Ho incontrato un folletto

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ciao

HO INCONTRATO UN FOLLETTO!

Personaggi

Dario

Erica

Lella

Silvia

Marco

Mauro

“Troppo”

Principessa

Saggio

Altri folletti n. 4

Maria

Altri partecipanti

INIZIO PRIMA PARTE – VOCE FUORI CAMPO

In una giornata di sole, in mezzo al verde alla periferia della città, un gruppo di ragazzi è riunito per preparare gli annuali giochi del quartiere. Quello che non possono immaginare è che la loro tranquilla riunione, cominciata allegramente, li ponga dopo un imprevisto quanto fantastico incontro di fronte ad un grosso problema da risolvere. Avviciniamoci in silenzio e vediamo cosa succede…

PRIMA PARTE

In uno spiazzo in mezzo al verde alla periferia della città, un gruppo di ragazzi è riunito. Hanno

con loro numerosi fogli che riguardano i giochi annuali che si svolgono nel quartiere, gara cui

partecipano tutti gli abitanti, dai bambini ai meno giovani.

Dario                  - (respirando forte, sorridendo) Non è stata una buona idea riunirci all’aperto, anziché nella solita stanza? Sentite il profumo nell’aria… gli uccelli… (a Dario arriva dall’alto un regalo inaspettato che tronca la sua enfasi strappandogli un’imprecazione mentre gli altri ridono)

Dario                  - (toccando l’inaspettato regalo) Porco… dannato pennuto non potevi farla da un’altra parte.

Lella                   - (cercando di frenare la risata) Non prendertela, ti ha solo fertilizzato un po’ il cervello, e poi fa tutto parte delle meraviglie della natura, no?

Dario tira fuori un fazzoletto e si pulisce.

Erica                   - (con ironia) Come hai appena toccato con mano, anche stare all’aria aperta ha i suoi inconvenienti.

Dario replica on un gesto e si guarda intorno cercando un cestino.

Erica                   - A parte questo, l’esserci riuniti qui ha il grosso vantaggio di non aver dovuto chiedere nessun permesso. Muoviti lumaca, che dobbiamo lavorare!

Mentre Dario getta nel cestino il fazzoletto, arriva Marco e i due vanno verso il gruppo insieme.

Marco                 - (con una smorfia maliziosa) Ben detto; io ho un appuntamento, quindi, prima cominciamo, prima finiamo.

Dario                  - (sempre sorridendo) Bionda o mora (alza le mani in segno di resa)

                           Okay! Okay! (tira fuori dei fogli dalla sua cartella e li distribuisce) Dunque questi sono gli elenchi dei giochi, leggeteli e poi ne discutiamo, anche se spetta al comitato decidere in merito… porco giuda ho dimenticato delle copie sulla scrivania…

Silvia                  - (scuote la testa) Che razza di organizzatore! Dai vado a prenderli io.

Dario                  - (porgendole le chiavi, le dà un bacio sulla guancia) Grazie bellezza, sei un angelo!

Mauro                 - Vengo con te (le mette una mano sulla spalla ed escono)

Marco                 - (alza le braccia con comica disperazione) Addio appuntamento! (a Dario) Tarato! Intanto che aspettiamo, che facciamo, giochiamo a nascondino? (gli altri ridono)

Dario                  - (a Marco, ironico) Non fare lo stupido, se è una cosa seria va a cercare un telefono e spiegale…… oppure è una delle tante?

Marco                 - (un po’ categorico) Non sono fattacci tuoi!!

Lella                   - (interrompe Marco, sorridendo) Finitela…. Parliamo di cose serie, chissà se quei bacchettoni dell’istituto privato permetteranno a qualche loro ragazzo di partecipare ai giochi.

Marco                 - (con una smorfia) Scordatelo! Quelli sono degli snob, figli di snob!! Chi dirige il posto poi, è uno pieno di pregiudizi.

Dario                  - (ridendo) Smettila, esagerato. Ti stai comportando come loro. Li abbiamo invitati l’anno scorso, quindi sanno che se vogliono possono unirsi a noi.

Erica                   - I vostri discorsi non mi vanno troppo. Non sarete razzisti per caso???

Lella                   - Marco sei sempre il solito, adesso ti metti anche a fare lo snob?

Marco                 - Lascia perdere!! (a Dario) Ammesso e non concesso che questa volta decidono di aggregarsi, te la senti di assumere la responsabilità di mettere insieme le squadre composte dai ragazzi del quartiere e i figli di papà??

Dario                  - Non lo so. E tu, come li accoglieresti? Comunque, ripeto che la decisione di certe cose, spetta al comitato.

Erica                   - Non capisco. Volete spiegarmi che cavolo c’entrano questi discorsi?? Tutto questo a me pare una forma di razzismo.

Lella                   - Te lo spiego io, Erica. In effetti potrebbe si, essere una forma di razzismo, ma noi con questa parola, intendiamo ben altro. (che fino a quel momento era rimasta in silenzio facendo qualche breve accenno di assenso, infila un braccio sotto quello di Erica.) Dato che è poco che ti sei unita al gruppo, non so come vedi le cose. Quando parlavano in quel modo, non facevano sul serio. Dico questo perché conosco il loro modo di pensare. Vedi, per noi il razzismo non sono solo le idee che dividono nord e sud ma è anche la differenza fra drogato e borghese, fra portatore di handicap e disinteresse… Insomma è un discorso molto più ampio. Problemi reali con i quali viviamo fianco a fianco tutti i giorni, problemi a cui non sempre si pensa con la dovuta serietà e sensibilità.

Erica                   - (fa un cenno pensieroso con la testa) Capisco… Vi riferite a tutte le differenze sociali.

Dario                  - Infatti… Alle differenze e a tutti gli emarginati del mondo. È un argomento di cui alcuni di noi si occupano anche attivamente, entro i propri limiti. (sorridendo) Non organizziamo solo giochi e non siamo solo dei burloni, anche se a volte scherziamo un po’ pesantemente. Insomma anche noi abbiamo i nostri difetti.

Marco                 - (vedendo Erica pensierosa, scherzando…) qual è il problema, bionda?? Non sei d’accordo con quanto hanno detto Dario e Lella?

Erica                   - (insofferente) Smettila di chiamarmi così, non rompere!!

Marco                 - (sorpreso, le tocca la guancia amichevolmente) Ehi, lo sai che scherzo! Non ti sei mai offesa, sai che ti chiamo così perché…

Lella e Dario sorridono.

