Ho vinto!

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(la scena si svolge, in una piazza di Palermo, dove da anni, si fa il mercato

Anno 2013          www.giovanniallotta.it

Ho vinto

  Commedia in due atti di

  Giovanni Allotta

Prefazione

Nella quotidianità di un vecchio mercato di Palermo, torna Giovanni. Un giovane ragazzo ambizioso figlio di Totò, proprietario della friggitoria nel mercato. Il ragazzo, torna da Roma per passare un po’ di tempo col padre. A seguito di alcuni tragici eventi, scopre sia il padre che tutti i commercianti, sono vittime di camorristi che chiedono loro il pizzo. Giovanni, in tutti i modi cerca di distoglierli da questa cruda realtà e ribellarsi, ognuno per paura si tira indietro. Anche Totò avendo paura, lascia solo il figlio. Giovanni, inizia a dare fastidio ai camorristi, fino a che venne a parlargli di persona Don Ciccio, il boss. Nonostante lui cercasse di convincerlo a farsi da parte, Giovanni si ostina a continuare la sua lotta. Proprio nel momento in cui pensava che fosse solo, tutti si schierano dalla parte di Giovanni e tutt’insieme, gridano basta al racket. Poi, subentra un piccolino che avanza verso il boss e guardandolo negli occhi, impone con forza la sua vittoria sulla mafia. 

Personaggi

PINO (50 anni)                                              BANDITORE

TOTO’(60anni)                                              COMMERCIANTE

CARMELO(40anni)                                     COMMERCIANTE

NICOLA (70anni)                                         COMMERCIANTE

GIGI       (35anni)                                          COMMERCIANTE

ROSOLINO(40anni)                                    DISAGIATO

SIGNORA MARIA(70anni)                        CLIENTE

SIMONE        (45anni)                                  CLIENTE

RIFFANTE    (50anni)                                  libero professionista

1 CAMORRISTA (40anni)

2 CAMORRISTA(40anni)

MOGLIE RIFFANTE (40anni)

SAVERIO      (50anni)                                  CLIENTE

TANINA        (50anni)                                  MOGLIE SAVERIO

DON CICCIO           (60anni)                                  BOSS

COMPARSE VARIE                                   ragazzino, signora col bimbo,

                                                                       passanti

(la scena si svolge in piazza, un antico mercato di Palermo. Nella parete centrale, vi sono delle piccole botteghe con accesso interno. Da destra verso sinistra, sul palco. salumeria, fruttivendolo, calzolaio. Nella parete di sinistra, muro. Nella parete di destra, una friggitoria. L’accesso alla piazza, si trova in entrambi i lati della scena, da sinistra e da destra. Al centro della scena una panchina, dove vi dorme Rosolino, un miserabile. Da sinistra entra Pino, uomo adulto, col megafono bandisce una notizia)

PINO

(Al megafono) Facemu attenzione, c’è u fratello morto! E si lu pigghianu oggi pomeriggio, alle due e mezza! (Da destra, entra Totò uomo maturo, proprietario della friggitoria) Buongiorno Totò!

TOTO’

Buongiorno Pino! Ma cu muriu?

PINO

Giacomino Asciutto! (ansima dispiaciuto) Mischinazzo! Puru iddu arrivò a capolinea.

TOTO’

(Turbato dalla notizia) ma chi mi dici? L’avutru jornu, parlavu cu so figghiu, mi dissi ca si era ripreso patri e ora? …Mischino Giacomino, una caduta di albero, si lu purtò alla morte!

PINO

(In confidenza) Totò, ci cridi veru a ‘sta storia? (Totò alza le spalle) parlando in confidenza cu so figghiu, mi dissi ca mentri so patri era in campagna, si ci avvicinaru dui e…(Si guarda attorno) l’ammazzaru di lignati!

TOTO’

(Meravigliato) ma chi dici? vero stai dicennu? …

PINO

Certo! Chi motivo haju di diri fesserie! mi lu dissi so figghiu Salvatore! …però fai finta di nenti! dici ca, era chinu di lividi in tuttu u corpo. Mischino, chi brutta fine ci ficiru fare, ‘sti bastardi! (Gli da la mano) Totò, ti raccomando. Fai finta di nenti! prima o poi si veni a sapisci, però nun diri nenti tu!

TOTO’

Si tranquillo. (Basito) Ci staju restannu fatto di marmo! Dico, chi cosa vulivanu di un cristianu bonu e indifeso comu iddu?

PINO

Caro Totò, finiu u munnu! Oramai, nun si discuti cchiù ca vucca. Appena c’è qualche cosa ca nun va, ti levanu du mezzu! (Rabbia contenuta) caro mio, si nun avissi nenti di perdiri, a me vucca avissi a jettari vuci da smoviri li muntagni!

TOTO’

Ti capisciu caro Pino! Avemu tutti famiglia e… sai comu si dici? A megghiu parola è chidda ca  nun si dici! (entrano due giovani ragazzi, Gigi il salumiere. Carmelo il fruttivendolo e Nicola, un vecchio calzolaio. I tre parlano tra loro. Poi, ognuno da il buongiorno) buongiorno a voi ragazzi!

CARMELO

Ragazzi a mia e Gigi. Nicola, tu puru ragazzo si?

NICOLA

Certo! Totò dissi giustu. Io, sugnu un ragazzo a settant’anni! (Sorridono)

GIGI

Pino, ma cu muriu?

PINO

Muriu Giacomino Asciutto! (Lo stupore dei tre giovani)

GIGI

Vero? (Dispiaciuto) …bravu cristianu! Da matina a sira, sempri a travagghiari e viditi chi brutta fine havia a fari!

CARMELO

Mischineddu. Quantu mi sta dispiacennu. U so cori nun era suo, sempri chi aiutava l’altri. Nun la miritava proprio fari ‘sta fine, dopo ‘na vita di travagghiu!

NICOLA

Tutti lu canuscivamu a Giacomino. Cristiano bravo! (Spezza il dramma) ora basta. I mura nun hannu aricchi, ma sentinu! Amunì, forza. accuminciamu a travagghiari. Spiramu ca i cosi vanno bene pi tutti! (va ad aprire la sua bottega)

PINO

A crisi ni sta manciannu a tutti! tutti i settori di travagghiu sunnu fermi! L’edilizia è completamente morta. Di conseguenza, la gente spende poco e l’economia è ferma. Però i tasse ni stannu manciannu!

CARMELO

(Allusivo) i tasse sulu? Fussiru sulu i tasse. Il problema è avemu di dari cunta e ragioni a certi genti!!!!

TOTO’

(Rompe quel gruppo, spingendo i ragazzi ai loro posti) ancora parri, Carmelo! …forza, tutti ai posti di combattimento! Amuninni, ca u pitittu fici acitu, forza! (Totò apre la sua bottega)

GIGI

(Notano Rosolino, che dorme sulla panchina) taliati a chistu! Fa a megghiu vita, campa senza pinseri! …Solino sveglia, ti sorridono i monti e le caprette, ti fanno ciao!! (Ridono. Rosolino non da segni di sveglia)

CARMELO

Chiddu è collassato totale. Sapiddu quantu litri di vinu si biviu, pi essiri in coma!

PINO

Lassatilu dormiri, picciotti. Mischinu è stanco morto, e nun vi senti!

GIGI

Stanco morto? Ora, lu fazzu resuscitare io!(si fa dare il megafono di Pino, quatto quatto, si avvicina alle orecchie di Rosolino e gli urla) Sveglia!!!! ( Rosolino balza a terra, dallo spavento. I ragazzi sono morti da ridere)

CARMELO

Rosolino, sei risuscitato? niscisti du coma? (Ride)

ROSOLINO

(adulto, zoppicante. Vestito malamente. Instabile di mente, ma pacato. sguardo assente. Parla sempre piano, quasi molliccio. Si alza da terra nervoso, ma confusionario. Cerca di rincorrerli, Pino lo tiene) Curnuti di vostri patri, mi facistivu veniri un icchitusse! (I ragazzi ridono)

PINO

Lassali stare Rosolino. I picciotti vulivano scherzare! Assettati.

ROSOLINO

Scherzare? se io morivo nel sonno, non i svegliavo più. Voi siete bravi e cornuti (Ride)

GIGI

Stai calmo Solino! Pino dissi, nun ci sintivi picchì eri stanco morto, siccome ti vogghiu bene, ni apprufittavu du megafono pi dariti una botta di vita e fariti tornare fra noi! (I ragazzi ridono)

ROSOLINO

(Rabbia sul volto) È stata una botta di culu, ca  nun murivu stanco morto! … ma dai una sigaretta? Ora vogghiu a sigaretta, subito!

PINO

Ora pi farisi perdonare Gigi, ti da a manciari. Vero?

GIGI

Pi chistu hava a mancari! Oggi, Solino è mio ospite…come sempre (Rosolino insiste che vuole la sigaretta) a finisci? Nun fumo. Io, no smoking…solo jeans e maglietta! (Tutti ridono)

TOTO’

(Esce con camice bianco. Inizia a sistemare un tavolino fuori con due sedie) ancora parrati? Spicciativi! A mumentu vennu i genti, e ancora mancu siti pronti. (I ragazzi si avviano nelle rispettive botteghe) lassatilu stari a Solino, chiddu pinseri nun n’havi!

PINO

Amunì, puru io vado. Ancora e fari u giru du paisi! Buon lavoro a tutti! (Tutti rispondono con un grazie. Urla col megafono, uscendo di scena da destra) facemu attenzione, c’è u fratello morto. E si lu pigghianu oggi pomeriggio, alle due e mezza! (I commercianti, sistemano la roba davanti le loro botteghe. Rosolino assonnato si risiede in panchina. Totò mentre sistema, gli da a parlare)

TOTO’

Chi è Solino! Ancora sonno hai? (Rosolino annuisce e sbadiglia. Si schifa) buttana da miseria! Ma chi ti bivisti, ‘na cantina?

NICOLA

(già fuori col suo piccolo banco per aggiustare le scarpe. Come se schivasse mosche con la mano) A puzza chi ci nesci da vucca, mi fici ‘mbriacari puru a mia! …Rosolino, ognittanto ti lu fai un bello bagno?!

ROSOLINO

Quannu chiove, mi voglio lavare, ma l’acqua du cielo è pulita, mi scivola via picchì è leggera! (Ride. Va da Nicola) oh, ma dai una sigaretta! (Nicola gli dice di non averne. Va da Carmelo) oh fratè, dammi ‘na sigaretta.

CARMELO

Rosolino, nun si fuma. Se no, du poco cervello chi hai, ti lu fumi puru!

GIGI

Solino si u megghiu! Nun hai una casa, ne famigghia e pigghi a vita comu ‘na barzelletta e ci ridi sempre!

ROSOLINO

(Gli viene una idea) Vero! Oh, vi la pozzu diri una barzelletta o cuntrariu?

TOTO’

Ma chi vo diri, a barzelletta o cuntrariu?

GIGI

Si, a senso unico, comu u so cervello!

ROSOLINO

No, veramente o contrario ve la racconto! Vuliti vidiri?

CARMELO

A parti ca si dici, u vuliti sentiri no vidiri! Cià diri a cu ti duna u vinu, deve controllare s’è scaduto, picchì rischi co u ciriveddu ti diventa acitu! (Tutti ridono)

ROSOLINO

Amunì, fatimi cuntari ‘sta barzelletta! (tutti lo ignorano, sistemando le proprie cose, lui insiste da stressare tutti)

GIGI

Va curcati Solino. S’hava a travagghiari. Nun putemu stari cca, a sentiri a tia! (Rosolino è insistente)

TOTO’

Solino, a finisci! Mi stai facennu fumare i neuroni. Zittuti!

ROSOLINO

Fatimilla cuntari ‘sta barzelletta, o contrario. (Tutti lo deridono, lui insiste)

NICOLA

Picciotti, silenzio! Lassamulu contento. Forza Rosolino, fanni sentiri ‘sta barzelletta, o contrario!

