Ho deciso di non morire

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a-Allora dottore

Teatro Comico Italiano

HO DECISO DI NON MORIRE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Alvaro

Il nonno

Esterina

Moglie di Alvaro

Artemisia

Nipote di Alvaro

Dottor Purgone

Figlio di Alvaro

Primo

Il figlio di Alvaro

Adalgisa

Moglie di Primo

Nives

L’infermiera

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

Cosa ti combina nonno Alvaro? Un testamento in cui lascia tutti i suoi beni alla nipote con la clausola che

sposi il medico che lo cura perchè che lo possa assistere ogni giorno. E’ un modo piuttosto originale per constatare come la famiglia si attivi e si organizzi per meritarsi l’eredità. Infatti la fantasia dei familiari

si scatena nelle più disparate performarces, ma, alla fine, Alvaro, falso ammalato,

svelerà le sue demenziali trame e, soddisfatto, quieterà le ansie familiari.

PRIMO ATTO

PRIMO: Allora dottore?

DR.PURGONE: Eh, devo dire che suo padre è messo male; devo dire la verità?

PRIMO: Tutta la verità, nient’altro che la verità, lo giuri!

DR.PURGONE: Diciamo che… ha già un piede nella fossa

ADALGISA: Un piede o tutti due?

DR.PURGONE: Insomma, visto com’è conciato…

PRIMO: Ma quanto gli rimarrà da vivere?

DR.PURGONE: Al massimo uno, due mesi. Comunque le scrivo tutto sulla ricetta. Il sottoscritto dottor Gennarino Purgone  dichiaro che il signor Alvaro Taccagni è affetto da cardiomegalia ipertensiva con alto tasso di colesterolo…

ADALGISA: Hai sentito Primo? Ha anche il polistirolo

DR.PURGONE: Spasmo dello sterno-cleido-mastoideo, piede d’atleta…

ADALGISA: Piede d’atleta tuo padre? Ma se non sa nemmeno stare in piedi!

DR.PURGONE: Piede d’atleta vuol dire che ha i funghi ai piedi

ADALGISA: Non è che magari sono funghi porcini?

DR.PURGONE: No, meglio non assaggiarli questi, potrebbero essere indigesti. Continuiamo… (Continua a scrivere). Arteriosclerosi galoppante…

ADALGISA: Voglio ben vedere come fa a galoppare con il piede nella fossa…

DR.PURGONE: Distrofia muscolare generalizzata, poliuria, disuria, stranguria…

ADALGISA: Gli manca solo l’anguria e poi le ha tutte. Ne ha più lui di un’enciclopedia medica

DR.PURGONE: Cisti al polmone…

ADALGISA: Ecco, adesso c’è anche il melone

DR.PURGONE: Polmone, non melone! Devo continuare?

ADALGISA: Anche se continua non ci capiamo un tubo

PRIMO: Scusi dottore, ma alla fine cos’ha? Un’influenza?

ADALGISA: Se è un influenza si può dargli un profilattico

DR.PURGONE: Un… Un profilattico?

ADALGISA: Sì, un profilattico dell’influenza

DR.PURGONE: A parte il fatto che si chiama profilassi e non profilattico, ma vi sembra che tutte le malattie che ho scritto vi sembrano un influenza?

PRIMO: Io non ho capito le prime parole

ADALGISA: E io le ultime

DR.PURGONE: Comunque questa che sto scrivendo è la terapia. Seguitela con attenzione. Gli ho attaccato una flebo e manderò qualcuno più tardi a staccarla e aggiungere un’endovena. Corro a casa perché fra poco giocano il derby Milan Inter e non me lo voglio perdere. A presto signori. Forza Milan! Forza diavoli rossoneri! (Esce)

PRIMO: Disgraziato, malnato, rospo schifoso di un dottore! Proprio in casa mia, in casa di un interista sfegatato come me doveva entrare un dottore fottuto milanista! Ma chi lo vuole più in questa casa? Sentite, sentite che puzza di milanista che c’è dappertutto. Stasera starò incollato al televisore con sciarpa e maglia interista e la prima volta che lo incontro lo so solo io come lo sfotterò per la nostra vittoria al derby. Forza Inter! Forza diavoli nerazzurri! Suonatele a quei morti di fame! Fate vedere chi siete a quel dottore della mutua!

ALVARO: (Entrando con una flebo in mano e la cannula al braccio. Pigiama e vestaglia da camera). E allora?

ADALGISA: Allora cosa?

ALVARO: Come cosa? Cos’ha detto? Vi avrà pure detto quello che ho. Allora? Vi decidete a parlare? Mi sembrate due rimbambiti. Ma Dio che parenti che ho! I parenti sono come le scarpe, più sono stretti e più fanno male. Mi sembra di avere un figlio rincoglionito. È proprio vero; quando ti nasce un figlio non sai mai chi ti metti in casa

ADALGISA: E della nuora allora? Cos’hai da dire?

ALVARO: Cos’ho da dire? Ho da dire quello che dice il proverbio… Nessuna nuora, buona nuora

ADALGISA: Sempre gentile, neh…

PRIMO: Ha detto che hai… che hai il cuore di polistirolo

ALVARO: Tutto qui? Per me non avete capito niente; io sono malatissimo e pretendo di avere un dottore 24 ore al giorno

ADALGISA: 24 ore al giorno?

ALVARO: Anche di più!

PRIMO: Quante? 30?

ALVARO: Anche 30! Mica vorrete che ci vada io dal dottore, tanto più che mi ha trovato anche una debolezza cronica. (Entra Artemisia)

ARTEMISIA: Ciao nonnino; come sono contenta di vederti in piedi

ALVARO: In piedi?

ARTEMISIA: Certo; ti vedo in piedi

ALVARO: Non sono in piedi, sono sdraiato in verticale

ARTEMISIA: E’ venuto il dottore?

ALVARO: E’ venuto e se n’è anche andato. Ha sempre fretta quello. Doveva andare a vedere una partita. Ma come si fa a lasciare da solo un povero vecchio malato e sul punto di crepare da un momento all’altro?

ADALGISA: Ma va, cosa dici… Almeno uno o due mesi…

PRIMO: Sta zitta ranocchia!

ALVARO: Cos’è questa storia dei due mesi?

PRIMO: Voleva dire che per due mesi dovrai fare queste cure e poi…

ADALGISA: E poi… Dove ha detto che ce l’ha il piede? Ha detto nella fossa?

ALVARO: Dove?

PRIMO: E poi ti darai una mossa e… starai meglio

ALVARO: Qui c’è qualcosa che puzza…

ADALGISA: Ma guarda che i piedi te li ho lavati stamattina

PRIMO: Lo so io che puzza c’è qui; di milanista!

ALVARO: No no no, non parlo di quella puzza… Mi è venuta un’idea. Artemisia, prendi foglio e penna e mettiti al tavolo. Scrivi

ARTEMISIA: Devi scrivere una lettera?

ALVARO: Una lettera? Macchè una lettera; il testamento

ADALGISA: Il testamento? Ma a chi li vuoi lasciare tutti i tuoi soldi se non alla tua famiglia? Siamo solo noi, Primo è il tuo unico figlio, Primo di nome e anche ultimo di fatto e quindi…

PRIMO: Quindi non c’è bisogno di fare testamento

ALVARO: Se voglio fare testamento è perché ho le mie buone ragioni. Scrivi tutto in bella scrittura

ARTEMISIA: Cosa devo scrivere?