Erica                   - (raddolcita, ma sempre seria e un po’ confusa) Si, si, d’accordo, tu hai sempre voglia di scherzare, in questo momento però sono un po’ confusa…. Non è che non sia d’accordo con quanto hanno detto Lella e Dario. E’ che non avevo mai pensato in questi termini, quindi devo riordinare le idee, riflettere…. Il fatto è che non avevo mai avuto l’opportunità di un confronto con quelli della mia età.

Silvia e Mauro rientrano con i fogli, mentre Lella sorridendo, mette un braccio sulle spalle di

Erica.

Lella                   - Guarda Erica che non ci devi nessuna spiegazione: questo è un gruppo aperto,

Silvia                  - (sventolando i fogli a Dario) Ecco i fogli che avevi dimenticato, arruffone!

Dario                  - (ridendo) Mille grazie, signorina! Arrivo subito. Visto che lei è perfetta, vuole cominciare a metterli in ordine come una brava segretaria?

Mentre gli altri si avvicinano alla panchina, Dario sorride ad Erica.

Dario                  - Facciamo così, Erica: se vuoi possiamo parlarne in un altro momento. Come ha detto Lella, questo è un gruppo aperto. Ora però, sarà meglio tornare all’argomento di questa riunione.

Raggiungono gli altri.

Lella                   - (saltando sulla panchina) DICHIARAZIONE!  Dichiaro aperta la riunione per i giochi annuali del quartiere: O.d.G. Formazione delle squadre

Mauro                 - Bene! Finalmente abbiamo tutto il materiale! Penso si possa iniziare la discussione.

Marco                 - (comicamente) Discutere? Amico mio beddu, non hai capito nulla… noi possiamo solo dare suggerimenti e dire se la nostra squadra ha i numeri per partecipare ai giochi. (A Dario burlescamente) Dico bene, presidente??

Dario                  - (ridendo) Ma va a fa’ un bagno…và…Però smettila di fare il buffone. (sorridendo) Quello che ha detto Marco è giusto. Intendiamoci, non c’è niente di imperativo nel bando, anzi, nel prepararlo abbiamo cercato di tener conto delle difficoltà che le squadre avrebbero potuto incontrare, d’altro canto, però, come sapete dividendo gli abitanti del nostro quartiere in quattro gruppi, ognuno di questi può avere problemi diversi. Per questo siamo qui, per conciliare le cose nel modo migliore per tutti

Entra “Troppo” invisibile.

Mauro                 - Il primo suggerimento è quello di modificare la richiesta della poesia in dialetto.

Lella                   - (corrugando le sopracciglia) Come modificare?

Mauro                 - Perché deve essere in milanese? Perché non in un altro dialetto?

Silvia                  - (vivace) Ne abbiamo parlato e non ha del tutto torto. In fondo il nostro quartiere è abitato da gente che viene da tutte le parti d’Italia.

Marco                 - (sbuffando, ironico) Dai Mauro, non cominciare a polemizzare. (Ammiccando) Possibile che voi meridionali troviate sempre da ridire??

Dario                  - (tra il serio e il faceto) Piantatela! Qui non è questione di nord e sud, ma di cose da chiarire per la buona riuscita dei giochi. (Rivolto a Mauro e Silvia) Alla vostra domanda è facile rispondere: la poesia deve essere in milanese perché siamo a Milano; pensate alla difficoltà di chi deve giudicare vari dialetti: La nostra non è una giuria di giornalisti o genti di cultura, ma è composta da abitanti del quartiere. Considerando poi che le squadre sono miste, non dovrebbero esserci eccessive difficoltà nel trovare persone che sappiano scrivere in dialetto.

Mauro                 - (sbuffando) Lo dici tu! Credi davvero che tutti sappiano scrivere poesie e per giunta in milanese?

Lella                   - (rivolta a Dario) Anch’io dico che non è facile….

Al folletto Troppo scappa una risata.

I ragazzi vedono lo strano personaggio, s’interrompono e Marco lo apostrofa scherzosamente.

Marco                 - E tu chi sei? Cosa fai conciato così… guarda che carnevale è finito da un pezzo.

Erica                   - (scocciata malgrado la sorpresa) Gira al largo ragazzino, questa è una riunione privata.

Dario                  - (al folletto, sorridendo) I miei amici hanno ragione, scommetto che volevi fare uno scherzo… come ti chiami? Con quel costume sembri un folletto appena uscito da un libro di leggende nordiche.

Folletto               - (sorridendo con un inchino esagerato) Infatti…. Sono proprio un folletto e se volete posso aiutarvi a risolvere la vostra piccola disputa.

Lella                   - (sorridendo) Ma i folletti non appaiono solo di notte?

Folletto               - (ironico sfacciato) Ci sono folletti e folletti, e se voi non volete credere alla nostra esistenza, siete anche ignoranti.

Erica                   - (arrabbiata, va verso il folletto con intenzioni bellicose e Mauro la ferma) Ignoranti?? Piccola peste, sarà meglio che tu sparisca, sennò….

Dario                  - (serio) Si, hai scocciato fin troppo, ti conviene piantarla. Va a giocare con quelli della tua età e lasciaci lavorare in pace.

Folletto               - (ironico) Sei proprio certo che i folletti siano una leggenda?

I ragazzi irritati per quello che sembra l’insistenza di un ragazzino dispettoso, gli ribadiscono di

andarsene.

Silvia                  - E togliti dai piedi!! Ci prendi per degli imbranati?? Noi non crediamo a queste cose….

Marco                 - (facendo un gesto con la mano) Dai rompiscatole, smamma!!!

Folletto               - (arrabbiato, quasi maligno) Sono uno scocciatore e devo togliermi dai piedi?... Ora vi aggiusto io!! Vi farò vedere io se esistiamo…

Il folletto fa un gesto con la mano dalla quale parte un piccolo getto di polvere argentata;

immediatamente fra i ragazzi la discussione degenera in un aspro litigio. Il folletto li guarda e

ride.

Erica                   - (rabbiosa) Tutta colpa vostra! Stiamo perdendo un sacco di tempo… scommetto che quel rompiscatole è terrone come voi.

Silvia                  - (stesso tono) E chi mi dice invece che non sia un polentone come voi? Noi non abbiamo bisogno di trucchi perché vinceremo. La nostra squadra è forte.

Lella                   - (come sopra) Sarete forti, ma come tutti quelli della vostra razza, non capite niente!!!

