Ha gridato

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C'è l' uo



Il teatro di Curio


Mario Cudignotto

Ha gridato

Due tempi

Thiene 1979

Biblioteca Civica di Thiene
“Progetto Curio”

a cura di
Ferdinando Offelli
Danilo Restiglian


Ha gridato!

di Mario Cudignotto

            P R I M O   T E M P O

Il sipario si apre sul telone bianco in prima; dove verranno riflesse le figure degli attori in ombre cinesi nella loro azione. Gli attori vestono abiti borghesi. Subiranno la meta­mor­­­fosi, indossando il costume dell'epoca, nel corso del primo tempo, entrando così nel vivo della vicenda drammatica. Tutto il primo tempo si svolge con ombre cinesi. Pietro seduto sulla sponda della passerel­la di fondo; con accanto Matteo che sta fumando una sigaretta, si sta ripassando il trucco. Maria, seduta sui gradini del trono di Erode, sta piegando dei panni. deponendoli in una cesta in vimini. Giacomo e Giovanni stanno accomodando un drappo dietro il trono di Erode. Pilato, già in costume, seduto a lato del proscenio su di uno scanno, si sta leggendo la Gazzetta dello Sport. Le danzatrici, anch'esse già in costume, si stanno riscaldando i muscoli con esercizi. Il tecnico luci, parlerà il dialetto del suo paese d'origine.

tecnico luci

(entrando in scena con una scala e subito appog­giandola al centro del palcosce­ni­co)    Lo metto da mille o da cin­quecento?

giornalista

- Da mille.(entrando, a pietro e matteo) Voi due alzate iI tono della voce, mi raccomando (esce).

(da f.sc.)

giovanni

- (a giacomo) E tieni tirato!

giornalista

- Attacca la colonna

 (da f.sc.)

giovanni

- Vammi prendere del­le puntina da disegno. (giacomo esce). Le più grosse.

(a giacomo)

giacomo

(capendo l'antifona)Vaffanculo!

giornalista

- (da f.sc.) Abbassate il volume della musica.

il volume della musica viene ab­bas­sato.

matteo

- (a pietro) Tu non hai visto la lite che si è scatenata poi. Hanno perfino rovesciato tutti i bidoni dell'immondizia.

giovanni

-  Chissà che fetore!

pietro

- E' tutta un fetore quella via.

giovanni

- Come metti piede là dentro puoi star sicuro che ti becchi il colera. (en­tra giacomo. giovanni, additandolo) O i pidocchi.

giovanni

- Mica ho detto a nessuno che ti sei preso i pidocchi.

giacomo

- Naturalmente! E' stata la stam­pa!

tecnico luci

- (dall'alto della scala) Il­lumino tutta la persona?

giornalista

- Lasciala un po' fuori campo.

moglie
com­missario

- (entrando) Qualcuno ha visto la mia collana?

giornalista

- (entrando e fermandosi sotto la scala) E' sopra il baule. (la moglie del commissario esce, seguita da giovanni). Al­larga un po' di più i1 raggio.

tecnico luci

- (eseguendo) Così..

giornalista

- Okay

giovanni

- (rientrando con una bottiglia di coca-cola) Qualcuno ne vuole?

pietro

- Un sorso a me. (giovanni gli por­ge la bottiglia).

giovanni

 - (al giornalista) Ehi, capo perchè sempre la luce direzionaie su Gesù? Non sarà mica la stella di Broadway? (rientra la moglie del com­mis­sario e va a sedere sullo scanno di pilato e s'accende una sigaretta).

giornalista

- Per vedere dietro ai suoi occhi il mare in tempesta e la disperazione; gli arcobaleni che non hanno un punto d'appoggio.

giacomo

- (uscendo,  sfottendo) In verità in verità vi dico che mai uomo così saggio avemmo in compagnia!

giovanni

- Io mi domando come potrà trovarsi la sua anima gemella!

moglie
commissario

 - Costruendosi un robot su misura.

giacomo

- (rientrando con il pacchetto di sigarette) Sei terribilmente spiritosa!

pietro

- Che dovrei dire io Simone Pietro! Sempre immischiato negli intrighidegli altri…

giacomo

- Che è meglio che tu stia zitto.

pietro

- Sempre così. Ogniqualvo1ta mi e­sprimo con classe mi ordina di tacere.

moglie com­missario

- Invidia. Pietro!

matteo

- Avete notato che quando Pietro ride fa le fossette alle guance?

pietro

- Mi dona, Matteo! Mi dona!

matteo

- Che dirà il pubblico! Che dirà!

pietro

- (uscendo) Che ogni fossetta è piena della dolcezza del miele!

moglie
 com­missario

- (esplodendo) Meraviglioso!                                                  ravigliosol

matteo

- Affatto.

moglie
com­missario

- Dicevo del mio anello.

giovanni

- (sdraiandosi sulla passerella di fondo)Matta!

pietro

- (attraversando la scena con una lanterna, a maria). Sei pronta colomba a ricevere l'uomo di Keriot?

giovanni

- (a pilato) Il nostro Pilato è proprio intrap­polato nella Gazzetta del­lo Sport! Perchè vuoi che Gesù sia crocifisso alla presenza di dieci mila persone?

pilato

- (uscendo)Perchè è degno di un re.

giovanni

- (spiritoso. gridandogli dietro) Perciò davanti a tutta Gerusalemme, comprese capre, asini, cammelli, sinedriti e tutte le vergini che s'aggirano at­torno alle mura del Tempio! (alla moglie del commissario) Che ne dice la moglie del commissario?

moglie
commissario

- Che gli eunuchi sono una delizia! Ti offrono sempre la devozione di una vita e basta.

giacomo

- Non c'è niente di più rispettabile d'una ver­gi­ne, specie poi se si aggira attorno al Tempio! Sono quelle, che ti giostrano meglio

moglie
com­mis­sario

- (sfottendo) Sma­niavo per sentirla, milord! Non la credevo così meschino. 

giacomo

- Guarda caso, quello che pensavo anch'io.

giornalista

- (a pietro) Il tuo soliloquio fallo in prima.

pietro

-  (portandosi vicino alla ribalta) Qui, oppure un po' più indietro?

giornalista

- Lì, dove sei.

giovanni

- Che ne dite di servire per l'ultima cena delle piz­ze e birra.

matteo

- Io ci sto.

giornalista

(al tecnico luci) Accendi anche il giallo

maria

- (improvvisamente, angosciata) Be­nedetta Be­tlem­­me. (tutti rimangono stupi­ti per quell'im­prov­­visa uscita dell'attrice).

giornalista

- Perchè benedetta? Questabattuta non c'è nel copione.

maria

- (nel personaggio) Da essa verrà il Messia. (come presa da un grande presagio) Vi supplico, non fategli del male. Proteggetelo, vogliategli bene!

matteo

- (confuso. avvicinandosi timida­mente) Ma allora, veramente tu partorirai un bambino.

maria

- L'angelo me l'ha detto.

matteo

-  E tu?

maria

- Ebbi paura… Tu concepirai il figlio di Dio, mi disse. Non aver paura, donna, soggiunse poi e si sciolsoe nella luce.

matteo

- Allora, il Messia! L'Atteso.

maria

- Yesciua, lo chiameranno.

matteo

- Gesù?… Ma, sarà veramente ilfiglio di Dio?… L'atteso?

giacomo

- Soltanto la morte ci darà una risposta.

maria

- Tu Pietro sarai il più grande a­mico. Tu calcherai i suoi passi.

pietro

- Non ti capisco.

giovanni

- (a giacomo) Dammi una sigaret­ta.

pietro

- Possibile che tu abbia sempre delle uscite fuori posto.

giovanni

- Ho voglia di fumare.

giacom o

- Non è il momento. (maria barcollando s'avvia verso l'uscita, ma quasi subito sviene. pietro si muove per soccorerla ma viene subito trattenuto dal giornalista)

giornalista

- E' concepito.

via la musica che andra' subito in sottofondo.

pietro

- Da adesso il suo nome è legato al nostro destino.

giovanni

- Siamo incastrati.

moglie
 commissario

- Nel suo grande amore. (come un rimprovero).

giovanni

- Ho fatto una battuta, così!

moglie
commissario

- Non la dovevi fare. Non è certo il momento.

giacomo

- Al centro del paese c'è la piazza e la gente dice ogni giorno delle fesserie; ma quella è una piazza.

giovanni

- Scusatemi.

moglie
commissario

- (al giornalista) Mi sembri turbato, Renzo!

giornalista

- (assorto) O è la verità… o ci ha illusi tutti. (maria rinviene e va a risedersi sui gradini del trono di ero­de).

pietro

- Certo, se quelli,che dovrebbero testimoniare con la vita stessa continua­no negli errori e nelle incoerenze, allora…

moglie
com­missario

- Allora?

pietro

- Chi siamo veramente?

giornalista

- Ci accontentiamo soltanto di ascoltare le sue parole nelle prediche della domenica e ci si laurea in storia sen­za aver sfiorato il problema dell'oscuro falegname che ha diviso la storia in due:prima di lui, dopo di lui.

lentamente si alza il telone bianco e lascia scoperta la scena

- (da questo istante gli attori in scena ricomin­ceranno ad indossare il costume nell'azione, entrando così nel vivo del dramma storico).

dissolvenza incro­ciata della luce totale in chiusura ­con la luce dire­zionale in aper­tu­ra.

giuda

- (incontrandosi con caifa) Io mi domando per quanto tempo ancora dobbiamo sopportare que­sta tirannia.

caifa

- Perchè non lo chiedi al tuo Rabbi. Questi falsi profeti non procurano... altro che un'in­fi­nità di guai alla Nazione.

giuda

- Me lo immaginavo che un saduceo amico dei romani dicesse questo.

caifa

- (inalberandosi)Avresti qualcosa da dire sui ro­mani? Non ci lasciano libe­ri forse di am­mi­ni­strare i nostri affari?

giuda

- Certo Caifa! E per le grandi fe­stività reli­gio­se il sommo sacerdote deve supplicare il go­ver­natore romano per ave­re il permesso di celebrare i suoi riti.

caifa

- Non è vero.

giuda

- E nonostante questo, sommo sacerdote e Sinedrio concordano con il Procuratore idolat­ra le cose da farsi.

caifa

- (infuriato)Noi non abbiamo nien­te a che vedere con nessuno. Vogliamo solamente una Israele libera e tranquilla.

giuda

- Che libertà! Se il Tempio di Dio è dominato dai soldati di Cesare dall'al­to della torre Anto­nia!

caifa

- Ora abbiamo tutto.

giuda

- Abbiamo l' asservimento ai mostri di Roma.

caifa

- Ti ordino di tacere.

giuda

- Io, Giuda Iscariota, nato a Geru­salemme, da pa­dre mercante, istruito nel­la legge e nelle scrit­ture, scampato alla croce, parlo finchè vo­glio.

giornalista

- (intervenendo) Perchè ti scagli in questo mo­do contro idottori del Tempio?

giuda

- Hanno avvilito e prostituito quel luogo santo, ignobilmente, rendendolo un mercato strapieno di bancarelle. (sta per andarsene)

giornalista

- Ma i sommi sacerdoti non c'entrano,

giuda

- Senza l'approvazione di loro, una simile pro­­fanazione non può sussistere…  Non esiste banco di vendita che non versi la sua decima ai sommi sacerdoti.

caifa

- E' pazzo. Non dategli retta.

giuda

- E molti di loro, (indicando caifa)s'aggirano tra i banchi per santificare i cibi e decretarli puri; ma, a quanto mi costa, quei commestibili differenziano dai cibi santificati solamente per­chè costano di più a causa del rito cele­brato. (caifa è bloccato nell' ira).

giornalista

- Però, Giuda, io non capisco il senso del tuo tradimento e della tua nascita per il grande tra­dimento perchè il figlio di Dio venisse sa­cri­ficato per ri­scattare l'umanità, quando tu stes­so fai parte dell'umanità. Non so se siano più maledetti Anna e suo genero Caifa o tu, Giu­da.

giuda

- Proprio perchè così mi chiamo c'è sopra di me il mistero… Nessuno capirà mai niente di me. Quello che ho fatto, l'ho fatto in buona fede. (breve silenzio).

