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Farsa all’italiana in un atto

di Anonimo spagnolo

dell’inizio del Seicento

Traduzione di Cesco Vian

da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro

Edipem Novara 1974

PERSONAGGI

Unprocuratore

sarmiento

roldàn

Donna BEATRICE

AGNESE, sua serva

Un pizzardone

Uno scrivano

Un questurino


I CHIACCHIERONI

Entrano un procuratore e sarmiento, e dietro roldàn, in abiti cenciosi, farsetto, spada e brache corte.

sarmientoPrenda, signor Procuratore, ecco qui i duecento ducati; e do la mia parola a vossignoria che, anche se mi dovesse costare quattrocento, avrei piacere che la coltellata fosse di altrettanti punti.

procuratore  Vossignoria ha agito da gentiluomo dandogliela, e da cristiano pagandola, lo prendo il denaro, contento che mi dia sollievo e che egli se ne giovi.

roldàn       (a parte al Procuratore) Ehi, signore! Vossignoria è Pro­curatore?

procuratore   Lo sono. Che cosa mi comanda vossignoria?

roldàn        Che denaro è questo?

procuratore   Me lo dà quel gentiluomo per pagare la parcella a uno che menò una coltellata da dodici punti.

roldàn      E quanto denaro è?

procuratore   Duecento ducati.

roldàn      Vada vossignoria con Dio.

procuratore  Dio protegga vostra mercede. (Se ne va.)

roldàn       (a Sarmiento)  Ehi, gentiluomo!

sarmientoDice a me?

roldàn      A vossignoria dico.          

sarmiento  Che cosa mi comanda?

roldàn      Vossignoria si copra, se no non dico parola.

sarmiento  Ecco, mi sono coperto.

roldàn       Egregio signore: io sono un povero hidalgo, e un tempo mi son visto in onore. Mi trovo nel bisogno, e ho saputo che vos­signoria ha dato duecento ducati a un uomo a cui aveva dato una coltellata. Ora, se vossignoria prova piacere nel dar coltellate, io sono disposto a farmene dare una dove vossignoria creda conve­niente, e lo farò per cinquanta ducati meno dell'altro.

sarmientoSe non fossi abbacchiato, vossignoria mi obbligherebbe a ridere forte. Parla ella sul serio? Ma senta un po': non pensa che le coltellate si danno a chi se le merita?

roldàn       E chi dunque le merita più che il bisogno? Non dicono che la necessità ha faccia da eretico? E dove meglio sta una col­tellata che su una faccia d'eretico[1]?

sarmientoVossignoria non dev'essere molto istruito! Il proverbio latino dice soltanto necessitas caret lege, il che significa che la necessitàè priva di legge.

roldàn       Vossignoria dice benissimo; perché la legge fu inventata per la quiete, e la ragione è l'anima della legge; e chi ha anima ha potenze: tre sono le potenze dell'anima: memoria, volontà e intel­letto. Vossignoria ha ottimo intelletto, perché l'intelletto si conosce dalla fisionomia, e quella di vossignoria è perversa, per il congiun­gimento di Saturno e di Giove, anche se Venere vi guarda in quadra­to, nella « decanoria » del segno ascendente secondo l'oroscopo.

sarmientoPer satanasso che qui mi condusse! È proprio quello che mi ci voleva, dopo aver pagato duecento ducati per quella col­tellata.

roldàn       Coltellata ha detto vossignoria? Molto ben detto! Coltel­lata fu quella data da Caino a suo fratello Abele, anche se allora non esistevano coltelli; coltellata fu quella data da Alessandro Magno alla regina Pantasilea, oltre ad averle tolto Zamora la ben difesa; e così anche Giulio Cesare al conte Pedro Anzures, sul giocare a tavola reale con don Gaifero, fra Cabanas e Olias. Vossi­gnoria avverta però che le ferite si danno in due modi, giacché c'è tradimento e c'è slealtà: il tradimento si commette contro il re; la slealtà contro i propri pari; e pari si ha da essere nelle armi, ché se io mi battessi avvantaggiato, dice Carranza nella sua Filo­sofia della spada, e Terenzio, nella Congiura di Catilina...