ROSOLINO

A vuliti sentiri? …Accuminciati a ridiri! (Rosolino inizia a ridere, come un pazzo. Tutti lo guardano meravigliati)

TOTO’

Comu finì? Inveci di cuntarini a barzelletta, ti metti a ridiri?  

ROSOLINO

a barzelletta o contrario è, si ride all’inizio e a barzelletta, ta cuntu alla fine! (Ride)

NICOLA

U vidistivu? Rosolino u ‘mbriacuni, ni futtiu a tutti. Bravo Solino, bravo!

ROSOLINO

Nun sugnu, ubriacone. Sugnu diversamente intelligente!

CARMELO

Sei intelligente comu u mulu du zio Petru. Pi grattarisi a testa, si la sbattiva o muru! (Ride. Entra in piazza la signora Maria, donna anziana. Con se, ha dei sacchetti. È ricurva è cammina lenta. Rosolino si siede in panchina, come se parlasse solo)

SIGNORA MARIA

Buongiorno a tutti! (Tutti le rispondono. Mentre va da Nicola, gli altri continuano a sistemare la loro merce) buongiorno zù Nicola. i scarpi pronti sunnu?

NICOLA

(Le porge una sedia) si, li staju finennu di sistimari. Si assettassi ca li finisciu ‘nta cinqu minuti! (mentre parla, lavora) So maritu, u lassà a casa? Oggi, nun scinnìu o mircatu?

SIGNORA MARIA

Oggi, nun vosi scinniri! Purtroppo, li sofferenze si fannu sentiri pi tutti. puru io sugnu cumminata mali, chi dulura.

NICOLA

Puru iu, ci sunnu jorna ca nun mi pozzu susiri du lettu. A vicchiaia è brutta! D’altronde, si vulemu campare vecchi s’hava divintari!

ROSOLINO

(da seduto tra se) Io, nun ci vogghiu divintari vecchio, se no, poi mi veni l’arterio scloroso! (Alla signora Maria) me la dai a sigaretta?

SIGNORA MARIA

(A Nicola) Mischineddu, mi fa pietà ‘stu picciotto! Rosolino, veni cca.

ROSOLINO

(Rosolino si avvicina) mi la dari ‘na sigaretta!

SIGNORA MARIA

Nun fumu. Senti a mia figghiu miu, ancora sei giovane nun ti rovinari a vita! Ma dico io, picchì bivi assai?

ROSOLINO

Picchì ho assai sete! (Ride. Gira per la piazza con testa bassa e parla solo)

SIGNORA MARIA

(Provando pietà) mischinu, chi pietà mi fa! …Si ci fussi a bonarma di so matri, nun ci l’avissi fattu arrivari a pirdirisi così. Io mu ricordo a Rosolino di picciriddu era bonu. Faciva u pastore cu so frati, Paolo. Poi, da mala siritina ca ammazzaro a so frati davanti i so occhi, d’allora sballò di ciriveddu. Mischinu!  

NICOLA

Si si, a sapemu a ‘storia. A cosa ca mi fa rabbia, da munnizza di so frati Mimmo. Ogni misi va a posta a pigghiarisi a pensione d’invalidità di Rosolino e poi, scompare. Nun c’interessa ca so frati havi bisogno aiuto, ‘na casa…nenti! mah, gentaglia chi esisti supra a terra!

SIGNORA MARIA

Si io putissi, mi lu mittissi dintra comu ‘na madre. Comu fazzu? Io e me maritu semu anziani. Mancu ni putemu privaliri suli, a mumentu! Ahi ahi, Signuruzzu miu, danni a forza! …(lo vede che gironzola per la piazza) Rosolino veni. (Rosolino si avvicina) figghiu miu, evita di biviri se no, ti veni a cirrosi epatica, e si mori! (Rosolino è assente)

GIGI

è inutile ca ci lu dici signora Maria. iddu a cirrosi epatica ci l’havi radicata (va a scuotergli la testa, a Rosolino) ‘nte corna.

ROSOLINO

Oh, dammi ‘na sigaretta. Amunì, vogghiu a sigaretta! (Gigi gli da la sigaretta e Rosolino se la mette nell’orecchio e ride)

SIGNORA MARIA

Rosolino, invece di manciare a sigaretta pensi?

ROSOLINO

Per ora, faccio la dieta della fame perché sono grasso. A sigaretta, mi fa digerire.

GIGI

Grasso tu? Ma si stai danno l’arma a Dio!

TOTO’

Veni cca, Solino. (Gli da i soldi) v’accattami u giornale. Appena torni, ti fazzu un panino chi panelle, vai!

ROSOLINO

Gigi, lo sai qual è il colmo di un salumiere?

GIGI

No, nun lu sacciu! Qual è?

ROSOLINO

Avere u prosciutto ‘nta l’occhi e, non sai ca si un salame! (Gigi lo rincorre. Rosolino ride e scappa, scontrandosi con Simone, un cliente che entra nel mercato)

SIMONE

(adulto. Si ferma meravigliato a guardare indietro Rosolino) ma chi havi chiddu ca scappà? Ci mittistivu u peperoncino nel culatello? …buongiorno a tutti! (ognuno da il saluto, in base alla confidenza col cliente)

GIGI

‘stu fintu stupitu, havi a battuta du scherzu, sempri pronta. A scusa ca è scimunito, si nni approfitta!

SIMONE

U canuscemu tutti a Solino. Si un cristianu, si offendi pi tutti i cosi chi dici e fa, l’avissimu ad ammazzari tutti! …(Odora l’aria) cca è! chi beddu odore di panelle calde. Totò, u pitittu mi stai fecennu grapiri, ca matinata! Fammi un panino, o solito!

TOTO’

I panelle, stanno friggendo. Cinque minuti e ti lu preparo.

SIGNORA MARIA

Senza offesa pi nessuno, a megghiu friggitoria di Palermo è da Totò. Io, havi ‘na vita ca sugnu cliente ne iddu. Vero Totò?

TOTO’

Verissimo. Di quant’havi ca veni, a signora Maria a vitti nasciri? (Ridono tutti)

SIGNORA MARIA

(Ridendo) chi si spiritoso! ti pozzu veniri matri, Totò!

TOTO’

Scherziamo signora Maria! Ni passamu u tempu. ‘sta friggitoria era di me nonno, poi di me patri e ora, a mia! I nostri panelle, hanno più di cent’anni!

SIMONE

Cent’anni? Ora si capisci picchì saziano subito! Picchì sunnu, scarsi di olio e chini di privulazzu.–polvere- (Tutti ridono) dai Totò, fammi un panino ca haju primura, nun mi fari aspittari, cent’anni! (Totò entra in bottega. Urla a Carmelo che stava dentro) Carmelo! Oh, Carmelo. Ma ci sei?

GIGI

Si certo ca c’è. È dintra a putia! –bottega!-

SIMONE

Carmelo, nesci da tana. C’è posta per te!

CARMELO

(Si nota ch’è indaffarato. Si pulisce le mani con una pezza) Buongiorno Simone! stavo sistemando merce. Ti serve cosa?

SIMONE

Mi vulissi accattari, ‘na para di chili di carte da cento euro. Ci l’hai?

CARMELO

(Ironico) Caro mio, cu cerca soldi cerca lignati! Quindi, gira turno e ti nni po’ iri cu stessu trenu!

SIMONE

(Ironico) mih comu fai! mancu si ti avissi dittu paroli! (sorride)

CARMELO

(Con ironia) si mi dici paroli, ti dico grazie. Ma nun parramu di piccioli, picchì si rumpinu i telefoni. Cu ‘sta crisi chi c’è, semu a mare!

SIGNORA MARIA

Di quant’havi ca misiru l’euro, nun si po’ campari cchiù! Tra mia e me marito, arrivamu a nove cento euro di pensione. Trecento euro o misi di affitto. ducento si nni vannu di medicinali. U resto pi luce, acqua. mi pari mali a dillu, certi siri ni curcamu senza manciari.

NICOLA

Nun c’è nessuna vergogna a dillu. Semu tutti nna stissa barca! Continuannu di stu passo, grazie ai nostri politici, nun sacciu comu havi a veniri a finiri!

SIMONE

mali cosi pi tutti! …ma comunque, canciamu musica dai. Carmè dammi un poco di frutta. Da oggi, comincio a fare la dieta. (Si accarezza la pancia) Mi sta criscennu a panza e non va bene!

NICOLA

Oggi come oggi, essiri omini di panza è una fortuna!

GIGI

(Amareggiato) Sante parole, caro patri mio. Si vulemu campari assai, ci voli u parra picca e panza granni!

CARMELO

(Anch’egli amareggiato) purtroppo è a verità. Comu si dice dalle nostre parti, “ nun è sempri chi ridi a mugghieri du ladru” … turnamu a nuatri ca è megghiu!. Allora Simone, dimmi chi ti serve?

SIMONE

Vedi tu…mele, pere, insalate. fai tu. Importante ca mi fai risparmiare, mi po’ dari puru a putia -Bottega- (Ride) tantu vuatri commercianti, a scusa di l’euro, siete ricchi!

CARMELO

(Arriva Rosolino col giornale) Non è oro, tuttu chidda ca luccica!

ROSOLINO

E chi cosa è? Baccalaro! ( entra in scena, col giornale. Ride)

SIMONE

U megghiu tu sei, Solino! Manci, bivi e ti nni futti di tutti. Continua così e campi cent’anni

ROSOLINO

Si nun mi spara nuddu! (Ridono. Entra una signora col suo bimbo che lo tiene per mano. Da il buongiorno, tutti ricambiano)

TOTO’

(Esce Totò col panino incartato) Pronto il panino, Simone! …Buongiorno a lei signora. Buongiorno o picciriddu! (Simone prende i soldi e paga, si siede sulla panchina e mangia il panino)

SIGNORA

( invita il piccolo a salutare) ehi, saluta il signore! Dai, fai vedere che sei bravo. (il piccolo si rifiuta) è timido!

TOTO’

Non fa niente signora, è piccolino! (Gli da una crocchetta) tieni, la vuoi una crocchetta? (Il piccolo timidamente la prende)

SIGNORA

Dì grazie al signore, dai! …Grazie signor Totò!

TOTO’

Ma di nulla signora. Buona giornata! (La signora va da Gigi. Acquista, in silenzio. Rosolino con sguardo assente, gironzola per la piazza) Solino, mu dasti u giornale? (prende il giornale da Rosolino) bravo Rosolino ca mi purtasti u giornale (Gli fa una carezza) bravo il mio bobby (entra in bottega)

ROSOLINO

Oh, …U panino vogghiu!

TOTO’

Panino pi tia, nun ci nnè. Vatinni! (entra in bottega. Rosolino dispiaciuto gira per la piazza, chiede una sigaretta a chiunque, nessuno ne ha mandandolo via. Esce col panino) teni cca u panino, Solino! Mi fai così caino, ca nun ti dugniu u panino, a tia? Manco pi sogno!

ROSOLINO

(Contento prende il panino e bacia Totò) no no, tu sei bravo Totò! Ti meriti a panella d’oro. (Ride)  ci l’hai ‘na sigaretta? (si mette a mangiare il panino)

 

NICOLA

(Finisce le scarpe) apposto! I scarpi sunnu pronte, signora Maria! (La signora si alza. Nicola le mette dentro il sacchetto) pronte e servite.

SIGNORA MARIA

Quant’è u disturbo?

NICOLA

Otto euro, signora Maria!

SIGNORA MARIA

(prende soldi a moneta e li conta sulla mano di Nicola) uno, due, tre, quattro, cinque…sei (Cerca e ricerca nella borsa)

NICOLA

(con compassione)vanno bene sei euro signora Maria. Nun si preoccupa, u Signuri ni aiuta a tutti e dui, forza!

SIGNORA MARIA

Grazie. Grazie assai!. U Signuri vi binidici zù Nicola.

NICOLA

A tutti li genti!