Dario                  - (rabbioso, spazientito con tutti) Oh, basta!! Mi avete rotto… tutti, siete una manica di stupidi!!! Io discendo da una famiglia del sud e ne sono orgoglioso. Ficcatevi in quelle testacce che….

Marco                 - (interrompe Dario dandogli una manata) Eh no!!... Tu non puoi parlarci così, chi accidenti credi di essere?? CRETINO!!

Dario                  - (a Marco, tono come sopra) Chi cavolo credo di essere?? Uno qualunque, forse proprio il cretino che dici tu. Un cretino che però si sforza di capire.

Marco                 - Lodevole intenzione, peccato che arrivi comunque troppo tardi.

Dario                  - Guarda che sbagliare non significa essere tardo di comprendonio…

Marco                 - (stesso tono) Comunque sia, il tuo fare “superiore” semplifico, da saputello, comincia a scocciare.

Dario                  - (non grida, la rabbia si sente solo dal tono) Non era mia intenzione dare lezione a chicchessia, ho cercato solo, come rappresentante del comitato, di far sì che le cose fossero chiare e che non si cominciasse a litigare prima del tempo. Se il mio modo di fare ti ha rotto le scatole, mi spiace, ognuno è quello che è…. Mai detto di non avere difetti.

Marco                 - Va bene, va bene, cerca però di non strafare, sennò va tutto a ramengo. Non prendo lezioni da nessuno, IO.

Erica                   - (cerca di por fine al litigio) Parla per te. Dario può aver anche sbagliato, non per questo si deve rovinare il programma.

Marco                 - Lo difende perché ha un debole per lui, eh…

Lella                   - Adesso piantala. Le questioni personali, vere o non, devono rimanere al di fuori dei giochi.

(Le battute degli altri possono essere semplificate con mezze frasi:

1-Ha sbagliato Dario

2-Forse, ma non meritava il cretino

3-Ci ha dato degli stupidi

4-Abbiamo cominciato noi…

5-Ma sono sempre stati amici

6-Non pensavo si arrabbiasse così

7-La reazione di Marco è comprensibile

8-Non ha detto di essere il nostro capo

9-Non m’aspettavo esplodesse così

10-Marco però è stato pesante)

Troppo dopo essere andato al palchetto guarda dietro le quinte, si gira verso i ragazzi, schiocca le dita e la litigata cessa.

Dario                  - Ragazzi stavamo litigando come idioti… Vi rendete conto che siamo quasi venuti alle mani??

Lella                   - (costernata) Ma… com’è potuto accadere? Non siamo mai arrivati a questi eccessi!

(I ragazzi si guardano in giro costernati mentre entra in scena la principessa ed il suo seguito)

Silvia                  - (indicando con la mano, sbigottita) Guardate…ce ne sono altri!

Dario                  - Che diavolo succede?

Marco                 - (con finta disperazione) NO! … Adesso sono troppi!

Mauro                 - (comicamente) Ragazzi sto male…ho bevuto troppa aranciata!

Lella                   - (scuotendo la testa esasperata) È un brutto sogno…ma cosa volete da noi???

Principessa         - (seria) Non vogliamo niente se non spiegarvi come è potuta accadere una cosa così spiacevole. Quanto è successo è in parte colpa del folletto “Troppo”, che seccato dalla vostra accoglienza, con la sua magia ha inasprito la vostra disputa. Lui però, ha potuto far questo, perché nel profondo di voi stessi, esiste questa forma di razzismo. Infatti anche Dario, che è il più tranquillo di voi, si è lasciato coinvolgere.

Marco                 - (si passa una mano sulla faccia come chi vuole essere sicuro di qualcosa) Un folletto che si chiama “Troppo” … la magia… questa piccola signora che parla di razzismo… ragazzi, ma siamo sicuri di essere sulla nostra caotica amata Terra?

Dario                  - (che ha riacquistato la calma, sorride alla battuta dell’amico) Sta calmo, siamo esattamente dove eravamo prima. (Serio) È vero. Io e i miei amici pensavamo di essere immuni dal problema razziale, e invece… (scuote la testa) Ma voi perché siete qui? Perché “Troppo” ci ha giocato quel brutto tiro??

Principessa         - (seria) Avrei già spiegato tutto se non fossi stata interrotta. (Dario fa un gesto di scusa facendo cenno di continuare, la Principessa gli sorride) Pare che tu abbia accettato l’idea che noi esistiamo veramente. E’ vero, “Troppo” non doveva interferire, ma noi lo abbiamo chiamato così proprio perché è … “troppo”… Troppo esuberante, troppo curioso, e via dicendo. Per quanto ha fatto verrà punito, anche perché, con il suo comportamento ha costretto noi a scoprirci: di solito non ci facciamo vedere, salvo casi particolari.

Il saggio             - (rivolto alla principessa) Tisha, si sta facendo tardi, conosci le nostre regole.

Principessa         - (sorride al vecchio, poi rivolta ai ragazzi) Abbiamo ancora un po’ di tempo, penso che dobbiamo a questi ragazzi qualcosa per ripagarli dello scherzo combinato da “Troppo” … anche se quanto è successo dovrebbe farli riflettere.

Dario                  - (scuote la testa sorridendo) Lascia perdere. Non ci dovete nulla. In quanto alla morale sull’accaduto, cercheremo di trarne il giusto insegnamento.

Lella                   - (a Marco, sorridendo insinuante) Chissà se con i loro poteri magici… ma no, cosa vado a pensare.

Silvia                  - Stavi per dirne una delle tue?

Lella                   - Mah…pensavo solo a un salone tutto nostro dove poter fare tante cose.

Principessa         - (interessata) Un salone per voi tutti?

Lella                   - (esitante) Beh si…. Mica litighiamo sempre.

Tisha sussurra qualcosa al saggio mentre i giovani parlano tra loro, tranne Dario che, a testa

china fa qualche passo in disparte.

Mauro                 - Ragazzi… pensate se fosse possibile!...

Erica                   - (Scuote la testa) Ma va, non sognare. Comunque come faremmo a spiegare una cosa del genere?

Principessa         - (batte le mani per attirare l’attenzione) Ascoltate, potrete avere il vostro salone ma, come dice il vecchio saggio, dovrete guadagnarvelo. (rivolta ad Erica) E tu non preoccuparti della reazione degli altri, per il momento nessuno deve sapere del nostro incontro.