sarmientoVada al diavolo, che mi fa uscir pazzo! Non s'accorge di star dicendo bernardine?[2]

roldàn       Bernardine ha detto vossignoria; e ha detto benissimo, per­chéè un bel termine; e una donna che si chiamasse Bernardina avrebbe dovuto entrare nell'ordine di San Bernardo; perché se si chiamasse Francesca, non potrebbe; giacché le Francesche hanno quattro effe; la effe è una delle lettere dell'Abbici. Le lettere del­l'Abbici sono ventitré, di cui la Kappa serve in castigliano quando si è bambini, perché allora diciamo la KK, che si compone di due volte la lettera Kappa[3]. Due volte possono essere di vino[4]. Il vino ha grandi virtù: non deve prendersi a digiuno né annacquato, giacché le parti rare dell'acqua penetrano i pori e salgono al cer­vello, e quando entrano puri...

sarmientoBasta, che mi ha accoppato! Io penso che in codesta lingua dev'essersi infilato qualche demonio.

roldàn       Vossignoria dice benissimo; perché chi lingua ha, a Roma va. Io sono stato a Roma e nella Mancia, in Transilvania e a Puebla di Montalvàn. Montalvàn era una castello, di cui era signore Rinaldo. Rinaldo era uno dei dodici Pari di Francia, e di quelli che mangiavano con l'imperatore Carlomagno alla tavola rotonda, che infatti non era quadrata né ottavata. A Valladolid c'è una piazzetta che chiamano dell'Ottavo. Un ottavo è la metà di un quattrino; un quattrino si compone di quattro maravedi, il maravedi antico valeva quanto un scudo di adesso. Scudi ce n'è di due tipi:  lo scudo della pazienza e quello...

sarmientoDio mi conceda la pazienza di sopportarvi! Basta, che perdo il senno.

roldàn       Perdere ha detto vossignoria! E ha detto benissimo; perché perdere non è guadagnare. Ci sono sette modi di perdere: perdere al gioco, perdere i beni, un affare, l'onore, il giudizio, perdere per distrazione un anello o un fazzoletto, perdere...

sarmiento        La finisca, per il diavolo!

roldàn       Diavolo, ha detto vossignoria, e ha detto benissimo! Per­ché il diavolo ci tenta con varie tentazioni, la maggiore delle quali è quella della carne. La carne non è pesce; il pesce è flemmatico; I flemmatici sono collerici. Di quattro elementi è composto l'uomo: collera, sangue, flemma e malinconia. La malinconia non è allegria, giacché l'allegria consiste nell'aver quattrini. I quattrini fanno gli uomini, gli uomini non sono bestie, le bestie pascolano; e infine...

sarmiento Infine vossignoria mi farà perdere il giudizio. La sup­plico, per favore, mi stia a sentire una parola, senza dirmi cos'è la parola, se no cascherò morto!

roldàn       Che cosa comanda vossignoria?

sarmientoSignor mio, io ho una moglie, per colpa dei miei peccati: la più gran ciarlona che si sia mai vista da quando esistono le donne al mondo. Ciarla talmente, che molte volte ho preso la risoluzione di ammazzarla per le parole, come altri le ammazzano per le azioni. Ho cercato rimedi, nessuno è servito a nulla. Mi sembra dunque che se io conducessi a casa vossignoria, e parlasse con lei sei giorni di fila, me la metterebbe nelle condizioni di quelli che cominciano appena a essere coraggiosi in confronto di quelli che lo sono già da molti giorni. Venga vossignoria con me, la sup­plico. Fingerò che si tratti di un mio primo cugino, e con questo pretesto la terrò in casa mia.

roldàn       Cugino primo, ha detto vossignoria? Oh, come ha detto bene! Cugino primo chiamiamo il figlio del fratello di nostro padre; primo il ciabattino[5]; prima è una delle corde della chitarra. La chitarra si compone di cinque ordini; gli ordini mendicanti sono quattro. Quattro sono quelli che non arrivano a cinque. Con cinque era obbligato a giostrare anticamente quello che sfidava una comunità, come si vide con don Diego Ordònez e i figli di Arias Gonzalo, quando il re don Sancio...[6]

sarmiento  Basta, basta, in nome di Dio! Venga con me, il resto lo dirà a casa.

roldàn        Mi faccia strada vossignoria, che in due ore  io le ridurrò quella donna muta come una pietra; perché la pietra...

sarmiento  Non voglio udire più una parola!

roldàn        Cammini, dunque, che io farò guarire sua moglie.