SIGNORA MARIA

Cu ‘sti soldi chi mi ristaru, pigghiu un panino(Va da Totò) Totò, mi lu pripari un panino ca ci lu portu a me marito!

TOTO’

(Grida) Subito!!!!

SIMONE

(Si guarda orologio al polso) Ma di unni la sta purtannu a frutta, d’America? (Grida) Carmelo! Comu fini?

CARMELO

(Esce con un sacchetto di frutta) ecco pronta la tua frutta!

SIMONE

Mih, quantu ci voli! Mi pariva ca la stavi fabbricannu. (Sbircia dentro il sacchetto) videmu si c’è tutto! …apposto! Quant’è?

CARMELO

Dieci euro, tutti cosi! (urla e bandisce la sua merce) Oggi, mi voglio rovinare. Frutta a metà prezzo signora…forza, ca oggi mi rovino!

SIMONE

Ti rovini? mi stai cunsumannu al completo! Dieci euro, assai sunnu! Avutru chi dieta, mi facisti chiudiri u pitittu!

SIGNORA MARIA

Nun si po’ accattari cchiù nenti! cu di pochi soldi chi haju di pensione, nun si arriva a fine mese! appena scanci cinquanta euro, nun ti veni nenti ma i soldi finiscinu u stissu. A crisi è troppo forte.

CARMELO

Vuatri aviti ragioni, ma nuatri avemu i tasse di pagari. U stato, ni sta purtannu all’osso! Purtroppo iddu, si mancia a nuatri chi tasse, nuatri semu costretti a…

SIMONE

… manciari a nuatri! (Paga a malincuore) ahi ahi, travagghiu nun ci nnè. I prezzi aumentano. I beni di prima necessità, s’hanno accattari. Continuannu di ‘stu passo, tutti a rubari putemu iri!

TOTO’

(Esce con un sacchetto coi panini) Pronti due panini pa signora Maria!

SIGNORA MARIA

Ma io dissi unu Totò! I soldi pi tutti e dui, nun ci l’haiu. Teni chisti. (Cerca i soldi nella borsetta) Videmu si nni trovo altri…

TOTO’

(Le mette la mano sulla spalla, le sussurra all’orecchio) Signora Maria, io avevo capito due. Nun si preoccupa, si nni pò ghiri a casa, si porta i panini (La signora Maria, insiste a cercare i soldi. Totò le blocca la mano nella borsa) Ci dissi, ch’è tutto apposto! Si va mancia i panini, cu so marito! Quannu havi di bisogno, po’ veniri!  

SIGNORA MARIA

(Gli stringe la mano) Grazie, grazie figghiu miu! U Signuri ti binidici, dunni spera u to cori! (Totò la ringrazia sorridendo) Buongiorno a tutti! (Esce)

SIMONE

Allora signori, vado. è stato un piacere. Si haju soldi, ni videmu dumani. Buon lavoro a tutti!

RIFFANTE

(Entra un uomo maturo con carrello della spesa. Con dentro un sacco pieno di biglietti. E una valigetta. Urla per attirare l’attenzione della gente. Simone resta) cca sugnu!!!! Signora, ci purtavu i nummari, la fortuna a domicilio! Forza guaglione, haju l’ultimi numeri e tiramu! Forza…l’ultimi nummari e tiramu! …buongiorno a l’amici mii! (Tutti gli rispondono) l’ultimi nummari

GIGI

Vicè, quantu sunnu oggi? (la signora col bimbo, presi i sacchetti da Gigi, stava per andar via)

RIFFANTE

Cinquecento, cinquecento euro sunnu! (Ad urlare) forza signora, cinquecento euro sunnu! … Cinquecento! Si lu pigghiassi u nummaru…ogni lassata e perduta! (La signora, rimane al mercato) Sugnu comu chiddu du sale, quannu mi cercate nun mi trovate. Cca sugnu! …L’ultimi e tiramu, l’ultimi e tiramu!!!! Signora, si pigghiassi un nummaru. …forza, pigghiativillu!!!! Sono cinquecento…(Evidenzia i numeri) l’ultimi nummari e tiramu…cinquecento euro sunnu! (Tutti si avvicinano ad acquistare il proprio numero) forza, stannu finennu e sorteggiamu, forza! Ogni lassata è perduta guaglione…forza!!!! (Rimastogli l’ultimo numero) unu sulu…unu sulu nn’haju e sorteggiamu u nummaru. Unu sulu e …cinquecento euro sunnu, forza! (Invita tutti a prendere l’ultimo numero) amunì, pigghiativi l’ultimo nummaro, numero diciassette. Pigghiativillu ca vi porta fortuna!...oggi la fortuna è diciassette!

VOCI TRA I PRESENTI IN SCENA

a disgrazia, no no…Già mi nni pigghiavu dui…unu è picca dui sunnu assai…diciassette è sfurtunatu… u diciasetti nun mi piaci! mi fineru i soldi…u diciassette è u jornu ca incuntravu da vipera di me soggira..(risate)

RIFFANTE

(Sempre a bandire) chi lo vuole? L’ultimo nummaru e tiramu. Oggi, la fortuna è diciassette. Cinquecento euro sunnu, forza signora! (Nessuno si fa avanti) nuddu u voli? Sapiti chi fazzu? Lo do, a Rosolino! (Gli da il numero) Teni solino. Oggi, giochi puru tu!

GIGI

Vicè, ma chi ci dai a Solino?  I cretini, nun hannu fortuna!

CARMELO

Talmente è fortunato Solino, ci capitò u diciassette. A sfortuna! (Ridono)

NICOLA

A finiti di parrari? Pinsati pi vuatri! Siti tantu megghiu di iddu?

RIFFANTE

Basta ca paga, ci dugniu puru a me soggira! (Tutti ridono)

TOTO’

Vicè, vidi si al posto di piccioli, ti da pidocchi! (Ride)

RIFFANTE

Comu finì? Ancora a tia, si deve aspettare? Me li dai ‘sti soldi?

ROSOLINO

(Esce le tasche fuori dai pantaloni) Io, nun haju soldi. Vogghiu ‘na sigaretta! (Chiede a tutti, una sigaretta. Nessuno gliela da)

RIFFANTE

Chi sugnu stupito. Chiddu è senza soldi. Giustamente, te lo regalo io, Solino. Oggi pi tia, a fortuna fa diciassette. Pi mia è sfortuna (Ridono)

SIMONE

U so nummaru sfortunato, vo diri! Va curcati Rosolino, tanto nun pò vinciri, picchì sei scimunito. Amunì, forza Vicè! Pigghia unu di me quattro biglietti e dammi ‘sti cinquecento euro! (Ognuno tra i commercianti, dice la sua sulla propria ipotetica vincita)

RIFFANTE

(prende il sacco coi numeri e lo scuote, Urlando) cca sunnu i nummari! Ci semu ci semu! Sunnu cinquecento euro signora. Chiuditivi a vucca e grapiti aricchie ( apre il sacco, tutti vorrebbero prender il numero) fermi tutti! u nummaro, l’havi a pigghiari u picciriddu. Vieni curò, prendi un numero! (Il piccolo spinto dalla madre, va al centro col riffante, infila la sua manina nel sacco, ne tira il numero e lo da al riffante e torna al posto) Grazie gioia! (Urla) cca è, cca è!  cinquecento sunnu, cinquecento euro! (il numero è ben incartato. Il riffante indugia nell’aprirlo, tutti gli fanno premura, ansiosi di scoprirlo) attenti o nummaro, nisciu…(lo apre e guarda) u nummaro è…(Spalanca gli occhi dallo stupore. Tutti curiosi, gli chiedono)

VOCI TRA I PRESENTI

A cu aspetti a dillu…chi nummaro è… u mio è u mio?...dai vicè, chi nisciu?

RIFFANTE

Picciotti, cosi da pazzi! …(Tutti chiedono spiegazioni) si mi lu dicivanu ca finiva così, nun ci cridiva!

SIMONE

(Brusio tra i presenti) Aspetta, nun mi diri ca…

RIFFANTE

(Sempre urlando)…niscìu nummaru…diciassette! U nummaro di Rosolino! Alla faccia d’invidiusi! (Tutti delusi stracciano i numeri. Rosolino è felice) u vidi ca nella sfortuna, avisti a fortuna?

ROSOLINO

(felice) si si, io sugnu fortunato ad essere sfortunato! (Abbraccia u riffante) oh, ma dai ‘na sigaretta?

SIMONE

(Nervoso) a megghiu parola è chidda ca nun si dice! Io cu quattro biglietti nenti. Iddu cu unu e puru regalato, vinciu!…(Esce stizzito) megghiu ca mi nni vaju. Vi saluto!

TOTO’

Rosolino, u vidisti? Facisti incazzari Simone! (Ironico) Pi chiedirici scusa, dammi metà di to soldi, vi fazzu fari pace!

GIGI

(Ironico) A mia, mi l’hava dari ‘sti soldi, ca ci fazzu fari pace, megghiu di tia, Totò.

RIFFANTE

Ti cunviniva mancu vinciri! Chisti, ora ti mancianu. Rosolino, chi ci dici a tutti ‘sti lupi?

ROSOLINO

mi la dati ‘na sigaretta! (Tutti ridono)

NICOLA

Ragazzi, i proverbi antichi nun si sbagliano mai… ubriachi e picciriddi, Dio l’aiuta. Sugnu cuntentu pi Rosolino. Si lu merita!

CARMELO

Da dumani in poi, mi mettu in mezzo a ‘na strada a fare u vagabondo puru, spirannu di aviri fortuna!

GIGI

Si resti in mezzo a strata, sicuramente appena passa un camion ti arriva un colpo di fortuna, ca ti manna o cimitero! (Tutti ridono)

RIFFANTE

(Prende la valigetta) allora Rosolino, ora ti dugniu ‘sti soldi, nun facemu ca ti li vai a biviri tutti?

ROSOLINO

No, me li fumo! (Ride)

RIFFANTE

(Ironico) In mano tue, assai hannu a durari. (conta) uno, due,  tre, quattro e cinque! (Rosolino è felice. Il riffante sistema la sua roba e va) signori tutti, buongiorno e buon lavoro. alla prossima, riffata!  (ognuno da il suo saluto)

TOTO’

(i presenti osservano la gioia di Rosolino che si conta i soldi, esprimendo il loro disappunto) ueh picciotti, aviti ad essiri contenti! Già ci basta a sfortuna ca è sulu, almeno siamo felici pi iddu! (Tutti sono d’accordo) picciotti, è ura. chi diciti? Accuminciamu cu valzer?

VITA DA MERCATO

(Gridano tutti) Si! (si anima la vita da mercato. Per 40 sec., la musica di sottofondo “Baaria” accompagna  la vita da mercato. Nel caso il regista lo volesse, ed è un mio consiglio, da rimettere da capo la musica per altri 40 sec, per far si che la vita da mercato non duri troppo poco. La scena si riempie di gente che va, viene e acquista. Tra i commercianti in scena, ognuno bandisce la propria merce, invogliando la gente a comprare. Carmelo urla, invita la gente ad acquistare frutta. Gigi indaffarato coi clienti. Nicola cuce e consegna scarpe. Totò serve ai tavoli, clienti che si siedono, altri in panchina ect…)

RAGAZZINO

(passa con una capretta, urlando) Latti friscu, latti di capra. ( c’è chi lo richiede, il ragazzo munge in scena)

VITA DA MERCATO

(Venditori ambulanti che vendono calzette chi uova fresche, invitando i passanti ad acquistare. Ognuno bandisce la sua merce, urlando. Rosolino, gira e rigira felice tra i passanti, chiedendo sigarette. In scena, vi sarà un movimento poetico. Dopo un bel po’ di vita da mercato, in scena entrano due tizi ben vestiti, dall’aria presuntuosa. La gente in scena si dissolve, piano piano. I due, girano sulla scena salutando tutti. i commercianti ricambiano con saluto forzato. Rosolino nasconde i soldi)

1 SCAGNOZZO

(Vanno da Nicola, che lavora) Buongiorno Nicola! Chi si dici? Tutto bene?