giornalista

- Gesù, come si comportavacon te?

giuda

- Mi riteneva utile quanto gli al­tri.

giornalista

- Ma tu eri veramente convin­to che Gesù fosse il liberatore?

giuda

- Ti dico di sì.

giornalista

- Perché quando andasti a Na­zareth a trovare Maria, le chiedesti delucidazioni sulla nascita del figlio.

giuda

- Mi dissero che Giuseppe 1'aveva sposata gravida.                                                      sposata gravida.

luce su maria.

maria

- Dicesti anche che Giuseppe ti raccontò altre cose.

giuda

- (avvicinandosi a maria) Perché io le chiesi altre cose. Dovevo sapere la verità. Immaginavo gli attacchi che mi sarebbero venuti dai sacerdoti del Tempio… D'altronde non è facile a convincersi della nascita d'un figlio senza l'intervento dell'uomo.

maria

- A Dio tutto è possibile.

giuda

- Ci vuol fede, Maria!

maria

- Giuseppe ha sempre rispettato la mia virtù. Era un buon uomo.                                                            mia virtù. Era un buon uomo.

luce sul trono di erode.

erode

- (entrando e portandosi direttamente sul trono. sfottente)Tuo figlio dunque non è nato come noi tutti uomini!

maria

- Non era come noi mortali.

erode

- E tuo sposo Giuseppe si accontentava di guardarti.

maria

- Giuseppe mi amava. Non mi avrebbe mai fatto del male.

erode

- (con malizia) Allora era …

giornalista

- Quel meraviglioso falegname rimasto nell'ombra con la sua saggezza. Convinciti tetrarca che la sua personali­tà offusca cento milavolte la tua regalità.

erode

- (al giornalista)Quanto bottegaio sei! (prende una mela e comincia a rosic­chiarla. parla man­gian­do. a maria, ironi­co) Lascia che ti dica, vergine, l'inter­rogatorio con tuo figlio mi divertiva. Mi solleticava la ferocia.

giornalista

- Puttana!

erode

- (toccato. scattando in piedi, irato) Io l'odio, come odio Ponzio Pilato, con la sua volgarità che presenta gli aspetti più deleteri di Roma. (siede).

giornalista

- Ti meravigli d'un aspetto della vita di Pilato, tu, che sei lafogna più piena di merda di tutto il tuo regno.

erode

- (parando il colpo con spiritaggine). Zitto, storico, altrimenti i posteri potrebbero credere alle tue panzane!… (si chiude con teatralità nel suo mantello).

giornalista

- Sei un torbido fumetto di macabro umorismo della folle regalità, travolta da un erotismo endogeno.

erode

- (spiritoso) Giusto, storico! Una analisi perfetta! (mutando d'umore).C'è nella tua lingua mille scorpioniche ti fanno vomitare un torrente di parole  in­sensate. (chiama) Puleo! (il giovane ermafrodita entra e si butta ai piedi del trono spaventato. erode, acciuffandolo per i capelli lo spinge verso il giornalista).Parla storico, parla anche di questo in­vertito, castrato, che succhia il miele del mio piacere, stordendosi come una ca­gna in calore. (con cattiveria lo butta ai piedi del giornalista e va a risedere sul trono) L'amo, storico! Per quel suo movi­mento e quiete di maschio e femmina. (il gior­na­lista dopo un istante di perplessità, si gira verso pietro).

giornalista

- E tu, Pietro?

via luce sul trono di erode.

pietro

- Io vedevo Gesù come un grande uomo, maggiore di Anna.

luce direzionale su pietro.

giornalista

- E l'hai rinnegato!

voce ragazzo

- wantada: Jesus Crist alias Messia!

(f.c.)

pietro

- (sorpreso e spaventato) Come? Lo cercano an­cora? (un tecnico luci va a piazzare un riflettore dietro il trono di pilato).

caifa

- (additando pietro)C'era anche.1ui tra i curiosi quando lo interrogavamo. (entra pilato e si ferma ai piedi del trono). Quando il suo Nazareno asserì di essere il figlio di Dio, ebbi un gesto da grande attore; mi strappai le vesti di dosso. (divertito) Se fossi stato in altro luogo mi avrebbero applaudito.

giornalista

- Sei nato sotto il segno del cancro!

caifa

- Perciò, recito bene le mie parti.

pilato

- (salendo il trono) Traduci, traduci alla lettera quello che lui dice, cosi sapranno i posteri quel­lo che accadde in quel giorno di Pasqua … Questa terra di fachiri, di beduini, di santoni, di profeti m'ha stancato.

giornalista

- Certo, che quando Gesù, ri­tornerà sulla terra per l'ultima Pasqua del mondo, cavalcherà come allora un'asi­na e non si girerà a guardare gli stolti, anche se raglieranno contro di Lui … (un giovane punk entra di corsa tenendo sollevata una grande croce, che subito, piazza al centro del palcoscenico).

giovane punk

- (entrando di corsa, gridando) Caricaaaaa! (pianta la croce e con un salto è sopra alla passerella di fondo. additando la croce) Ecco  là, il patibolo dove inchiodammo l'Uomo Onesto. Al centro dIi tutte le navate delle chiese. Oggi. Venerdì Santo. Perché tutti dobbiamo ricordarLo, piangerLo. Gli altri giorni che si sus- seguiranno rimarrà appeso ai muri per scaramanzia. Dimenticato.

maria

- (angosoiata) Perché parli cosi?

giovane punk

- Perché dentro di noi c'è la paura, il dubbio.

maria

- Ma io l'ho sentito formarsi qui dentro e nes­sun uomo m'ha penetrata.

giovane punk

- Tu sei Maria d'oggi, non puoi dir questo!(siede) Non so se quest'Uomo ha scelto la croce per il suo grande amo­re verso noi. Il pati­bolo costruito con le nostre mani per appendere un Giusto!… (si commuove) che non voleva le guerre, la distruzione dei popoli...

giornalista

(gridato) Via tutte le luci. Luce soltanto sul giovane.

I lager, i forni crematori, i dittatori. (piange) La disperazione dentro di noi… (gli attori si sono fatti attorno per a­scoltarlo). Le nostre spine le ha volute conficcate nel suo capo, ma continueremo ugualmente ad appenderlo alla croce, ine­sorabilmente… Siamo perversi nelle mole, nel sangue, nel cervello. (esce) Di 1ontano si sente il canto dei fedeli in proces- sione che s'avvicina. Gli attori si inginocchiano, ma al sovrapporsi al canto mi­stico un rock, saltano in piedi e silasciano andare in un ballo sfrenato ed irriverente, dimenticando il tutto. La croce nel chiasso, vacilla. Fuggiranno fuori, spaventati, al grido di Gesù (f.c.).

luce direzionale sul giovane punk.

via alla colonna sonora del canto dei fedeli + rock+ grido di gesu' + lamenti.

luce
crepuscolare

donna di mezza eta'

- Sentite? Il pianto degli uomini e delle donne sulle mura di Gerusalemmenon cessa… Se si calmassero per un istante potremmo sentire la voce,di Yesciua. (indicando) Da lassù si può vedere tutte le città del mondo ancora addormentate nella prima luce dell'alba. (confidenziale). Fra poco il reverendo Elia Barcotti esce dal letto, si pettina con le dita i bianchi capelli, apre la porta della strada a piedi nudi, si ferma sulla ·soglia a guardare il cielo. (un uomo incappucciato, frettolosamente attraversa la scena. si gira a guardarlo) E' Giuda di Keriot. Da un po' di tempo rincasa sempre al mat­tino. Dicono che abbia frequenti contatti con i sommi sacerdoti del Tempio. Mah!…

rapido si chiude il sipario.

(una donnetta di mezza età viene avanti e si porta alla ribalta).

buio totale

FINE DEL PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

(buio totale. nel buio, tutte le voci f. c.)

voce uomo

- Dietro le quinte sangue sui pavimenti.

coro uomini

- Sangue, sangue, sangue!

voce donna

- Dietro le quinte la lebbra cova nella carne.

voce vecchio

- Io sono vecchio; non dovreste mai domandare ai vecchi come si sentono.

voce giovane

- Il dottor Celli vi toglie­rà di dosso la vecchiaia.

voce vecchio

- Il dottor Celli non mi to­glierà di dosso niente. La morte mi toglierà di dosso la vecchiaia.                                                        uomo!

voce donna

- Guardati piccolo-grande uomo!

luce direzionale su yesciua.

yesciua

- Io, sono l'Uomo. 

via luce direziona­le.

coro uomini

- Uomo forte, uomo stanco, uomo con veleno e fiore, uomo bestia favolosa, uomo grande, uomo insetto, uomo dolce, uomo santo, uomo mostro rincagnato!

voce donna

- Dietro le quinte il leone lecca le sue ferite.

voce giovane uomo

- Forse mi avete amputato le gambe per un esperimento. Non preoccupatevi, mi siederò per terra. (risate)

voce donna

- Guarda la tua stolta avi­dità di vuoto!

voce uomo

- La frode e l'astuzia.

voce uomo

- Lasantità del libroed il letame del cuore.

voce donna

- L'odio che scoppia in tuo­no di fucile.

voce donna

- La fratellanza interes­sata.                                                            ohio di cadaveri Lnnocent ì.?

voce uomo

- Il bene sfruttato.

voce uomo

- La bontà del godimento

voce donna

- L'amore con lama d'acciaio.

voce uomo

- Guai a voi se toccherete il frutto dell'albero del bene e del male!

voce uomo

- Dove hai nascosto il mucchio di cadaveri innocenti?

luce direzionale su yesciua.

uomo yesciua

Io, sono l'uomo! (appare in perizoma con le spalle ricoperte da un lo­goro mantello rosso e le mani ammanettate da una fune). Aiutatemi, a liberarmi da questo mantello rosso, buona gente! Voi siete venuti a vedere Yesciua, il Galileo, che ha impresso in me il volto della morte il giorno quattordici diNisàn.La passione di Yesciua detto il Masia è questa mia passione, la vostra passione…  Non si cancella più la rossura dei chiodi nelle mie mani e nei miei piedi. Perché continuate ad affliggermi? La famiglia urlante dei poveri chiede che il pane sia spezzato per tutti, ma che non siano i ricchi a dividerlo. Questo popolo di poveri ha bisogno di essere conosciuto ed amato in ciò che non dice… c'è ancora nella mia gola il sapore delle lacrime degli innocenti … Perchè continuate ad uccidermi?            

luce direzionale sulle mani amma­net­tate.

 via alla musica in sottofondo.

luce direzionale su tutta la persona di yesciua

I gigli scoppiavano in sangue sui sentie­ri di Dachau. Sono venute orde di maestri di fornace per crucifiggere braccia ubbi­dienti, che avrebbero desiderato un goccio di acido "misericordioso"… Se la mia morte non sarà capita, un giorno avremo tante pietre e nessuna anima… Non scrivete nel vetro queste mie parole; non sgozzate i rimorsi con fiori di serra... Anche oggi continua la mia passione.

buio totale.

stop musica in sot­tofondo. 

luce
crepuscolare

 (il retrocucina della casa di pietro. ingombro di ceste ed ,arnesi da pesca)

giornalista

- (si porta alla ribalta. guarda l'ora sull'orologio al polso e si rivolge al pubblico). Oggi è il quattordicesimo giorno di Nisàn. Gli apostoli hanno invitato a cena, qui in casa di Pietro, Yesciua. So che è ricercato, ma loro ancora non lo sanno. (si ritira in disparte per­ché entra pietro con una bacinella di terracotta, che va subito a deporre ai piedi di uno sgabello).

pietro

- … E la notte scorsa!Non ho mai chiuso occhio per quel via vai di guardie pretoriane. (andando fuori per prendere de l'acqua) Mi sa che passeremo una brutta Pasqua.

giacomo

Fai l'uccello del malaugurio?

 (voce  f.sc.).

pietro

- Ci sono troppi movimenti in giro! (entra con dell'acqua che la versa nella bacinella). Nessuno ha il coraggio di ribellarsi a quel despota maledet­to, e cosi lui fa alto e basso come me­glio gli pare e piace. (siede ed immerge i piedi nella bacinella) Bisogna proprio dire che l'antico no­stro orgoglio l'abbiamo messo sotto i piedi. (si lava i piedi).