ALVARO: Io sottoscritto…

ARTEMISIA: Devo scrivere sotto?

ALVARO: Tu scrivi quello che ti dico io, né sopra né sotto; in mezzo! Allora proseguiamo… Io sottoscritto signor…

ADALGISA: Eccome signor… Con tutti i soldi che hai puoi ben scrivere… signor…

ALVARO: Non interrompermi per favore. Allora proseguiamo… Io sottoscritto signor Alvaro Taccagni, nella piena facoltà del mio cervello…

ADALGISA: Ma il dottore non ha detto che ha la cervellosi?

PRIMO: Arterioartrosi, non cervellosi

ALVARO:  Io sottoscritto signor Alvaro Taccagni, nella piena facoltà del mio cervello dichiaro di lasciare tutti i miei soldi e le mie proprietà in case e terreni, escluso un vitalizio in una casa di riposo per la mia Esterina, magari in una camera piccoletta così costa meno, finchè morte non avvenga…

ARTEMISIA: La morte di chi?

ALVARO: Della Esterina no? Allora, cerchiamo di non confondermi… Di lasciare tutte le mie sostanze o al convento di Santa Rubiconda Vergine che mi sostiene con le preghiere per la mia salute o alla mia diletta nipote Taccagni Artemisia…

PRIMO: Cosa vuol dire o… o…

ALVARO: Adesso ti spiego cosa vuol dire o… o… Lascio tutto quanto a te Artemisia, ma a una condizione

ARTEMISIA: A una condizione nonnino?

ALVARO: Ad una condizione… Entro un mese di tempo da oggi dovrà andare sposa al dottore, anzi, al mio dottore che è scapolo di modo che… Ma perché non scrivi?

ARTEMISIA: Stai scherzando nonnino?

ALVARO: E ti pare che uno nelle mie gravissime condizioni e attaccato alla vita da una flebo abbia voglia di scherzare? Avanti; continua a scrivere… Di modo che, venendo ad abitare in questa casa, che tra l’altro sarà vostra…

ARTEMISIA: (Ripetendo). Che tra l’altro sarà vostra…

ALVARO: Questo non lo devi scrivere; cancella

ARTEMISIA: Cancello cosa?

ALVARO: Che tra l’altro sarà vostra. Allora, riprendendo… Che, venendo ad abitare in casa nostra, io potrò essere seguito e curato 24 ore al giorno, domenica e feste comandate comprese

PRIMO: Senti papà; non ti pare di essere fuori posto?

ALVARO: Forse hai ragione, infatti il mio posto è il letto di dolore, il triste giaciglio dove passo le mie ultime giornate di vita terrena, il triste capezzale di un moribondo. Continua Artemisia… Se l’unione fra i due non avvenisse entro un mese tutto sarà destinato al Convento di Santa Rubiconda Vergine. Qui subito che voglio firmare. Ecco fatto. Tienimi la flebo. Adesso fatemi lo 083.233445. Pronto Notaio Arruffoni, sono il Taccagni, le chiedo un favore; potrebbe mandarmi un suo impiegato a ritirare il mio testamento da tenere nelle sue mani fino al mio decesso? I testimoni? Tranquillo, ce ne sono qui tre. Ecco, proprio così; la ringrazio. Mi mandi pure il suo onorario a casa. Ossequi. Adesso lasciatemi riposare e che possa recitare in pace le preghiere della buona morte. (Esce)

ARTEMISIA: Ma mamma; hai sentito?

ADALGISA: Beh, se sposi il dottore io sarei contenta. Che dici Primo?

PRIMO: Mai! Assolutamente mai!

ADALGISA: Perché non saresti contento?

PRIMO: Un milanista mai! Piuttosto rinuncio all’eredità!

ADALGISA: Per l’Inter?

PRIMO: Per la mia Inter questo e altro! (Cantando). Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte, siam pronti alla morte, l’Inter chiamò!”

ADALGISA: Ma tu sei tutto scemo!

PRIMO: Sarò scemo ma non traditore della mia fede!

ADALGISA: Senti catorcio; lascia perdere la fede, ma guarda più alla speranza e alla carità. La speranza di avere tutti i soldi di tuo padre e la carità verso l’Artemisia che avrebbe assicurate palanche e amore

ARTEMISIA: Sentite voi due; se non vi spiace guardate che la più interessata sono io visto e considerato che tutto questo passa sulla mia pelle

ADALGISA: Ma un giorno, fra un mese per l’esattezza, passerà nel tuo portafoglio

ARTEMISIA: Ma avete dimenticato un piccolo dettaglio, che tanto piccolo non è

PRIMO: Quale dettaglio?

ARTEMISIA: Quale dettaglio dici? Che io, per riempire quel portafoglio, dovrei sposare il dottore

ADALGISA: Ma queste sono cose secondarie… Dov’è il problema? Lo sposi ed è fatta

PRIMO: Non dire stronzate Adalgisa! Un milanista in casa? Mai! Dovrai passare sul mio cadavere

ADALGISA: Io sul tuo cadavere ci passo anche con la mia Cinquecento, e anche più volte, marcia avanti e marcia indietro, per non perdere tutto. Ripeto, l’Artemisia sposa il dottore e la cosa è fatta

ARTEMISIA: Mamma… Non dire fatto se non l’hai nel sacco

ADALGISA: Cosa vorresti dire?

ARTEMISIA: Ma non ti è passato nemmeno un istante in quello strofinaccio di cervello che hai che dovrebbe essere dello stesso parere anche il dottore?

PRIMO: Vedi? Non ha tutti i torti tua figlia; anche lei si rifiuta di sposare un milanista

ARTEMISIA: Ma cosa vuoi che mi importi che sia milanista o di qualsiasi altra squadra! Anche se a me piacesse…

PRIMO: Il Milan?

ARTEMISIA: Non il Milan, il dottore! Anche se a me piacesse, e non è detto che non mi piacerebbe, come facciamo a convincerlo a sposare proprio me con tutte quelle belle signorine o signore che spoglia ogni giorno in ambulatorio?

ADALGISA: Perché, dici che le spoglia?

ARTEMISIA: Guarda che, dopo tutto, è il suo mestiere

ADALGISA: Che porco!

PRIMO: Hai perfettamente ragione; se è milanista è davvero un porco

ADALGISA: Ma non volevo dire questo; volevo dire…

ARTEMISIA: Qualsiasi cosa dica io non vedo la soluzione

PRIMO: A meno che…

ARTEMISIA: A meno che…

PRIMO: Non diventi interista. (Suona il campanello. Artemisia esce e rientra). È l’impiegato del notaio. (Afferra la busta, esce e rientra)

PRIMO: E adesso siamo fregati…

ADALGISA: Macchè fregati; siamo noi che lo freghiamo. Dobbiamo solo fare in modo che l’Arte sposi il dottore

PRIMO: Sì, ma chi lo convince quel milanista lì a sposare nostra figlia?

ADALGISA: Diciamo che… è solo quello il problemino da risolvere

PRIMO: Chiamalo problemino… E poi io i milanisti non li ho mai potuti sopportare. E poi, dai, non mi sembra che la nostra Arte sia una vamp…

ADALGISA: Ma che ci vuole? La mandiamo dal parrucchiere, in un centro di bellezza, la vestiamo all’ultimo grido…

PRIMO: Mi sa che il grido lo farà lui

ADALGISA: Perché?