NICOLA

(Continua a lavorare, non alza lo sguardo) putissi andare molto meglio!

1 SCAGNOZZO

Eh già, per ora c’è crisi pi tutti! u governo cu ‘sti tasse, non ci fa stare bene. Comunque, megghiu chisti problemi che malattie!

NICOLA

(Con rabbia contenuta e allusivo) fussi sulu u governu, fussi ‘na fortuna!

2 SCAGNOZZO

(presuntuoso) invece di fari u spiritoso, mi pigghi du paio di scarpi, ca c’è primura. Apprezzo la loquacità del mio collega, ma io nun haiu tempu di perdiri, cu vuatri! (Nicola, lascia con rabbia le scarpe sul tavolino, si alza incrociando i loro sguardi. Entra, esce poco dopo con un sacchetto con dentro un involucro di carta, lo da in mano allo scagnozzo. allusivo) pozzu stari tranquillo? Ci stanno sicuro le mie scarpe, cca dintra?

NICOLA

(Con rabbia) puoi stare tranquillo! I to scarpi, sunnu sicuri oramai! (Lo scagnozzo, sorride. Gli batte la mano sulla spalla e vanno da Carmelo. In scena, rimangono pochi clienti che acquistano)

1 SCAGNOZZO

Buongiorno Carmelo! Priparami a frutta, ca ci le purtari a me patri!

CARMELO

(in silenzio entra ed esce con un involucro) cca c’è a frutta. (Con ipocrisia) salutamillu a to patri!

2 SCAGNOZZO

Bravo Carmelo! (vanno avanti da Gigi) Ciao Gigi, dammi…(Non fa in tempo a parlare, che Gigi gli da un involucro, lasciandoli a bocca aperta) talè che bella chista! Mancu mi fici parrari, ca già mi detti chiddu ca mi servi. Tu si, che sei un vero amico. Avissiru ad essiri tutti comu tia!

GIGI

Comu pozzu fari a scurdarimilla, ‘sta cundanna! Io spero sulu, ca u Signuri ni libera a tutti di ‘sta cruci!

1 SCAGNOZZO

(Con sarcasmo) ueh ueh Gigi, hai a luna di traverso oggi? Stai calmo! E poi, semu così brutti, ca ti da fastidio vidiri a nostra faccia?

ROSOLINO

Ma mancu siti beddi! Siti cchiù brutti da morti!

2 SCAGNOZZO

(Entrambi si mettono a ridere) dittu da tia ca sei cretino, è un complimento! Ti guardasti tu, pari a morte ubriaca! (ridono solamente loro due, sotto gli occhi adirati di tutti)

ROSOLINO

vuatri siti genti senza cori, ca ruvinati a vita da brava gente, ca lavora onestamente…(Totò corre a tappargli la bocca, con se ha la mazzetta coi soldi, avvolti in carta)

TOTO’

A finisci di parrari, Solino! Ora basta. (Da la mazzetta in mano ai due) chista è vostra, da parte mia! Pi ‘stu misi, semu pari!

2 SCAGNOZZO

Chista non è competenza tua diri, si semu pari o no!... e poi, è inutile ca ci tappi a vucca a ‘sta bestia! (Rosolino vorrebbe parlare, ma Totò gli blocca la bocca) Lassalu sfogare a ‘stu cretino, intanto, u sannu tutti ca è pazzo!!

RIFFATORE

(Urla ed entra)  cca sugnu, cca sugnu! Forza, navutra estrazione vi purtavu, forza!  Sei cento euro sunnu, stavolta. Seicento, forza (Si accorge dei due e, si blocca)

2 SCAGNOZZO

Chi è Vicè? Si vidi ca oggi, gli affari ti vanno bene. Navutra estrazione ti fai?

RIFFATORE

(Timidamente) Si, picchì nun lu pozzu fari?

1 SCAGNOZZO

Puoi fare, puoi fare. Cu nuatri si po’ fari di tutto. importante è pagare! …pagare e sorridere!

RIFFATORE

Di nuovo? Picciotti, pi ‘stu misi sono saldato!

2 SCAGNOZZO

(Con cattiveria) Tu chi mi rappresenti pi decidere se sei in regola cu nuatri, o no? nuatri decidiamo quando e quanto si paga per stare in regola. Quindi, nun mi fari parlare assai e compi il tuo dovere, da cittadino onesto!!!

RIFFATORE

(Esita qualche secondo, poi esplode la disperazione) Ora basta! È campari a famigghia! Nun dico pi mia, ma purtati un poco di rispetto pu pani di me figghi. Continuannu così, mi purtati a rovina. Fatemi respirari! Lassatimi in paci. Basta basta basta!

1 SCAGNOZZO

(Il secondo, si scaglia sul Riffatore. il collega lo ferma in tempo, calmandolo. Intanto in scena, entra un giovane ragazzo con la valigia, si confonde tra qualche passante) stai calmo, c’è gente! …(A Vicè) ti sei sfogato? Noi siamo educati e tu, ci tratti male?... Visto? hai fatto arrabbiare, al mio collega. (Al collega) Con la violenza, nun si risolve niente, vero? …vai tranquillo Vicè. Facemu finta ca mancu ci siamo visti. …(Allusivo) ti ricordo che oggi, c’è il funerale di Giacomino. (Al collega) amuninni! ( i due, si allontanano senza salutare. La gente va via dalla scena. Rimane Giovanni, figlio di Totò che da le spalle a tutti fermandosi a guardare la frutta di Carmelo)

RIFFATORE

(Disperato, quasi piange) comu si fa, comu si fa! Travagghiari, pi daricilli a rovina famigghie. …bastardi!! Nuddu fa nenti pi aiutarini, nuddu! Sugnu rovinatu picciotti…sugnu rovinato. A me famigghia è in pericolo!

GIGI

Vicè, denunciali! Vai a caserma e ci dici ca ti hanno minacciato! Dai, pigghiati di coraggio. Denunciali!  

RIFFANTE

Ma si pazzo! Vidi ca io haju ‘na famigghia!! Si lu fazzu, li metto in pericolo. E poi, tu l’avissi fattu? Rispunni! Vuatri l’aviti u coraggio di denunciare? (Nessuno risponde)

NICOLA

Hai ragione, Vicè. Purtroppo, semu tutti costretti a tacere, pi campare. A megghiu parola è chidda ca nun si dice! (Tutti danno conforto al Riffatore. Totò, rientra in bottega. Carmelo nota Giovanni di spalle, lo scambia per cliente)

CARMELO

Buongiorno! serve qualcosa?

GIOVANNI

(Gli fa di star in silenzio. Carmelo spalanca gli occhi, perché lo riconosce. Si avvicina nel lato del padre) buongiorno signor Totò! Me lo fa un panino?

TOTO’

(Esce) certo! come lo desidera? (lo riconosce) Giovanni, figghiu miu! (Corre ad abbracciarlo. È felice) picciotti, guardate chi c’è, me figghiu Giovanni

NICOLA

(Tutti gli vanno in contro, lo salutano) Beddu granni si fattu! Di comu sei ben vestito, pari un dottorino!

CARMELO

Almeno fa profumo di soldi, no di frittura comu so patri! (Ridono tutti)

GIOVANNI

Anche se facessi puzza di fritto, importante che sia un lavoro onesto! Grazie alla puzza di fritto, mio padre mi ha mantenuto con gli studi a Roma.

TOTO’

Gioia mia, mi facisti una bella sorpresa! Vidiriti oggi, u me cori è cchiù granni du suli! (Lo abbraccia) Vo manciari qualcosa?

GIOVANNI

Grazie papà, ho già mangiato stamattina una bella arancina siciliana, all’aereoporto. Mi mancavano!

GIGI

A Roma, nun li fanno le arancine?

GIOVANNI

No. lì fanno dei supplì che sono delle palline di riso. Vorrebbero imitare le nostre arancine, non ci azzecca nulla. Lì, non esiste nemmeno la nostra rosticceria.

CARMELO

Nun esiste? A mattina, comu fate colazione a Roma?

GIOVANNI

Lì esistono cornetti, brioche, tramezzini. Il cibo che abbiamo in Sicilia, ce lo invidiano in tutto il mondo. Non parlando delle specialità nostre di Palermo. Arancine, ravazzate, pizzette, rollò, pane e panelle di papà, cassate, cannoli! (Totò abbraccia ancora una volta, Giovanni)

RIFFANTE

Giovanni, a Roma nei mercati, c’è chiddu ca arriffa i nummari? (Giovanni non capisce) cioè, sorteggia!

GIOVANNI

Ah, ho capito! No, non ci sta nessuno che lo fa.

GIGI

Vicè, vatinni a Roma ad arriffari i nummari. Però, devi abbanniare romano. (fa il banditore romano) A signò, sto a fa nu sorteggio da leccate e baffe. Damme e sordi, che te faccio diventà ricca. Yeah! (Tutti ridono)

GIOVANNI

Bravo, i romani parlano proprio così! Con quell’accento meridionale.

TOTO’

Gioia mia, mi sei mancato! …arrivasti stamattina? Mi putivi chiamari, ti viniva a pigghiari all’aeroporto!

GIOVANNI

Sapendo che sei impegnato con la friggitoria, non mi sarei permesso di disturbare.  E poi, ho preso il bus per venire. È stato semplice! 

TOTO’

(Gli prende la valigia) veni cu mia, ti porto a casa e ti vai a riposare. Picciotti, date un occhio a putìa ca staju vinennu! Accompagno me figghiu e torno.

GIOVANNI

Stai calmo papy. È da tanto che non ci si vede, e mi metti a dormire? Sono venuto qua, per darti una mano. Lo desidero tanto farlo. E poi, non ho sonno

TOTO’

No no, manco pi sogno! Ora, ti siedi e ti riposi che sei stanco.

CARMELO

Giovanni, lu canusciu da quannu era nicu, è sempre stato un signore! U so cori, nun è u suo!

ROSOLINO

Picchì, si fici u trapianto? (Tutti ridono)

GIGI

Giovanni, tu ricordi Rosolino?

GIOVANNI

Certo che me lo ricordo! (Gli mette mano sulla spalla) Rosolino, è il numero uno. Vero Rosolino? Non mi dici nulla?

ROSOLINO

Mi la dai una sigaretta?

GIOVANNI

Mi spiace, non fumo. (Rosolino, torna a girare per il mercato)

NICOLA

Allora Giovanni, racconta! Chi fai a Roma?

TOTO’

Senza offesa pi nuddu, me figghiu è un artista!

GIOVANNI

(accarezza il padre) Troppo gentile papà! …Vivo a Roma, perché cerco fortuna. Ho fatto accademia di cinema, faccio teatro e spero che il cielo, mi ricompensi mandandomi un colpo di fortuna!

ROSOLINO

A mia, (Si tocca la testa) l’altro giorno mi arrivò un colpo di fortuna nel cervello, ca mi purtaru in ospedale! (Tutti ridono, deridendolo)

TOTO’

(Lo dice in confidenza a Giovanni) un cretino, gli tirò una pietra! (Giovanni ci resta male)

GIOVANNI

(mette il suo braccio sul collo di Rosolino) nella vita, bisogna essere onesti e leali, soprattutto con chi è più debole. (Parla per Rosolino, ma si rivolge a tutti) chi è più grande, chi più piccolo, tutti siamo un po’ deboli. Quindi, se non vogliamo essere calpestati, non dobbiamo calpestare! quando qualcuno lo fa a nostre spese, lottiamo per sconfiggerlo! Niente e nessuno, potrà mai privarci della propria dignità!(Tutti rimangono presi da ciò appena ascoltato)

RIFFATORE

Bravo Giovanni! Dicisti le parole giuste. Si tutti ni pigghiassimu di coraggio invece ca trattenere le umiliazioni, io dico ca nuddu si putissi permettere di calpestari a nostra vita!

