I "corti" dell’amore

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IL TERREMOTO E L’AMORE

                                   I   “ CORTI ”   DELL’AMORE

          

                    Undici  “corti” sulle varie sfaccettature dell’amore

 

                                                        di

                                            Antonio   Sapienza

Febbraio/marzo 2012

Questi “corti” - ricavati in massima parte da episodi inseriti nel mio libro “Il mago di Corfù – sono scenette con uno, due, tre personaggi, realizzabili con pochissimi cambi di scena; e quasi tutti con lo spostamento, rispetto alla scena precedente, di qualche oggetto sul palco o quadro dal muro, che potrebbe essere fatto velocemente dagli stessi attori accompagnati da una musichetta.

Sarebbe anche necessario uno stacco musicale ( e un buio - a discrezione della regia) tra un corto e l’altro.

Durata media dei corti 5- 10’ circa. Durata totale 100’ (senza intervallo).

                                            Primo corto: 

                                            La femmina

Personaggi:

Il mago di Corfù……………………………………cartomante e indovino;

Luciano……………………………………………. cliente;

Franca……………………………………………… segretaria del mago.

Sulla scena dovrà essere montata una scenografia tale che possa servire per tutti i corti in programma.

L’accorgimento più importante dovrà essere una scena che possa girare su se stessa, in modo tale da fare da sfondo ad una ipotetica camera – prima - poi, girando, dare l’impressione di un piccolo scorcio di via pubblica.

In questo corto:

Studio del mago di Corfù: piccola scrivania, due poltroncine, piccolo specchio. A destra uscio da dove entrano i clienti.

All’alzarsi de sipario, in scena c’è il mago che, vestito in modo esotico, si contempla allo specchio. Musica adatta. Luci soffuse, misteriose.

Dopo qualche secondo entra in scena Franca.

Franca – Professore c’è di là il signor Luciano, lo posso introdurre?-

Mago – Che tipo è?-

Franca – Mi pare un tipo tranquillo…-

Mago- Tranquillo? Tranquillo tranquillo? Fallo passare.-

Franca fa cenno di si con la testa, ed esce, rientrando seguita da Luciano. Il mago sarà di spalle, come se meditasse.

Franca- Professore, il signor Luciano. Signor Luciano ecco il professore. La prego di usare il massimo rispetto per la scienza occulta, altrimenti il professore si inquieta. Io vado di là (esce sculettando, Luciano la segue con gli occhi voraci).  

  

Luciano resta zitto guardando il mago e il mago resta zitto consultando i tarocchi sparsi sul tavolo. Dopo un minuto, con aria di sofferenza parlerà il Mago.

Mago-  Ebbene, figliolo?-

Luciano guarda dritto il viso del mago, il soffitto, i pochi mobili, la scrivania piena di carte, i tarocchi, i suppellettili,  senza rispondere.

Mago - Ebbene?- (con una punta d'insofferenza nella voce calda e suadente).

Luciano si muove, apre la bocca per parlare e non parla.

Mago - E va bene, passa di là e dai cinquantamila lire alla segretaria.-

Luciano - E se non volessi?- (intanto si guarda le scarpe).

Mago – Fa’ come ti pare... ( e Amelio fa un sospiro di rassegnazione. E’abituato a situazioni simili trattando con matti, mezzi matti e vari).

Luciano - Ho un problema.-

Mago - Ed io t'ascolto. ( con tono rassegnato).

Luciano - Io sono perseguitato dalla mia faccia.-

Mago - Non sei il primo. Tanti non sono contenti del proprio aspetto...-

Luciano - Non avete capito.( tono perentorio). Io sono perseguitato dalla mia faccia che vedo nei visi della gente che incontro per via. Ed è a volte ironica, altre volte sarcastica. Poi truce. Spesso abulica, senza espressione e cadaverica. Insomma morta! Ma non sempre, per amore del vero.-

Mago - Davvero? -  ( tanto per dire qualcosa).

Luciano - Davvero. Ma qualche volta, come dicevo, è sorridente...-

Mago - Visto?- ( annuendo vistosamente e sorridendo).

Luciano - Visto cosa? Visto un corno! – (parla con foga facendo fare un salto al mago

Mago – (sottovoce)  Alla faccia della timidezza.( fa un gesto verso la porta da dove è uscita Franca, come per lamentarsi che gli aveva presentato questo bel tipo per un timido).-

Luciano -  ( continua come ispirato) E’ raro, direi eccezionale.  Evento quasi unico...-

Mago - …Che si verifica quando incontri una bella ragazza...( con tono noncurante, tanto per lanciare un sasso e vedere dove va’ a parare la faccenda).

Luciano - Mi meraviglio, incominciate a capire. Dunque, io guardo il mio viso sorridente e cerco di capire perchè ride. E quello, come dite voi, effettivamente sta adocchiando una bella ragazza formosa, che in quel momento le sfila accanto. Passata la visione, ridiventa torvo. ( concluse sconsolato).-

Mago - E allora dobbiamo concentrarci su questo fenomeno strano si, ma non molto, direi. (poi, sottovoce) maledizione perché ho accettato di parlare con questo individuo  pazzoide? (poi a Luciano). Dunque la donna. Ebbene, parliamone allora.-

Luciano - Non della donna, ma della femmina che voglio parlare.-

Mago – (pazientemente) E parliamone.-

Luciano - Di cosa?-

Mago - Della femmina che trasforma il tuo viso, mi pare, o no? ( poi tra se) Accidenti, incomincio a perdermi, appresso a quei discorsi schizofrenici. (Poi

 A Luciano) Dunque?-

Luciano – Sta bene, parlo. Allora, perchè la femmina riesce a trasformare il mio viso?-

Mago – ( tra di se) Perchè sei un assatanato. (poi, più prudentemente, a Luciano)  Perchè ella è responsabile delle tue pulsioni. Ma dev'essere bella, altrimenti se è brutta, non fa lo stesso effetto, no? Quindi si tratta di sesso (tra se) Tanto, come al solito, quello c'entra sempre, e in tutto.-

Luciano - Non è sesso. Almeno non solo sesso. E’ dell'altro ( tono pensieroso).-

Mago - Altro cosa?-

Luciano - Altro tutto. ( parlando a valanga, come se avesse rotto gli argini) La femmina è tutto. E’ causa prima, è Fattore, è motore, è azione…-

Mago – ( quasi tra se) E che è un film?-

Luciano – (incurante) E’ la sintesi del bello, della tenerezza, dell'armonia, del gusto, del buono, del vivo.  Insomma: della vita... -

Mago - ( che finalmente incomincia a capire) ...Del piacere...(insinuante) –

Luciano – (senza badare all'interruzione) - Secondo me il Padreterno non creò prima il maschio e dopo la femmina, ma viceversa.  Egli creò dunque la prima femmina. La benedisse e la colmò di tanti doni: La bellezza, l'armonia, l'arguzia, l'astuzia, l'intuito, la dolcezza, il riposo, la rilassatezza. Poi creò il maschio, e avendo esaurito tutti i migliori doni, gli dette solamente un po’ di coraggio, di forza e tanta prepotenza.  Basta! E’ evidente che costui, con tutti questi attributi, riuscì a sottomettere la dolce creatura, colma di doni e di rotondità fisiche, certamente, ma non adatti

all'offesa. E soccombette. Ed ecco spiegata tutta la storia dell'umanità scritta al maschile.

Ma il buon Dio essendo infallibile, onnisciente e giusto, non può accettare tale sopraffazione, quindi, sicuramente, avrà preparato una trappola. Trappola che riporterà tutto al suo vero stato primitivo.-

Mago – (prima confuso, poi sempre più interessato) Trappola?-

Luciano - Sissignore, trappola! Forse avrà pensato, chessoio, di diluire i doni e di mescolarli, nel tempo, tra maschi e femmine. Forse penserà agli angeli...-

Mago – ( torvo) …O ai diavoli...-

Luciano – ( con forza) Non fa differenza. Anche una femmina sa essere angelo con l'uomo amato e diavolo con il prossimo suo...-

Mago – ( come se avesse finalmente capito tutto)  Ed eccoci al punto. Dunque tu non sei amato, e il tuo viso docet.-

Luciano - Allora, secondo voi, io sono in perenne lutto perchè mi manca l'amore?-

Mago – ( tentando di sgusciare dal fare affermazioni) Non ho detto questo. E se l'ho detto, qui lo dico e qui lo nego.( e riprese guardandosi le unghia della mano destra). Ecco, vedi, chi è amato dev'essere per forza felice. Egli, come  hai detto, tramite la donna amata, possiede i doni che tu hai elencato, più quelli suoi propri. Insomma i doni più importanti. Certo ci sono altri doni in giro, per esempio la bontà, la carità, la mitezza, ma sono doni derivati. sono, in sostanza, un'appendice dei sentimenti già ricordati...-

Luciano – (interrompendolo e allargando le braccia) Allora e` tombola!-

Mago - Tombola? in che senso? ( tornando a non capire nulla).-

Luciano - Nell'unico senso possibile: La femmina è arbitra della mia vita.(quasi raggiante).-

Mago - E te ne sei accorto, finalmente.( tra se, tirando un sospiro di sollievo). Te ne sei accorto che essa ci calamita con lo sguardo, con le movenze, con la voce. Il suo fluido ci avvolge, ci sconvolge, ci usa, ci possiede! E chi è da esso posseduto si sente galleggiare in quel benefico fluido: calmo, colmo, fine, dolce, cullante, profumato, carezzevole. Esso ci avvicina così alla fonte emanante, avvolgendoci nelle sue tenere membra, svolazza sui capelli, si insinua nei vestiti, nei meandri, negli antri, nei seni, nelle pendici, nelle cale, nei boschi vellutati, nelle cascate calde, nelle terme umide, nelle praterie profumate. (tra se ) E scioriniamo la solita sua brava tiritera erotico-ecologica, ah finalmente a mio agio.  (quindi a Luciano). Poi, pian piano, si passa a più raffinate e meravigliose sensazioni che provengono dal corpo e dallo spirito. Cosa c'entra lo spirito? C'entra, c'entra, chiedilo alla mia segretaria ( allusione significativa). Esso è sempre in noi, e si manifesta quando vuole, anche stasera, se è il caso. E con la femmina che si ama, irrompe a fiotti e si sparge in tutto il suo splendore. E lo spirito corrobora i sentimenti e i sentimenti il corpo... Chiedilo alla mia segretaria...( altra pesante allusione) Dai retta a me: Fai l'amore. (come se avesse parlato l'oracolo di Delfi, fece un cenno, e indicò a Luciano l'uscita).

Luciano – (uscendo, indietreggiando, un poco confuso) Alla segretaria? Alla vostra segretaria? Quella carina?-

Mago – ( come se profetasse) A lei!-

Luciano – Sicuro?-

Mago – (perentorio) Sicuro! (poi, intanto che Luciano esce, tenta di mettere a posto le delle carte sul tavolo, e borbotta)… Come è sicura la mia percentuale…-

      

                                           Secondo corto:

                                          Una rivelazione  

Personaggi:

Il mago ……………………………………………….. del primo corto;

Giulio………………………………………………….  secondo cliente.

Franca…………………………………………………. c.s.

Stesso ambiente del primo corto. Entra Franca seguita da Giulio.

Franca – C’è il signor Giulio. Giulio e basta, ci tiene a dire.-

Mago - E allora?- (chiede a Giulio, con voce un po' annoiata, facendogli segno di sedersi di fronte al tavolino. Intanto Franca esce).-

Giulio - Mago, forse sono già morto ( guardandosi la punta delle scarpe).-

Mago - E visto che sei morto, dimmi chi eri. ( senza scomporsi, come se avesse udito la cosa più normale di questo mondo).

Giulio - Chi ero? Ma cosa importa. Io, come uomo sono morto, lo sento. E morto giovane per giunta...-

Mago - Spiegati.( pazientemente).-

Giulio - Mi spiego, mi spiego. La vedi questa faccia? essa è una faccia da morto.  Io vivo solo per vivere, per non fare di un'altro uomo un assassino, per non sprecare sette palmi di terra grassa. Mi mescolo, per nascondermi, in mezzo ad altri milioni di morti vivi. Come te!-

Mago - Come me? Bella questa. E perchè sarei anch'io un morto vivo? ( interessato alquanto alla pur strana, ma nuova e affascinante teoria).-

Giulio - Perchè ti ho sentito sai? ho ascoltato, non volendo naturalmente, quello che hai detto a quel minchione che mi ha preceduto. E sono in completo disaccordo sia con lui, che con te - la femmina! Perchè, secondo te, la femmina è sublime? E perchè solo lei? Ma allora si passerebbe dal sublime della femmina, ai vermi della mia morte! Giusto? Se è giusto continuo, altrimenti è meglio darsi una coltellata, spararsi, mazzolarsi, ruzzolarsi e amen. E’ tutto! No, non è tutto,  perdiana, aspetta, ti voglio raccontare il sogno che ho fatto stanotte: Ero in campagna, seduto su un tronco d'albero marcio, e mi specchiavo in una pozzanghera. E vidi la mia faccia che si aggrinziva, si spiegazzava, si torceva. Non sopportando di restare senza viso, decisi di farmi una maschera. La costruii di legno, bella, colorata, come quelle che fanno a Balì, sai? Me la posi in faccia e mi avviai per un sentiero che, allargandosi, mi condusse in una grande città. E lì camminai a lungo, guardandomi attorno senza vedermi, gustando la mia assenza e la mia piena insignificanza. Ma la mia maschera  si ribellò a quell'anonimato e volle mettersi in mostra. Quindi civettò per la strada e attrasse l'attenzione di alcuni ragazzini, i quali presero a seguirmi e a canzonarmi. Io fuggii, ma essi mi rincorsero: Ero rincorso da duemilasettecentoquarantacinque  ragazzini-satiri. Forse volevano violentarmi? Poi mi raggiunsero e mi picchiarono dicendo, strascicando le parole: “ Come si permette costui d'essere felice? Ma è una maschera, disse uno di loro. Fa nulla”, rispose un coro di voci bianche che divennero, man mano querule. E mi fu strappata la maschera e la folla, gridando la calpestò. Alcuni, con voce baritonale, rimettendomi la mia faccia vecchia da novantenne, dissero: Ben gli sta! (pausa) Io girai il mondo così. (altra pausa) Poi incontrai una giovane donna, la guardai, mi guardò, mi girai a guardarla e sbattei la faccia sul palo del semaforo. E la maschera si staccò dal mio viso. Corsi per raccattarla, ma fui investito da una grossa auto che sopraggiunse velocissima. Ci fu uno schianto e rimasi a terra esanime. La ragazza si avvicinò a me, mi guardò bene e disse: Peccato, un così bel ragazzo… Fine del sogno. Che ne pensi? ( conclude mettendosi le mani sulle ginocchia unite, dondolando il busto e aspettando con ansia la risposta del mago).-

Mago – ( con aria professionale) I sogni sono sogni. Sono strani, imprevedibili e contraddittori. Ma il tuo è chiaro, almeno per me. Vai a donne, finchè sei in tempo. Fai all'amore, è questo il tuo problema.-

Giulio - Ne sei certo? Ma, il fatto d'essere morto?-

Mago - Morto un papa se ne fa un altro. Eppoi, anche i morti scopano. Passa di là e dai centomila lire alla mia segretaria. Avanti un altro.( disse sospirando. Intanto Giulio esce impettito. Poi continua tra se) Ecco un nuovo gay che si sta rivelando al mondo.-

                                               Terzo corto:

                                  Terremoto: danni collaterali

Carmelino ………….…………………………………………..barbiere;

Vincenzino..……..……………………………………………. pensionato;

Nino ……. ……………………………………………………. emigrato pentito. 

Salone di Carmelino barbiere rifinito che sbarba don Vincenzino, cocchiere a riposo.

Vincenzino – ( accennando a qualcosa fuori dal salone, per strada) E lui sta là, seduto fuori a imbastire…-

Carmelino – ( guardando a sua volta fuori, verso il presunto marciapiedi opposto, mentre Nino legge il giornale) E che c'è di male?  Ai sarti è forse vietato lavorare davanti alla propria bottega? E i barbieri non possono stare con le porte del proprio salone aperte per il troppo caldo? E allora che c'è di strano?  c'è o non c'è libertà di vista?  di commento?  eh?-

Vincenzino - Eh, Carmelino mio, ci vuole fortuna e sorte a questo mondo...-

Carmelino - A chi lo dici.-

Vincenzino - Certo che ci vuole proprio scalogna...-

Carmelino - …Per sua disgrazia... poveraccio...- .

Vincenzino - Mah...( sospiro).

Nino – (sbottando) Ma insomma, di che cavolo state parlando voi due?-

Vincenzino- Come, non sai niente tu? ( con tono quasi scandalizzato).

Nino - E che debbo sapere, io. Sono trent'anni che manco da qui. E di questo passo, per aggiornarmi, mi ci vorranno altrettanto anni. Dai parlate, informatemi.-

Carmelino – ( schermendosi) Informarti...metterti a conoscenza, tuttalpiù... noi non spettegoliamo gli amici.-

Vincenzino - No, mai. Comunque, per questa volta, diglielo Carmelino.-

Carmelino - E che gli debbo dire? Come glielo posso dire? ( cercando le parole giuste)-

Nino - Intanto usa la bocca. ( con ironia)-

Carmelino - Spiritoso.. Avanti, te lo dico in due parole.-

Nino - Anche in tre, in quattro, non ti sprecare, sai? ( c.s.)-

Carmelino – ( dopo qualche tentennamento) Ti ricordi del terremoto?-

Nino - Quale terremoto? Quello del '52?-

Vincenzino - Ma quale, quello di due anni fa, di Dicembre.-

Nino - Allora non ne so nulla. Io due anni fa ero in Germania.-

Carmelino - Già, è vero. Comunque, avrai saputo, no? Va bene. Comunque forse saprai che fu di notte...-

Vincenzino - Notte fonda, direi.-

Nino - Malanova a voi, e volete arrivare al punto, si o no? ( spazientito)-.

Carmelino - Ci arrivo, ci arrivo, che impazienza. E che è? quando si racconta una vicenda si arriva subito al dunque? E se devi raccontare la vita di una persona, che dici la data di nascita e quella della morte? Suvvia, un po’ di suspence, un po’ di tensione ci vuole...-

Nino – ( rassegnato, sospirando) Fate come volete.-

Vincenzino - Avanti, riprendi Carmelino.-

Carmelino - Dov'ero arrivato? Ah, al terremoto di notte... fonda. Dunque, quando ci sono i terremoti che si fa?-

Nino – ( ironica acida) Ci si fa addosso, pipì o cacca, a scelta.-

Carmelino - Ecco si è offeso.( alzando le braccia al cielo).-

Vincenzino - Ma no, dai racconta...-

Carmelino – ( dopo qualche attimo di titubanza) Dunque, quando c'è il terremoto si va subito fuori, all'aperto...-

Nino - …E fece la Cavalleria Rusticana...-

Carmelino - Mih, ma sei proprio bestia caro Nino. Ma, insomma, diavolo, si cerca di trovare scampo correndo fuori, no?-

Vincenzino -… Ma prima si prendono gli ori...-

Nino - Accorcia, per favore...(  sbuffando impaziente)-.