PRIMO: L’Arte la puoi vestire anche da cardinale, ma resterà sempre un curatino di campagna

ADALGISA: E cosa vorrebbe dire?

PRIMO: Svegliati Adalgisa; vorrebbe dire che molto diversa di così non può diventare. (Entra Nonna Esterina con la borsa della spesa)

ESTERINA: Ecco qua; lo sciroppo della tosse, la pomata per le emorroidi, il collirio per la congiuntivite, le supposte per i dolori, la fascia del dottor Gibaud… quanti soldi mi fa spendere tuo padre! E poi gli devo mostrare la ricevuta della farmacia perché pensa che gli possa fare la cresta sul conto. Dimmi un po’; è ancora vivo quel bel tomo di là?

PRIMO: Certo che è ancora vivo; è stato qui fino a due minuti fa’

ESTERINA: Quello ci sta prendendo tutti in giro; è da una vita che sopporto le sue malattie e quante volte è morto? Mai! Neanche una volta! Almeno si decidesse prima o poi

ADALGISA: Ma Esterina, guarda che, dopo tutto, è tuo marito

ESTERINA: Quello non è mio marito, è il mio carnefice; è da una vita che mi tortura

ADALGISA: Ma guarda che il dottore ha detto che ha già un piede nella fossa…

ESTERINA: Quello ci sotterra tutti prima di lui. Le fosse sono le nostre, credetemi. E non credete neanche al dottore; quello di là è capace di pagarlo fior di soldi per farci credere che è grave. Volete che non lo conosca io che me lo godo da un sacco di anni? Se avessimo tutti quei soldi che ha finora speso in medicine avremmo potuto costruire un quartiere intero con tanto di giardini e parco giochi. L’unica malattia seria che aveva ho dovuto guarirgliela io

ADALGISA: Di che malattia parli Esterina?

ESTERINA: Ma non vi ricordate che continuava a mangiarsi le unghie?

ARTEMISIA: E come hai fatto a guarirlo?

ESTERINA: Semplice; gli ho fatto sparire la dentiera

ARTEMISIA: Però dice che è affetto da debolezza cronica, poverino

ESTERINA: Poverino? Poverino quello? Pensa che subito dopo che abbiamo terminato le manovre per fabbricare tuo padre si è girato dall’altra parte e il giorno dopo si è messo in malattia per lo sforzo che aveva fatto e da allora si è ben guardato da fare altri sforzi del genere. Ecco perché il Primo è rimasto figlio unico, insomma, Primo e ultimo nello stesso tempo. E pensare che io l’avevo chiamato Primo nella speranza di averne parecchi di figli… A saperlo lo avrei chiamato Unico

ARTEMISIA: Nonna, lo sai che poco fa ha fatto testamento?

ESTERINA: Ha fatto… Oh Signore benedetto! Adesso la malattia, quella vera, gli deve aver preso il cervello. Che dentro avesse dei buchi lo sospettavo da un bel po’, ma ora si deve essere svuotato del tutto, proprio come una zucca vuota e che suona di vuoto. E come sarebbe questo testamento?

ARTEMISIA: Beh, prima di tutto ti ha lasciato un vitalizio per alloggiarti in una casa di riposo

ESTERINA: Alloggiare chi? Me? Ma vada lui al ricovero quel ferrivecchi! Con tutti i soldi che ha mi ha sempre fatto fare una vita da miserabile. Non per niente i suoi l’hanno chiamato Alvaro

ADALGISA: Cosa centra che si chiami Alvaro?

ESTERINA: Centra, centra; togli la Elle e si legge avaro. E di cognome come fa? Taccagni! Mai cognome fu così indovinato. Comunque lasciatelo dire; quel testamento non vale niente

PRIMO: Come non vale niente?

ESTERINA: Non vale niente perché, appena volerà in cielo… ops!… all’inferno, lo si straccia e godremo finalmente di tutte le sue fortune

ARTEMISIA: Non è così facile nonna

ESTERINA: Ti assicuro che sarà fantasticamente facile goderci tutti i suoi soldi

ARTEMISIA: Forse non hai capito… Non sarà facile strappare il testamento perché è già stato depositato dal notaio

ESTERINA: Pensa che malnato! Quelle due cellule cerebrali che gli sono rimaste sono riuscite per puro caso ad incontrarsi e ha combinato anche questa

ARTEMISIA: Ma non sai il più bello

ESTERINA: Il più bello? Quello di bello non combina mai niente. Cosa c’è ancora?

ARTEMISIA: Che per far rimanere tutti i suoi soldi qui in casa ha deciso di lasciare tutto a me…

ESTERINA: Questo è già più ragionevole… Dopo tutto sei la sua unica nipotina adorata; vorrà dire che della tua fortuna farà parte anche la tua famiglia

ARTEMISIA: Sì, ma il fatto è che io erediterò solo se sposerò il dottore, altrimenti tutto andrà al Convento di Santa Rubiconda Vergine

ESTERINA: Quale dottore dovresti sposare?

ARTEMISIA: Il nostro, cioè, il suo. Lo vuole avere in casa tutto il santo giorno in esclusiva. Come ha detto? Ah, domeniche e feste comandate comprese

ESTERINA: Capisco se volesse avere un veterinario, perché per lui sarebbe quello il più adatto, ma non sarà così facile che il dottor Purgone sposi te

ARTEMISIA: E’ la stessa cosa che penso anch’io

PRIMO: Qui però dobbiamo trovare una soluzione, le parole stanno a zero e non risolvono i problemi

ESTERINA: Ma io vado di là e lo faccio fuori quel sarcofago!

PRIMO: Ma non risolveremmo niente lo stesso, anzi, dobbiamo tenerlo in vita il più possibile, almeno per un mese, giusto in tempo che l’Artemisia si sposi

ADALGISA: Insomma ci ha messo col sedere per terra

ESTERINA: Ma lo metto io il suo sedere sotto terra e con tutto quello che c’è attaccato, anzi, con quel poco e inutile che ci è attaccato! Però è giusto quello che dice il Primo; dobbiamo organizzarci e tentare di salvare il salvabile. (Entra Nives, molto carina e provocante)

NIVES: Posso? Scusate, ho trovato la porta aperta e sono entrata

ADALGISA: Pensate se, invece della porta, avesse trovato aperta la finestra… Che bel salto doveva fare

NIVES: La famiglia Taccagni?

PRIMO: Sì, la famiglia Taccagni

ESTERINA: Scusi, ma si può sapere chi è lei?

NIVES: Sono la Nives

PRIMO: Ha detto che è la Nives

ADALGISA: Ho sentito anch’io, ha detto che è la Nives

ESTERINA: Ho capito che è la Nives, ma non ho capito cosa ci fa qui questa qui

NIVES: Ma non vi ha detto niente il dottor Purgone?

ARTEMISIA: No, il dottore non ci ha detto niente

PRIMO: Vuoi vedere che è già sposato con questa qui?

ESTERINA: Forse, signorina, sarebbe il caso di spiegarsi meglio…

ADALGISA: E’ per caso parente stretta del dottore lei?

NIVES: Ma no, da una settimana sono la sua nuova infermiera; siccome non riesce ad arrivare dappertutto ha avuto bisogno di un aiuto e oggi mi ha mandato da voi

PRIMO: E di che aiuto dovremmo aver bisogno noi?

NIVES: Forse è lei che ha bisogno del mio aiuto…

PRIMO: Effettivamente ho proprio un dolorino qui dietro la schiena

ADALGISA: Te lo do io il dolorino dietro la schiena!

