestina le torce il braccio dietro la schiena e con l'altro braccio le stringe in una morsa il collo, immobilizzandola totalmente)

Celestina - E ora la verità, cara mia!

Arsenica - (farà sempre fatica a esprimersi, visto in che condizioni si trova) Ch... che... verità?...

Celestina - Non fare la tonta: il liquore.

Arsenica - È... un... buon liquore...

Celestina - Vuoi che mi arrabbi? (da' un colpo al braccio dietro la schiena)

Arsenica - Aaaaahh... mi fai... male...

Celestina - E questo è niente. (scorge Beniamino che è ormai paonazzo, sempre nella posizione di prima) Beniamino! fai ginnastica! dai! (ad Arsenica) Cosa c'è in quella bottiglia? (a Beniamino) Sciogliti! (Beniamino si riscuote e alza alter­nativamente e goffamente le gambe; la sua espressione di dolore rimane inalte­rata)

Arsenica - Niente... è... un liquore... come tanti...

Celestina - No! è un tuo intruglio, ci scommetto la testa. (vede la strana ginnastica di Beniamino) Devi muovere le braccia, Beniamino! Le bracci a! (egli esegue sempre più goffamente)

Arsenica - Beniamino... mi ama...

Celestina - E perché? Forse ti ama di sua volontà?

Arsenica - Sì...

Celestina - (stringe ancora di più: grido di dolore della poveretta) La verità, voglio la verità. Beniamino, devi inspirare al massimo e poi espirare, aiutandoti con tutto il corpo. (Beniamino obbedisce, ma la sua ginnastica è veramente un co­mico obbrobrio)

Arsenica - Io... amo... Beniamino...

Celestina - Sì, ma perché lui è in estasi per te? Hai usato l'inganno, vero?

Arsenica - (e la poveretta, ormai allo stremo, cede) Sì... ma io... lo voglio...

Celestina - E tu lo vuoi contro la sua volontà. Questo non è giusto, lo sai, eh? (oc­chiata a Beniamino) Beniamino, muovi quelle braccia, ruotale, cammina, in­spira, espira, forza, accidenti! (egli fa tutto ciò in maniera orripilante) La be­vanda è... su, dimmi cos'è! È...

Arsenica - È... è un mio... filtro... d'amore...

Celestina - Lo sapevo! lo sapevo! E tu vuoi farti amare in questa maniera, con la frode. Ma che amore è? L'amore deve essere sincero, spontaneo.

Arsenica - (piagnucola) Sì... hai ragione... ho sbagliato...

Celestina - (sempre stringendo) L'antidoto, ce l'hai l'antidoto?

Arsenica - Sì...

Celestina - Bene! andiamo a prenderlo. E lo berrai anche tu, chiaro?

Arsenica - Sì... (escono a destra, con Arsenica sempre prigioniera della doppia presa di Celestina. Beniamino continua nei suoi strampalati movimenti ài ginna­stica. Si è quasi ripreso.)

Beniamino - Che botta, povero me. Ma Celestina è impazzita? Guarda che... dov'è Arsenica? la mia dolce, unica Arsenica. E Celestina? Oh, non le avrà fatto del male? (Celestina rientra: in una mano tiene una bottiglia, con l'altra trascina Arsenica) Oh, eccovi. Cosa...

Celestina - (lo interrompe, decisa) Taci, Beniamino, sto pensando al tuo bene, taci! (riempie completamente i due bicchieri e li porge ai due) Su, bevete! (Arsenica fa un cenno affermativo a Beniamino. I due bevono)

Beniamino - (si ferma) Tutto?

Celestina - (categorica) Tutto! È meglio andare sul sicuro.

Beniamino - (dopo aver svuotato il bicchiere, imitato da Arsenica) Che cos'è? non ha un buon sapore.

Celestina - Ma, in compenso, ti fa molto bene. (indica Arsenica) La vedi?