Carmelino - Accorcio, accorcio. Dunque Jano Scalora, ( e accenna al presunto uomo seduto nel marciapiedi davanti al salone) quando ci fu la scossa, non pensò a nulla, e uscì come si trovava: in mutande...-

Nino - Bello spettacolo... ( borbottando, ma intanto prende gusto al racconto).-

Carmelino – ( sbottando) E statti zitto tu, ora. ( pausa teatrale, plateale)  Dunque uscì come si trovava e, passato l'attimo di paura, si ricordò che sua moglie, Cettina, era andata dalla madre, per farle la nottata, in quanto- diceva lei- era ammalata grave. Jano, preoccupandosi per loro, chiese a Pietrino il banconista, di prestargli la motoretta, per recarsi subito a casa della suocera.  Ma mentre Pietrino correva a prendergli la moto, ecco che dalla casa di fronte escono a razzo la signora Cettina Scalora, in sottoveste, e Turi do’ Mircato in mutande…-

Nino -  Ma come?  Quella non era a casa della madre moribonda? e che ci faceva allora lì, se non ho capito male, in sottoveste, insieme a Turi che era in mutande?-

Vincenzino -  E perchè  uscivano dalla casa di quello lì? e perche` si turbarono, quando lo videro?-

Carmelino - … e perchè Turi scappò via? E perchè Cettina fece finta di svenire?-

Nino - E che ne so io.( sbottò spazientito, riprendendo a leggere il giornale.-)

Carmelino - E nemmeno noi.(conclude serafico, continuando a sbarbare Vincenzino).

                                                   Quarto corto:

                                                  La governante

Donna Assunta………………………………………………. governate del barone;

Carmelino………..……………………………………………barbiere;

Dott. Cicala ..………………………………………………… medico.

All’apertura del sipario la scena è vuota, subito dopo si sente bussare, la Governante, donna Assunta, sui quarant’anni, belloccia, impettita, va’ ad aprire l’uscio a destra  della scena, e fa accomodare  Carmelino che si è recato in casa Branciforti per sbarbare il vecchio barone paralitico, vittima di un ictus che l'aveva strapazzato in tutta la parte destra della persona, compresa la bocca.

Assunta – (In lacrime) Accomodatevi, prego, il signor barone, è ancora a letto. Si è sentito male stanotte…(singhiozza) è giallo in faccia… sembra un marziano di certi films americani.-

Carmelino - E che fu? (chiese  preoccupato).-

Assunta -  Cose incredibili, cosa da pazzi...( torcendosi le mani).-

Carmelino - Una disgrazia? Un'altro colpo? Dopo quello che prese al cinema Odeon, …per la pellicola osè?  ( a bassa voce).-

Assunta – Pettegolezzi, sono pettegolezzi. Comunque è peggio, peggio! Cose incredibili, cose da pazzi...( ripete calmandosi in pochino).-

Carmelino - E fatemi capire cosa sono queste cose incredibili, queste cose da pazzi? forse posso aiutarvi...( e asciuga con proprio fazzoletto profumato il viso di Assunta).-

Assunta – ( apprezzando il gesto e guardandolo in viso intensamente, poi ritorna al dunque)  E’ inutile, tanto...( riferendosi alle condizioni del barone).-

Carmelino - Sta morendo? Chiamo un'ambulanza, il 113, i carabinieri, eh? che dite?-

Assunta - No, no, non è il caso...-

Carmelino - Ma insomma, si può sapere cos'è successo?-

Assunta – ( con un sussurro) Sua figlia, sua figlia se n'è scappata...-

Carmelino – ( incredulo) Chi, donna Graziella?-

Assunta – (ironica) E che ne ha altre?-

Carmelino - Santu diavuluni, e chi fu stu...disgraziatu? ( frase è pronunciata in modo da essere capita in tutti i sensi).-

Assunta - Ciccino Basile.-

Carmelino - Ciccino? E solo lui poteva fare una minchiata simile.-

Assunta – ( rimbrottandolo senza cattiveria, anzi quasi compiacente).Parlate pulito, don Carmelino.-

Carmelino - Madonna, madonna... e adesso bisogna far qualcosa per lui. ( guarda attraverso l’altro uscio a sinistra) Quella faccia non mi piace. Proprio proprio. Io chiamo un'ambulanza.-

Assunta - No, vi ho detto che non vuole.-

Carmelino - Almeno chiamiamo un dottore.-

Assunta - Già fatto, ma il dottor Cicala è irreperibile. Sua moglie lo sta cercando. Appena lo trova ce lo manda...( seccamente, respirando con un po' d'affanno, e guardando i baffetti di Carmelino).

Carmelino – ( avvicinandosi all’uscio del barone e parlando sottovoce) Gli avete dato qualcosa?-

Assunta – ( anch’essa sottovoce) Nella lavagnetta mi ha scritto che voleva solo un bicchier d'acqua, poi nient’altro.-

Carmelino – ( facendosi coraggio) Barone, vi do un cognacchino, eh? ( ad Assunta, sempre sottovoce) Fa cenno di no. Anzi ha scritto un no grande come una casa. Che faccio allora, me ne vado?-

Assunta – ( c.s.) E che mi lasciate sola? Restate, aspettate che arrivi il medico.-

Carmelino ( c.s.) - E se tardasse troppo...(poi timidamente) avrei lasciato il salone solo…-

Assunta - Non fa niente. Voi siate gentile, don Carmelino, restate... poi, lo vedere? ho paura e tremo (con voce assai strana, quasi strozzata, intanto che lo guarda in viso e particolarmente i baffetti).-

Il dottore non arriva e Carmelino freme.  Stranamente, invece, la donna è calma e controllata, quasi contenta, e si aggira per le varie stanze a sfaccendare, svogliatamente, lanciandogli, di tanto in tanto, certe occhiate da far arrossire un gambero.

Poi, quando lo sguardo di Carmelino incrocia quello di donna Assunta, intanto che ella spolverava un vecchio bastone da passeggio, egli ne  resta assai turbato: Quella operazione di spolveratura era qualcosa di diversa dal solito; qualcosa che gli faceva ricordare certe cose piacevoli avvertiti forse in gioventù.  Ma che cosa?  E si avvide che donna Assunta lo guarda con un'espressione biricchina, quasi maliziosa, ed arrossi in viso.

Carmelino – (sottovoce) Accidenti, non sono certo di primo pelo per arrossire di fronte a certi sguardi, ma non vorrei prendere una cantonata. Sarebbe molto strano che una donna così fine, così educata e garbata… mi stesse mangiando con gli occhi. Ma intanto, quegli sguardi per la verità sono molto eloquenti…  proprio a me, ad un barbiere… eppoi con il barone in quelle condizioni, ma via, siamo seri: non può essere…Non può essere, ma intanto è: mi guarda, proprio me, Carmelino.-

Assunta - …( tra se, intanto che si aggira sul palco sfaccendando svogliatamente e lanciando occhiate di fuoco a Carmelino) … un ometto minuto e magro, con una testa piccola e piena di riccioli neri, nonostante i sessantanni, con un viso asciutto, bianco, fine, con due baffetti a spazzola che gli ombreggiano le labbra colorite e carnose.  E proprio queste labbra mi fanno perdere la testa E si, proprio cosi. ( mentre le si avvicina lentamente ancheggiando, poi ritornando sui suoi passi, per riavvicinarsi)… che seducenti spicchi d'arancia  sanguigna sono queste labbra. Poi quella voce mi fa impazzire del tutto: calda, vellutata, erotica, che  per riguardo del vecchio, abbassa quasi a bisbiglio eccitante… mi fa impazzire! E se perdo la testa? E il vecchio barone? E chi se ne frega! E il pudore? Ne ho piene le scatole! E la dignità? Beh, e che c'entra quella. E comunque che vada tutto alla malora, a me quest'uomo mi sta facendo impazzire.( e lo stuzzica con quel massaggio fatto al bastone, e maliziosamente destinato a Carmelino, gironzolando sempre, dimenando i fianchi, e sempre spolverando insistentemente e  languidamente, quasi voluttuosamente, il bastone, poi vedendo i risultati che provoca su Carmelino, risultati lusinghieri, ostenta maggiormente i gesti, ci mette più mollezza, più flessuosità nel corpo, e nell'atto, tanto che sembra, a lei stessa, d'aver in mano l'originale di ciò che pensa d'aver in mano in quel momento)...-

Nella scena suddetta, a discrezione della regia, si potrebbe inserire una musica sex per accompagnare i movimenti di Assunta.

Carmelino – ( prima non sa cosa fare, ne dove guardare, e gironzola anche lui per la stanza, poi capisce, inequivocabilmente, le intenzioni della donna; vide che il barone sonnecchiava, si prende di coraggio, e parlando tra se si avvicina alla donna) …Ma insomma sono un uomo vissuto, o no? ( si avvicina ad Assunta, le leva il bastone dalle mani, quindi, dolcemente, la sospinge nell'altra stanza e chiuse la porta).-

 

Si ode il dottor Cicala scampanellare e chiamare. Passa qualche minuto, e finalmente, donna Assunta - ancora rossa in viso e scarmigliata- gli va ad aprire.

Cicala – Finalmente! Dov’è il barone?-

Assunta fa cenno che si trova nell’altra stanza. Il dottore a passo veloce vi si dirige, uscendo poco dopo.

Entra Carmelino riordinandosi il vestito.

Cicala – Niente di grave, ma il barone è idrofobo! Gli ho somministrato un calmante. E…sapreste dirmi questa cos’è? (e sventola una lavagnetta nera con su scritto, con calligrafia incerta: "Tutte troie!").

                                                  Quinto corto:

                                                   La poesia

Matteo Coci…………………………………………………….canestraio;

Jano …………………………………………………………….sarto;

Carmelino…………..………………………………………….  barbiere.

Sulla scena c’è Matteo Coci che, prima di entrare nella barberia, legge la sua prima poesia in lingua, per Franca, suo perduto amore, pubblicata in una quotidiano locale.

Matteo – …Questa volta non l’ho imbucata nella cassetta della posta del mago, per quell’ingrata della quale sono innamorato - respinto. No! Ho voluto ingnorarla… punirla…così impara. L’ho inviata, invece, al locale giornale della sera…e me l’hanno pubblicata! Santo Iddio, me l’anno pubblicata! E’ qui, in terza pagina, stampata, con tanto di nome e cognome dell'autore: il mio: Matteo Coci, poeta.

E ora vediamo cosa ha da dire Carmelino sulle mia qualità poetiche.(ed entra nel salone, raggiante, col giornale tra le mani, dove ci sono in scena Carmelino e Jano). Signor barbiere, e voi amici tutti, statemi a sentire. Anzi no, leggete questo giornale qui presente. Ecco, Carmelino leggi tu.- ( mette sotto il naso il giornale).-

Carmelino - E che è questa premura? Lo leggerò dopo Matteo.( continuando a tagliando i capelli a Jano).-

Matteo - No, ma che hai capito? devi leggere solo questo qui. (e Matteo gli rimette sotto il naso il giornale, indicandogli il punto esatto dov'era stampata la sua poesia).-

Carmelino – ( di malavoglia, poi leggendo la firma dell'autore) Mizzica! E che? Matteo, impazzisti?-

Jano - Che fu?-

Carmelino - Che fu? Il qui presente Matteo Coci è diventato poeta con tanto di riconoscimento pubblico. Ecco, guarda, gli hanno pubblicato una sua poesia...-

Jano - Dove, sul Giornale della Sera?-

Carmelino - Qua, proprio in terza pagina...-

Jano - E allora è 'na minchiata...( risiedendosi nella poltroncina dalla quale si era alzato per curiosare sul giornale).-

Matteo – ( risentito) Come sarebbe a dire?-

Jano - Sarebbe a dire che quelli pubblicano anche monnezza, se gliela metti per iscritto e gliela mandi...-

Matteo – ( paonazzo in viso, rivolgendosi ad un presunto pubblico) Ma che dice sto cornuto?-

Jano - Cornuto ci sei tu. E anche fesso.-

Matteo ( infuriandosi) - E che deve finire a schifiu?-

Carmelino – ( conciliante) No, niente schifiu, picciotti. E che è? Non sappiamo stare tranquilli? Non sappiamo ragionare da persone civili? Avanti calmiamoci e leggiamo questa poesia.( inforca gli occhiali da vista e si mette a declamare i versi). “ Occhi che non sono occhi, s'intitola poesia, e dice così:

- Occhi che non sono occhi, ma abissi marini;

labbra che non sono labbra, ma spicchi sanguigni;

membra che non sono membra, ma fasci di raso;

forme che non sono forme, ma acqua d'arsura;

donna che non sei donna, ma valve di perla;

sogno che non sei sogno, ma filo di brama;

uomo che non sei uomo, ma amante sconfitto!”

Matteo – (ascoltandolo rapito ad un ipotetico pubblico) Minchia non c'era nessuno che sa leggere i miei versi, meglio di Carmelino,- che potenza…-

Jano – ( ascoltando bocca semiaperta e non si sa bene se per la concentrazione, la meraviglia, oppure per l'asma) Uhmmm…-

Carmelina - Matteo, è bellissima! Però...-

Matteo – ( allarmato) Però?-

Carmelino - Però non c'è la rima...-

Matteo - E torna con la rima. Ma tu sei fissato. A me piace scrivere così, sono padrone, oppure no?-

Carmelino - Sei padronissimo. Guarda non c'è padrone più padrone di te. Ma la rima è rima, la rima è armonia, è musicalità...-

Matteo – E’: vaffanculo, Carmelino! ( gridò uscendo di corsa, senza salutare).-

Jano – Certo, l’ispiratrice della poesia, donna Rita, sua moglie, è una rossa…coi…fiocchi. (accenna alle curve femminili).-

Carmelino – Niente moglie…(misterioso).-

Jano – (aria trionfante) Allora? amante sconfitto? Eh? (Carmelino accenna col capo di si) Ma chi sarebbe poi questa lei?-

Carmelino - Mah, non si sa, ma qualche pensierino si potrebbe fare...-

Jano - Chi?-

Carmelino - Per esempio... così per dire...magari… che ne so…forse Franca, la segretaria del mago di sopra… ( accenna al soffitto con la testa e col dito).-

Jano – ( annuendo) Mah, misteri...dai taglia Carmelino.-

Carmelino - Misteri. Taglio, taglio...-

                                                  Sesto corto:

                                                 La cariatide

Nunzio Leotta ……………………………………………la cariatide;

Carmelina Puzzo………………………………………….proprietaria del bar;

Alfio “il primo”…………………………………………...malandrino sfortunato;

Sulla solita strada in scena, sarà ricostruito l’ingresso di un caffè. Dentro, dietro la cassa c’è Carmelina Puzzo. Appoggiato mollemente allo stipite del caffè, c’è Nunzio Leotta.

Nunzio – ( come se parlasse con un invisibile interlocutore) Perchè, forse, voi credete che Nunzio Leotta, cioè il sottoscritto, sia un uomo? di quello vero, in carne ed ossa? Ho forse un padre, una madre?  Nacqui in un posto, in una certa data? Faccio forse ombra? Ma quale, io sono un ricordo, un pensiero, una vaghezza, una improvvisazione, forse un'invenzione: eco, sono un personaggio.

E sono un personaggio, che esiste e non esiste. Insomma sono quasi un'idea. E se non mi chiamassi Nunzio Leotta, mi potrei chiamare, tranquillamente, chessoio, Salvatore Leone, oppure Paolo Sgarlata, o Giovanni Vasta, tanto sarei sempre io: Il seduttore, maliardo, donnaiolo, cornuficatore in pectore, di padri, fratelli e mariti,... anche perché, scusate se è poco, ho una fertile fantasia con la quale convivo e lavoro.

E perchè non dovrei esserlo? sono belloccio, fatale, maliardo e conquistatore per eccellenza, ed ho lo sguardo magnetico: attiro le donne come una calamita.

Sapete, in vent'anni d'onorata carriera di femminaro in pectore, non ho mai sfiorato una donna nemmeno con un dito. Ma questi sono solo dettagli, che non contano, perbacco!

Io lavoro per conto mio, in proprio, davanti a quest’uscio di caffè, e la mia dolce fatica consiste nel conquistare, con gli occhi magnetici, più giovani donne possibili. E come campo allora? Ma di rendita, ovvio. Certo le malelingue dicono che vivo sulle spalle di mammà. Calunnie, io ho di mio! (pausa) E’ questo caffè è il mio posto di “lavoro”, o meglio, dell'agguato. ( appoggia languidamente allo stipite del caffè, non senza controllare il suo aspetto in una vetrinetta e la pettinatura, poi si mette una sigaretta tra le labbra tumide  lievemente truccate, e non l’accende) E sto in attesa della preda, come un brigante a malo passo, con moschetto spianato, e sfodero la mia arma più temibile: lo sguardo assassino.

Certo la posta è lunga, e la caccia paziente e quindi, di tanto in tanto, ho bisogno di un breve intervallo. Alle dodici con l'aperitivo, e, nel pomeriggio, alle diciassette con il caffè.

Naturalmente, come vedete, sono consumato da ore ed ore intense, faticose - piene di occhiate fulminanti elargite a tutte le studentesse del vicino istituto femminile, alle commesse del supermercato, a tutte  le signore e signorine del quartiere e non,- e coi piedi doloranti. Alle venti, immancabilmente, dopo aver bevuto il mio whiskyno, concludo la mia faticosa giornata lavorativa, e rientro a casa. Casa? Faccio tanto per dire: in questo palazzotto d'epoca di mammà, al primo piano, nella quale ho la mia camera da letto e il mio studiolo, dove mi chiudo dopo cena, per qualche ora, allo scopo di riordinare le mie schede, in base agli incontri della giornata ritenuti particolarmente interessanti. Sapete? mia madre crede che stia scrivendo il mio capolavoro: un romanzo ispirato dalla storia della mia antica famiglia. (ridacchia) Cosicché schedo i miei incontri giornalieri con un certo ordine e per categoria, per esempio: coltivabili, interessanti, promettenti, sicuri. Finito di catalogarli, vado e a ninna. E tutte le notti, a letto, con la mia fantasia, teorizzo il piano per sedurre ragazza più bella, più formosa, più affascinante che ho conquistato durante il giorno, col mio sguardo ammaliatore.

E cari miei, voi credete che Casanova sia nato a Venezia? Bene, scordatevelo!

Certo, non lo nego, il tempo passa anche per i viveur più incalliti; ed io sono ora un’affascinante uomo attempato: mi chiamano la cariatide, a furia di sorreggere lo stipite della porta del bar Mangano, in questo locale del mio palazzo d'epoca. Ma sono tutte calunnie dettate dall’invidia!

Quando Pippo Mangano, allora squattrinato, comprò questo locale a cambiali, Don Innocenzo, il parroco, lo benedisse, ma detti  io il mio necessario placet.

Sapete, gli affari andarono subito benissimo: Alla vecchia tradizione; alla qualità; allo spirito d'iniziativa di Pippo; si aggiunse la gentilezza e l'acume di Carmelina Puzzo, la fresca sposina di Pippo Mangano. Quella (indica la donna seduta alla cassa) si, proprio quella là. E quel miscuglio dette i suoi frutti evidenziati negli ori di Carmelina, nel cavallo e calesse di Pippo, negli appartamenti, nella villa al mare e, in seguito, nel collegio di lusso per la figlia Adelina.