Il saggio             - (con fermezza) Prestatemi bene attenzione. Voi stavate preparando i giochi annuali. Ecco il nostro suggerimento: dividete le vostre squadre in due soli gruppi. Una per il sud ed una per il nord. (I ragazzi si guardano, qualcuno fa un gesto come dire, “ma che stà dicendo?” Il saggio mette i pollici nella cintura) L’idea è della nostra principessa. Io stabilisco le regole. Ho detto nord e sud per rimanere in tema con quanto è successo prima. È chiaro fin qui?

Silvia                  - (risponde per tutti) Chiaro, vai avanti.

Il saggio             - (sorridendo furbescamente) Il tema da svolgere dalle due squadre è semplice. Deve essere qualcosa che al di sopra dei confini regionali accontenti tutti. Qualcosa che accomuni la gente. Voglio darvi un indizio: vi dicono nulla queste parole? Ci ritroviamo qui fra due giorni. La giuria assegnerà inoltre alla squadra vincente un premio simbolico. (Stropicciandosi le mani) Sono proprio curioso di vedere se riuscirete ad avere il vostro salone.

Lella                   - (preoccupata) Solo due giorni?... Come faremo? Non sappiamo neanche da che parte cominciare….

Principessa         - (sorridendo) Questo è affar vostro. Non siete furbi ed intelligenti? Chiedete aiuto ai vostri vecchi. Chissà che con la loro esperienza non possano darvi una mano. Arrivederci.

I folletti escono di scena. Abbassare le luci tranne il faro che illumina i ragazzi e un secondo che

segue l’uscita dei folletti spegnendosi gradatamente. I ragazzi li seguono con lo sguardo, poi

Marco si rivolge agli altri depresso.

Marco                 - Che giornata! (a Dario) Bella idea la tua! Se ci riunivamo altrove… (scuote la testa e lascia la frase a metà)

Erica                   - (mette la mano sulla spalla di Marco) Sentite, siamo tutti in tilt. Andiamo a casa e riflettiamo su quanto ci hanno detto. Stasera poi ci ritroveremo e ognuno dirà la sua.

Mauro                 - (che alzandosi guarda verso sinistra come per accertarsi se i folletti ci sono ancora, vede invece il signor Mario e da l’allarme) Attenti! Arriva il signor Mario!!

Intanto gli alti guardano dalla parte indicata e commentano non troppo benevolmente.

Lella                   - (interrogativa) Quale signor Mario?

Mauro                 - Il custode dell’istituto privato.

Dario                  - (sbuffa come per trattenersi) Uffa, ci mancava anche questa!

Marco                 - (sottovoce) Uffa, doveva passare proprio adesso?

Erica                   - (veloce) Facciamo finta di nulla e soprattutto acqua in bocca, anche se è sempre stato cordiale con noi.

All’entrata di Mario i ragazzi sorridono più o meno a denti stretti, qualcuno sbuffa prima di

girarsi. Mario incuriosito dall’aria un po’ strana dei ragazzi, si ferma a parlare con loro.

Possibilmente il saluto dovrebbe essere in milanese.

Mario                  - (curioso ma cordialmente) Ehi ragazzi, cosa fate qui… È una semplice merenda o festeggiate qualcosa?  (la cadenza è sempre in milanese, possibilmente) Un momento, però sembrate scombussolati, strani… (ridendo) cos’è successo, avete forse visto un U.F.O.??

Silvia                  - (nervosa) Emm… no… è successo che….

Marco                 - (l’interrompe con una gomitata cercando di essere naturale) È successo che abbiamo avuto una discussione un po’ vivace. Come sa, stiamo preparando i giochi e non siamo tutti d’accordo sul da farsi.

Mario                  - (paterno) Se la discussione è stata costruttiva è tutto a posto, l’importante è che non litighiate anche se l’argomento coinvolge tutto il quartiere. Non ne vale la pena, è puerile… e voi non siete più dei ragazzini.

Dario                  - Ha ragione. Lei si che è in gamba… non tratta noi ragazzi come una manica di incoscienti o peggio (come se gli facesse una confidenza) Senta: noi avremmo deciso di dividere le quattro squadre in due gruppi e di trovarci qui dopodomani per fare una gara un po’ particolare, perché non viene a vedere? Magari ci farà ascoltare una delle tante poesie che sa.

Mario                  - (perplesso) Cos’è, una gara di prova? Vengo a vedervi volentieri. Però… c’è qualcosa che non mi convince…. siete sicuri che sia tutto a posto?

Marco                 - Glielo assicuro io… è tutto a posto

Lella                   - (sorridendo a Mario) Buona l’idea di Dario… così mentre noi faremo chissà quali pagliacciate, lei potrà apportare un po’ di cultura ai nostri giochi.

Mario                  - (sorridendo) Va bene, però fuori gara. Non voglio schierarmi né con gli uni né con gli altri. La prova è tutta vostra.

Erica                   - (caricando la parte) Giusto. Saremo noi a scendere a “singolar tenzone”. Io posso recitare una poesia, o meglio …posso cantare…. Vediamo (pensa un attimo e schiocca le dita) … un pezzo di Prévert (e attacca)

                           Son tutte al suol le foglie morte,

                           l’autunno – ahimè – l’inaridì

                           al nostro cuor la stessa sorte

                           il nostro amor passò così

                           foglie morte sono,

                           le illusioni…

Marco, dopo la prima strofa, comincia a girare intorno ad Erica, facendo il verso della gallina

tutte le volte che vuole; Erica lo rincorre.

Dario                  - (gigioneggiando comicamente) Io sono un tipo eclettico, posso recitare tutte le parti…. (parte comica Banfi-parte a soggetto-pezzo serio: IL COZZO E LA MORTE di G.Lorca)

                           ALLE CINQUE DELLA SERA

                           Eran le cinque in punto della sera.

                           Un bambino portò un lenzuolo bianco

                           Alle cinque della sera.

Mentre Dario dice i suoi sproloqui, Lella con passi felpati gli va alle spalle e lo imbavaglia col

foulard, mentre gli altri ridono.

Silvia                  - (seriamente) Adesso zitti perché devo ballare (comincia a ballare bene, gli altri la guardano dubbiosi, poi, dopo cenni d’intesa, cominciano a cantare)

Tutti                   - (in coro) Guarda come dondola… guarda come dondola…. Adesso cade…

Silvia dopo l’ultima frase finisce con il fondo schiena a terra seduta con aria imbambolata, mentre

gli altri fanno un gesto come per dire “che vi avevamo detto?”. Tutto quello che i ragazzi fanno,

non sono numeri della II parte.