Beniamino - Certamente, è Arsenica. E tu non bevi?

Celestina - Non ne ho bisogno. Ti risulta che ci sia un matrimonio in vista?

Beniamino - (ormai completamente sottratto all'effetto del filtro d'amore) Un matri­monio? mai sentito parlarne.

Celestina - (rilassandosi) Bene, tutto è a posto. Arsenica, ti spiace far sparire queste tue... questa roba? (indica le bottiglie)

Arsenica - Porto tutto di là. (raccoglie le bottiglie e i bicchieri ed esce a destra)

Beniamino - Mi sento un po' confuso... (si tocca la testa e lo stomaco) mi sembra di esser stato picchiato... non so... c'è di mezzo Arsenica... e tu... mah... forse mi sono addormentato sul divano... avrò sognato...

Celestina - È la stanchezza. È una notte molto faticosa.

Beniamino - Beh, sì... (è interrotto da un lieve bussare alla porta d'entrata. Spaven­tato e sottovoce) Chi sarà?

Celestina - (sottovoce) Rimani qui; io mi nascondo dietro l'uscio. E non temere, se fosse l'altro agente, lo sistemerò come si deve.

Beniamino - (sottovoce) D'accordo. (Celestina si appiattisce contro la parete di sini­stra, dietro la porta, con tutto il corpo teso, risoluta a intervenire prontamente. Nuovo bussare. Celestina fa cenno a Beniamino di invitare a entrare chi bussa) A... avanti... (la porta si apre lentamente, accompagnata dal solito cigolio. Entra il 3° agente che però è irriconoscibile per l'abile e stupefacente travestimento da lui attuato. I suoi folti capelli sono spariti: ora è totalmente calvo; gli sono spuntati due bei baffi e un simpatico pizzetto; ha una vistosa cicatrice sullo zi­gomo destro e porta un paio ài occhiali dalle lenti scurissimo, insomma, è un'altra persona)

3° Ag. segreto - Buonasera.

Beniamino - (tranquillizzatosi) Buonasera.

Celestina - (si rilassa e, mentre chiude la porta) Buonasera.

3° Ag. segreto - (voltandosi, sorpreso, verso di lei) Scusate se a quest'ora mi sono permesso di bussare alla porta di casa vostra.

Beniamino - No, non è casa nostra; siamo anche noi degli ospiti.

Celestina - Come mai a quest'ora nel bosco?

3° Ag. segreto - Mi sono perso da oggi pomeriggio. Stavo cercando i funghi.

Beniamino - Ah, sì, in questi boschi ci sono i porcini. Ne ha trovati?

3° Ag. segreto - Nemmeno uno. In compenso ho vagato ore e ore senza ritrovare la strada del ritorno. Fortunatamente ho visto questa luce. (si ode l'ululato della Carnula sorpreso) Diavolo! cos'è questo urlo agonizzante?

Beniamino - Oh, nulla. È Lugubre che sta mangiando la Carnula, la pianta carnivora che ulula. Sa, è anemico.

3° Ag. segreto - Ah, credevo che qualcuno stesse morendo. (dalla porta nera, en­trano Mamma Agatha e Armonium)

Mamma Agatha - (a Armonium) Bene, con l'orazione funebre è tutto fatto. Ora può riposare in pace. (Armonium annuisce con il capo. Poi scorgono il nuovo arri­vato)

Celestina - Sono loro i padroni di casa. (a Mamma Agatha e Armonium) Si è per­duto nel bosco da oggi pomeriggio.

3° Ag. segreto - Buonasera.

Mamma Agatha - Buonasera. Sarà affamato.

3° Ag. segreto - Mi ero portato un paio di panini, per fortuna. Ho sete, se foste così gentili...

Mamma Agatha - Ma certo. (Armonium interviene e fa intendere che provvederà lui a portare da bere) Va bene, pensaci tu. (Armonium esce a destra, mentre entra dal centro, proveniente da sinistra, Lugubre) Un altro ospite, Lugubre.

