Hotel Tagliabue

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HOTEL TAGLIABUE

(Dry Rot)

di John Chapman

traduzione di Debora Jacquier

Personaggi:

COLONNELLO HENRY WAGSTAFF, gestore del Tagliabue

DORIS WAGSTAFF, sua moglie

BETH, tuttofare dell’albergo

SUSAN WAGSTAFF, figlia di Henry e Doris

ALFRED (ALF) TUBBE, allibratore

FREDERICK (FRED) PHIPPS, assistente di Alf

JOHN DANBY, segretario di Alf

FLASH HARRY, imbroglione

ALBERT POLIGNAC, fantino francese

MISS FOCO, sergente di polizia

Scena:

La commedia si svolge nella hall del “Tagliabue”, un alberghetto di campagna gestito dal colonnello Wagstaff e da sua moglie Doris; tutto il personale si riduce a una semita di nome Beth, di smaccata origine campagnola. A destra, sul proscenio, c’è un caminetto; sempre a destra, in fondo, una piccola rampa di scale porta su un lungo pianerottolo che prosegue con un corridoio che porta subito fuori scena a sinistra. Immediatamente sotto il pianerottolo c’è la porta d’ingresso. A sinistra del proscenio, la porta della cucina e un’altra sul fondo a sinistra che porta nella sala da pranzo. Sulla parete di fondo, sia a sinistra che a destra della porta d’ingresso, ci sono finestre. Tra la porta della cucina, a sinistra verso il proscenio, e la porta della sala da pranzo, sul fondo a sinistra, c’è il banco di un piccolo bar. Fra la sala da pranzo e la porta d’ingresso, c’è un pannello mobile a copertura di un varco nella parete.

Nota: per quanto riguarda cucina e sala da pranzo, se ne vedono solo le due porte.

ATTO I - La hall della locanda. È mattina.

ATTO II - Scena 1 - Stessa scena, tre giorni dopo.

 Scena 2 - Stessa scena, le prime ore del giorno dopo.

ATTO III - Scena 1 - Stessa scena, otto ore dopo.

 Scena 2 - Stessa scena. Pomeriggio.

NOTA sull’ultima scena: l’autore si rende conto delle difficoltà che comporta il “crollo della scala”. Un’alternativa già collaudata nelle recite londinesi può essere questa: sulla scala, mentre Alf e Flash tentano di abbrancare il fuggiasco Fred, Alf resta incastrato nel famoso buco nel legno marcio. Il colonnello Wagstaff torna sul pianerottolo con il fucile in mano, scende anche lui e, nel pandemonio che segue, parte un colpo. Fred che, liberatosi, a questo punto stava per uscire dalla portafinestra, strillando va a gambe all’aria. Sipario.


ATTO PRIMO

All’alzarsi del sipario, il Colonnello Wagstaff compare sul lungo pianerottolo. Indossa camicia, calzoni e vestaglia. Chiama.

WAGSTAFF - Doris! (non ottiene risposta, perciò esce)

DORIS - (entra dalla cucina. Ha un vassoio con la colazione e un giornale. Posa il tutto sul tavolo e chiama) Henry! (non ottiene risposta ed esce)

WAGSTAFF - (entra senza vestaglia mettendosi la cravatta) Doris! (esce)

DORIS - (entra con un altro vassoio) Henry! (va sul fondo sotto il pianerottolo e prende una sedia)

WAGSTAFF - (entra infilandosi la giacca) Doris?!

DORIS - Sì, caro?

WAGSTAFF - Oh, finalmente! (scende dalla scala)

DORIS - Oh, Henry! Ti sei già svegliato?

WAGSTAFF - (con una punta di sarcasmo) No, cara, cammino dormendo.

DORIS - Vieni a far colazione.

WAGSTAFF - Tu da quanto sei in piedi?

DORIS - Da secoli. Ho fatto tutte le faccende mentre tu ancora russavi.

WAGSTAFF - Io russare? Mai!

DORIS - No, caro. Qui c’è il tuo giornale.

WAGSTAFF - Grazie. Comunque non capisco perché debba stancarti. Che diavolo la paghiamo a fare Beth?

DORIS - Non sta molto bene oggi. Stanotte ha avuto un altro attacco.

WAGSTAFF - Un altro?! Ne sta avendo più di Napoleone a Waterloo! (sardonico) Il bello è che quella quando ha gli attacchi, “stacca”!

DORIS - Via, smetti di lagnarti, Henry, e fai la tua colazione.

WAGSTAFF - Io pensavo che le serve che avevamo quando ero in India fossero un disastro, ma questa le batte. Non so come la sopportassero i padroni precedenti.

DORIS - Forse non ce la facevano, perciò se ne sono andati.

WAGSTAFF - Sarebbe stato più semplice sbarazzarsi di lei, no?

DORIS - Certo è molto difficile sopportarla. Ma a lungo andare possono aver trovato più semplice andarsene loro.

WAGSTAFF - Io troverò più semplice fare uscire lei dalla finestra.

DORIS - Sì, caro. Che c’è sul giornale? Niente di spaventoso?

WAGSTAFF - No. Niente, non c’è niente, tanto varrebbe che fosse quello di ieri.

DORIS - Beh, per questo bisogna ringraziare il Cielo! (guarda da dietro alle sue spalle) Oh, ma è di ieri. Beth deve aver sbagliato a metterlo qui.

WAGSTAFF - Eh, sì, è possibile. Beeeeth!!!!

DORIS - Oh, non chiamarla ora, Henry, rigoverna, è a metà. (prende un altro giornale dal tavolo vicino alla porta d’ingresso)

WAGSTAFF - Beth! (rumore di ferraglie fuori scena)

DORIS - Te lo avevo detto che rigovernava.

WAGSTAFF - Sembra sempre che la prenda in castagna!

DORIS - Comunque, eccolo. (gli dà il giornale)

BETH - (entra. È una goffa ragazza di campagna) Ha fatto?

WAGSTAFF - Fatto? Fatto cosa?

BETH - Col vassoio.

WAGSTAFF - Ancora no.

BETH - Beh, che si spicci! (preme la faccia su quella del colonnello) Oh, mica che sta qui tutto il giorno!

WAGSTAFF - Aria!

DORIS - Henry!

WAGSTAFF - Niente posta stamani?

DORIS - Io non ne ho vista.

BETH - Non l’ho vista nemmeno io.

WAGSTAFF - Peccato! Speravo di avere qualcuno qui per la settimana delle corse.

DORIS - Vedrai che presto verranno. Dopo tutto, siamo proprio all’inizio dì stagione e non c’era da aspettarsi che venisse­ro durante l’inverno.

WAGSTAFF - Vero. (torna a leggere il giornale)

BETH - Eeeh, tira un freddo che non si sa, quando è inverno!

DORIS - Sì, non “tira”… “fa”… “Fa”, non è vero?

BETH - Ma ora che cominciano con le corse al Seldon Park, le cose ripigliano, vedrete.

DORIS - Sinceramente lo spero.

BETH - Oh, quando viene l’estate, vengono gli sposi con la luna di miele. A me mi piace una bella luna di miele. A lei no?

DORIS - Io ne ho fatta una sola, ma è stata molto piacevole.

BETH - Io ne ho fatte tante.

DORIS - Davvero?

BETH - Si, a giugno l’ultima. Due a luglio e altre due in autunno.

DORIS - Buon Dio!

WAGSTAFF - (abbandonando la lettera) Due di che, in autunno?

BETH - Lune di miele.

WAGSTAFF - Cosa?

DORIS - Lune di miele, caro. Beth ci stava dicendo delle sue lune di miele.

WAGSTAFF - Io neanche sapevo che fosse sposata.

DORIS - No, caro, lei intendeva il numero delle coppie che le hanno passate qui.

WAGSTAFF - Beh, spero che a noi non ne capiti neanche una. Roba svenevole, secondo me.

DORIS - Un tempo ne hai fatta una anche tu.

WAGSTAFF - Io? Oh, sì, certo. Beh, quella era diversa.

BETH - Io lo piglio ora.

DORIS - Hai detto, scusa?

BETH - Il vassoio.

WAGSTAFF - Ancora non ho finito.

BETH - Se ripenso all’attacco… quello di stanotte…! Son diventata tutta verde!

WAGSTAFF - Oh, ecco, tieni.

BETH - Grazie. E tutta brividi. Così se ne andiede mio nonno. Tutto verde e brividi. Oh, vuole il brodo a pranzo?

WAGSTAFF - Noo!! (Beth esce) Se non se ne va lei, me ne vado io!

DORIS - Non possiamo licenziarla, Henry, non ha nessun posto dove andare.

WAGSTAFF - So io dove la manderei… Dico, Doris, ti penti di aver preso questa casa?

DORIS - No, certo che no, caro. Perché?

WAGSTAFF - Beh, l’idea è stata tua, ma, per la miseria, sbaglio o siamo in pensione, a riposo?

DORIS - Mi piace avere qualcosa da fare, Henry. E poi non avremmo mai potuto permettercene una così, come casa privata.

WAGSTAFF - Se non abbiamo presto qualche cliente, tanto vale che la chiamiamo casa privata ed è fatta.

DORIS - Qualcuno presto dovrà venire. Hai sentito Beth. Con le corse le cose riprenderanno. (Il Colonnello si volta per andare dì sopra mentre Susan, sua figlia, entra dalla portafinestra. È sulla ventina)

SUSAN - Buongiorno, papà.

WAGSTAFF - Ciao, Susan.

SUSAN - Come stai?

WAGSTAFF - Bene, cara, bene. (si baciano)

SUSAN - Bella giornata, oggi.

WAGSTAFF - Hai fatto colazione?

SUSAN - Sì, ore fa, quando tu ancora russavi.

WAGSTAFF - Io…? A più tardi. (esce di sopra)

SUSAN - Vado in paese. Ti serve niente, mamma?

DORIS - Sì, cara, ma devo mettermi seduta e con calma ti scrivo la lista.

SUSAN - Facciamo subito, eh? Ecco, tieni. (le porge un taccuino e un lapis che prende dal tavolo vicino alla porta d’in­gresso)

DORIS - Grazie, cara. Allora, cosa mi serve?

SUSAN - Sale?

DORIS - Sale…

SUSAN - Pepe?

WAGSTAFF - (comparendo in cima alla scala) Beth?

DORIS - Si. Nient’altro?

WAGSTAFF - Beth?

DORIS - Oh, Henry, ti prego, sta’ zitto. Sto cercando di pensare.

WAGSTAFF - Scusa, cara. (con esagerato sussurro) Beth!

BETH - (entra a sinistra dal fondo e sussurrando a sua volta) Sì, mio caro. (Nota: il “mio caro” l’ha preso da Doris)

WAGSTAFF - Per caso ti ritrovi un paio di lacci da scarpe a portata di mano?

BETH - Può ridire?

WAGSTAFF - (gridando) Lacci da scarpe! Voglio dei lacci da scarpe! (esce)

BETH - Vado a pigliarglieli.

DORIS - (aggiunge alla lista) Ah, lacci da scarpe.

BETH - (frugandosi nelle tasche) Io forse un pezzo di laccio ce l’ho. Io… Che è questo? Oh, una lettera. Ora dove che…? Oh, sì, ora mi ricordo, è arrivata ieri. Ecco.

SUSAN - E indirizzata al proprietario.

DORIS - Beth, devi stare più attenta. La posta può essere importante.

BETH - Maledetti attacchi! Lo stomaco la posta me l’aveva levata dalla testa.

WAGSTAFF - (ricomparendo) Ancora non li hai trovati?

DORIS - No, Henry, ma c’è una lettera per te arrivata ieri.

WAGSTAFF - Ieri?!

BETH - Io vado a prendere i lacci. (esce di fretta con il secondo vassoio)

WAGSTAFF - Di chi è?

SUSAN - Ancora non l’ho letta, ma c’è il timbro di Londra.

WAGSTAFF - (sarcastico) Mi hai detto tutto!

SUSAN - (leggendo) “Caro signore, le sarei molto grato se potesse preparare tre camere per martedì prossimo. Saremo io, il mio cameriere Phipps e il mio segretario, il signor Danby, che abbiamo assunto recentemente per posta e che farà parte del mio staff da martedì stesso. Il mio segretario ci precederà per vedere tutte le sistemazioni. La ringrazio e la saluto. Alfred Tubbe.” Beh, è magnifico! (Wagstaff e Doris appaiono decisamente nervosi)

DORIS - Quanti ha detto che sono, cara?

SUSAN - Tre in tutto… Dev’essere molto ricco per permettersi uno staff così.

WAGSTAFF - Tre sono piuttosto tanti. Sarà un disastro ogni mattina con quattro persone tutte in lotta per farsi la barba in un solo bagno.

SUSAN - Ti farai crescere la barba.

WAGSTAFF - Non essere ridicola, sono un colonnello, non un am­miraglio! Comunque, le barbe a tua madre non piacciono.

SUSAN - Io trovo che donano molto. (alla madre) Sicura che non ti piacciono, mamma?

DORIS - (come svegliandosi da un sogno) Cosa?

SUSAN - Le barbe.

DORIS - Le barbe?! (afferra la lettera) Hanno le barbe?

SUSAN - Certo che no. Papà stava dicendo che a te non piacciono.

DORIS - Henry, non divagare, vieni via da quel balcone, sembri Giulietta.

WAGSTAFF - (rientrando) Giulietta chi?

DORIS - (ignorandolo) Quando arrivano?

SUSAN - Martedì.

WAGSTAFF - Allora abbiamo una settimana per sistemare le cose.

DORIS - Vorrei sapere da dove cominciare.

WAGSTAFF - Qual è il loro indirizzo?

SUSAN - 181 Grosvenor Tenace, W.L.

WAGSTAFF - È un quartiere da ricchi. Anzi, credo che ci abitasse il mio superiore. Ti ricordi, cara, il Maggior Generale Gladwyn? Simpatico, Non l’ho più visto da quando partimmo da Delhi.

SUSAN - Non mi stupisce, è una bella distanza.

DORIS - Vorrei tanto che ti concentrassi, Henry. Voglio qualche costruttivo consiglio sul come sistemare le cose.

WAGSTAFF - L’idea è stata tua. Tocca a te.

SUSAN - Ma scusate, chiediamo a Beth.

DORIS - Che fai, ci prendi in giro?

SUSAN - Lei deve sapere come funzionano le cose qui.

DORIS - Forse hai ragione.

SUSAN - Beh, sentiamo quello che dice. Beth! (un altro “crash” fuori scena)

WAGSTAFF - Noo!!

DORIS - Beh, non parlare di cocci ora, la confondi.

WAGSTAFF - Io? (Entra Beth)

DORIS. - Oh, Beth, ci è arrivata una lettera di qualcuno che ci chiede se può stare qui.

BETH - Oh, ecco, i suoi lacci per le scarpe, Colonnello, “mio caro”.

WAGSTAFF - Oh, eh, grazie.

DORIS - Sì, Beth, sembra che sia cominciata la stagione.

BETH - Eh. Io spero che lei li vuole marroni.

WAGSTAFF - Sì, vanno bene.

BETH - Sono lunghi che bastano?

DORIS - Beth, vuoi stare attenta a quello che sto dicendo?

BETH - Eh?

DORIS - Abbiamo in arrivo molta gente.

BETH - Quando arrivano?

SUSAN - Martedì prossimo. Sono in tre.

BETH - Tre? Allora non è luna di miele.

DORIS - Difficilmente. Ora, in quali camere li metteremo?

SUSAN - Beh, c’è il signor Tubbe, il segretario e il cameriere. Al signor Tubbe sarà meglio dare una di quelle di sopra.

WAGSTAFF - Impossibile. In quelle stiamo noi.

DORIS - Ne usiamo due sole: quella di Susan e le nostre, l’altra è libera.

WAGSTAFF - La uso io come spogliatoio. Nell’altra ala della casa ci sono un sacco di stanze per gli ospiti.

DORIS - Beth, come dormivano di solito gli ospiti qui?

BETH - Oh, mica male. C’era chi si lamentava del…

DORIS - No, voglio dire dove dormivano. (indicando la scala) Nelle stanze di sopra o in quelle giù?

BETH - Di sopra.

DORIS - Ecco, Henry, era quello che pensavo. Dovrai sacrificare un po’ di spazio.

WAGSTAFF - Neanche morto! Ho comprato questa casa perché volevo vivere in un bell’ambiente, non in una pensioncina di seconda categoria!

DORIS - Giusto. Beh, allora tu la pensi così…

WAGSTAFF - Senti, Doris, io non voglio che la mia privacy sia violata da escursionisti.

DORIS - Chi ha mai parlato di escursionisti?

WAGSTAFF - Mi fa orrore la gente che ti entra in casa sgocciolando sui pavimenti con pacchetti di panini ripieni, bisacce e alpenstock.

DORIS - Guarda che qui siamo in campagna, non sui monti. (si sente bussare alla porta) Beth, va’ a vedere chi è.

WAGSTAFF - Non mi importa dove siamo, non mi piacciono e se solo uno così si azzarda a venire qui, torna da dove è venuto! Hai capito? E subito! (Beth apre la porta ed entra John Danby. È un giovanotto attraente sui 25 anni, vivace e molto ceto medio)

BETH - Eh, Colonnello, signore, c’è un…

WAGSTAFF - (dando le spalle alla porta e ignorando tutto) Non interrompere. Sto parlando. E quanto alle camere là sopra… (indicandole drammaticamente) costituiscono il mio ca­stello.

DORIS - Mio caro…

WAGSTAFF - Un castello che ho sempre sognato e scrupolosamente programmato per tutta la vita. (Doris invita Danby a sedersi e gli sorride amabilmente) Io sono il Re di quel castello e ti garantisco che non ci entreranno lerci bric­coni!

SUSAN - (a Danby) Non si siede?

WAGSTAFF - (sovrapensiero) No, io non mi siedo!

DANBY - No, grazie.

WAGSTAFF - E se qualcuno… Ma che succede? Beth, ti ho detto… (vede Danby) Oh… eeh… eh… con chi ho il piacere?

DANBY - Buongiorno.

WAGSTAFF - Non mi pare di conoscerla, vero?

DANBY - No. Permette? Danby.

WAGSTAFF - Wagstaff. Colonnello Wagstaff. (si stringono la mano)

DANBY - Molto lieto.

WAGSTAFF - Caro, questa è mia moglie… (indica Danby) Cioè, questa è mia moglie… (sbagliando) Doris, questo è il signor Dagby.

DANBY - (correggendolo) Danby.

WAGSTAFF - Danby.

DANBY - Molto lieto.

SUSAN - (stupita) Danby?!

DORIS - Susan, insomma!

SUSAN - Deve essere la persona menzionata nella lettera.

DANBY - Devo essere…?

SUSAN - Mamma, questo è il signor Danby che arriva martedì.

DORIS - Va bene, cara, beh, io…

SUSAN - Oggi è martedì.

DORIS - Sì, ma lei viene il prossimo… Oh, Dio, lei viene martedì prossimo, vero?

DANBY - Perché, è il compleanno di qualcuno, oggi?

DORIS - No, no, ma… ma il signor… eh… Tubbe non intendeva oggi, vero?

DANBY - Io spero di sì.

DORIS - Oh…

DANBY - Posso vedere la lettera?

DORIS - Sì, certamente. (gliela porge)

DANBY - È stata impostata sabato. Chiaramente lui pensava che l’avreste ricevuta lunedì.

BETH - Oh si, è arrivata lunedì e io… (si rende conto di essere lei la responsabile) Io vado di là a vedere una cosa. (esce)

WAGSTAFF - È lei la causa del disguido, signor Danby.

DORIS - Digby.

WAGSTAFF - Digby.

SUSAN - Danby.

WAGSTAFF - Danby.

DANBY - Sembra la canzone di un cartone animato! (canterella) “Danby, Dombey, Digby, Digby, Danby”… Beh, se siete già al completo, sarà meglio che…

DORIS - Oh, Santo Cielo, no, non abbiamo nessuno qui… (riprendendosi) al momento. Saremmo felici di sistemarla, non è vero, Henry, mio caro?

WAGSTAFF - Felici, sì, felici.

SUSAN - Dov’è il resto di voi, non sono qua fuori, vero?

DANBY - No, io sono venuto per accertarmi che fosse tutto pronto per il signor Tubbe. Sono il suo segretario, o meglio, lo sarò. Ancora non ci siamo conosciuti.

DORIS - Quale camera pensa che gli piacerebbe?

DANBY - La migliore, direi.

DORIS - Susan, penso che dovresti mostrare al signor Danby lo spogliatoio.

SUSAN - Sì, con piacere.

DORIS - Penso che lo troverà molto confortevole.

DANBY - Siete sicuri che vada bene? Ho sentito che il colonnello teneva molto a servirsene lui.

DORIS - Sciocchezze, neanche ti ci avvicini, vero, Henry? (il colonnello sta per replicare) No, infatti, no. (a Susan) Andate pure, cara.

SUSAN - Bene. Le faccio strada… Oh, si tenga più che può al centro degli scalini.

DANBY - Perché?

SUSAN - C’è un punto di legno marcio sul bordo.

DANBY - (si porta accortamente al centro) Guidi lei, signorina. (Cominciano a salire. Susan si ferma)

SUSAN - Fare strada?!

DANBY - Sì, ho detto “guidi lei”. Oddio, ho scordato il “la prego!”