Naturalmente, negli anni ci furono ristrutturazioni, soddisfazioni e qualche contrarietà...( si interrompe per lascia varcare la soglia ad Alfio u Primu, che entra in scena in quel  momento dirigendosi, con andatura dondolante, e guardandosi attorno come per dire a tutti: “ ci sono comandi?”,  verso la cassa dove regna sovrana donna Carmelina)…come questa…(accenna a Alfio).-

Alfio - Donna Carmelina i miei rispetti, Sentite, avrei bisogno di parlare con vostro marito, volete favorirmi di mandarlo a chiamare?-

Carmelina ( che conosce il tipo, con calma) - Mio marito riposa. Dite a me. -

Alfio - Non posso, mia signora carissima...-

Carmelina- Vostra signora non sono. In quanto a carissima, ve lo potreste risparmiare, non siamo andati a scuola insieme. ( sbottando) Allora? cosa volete?-

Alfio – ( cerimonioso)  Scusatemi, signora, scusate assai. Vedete, certe volte scappano parole che non si vorrebbero dire. Vogliate scusarmi nuovamente (inchinandosi goffamente).-

Carmelina - Siete scusato. ( tagliando corto) E ora ditemi cosa ordinate.-

Alfio - No, non prendo nulla, debbo solo parlare. Certo, sono discorsi che dovrei fare a vostro marito…Sono discorsi da uomini… Ma cosa posso dire? Sono dispiaciuto, ma non posso mica dire: ripasso quando c'è vostro marito, perchè la gravita della questione me lo impone.  Quindi, vi ho pregato ( sottolineando la parola) di chiamarmi vostro marito, signora! (concludendo con una certa energia).-

Nunzio – ( rivolto sempre all’ipotetico ascoltatore) Voi direte: Ma chi è questo signore? Questo signore è Alfio, il primo malandrino del quartiere, il soprannome " u primu" è inequivocabile. Primato guadagnato sul campo con dieci anni di galera per due tentati omicidi, sfregi permanenti, e una valanga di risse, con coltello e no.

Carmelina - E io vi ho detto che riposa!( alzandosi le maniche della camicetta).-

Alfio - Beh, se proprio riposa, se proprio non è disposto ( sottolineando la parola), vuol dire che parlerò con voi...( girandosi su se stesso e guardandosi attorno come se volesse far capire ai presenti che egli era  costretto, suo malgrado, a parlare con una donna, visto che l'uomo gli si negava).-

Carmelina – ( conoscendo il linguaggio delle parole dette e non dette e della relativa gestualità teatrale di quei malandrini, dette fuoco alle polveri) Brutto stronzo, miserabile e morto di fame! Come ti permetti di osare dubitare di un vero uomo che ti può fare mangiare i denti a te e a tutti quelli come te? Fuori di Qua! Fitusu!!! ( Poi uscendo da dietro la cassa fa piovere su Alfio una pioggia di sputi, schiaffi, pugni e strappi di capelli).-

Alfio – (Sorpreso dalla violenta e imprevista reazione, indietreggia poi si copre il viso con le mani, quindi, curvandosi, si ripara la testa con le braccia, infine, sballottato come una nave tra i marosi, guadagna l'uscita e la… salvezza, infine si

ricorda che non poteva, uno come lui, accettare quel trattamento senza reagire, tenta il contrattacco) Ah, volete la guerra? E guerra sia!-

Ma se ne pente`, subito e amaramente: Una scopa maligna si mette a roteare sulla sua testa, come un alveare impazzito. E’ la fuga, disonorevole fuga per un malandrino.

Carmelina – Pussa via fitusu!-

Alfio - La cosa non finisce qui.( gridato da fuori del bar).-

Carmelina - Certo che non finisce qui, perchè se torni, se ti fai rivedere ancora da

st' occhi miei, ti giuro che ti darò tante di quelle mazzate da fartele ricordare per tutta la vita.-

Alfio - A chi, a me?- (baldanzosamente, facendo finta di entrare).-

Carmelina - A te e ai Beati Paoli!(inseguendolo e  sputando sul marciapiedi).

Nunzio - Donna Carmelina, le mie scarpe...( protesta pacatamente Nunzio sempre appoggiato languidamente allo stipite della porta del Bar Mangano).-

                                                   Settimo corto:

                      … fortunatamente nessun danno alle persone e alle cose.

Cosimino……………………………………………………amico di Turi.

Giovanna……………………………………………………ragazza… inquieta;

voce…………………………………………………………che protesta.

La scena si svolge all’ingresso del bar.

In scena c’è Cosimino.

Cosimino – ( come se parlasse con qualcuno a se vicino) … certo i terremoti sono terremoti, ma quello di stanotte, 13 dicembre S.Lucia, ce lo ricorderemo per sempre. Madonna che boato, ma un boato non tanto per dire, è stato un boato da fare accapponare la pelle. Eppoi i lampadari hanno incominciato ad oscillare come i trapezi del circo. Io mi sono sentito come se mi passasse un treno sopra la testa, come se volasse via il tetto; poi il mio letto ballava di una sorte di maniera… E sono scappato in strada come un razzo - certo, prima ho preso l’oro.

Essi`, sti terremoti per me sono una bestia nera. ( ad alta voce) Ma fortunatamente niente danni alle cose e alle persone…

Voce -( rimbrottandolo) E piantala con stu bollettino di guerra. Sono tre ore che lo ripeti a tutti quelli che incontri! Abbiamo capito sai? Nessun danno, fortunatamente, ma adesso basta con sta rottura.-

Cosimino –Va bene, va bene, ma non ci riscaldiamo…(tra se) Mihh, si arrabbiano anche per una buona notizia…-

 

Entra Giovanna, una ragazza formosa, ma un po’ svampita.

Giovanna – Ciao Cosimino, che fai?-

Cosimino – Nulla, cercavo qualche amico col quale prendere insieme un caffè…è passato solo Turi, ma era furioso, chissà perché. Figurati non ha voluto nemmeno commentare il terremoto di stanotte.-

Giovanna – E lo vai a chiedere proprio a Turi? E cosa doveva dire, poveretto? ( poi sottovoce) E cosa  ti poteva  dire, che quel maledetto terremoto lo colse mentre, dopo lunga e faticosa corte,  si stava facendo, una ragazzina della quale poteva essere nonno? E poteva dire che quella stramaledetta scossa gli fece perdere quella grande occasione, non più ripetibile, visto che la ragazza era controllata a vista dai genitori cerberi?-

Cosimino – ( incuriosito, stuzzicandola, ma facendo finta che l’argomento non lo interessa) Certo, se è tutto qui…-

Giovanna -  (confidenzialmente) No, non è tutto qui, c'è dell'altro che egli, per pudore, non vuole certo raccontare a te o agli amici.-

Cosimino – E a te si? Ma va’. E, dimmi, dimmi, che fatto fu?-

Giovanna – ( non più trattenibile, ma sempre in tono confidenziale) Il fatto fu questo: Dopo una faticosa corte e molti regalini, Turi riuscì a convincere una ragazza a concedergli…-

Cosimino - … i tuoi favori…-

Giovanna – Esatto. No, i suoi, di lei…di una mia amica…vah, non mi fare confondere. Ma, vedi,  la cosa non era tanto semplice, sai i suoi genitori… della ragazza la tengono sotto strettissima vigilanza. Insomma conoscono la sua l'indole focosa e irriflessiva, e temono che combini qualche sciocchezza...-

Cosimino – E già, essi temono…(molto ironico).-

Giovanna – Esattamente. E fu un vero miracolo che quella sera ella riuscii ad eludere la sorveglianza dei vecchi e lo andò a trovare nel suo piccolo attico, in via Plebiscito.  Turi, per la verità è un vero gentiluomo, e la accolse con grande gentilezza, tante premure, tante galanterie, ma non si decideva di portarla a letto. Dopo aver atteso un bel po', senza che accadesse nulla, la ragazza gli forza la mano dicendogli che non potevo soffermarsi per troppo tempo e che questa sarebbe stata la sua ultima occasione perché  l’indomani doveva partire per Milano. Insomma doveva sbrigarsi. E per, per farlo…decidere, lo eccitava. Figurati gli fece tutte le moine possibili, tutte le carezze più audaci, baci e sbaciucchi,  dappertutto… capisci? come … come…( vedendo che Cosimino capisce i sottintesi) ah, capisti finalmente. E, alla fine quello reagì! L’albero si addrizzò! Pronti, via! (allusiva, facendo mosse audaci con le labbra. Cosimino fa cenno col capo d’aver capito) Ma quali: ci fu la scossa di terremoto…e …cosicché… insomma…-

Cosimino - …insomma, cosicchè?-

Giovanna – Ma che fai il finto tondo? Non capisci?  Turi fu colpito! –

Cosimoni – (allarmato) Dove fu colpito? Si fece male?-

Giovanna – Non male fisico… come te lo posso dire? Fu…colpito… colpito… nell’orgoglio maschile, insomma: l’albero si sgonfiò. Capisti?-

Cosimino – (incredulo) Vuoi dire…( fa cenno con la mano)…vuoi dire…niente, nulla?-

Giovanna – Niente, nulla …si afflosciò!-

Cosimino – Malanova…che figura…per ‘nu fimminaru…-

Giovanna – Scherzi da terremoto, Cosimino.

Cosimino – Ma tu come sai questi particolari? (ironico)-

Giovanna – Te l’ho detto, me li hanno raccontato…insomma li so e basta. Ti saluto, devo partire per Milano.-

Cosimino – Anche tu?-

Giovanna -  Perché? …Ah, si, pure io. Ciao (civettuola).-

Cosimino – Ciao, ciao…birbante. ( poi, come se continuasse a parlare con l’interlocutore fuori scena) …e per fortuna niente danni alle cose e alle persone... - forse.-

                                                 Ottavo  corto

                                               Le nuove regole

Personaggi:

Vito……………………………………………………………guitto teatrale;

Peppino……………………………………………………….. spalla di Vito;

Nunzia ………………………………………………………    giovane massara.

La scena è la sala-cucina di una masseria: una tavola, alcune sedie, e, se è possibile, anche una piccola dispensa o frigo.

Senza bussare entrano Vito e Peppino.

Vito – Proviamo qui.-

Peppino – Senti, al proprietario della trattoria l’abbiamo fregato, scappando senza pagare, e a momenti ci costava una “fraccata” di legnate. Io ne avrei abbastanza per oggi.-

Vito – E cosa vuoi che facessimo? Quel gran cornuto dell’Amministratore se ne è scappato con l’incasso, ed io non ho una lira in tasca, figurati tu. Bisogna pur mangiare, no? Eppoi tu mangi una sola volta al giorno?-

Peppino – E tu mangi sempre come un porco.-

Vito – Eh, si dice: Si lavora e si fatica per la pancia e …-

Peppino - …zitto, sento arrivare qualcuno.-

Vito – Presto mettiamoci i collarini. ( prendono da una borsa due collarini da ecclesiastici e li indossano. Quello di Vito ha lo sparato rosso).

Entra Nunzia.

Nunzia – (sorpresa) Oh…-

Vito - (quasi benedicendo) Buona sera buona donna, siete la padrona di casa? -

Nunzia- (riprendendosi dalla sbalordimento ) Un vescovo e un prete…Si sono io la padrona, monsignore. Accomodatevi… posso esservi utile?-

Vito – Molto onorato, signora, io sono monsignor…monsignor Truffa, e questo è don Peppino, il mio segretario. (Peppino fa un inchino goffo). Signora, il buio ci ha sorpreso durante un viaggio pastorale tra le campagna. Vorremmo chiederle se può ospitarci per una notte…-

Peppino- …e, se non disturbiamo molto, anche poter mangiare qualche cosa.-

Vito – Eh, la gioventù pensa sola alla pancia.-

Nunzia – No, ma che dice, il vostro segretario ha ragione, e anche  vossignoria ha bisogno di mangiare un boccone…volete accomodarvi? (accenna alla tavola).-

Intanto che i due si seggono a tavola, Nunzia, con lentezza, guardando Peppino, apparecchia, poi prende dalla dispensa del cibo per gli ospiti. Ne prende in abbondanza, contenuto in alcuni piatti coperti da altri piatti. Controscena dei due.

Nunzia - Monsignore, visto che è stato u Signuruzzu a mandarvi stasera a casa mia, vi vorrei domandare…sapete era una tradizione…mio padre prima di mettersi a tavola…insomma se non vi dispiace…e se non disturbo…ecco vorrei…-

Vito – Dite pure buona donna…(intanto adocchia il cibo e si sistema meglio a tavola e si mette il tovagliolo attorno al collo)-

Nunzia – Ecco, siccome, come dicevo, mio padre lo faceva dire dal nostro parroco, buonanima, la sera, prima di cenare… vi vorrei pregare di…recitare il santo rosario, magari qualche posta…mi farebbe piacere assai ( guarda Peppino).-

Vito – (sorpreso e visibilmente in imbarazzo) Il rosario? Ma così, all’improvviso, senza adeguata preparazione spirituale? No, non è possibile.-

Mela – Monsignore, eccellenza, vi prego come un  santo…non sapete quanto lo desideri. Fate un’eccezione eminenza…-

Peppino - ( sfottente) E fatela st’eccezione…eminenza.-

Vito – (Guardataccia a Peppino, poi arrendendosi) E va bene…però facciamo una cosa breve breve – Peppino. ( gesto per significare: ha fregato anche te) Tanto per fare contenta questa ospitale fantesca. Forza, sedetevi, attacca Peppino ( fa cenno come per dire: ora sono cavoli tuoi).-

Peppino - (preso alla sprovvista, intanto che serafico assisteva alla scena) Chi io?-

Vito- E chi sennò… avanti raccogliamoci. Attacca Peppino.-

Peppino- ( Peppino che non sa cosa fare, stralunando gli occhi si finge un collasso e si lascia andare tra le braccia di Nunzia) Ahhh.-

Nunzia- Bih, poverino che gli è venuto un colpo!-

Vito – (tra se) Figlio di buona donna…Magari!

Nunzia –(con tenerezza) E’ svenuto. Guardatelo com’è tenero, sembra un angioletto…prendo un bicchiere d’acqua.-

Peppino - (mormorando con un soffio di voce) Meglio un cognac.-

Nunzia – Cognac? Subito (esegue)-

Vito – (canzonatorio) E si, è innocente come un bambinello appena svezzato. Avanti, sediamolo che ora (minaccioso) che ora si sentirà meglio… perchè (marcandolo) il rosario lo inizierò io. (nell’orecchio di Peppino) Ahu hai capito? E allora cerca di rinvenire e fammi l’assistenza dovuta. (Peppino apre prima un occhio, poi l’altro e accenna di si e, facendosi ancora coccolare da Nunzia, beve il cognac e …rinviene).-

Vito - Spettabile pubblico, (Peppino gli fa disperatamente cenno di no, non siamo in scena. Vito capisce. Poi per tutta la durata del rosario i due faranno rispettivamente le controscene) Volevo dire: cari fedeli, prima d’iniziare abbisogna che mi concentri un poco. E tu (a Peppino che ancora cerca le coccole di Nunzia), statti accorto : Prologorum a come viene, viene:

Tramite lo camin di la me vita

M’arritrovai in una trazzera scura,

Che, maliritto a mia, a strada bona era finita,

E quando ci penso m’assale ‘na calura!

Nunzia - Ma...ma… questa non è…non è …-

Peppino – (sottovoce, avvicinandosi a Nunzia) Sssst,  zitta per cortesia, non disturbiamo il maestro.-

Nunzia – (annuendo)…Ma mi sembrava…va bene sto zitta.-

Vito .- (come ispirato) E canto di l’armi di lo pietoso capitano

Che il grandi sipulcru di Cristu liberò,

e molto travaglio fe’ co’ ingegno e co’ lo brando,

Infino a quando, zitto e quatto, non si la svignò.

Nunzia-  (poco convinta) Sarà…ma quando attacca con la litania?-

Peppino- Aspettati, sintiti a mia. Ah, raccomando a tutti i presenti, di rispondere in coro: ora e poi.-

Nunzia  – E perché poi?-

Peppino - Per grazia ricevuta e ora stativi muta. (le sfiora il labbro con le dita, Nunzia fa finta di schermirsi). -

Vito – (salmodiando, rivolto a Peppino) Ora la facemus comus a chilla che sai tu.-

Peppino – ( sempre salmodiando) L’ho capito. Ora e sempre - se non me la scordai.-

Vito - Litania secunnum lo vetero concordatus anteriori sed posteriorum e doppo l’avventu di lo conciliu avvenire vaticanorum terzero.-

Peppino - Ora e poi….-

Vito –… Lo dicesti già…-

Peppino - …repetita aggiuvat…

Vito -… tu ti stai prenotandum una passata di bastonatis…

Peppino- …A meco? (come se dicesse amen)

Vito- …Sissignori, a teco et a’ beati paoli. (come se dicesse: e sia signore) Allora attaccuuummm?-

Peppino - …et cos’aspettis.-

Vito- (concentrandosi) Santa Maria da saletta; (i presenti risponderanno: ora e poi. I nomi dei santi sono anche nomi di paesi, o di quartieri di Catania).-

Santa Maria di Licodia;

San Giuseppe La Rena;

San Paulo Solarino;

San Pietro Clarenza;

San Giovanni Li Cuti;

San Giovanni La Punta;

San Giovanni Galermo;

San Giovanni decollato;

Nunzia – ( a Peppino) Macari lui? E cosa c’entra?-

Peppino.- ( sottovoce, accarezzandole la guancia) Zitta, ssst,  non disturbare. Nuove regole…-

Vitu – Santo Stefano di Camastra;

San Michele di Ganzaria (fa cenno a Peppino d’attaccare lui);

Peppino - (annuendo attacca a sua volta) San Gregorio;

Santa Tecla;

Santa Venerina;

Santa Ninfa;

San Cono;

San Vito Lo Capo;

Santa Maria La Scala

Santa Teresa Riva;

San Giovanni Rotondo;

San Vito de’ Normanni ( fa cenno a Vito);

Vito – (annuendo) Sant’Agata Li Battiati;

Sant’Agata di Militello;

Sant’Alfio Etneo;

Sant’Alessio siculo;

Santa Civita;

San Berillo;

Santu Nullo;

San Cristofuru e così sia!-

Nunzia – Sia lodato Dio, avevate ragione, mai avevo sentito un rosario così…così bello e …grandioso! (guarda maliziosamente Peppino). Certo…magari forse un po’, troppo originale…-

Peppino – Certamente, originalissimo, sembra inventato a tappo!-

Vito – E ora figlioli, se si potesse mangiare…-

Nunzia – ( come se non avesse sentito) Ma sempre novità …gradevole. (guarda teneramente Peppino, il quale, in seguito, farà la controscena sulle battute di Vito: in particolare assumerà l’espressione serafica, raccolta, ispirata – col collo leggermente storto – ecc.).-

Vito – E carissima, la chiesa s’aggiorna. (poi vedendo che Peppino gli fa cenno che forse Nunzia ci sta, egli annuisce facendo il misterioso e continua con un sospiro)  Se sapeste quale altra novità c’è nell’aria…-

Nunzia – Che novità, monsignore, quali novità?-

Vito – Eh, cose grosse…grosse assai. (pausa teatrale)Vedete le autorità superiori stanno prendendo in considerazione la possibilità che i preti prendano moglie.-

Nunzia.- Sposarsi? Ma davvero dite?( interessatissima)-

Vito – Certo per ora è tutto tenuto riservato, sotto silenzio, perché si debbono fare ancora gli esperimenti, le prove, i riscontri.-

Peppino – Naturalmente è questione di poco, evvero monsignore?-

Vito – ( cenno che la pietanza intanto si fredda, e come dire pazienza) E come no? Vedete gli esperimenti servono per accertare se un prete è capace di fare il padre di famiglia. Cioè se è buono a fare la spesa, riordinare la casa, usare la lavatrice…-