Mario                  - (ridendo) D’accordo, d’accordo… continuate con il programma (scuote la testa) Tanto anche se sono convinto che c’è qualcosa di strano, voi non lo direte mai… È un vostro diritto avere segreti, ed io lo rispetto… vi saluto ragazzi.

Si allontana mentre Lella con fare ispirato comincia a declamare alcuni versi dall’”Aquilone” di

G.Pascoli, girandosi ogni tanto a guardare verso il punto da cui Mario è uscito.

Lella                   - C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole.

Erica, che era andata silenziosamente dietro a Mario, appena questi si è allontanato un po’, torna

dagli amici.

Erica                   - (con un grosso sospiro, sorridendo) Pericolo scongiurato, puoi piantarla, non è più a portata di voce.

Dario                  - (sbuffando comicamente) Meno male… non sapevo più che cosa dire! (a Erica) Brava! Quella d’improvvisare è stata una buona idea.

Mauro che per tutto il tempo è rimasto appartato, va a prendersi un bicchiere d’acqua alla

fontanella e si rivolge agli amici scusandosi un po’.

Mauro                 - (si asciuga la fronte, scuote la testa) Uffa, che sollievo! Scusate, non sono certo stato d’aiuto, ma la visione del signor Mario dopo quella dei folletti, mi ha fuso completamente.

Lella                   - (lo accusa scherzosamente) Eh già; d’altra parte non potevamo certo dirgli la verità. (con una smorfia) Vi immaginate la faccia che avrebbe fatto!?

Dario                  - (serio ad Erica) Come vedi Erica, il momento di riprendere il discorso interrotto quando quei due sono tornati, è arrivato prima di quanto pensassi.

Mauro                 - (con cipiglio caricato) Quale discorso? Cosa avete combinato alle nostre spalle?

Dario                  - (sorridendo) Semplice: abbiamo parlato di contrasti fra la gente, di razzismo.

Silvia                  - (seria, pensierosa) E pensare che per me il problema fino a qualche tempo fa non esisteva, perché non me l’ero mai posto… posto… posto… (effetto eco).

INCISO REGISTRATO

Razzismo è sinonimo di pregiudizio e mentalità ristretta.

Hanno imparato a vivere in silenzio, per paura.

Tutto questo è razzismo o differenze sociali?

Razzismo è non aiutare il drogato malato.

Per me forse è più importante il problema dell’emarginato.

Vengono a Nord per lavoro…

E il numero degli emarginati aumenta.

Per colpa della società?

Mentalità diverse creano differenze

Razzista è colui che può aiutare e se ne frega.

Questo può diventare vittimismo?

Mi chiedo il perché di queste differenze.

Non dimentichiamo una realtà storico-culturale diversa.

Imporsi a chi è culturalmente inferiore è una forma di razzismo?

Potenzialmente siamo tutti razzisti.

Che cosa significa oggi terrone?

Sono perplesso, non so cosa fare.

Dario                  - Accidenti, mi si è accesa una lampadina!... Credo d’aver capito cosa vogliono da noi.

Lella                   - (sorridendo) Ma va! Che cosa credi d’aver capito?

Marco                 - Se hai capito, perché non illumini anche noi?

Dario                  - (sorridendo mette un braccio sulla spalla di Marco o a quella più vicino) Sii serio e facciamo tutti insieme il punto di questa giornata. (I ragazzi sono tutti vicino senza coprirsi né fare file. Qualcuno se è vicino alla panchina può anche sedersi, pur prestando la massima attenzione) Ricordate le parole del vecchio saggio quando ci ha spiegato quello che dovevamo fare?

Silvia                  - (calcando sulle ultime parole) Che era una cosa semplice… invece…

Dario                  - (sorridendo un po’ eccitato) No, non all’inizio. Mi riferisco all’indizio che ci ha dato.

Lella                   - (pensierosa) Aspetta, ha detto “comunicare liberamente” …

Mauro                 - (l’interrompe) Con sincerità.

Dario                  - (come sopra) Bravi! Questo non vi fa venire in mente nulla? NO?? Collegate le parole del vecchio saggio con quanto abbiamo fatto mentre c’era Mario. Forza, vediamo chi ci arriva prima.

Marco                 - (un po’ scocciato) Dai, non farla tanto lunga, dì la tua idea.

Lella                   - (esultante) Ci sono! Le improvvisazioni, quindi il vecchio saggio si riferiva all’arte!

Erica                   - (Titubante) Arte? Ma noi abbiamo solo….

Dario                  - (ridendo) Perché no? Magari l’arte con la “A” minuscola, almeno, questa è la mia idea.

Marco                 - (sorridendo) “Mi si è accesa la lampadina” … Credo d’aver indovinato…

Mauro                 - (sorridendo, ma dubbioso) Sono d’accordo, però penso anche che se stiamo sbagliando, siamo inguaiati.

Silvia                  - Allora che facciamo?

Dario                  - Io direi di preparare le squadre per una gara con numeri vari. Il tema potrebbe essere… Che so… “L’arte nel nostro quartiere”. Se invece non abbiamo indovinato… pazienza… amen…

Marco                 - Come amen?? E la gara?? E il salone??

Erica                   - Oh insomma, mi pare che non ci siano alternative: o è l’arte o siamo fuori strada. Andiamo a parlarne con gli altri del comitato.

Lella                   - (ridendo) Si, ma comunque sia, ai miei vecchi cosa dico…che ho incontrato un folletto???

L’AQUILONE

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,

anzi d’antico: io vivo altrove, e sento

che sono intorno nate le viole.

Son nate nella selva del convento

dei cappuccini, tra le morte foglie

che al ceppo delle querce agita il vento.

Si respira una dolce aria che scioglie

le dure zolle, e visita le chiese

di campagna, ch’erbose hanno le soglie;

un’aria d’altro luogo e d’altro mese

e d’altra vita: un’aria celestina

che regge molte bianche ali sospese….

sì, gli aquiloni! È questa mattina

che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera

tra le siepi di rovo e d’albaspina.

Le siepi erano brulle, irte; ma c’era

d’autunno ancora qualche mazzo rosso

di bacche, e qualche fior di primavera

bianco; e sui rami nudi il pettirosso

saltava, e la lucertola il capino

mostrava tra le foglie aspre del fosso.

Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino

ventoso: ognuno manda da una balza,

la sua cometa per il ciel turchino.