SUSAN - Ma no, il “guidi lei” mi fa sentire in un autodromo. O quanto meno, è troppo rileccato.

DANBY - E come era meglio che dicessi?

SUSAN - Che so… “vada avanti lei” o “mi faccia strada”. (ironica) Va bene che siamo entrambi anziani…

DANBY - (sorride) Mi faccia strada, vada avanti lei. E così abbiamo tolto di mezzo gli “anziani”. Ora via gli estranei! Io mi chiamo John. Va bene?

SUSAN - E io mi chiamo Susan. Va bene?

DANBY - Piacerone, Susan! (le stringe la mano)

SUSAN - Piacerone, John! (escono, passano al “tu “)

WAGSTAFF - Immediata profondità di rapporti. Sono circondato da strambi!

DORIS - Henry.

WAGSTAFF - Due di sopra, una che ciancia in cucina e forse un altro paio che a quest’ora sono seduti sui gradini della porta di casa.

DORIS - (guardando di sopra) Io lo trovo molto carino. Sono sicura che saranno clienti ideali.

WAGSTAFF - Perché devono prendere le nostre camere? Io…

DORIS - Senti, non voglio più sentire questo discorso!

WAGSTAFF - Va bene, ma non incolpare me quando ti troverai a dormire sul divano.

DORIS - No, caro, no. Ora, se non ti dispiace, dico a Beth di preparare la camera.

WAGSTAFF - Se possiamo lasciarla sola, vado fuori a fare un po’ di giardinaggio.

DORIS - Ottima idea. Oh, potresti cogliere un po’ di fiori, ravviveranno un po’ tutto l’ambiente.

WAGSTAFF - Non ti piacerebbe anche un’orchestrina, no? (esce a destra dalla portafinestra)

DORIS - Beth! (Danby e Susan scendono da sopra)

DANBY - È graziosa la camera, signora Wagstaff. Andrà magni­ficamente!

DORIS - Bene.

BETH - (entrando) Mi ha chiamato?

DORIS - Sì, Beth. Vuoi prendere tutta la roba del colonnello e metterla in camera nostra?

BETH - E se poi lui s’arrabbia?

DORIS - Smetti di far domande sciocche e datti da fare.

BETH - (rassegnata) Mah… (va dì sopra)

SUSAN - C’è niente che possa fare io?

DORIS - Per il momento no, cara.

SUSAN - Non dimenticarti che c’è ancora la spesa. Papà potrebbe portarmi in macchina.

DORIS - Beh, ora lavora in giardino.

DANBY - Non puoi chiedergli di smettere?

DORIS - Beh, non è proprio consigliabile.

SUSAN - Prendo la macchina io. Ora a guidarla me la cavo. Ho solo bisogno di un po’ di pratica.

DORIS - No, cara, questo è anche meno consigliabile.

DANBY - Beh, se posso essere d’aiuto, ho la mia macchina fuori.

DORIS - Oh, non mi sognerei di disturbarla.

DANBY - Proprio nessun disturbo.

DORIS - (si arrende facilmente) Magnifico, Susan! Dov’è quella lista che stavo facendo?

SUSAN - È qui.

DORIS - Non dimenticare di portartela dietro.

SUSAN - E basta questo per sette persone in casa? Sale e pepe?

DORIS. - Non c’è qualcos’altro?

SUSAN - (leggendo) Lacci da scarpe.

DORIS - Ah sì, mi pareva. (esce a sinistra del proscenio)

DANBY - Il mio arrivo sembra aver provocato un piccolo terremoto. (Rumori di Beth che fa spostamenti) Ogni volta che arriva qualcuno, avete questo scombussolamento?

SUSAN - Beh, sarò completamente sincera con te, se mi prometti di non fiatare con gli altri ospiti.

DANBY - Segreti?

SUSAN - Uno solo, piccolo.

DANBY - Prometto.

SUSAN - Voi siete i primi clienti da quando abbiamo comprato qui.

DANBY - (ridendo) Oh, capisco. .

SUSAN - Non è uno scherzo, credimi, è esasperante. (Beth fa cadere un altro oggetto pesante di sopra)

DANBY - Sì, capisco che intendi.

SUSAN - È Beth.

DANBY - Lo avevo dedotto.

SUSAN - Non è proprio un disastro come sembra.

DANBY - Questo mi conforta.

SUSAN - Era già qui quando abbiamo comprato.

DANBY - Questo avrà diminuito il costo di un bel po’. Abiti qui?

SUSAN - Sì. Avevo vinto un concorso per segretarie, ma ho pensa­to che sarei stata più utile qui che davanti a una scrivania in qualche tetro ufficio.

DANBY - Ovviamente non hai un’alta opinione delle segretarie.

SUSAN - No. Oh, scusami, scordavo. Forse è meglio che andiamo, prima che dica qualcos’altro di storto.

DANBY - Bene. (Apre la porta d’ingresso. Impaperandosi) Spesiamoci con questa briga… (correggendosi) Sbrighia­moci con questa spesa.

BETH - (in cima alle scale, con una valigia in mano, chiama) Colonnello Wagstaff? Oh, cavolo! (non riceve risposta e comincia a scendere con la valigia) Colonnello Wagstaff?!

WAGSTAFF - (Entra dalla portafinestra. Vedendo Beth con la valigia) Starai via per molto?

BETH - Eh? Cercavo di lei.

WAGSTAFF - Stai fuggendo?

BETH - No. Ne ho passate coi suoi cassetti!

WAGSTAFF - Hai detto, scusa?

BETH - Tutti incastrati. E chi li apriva!

WAGSTAFF - Oh, non mi stupisce. C’è che, vedi, sono chiusi a chiave. (le porge la chiave)

BETH - No, ho già aperto. Anche se Dio sa quanto ci ho dovuto combattere.

WAGSTAFF - Ma c’è la serratura!

BETH - Ah, si. Beh, ora non c’è più. (Squilla il telefono)

WAGSTAFF - Pazza incapace! (corre di sopra per esaminare il danno ignorando il telefono)

BETH - Ora vengo! (solleva la cornetta tenendola all’altezza degli occhi) Sì, pronto?… Io bene, sto, grazie, e lei come sta?… Chee? Credevo che dicesse come sto… Sono Beth… Eh?… Chi?… Brocco?… Ah, Bruco! Aspetti. (il Colonnello scende) È Brocco, colonnello. (al telefono) Aspetti… (al Colonnello) Presto, “mio caro”. (al telefono) Arriva. Eccolo.

WAGSTAFF - (prende la cornetta) Pronto… Sì, sono io… Come? Oh sì, siamo molto vicini all’ippodromo qui… Oh… Una camera per un fantino per venerdì. Attenda… Doris!

DORIS - (fuori scena) Sì?

WAGSTAFF - Ti sta bene un fantino per venerdì?

DORIS - (entra) Cosa, mio caro? (ha in mano un registro) Penso di sì. Sono molto piccoli.

WAGSTAFF - (al telefono) Beh, io non so se…

DORIS - Certo che abbiamo una camera per lui.

WAGSTAFF - (al telefono) Sì, allora si può fare.

DORIS - E per il suo cavallo.

WAGSTAFF - E per il suo cavallo… Cosa?! Oh, sì, ma certo… (a Doris) Non dire sciocchezze, cara. (al telefono) Sì, va bene. Grazie. Addio.

DORIS - Oh, ma è splendido! In un batter d’occhio saremo al completo!

WAGSTAFF - Io non ci vedo niente di splendido. Ho la sensazione di un incombente disastro. Io me ne torno in giardino. Stavo già scavando una trincea, ero a metà.

DORIS - Per cosa, per irrigare?

WAGSTAFF - No, per un assedio! (esce)

DORIS - Ancora non hai finito?

BETH - No.

DORIS - Beh, sbrigati, per favore. Poi da’ una pulita qua.

BETH - Ci do una bella botta, eh?

DORIS - Beh, no, basta una passatina.

BETH - Va bene. (Torna di sopra urtando ovunque con la valigia, rigando il muro e il resto. Doris torna in cucina. Si bussa alla porta, ma nessuno risponde)

FRED - (fuori scena) Non ci sarà nessuno.

ALF - (fuori scena) Perché non suoni il maledetto campanello?

FRED - Ho suonato, non funziona.

ALF - Bussa ancora!

FRED - (esegue) È inutile. Niente.

ALF - Beh, da’ un paio di calci alla porta. Non posso stare qui tutto il giorno.

FRED - Vabbè… (Doris viene ad aprire la porta proprio mentre Fred aveva la gamba già sollevata per sferrare un calcio. Ora, con la porta aperta, entra, ma crolla sul pavimento. Alfred Tubbe, Alf, è un omone di professione allibratore. Avrà sempre in testa o in mano, nel corso di tutta la commedia, un cappello di feltro nero. È sulla cinquantina. Frederick Phipps, Fred, è il suo finto cameriere, un po’ ottuso, ma molto simpatico)

ALF - (subito con un tono vivace, volutamente “signorile”) Molto lieto, signora.

DORIS - Molto lieta.

ALF - Mi chiamo Alfred Tubbe e questo è il mio cameriere, Frederick Phipps.

DORIS - Oh, sì. (guarda Fred che è ancora sul pavimento)

ALF - Alzati, Frederick. (Fred esegue) Penso che il mio segretario sia già qui che mi aspetta.

DORIS - Oh, sì, il signor Danby.

FRED - Il raccogliticcio!

ALF - (cercando dì farlo tacere con un cenno) Vacci piano, ragazzo! Eeh… si, si chiama Danby. L’ho assunto per posta e ci siamo accordati perché si unisse al mio piccolo entourage qui.

FRED - Eh? (a bocca aperta perché non capisce)

ALF - (calmo) Chiudi la bocca, ragazzo.

DORIS - Credo che al momento sia uscito, ma accomodatevi.

ALF - Grazie. Ah… ah, una delle solenni case della vecchia Inghilterra. Di una classe! “Très distinguée”, come dicono i francesi.

DORIS - Oh, lei è stato in Francia?

FRED - No, in Riviera.

ALF - (lo gela con uno sguardo) È un po’ burlone. Non esagerare, Phipps, o puoi inciampare.

DORIS - Ho sempre desiderato di andare in Francia. Lei parla francese?

ALF - (guardingo) Oh, beh… eeh… Beh, sa… E lei?

DORIS - No, neanche una parola. E lei?

ALF - (sollevato) Correntemente.

DORIS - Mio marito ed io abbiamo trascorso molti anni della nostra vita in India.

ALF - Ah, calda! Molto calda. Sì.

DORIS - Eeeh, sì. Dovete scusarmi, ma devo andare a vedere come vanno le cose in cucina. Se volete qualcosa, suonate.

ALF - Grazie. (Doris esce)

FRED - Ehi! Non siamo in mezzo a troppe ricercatezze?

ALF - No, senti, Fred, ti ricordi, vero, che cosa è successo l’ultima volta che abbiamo giocato sullo scambio di cavalli.

FRED - Si.

ALF - Cosa?

FRED - Per poco la polizia non ci agguanta.

ALF - Ma perché?

FRED - Perché tu non correvi abbastanza.

ALF - No!!

FRED - M’arrendo.

ALF - Perché apparivamo sospetti e in combutta con canaglie e imbroglioni. Ci avrebbero dato per colpevoli prima del processo solo per quelli che frequentavamo.

FRED - Non è bello, non è giusto…

ALF - E me la chiamano giustizia! Siamo al punto che un lestofante non può mostrare la faccia alla luce del sole!

FRED - Sì.

ALF - E la legge si castra da sé con questa persecuzione. Ci costringono alla clandestinità.

FRED - Sì.

ALF - E non ci troveranno mai, è una situazione disperata. Io lo vedo come un disastro per la nazione.

FRED - Sì.

ALF - Ora prendi me, per esempio, un rispettabile allibratore con segretario e cameriere. Chi mi accuserebbe di scambio di cavalli?

FRED - (vivacemente) La polizia?

ALF - La polizia…? No! Nessuno. Ma sabato noi faremo il più grande scambio di cavalli che abbiamo mai fatto. Rapimento del favorito Cardinal, quando viene spe­dito in volo dalla Francia, sostituzione con Dolce Lavanda, che a stento si regge sugli zoccoli.

FRED - Sì, ma come si fa con lo stalliere francese che viaggia con Cardinal? Quello si domanderà che succede.

ALF - È stato pagato.

FRED - Oh.

ALF - Ora, con Dolce Lavanda che corre al posto di Cardinal, Cardinal perde.

FRED - E che ne viene fuori?

ALF - Ho puntato perché perda.

FRED - Perché?

ALF - Avrò più probabilità di vincere io.

FRED - A quanto potremo arrivare?

ALF - Solo a 10.000 sterline secche.

FRED - Oh, solo dieci… (realizzando) …miilaaa!!!

ALF - Ficchiamo nella corsa Dolce Lavanda, perde e noi ci becchiamo 10.000 sterline per il disturbo.

FRED - Messa così, sembra facile.

ALF - Certo che è facile.

FRED - Beh, ma dove li nascondiamo questi maledetti cavalli?

ALF - Smetti di preoccuparti. A tutto il traffico pensa Flash Harry. Gli ho telegrafato di venire qui stamani, ci darà lui tutta la droga.

FRED - Bene.

ALF - Nel frattempo, ricorda che non dobbiamo metterci in evidenza. Io sono un rispettabile signore con un segretario.

FRED - È per questo che io devo fare il cameriere invece del tuo “secondo”? E quello che fa il segretario? Dovrai “documentarlo” prima che entri nel gioco.

ALF - Non fare il cretino, lui non entra nel gioco. Lo farò fesso come tutti gli altri.

FRED - È un rischio, capo.

ALF - No, se non smarroni tu. Perciò l’ho assunto, per mantenere alto il mio livello anche se tu sputtani tutto.

FRED - Questa è bella davvero!

ALF - Se è bella, perché ti lamenti? (si sente bussare alla porta) Shhh!!

FRED - Che c’è? (Doris entra in scena per aprire la porta)

ALF - (a Doris, ironico) Che, hanno suonato? (Doris apre la porta e si presenta Flash Harry. È un rozzo imbroglione straparlante)

FLASH - Salve, c’è già il signor Tubbe? Eh? È già qui il signor Tubbe, eh? C’è?

DORIS - Il signor Tubbe?

FLASH - Sì, il signor Tubbe, giusto, è già qui?

DORIS - Sì. Non vuole entrare?

FLASH - Sì, grazie, grazie tante. (vede Alf e Fred) Ciao, ”Fredduccio”, Alf, vecchio barile!

FRED - (entrando nella parte di cameriere data la presenza di Doris) Si stava riferendo al padrone?

FLASH - Eh? (Fred dà una botta sul cappello di Alf)

ALF - Avanti!

FRED - Scusi, signor Tubbe, c’è un certo signor Flash Harry per lei.

FLASH - Ehi, ma che ti è venuto in me…?

ALF - (afferrandolo rapidamente per la mano) Come stai? È un piacere vederti, Flash. Certamente ricordi il mio cameriere Phipps, vero?

FRED - No. (Alf gli torce la mano) Sii…

ALF - Sì. Volevo ben dire. E questa è la gentile padrona di casa, la signora Wagstaff. (presentandolo) Il signor Flash Harry.

FLASH - (apparendo perplesso) Eeeh, molto…!

DORIS - Molto lieta di fare la (impaperandosi) sua coscienza… Beh, ora mi scuserete…

ALF - Ma certo. Se deve, smammi pure.

DORIS - Dirò a Beth di prendere le sue cose.

ALF - Grazie, non c’è fretta. Qualunque momento… (Doris esce)

FLASH - Smammi pure? Smammi pure!

FRED - Shh!

FLASH - (indicando Alf) Dov’è stato? Alle scuole serali?

ALF - Ci siamo messi un po’ sul raffinato qui.

FLASH - Me ne sono accorto. Che c’è dietro? Io mai…

ALF - Ascolta…

FLASH - Si, sto sentendo… Cristo, qui si gioca alle signore! (con affettazione) “Lieta di fare la sua coscienza”, dice quella. (cammina in modo affettato)

ALF - Ascolta!

FLASH - (scimmiottandolo) E tu: “Questa è la gentile “cogliona” di casa”! …

FRED - Shh!!

FLASH - Sei sull’extra-lusso nel biascicare.

ALF - Sta’ zitto! Se biascico, faccio prima a sputarti in un occhio!

FLASH - Beh…

ALF - Io sono qui come un allibratore di alta classe.

FRED - E io sono la sua valigia.

ALF - Bella valigia sei! E ho anche un segretario per aggiungere un tocco di classe, perciò non metterci i piedi sopra. Non vogliamo intorno la polizia.

FRED - E non dobbiamo essere “compariscenti”.

FLASH - (gli tasta un polso) Stenditi a bere un bicchier d’acqua.

ALF - Che notizie di Dolce Lavanda?

FLASH - È qui.

ALF - Dove?

FLASH - (indicando fuori dalla finestra) Là, nel campo.

ALF e FRED - (in coro) Nel campo?!

FLASH - Calmi! Tutto a posto.

ALF - (sta per esplodere) Razza di bas…!

FLASH - Senti, non sbottare, Alf, che spaventi la servitù! (indica Fred)

ALF - Spavento te, se non…!

FLASH - (indicando fuori dalla finestra) Li vedi quegli alberi fitti?

ALF - Sì.

FLASH - In mezzo c’è un vecchio convento.

ALF - E le monache?

FLASH - Non ce ne sono. Sono rovine. E in mezzo alle rovine c’è un fienile.

ALF - Non possiamo rischiare tenendolo in un fienile.

FLASH - Aspetta, fammi finire. Dentro il fienile, c’è un rialzo nel terreno.

ALF - Eh?

FRED - Mi date il bicchier d’acqua?

ALF - Zitto!

FLASH - Ci sono un paio di botole e ci sono come degli scalini che portano giù in una specie di cantina.

ALF - Che cos’è?

FLASH - Una specie di cantina. Ci sono passaggi di tutti i generi e altro, ma può essere una bella stalla.

ALF - E ora Dolce Lavanda l’hai messo lì?

FLASH - Sì. Ci sta da papa. E potete anche tenerlo d’occhio da qua.

ALF - Ah.

FLASH - Poi quando arriva Cardinal, vado a pigliarlo all’aero­porto, lo porto quaggiù, ce lo piazzo, piglio il caro Dolce Lavanda, lo porto all’ippodromo e lo metto in mano di sapete chi.

ALF - Ma sei sicuro che Dolce Lavanda sia troppo debole per vincere?

FLASH - Debole? Ha mandato giù tante di quelle pillole tutte le volte che gli diamo il pastone, che va giù lungo disteso.

ALF - Bene. Ora fila e bada a come ti muovi.

FLASH - Ok. Alf, sei “tutti noi”!

DORIS - (da fuori scena) Beth! (entra)

ALF - (rapido) Attenti! (tutti si tolgono il cappello)

DORIS - Beth non è ancora scesa?

ALF - Ho paura di no.

DORIS - Oh, Dio!

ALF - Beh, addio, Harry.

FLASH - (con voce affettata) Bentrovato, Alfred. (A Fred) Addio, giovanotto.

FRED - (apre la porta d’ingresso per Flash Harry) Addio, signor Harry. (tende la mano aperta) Spero che si sia trovato bene.

FLASH - (dandogli la mancia) È solo mezza corona, ma basta che basti… (occhiata ad Alf ed esce. Doris torna in cucina chiamando Beth. Esce)

ALF - (sospiro dì sollievo) Facciamoci un drink, ragazzo.

FRED - E chi ce lo serve?

ALF - Suona il campanello.

FRED - Sì, ma dov’è?

ALF - Deve essercene uno vicino al bar.

FRED - (va a destra verso il bar) Sembrerebbe questo. (preme, ma non accade niente. Sottovoce) Hai sentito niente?

ALF - (con lo stesso tono) No, cosa?

FRED - Nemmeno io.

ALF - Ma di che diavolo stai parlando?

FRED - Il campanello, non funziona!

ALF - Ma qui non funziona nessun campanello?

FRED - Do un calcio anche a questo?

ALF - (un po’ distratto) Sì, tanto vale…

FRED - Bene. (Esegue. Dopo il calcio, si apre un pannello sulla parete di fondo scoprendo un varco)

ALF - Vacci piano, tirerai giù il muro.

FRED - (voltandosi verso il pannello aperto) Ehi, guarda, capo: già fatto!

ALF - Sì, almeno credo. (si volta e rendendosi conto) Cristo! Ma che hai combinato?!

FRED - Io non ho combinato niente. Non mi ci sono neanche avvicinato.

ALF - Beh, devi aver dato un calcio a qualcosa che lo ha mosso.

FRED - No, ho solo dato un calcio al campanello: così. (Esegue e il pannello si richiude) E se lo rifaccio, mi azzoppo.

ALF - Sì, ma deve esserci…

FRED - Visto? Si è chiuso.

ALF - Accidenti! Diamo un’occhiata. Dev’essere questo pomello qui, è un po’ spostato rispetto agli altri, vedi?

FRED - Puoi provare tu con le tue mani?

ALF - No, ci vuole forza.

FRED - Chissà se lo sanno qui di questo.

ALF. - Non lo so. Ora ascolta, Fred: tu non parlarne. Prima tasto un po’ il terreno. Usiamo un po’ di diplomazia.

FRED - Cosa, usiamo?

ALF - Io, baccalà!

FRED - Ah, ecco.