Nunzia- …lavare i piatti, riparare una sedia…-

Vito – Certamente, certamente, ma anche…anche…beh, insomma…anche...-

Nunzia – …Fare all’amore?-

Peppino – Parole sante proprio cosi!-

Vito – In un certo senso…-

Peppino – In tutti i…sensi.-

Nunzia – E allora, se è per questo, basterebbe reclutare delle prostitute, no? (guardando Peppino)-

Peppino .- Quando mai! A noi piacciano…volevo dire: i superiori uffizi preferiscono donne mature, possibilmente sposate…con esperienza…(Peppino fa il piedino, ma sbaglia e lo fa a Vito)-

Vito – (piano) Peppino guarda che sbagghiasti. (poi a Nunzia) Certo don Peppino ha perfettamente ragione. No, no e poi no, quali prostitute! Ella dev’essere una donna sposata, costumata, riservata, d’esperienza nel settore, la quale può far provare il vero senso della vita famigliare, in tutto e per tutto (alludendo). Come, per esempio: fare la spesa, usare gli elettrodomestici, fare piccole riparazioni…-

Nunzia- …lavare i piatti…-

Vito – …(rassegnato) …lavare i piatti…scopare…-

Nunzia – Uhm…Interessante. E allora?-

Vito – Allora, esatto! esatto, dovrebbe fare anche quella funzione, se è necessario deve saper fare…tutto. Certo l’ideale dei superiori sarebbe – come già vi dissi - di sperimentare con una donna – cavia sposata, così che il candidato possa avere la possibilità di fare una vita famigliare completa: diritti e doveri. Ad esempio i doveri…i doveri…-

Nunzia - …coniugali…(si accorge del piedino di Peppino e ricambia)-

Peppino – Esatto, esattamente! Brava! (trionfante)-

Vito – Naturalmente. ( tentando di vedere sotto il tavolo) Poi si prenderebbero le decisioni in base ai test che faranno alcuni giovani preti. Per esempio, il nostro reverendo don Peppino è uno dei candidati. Egli dovrà fare l’esperienza matrimoniale e poi fare un rapporto, che unito a quelli degli altri, consentirebbe ai superiori uffizi e alla autorità di prendere le giuste decisioni. Ecco, gentile signora, di fronte a lei, non ha un prete, ma ha una cavia!-

Nunzia – Un’altra cavia?-

Peppino – Certamente. che poi sarei io in persona! Pronto all’occorrenza, e senza ripensamenti, a tappo!-

Nunzia . (pensierosa) Si, certamente, ma…e i mariti di codeste donne- cavia?-

Vito – Eh, i mariti di queste fortunatissime donne, chiamate al sacrificio - ebbene, quelli sarebbero le vittime della causa. Saranno degli eroi sconosciuti…-

Peppino - … perchè non sapranno niente di niente – mai.-

Nunzia – Sicuro sicuro?-

Vito – Sicurissimo. Eh, uomini così si sprecano nel mondo…-

Peppino – Ma lo sai quanti cornuti ci sono sulla terra?-

Vito – E senza giusta causa. Invece costoro…-

Nunzia – …Si guadagnano forse il paradiso?-

Vito – Beh, il paradiso proprio proprio no, ma qualche anno d’indulgenza, sicuro, sicurissimo.-

Nunzia- (abbassando gli occhi) E allora, monsignore, dite, secondo voi,  massaru Giesu, mio marito, potrebbe  essere il tipo che possa sacrificarsi per la causa?-

Vito – L’avete intuito, o donna prescelta, è proprio così!-

Peppino – Vedete, è il destino che lo ha voluto cornuto…cioè eroe. Lo stesso destino che ci ha condotto costì, alla vostra presenza, cara signora Nunzia…-

Nunzia – Chiamami Nunzy…beh, adesso, se non vi dispiace finite di pranzare da soli, vado di là a riordinare certe cose…con permesso monsignore… reverendo… (guardandolo maliziosamente).-

Peppino- Aspettate Nunzy, io ho già terminato. E, forse vi posso dare una mano e…magari fare anche qualche nuova esperienza… di uomo sposato…nelle faccende domestiche…e no, insomma, vengo di là con voi.-

Nunzia – (alzandosi facendo la rassegnata) Volete fare delle prove prematrimoniali?

Pipp.- ( quasi sbavando) Sissignora.-

Nunzia -Ma solamente innocenti prove, me lo promettete?-

Pepp.- Lo giuro financo, donzella pura.-

Nunzia – Beh, allora per la santa chiesa, vi istruirò un poco, venite con me.-

Vito – Ite, coitus est!-

I due escono.

Vito – (rimasto da solo, avvicinandosi le vivande, egli dovrà mimare la soddisfazione del pasto davanti a lui e, anche fare “l’amore” col fiasco di vino. Musica adatta) Ah, e ora finalmente si mangia, perché l’uomo lavora e fatica per la pancia (addentra un cosciotto) e per la…(s’ode distintamente il cigolio del letto)…e per quella cosa lassù. ( fa cenno al tetto).  

                                   I   “ CORTI ”   DELL’AMORE

          

                    Undici  “corti” sulle varie sfaccettature dell’amore

 

                                                        di

                                            Antonio   Sapienza

Febbraio/marzo 2012

Questi “corti” - ricavati in massima parte da episodi inseriti nel mio libro “Il mago di Corfù – sono scenette con uno, due, tre personaggi, realizzabili con pochissimi cambi di scena; e quasi tutti con lo spostamento, rispetto alla scena precedente, di qualche oggetto sul palco o quadro dal muro, che potrebbe essere fatto velocemente dagli stessi attori accompagnati da una musichetta.

Sarebbe anche necessario uno stacco musicale ( e un buio - a discrezione della regia) tra un corto e l’altro.

Durata media dei corti 5-10’ circa. Durata totale 100’ (senza intervallo).

                                            Primo corto: 

                                            La femmina

Personaggi:

Il mago di Corfù……………………………………cartomante e indovino;

Luciano……………………………………………. cliente;

Franca……………………………………………… segretaria del mago.

Sulla scena dovrà essere montata una scenografia tale che possa servire per tutti i corti in programma.

L’accorgimento più importante dovrà essere una scena che possa girare su se stessa, in modo tale da fare da sfondo ad una ipotetica camera – prima - poi, girando, dare l’impressione di un piccolo scorcio di via pubblica.

In questo corto:

Studio del mago di Corfù: piccola scrivania, due poltroncine, piccolo specchio. A destra uscio da dove entrano i clienti.

All’alzarsi de sipario, in scena c’è il mago che, vestito in modo esotico, si contempla allo specchio. Musica adatta. Luci soffuse, misteriose.

Dopo qualche secondo entra in scena Franca.

Franca – Professore c’è di là il signor Luciano, lo posso introdurre?-

Mago – Che tipo è?-

Franca – Mi pare un tipo tranquillo…-

Mago- Tranquillo? Tranquillo tranquillo? Fallo passare.-

Franca fa cenno di si con la testa, ed esce, rientrando seguita da Luciano. Il mago sarà di spalle, come se meditasse.

Franca- Professore, il signor Luciano. Signor Luciano ecco il professore. La prego di usare il massimo rispetto per la scienza occulta, altrimenti il professore si inquieta. Io vado di là (esce sculettando, Luciano la segue con gli occhi voraci).  

 

Luciano resta zitto guardando il mago e il mago resta zitto consultando i tarocchi sparsi sul tavolo. Dopo un minuto, con aria di sofferenza parlerà il Mago.

Mago-  Ebbene, figliolo?-

Luciano guarda dritto il viso del mago, il soffitto, i pochi mobili, la scrivania piena di carte, i tarocchi, i suppellettili,  senza rispondere.

Mago - Ebbene?- (con una punta d'insofferenza nella voce calda e suadente).

Luciano si muove, apre la bocca per parlare e non parla.

Mago - E va bene, passa di là e dai cinquantamila lire alla segretaria.-

Luciano - E se non volessi?- (intanto si guarda le scarpe).

Mago – Fa’ come ti pare... ( e Amelio fa un sospiro di rassegnazione. E’abituato a situazioni simili trattando con matti, mezzi matti e vari).

Luciano - Ho un problema.-

Mago - Ed io t'ascolto. ( con tono rassegnato).

Luciano - Io sono perseguitato dalla mia faccia.-

Mago - Non sei il primo. Tanti non sono contenti del proprio aspetto...-

Luciano - Non avete capito.( tono perentorio). Io sono perseguitato dalla mia faccia che vedo nei visi della gente che incontro per via. Ed è a volte ironica, altre volte sarcastica. Poi truce. Spesso abulica, senza espressione e cadaverica. Insomma morta! Ma non sempre, per amore del vero.-

Mago - Davvero? -  ( tanto per dire qualcosa).

Luciano - Davvero. Ma qualche volta, come dicevo, è sorridente...-

Mago - Visto?- ( annuendo vistosamente e sorridendo).

Luciano - Visto cosa? Visto un corno! – (parla con foga facendo fare un salto al mago

Mago – (sottovoce)  Alla faccia della timidezza.( fa un gesto verso la porta da dove è uscita Franca, come per lamentarsi che gli aveva presentato questo bel tipo per un timido).-

Luciano -  ( continua come ispirato) E’ raro, direi eccezionale.  Evento quasi unico...-

Mago - …Che si verifica quando incontri una bella ragazza...( con tono noncurante, tanto per lanciare un sasso e vedere dove va’ a parare la faccenda).

Luciano - Mi meraviglio, incominciate a capire. Dunque, io guardo il mio viso sorridente e cerco di capire perchè ride. E quello, come dite voi, effettivamente sta adocchiando una bella ragazza formosa, che in quel momento le sfila accanto. Passata la visione, ridiventa torvo. ( concluse sconsolato).-

Mago - E allora dobbiamo concentrarci su questo fenomeno strano si, ma non molto, direi. (poi, sottovoce) maledizione perché ho accettato di parlare con questo individuo  pazzoide? (poi a Luciano). Dunque la donna. Ebbene, parliamone allora.-

Luciano - Non della donna, ma della femmina che voglio parlare.-

Mago – (pazientemente) E parliamone.-

Luciano - Di cosa?-

Mago - Della femmina che trasforma il tuo viso, mi pare, o no? ( poi tra se) Accidenti, incomincio a perdermi, appresso a quei discorsi schizofrenici. (Poi

 A Luciano) Dunque?-

Luciano – Sta bene, parlo. Allora, perchè la femmina riesce a trasformare il mio viso?-

Mago – ( tra di se) Perchè sei un assatanato. (poi, più prudentemente, a Luciano)  Perchè ella è responsabile delle tue pulsioni. Ma dev'essere bella, altrimenti se è brutta, non fa lo stesso effetto, no? Quindi si tratta di sesso (tra se) Tanto, come al solito, quello c'entra sempre, e in tutto.-

Luciano - Non è sesso. Almeno non solo sesso. E’ dell'altro ( tono pensieroso).-

Mago - Altro cosa?-

Luciano - Altro tutto. ( parlando a valanga, come se avesse rotto gli argini) La femmina è tutto. E’ causa prima, è Fattore, è motore, è azione…-

Mago – ( quasi tra se) E che è un film?-

Luciano – (incurante) E’ la sintesi del bello, della tenerezza, dell'armonia, del gusto, del buono, del vivo.  Insomma: della vita... -

Mago - ( che finalmente incomincia a capire) ...Del piacere...(insinuante) –

Luciano – (senza badare all'interruzione) - Secondo me il Padreterno non creò prima il maschio e dopo la femmina, ma viceversa.  Egli creò dunque la prima femmina. La benedisse e la colmò di tanti doni: La bellezza, l'armonia, l'arguzia, l'astuzia, l'intuito, la dolcezza, il riposo, la rilassatezza. Poi creò il maschio, e avendo esaurito tutti i migliori doni, gli dette solamente un po’ di coraggio, di forza e tanta prepotenza.  Basta! E’ evidente che costui, con tutti questi attributi, riuscì a sottomettere la dolce creatura, colma di doni e di rotondità fisiche, certamente, ma non adatti

all'offesa. E soccombette. Ed ecco spiegata tutta la storia dell'umanità scritta al maschile.

Ma il buon Dio essendo infallibile, onnisciente e giusto, non può accettare tale sopraffazione, quindi, sicuramente, avrà preparato una trappola. Trappola che riporterà tutto al suo vero stato primitivo.-

Mago – (prima confuso, poi sempre più interessato) Trappola?-

Luciano - Sissignore, trappola! Forse avrà pensato, chessoio, di diluire i doni e di mescolarli, nel tempo, tra maschi e femmine. Forse penserà agli angeli...-

Mago – ( torvo) …O ai diavoli...-

Luciano – ( con forza) Non fa differenza. Anche una femmina sa essere angelo con l'uomo amato e diavolo con il prossimo suo...-

Mago – ( come se avesse finalmente capito tutto)  Ed eccoci al punto. Dunque tu non sei amato, e il tuo viso docet.-

Luciano - Allora, secondo voi, io sono in perenne lutto perchè mi manca l'amore?-

Mago – ( tentando di sgusciare dal fare affermazioni) Non ho detto questo. E se l'ho detto, qui lo dico e qui lo nego.( e riprese guardandosi le unghia della mano destra). Ecco, vedi, chi è amato dev'essere per forza felice. Egli, come  hai detto, tramite la donna amata, possiede i doni che tu hai elencato, più quelli suoi propri. Insomma i doni più importanti. Certo ci sono altri doni in giro, per esempio la bontà, la carità, la mitezza, ma sono doni derivati. sono, in sostanza, un'appendice dei sentimenti già ricordati...-

Luciano – (interrompendolo e allargando le braccia) Allora e` tombola!-

Mago - Tombola? in che senso? ( tornando a non capire nulla).-

Luciano - Nell'unico senso possibile: La femmina è arbitra della mia vita.(quasi raggiante).-

Mago - E te ne sei accorto, finalmente.( tra se, tirando un sospiro di sollievo). Te ne sei accorto che essa ci calamita con lo sguardo, con le movenze, con la voce. Il suo fluido ci avvolge, ci sconvolge, ci usa, ci possiede! E chi è da esso posseduto si sente galleggiare in quel benefico fluido: calmo, colmo, fine, dolce, cullante, profumato, carezzevole. Esso ci avvicina così alla fonte emanante, avvolgendoci nelle sue tenere membra, svolazza sui capelli, si insinua nei vestiti, nei meandri, negli antri, nei seni, nelle pendici, nelle cale, nei boschi vellutati, nelle cascate calde, nelle terme umide, nelle praterie profumate. (tra se ) E scioriniamo la solita sua brava tiritera erotico-ecologica, ah finalmente a mio agio.  (quindi a Luciano). Poi, pian piano, si passa a più raffinate e meravigliose sensazioni che provengono dal corpo e dallo spirito. Cosa c'entra lo spirito? C'entra, c'entra, chiedilo alla mia segretaria ( allusione significativa). Esso è sempre in noi, e si manifesta quando vuole, anche stasera, se è il caso. E con la femmina che si ama, irrompe a fiotti e si sparge in tutto il suo splendore. E lo spirito corrobora i sentimenti e i sentimenti il corpo... Chiedilo alla mia segretaria...( altra pesante allusione) Dai retta a me: Fai l'amore. (come se avesse parlato l'oracolo di Delfi, fece un cenno, e indicò a Luciano l'uscita).

Luciano – (uscendo, indietreggiando, un poco confuso) Alla segretaria? Alla vostra segretaria? Quella carina?-

Mago – ( come se profetasse) A lei!-

Luciano – Sicuro?-

Mago – (perentorio) Sicuro! (poi, intanto che Luciano esce, tenta di mettere a posto le delle carte sul tavolo, e borbotta)… Come è sicura la mia percentuale…-

      

                                           Secondo corto:

                                          Una rivelazione  

Personaggi:

Il mago ……………………………………………….. del primo corto;

Giulio………………………………………………….  secondo cliente.

Franca…………………………………………………. c.s.

Stesso ambiente del primo corto. Entra Franca seguita da Giulio.

Franca – C’è il signor Giulio. Giulio e basta, ci tiene a dire.-

Mago - E allora?- (chiede a Giulio, con voce un po' annoiata, facendogli segno di sedersi di fronte al tavolino. Intanto Franca esce).-

Giulio - Mago, forse sono già morto ( guardandosi la punta delle scarpe).-

Mago - E visto che sei morto, dimmi chi eri. ( senza scomporsi, come se avesse udito la cosa più normale di questo mondo).

Giulio - Chi ero? Ma cosa importa. Io, come uomo sono morto, lo sento. E morto giovane per giunta...-

Mago - Spiegati.( pazientemente).-

Giulio - Mi spiego, mi spiego. La vedi questa faccia? essa è una faccia da morto.  Io vivo solo per vivere, per non fare di un'altro uomo un assassino, per non sprecare sette palmi di terra grassa. Mi mescolo, per nascondermi, in mezzo ad altri milioni di morti vivi. Come te!-

Mago - Come me? Bella questa. E perchè sarei anch'io un morto vivo? ( interessato alquanto alla pur strana, ma nuova e affascinante teoria).-

Giulio - Perchè ti ho sentito sai? ho ascoltato, non volendo naturalmente, quello che hai detto a quel minchione che mi ha preceduto. E sono in completo disaccordo sia con lui, che con te - la femmina! Perchè, secondo te, la femmina è sublime? E perchè solo lei? Ma allora si passerebbe dal sublime della femmina, ai vermi della mia morte! Giusto? Se è giusto continuo, altrimenti è meglio darsi una coltellata, spararsi, mazzolarsi, ruzzolarsi e amen. E’ tutto! No, non è tutto,  perdiana, aspetta, ti voglio raccontare il sogno che ho fatto stanotte: Ero in campagna, seduto su un tronco d'albero marcio, e mi specchiavo in una pozzanghera. E vidi la mia faccia che si aggrinziva, si spiegazzava, si torceva. Non sopportando di restare senza viso, decisi di farmi una maschera. La costruii di legno, bella, colorata, come quelle che fanno a Balì, sai? Me la posi in faccia e mi avviai per un sentiero che, allargandosi, mi condusse in una grande città. E lì camminai a lungo, guardandomi attorno senza vedermi, gustando la mia assenza e la mia piena insignificanza. Ma la mia maschera  si ribellò a quell'anonimato e volle mettersi in mostra. Quindi civettò per la strada e attrasse l'attenzione di alcuni ragazzini, i quali presero a seguirmi e a canzonarmi. Io fuggii, ma essi mi rincorsero: Ero rincorso da duemilasettecentoquarantacinque  ragazzini-satiri. Forse volevano violentarmi? Poi mi raggiunsero e mi picchiarono dicendo, strascicando le parole: “ Come si permette costui d'essere felice? Ma è una maschera, disse uno di loro. Fa nulla”, rispose un coro di voci bianche che divennero, man mano querule. E mi fu strappata la maschera e la folla, gridando la calpestò. Alcuni, con voce baritonale, rimettendomi la mia faccia vecchia da novantenne, dissero: Ben gli sta! (pausa) Io girai il mondo così. (altra pausa) Poi incontrai una giovane donna, la guardai, mi guardò, mi girai a guardarla e sbattei la faccia sul palo del semaforo. E la maschera si staccò dal mio viso. Corsi per raccattarla, ma fui investito da una grossa auto che sopraggiunse velocissima. Ci fu uno schianto e rimasi a terra esanime. La ragazza si avvicinò a me, mi guardò bene e disse: Peccato, un così bel ragazzo… Fine del sogno. Che ne pensi? ( conclude mettendosi le mani sulle ginocchia unite, dondolando il busto e aspettando con ansia la risposta del mago).-

Mago – ( con aria professionale) I sogni sono sogni. Sono strani, imprevedibili e contraddittori. Ma il tuo è chiaro, almeno per me. Vai a donne, finchè sei in tempo. Fai all'amore, è questo il tuo problema.-

Giulio - Ne sei certo? Ma, il fatto d'essere morto?-

Mago - Morto un papa se ne fa un altro. Eppoi, anche i morti scopano. Passa di là e dai centomila lire alla mia segretaria. Avanti un altro.( disse sospirando. Intanto Giulio esce impettito. Poi continua tra se) Ecco un nuovo gay che si sta rivelando al mondo.-

                                               Terzo corto:

                                  Terremoto: danni collaterali

Carmelino ………….…………………………………………..barbiere;

Vincenzino..……..……………………………………………. pensionato;

Nino ……. ……………………………………………………. emigrato pentito. 