PRIMO: Magari un massaggio con quelle sue sante manine…

ADALGISA: Se ti serve un massaggio userò le mie

PRIMO: Ma le tue sono di carta vetrata!

ADALGISA: Meglio, ti scalderanno di più

NIVES: Mi risulta che qui abita un certo signor Alvaro con una flebo attaccata. A quest’ora sarà vuota e dovrei staccargliela

ADALGISA: Adesso ho capito; è un infermiera!

NIVES: Infatti, signora

ESTERINA: Già che è qui signorina, si sieda qui con me un secondo. Anche se quello sta qualche minuto con la flebo vuota non succede niente

NIVES: Ma potrebbe entrare dell’aria nella vena…

ESTERINA: L’aria fa bene ai polmoni e lui ha ammalati anche quelli. Comunque, vorrei farle qualche domandina in privato. Neh, voi tre; non avete niente da fare? Andate di là a preparare il tavolo per la cena

ARTEMISIA: Prepariamo anche per il nonno?

ESTERINA: No, per il nonno no; gli basterà un’altra flebo, magari di stricnina. Su su, andate. (Salutano ed escono). Mi dica signorina Nives, così in confidenza. Il dottor Purgoni ci è tanto simpatico e fa davvero un sacco di cose belle per noi, assiste amorevolmente mio marito e purtroppo continua a fare in modo che non ci lasci le penne. Pertanto noi, la famiglia, saremmo lieti di conoscere le sue abitudini; sa, magari per fargli un regalino che possa apprezzare. Mi dica mi dica. Ha qualche passione in particolare il nostro dottore? Cosa guarda di solito alla televisione?

NIVES: Normalmente si sintonizza sui canali che trasmettono documentari su esplorazioni

ESTERINA: Quindi, secondo lei, il dottore ama lo sport. E, mi dica, è un tipo… sportivo?

NIVES: Decisamente sportivo. Alla televisione non perde una partita soprattutto se gioca la sua squadra del cuore

ESTERINA: Che sarebbe?

NIVES: Il Milan

ESTERINA: Il Milan; interessante

NIVES: Ha un tifo sfegatato

ESTERINA: Poverino; mi dispiace. Pensi che mia nonna è morta di tifo; brutta malattia. Gli dica di curarsi

NIVES: Tifo sportivo signora, solo sportivo. Una delle sue grandi passioni è la bicicletta

ESTERINA: Aggiusta le biciclette per hobby?

NIVES: Ma no; appena ha un po’ di tempo la inforca e si fa una corsetta. Insomma, il ciclismo  ce l’ha nel sangue. I suoi due eroi sono sempre stati… non mi ricordo se è stato il grande Gino…

ADALGISA: Gino Paoli?

NIVES: Gino Bartali! O il grande Fausto

ADALGISA: Fausto Leali?

NIVES: Fausto Coppi!

ESTERINA: Ma, mi dica… E’ religioso il dottor Purgone?

NIVES: A modo suo si… Lui è devotissimo a San Gennaro

ESTERINA: Ma non è napoletano…

NIVES: Lui no, ma sua mamma sì, napoletana DOC e anche lui stravede per quel santo. Pensi che è arrivata al punto di chiamare il figlio Gennarino

ESTERINA: E… mi dica mi dica… Ha qualche passione particolare il dottore?

NIVES: Se vuole sapere se è gay si sbaglia di grosso

ESTERINA: Ma no, non parlavo di quelle passioni, ma se è appassionato di qualcos’altro oltre la bicicletta e San Gennaro

NIVES: L’America

ESTERINA: Scusi, cosa vuol dire l’America?

NIVES: E’ attratto da tutto ciò che è americano. Pensi che ogni anno vola negli Stati Uniti. Nel suo studio, sopra l’armadio dei campioni medicinali, ha una grande riproduzione in gesso della Statua della Libertà

ESTERINA: Ma perché proprio l’America?

NIVES: Beh, ha parecchi lontani parenti che va a trovare. Ha lo zio Gambino, lo zio Vito Genovese, il cugino Al Capone, il nipote Luki Luciano, …

ADALGISA: Ma non sono morti?

NIVES: Ma i loro nipoti ci sono ancora! Comunque signora ora devo andare a staccare la flebo al signor Alvaro, ci vediamo fra poco (Esce. Gli altri entrano in punta di piedi)

ARTEMISIA: Possiamo sapere nonna perché ha voluto chiacchierare da sola con la Nives?

ESTERINA: Cose da donne

ADALGISA: Se sono cose da donne vuol dire che lo possiamo sapere anche noi

PRIMO: Hai scoperto qualcosa sul dottore?

ESTERINA: Cose interessanti che potrebbero diventarci utili

ARTEMISIA: Dicci nonna, raccontaci

ESTERINA: Innanzitutto è un tifoso di calcio. La sua squadra adorata è il Milan

PRIMO: Questo, porca vacca, lo sapevo; è come se una lancia mi avesse trapassato il cuore

ARTEMISIA: Ma dai Primo, non è importante…

PRIMO: Comunque, se è un milanista, non può essere un bravo dottore

ESTERINA: E poi è appassionato di esplorazioni

PRIMO: Ah, che dolore!

ESTERINA: Per cosa?

PRIMO: A me l’hanno fatta, l’hanno fatta l’esplorazione…

ESTERINA: Quale esplorazione?

PRIMO: Ma non ti ricordi mamma? L’esplorazione del rettile. Mi sono andati su con un tubo… ha presente quelli che usano gli idraulici? Ancora più grosso! Con il tacco mi hanno…

ARTEMISIA: Con il tacco? La TAC vorrai dire papà!

PRIMO: Con quella cosa lì mi avevano trovato un mollusco… no… una piovra…

ARTEMISIA: Un polipo, papà, era un polipo

PRIMO: Sì, quel coso lì ed è per quello che mi hanno esplorato. Mi sono entrati da sotto…

ADALGISA: Dai piedi Primo?

PRIMO: Non dai piedi, dal… lasciamo perdere. Per un pelo non me l’anno fatto uscire dalla bocca

ESTERINA: E non vi dico l’America…

ARTEMISIA: Cosa centra l’America?

ESTERINA: In America ci va tutti gli anni; stravede per l’America. (Dall’esterno si odono delle grida. Nives esce trafelata dalla camera)

NIVES: Aiuto, aiutatemi! Quello è una furia della natura! Ma non era grave?

ESTERINA: Cos’ha combinato ancora quel catorcio?

NIVES: Gli avevo appena staccato la flebo e quello mi ha allungato le mani dappertutto. Guardi, la camicetta è strappata e devo avere anche un ematoma sul sedere

ESTERINA: Che porco! Se non l’hanno fatto le sue finte malattie lo ammazzo io con le mie proprie mani

PRIMO: Meglio aspettare un mese però

ESTERINA: Allora lo strozzo poco per volta con una lunga e dolorosa agonia che durerà un mese

NIVES: La flebo l’ho staccata, ma non sono stata a tempo a fargli l’endovena

ESTERINA: Lasci perdere l’endovena; penso io a infilargli l’ago. Glielo infilo in un orecchio e glielo faccio uscire dall’altro; cosa facile perché in mezzo c’è il vuoto assoluto

NIVES: Comunque io vado; se dovessi ritornare mi farò accompagnare dalla forza pubblica. Buona serata. (Esce)

ALVARO: (Entrando). Ma si può sapere chi è quella puledra lì?