ALF - Prima porterò la conversazione sul più e sul meno, poi quando, sullo scherzoso, chiederò se c’è qualche pannello segreto in casa, guardiamo bene gli occhi che fanno prima di risponderci.

FRED - Ok. E dopo, anche noi: attenti agli occhi! Giusto per essere sicuri che è stato quel pomello e non qualcuno di loro che ci ha fatto uno scherzo.

ALF - Ma che cincischi?

FRED - (abbassa la voce durante la battuta che segue nel timore di essere spiato) Ci poteva essere un altro che ci teneva gli occhi addosso senza che lo sapessimo. Poteva aver pensato che non c’era nessuno qui e ha aperto il pannello quando ho dato un calcio al pomello. Poi, venendo qui, se la batte facendo credere che ci stavamo armeggiando noi.

ALF - (tende le orecchie) Ma sei stato in mezzo a qualche spiffero? Non hai più voce.

FRED - Shhh!

ALF - Che c’è?

FRED - Può essere lì che ci guarda. E allora come facciamo a dare un altro calcio a quel pomello senza fargli capire che prima armeggiavamo come lui?

ALF - È meglio prenderlo di sorpresa.

FRED - Ecco. Gli arrivo di soppiatto alle spalle. Ci comportiamo come se niente fosse. Parliamo d’altro… (comincia a fischiettare e a girare per il salone)

ALF - (canticchia, poi) Hai letto molto ultimamente?

FRED - “L’Affannato”.

ALF - Di chi è?

FRED - Sì.

ALF - Oh. (Fred fa il gesto di calciare e poi si gira per vedere se il pannello è aperto) Negativo.

FRED - Ho fatto solo finta, pensavo di beccarlo, capito?

ALF - Lascia perdere, sbrigati. Può entrare qualcuno.

FRED - Ok, capo. (fischietta e cammina lento. Il Colonnello Wagstaff entra non visto e guarda stupito. Fred, facendo dietrofront, lo vede e si blocca. Alf non si accorge di niente e continua a canticchiare. Al colonnello) Tanto piacere, signore.

ALF - Tanto piacere.

WAGSTAFF - Tanto piacere…

ALF - C’è l’eco.

FRED - (tentando di attirare l’attenzione di Alf) Tanto piacere.

ALF - Ora basta. (si volta e vede Wagstaff. Si alza e tira fuori nuovamente la sua voce “elegante”) Molto lieto, signore.

WAGSTAFF - Altrettanto, grazie.

ALF - Bene.

WAGSTAFF - Posso chiedere che cosa fate qui?

ALF - Siamo clienti. Io mi chiamo Alfred Tubbe.

WAGSTAFF - Mio Dio, si? Voglio dire, veramente… Oh, io mi chiamo Wagstaff.

.ALF - Veramente lieto di conoscerla. (gli stringe la mano) Questo è il signor Frederick Phipps.

WAGSTAFF - Oh. (stretta di mano)

FRED - Esatto. Sono il valletto del signor Tubbe.

ALF - (rapidamente, alla francese) Valét.

FRED - (scherzando) Si, va a lèt… Si, va a lèt!

ALF - Fa lo spiritoso, qualche volta.

WAGSTAFF - Davvero? Beh, mi scuserete, sono stato a scavare in giardino. Sto cercando mia moglie.

FRED - È morta? (si toglie il cappello. Alf gli da un calcio)

WAGSTAFF - Cosa?

ALF - Ah, sua moglie… Immagino sia quell’adorabile signora che abbiamo conosciuto al nostro arrivo.

WAGSTAFF - Sì, suppongo di sì.

ALF - Abbiamo avuto con lei una piacevole conversazione, finché non l’ha chiamata il dovere.

WAGSTAFF - Oh, avete già visto le vostre camere?

ALF - No, ancora no.

WAGSTAFF - Beh, farò portare su la vostra roba. (chiama) Beth! Stamani è venuto qui il suo segretario e ha scelto la camera per lei. Spero che troverà il suo consenso.

FRED - Perché, è lontana?

ALF - Phipps, va’ a scaricare i bagagli dalla macchina.

FRED - Ok, ri-okay! (esce)

WAGSTAFF - Beth! Tanto vale che chiami me stesso. È così dalla mattina alla sera. Beth!

DORIS - (entra) Oh, smetti di gridare così, Henry, mio caro. Cucino e non riesco a sentire il rumore delle pentole.

WAGSTAFF - Beh, dove accidenti è Beth?

DORIS - Di sopra. E se devi gridare, fallo con le buone.

WAGSTAFF - (sommessamente) Beth…

BETH - (emerge in cima alle scale) Sì, signore, mio caro.

DORIS - (a Wagstaff) Ecco, vedi? (a Beth) Hai finito la camera?

BETH - Eeeh! Roba che non si riconosce!

WAGSTAFF - Questo me lo immagino. Va’ a dare una mano per i bagagli, va bene?

BETH - Sì, signore, mio caro. (scende e si accorge di Alf) Ciao, mio caro.

ALF - Oh, piacere, amore. (si rende conto della gaffe. Beth va verso la porta d’ingresso, mentre Fred entra con due valigie. È amore a prima vista. Beth e Fred “fondono” al primo incontro)

BETH - Oh, buongiorno. Mi dice il nome suo di come si chiama?

FRED - Fred Phipps. E il suo?

BETH - Beth Barton.

FRED - Beth Bardot?

BETH - No. Beth Barton.

FRED - Oh… (ridacchia) Piaceeere!

DORIS - Beth!

BETH - Oh, un altro cliente. (li presenta) Il signor Phipps… il Colonnello Wagstaff.

DORIS - Già si conoscono, Beth.

BETH - È piccolo il mondo.

WAGSTAFF - Sarà ancora più piccolo se non porti dentro qualche valigia. (Beth esce)

DORIS - (versando l’olio) Le faccio vedere la sua camera, signor Tubbe.

ALF - Certo, signora cara. (vanno di sopra)

DORIS - Oh, a proposito, salga al centro degli scalini. Ai margini c’è del marcio. È poco sicuro.

FRED - (credendo che parli di lui) Eeh?

ALF - Non tu, il legno!

DORIS. - Spero tanto che le piaccia. È una bella camera, ci sono tutti Wedgwood e Chippendale.

FRED - Ci dormivate in parecchi, eh?

ALF - Chippendale sono un tipo di mobile.

FRED - E i Wedgwood chi sono?

DORIS - Ceramiche… (Alf e Fred si fissano e Alf con una mano copre la bocca di Fred prima che possa parlare. Escono. Wagstaff li guarda ulteriormente stupito, va al bar verso il proscenio a sinistra e si versa un drink. Beth entra con altre due valigie. Su una c’è scritto: “Alf onesto”)

BETH - Dove, queste?

WAGSTAFF - Di sopra insieme alle altre. (Susan e Danby entrano con valigie. Beth sale sulla scala ed esce)

SUSAN - Ciao, papà, di chi è quella macchina fuori?

WAGSTAFF - Del futuro principale del signor Danby.

DANBY - Del signor Tubbe. Che tipo è?

WAGSTAFF - Grosso.

DANBY - Che impressione le fa?

WAGSTAFF - Spero che le cose appariranno migliori attraverso i fumi dell’alcool. Lo gradisce?

DANBY No, grazie. Sa, sto cominciando a chiedermi se mi godrò la mia nuova carriera.

WAGSTAFF - Capisco perfettamente ciò che prova.

BETH - (da fuori scena) Sì, signor Tubbe, grazie, signor Tubbe. (scende fischiettando le scale)

SUSAN - Beth sembra soddisfatta di tutto.

BETH - Dieci baiocchi solo per portargli su le valigie!

DANBY - Santo Dio! Ce ne sono delle altre?

BETH - No.

DANBY - Oh, beh, allora, le porterò giù io quando ce ne andremo!

DORIS - (dalla cima delle scale vede Danby e chiama Alf) Oh, signor Tubbe, il signor Danby è giù.

ALF - (entra seguito da Fred) Oh, magnifico! È con gioia che le do il benvenuto nel mio staff, giovanotto. Vedrà che si troverà molto bene qui.

DANBY - Grazie, signore. (è in piedi vicino a Susan ed ha la sua valigia in mano)

ALF - (vedendo Susan accanto a Danby) Non mi avevate detto che eravate sposati.

DANBY - Sposati?

ALF - Allora chi è questa signorina?

SUSAN - Oh, non sono sua moglie.

ALF - Oh, birbantelli!

SUSAN - Signor Tubbe, io vivo qui. Questa è casa mia.

ALF - Oh, allora lei non…

SUSAN - No, io no!

ALF - Scusi il mio errore. Felice di conoscerla, Miss Wagstaff.

SUSAN - Molto lieta.

ALF - E questo è il mio cameriere Phipps. (indica Fred)

FRED - (scherzando) Piacere di conoscerla. (stringe la mano ad Alf)

ALF - (ritira la sua mano) Ora, che ne dite di un drink, eh?

WAGSTAFF - No, grazie, ne abbiamo bevuto uno ora.

ALF - E metteteli tutti in conto a me.

WAGSTAFF - Beh, magari uno solo piccolo. Beth, provvedi.

FRED - (a Beth) Lascia, faccio io. Posso?

BETH - Va bene.

FRED - Grazie. (d’ora in avanti, Fred mesce i drink e li porta a tutti)

ALF - Bene, Danby, spero che sia venuto qui preparato a lavorare un bel po’. L’attività di allibratore è a tempo pieno. Avrà molto da fare in un’organizzazione vasta come la mia. Maneggiare ingenti somme di denaro… Credo di poterlo dire tranquillamente: “ingenti”, eh Frederick?

FRED - Eh? Ah si, centinaia.

ALF - Migliaia…

FRED - Centinaia di migliaia.

DORIS - Oh, mi avete ricordato che devo star dietro al millefoglie. (Fred le offre il drink) No, grazie. (esce)

(Fred non lo dà a nessun altro, ma se lo scola e va a mescerne un altro)

ALF - Venite da Alfred Tubbe, il più grande allibratore del business!

DANBY - Veramente non è che io ne sappia molto.

ALF - (sarcastico) Ci vuole solo una mente veloce per le cifre “da poco”. Imparerà presto.

DANBY - La matematica a scuola non è mai stata il mio forte.

ALF - Dove ha studiato?

DANBY - Ad Harrow.

ALF - Questo è “matematicamente” vero?

DANBY - Sì. Beh, basta così. (ride. Alf ride assente)

FRED - (porgendo il drink a Susan) Ecco.

SUSAN - Per me no. Devo aiutare la mamma. Vieni con me, Beth. (esce. Beth fa ciao con la mano a Fred che ricambia il saluto. Beth esce e Fred si scola il drink che ha in mano)

ALF - Questa è un’abitazione deliziosa, signor Wagstaff. Scommetto che avrà fatto follie per avviarla.

WAGSTAFF - Sto cominciando a pensare di sì.

ALF - Mi dica, è molto antica? Sa di storico, vero, Fred? (Fred ha un singulto)

WAGSTAFF - Ha circa 300 anni, credo.

FRED - (a Danby) Ecco a lei.

DANBY - No, grazie, no, ora no.

FRED - Oh. (lo tracanna e barcolla verso il bar per farsene un altro)

ALF - Nessun fantasma o strani fenomeni in questa casa?

WAGSTAFF - Solo la serva.

DANBY - Forse qui è pieno di pannelli segreti.

ALF - Basta così!

DANBY - Cosa?

ALF - (riprendendosi) Voglio dire, basta così, Fred, basta. (alludendo al drink. Fred tracanna il drink che ha in mano e, senza essere notato, si mette in ginocchio dietro il bar)

DANBY - Beh, se mi scusate, vado a disfare le valigie.

ALF - Beh, non ci metta molto.

DANBY - No. Oh, qual è la mia camera?

WAGSTAFF - Le faccio strada. C’è qualche passaggio che confonde un po’. (prende a salire) Oh, e si tenga al centro.

DANBY - (seguendolo) Lo so… Legno marcio…

WAGSTAFF - Per qualsiasi cosa, signor Tubbe, basta che suoni il campanello.

ALF - Quello?! (indica il famoso pomello a sinistra sul proscenio)

WAGSTAFF - Sì.

ALF - Ci ho provato. Non funziona.

WAGSTAFF - I campanelli sono quasi sempre in tilt. Meglio provare con un calcio.

ALF - Già fatto…Eeh… Cioè, se lo facessimo, succederebbe qualcosa?

WAGSTAFF - Niente, tranne forse un buco nel muro. (a Danby) Andiamo. (escono. Fred nel frattempo si è rimesso in piedi, si è versato un altro drink e, un po’ sull’alticcio, mette il bicchiere sullo scaffale e porta via la bottiglia)

FRED - (da alticcio) Scola sto drink… scoldrinker Tubbe!

ALF - (preoccupato per quello che ha detto Wagstaff) No. Bevine uno, per cambiare.

FRED - Grazie-non-so-quante… (si attacca alla bottiglia e crolla dietro il bar. Alf sta ispezionando i pannelli mentre Flash Harry entra dalla porta d’ingresso)

FLASH - Alf!

ALF - (sussulta) Eh?

FLASH - Hai una torcia?

ALF - Per farne?

FLASH - Ho perso Dolce Lavanda.

ALF - L’hai perso?

FLASH - Sì, c’è un buio in quella cantina che non riesco a trovarlo.

ALF - Non può essere uscito, vero?

FLASH - Certo che no. È là dentro in qualche posto.

ALF - Fra un minuto andremo a cercarlo. Ora ho da dirti una cosa: ho scoperto un pannello segreto.

FLASH - Cosa? Diamoci un’occhiata. Dov’è Fred?

ALF - Sarà in cucina a “gattonare” la serva. Lo vedi questo pannello? Guarda. (da il calcio e il pannello si apre. Fred, che si sta rimettendo in piedi vicino al pannello, si appoggia sparendo dentro un varco che era celato dal pannello)

FLASH - Successo niente. (vede il pannello) Accidenti! C’è buio, vero? (fiuta) Strano odore.

ALF - Già.

FLASH - Entriamo.

ALF - Ok. (stanno entrando, quando Alf si ferma) Aspetta, non senti niente, tu? (Nitrito di cavallo. Fred esce di corsa dal varco del pannello afferrandosi il sedere)

FRED - È Dolce Lavanda!! (Flash e Alf si tuffano nel varco dietro al pannello. Fred corre sul proscenio a sinistra e dà un calcio al pomello. Il pannello si chiude. Fred cade lungo disteso)

SIPARIO


ATTO SECONDO

SCENA 1

È mattina, tre giorni dopo. Alf caccia la testa fuori dalla porta della sala da pranzo, vede che la scena è vuota e fa cenno a Fred di seguirlo. Escono entrambi furtivamente.

ALF - Forza, non c’è nessuno! Porta da mangiare per Flash.

FRED - Sì. (porta una borsa di cuoio piena di panini e una fiasca. Inciampa e quasi cade)

ALF - Shhh! Dammi qua prima di schiacciare tutto sulla parete. Sbrigati, apri il pannello. Flash avrà fame dopo aver fatto la guardia al cavallo tutta la notte.

FRED - Perché non va fuori a mangiare?

ALF - Non ha senso fargli rischiare d’esser visto quando noi possiamo rifornirlo da qua.

FRED - Beh, io sono stufo di te che vuoti i piatti a me per far mangiare lui. Da martedì non ho mangiato che risotto e semolino.

ALF - Ti fanno bene, no?

FRED - Ho mangiato solo quelli perché tu non riesci a riempire il tuo portafoglio.

ALF - Senti, non puoi aspettarti di fare 10.000 sterline senza qualche stento. Tu ci vorresti la marmellata, vero?

FRED - Sì, almeno addolcirebbe un po’ lo stento.

ALF - Oh, sta’ zitto! Calcia e apri.

BETH - (entra con scopa e straccio) Buongiorno, miei cari! (Alf chiude subito la borsa di cuoio e Fred, che ha dato un vigoroso calcio, lo giustifica mimando qualche passo di tip-tap)

ALF - Uno, due, tre… Uno, due, tre… Oh, stai migliorando, Fred, potrai andare a fare quella gara di ballo.

BETH - Vai a un ballo, Fred?

FRED - Eh? Oh… eeh… sì.

BETH - (sguardo amoroso) Anch’io so ballare, Fred.

FRED - (ormai cotto) Davvero?

BETH - Eeh!

FRED - Oh.

BETH - Eeeh!

FRED - Eeh!

ALF - (disgustato) Ugh! (esce e va in sala da pranzo)

BETH - Eeeeh, mi piaci, tu.

FRED - Davvero?

BETH - Eeeh!

FRED - Tu mi piaci tutta.

BETH - Davvero, mio caro? (si siede sul sofà)

FRED - Esci… esci con qualcuno, tu?

BETH - No, io no.

FRED - Oh, beh… qui. (le si siede accanto. Entrambi sorridono)

FRED - (rauco per l’emozione) Potrei portarti fuori io?

BETH - Eeeh!

FRED - Quando?

BETH - Stasera.

FRED - Dove?

BETH - (accostandosi velocemente a lui) Al cinema.

FRED - (quasi sulla schiena) Che danno?

BETH - “Venuto dallo spazio”.

FRED - Chi? È questo il titolo?

BETH - Eeh! È proprio un “trille”.

FRED - Oh. L’hai già visto?

BETH - Eeeh!

FRED - Con chi è?

BETH - Non mi ricordo.

FRED - Di che tratta?

BETH - Non mi ricordo.

FRED - Beh, che c’era che ti ha “trillerato”?

BETH - Quell’uomo accanto a me.

FRED - Ma hai detto che non uscivi con nessuno!

BETH - È vero, “mio caro”. Mica so chi era.

FRED - (sollevato) Oh. (si rende conto di quello che ha detto lei) Eh?

ALF - (da fuori scena) Fred!

FRED - Eccomi. (salta su)

BETH - Oh, accidenti a lui! Non ti scordi stasera, vero?

FRED - No, no. (dirigendosi verso la sala da pranzo)

BETH - Quanto ci si divertirà… (fa l’occhietto) col cinema!

FRED - Sì, beh, per ora: ciao. (le fa un cenno di saluto)

BETH - Ciao. (ricambia il cenno e gli lancia un bacìo)

FRED - Ciao. (ricambia il bacio mentre Alf apre la porta e gli bussa sulla spalla. Fred si volta e nel suo stato di beatitudine, lancia un bacio ad Alf. Alf gli dà uno spintone)

BETH - (abbracciando la scopa, a se stessa) Tu sei fatale “agli” uomini, Beth, “mia cara”, fatale.

DANBY - (scende da sopra con carte e un libro di conti. Sente le ultime parole di Beth) Hai detto, scusa?

BETH - Oh, buongiorno, signor Danby.

DANBY - Buongiorno.

BETH - Ci posso dire una cosa?

DANBY - (preoccupato per il suo lavoro) Dilla.

BETH - Ho trovato un uomo!

DANBY - (stupito) Santo Iddio, dove?

BETH - Proprio qui.

DANBY - (guardandosi intorno) Qui?

BETH - Eeeh!

DANBY - E che cosa hai fatto con lui?

BETH - Per ora niente. Aspetta che arrivo a stasera!

DANBY - Allora dove andate?

BETH - Cinema.

DANBY - Sì? Dove?

BETH - Al cinema che mi ci porta lui.

DANBY - Oh, capisco. (si siede)

BETH - È innamorato.

DANBY - Ah, sì? Di chi?

BETH - Ma di me!

DANBY - Oh, sì, ma certo. Che stupido!

BETH - E sono anch’io innamorata.

DANBY - Questo è bello.

BETH - Sei mai stato innamorato?

DANBY - Be, eeh… Veramente sì.

BETH - È una cosa che rimescola le budella, vero?

DANBY - Eeh, certo ha un effetto molto perturbante.

BETH - Oh, Dio, credo che avrò un altro accesso!

DANBY - Oh, beh, gli “eccessi” vanno sempre evitati. Io ora lavoro un po’.

BETH - Ho da fare il mio lavoro anch’io. Non “impaccio” qui, vero? (si protende verso di lui)

DANBY - No… neanche un po’.

BETH - Me lo dici in caso, vero?

DANBY - Sì, te lo dico. Non mi sei d’impaccio, solo un po’ d’intralcio.

BETH - Beh, vado a prendere lo straccio e do una bella spolverata! (esce)

SUSAN - (entra) Salve!

DANBY - Oh, salve.

SUSAN - Al lavoro?

DANBY - Almeno ci provo.

SUSAN - Oh. (si avvia per uscire)

DANBY - Ti prego, non andartene.

SUSAN - Cosa?

DANBY - Dico, non andartene per colpa mia. Non è poi molto importante, presto troverò qualche scusa per disfarmene.

SUSAN - (cordialmente) Ho avuto svariate attribuzioni, mai quella di “scusa”.

DANBY Perdonami. Quello che intendevo è che preferivo parlare con te. Ti prego, siediti.

SUSAN - Beh, per un minuto solo. (si siedono sul divano)

DANBY - Così va meglio. (Beth rientra con lo straccio)

SUSAN - Dovrei lavorare anch’io, sai?

DANBY - Ma non ti fermi mai!

SUSAN - (scherzosa) Non se n’è ancora sparsa la notizia.

DANBY - Si spargerà.

SUSAN - Ti piace il tuo lavoro?