Salone di Carmelino barbiere rifinito che sbarba don Vincenzino, cocchiere a riposo.

Vincenzino – ( accennando a qualcosa fuori dal salone, per strada) E lui sta là, seduto fuori a imbastire…-

Carmelino – ( guardando a sua volta fuori, verso il presunto marciapiedi opposto, mentre Nino legge il giornale) E che c'è di male?  Ai sarti è forse vietato lavorare davanti alla propria bottega? E i barbieri non possono stare con le porte del proprio salone aperte per il troppo caldo? E allora che c'è di strano?  c'è o non c'è libertà di vista?  di commento?  eh?-

Vincenzino - Eh, Carmelino mio, ci vuole fortuna e sorte a questo mondo...-

Carmelino - A chi lo dici.-

Vincenzino - Certo che ci vuole proprio scalogna...-

Carmelino - …Per sua disgrazia... poveraccio...- .

Vincenzino - Mah...( sospiro).

Nino – (sbottando) Ma insomma, di che cavolo state parlando voi due?-

Vincenzino- Come, non sai niente tu? ( con tono quasi scandalizzato).

Nino - E che debbo sapere, io. Sono trent'anni che manco da qui. E di questo passo, per aggiornarmi, mi ci vorranno altrettanto anni. Dai parlate, informatemi.-

Carmelino – ( schermendosi) Informarti...metterti a conoscenza, tuttalpiù... noi non spettegoliamo gli amici.-

Vincenzino - No, mai. Comunque, per questa volta, diglielo Carmelino.-

Carmelino - E che gli debbo dire? Come glielo posso dire? ( cercando le parole giuste)-

Nino - Intanto usa la bocca. ( con ironia)-

Carmelino - Spiritoso.. Avanti, te lo dico in due parole.-

Nino - Anche in tre, in quattro, non ti sprecare, sai? ( c.s.)-

Carmelino – ( dopo qualche tentennamento) Ti ricordi del terremoto?-

Nino - Quale terremoto? Quello del '52?-

Vincenzino - Ma quale, quello di due anni fa, di Dicembre.-

Nino - Allora non ne so nulla. Io due anni fa ero in Germania.-

Carmelino - Già, è vero. Comunque, avrai saputo, no? Va bene. Comunque forse saprai che fu di notte...-

Vincenzino - Notte fonda, direi.-

Nino - Malanova a voi, e volete arrivare al punto, si o no? ( spazientito)-.

Carmelino - Ci arrivo, ci arrivo, che impazienza. E che è? quando si racconta una vicenda si arriva subito al dunque? E se devi raccontare la vita di una persona, che dici la data di nascita e quella della morte? Suvvia, un po’ di suspence, un po’ di tensione ci vuole...-

Nino – ( rassegnato, sospirando) Fate come volete.-

Vincenzino - Avanti, riprendi Carmelino.-

Carmelino - Dov'ero arrivato? Ah, al terremoto di notte... fonda. Dunque, quando ci sono i terremoti che si fa?-

Nino – ( ironica acida) Ci si fa addosso, pipì o cacca, a scelta.-

Carmelino - Ecco si è offeso.( alzando le braccia al cielo).-

Vincenzino - Ma no, dai racconta...-

Carmelino – ( dopo qualche attimo di titubanza) Dunque, quando c'è il terremoto si va subito fuori, all'aperto...-

Nino - …E fece la Cavalleria Rusticana...-

Carmelino - Mih, ma sei proprio bestia caro Nino. Ma, insomma, diavolo, si cerca di trovare scampo correndo fuori, no?-

Vincenzino -… Ma prima si prendono gli ori...-

Nino - Accorcia, per favore...(  sbuffando impaziente)-.

Carmelino - Accorcio, accorcio. Dunque Jano Scalora, ( e accenna al presunto uomo seduto nel marciapiedi davanti al salone) quando ci fu la scossa, non pensò a nulla, e uscì come si trovava: in mutande...-

Nino - Bello spettacolo... ( borbottando, ma intanto prende gusto al racconto).-

Carmelino – ( sbottando) E statti zitto tu, ora. ( pausa teatrale, plateale)  Dunque uscì come si trovava e, passato l'attimo di paura, si ricordò che sua moglie, Cettina, era andata dalla madre, per farle la nottata, in quanto- diceva lei- era ammalata grave. Jano, preoccupandosi per loro, chiese a Pietrino il banconista, di prestargli la motoretta, per recarsi subito a casa della suocera.  Ma mentre Pietrino correva a prendergli la moto, ecco che dalla casa di fronte escono a razzo la signora Cettina Scalora, in sottoveste, e Turi do’ Mircato in mutande…-

Nino -  Ma come?  Quella non era a casa della madre moribonda? e che ci faceva allora lì, se non ho capito male, in sottoveste, insieme a Turi che era in mutande?-

Vincenzino -  E perchè  uscivano dalla casa di quello lì? e perche` si turbarono, quando lo videro?-

Carmelino - … e perchè Turi scappò via? E perchè Cettina fece finta di svenire?-

Nino - E che ne so io.( sbottò spazientito, riprendendo a leggere il giornale.-)

Carmelino - E nemmeno noi.(conclude serafico, continuando a sbarbare Vincenzino).

                                                   Quarto corto:

                                                  La governante

Donna Assunta………………………………………………. governate del barone;

Carmelino………..……………………………………………barbiere;

Dott. Cicala ..………………………………………………… medico.

All’apertura del sipario la scena è vuota, subito dopo si sente bussare, la Governante, donna Assunta, sui quarant’anni, belloccia, impettita, va’ ad aprire l’uscio a destra  della scena, e fa accomodare  Carmelino che si è recato in casa Branciforti per sbarbare il vecchio barone paralitico, vittima di un ictus che l'aveva strapazzato in tutta la parte destra della persona, compresa la bocca.

Assunta – (In lacrime) Accomodatevi, prego, il signor barone, è ancora a letto. Si è sentito male stanotte…(singhiozza) è giallo in faccia… sembra un marziano di certi films americani.-

Carmelino - E che fu? (chiese  preoccupato).-

Assunta -  Cose incredibili, cosa da pazzi...( torcendosi le mani).-

Carmelino - Una disgrazia? Un'altro colpo? Dopo quello che prese al cinema Odeon, …per la pellicola osè?  ( a bassa voce).-

Assunta – Pettegolezzi, sono pettegolezzi. Comunque è peggio, peggio! Cose incredibili, cose da pazzi...( ripete calmandosi in pochino).-

Carmelino - E fatemi capire cosa sono queste cose incredibili, queste cose da pazzi? forse posso aiutarvi...( e asciuga con proprio fazzoletto profumato il viso di Assunta).-

Assunta – ( apprezzando il gesto e guardandolo in viso intensamente, poi ritorna al dunque)  E’ inutile, tanto...( riferendosi alle condizioni del barone).-

Carmelino - Sta morendo? Chiamo un'ambulanza, il 113, i carabinieri, eh? che dite?-

Assunta - No, no, non è il caso...-

Carmelino - Ma insomma, si può sapere cos'è successo?-

Assunta – ( con un sussurro) Sua figlia, sua figlia se n'è scappata...-

Carmelino – ( incredulo) Chi, donna Graziella?-

Assunta – (ironica) E che ne ha altre?-

Carmelino - Santu diavuluni, e chi fu stu...disgraziatu? ( frase è pronunciata in modo da essere capita in tutti i sensi).-

Assunta - Ciccino Basile.-

Carmelino - Ciccino? E solo lui poteva fare una minchiata simile.-

Assunta – ( rimbrottandolo senza cattiveria, anzi quasi compiacente).Parlate pulito, don Carmelino.-

Carmelino - Madonna, madonna... e adesso bisogna far qualcosa per lui. ( guarda attraverso l’altro uscio a sinistra) Quella faccia non mi piace. Proprio proprio. Io chiamo un'ambulanza.-

Assunta - No, vi ho detto che non vuole.-

Carmelino - Almeno chiamiamo un dottore.-

Assunta - Già fatto, ma il dottor Cicala è irreperibile. Sua moglie lo sta cercando. Appena lo trova ce lo manda...( seccamente, respirando con un po' d'affanno, e guardando i baffetti di Carmelino).

Carmelino – ( avvicinandosi all’uscio del barone e parlando sottovoce) Gli avete dato qualcosa?-

Assunta – ( anch’essa sottovoce) Nella lavagnetta mi ha scritto che voleva solo un bicchier d'acqua, poi nient’altro.-

Carmelino – ( facendosi coraggio) Barone, vi do un cognacchino, eh? ( ad Assunta, sempre sottovoce) Fa cenno di no. Anzi ha scritto un no grande come una casa. Che faccio allora, me ne vado?-

Assunta – ( c.s.) E che mi lasciate sola? Restate, aspettate che arrivi il medico.-

Carmelino ( c.s.) - E se tardasse troppo...(poi timidamente) avrei lasciato il salone solo…-

Assunta - Non fa niente. Voi siate gentile, don Carmelino, restate... poi, lo vedere? ho paura e tremo (con voce assai strana, quasi strozzata, intanto che lo guarda in viso e particolarmente i baffetti)…io sono solamente la governante: che responsabilità. Poi, sono una donna…(sottolinea languidamente).-

Il dottore non arriva e Carmelino freme.  Stranamente, invece, la donna è calma e controllata, quasi contenta, e si aggira per le varie stanze a sfaccendare, svogliatamente, lanciandogli, di tanto in tanto, certe occhiate da far arrossire un gambero.

Poi, quando lo sguardo di Carmelino incrocia quello di donna Assunta, intanto che ella spolverava un vecchio bastone da passeggio, egli ne  resta assai turbato: Quella operazione di spolveratura era qualcosa di diversa dal solito; qualcosa che gli faceva ricordare certe cose piacevoli avvertiti forse in gioventù.  Ma che cosa?  E si avvide che donna Assunta lo guarda con un'espressione biricchina, quasi maliziosa, ed arrossi in viso.

Carmelino – (sottovoce) Accidenti, non sono certo di primo pelo per arrossire di fronte a certi sguardi, ma non vorrei prendere una cantonata. Sarebbe molto strano che una donna così fine, così educata e garbata… mi stesse mangiando con gli occhi. Ma intanto, quegli sguardi per la verità sono molto eloquenti…  proprio a me, ad un barbiere… eppoi con il barone in quelle condizioni, ma via, siamo seri: non può essere…Non può essere, ma intanto è: mi guarda, proprio me, Carmelino.-

Assunta - …( tra se, intanto che si aggira sul palco sfaccendando svogliatamente e lanciando occhiate di fuoco a Carmelino) … un ometto minuto e magro, con una testa piccola e piena di riccioli neri, nonostante i sessantanni, con un viso asciutto, bianco, fine, con due baffetti a spazzola che gli ombreggiano le labbra colorite e carnose.  E proprio queste labbra mi fanno perdere la testa E si, proprio cosi. ( mentre le si avvicina lentamente ancheggiando, poi ritornando sui suoi passi, per riavvicinarsi)… che seducenti spicchi d'arancia  sanguigna sono queste labbra. Poi quella voce mi fa impazzire del tutto: calda, vellutata, erotica, che  per riguardo del vecchio, abbassa quasi a bisbiglio eccitante… mi fa impazzire! E se perdo la testa? E il vecchio barone? E chi se ne frega! E il pudore? Ne ho piene le scatole! E la dignità? Beh, e che c'entra quella. E comunque che vada tutto alla malora, a me quest'uomo mi sta facendo impazzire.( e lo stuzzica con quel massaggio fatto al bastone, e maliziosamente destinato a Carmelino, gironzolando sempre, dimenando i fianchi, e sempre spolverando insistentemente e  languidamente, quasi voluttuosamente, il bastone, poi vedendo i risultati che provoca su Carmelino, risultati lusinghieri, ostenta maggiormente i gesti, ci mette più mollezza, più flessuosità nel corpo, e nell'atto, tanto che sembra, a lei stessa, d'aver in mano l'originale di ciò che pensa d'aver in mano in quel momento)...-

Nella scena suddetta, a discrezione della regia, si potrebbe inserire una musica sex per accompagnare i movimenti di Assunta.

Carmelino – ( prima non sa cosa fare, ne dove guardare, e gironzola anche lui per la stanza, poi capisce, inequivocabilmente, le intenzioni della donna; vide che il barone sonnecchiava, si prende di coraggio, e parlando tra se si avvicina alla donna) …Ma insomma sono un uomo vissuto, o no? ( si avvicina ad Assunta, le leva il bastone dalle mani, quindi, dolcemente, la sospinge nell'altra stanza e chiuse la porta).-

 

Si ode il dottor Cicala scampanellare e chiamare. Passa qualche minuto, e finalmente, donna Assunta - ancora rossa in viso e scarmigliata- gli va ad aprire.

Cicala – Finalmente! Dov’è il barone?-

Assunta fa cenno che si trova nell’altra stanza. Il dottore a passo veloce vi si dirige, uscendo poco dopo.

Entra Carmelino riordinandosi il vestito.

Cicala – Niente di grave, ma il barone è idrofobo! Gli ho somministrato un calmante. E…sapreste dirmi questa cos’è? (e sventola una lavagnetta nera con su scritto, con calligrafia incerta: "Tutte troie!").

                                                  Quinto corto:

                                                   La poesia

Matteo Coci…………………………………………………….canestraio;

Jano …………………………………………………………….sarto;

Carmelino…………..………………………………………….  barbiere.

Sulla scena c’è Matteo Coci che, prima di entrare nella barberia, legge la sua prima poesia in lingua, per Franca, suo perduto amore, pubblicata in una quotidiano locale.

Matteo – …Questa volta non l’ho imbucata nella cassetta della posta del mago, per quell’ingrata della quale sono innamorato - respinto. No! Ho voluto ingnorarla… punirla…così impara. L’ho inviata, invece, al locale giornale della sera…e me l’hanno pubblicata! Santo Iddio, me l’anno pubblicata! E’ qui, in terza pagina, stampata, con tanto di nome e cognome dell'autore: il mio: Matteo Coci, poeta.

E ora vediamo cosa ha da dire Carmelino sulle mia qualità poetiche.(ed entra nel salone, raggiante, col giornale tra le mani, dove ci sono in scena Carmelino e Jano). Signor barbiere, e voi amici tutti, statemi a sentire. Anzi no, leggete questo giornale qui presente. Ecco, Carmelino leggi tu.- ( mette sotto il naso il giornale).-

Carmelino - E che è questa premura? Lo leggerò dopo Matteo.( continuando a tagliare i capelli a Jano).-

Matteo - No, ma che hai capito? devi leggere solo questo qui. (e Matteo gli rimette sotto il naso il giornale, indicandogli il punto esatto dov'era stampata la sua poesia).-

Carmelino – ( di malavoglia, poi leggendo la firma dell'autore) Mizzica! E che? Matteo, impazzisti?-

Jano - Che fu?-

Carmelino - Che fu? Il qui presente Matteo Coci è diventato poeta con tanto di riconoscimento pubblico. Ecco, guarda, gli hanno pubblicato una sua poesia...-

Jano - Dove, sul Giornale della Sera?-

Carmelino - Qua, proprio in terza pagina...-

Jano - E allora è 'na minchiata...( risiedendosi nella poltroncina dalla quale si era alzato per curiosare sul giornale).-

Matteo – ( risentito) Come sarebbe a dire?-

Jano - Sarebbe a dire che quelli pubblicano anche monnezza, se gliela metti per iscritto e gliela mandi...-

Matteo – ( paonazzo in viso, rivolgendosi ad un presunto pubblico) Ma che dice sto cornuto?-

Jano - Cornuto ci sei tu. E anche fesso.-

Matteo ( infuriandosi) - E che deve finire a schifiu?-

Carmelino – ( conciliante) No, niente schifiu, picciotti. E che è? Non sappiamo stare tranquilli? Non sappiamo ragionare da persone civili? Avanti calmiamoci e leggiamo questa poesia.( inforca gli occhiali da vista e si mette a declamare i versi). “ Occhi che non sono occhi, s'intitola poesia, e dice così:

- Occhi che non sono occhi, ma abissi marini;

labbra che non sono labbra, ma spicchi sanguigni;

membra che non sono membra, ma fasci di raso;

forme che non sono forme, ma acqua d'arsura;

donna che non sei donna, ma valve di perla;

sogno che non sei sogno, ma filo di brama;

uomo che non sei uomo, ma amante sconfitto!”

Matteo – (ascoltandolo rapito ad un ipotetico pubblico) Minchia non c'è nessuno che sa leggere i miei versi, meglio di Carmelino,- che potenza…-

Jano – ( ascoltando bocca semiaperta e non si sa bene se per la concentrazione, la meraviglia, oppure per l'asma) Uhmmm…-

Carmelino - Matteo, è bellissima! Però...-

Matteo – ( allarmato) Però?-

Carmelino - Però non c'è la rima...-

Matteo - E torna con la rima. Ma tu sei fissato. A me piace scrivere così, sono padrone, oppure no?-

Carmelino - Sei padronissimo. Guarda non c'è padrone più padrone di te. Ma la rima è rima, la rima è armonia, è musicalità...-

Matteo – E’: vaffanculo, Carmelino! ( gridò uscendo di corsa, senza salutare).-

Jano – Certo, l’ispiratrice della poesia, donna Rita, sua moglie, è una rossa…coi…fiocchi. (accenna alle curve femminili).-

Carmelino – Niente moglie…(misterioso).-

Jano – (aria trionfante) Allora? amante sconfitto? Eh? (Carmelino accenna col capo di si) Ma chi sarebbe poi questa lei?-

Carmelino - Mah, non si sa, ma qualche pensierino si potrebbe fare...-

Jano - Chi?-

Carmelino - Per esempio... così per dire...magari… che ne so…forse Franca, la segretaria del mago di sopra… ( accenna al soffitto con la testa e col dito).-

Jano – ( annuendo) Mah, misteri...dai taglia Carmelino.-

Carmelino - Misteri. Taglio, taglio...-

                                                  Sesto corto:

                                                 La cariatide

Nunzio Leotta ……………………………………………la cariatide;

Carmelina Puzzo………………………………………….proprietaria del bar;

Alfio “il primo”…………………………………………...malandrino sfortunato;

Sulla solita strada in scena, sarà ricostruito l’ingresso di un caffè. Dentro, dietro la cassa c’è Carmelina Puzzo. Appoggiato mollemente allo stipite del caffè, c’è Nunzio Leotta.

Nunzio – ( come se parlasse con un invisibile interlocutore) Perchè, forse, voi credete che Nunzio Leotta, cioè il sottoscritto, sia un uomo? di quello vero, in carne ed ossa? Ho forse un padre, una madre?  Nacqui in un posto, in una certa data? Faccio forse ombra? Ma quale, io sono un ricordo, un pensiero, una vaghezza, una improvvisazione, forse un'invenzione: eco, sono un personaggio.

