Home on the range

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HOME ON THE RANGE

Scherzo comico in tre atti

di LEROI JONES

Traduzione di Ettore Capriolo

PERSONAGGI

Il Padre

La Madre

Il Figlio

La Figlia

Il Criminale Nero

Una folla di neri

Uomo Nero N. 1

Donna Nera N. 1

Uomo Nero N. 2

Uomo Nero N. 3

Ragazza Nera

Commedia formattata da

Stanza di soggiorno americana. Finestra al centro. Compare alla finestra il criminale nero. La famiglia guarda la Tv, mangia popcorn, chiacchiera.

Padre                             - Rosso usso batte il lindo, avanti fa.

Madre                            - Già, spara 1’89 giarrettiera rossa.

Padre                             - Sibum, das scoppia.

Madre                            - Spira.

Figlia                             - Didi dodo! Laredgrepe e stuble.

Figlio                             - Noik! Disreale grumple!

Padre                             - Yak yak. (Ride)

Madre                           - Dirigibile.

Padre                             - Duluk spacca. Il fiume. Yips.

Madre                           - E io.

Padre                             - Tering. Golligolli.

Figlia                             - Ahhhhhhk. Bretzel. Mamarama. (Il criminale guar­da, alza la pistola. Si sta tirando su per guardare dalla fine­stra. La famiglia continua la sua "conversazione")

Padre                             - Crachivachi. Riprip. Dullong dulux rompe. Diri­gibile.

Figlio                             - Ball-grepe. Ramona.

Madre                           - Dirigibile. (il criminale scompare. La famiglia con­tinua: cambia canale, ecc. Improvvisa forte bussata alla porta)

Padre                             - Ghestetner. Crimini.

Figlia                             - Vut. Resistifreddo. Dribbla.

Madre                           - Achtung Swachtung.

Figlia                             - (si alza e va ad aprire) Vatilup? (S'immobilizza sulla soglia alla vista del criminale nero) Batolup, Baspobo. Padre (preoccupato) Swachtung, dirigibile, Vatolup? (Si alza. Dalla soglia il criminale costringe la figlia a rientrare nella stanza)

Padre                             - (vedendo il criminale, avanza nervosamente di un pas­so) Scarto. Scabbia. Dadum. Crenc.

Criminale                      - Eh? (Non capisce) La vedi questa pistola, brontolone? Indietro se non vuoi che ti faccia secco.

Padre                             - Vatalup. Scarto. Crenc Crenc. (Trema per la paura e la collera) Vacuvachtung Schwacushwactung. Iip!

Criminale                      - Che diavolo ti piglia. Indietro, maledetto idio­ta. (Gli altri si alzano e s'avviano preoccupati verso la porta. Ma s'immobilizzano vedendo il padre e la figlia bloccati dalla pistola del criminale)

Figlio                             - Gash. Scarto. Scabbia. Dadum.

Padre                             - (al figlio) Yip. Vachtung. Credul. Concmac. Vutu.

Madre                           - (urlando all'improvviso) Aaaaaaaiiiiii... Grencnul crud Iure. (Fa per precipitarsi, ma la trattiene il figlio)

Criminale                      - Che razza di stronzate son queste? Che cristo avete voi altri? (La famiglia s'ammassa e si mette a gemere. Adesso trattengono tutti la madre. Il padre le accarezza il naso) Gesù. (Si guarda attorno, cauto, guardingo) Andate tut­ti nell'altra stanza. Sedetevi- Tornate a fare quel che facevate prima. (Una risata dal televisore; fredda, odiosa, insistente. Senza volerlo il criminale arretra) Cristo. (Punta la pistola contro il televisore. La risata continua e aumenta di volume. Poi viene troncata da una esplosione fragorosa. Urla. Gente in violento tumulto. Di nuovo la risata. Vi si unisce la fa­miglia: prima la madre, poi il figlio, la figlia, il padre: imi­tano la risata della Tv. Si dimenano e si contorcono, si scam­biano pacche e s'abbracciano per manifestare un'allegria sfre­nata)

Famiglia                        - HAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! Criminale (sconvolto, punta la pistola prima contro uno del gruppo, che sta per buttarsi a terra, poi contro il televisore che continua a trasmettere la risata) Cristo. Che diavolo vi prende, gente? Silenzio, cristo, silenzio. Figlio (indicando il criminale) Vatalup bingo. Vascmasc. Cratesi. Ming. (Ridono tutti ancora più forte)

Criminale                      - Silenzio, silenzio. (Prende la mira e spara al televisore. Nel momento stesso in cui il proiettile fracassa le valvole dell'apparecchio, la famiglia smette di ridere) Silenzio! (// suo grido, ora che è rimasto solo, è fortissimo. Gli altri co­minciano a sedersi, impassibili. Il criminale, ansante e tur­bato, resta a tremare in mezzo alla stanza. La famiglia con­templa afflitta il televisore)

Madre                           - (con molta tristezza) Vachtung.