 (voce  f.sc.).

storico

- (al pubblico) Antico veramente! Un David, un Giosuè, un maccabeo, non si sarebbe mai sottomesso all'avversario, specie dopo un mas­­­sacro per soggiogare la città. La fortezza Antonia quella mattina era piena di morti ancora caldi si può dire,e i mirmidoni nei loro appariscenti mantelli rossi cicalavano indifferenti. Ma più irritante fu la vista di Pilato sulla torre a godersi il suo gran giorno.

canto dell'
usignolo.

pietro

- (a giacomo, f.sc.) Non perdonerò mai ai sacerdoti del tempio quello di avere lasciato met­tere le mani nel tesoro per prelevare il denaro per costruire un'acquedotto dal bacino di Betlemme alla for­tezza. "I pozzi intorno alla città sono inariditi!" diceva. E quando mai, se buttano ancora.

giacomo

- (attraversando la scena) Purtroppo la situazione non è tanto allegra! (da f. sc.) Ci mancava anche l'assalto degli Ezeloti al tempio. (riattraversando la scena) E adesso quello di Giosuè Bar Rabba con i suoi .fuorilegge. (da f. sc.) Cosa vo­glia certa gente, io non lo so.

pietro

- Il mondo sta impazzendo! (asciuga i piedi) Guar­da in Siria. Tutti i pas­si sono sorvegliati dai guerriglieri… E tutti questi assalti, questi assassinii, questi rapimenti. Finiremo col non uscire più da casa per paura che ti faccianola pelle. Anche Yesciua mi sembra preoccupato.

giacomo

- Vede anche lui le cose come stanno andando.

(da f.sc.)

pietro

- Però non capisco come possa so­stenere che per lui gli uomini sono tutti uguali. E ti dirò di più, dice che quelli che ci perseguitano dobbiamo amarli di più perché proprio questi hanno bisogno d'amore. A volte, dico la verità, non lo capisco proprio… E' ancora vivo il ricordo di tutta quella gioventù venduta aimercanti di schiavi e noi dovremmo amare quella gente!

giacomo

- E tutti i capi delle forze braccate, che sono stati inchiodati alla croce!

pietro

- Appunto, che non riesco a capire quei suoi strani discorsi. Questa mattina uscì con questa frase: "Tu Pietro e Giuda oggi sarete i miei messaggeri!'.

giacomo

- E che voleva dire?

pietro

-Ha detto solo questo e se ne è andato subito senza darmi una spiegazione. Hai dato da man­giare all'usignolo?

giacomo

- (attraversando la scena per poi riattraversarla con un mazzetto di alloro) Ho ben altro per la testa!

pietro

- Ho soltanto chiesto!

giacomo

- E tu hai procurato il pane?

(da f.sc.)

pietro

- Ho incaricato Giovanni.

giacomo'

- Hai dato l'incarico proprio al tipo giusto! Non lo sai che si dimentica facilmente tutto. (entra matteo, prende alcuni scanni e li porta fuori).  Ha sempre la testa tra le nuvole.

pietro

- Ed io dovrei tirargliela giù!

canto
dell’usi­gno­­lo

giacomo

- Se ti riesce!

pietro

- Senti amico, i suoi vent'anni li ha compiuti da un bel po' e da padre putativo non lo faccio più, neanche agli altri..

sara

- (entrando con un cesto con del pa­ne, che subito depone su di un tavolo) Fai bene brontolare alla tua età, Pietro. Ti si allargano i polmoni. Giovanni m'ha in­caricato di dirvi che tarderà un po'.

pietro

- (seccato) Ecco! Dove deve andare?

sara

- E che ne so. M'ha detto di portar­vi il pane!

pietro

- Lo sapeva che oggi c'era da fare di più in cucina. Abbiano invitato Yesciua per la cena e lui se ne va per ifatti suoi.

sara

- E' giovane, Pietro! Tu cosa facevi alla sua età?

pietro

- Non andavo certo a bighellonare per le strade.

sara

- E chi ti dice che è andato a bighellonare. Non potrebbeavere un motivo.

pietro

- Ho capito, donna, anche tu vieni a scoc­cia­re.

giacomo

- Oggi gli vai di traverso anche tu, Sara.

sara

- Me ne accorgo, ma voglio ugualmen­te bene a questo brontolone. Però, lasciami dire Pietro, a volte midomando come Yesciua riesca a sopportarti.

pietro

- Perchè Lui mi capisce.

sara

- Certo tutti quelli che non ti pestano i calli ti capiscono. Però se te li pestano…

giacomo

- Sono guai.

pietro

- Un'accidente sono guai! E' cheun giorno o l'altro qui dentro mi fate impazzire.

giacomo

- Povera vittima!

giovanni

- (entrando ed uscendo subito dall'altra parte) Ciao Sara.

sara

- Il messaggio l'ho portato, il pane anche, io vi saluto tutti. (esce).

giovanni

- (affacciandosi) Dov'è Yesciua?

pietro

- Non sono mica il suo custode.

giovanni

- Ho capito. (rientrando) Non è il caso di irritarsi. (breve silenzio).

pietro

- Hai sistemate le barche?

giovanni

- L'hanno fatto Zaccheo e Tobia.

(da f.sc.)

pietro

- Avevo dato a te ·l'incarico.

giovanni

- C'era lo storpio che m'aspettava.

pietro

- Ma che t'ha stregato quello storpio?

giovanni

- Vorrei vedere te:nei suoi pan­ni.

pietro

- Che c'entra questo.

giovanni

- Che non hai cuore.

pietro

- (andandogli incontro per dargli uno schiaffo) Lo serbo per mandare avanti questa baracca.   (yesciua con matteo è appena entrato e blocca pietro. pietro svincolandosi in malo modo) Voglio che mi rispetti, Yesciua. (esce)

yesciua

- (a giovanni) Perché gli hai ri­sposto in quel modo?

giovanni

- Ma io, Yesciua…

pietro

- (entrando e attraversando la scena) Dovrei lasciarmi mettere sotto i piedi da un pivellino come lui!

matteo

- (porgendo uno scanno ad yesciua)Ma insomma, che ti prende?

pietro

- Niente. Sono stufo, stufo, stufo di tutti!(rientrando) Stufo delle vostre continue lamentele.

(da f.sc.)

matteo

- Noi ci lamentiamo?

pietro

- Sissignore. Tutti i giorni… Non parliamo poi di Giuda, che ce l'ha per quel suo regno pro­mes­soci. E non capisco Yesciua, che tu non l'abbia ancora capito. Tutti vogliono avere un domani sicuro. Vogliono essere sistemati una buona volta per sempre, e tu sistemali, fuo­ri dai piedi.

matteo

- Tu farnetichi, Pietro.

pietro

- Io la mia vita l'ho vissuta, so­no stanco Yesciua. Quel poco che ho mi basta.

yesciua

- Devi ancora incominciare, Simone.

pietro

- Alla mia età c'è poco da sperare ancora. Sono stanco, stanco ti dico!

(la conversazione viene simulata mentre il giornalista si rivolge al pubblico).

giornalista

- Infatti, tutti credevano che Yesciua volesse fondare veramente unregno e più convinto che mai ne era Giuda, che sperava, oltre ad una sua buona colloca­zione, che Yesciua facesse una rivoluzio­ne e riportasse Israele alla sua antica gloria e scacciasse Pilato, che oltre a tutto voleva estirpare le costumanze del popolo.

le luci si abbassa- no.

yesciua

- Io ti credo Giovanni. Sei sincero.

luce come prima.

giovanni

- (felice) Ti vado a prendere del vino. (fa per avviarsi).

yesciua

No, lascia.

giacomo

- Portami della legna Giovanni.

(da f.sc.)

giovanni

- (a yesciua) Faccio in un momento. (esce. la conversazione tra yesciua e matteo viene simulata).

giornalista

- (al pubblico) Ad Yesciua, fu offerto più volte lo scettro e lo ha. sempre disdegnato. Pertanto la speranza che lui difendesse il loro Paese si andava affie­volendo nei suoi discepoli e perfino tra i suoi apostoli. Si riaccendeva ogni qualvolta Yesciua compiva un prodigio… Ma sappiamo bene com’è un popolo perseguitato e sottomesso! Grida "osanna" e subito dopo "crucifige".

yesciua

- Giù di morale! Come si fa a non esserlo con tutto quel popolo di affamati di assetati, che ha bisogno di te, delle tue mani per sentirsi protetto, consolato difeso.

matteo

- Ma in questo modo finirai per ammalarti.

yesciua

- E' troppo importante la mia missione.

matteo

- Questo lo sappiamo. Ma credo sia già tempo che tu prenda le redini in mano.

yesciua

- Il mio tempo è già finito.

matteo

- Ma come? Non ci saranno mica delle scadenze, suppongo.

yesciua

- Non potete capire ancora. Lo capirete quando io non sarò più tra voi.

matteo

- Ci vuoi abbandonare?

yesciua

- Non abbandonare, ma sarò viva parte di voi. Sconfiggerò la morte eterna.

matteo

- Veramente non ti capisco, Yesciua.

yesciua

- E l'uomo sarà sempre ingrato!

matteo

- Ecco vedi! Appunto per questo mi sembra esagerato il tuo modo di fare. Capisco, dare una mano al tuo prossimo, ma non al punto da rimetterci la salute… Vorrei vedere quanti farebbero come te. Guarda gli storpi che hai guarito. Uno solo è venuto a ringraziarti. (en­tra pietro con la lanterna accesa e la appende) Quel giorno che hai buttato per aria tutte le bancarelle che stavano dentro e fuori dal Tem­pio, non puoi immaginare come ho goduto. Ma come si fa! Preti che occupano sgabuzzini e vendono contrassegni da cambiare con pecore, capre, e persino con buoi. E nei giorni di festività fanno costare le colombe cinque volte dì più. E che cosa hai ottenuto? Continuano tutt'oggi.

giacomo

- (entra con il boccale di vino seguito da giovanni che porta le tazze di terracotta in un vassoio in giunco) Ecco il vino! (versando) Un goccetto prima dei pasti stimola l'appetito. (sfottendo) Ho cucinato il pesce alla Kefariana!

pietro

- Piglia in giro tu! Hai messo molto prezze­mo­lo? -

giacomo

- Mica sono un cuoco dozzinale!

giovanni

- Sa bruciare perfino le carni.

giacomo

- Un paio di volte, Yesciua!

yesciua

- (sorridendo) Meno male!

giovanni

- Perchè non balliamo la musica che piace tanto a Yesciua.

giacomo

- Ottima idea. (si mettono in fila per dare il via al ballo).

matteo

- Attacca, Pietro!

pietro

- Non ne ho voglia.

giacomo

- Lo facciamo per il Rabbi.

yesciua

- Accontentali, Pietro.

giovanni

- Sei sempre il primo alle fe­ste al porticciolo.

matteo

- Ma là c'è il buon vino e delle belle donne che lo guardano.

pietro

- Non è per quello.

giovanni

- Via, che ti conosciamo!

yesciua

- Su, Pietro. (incomincia a rit­mare il tempo con il battito delle mani).

 (ballano. mentre ballano entra giuda, va subito a versarsi del vino e rimane in disparte a guardare. improvvisamente, la voce di has-satan, non udita dagli aposto­li che continuano la danza. yesciua si fa triste).

via alla musica. (dal “disco canti e danze d'israele”. brano:  meh'ol
halah)

has-satan

- Buono Profeta!Ve­di quegli sterpi dietro il colonnato?… Non servono per fare fuoco, no. Servono per la tua corona, che ti ficcheranno in testa. Buoni i tuoi falegnami! Scannano alberi per fare pali alti e resistenti. (gli apostoli si accorgono del mutato u­more da parte di yesciua. cessano di ballare. per qualche istante diso­rien­tati, sorpresi).