Lugubre - Buonasera.

3° Ag. segreto - Buonasera. (breve pausa) Ah, ecco, ho trovato a pochi metri dalla casa una busta contenente una fotografia. (estrae dalla tasca la busta scomparsa, sì, proprio quella!) Presumo che sia vostra.

Beniamino - La busta? !          

Lugubre - Là, fuori?!

Celestina - Una fotografia?! Non può essere!

3° Ag. segreto - Sì, contiene una fotografia. (la toglie dalla busta) Guardate: c'è una donna seduta con in grembo un bambino di quattro o cinque anni.

Beniamino - (sbalordito) Cosa?!, una donna e un... ma... posso vederla?

3° Ag. segreto - Tenga.

Beniamino - (la prende e gli basta un'occhiata) La fotografia di zia Clotilde!

Celestina - Mi vuoi spiegare...

Beniamino - (agitato) Sono io a cinque anni, in braccio a zia Clotilde. La zia me l'ha data oggi, da tenere per ricordo. Ma era qui! (mette la mano nella tasca sinistra, estrae il libretto, fruga un attimo) Eh, sì, non c'è più. (rimette via il libretto, mentre entrano Armonium e Arsenica che porta un bicchiere contenente un li­quido incolore)

Celestina - Quindi la mia busta è ancora lì. (indica la giacca di Beniamino)

Beniamino - È vero! per sbaglio gli ho rifilato la foto di zia Clotilde. (ride) Che bello scherzo. (Mamma Agatha va a sedersi sulla sedia a dondolo; da destra, entra Nonna Apocalisse)

Celestina - (pensierosa) Già. (guarda i presenti) Ma ora chi l'ha rubata sa che la bu­sta è ancora nelle tue mani. (Beniamino, che nel frattempo ha tolto la "vera" bu­sta dalla tasca destra della giacca, rimettendo via la fotografia, alle parole di Celestina rimane, dapprima paralizzato, poi, con grande timore, fa scorrere lo sguardo su tutti i componenti della famiglia. Per secondi interminabili nessuno parla. La tensione è alle stelle. Quindi la sorpresa, logicamente non per noi in quanto lo sapevamo)

3° Ag. segreto - (estraendo la pistola) Bravo! ecco quello che sto cercando da ore. Nessuno si muova! E non fate il giochetto della luce! Io non sono come l'agente 1X2! sparo subito! chiaro? (a Celestina) E soprattutto tu non fare l'eroina, altri­menti ci rimette qualcuno di loro! (nessuno nota che Mamma Agatha, sulla sedia a dondolo, ha quasi raggiunto la massima concentrazione. Vi ho già spiegato come fa)

Lugubre - Un altro?!

Arsenica - Anche lui armato!

Nonna Apocalisse - Essere immondo! Striscerai come un verme per secoli e secoli!

Beniamino - (terrorizzato) E... questo... chi è?

Celestina - (che ha capito) Non può essere che l'altra spia. (al 3° agente segreto) Tu hai assassinato il tuo compagno. Perché?

3° Ag. segreto - Io non sono il compagno di nessuno, io sono il campione del dop­pio, triplo gioco. Lavoro per chi offre di più. E quei microfilmme li pagano pro­fumatamente. Nessuno mi può fermare.

Beniamino - (sempre con la busta tenuta davanti a sé) Come ha fatto ad ammazzare il suo... l'altro agente segreto?

3° Ag. segreto - (con il classico sorriso da superuomo) È stata una sciocchezza per me. Ho visto tutto dalla finestra. (indica il proscenio) E, quando la luce si è spenta, sono piombato dentro, l'ho pugnalato e ho preso la busta che, dannata­mente, conteneva quella stupida fotografia. Semplice come bere un bicchiere d'acqua.

Celestina - (a Lugubre) Ma non si è udito l'assordante cigolio.

