I debiti di Giuseppe

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Li Debiti di Peppi u mizzagnotu

I DEBITI DI GIUSEPPE IL BELMONTESE

Commedia in due atti

di: Rocco Chinnici

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            E’ una commedia ricca di espedienti di vita; un continuo cercare e ricercare come potere quadrare i conti quando le entrate sono ahimé, misere. Ma, tutto o quasi, a quei tempi era contornato da uno spirito di trovate e burle, fra amici e compari, che oltre ad aiutare a superare, graziosamente, i momenti di miseria, riuscivano ad arricchire quello scenario di vita di un tempo. Quel tramandare da padre a figlio, come se fosse una eredità, la  migliore credo, d’esempi di vita. Il nonno, ad esempio, quando ritornava dalla campagna con le “primizie”, poche, come poteva contentare tutti i nipoti che gli correvano  attorno? “Le primizie”, essendo le prime, sono sempre pochi frutti, ed allora prendeva il cappello, vi metteva dentro dei bigliettini numerati e ad ognuno dei piccoli assegnava un numero: “Tu, Giovannino sei il numero uno; tu Sarbatureddu sei numero due…” e così sino ad arrivare a l’ultimo dei nipotini; poi estraeva dal cappello i biglietti numerati e…

            Forse è proprio da questo esempio che Peppe, il capo famiglia della commedia trae la trovata del come potere pagare i creditori, e…

                       

PERSONAGGI

                Giuseppe

            Rosalia            (moglie)

            Luigi               |

            Lion                | figli

            Lorio               |

            Filippo

            Ernesto

            Isabella

            Andrea

            Carlo               (fidanzato di Lion)

            Vicina

            Stefano

            Mastro Vittorio

            Merciaio

            Carabinieri                  (2)

           

PRIMO ATTO

(Rosalia intenta a stirare. Stira e spruzza dell’acqua sugli indumenti. Seduto per terra Luigi suo figlio; ha circa dieci anni).

LUIGI

Mamma, oh mamma!

ROSALIA

Cosa c’è, che hai?

LUIGI

E tu mi senti?

ROSALIA

(Ironica) Se non sentissi, ti risponderei?

LUIGI

(Pensieroso e serio) Per fare il Papa si deve andare a garzone dal prete o da un monaco?

ROSALIA

(Meravigliata) Che cosa?

LUIGI

Il Papa, il Papa !

ROSALIA

Il Papa? Cosa ha fatto il Papa, dillo a mamma tua?

LUIGI

(Spazientito) Mamma, il Papa non ha ancora fatto niente! Sono io che vorrei fare… Vedi, vedi che non stai sentendo?

ROSALIA

(Smette di stirare) Su, sono tutta orecchie, parla che ti ascolto. Cosa stavi dicendo di voler fare?

LUIGI

Il Papa!

ROSALIA

(Meravigliata) Che cosa, il Papa?

LUIGI

(Imbronciato) Lo sapevo!

ROSALIA

Sapevi… cosa?

GIUSEPPE

(Fuori scena, dalla stanza da letto) Rosalia, Rosalia!

ROSALIA

Si è svegliato il monsignore! Sentiamo; cosa c’è?

GIUSEPPE

(Sempre fuori scena) Senti questo mio bel verso: tanti sono i debiti e i pensieri,  meno male che abbiamo i piedi; cosa c’entra dirai tu questo discorso? Li pestiam tutti e ci puliam quel coso.

ROSALIA

(A Luigi che stava a guardare) Hai sentito Luigi? E già non siamo più debitori.

GIUSEPPE

Senti quest’altra rima. La fame vien mangiando e…

ROSALIA

E la pigrizia vien dormendo! Alzati, alzati! E vai a ritirare quei pochi soldi alla posta; oggi sicuramente vedremo arrivare mastro Vittorio, è già da otto mesi che aspetta d’aver pagate le suole che ha messo alle scarpe. Poi c’è…

GIUSEPPE

Facciamoci il segno della croce con la santa mattinata! 

ROSALIA

Santa mattinata? Ma s’è mezzogiorno!

GIUSEPPE

(Entrando in scena che va ancora vestendosi) Ogni giorno è sempre una storia! Una volta il salumiere…

ROSALIA

(Con la monotonia di chi ripete un rosario) Due mesi di spesa…  

GIUSEPPE

Un’altra volta il fornaio…

ROSALIA

Tre mesi di pane…

GIUSEPPE

Poi c’è il carnezziere…

ROSALIA

Sei mesi di carne…

LUIGI

Mamma, ma quale carne? Interiora e qualche osso che neanche il cane ne ha volute!