CARMELO

(Con rabbia) Così, ai di pezzi di merda chi vinniru poco fa, ci facissimu tappari a vucca!

TOTO’

Ora basta! me figghiu è stancu e nun c’interessanu i nostri problemi!

GIGI

Totò havi ragioni, basta! … Giovanni, racconta! Allora fai cinema e teatro?

GIOVANNI

Nel cinema, solo comparse. Sono stato protagonista in alcuni cortometraggi. In compenso, faccio teatro e scrivo commedie brillanti… (Tutti si guardano perplessi)

ROSOLINO

Brillanti? …i lavi cu sapuni? (tutti ridono)

GIOVANNI

Ma no, brillanti nel senso che fanno ridere! (Tutti capiscono)

NICOLA

Giovanni, quannu ti serve ispirazione (Gli mette davanti Rosolino) pensa a iddu, vincerai l’oscar! (Rosolino fa una risata buffa. Giovanni annuisce, sorridente. In scena entra gente, tutti tornano ai loro posti di lavoro. Giovanni, entra in friggitoria ed esce col camice da lavoro)

PASSANTE

Mi scusi,  me lo prepara un panino con panelle e crocchè?

GIOVANNI

(Al padre) Stai fuori, ci penso io! (entra di corsa)

PASSANTE

Ti facisti l’aiutante, Totò?

TOTO’

Chistu, è me figghiu Giovanni. Sta a Roma. Vita mia, cerca fortuna! Fa teatro, scrive commedie da ridere. Iddu nun lu dici, ha vinciutu premi ha stato in Francia, Argentina… ci vulissi ca qualcuno cridissi nelle sue capacità e  investisse supra di iddu pi fari fortuna!

GIOVANNI

(Esce col panino) Mi scusi, glielo avvolgo o lo mangia qua?

PASSANTE

Mi lu mangio cca. (Prende il panino) ti faccio i complimenti pi chiddu chi mi dissi tuo padre. un artista comu tia, nun avissi a stari a lavoro in una friggitoria! 

GIOVANNI

La ringrazio per gli elogi, fin troppi direi. Io, vivo di umiltà. Che sia friggitoria di papà, ho lavoro da contadino, importante che sia onesto. Dal più grande dei lavori al più umile, quella è sempre arte! Umiltà, prima di tutto!

PASSANTE

Complimenti Totò, hai un figghiu d’oro! (Totò lo ringrazia, accarezzando il figlio. Si sente da fuori, una marcia funebre)

CARMELO

Picciotti, sta passannu u morto. Abbassati i luci! (i commercianti come se abbassassero le luci, in scena si assopisce la luce. Tutti accorrono al lato sinistro della scena, guardando fuori, come se passasse realmente il feretro.  Chi tiene cappello, lo toglie. Dopo alcuni secondi, nello stesso istante, tutti si faranno il segno della croce. Dopo un paio di secondi, si va dissolvendo la marcia funebre, fino a finire)

GIGI

(Triste) Pace all’anima sua! Mischineddu, si levà di soffriri Giacomino.

CARMELO

(Stizzito) ci fussi di isari a vuci e mittirisi a fari u pazzo! ‘sti tragedie ingiuste, nun pozzu accittalli! …Giacomino, era cristianu di fari ‘sta fine? Bonu comu lu pani, vidi chi fini ci ficiru fari, ‘sta gentaglia!

 GIOVANNI

Papà, perché tutti sono arrabbiati? Com’è morto quel signore di cui parlate? (Totò con dispiacere, porta il suo braccio sinistro sul collo del figlio, e chinando la testa, rientrano nella friggitoria. Tutti delusi, vanno al loro posto di lavoro. Cala  il sipario)

Fine primo atto

Secondo atto

(medesima scena. All’inizio, compare una luce blu, effetto notte. Scena vuota. Si sente una esplosione. urla di gente, sirene. Entrando da sinistra, Vicè il riffante è quasi incosciente. Sostenuto dalle spalle da Giovanni, per i piedi da Gigi, lo adagiano sulla panchina. I venditori, sono lì a sostenerlo)

GIOVANNI

Che fate lì a guardare, prendete dell’acqua. Forza! (Qualcuno procura acqua e la da a bere a Vicè,  che va riprendendosi)

TOTO’

Picciotti, è inutili stari cca a guardari. S’hava a purtari in ospedale! (Tutti acconsentono)

RIFFANTE

(Con debolezza, alza la mano per bloccarli) no, fermi! nun mi servi l’ospedale. Sto bene, ragazzi. Sto bene! Me mugghieri si po’ preoccupari! Pi favori, nun ci faciti sapiri nenti.

CARMELO

Picchì to mugghieri nun è a casa cu tia?

RIFFANTE

(Triste e gemente) no, ieri sera a purtava ne so matri chi me figghi. (Geme) Mi lu sentiva c’ havia succediri ‘na cosa di chista…( Esplode a piangere) mi rovinaru! dettiru focu o magazzinu dunni tegniu l’attrezzi di lavoro. (Urla con disperazione) i sacrifici di una vita… Bastardi, infami!!! Mi colperu, nno me punto di forza, vigliacchi! Comu fazzu a campari a famigghia ora, comu fazzu! (Piange. Tutti gli danno conforto. Le luci, iniziano ad alzarsi piano piano, dando l’effetto che si stia facendo giorno)

GIOVANNI

Un momento! Non è stato un incidente?

GIGI

Caro Giovanni ma quale incidente! Devi sapere, dalle nostre parti cchiù picca si parla, è megghiu!

GIOVANNI

Che vuoi dire? Spiegami! Fatemi capire. Sono forse stati dei delinquenti?

ROSOLINO

Sunnu pezzi di merda!

NICOLA

(Triste) Rosolino a verità dissi! ‘sta gentaglia, si nni approfitta da povera gente comu nuatri, pi arricchirisi. Se uno si permette a contraddirli, sunnu guai. (mette mano sopra la spalla a Vicè) Vicè, fatti coraggio!

GIOVANNI

(Confuso) Per favore, volete farmi capire di cosa parlate. Chi sono questi tizi? …papà, spiegami tutto! di cosa parlate? Che sta succedendo qui?

TOTO’

(Affranto) Giovanni, qua la situazione è grave, troppo grave. È inutile ca si nni parra, nuddu ni po’ aiutari. Siamo nelle mani di nostro Signore!

RIFFANTE

(Entra la moglie di Vicè con la vestaglia, piangendo. Avanza lentamente verso il marito. Inquadra lo sguardo della moglie e piange, dando spiegazioni) mi dispiace Rosa, mi dispiace! (La moglie corre al collo del marito, entrambi piangono)

MOGLIE DEL RIFFANTE

Tanti sacrifici di ‘na vita, si bruciaru in un minutu! Nun è giustu, nun è giustu! (Piange da impietosire tutti) chi futuru ci putemu dari e nostri figghi. Ora comu facemu! Vigliacchi, rovina famigghi. Dio Dio, aiutaci tu!!

RIFFANTE

Nun fare così! Nun ti scantari, piano piano si ricomincia! …nun bisogna ca ni scoraggiamo. Anzi, si deve reagire! (Tutti danno sostegno alla coppia) i nostri figghi sunnu ne to matri? (La moglie annuisce) amunì, li vogghiu vidiri.( i due si alzano afflitti e, sostenendosi a vicenda si allontanano)

TOTO’

Rosolino, facci compagnia. Aiutali! (Rosolino se pur zoppicante, sostiene la moglie di Vicè, uscendo di scena. I commercianti sono tutti sconfitti, in silenzio e amareggiati, entrano nelle loro botteghe preparando il tutto per un nuovo giorno di mercato) Giovanni pripara i panelle, fra poco arriva gente

GIOVANNI

Voglio sapere la verità, papà. (Totò cerca di distoglierlo, invitandolo ad entrare in bottega. Giovanni ferma Totò per un braccio) no papà. Adesso!

TOTO’

(Indugia, contorcendosi il viso, poi si apre) Quannu si è picciriddi, ti fai i progetti pu futuru. Quannu sei grande e ti realizzi, nun c’è felicità maggiore, di esserti realizzato. ‘sta friggitoria, mi vitti nasciri e crisciri. Me patri, aiutava so patri. Poi, io aiutava me patri. Ora, tu aiuti a mia. È bello tramandare a propria storia di padre in figlio. Purtroppo nel cammino di vita, s’incontra gente ca s’inpadronisce dei tuoi passi, delle tue idee, da to vita!...nun ti po’ ribellare, si nun vo perdiri la tua storia. Se decidi di non collaborare, rovinanu tuttu chiddu ca di bello hai creato. Vogghiu moriri nna ‘sta friggitoria! Comu fici me nonnu e comu fici me patri. E nun pozzu permettiri di strappare ‘sta pagina di storia da me storia!

GIOVANNI

significa, che paghi quella gente per lavorare? (Totò annuisce, tristemente) ti rendi conto di quello che mi dici papà! Col tuo silenzio, favorisci la criminalità. Invece di prendere coraggio e ribellarti, dai vita a chi ti toglie la vita?

TOTO’

Chi pozzu fari? (Indica la friggitoria)Rovinare tuttu chiddu chi è stato creato? No, nun lu pozzu fari, figghiu miu! Io vulissi liberarmi di ‘sta schiavitù, ma non posso perdere il mio creato!

GIOVANNI

Non puoi? ma che significa! Papà, basta volerlo e tutto sarà possibile! …dimmi la verità, paghi solo tu?

GIGI

(Deluso, esce dalla bottega) no Giovanni, anche io pago comu to patri

CARMELO

(Si affaccia dalla bottega) Pure io!

NICOLA

(Si affaccia) Caro Giovanni, qua siamo tutti schiavi! Se vuoi campare, nessuno si può liberare!

GIOVANNI

È ridicolo a ciò che sento! Pretendete di essere liberi, quando siete voi stessi ad incatenarvi! È assurdo ragazzi!  …tu papà, mi hai sempre insegnato che la vita è come un ring. Anche se l’avversario è più grande di te devi affrontarlo, mai evitarlo! Si può vincere come perdere, però devi affrontarlo. Vero? Tu, cosa fai? Getti la spugna senza nemmeno provare a combattere, eh?

TOTO’

Non è semplice, comu pare a tia. Se affronti questo avversario, sei morto. U capisti? morto!

GIOVANNI

Ma se non lo affronti sei un fallito! (I due incrociano i loro sguardi. Poi si rivolge ai commercianti, che lo ascoltano) se non affrontate l’avversario, siete tutti dei falliti! …ho dei sogni da realizzare, non è detto che si realizzino, ma almeno ci provo! Voi che fate? Preferite perdere senza nemmeno averci provato! …Non esiste condanna più grande del fallimento. Non saprete mai se avreste vinto o no! bisogna provare, provare e non mollare mai. Mai arrendersi!

TOTO’

(con rabbia contenuta) tu nun capisci nenti! perché sei un autore, ti pari ca la vita è come se fosse una tua commedia? Come si la putissi creare e cancellare, tutti li voti ca vo? Invece no Giovanni, questa vita non è una farsa, è realtà! Questo copione, nun lu po’ canciari nuddu. Capito? Nessuno! 

GIOVANNI

Quando scrivo una nuova commedia, cerco di essere più chiaro possibile, in modo tale che ogni regista che la osservi, la comprenda e la metta in scena per come io voglio. Ho incontrato registi che mi hanno insegnato, che non sempre ciò che vede l’autore è paragonabile a ciò che sente il regista. L’autore da la traccia, il regista crea! Meditando ho appurato ch’è la verità. La nostra vita è teatro. noi siamo gli attori! (Additando sui commercianti) questa vostra realtà, è una brutta commedia scritta giorno per giorno da voi che uccide voi stessi ed il pubblico. Io, sono il regista che deve creare una storia nuova, per far gioire la gente. Sarò io a dirigere voi! Sarò io a dare una nuova storia alla vostra realtà! Se fossimo tutti uniti, ne verrà fuori un grande spettacolo ricco di applausi. In questo spettacolo, io voglio vincere, no perdere!!! (Tutti si guardano silenziosi. Poco dopo, entra una coppia di coniugi anziani che litigano verbalmente. La loro comicità, spezza  l’angoscia venutasi a creare. Tutti tornano ai posti di lavoro)

SAVERIO

no no, io ti dissi che ho ragione io! È inutile che insisti!