Criminale                      - Cosa? Cristo, perché parlate in questa manie­ra? Che razza di linguaggio è? Io non sono uno stupido. Ho girato il mondo. Ma che razza di linguaggio parlate? (Nes­suna risposta. La madre e il figlio si voltano languidamente verso di lui a guardarlo con una pigra miscela di disperazione e di odio. Il criminale s'accosta al padre) Ehi tu. (Gli avvi­cina la pistola al viso) Mi hai sentito, no? Mica hai le orec­chie tappate.

Padre                             - (lo guarda a lungo. Poi borbotta) Vo ein. Ruggles. E roba.

Criminale                      - Eh? Cosa vuoi dire? (Agita la pistola) Parla chiaro.

Madre                           - (urla) Crindlebindle. Stupnagel panico.

Criminale                      - Eh? (Punta la pistola verso di lei, ma il padre si mette di mezzo alzando le mani)

Padre                             - Crillilli bagfest. Gobble. Guble.

Criminale                      - Come?

Padre                             - (comincia a slacciarsi la cintura. Si sfila i calzoni. Sul­le mutande sono dipinti enormi biglietti d'augurio di San Valentino) Guble. Crillilli.

Madre                           - (si alza. Agita un dito verso il padre) Giasc. Pasc. Camaleonte.

Padre                             - (si volge verso di lei irosamente, facendole cenno di tornare a sedersi) Gnasc. Pasc. Vessilli e fusilli. (Comincia a fare qualche passo. Mostra la sua bravura di ballerino. Can­ta una canzone) Bubbles. Bubbles. Bubbles. Bubbles. Notti streghe scricchioli. E bang.

Criminale                      - Stavolta hai quasi detto delle cose sensate. Che diavolo sta succedendo? Siediti adesso. Non ho tempo di guardare il tuo culo ossuto che cerca di ballare. Sono un la­voratore io. E, francamente, sono qui per commettere un de­litto. (Lo guardano sbalorditi) Non potete starvene li con que­gli strani discorsi e quelle strane espressioni a guardarmi in uno strano modo quando vi dico che sono qui per com­mettere un delitto. Questo è il regno del terrore e io sono Robespierre. (La famiglia comincia a ridacchiare. Il padre danza e minaccia di sfilarsi le mutande. La figlia, sullo sfondo, comincia a slacciarsi il vestito mentre guarda saltellare il pa­dre. Si alza e si mette a saltellare anche lei. Si muove pigra­mente, aprendosi il vestito. Il figlio comincia a battere le mani su un tempo aritmico e immaginario)

Figlio                             - Vatalup. Vatalup. Bingo. Stringo. Vatalup gingo.

Criminale                      - Piantala con quelle stronzate, idiota. Se hai voglia di parlare, parla. Avresti potuto dire per esempio che questo non è il regno del terrore, e che Robespierre è morto, e comunque era un bianco. (Il padre, in piedi, si tiene le gambe come se avesse freddo) Vestiti, scemo. E voi dite qual­cosa di reale; anzi d'ora in avanti il primo che viene fuori con quelle puttanate alla tarzan lo riempio di buchi. Chiaro? (Gli altri si scambiano occhiate. Improvvisamente il padre fa un vago gesto verso la parete dietro il criminale. Da un alto­parlante nascosto arriva una voce)

Altoparlante                  - QUESTA È LA VOCE DI DIO. TUTTO È CALMO. RIPETO. QUESTA È LA VOCE DI DIO. DEL TUO DIO. CHIUNQUE TU SIA. E SONO IO CHE DICO TUTTO È CALMO. RIPETO. TUTTO È CALMO'. (il cri­minale si volta, spara sulla fonte del suono. La voce si in­terrompe. La famiglia balza in piedi sorpresa) Criminale (accento ebreo) Avete sbagliato vampiro. Sede­tevi. (Gli altri cominciano a parlare contemporaneamente in un balbettio fragoroso)

Famiglia                        - Crimini. Vatlup. Cruc. Bibbia. Bibbia. Crune. Jab. Cribbio. Auk. Auk. Crune. Lup. Domanda. Balbetto. Mor­ti. Robot. Impieghi. (Alla fine urlano in coro) LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE.