GIUSEPPE

C’è anche il calzolaio…

ROSALIA

Quattro paia di suole! (A Luigi) Con tutto questo rosario, il ragazzo ne ha torto se dice di voler fare il Papa.

GIUSEPPE

Credimi sarebbe ora di fare veramente un tredici e togliersi tutti questi elemosinanti dai piedi. (Facendo il verso dei creditori) Giuseppe, ancora molto ho d’aspettare? Giuseppe, quel debituccio lo vogliamo pagare? Attento Giuseppe che pane non te ne do più a credito. (Tra se)  Pezzenti! Ignoranti, morti di fame! Sempre soldi!

ROSALIA

Scusa, perché t’incazzi? Il credito sin’ora chi ce lo ha fatto tua sorella? Avresti, caso mai, dovuto dire che questi pochi soldi che prendi di pensione son pochi. E’ con lo stato che dovresti prendertela e non con chi ti offre la possibilità di vivere a credito… dovresti farti aumentare la pensione insomma; quelli che ti passa lo stato bastano a malapena a pagare l’ordinario.

GIUSEPPE

Voialtri, ringraziando san Calogero, superate sempre le ore lavorative! La veste nuova dal sarto; il parrucchiere tutte le settimane!

ROSALIA

Ma se nei capelli ciò le ragnatele! E la veste, per sembrare nuova, devo sempre stare a rivoltarla!

GIUSEPPE

Tu! E tua figlia? E quell’altro filosofo di tuo figlio, che quando parla, devo sempre cercare sul vocabolario per capirci qualcosa?  

ROSALIA

Senti, non rincominciamo! Li abbiamo voluti colti questi figli, e allora?  I ragazzi, a scuola, devono figurare con i loro compagni, o vuoi farli andare col culo di fuori?

GIUSEPPE

(A Luigi che stava con le mani giunte in segno di preghiera) E tu, cosa fai con le mani giunte, preghi?  

ROSALIA

No, sta studiando… dice, che vuol fare il Papa.

LORIO

(Entra ripassandosi la lezione) L’uomo, per Dio! Ha bisogno di un capo che lo istruisca col suo esempio; ma non può un capo, per esempio, insegnare alla gente a smettere di fumare, se egli stesso fuma.

GIUSEPPE

(Un pò adirato) Questo qui mi fa venire spesso l’ispirazione di lisciargli il pelo con un bel bastone.

LION

(Da poco entrata) Ma papy! Lorio sta solo ripassandosi, ad alta voce, la materia: l’uomo e la tecnica comunicativa; ha gli esami in breve!

LORIO

Non deve, il saggio, turbare la mente degli ignoranti attaccati alle sciocche abitudini. E’ l’ignoranza, la mancanza di conoscenza che riesce a legarlo completamente nelle attività materiali rimanendovi attaccato per tutta la vita. (Esce per una delle due stanze, ripassandosi la materia, mentre Giuseppe e Rosalia si guardano sbalorditi).

LION

(Ai due) Eh! Che ve ne pare? (Ed esce dietro a Lorio).

GIUSEPPE

Tu guarda! Arrivo alla posta quanto mi distraggo un pò!

ROSALIA

Aspetta, dove vai, prima che ti vedano in strada i creditori? Ricordi chi devi pagare questa volta?

GIUSEPPE

Vero è! Sai che me lo ero scordato! Luigi prendi il cappello.

LUIGI

E tu li fa tirare a me i bigliettini?

GIUSEPPE

Ma cosa devi tirare che ancora sei piccolo!

ROSALIA

E faglieli prendere! Serve che impara.

GIUSEPPE

E sia; su, muoviti. 

LUIGI

(Prende il cappello) Sta volta devo tirare il carnezziere.

ROSALIA

No, per carità! Mastro Vittorio è già tanto che aspetta questi soldi.

LUIGI

Mamma, la figlia del carnezziere è compagna mia di classe è già ha fatto sapere a tutti i compagni che siamo degli imbroglioni e dei brutti  debitori.

 

ROSALIA

(Va ad aprire un cassetto e prende dei bigliettini, li apre e li va leggendo) Stefano il Carnizziere, lire centosettantamila; Vulcano del pane lire duecentomila; Concetta la sarta duecentotrentamila; mastro Vittorio calzolaio, centoquarantamila… speriamo che lo estrae questavolta; è da otto mesi che aspetta d’esser pagato. Gianni Antonio  parrucchiere, libreria Casella…

GIUSEPPE

Libreria, ma guarda te! Più pago i libri per far studiare quei due e più mi viene difficile capire quanto dicono. E ne abbiamo da estrarre  bigliettini dal cappello! 