(da f.sc.)

matteo

- (a yesciua) Che ti succede? (yesciua non r­i­sponde).

pietro

- (andandosene) S'è fatto buio.

yesciua

- Pietro. (pietro s'arresta) Prima che albeggi tu mi avrai già rinnegato.

pietro

- (sorpreso. seccato) Che hai detto?

matteo

- (richiamandolo  subito) Pietro.

pietro

- Tu sta zitto.

giacomo

- (vedendo che sta per accendersi una lite). Andiamo a tavola.

pietro

- Un momento.

yesciua

- Uno tra voi invece mi  ha già tradito.

pietro

- (sbottando) Basta, Yesciua!… Ne abbiamo abbastanza delle tue stranezze… Sembra che tu ti diverta sulla nostra i­gnoranza... Lo sapevi che eravamo dei rozzi pescatori, degli analfabeti, straccioni, e perché sei venuto a cercarci?.

matteo

- Basta, Pietro.

pietro

- E lasciami dire.Abbiamo abban­donato le nostre famiglie per seguirti, e non è stata cosa da poco. E adesso tu ci accusi di rinnegamento, di tradimento …

yesciua

- (subito, a giuda) Come sono le tue mani, Giuda?

pietro

- Non girare il discorso adesso.

yesciua

- (con più intensità) Come sono le tue mani, Giuda?

pietro

- (infuriato) E lasciami parlare!

giacomo

- Domina i tuoi nervi, Pietro! Stai diventando insopportabile.

pietro

- Le vostre facce sono insopporta­bili.

giacomo

- Ti caccerei i denti in gola.

pietro

- (provocando) Provaci.

yesciua

- (con forza, a giuda). Rispondi, Giuda. Come sono letue mani? (tutti guar­dano giuda).

giuda

- (fingendosi tranquillo). Che c’en­trano le mie mani! Non capisco. Sono sporche perché ho lavorato. Non mi hai scelto tu come amministratore della cassa comune. Pertanto…

yesciua

- Non divagare, Giuda.

giuda

- (si sente scoperto) Io so soltanto una cosa! Che tutti aspettiamo quel regno che ci hai promesso e che tu faccia fuori una buona volta per sempre quel proconsole e tutti i suoi tirapiedi.

yesciua

- (avvicinandosi). Non ti rendi conto che la vita di un romano è cara a Dio come la vita di un giudeo

giuda

- Impossibile.

pietro

- Qui sono d'accordo con lui, rab­bi. Ed è proprio anche questa una delle tue stranezze.

yesciua

- (avvicinandosi a pietro) Quanto vale la mia vita? (si gira di scatto ver­so giuda penetrandolo con lo sguardo).Giuda? 

giuda

- Che c'entra la tua vita?

pietro

- Ma insomma si può sapere…

yesciua

- Trenta sicli d'argento?

giuda

- Non ti capisco, rabbi.

pietro

- (prendendo per la veste giuda)Che hai fatto a Yesciua?

yesciua

- Lascialo.

pietro

- Prima ci deve dire.

yesciua

- Pietro!

giuda

- Io ti amo, Yesciua! (disperato) Ma prima voglio un segno della tua potenza… (gridando) Capisci questo? Ho bisogno di qualche testimonianza se vuoi che  ti sal­vi.

matteo

- (sorpreso) Salvarlo da che?

giovanni

- (intuendo) Giuda tu…

yesciua

- Lascialo, Pietro. Andiamo a ce­na. (tutti gli apostoli escono. soltanto giuda, sentendosi os­ser­vato da yesciua si intrattiene. si versa dell'altro vino. beve. fa per andarsene). Che fai adesso?

giuda

- (si blocca. si sente scoperto)Me ne vado. Questa è la volta buona che me ne vado.

yesciua

- Non lasciarti prendere dall'im­pulso.

giuda

- (giocherellando con le dita sul calice) Io, che ero stato il primo a seguirti, ad offrirti tutta la mia vita, sono il reietto, l'odiato da tutti. E non parlia­mo di Giovanni!… Mi meraviglio che proprio Tu, rabbi, vuoi trattenermi.

yesciua

- Riesci sempre a discutere senza mai sentirti in causa.

giuda

- Mi sento terribilmente condannato invece. A momenti ho la speranza di essere perdonato, ma mi assale subito la disperazione per la sicurezza di non avere mai il perdono… Tu capisci che cosa sia per me la promessa di un regno, delusa.

yesciua

- Il mio regno promesso non è di questa terra. Non è un regno che si possa toccare con le mani e lo dico a tutti gli unti della terra; che si albergano dentro a silos strapieni di benessere e parlano di me… Io debbo pagare, Giuda, per loro.

giuda

- Ed io andrò ad impiccarmi ad un albero, interrogandomi, senza avere alcuna risposta… Tu mi trascuravi, rabbi… Soltanto quando ti prendevano pensieri di morte, mi cercavi. Ho sempre risposto alle tue chiamate. Che bisogno c'è d’un.tradimento e della mia impiccagione? Non potresti raggiungere la morte senza la mia compli­cità? Forse non ho messaggeri del Signore dalla mia parte?… Sono un uomo, rabbi!

yesciua

- I malvagi devono essere sollevatidalle tenebre e consegnati alla luce. (lungo silenzio).

giuda

- Tu sei giusto, mio rabbi, ma quelli che verranno dopo la tua morte, ti metteranno lietamente in croce dentro la loro coscienza e fuori, a parole ti difen­deranno. (lungo silenzio. yesciua lo fis­sa intensamente). Non fissarmi cosi, rab­bi, ti prego.

yesciua

- Piango per te, Giuda.

giuda

- (girandosi di scatto, come sollevato) Piangi per me? (ricade nella tristezza) Fino a qualche giorno fa la tua forza era potente. Ora sei cam­biato, Yesciua.

yesciua

- (con paura) Sto per morire Giu­da.

giuda

- (mettendogli una mano sulla spalla) Sei molto stanco. Rabbi. (stanno per usci­re ma yesciua subi­to si ferma e fissa.intensamente giuda).

yesciua

- Quello che devi fare, Giudai fallo subito. (escono)

brusio di voci ec-citate.

(le voci ci giungono dalla stanza cenacolo. pietro rientra in scena, prende la lanter­na ed esce. nella stanza rimane un taglio di luce giallognola, che immaginiamo venga dalla porta del cenacolo la­sciata aperta. dopo qualche istante esce fretto­losamente giuda, che viene subito bloccato dal gior­­nalista).

giornalista

- Non tocca a te, Giuda!

attore giuda

- (non personaggio) Lo so. Lo so benissimo. Ma ti confesso che non è tanto facile essere il personaggio Giuda, che brucia d'amore per la sua Israele e per il suo Maestro.

giornalista

- Sei un attore!

attore giuda

- Ma potrei essere per davve­ro un Giuda. (ridiventa personaggio. sale i gradini del trono di pilato e furibondo si rivolge ad un' ipotetica folla disinedriti ed ad un ipotetico anna) Tu Anna, e voi Sinedriti, siete un branco di ruffiani. Ma che governanti siete? E di quale Paese?… Se non fosse per i contadini ed i mercanti che vedo per le vie, crederei di essere a Roma.

giornalista

- Ma tu Attore Giuda soffri per davvero per il suo tradimento?

attore giuda

- (non personaggio) Se ti de­vo parlare del Gesù che ho costruito qui, (si batte il petto) ti devo dire che la sua magrezza me lo fa solenne, con le braccia sottili e forti e con un bagliore negli occhi, che irradia una energia senza limiti che spaventa e ci rimprovera… Il mio personaggio...

giornalista

- Ti pesa, l’abbiamo capito… Comunque, figlio di Simone non puoi modi­ficare d’una virgola i disegni di Dio... (l’attore giuda ridiventa personaggio. s'accorge dell'avvicinarsi di yesciua. esce. il giornalista si ritira nell'ombra. gesù cade  bocconi a terra e parla con fatica).

yesciua

- Jahvè! Himmani achsiav babba­sar uvaddan. Ad ben ha' adam lo jihet hu bet ha' emuna, lo hisctammesciubabbajt.

musica in sotto_ fondo.

giornalista

- (al pubblico. piano)Dice: Dio, io sono qui nella carne; finché l'uomo non sarà il tempio della verità luistesso, il tempio non servirà più.

yesciua

- (soffrendo) Non sono innocente, Padre e nemmeno perfetto. Ho paura. Ren­di sana la vita di tutta l'umanità che incarno. Allontana da me questo calice amaro, ma sia fatta la tua volontà. (s'allunga bocconi sul suolo a braccia aperte)

cessa musica sot- tofondo.

(un giovane ragazzo, punk entra di corsa ed inciampa sul corpo di yesciua. s'arre­sta e lo guarda a lungo).

giovane punk

- (a yesciua) Forse è il ca­so che mi ha fatto capitare qui,oggi, quattordici di Nisàn o era già stabilito nei tempi? (yesciua non risponde. il gio­vane punk s'accorge della presenza del gior­nalista, con una capriola scavalca il corpo di yesciua e si porta davanti a lui). Tu, giornalista storico dovresti darmi una risposta. (il gior­na­lista non risponde. il giovane punk con un balzo piomba con le gambe divaricate sopra il corpo di yesciua). Per quell'animale che sono, vorrei chiedere che importanza ha la tua morte… (yesciua non risponde. il giovane punk si raggomitola accanto. confidenziale)… Io ci penso spesso per sapere la verità di que­sta rocambolesca terra che si muove… Tu me lo dovresti dire. (girando intorno a se stessocome una trot­tola) se no continue­rò ad essere quell'esemplare colorato e vivace che sono, con la mia femmina colorata e vivace com'è. (entra la ragazza punk cinguettando e agitando le braccia come ali. comincia a circuire il maschio).

ragazza punk

- Tupi, tupi, tupi- tupi, tupi, tupi,- tupi, tupi, tupi, (si raggomitola tra le gambe del giovane punk… con trasporto fasullo) Il mio grande sole si è raggomitolato!… Come la stampa quoti­diana! (rovesciandolo all'indietro e buttandosi sopra, con voluttà) Io ti voglio abbeverare. (incomincia a sfiorargli il volto con baci, lui ride stupidamente).

ragazzo punk

- (divertendosi) Dai, dai! … Che mi fai il solletico!

ragazza punk

- (cessando improvvisamente, avendo sentita l'improvvisa eccitazione). Ti sta venendo un cane per la testa? (cambiando umore. accarezzandosi il braccio e la mano come sfiorasse dei gioielli). L'i- dea meravigliosa che mi viene è di un brac- ciale e di un anello con delle perline …

ragazzo punk

- (richiamandola al gioco) Se vuoi che mi si ingrossi, schiacciami ancora qui. (indica il basso-ventre).

ragazza punk

- (eseguendo) Così?… Così?…  Così? …

ragazzo punk

- (trasalendo) Dai! Dai! … Con forza!

ragazza punk

-(improvvisamente s'arresta e comincia a far roteare il suo dito so­pra il sesso di lui). Sei giù di corda? (scoppiando in una grossa risata) T’ho spento il calore! (il giovane punk la guata per qualche istante poi subito gli è so­pra. incomincia a baciarle tutto il corpo. la musica durerà per tutto il tempo dell’erotica azione: fino a quando il giovane punk scatta in piedi e lei incomincerà ad attorcigliarsi attorno al suo corpo, insinuosamente).

musical dies irae

ragazzo punk

- I tuoi sacerdoti, tengono sempre accese le candele nei pesanti candelieri d'argento sopra gli altari, dove quotidianamente vieni immolato. Ma tu dici che non ti interessa l'oro e l’ar­gento e neppure i suntuosi templi con ardite strutture in cemento.

ragazza punk

- E' un bel gioco, quello!

ragazzo punk

- (baciandola) Una masturba­zione mentale per darti un tetto!