Lugubre - La porta cigola solo se viene aperta lentamente.

3° Ag. segreto - Ora, finalmente, sei mia! (allunga la mano per prendere la fatidica busta che Beniamino, immobile come una statua, tiene dinnanzi a se. È a pochi centimetri quando, all'improvviso, la sua mano viene bloccata da un ostacolo. Egli cerca di far forza) Ma cosa c'è? Che diavolo... (preme con il palmo, inutil­mente; è come se un muro invisibile gli impedisse di avanzare) Cos'è questa stregoneria?! (si gira verso destra, ma anche lì trova una farete insormontabile. È ormai lampante che è tutto opera di Mamma Agatha, la quale ha creato una barriera di pura energia attorno alla persona del 3° agente segreto. Egli sta spaventandosi sempre di più) Piantatela! (da un calcio e lancia subito un urlo di dolore; batte il pugno dalla parte sinistra; si gira verso il proscenio e cerca a spallate di liberarsi) Voglio uscire! (è terrorizzato) Aiuto! (è in pratica inscato­lato) Mi manca il respiro! (continua a percuotere l'invisibile involucro che lo avvolge) Aiutatemi! (è ormai disperato) Sparo! io sparo!

Lugubre - Ti consiglio di non farlo. È pura energia quella che ti circonda. Le pallot­tole rimbalzerebbero e, capisci, sarebbe un suicidio.

3° Ag. segreto - No! fatemi uscire! (inizia a piagnucolare) Non ce la faccio più, è peggio della prigione. (isterico, batte con il pugno contro la parete) Aprite, vi prego, aprite! (è inondato di sudore) Soffoco, oh, mamma mia, soffoco.

Beniamino - Ma cosa gli...

Celestina - (passata la sorpresa) Mamma Agatha. Guardala, è opera sua. (Benia­mino osserva Mamma Agatha concentratissima)

Nonna Apocalisse - Una bara racchiuderà le tue ossa. E l'inferno inghiottirà per sempre la tua anima dannata!

3° Ag. segreto - (mentre, concitatamente, percuote tutti i quattro lati che lo rac­chiudono) Voglio la libertà!! libero!! voglio essere libero!!

Celestina - Metti la pistola sul pavimento, forza!

3° Ag. segreto - (stravolto, urla come un pazzo) Voglio uscire! Aaaaahhh! Voglio uscire!

Celestina - Hai capito? Metti giù quell'arma e tutto

finirà?

3° Ag. segreto - Sì, sì... (depone l'arma sul pavimento)

Celestina - Bravo, così. E ora non muoverti. (tutti fissano Mamma Agatha che, dopo alcuni istanti, si riscuote, rilassandosi. La barriera d'energia non c'è più. Cele­stina, rapidamente, prende la pistola dal pavimento. Il 3° agente segreto è sudato, ansimante, piangente) Dammi, Beniamino, questa, finalmente, me la tengo io. (fa sparire la busta in una tasca del giubbotto. Poi, con la pistola puntata contro il 3° agente segreto, lo perquisisce da capo a piedi) Bene, ora sei pulito. Vuoi ancora bere?

3° Ag. segreto - (totalmente scioccato) Sì... sì... (Arsenica gli porge il bicchiere ed egli ne trangugia il contenuto tutto d'un fiato. Fa appena in tempo a restituire il bicchiere ad Arsenica che, di botto, si irrigidisce, occhi sbarrati, due o tre scatti con il capo a destra e a sinistra, e quindi inizia a danzare il tipico ballo russo: braccia congiunte e saltella, piegato sulle ginocchio. Tutti i presenti accompa­gnano la danza con battimani e urla appropriate. Beh, volendo, si può anche utilizzare un supporto musicale adeguato. La durata del ballo dipenderà dalla resistenza dell'attore che impersona il 3° agente segreto. Alla fine egli si blocca, rimanendo seduto sul pavimento; quasi subito si alza, guarda fisso la porta d'entrata e si mette in posizione, pronto a scattare. Celestina, prontissima, va a spalancare l'uscio. Il 3° agente segreto si butta a capofitto verso la porta aperta, lanciando un urlo incredibile e continuo e sparendo alla vista di tutti. Celestina richiude e ancora si sente, in lontananza, il poveretto urlare.)