ROSALIA

Hai sempre di che lamentarti! Prima dice: “I miei figli non devono essere scimuniti come me…”  

GIUSEPPE

Scimunita tua sorella c’è! E circhiamo di nun incuminciare a tirare pure i numeri ora! (A Luigi) E dammi questo cappello pure tu, quanto ci sbrighiamo.

LUIGI

Tieni; io però devo estrarli!

GIUSEPPE

E si, si, dammi qua! (Prende il cappello)

ROSALIA

Tieni, tieni (gli porge i bigliettini). Otto bigliettini: il carnezziere, il…

GIUSEPPE

Il fornaio! Cosa vuoi che devi ricordarmi; non lo so io chi sono? (Li piegano e li mettono dentro il cappello).

LUIGI

Io, io, io!

GIUSEPPE

E si, si! Mescola bene.

LUIGI

(Si chiude gli occhi, infila la mano dentro il cappello e rimescola) Speriamo il carnezziere!

ROSALIA

San Giuseppe, fa che tiri mastro Vittorio!

GIUSEPPE

(A Luigi) Mi raccomando, due, due bigliettini, hai capito? (Fa segno con le dita) due!

LUIGI

(Con gli occhi chiusi e la mano ancora nel cappello) Qua è, lo sento! (Lo esce).

ROSALIA

(Lo apre) Milici, salumiere! E questo che c’entra? Lo avevo persino dimenticato. Mescola, mescola bene figlio mio.

LUIGI

(Mescola) Così va bene? (Prende l’altro bigliettino).

ROSALIA

(Lo apre. Dispiaciuta) Il sarto!! Lire duecentomila. Ed anche questa volta… (con la mano fa segno di pulirsi il muso) addio mastro Vittorio! (A Giuseppe) Non possiamo estrarre un altro bigliettino? Siamo giuntii a… centotrenta più duecento…

GIUSEPPE

Treccentotrentamila! Di pensione ne prendo quasi cinquecento, abbiamo ancora un mese da tirare avanti… anzi trenta giorni, può anche darsi che dicendoti trenta possa capire meglio, tu, quanto è lungo un mese. Mi vuoi dire, tirandone un altro di bigliettino, quanti soldi ci rimangono? (Le da il cappello) Prendi, prendi qua, e  vallo a posare per il prossimo mese, con l’augurio che non gli aggiungiamo nuovi creditori (bussano).

LUIGI

Mamma, bussano,

ROSALIA

Il taglialegna è sicuro; sta arrivando l’iverno e con tutto il suo freddo… (bussano ancora).

LUIGI

Mamma, bussano!

GIUSEPPE

Accomodatevi! Prego, entrate! (Entrano mastro Vittorio, vestito da lavoro e con degli attrezzi in mano; assieme un altro creditore).

MASTRO VITTORIO

(Un po’ adirato) Salutiamo!

GIUSEPPE

Rosalia, falli accomodare…

MASTRO VITTORIO

Non c’è ne bisogno! Quello che abbiamo da dirvi è presto detto, non occore sederci. Dunque, com’è finita con la grana?

ROSALIA

(Non capisce) Con…la…ché?

MERCIAIO

I danari, i soldi! Cos’è, non capite?

GIUSEPPE

Scusatela signor merciaio, mia moglie non lo sa che mastro Vittorio ha origini siciliane e quindi…

MASTRO VITTORIO

Cerchiamo di esser brevi Giuseppe! Sono venuto, per com’eravamo rimasti il mese passato e l’altro ancora… sperando che anche sta volta non ci siano scuse, per la grana (facendo segno con le mani).

GIUSEPPE

Mastro Vittorio, putroppo ho da dirle che siete stato sfortunato… (alla moglie) glielo vuoi spiegare tu?

MASTRO VITTORIO

(Guardando il compagno) Cosa volete darmi ad intendere che sono sfortunato? Scusi, si vuole spiegare meglio?

GIUSEPPE

E… come posso spiegarglielo…

ROSALIA

Niente… mio marito vorrebbe dirle che…

MASTRO VITTORIO

Che… cosa? Parlate!  

ROSALIA

Insomma, lei non è uscito dal cappello, ecco! Quindi…

MASTRO VITTORIO

Quindi…? (guarda meravigliato il compagno) Tu, ne hai capito qualcosa? Ma… scusate, volete essere più chiari?