DANBY - Beh, mi sarebbe d’aiuto sapere in che consiste.

SUSAN - Non lo sai?

DANBY - Francamente no. So qualcosa di contabilità, ma non di “allibratorietà”. (come fra sé) Si dirà così?

SUSAN - Ho paura di no. Io penso che tu tenga questo lavoro sotto falso pretesto.

DANBY - D’accordissimo. Il signor Tubbe aveva tre giorni per trovarmi. Ma non ne sembra minimamente preoccupato.

SUSAN - Sai, io ho qualche dubbio su di lui.

DANBY - Oh.

SUSAN - È molto simpatico e divertente, ma c’è qualcosa di artificioso in lui, specialmente nel suo tono, nel parlare. Nella sua dizione.

DANBY - Io penso che abbia improvvisamente vinto una grossa somma alle corse e che voglia essere accolto nella cerchia dei ricchi.

SUSAN - Certo non penserà che noi siamo la cerchia dei ricchi.

DANBY - Oh, sì. Parla sempre come se tuo padre possedesse la Banca d’Inghilterra.

SUSAN - È vero.

DANBY - La possiede?!

SUSAN - Sbaglio o hai detto che possiede la Banca d’Inghilterra? (Beth nasconde il viso nel suo, piumino e scoppia a ridere)

DANBY - Beth! Io smetterei di strusciare quando arrivi al grezzo!

BETH - Io così spolvero. Bene… (torna a lavorare)

DANBY - A proposito, non avete dei fantasmi qui, come avete del marcio negli scalini?

SUSAN - No, che io sappia…

DANBY - Mi sembra di udire degli stranissimi rumori, di notte. Come se qualcuno scalpitasse.

SUSAN - Io non ho mai sentito niente.

DANBY - Forse hai un sonno profondo. (si avvicina a Susan)

SUSAN - Hm. Dormo come un ciocco.

DANBY - Un ciocco delizioso. (Beth si china sul soffice retro del divano e il gomito di Danby, che è poggiato sulla spalliera, scivola giù) Cosa vuoi, Beth?

SUSAN - Tu l’hai sentito?

BETH - Cosa?

SUSAN - Lo scalpitio?

BETH - No, ma vado a vedere. (va verso la porta d’ingresso)

SUSAN - No, non intendevo…

BETH - (apre la porta) Non c’è nessuno qui.

DANBY - No, io dicevo un rumore, come dire, ritmico.

BETH - Dove?

DANBY - In nessun posto particolare.

SUSAN - Dappertutto.

DANBY - Ecco!

SUSAN - Di notte. (Beth è sempre meno interessata)

DANBY - Come di tante incespicate.

SUSAN - Non dorme bene.

BETH - Non discorre chiaro. (sbatte la porta di casa sulla faccia del Colonnello Wagstaff che sta entrando e che ora bussa violentemente) Avevo sentito qualcosa. (apre la porta) Buongiorno. Entri, signore, mio caro.

WAGSTAFF - Quando vorrò togliermi tutti i canini e gli incisivi, te lo dirò.

SUSAN - Ciao, papà, dove sei stato?

WAGSTAFF - La spesa… Da quando è arrivato quel “bombetta nera”, è stato tutto uno scapicollarsi per trovare cibo sufficiente per saziarlo. Qualunque cosa gli dia, te ne chiede di più.

SUSAN - Mi chiedo sempre chi abbia in camera sua.

DANBY - Forse dei visitatori segreti dagli inferi.

SUSAN - (ridendo) Questo giustificherebbe tutti i rumori che senti.

WAGSTAFF - Quali rumori?

SUSAN - Il signor Danby la notte non può dormire per via di un rimbombo.

BETH - Non dovrebbe mangiare per ultimo il cacio. (esce a sinistra dal fondo con i pacchi della spesa. Alf e Fred entrano a destra dal proscenio)

ALF - Buongiorno a tutti.

TUTTI - Buongiorno, signor Tubbe. (Beth entra a sinistra dal fondo)

ALF - Che bella giornata! Come vi vedo radiosi stamani, se posso dire così.

WAGSTAFF - (vago) Grazie tante.

SUSAN - Grazie. Spero che abbia dormito bene.

ALF - Come un angelo, come un angelo. (guarda l’orologio) Ah, è l’ora per un drinkino, eh, colonnello?

WAGSTAFF - Non è un’idea malvagia.

ALF - Beth, due drinkini e soda.

FRED - Ve li servo io. (esegue)

ALF - Molte lettere stamani, Danby?

DANBY - Si, tante, la maggior parte per la grande corsa di domani. Tutti puntano sul cavallo francese Cardinal.

ALF. - Sì, Cardinal è il favorito. Bel cavallo. Magnifico cavallo!

DANBY - Vincerà?

ALF - No, se posso fare… (cambiando argomento) Come ha dormito, cara?

SUSAN - Benissimo, grazie.

ALF - Evviva. (Beth dà ad Alf un drink attraverso la piega del suo braccio)

SUSAN - Il povero signor Danby però, no.

ALF - Oh, cos’è che lo ha disturbato?

DANBY - Un rumore.

ALF - Oh. (prende un drink)

DANBY - Come se qualcuno stesse camminando. (Alf farfuglia dentro il bicchiere e Fred fa cadere una bottiglia dietro il bar)

ALF - Frutto d’immaginazione. Io non ho mai sentito niente.

FRED - Neanch’io.

ALF - Beh, è ora di mettersi al lavoro. Che bella mattinata per il giardinaggio, colonnello. Penso che lei voglia andar fuori a vangare. (gli toglie il drink di mano e va alla portafinestra)

WAGSTAFF - Sì, penso che…

ALF - Giustissimo. Vada là fuori e rivolti la terra. (quasi lo spinge nel giardino. Wagstaff esce) Beth, puoi fare la mia camera adesso. Fammela bene a fondo.

BETH - Bene. (prende scopa e straccio e va di sopra)

ALF - Danby, imposta subito queste lettere, per favore. Sono urgenti. (gli porge un paio di lettere)

DANBY - Ecco qua. (da del “lei” a Susan in presenza di altri) Gradirebbe fare due passi, Miss Wagstaff?

SUSAN - No, grazie. Ho tanto da fare in cucina.

DANBY - La cucina sarà ancora lì quando tornerà.

SUSAN - Anche il lavoro.

DANBY - Ah, sì, ma dieci minuti di passeggiata in un frondoso viale tonificano.

SUSAN - (tornando al lei) Con lei?

DANBY - …E gli uccellini e le api…

ALF - Sì, sì.

FRED - Sì.

SUSAN - No, grazie, magari un’altra volta.

DANBY - Va bene.

SUSAN - Butti un bacio per me a tutti i suoi amici pennuti. (esce a sinistra del proscenio. Danby la guarda con insistenza)

ALF - Danby, sei ancora con noi?

DANBY - (perduto in un sogno) Sì.

ALF - Beh, non dovresti essere fuori? (Danby esce dalla porta d’ingresso)

FRED - Ci siamo sbarazzati di un bel po’ di gente. Lo serviamo adesso?

ALF - Sì, ok. (apre una borsa e tira fuori un thermos, panini e un piatto con pudding) Questo dovrebbe bastargli per altre 12 ore. Ok: Operazione Pannello!

FRED - Bene, capo. (dà un calcio e il pannello si apre)

ALF - (chiama sottovoce) Flash… Flash… C’è il mangiare. (Nessuna risposta)

FRED - Deve essersene andato.

ALF - Non può averlo fatto.

FRED - Forse dorme.

ALF - Flash… (fischia piuttosto forte)

BETH - (compare sul pianerottolo) M’ha chiamato?

FRED - (frusta l’aria) No, no. Abbiamo visto un uccello in giardino. (comincia a fischiare)

BETH - È quel nerino piccino, viene tutte le mattine. (spunta fuori la testa di Flash)

ALF - (spingendolo indietro) Torna indietro! Eeh… torna al tuo lavoro, Beth.

FRED - Forza e coraggio!

BETH - Mi piace guardare gli uccelli.

FRED - Ce li guardiamo da soli. Grazie lo stesso.

BETH - Se volete dargli da beccare, vi do delle croste di pane.

FRED - Non importa, abbiamo salsicce e caffè.

ALF - Eh!

FRED - Cioè… (Flash tira di nuovo fuori la testa e Alf gliela ricaccia dentro)

ALF - Torna a finire la mia stanza, da brava bambina. Agli uccelli diamo un’altra occhiata dopo. Comunque ora è volato via.

BETH - Ho capito quello che dite voi: quello ha fatto il nido nel muro. (Esce. Reazione di Alf e Fred)

FLASH - (spuntando di nuovo) Alf, io ho fame, dov’è il mangiare?

ALF - Shh! Ecco, tieni. Porca mattina, sbrigati! Non possiamo continuarlo tanto questo gioco. Credo che comincino a insospettirsi.

FLASH - (beve il caffè dal thermos) Perché? Mica mi hanno visto.

ALF - No, ma ti hanno sentito stanotte.

FRED - Russi tu?

FLASH - No davvero. (prendendo un panino) Che sono queste?

ALF - Salsicce.

FLASH - Belle! (ne morde una, ma sembra non piacergli)

ALF - Che cosa c’è?

FLASH - Sanno di niente.

ALF - Queste ci sono! Per la miseria, ingozzatele! (gli caccia a forza la salsiccia in bocca)

FLASH - A proposito, ho battuto la testa in qualcosa, là dentro.

ALF - Avremo a tempo pieno un medico e due infermiere diplomate per l’avvenire.

FLASH - No, senti, Alf, credo che sia una leva, forse fa aprire la porta “dal di dentro”.

FRED - (massaggiandosi il piede) Io sono a favore.

ALF - Diamo un’occhiata. (escono attraverso il panello)

FLASH - (fuori scena, dentro il varco del pannello) Eccola. Prima avevo avuto paura a provarci.

FRED - Spingi.

ALF - Non si muove.

FLASH - Più forte!

ALF - Ah! (il pannello si chiude su tutti e tre)

DORIS - (entra e vede sul tavolo il pasto di Flash a metà) Ma insomma! (chiama) Beth! Beth!

BETH - (compare) Si, mia cara?

DORIS - Che diamine fa questa roba qui?

BETH - (scendendo dalle scale) Credo che sia del signor Tubbe, per gli uccelli.

DORIS - Per chi? (Sì apre il pannello, Alf mette fuori la testa, da un’occhiata nella sala e subito il pannello sì richiude)

BETH - Per i suoi uccelli.

DORIS - Tutta questa roba? Beh, portala via. Ho abbastanza guai per dare da mangiare a tutti, senza accollarmi anche tutta la fauna del giardino! Dov’è il colonnello?

BETH - In giardino. (esce con il pasto. Doris la guarda e poi esce andando in giardino. Alf, Fred e Flash riemergono)

ALF - Cristo, ci è mancato poco!

FRED - L’hai fatto, sì il tuo pranzo! È partito!

FLASH - Mi ammalerò di denutrizione.

ALF - Ehi, a proposito di denutrizione, come sta Dolce Lavanda, stamani?

FLASH - È vivo.

ALF - Sta in piedi?

FLASH - Sì, si appoggia a qualcosa.

ALF - Cosa?

FLASH - No, sta bene.

ALF - Non strafare con il doping.

FLASH - No.

ALF - Ricorda che deve essere abbastanza forte per correre a Seldon.

FLASH - Beh, puoi venire per un po’ e stargli dietro tu.

FRED - Oh, no, no!

FLASH - Oh, sì!

ALF - Vedi di tornare prima che arrivino loro e usa la leva per aprile la “tua” porta d’ingresso.

FLASH - Ma chi mi dirà che posso uscire tranquillo?

ALF - Busseremo tre volte sul pannello e quello vorrà dire che non c’è pericolo.

FRED - E se il pericolo c’è?

ALF - Cosa? Ah, beh, allora daremo una gran bussata.

FLASH - Va bene.

FRED - Proviamo a vedere se ci senti.

FLASH - Ecco, bravo. (torna dentro l’apertura del pannello e lo chiude)

ALF - Avanti! (bussa piano tre volte. Nessuna risposta. Bussa più forte quando il Colonnello e Doris rientrano dal giardino. Si fermano a bocca aperta. Fred si volta e li vede)

FRED - Ehi! Ehi! (dà una forte bussata)

ALF - Ma che combi…? (Fred gli dà di gomito e lui vede gli “intrusi”) Oh, sì. (bussa una volta anche lui)

WAGSTAFF - Ma che succede, in nome di Dio?!

FRED - Stiamo “saggiando” per il… per il legno marcio.

WAGSTAFF - Ha detto, scusi?

ALF - Il signor Phipps è un’autorità in fatto di marcio.

FRED - È vero. E sapendo del marcio degli scalini, mi domanda­vo se ce n’era da qualche altra parte.

ALF - Se il marcio invecchia, può essere pericoloso, molto pericoloso.

DORIS - Siamo sicuri che non ce n’è altro, vero, Henry?

WAGSTAFF - Io non credo. Come fa a individuarlo?

FRED - Mi basta battere. Vede… (bussa tre volte) E poi, se… (il pannello si apre lentamente e Alf dà una potente bussata e quello, non visto dagli altri, si richiude) Se si sente un suono fesso, uno capisce che c’è.

WAGSTAFF - Cosa?

ALF - Il marcio.

DORIS - Oh, Henry, assicuriamocene.

WAGSTAFF - Benissimo, cara. (comincia a bussare anche lui. Fracasso generale mentre il Colonnello e Doris bussano lungo tutte le pareti e Fred dà il colpo unico quando il pannello comincia ad aprirsi. Beth scende, pensa che siano tutti ammattiti e, alla chetichella, entra in cucina)

WAGSTAFF - Non sento niente. Basta! Basta! Tutta questa cosa è ridicola! (Alf e Fred stanno in guardia vicino al pannello)

ALF - Io aspetterei che ce ne siamo andati noi per provvedere a fondo.

WAGSTAFF - Dio sa quando avverrà. Ho la sensazione che non avremo più questa casa tutta per noi.

DORIS - Henry, che giorno è oggi?

WAGSTAFF - Venerdì.

DORIS - Mi pareva. Sembra strano.

WAGSTAFF - Veramente no, cara. Ieri era giovedì.

DORIS - Avevo qualcosa di collegato con il venerdì, ma non mi viene in mente cosa.

WAGSTAFF - Probabilmente il pesce. (entra Danby con della posta)

DANBY - Dov’è il signor Tubbe?

ALF - Cosa c’è?

DANBY - Oh, ho incontrato il postino, c’è un altro mucchio di lettere per lei.

ALF - Va bene, allora aprile. (Danby si siede) Fred, dagli una mano.

FRED - (sottovoce) Sì, ma se… Non possiamo star qui tutti e due.

ALF - Avanti! (Fred si siede accanto a Danby e lo aiuta)

DORIS - Proprio non mi ricordo cosa fosse.

WAGSTAFF - (leggendo un giornale) Che cos’era?

DORIS - Di venerdì.

WAGSTAFF - Oh.

DORIS - Chiederò a Beth. (esce. Tre forti bussate alla porta d’ingresso. Alf e Fred istintivamente bussano una volta, le lettere volano via dalla mano di Danby)

WAGSTAFF - Non ricominciate.

FRED - È la porta d’ingresso. (un’altra bussata alla porta)

WAGSTAFF - (alzandosi e andando alla porta) È come vivere dentro una grancassa.

FRED - Sempre meglio che in una cassa da morto. (Wagstaff apre la porta. Si trova davanti Albert Polignac, un piccoletto francese che parla solo la sua lingua. Suppone che più grida, meglio sarà capito. È molto sveglio e vivace)

POLIGNAC - (entra) Bonjour, messieurs, je suis hereux de me trouver ici à votre charmant hotel. Je m’appelle Polignac… Albert Polignac, mais sans doute vous me connaissez déjà, n’est-ce pas?

WAGSTAFF - Dico, senta…

POLIGNAC - Alors, c’est qui le patron ici? Je dois absolument parler au patron. Ah, c’est vou, Monsieur. (va veloce verso Alf) Enchanté de faire votre conaissance, je sens très bien que je serais bien content ici chez vous. (credendo che sia Alf il manager, gli stringe calorosamente la mano, tanto più che è vestito molto più elegantemente del colonnello, che è in maniche di camicia dopo il giardinaggio)

FRED - (a Alf) Amico tuo?

ALF - Mai visto né conosciuto.

FRED - Sembra che ti conosca.

POLIGNAC - Comme je vous ai dit, Monsieur, je ne serais ici que pour la nuit. Je le regrette beaucoup.

FRED - Sì… Giusto… sì.

WAGSTAFF - Ma dico, chi accidenti è e che ci fa qui?

POLIGNAC - (con rabbia) Ce n’est pas très joli ca! Qui est cet homme? Espérons que toutes les domestiques ne soient pas pareils.

FRED - Eh, Danby, tu dovresti capire che sta cianciando.

DANBY - Io conosco solo un po’ di quel francese che ci insegnarono all’asilo.

FRED - Sempre francese era. Qualcosa si può fare. (a Polignac) Paris è sempre Paris… La Faierta, eccetera, Dai, capo, ci puoi provare!

ALF - Basta, Phipps.

WAGSTAFF - Io non chiederò più chi diavolo è.

DANBY - Non ho afferrato il nome, parla troppo svelto.

WAGSTAFF - Beh, gli dica di ricominciare.

DANBY - Sì… va bene. (con molta riluttanza) Ehi, encore, s’il vous plaìt.

POLIGNAC - Pardon?

FRED - Perdonato.

ALF - Zitto!

DANBY - (a Polignac) Ancora, encore, encore…

FRED - (battendo le mani) Bravo, encore!

ALF - Phipps!

POLIGNAC - Je ne suis pas venu ici pour qu’on m’insulte, c’est comme ca la politesse anglaise?

WAGSTAFF - Senta, gli dica che questo è un albergo.

DANBY - Ok… Ehm, c’est un hotel ici, un hotel.

POLIGNAC - Ah, ces anglais! Mais naturellement c’est un hotel, je ne serais pas venu sans le sachant que c’est un hotel. Un hotel, oui. Un hotel!

DANBY - Sì, su questo punto sembra che siamo tutti d’accordo.

WAGSTAFF - Per l’ultima volta, gli vuoi chiedere chi è?

ALF - Chiii… è… leeeei?

DANBY - Nome… Quel nom?

POLIGNAC - C’est à moi que vous le demandez? A moi, le plus grand jockey de la France!

FRED - Beh, ti chiameremo “Comecacchio”. (Alf gela Fred con un’occhiata)

DANBY - Non credo che tante parole fossero il suo nome.

WAGSTAFF - (veloce, verso Polignac) Per l’ultima volta: chi diavolo è lei?

POLIGNAC - Ne criez pas à moi, Monsieur!

WAGSTAFF - Se non la pianta di gridare dovrò sbatterla fuori!

POLIGNAC - Mais jamais, jamais, on m’a traité ainsi.

WAGSTAFF - È matto.

POLIGNAC - C’est formidable.

DORIS - (entrando con Susan) Ma Santo Cielo, Henry. Cos’è tutto questo gridare?

POLIGNAC - (nella sua rabbia non nota le due donne) Je m’en vais. Je refuse de rester encore un second. Je parlerai de vous. (vede le due donne e subito le consiglia di lasciare la sala) Chères mes dames, je vous conseille de fuir toute de suit, ici vous n’auriez que du mal. (tenta di trascinarle via)

DANBY - Aspetti! Aspetti! Questa è la moglie del manager. Moglie del manager… Femme de manager. POLIGNAC - Femme du manager?

DANBY - Sì. E lei è la figlia, la fille.

POLIGNAC - Je suis enchanté de rencontrer des dames si belles. (fa il baciamano e stringe la mano di Susan più del necessario) Mademoiselle, vous me faites esprit encore.

DANBY - Dico, lasci!

POLIGNAC - (rivolgendosi a Doris) On sat très bien comme votre fille est si charmante. (le bacia ancora la mano)

WAGSTAFF - Stia lontano da mia moglie!

DORIS - Via, Henry, abbi pazienza, sono sicura che ha quasi finito. (sorride a Polignac)

POLIGNAC - À votre service, madame. (le bacia ancora le mani)

FRED - (alludendo alla mano) Ci vuole sopra un po’ di sale e pepe?

WAGSTAFF - Qualcuno vuoi dirmi chi è questo idiota?

POLIGNAC - Idiota? Idiota?

ALF - Ecco lo strappo!

POLIGNAC - C’est cet idiot qui m’appelle idiot?

WAGSTAFF - Se non gli chiedete qual è il suo nome, diventerò matto, matto da legare!

DANBY - Quel nom, Monsieur?

ALF - (aggregandosi) Suo nome… Savez?

POLIGNAC - Mon Dieu!

ALF - Avrebbe risparmiato un sacco di tempo se lo avesse fatto prima, signor Mondié.

DANBY - No, non credo che sia esatto, signore. Pardon, Monsieur, votre nom?

POLIGNAC - Je vous le dirai pour la dernière fois: Polignac. Albert Polignac.

DANBY - Ah, evviva, ci siamo! Albert Polignac.

WAGSTAFF - Beh, può chiedere al signor Polli… che cosa vuole?

DORIS - Oh, Henry!

WAGSTAFF - Cosa?

DORIS - Ora ricordo, è quella persona… Venerdì…

WAGSTAFF - Quello di Crusoe?