Beniamino - (impressionato) Che... gli è accaduto?

Lugubre - Quello è sistemato per sempre.

Celestina - Arsenica, cosa gli hai dato da bere?

Arsenica - (angelica) La pozione per il salto in alto dei topolini. Adesso sappiamo quali sono gli effetti sull'uomo.

Mamma Agatha - Una reazione molto divertente, però.

Celestina - (rimane pensierosa un poco, poi, scuotendo la testa) No, qualcosa non quadra. (ad Arsenica) Perché hai portato quella bevanda? Era un ospite come me. Tu non sapevi ancora chi fosse.

Arsenica - È stato Armonium che, di là, mi ha fatto capire di dargli la pozione dei topolini. (tutti osservano, meravigliati, Armonium)

Mamma Agatha - Tu conosci quell'uomo, vero?

Armonium - (dopo secondi di totale silenzio) Sì. (sì, ha detto "si"! la sorpresa è gene­rale, e poi, tutti insieme)

Beniamino - Ma... come?!

Lugubre - Tu, parli?!

Arsenica - Non sei muto?!

Mamma Agatha - Hai taciuto per tre anni!

Celestina - Perché? chi sei?

Nonna Apocalisse - Le bocche si apriranno e il fuoco purificherà l'empia terra! (schiocco di frusta ed esce al centro, dirigendosi a destra del corridoio)

Armonium - Quell'uomo è conosciuto come "Millefacce". È il re del doppio gioco e del trasformismo; i suoi travestimenti sono innumerevoli e perfetti. Come si ca­muffa lui non si camuffa nessuno. Ma è stato sfortunato. (volge lo sguardo su ognuno dei presenti più che mai stupiti) Io l'ho riconosciuto subito poiché avevo già visto in passato quel suo travestimento.

Mamma Agatha - Cosa vuoi dire, Armonium?

Armonium - Voglio dire che anch'io sono un agente segreto al servizio della nazione. Il responsabile degli agenti segreti di questa regione. (moti di sbalordimento e di meraviglia da parte degli altri) E questa era la mia copertura, dimostratasi ide­ale, visto che in tre anni nessuno ha sospettato della mia vera attività. Tengo i contatti, quando scendo in paese, con i miei due collaboratori, gli unici a cono­scere il mio segreto; nemmeno Celestina poteva sapere di me.

Celestina - (mentre mette la pistola nel giubbotto) Muto e organista: proprio una bella copertura.

Mamma Agatha - E ora?

Armonium - Ormai in troppi sanno la verità. Dovrò lasciarvi.

Lugubre - Mi dispiace, Armonium, sei così simpatico.

Mamma Agatha - (si alza) Ci mancherà la tua musica. Come faremo?

Armonium - Verrò ancora a trovarvi.

Arsenica - Sono triste, Armonium. Sono così piacevoli la tua presenza e il tuo silen­zio, (appunto rattristata, esce a destra)

Mamma Agatha - Rimani almeno questa notte.

Armonium - Sì, è notte di plenilunio. Me ne andrò all'alba. Vado a suonare. Sarà la mia ultima notte di luna piena da grande organista.

Mamma Agatha - Vengo con te. (escono dalla porta nera)

Lugubre - (a Celestina e Beniamino) Esco anch'io: mi attende un'altra Carnula. (Be­niamino e Celestina sono rimasti soli. Si guardano per alcuni secondi)

Celestina - È tutto finito, Beniamino.

Beniamino - Sì. E noi due?

Celestina - Possiamo lasciare questa casa e tornare in paese.