ESTERINA: Senti, vecchio ronzino, si può sapere cosa le hai fatto?

ALVARO: Cosa le ho fatto? Pensate che mi voleva violentare

PRIMO: Ma papà, sarebbe stata lei a…

ALVARO: Ho dovuto cedere. Le ho solo detto “Amami e di baci saziami”

ESTERINA: Ma tu sei tutto scemo! Ma cosa le volevi fare?

ALVARO: Sesso violento!

ESTERINA: Ma se hai il pannolone!

ALVARO: E’ stato quello a fermarmi. Da ora in avanti a letto voglio la padella; è subito tolta

ESTERINA: La padella? Una pentola ti ci vuole, ma da infilarti sulla testa per non vedere il tuo brutto muso!

ALVARO: Tu sta zitta altrimenti tolgo dal testamento il tuo mantenimento alla casa di riposo

ESTERINA: E io dove dovrei andare? A battere il marciapiede per potermi mantenere?

ALVARO: Mi piacerebbe vederti, anzi, mi piacerebbe vedere in faccia i tuoi clienti; il più giovane avrebbe 90 anni

ARTEMISIA: Sentite voi due, ma vi pare il caso di fare un pollaio qui dentro quando ci sono cose più importanti da decidere?

ALVARO: Va bene, hai ragione tu; diamoci una calmata

ESTERINA: Dattela tu una calmata. E scommetto che non ti viene nemmeno per la testa che domani è il nostro anniversario di nozze

ALVARO: Certo che me lo ricordo e ti volevo fare una sorpresa

PRIMO: Una sorpresa alla mamma?

ALVARO: Certamente, una sorpresa. Ho pensato di ammazzare il tacchino

ESTERINA: E perché lo vuoi ammazzare povera bestia? Non è mica colpa del tacchino se ci siamo sposati

ALVARO: Lo vedi? Lo vedi che noi due non possiamo andare d’accordo? Mi hai sempre portato sfiga dal primo giorno che ci siamo sposati

ESTERINA: Bella ricompensa dopo tanti anni che ti sono stata vicina in ogni occasione. Ti ricordi quando è scoppiata l’ultima guerra e ti hanno chiamato al fronte? Chi ti è stata vicina?

ALVARO: Tu, Esterina

ESTERINA: E quando poi sei rimasto ferito e sei stato 4 anni in ospedale militare? Chi ti è stata vicina?

ALVARO: Tu, Esterina

ESTERINA: E quando ti hanno messo in campo di concentramento e dopo sei anni ti hanno liberato? Chi ti è stata vicina?

ALVARO: Tu, Esterina

ESTERINA: E allora cosa ne pensi della tua Esterina?

ALVARO: Che se mi sei stata vicina in tutte quelle occasioni vuol dire che sei stata proprio tu a portarmi sfiga! Lasciamo perdere; io ritorno nel mio letto di dolore; per il resto sbrigatevela voi. (Esce)

ESTERINA: E così, un’altra volta, il signore se ne è lavato le mani

ARTEMISIA: Ma il problema rimane; cosa facciamo con il testamento e il matrimonio?

PRIMO: In un modo o nell’altro dobbiamo convincere quell’individuo milanista a sposare l’Artemisia. Proprio un milanista mi doveva capitare come genero!

ADALGISA: Pensi sia difficile Primo?

PRIMO: Avere in casa un milanista?

ADALGISA: No, convincerlo a sposare l’Artemisia

PRIMO: A me sembra un’impresa disperata, comunque non ci resta che fare un piano e tentare

ESTERINA: E se provassimo a…

PRIMO: Se provassimo a fare?

ESTERINA: Non vorrei che da là ci sentisse l’Alvaro. Tutti qua, ascoltatemi bene. Io direi… (Si uniscono in cerchio, Esterina parla sottovoce mentre si chiude il sipario)

SECONDO ATTO

(Solita stanza. Alla parete è appeso un quadro con la fotografia di Fausto Coppi. Bene in vista l’immagine di San Gennaro con lumino acceso)

ARTEMISIA: (Sta rassettando). E’ già passato un giorno e non è successo niente. Mi sa tanto che l’eredità del nonno vada al convento. E il dottore non si vede ancora. E sì che è sempre puntuale. (Suono di campanello). Eccolo, dev’essere lui. Avanti! La porta è aperta! (Si inginocchia davanti all’immagine del Santo. Entra il dottore e si ferma ammirato davanti a Artemisia). San Gennaro, tu che sei il mio santo preferito, tu che raccogli tutte le mie preghiere quotidiane, ti prego ancora una volta… Fa che tu sciolga, come fai col tuo, anche il sangue del mio caro nonno di modo che circoli meglio e non diventi rincoglionito. Se mi esaudirai ti faccio voto della mia castità fino a quando non troverò un uomo che mi ami, ma non un uomo qualsiasi, ma solo se anche lui sarà devoto a te, solo a te. Fammi trovare un uomo colto, interessante, sportivo, magari milanista di modo che, poi, in famiglia non si litighi per questo. Un uomo che in viaggio di nozze mi porti a vedere l’America. Lo sai che io stravedo per l’America e non vorrei morire senza aver messo almeno un piede sul suolo degli Stati Uniti. Per omnia secula saeculorum

DR.PURGONE: Amen

ARTEMISIA: Oh, mi scusi dottore, non mi ero accorta che fosse lei: sa, stavo pregando

DR.PURGONE: Ma che brava ragazza! Vedo che stavi pregando San Gennaro…

ARTEMISIA: Sì, proprio lui; è il mio santo preferito

DR.PURGONE: Quando si dice combinazione… Lo sa che anch’io prego solo San Gennaro? Dopo tutto anch’io mi chiamo come lui… Gennarino

ARTEMISIA: Dottore, vedo che abbiamo qualcosa in comune. Vorrei chiederle… posso osare?

DR.PURGONE: Osi, osi

ARTEMISIA: E’ da un po’ che vorrei costruire fuori in giardino una piccola cappelletta al nostro santo. Non è che potrebbe darmi una mano?

DR.PURGONE: Ma ne sono felice. Cosa dovrei fare? Pertanto sabbia e cemento per costruirla? Ti mando dei muratori…

ARTEMISIA: No, farei tutto da sola, ma il guaio è che non ho una sua statua da metterci

DR.PURGONE: Ma in casa mia ne abbiamo parecchie; scelgo la migliore e te la regalo

ARTEMISIA: L’ho sempre pensato che lei fosse un uomo buono, religioso, di fede, l’unico uomo per cui varrebbe la pena di sciogliere il mio voto

DR.PURGONE: E io ho sempre pensato che tu sei davvero una brava ragazza, timorata di Dio, ma non sapevo che tu fossi anche una fedele soprattutto di San Gennaro

ARTEMISIA: Pensi che avrei voluto farmi suora, ma la malattia del nonno mi ha trattenuta

DR.PURGONE: Macchè suora; vedrai che prima o poi arriverà qualcuno che ti rapirà il cuore

ARTEMISIA: Lo spero tanto e so che San Gennaro esaudirà questo mio desiderio

DR.PURGONE: Poco fa ho inavvertitamente udito per chi stavi pregando così intensamente e ti assicuro che la grazia a tuo nonno il nostro santo non mancherà di farla. Comunque, per sciogliere il sangue del signor Alvaro, non necessita un miracolo come quello che ogni anno succede nella Cattedrale di Napoli, ma solo un’aggiunta alle sue terapie di una bassa dose di acido acetilsalicilico

ARTEMISIA: Sarebbe come l’acido muriatico?