SUSAN - No, quel cliente che doveva venire venerdì.

WAGSTAFF - Quello era un fantino, non un francese.

SUSAN - Potrebbe essere l’uno e l’altro. Glielo chieda, signor Danby.

DANBY - Est-ce que…

POLIGNAC - Pardon?

ALF - (a Polignac, ad alta voce) Fantino? Sa, fantino… Capisce?

POLIGNAC - Cómment?

ALF - Non credo che sia per niente francese. (ancora ad alta voce) Cavalli. Capire: cavalli. (mima i gesti di chi caval­ca)

WAGSTAFF - Esatto. Cavalcare e tutta quella roba lì. (Mima anche lui la cavalcata, seguito da Fred e Danby)

POLIGNAC - Ah, oui. (capisce) Demain je gagnerai.

FRED - Sorride; ora a qualcosa siamo arrivati. (corre verso Polignac e gli bacia la mano) Tanto piacere. Io mi chiamo Phipps. Monsié Phipps.

POLIGNAC - Felipe?

FRED - No; Phipps.

POLIGNAC - Sì, Pippe.

FRED - Non davanti alle signore. Beh, col tempo imparerà.

DANBY - Un momento, forse monta il favorito nella grande corsa di domani: il cavallo francese.

ALF - No, quello è montato da Polignacche.

SUSAN - Questo è Polignacche, solo che preferisce Polignac.

ALF - Porco mondo, allora dev’essere lui che monta Cardinal.

POLIGNAC - (messo in moto dalla parola) Cardinal, oui, bien sur, mon cheval c’est Cardinal, le plus beau cheval de la France et demain il ira comme une flèche d’or. (indica con la mano una grande velocità)

DANBY - Ho idea che abbia già tagliato il traguardo.

FRED - Oh, no, perché noi tireremo fuori…

ALF - Tira fuori la macchina!!! (spintone a Fred che sparisce attraverso la portafinestra)

DORIS - Susan, va’ a dire a Beth di fargli vedere la sua camera.

SUSAN - Va bene, mamma. (esce)

WAGSTAFF - A me non sembra affatto un fantino.

DORIS - Ma via, Henry, mio caro, per crederci che cosa ti aspetti che faccia, dei nitriti?

POLIGNAC - J’ai voyagé toute la nuit, je voudrais bien voir ma chambre. Je sui bien fatigué.

WAGSTAFF - Che accidenti ha detto?

DANBY - Credo che abbia detto che è stanco.

WAGSTAFF - Dopo tanto parlare, non mi stupisce.

DORIS - Henry! (a Polignac) Le chiedo scusa per mio marito.

POLIGNAC - Pardon?

DORIS - Mio marito… eehm… mon…

DANBY - …mari…

DORIS - Mon mari…

POLIGNAC - Votre mari…?

DORIS - Oui.

POLIGNAC - Oh, le patron?

DORIS - Oui.

POLIGNAC - Oh, Monsieur, je suis desolé; je pensais que.vous étiez le domestique. (bacia sulle guance il Colonnello. Entra Beth)

DORIS - Beth, porta la valigia del signore nella camera numero 5.

BETH - Sì, mia cara. (a Polignac) Di qua.

POLIGNAC - (vedendola sollevare la valigia) Merci, Mademoiselle, merci…

BETH - Eh?

DORIS - È francese.

BETH - Oh, di qua, signor Francese. (va di sopra seguita da Polignac)

DORIS - Gli dica che stia attento ai bordi marci degli scalini, signor Danby.

DANBY - Eeeh, prenez garde… eeh…

POLIGNAC - Pardon? (si ferma)

DANBY - Datemi respiro. Marcio… eeh… secco… sec!

POLIGNAC - Sec?

DANBY - Ancora non ho finito. Ora, “marcio”… Nessuno sa come si dice in francese “marcio”?

WAGSTAFF - Marcios?

DANBY - Marciòs. (a Polignac) Prenez garde sec marciòs.

POLIGNAC - Sec marciòs? (Danby indica un piede di Polignac, poi glielo solleva e ci guarda sotto) Marciòs?

ALF - No, no. Non ci siamo.

POLIGNAC - Les Anglais! (fa un altro scalino e il suo piede sfonda il legno marcio e lui va a sbattere il mento sulla ringhiera)

ALF - Ecco!

POLIGNAC - (agitando le braccia e imprecando) Mon Dieu! Sacre nome de chien, zut! (eccetera)

SIPARIO

SCENA 2

Primissime ore dell’indomani mattina. La scena è illuminata dal chiaro di luna. Fred dorme sul divano. È in pigiama, ma con la giacca del suo abito. Alf è in cima alle scale con una borsa di cuoio. Guarda nella sala. Sotto la vestaglia è in camicia e calzoni. Ha il cappello in testa.

ALF - (scendendo in punta di piedi) Fred! Fred, sei li? (vede Fred e lo scuote) Sveglia!

FRED - (grida) Ohi!

ALF - Shh!! Vuoi svegliare tutti? Dovevi fare la guardia al pannello.

FRED - Sono stato alzato di guardia per mezz’ora. Mi erano diventati i piedi viola. Guarda.

ALF - Zitto!

FRED - Hai il mangiare?

ALF - Sì e puoi rinforzare la guardia mentre Flash mangia. Povero vecchio rompiballe, ha mangiato solo mezza salsiccia a pranzo 14 ore fa. Perciò… (bussa tre volte sul pannello, niente accade. Bussa più forte)

FRED - Quando ti serve non c’è mai.

ALF - No. E stamani faceva dentro e fuori come un pistone. Sveglia, Flash, porca mattina! (bussa più forte)

WAGSTAFF - (arriva in cima alla scala con un fucile. È in pigiama) Chi è là?! (Alf e Fred si appiattiscono contro il muro) Vi sento, non muovetevi!

DORIS - (da fuori scena) Henry, torna a letto. Scherzi della tua immaginazione. (Il pannello sì apre e salta fuori Flash)

ALF - (sibila) Zitto! (Alf e Fred lo afferrano per un braccio e lo tirano indietro)

DORIS - Henry!

WAGSTAFF - Shh! Ti dico che ho sentito qualcosa. Devo indagare.

DORIS - Sta’ molto attento!

WAGSTAFF - Sta’ tranquilla. Qualunque cosa veda, sparo. (Alf e Fred si tuffano dentro l’apertura del pannel­lo e quasi lo chiudono. Fred starnutisce e il pannello si chiude con un botto)

WAGSTAFF - Chi è là?! (scende lentamente dalla scala) Non muo­verti! Dove sei? (infila un piede nel buco della scala) Cristo! (Doris e Susan accorrono)

DORIS - Che è successo?

SUSAN - Che cos’hai fatto?

WAGSTAFF - Zitte! Come posso afferrarlo con voi che gridate?!

SUSAN - Ma chi?

DORIS - Tuo padre crede di aver sentito un ladro.

WAGSTAFF - Distintamente, ti dico.

DORIS - Sì, va bene, caro. Ora è tutto finito. Tira fuori il piede di lì e torna a letto. (Susan accende le luci)

WAGSTAFF - Ah, ma io lo trovo, vedrete!

DORIS - Non riuscirai a veder niente adesso. Vedrai meglio domattina, quando c’è luce.

WAGSTAFF - Domattina se ne sarà già andato.

DORIS - Meglio così. Ora vieni…

WAGSTAFF - Sono incastrato. (lottando per liberarsi)

DANBY - (entra in scena) Ehi, che succede? Un incendio o cosa?

SUSAN - No. A papà è sembrato di sentire un ladro.

WAGSTAFF - L’ho sentito!

DANBY - Brutto affare. Manca niente?

SUSAN - Soltanto il suo piede, per ora. È incastrato nel legno marcio.

DANBY - Buon Dio, è bloccato, colonnello?

WAGSTAFF - No, caro ragazzo. (ironico) Io dormo sempre in questa posizione. Non se ne stia lì, faccia qualcosa!

DANBY - Lei, fermo, io tiro. (esegue)

WAGSTAFF - Ohi! Basta!

DORIS - Henry, prenderai un mortale raffreddore se rimani lì an­cora per molto.

WAGSTAFF - Cristo, donna, non posso muovermi!

SUSAN - Senti, mammina, tu prendi un braccio, io prendo l’altro e, signor Danby, lei lo afferra intorno alla vita. Bene. Ora: tirare!

WAGSTAFF - Ohiii!!!

DORIS - Non si è mosso.

DANBY - È incastrato sul serio. Avete una sega?

WAGSTAFF - Una sega? Che volete fare, amputarmi?

DANBY - Pensavo che potremmo allargare il buco.

DORIS - E noi che potremmo fare?

SUSAN - Io vado a fare un po’ di tè, va bene?

WAGSTAFF - Puoi anche tirar fuori le carte da gioco. (Susan esce)

DANBY - Devo afferrarmi a qualcosa. (con la mano nel buco)

WAGSTAFF - Ohi! Lo ha già fatto.

DANBY - C’è una stecca sul suo piede. Ora io posso sollevarla un po’, così può liberarsi il piede. Oh! Ancora no. Ora è la mia mano incastrata.

WAGSTAFF - Oh, Dio!

DANBY - Spinga giù la gamba. Ecco, così va meglio. Ora io sollevo la stecca e lei lo prende per il braccio, signora. Situazione migliore, colonnello?

WAGSTAFF - Sì, ne sto godendo ogni minuto.

DANBY - Pronti… Alzare!

WAGSTAFF - (esce gridando) Grazie. (ora è il braccio di Danby ad essere incastrato nel buco)

DORIS - Grazie al Cielo! Ora andiamo, Henry, e un’altra volta non preoccuparti per queste cose.

WAGSTAFF - Per quali cose?

DANBY - (in difficoltà) Beh… dico…

DORIS - La prossima volta che senti qualcuno…

WAGSTAFF - Doris, se dici un’altra volta che è la mia immagina­zione…

DANBY - (dando colpetti sulla gamba del colonnello) Mi scusi, colonnello.

WAGSTAFF - Cosa?

DANBY - Potrebbe danni una mano?

WAGSTAFF - Perché?

DANBY - Mi sembra di averne persa una.

DORIS - Oh, si tiri su, da bravo ragazzo.

DANBY - Volentieri, ma sono incastrato.

DORIS - Oh, ancora. Henry, aiuta il signor Danby ad alzarsi. (entrambi tirano e Danby è liberato)

DANBY - Ah, grazie. (si conta le dita) Uno, due, tre, quattro, cinque… Ci sono tutte.

DORIS - Bene. Ora torniamo a letto prima di prenderci tutti una polmonite.

WAGSTAFF - Di questo dovrò avvertire la polizia.

DORIS - Sì, caro. Domattina. Non disturbarli adesso.

DANBY - Buonanotte

DORIS - Buonanotte. Andiamo, Henry. (Il Colonnello e Doris escono. Danby sta per seguirli quando Susan torna dalla cucina)

SUSAN - L’acqua bollirà tra un momento. Io… ehm…

DANBY - Salve. L’emergenza è finita.

SUSAN - Oh, allora è meglio che vada a spegnere.

DANBY - Devi proprio?

SUSAN - Brucerà il pentolino.

DANBY - Dico, devi andarci in questo momento?

SUSAN - (un po’ sbalordita) Eh?

DANBY - Sei così bella! Sai una cosa?

SUSAN - Cosa?

DANBY - Sono felice che tuo padre abbia sentito un ladro.

SUSAN - Perché?

DANBY - Sennò ora noi non saremmo qui.

SUSAN - Non sono sicura che dovremmo esserci, ladro o non ladro. Non è mia abitudine parlare in vestaglia con estranei alle due del mattino.

DANBY - Se vuoi, io me la tolgo. (si rende conto di ciò che ha detto) Però non direi che sono un estraneo. Ci conosciamo già da tre giorni.

SUSAN - Praticamente una vita!

DANBY - Si può conoscere qualcuno in tre giorni come si può conoscerlo in tre mesi. Tutto dipende dal grado di concentrazione.

SUSAN - (sorrisino) Ma da quanto tempo pensi di conoscermi?

DANBY - Da almeno sei mesi.

SUSAN - Il tuo potere di concentrazione deve essere enorme.

DANBY - Lo è.

SUSAN - E non pensi, dopo tutta questa concentrazione, di andare a letto a far riposare la mente?

DANBY - Oh, io faccio gran parte del mio prezioso lavoro quando dormo. Non c’è niente che mi distragga, così posso dedicare a te tutti i miei sogni.

SUSAN - (leggermente imbarazzata) Sarà meglio che vada a vedere quel pentolino.

DANBY - Ti accompagno, Non dimenticare che abbiamo avuto i ladri in casa.

SUSAN - Non in cucina.

DANBY - Spero che abbia ragione. Andiamo. (Escono. Il pannello si apre e spunta Fred)

FRED - Via libera!

ALF - Bene. Avanti, Flash, e per la miseria, mangia alla svelta! (apre la borsa)

FLASH - Sì.

ALF - Dai, Fred, controlla laggiù per un po’.

FRED - Perdo tutto il sonno.

ALF - Se non ti sbrighi, perderai anche i connotati. Coraggio!

FRED - Se usi questo tono, non faccio proprio niente!

ALF - Shhh!

FRED - Di’ “per favore”.

ALF - Per favore.

FRED - Dillo per benino.

ALF - (sputa) Per favore!

FLASH - Ehi, mi irrori tutto il panino!

ALF - Porcaccia miseria, squagliati! (spinge Fred nel varco del pannello) Come sta Dolce Lavanda?

FLASH - Mi preoccupa.

ALF - Non si sarà ravvivato, eh?

FLASH - No.

ALF - Allora che ha?

FLASH - Per me si esagera con le droghe.

ALF - Respira ancora, vero?

FLASH - (dubbioso) Beh…

ALF - Che significa “beh”?

FLASH - A volte va avanti per ore senza muovere un muscolo.

ALF - Meglio dargli qualcosa per ravvivarlo. Cardinal arriva domani e Dolce Lavanda deve essere abbastanza in forma per lo scambio e per essere portato alla corsa come Cardinal.

FLASH - Beh, certo, al momento sa poco di cavallo “meraviglia”.

ALF - Beh, dovrà sembrarlo o il mio fantino si insospettirà.

FLASH - Oh, mi ero scordato del fantino. Non credo che sarebbe all’altezza di uno dei due.

ALF - Eh?

FLASH - Gli ho fatto vedere la sella. Ha strabuzzato gli occhi e ha detto: “Naaa!” (nitrito)

ALF - Ha detto “Naaa!”

FLASH - Sì. (dimostra) Naaa!

ALF - Zitto! (rumori da fuori scena. Susan e Danby tornano) Porca…! Attenti, giù! Nascondetevi! (Confusione generale mentre si nascondono dietro il mobilio: Alf dietro al divano e Flash dietro al bar)

DANBY - (entra con Susan) Credo sia stata la più soave tazza di tè che ho mai bevuto.

SUSAN - Anche per me. Ora non sarà meglio darsi la buonanotte?

DANBY - Francamente, no.

SUSAN - (decisa) Buonanotte.

DANBY - “Buona”? È stupenda!

SUSAN - Andiamo.

DANBY - Non c’è fretta. A che ora la colazione?

SUSAN - Verso le nove. Perché?

DANBY - Allora abbiamo sei ore intere per darci la buonanotte.

ALF - (da dietro la poltrona) Oh, Dio!

SUSAN - Non è che stiamo diventando un pochino monotoni, “signor” Danby?

DANBY - ‘Notte, “Miss” Wagstaff. (vede la cima del cappello che spunta da un bracciolo del divano e pensa che debba essere sul tavolino) Oh, il signor Tubbe ha lasciato giù il suo cappello. (si china, lo solleva e va di sopra) Miss Wagstaff?

SUSAN - Sì?

DANBY - Allora, sempre del “tu”, vero?

SUSAN - Sì, certo.

DANBY - ‘Notte, Susan.

SUSAN - ‘Notte, John. (esce e gli uomini riemergono)

DANBY - Susan?

SUSAN - Sì, John?

DANBY - Che ne dici di “Sue”?

SUSAN - Va bene, “Jo”.

DANBY - ‘Notte, Sue. .

SUSAN - ‘Notte, Jo. (escono)

FLASH - Alfred?

ALF - Attenti, può richiamarla e darle per nome un numero.

FLASH - Alfred, posso chiamarti “Alf”? (si apre il pannello e Fred entra)

FRED - (agitato) Capo?

ALF - Che c’è?

FRED - Dolce Lavanda…

ALF - Cosa?

FRED - Privo di sensi.

FLASH e ALF - (in coro) Privo di sensi?!

FRED - Sì, sta proprio male.

ALF - Pezzo di idiota! Sono 10.000 sterline che hai buttato via.

FRED - (sinceramente commosso) Poverino!

ALF - Siamo noi “poveri”!

FLASH - Ho pensato che barcollasse perché era avvilito quando ha detto “Naaa! (nitrito)

ALF - Oh, sta’ zitto! 10.000 sterline finite nel cesso e tu mi ritiri fuori quel “Naaa”! Quel dannato cavallo “meraviglia” ora vincerà. E non ne avremo un altro per scambiarlo.

FLASH - Dovremo doparlo.

ALF - Oh, no, è illegale.

FLASH - Ehi, aspettate, non c’è bisogno di romperci il capo per il cavallo. Abbiamo il fantino, no?

ALF - E allora?

FLASH - Non avremo che da tenere qui Polignac fino a corsa finita.

ALF - Non c’è verso, se Cardinal non corre, io perdo tutti i soldi che ho scommesso su di lui e noi non becchiamo le 10.000 sterline. Cardinal deve correre, ma deve perdere.

FRED - (riflettendo) Cardinal deve correre, ma deve perdere.

FLASH - Ci sono! Dopiamo il francese Polignac e ci mettiamo un altro fantino.

ALF - Sì. Ottimo!

FRED - Si, ma chi?

ALF - Non importa chi, basta che non monti bene e che non sia conosciuto nel giro delle corse.

FLASH - Allora io sono fuori. Se’ mi avvicinassi là, mi applaudirebbero in manette.

ALF - E io… sono un po’ gravato anch’io.

FRED - Sì. Ora, chi conosciamo che non sia noto, non gravato e non sappia andare a cavallo? (Alf e Flash guardano entrambi Fred)

FLASH - Non sa andare a cavallo…

ALF - Non è gravato…

FRED - Oh, no! No, no, io no! Io non salgo su nessun cavallo per nessuno!

ALF - Zitti! Zitti! Attenti, sta arrivando qualcuno. (Si sente un botto da sopra. Alf e Fred si nascondo­no davanti al divano. Flash si tuffa nel varco del pannello. Polignac scende giù. È chiaro quello che sta cercando. Appena arriva al pannello, Flash emerge. Devia da Flash, va alla porta sul fondo a sinistra, la apre, sbircia, la chiude. Torna da Flash che gli dà una pacca sulla spalla e gli indica la porta a sinistra del proscenio. Polignac guarda sollevato e corre veloce a sinistra del proscenio ed esce. Alf e Fred restano nella loro posizione, ripren­dono la loro discussione e Flash li raggiunge)

FLASH - Fred, lo devi proprio fare!

FRED - Senti, capo, puoi trovarti un altro ceffo.

ALF. - Fred, sono soldi per la “marmellata”.

FLASH - Faresti un favore a tutti noi.

FRED - Sì, con la mia invalidità permanente.

ALF - Ti darò metà del profitto. Sarai ricco.

FLASH - In grado di affrontare qualunque spesa.

ALF - Un bel matrimonio.

FRED - Un ricco funerale.

ALF - Non battere la fiacca, Fred.

FRED - No!

ALF - Fred…

FRED - Potete chiedermelo finché non avrete la faccia violetta, ma…

WAGSTAFF - (da fuori scena) Chi c’è? Doris, dov’è il mio fucile? È tornato. Stavolta lo prendo! (Alf, Flash e Fred escono attraverso portafinestra, pannello e sala da pranzo, mentre entra il Colonnello) Chi è là? Sono una banda. Doris!

DORIS - (da fuori scena) Non ricominciare, Henry!

WAGSTAFF - Sta’ indietro, cara, siamo assediati! Mettiti al coperto. Telefono alla polizia. (alza il ricevitore)

BETH - (arriva di corsa da sinistra del proscenio, in vestaglia) Non posso dormire. Che succede?

WAGSTAFF - Siamo stati assaltati. Prendi il mio fucile e occhio a tutte le porte. (al telefono) Mi dia la polizia! (Beth corre intorno come una matta, col fucile, puntandolo a denti stretti su tutte le porte)

WAGSTAFF - Ah, polizia, venite subito al “Tagliabue”, siamo attacca­ti da tutti i lati! (sbatte giù il ricevitore. Girando vorticosamente in tutti i sensi, va contro la canna del fucile) Idiota!

BETH - Scusi.

WAGSTAFF - Dammi qua, prendi una scopa e un attizzatoio. (Beth esce a sinistra del proscenio. Danby e Susan entrano)

DANBY - Che è successo?

WAGSTAFF - Ah, Danby, barrichi le porte e si armi con qualcosa di pesante. Susan, va’ con tua madre.

SUSAN - Cosa c’è?

WAGSTAFF - Dopo tutto, avevo ragione.

SUSAN - Per un ladro? (Entra Doris)

WAGSTAFF - Un ladro?! Ce n’era un’orda. Stavano invadendo qui tutta la sala. Siete tutti armati, Beth?