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,

risale, prende il vento; ecco pian piano

tra un lungo dei fanciulli urlo s’innalza.

                   

                                                              IL TEMPO

Sottofondo musicale iniziale, apertura sipario. I folletti sono già in scena (invisibili) su un palchetto

a destra, luce blu sui folletti, luce piena al centro. I ragazzi entrano discutendo tra loro. Quelli che

non li hanno visti non credono che i folletti esistono. Poi passano a parlare di come svolgere la “ten-

zone” e come dividere le squadre. Quando, con effetto magia, i folletti appaiono, i ragazzi dicono

(hanno indovinato il tema9 che i membri preparati perdono, in quanto fatti all’aperto senza effetti

luce ecc. Chiedono, se con la magia, è possibile avere a disposizione qualcosa.

MARCO            (eccitato) Forza, sbrighiamoci. Non sappiamo a che ora i folletti arrivano e noi dobbiamo sistemare ancora alcune cose.

A. MARIA        Ancora! Ma quali folletti? Piantatela di prendermi in giro!

MARCO            Appunto (ride) Figurarsi, i folletti!....Ma come diavolo fate a credere a una cosa simile.

DARIO(o altro) Semplice, li abbiamo visti, abbiamo parlato con loro.

LELLA              Per me avete preso un colpo di sole.

ERICA               (decisa) Va bene, fate pure gli increduli, tanto fra poco cambierete idea. Intanto che ne direste di darci da fare?

LELLA              Ha ragione, dobbiamo ancora decidere come si svolgerà la gara, chi farà parte di una squadra, chi dell’altra.

SILVIA             Sarebbe tutto più semplice se scegliessimo due capisquadra.

LELLA              Per me, andrebbero bene Dario per la squadra del nord e Marco per quella del Sud. Siete d’accordo?

(I ragazzi sono d’accordo sulla proposta. Il consenso deve essere verbale: - Sì, no “con allegria”.

Poi continuano scegliendo da che parte stare)

MARCO            Noi suoniamo per il Sud.

LEO                   Ed io, con il mio amico, cantiamo per il Nord

DARIO              Ok! Sistematevi dove sarete più comodi.

(Gli altri che hanno sentito battono le mani dicendo: “Bravi! Bene!)

MARCO            Senti Dario, facciamo mettere a sinistra quelli del Nord e dall’altro lato quelli del Sud, così potremo controllare meglio il programma. La mia squadra è sistemata.

DARIO              Anche la mia. A proposito ragazzi, ricordate bene la sequenza dei numeri.

(Dario e i ragazzi cominciano a prendere posto secondo le disposizioni delle squadre cui apparten-

gono , sempre allegramente. Effetto magia e, i folletti diventano visibili, stupore da parte degli in-

creduli, risatine nervose, qualcuno si stropiccia gli occhi)

SILVIA             Ehi, capisquadra, quale gruppo comincia prima?

(Effetto magia i folletti diventano visibili)

VECCHIO SAGGIO            Buon Giorno, ragazzi!

MARCO            Ci sono veramente! Non posso crederci…dicevano il vero.

V.SAGGIO       (sorridendo. I ragazzi rispondono al saluto) Per vostra informazione, sarò io a stabilire quale gruppo inizierà la gara.

DARIO              (sorridendo alla principessa) Salve. Crediamo di aver capito quello che intendevate e abbiamo preparato qualcosa. Naturalmente, visto il poco tempo, il materiale non è molto. (Porge il foglietto) Comunque  è tutto scritto qui.

PRINCIPESSA (dopo aver guardato il foglio, sorridendo fa un cenno con la testa al vecchio saggio) Hanno superato le nostre aspettative.

(I due capisquadra confabulano tra loro, Marco fa cenno all’altro di parlare. Dario un po’ impaccia-

to, prende la parola prima del vecchio saggio, per chiedere, se è possibile, con l’aiuto della magia,

avere certi effetti per valorizzare i giochi.)

DARIO              (si schiarisce la gola) Scusate…volevamo dirvi che i numeri fatti così all’aperto non è che rendano molto…insomma…non è che con la vostra magia si possa ottenere qualche effetto teatrale?

V. SAGGIO      (dopo uno scambio di sguardi con la principessa, con un tono un po’ ironico) Vi andrebbe bene qualcosa come il Teatro Nazionale?

DARIO              (sorridendo) Oh, no! Ci basterebbe il minimo di un palcoscenico qualsiasi.

V. SAGGIO      (sorridendo) Vedremo. (Guarda il foglio. Sorridendo a sua volta) Vedo dal programma, che avete preparato in così breve tempo, che ce l’avete messa tuta per assicurarvi il vostro premio. I componenti delle due squadre si alterneranno nell’esecuzione dei pezzi: inizierà il gruppo il cui rappresentante indovinerà in quale mano di Thisha è nascosta la pietra portafortuna. (Il saggio si gira verso la principessa, la quale tende le mani chiuse a pugno verso i ragazzi)

DARIO              (pensa un attimo) La mano sinistra

MARCO            (contemporaneamente) Destra.

V. SAGGIO      Ha indovinato Marco, quindi inizierà la squadra con i colori del Sud. Alla fine la giuria, dopo breve consultazione voterà. Infatti come già detto, quella vincitrice avrà anche un premio simbolico. Ed ora ognuno al proprio posto, stringetevi la mano e in bocca al lupo. A proposito Dario, può essere sufficiente questa sorta di palcoscenico in mezzo al verde? (Vecchio saggio schiocca le dita, effetti luce che rendono l’idea).

PAUSA

DARIO              (contento) Altrochè…Grazie!! Possiamo  cominciare con il primo numero? (v. saggio fa cenno di sì e si siede).

MAURO – MIRIAM – MARCO     A voi l’onore di cominciare la gara.

LELLA              Quei due suonano davvero, credevo scherzassero, complimenti.

I° numero: Canzone Romana – Alla fine. Votazione

MARCO            (ironico) La canzone non è male ma è un po’…bizzosa.

DARIO              Sì però la canzone è bella, ma aspetta di vedere cosa sappiamo fare noi! (Votazione)

MARIA             Forza Erica, fatti valere! Fa’ vedere come siamo bravi.

ERICA               Questa è una storia vera. L’ho scelta perché se l’arte è sincerità, allora bisogna avere il coraggio di dire anche queste cose.

IN METRO’

Ho visto un ragazzo poliomielitico

stasera

in metrò.