Escono  sarmiento e roldàn.  Entrano Donna beatrice e agnese, sua serva. (La scena è ora in casa di Sarmiento.)

beatrice       Ehi, Agnese! Olà, Agnese! Che dico? Agnese! Agnese!

agnese         Ho sentito, signora, signora, signora!

beatrice      Villana, scostumata, come mi rispondente in codesta ma­niera? Non sapete che la costumatezza è il principale tesoro delle donne?

agnese        Vossignoria, pur di parlare, quando non ha  altro da dire, mi chiama duecento volte.

beatrice     Briccona! Il numero di duecento è numero maggiore, sotto il quale si può intendere duecento mila, aggiungendo degli zeri; gli zeri non hanno valore da soli.

agnese        Signora, lo  so!  Mi  dica vossignoria quel che c'è  da fare, ché il resto son chiacchiere.

beatrice      Chiacchiere, perché  prepariate la tavola, ché il padrone ha da pranzare. Sapete che è abbacchiato, e quando un ammogliato è giù di forma alza un bastone, e cominciando dalle serve, finisce con la padrona.

agnese        E che altro c'è da fare, se non preparare la tavola? Vado di corsa. (Esce.)

Entrano sarmiento e roldàn.

sarmiento Ehi, c'è nessuno in casa? Ehi, donna Beatrice?

beatrice      Eccomi, signore, Perché arrivate gridando?

sarmientoBadate che porto meco questo gentiluomo, soldato e parente mio, come nostro ospite. Trattatelo molto bene, che deve presentarsi alla corte come aspirante a un impiego.

beatrice      Se vossignoria va alla corte, sappia che « Carletto il ti­mido non ebbe mai successo ». Infatti la timidezza è sintomo di stupidità, e uno stupido sta sempre a un dito dall'esser buggerato, e se lo merita, giacché l'intelletto è la luce delle azioni umane, e ogni azione consiste...

roldàn       Un momento, per favore, io so benissimo in che consiste il procedere della natura. Perché la natura opera attraverso gli strumenti corporali, e va muovendo i sensi. I sensi sono cinque: camminare, toccare, correre, pensare e non scocciare. Chiunque scocci, si rivela ignorante, e l'ignoranza consiste nel non rendersi conto delle cose. Chi cade e si rialza, Dio gli dà la buona pasqua. Pasque ce n'è quattro: di ceppo, dell'epifania, di risurrezione e di pentecoste. Pentecoste è un vocabolo squisito...

beatrice      Come squisito? Poco intende di squisiti, vossignoria! Ogni cosa squisita è straordinaria: la ordinaria non fa meraviglia nasce da cose alte. La cosa più alta del mondo è la quiete, perché nessuno la raggiunge. La più bassa è la malizia, perché tutti ci cadono. Cadere è fatale, perché in tutte le cose ci sono tre momenti: inizio, culmine e declino.

roldàn       Declino ha detto vossignoria, e ha detto benissimo! Perché i nomi si declinano, i verbi si coniugano; e coniugi si chiamano quelli che si sposano; e gli sposati hanno l'obbligo di volersi bene, amarsi e stimarsi, come ordina Santa Madre Chiesa. E la ragione di codesto è che...

beatrice      Basta, basta! Che roba è questa, marito? Avete voi giu­dizio? Che razza d'uomo mi avete portato in casa?

sarmientoPer Dio, che spasso, ho trovato modo di vendicarmi! Presto, a tavola, e mangiamo! il signor Roldàn ha da essere mio ospite per sei o sette anni!

beatrice     Sette anni? Malanni! Neppure un'ora, se no io scoppio, marito!

sarmientoEra molto più adatto lui di me, ad esservi marito. Ehi! portate da mangiare.