BETH - (entra) Sì, ecco a lei, Miss. (tende a Susan un piumino da spolvero da dietro il bar)

SUSAN - E che dovrei fare con questo? .

WAGSTAFF - Agguanta qualcosa di pesante. Doris, tu non hai niente?

DORIS - No, caro.

WAGSTAFF - Beh, prendi qualcosa!

DORIS - Io prendo il tè, va bene? (va alla sinistra del proscenio)

WAGSTAFF - Il tè?! Le vostre vite sono in pericolo e tu parli di tè?!

DANBY - Che ne dice di un whisky, colonnello?

WAGSTAFF - Ah, buona idea, distende i nervi. Beth! Whisky! (Doris esce a sinistra del proscenio) Lasci perdere le barricate, Danby, si assicuri di essere armato e si metta in postazione. Susan, sala da pranzo, Danby, porta d’ingresso e io portafinestra!

DORIS - (da fuori scena) Henry!! (Susan e Danby corrono a sinistra del proscenio e vanno fuori scena)

WAGSTAFF - Vengo, Doris, vengo! (corre fuori)

BETH - Il suo whisky, colonnello.

WAGSTAFF - Non c’è tempo, svelti! (esce. Beth poggia il whisky sul tavolo e corre fuori con gli altri. Alf entra dalla portafinestra in uno stato miserando. Vede il whisky e se lo beve)

DANBY - (da fuori) Corro al mio posto. Andiamo, Sue.

WAGSTAFF - (fuori) Stia attento! (Alf esce mentre Susan entra seguita da Danby)

SUSAN - Eccolo là!

DANBY - Vado io, non uscire. (corre fuori attraverso la portafinestra. Il Colonnello, sua moglie e Beth rientrano)

DORIS - (rientrando) Vi dico che ho visto un uomo. Ero terroriz­zata.

WAGSTAFF - Whisky, presto! (Beth prende il bicchiere dal tavolo pensando che sia ancora pieno)

SUSAN - Che aspetto aveva?

DORIS - Era troppo buio per vederlo.

WAGSTAFF - (prendendo il bicchiere da Beth) Tieni, bevi questo.

DORIS - Bevo cosa? (guardando il bicchiere)

WAGSTAFF - Beth, riempilo, scema! (entra Danby) Visto nessuno?

DANBY - No, è sparito in un lampo.

SUSAN - Andiamo, mamma. Ti riporto a letto.

WAGSTAFF - Non è prudente muoversi da qua. Se restiamo tutti insieme, abbiamo una chance di cavarcela. (tre forti bussate alla porta d’ingresso) Al riparo! (Tutti si appiattiscono al suolo. Altre tre bussate, il pannello si apre, Flash esce e vede tutti stesi sul pavimento. Allora, non visto da nessuno, rientra nel varco del pannello. Altre bussate)

DANBY - Forse è la polizia, colonnello.

WAGSTAFF - Vado io. Voi state giù. Beth, prendi il mio fucile e coprimi. (apre la porta e si trova davanti un’enorme donna poliziotto, il sergente Foco. Con voce tonante)

FOCO - Era ora!

WAGSTAFF - Eh?

FOCO - Ha telefonato lei chiedendo aiuto?

WAGSTAFF - Ho telefonato alla polizia.

FOCO - Io sono la polizia. Sergente Foco, in servizio.

WAGSTAFF - Ma è assurdo!

FOCO - Silenzio! Che ha tutta questa gente? (sono ancora tutti distesi) Sono morti?

WAGSTAFF - Certamente no.

FOCO - In piedi! Ora faccia la sua denuncia.

WAGSTAFF - La casa è circondata da delinquenti, ma perché abbiano mandato lei, non riesco a immaginarlo.

FOCO - (a tutti indistintamente) Shhh!!!

WAGSTAFF - Non zittisca me. Ero un Colonnello dell’Esercito.

FOCO - Io ero Brigadiere del Servizio Anti-Tratta. Seduti!

WAGSTAFF - Ora senta, sergente… sergente?

FOCO - Foco!

WAGSTAFF - Foco! (Beth spara attraverso la portafinestra. Il Colonnello e il sergente praticamente si abbracciano e gli altri tornano ad appiattirsi al suolo)

WAGSTAFF - Scema! (strappa il fucile a Beth)

FOCO - Lo dia a me. (prende il fucile al colonnello)

ALF - (entra veloce dalla portafinestra, tenendo il cappello con un buco in mano) Ecco, ne ho abbastanza! Una pallottola mi ha forato il cappello!

FOCO - Lei è in stato di arresto.

ALF - Eh? Perché?

DANBY - Lui abita qui.

FOCO - Shh! Dov’è il resto della sua banda?

ALF - (chiamando in direzione della sala da pranzo) Fred, fai meglio a entrare prima che ti facciano saltare le cervella! (Fred entra)

WAGSTAFF - Sergente, credo che ci sia stato un errore.

ALF - Crede che ci sia stato? E allora io? (mostrando il suo cappello)

FOCO - Shhh! Voialtri andate a letto. Via di qui! (li raduna “invitandoli” con la pistola. Tutti protestano e vanno di sopra) Andate a letto. (batte tre volte sul pavimento il calcio del fucile. Si apre il pannello. Alf e Fred saltano fuori e “drappeggiano” il pannello con la vestaglia che Alf aveva ancora indosso) Venite qui! Che cosa fa lei?

ALF - Ci prepariamo per andare a letto.

FOCO - (a Fred) E lei?

FRED - Lo aiuto, sono il suo cameriere.

FOCO - Venite qui. (afferra la vestaglia, ma ora il pannello è chiuso)

WAGSTAFF - Che diavolo fate voi ancora in piedi a quest’ora?

FOCO - Li “servo” io. Andate nelle vostre camere tutti e due. (Tutti salgono su tranne il Colonnello. Alf e Fred cercano di andarsene anche loro)

FOCO - Voi no. (li afferra)

WAGSTAFF - (restando immobile) Voglio una completa spiegazione. Signor Tubbe, questa casa ha…

FOCO - Shhh! Che facevate in giardino?

ALF - La semina.

WAGSTAFF - A quest’ora di notte?

ALF - Sono semi mattinieri.

FOCO - E lei?

FRED - La semina.

WAGSTAFF - Perché non eravate a letto?

FRED - Beh, io non semino a letto!

WAGSTAFF - Mentite! Mentite!

FRED e ALF - (in coro) Shhhh!

WAGSTAFF - Come osate zittire me? Io…

FOCO - Lei sta interferendo con la legge.

WAGSTAFF - Co…?

FOCO - Se persiste, l’arresterò!

WAGSTAFF - È un oltraggio! Le farò rapporto!

FOCO - Nessuno ha mai usato questo tono con me!

WAGSTAFF - Beh, lo sfrutti al massimo, non ho finito. (Durante questa “tirata”, Alf e Fred escono silenziosamente a sinistra dal fondo. Foco e Wagstaff si aggrediscono a turno)

FOCO - Non mi agiti il dito davanti, così! Ho un fucile, se lo ricordi!

WAGSTAFF - Non mi frega neanche se ha un arsenale. Comunque il fucile è mio, me lo renda!

FOCO - Neanche per sogno!

WAGSTAFF - Me lo renda!

FOCO - No e no! Lei è un maniaco, ecco quello che è lei! Un maniaco!

WAGSTAFF - Che cosa? (l’afferra per le braccia)

FOCO - Forse un maniaco sessuale!

WAGSTAFF - Come osa?! (Sì separano. Polignac esce furtivamente dalla cucina e resta completamente allibito assistendo alla scena)

FOCO - Le donne qui non sono al sicuro avendo intorno un folle come lei!

WAGSTAFF - Folle a me?!

FOCO - Indietro o sparo!

WAGSTAFF - Lo metta giù! (vengono alle prese e barcollano)

FOCO - Mi lasci, vecchio sporcaccione!

DORIS - (compare sulla scala, inorridita) Henry! (Wagstaff guarda su e poi tutti vedono Polignac. Doris lo addita e grida) È lui! (al che Polignac, terrorizzato, fa dietrofront e corre via prima di essere riconosciuto. Si precipita di sopra e fuori scena inseguito da Wagstaff e Foco, che pianta un piede nel famoso buco sugli scalini e grida aiuto)

SIPARIO


ATTO TERZO

SCENA 1

Stesso ambiente, l’indomani mattina. Una bandierina rossa legata alla ringhiera, è stata messa a indicare il rischio buco. Susan sta scrivendo. Beth spazza. Doris entra dalla cucina con la colazione su un vassoio.

DORIS - Beth, portalo su al sergente. Con quella caviglia non farebbe un passo.

BETH - Quella che ha il “foco” addosso?

DORIS - Diciamo di sì.

BETH - Non mi va di andarci, è un po’ che “morde”.

DORIS - Va bene, vado io. E tu invece questo lo porterai su dal Colonnello.

BETH - (sempre più spaventata) E va bene, allora lo dia a me. Preferisco il foco al Colonnello. (va di sopra)

SUSAN - Non credo che torneremo mai alla normalità.

DORIS - Nemmeno io.

SUSAN - Una poliziotta azzoppata in una camera, un colonnello oltraggiato in un’altra e un assortimento dei più ambigui soggetti che abbia mai visto, sparsi per il resto della casa.

DORIS - Sono preoccupata per te. Pensi che stia accadendo qualcosa? Qualcosa di cui noi non sappiamo niente?

SUSAN - Io per ora mi preoccuperei per le cose che già sappiamo.

DORIS - Io telefonerei alla polizia perché vengano a portar via quel sergente. Oh, ma aspetta un po’… La colazione per tuo padre?

SUSAN - Ci penso io. Tu sta’ seduta per un po’. Dove sono gli altri?

DORIS - Il signor Tubbe e il suo amico sono là dentro. (indica la sala da pranzo) Il fantino e il signor Danby ancora non sono scesi.

SUSAN - Ti piace John?

DORIS - John? Chi è John?

SUSAN - Il signor Danby.

DORIS - Non sembra matto come gli altri.

SUSAN - (fissando il vuoto) Io lo trovo piuttosto affascinante.

DORIS - Sì, suppon… (guarda Susan) Per l’amor del Cielo, bambina, ma di chi stai parlando?

SUSAN - Di John.

DORIS - Ma lo conosci solo da tre giorni.

SUSAN - In tre giorni puoi arrivare a conoscere qualcuno come puoi arrivarci in tre mesi…

DORIS - Cosa?

SUSAN - Dipende dal grado di concentrazione.

DORIS - Davvero?

SUSAN - E il tuo giudizio più valido puoi darlo a letto.

DORIS - Susan! In nome del Cielo, di che stai parlando?

SUSAN - Di sogni. (improvvisamente, uscendo dalla trance e rendendosi conto di quello che ha detto) Eeh, di sogni, mamma, stavo giusto sognando ad occhi aperti.

DORIS - Ma ti senti proprio bene?

SUSAN - Sì, certo che sì.

DORIS - Beh, non si direbbe…

SUSAN - Vado a prendere la colazione per papà. (esce)

DORIS - Spero tanto che non covi qualche malanno. Ora, cosa…? Oh, sì, la polizia. (va al telefono e alza il ricevitore) Pronto?… Mi dia la polizia. Pronto?… I Vigili del Fuoco?!… Voglio la polizia… Oh, bene… Abbiamo quel vostro agente, Foco, qui da noi e vi sarei grata se veniste a riprendervela al più presto… (il sergente dal piano di sopra ascolta la telefonata) Sentite, avete o no una donna poliziotto che si chiama Foco e che lavora per voi?… Sì, beh, è qui e preferiremmo di no… All’hotel “Tagliabue”… Non mi interessa il perché sia venuta; tutto quello che è riuscito a fare è stato infilare un piede in un buco delle scale, alle tre del mattino… Certo che ora ne è uscita…Voi venite e riprendetevela, non vi chiedo altro… Grazie. (riappende) Sembra proprio di parlare con dei bambini! (esce)

FOCO - (ora saltella giù dalla scala e va verso il telefono, alza il ricevitore, poi, dopo un forte sospiro) Pronto? Stazione di polizia, presto!… Sergente Foco a rapporto. Non date peso alla telefonata precedente, lasciatemi dove sono. Credo di essere su qualcosa di molto grosso. (mettendosi una mano sul didietro) L’albergo è pieno di individui sospetti capeggiati da un maniaco sessuale… Beh, ha aggredito me… Sì, mee!!! Forse fa tratta di bianche… No, non vedo nessuna ragazza, ma tutti gli uomini sembrano dei pazzi, dei forsennati… Bene, procederò con cautela. Non venite finché non mi sentite ancora. (mette giù e, tornando di sopra, incontra Danby che sta scendendo)

DANBY - Buongiorno. Come va la caviglia?

FOCO - Da cani.

DANBY - Si faccia aiutare.

FOCO - Metta giù quelle mani!

DANBY - Ma io voglio so…

FOCO - Lo so che cosa vuole, ma non sono pane per i suoi denti. Anzi, mordo io! Non mi si prende sotto gamba! (esce. Danby scende e dà un’occhiata alla posta. Susan entra con il vassoio)

SUSAN - Oh, buongiorno.

DANBY - Ciao, Sue, come stai?

SUSAN - Bene, e tu?

DANBY - Sento di aver perso un po’ di sonno da qualche parte.

SUSAN - Anch’io.

DANBY - Ti vedo come una rosa e doppiamente bella.

SUSAN - Devo portar su questo.

DANBY - Penso io. (prende il vassoio. Il Colonnello compare sul pianerottolo, sta per gridare, ma vede gli innamorati che si fissano sognanti e guarda ora l’uno, ora l’altro, nel corso delle battute seguenti)

SUSAN - No, non importa. (prende il vassoio)

DANBY - Sue?

SUSAN. - Sì, John?

DANBY - Ti ho sognato, stanotte.

SUSAN - Davvero?

DANBY - Sì. (prende il vassoio) Ma non è stato soddisfacente. Ti avevo fatto una domanda e prima che rispondessi, mi sono svegliato. Sciocco da parte mia, no?

SUSAN - Dipende. Potresti aver avuto una brutta risposta.

DANBY - Credo che ora lo saprò. Mi stai ascoltando?

SUSAN - Sì, John (ora tengono entrambi il vassoio)

DANBY - Bene, torniamo nel sogno e io ti dico: “Susan…” e tu dici…

SUSAN - Sì, John?

DANBY - E io dico: “Posso baciarti?” E tu dici…

SUSAN - Sì, John. (si baciano sopra il vassoio)

WAGSTAFF - Goal! (Danby e Susan sobbalzano) Ora, senta, Danby, non posso buttarla fuori come mi piacerebbe perché non è completamente da biasimare per questa nauseante sce­netta.

DANBY - Ma signor…

WAGSTAFF - Ma se insiste con queste assurdità, non esiterò ad indicarle la porta.

DANBY - Ma io…

WAGSTAFF - Ha detto abbastanza. Ora, se ve la sentite di separarvi da quel vassoio, io farei un po’ di colazione.

SUSAN - Te la porto io. (esegue)

WAGSTAFF - Grazie. (Escono. Danby si siede; appare disfatto. Alf entra dalla sala da pranzo con la borsa di cuoio e il cappello)

ALF - ‘Giorno, Danby.

DANBY - (cupo) ‘Giorno.

ALF - Posta?

DANBY. - Si.

ALF - Magnifico! Ce n’è molta? (nessuna risposta) Ehi, “ridanciano”, sto parlando con te!

DANBY - Oh, ioo… eeh… ancora non lo so.

ALF - Il grande giorno finalmente è arrivato. (Danby sta ancora seduto, assorto) Non ti entusiasma, vero?

DANBY - Scusi, stava dicendo…?

ALF - Sì, ma lascia perdere… Senti, salta in macchina e va’ a comprarmi un vocabolarietto tascabile di francese. Sto pensando di andare presto a farmi una vacanzetta là. Voglio solo darmi una rinfrescata per la lingua. Presto!

DANBY - Va bene. (esce)

FLASH - (entra da sopra con in braccio un impermeabile e un borsone. Sporgendosi dalla ringhiera) Pssst! (Alf pensa che piova e allunga una mano tenendola aperta) Ehi, senti, ho qui il bagaglio di Polignac; c’è dentro tutto il completino per la corsa.

ALF - Come hai fatto a prenderlo?

FLASH - Beh, sapevo che bisognava pigliarglielo prima che uscisse, così mi sono offerto di portarglielo giù io.

ALF - Bravo ragazzo. (aprendo e tirando fuori la tenuta da fantino) Sarà meglio che Fred se lo provi per la misura.

FLASH - Ok. Freed! (ai piedi della scala)

ALF - (con in mano una blusa di seta) Sarà una goduria vederlo con questa addosso, no?

FLASH - Oh, sì. Molto “francese”!

FRED - (entra) Che c’è?

ALF - Vieni a provarti il tuo vestito per la festa.

FRED - Ehi, io quella non me la metto!

FLASH - Dai, sono i tuoi colori per la corsa. (togliendogli la giacca)

FRED - Io non faccio nessuna corsa.

ALF - No, senti, Fred, sei dentro quest’affare fino al collo, che ti piaccia o no. E se io ti dico che la farai, tu la farai.

FRED - Andrò alla polizia.

ALF - Oh, davvero? Allora io alla polizia dovrò dire tutto su di te, che hai drogato un cavallo da corsa e te la sei data.

FRED - Io non l’ho mai drogato.

FLASH - Tu c’eri dentro.

ALF - Brutto reato, drogare i cavalli.

FRED - Ma io…

FLASH - Sei “convoluto” nel fatto.

FRED - Ma…

ALF - Zitto e va’ a cambiarti. (Fred adesso è in giacca e pantaloni) Ti paghiamo bene, no?

FRED - Eeh… mi fate il solletico.

ALF - Beh, fallo da te. (Fred ora si è calato i pantaloni. Compare Foco in cima alle scale. Resta senza fiato ed esce)

DORIS - (da fuori scena) Signor Tubbe?

FLASH - Presto! (lancia il borsone a Fred. Alf mette il suo cappello a Fred e infila il manico del borsone nella sua mano)

FRED - Ehi, che succede? (il cappello che Alf gli ha cacciato in testa gli copre gli occhi. Flash ha ricacciato tutto il completo da corsa nel borsone)

DORIS - Chi è questo?

ALF - Eh, l’accordatore del piano.

DORIS - L’accordatore?

ALF - Esatto. (a Fred) Vero che sei l’accordatore?

FRED - No. (Alf gli dà una gomitata) Sì.

DORIS - Beh, che cosa sta facendo qui?

ALF - È stato chiamato.

DORIS - Chiamato?

FRED - Chiamato.

DORIS - Da qua?

ALF - Da qua.

DORIS - Ma da chi?

FLASH - Da chi è stato chiamato qui?

FRED - Eh?

FLASH - Non ripeto la domanda.

ALF - Lo ha chiamato il colonnello Wagstaff, vero?

FRED - Sì, il colonnello Wagstaff.

DORIS - Ma via, è ridicolo!

ALF - Sì, vero?

DORIS - Ho paura che da qualche giorno abbia subito troppe tensioni. Noi non abbiamo un pianoforte.

FRED - È un po’ una fortuna.

DORIS - Cosa?

ALF - È un po’ una fortuna che abbia saputo per tempo che non c’era un pianoforte. Avrebbe tirato la casa all’aria per trovarlo. Ama talmente il suo mestiere, vero?

FRED - Sì.

DORIS - Beh, mi dispiace, ma è meglio che vada.

ALF - Eh, sì, è meglio.

DORIS - Mi dispiace che abbia fatto un viaggio a vuoto.

FRED - Oh, fa niente.

WAGSTAFF - (da fuori scena) Doris!

ALF - (rapidamente) Beh, io non perderei altro tempo… Lo accompagneremo all’autobus.

DORIS - Non ci sono autobus, qua.

ALF - Va bene, è venuto con un triciclo. (Flash e Alf lo spingono fuori dalla porta d’ingresso)

WAGSTAFF - (entrando) Doris, dove diavolo è finita la mia sciarpa?

DORIS - Lascia perdere la sciarpa, vieni qui, caro.

WAGSTAFF - (scende) Cosa c’è?

DORIS - Da quanto tempo stiamo in questa casa?

WAGSTAFF - Da sei mesi. Perché?

DORIS - Ricordi di avere visto un pianoforte?

WAGSTAFF - Un pianoforte?!

DORIS - Sì, caro, perché ci terrei che mi mostrassi dov’è.

WAGSTAFF - Ti senti bene, cara?

DORIS - Perfettamente.

WAGSTAFF - Questi ultimi giorni ti hanno un po’ stravolta?

DORIS - No, Henry.

WAGSTAFF - Oh.

DORIS - Ora, riguardo al piano…

WAGSTAFF - (convinto che lei stia dando i numeri, la asseconda) Sì, cara?

DORIS - Dov’è?

WAGSTAFF - Dov’è?

DORIS - Dà una bella occhiata tutt’intorno. Riesci a vederlo?

WAGSTAFF - Per il momento, no.

DORIS - Non ti ha precisamente colpito lo sguardo, vero?

WAGSTAFF - Non precisamente. Forse è nella sala da pranzo.

DORIS - Non ci sarebbe posto lì.

WAGSTAFF - Potremmo spostare qualche mobile.