(i due giovani con gesti meccanici si ri­tirano in un lato del palcoscenico. erode seguito da caifa escono e formano un rocambolesco girotondo per tutta la durata della suonata e poi escono. i due ragazzi ritornano normali).

ragazzo punk

- (a yesciua) La nostra società dei consumi ha già strumentalizzato il tuo nome. II Got mit uns, Dio è con noi, portavano inciso quelli delle SS sui loro cinturoni. "In God trust” Noi crediamo in Dio, è scritto sui dollari degli Stati Uniti. E il grido dei crociati era: "Dio lo vuole" prima di violentare le donne e la libertà degli altri. Ed io porto jeans "Jesus” (commuo­ven­dosi.) Ti hanno fatto perfino diventare il divo pop, folk, swing di Broadway.

buio totale.

voce cornelio tacito

- Miseratio oriebatur, tamquam non utilitate publica sed in saevitiam unius absumerentur.

voce cornello ta­cito con sottofon do crepitio fuoco.(f.c.).

giornalista

- (nel lampeggiare delle fiamme. al pubblico) “Ben­chè i presenti vi fossero venuti quasi per ammirare un'insolito spettacolo, sorgeva tuttavia in essi un sentimento di pietà. Perché venivano sacrificati non al bene comune ma alla ferocia del principe”. Così narra lo storico Cornelio Tacito di quella sera di ottobre in cui centinaia di cittadini roma­ni si riversavano nei giardini del divino Nerone Cesare a contemplare lo spettacolo­ di lunghe file di torce umane ai lati dei sentieri. In silenzio morivano i primi martiri cristiani accusati di aver appicato il fuoco alla Suburra. L'imperatore, travestito, dietro una cortina di guardie, ­guardava divertito.

lampeggio di fiam me.

voce di un giornalista

- Villaggio di Song My. Sei del mattino. Un bombardamento improvviso. Tutti gli abitanti del villaggio si rifugiano nei ricoveri. Cessa il bombardamento. Tre plotoni vengono sbarcati dagli elicotteri. Gli uomini del tenente sono i primi ad entrare nel vil­laggio. Danno fuoco alle case. Tirano fuori dai ricoveri gli abitanti. Piazzano una mitragliatrice. Chiedono scusa ridendo e sparano sulla folla disorientata. L' ordine è stato dato da un tenente. Ventisei anni. Bravo ragazzo. Mostra alle donne, che tengono in braccio i bambini una tavoletta di cioccolata con la sinistra, e spara subito con l'altra incrociando con il colpo le due teste.

(f.c.)

cessa il lampeggio delle fiamme. + sottofondo di ae- re

.

(giuda di keriot, in panni moderni, at­traversa di corsa la scena, tutto agita­to, ma viene subito bloccato dal giorna­lista).

).

notte improvvisa. musica descritti­va. (disco: xenakis sy­naphai. lato i°, ver so la fine

giornalista

- Giuda di Keriot... perchè scappi?

giuda

- (bloccandosi, spaventato) Non c' è più nessuno con lui. Se la sono svignata tutti. Lasciami andare.

giornalista

- Sei stato in Sinedrio?

giuda

- (confuso). Sì… No. Sono stato in…. Sinedrio. Ho detto la verità. Ho detto che ho tradito sangue innocente, ma non mi hanno voluto credere quei vecchi caproni. Affari tuoi m'han­no risposto, (il giornalista va a sedersi sul trono di erode). Che vuol dire?

giornalista

- Che ne hai fatto dei trenta sicli?

giuda

- Quali sicli? Li ho gettati per terra io, i trenta sicli… Rotolavano e facevano un rumore maledetto, e loro li guardavano con certi occhi! (pulendosi le mani sul petto) Sono pulito io. Se li tengano.

giornalista

- Ti hanno pagato come si pa­ga la morte accidentale di uno schiavo… Sai che ne faranno di quei soldi? Un'ope­ra pia, compreranno il campo del vasaio per destinarlo a cimitero dei pellegrini, perché loro pensano a tutto!

giuda

- (agitato) Certo, certo, pensano a tutto, quei maledetti.

giornalista

- (dopo aver fissato a lungo giuda) Lo chiame­ran­no:campo del sangue.

giuda

- (ha un urlo soffocato, nasconden­dosi il volto tra le mani) Non parlarmi di sangue! (sta per fuggire ma subito s'arresta e si rivolge al gior­nalista). Io volevo liberare il mio popolo (ag­gres­sivo). Non è stato detto chiaramente che il Messia libererà Israele affinché possa trionfare sulle settanta nazioni?

giornalista

- Chi l'ha detto?

giuda

- (gridando pazzamente) I profeti. (va a rag­go­mitolarsi ai piedi del trono. lungo silenzio). Ma quando uno nasce di­sgraziato,sarà sempre un disgraziato… Maledetto il momento che varcai la soglia del Tempio!

giornalista

- Pentiti del tradimento.

giuda

- No. Non voglio. (lungo silenzio. improvvisa­mento fa cenno al giornalista di avvicinarsi). Ascolta, ascolta. (vedendo che il giornalista non s'avvicina,va lui a coccolarsi ai suoi piedi). Tu non puoi capire certe cose. E' stato lui a tradir­mi. Io l'amavo, capisci! Sono scappato da casa per stare con lui. Avevo un buon la­voro, io. Ho gettato tutto a mare.

storico

- Ed hai anche rubato!

giuda

- (impennandosi) No. Rubato mai… Non credere alle calunnie dei miei amici… A te posso dire la verità. Sono stati loro a tradirlo. Io ho fatto quello che loro non osavano fare. (ha una risata convulsa e recitata). Simone, proprio sta- sera quasi siprendeva a pugni con Levi Mathaj per avere il posto migliore nel suo regno; tant'è ve­ro che li rimproverò dicendo…

giornalista

- "Non rendete oscure le mie ore con questi ridicoli litigi da satrapimeschini che leccano i calzari dei re come cani ansiosi di piacere.”

giuda

- Proprio così ha detto. (sorpreso). Ma tu, come lo sai? (il giornalista non risponde. lungo silenzio). Vedessi che facce hanno fatto!Se ne sarebbero tornati a ca­sa se avessero avuto il coraggio. Codardi!Mi guardavano come per dirmi .di sistemare io la faccenda. (fa per andarsene).

giornalista

- E così l'hai tradito.

giuda

- (s'arresta e lo fissa) Giuda… non tradisce. (ca­de in ginocchio) Lui, ha tra­dito le nostre speranze. (piangendo) Io l’amavo. (improvvisamente si alza, scende la scaletta del palcoscenico e di corsa s’avvia verso l'uscita della sala).

giornalista

- (gridandogli dietro) Fermati Giuda!

luce totale sul palcoscenico.

(il giornalista si porta in proscenio, al pub­blico) Credo che il tetrarca Erode voglia vedere "quel certo Yesciua" come dice lui. (esce). (yesciua viene portato dentro accompagnato da un centurione e simettono in un angolo)

ermafrodita

- (prorompe in scena precedendo erode che ha al suo seguito danzatrici e turibolari che spargono profumo d'incenso)­… e alla fine l'hanno preso a cazzotti… (si butta tra le braccia di erode).

musica percussio­ni. (disco: im-a­gadda-da vida.
 lato b). -

erode

- (divertito) Bello! Il popolo è sempre lirico! (siede sul trono, ignorando yesciua e comincia a piluccare dell'uva. l'ermafrodita si siede ai suoi piedi ed erode gli sputa in bocca la buccia dell'uva, di­vertendosi. poi istiga l'ermafrodita a pren­dergli dalla mano un grappolo d'uva. con un balzò l'erma­frodita glielo strappa e vasubito a man­giarselo ai piedi del centurione. il tetrarca finge allora di accorgersi della presenza di yesciua). Come! Non eri a Buchenwald? (con un'improvvisa impennata verso il pubblico) Così trattate il figlio di Dio? (a yesciua, con dolcezza) No. Non dire niente. Avresti ragione di protestare. (si porta dall'ermafrodita, che subito si allunga sul pavimento come una gatta in calore ed incomincia a solleticarlo nel basso ventre. parla ad yesciua senza guardar­lo in faccia). Non ti avranno fatto del male, spero!Hanno certe zampacce! …(ritor­na al trono. passando vicino ad una danza­trice, con violenza se la stringe a sé e la bacia. dal trono). A proposito, perché non hai alzato un di­to per il tuo Battista?… (si prende una banana e mangia) Era un ottimo battistrada. (vedendo che yesciua lo ignora ha uno scatto di rabbia, gettandogli la buccia di banana in faccia) Basta!… (le danzatrici corrono ai suoi piedi ed accarezzano le sue estremità. con dolcezza alle danzatrici) Abbiamo un ospite d'onore! (prende una mela ed incomincia a rosicchiarla e parla al centurione senza guardarlo in faccia) Vieni pure avanti, centurione. Av­vicinati. (il centurione va a collocarsi ai piedi del trono. a yesciua) Mi guardi in un modo, Profeta!… Sembri avercela con me perché ti ho tolto di mezzo quel tuo rompi-scatole. (lo guarda ambiguamente) Sai, fi­glio di falegname che hai dei begli occhi! (portandosi vicino ad yesciua) Migliori di lui. (indica il giovane ermafrodita). D'altronde quella sua  propaganda per fare crollare il mio regno mi urtava e così: zac… (ridendo) Il tuo Battista! (ritorna al trono portandosi l'ermafrodita e comincia palparlo dappertutto. divertendosi) Sei sempre in calore, piccolo bastardo. (ayesciua) Sai che mi venne perfino l'idea di castrarlo. Poi quel suo continuo ficcare il naso nelle mie faccende private… (all'ermafrodita. allonta­nan­dolo in malo modo) Via. No. (lo acciuffa per i capelli e lo trascina fuori dal palcoscenico dandogli in fine u­na pedata) Fuori dai piedi. (fa per ritor­nare al trono ma si arresta all'altezza di yesciua, gli si avvicina e gli prende una mano. guardandola con meraviglia) Che mani delicate!… Veramente da profeta. No, no. Da sacerdote. (le rigetta e ritorna al trono agitando le mani per la schifezza. rientra l'ermafrodita con una corona d'alloro in testae va subito ad accoccolarsi ai piedi del tetrarca) Hai distrutto le tavole di Mosé, e tutto il Levitico in un colpo solo ed è per questo che i sacerdoti ti voglio­no appendere al palo. (con teatralità) Ah lo so che cosa vorresti dire!

si arresta la mu­sica

ermafrodita

- (prontamente) Iniziate le danze.

erode

- (puntandogli il dito sotto il mento ed avvic­i­nandolo a sé) Non capisco perché!

ermafrodita

- Per il tuo amore!

erode

(prendendolo per i capelli e sollevandolo delica­ta­mente) Non aspetta a te dare ordini, piccolo celeste ruffiano. Sparisci. (l'ermafrodita corre a nascondersi dietro ad una danzatrice. a yesciua) Volevo dirti che (con teatralità) con una delle tue mani potresti abbattere questa mia ca­sa ed io ti credo. (al pubblico. con iro­nia) Non capita tutti i giorni trovarsi davanti ad uno che potrebbe anche rispondere. (batte un colpo di mani. riattacca la musica di percussioni e le danzatrici incominciano a danzare).