TANINA

Zittuti ca  nun capisci nenti!  mi haju vistu tutti i documentari della vecchia fattoria e sacciu tutti i versi degli animali. Ti dico che, soltanto io lu sacciu e, nessunissima altra persona lo sa!

SAVERIO

Ma che c’entra, vecchia fattoria ‘na vota. Ora, cu ‘sto fatto dell’imu, gli animali, si sono trasferiti all’aperto ai semafori! …gli unici animali che hanno un tetto, si trovano tutti al parlamento! (Tutti approvano) Buongiorno a tutti. scusate, cu me mugghieri abbiamo una scommessa animalistica. Si è fissata con un verso, nun ci po’ nenti.

CARMELO

I fimmini, quannu si fissano nelle cose. meglio non insistere! Io, quannu litigo cu me mugghieri, a l’ultima parola spetta sempre a mia. …obbedisco!

TANINA

Buongiorno! È inutile che insisti Saverio, è comu dico io punto!! (I due continuano a blaterare)

NICOLA

Scusate signori. Invece di continuare a litigare, fatici sapiri qual è la vostra opinione, e nuatri vi diamo a nostra. Dico bene?

TOTO’

Giustissimo! Signori, condividete cu nuatri ‘sta scommessa e videmu cu havi ragioni di vuatri.

SAVERIO

Me mugghieri, asserisce di sapere tutti i versi degli animali, come del resto, li canuscemu tutti. Però, di uno in particolare dice ca sulu idda u sapi. Ora dico io, se u munnu intero non lo sa, comu fa a diri idda ca lu sapi?

GIGI

Quale verso è? Po’ essiri ca io lu canusciu!

SAVERIO

È inutile, manco lu canusciu io! Manco vuatri lu canusciti. Nessuno! Sulu questo esemplare di moglie mammifera, è convinta ca lu sapi (Tanina insiste che lo sa)  

TANINA

Pensa pi tia, catacombo! Signori, nessuno lo sa. Sulu io, canusciu il verso giusto. Mancu vuatri lu sapiti, solo io lo saccio!

GIOVANNI

Mi scusi, come fa a sapere che non lo sappiamo, se nemmeno noi sappiamo di che animale lei parla!

TOTO’

Ritornamu o fatto chi dissi me figghiu. Semu tutti attori. E ‘sti signori, stannu recitannu a loro pazzia! (Tutti ridono)

SAVERIO

Allora signori miei, ora vi spiego. Mi serve la vostra collaborazione e vi dimostro che ho ragione io, no mia moglie. Siete pronti? (Tutti si guardano perplessi, e annuiscono. Ad ogni verso di animale, addita sui commercianti. Canta il ritornello della vecchia fattoria) “nella vecchia fattoria ia ia o…c’è da vacca di me zia ia ia o…c’è la capra (Indica Gigi che lo guarda perplesso) c’è la capra! Ah vero, tu si masculu…C’è il caprone! (Gigi bela come un caprone) “nella vecchia fattoria ia ia o…c’è da vacca di so zia ia ia o…c’è la mucca (Carmelo muggisce) …c’è la pecora (Totò bela come una pecorella) c’è il cane (Giovanni abbaia) c’è il maiale (Nicola grugnisce) “nella vecchia fattoria ia ia o…c’è da scimmia di me zia ia ia o…c’è il coccodrillo (Indica qualcuno a caso che non sa rispondere. Tanina è felice e saltella. Indica tutti, ripentendo) “c’è il coccodrillo…(nessuno lo sa.)

NICOLA

Il coccodrillo come fa?

TUTTI IN CORO

Boooooh!!!!!!!!!

TANINA

(Felice, saltella) Vincivu, vincivu! U sacciu, u sacciu!

SAVERIO

U vidi ca nessuno lo sa? Perché, non esiste verso! (Tanina insiste di saperlo)  mancu lu sannu i bambini dello zecchino d’oro e l’ha sapiri tu? Ma zittuti! (Tanina felicemente, continua a dire di saperlo)

GIGI

Signora, visto ca lu sapi. Nu facissi sentiri! Semu tutti curiosi di saperlo.

TANINA

Ok, priparatevi! (Si mette in posizione con le mani davanti la bocca, come volesse imitare l’apertura delle fauci. Emette dei ruggiti da leone da far ridere Saverio) u viditi ca lu sacciu, solo io so come fa!

GIOVANNI

Signora, no che io la voglia contraddire, ma quello mi sembrava il ruggito di un leone!

SAVERIO

(Ride) no, ma quali ruggito! L’imitazione chi fici me mugghieri, è precisa identica a quannu me soggira, (Allude alle scoregge) apre le valvole da marmitta e ruggisce! E idda è convinta ca è, il verso del coccodrillo! (Ride)

TANINA

Me matri quando smarmitta, pare una trombone militare, no un coccodrillo! (Tutti ridono)

CARMELO

Giovanni, nun pigghiari impegni con altri attori per la tua prossima commedia, ricordati di ‘sti dui signori. Sunnu troppo comici!

GIOVANNI

Sicuramente, mi ricorderò di loro! (In scena, entra qualche passante che va ad acquistare da Totò, o aspetta le scarpe da Nicola o passeggia per il mercato, entrando ed uscendo)

TANINA

Signor Carmelo, mi prepari un poco di mele, pere e una insalata.

CARMELO

Va bene signora, ci penso io! (Entra in bottega a preparare la frutta)

SAVERIO

(Parla con Gigi) invece a mia, mi priparassi un poco di salumeria. Tanina, lu pigghiamu un poco di prosciutto?

TANINA

Si, però aspetta ca videmu quanto costa. ( A Gigi) mi scusi, quant’è all’etto?

GIGI

Due euro all’etto! Posso procedere?

TANINA

Si, proceda! Ogni lassata è perduta! (Gigi entra in bottega)

SAVERIO

(Spalanca gli occhi verso la moglie) Tu, dopo quarant’anni ca ti sopporto, ti nni vai a letto cu salumiere, pi due euro? (Totò e Giovanni terminando coi clienti, sono fuori ad ascoltarli)

TANINA

Ma chi dici Saverio! Io, ‘sti cosi nun li facissi mai! All’etto, mi riferivo o prosciutto!

SAVERIO

Pure! Vai a letto cu salumiere cu prosciutto nall’occhi, cosi mentre fate (Fa movimento su e giù con le gambe) …zighi e zagghi…zighi e zagghi, pensi a a mia sul divano, mentre tu mi fai (Fa le corna) le poppi corna?

TANINA

No, si ti manci i poppi corne che sono piene di sale, ti veni l’esaurimento gastronomico! (Tra i due nasce un diverbio. Totò e Giovanni sorridono)

NICOLA

(Ironico) e si junceru tutti e dui. L’ogghiu fitusu e a paredda sfurnata!

TOTO’

Signori, calmatevi. Pi piaceri! Il signore nun ha capito la parola, picchì è un po’ ignorante…

SAVERIO

(Si vanta) … Grazie, è un dono di natura! (Gli da la mano a Totò) Grazie del complimento! Lei si, che sa riconoscere gli artisti come me!

TOTO’

Visto che per lei è un complimento, ci dico ca lei è un ignorantone! (Saverio s’impettisce, come se ricevesse elogi) cioè, il prezzo del prosciutto di due euro all’etto, che diceva sua moglie è lo stesso che vale per me con …

SAVERIO

(Adirato) Puru cu lei? (Alla moglie) cioè, non solo cu salumiere, puru cu panellaro, pi due euro all’etto!

 

GIOVANNI

La smetta! Due euro all’etto, ci si riferisce al prezzo del prosciutto per 100 g. in italiano si dice all’etto. Ha capito?

SAVERIO

(Persuaso) quindi 100 g, si dice all’etto! Scusatemi, pinsava che 100 g. si diceva in piedi, ora sacciu ca si pò diri pure a letto(Tutti si mettono a ridere)

NICOLA

Comunque signora, a parte ca suo marito è ignorante da testa e peri, si vede che l’ama. Fici guerra e fuoco, picchì nun voli che va a letto cu nuddu!

TANINA

Mio marito, lu sacciu ca mi ama. Iddu, cu mia non si arrabbia mai! Ora si è arrabbiato, picchì ha capito male all’etto e ci pariva ca l’ho tradito. Vero amore ca ti sei arrabbiato pi chistu? Diccillu e signori!

SAVERIO

No, mi sono arrabbiato picchì tu dicisti, vado a letto pi du euro cu salumiere. Ca crisi chi c’è, due euro è troppo gratis. Almeno cinquanta euro! (Gli altri ridono, Tanina colpisce il marito con la borsa. Esce Gigi) scherzavo, calmati

GIGI

Cca c’è u prosciutto! …chi successi signora?

SAVERIO

Niente, discorsi fuori dall’etto!

TANINA

(paga Gigi) mio marito scherza troppo, ed io c’insegno u limite (si allontanano e vanno da Totò) Mi priparassi quattro panini con panelle e crocchette. Ed una vaschetta a parte di panelle. Per favore, tutto con poco sale, me marito havi u polistirolo nno sangue.

SAVERIO

Senta signor lei, a lassasti stari a mia moglie. Ci lu mittissi u sale e abbondante! (Totò e Giovanni entrano a preparare)

TANINA

ci devi fare mettere u sale, così poi a notte invece di dormire, devo stare cu compressore d’aria a vunciariti pi fariti acchianare a pressione? …hai u polistirolo nno sangue e fa contrasto cu sale. quindi senza sale!

SAVERIO

(Nervoso) Da quando staju cu ttia, u sangu mu facisti divintari acqua! quindi o cu sale o senza sale, l’atmosfera sempre alle stelle ma fai arrivare! …ma come si fa a campare così, come come …

GIOVANNI

(esce con un piattino di panelle) signori, le panelle stanno friggendo. in attesa che tutto sia pronto, eccovi un assaggino. Prego, sedetevi (i coniugi, si accomodano in panchina, gustando. Da sinistra, entra Rosolino insanguinato in viso anche nei vestiti, con una pezza si tappa il naso sanguinante. Accorre) Rosolino, che ti è successo? (Accorrono tutti spaventati. Lo adagiano nella panchina)

NICOLA

Rosolino, ma chi ti successi?

GIOVANNI

Come mai tutto questo sangue? Hai avuto un incidente? (Rosolino non parla)

TOTO’

Oh, ma ci senti? Sei cosciente? Parra!

ROSOLINO

(Dolorante) Ci sento, ci sento. Ma dati ‘na sigaretta?

CARMELO

A sigaretta pensi! Chi ti successi? Parra, fanni sapiri!

ROSOLINO

Mentri correvo pa strata, nun vitti ca c’era un bucu a terra, e cadivu!

TOTO’

Cadendo a terra, tuttu ‘stu dannu nun ti lu po’ fari! E poi, mancu si nun ti canuscissimu ca  nun po’ curriri, tu zoppichi!

GIOVANNI

Dimmi la verità Rosolino, che ti è successo? Qualcuno ti ha fatto del male? Dimmelo! (Rosolino, per qualche secondo fissa il suo sguardo, come a volergli dire qualcosa, poi china la testa) allora? Mi vuoi dire qualcosa? Parla! (Rosolino è taciturno)

NICOLA

Picciotti, senza farici domande ca è sconvolto. Bisogna purtarlo in ospedale, pi fallu medicare!