DR.PURGONE: Ma no, carina, si tratta solo di aspirina. (Entra Esterina con bicicletta da corsa e abbigliamento da ciclista)

ADALGISA: Ah, buongiorno dottore! Già arrivato stamattina? Approfitto che è qua per salutarlo

DR.PURGONE: Ma… Ma che fa Esterina? Non mi dirà che alla sua età…

ESTERINA: Movimento movimento! Pedalare pedalare! Chi si ferma è perduto! Lei non fa sport dottore? Bocce? Calcetto da tavola? Ping pong?

DR.PURGONE:  Ma no! Quella è robetta da sedentari! Bicicletta! Bicicletta anch’io!

ESTERINA: Anche lei la mia stessa passione? Ma guarda che combinazione! Quando si dice il caso… Alla televisione non mi perdo un Giro d’Italia, di Francia, di Spagna, una Milano Sanremo, una Parigi Rubaix…

DR.PURGONE: Grande! Grande la signora Esterina! E i suoi campioni preferiti? Merx? Gimondi?

ESTERINA: Macchè Merx e Gimondi! Io ho sempre avuto nel cuore i campioni del passato. Se li ricorda Bartali? Coppi? Magni?

DR.PURGONE: Nooo! Anche lei?

ESTERINA: Anch’io cosa?

DR.PURGONE: Anche lei con Bartali e Coppi nel cuore? Che piacere! Ma chi era il suo preferito dei due?

ESTERINA: Beh, tutti e due erano bravi, però uno dei due era il migliore, insuperabile, il campione per eccellenza

DR.PURGONE: E quindi? Qual’era il suo preferito?

ESTERINA: Prima di dirglielo voglio proprio sapere per chi ha fatto il tifo lei; non mi deluda dottore; mi auguro che il suo cuore battesse per il mio campione preferito

DR.PURGONE: Come lei ha detto… per migliore, l’insuperabile, il campione per eccellenza

ESTERINA: E allora lo dica, lo dica quel nome! Faccia esultare il mio cuore!

DR.PURGONE: Era lui, il Ginettaccio nazionale, l’intramontabile Bartali! (Artemisia si precipita a cambiare la fotografia di Coppi con quella di Bartali, esce portandosi via quella di Coppi). Quante lotte, quante botte ci siamo scambiati con i tifosi di Fausto! Altro che tifo; era una questione di vita o di morte

ESTERINA: Lo può ben dire; Gino è stato il migliore! Ogni mattino, quando lo guardo, gli mando un bacio

DR.PURGONE: A chi?

ESTERINA: Guardi là (Indica il quadro)

DR.PURGONE: Favoloso! Ma questa famiglia non smette mai di stupirmi. Se le ricorda le scalate del Gavia, dell’Isoard

ESTERINA: Del Monte Bianco, dell’Everest…

DR.PURGONE: Capisco cosa vuol dire; avrebbe potuto fare anche quelli con la sua grinta e il suo valore

ESTERINA: Eh, la bicicletta! Se, sia pure per ipotesi, lei facesse parte di questa famiglia, tutti i santi giorni la obbligheremmo a fare un centinaio di chilometri in bici

DR.PURGONE: Magari!

ESTERINA: Magari… magari facesse parte di questa famiglia?

DR.PURGONE: Magari trovassi il tempo di fare ogni giorno cento chilometri in bicicletta. Comunque non mi rimane che reprimere la mia voglia di bicicletta e andare in camera del signor Alvaro che penso abbia bisogno di me. Comunque non pensavo signora Esterina che fosse così sportiva

ESTERINA:  Ma la nostra è tutta una famiglia di sportivi

DR.PURGONE: Che magnifica famiglia! Ma ora devo proprio scappare in camera del signor Alvaro. Sono già in ritardo

ESTERINA: E allora la saluto e mi butto sulla strada a pedalare. A presto dottore!

DR.PURGONE: A presto Esterina. La invidio!

ESTERINA: (Uscendo e cantando). Andiam andiam, andiamo a pedalar… (Entra Primo con sciarpa e maglia del Milan)

PRIMO: Buongiorno dottore…

DR.PURGONE: Buongiorno Primo. Ma che gioia; non mi dica che… anche lei è milanista

PRIMO: Da quando sono nato, forse ancora prima. Non potrei vivere senza che il primo pensiero del mattino vada al mio Milan. Il Milan nel petto – il Milan nel cuore – il Milan scudetto – il Milan d’amore!

DR.PURGONE: Non penso che si sia perso il derby ieri sera. Ha visto come le abbiamo suonate all’Inter?

PRIMO: (Affranto). Ho visto, ho visto…

DR.PURGONE: Ma non è contento, non esulta?

PRIMO: No, mi viene da piangere…

DR.PURGONE: Capisco, un pianto di gioia, di soddisfazione, di esultanza. Guardi, ho giusto giusto nella borsa una bandiera della nostra squadra. Eccola; mi deve promettere di esporla alla sua finestra tutte le volte che vinciamo

PRIMO: Alla finestra? Guardi che poi la vedono i miei amici e non so cosa succede

DR.PURGONE: Cosa vuole che succeda?

PRIMO: Magari me la rubano; no, meglio di no, l’appenderò dietro il letto della mia camera di modo che possa vederla tutte le notti… e vomitare

DR.PURGONE: Vomitare?

PRIMO: Quando mi emoziono, non so perché, mi viene la nausea e poi vomito

DR.PURGONE: Eh, naturale; pensando alla squadra del cuore a volte accade. Pensi che a me succede quando penso all’Inter e a tutti i suoi sfortunati tifosi. Avrei proprio voglia di trovarmene uno davanti per sfotterlo per bene dopo la figuraccia di ieri sera. Comunque devo dire che la sua famiglia mi sta piacendo sempre di più

PRIMO: E vorrei ben dire con tutto quello che facciamo…

DR.PURGONE: In che senso?

PRIMO: Nel senso che… siamo una famiglia aperta

DR.PURGONE: In che senso?

PRIMO:  Nel senso che… siamo pronti a fare qualsiasi cosa, anche la più assurda, pur di far piacere a qualcuno

DR.PURGONE: Ma questo è lodevole. Sa che l’ho notato? La nonna appassionata di ciclismo, la figlia con una stupenda religiosità soprattutto a San Gennaro, il padre milanista sfegatato, la madre… ecco, non ho ancora capito che tipo di tendenze ha la signora Adalgisa. (Entra Adalgisa vestita da statua della libertà; manto bianco, fiaccola in mano, ecc… cammina sul fondo da un lato all’altro. Eventuale sottofondo di Inno Nazionale Americano)

DR.PURGONE: Sto sognando o è tutto vero?

PRIMO: Tutto vero cosa?

DR.PURGONE: Ma l’Adalgisa sta impersonando la statua della libertà! Ma fatemi capire…

PRIMO: C’è poco da capire… Stiamo preparando uno spettacolo teatrale in onore dell’America. Sa, abbiamo parecchi parenti che ci abitano

DR.PURGONE: Dove per l’esattezza?

PRIMO: Nel… Massacciuccio, nel Broccolino, in Montagna…

DR.PURGONE: Nel Montana vorrà dire

PRIMO: Appunto, nel Montana, vicino agli Angeli…

DR.PURGONE: Come vicino… forse voleva dire a Los Angeles

PRIMO: Sì, ma io lo traduco in italiano per farmi capire meglio. Abbiamo due zii in… là dove nevica sempre…

DR.PURGONE: Alaska?