(la loro danza è d'una gestualità viscida e ambi­gua. a volte sfiorano, volutamente, il corpo di yesciua. alla danza prende parte anche l'ermafrodita. il tetrarca segue di­vertito. improvvisamente, scende dal trono con teatralità e si esibisce pure lui con movenze goffe e ridicole. s'arresta quasi subito per un sospetto che gli viene dal pubblico. gridando) Signori miei, non capisco la ragione del vostro bisbiglio e delle vostre risatine. (la musica si blocca e le danzatrici, spaventate si raggruppano in un angolo. indicando yesciua, girando gli le spalle, ruffiano) Un po' di rispetto per il re dei Giudei!  (va difilato al trono e subito ridiscende i gradini indietreggiando ­aven­do notato il centurione. lo fissa con morbosità). Tu sei il capo scorta, vero?

lucio
vibuleno

Sì Tetrarca. Sono Lucio Vibuleno della nona Legione Folgore.

erode

(sorridendo, abbeverato dalla bel­lezza fisica del centurione) Lucio Vibule­no!… Bel nome!… (deciso) Senti Lucio, fatti dare il mantello di porpora. (lucio esce. si avvicina ad yesciua. confiden­ziale) E' un mantello con il gancio d'oro. (ridacchiando) Quella del mantello è una trovata di noi potenti per farci notare anche da lontano. (dopo aver atteso per qualche istante una risposta da yesciua si rivolge al pubblico con una apparente calma) Non annoiatevi! Parlerà, parlerà di sicuro. (entra vibuleno con il mantello. il tetrarca gli va incontro e glielo strappa dalle mani). E' uno straccio rosso. (gettando Eppure Pilato mi fa sapere che quando vuoi, sai parlare e niente male. (si porta sul trono e si versa da bere. beve. ambiguo) Ti amo Yesciua! … Io proprio non avevo intenzione ­di decapitare il tuo Battista. Erodiade voleva un regno sacro con il gusto dell'amplesso e della deflorazione.Parlami Profeta!… Soffri molto?… glielo sopra le spalle in malo modo).  Il sangue ti dona. Sei bello, Yesciua! (esaspe­rato per il silenzio di yesciua) Senti, maestà, io non so se sei veramente il figlio di Dio, ma ugualmente credo che tu riesca chiamare in vita i morti. I tuoi seguaci narrano cose portentose ed i tuoi seguaci non sono dei visionari. (riempie un calice di vino e va ad offrir­glie­lo, con finta umiltà)

musica di
percus­sioni

cessa la musica

buio totale.

 luce direzionale bianca sul
gior­nalista

Posso chiederti un fa­vo­re?… Tra noi potenti ci si aiuta, no! (vedendo che yesciua non gli risponde, ritorna al trono e si ferma sulprimo gradino, girandogli le spalle. indif­ferente) Nel mio giardino, sotto l'ombra di un cedro, è sepolta la mia pantera preferita! Banga. Me l'hanno uccisa con il veleno. (gi­ran­dosi di scatto, inviperito) Gente invidiosa che non poteva sopportare l'amore di quella povera bestia per me! (va a prendersi l'ermafrodita. portando­se­lo al trono, stringen­dolo a sé) Sostenere il peso di una corona e farsi amare è cosa alquanto difficile!(simulan­do il pianto) E' ingiustizia umana verso chi è troppo generoso. (e' preso dalla libidine per il possesso dell'ermafrodita; parla come assente, eccitato, con dolcezza, lospoglia) Io!. Ti supplico… o potente, di restituirmela… in carne ed ossa come un tempo. (contempla con morbosità il corpo dell'ermafrodita denudato. i suoi occhi brillano. con un impeto se lo stringe fortemente al petto elo bacia con voluttà. in questo mo­mento la musica di percussioni riattacca. le dan­zatrici ricominciano a danzare. la loro danza, ades­so, è orgiastica, provocatrice). Come vedi Galileo, non é un prodi­gio tanto grande che Ti chiedo, trattando­si di una bestia e non di mio padre. (chiude, sorridendo, dentro il suo mantello  L'ermafrodita).

 (le danzatrici continuano a danzare nel si­lenzio; c'è in loro una gestualità ango­sciante. lungo silenzio. d'improvviso erode grida, come preso da una paura) Io sono un re! (tutte le danzatrici spaventate si raggruppano in un angolo della scena) Por­tate via quell'Uomo. Ne ho abbastanza… (vibuleno, porta fuori yesciua).

giornalista

- (in proscenio. al pubblico). Teatro! Tutto teatro! Magnificamente, studiato. Quella notte fra il tredici ed il quattor­dici del mese primaverile di Nisàn, Vitinia la moglie del procuratore di Giudea, Ponzio Pilato, non riusciva a dormire. Finalmente verso i1 mattino potè pren­­­­dere sonno. Ma all'improvviso si sentì co­gliere da uno strano languore, simile a quello della vita che lentamente sparisce. Quando, rivide quell' Uomo, Yesciua, ritto sulla riva del fiume Cedron mentre a lei sembra di affogare nei f1utti sanguigni. Atterrita nel sogno inco­minciò a chiedere aiuto. L'Uomo non dava segno di udirla. Per quanto si sfogasse la voce di Vitinia era come nascesse morta. Alla fine un latrato la liberò dal sogno. Sudava. Si alzò per bere dell'acqua; una schiava si affacciò al Belvedere ad annunciare che una donna di nome Maria, voleva parlare con lei. Vitinia dapprima ordinò di cacciarla, ma poi cambiò idea. Poteva trattarsi di una delle tante maghe che cercavano di entrare nelle sue grazie. (en­tra la moglie del commissario seguita da una giovane donna. il giornalista si ritira).

luce totale

moglie
commissario

- (entrando. secca­ta)… epoi si sa benissimo co­me la pensa il popolo di noi. Il potente all'inseguimento del mangiabile…

maria

- E' tirannia.

moglie
commissario

- (s'accende una sigaretta) Insomma finitela di seccarmi… Se vostro figlio è stato sequestrato vuol di­re che va bene così.

maria

- Voi siete la moglie del Commissario, e …

moglie
commissario

Sono soltanto la moglie e basta.” (lungo silen­zio).

maria

- Abbiamo sentimenti diversi e siamo legate insieme.

moglie
commissario

- Che intendete a dire? -

maria

- Che siamo cresciute nella stessa terra.

moglie
commissario

- Osate classifi­carmi alla vostra stessa tregua? Uscite… Siete nella mia casa non in un ufficio.

maria

- La vostra casa!

moglie 
commissario

- Che c'è da sospi­rare?

maria

- Lo sapete bene, mia signora!

moglie 
commissario

- Che devo sapere?

maria

- Chiedetelo al popolo.

moglie 
commissario

- (dopo un lungo silenzio) Il vostro nome?

maria

- Maria.

moglie
commissario

- Non vi rendete conto quanto male ha fatto alla nazione, vostro figlio?

maria

- La vostra voce risveglia terribili memorie. Quando una donna come voi non sente niente.

moglie commissario

-Vostro figlio è un uomo ed è cosciente di quello che fa.

maria

- Un figlio si fa qui dentro e costa, quell'uomo!

moglie
commissario

- Sono cose che non mi riguardano.

maria

- Una donna non dovrebbe perdere di vista i veri valori della vita. Dovrebbe essere la compagna ideale nella vita dell'uomo; pubblica e privata.

moglie
commissario

- Sei infettata di dicerie! Le donne che supplicano e piango­no sono delle ruffiane.

maria

- Non sapete apprezzare la grandezza di una madre che piange.

moglie
commissario

- (impennandosi) Tuo figlio è un delinquente, convinciti.

maria

- Delinquente, signora mia? Per avere aiutato la sua gente a cercare la libertà; di rompere la parete che ci separa da noi stessi?

moglie
commissario

- Smettetela.

maria

- Perché ogni uomo e donna è figlio ed incarnazione della stesso Spirito immortale.

moglie
commissario

- Basta, ti dico.

maria

- E' tirannia, signora, è una piaga orribile, pieni di fetore. (la moglie del commissario le da una sberla. sommessamente) Qualcuno ci deve es­sere che dia unamano agli altri (lungo silen­zio).                                                              no agli altri. (Lungo silenzio).

moglie
commissario

- Chi sono gli "al­tri?"

maria

- Quelli che da bambini giocavano con noi con una palla da quattro soldi e che quando eri ammalato ti tiravano dei sasso­lini sul vetro della tua camera per farti sapere che sentivano la tua mancanza.

moglie
commissario

- (ironica) Pateti­co!

maria

- Perché volete chiuderci gli occhi per non vedere quella società libera?

moglie
commissario

- Che aiuta i cittadini a ribellarsi allo Stato.

maria

- Ma la sofferenza di unpopolo non la capite? C’è bisogno di comprendersi, di amarsi, come i bambini, quando uno dice all'altro senza conoscerlo: “Vuoi giocare con me?” (la moglie del commissariofa una grossa risata) E di fronte al dolore? Alledisgrazie?

Tutti abbiamo delle disgrazie. Per fortuna che in un Paese ben preparato ci sono uomini coscienti che consegnano quelli, come tuo figlio, a gente organizzata per questo e pensa al re­sto.

(via, la moglie del commissario. su maria, che diviene màrian, la madre di yesciua).

marian

- (portandosi alla ribalta. al pubblico) Siamo vissuti tanto insieme io e lui dopo la morte del mio Giuseppe! Perché, vedete, nonostante il meraviglioso concepimento, per me è sempre mio figlio e non vi dico il tremore che mi prese quel giorno che mi disse di cucirgli una nuova tunica. Sapevo che doveva lasciarmi per obbedire ai disegni del Padre suo che è nei cieli. Non ebbi il coraggio di dirgli niente. Scoppiai apiangere appena chiuse la porta dietro di sé. E oggi, (si commuove) sentire che tutta la gente con la quale lui ha parlato, aiutata, liberata dalle sofferenze, me lo vuole appen­dere alla croce… (non riesce a trattenere il pianto)Non fategli del male, vi prego. Salvatelo. (màrian cade in ginocchio e si racchiu­de in sé, singhiozzando).

buio totale.
 luce

luce direzionale.
si abbassa luce
dire­zio­nale.

voce tedesco

- Habt ihr verstanden?

comandi tedeschi.

coro uomini

- Batti dai, batti ancora, batti batti, batti forte! …

voce tedesco

- Habt ihr verstanden?

coro uomini

-  (neniato)  1188 campi di sterminio! 1188 campi di sterminio! 1188 campi di sterminio!

voci tedeschi

- Achtung!... Achtung!... Achtung!...

musica
descrittiva.

 (nella musica, màrian alza lentamente il ca po. ha lo sguardo fisso. immobile. avanza, camminando sulle ginocchia stringendo for­temente al petto una bambola di pezza. ora è nuovamente maria. una giovane ebrea (chiusa in un campo di concentra­mento tedesco. e' impazzita. ninna la bambola chiamanidola per nome neniando).

pazza
del lager

Giuli!… Giuli!… Giuli!… (parlando nel vuoto) Mi scaraventarono lontano con un calcio la mia bambina, poi… mi dissero:"porta qui quella merda … Era già morto...

giornalista

- (entrato esubito fermatosi a lato del proscenio) Morto! … (La donna accenna più volte di sì con capo).

cessa la
musica
de­scrittiva

pazza del lager

- Io vedo ogni sera imiei amici da quella fessura là. (indica con il capo. improvvisamente gr­­i­da spaventata)… Eccoli! (si alza e corre verso un'ipoteti­ca staccionata, abbandonando a terra la bambola. spiando attraverso un buco) Sono tutti in fila, nudi, con il fagotto in mano. (fregan­dosi le braccia) Con questo freddo! (rimane per qualche istante incretinita, ma accorgendosi del­la bambola a terra corre a riprenderla e ricomin­cia a ninnarla, cantilenando) Ci chiamano i pezzi, gli inutili, i subumani… (scoppia in una fragorosa risata che pare abbia mai a finire, poi, improvvisamente grida al giornalista) So quale sarà la mia fine. Mi butteranno tra le grinfie della SS o degli studenti di medi­cina. (si mette a cantare sguaiatamente)… E' l'ora che pia la squilla fedel, ave, a­ve, ave Maria… (scappa gridando come se qualcuno la venisse a prendere) No, no! Vi prego!Lasciatemi (mima dramma­tica­mente l'azione di svincolarsi da una stretta di mano) Aiuto, aiutooo!… (Si chiude in sé. Dopo qualche istante ricomincia a parlare a voce bassa, per paura che qualcuno la sen­ta) Mi hanno mes­sa davanti all'apparecchio Rontgen… mi hanno fissata una placca sul ventre ed una sul di dietro… Sentivo… i raggi… bruciare le ovaie. (piagnucolando come una bambina) Ho delle ustioni sul ventre e sul di dietro. (si alza e va verso l'ipotetica staccionata, massaggiandosi) Vo­levano impedire il concepimento. (come si fosse accorta che per terra. ci fosse del cibo, si precipita sul posto, s'inginocchia, e comincia a mangiare con avidità. parla masti­cando, felice). I miei compagni, questa sera possono dirsi felici, e sì!… sì!… (gridando alla bambola, irri­tata) Vengo Giuli, vengo! Ho fame. (invipe­rita) Non capisci che ho fame? (alza il capo lentamente; come per guardare qualcuno che le si è av­vicinato. spaventata) No, no, non potete dire che siamo ammalate di mente, che siamo dei criminali. No, no! (raccontando) L'al­tro ieri uccisero il vecchio Gionata. Come? Un Ahftling gli posò il bastone sul collo e facendo forza sulle estremità dondolò da una parte all'altra fino a strangolarlo… (si alza con una ri­sa­ta convulsa che subito tronca. si dirige verso a sinistra. quasi subito si ferma con le spalle girate al pubblico. rimane lì per qualche istante. si gira poi di scatto come avesse udito dei rumori. corre verso l'ipotetica staccionatae spia attraverso il foro. comincia a gri­dare dispera­ta­mente arroto­landosi per ter­ra). Toni, Toniii! (s'acqueta quasi subito, abbandonandosi sulla staccionata imbam­bo­lata, poi parla sillabando) L'hanno portato là dentro. (indica con un gesto inconscio) Non subirà più le innumerevoli prove di a­sfissia, di progressivo congelamento… Non infetteranno più il suo corpo di germi per la ricerca della cancrena. (alzandosi ner­vosamente e rivolgen­dosi ad un ipotetico guardiano, gridando) Maledetto Ra1f, male­detto, maledetto, maledetto… (corre a riprendere la bambola e si porta in un angolo per farle fare la pipì. azionando)… A quel povero sciancato, prima sparò ad una gamba poi all'altra. Poi volle che si se­desse su di una panca e lo finì. (risiste­ma la bambola sulla terrae rimane nella fissità idiota per qualche istante. fa cenno al pubblico di zittire). Dorme!