GIOVANNI

(Si toglie il grembiule) Tornate a lavoro voi, ci penso io! (Prende Rosolino sottobraccio e lo sostiene, uscendo da destra)

TOTO’

Giovanni, se c’è bisogno, chiama! Fammi sapere. (Tra i commercianti, discutono increduli dell’accaduto a Rosolino)

TANINA

(A Totò) Senta, mi scusi disturbarla, ma nuatri avemu altri impegni. Mi pigghia i panini!

TOTO’

(Si mette le mani in testa) I panelle! (Scappa dentro come un fulmine. Poco dopo, esce con un vassoio di merce bruciata deluso e nervoso) signori, mi dispiace! Mi scordavo i panelle e si bruciaru tutti! se aspettati, vi rifaccio.

SAVERIO

Va beh, nun si preoccupa. Li pigghiamu in un altro posto. Quanto pago, pi chiddu chi abbiamo mangiato?

TOTO’

(Triste) Niente, è una mia offerta.

SAVERIO

Grazie. Allora buongiorno a tutti! (Escono di scena)

TOTO’

(Ai commercianti, ancora riuniti a parlare) u vidistivu? Chistu è u guadagnu chi fici ca matinata! (Li getta nel secchio della spazzatura)

CARMELO

Ma comu facisti a scurdaritilli? Mica havi un jornu ca fai ‘sto mestiere!

TOTO’

Li havia misu a friggere, poi successi u fattu di Rosolino e persi a testa! Chi ci pozzo fari, cchiù scuru di mezzanotti ‘un po’ fari!

NICOLA

Nun ti scantari Totò. A mumentu, recuperi i spisi perduti.

TOTO’

(Affranto) Speriamo!

1 SCAGNOZZO

(entrano in scena con aria spavalda, i due tizi. Il loro saluto, irrompe nella quiete dei commercianti) Buongiorno! … c’è complotto? Successi qualcosa? (I commercianti tornano ai loro posti) chi è, nessuno parla? Vi tagghiaru a lingua?

NICOLA

No, tutto bene! (con presunzione) mai stati meglio!

1 SCAGNOZZO

Questo mi fa piacere, che i miei amici stanno bene! Però, odio i segreti tra amici. Picchì stavate parlando fra di vuatri. È successo qualcosa?

GIGI

Rosolino era nisciutu, e ritornò tutto insanguinato!

2 SCAGNOZZO

Questo ci dispiace, tantissimo! (Guarda il suo socio) …dico, si è saputo niente di cosa gli è successo?

CARMELO

Ancora nun sapemu niente. Appena torna dall’ospedale, ci faremo dire tutto. cu fu che lo ha ridotto così, e poi si vedrà!

1 SCAGNOZZO

(i due, si nota che si guardano in modo sospettoso) capisco, capisco! Diceva un tizio in un film… “ la vendetta è un movente pericoloso!” …ma comunque, sono cose che capitano!

2 SCAGNOZZO

(Si rivolge a tutti) Signori, oggi sono di poche parole! Preparatemi la merce, ca haju chiffari! Mi aspetta, un lungo giro e non voglio fare tardi. (Fa occhio a Nicola) vammi a prendere le scarpe, tu! (Nicola esce e ritorna con un involucro) Bravo Nicola.(I commercianti, danno ognuno il proprio involucro. i due, stavano ancora ritirando la mazzetta da Gigi, quando entra Rosolino medicato, sostenuto da Giovanni.) ueh, guardati chi c’è. il figlio al prodigo. (Rosolino gli fa uno sguardo fulminante) che ti è successo? Devi fare u provino per la mummia? (I due ridono. Gli altri osservano, disgustati. Cerca di accarezzargli il viso, Rosolino si scansa. allusivo) che c’è, hai paura che ti faccio male?

1 SCAGNOZZO

Rosolino amico mio, devi stare attento! Tu sei un bravo picciotto, però, secondo me ti successi ‘sta cosa, perché sei stato cattivello!

GIOVANNI

Cattivello, e perché? A chi potrebbe mai dar fastidio, una persona innocua come Rosolino? A nessuno.  Solo a delle bestie, può dar fastidio!

2 SCAGNOZZO

(Si rivolge a tutti) ueh, è questo chi è, il santo protettore di scimuniti? (Con aria minacciosa) Ma cu minchia si? 

TOTO’

Chistu è me figghiu Giovanni. Vive al nord. è venuto a trovarmi, pi stare un po’ cu mia!

2 SCAGNOZZO

Ti conviene che gliel’ho rimandi. Perché a me, la gente ca apre troppo la bocca, da ai nervi! (A Giovanni con cattiveria) sei fortunato oggi, picchì sono allegro. Se fossi incazzato, mi fermavo a parlare. (Al collega) amunì forza, ritira la merce e andiamo. ( il primo scagnozzo, si dirige da Totò, il quale sta per dargli in mano l’involucro, Giovanni capisce la scena e interviene, bloccando il padre) 

GIOVANNI

No papà, ma che fai?  (Prende l’involucro e vede i soldi) Papà, non devi farlo. Questi, sono soldi guadagnati degnamente, non puoi darli a loro!  

TOTO’

Giovanni, levati e fatti gli affari tuoi. Nun sunnu cose che ti riguardano (allunga la mano per dare l’involucro, ma Giovanni continua a fermarlo.)

GIOVANNI

Ti ho detto di no, papà! Deve finire questa storia, hai capito? Basta! (Totò insiste)

1 SCAGNOZZO

(Al suo collega) ueh ueh, taliati che bella chista. Un cazzittello da quattro soldi che fa l’osso duro! Ma cu si tu, pi diri a to patri chiddu ca deve fare!?

2 SCAGNOZZO

(Rivolto a Giovanni, con minaccia) Io sono come i cani, ca amano le ossa dura. Al contrario loro che li leccano, io l’ossa me li mangio!

TOTO’

Vi chiedo scusa di l’atteggiamento di me figghiu. Nun vi canusci e, nun sapi nenti. vi chiedo scusa! Ti prego Giovanni, fatti da parte e nun t’intromettere!

GIOVANNI

Ti sbagli, ho capito tutto invece! (Si rivolge ai due tizi) Da oggi, mio padre non paga più! (Totò contesta il figlio) No papà, deve finire adesso! … Non siete nessuno per obbligare la povera gente, a pagare per vivere! Da oggi, noi diciamo basta a questa realtà!

2 SCAGNOZZO

(Nervoso) ma chi ti credi di essere, per dire basta a nuatri! Tutti quelli che ci hanno messo il bastone fra le ruote (Guarda verso Rosolino) o hannu parrato assai sopra di noi, ci è sempre finita male!

1 SCAGNOZZO

Rosolino ni sapi cocchi cosa! Vero?

GIOVANNI

(Con rabbia) allora, siete stati voi a ridurlo così! Vero Rosolino che sono stati loro? (Rosolino abbassa lo sguardo) dovreste vergognarvi! Approfittare di chi non sa difendersi, è da vigliacchi! Un uomo, che colpisce un altro uomo al buio, è un vigliacco.

2 SCAGNOZZO

Guarda che tu, stai superando i limiti! Io, non sono un vigliacco. Non ci metto niente a tapparti la bocca, puru ora!

TOTO’

Pi favori, nun statilu a sentire a me figghiu nun sapi chiddu ca dici. Giovanni, pi favori statti zitto!

NICOLA

Giovanni, sentilu a to patri. Ascolta a mia, ca sugnu vecchio. Nun ni vale a pena, figghiu miu. Zittuti!

GIOVANNI

Invece no, bisogna parlare per risolvere questa brutta storia! Invece di implorarmi a tapparmi la bocca, anche voi dovreste dar voce, alla mia voce! Che aspettate? Liberatevi da questa schiavitù…ora! Approfittate del mio coraggio, per lottare insieme a me, dai!

1 SCAGNOZZO

(Nessuno dei commercianti ha nulla da dire) senti mister perfezione, secondo me, hai guardato troppo cartoni animati per crederti un eroe!   E poi, quella di cui tu parli non è una schiavitù, ma un’assicurazione sulla vita! Se paghi sei assicurato, se non paghi, sbatti la testa al muro! (I Due ridono)

TOTO’

Pi favore, io sugnu u patri. spetta a mia rimproverare me figghiu. Facemu ‘na cosa, per favore, vi nni putiti turnari a casa, entro stasera, ci porto io direttamente u me debito o zù Ciccio! (I due si guardano dubbiosi)  Va bene? Facitimillu per favore! (Giovanni vorrebbe reclamare, ma Totò gli tappa la bocca)

2 SCAGNOZZO

Va bene! Si facemu ‘sta cortesia, la facemu per rispetto tuo no di to figghiu! noi ora, passiamo du zù Ciccio e ci dicemu che entro stasera, passi tu.

TOTO’

Sicuro, nun vi preoccupati. Stasera, pagherò il mio debito!

1 SCAGNOZZO

Nuatri ce ne andiamo. ( A Giovanni) è inutile ca vo fari l’eroe, gli eroi non esistono! Salute a tutti. (Escono)

GIOVANNI

(A Rosolino) Perché non me lo hai detto subito che sono stati loro a ridurti così, eh? Perché hai avuto paura a dirmelo? Devi sconfiggere le tue paure, no viverci! (Tira Rosolino, invitandolo a seguirlo) Vieni, andiamo in caserma a denunciarli, andiamo!

TOTO’

(Nervoso, alza la voce. Lo ferma al centro del mercato) fermati! Dimmi a verità, vinisti nne mia pa festa o pi rumpirici a testa? Cu ti cridi di essere, u padre eterno? Tutta ‘sta sapienza chi hai, nun servi nenti cca ne nuatri, u capisti? A tia ti pare, che siamo in una serata al teatro, dove alla fine, i genti ti battinu i manu? Cca, nuddu ti sbatti i manu. Cca ti ammazzano, u capisti?  Tu, non sei nessuno! Se sei ancora convinto ca vo conciari ‘sta realtà, è megghiu ca ti nni torni a Roma, puru ora!!!!

GIOVANNI

È così respingi tuo figlio, per aprire le braccia alla mafia? (Gli fa un applauso irrisorio) complimenti papà! …Io voglio sconfiggere il racket e tu, mi lasci solo?

TOTO’

Ma che sconfiggi! Ma chi ti credi di essere? Tutti chiddi che la pensavano come te, si trovano o cimiteru. Morti e sepolti!!!!!!

GIOVANNI

Tu lo sai perché quelli come me, sono morti? Perché li hanno lasciati soli, papà. Si, soli! Anche io sono da solo, ma non ho paura di perdere! Diceva un uomo del passato “ Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso” Se mi lascerete solo, io morirò! Ma se invece, tutt’insieme ci unissimo saremo come le formiche che a due a due, diventano quattro, poi otto, poi sedici…trentadue, fino ad arrivare a milioni e milioni. E voi lo sapete cosa fanno milioni di formiche? (Tutti si guardano) …Smuovono le montagne! Si proprio così, smuovono le montagne.  

GIGI

Giovanni, apprezzo chiddu ca dici, picchì è la verità. Io, ho famiglia e nun voglio rischiare. Se mi succede cocchi cosa, nun c’è nuddu ca li po’ campari e me figghi e mia moglie!

CARMELO

Puru io la penso così. Mi vulissi ribellare di più di chiddu ca fai tu, …ma nun lu pozzu fari, pi amuri da famigghia.

NICOLA

Io, oramai sugnu vecchio ed è inutile chiddu ca fazzu. Quindi, chista è, chista mi tegniu!

GIOVANNI

Vi sbagliate, amici miei! È vero, che si va in contro alla morte, ma possono uccidere un singolo, al massimo due. Ma no una colonia di formiche, che mirano sempre di più ad andare avanti, fino a smuovere le montagne! …vi prego, datemi ascolto…dobbiamo smuovere le montagne, tutt’insieme! …(Col pugno chiuso in segno di vittoria) unitevi a me, e vinceremo!