PRIMO: No.. ce l’ho sulla punta della lingua… ah, Nevada

DR.PURGONE: Non ci credo…

PRIMO: Non crede a che cosa? Che abbiamo gli zii in Nevada?

DR.PURGONE: Non a quello; dopo tutto anch’io ne ho parecchi negli Stati Uniti, ma al fatto che vogliate fare uno spettacolo per onorare l’America

PRIMO: E invece c’è proprio da crederci. Io mi vestirò da grattacielo per ricordare New York, nonna Esterina da indiana delle praterie, l’Artemisia invece farà la parte del tiranno

DR.PURGONE: Del tiranno? Ma in America c’è il più esaltante esempio di democrazia e non c’è alcun tiranno

PRIMO: Insomma, farà il tiranno nel senso di quella che tira le tende! E il nonno…

DR.PURGONE: Anche il nonno?

PRIMO: Sì, anche il nonno. Sa, ci tiene tanto all’America… Il nonno, in quell’occasione, lo lasceremo senza pannolone

DR.PURGONE: E quello cosa dovrebbe interpretare?

PRIMO: Le cascate del Niagara!

DR.PURGONE: Fantastico! (Entra Alvaro. Anche lui ha una sciarpa del Milan)

ALVARO: A me piacerebbe sapere perché il dottore non è ancora… Ma che ci fa qui lei invece di venire al capezzale di un vecchio infermo?

DR.PURGONE: Nooo! Anche lei milanista? Ma allora la devo considerare il migliore dei miei pazienti!

ALVARO: Io non so se milanista è una nuova malattia che sto prendendo, ma…

DR.PURGONE: E quella sciarpa?

ALVARO: Quale sciarpa? Ah, questa? Ma questa me l’ha infilata mia nipote Artemisia per non farmi prendere freddo. Forse lei non si è accorto, ma, oltre a tutto il resto, ho anche un micidiale torcicollo che mi va dalla testa fino ai piedi. Guarda tu, da quando in quando deve essere un malato grave ad andare dal dottore e non il dottore dall’ammalato? (Entra Nives che sostiene Esterina acciaccata e con numerosi cerotti con evidenti lamenti. Il dottore la aiuta a sedersi)

DR.PURGONE: Ma si può sapere cos’è successo?

NIVES: Ho trovato la signora a gambe all’aria e la bicicletta a pezzi. L’ho medicata lì sul posto e l’ho riportata a casa

ALVARO: Cose dell’altro mondo!

ESTERINA: Ahia ahia ahia! All’altro mondo ci stavo andando davvero

ALVARO: Quello sarebbe il minimo; quello che mi spiace è la bicicletta andata a pezzi. Ma cosa ci fai conciata così Esterina? Sbaglio o il carnevale è passato da un pezzo? E poi, cosa ci facevi con la bicicletta che sai a malapena pedalare?

DR.PURGONE: Semplice; si faceva i suoi cento chilometri quotidiani

ALVARO: I suoi cento… Dottore; lei sa per caso se hanno di nuovo aperto i manicomi?

ADALGISA: Certo Alvaro, lei si stava facendo i suoi cento chilometri quotidiani

ALVARO: Ma tu… ma cos’è questa storia? Ma ti sei vista? Ma cosa ci fai conciata in questa maniera?

ADALGISA: La statua della libertà; perché, non si vede?

DR.PURGONE: Ma è per la commedia, no?

ALVARO: Commedia? Quale commedia? Mi sa che qui state tutti facendo una farsa

NIVES: Probabilmente il signor Alvaro sta delirando. Gli faccio un sedativo dottore? Venga pure di là signor Alvaro

ALVARO: Un sedativo ce l’ho io da fare a lei. Andiamo, andiamo pure di là e vedrà che sedativo le somministro io. E lo so io dove! A proposito Adalgisa, ti sei ricordata di andare dal marmista a vedere se è pronta la mia lapide per il cimitero? Ormai le forze se ne stanno andando e sento prossima la fine

ADALGISA: Certo che ci sono andata; come vedi in questa casa siamo tutti a tua disposizione

ALVARO: E a che punto è?

ADALGISA: La lapide è pronta, ma dicono che la scritta è troppo lunga e non riescono a farcela stare tutta

ALVARO: Di’ che la scrivano più piccola allora!

ARTEMISIA: Ma si può sapere cosa dovevano scriverci?

ALVARO: Ho fatto scrivere, così poi, quando mi verrete a trovare, sarete presi dal rimorso…

ARTEMISIA: Ma insomma, cosa ci hai scritto?

ALVARO: Ho fatto scrivere “Ve l’avevo detto che non stavo bene”. Forza bella puledra che andiamo di là. (Escono)

PRIMO: Non faccia caso al nonno; non lo abbiamo ancora informato della commedia

ESTERINA:  Ahia ahia ahia! Che dolore!

DR.PURGONE: Dove le fa male Esterina?

ESTERINA: Mi fa male il glutine

DR.PURGONE: Guardi che si chiama gluteo

ESTERINA: Insomma, ho picchiato il sedere

PRIMO: Ma com’è successo?

ESTERINA: Mi si è incartata la catena. Ho fatto un volo che pensavo di non atterrare più

ADALGISA: E invece sei atterrata

ESTERINA: Sì, ma sono andata fuori pista e mi son travata addosso alla Nives

PRIMO: E poi parlano di malasanità; più pronto soccorso di così…

DR.PURGONE: E adesso come farà ad interpretare il ruolo dell’indiana nella commedia?

ESTERINA: Quale commedia? Ah, già, la commedia… Beh, dovrò cambiare il nome. Al posto di Gazzella Veloce dovrò chiamarmi Mucca Azzoppata. Ma l’Alvaro come va? Sempre vivo?

NIVES: (Entrando). Profondamente addormentato. L’effetto dell’iniezione non durerà a lungo, ma è bastata a tenergli ferme le mani. Quando mi vede si trasforma in un polipo; allunga i suoi tentacoli dappertutto

ESTERINA: Stia tranquilla signorina, a quello si allungano solo i tentacoli, non gli si allunga nient’altro

NIVES: Penso che il mio compito qui sia terminato per oggi. Me ne posso andare dottore?

DR.PURGONE: Vada pure signorina Nives; rimango io qui con loro

NIVES: Nives se ne va; se ne va da altri anziani e da altri tentacoli, ma sicuramente inoffensivi e tranquilli com’è ora  il signor Alvaro perché qualche iniezione di anestetico ce l’ho ancora in tasca. Buona serata a tutti! (Esce)

ESTERINA: Simpatica quella Nives lì…

DR.PURGONE: E’ vero, simpatica e sa lavorare bene. Ma torniamo a noi; posso sapere quando la darete la vostra commedia?

ESTERINA: Vede dottore, la commedia… la commedia la stiamo recitando adesso

DR.PURGONE: Vuole spiegarsi Esterina?