Nella camera delle esecuzioni, nel vecchio crematorio… c'erano, come impacchettati… più di cento uomini, bambini e donne… Ralf …ci disse di spogliarli… Io non avevo mai spogliato un morto… Rimasi pietrificata… Ralf mi picchiò a sangue… Eccoli! Ancora prigionieri nella camera a gas…  (sviene). (pietro entra di corsa spaventato. s'accorge della donna e fa per portar­la via)!

riprende la musi­ca descrittiva.

voce donna

- E' l'amico di Yesciua. (pietro s'immobilizza spaventato)

 (f.sc.)

pietro

- Non credete a quella sguattera

voce uomo

- Prendetelo.

(f.sc.)

pietro

- Io non l'ho mai conosciuto

voce uomo

- Ipocrita! 

(f.sc.)

voce yesciua

- Un po' d'acqua, Pietro.

(f.sc.)

pietro

- (trascinando fuori la donna) Non lo conosco!

giornalista

- (portandosi verso il proscenio) Il giorno quat­tor­dicesimo del mese di Nisàn, si annunciava caldo già dalle prime ore del mattino. In una sala della fortezza Antonia fece irruzione il proconsole Pilato. (il giornalista si ritira).

vibuleno

 (che precede pilato, lo saluta) Longa tibi uita et felikitas.

pilato

- (che si è portato direttamente vicino al trono dove c'è un catino con dell’acqua. lavandosi le mani) Suffikit…  Non posso sopportare questo odore grasso di palma reale! (esce. da f.sc.) Le coorti?

vibuleno

- Alle ali del palazzo.

pilato

- E questo fracasso?

vibuleno

- (versandodel vino sul calice). Stanno dando da bere ai cavalli.

pilato

- (rientrando e andando subito a sedere sul trono) Anche l'odore di cucina! Mangiano bene i sacerdoti di Jahvè!… In­fingardi! Fanno la spo­la tra Gerusalemme e Capri dov'è Tiberio Cesare. (beve). Mi fanno la spia.

vibuleno

- Longa uita imperatori Kaesari!

pilato

- (spazientito) E smettila di augu­rare lunga vita a quel rimbambito… Dimmi piuttosto, come sono andate le cose stanotte?

vibuleno

- Non sai niente?

pilato

- La notte è fatta per dormire, non per correre dietro a quel serpaio di Giu­dei. (ha un attacco di asma).

giornalista

- (facendosi avanti. al pubblico) L'odio dei Giudei era nato contro di lui fin dal momento che prese il presidio di Gerusalemme; e proprio perché ordinò ai soldati di entrare in città, di notte, senza togliere dalle insegne le immagini d’argento di Cesare. (esce)

vibuleno

- Il Sinedrio, ha già emesso la sentenza per quelGiudeo.

pilato

- Come? La sentenza?

vibuleno

- Non proprio. Perché la decisio­ne spetta a te, Procuratore, dicono.

pilato

- (scherzandoci sopra) La "ius gla­di" spetta a me! Gente ambigua! (ha un altro attacco d'asma). Ma se ne fanno fuori uno al giorno di questi predicatori ambulanti, senza mettermi al corrente… Prendimi il miele. (vibuleno ese­gue). Quali sono le accuse?

vibuleno

- Istiga il popolo a non pagare il tributo a Cesare.

pilato

- Questo improvviso zelo fiscale dei Sinedriti è veramente ammirevole!

vibuleno

- Dicono anche che fa parte al movimento Zelota. Ma credo ce l'abbianomaggiormente per­­ché in pieno Sinedrio si è proclamato figlio di Dio.

pilato

- Si vede proprio che qui da un po' di tempo i fatti hanno preso una piega diversa… Si sono rivolti alla benignità del Cesare! Ho capito (si portaad una ipotetica finestra) Dì di portarlo da me.

vibuleno

- E' già qui.

pilato

- (sorpreso) Ah! Non perdono tempo i pii sacerdoti! (vibuleno esce e rientra quasi subito con yesciua. pilato rimane alla finestra. non si gira). Il tuo nome?

yesciua

- Yesciua.

pilato

- Tuo padre?

yesciua

- Scel avi Jossèf.

pilato

- Di dove sei?

yesciua

- Isc Natsrà.

pilato

- Dove eri ieri notte?

yesciua

- Gat Seemmanì.

pilato

- Da solo?

yesciua

- No.

pilato

- Dove stavano i tuoi amici?

yesciua

- Jasconù. (pilato si gira sorridendo)                                                      dendo).

pilato

- Dormivano!… (portandosi al tro­no) E tu saresti il re!

yesciua

- Ken dibbarta, asc.

pilato

- (scattando) E non chiamarmi fra­tello! Ne ho abbastanza della gente come te. E ti ordino di parlare nella nostralingua,  giacché la conosci.

yesciua

-  Sì.

pilato

- Meno male! Così possiamo capirci senza fraintenderci. (si asciuga il sudore) Qui dentro si soffoca dal caldo… (a vibuleno) Dì di aprire tutte le porte… Almeno ci sarà un po' di corrente. (vibuleno esce). E' vero che vuoi abbattere il tempio ecostruirne uno di nuovo? Più grande e più fastoso di quello che fece costruire Erode?

yesciua

- Io non parlo del tempio di pie­tra ma del tempio intimo dell'uomo… Loro dicono que­sto per accusarmi.

.

pilato

- Non ti capisco. (entra vibuleno).

yesciua

- Tu capisci bene!

pilato

- Non fare il furbo, Galileo… (ha un attacco d'asma) Maledetta!

vibuleno

- Io direi di smitizzarlo, questo egocentrico pazzo, davanti l'opinione pub­blica.

pilato

- Hai sentito? Dice che sei un egocentrico pazz­­o. (riempie una coppa di vino ed invita vibu­leno a porgergliela. vibule­no esegue).

yesciua

- Tu hai paura. (a pilato. vibu­leno gli getta il vino in faccia). Tu, sei buono, Pilato.

pilato

-Ah! (indicando vibuleno) Anche lui è buono? Anche quelli che scaraventiamo nelle carceri?

canzonecantata

(i personaggi rimangono fissi nel gesto fino alla fine della canzone).

yesciua

- Io perdono, Pilato, sempre… an­che a te.

pilato

- (seccato) Tu mi perdoni Giudeo!… Che ho da spartire con te? Non vedicome sei ridotto. (a vibuleno. scherzoso) Il fi­glio di Dio ha una simpatia per me. Mi vuol, far partecipe al suo regno. Ne ho già pie­ni i coglioni quaggiù,

vibuleno

- (ambiguo) Dicono anche che sia figlio di nessuno! (ride).

pilato

- Sei sposato?

yesciua

- Sono solo come te. (pilato rima­ne colpito per quella allusiva risposta … lungo silenzio).

pilato

- Ti piacerebbe avere qualche cosa in comune con me?

yesciua

- C'è posto anche per te nel mio regno.

pilato

- E smettila di dire fregnacce, al­trimenti ti metto nelle mani del mio centurione.

yesciua

- Tu mi stai chiedendo di salvarti.

pilato

- (gridando) Sei davanti ad un giu­dice militare, te ne rendi conto?E cerca di essere più chiaro del perché sei qui, se vuoi salvarti.

yesciua

- Himmenì. Achsciav, babbasar uvad dame (“Io sono qui, ora nella carne e nel sangue”;           pilato è spaventato per quelle parole incompren­sibili. fissa a lungo l'uomo yesciua).

pilato

- Sbrighiamoci. Non ho tempo da perdere. Cerchiamo di vivere nella realtà.

yesciua

- Che cos'è la libertà?

pilato

- (spazientito) Sono io che debbo interrogare, e questa è la realtà. Che vorresti cambiare il mon­do, Galileo?

yesciua

- Cambierò gli uomini.

pilato

- C'è della gentaglia là fuori, che nonvede l'ora che io sentenzi la tua condanna a morte. Credi a me Galileo, abbandona le tue strampalate idee e ritorna nei tuoi passi.

yesciua

- Tu hai tanta paura.

pilato

- (a vibuleno) Lasciami solo con lui. (vibuleno esce. pilato fa accomodare yesci­ua sul suo trono. paterno) Tu fai troppo il furbo, Galileo, e non capisci che rischi veramente la condanna a morte.

yesciua

- E' per abolire l'odio e le guerre.

pilato

- L'odio e le guerre ci saranno sem­pre finché ci saranno uomini sulla terra.

yesciua

- Il Padre mio ha creato l'uomo li­bero, senza condizioni di casta.

pilato

- Questo lo dici tu, con le tue idee pazze d'amore… Devi convincerti, (ironico) piccolo re, che l'uomo…

yesciua

- Deve amare il suo prossimo. Amare, amare, infinitamente amare.

pilato

- Sei sempre strano quando parli.

yesciua

- Ti conosco, Procuratore. Fino in fondo al tuo intimo. (lo penetra con lo sguardo).

pilato

- (si sente inquisito) Taci.

yesciua

- Non ti amareggiare, uomo.

pilato

- Lo vuoi capire che non voglio essere commiserato!

yesciua

- Io abbatterò l'egoismo dell’uomo. Scatenerò la vera rivoluzione nella sua mente.

pilato

- E quando?

yesciua

- E’ già incominciata.

pilato

- (chiama). Vibuleno. (vibulano en­tra. a yesciua) Hai detto abbastanza per essere inchiodato sulla croce… Tutto quello che hai detto devi ripeterlo davanti a tutti. (esce. vibuleno conduce fuori yesciua).

giornalista

- (rientra e parla al pubblico) Lo stesso giorno, il quattordici di Nisàn, insieme ad Yesciua si dovevano condannare a morte anche tre ladroni: Cestus, Dìsma, Giosuè Bar Rabba. Per i primi, rivoltosi contro Cesare, la sentenza aspettava al Procuratore! Bar Rabba ed Yesciua erano stati giudicati dal Sinedrio, che aveva fatto sapere al Procuratore che preferiva la salvezza di Bar Rabba.  Si profilava pertanto un conflitto con le autorità, a redimere il quale si usava interpellare la sentenza popolare… La testa di Bar Rabba dunque, colpevole tra l'altro di assassinio di una guardia al mo- mento dell'arresto, contro la testa di Yesciua, il sedicente Mascia, piccolo profe­ta di provincia. Solo uno dei due poteva venire risparmiato. (entra pilato, seguito da vibuleno che conduce yesciua. si allineano lungo il proscenio. anche il giornalista si allinea a loro).

vibuleno

- (a pilato, indicando la platea) Qui sotto non c’è un solo spazio vuoto. Se non fosse accorsa la coorte ausiliare avremmo qualche giudeo tra i piedi. Tra poco livedrai arrampicarsi sul nostro palco.

pilato

- (ironico) Accontentiamo questa folla così scontenta di sé. (fa cenno di suonare le trombe. alla platea) Vi porto il saluto di Tiberio Cesare … Qui accanto a me, c'è un certo uomo detto il Rabbi. Quell'uomo, che tempo fa voi avete acclamato re. Essendo costume il giorno di Pa­squa liberare un prigioniero… chi volete che riveda il sole di domani,Yesciua o il pericoloso Bar Rabba?

suono di trombe.

colonna
acclama­zioni.