Chiedeva carità alla gente

che passava di fretta.

Un cagnolino al suo fianco

con occhi dolcissimi

come i suoi.

Chi ridarà loro

la libertà

di vivere?

2° numero: Poesia “In metrò! Votazione

DANIELA         (ironica) Non potevi scegliere una poesia più allegra? Questo è un pugno nello stomaco!

ERICA               L’ho scelta di proposito, spero sia un pugno che faccia riflettere qualcuno….

LEO                   Ora tocca a voi, cosa presentate?

MAURO            Un balletto.

MARCO            Forza ragazzi, mostrate a quelli di cosa siamo capaci.

LELLA              Di cosa siete… incapaci.

3° numero: Balletto “Campi di cotone” Votazione

MARCO            (beffardo) Eh…Visto che grinta?

DARIO              Niente male

MARCO            Solo “niente male”…hai segatura nel cervello.

DANIELA         Chissà cosa hanno nel loro sacco come prossimo numero

MARIA             Ve lo mostriamo subito. Una ricetta…

4° numero: Ricetta “Pollo alla diavola” Votazione

MARCO            Certo che con dei cuochi come voi…

MAURO            Passa la voglia di mangiare.

MARIA             Può darsi, però voi certe cose non le sapete fare.

SILVIA             Ma sappiamo farne tante altre.

5° numero: Poesia “Vincenzo De pretore” di Eduardo De Filippo

De Pretore Vincenzo s’arrangiava.

Campava ‘a bona ‘e Dio, comme se dice.

Figlio di padre ignoto, senz’amice,

faceva ‘o mariuolo pe’ campa’.

A piazza municipio, ‘na mattina,

sfilann’ ‘o portafoglio a ‘nu signore,

Cristo, ‘cchiu lesto, ferm’a De Pretore

E ‘o ncatasta cu tant’abilità,

Nfacc’a nu campione; e nun  cuntento

D’averle sbutecato ‘na mascella,

‘o lassa, mette man’ ‘a rivoltella,

e tira , senza scrupolo e pietà.

De Pretore cadette. “E’ muorto!...E’ muorto!”

“Gnernò, suspirr’ancora!” Liajza’jeno

‘a terra, e lestu lestu s’ ‘o purtajeno

Dint’a ‘na carrozzella p’ ‘o salvà….

Miezo stunato…’a man’ ‘e n’infermiere…

nu fieto ‘e medicina l’affucava,

Depretore già steva in al di là.

Cu’e pied’ ‘a fora, e cu nu cammesone

‘e musullina, pallido e scaruso,

era, gnorsì, nu poco curiuso;

ma ll’aneme se vesteno accussì.

Allero e zampettiamo se fermaje

For’ ‘o palazzo ‘e Dio nnanz’ ‘o purtone.

Spustaje cu fforza maniglia ‘attone,

sbattennola doie vote pe’ chiammà.

Nu spurtiello quadrato s’arapette,

e comm’a guardaporta s’affacciaje

na cap’ ‘e pruvulone, ca spiaje:

nomme, cugmomme, patria e qualità.

“E a chi volete? “Voglio a San Giuseppe…”

“Ma siete atteso?”…siete conosciuto?”

“Ma sono addirittura benvoluto,

San Giuseppe m’ha fatto saglì cca’!”

“Allora ci tenete appuntamento?”

“Così credo. Voi dite: De Pretore,

chillo ca ve scigliette protettore,

vo’ sapè, mo’ ch’è morto, c’adda fa?”

Doppo aspettato cos’è na’ mez’ora,

sentette co’ ‘o purtone s’arapeva;

e tanto d’ ‘o remmore ca faceva,

Vicienzo se sentette scunucchià.

Po’ quando s’arapette tutto quanto,

vedette a San Giuseppe ca scenneva

nu scalone sdurato, e ca diceva:

“Ma chisto De Pretore, chi sarrà?”

E De Pretore, cu ‘na faccia tosta,

‘ o jett’incontro, cu na mana tesa:

“so De Pretore, ‘o figlio d’ ‘a Turresa!

M’hanno sparato ‘na mez’ora fa”.

1° FOLLETTO  (pensoso) Questo è il pezzo che preferisco, anche se è un po’ irriverente gli do il massimo punteggio.

2° FOLLETTO  (pedante) Uffa, sei sempre il solito. D’accordo Eduardo è sempre Eduardo ma dargli il volto più alto è esagerato. In fondo tu, non sei certo un intellettuale!

1° FOLLETTO  (arrabbiato salta in piedi, e con un dito quasi sotto il naso dell’altro) Ti ho forse detto…io…cosa devi votare? Certo che no! Io penso agli affaracci miei, ti consiglio di fare altrettanto se non vuoi un pugno sul naso…non sei altro che ua testa di raperonzoli!

V.SAGGIO       (severo) Basta! Che non succedano più incidenti del genere!

ERICA               Però i piccoletti…anche senza magia…litigano

LELLA              Forza ragazzi tocca a noi far sentire qual è la musica con la M maiuscola.

6° numero: Balletto scuola di danza. Votazione (Mario si affaccia alle quinte)

MARCO            (vede Mario e lo saluta allegramente) Salve Prof, le è piaciuta la canzone? Visto che è venuto a vedere la gara, che ne dice di farci sentire un po’ di cultura?

MARIO             Sì! Molto! Purtroppo non ho molto però posso dedicare a tutti voi una poesia, una poesia di Prevert.

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte

Il primo per vederti tutto il viso

Il secondo per vederti gli occhi

L’ultimo per vedere la tua bocca

E tutto il buio per ricordarmi queste cose

mentre ti stringo fra le mie braccia.

(Finita la poesia Mario esce fra gli applausi dei ragazzi)

ERICA               Però, in gamba il nostro prof…andiamo avanti con la gara?

MARCO            (Sorridendo) Certamente (la squadra del Sud fa il tifo per il numero che segue)

SILVIA             Dai Mauro da fa’ sentire cosa intendiamo noi per poesia.

LELLA              Silenzio ragazzi! E’ alla ribalta il fine dicitore dei nostri amici.

MARCO            Senti questa come parla bene. Al suo posto….

DANIELA         Va Mauro che è l’unico modo per farli star zitti.

7° numero Poesia “Favole…”

Pe’ conto mio la favola più corta

è quella che e chiama Gioventù:

perché…c’era una vorta…

e adesso nun c’è più.