Criminale                      - Vi capisco. Adesso parlate quasi giusto. Con­tinuate cosi. (Incominciano a saltellare qua e là per la stanza urlando a pieni polmoni. Saltano furiosamente cercando d'ar­rivare al soffitto. Una paura urlante lacera i loro visi)

Famiglia                        - LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE LUCE. Criminale (arretrando) Luce? Ma che razza di posto è questo? Erano meglio quando parlavano nell'altro gergo. Che luce? (Saltano fin quando non sono esausti, poi si lasciano cadere uno dopo l'altro sul pavimento o sui mobili) Gesù, che razza di posto... (Si guarda attorno guardingo in cerca di qualcosa da rubare. Si sposta tenendo sempre la pistola da­vanti a sé. Fruga nei cassetti e si volta spessissimo a guar­dare la famiglia. Raccoglie alcune cose, altre le rimette via disgustato. Infine si rivolge alla famiglia) Ehi, gente... sve­gliatevi, porco diavolo... (Continua a guardarli e alterna ai mormorii parole dette a voce alta e esasperata) Ehi, ragazzo... (avvicinandosi al Figlio) Che diavolo sta succedendo in que­sta casa? Voglio dire, gesù cristo, uno entra in un tugurio dall'aria distinta sperando di farsi i suoi affari, di arraffare ma­gari qualche soldo... non è neanche il mio quartiere, perdio. Vengo qui per alleggerire questi tangheri e guarda cosa mi capita... (Un gesto) Dio cristo! (Scuote il figlio) Ehi, ehi, ra­gazzo! Ti vuoi svegliare, cazzo? (// figlio si stira, apre gli occhi abbaccinato e scuote la testa. Cerca di alzarsi. Il crimi­nale lo aiuta. Adesso che è in piedi e trema, fa un ultimo sforzo e, con grande difficoltà, riesce a pronunciare qualche parola)

Figlio                             - Luce! Luce! Luce luce!

Criminale                      - Oh merda. (Scaraventa di nuovo il figlio nel punto dove prima era disteso) L'ho già sentito 'sto discorso... piccolo... (s'interrompe per cercare la parola) gitone! Cristo... (li guarda) Cristo. Non ho fatto altro... (Alza le braccia)... che uscire a cercarmi un lavoro... come dovrebbero fare tutti i negri secondo quelli dei giornali... e dove vado a capitare... in un lurido manicomio! (La figlia riprende coscienza per un attimo. Apre gli occhi alza la testa)

Figlia                             - Vatalup. Crune. (Si lascia di nuovo cadere)

Criminale                      - Oh merda. È diventata idiota! (il buco nella parete dov'era l'altoparlante ricomincia a emettere un suono spezzato, ribollente, gorgogliante)

Altoparlante                  - Auuuuk... auuuuk... (Sembra acquistare forza, come se stesse per parlare. Poi parla) Vatalup. Crune. Crimini. Swachtung... (Il criminale si volta e spara)

Criminale                      - Brutta carogna... basta con queste stronzate. (Gorgoglio dell'altoparlante, che replica come se fosse stato ferito)

Altoparlante                  - Luce... auuuk... lu... auuk... auuk... auu-uukkkkkk. (Smette. Le luci s'attenuano sino a sparire. Buio.

 Si riaccendono i riflettori. L'intera famiglia è in piedi, sul­l'attenti. Il criminale si è lasciato cadere contro il bar. Si è svegliata anche la madre e si schiarisce la gola)

Madre                           - Aruuuuuunf. (il criminale si sveglia di scatto. Tira fuori la pistola, ma sembra essersi accorto anche lui che ora nella stanza ci sono vibrazioni diverse e si mette sull'attenti. Con un leggero movimento del capo, la madre gli fa cenno di avvicinarsi. Il criminale obbedisce. Poi, come obbedendo a un segnale, s'infila la pistola nella tasca interna, e cava dal­l'altra tasca un bastone pieghevole. Comincia con grande stre­pito [battendo su una sedia quasi fosse un leggio di orchestra, imponendo attenzione con i movimenti della testa e con un portamento ora assai altero, voltandosi a ringraziare un pub­blico invisibile] a dirigere i canti della famiglia. Prima una versione di America the Beautiful, poi una stupida melensa versione dell'inno nazionale negro, Lift Every Voice and Sing, che giunge a un acme super drammatico quando il criminale, commosso sino alle lacrime, fa un saluto supermilitare. Quan­do sono al punto più alto dell'inno entra improvvisamente dal­la porta una folla di neri. Il criminale si volta di scattò, sba­lordito, poi lancia un urlo di riconoscimento cui i neri ri­spondono con un urrà generale, dopo di che si mettono a cor­rere intorno alla stanza e una volta aggrediti tutti i membri della famiglia con occhiate fulminanti, colpetti sulle spalle e insulti sussurrati come si sussurra in palcoscenico, iniziano i preparativi per una festa)

Criminale                      - Ehi, ehi. Che sta succedendo? Cosa diavolo ci fate qui?

Nero 1                           - Vedi, Bill, abbiamo saputo che eri qui a lavorare e abbiamo deciso di venire a dare un'occhiata.