E sono un personaggio, che esiste e non esiste. Insomma sono quasi un'idea. E se non mi chiamassi Nunzio Leotta, mi potrei chiamare, tranquillamente, chessoio, Salvatore Leone, oppure Paolo Sgarlata, o Giovanni Vasta, tanto sarei sempre io: Il seduttore, maliardo, donnaiolo, cornuficatore in pectore, di padri, fratelli e mariti,... anche perché, scusate se è poco, ho una fertile fantasia con la quale convivo e lavoro.

E perchè non dovrei esserlo? sono belloccio, fatale, maliardo e conquistatore per eccellenza, ed ho lo sguardo magnetico: attiro le donne come una calamita.

Sapete, in vent'anni d'onorata carriera di femminaro in pectore, non ho mai sfiorato una donna nemmeno con un dito. Ma questi sono solo dettagli, che non contano, perbacco!

Io lavoro per conto mio, in proprio, davanti a quest’uscio di caffè, e la mia dolce fatica consiste nel conquistare, con gli occhi magnetici, più giovani donne possibili. E come campo allora? Ma di rendita, ovvio. Certo le malelingue dicono che vivo sulle spalle di mammà. Calunnie, io ho di mio! (pausa) E’ questo caffè è il mio posto di “lavoro”, o meglio, dell'agguato. ( appoggia languidamente allo stipite del caffè, non senza controllare il suo aspetto in una vetrinetta e la pettinatura, poi si mette una sigaretta tra le labbra tumide  lievemente truccate, e non l’accende) E sto in attesa della preda, come un brigante a malo passo, con moschetto spianato, e sfodero la mia arma più temibile: lo sguardo assassino.

Certo la posta è lunga, e la caccia paziente e quindi, di tanto in tanto, ho bisogno di un breve intervallo. Alle dodici con l'aperitivo, e, nel pomeriggio, alle diciassette con il caffè.

Naturalmente, come vedete, sono consumato da ore ed ore intense, faticose - piene di occhiate fulminanti elargite a tutte le studentesse del vicino istituto femminile, alle commesse del supermercato, a tutte  le signore e signorine del quartiere e non,- e coi piedi doloranti. Alle venti, immancabilmente, dopo aver bevuto il mio whiskyno, concludo la mia faticosa giornata lavorativa, e rientro a casa. Casa? Faccio tanto per dire: in questo palazzotto d'epoca di mammà, al primo piano, nella quale ho la mia camera da letto e il mio studiolo, dove mi chiudo dopo cena, per qualche ora, allo scopo di riordinare le mie schede, in base agli incontri della giornata ritenuti particolarmente interessanti. Sapete? mia madre crede che stia scrivendo il mio capolavoro: un romanzo ispirato dalla storia della mia antica famiglia. (ridacchia) Cosicché schedo i miei incontri giornalieri con un certo ordine e per categoria, per esempio: coltivabili, interessanti, promettenti, sicuri. Finito di catalogarli, vado e a ninna. E tutte le notti, a letto, con la mia fantasia, teorizzo il piano per sedurre ragazza più bella, più formosa, più affascinante che ho conquistato durante il giorno, col mio sguardo ammaliatore.

E cari miei, voi credete che Casanova sia nato a Venezia? Bene, scordatevelo!

Certo, non lo nego, il tempo passa anche per i viveur più incalliti; ed io sono ora un’affascinante uomo attempato: mi chiamano la cariatide, a furia di sorreggere lo stipite della porta del bar Mangano, in questo locale del mio palazzo d'epoca. Ma sono tutte calunnie dettate dall’invidia!

Quando Pippo Mangano, allora squattrinato, comprò questo locale a cambiali, Don Innocenzo, il parroco, lo benedisse, ma detti  io il mio necessario placet.

Sapete, gli affari andarono subito benissimo: Alla vecchia tradizione; alla qualità; allo spirito d'iniziativa di Pippo; si aggiunse la gentilezza e l'acume di Carmelina Puzzo, la fresca sposina di Pippo Mangano. Quella (indica la donna seduta alla cassa) si, proprio quella là. E quel miscuglio dette i suoi frutti evidenziati negli ori di Carmelina, nel cavallo e calesse di Pippo, negli appartamenti, nella villa al mare e, in seguito, nel collegio di lusso per la figlia Adelina.

Naturalmente, negli anni ci furono ristrutturazioni, soddisfazioni e qualche contrarietà...( si interrompe per lasciare varcare la soglia ad Alfio u Primu, che entra in scena in quel  momento dirigendosi, con andatura dondolante, e guardandosi attorno come per dire a tutti: “ ci sono comandi?”,  verso la cassa dove regna sovrana donna Carmelina)…come questa…(accenna a Alfio).-

Alfio - Donna Carmelina i miei rispetti, Sentite, avrei bisogno di parlare con vostro marito, volete favorirmi di mandarlo a chiamare?-

Carmelina ( che conosce il tipo, con calma) - Mio marito riposa. Dite a me. -

Alfio - Non posso, mia signora carissima...-

Carmelina- Vostra signora non sono. In quanto a carissima, ve lo potreste risparmiare, non siamo andati a scuola insieme. ( sbottando) Allora? cosa volete?-

Alfio – ( cerimonioso)  Scusatemi, signora, scusate assai. Vedete, certe volte scappano parole che non si vorrebbero dire. Vogliate scusarmi nuovamente (inchinandosi goffamente).-

Carmelina - Siete scusato. ( tagliando corto) E ora ditemi cosa ordinate.-

Alfio - No, non prendo nulla, debbo solo parlare. Certo, sono discorsi che dovrei fare a vostro marito…Sono discorsi da uomini… Ma cosa posso dire? Sono dispiaciuto, ma non posso mica dire: ripasso quando c'è vostro marito, perchè la gravita della questione me lo impone.  Quindi, vi ho pregato ( sottolineando la parola) di chiamarmi vostro marito, signora! (concludendo con una certa energia).-

Nunzio – ( rivolto sempre all’ipotetico ascoltatore) Voi direte: Ma chi è questo signore? Questo signore è Alfio, il primo malandrino del quartiere, il soprannome " u primu" è inequivocabile. Primato guadagnato sul campo con dieci anni di galera per due tentati omicidi, sfregi permanenti, e una valanga di risse, con coltello e no.

Carmelina - E io vi ho detto che riposa!( alzandosi le maniche della camicetta).-

Alfio - Beh, se proprio riposa, se proprio non è disposto ( sottolineando la parola), vuol dire che parlerò con voi...( girandosi su se stesso e guardandosi attorno come se volesse far capire ai presenti che egli era  costretto, suo malgrado, a parlare con una donna, visto che l'uomo gli si negava).-

Carmelina – ( conoscendo il linguaggio delle parole dette e non dette e della relativa gestualità teatrale di quei malandrini, dette fuoco alle polveri) Brutto stronzo, miserabile e morto di fame! Come ti permetti di osare dubitare di un vero uomo che ti può fare mangiare i denti a te e a tutti quelli come te? Fuori di Qua! Fitusu!!! ( Poi uscendo da dietro la cassa fa piovere su Alfio una pioggia di sputi, schiaffi, pugni e strappi di capelli).-

Alfio – (Sorpreso dalla violenta e imprevista reazione, indietreggia, poi si copre il viso con le mani, quindi, curvandosi, si ripara la testa con le braccia, infine, sballottato come una nave tra i marosi, guadagna l'uscita e la… salvezza, infine si

ricorda che non poteva, uno come lui, accettare quel trattamento senza reagire, tenta il contrattacco) Ah, volete la guerra? E guerra sia!-

Ma se ne pente`, subito e amaramente: Una scopa maligna si mette a roteare sulla sua testa, come un alveare impazzito. E’ la fuga, disonorevole fuga per un malandrino.

Carmelina – Pussa via fitusu!-

Alfio - La cosa non finisce qui.( gridato da fuori del bar).-

Carmelina - Certo che non finisce qui, perchè se torni, se ti fai rivedere ancora da

st' occhi miei, ti giuro che ti darò tante di quelle mazzate da fartele ricordare per tutta la vita.-

Alfio - A chi, a me?- (baldanzosamente, facendo finta di entrare).-

Carmelina - A te e ai Beati Paoli!(inseguendolo e  sputando sul marciapiedi).

Nunzio - Donna Carmelina, le mie scarpe...( protesta pacatamente Nunzio sempre appoggiato languidamente allo stipite della porta del Bar Mangano).-

                                                   Settimo corto:

                      … fortunatamente nessun danno alle persone e alle cose.

Cosimino……………………………………………………amico di Turi.

Giovanna……………………………………………………ragazza… inquieta;

voce…………………………………………………………che protesta.

La scena si svolge all’ingresso del bar.

In scena c’è Cosimino.

Cosimino – ( come se parlasse con qualcuno a se vicino) … certo i terremoti sono terremoti, ma quello di stanotte, 13 dicembre S.Lucia, ce lo ricorderemo per sempre. Madonna che boato, ma un boato non tanto per dire, è stato un boato da fare accapponare la pelle. Eppoi i lampadari hanno incominciato ad oscillare come i trapezi del circo. Io mi sono sentito come se mi passasse un treno sopra la testa, come se volasse via il tetto; poi il mio letto ballava di una sorte di maniera… E sono scappato in strada come un razzo - certo, prima ho preso l’oro.

Essi`, sti terremoti per me sono una bestia nera. ( ad alta voce) Ma fortunatamente niente danni alle cose e alle persone…

Voce -( rimbrottandolo) E piantala con stu bollettino di guerra. Sono tre ore che lo ripeti a tutti quelli che incontri! Abbiamo capito sai? Nessun danno, fortunatamente, ma adesso basta con sta rottura.-

Cosimino –Va bene, va bene, ma non ci riscaldiamo…(tra se) Mihh, si arrabbiano anche per una buona notizia…-

 

Entra Giovanna, una ragazza formosa, ma un po’ svampita.

Giovanna – Ciao Cosimino, che fai?-

Cosimino – Nulla, cercavo qualche amico col quale prendere insieme un caffè…è passato solo Turi, ma era furioso, chissà perché. Figurati non ha voluto nemmeno commentare il terremoto di stanotte.-

Giovanna – E lo vai a chiedere proprio a Turi? E cosa doveva dire, poveretto? ( poi sottovoce) E cosa  ti poteva  dire, che quel maledetto terremoto lo colse mentre, dopo lunga e faticosa corte,  si stava facendo, una ragazzina della quale poteva essere nonno? E poteva dire che quella stramaledetta scossa gli fece perdere quella grande occasione, non più ripetibile, visto che la ragazza era controllata a vista dai genitori cerberi?-

Cosimino – ( incuriosito, stuzzicandola, ma facendo finta che l’argomento non lo interessi) Certo, se è tutto qui…-

Giovanna -  (confidenzialmente) No, non è tutto qui, c'è dell'altro che egli, per pudore, non vuole certo raccontare a te o agli amici.-

Cosimino – E a te si? Ma va’. E, dimmi, dimmi, che fatto fu?-

Giovanna – ( non più trattenibile, ma sempre in tono confidenziale) Il fatto fu questo: Dopo una faticosa corte e molti regalini, Turi riuscì a convincere una ragazza a concedergli…-

Cosimino - … i tuoi favori…-

Giovanna – Esatto. No, i suoi, di lei…di una mia amica…vah, non mi fare confondere. Ma, vedi,  la cosa non era tanto semplice, sai i suoi genitori… della ragazza la tengono sotto strettissima vigilanza. Insomma conoscono la sua indole focosa e irriflessiva, e temono che combini qualche sciocchezza...-

Cosimino – E già, essi temono…(molto ironico).-

Giovanna – Esattamente. E fu un vero miracolo che quella sera ella riuscii ad eludere la sorveglianza dei vecchi e lo andò a trovare nel suo piccolo attico, in via Plebiscito.  Turi, per la verità è un vero gentiluomo, e la accolse con grande gentilezza, tante premure, tante galanterie, ma non si decideva di portarla a letto. Dopo aver atteso un bel po', senza che accadesse nulla, la ragazza gli forza la mano dicendogli che non potevo soffermarsi per troppo tempo e che questa sarebbe stata la sua ultima occasione perché  l’indomani doveva partire per Milano. Insomma doveva sbrigarsi. E per, per farlo…decidere, lo eccitava. Figurati gli fece tutte le moine possibili, tutte le carezze più audaci, baci e sbaciucchi,  dappertutto… capisci? come … come…( vedendo che Cosimino capisce i sottintesi) ah, capisti finalmente. E, alla fine quello reagì! L’albero si addrizzò! Pronti, via! (allusiva, facendo mosse audaci con le labbra. Cosimino fa cenno col capo d’aver capito) Ma quali: ci fu la scossa di terremoto…e …cosicché… insomma…-

Cosimino - …insomma, cosicchè?-

Giovanna – Ma che fai il finto tondo? Non capisci?  Turi fu colpito! –

Cosimoni – (allarmato) Dove fu colpito? Si fece male?-

Giovanna – Non male fisico… come te lo posso dire? Fu…colpito… colpito… nell’orgoglio maschile, insomma: l’albero si sgonfiò. Capisti?-

Cosimino – (incredulo) Vuoi dire…( fa cenno con la mano)…vuoi dire…niente, nulla?-

Giovanna – Niente, nulla …si afflosciò!-

Cosimino – Malanova…che figura…per ‘nu fimminaru…-

Giovanna – Scherzi da terremoto, Cosimino.

Cosimino – Ma tu come sai questi particolari? (ironico)-

Giovanna – Te l’ho detto, me li hanno raccontato…insomma li so e basta. Ti saluto, devo partire per Milano.-

Cosimino – Anche tu?-

Giovanna -  Perché? …Ah, si, pure io. Ciao (civettuola).-

Cosimino – Ciao, ciao…birbante. ( poi, come se continuasse a parlare con l’interlocutore fuori scena) …e per fortuna niente danni alle cose e alle persone... - forse.-

                                                 Ottavo  corto

                                               Le nuove regole

Personaggi:

Vito……………………………………………………………guitto teatrale;

Peppino……………………………………………………….. spalla di Vito;

Nunzia ………………………………………………………    giovane massara.

La scena è la sala-cucina di una masseria: una tavola, alcune sedie, e, se è possibile, anche una piccola dispensa o frigo.

Senza bussare entrano Vito e Peppino.

Vito – Proviamo qui.-

Peppino – Senti, al proprietario della trattoria l’abbiamo fregato, scappando senza pagare, e a momenti ci costava una “fraccata” di legnate. Io ne avrei abbastanza per oggi.-

Vito – E cosa volevi che facessimo? Quel gran cornuto dell’Amministratore se ne è scappato con l’incasso, ed io non ho una lira in tasca, figurati tu. Bisogna pur mangiare, no? Eppoi tu mangi una sola volta al giorno?-

Peppino – E tu mangi sempre come un porco.-

Vito – Eh, si dice: Si lavora e si fatica per la pancia e …-

Peppino - …zitto, sento arrivare qualcuno.-

Vito – Presto mettiamoci i collarini. ( prendono da una borsa due collarini da ecclesiastici e li indossano. Quello di Vito ha lo sparato rosso).

Entra Nunzia.

Nunzia – (sorpresa) Oh…-

Vito - (quasi benedicendo) Buona sera buona donna, siete la padrona di casa? -

Nunzia- (riprendendosi dalla sbalordimento ) Un vescovo e un prete…Si sono io la padrona, monsignore. Accomodatevi… posso esservi utile?-

Vito – Molto onorato, signora, io sono monsignor…monsignor Truffa, e questo è don Peppino, il mio segretario. (Peppino fa un inchino goffo). Signora, il buio ci ha sorpreso durante un viaggio pastorale tra le campagna. Vorremmo chiederle se può ospitarci per una notte…-

Peppino- …e, se non disturbiamo molto, anche poter mangiare qualche cosa.-

Vito – Eh, la gioventù pensa sola alla pancia.-

Nunzia – No, ma che dice, il vostro segretario ha ragione, e anche  vossignoria ha bisogno di mangiare un boccone…volete accomodarvi? (accenna alla tavola).-

Intanto che i due si seggono a tavola, Nunzia, con lentezza, guardando Peppino, apparecchia, poi prende dalla dispensa del cibo per gli ospiti. Ne prende in abbondanza, contenuto in alcuni piatti coperti da altri piatti. Controscena dei due.

Nunzia - Monsignore, visto che è stato u Signuruzzu a mandarvi stasera a casa mia, vi vorrei domandare…sapete era una tradizione…mio padre prima di mettersi a tavola…insomma se non vi dispiace…e se non disturbo…ecco vorrei…-

Vito – Dite pure buona donna…(intanto adocchia il cibo e si sistema meglio a tavola e si mette il tovagliolo attorno al collo)-

Nunzia – Ecco, siccome, come dicevo, mio padre lo faceva dire dal nostro parroco, buonanima, la sera, prima di cenare… vi vorrei pregare di…recitare il santo rosario, magari qualche posta…mi farebbe piacere assai ( guarda Peppino).-

Vito – (sorpreso e visibilmente in imbarazzo) Il rosario? Ma così, all’improvviso, senza adeguata preparazione spirituale? No, non è possibile.-

Mela – Monsignore, eccellenza, vi prego come un  santo…non sapete quanto lo desideri. Fate un’eccezione eminenza…-

Peppino - ( sfottente) E fatela st’eccezione…eminenza.-

Vito – (Guardataccia a Peppino, poi arrendendosi) E va bene…però facciamo una cosa breve breve – Peppino. ( gesto per significare: ha fregato anche te) Tanto per fare contenta questa ospitale fantesca. Forza, sedetevi, attacca Peppino ( fa cenno come per dire: ora sono cavoli tuoi).-

Peppino - (preso alla sprovvista, intanto che serafico assisteva alla scena) Chi io?-

Vito- E chi sennò… avanti raccogliamoci. Attacca Peppino.-

Peppino- ( Peppino che non sa cosa fare, stralunando gli occhi si finge un collasso e si lascia andare tra le braccia di Nunzia) Ahhh.-

Nunzia- Bih, poverino che gli è venuto un colpo!-

Vito – (tra se) Figlio di buona donna…Magari!

Nunzia –(con tenerezza) E’ svenuto. Guardatelo com’è tenero, sembra un angioletto…prendo un bicchiere d’acqua.-

Peppino - (mormorando con un soffio di voce) Meglio un cognac.-

Nunzia – Cognac? Subito (esegue)-

Vito – (canzonatorio) E si, è innocente come un bambinello appena svezzato. Avanti, sediamolo che ora (minaccioso) che ora si sentirà meglio… perchè (marcandolo) il rosario lo inizierò io. (nell’orecchio di Peppino) Ahu hai capito? E allora cerca di rinvenire e fammi l’assistenza dovuta. (Peppino apre prima un occhio, poi l’altro e accenna di si e, facendosi ancora coccolare da Nunzia, beve il cognac e …rinviene).-

Vito - Spettabile pubblico, (Peppino gli fa disperatamente cenno di no, non siamo in scena. Vito capisce. Poi per tutta la durata del rosario i due faranno rispettivamente le controscene) Volevo dire: cari fedeli, prima d’iniziare abbisogna che mi concentri un poco. E tu (a Peppino che ancora cerca le coccole di Nunzia), statti accorto : Prologorum a come viene, viene:

Tramite lo camin di la me vita

M’arritrovai in una trazzera scura,

Che, maliritto a mia, a strada bona era finita,

E quando ci penso m’assale ‘na calura!