DORIS - Henry, il tasto che sto battendo è che non abbiamo nessun pianoforte.

WAGSTAFF - Ti piacerebbe averlo?

DORIS - No, grazie.

WAGSTAFF - Oh.

DORIS - Perciò, come potremmo farlo accordare?

WAGSTAFF - Certo sarebbe problematico.

DORIS - Lo sarebbe per l’accordatore.

WAGSTAFF - Eccome.

DORIS - Quindi non ha molto senso che venga, vero?

WAGSTAFF - No, proprio no.

DORIS - Questo mi conforta.

WAGSTAFF - (ancora molto preoccupato per la moglie) Ora, Doris, smetti di preoccuparti per il piano e va’ a stenderti un po’ sul letto.

DORIS - Oh, ora è tutto passato.

WAGSTAFF - Quanto mi solleva questa notizia!

DORIS - Però è tanta la strada da fare con un triciclo per niente.

WAGSTAFF - Eeeh?! (Doris va di sopra)

POLIGNAC - (scende con padronanza di sé) Bonjour, Monsieur. J’attends la voiture qui viens un peu plus tard. Priez de me dire quand elle arrive.

WAGSTAFF - Sì, non sarei affatto stupito. (esce andando di sopra)

POLIGNAC - (va a prendere un drink, vede che non ce ne sono e va a suonare il campanello, mentre Beth scende) Ah, mademoiselle, vous etes bienvenue. J’étais en train de sonner pour quelqu’un.

BETH - Che?

POLIGNAC - Je voudrais quelque chose à boire. Alors, c’est possible?

BETH - Che?

POLIGNAC - Allez me chercher quelque chose à boire. Je ne demande pas trop.

BETH - (ridacchia affascinata dalla strana lingua e comincia a stimolarlo perché dica qualcos’altro) Ancora, “mio caro”.

POLIGNAC - Alors, on est chez des fous. Je n’ai jamais vu de pareil.

BETH - Dai, ancora, ancora, mio caro! (ridacchia)

POLIGNAC - Je veux à boire, ma fille. Vous comprenez? À boire. (mima la mescita in un bicchiere e la bevuta)

BETH - (ridacchia più forte) Non ti capisco, non sei mica di queste parti, mio caro!

POLIGNAC - Eh, bien, j’ai fait la manche pour la dernière fois. Ma chère petite fille, j’en veux à boire, pas vous, moi! Vous comprenez? J’ai soif, je veux une boisson! Vous etes bien la bonne. Alors, allez me chercher quelque chose et cessez de ronronner comme un chaufbain! (Beth cade dal ridere. Polignac alza le braccia al cielo e crolla sul sofà)

BETH - Non smettere, mio caro. (Polignac non apre più bocca) Oh, dai, mio caro! (nessuna reazione) Che c’è? Ho detto qualcosa di smarronato?

POLIGNAC - Ma chère petite…

BETH - Ora sì! (ride)

POLIGNAC - Ah, mon Dieu, allez-vous en!

BETH - Oh, via, calma, calma! Smetti che ti arrabbi, sei nervoso. Tieni, bevi un drink e calma! (va a mescere un drink e Polignac è felicissimo al pensiero che finalmente lei lo abbia capito)

POLIGNAC - Enfìn! Ca y est. On est arrivé! Et il n’à fallu qu’une demi-heure. (si getta letteralmente in ginocchio con ironica gratitudine)

BETH - (pensando che implori il liquore) Oh, ma allora sei un alcolinista, mio caro. (nervosamente mesce un drink e glielo porge)

POLIGNAC - Merci, mademoiselle, merci.

BETH - Neanche “grazie” ti dice.

POLIGNAC - Combien?

BETH - Che?

POLIGNAC - C’est combien? Oh, ca va… Laisse tomber. (alza il bicchiere) Santé!

BETH - (pensando che sia per lei) Oh, grazie, un goccio solo. (beve un sorso. Polignac esplode. Stupefatta) Tieni, tieni!

POLIGNAC - (prende il bicchiere e le dà un colpetto sulla mano) Merci.

BETH - Oh! (chiaramente deliziata, ridacchia e resta con la mano tesa perché le dia un altro colpetto)

POLIGNAC - Eh, encore! (esegue. Beth esce da dietro il bar. Ora sono fianco a fianco davanti al bar e Polignac ha il gomito sul bancone)

BETH - Ah… ah! (colpetto a Polignac)

POLIGNAC - Ah… ah! (dà di gomito a Beth)

BETH - Ah… ah! (dà di gomito a Polignac)

POLIGNAC - Ah… ah! (buffetto sotto il mento)

BETH - Ah… ah! (buffetto sotto il mento)

POLIGNAC - Ah… ah! (tastata sul sedere)

BETH - (offesa) Ehi! (gli assesta un colpo e gli dà un pugno sul gomito. Polignac perde l’equilibrio e cade lungo disteso. Beth scappa terrorizzata a sinistra del proscenio. Polignac si rimette in piedi)

POLIGNAC - Les Anglais! (si siede sul divano e prende una rivista. Alf e Flash entrano)

ALF - Via libera! C’è mancato poco!

FLASH - Sì, ehi, attento, c’è Polignac. Fred non può cambiarsi davanti a lui.

ALF - Dovrà nascondersi fra i cespugli per un po’.

FRED - (entra. È ancora in mutande, canottiera e impermeabile) ‘Orca! Sono gelato! (Polignac si volta e sorride. Alf e Flash ricambiano)

ALF - Prendi questo borsone e rimettiti la tua roba in sala da pranzo.

FRED - Oh, ma se mi vedrà lui…

ALF - Lo intratterremo noi. Presto! (Alf e Flash in piedi davanti a Polignac coprono Fred mentre esce furtivamente)

POLIGNAC - Halò.

FLASH - Halò.

POLIGNAC - Halò.

ALF - Halò.

POLIGNAC - Comment ca va?

FLASH - Non cambia discorso.

DANBY - (entra) Ah, signor Tubbe, ecco il suo dizionarietto francese.

ALF - Oh, grazie.

DANBY - Posso aiutarvi?

ALF - No, puoi sfollare per un po’.

DANBY - Ricevuto. (vede Polignac) Halò.

POLIGNAC - Halò.

ALF - Non ricominciare!

DANBY - Ricominciare cosa?

FLASH - Abbiamo detto tutti gli “halò”.

DANBY - Oh, avete visto Susan?

ALF - È in giro da qualche parte.

FLASH - In cucina.

DANBY - Oh, magnifico!

FLASH - Che c’è di magnifico in cucina?

ALF - No, senti, io sarò molto preso qui, perciò va’ di sopra e per un po’ non far entrare nessuno. Ok?

FLASH - Ok. Ma con lui come si fa? (indica Polignac)

ALF - Tranquillo. Si farà un pisolino. (a Polignac) Non è vero?

POLIGNAC - (annuisce e sorride) Oui.

FLASH - Glielo faccio fare io?

ALF - Non fare il cretino, non correremo nessun rischio. Penserà Fred a farlo per noi.

FLASH - Oh, “ricevuto”. (va di sopra) Sei un super-mentale, Alf, un genione. (esce. Entra Fred, di nuovo vestito)

ALF - Così va meglio… Allora, Fred?

FRED - Allora che?

ALF - Lo vedi questo signore alla mia destra?

FRED - Sì. Halò.

POLIGNAC - Halò.

ALF - No, basta! (poi sorride a Polignac, che ricambia il sorriso) C’è solo lui di mezzo fra te e la fortuna.

FRED - (incredulo) Continua…

ALF - Togli di mezzo lui e avrai l’affluenza.

FRED - Febbre e raffreddore?

ALF - L’Affluenza, non l’influenza. Affluenza di soldi. Sarai ricco.

FRED - Oh, davvero? A Beth piacerebbe.

ALF - Sì. Ora è meglio sbrigarsi o sarà troppo tardi.

FRED - Sì, ma come?

ALF - Mollagli un cazzotto.

FRED - Possiamo ferirlo. Non potremmo drogarlo con le pillole di sonnifero?

ALF - Ne hai qualcuna?

FRED - Sì, ho un barattolo di aspirine.

ALF - Non dir fesserie, ce ne vorrebbero una ventina per acciocchirlo.

FRED - È un barattolo pieno.

ALF - E come pensi di fargliele prendere venti aspirine?

FRED - Dici che si potrebbe un po’ insospettire?

ALF - (sarcastico) Non so cosa farei senza di te, ma preferirei esserlo.

FRED - Oh, grazie. Beh, io lo stendo, ma dove lo scarichiamo?

ALF - (indicando il pannello) Là dentro. Senti, io ci parlo, tu gli arrivi da dietro e gli dai la botta.

FRED - Con che?

ALF - Gli dai il colpo del coniglio.

FRED - Cos’è?

ALF - Sai, così. (da un colpo sulla nuca a Fred che crolla sul pavimento)

ALF - Per la miseria, alzati! Fred! Fred, alzati! (lo mette in piedi e lo scuote. Poi vede Polignac che li guarda e finge ridendo che sia uno scherzo e dà una pacca sulla spalla di Fred) Fred! Svegliati, salame! (ride)

FRED - (tornando in sé) Chi mi ha colpito?

ALF - Riprenditi, sono stato io: Alf. (ride)

FRED - Di che cavolo stai ridendo?

ALF - Di niente. Come ti senti? (ride)

FRED - Senti, se lo trovi troppo…

ALF - Zitto, che ti guardano! Ridi, ridi, accidenti a te, ridi!

FRED - (ride tenendosi la testa dolente fra le mani) Non so di che sto ridendo. Stendilo tu il francese, sei bravissimo!

ALF - Ok. Tu parla con lui, mentre io vado alle sue spalle.

FRED - E che gli dico?

ALF - Sembra che non gradisca niente come un “Halò”.

FRED - Ok. (si avvicina a Polignac) Eeh…Halòòòòòò!

POLIGNAC - Halò!

FRED - Eeh, funziona. Allora, lo so il francese!

POLIGNAC - Pardon?

FRED - Halòòòò! (a Alf) Presto, non posso continuare così!

POLIGNAC - Je ne comprends… (Alf gli da il “colpo del coniglio” sulla nuca. Polignac crolla)

ALF - Presto, apri il pannello!

FRED - Non posso, è chiuso!

ALF - Dà il calcio! (Susan e Danby entrano dalla cucina)

DANBY - Dica, signore.

ALF - Cosa? Oh… eeh… (si siede accanto a Polignac fingendo di parlare con lui e anche di rispondergli) Che cosa vuoi, Danby?

DANBY - Le dispiace se usciamo?

ALF - No, mi farà piacere.

SUSAN - Come sta il signor Polignac stamani?

ALF - Oh, bene, vero, sì, sì. (fa sventolare la mano di Polignac)

SUSAN - Ha dormito bene dopo tutto il pandemonio?

ALF - No, non molto, no. (fa di nuovo sventolare la mano di Polignac)

DANBY - Immagino che farà un sonnellino prima della sua corsa.

ALF - Sì, sembra un po’ stanco, ora.

DANBY - Beh, arrivederci. Non staremo via molto.

ALF - Va bene.

SUSAN - Au revoir, Monsieur Polignac. (silenzio)

FRED - (a Alf sottovoce) Dice a te!

ALF - Eh? Oh… Au revoir.

SUSAN - Vive le Cardinal!

ALF - (fa agitare il braccio di Polignac) Oui, oui. (Danby e Susan escono) Sono invecchiato di 10 anni!

FRED - Sì, anch’io.

ALF - Sei stato di un bell’aiuto. Apri il pannello.

FRED - Ok. (calcio al pomello e si apre il pannello)

ALF - Forza, mio “bel dormiente”, entra! (ci infilano Polignac e lo richiudono) Ora non c’è tempo da perdere. (tirando fuori il dizionarietto di francese) Se prenderai il suo posto, devi saper dire qualcosina in francese.

FRED - Oh, no, se devo aprir bocca, chiuso!

ALF - Basta discutere! Ora vediamo che cosa avrai bisogno di dire.

FRED - Io sono francese, basta, no?

ALF - Questo lo sanno. Devi giusto dirgli che parli solo francese. Ecco qua: alcune utili frasi: “Che ore sono?”

FRED - Le dieci e mezza.

ALF - Zitto! Sto leggendo.

FRED - Oh, beh, l’orologio ce l’ho. Quello non mi serve.

ALF - “Ho bucato”. “Mi si è storto il manubrio.” “Dov’è l’ufficio postale?”

FRED - Queste sì che saranno di grande aiuto!

ALF - “Mia nonna ha perso il treno.”

FRED - Questa è balorda, no?

ALF - Sì.

FRED - “È morta mia nonna.”

ALF - “Sono venuto male per via della luce.”

FRED - Non importa il perché.

ALF - Ah! Eccola. “Io non capisco, parli più lentamente, prego.” Non ti serve altro. (tende il dizionarietto a Fred) Ora cerca di dirlo in francese.

FRED - (con insensato accento) Io - non - capisco. - Parli - più - lenta - mente.

ALF - Ma che accidenti sbrodoli? Dillo in francese. È scritto sull’altro lato.

FRED - Oh! Je… nee… (pronuncia “genni”)

ALF - Genni?! (prende il dìzionarietto e guarda. Sbagliando pronuncia) “Jee - nee… Jee - ne - comprends - pas. - Parlez - plus - lentement - s’il - voos - plaid.”

FRED - Non ha senso.

ALF - Non deve averne, è francese!

FRED - Non lo imparerò mai.

ALF. - Beh, la facciamo più corta. Di’ solo: “La prego, io non capisco, È: “S’il - vu - plaid - je - ne compronds paz.” Dai, prova.

FRED - S’il - vu - plaid - je - ne - com… com… com…

ALF - …compronds paz.

FRED - Oh, sì, “compronds paz”.

ALF - Bene. Dillo ancora.

FRED - “S’il - vu - plaid. Je ne compronds paz”.

ALF - Ancora. Più svelto, questa volta.

FRED - S’il - vio - plaid - Gio - nee - comprond - paz.

ALF - Non lo so, c’è qualcosa di sbagliato in qualche punto, lo so!

FRED - Cosa?

ALF - Le tue mani. Devi agitarle, sai? Come il nostro Polignac. Ridilla anche con le mani, questa volta.

FRED - S’il - ver - plaid… (poi comincia a girare le mani come le pale di un mulino) Je ne comprand paz!

ALF - Non così, è troppo. Prova con un braccio solo.

FRED - Sil - vio - plaid…

ALF - Lascia perdere le coperte; un braccio solo!

FRED - (roteando un braccio) Je ne comprond paz.

ALF - Meglio, ma riprova. Tieni fermo il braccio, muovi solo la mano.

FRED - (agitando la mano) Sil - vio plaid. Je ne comprond paz.

ALF - Così va meglio. Sa, come dire, di “festoso”. Ora, un’altra volta, per scaramanzia.

FRED - (con le braccia immobili e velocissimo) Sil - vio plaid, je ne comprond paz. Guarda, senza mani!

ALF - (alza la mano con disgusto) Sai che ti dico? Non devi proprio aprir bocca. Comportati da scemo. (Guarda Fred) Non dovrebbe esserti difficile. Ora, sei mai stato in groppa a un cavallo?

FRED - No.

ALF - Oh, prima di tutto bisogna garantirsi che tu sappia montarci.

FRED - Non è il montarci che mi preoccupa, è il restarci sopra.

ALF - Oh, una volta che ci sei sopra, ci resti attaccato con le unghie e con i denti.

FRED - Sarò bello senza le unghie e sdentato.

ALF - È starci su che è importante. Ora, allenati su questo sofà. Questa è la testa e questa è la coda.

FRED - Questa è la testa e questa è la coda.

ALF - Sì.

FRED - Dov’è il punto di partenza?

ALF - Là. (indica davanti a sé)

FRED - E il traguardo? .

ALF - Là. (indica dietro a sé)

FRED - Maa… dovrò andare a “marcia indietro”?

ALF - No davvero, andrai con moto circolare, sei su una pista. Ora, la prima volta che vedrai il cavallo, sarà dopo che ti avranno pesato.

FRED - Pesato? Io col cavallo ci corro, mica ci faccio il pugilato!

ALF - Zitto! Bene, ora verrai nel passeggiatoio dell’ippodromo e vedrai il cavallo. Potrai dargli un’amichevole pacca sui quarti.

FRED - Sì. Su cosa?

ALF - Sui quarti.

FRED - Su quale quarto?

ALF” - C’è solo un quarto.

FRED - Non dire scemenze, devono esserci quattro quarti.

ALF - Si, forse hai ragione. Ci sono i quarti anteriori e i quarti posteriori. Va’ ai quarti posteriori, sono più o meno qui. (indica il divano) Ci monti, dai una pacca e dici: “Halò” o qualcosa del genere. In francese, naturalmente.

FRED - Che vuoi dire “halò” in francese?

ALF - “Ehilà!”, credo. Ora, forza, prova. Lo vedi per la prima volta, chiaro?

FRED - Chiaro. (Si guarda intorno. Improvvisamente vede il sofà e dà una delicata pacca su una sua estremità) Halò!

ALF - No, con più sicurezza. Devi fargli vedere chi lo monterà.

FRED - Non lo sa?

ALF - Forza, più sostenuto, questa volta.

FRED - (ripete il gesto con uno spavaldo) Halòòòòò!!!!

ALF - Non esagerare o farai correre gli animalisti. Ora veniamo alla parte più difficile: devi montarlo.

FRED - Avrò un paio di scalette.

ALF - Non fare il cretino!

FRED - Dirò che in Francia le abbiamo.

ALF - No, senti: ti metti alla sinistra del cavallo, infili il piede sinistro nella staffa e “scavalchi” con la gamba destra infilando il piede destro nell’altra staffa.

FRED - Sembra abbastanza facile.

ALF - Su, forza, provaci. Poggia il piede sinistro sulla mia mano. (Fred esegue) Ora scavalca col destro. (Fred esegue) Divarica e balza oltre lo schienale del divano.

FRED - Oh!

ALF - Ora lo hai spaventato. Bisogna che lo calmi. (dà delicati colpetti sul sofà) Così… Così… Così… Forza, affettuosi colpetti sulla testa.

FRED - Non vedo il perché dell’affetto per la sua testa, per poco non mi ha fatto spaccare la mia!

ALF - È colpa tua, se ne stava fermo tranquillo e tu lo hai eccitato.

FRED - Ecco, ecco.

ALF - Léé! Léé! Buooonoo!

FRED - Lééé! Forse gli andrebbe un po’ di zucchero.

ALF - No, ora è calmo.

FRED - È una gioia saperlo.

ALF - Ora, prova ancora.

FRED - Ok. Pronto?

ALF - Sì.

FRED - Lééé, fermo, ragazzo, buono, buono! Lééé!

ALF - Cosa c’è?

FRED - Lo disturbano le mosche.

ALF - Forza, sbrigati che gli altri sono quasi sulla linea di partenza.

FRED - Ah, sì? (guarda) Porco mondo, è vero! Va bene. Avanti!

ALF - Bene. Ora, uno, due, tre… su!

FRED - (sparisce di nuovo dietro il divano) Aiuto!

ALF - Idiota, non sai reggerti quando sei in sella?

FRED - Reggermi a cosa?

ALF - Alle redini!

FRED - Ma non ce ne sono!

ALF - Beh, non sai fingere che ci siano? Ecco, usa le bretelle.

FRED - Io non le porto. Usiamo le tue.

ALF - Va bene, eccotele. (posa le bretelle sullo schienale del divano) Ora riprova, Fred.

FRED - Ok. Olé! (questa volta “regge”) È comodissimo, come lo schienale di un divano.

ALF - Hai le redini?

FRED - Sì.

ALF - Beh, usa tutte e due le mani.

FRED - Non posso. In questa mano ho il vocabolario.

ALF - Beh, mettilo via!

FRED - Dove lo metto?

ALF - Non stuzzicarmi o te lo dico! Ora sei alla partenza. Io sono lo starter. Appena sono tutti in linea, io tiro la leva e loro partono. Pronto?

FRED - Sì.

ALF - Bene.”. Via! (tira una leva immaginaria e gli calano i calzoni) Partiti! (Foco entra, vede Alf e grida)

SIPARIO

SCENA 2

Stesso ambiente, nel pomeriggio. Radio con musica a volume basso. Alf sta facendo su e giù nervosamente. Guarda l’orologio e poi va a mescersi un drink, ne beve un sorso mentre Flash entra dal varco del pannello.

FLASH - Capo!

ALF - (si strozza e si volta) Non fare di queste cose, ragazzo! Sono in uno stato di agitazione assoluta.

FLASH - Scusa, capo. Fred c’è nella corsa?

ALF - Sì. Abbiamo avuto un po’ di fortuna quando hanno mandato quella macchina a Polignac. Ci ho ficcato dentro Fred e via…

FLASH - Beh, per ora, se non apre bocca, siamo a posto.

ALF - Sta’ tranquillo che non l’apre. Ha troppo da perdere se lo scoprono.

FLASH - (indica la radio) La corsa non c’è ancora?

ALF - No, ancora no.

FLASH - Posso stare a sentirla anch’io?

ALF - Sì.

FLASH - E il ciccione della polizia?

ALF - Se n’è andato, grazie a Dio!

RADIO - È il programma sportivo della BBC.

ALF - Shh!

RADIO - Ora vi condurremo a Seldon Park per un commento sulla corsa Handicap di Seldon.