Nera 1                           - Già, e siccome Tilly sospettava che ci fossero del­le pupe grige, ci ha mandati qui per farti star calmo. (/ neri ridono. La famiglia era rimasta muta e immobile al centro della sala. Ma quando cominciano a girare i dischi, quasi tutti 45 estratti dalla borsa di una delle donne, cercano anche loro di partecipare alla festa e si mettono a ballare l'uno con l'al­tro. Dopo un po' la ragazza riesce a ballare con un negro ef­feminato dalla pelle molto chiara che porta una cartella di pelle e un cappello tipo Madison Avenue. Il negro, pur bal­lando molto stretto alla ragazza, non molla mai la cartella. Fa anche in modo che non gli caschi il cappello. Ballano an­che due grossi negri che si lanciano l'un l'altro la madre)  

Nero 2                           - Ehi, come le piace ballare a 'sta bagascia! (Giun­ge al culmine una sfrenata festa negra. Si balla, si canta, si bestemmia, si rissa. La madre è scaraventata avanti e indietro. La figlia si è sdraiata scompostamente e catatonicamente per terra e compie movimenti spasmodici come il Jerk. Il figlio striscia sul pavimento a quattro zampe seguendo una ragazza nera con occhi rossi, capelli biondi e tondi occhiali da sole. Il padre balla nudo con un giovane negro in giacca di pelle che gli agita davanti un coltello per tenerlo a distanza. Il cri­minale si lascia assorbire dalla festa, poi arretra per contem­plarla. Infine si volta di scatto verso gli spettatori, puntando la pistola contro di loro)

Criminale                      - Questa è l'aria dell'America. La mia patria e la tua. (Spara sopra la testa degli spettatori) Questa è la scena della Caduta. La fine degli empi. (Uno sparo. Subito dopo altri due) Questa è la fredda presa di potere tra i ritmi in­tensi e la grazia. Processione sfrenata. Teppisti. Barboncini. Colpi di rasoio. Sporcizia. Assassini di dèi. È la fine. (Spara) Correte, bastardi, correte. Voi luridi figli di puttana che non avete posto nel nuovo nel bello nel nero cambiamento del mondo. Che non appartenete a questo mondo. Frankestein ricchioni dei miei stivali. È meglio che ve ne andiate di qui. (Spara altre volte) Il mondo! (Buio. Quando si riaccende la luce, i neri sono sdraiati un po' dappertutto. I grigi che par­lavano strano sono accatastati al centro di una cerchia di uo­mini di colore insonnoliti dal whisky e dalla droga. Il crimi­nale si è accoccolato sopra la famiglia insieme con altri due. Sono le sole persone sveglie in tutta la stanza) OK. Ricomin­ciamo da capo.

Padre                             - Sono nato a Kansas City nel 1920. Mio padre era il vice-presidente di una ditta di concimi. Prima di questo eravamo fantasmi... (Indica la famiglia) Spiriti maligni senza sostanza. (il criminale guarda i suoi fratelli annuendo, come se avesse sentito confermare una sua teoria) Nero 1 (un po' assonnato) Si... si... chiedi a questo ba­stardo perché hanno fatto tutti questi cambiamenti. (Crolla. Il secondo nero vede una delle donne, la ragazza nera coi capelli biondi che si agita in un angolo. S'alza di scatto con una gomitata al criminale)

Nero 2 —                      - Ehi... la puttanella respira ancora...

Criminale                       - Bella.

Nero 2                           -  Pupa.

Ragazza nera                 - Oh. Che festa formidabile.

Nero 2                           - Sembri in gran forma, ragazza. Vorrei essere il tuo uomo.

Ragazza nera                 - Andrà tutto bene. Sono vera io. E sono sana.

Nero 3                           - (si sveglia, vede la ragazza) Forse siamo i soli su­perstiti, forse... Vediamo se qualcun altro... (S'avvia verso le donne. Comincia a scuoterle) Sorella, ehi, sorella. (Le schiaf­feggia delicatamente al viso) Ehi, svegliati. Ehi, se non apri subito gli occhi, perderai lo spettacolo di un bell'uomo. (Tutti ridono)

Criminale                       - (si volge verso i membri della famiglia tuttora im­mobili e apparentemente addormentati, tranne il padre) Ehi... (Pungola il padre) Ehi. Ricominciamo da capo. Dall'ini­zio, signor Tooful. (Tutti ridono)

Padre                             - Sono nato a Kansas City nel 1920. Mio padre s era il vicepresidente di una ditta di concimi. Prima di questo eravamo fantasmi... (Annuisce pesantemente, con la testa che gli penzola)

Criminale                       - Avanti, avanti.

Ragazza nera                 - (va a guardare dalla finestra) Ehi, guardate, sta spuntando il sole. (Si volta a salutare i tre fratelli) Buon giorno, uomini. Buon giorno.

FINE