Entra agnese.

agnese         Abbiamo invitati? La tavola è pronta.

roldàn      Chi è questa signora?

sarmiento  La serva di casa.

roldàn       La serva si chiama a Valenza fadrina; in Italia, massaro; in Francia, gazpirria; in Allemagna, filimochia; alla corte, servente; in Biscaglia, moscorra; e nella malavita, daifa. Venga il pranzo allegramente, poiché desidero che le loro signorie mi vedano mangiare all'uso di Gran Bretagna.

beatrice       Qui c'è da perdere il cervello! Marito, se non parlo, crepo!

roldàn       Parlo, ha detto vossignoria, e ha detto benissimo! Parlando si intendono i concetti. Questi si formano nell'intelletto; chi non intende non sente; chi non sente non vive; chi non vive è morto; il morto gettalo nell'orto!

beatrice      Marito, marito!

sarmiento Che cosa  volete, moglie?

beatrice      Buttatemi fuori di qui quest'uomo, con tutti i diavoli! Scoppio se non parlo!

sarmientoAbbiate pazienza, moglie, perché non partirà di qui se non dopo trascorsi i sette anni che ho detto. Ho dato la mia parola, e sono obbligato a mantenerla, o non sarò chi sono.

beatrice      Sette anni? Mi vedrò prima morta! Ahi, ahi, ahi!

agnese        È svenuta. Vossignoria voleva vedersela così sotto gli occhi? Eccola lì, come morta.

roldàn       Gesù! Che male le è venuto?

sarmiento Il male di non ciarlare.                         

Dentro, la Giustizia.

pizzardoneAprite alla Giustizia, aprite alla Giustizia!

roldàn       La Giustizia! Ahi, me lasso! Io sono un evaso, e se mi rico­noscono, mi risbattono in galera!

sarmientoIl rimedio è che vossignoria s'infili sotto questa stuoia, che l'avevano tolta per pulirla, e così la passerà liscia. Altro non so trovare.

roldàn s'infila nella stuoia. Entrano il pizzardone, lo scrivano e il questurino.

pizzardoneCi voleva molto ad aprire 'sta porta?

sarmiento  Che cosa desidera vossignoria, che  arriva furente?

pizzardone      Ordina il signor Governatore che vossignoria, nono­stante che abbia pagato i duecento ducati della coltellata, venga a dar la mano a quell'uomo, e si abbraccino e siano amici.

sarmiento  Adesso vorrei pranzare.

scrivano    L'uomo sta qui vicino, e vossignoria potrà tornare subito e pranzare in pace.

sarmiento  Andiamo. E nel frattempo preparate la tavola.

agnese        Torna in te, signora, che sei svenuta per non poter parlare, adesso che sei sola puoi parlare fin che vuoi.

beatrice      Grazie a Dio, che potrò riposare del silenzio che ho dovuto subire.

roldàn sporge la testa di sotto la stuoia e guardando Donna bea­trice dirà:

roldàn       Silenzio ha detto vossignoria? E ha detto benissimo! Perché il silenzio fu sempre lodato dai savi, e i savi parlano opportunamente e opportunamente tacciono. Perché c'è tempo di parlare e tempo di tacere; e chi tace consente, e consentire è proprio dei contratti, e un contratto ha bisogno di tre testimoni, e se è di testamento chiuso, sette; perché...

beatrice      Perché satanasso ti porti, uomo, e con te chi ti condusse qui! S'è mai visto carognata peggiore? Io svengo di nuovo!