FLASH - Ci siamo!

RADIO - Grahara Dundunning vi farà la cronaca della corsa dalla tribuna centrale, assistito da Jack Briggs, in qualità di esperto.

FLASH - Voglio un drink.

SPEAKER - Buon pomeriggio da Seldon Park, dove abbiamo una perfetta giornata di primavera.

ALF - “Perfetta”! È tutto quello che sa dire! (dà una botta alla radio, il volume si abbassa. Alf e Flash da ora in poi parleranno sovrapposti allo speaker della radio)

FLASH - Ora calmati, Alf.

ALF - Con 10.000 sterline che mi pendono sulla testa? Oh, se fossi lì!

FLASH - Non dire scemenze. Non avrebbe senso andare a passeggio sul luogo del delitto. Se qualcosa va storto, non vogliamo essere sul posto, no?

ALF - No. (Indica il pannello) Polignac è sempre là dentro?

FLASH - Russava come un santo quando l’ho lasciato. Senti, quando sarà tutto finito, che ne farai di…?

ALF - Sta’ zitto, perdio! Sto cercando di sentire!

FLASH - Va bene, va bene! Mannaggia, ancora non sono partiti!

ALF - Shh! Ha nominato Cardinal?

FLASH - Non lo so, non ascoltavo.

ALF - Dammene un altro bicchiere. (Botta alla radio. Si alza il volume. Polignac, stordito, traballante, esce dal varco del pannello e intercetta il bicchie­re, mentre Flash lo tende riempito ad Alf. Polignac beve e mette il bicchiere vuoto in mano di Alf e, traballante, rientra nel varco e chiude il pannello. Alf beve dal bicchiere vuoto) Ora va meglio! Shh! Ascolta!

FLASH - Per me è tutto stranito.

ALF - Shhh!

ALF - Me lo auguravo!

ALF - Dio ti ringrazio! Acciden­ti! Se avessimo potuto in­filarci Dolce Lavanda! (volume più basso)

FLASH - È ancora in coma.

ALF - Lo so, ma la colpa di chi è?

FLASH - Ci hai detto tu di drogarlo per tenerlo immobile.

ALF - Sì, ma non di paralizzarlo!

FLASH - Se lui arriva bene alla barriera di partenza, non c’è niente da preoccuparsi.

ALF - Beh, ancora non c’è arriva­to!

FLASH - Non fare il pessimista…

ALF - No, no. Dammi un altro drink. (dà una botta alla radio. Rialzo del volume)

FLASH - Ok. (gli tremano le mani mentre mesce il drink e lo porge ad Alf, che a sua volta trema)

ALF - Zitto! Sono arrivati alla barriera!

FLASH - Ora ci manca poco. (Beth entra dalla cucina, il volume si abbassa)

BETH - Ehi, dov’è il mio Fred?

ALF - (assorto) È arrivato ora alla barriera.

BETH - Cosa?

ALF - Eeh… Oh… Eeh… ha da fare.

BETH - Dove?

ALF - Dove?

BETH - Io ho, il pomeriggio di libertà, posso andarci anch’io, no?

ALF - Puoi provarci.

BETH - Sai che sorpresa se mi mettessi a sedere accanto a lui, eh?

ALF - Anche per il cavallo!

BETH - Eh? (esce. Si rialza il volume)

FLASH - Ha detto: “E ti pareva!”

ALF - Sì, mettici anche lei!

FLASH - Ha!

ALF - Che ci importa di quello che indossano!

FLASH - Ci siamo! Ci siamo!

ALF - Ora, zitto!

FLASH - Alza un po’ la radio! (Alf esegue)

ALF - Ah, Dio! Attento, Fred! Attento!

FLASH e ALF - Resisti! Resisti!

ALF - Idiota!

FLASH e ALF - Su! Alzati!

ALF - Sarebbe, meglio!

FLASH - Lo dice a me! (Il Colonnello Wagstaff entra dalla porta d’ingresso. È in piedi dietro la poltrona di Alf e ascolta)

ALF - Vergognarsi, eccome!

ALF - Dall’altra parte, deficiente, monta dall’altra parte! (volume basso. Alf fa un balzo e colpisce il colon­nello sotto il mento. Il colonnello traballa e sprofonda nel divano, privo di sensi. Flash è troppo preso dalle notizie per accorgersene. Non parliamo di Alf)

ALF - Ah, grazie a Dio!

SPEAKER - Non credo che dall’anteguerra si sia avuto una giornata così bella per la Coppa Seldon. Non c’è stata nessuna cancellazione e i partecipanti sono tutti quelli di cui hanno dato notizia stamani i giornali. In tutto concorreranno in dieci e vene leggerò un elenco. Furia, scuderia Smith, montato da Nash, col numero 3. Arancio HI, scuderia Block, montato da Callow, col numero 2. Surf, scuderia Leith, montato da Turner, col numero 6. Cardinal, scuderia Raymonde, montato da Polignac, col numero 5. Macchia Nera, scuderia Eves, montato da Brough, col numero 7. Hasty, scuderia Addyman, montato da Holmes, col numero 1. Penny Plain, scuderia Barker, montato da Adams col numero 4. New Year, scuderia Dyson, montato da Flood, col numero 9. City Lights, scuderia Walter, montato da Fosbery, col numero 8. Rayny Day, scuderia Jones montato da Dellar, col numero 10. Bene, stanno entrando nella pista ora, recandosi alla linea di partenza. Macchia Nera sta passando adesso, ap­pare in ottima forma, indossa colori rosso e verde, seguito da Hasty e New Year.

E arriva Cardinal, il favorito. Magnifico animale, un bellissimo cavallo sauro. Questa è la prima volta che il suo fantino, Polignac, corre in Inghil­terra, il che, probabilmente, lo fa sentire un po’ stranito.

Ho puntato il mio cannoc­chiale su Polignac e nono­stante la sua espressione, appare molto determinato. Sembra quasi incollato al­la sua sella.

Non c’è veramente alcun dubbio sulla classe di Car­dinal, sempre imbattuto in Francia, nella stagione scorsa. Ma oggi ha qual­che gagliardo avversario. Tanto Furia che New Year hanno vinto sulla distanza e i loro proprietari hanno completa fiducia nelle loro capacità di vittoria.

Beh cominciano ad arrivare alla barriera di partenza, perciò, finché seguono gli ordini dello starter, vi parlerò della corsa in se stessa. La pista ha grosso modo la forma di una “U”. Vanno dritti per circa un chilometro, poi c’è una curva a sinistra, un’altra leggera curva a sinistra e gli ultimi 800 metri li portano sull’altura, al traguardo.

Si stanno allineando per l’appello.

Hasty, Arancio III, Furia. Furia fa qualche capricciò, ma Nash, il fantino, lo ha di nuovo sotto controllo, poi Penny Plain e accanto a lui, Cardinal, Surf, Macchia Nera, che gironzola un po’. Poi, City Lights e, ancora fuori ci sono New Year e Rainy Day. Beh, non manca molto alla partenza. Potete intuire l’eccitazione della folla.

Questo bel tempo atmosferico ha certo comportato una colorita scelta all’ultima moda, di abiti e copricapo. Tra poco vedremo sfilare i dieci ca­valli in gara.

Oh, Penny Plain è uscito dalla fila; Adams sembra avere qualche difficoltà a convincerlo a tornare a posto. Sta scalpitando un po’ in giro e ha turbato Cardinal. Credo che gli abbia dato un calcetto perché Cardinal si è impennato e Polignac sta lottando per acquietarlo, ma senza successo. Cardinal sembra cerchi di disarcionarlo. Sembra una specie di rodeo. Scalcia con le zampe posteriori e Polignac tiene ambo le braccia avvinte al collo del cavallo, ma a me non sembra molto al sicuro.

Beh, questo… Oh, è caduto! Sì, Cardinal lo ha disarcionato! È steso al suolo. Non sappiamo se sia ferito o no. Qualcuno è accorso e stanno cercando di rial­zarlo gradualmente. Ora si sta rialzando e scuote la testa. Dà l’im­pressione di essere un po’ stordito. C’è da chiedersi se sarà in grado di correre dopo questo incidente… Ne verrebbe certamente alterato rutto lo svolgersi della corsa se il favorito fosse costretto al ritiro.

Oh, è di nuovo in piedi e credo che lui… Sì! Rimon­terà in sella. Cardinal ora è di nuovo perfettamente immobile e sembra quasi vergognarsi di… ci si per­doni il gioco… aver perso le staffe.

Polignac sembra un po’ scosso. Oh! Deve esserlo un bel po’ perché sta cercando di montare a cavallo dalla parte sbagliata.

Che straordinario inizio di corsa, ma naturalmente è sempre l’inatteso che fa delle corse ippiche uno sport così eccitante ed imprevedibile. (volume più alto) A quanto posso vedere, il primo soccorritore parla con Polignac, probabil­mente gli chiede se si sen­te in grado di fare la corsa. Ovviamente il francese non capisce e non risponde.

Però sta rimontando dal lato sbagliato ed ora è di nuovo in sella. Cardinal sembra essersi acquietato ed è tornato al suo posto nella barriera. E gli altri cavalli stanno fermissimi, quindi questa volta si par­tirà. Ora sembrano in linea perfetta… Partiti! (la radio tace di colpo)

FLASH - Non ci sento più da quest’orecchio.

ALF - (alla radio) Dove sei?

FLASH - (dà una botta alla radio) Sveglia!

ALF - (botta alla radio) Questa schifezza non funziona!

FLASH - (botta alla radio) Che gli ha preso?

ALF - Bisogna sapere quello che succede! Dai, prendi il mio cannocchiale e va’ alla corsa!

FLASH - Bene.

ALF - Va’ abbastanza vicino per vedere, ma non farti beccare!

FLASH - No. Ok. (esce)

ALF - (cazzotto alla radio) Parla, mondo infame! (vede il colonnello) Senta, può fare in modo di far funzionare que­sta moribonda? Mi sente? Io non… Ehi, sveglia! (schiaffetti sulla faccia) Si svegli, colonnello, questo non è momento da pisolini! (lo scuote) Colonnello, Squadra, att… tentii!

WAGSTAFF - (svegliandosi di colpo) Cosa?

ALF - Voglio la radio accesa! Non funziona, guardi. (botte) Vede, si è spenta. Io devo sentirla. (altra botta)

WAGSTAFF - Oh, beh, forse si è allentata una valvola.

ALF - Beh, la stringa. Come fa a metterci le mani dentro?

WAGSTAFF - Ora vediamo. (entra Doris con tè per quattro)

ALF - Presto, che finisce tutto!

DORIS - Ecco, Henry, il tè.

WAGSTAFF - Grazie, cara. (Doris posa il vassoio)

ALF - La scuota! (cerca di farlo lui)

WAGSTAFF - No, faccia attenzione.

ALF - Ma io devo sentire la corsa!

DORIS - Provate a metterla per il suo verso.

ALF - Sì. (afferra la radio) Quale?

DORIS - L’orologio di cucina funziona sempre meglio, così.

WAGSTAFF - Non dire sciocchezze!

ALF - (mette la radio sottosopra) Parla! (la colpisce) Ti prego! (altro colpo)

WAGSTAFF - Le ho detto, lasci fare a me. (la prende)

ALF - Faccia parlare questa peste!

DORIS - Signor Tubbe, si calmi. (gli porge una tazza di tè)

ALF - (educatamente) Grazie, infinite, signora. (dà un calcio alla radio che riprende a funzionare)

SPEAKER - (radio) …Arancio HI e terzo Penny Plain.

ALF - Eh? Cosa? Chi era primo?

SPEAKER - Primo Cardinal! Sì, dopo una magnifica corsa, Cardinal è arrivato primo, Arancio HI secondo e Penny Plain terzo. (la radio crepita, stride e nuovamente tace)

ALF - (sta per esplodere) Fred, ioo… (rapidamente si acquieta) Beh, è uno scompiglio per le scommesse!

WAGSTAFF - Ha detto “Cardinal”?

DORIS - Sì, quel caro ometto ha vinto. Non è splendido?

ALF - Eccome!

DORIS - Quando torna, dobbiamo fargli un’accoglienza più che speciale!

ALF - Senz’altro.

FLASH - (entra di corsa) Alf, Alf, quel pazzo cretino…! (vede il colonnello e signora, si ferma alzandosi il cappello)

DORIS - Oh, salve, signor Harry.

FLASH - Salve.

DORIS - Non credo che abbia conosciuto mio marito. Questo è il signor Harry, Henry.

WAGSTAFF - Molto lieto, signor Harry.

FLASH - Tanto piacere, signor Henry.

DORIS - Si sieda e prenda una tazza di tè.

FLASH - No, non credo.

ALF - (spingendo flash sul sofà) Ben volentieri. Comportati bene. Che è successo?

FLASH - Ha vinto.

ALF - Lo so che ha vinto, ma come?

FLASH - Si è tenuto stretto e il cavallo ha fatto il resto, ma non è tutto.

DORIS - (porgendolo a Flash) Il suo tè.

FLASH - Grazie.

ALF - Che significa “non è tutto”?

DORIS - Zucchero? (gli porge la zuccheriera)

FLASH - Grazie. Ancora non si è fermato!

ALF - Eh? (Con la zuccheriera in una mano e la tazza nell’altra, Flash non riesce a usare le pinzette per le zollette, così, dopo essersi faticosamente destreggiato, vuota l’intera zuccheriera rovesciando tutte le zollette dentro la sua tazza. Infine, ne recupera una dalla tazza di Flash e la mette nella sua, lecca le pinzette e se le mette nella tasca della giacca)

FLASH - Non si è più fermato!

ALF - E dov’è ora?

FLASH - E chi lo sa? Ha saltato lo steccato, è andato diritto attraverso la folla, poi è saltato oltre la siepe, sulla strada principale. Roba da Gran Premio a ostacoli!

DORIS - Pasticcini? (porgendo il vassoio)

FLASH - Grazie. (posa la mano al centro del vassoio e se la copre di crema e di zucchero, si lecca le dita, poi prende un cannolo, lo guarda e lo succhia come un cono gelato) Andava sugli 80 all’ora.

ALF - Perché non lo hai inseguito?

FLASH - Come, e con che? Poi gli stava già dietro la polizia.

DORIS - Tovagliolino? (Flash ha le mani occupate, perciò si infila il cannolo in bocca, prende il tovagliolino di carta e si pulisce la fronte. Alf glielo prende e se lo mette nel taschino. Flash poi trova che il tè scotta, perciò lo versa nel suo piattino e sta per soffiarci, ma poi, pensando che non sia educazione, per raffreddarlo ci sventola sopra col suo cappello)

FLASH - La polizia deve aver pensato che c’era qualcosa sotto. Che si fa ora noi, Alf? Che si fa? (Il Colonnello arriva con la sua tazza di tè e si siede sul bracciolo sinistro del divano)

ALF - Non stare tanto a preoccuparti. (mostra a Flash come deve tenere il piattino, tenendo elegantemente sollevati i mignoli e Flash esegue)

FLASH - Forte, ‘sto tè!

WAGSTAFF - Sì, però è un po’ forte, cara.

DORIS - Ah, sì? Oh, ho dimenticato di portare l’acqua. Vado a prenderne un po’. (esce. Flash si è stufato del tè, così, mentre il colonnello è preso dal sorseggiarlo, rovescia il resto che ha nel piattino dentro gli stivali di gomma del colonnello, che, sentendosi improvvisamente i piedi bagnati, lentamente si alza e va di sopra)

ALF - Insomma, vuoi startene qui con la crema che ti cola dal mento per dirmi che Fred non si è più fermato?

FLASH - No, ha continuato di buona lena e ha mezza regione che lo insegue.

ALF - Perché non ti sei unito a loro?

FLASH - E che accidenti potevo fargli io se lo raggiungevo! (Alf da una botta alla radio, che torna a funzionare. Trasmette l’ouverture del “Guglielmo Tell”)

FLASH - Ehi, non berciare così con me!

ALF - Io bercio quanto voglio!

FLASH - Solo perché hai combinato un casino!

ALF - Io, fatto un ca…?! Di chi è stata l’idea di rinchiudere un maledetto cavallo?

FLASH - Di chi è stata l’idea di rinchiudere il fantino francese e mettere quel mentecatto al suo posto, eh?

ALF - Ehi, non senti niente, tu?

FLASH - No.

ALF - Sicuro?

FLASH - Solo la radio.

ALF - Io giurerei di sentire degli zoccoli di cavallo.

FLASH - (ascolta) No, sono tamburi.

ALF - Sicuro?

FLASH - Sicuro che sono sicuro!

ALF - Beh, io no.

FLASH - Se non mi credi, girati e apri le orecchie.

ALF - Bene. (esegue. Ascoltano, si stringono nelle spalle. Tendono entrambi le orecchie e si rendono conto che non è la radio)

FLASH - Perdio!

ALF - Te lo avevo detto!

FLASH - E tu credi…? (Cessa il rumore degli zoccoli. Un cavallo nitrisce. Si ode un grido seguito dal rumore di un bicchiere andato in pezzi e Fred entra dalla porta d’ingresso con le gambe incredibilmente inarcate. Appare mezzo morto e pieno di mota)

ALF e FLASH - Fred! (Fred è senza parole e crolla nel mezzo della sala. Alf e Flash parlano mentre cercano di rialzare Fred)

ALF - Maledetto disgraziato idiota, ti rendi conto che ci hai fatto perdere 10.000 sterline?!

FLASH - E forse ci fai anche finire in galera!

ALF - Non contento di aver cominciato la corsa con un numero da circo equestre, dovevi anche vincerla!

FLASH - Non potevi startene in coda?

ALF - E fermarti quando sei arrivato alla fine?

FLASH - Chi ti credi di essere, mio “scavalcamontagne”?

FRED - Ne ho passate abbastanza. Sono finito! Finito!

ALF - Hai la polizia addosso.

FRED - Lo so. Mi hanno braccato. Ho saltato mezza dozzina di guardrail e superato un paio di caselli a sbarre chiuse.

ALF - Ehi, Flash, dobbiamo darcela! Apri il pannello. (Flash esegue)

FRED - Io là dentro non ci torno!

ALF - Farai quello che ti si dice.

FRED - No!

FLASH - Senti, Fred, se la polizia ti agguanta, ti ritrovi sai dietro a quante sbarre?

FRED - Non mi importa. Almeno vivrò in pace per qualche anno. (Polignac stordito esce dal varco del pannello)

ALF - Ora non parlate in francese!

FLASH - (a Polignac) Halò! Senti un po’ Fred, da dove diavolo è venuto?

ALF - Dio! Come se non avessimo già di che preoccuparci!

FOCO - (da fuori scena) Reggete quel cavallo. È Cardinal!

ALF - Attenti! La polizia! (Fred viene spinto dietro la porta d’ingresso e Polignac dietro al bar. Il sergente Foco entra dalla porta d’ingresso)

FOCO - Avete visto il fantino?

ALF - È andato da quella parte. (indica la porta a vetri. Foco si precipita fuori) Senti, Flash, se quella vuole un fantino, gliene diamo uno.

FLASH - Eh?

ALF - …quello vero. Forza, Fred!

FLASH - Ah, ho capito. (prende il berretto e la maglietta da fantino di Fred)

ALF - (a Polignac) È ora che ti prepari per la corsa. Oui? Corsa. (mima il cavalcare)

POLIGNAC - (sempre stordito) Ah, oui. (mima a sua volta) Je gagnerai.

ALF - Capisci al volo, eh? (toglie a Polignac la giacca e lo aiuta a infilarsi la maglietta a colori. Flash toglie uno stivale a Fred e lo lancia ad Alf)

FLASH - Ora, l’altro. (toglie l’altro stivale e lo lancia ad Alf)

ALF - Presto che quella tra un minuto torna. (mette il berretto a Polignac e torna a mimare la cavalcata)

POLIGNAC - Merci. (Alf arrotola i calzoni di Polignac. La polizia fischia da fuori scena)

FLASH - Via di qua! (toglie Fred dalla vista spingendolo e prende gli stivali. Entra Foco)

FOCO - (vede Polignac) Aah! Il fantino!

ALF - Lo abbiamo colto che tentava di nascondere le prove.

FOCO - Lavoraccio! Forza! (lo afferra)

POLIGNAC - Bonjour, Messieurs, Merci.

ALF - (continuando a miniare la cavalcata) In bocca al lupo!

FLASH - Spero che vinci. (Polignac e Foco escono)

ALF - Beh, ora siamo scannati, ma salvi. Facciamo i bagagli e andiamo. (cominciando a salire le scale)

FLASH - Mi sa che è meglio lasciar perdere i cavalli per un po’.

ALF - Sì, ma in che altro modo potremmo guadagnarci “onestamente” la vita?

FLASH - Perché non facciamo i falsari?

ALF - No, è inutile; non abbiamo gli arnesi. Ci sono!

FLASH - Cosa?

ALF - La boxe! Mi ha sempre attirato il racket della boxe. È molto più facile truccare un incontro che una corsa.

FLASH - Sì. Ci serve solo uno che non sia troppo vecchio e che non sappia tirare di boxe.

FRED - Sì, è vero. Ora, chi conosciamo non troppo vecchio e che non sappia tirare di boxe? (guarda Alf e Flash che stanno guardando lui) Oh, no! No! Nooo!! (scende le scale di corsa, seguito da Alf e Flash, mentre la scala crolla)

SIPARIO