E la più lunga? È quella de la Vita:

la sento raccontà da che sto ar monno,

e un giorno, forse, cascherò dar sonno

prima che sia finita…

LELLA              E questa la chiamate una poesia attuale’ questo è un revival…

SILVIA             Non capisci niente…la poesia non ha età!

DARIO              Prima  di giudicare, perché non ascoltiamo il pezzo che segue?

Mentre si decanta la poesia “Io…Umanità” da emtrambi i lati del palco, i ragazzi si alzano e si

Muovono in alto lentamente camminando, s’incrociano, al momento stabilito sulla battuta, “Io,

il mio ego” ognuno dovrebbe essere in prossimità del proprio posto. Qualora questo non fosse pos-

sibile, perché distanti, fermarsi dove siete e sedersi, lasciando però sempre libera la parte centrale

del palco. Questo movimento deve essere molto dolce, deve dare l’idea dell’umanità in movimento,

che fa da contorno alla poesia prima del plastico interpretato da Annarita.

8° numero Poesia “Io…umanità”

Uno, centomila, nessuno

chi sono io?

Me stesso.

Il quadro, la gabbia ove la società

mi pone, rifiuto.

La maschera che altri mi impongono

non voglio accettare

voglio essere me stesso

anche se l’essere se stesso, è nulla.

L’essere se stessi, è tutto e tutti.

Io sono la cattiveria, la bontà

Sono la dolcezza, l’asprezza

Io sono l’intelligenza, l’ignoranza della vita.

Della vita sono la soavità e la malvagità

La tenerezza e la durezza

La ricchezza e la povertà

Sono l’altruismo, l’egoismo, e la carità

Sono la gioia e il dolore

La sofferenza tuta dell’umanità intera.

Esser me stesso…

Il ladro d’amore ed altro

Il filosofo, il poeta, il drammaturgo

Sono lo scienziato, il medico, il professore

colui che a tutti dà il suo sapere

sono il sole o la pioggia

la tempesta o la solitudine

il bene ed il male

son me stesso, ma son tutti.

Sono il mio ego, son tutti e nessuno

La terra, con i suoi fiumi ed i suoi laghi

i suoi monti e i suoi mari

L’universo, le sue stelle

ed i suoi sconosciuti mondi

Padrone sono della natura, dell’infinito…

Padrone a ne c’è solo Dio

Sono me stesso, sono tutto e niente

Io, sono  io, e l’umanità intera

Io, con tutto questo, non sono altro che l’amore

Cui gravita intorno l’universo e l’infinito intero.

                                                                              Lavagna, 4/9/78

DARIO              (sorridendo ai folletti) La gara è finita…come siamo andati?

(Il vecchio saggio si alza, il folletto scrivano gli consegna il foglio con i punteggi delle squadre)

V. SAGGIO      (sorridendo) Bene ragazzi, mi siete piaciuti. Ho trovato molto interessante il vostro modo di comunicare…comunque il risultato è pari.

(I ragazzi si guardano contenti e soddisfatti, entra in scena “Troppo” con in mano due fiori

d’argento. Thisa prende sorridendo dalla mano del vecchio saggio un sacchetto dorato)

PRINCIPESSA (sempre sorridendo ai ragazzi) Siete stati molto bravi. Con il contenuto di questo sacchetto potrete avere il vostro salone. I fiori d’argento sono il premio simbolico della giuria. “Troppo”, che per castigo non ha assistito alla gara ve li consegnerà in segno di amicizia. Mi auguro ricorderete amichevolmente questo incontro con la leggenda!

(Dopo l’ultima battuta della principessa effetto magia. Abbassare le luci, illuminare alberi. I folletti

Raggiungono il palchetto, luce su quest’ultimo da dove, dopo aver salutato, i folletti spariscono.

Contemporaneamente anche i ragazzi, tranne i protagonisti, escono di scena. Luce piena su Dario e

C. ancora eccitati non si accorgono dell’accaduto.)

DARIO              Che gara ragazzi, fra musica, cose serie e perché no anche qualche risata, abbiamo voluto dire la nostra. Che fatica…però ci siamo divertiti. (Mentre parla si gira verso i folletti che nel frattempo sono spariti) Che ne dite..hei, ma dove sono andati?

LELLA              Da dove sono venuti: nella leggenda, nella fantasia.

ERICA               (interrogativa, alza il sacchetto e il fiore) Fantasia? E questi allora da dove vengono?

SILVIA             (sorridendo) E’ stato solo un sogno, un sogno luminoso…anzi illuminante!

MAURO            (sorridendo, facendo un cenno con la testa) Sì. Ci hanno dato veramente una bella lezione.

LELLA              (ridendo) Ma ho davvero incontrato un folletto?

DARIO              (stesso tono) No…abbiamo incontrato i folletti, che non solo ci hanno dato una lezione di vita, ma anche questo (alza il sacchetto) con il quale realizzare, un nostro sogno…

MARCO            (sorridendo prende dalle mani di Lella il foglio del programma e comincia a disegnare un ipotetico progetto) Pensate che roba…ho già in mente come dovrebbe essere il nostro salone.

DARIO              (sbuffando) Che cavolata! Dovremmo calcolare anche lo spazio per ospitare altri gruppi, quindi è così che andrebbe costruito…(così dicendo strappa il foglio dalle mani di Marco e comincia a tracciare delle linee)

ERICA               (interrompe ironica) Hei, pensate di avere solo voi “maschietti” il diritto di decidere come deve essere il nostro salone?

LELLA              (con un mezzo sorriso, quasi pensoso) Anche perché non sappiamo cosa contiene il sacchetto.

MARCO            (sorpreso) Che vuoi dire

LELLA              (quasi maliziosa) Semplice. Abbiamo davvero visto i folletti? Se in quel sacchetto ci fossero solo sassolini? Se tutto questo non fosse che un’allucinazione, un sogno collettivo? O una presa per i fondelli ben organizzata?...

DARIO              (prima spazientito, poi perplesso) Ma non dire fesserie…non penserai davvero che…

MARCO            L’unica cosa da fare è controllare subito.

(Sull’ultima battuta di Dario parte un pezzo musicale poi gli attori, mimando, cominciano ad aprire

Il sacchetto. Quindi, lentamente, assumono posizione plastica, calano le luci, sul palchetto riappaio-

no i folletti sorridenti che, invisibili ai ragazzi, salutano. Chiusura sipario su toni alti del pezzo musi

cale.)

                                                                                                                                                                                              

                                                                   FINE