Nunzia - Ma...ma… questa non è…non è …-

Peppino – (sottovoce, avvicinandosi a Nunzia) Sssst,  zitta per cortesia, non disturbiamo il maestro.-

Nunzia – (annuendo)…Ma mi sembrava…va bene sto zitta.-

Vito .- (come ispirato) E canto di l’armi di lo pietoso capitano

Che il grandi sipulcru di Cristu liberò,

e molto travaglio fe’ co’ ingegno e co’ lo brando,

Infino a quando, zitto e quatto, non si la svignò.

Nunzia-  (poco convinta) Sarà…ma quando attacca con la litania?-

Peppino- Aspettati, sintiti a mia. Ah, raccomando a tutti i presenti, di rispondere in coro: ora e poi.-

Nunzia  – E perché poi?-

Peppino - Per grazia ricevuta e ora stativi muta. (le sfiora il labbro con le dita, Nunzia fa finta di schermirsi). -

Vito – (salmodiando, rivolto a Peppino) Ora la facemus comus a chilla che sai tu.-

Peppino – ( sempre salmodiando) L’ho capito. Ora e sempre - se non me la scordai.-

Vito - Litania secunnum lo vetero concordatus anteriori sed posteriorum e doppo l’avventu di lo conciliu avvenire vaticanorum terzero.-

Peppino - Ora e poi….-

Vito –… Lo dicesti già…-

Peppino - …repetita aggiuvat…

Vito -… tu ti stai prenotandum una passata di bastonatis…

Peppino- …A meco? (come se dicesse amen)

Vito- …Sissignori, a teco et a’ beati paoli. (come se dicesse: e sia signore) Allora attaccuuummm?-

Peppino - …et cos’aspettis.-

Vito- (concentrandosi) Santa Maria da saletta; (i presenti risponderanno: ora e poi. I nomi dei santi sono anche nomi di paesi, o di quartieri di Catania).-

Santa Maria di Licodia;

San Giuseppe La Rena;

San Paulo Solarino;

San Pietro Clarenza;

San Giovanni Li Cuti;

San Giovanni La Punta;

San Giovanni Galermo;

San Giovanni decollato;

Nunzia – ( a Peppino) Macari lui? E cosa c’entra?-

Peppino.- ( sottovoce, accarezzandole la guancia) Zitta, ssst,  non disturbare. Nuove regole…-

Vitu – Santo Stefano di Camastra;

San Michele di Ganzaria (fa cenno a Peppino d’attaccare lui);

Peppino - (annuendo attacca a sua volta) San Gregorio;

Santa Tecla;

Santa Venerina;

Santa Ninfa;

San Cono;

San Vito Lo Capo;

Santa Maria La Scala

Santa Teresa Riva;

San Giovanni Rotondo;

San Vito de’ Normanni ( fa cenno a Vito);

Vito – (annuendo) Sant’Agata Li Battiati;

Sant’Agata di Militello;

Sant’Alfio Etneo;

Sant’Alessio siculo;

Santa Civita;

San Berillo;

Santu Nullo;

San Cristofuru e così sia!-

Nunzia – Sia lodato Dio, avevate ragione, mai avevo sentito un rosario così…così bello e …grandioso! (guarda maliziosamente Peppino). Certo…magari forse un po’, troppo originale…-

Peppino – Certamente, originalissimo, sembra inventato a tappo!-

Vito – E ora figlioli, se si potesse mangiare…-

Nunzia – ( come se non avesse sentito) Ma sempre novità …gradevole. (guarda teneramente Peppino, il quale, in seguito, farà la controscena sulle battute di Vito: in particolare assumerà l’espressione serafica, raccolta, ispirata – col collo leggermente storto – ecc.).-

Vito – E carissima, la chiesa s’aggiorna. (poi vedendo che Peppino gli fa cenno che forse Nunzia ci sta, egli annuisce facendo il misterioso e continua con un sospiro)  Se sapeste quale altra novità c’è nell’aria…-

Nunzia – Che novità, monsignore, quali novità?-

Vito – Eh, cose grosse…grosse assai. (pausa teatrale)Vedete le autorità superiori stanno prendendo in considerazione la possibilità che i preti prendano moglie.-

Nunzia.- Sposarsi? Ma davvero dite?( interessatissima)-

Vito – Certo per ora è tutto tenuto riservato, sotto silenzio, perché si debbono fare ancora gli esperimenti, le prove, i riscontri.-

Peppino – Naturalmente è questione di poco, evvero monsignore?-

Vito – ( cenno che la pietanza intanto si fredda, e come dire pazienza) E come no? Vedete gli esperimenti servono per accertare se un prete è capace di fare il padre di famiglia. Cioè se è buono a fare la spesa, riordinare la casa, usare la lavatrice…-

Nunzia- …lavare i piatti, riparare una sedia…-

Vito – Certamente, certamente, ma anche…anche…beh, insomma…anche...-

Nunzia – …Fare all’amore?-

Peppino – Parole sante proprio cosi!-

Vito – In un certo senso…-

Peppino – In tutti i…sensi.-

Nunzia – E allora, se è per questo, basterebbe reclutare delle prostitute, no? (guardando Peppino)-

Peppino .- Quando mai! A noi piacciano…volevo dire: i superiori uffizi preferiscono donne mature, possibilmente sposate…con esperienza…(Peppino fa il piedino, ma sbaglia e lo fa a Vito)-

Vito – (piano) Peppino guarda che sbagghiasti. (poi a Nunzia) Certo don Peppino ha perfettamente ragione. No, no e poi no, quali prostitute! Ella dev’essere una donna sposata, costumata, riservata, d’esperienza nel settore, la quale può far provare il vero senso della vita famigliare, in tutto e per tutto (alludendo). Come, per esempio: fare la spesa, usare gli elettrodomestici, fare piccole riparazioni…-

Nunzia- …lavare i piatti…-

Vito – …(rassegnato) …lavare i piatti…scopare…-

Nunzia – Uhm…Interessante. E allora?-

Vito – Allora, esatto! esatto, dovrebbe fare anche quella funzione, se è necessario deve saper fare…tutto. Certo l’ideale dei superiori sarebbe – come già vi dissi - di sperimentare con una donna – cavia sposata, così che il candidato possa avere la possibilità di fare una vita famigliare completa: diritti e doveri. Ad esempio i doveri…i doveri…-

Nunzia - …coniugali…(si accorge del piedino di Peppino e ricambia)-

Peppino – Esatto, esattamente! Brava! (trionfante)-

Vito – Naturalmente. ( tentando di vedere sotto il tavolo) Poi si prenderebbero le decisioni in base ai test che faranno alcuni giovani preti. Per esempio, il nostro reverendo don Peppino è uno dei candidati. Egli dovrà fare l’esperienza matrimoniale e poi fare un rapporto, che unito a quelli degli altri, consentirebbe ai superiori uffizi e alla autorità di prendere le giuste decisioni. Ecco, gentile signora, di fronte a lei, non ha un prete, ma ha una cavia!-

Nunzia – Un’altra cavia?-

Peppino – Certamente. che poi sarei io in persona! Pronto all’occorrenza, e senza ripensamenti, a tappo!-

Nunzia . (pensierosa) Si, certamente, ma…e i mariti di codeste donne- cavia?-

Vito – Eh, i mariti di queste fortunatissime donne, chiamate al sacrificio - ebbene, quelli sarebbero le vittime della causa. Saranno degli eroi sconosciuti…-

Peppino - … perchè non sapranno niente di niente – mai.-

Nunzia – Sicuro sicuro?-

Vito – Sicurissimo. Eh, uomini così si sprecano nel mondo…-

Peppino – Ma lo sai quanti cornuti ci sono sulla terra?-

Vito – E senza giusta causa. Invece costoro…-

Nunzia – …Si guadagnano forse il paradiso?-

Vito – Beh, il paradiso proprio proprio no, ma qualche anno d’indulgenza, sicuro, sicurissimo.-

Nunzia- (abbassando gli occhi) E allora, monsignore, dite, secondo voi,  massaru Giesu, mio marito, potrebbe  essere il tipo che possa sacrificarsi per la causa?-

Vito – L’avete intuito, o donna prescelta, è proprio così!-

Peppino – Vedete, è il destino che lo ha voluto cornuto…cioè eroe. Lo stesso destino che ci ha condotto costì, alla vostra presenza, cara signora Nunzia…-

Nunzia – Chiamami Nunzy…beh, adesso, se non vi dispiace finite di pranzare da soli, vado di là a riordinare certe cose…con permesso monsignore… reverendo… (guardandolo maliziosamente).-

Peppino- Aspettate Nunzy, io ho già terminato. E, forse vi posso dare una mano e…magari fare anche qualche nuova esperienza… di uomo sposato…nelle faccende domestiche…e no, insomma, vengo di là con voi.-

Nunzia – (alzandosi facendo la rassegnata) Volete fare delle prove prematrimoniali?

Pipp.- ( quasi sbavando) Sissignora.-

Nunzia -Ma solamente innocenti prove, me lo promettete?-

Pepp.- Lo giuro financo, donzella pura.-

Nunzia – Beh, allora per la santa chiesa, vi istruirò un poco, venite con me.-

Vito – Ite, coitus est!-

I due escono.

Vito – (rimasto da solo, avvicinandosi le vivande, egli dovrà mimare la soddisfazione del pasto davanti a lui e, anche fare “l’amore” col fiasco di vino. Musica adatta) Ah, e ora finalmente si mangia, perché l’uomo lavora e fatica per la pancia (addentra un cosciotto) e per la…(s’ode distintamente il cigolio del letto)…e per quella cosa lassù. ( fa cenno al tetto).  

                                             Nono  corto

  

                                             Ah, l’amore…

Personaggi:

Lisa………………………………………………………..imprenditrice;

Nella……………………………………………………….impiegata;

Nanni ……………………………………………………..impiegato.

La scena è un ufficio di una ditta. Nell’uscio a destra c’è una scritta: “Titolare”.

In scena ci sono Nella e Nanni, seduti che lavorano. Entra Lisa

Lisa – Signorina Nella, queste lettere sono impresentabili. Ci sono almeno seimila errori per foglio. Ma quando scrive, a cosa pensa?-

Nella – Ecco, vede…-

Lisa – Vedo, vedo. E vedo che gli errori sono settemila! Signorina, o lei si mette la testa a posto, oppure la licenzio. Perbacco, io le do un lauto stipendio di…di…di quanto signorina?-

Nella – Novecentomila…-

Lisa – Visto? Novecentomila lire al mese sprecate.-

Nella – Ehm, ehm, all’anno, novecentomila lire all’anno.-

Lisa – Ah, si? E sempre una bella cifra sono. Guardate, novecentomila lire all’anno per avere questa…questa schifezza! Allora, signorina, mi sono spiegata? O si migliora oppure fuori! Adesso può andare. Anzi, aspetti: Ho comprato una Jaguar rossa, non appena arriva la fattura, la imputi a spese di beneficenza. Può andare, grazie. Avanti, al lavoro …vi chiedo la vostra cortese e massima collaborazione…-

Nella – ( a bassa voce) Ora ci incastra.-

Lisa – Cos’ha detto?-

Nella – Ho detto…ho detto …non ho la tasca…-

Lisa – Oh, bella, e cosa c’entra la tasca?-

Nella – Nulla, mi scusi, mi scusi…-

Lisa – Bene ridicevo: ho bisogno della vostra collaborazione perché la faccenda è delicata: Qui, è tutto! ( va nel suo ufficio, ma subito rientra mostrando una lettera) Guardate qui! Sono finita! Accertamento per dieci miliardi di imposte evase. C’è l’atto ingiuntivo: pagamento immediato. Dieci miliardi di multa! Più sette anni di imposta evasa! Otto di mora, più due per diritti d’ufficio…più tre anni - per tentata corruzione. E’ la fine! Fallirà e mi arresteranno, mi daranno l’ergastolo…Oddio, svengo (i due si precipitano per sorreggerla, e la fanno sedere, poi la sventolano col fazzoletto, le prendono una mano, la chiamano, la sorreggono, poi la riportano nel suo ufficio)

Nanni – (uscendo insieme a Nella) A quella le viene un infarto…-

Nella – ( Che è rimasta perplessa su quanto detto dalla titolare) Speriamo di no ( poi come se inseguisse un pensiero rovista fra le sue carte, e le confronta con l’ingiunzione) Ma non è possibile…ah, capisco…ma certo…c’è un errore: uno zero in più. Nanni, guarda qui: c’è un errore, sono dieci milioni in tutto, l’avevo riportato qui! -

Nanni – Mamma mia che spavento, io già mi vedevo licenziato, a fare il barbone…-

Nella – Ma piantala. Anzi, sai che fai? La notizia gliela vai a dire tu.-

Nanni – Io? E perché?-

Nella – Proprio tu e non fare il fesso, come se non lo sapessi che te la scopi. Diamoci da fare: dobbiamo salvaguardare il nostro impiego. Io vado all’ufficio delle imposte a chiarire tutto. Tu, intanto, calmala e per bene, capito?-

Nanni non risponde, ma fa cenno di si con la testa, poi piano si reca nell’ufficio del capo ed entra senza bussare.  

Dal vetro si vedono lampi e saette, si odono tuoni e tamburi. Musica adatta. Dopo due minuti, fine effetti. Rientra Nanni, tutto in disordine, seguito da Lisa, come una cagnolina, anche lei con i capelli e i vestiti in disordine.

Lisa – Nanni…(voce languida, se lo riporta di nuovo in ufficio) Nanni…-

Gioco di luce e musica adatta. Poco dopo esce Nanni, allegro e soddisfatto. Si sta dando una sistematina ai capelli e al vestito, quando si risente al voce di Lisa.

Lisa – Nanniiii.-

Nanni – (accorrendo) Che donna! (solito gioco come sopra. Rientra Nanni. c.s.).

Lisa – Nanni!-

Nanni – Ancora? Va bene che è rinata…(Nanni va di nuovo dentro. Gioco c.s. Poco dopo Nanni esce asciugandosi il volto).

Nanni – Quella non è una donna, è un vulcano!-

Lisa – Nanni…-

Nanni – Oh, no! (Nanni entra nella stanza lentamente, svogliatamente. Tutto c.s?) poi rientrando in scena) Per la miseria, è inesauribile.-

Lisa – Nanni, Nannino, vieni caruccio. ( Nanni, con un gesto di rassegnazione va nell’ufficio. Luci che calano, e musica lentissima. Quando rientra Nanni in scena, barcolla, si regge ad una sedia e si accascia sulla detta).-

Lisa – Nannuccioooo.-

Nanni – Noooo! (tenta di rialzarsi, ma non ce la fa, barcollando rientra nell’ufficio della titolare, mentre le luci calano fino al buio, per … ritentare, intanto il sipario si chiude).-

                                                  Decimo corto

                                                      Gelosia

   

Personaggi:

Carmelino………………………………………….barbiere cornuto;

Salvo….   …………………presunto amante della moglie di Santino.      

Sala da barba di Carmelino, che è in scena, seduto che legge il giornale.

Salvo.- Buon giorno Carmelino. Che? sono il primo?-

Carmelino - E forse anche l'ultimo!-( si alza a malavoglia lasciando cadere il giornale).

Salvo.- Cos'hai detto?-

Carmelino - Niente, niente...-

Salvo.- No, tu dicesti qualcosa.-

Carmelino - Morte subitanea, ma a te non sfugge mai niente?-

Salvo.- Sissignore, non mi sfugge niente, non mi scappa nulla…  e tu, se non vuoi parlare, sei padronissimo… vuol dire che tant'anni di amicizia ce la mettiamo sotto i piedi  ce la mettiamo, e la calpestiamo, e se non bastasse...(alza le braccia in  segno di resa, ma anche offeso) Allora, signor Carmelino Barbagallo, barbiere in Catania, favoritemi una  rasatura facciale morbida e delicata e se non mi  soddisfaci… se non mi soddisfacere... no, non è cosi'.  Se non mi soddisfacerete, cambierò bottega.-

Carmelino - Prego, salone.-

Salvo - Bottega, bottega e bottega! Perchè questa è una tinta  putia! L'ho detto!!-

Carmelino - Non voglio fare sapere i cavoli miei al mondo intero.-

Salvo - ( scandalizzato) Iiihhh! E io sarei una spia? Io sarei  nu tintu sbirru? Io sarei...-

Carmelino  - …No Salvo, tu sei di più, molto di più…(torvo in viso)-

Salvo.- ( Guardandolo allarmato) Carmelino, chi successi? chi fu!  Cos'è sta faccia?-

Carmelino - Niente, niente..- ( si gira dall'altra parte)

Salvo - Ahò Carmelino, non mi fare spaventare, chi fù!-

Carmelino - E non ti spaventare…-

Salvo - Non nascondermi nulla! Sarò forte!... E' mortale?-

Carmelino - Mortale che cosa?-

Salvo - La tua malattia, Carmeluzzu...-

Carmelino - …Ma quale malattia…-

Salvo - E allora, se non stai male, perchè hai quella faccia?-

Carmelino - Sto male e non sto male… -

Salvo - E che è allora? Parla!-

Carmelino – Parlo, però ora stai zitto e non mi interrompere, sennò non ce la  farò, (con sarcasmo) non ce la farò a dirti che penso che mia moglie  mi tradisca.-

Salvo.- (sobbalzando) Chi donna Assunta?-

Carmelino - E quante mogli ho, secondo te?-

Salvo - Una, una... dicevo per dire… sono sbalordito. Ma... sei sicuro? Perchè a me sembra impossibile che un uomo, un vero uomo, si possa mettere con tua moglie, la quale, senza offesa, e' veramente brutta, ma brutta assai.-

Carmelino - Salvo, ah ora parli così?-

Salvo - Ma che capisti? Io facevo una specie di paragone  perché non può essere... Senti, a me sembra impossibile, poi, sono padrone di non crederci?-

Carmelino – (ironico) Lo so, tu sei un amico (sarcastico) e vuoi consolarmi, vuoi allontanare da me certi pensieri, e ti ringrazio...ma io ne sono abbastanza certo.-

Salvo - Ah, non ne sei veramente certo? ( tremabondo).-

Carmelino – Ne sono praticamente certo… quindi ci do a questo fitusu ‘na rasoiata e pari e patta!-

Salvo – ( toccandosi il collo) Case da pazzi, cose da pazzi, roba da non credere, povero amico mio...( finto rammarico) E con chi pensi... ( accenna con le dita alle corna )-

Carmelino - Intanto non fare più quel gesto, sennò la rasoiata te la buschi ora…proprio tu - adesso.  Eppoi … eppoi… avanti, mettiti comodo che ti sbarbo!-

Salvo - ( alzandosi e togliendosi il pettinatoio) No, lasciamo perdere... oggi sei nervosetto… un'altra volta. Facciamo domani?-

Carmelino - Salvo, ti dissi, assettati!- ( minaccioso )

Salvo.- Mi siedo, calma, mi siedo...( sconsolato e rassegnato)  Ma, Carmelino, m'arraccumannu ah?-

Carmelino - Con le buone maniere si ottiene tutto.-

Quindi Carmelino fa mettere comodo l'amico sulla poltroncina, lo controlla, e lo prepara alla rasatura come se dovesse effettuare una operazione chirurgica. Salvo segue le sue mosse col viso preoccupato, ma non osa fiatare, e segue attentamente la mano di Carmelino che regge il rasoio. Intanto il barbiere gli insapona il viso con fare brusco alternandolo a modi manifestamente troppo gentili, e tenendo sempre sulle labbra un sorriso diabolico.