Beniamino - Già. (va a prendere l'uovo e quindi ritorna da Celestina. Sono al centro della scena. Egli è impacciato) L'uovo è tutto intero.

Celestina - (anche lei, ed è la prima volta!, un poco titubante) E la busta è nelle mie mani. (sono di fronte, vicini, divisi soltanto dal grosso uovo che Beniamino stringe al petto) Anche per merito tuo.

Beniamino - Grazie. Ma se non ci fossi stata tu...

Celestina - È stato bello stare con te...

Beniamino - Oh, sì, molto bello stare con te...

Celestina - Una notte indimenticabile...

Beniamino - Oh, sì, una notte indimenticabile... (ululato della Carnula)

Celestina - La Carnula...

Beniamino - Oh, sì, la Carnula...

Nonna Apocalisse - (dall'esterno) Privazioni e tribolazioni, tormenti e lamentazioni, patimenti e sofferenze, pianti e gemiti!

Beniamino - Nonna Apocalisse...

Celestina - Oh, sì, Nonna Apocalisse... (la luce, per pochi attimi, si spegne e s'ac­cende)

Beniamino - La luce pseudopsichedelica...

Celestina - Oh, sì, la luce pseudopsichedelica... (si ode uno squittio e un piccolo tonfo)

Beniamino - II record dei topolini...

Celestina - Oh, sì, il record dei topolini... (parte la musica d'organo)

Beniamino - La musica di Armonium...

Celestina - Oh, sì, la musica di Armonium... (i due sono vicinissimi e Celestina è contro l'uovo)

Beniamino - Io, Gutierrez, ho perso la testa per te.

Celestina - Anch'io, Maria Antonietta, per te. (Beniamino e Celestina si avvicinano per baciarsi e in tal modo schiacciano l'uovo che comincia a sgretolarsi, mentre Armonium suona la "Marcia Nuziale". E qui farei calare il sipario e porrei ter­mine alla commedia.)

FINE

NOTE DELL'AUTORE (indispensabili)

I tempi di accensione e spegnimento dei fiammiferi (quasi all'inizio del 2° tempo) vanno provati personalmente, in quanto quelli da me indicati hanno un valore relativo poiché troppi fattori esterni possono incidere sulla durata della fiammella (basterebbe pensare a un teatro con eventuali spifferi d'aria). Durante i miei esperimenti, mi sono bruciacchiato, più di una volta e con dolore, i miei cari polpastrelli; non vedo, quindi, perché anche voi non dob­biate fare questa calorosa esperienza. Chi fosse interessato alla traduzione della parte in spagnolo (mi sembra cor­retto voler conoscere ciò che si dice) può farmene direttamente richiesta. Io abito a Tavazzano (MI) e su ogni buona guida telefonica è possibile rintrac­ciare il mio numero oppure fare il 12 (SIP): là, tutte conoscono il mio nu­mero. E' inutile dire che ogni riferimento a esseri umani esistenti o esistiti è pura­mente casuale, come due più due fa quattro. Però, siamo sinceri, chi di voi non ha mai conosciuto una zia Clotilde? Ai miei amici e alle mie amiche la commedia è piaciuta, ma mi hanno fatto no­tare che è abbastanza complicata (due scene, tredici personaggi, nonne in­valide in carrozzella, giochi ed effetti luce di ogni colore, perfetta cono­scenza dello spagnolo, scene di lotta, arte del mimo, ululati, ritratto di Dra­cula, topi, gufi, pozioni variopinte, stupenda colonna sonora d'organo, etc.), insomma, un po' diffìcile da allestire. Com'è logico, io non sono assoluta­mente d'accordo, ma anche se così fosse? Volete mettere la soddisfazione nel rappresentare un lavoro che è costato sudore e sangue? Al Paradiso si arriva percorrendo la strada stretta e perigliosa, e non la strada larga e sicura. Forza! e buon lavoro.