TOTO’

Le formiche, u teatro, a commedia? ti vo fari ammazzari veramente? Vidi ca chiddi, nun ci pensanu un sulu minutu a fallu! … cu ti credi di essere? Tu, si nuddu misto cu nenti! (Entra nella friggitoria, esce con la valigia e la tira ai piedi di Giovanni) pigghiati ‘sta valigia e, tornatinni a Roma! (Lo spinge via, ma Giovanni resta)Nun ti vogghiu vidiri cchiù cca ne mia! …vatinni di ‘sta terra bruciata, vai!

 

GIOVANNI

Invece no, papà! Io rimango, perché voglio vincere! questa, non è terra bruciata. La nostra è terra d’amore e di sole! Fatta di gente per bene. … (Gli allunga la mano) dai, unisciti a me. insieme, possiamo vincere! (Totò esita qualche secondo, come ad allungargli la mano, poi la ritrae e volta le spalle, a Giovanni) Anche tu mi lasci da solo! …va bene papà, continuerò a combattere da solo. non andrò molto lontano, ma io lotto lo stesso. Tu, vivrai per il resto della vita, a guardarti allo specchio, vivendo da fallito!! (Totò si gira e gli molla un ceffone che riecheggia nel silenzio del mercato, lasciando tutti allibiti. Giovanni si tocca la guancia, Totò china la testa, deluso del folle gesto) Grazie papà! (poco dopo, entra Don Ciccio, il boss)

DON CICCIO

(Ben vestito con coppola in testa, anello nel mignolo. Entra con aria arrogante, cammina piano) Buongiorno a tutti! (Tutti ricambiano. Si va a sedere nel tavolino di Totò) Ciao Totò! Portami da bere!

TOTO’

(Impaurito) subito! (Entra, poi esce con una bottiglia di vino. Ne versa un bicchiere e glielo da)  Don Ciccio, picchì vinni lei? Ci dissi ai suoi picciotti, ca passavo io da lei, appena chiudiva l’attività. Nun vogghiu creare problemi

DON CICCIO

Totò, stai calmo. Rilassati! Che fa, nun hai a piacere ca vengo io da te?

TOTO’

Certo ch’è un piacere, della vostra presenza! Vuatri siti sempre u benvenuto.

DON CICCIO

(Gusta il vino) Bello ‘sto vino. Rosso e genuino. Complimenti Totò. Mi piace! (Totò, ricambia il complimento con un misero sorriso. Prende un sigaro dalla tasca e si mette a fumare, con movimenti lenti e decisi) Totò, sono venuto a conoscere tuo figlio! (Rivolto a Giovanni, che sta in silenzio) cu è chistu?

TOTO’

Si, è iddu Don Ciccio. Chistu è me figghiu Giovanni. Sta a Roma pi cercare fortuna nel cinema e teatro. Scrive commedie, ha vinto pre…(Don Ciccio  con un gesto, zittisce Totò)

DON CICCIO

Sai, il tuo nome mi ricorda la buonanima di me patri. Giovanni! Mi ha insegnato ad affrontare la vita, e non arrendersi mai. Grazie a iddu, ora ho una posizione! …(Si alza e inizia a girare per il mercato) sai perché mi trovo qua? Perché sono venuto a congratularmi cu tia, per il tuo coraggio. Mi piacciono i picciotti comu tia, ca  nun si scantanu di niente! (Si avvicina e gli porge la mano) Complimenti! (Giovanni indifferente. Poco dopo, don Ciccio, la ritrae. Così, non mi vuoi essere amico? Qua, mi conoscono tutti e sanno di cosa sono capace io. Basta che io apra la bocca, tutti si pisciano di sopra! …ed io Don Ciccio, vegniu da te pi dariti la mano, e tu, mi rifiuti? …brutto errore!

GIOVANNI

Lei crede di farmi paura? (Don Ciccio alza le spalle)  …non ho paura!

DON CICCIO

Giovanni, tu mi piaci. Sai perché? Tieni le palle! Non voglio etichettarti come un mio nemico. Io, sono amico degli amici. voglio ed esigo, ca tu diventi amico mio! Ho saputo che fai teatro, scrivi teatro…vero? Guarda, io posso aprirti le porte del successo. Conosco così tanta gente, che basta una semplice parola, che si aprono una infinità di porte.

TOTO’

(Felice) Sentito Giovanni? Grazie all’aiuto di don Ciccio, po’ raggiungere u to sogno!

GIOVANNI

Papà, non mi serve aiuta della criminalità per diventare un personaggio. Io mi farò strade con le mie armi. L’umiltà e col cuore! ….

DON CICCIO

Non vuoi proprio essermi amico?

GIOVANNI

Farò di tutto, per fermarla! Lei, e quelli come lei! Io sto, dalla parte dei più deboli, della gente onesta.

DON CICCIO

(Ai commercianti che guardano, con la testa gli fa un cenno e tutti, escono di scena. Qualcuno, aiuta Rosolino ad uscire. Totò resta) vedi chi comanda qua. Ammiro che hai coraggio, ma a chi minchia vulissi fari scantari, a mia?

TOTO’

Don Ciccio, ci chiedo scusa a nome mio è di me figghiu. Pi favori, nun stassi a sentiri chiddu ca dici. Iddu è pazzo! (Al figlio) chista è l’educazione chi hai? Ti dissi, di turnaritinni a Roma! Nun ti vogghiu cchiù menzu i peri. Capisti? Vatinni!

DON CICCIO

Ti vogghiu veniri in contro. Ascolta to patri. Cca, nun è posto pi tia! Vai a fare l’eroe a Roma.

GIOVANNI

Questa è la mia terra, sono nato in Sicilia. E voglio che un nuovo sole di legalità, parta da qua per diffondersi in tutta Italia. Da questa bellissima terra di sole, di mare di vera gente onesta! Per colpa di quelli come lei, si vive nel fango. Ed io, voglio dire basta!

DON CICCIO

(Con arroganza) Il tuo comportamento, mi ricorda alcuni poveri illusi che dicevano le tue stesse parole. Sai che fine hanno fatto? …adesso non parlano più!

GIOVANNI

Parla di Don Pino Pugliesi, Falcone e Borsellino?

DON CICCIO

Si, parlo di loro!

GIOVANNI

Loro, non sono morti! Io, sono la testimonianza che sono vivi! Le loro idee, cammineranno sulle mie gambe e sulla mia voce, ci sarà sempre e solo un grido. Libertà!

DON CICCIO

Sai, conosco a to patri già da tanti anni ed, è sempre stato una degna persona. Puntuale, precisa! Mi dispiacerebbe dargli un dispiacere, tappandogli la bocca, al suo unico figlio!!!

TOTO’

(Gemente) Pi favori Don Ciccio, nun ci facissi male a me figghiu. Facissi finta ca sbagliavu io. Nun si preoccupa, aldilà di chiddu ca dici me figghiu, io…(Testa bassa) sto dalla vostra parte! (Giovanni lo guarda, esterrefatto) me figghiu è pazzo, pazzo! U lassassi perdiri, nun ragiona. È convinto!

DON CICCIO

(In segno amichevole. Gli batte mano sulla spalla di Totò) stai calmo Totò. Tu, si che meriti il mio rispetto. Per il bene che ti voglio, devi fare andare via to figghiu. Cca, nun ci po’ stare. Altrimenti, sarò costretto a prendere seri provvedimenti! (Totò asseconda don Ciccio)

GIOVANNI

Invece no, io rimango qua. L’ho iniziata questa battaglia, e voglio vincere la guerra!

DON CICCIO

(Inizia ad innervosirsi, alza la voce) tu, vo vincere contro di mia? Ma cu minchia sei, che ti metti contro di me, ah? Ma tu lo sai chi sono io? Tu lo sai, di chiddu ca sugnu capace a fare? Tu, sei un verme pi mia, non vali niente! Sai quanto ci metto a schiacciarti? Manco lo puoi immaginare! per quale motivo ti è venuto in mente di scassarimi la minchia a mia?

GIOVANNI

Voglio dare un forte segnale a tutti i giovani che la pensano come me, ma hanno paura, di emergere! Beh, io ne voglio essere testimonianza. Non mi arrenderò, perché…io voglio vincere! Si, proprio così, voglio vincere! Voglio divulgare attraverso il mio teatro la legalità, la libertà soprattutto dire basta …basta …basta alla mafia!

DON CICCIO

(Ironico) tu una insignificante formica, vorresti vincere contro di me? contro il mio impero?

GIOVANNI

È vero, una formica non può andar lontano, ma una moltitudine di formiche smuovono le montagne! Ed io ci credo, perché voglio vincere sia per me, ma per tutte le vittime della mafia!

DON CICCIO

(allunga le braccia, guardando in giro) Vincere? dove sono queste formiche che vogliono vincere?

ROSOLINO

(entra zoppicante,si unisce a Giovanni) mi unisco a Giovanni perché voglio vincere!

DON CICCIO

(Ironico) sicuro che vincerete! Tutti e dui insieme, siete il ritratto della legalità! (Ride)

TOTO’

(Fa un passo avanti, mette la mano sulla spalla del figlio con convinzione) mi unisco a mio figlio, anche io voglio vincere! (Giovanni è felice)

DON CICCIO

Tre stupide formiche, volete smuovere le montagne? (Risata lunga con sarcasmo e parla) siete illusi, voi non siete nessuno!  Siete nuddu miscatu cu nenti!!! (Lo dice quasi ad urlare) Voi, non vincerete mai! (Ride prendendosi gioco dei tre. La risata pesante e prepotente. Dopo un paio di secondi,…)

NICOLA

(Entra in scena. Con convinzione) Invece no! anche io voglio vincere! (Si affianca a Rosolino)

GIGI

(Entra) Anche io voglio vincere!!!! (Si mette affianco Nicola)

CARMELO

(Entra) Anche io voglio vincere!!!(Si mette affianco Gigi)

RIFFANTE

(Entra) Anche io voglio vincere!!!(Si mette affianco di Carmelo. In scena, entrano tutti gli attori e comparse che ne hanno fatto parte. Tutti, entrando diranno “ voglio vincere!”. Si posizioneranno in scena, uno vicino l’altro, creando un semicerchio sul palco, lasciando Don Ciccio al centro della scena. Appena tutti in scena, una persona canterà a cappella una canzone, con tono basso. Quando si ricomincia con la canzone, parte una persona e poi una seconda ed una terza, una quanta, quinta…via via tutti in coro canteranno la canzone. Nel frattempo, don Ciccio, infastidito da questo forte grido positivo di legalità, si va accasciando a terra, tenendosi le braccia sulle orecchie, cercando di non ascoltare. Il senso che ho deciso che don Ciccio si accasci a terra, infastidito dal canto di tutti, è una morte morale. Avrei potuto farlo morire per via dei giusti, come liberazione degli stessi. Invece no! questa morte morale, debba essere un simbolo di lotta, no di risposta al sangue, col sangue)

CANZONE

(Da ripetere più volte, a piacimento del regista) Siamo noi siamo noi, la Sicilia quella vera siamo noi. Siamo noi siamo noi, la Sicilia quella vera siamo noi!!  (Gridano insieme) Libertà!!!! (Gli attori, coinvolgeranno il pubblico a battere le mani a tempo)

BIMBO

(Dopo qualche minuto, gli attori si zitteranno. Un Bimbo piccolo, intorno 5  6 anni, entra dal centro del semicerchio creato dagli attori. Avanza lento. Dopo qualche passo, si ferma e guarda gli attori dalla sua destra e sinistra, poi guarda il boss a terra. Don Ciccio, alza il busto sorretto dalle braccia e guarda il piccolo che avanza verso di lui. Il piccolo lo fissa negli occhi, poi alza la sua gamba, gliela poggia sulla spalla. Il piccolo, con forza schiaccia don Ciccio a terra e rivolto verso il pubblico alza le braccia in alto e grida) HO VINTO!!!!!!!! (Tutti gli attori, alzano le braccia in alto e acclamano con un grido di gioia! (Cala il sipario)  Fine!