Carmelino - E adesso ti dirò chi è!-

Salvo - ( terrorizzato) Chi è chi?-

Carmelino - Chi è il ganzo di mia moglie, signora donna Assunta Privitera in Barbagallo!-

Salvo - Lascia stare, Carmelino, me lo dirai un'altra volta...( tremebondo).-

Carmelino – Perché?  non lo vuoi sapere più?-

Salvo - No è che può darsi che ti sbagli... certamente,  può  darsi.-

Carmelino - E può darsi che non mi sbaglio...Avanti, ora te lo dico...-

Salvo - ( supplicandolo) Dimmelo un'altra volta…domani...più  tardi? Dopo la barba, eh?-

Carmelino - Te lo dico adesso, ora, in questo momento, costì  immantemente, senza indugi e tentennamenti. l'uomo, il  traditore, l’amante della mia metà è…è ( Salvo non respira, poi Carmelino si tura il naso) Mizzica chi puzza! E che è? Te la sei fatta addosso?-

Salvo  - …nooo, è solamente una pernacchetta, un piccolo peto…( si deterge il sudore dal viso)-

Carmelino – No, Salvo merda! (allusivo)… Questa è merda! (ripone il rasoio, si pulisce le mani, rivolto alla sala ) vendetta è fatta!-

                                              Undicesimo corto

                                             …Olio alle reti!

Personaggi:

Rosina Marano………………………………………. ………vedova.

.

Sulla scena ci sarà montato l’interno di una stanza. In evidenza, in prima, c’è un inginocchiatoio. All’apertura del sipario Rosina è inginocchiata e si segna, poi  si alza e si rivolge alla foto del marito defunto appesa alla parete.

Rosina - … e così gli ho detto tutto. Tu dici: Proprio tutto Rosina? Beh, le cose più importanti…Certo non potevo dirgli di ciò che è accaduto nel rione, a Lui (accenna col dito verso l’alto) questi pettegolezzi non interessano. Ma a te si! Eh, lo so, lo so, non negarlo. (Inizia con aria misteriosa, per perderla in seguito) Per esempio: Jano si è riappacificato con sua moglie, Cettina, sai quella del terremoto, quella che scese seminuda in strada… come è avvenuta la riconciliazione? E’ stata semplice: dopo i fatti ella se ne andò ad abitare con Turi do’ mircato, e Jano rimase in casa coi figli. Poi un girono di un mese fa, si incontrarono alla pescheria. Si salutarono, si scambiarono qualche parola: “come stai, come và, come stanno i figli”, poi un invito a prendersi il caffè insieme…e, insomma, finì che tornarono insieme anche a casa. Sai Cettina non poteva certo stare con Turi. Certamente quello è un pezzo d’uomo, un saracino, un mangiafemmine, ma non ha la finezza di Jano… no, proprio no. Tu potresti dirmi: In effetti quei due erano fatti l’uno per l’altra, ed io sono d’accordo, anzi: d’accordissimo! (pausa) ma la carne è carne, e a Cettina quella volta prudeva un pochino.

Ma il Signore vede e provvede - e castiga! perché non sai cosa capitò a Turi nella notte del terremoto di S.Lucia…cosa successe? E… Nulla! Anzi no! Cose turche - no cose da screanzati…Non ti posso dire che cosa fu, sono una signora.…Ma quella sera successe qualcosa… insomma è cosa delicata…si tratta di sesso - mancato! Mancato? No, no, ma che mancato! Morto! Proprio morto. 

Ma no, che vai pensando…no, non morì Turi, ma gli morì quel fagottello che porta proprio in mezzo ai pantaloni! Poveraccio…per un femminaro come lui, che umiliazione! Va bene, certo è una vergogna far parlare una signora di questi argomenti scabrosi…(breve pausa) ma che faccio, mi turo le orecchie? Come l’ho saputo? ma per caso, e quello che ho saputo te lo sto dicendo, pulito pulito, senza aggiungere una virgola.( pausa imbarazzante)

Ah, ora che mi ricordo, ci sono stati due nuovi fatti nel rione. Ti ricordi del barone Branciforti e di sua figlia Grazia?  Ti ricordi vero? Ecco proprio Grazia si è sposata con Ciccino l’infermiere…Come, come? Cosa dico? Dico che la Grazia, già avanti con gli anni, si era infatuata di Ciccino, e si faceva fare le punture intramuscolari solo da lui…e un giorno se ne fece fare una “particolare”. Poi rimase incinta e rimediarono con la “fujtina”. Il barone si infuriò e non volle più vederla. Ma Carmelino il barbiere e Nino Panza, fecero di tutto per persuaderlo. E con uno stratagemma ci sono riusciti. Ora i due piccioncini sono marito e moglie felici… Poi ci sarebbe tuo nipote Nanni che si è …sistemato con la sua Titolare. Come fu? Fu a causa di uno grosso spavento che si prese quella donna superba, e che sfociò in libidine – scansatene (si segna)!

Ah, sai? Anche Carmelino si è messo con donna Assunta. Quello è un altro femminaro…Già… ma anche lui ha avuto un infortunio. Casa dici? Chi fu? un incidente? Sbattè la testa? No le corna! Incredibile vero? Già!

E, sai,  Franca, ha lasciato il mago e non fa più la vita. E non si è messa con un Preside di una scuola privata? Un certo Luciano…Luciano…beh, Luciano e basta. E Matteo Coci ci è rimasto talmente male che ha composto un madrigale quasi di mortorio per il suo amore deluso. Dici che quello è d’animo fine?  No, quello è fesso! Senti a me. Ed ora non mi dire che sono il gazzettino di Catania, sennò mi arrabbio… Ho solamente buone orecchie… Ma lo sai lì, nella casa accanto alla nostra, divisa da quella parete, chi ci abita?(  accenna al muro ipotetico).  Ci abita Pietrino, il banconista del bar Mangano… Te lo ricordi vero? Ebbene, sai chi ci va a trovarlo in casa?  Apri bene le orecchio: Ci va Rita Coci. Cosa ci va a fare? Bah, bah, bah…non farmi parlare…come? Ma si, ci va’… (poi di getto) ci va’ a mettere le corna a Matteo! (pausa) Ah, ci scherzi sopra? Ti sembra impossibile …E invece si, ci va’! E come se ci va’… Quando l’uomo è tentatore… Vedi, Rita frequentava il bar e Pietrino, che ci aveva messo addosso gli occhi, se la corteggiava discretamente…si fa per dire: Donna Rita vi faccio un caffè da favola; Signora Coci, oggi il cono che vi riempio è grande come la nostra montagna; il cornetto stamani, Rita, è caldo come il mio cuore; oggi Rintuzza, ti faccio una pizza, ma una pizza…E allora tra un caffè da favola, un cono grande come l’Etna, un cornetto e una pizza pizza ( fa cenno con le mani), se l’è portata a letto. E io li sento questi assatanati: la parete, lo sai, è sottile e si distingue quasi tutto ciò che dicono-  e fanno… poi c’è quel cigolio ritmico della rete, quando …quando…insomma quando. E mi fa impazzire…Ahu, ma che capisti? Mi fa impazzire perché dura molto. Uffa! Che vai pensando? E’, è… insomma è …fastidioso…assai fastidioso, Ecco, lo senti? Lo senti? Hanno ripreso le… funzioni! (s’ode il cigolio, Rosina lanciandosi verso il muro) Olio alle reti, Pietrino!!! 

                                                  Decimo corto

                                                      Gelosia

   

Personaggi:

Carmelino………………………………………….barbiere cornuto;

Salvo….   …………………presunto amante della moglie di Santino.      

Sala da barba di Carmelino, che è in scena, seduto che legge il giornale.

Salvo.- Buon giorno Carmelino. Che? sono il primo?-

Carmelino - E forse anche l'ultimo!-( si alza a malavoglia lasciando cadere il giornale).

Salvo.- Cos'hai detto?-

Carmelino - Niente, niente...-

Salvo.- No, tu dicesti qualcosa.-

Carmelino - Morte subitanea, ma a te non sfugge mai niente?-

Salvo.- Sissignore, non mi sfugge niente, non mi scappa nulla…  e tu, se non vuoi parlare, sei padronissimo… vuol dire che tant'anni di amicizia ce la mettiamo sotto i piedi  ce la mettiamo, e la calpestiamo, e se non bastasse...(alza le braccia in  segno di resa, ma anche offeso) Allora, signor Carmelino Barbagallo, barbiere in Catania, favoritemi una  rasatura facciale morbida e delicata e se non mi  soddisfaci… se non mi soddisfacere... no, non è cosi'.  Se non mi soddisfacerete, cambierò bottega.-

Carmelino - Prego, salone.-

Salvo - Bottega, bottega e bottega! Perchè questa è una tinta  putia! L'ho detto!!-

Carmelino - Non voglio fare sapere i cavoli miei al mondo intero.-

Salvo - ( scandalizzato) Iiihhh! E io sarei una spia? Io sarei  nu tintu sbirru? Io sarei...-

Carmelino  - …No Salvo, tu sei di più, molto di più…(torvo in viso)-

Salvo.- ( Guardandolo allarmato) Carmelino, chi successi? chi fu!  Cos'è sta faccia?-

Carmelino - Niente, niente..- ( si gira dall'altra parte)

Salvo - Ahò Carmelino, non mi fare spaventare, chi fù!-

Carmelino - E non ti spaventare…-

Sal.- Non nascondermi nulla! Sarò forte!... E' mortale?-

Carmelino - Mortale che cosa?-

Salvo - La tua malattia, Carmeluzzu...-

Carmelino - …Ma quale malattia…-

Salvo - E allora, se non stai male, perchè hai quella faccia?-

Carmelino - Sto male e non sto male… -

Salvo - E che è allora? Parla!-

Carmelino – Parlo, però ora stai zitto e non mi interrompere, sennò non ce la  farò, (con sarcasmo) non ce la farò a dirti che penso che mia moglie  mi tradisca.-

Salvo.- (sobbalzando) Chi donna Assunta?-

Carmelino - E quante mogli ho, secondo te?-

Salvo - Una, una... dicevo per dire… sono sbalordito. Ma... sei sicuro? Perchè a me sembra impossibile che un uomo, un vero uomo, si possa mettere con tua moglie, la quale, senza offesa, e' veramente brutta, ma brutta assai.-

Carmelino - Salvo, ah ora parli così?-

Salvo - Ma che capisti? Io facevo una specie di paragone  perché non può essere... Senti, a me sembra impossibile, poi, sono padrone di non crederci?-

Carmelino – (ironico) Lo so, tu sei un amico (sarcastico) e vuoi consolarmi, vuoi allontanare da me certi pensieri, e ti ringrazio...ma io ne sono abbastanza certo.-

Salvo - Ah, non ne sei veramente certo? ( tremabondo).-

Carmelino – Ne sono praticamente certo… quindi ci do a questo fitusu ‘na rasoiata e pari e patta!-

Salvo – ( toccandosi il collo) Case da pazzi, cose da pazzi, roba da non credere, povero amico mio...( finto rammarico) E con chi pensi... ( accenna con le dita alle corna )-

Carmelino - Intanto non fare più quel gesto, sennò la rasoiata te la buschi ora…proprio tu - adesso.  Eppoi … eppoi… avanti, mettiti comodo che ti sbarbo!-

Salvo - ( alzandosi e togliendosi il pettinatoio) No, lasciamo perdere... oggi sei nervosetto… un'altra volta. Facciamo domani?-

Carmelino - Salvo, ti dissi, assettati!- ( minaccioso )

Salvo.- Mi siedo, calma, mi siedo...( sconsolato e rassegnato)  Ma, Carmelino, m'arraccumannu ah?-

Carmelino - Con le buone maniere si ottiene tutto.-

Quindi Carmelino fa mettere comodo l'amico sulla poltroncina, lo controlla, e lo prepara alla rasatura come se dovesse effettuare una operazione chirurgica. Salvo segue le sue mosse col viso preoccupato, ma non osa fiatare, e segue attentamente la mano di Carmelino che regge il rasoio. Intanto il barbiere gli insapona il viso con fare brusco alternandolo a modi manifestamente troppo gentili, e tenendo sempre sulle labbra un sorriso diabolico.

Carmelino - E adesso ti dirò chi è!-

Salvo - ( terrorizzato) Chi è chi?-

Carmelino - Chi è il ganzo di mia moglie, signora donna Assunta Privitera in Barbagallo!-

Salvo - Lascia stare, Carmelino, me lo dirai un'altra volta...( tremebondo).-

Carmelino – Perché?  non lo vuoi sapere più?-

Salvo - No è che può darsi che ti sbagli... certamente,  può  darsi.-

Carmelino - E può darsi che non mi sbaglio...Avanti, ora te lo dico...-

Salvo - ( supplicandolo) Dimmelo un'altra volta…domani...più  tardi? Dopo la barba, eh?-

Carmelino - Te lo dico adesso, ora, in questo momento, costì  immantemente, senza indugi e tentennamenti. l'uomo, il  traditore, l’amante della mia metà è…è ( Salvo non respira, poi Carmelino si tura il naso) Mizzica chi puzza! E che è? Te la sei fatta addosso?-

Salvo  - …nooo, è solamente una pernacchetta, un piccolo peto…( si deterge il sudore dal viso)-

Carmelino – No, Salvo merda! (allusivo)… Questa è merda! (ripone il rasoio, si pulisce le mani, rivolto alla sala ) vendetta è fatta!-

                                              Undicesimo corto

                                             …Olio alle reti!

Personaggi:

Rosina Marano………………………………………. ………vedova.

.

Sulla scena ci sarà montato l’interno di una stanza. In evidenza, in prima, c’è un inginocchiatoio. All’apertura del sipario Rosina è inginocchiata e si segna, poi  si alza e si rivolge alla foto del marito defunto appesa alla parete.

Rosina - … e così gli ho detto tutto. Tu dici: Proprio tutto Rosina? Beh, le cose più importanti…Certo non potevo dirgli di ciò che è accaduto nel rione, a Lui (accenna col dito verso l’alto) questi pettegolezzi non interessano. Ma a te si! Eh, lo so, lo so, non negarlo. (Inizia con aria misteriosa, per perderla in seguito) Per esempio: Jano si è riappacificato con sua moglie, Cettina, sai quella del terremoto, quella che scese seminuda in strada… come è avvenuta la riconciliazione? E’ stata semplice: dopo i fatti ella se ne andò ad abitare con Turi do’ mircato, e Jano rimase in casa coi figli. Poi un girono di un mese fa, si incontrarono alla pescheria. Si salutarono, si scambiarono qualche parola: “come stai, come và, come stanno i figli”, poi un invito a prendersi il caffè insieme…e, insomma, finì che tornarono insieme anche a casa. Sai Cettina non poteva certo stare con Turi. Certamente quello è un pezzo d’uomo, un saracino, un mangiafemmine, ma non ha la finezza di Jano… no, proprio no. Tu potresti dirmi: In effetti quei due erano fatti l’uno per l’altra, ed io sono d’accordo, anzi: d’accordissimo! (pausa) ma la carne è carne, e a Cettina quella volta prudeva un pochino.

Ma il Signore vede e provvede - e castiga! perché non sai cosa capitò a Turi nella notte del terremoto di S.Lucia…cosa successe? E… Nulla! Anzi no! Cose turche - no cose da screanzati…Non ti posso dire che cosa fu, sono una signora.…Ma quella sera successe qualcosa… insomma è cosa delicata…si tratta di sesso - mancato! Mancato? No, no, ma che mancato! Morto! Proprio morto. 

Ma no, che vai pensando…no, non morì Turi, ma gli morì quel fagottello che porta proprio in mezzo ai pantaloni! Poveraccio…per un femminaro come lui, che umiliazione! Va bene, certo è una vergogna far parlare una signora di questi argomenti scabrosi…(breve pausa) ma che faccio, mi turo le orecchie? Come l’ho saputo? ma per caso, e quello che ho saputo te lo sto dicendo, pulito pulito, senza aggiungere una virgola.( pausa imbarazzante)

Ah, ora che mi ricordo, ci sono stati due nuovi fatti nel rione. Ti ricordi del barone Branciforti e di sua figlia Grazia?  Ti ricordi vero? Ecco proprio Grazia si è sposata con Ciccino l’infermiere…Come, come? Cosa dico? Dico che la Grazia, già avanti con gli anni, si era infatuata di Ciccino, e si faceva fare le punture intramuscolari solo da lui…e un giorno se ne fece fare una “particolare”. Poi rimase incinta e rimediarono con la “fujtina”. Il barone si infuriò e non volle più vederla. Ma Carmelino il barbiere e Nino Panza, fecero di tutto per persuaderlo. E con uno stratagemma ci sono riusciti. Ora i due piccioncini sono marito e moglie felici… Poi ci sarebbe tuo nipote Nanni che si è …sistemato con la sua Titolare. Come fu? Fu a causa di uno grosso spavento che si prese quella donna superba, e che sfociò in libidine – scansatene (si segna)!

Ah, sai? Anche Carmelino si è messo con donna Assunta. Quello è un altro femminaro…Già… ma anche lui ha avuto un infortunio. Casa dici? Chi fu? un incidente? Sbattè la testa? No le corna! Incredibile vero? Già!

E, sai,  Franca, ha lasciato il mago e non fa più la vita. E non si è messa con un Preside di una scuola privata? Un certo Luciano…Luciano…beh, Luciano e basta. E Matteo Coci ci è rimasto talmente male che ha composto un madrigale quasi di mortorio per il suo amore deluso. Dici che quello è d’animo fine?  No, quello è fesso! Senti a me. Ed ora non mi dire che sono il gazzettino di Catania, sennò mi arrabbio… Ho solamente buone orecchie… Ma lo sai lì, nella casa accanto alla nostra, divisa da quella parete, chi ci abita?(  accenna al muro ipotetico).  Ci abita Pietrino, il banconista del bar Mangano… Te lo ricordi vero? Ebbene, sai chi ci va a trovarlo in casa?  Apri bene le orecchio: Ci va Rita Coci. Cosa ci va a fare? Bah, bah, bah…non farmi parlare…come? Ma si, ci va’… (poi di getto) ci va’ a mettere le corna a Matteo! (pausa) Ah, ci scherzi sopra? Ti sembra impossibile …E invece si, ci va’! E come se ci va’… Quando l’uomo è tentatore… Vedi, Rita frequentava il bar e Pietrino, che ci aveva messo addosso gli occhi, se la corteggiava discretamente…si fa per dire: Donna Rita vi faccio un caffè da favola; Signora Coci, oggi il cono che vi riempio è grande come la nostra montagna; il cornetto stamani, Rita, è caldo come il mio cuore; oggi Rintuzza, ti faccio una pizza, ma una pizza…E allora tra un caffè da favola, un cono grande come l’Etna, un cornetto e una pizza pizza ( fa cenno con le mani), se l’è portata a letto. E io li sento questi assatanati: la parete, lo sai, è sottile e si distingue quasi tutto ciò che dicono-  e fanno… poi c’è quel cigolio ritmico della rete, quando …quando…insomma quando. E mi fa impazzire…Ahu, ma che capisti? Mi fa impazzire perché dura molto. Uffa! Che vai pensando? E’, è… insomma è …fastidioso…assai fastidioso, Ecco, lo senti? Lo senti? Hanno ripreso le… funzioni! (s’ode il cigolio, Rosina lanciandosi verso il muro) Olio alle reti, Pietrino!!!