(voci che accla­mano bar rabba in dissolvenza incrociata con le acclamazioni al discorso del duce dell’entrata in guerra dell'italia e dissol­venza incrociata con le grida di "goal" dei tifosi)

(l'attore pilato, nauseato, levandosi il costume di dosso, rimanendo in vestito borghese, scende la scaletta che porta in platea, ma viene bloccato subito dal giornalista. contemporaneamente en­tra­no in scena caifa ed erode).

giornalista

- Ehi, Pilato!

attore pilato

- (girandosi)Cosa vuole?

giornalista

- Il tuo posto è accanto a quei due lì. (indica caifa ed erode).

attore pilato

- La mia parte è finita.

giornalista

- Sali, per favore.

attore pilato

- (risalendo) E che dico?

giornalista

- Quello che vuoi. Tanto tu ci rappresenti tutti.

attore pilato

- (sul palcoscenico) E ades­so?

giornalista

- Tu, hai condannatoun Uomo per la sua stes­sa confessione ed avevi ca­pito che era innocente. Sai bene che la legge giudaica non condanna a morte nessuno per la sua stessa confessione. Sei caduto nel gioco viscido di Anna.

attore pilato

- Io sono l'attore Pilato, e basta. Non ritengo opportuno rispondergli.

giornalista

- (seccato) Noi tutti abbiamo il diritto di sapere come stavano veramen­te le cose. Se le sorti della sua vita stavano nelle tue mani, avresti dovuto salvarlo. La sua condanna a morte ci responsabilizza tutti.

attore pilato

- Io sono soltanto Pilato, ti torno a ripetere, il Procuratore di Roma. La gente che gridava nella piazza per la condanna a morte di Yesciua era pagata dai sacerdoti del Tempio. Pertanto, io non c' entro con il verdetto della folla.

giornalista

- Ma non era un condannato po­litico, e tu hai ceduto alla richiesta della folla, per la libertà di Bar Rabba.

attore pilato

- Non potevo fare altrimenti. Mi sono reso conto che fermentava l'insur­rezione tra gli Ebrei. Sapevo sì, che Cai­fa ed Anna travisavano la verità per i lo­ro perfidi, giochi, ma come potevo ormai mettere al corrente la folla imbestialita.

caifa

- (intervenendo) Basta.

giornalista

- (ironico) Parla adesso Caifa, sua santità!

caifa

- Quell'Uomo ha bestemmiato. Perciò, passibile di morte. Non mi pento di averlo con­dan­nato.

giornalista

- Nel processo contro Yesciua, tu hai congedato un teste di grande importanza che prima avevi citato, pertanto tutto era predisposto!

caifa

- Non è vero.

giornalista

- Sapeviche il Nazareno non era un Uomo comune, e non era venuto per unaragione comune.

caifa

- Io non sapevo niente. Chiedilo invece a Giuda.

giornalista

- Non mentire, Caifa.

caifa

- (inalberandosi) L'uomo di Dio, non mente!

giornalista

- (chiamando) Giuda di Keriot, lo sapete...

giuda

- (entrando esasperato) Lui non mente il porco giocatore di vite umane, inno­centi. E non continuate a scaraventare tutte le colpe su di me per quel poco e sporco denaro che mi avete dato. Voi, siete i veri responsabili, i veri colpevoli. Io sono caduto nella mia stupida ingenuità. II denaro ve lo gettai in faccia gridandovi di darglielo a colui, che veramente, se lo meritava,ma il tuo perfido suocero Anna, mi gridò di uscire dal Tempio e che non gli im- portava della mia innocenza. E se non lo sapete…

giornalista

- (intervenendo) Basta cosi Keriot.

giuda

- (c.s.) loro mi volevano pagare perfino perchè spiassi Giovanni il Battista.

caifa

- (inviperito) Questo è falso.

giuda

- Chiedetelo a Gamiele.

giornalista

- Basta così, Giuda. Ritirati.

giuda

- Possa quello che avete fatto, con­ficcarvisi in gola per il resto dei giorni che vi rimangono e fino alla fine dei tem­pi. (esce).

giornalista

- La sua dannazione ricadrà sulle vostre coscienze.

caifa

- Ti dico ancora una volta, che non mi pento per quello che abbiamo fatto… Era forse lui, il depositario della fede?

giornalista

- A noi risulta che "è" la Fede.

caifa

- (petulante) Ha forse studiato sui libri, lui? Interrogato il Signore nel tempio? Lui, che il tempio voleva distruggere! La mia sapienza mi difende; la sua presun­zione lo condanna. (esce).

giornalista

- (gridandogli dietro). Tu sei vissuto per niente, sommo sacerdote Caifa! Come tutti quelli che nella sterilità del­la dottrina cullano la loro presunzione di onestà e di sapienza. Sei un'anatra pesan­te che starnazza!

attore pilato

- Vedi? Te lo dicevo, che io non c'entro. Pilato, che rappresentavo, non ha colpe specifiche. (scherzandovi sopra). Ha solo le mani sudate e l'asma… (va in platea e si siede tra il pubblico).

erode

- (intervenendo, viscido) Vedi, bel giovane, se indaghi bene, nessuno di noi ha colpa, perché noi, le responsabilità, ce le sappiamo spartire. E' la virtù dei forti… (il giornalista gli sputa in faccia) Quando la colpa la si sa distribuire non è di nes­suno in particolare. (sorride. con ironia) E poi non hai notato che gli ho messo sulle spalle il mio mantello con i ganci d'oro… perché si sentisse più a suo agio!

giornalista

- Troia!

erode

- (sempre calmo e perfido) Ma tu, chi sei, che osi metterci a giudizio?

giornalista

- Non giudico voi, ma ciò che rappresentate. (erode se ne va sghignazzan­do). L'ingiustizia di chi è potente. La mi­seria spirituale di chi è vile. Finché scorrerà il tempo nella commedia umana, ri­marrà sempre in piedi un tribunale per Ero­de potenza, Caifa ipocrisia, Pilato viltà. (esce. pietro entra conversando con matteo. il suo parlare è agitato. matteo appena entrato si irrigidisce. assume un atteggiamento come se fosse proiettato nel futuro).

(luce
crepuscolare)

pietro

- E come ti dicevo, usciti dal Pretorio, seguii il triste corteo. Non ti dico la calca e la confusione. Nella folla assera­gliata faceva largo la coorte di Giaffa; anche i legionari Armeni aiutavano a spingere contro le case la siepe di uomini, cammelli, asini! Frantumavano carri edattendamenti tra grida di protesta...

matteo

- (sillabando come un automa, con gli occhi sbar­rati nel futuro) Camminano, tutti in fila. Le mani legate dietro la schiena… offesi dagli insulti, avviliti. I soldati li spingono con la canna del fucile mitragliatore. Gridano frasiUn linguaggio secco e duro che non conosco.

pietro

- Yesciua camminava un po' avanti ai due ladroni. Li seguivo da lontano. Ho cer­cato di avvicinarmi, di gridargli la nostra fedeltà. Come gli altri portava al collo l'assicella con scritto malfattore e ribelle. Portava a spalle l'asse di traverso della cro­ce.

matteo

- (c.s.). Il più giovane di tutti i prigionieri piange in silenzio… Una madre urla disperatamente e si butta tra i piedi dei soldatiper arrestare la marcia. Viene ributtata indietro in malo modo e minacciata con il fucile mitragliatore.

pietro

- (al pubblico) Perdeva sangue. Non vedeva nessuno. Il sentiero era impossibile e con il peso sulle spalle, poi! Un caldo terribile. Anche i cani sbavavano sotto i rovi infuocati. -

matteo

- (e' sempre più presente. agitato). Non vogliono allinearsi lungo il muro! Prendono calci, pugni… (con un grido disperato) No!

raffica di
mitra­glia.

pietro

- (correndogli vicino) Matteo!

matteo

- (sommessamente) Li hanno stermina­ti tutti!…(l'uomo yesciua denudato e legato alle mani, appare dietro di loro). -

yesciua

- Non piangete su di me ma su voi stesse e sui vostri figli. (sparisce).

pietro

- (al pubblico) Le donne piangevano in silenzio per la profanazione di quel corpo che avevano visto bello e pulito. Era… come se una lama penetrandole, spegnesse in loro la capacità di procreare.

buio totale.

giornalista

- (in proscenio. al tecnico lu­ci) Ridatemi un po' di luce, per favore.

luce direzionale sul giornalista.

Ha inizio la crocifissione. Anzitutto si denuda il soggetto, strappando la tunica, che aderisce intimamente alle piaghe; il sangue riprende a scorrere. Lo si distende sul dorso. Le piaghe naturalmente si incrostano di sabbia e di ghiaietto. Lo mettono ai piedi del legno traversale, portato a spalle sul­la salita; quello verticale è già piantato a terra. Si prendono le misure. Si prende un chiodo appuntito e quadrato, lo si appoggia sul polso e con un solo colpo del grosso martello, il chiodo viene piantato nel legno ­attraverso la viva carne. Il pollice con un violento movimento si mette in opposizione del palmo della mano. Il suo nervo mediano è stato leso; un dolore indicibile prende la spalla ed esplode nel cervello. Si sa che il dolore più insopportabile è dato dalla fe­rita dei tronchi nervosi. In questo caso siritiene che la lesione del grosso tronco nervoso sia rimasta in contatto con il chiodo;lo riteniamo in base a studi fatti sulla sacra sindone. Il nervo tendendosi come la corda di un violino ad ogni movimento del condannato, risveglierà il dolore… La stessa operazione si ripeterà per l'altro braccio. Ora, il condannato al legno del patibolo già in forma di croce. I carnefici impugnano l'estremità della trave, lo rialzano e lo addossano al palo verticale, entro al quale, per la fessura centrale, de­vono incastonare il patibolo. Quindi prendono il piede sinistro e messo a piatto su la croce, con un colpo di martello il chiodo penetra tra il secondo ed il terzo osso metatarsale. Poi lo stesso piede viene so­vrapposto all'altro ed insieme vengono fissati al legno. Sul procedimento non ci sono dubbi. Il soggetto si accascia. Soffre di sete. La lingua aderisce al palato. Non ha mangiato nè bevuto nulla dalla sera precedente. Ora è mezzogiorno. Le torture precedenti hanno tolto gran parte della massa sanguigna. La gola è secca ed infuocata ma non può deglutire. Ad un tratto i muscoli delle brac­cia si irrigidiscono in una contrattura che andrà accentuandosi; i deltoidi, i bicipiti, sono tesi e rilevati; le dita si incurvano. Si tratta di crampi, ossia di dolori acuti e progressivi, che passano soltanto se si può distendere il mu-­scolo. Lo stesso fenomeno si riproduce su­gli arti inferiori. Si direbbe un ferito colpito dal tetano, in preda ad una terribile crisi. Ciò viene chiamato comunemente ­effetto di tetania. I muscoli dell'addome si irrigidiscono in onde immobili. Poi quelli intercostali, quelli del collo, quelli ­respiratori. Il respiro si fa più corto e superficiale;il torace si è spaventosamente ingrandito, mentre il ventre appare incavato e vuoto. L'aria entra fischiando ma non riesce quasi uscire. Respira con l'apice dei polmoni. Ha sete di aria come un enfisematoso in piena crisi asmatica. Il volto a poco a poco diventa rosso, poi violetto, porpureo, in fine cianotico. Gli occhi fuori escono dalle orbite. Colpito da asfissia soffoca. Non c'è altro.

 

(il giornalista si è ritirato)

 (sulla sce­na lampi, tuoni, fulmini. gli attori
fuggo­no gridando tra il pubblico).

(improvvisamente via alla canzone "ha gridato”.)

luce sinistra.
 via alla colonna effetti tempora­leschi + uragano

rapido il sipario