Rientrano in scena tutti.

sarmientoAdesso che abbiamo fatto amicizia, ci vuole una bevuta generale. Portate qui quel fiasco e quel liquore di pera.

beatrice      Proprio adesso volete codesto? Non vedete che siamo occupate a ripulire le stuoie? (ad Agnese), dammi il battipanni, e tu prendi l'altro, e battiamole finché non siano pulite.

roldàn       (uscendo di sotto la stuoia) Un momento, signore mie! Sa­pevo bene che parlavate molto, ma non che adoperavate i bastoni!

pizzardone      Ma guarda un po' chi si vede! Non é quel furfante di Roldàn, il ciarlone che campa di truffe?

scrivano    Lui in persona!

pizzardoneSiete in arresto. Siete in arresto.

roldàn       In arresto, ha detto vossignoria, e ha detto benissimo! Poi­ché l'arrestato non è libero, e la libertà...

pizzardone      No, no! qui le chiacchiere non attaccano! Viva Dio, che dovete andare in prigione!

sarmientoSignor pizzardone, supplico vossignoria che per questa volta non lo porti via, già che l'ha preso in casa mia. Io do la mia parola a vossignoria che gli darò i mezzi d'andarsene via da questo paese, una volta che abbia guarito mia moglie.

pizzardoneGuarirla di che cosa?

sarmiento  Del chiacchierare.

pizzardoneE come la guarisce?

sarmiento  Chiacchierando. A furia di ciarlare, la fa star zitta.

pizzardone      Va bene, voglio, vedere anch'io questo miracolo. Con una condizione, però: che quando l'abbia guarita, vossignoria me lo dica subito e io lo condurrò a casa mia, perché c'è mia moglie che ha la stessa malattia, e sarei ben contento che me la guarisse una buona volta.

sarmiento Io le farò sapere l'esito.

roldàn       Sono sicuro che la guarirò perfettamente.

pizzardone      Birbante chiacchierone, va all'inferno!

sarmiento Mica male l'endecasillabo.

pizzardone      Se non le è sgradito, stia a sentire, che io ho un certo sghiribizzo per la poesia.

roldàn       O senti! Poesia hanno detto le loro signorie? Per Dio, temo che dovranno condurla avanti a forza.

Si fanno i convenevoli l'un l'altro, e vanno recitando le strofe:

pizzardone  Il carattere chiacchierone

par piuttosto tentazione

di chi ci suole tentare;

né può esser naturale

in uomo che è miserabile.

Vattene a far da tamburo

con codesta lingua, imbroglione;

e poi che con più rumore

suoni a un udito educato,

va, birbante chiacchierone!

scrivano    Quando sarà morto, io so

che gli porranno il seguente

epitaffio:   « Qui morì

chi morto non tacerà,

tanto parlò da vivo».

agnese         Codestastrofe voglio finirla io.               

scrivano          Dica, sentiamo.

agnese        E se l'obbligo di parlare

a un morto fa timore,

a un monte, dove a nessuno

tu riesca parlando importuno,

va, birbante chiacchierone!

sarmiento  Ecco la mia:

O tu parlasti per venti,

e parlasti per ventimila!

beatrice       Fermati, la finisco io!

roldàn        Bel trucco, per poter chiacchierare!

beatrice      Attento, signor cugino:

vattene dove il tuo ciarlare

non risuoni a tuo danno;

ed essendo noti i tuoi trucchi,

vattene, malato di lingua;

va, birbante chiacchierone!

roldàn        Odano e stiano attente, le signorie loro, che la mia strofe non sarà peggiore:

Qui son venuto a curare

una donna chiacchierona,

che giammai seppe tacere,

ed io penso, fin d'ora,

di ammutolirla parlando.

Questo signore m'invita,

ed io sono pronto a cominciare,

anche se sua moglie mi dice,

per non darmi da pranzare,

« va, birbante chiacchierone »!

Escono tutti beffandosi a vicenda, e con questo termina lafarsa dei chiacchieroni.


[1]   Come spiega la battuta seguente, Roldàn allude, storpiandolo grottesca­mente, al motto latino necessitas caret, lege, in cui caret somiglia allo spagnolo cara (viso) e lege suona simile a hereje (eretico).

[2]   Bernardinas o berlandinas voleva dire scempiaggini, trottole insensate.

[3]   Per capire la mediocre freddura, si pensi che in castigliano la Kappa si legge Ka.

[4]   Intraducibile gioco di parole fra  veces (volte) e il quasi identico vo­cabolo heces, fecce o fondigli del vino.

[5]   Il ciabattino infatti si  chiamava anticamente maestro de obra prima.

[6]   Allusione al famoso ciclo di romanze dell'Assedio di Zamora.