ESTERINA: La potremmo chiamare la commedia degli imbrogli…

DR.PURGONE: Non capisco

ESTERINA: E’ stato quel vecchio matto a scatenare il tutto. Pensi un po’… Si è messo in testa che lei dovesse sposare la nostra Arte, mia nipote per avere un medico tutto per se qui in casa

DR.PURGONE: Ma allora…

ESTERINA: Allora tutte balle! Tutte stupide balle

DR.PURGONE: Vorrebbe dire che… San Gennaro, Bartali…

ESTERINA: La bicicletta, il Milan…

ADALGISA: E io non so nemmeno cos’è e dov’è la statua della libertà

ESTERINA: Io non sono mai andata in bicicletta in vita mia e nessuno di noi ha zii o cugini in America per cui, come vede, caro il mio dottore, è questa la nostra commedia. E ora, qualsiasi cosa voglia dire, la dica pure; ce la siamo meritata

PRIMO: Se proprio lo vuol sapere io … (Si toglie la sciarpa e la maglia del Milan e indossa quella dell’Inter) io sono interista!

DR.PURGONE: Interista?

PRIMO: Orgogliosamente interista! Pensi che, quando devo prendere il treno, mi servo solo dell’inter…city

DR.PURGONE: Che tristezza! Mi sembra di provare l’umiliazione e il dolore che ho provato il primo giorno di scuola delle elementari quando mi hanno obbligato a mettermi il grembiule nero e il fiocco azzurro

PRIMO: Si ricordi che io non sono diventato allenatore dell’Inter solo per una telefonata

DR.PURGONE: E chi le avrebbe dovuto telefonare?

PRIMO: Questo non lo so, perché non mi ha telefonato nessuno. Ma non solo… Il Papa, l'altra domenica, durante l'omelia ha ringraziato pubblicamente l’Inter per aver vinto lo scudetto

DR.PURGONE: Questa mi è nuova. Si può sapere perché?

PRIMO:  Per il fatto che dicono che Il Milan vince lo scudetto ogni morte di Papa

DR.PURGONE: Comunque resta il fatto che il campo di allenamento dell'Inter sia il piu' pulito d'Italia

PRIMO: Perché?

DR.PURGONE: Perchè e' pieno di bidoni!

ADALGISA: Ma la volete piantare voi due?

DR.PURGONE: Pace?

PRIMO: Pace

DR.PURGONE: Comunque non dimentichiamoci che c’è un altro attore nella commedia…

ESTERINA: Mi sembra che qui non manchi nessuno…

DR.PURGONE: Beh, l’altro attore sono io, il dottor Gennarino Purgone

ESTERINA: E quale sarebbe il suo ruolo?

DR.PURGONE: E’ stato quello di imbrogliare voi in combutta con il signor Alvaro. Quello non ha proprio un accidente. Con le sue cosiddette gravi malattie, voleva solo essere servito e assistito, proprio come dovesse vivere in un hotel. Confesso che mi ha pagato anche bene per certificarlo

ESTERINA: Comunque manca la vera protagonista del nostro spettacolo… Vieni un po’ qui Artemisia!

ARTEMISIA: (Entrando). Sentite gente; io avrei un’idea…

ESTERINA: Sentiamo questa idea

ARTEMISIA: (Stacca dalla parete la fotografia di Bartali e toglie quella di San Gennaro). E se lasciassimo perdere tutta questa pagliacciata? Tu papà tieniti pure la sciarpa dell’Inter e continua ad essere te stesso, tu nonna non azzardarti più ad andare in bicicletta altrimenti al prossimo capitombolo rischierei di rimanere senza nonna e tu mamma… (Si accorge che è ancora presente il dottore). Oh, santo cielo; ma lei dottore è ancora qui?

DR.PURGONE: Ormai è come se facessi parte di questa famiglia, una famiglia un po’ imbrogliona, ma simpatica

ARTEMISIA: Oddio! Che figura da pollo allo spiedo che sto facendo! Chissà cosa dirà di noi…

ALVARO: (Entrando). Lascia che dica, ma vedrai che non avrà un bel niente da dire

ADALGISA: Ma… ma non ti hanno fatto un sedativo?

ALVARO: Macchè sedativo; Nives e io ci siamo fatti una bella chiacchierata. Si è divertita a raccontarmi, puntata dopo puntata, la commedia che stavate facendo

DR.PURGONE: Beh, la commedia l’abbiamo fatta tutti; loro, io…

ALVARO: E io ho interpretato la mia

ARTEMISIA: Quale commedia nonno?

ALVARO: Sentite un po’; io ho un bel po’ di anni e prima o poi, e penso di essere primo fra di voi, me ne andrò verso lidi lontani. Mi sono detto… Perchè la mia famiglia si deve prendere tutte le mie sostanze come se piovessero dal cielo? Facciamoglieli guadagnare perbacco! Ed ecco perché ho voluto che vi deste da fare e mi sono divertito come un matto a vedere tutte le vostre performances. Il dottore e Nives erano ovviamente i miei complici per cui, in conclusione, ve la siete meritata

ARTEMISIA: Scusa nonno… E il testamento che hai inviato dal notaio?

ALVARO: Chi è venuto a ritirarlo era un mio amico; nessun problema

ESTERINA: Allora anche la mia stanzetta al ricovero?

ALVARO: Ma cosa dici Esterina? La casa è così grande che puoi continuare a girarla come vuoi, ma non in bicicletta! Ma va che ti tengo ancora qua Esterina. Sei sempre stata una buona sposa con me anche se noi due non ci siamo mai capiti

ESTERINA: Come non ci siamo mai capiti? Solo durante due periodi

ARTEMISIA: Quali nonna?

ESTERINA: Prima del matrimonio e dopo il matrimonio

ALVARO: Ma non è vero, non darle retta. È sempre stata onesta, non mi ha mai fatto le corna… A proposito Esterina… Me lo dici se mi hai fatto le corna, magari appena una volta?

ESTERINA: Senti Alvaro, se tu fossi in punto di morte magari te lo potrei anche dire, ma ora che stai bene col cavolo che te lo dico

PRIMO: E tutte le tue malattie, papà, che fine hanno fatto?

ALVARO: Malattie? Quali malattie? Ma io vi sotterro tutti! Vi annuncio che ho deciso di non morire!

ESTERINA: E adesso, visto che hai deciso di non morire, che ne faccio di tutte le medicine, lo sciroppo della tosse, la pomata per le emorroidi, il collirio per la congiuntivite, le supposte per i dolori, la fascia del dottor Gibaud e tutte le altre mercanzie che mi hai fatto comperare?

ALVARO: Quelle le salvi per te; prima o poi ne avrai bisogno e io ti farò da badante, e gratis per giunta

ESTERINA: Ma guarda questo bischero cosa mi dice… Lui farà da badante a me?

ALVARO: Dovete sapere, cari i miei …, che quando ho fatto il servizio militare io ho fatto molte vaccinazioni

ARTEMISIA: E allora?

DR.PURGONE: Cosa centra?

ALVARO: Cosa centra? Che, tra le altre, ho fatto la vaccinazione anti morte per cui sarà io a seppellirvi tutti

DR.PURGONE: E’ sicuro che non si trattasse di anti morbillo?

ALVARO: Accidenti dottore, non faccia l’uccello del malaugurio. Vorrebbe dire che…

DR.PURGONE: Che la vaccinazione anti morte non esiste

ALVARO: Ma… è sicuro?

DR.PURGONE: Sicurissimo!

ALVARO: Allora… allora non mi rimane che… Artemisia, carta e penna e siediti al tavolo

ARTEMISIA: Perché? Cosa dovrei scrivere

ALVARO: Devo fare testamento

ARTEMISIA: Un altro?

TUTTI: (Si mettono le mani nei capelli). Nooo! Bastaaa!