MERCIAIO

(A mastro Vittorio in disparte) Questa è sempre la scusa buona dei cattivi pagatori. E… scusate, neanche io… sono uscito, lì… dal cappello?

GIUSEPPE

Volendo essere sinceri, a lei… veramente, devo ancora entrarglielo. 

MASTRO VITTORIO

(Spazientito) Entrato, uscito! Ma dico, volete aiutarci a capire bene?

ROSALIA

Sa, cos’è, mastro vittorio? Che arrivati a fine di ogni mese la facciamo partecipare alla estrazione dal cappello. (I due si guardano ancora meravigliati) Scriviamo i bigliettini con ognuno il nome di chi avanza la grana... come dite voi, li mettiamo dentro il cappello e diamo inizio all’estrazione; chi esce avrà i suoi soldi. 

MASTRO VITTORIO

(Esplodendo) Che cosa?! Jo… tra i bigliettini… il cappello? Dico!, ma dove siamo arrivati con l’asin?! Ma guarda un pò! E’ da otto mesi che mi dovete centoquarantamilalire, e ora avete la sfrontatezza… (adirato) Oooh!

GIUSEPPE

(Alzando anche lui la voce) Oooéh! Mastru Vittorio! Cerchiamo d’abbassare il tono del linguaggio, perché… sino a quando… (facendo il verso di tirare i numeri dal cappello) la estraggo con i bigliettini, la speranza d’uscire ce l’ha; ma se la escludo, se non la faccio partecipare più al sorteggio… (fa come per pulirsi il muso) Mi ha capito? E che maniere sono? Io ci metto tutta la mia buona volontà e lei…

MASTRO VITTORIO

Io, della tua buona volontà… (fa il gesto come per pulirsi il di dietro) Hai capito?

MERCIAIO

Anch’io (fa anch’egli il gesto) grandissimo maleducato!!!

LUIGI

Papà, vado a liberare il cane?

MASTRO VITTORIO

Ma guarda quest’altro nanerottolo! (Ironico) Su, vallo a liberare, cosa aspetti?

LUIGI

(Esce di corsa) Vieni, corri Igor! (Entra con un piccolissimo cagnolino, mentre i due, impauriti, salgono sul comò).

MERCIAIO

(A mastro Vittorio, ironico) Andiamo a riscuotere la grana, andiamo a riscuotere la grana! Poteva ricordarmelo che c’era la sorpresa!

LUIGI

(Il cagnolino è appoggiato con le due zampe al comò) Papà, che dici, glieli faccio mangiare?

ROSALIA

Ma vai a chiudere il cane li dentro, vai a chiudere! 

LUIGI

(Non si muove, anzi incita il cane) Usck, sck, sck…

ROSALIA

Ancora! Si può sapere cosa aspetti? (Luigi esce col cagnolino).

MERCIAIO

(Appena vede uscire il cane) Posso scendere? (Stava scendendo, sente abbaiare il cane e cerca di risalire). Porco di un demonio, un infarto sto rischiando! 

                                                          

ROSALIA

Cosa fa, risale? Il mobilio, così mi rovina! Cerchi di scendere, un bambino sembra. Cosa aspetta? Ma guarda un pò! (Scendono)

MASTRO VITTORIO

Noi ce ne andiamo, ma non pensate che finisce così! (Escono borbottando ingiurie a Giuseppe)

GIUSEPPE

Così come? Tu hai capito qualcosa?

                                                      

ROSALIA

Io ho solamente capito che d’ora innanzi, come si consumano le suole, potrò camminare a piedi scalzi.

                                                             

GIUSEPPE

Senti, arrivo all’ufficio postale. (Si avvia) 

ROSALIA

Ricordati che da mangiare, in casa non c’è niente.

                                                             

GIUSEPPE

(Che stava per uscire) Scema! Non è meglio se non c’è ninte, serve a farci risparmiare. (Esce)

                                                           

LION

(Entrando) Gradirei, mamma, un sempre fresco con una sottile fettina di spek con  Ketchup.

                                                         

ROSALIA

(Che non ha capito) Mettili in padella che li frigiamo. E ne ha tuo padre di tirare bigliettini! Ma si può sapere come parli tu e tuo fratello? …Spreco… cipolle!

                                                              

LION

Spek, mamma! Ketchup

                                                         

ROSALIA

Eh, figlia mia, quanto era bello quel tempo del pane con l’olio, almeno ci s’intendeva tutti.

                                                            

ORIO

(Entra con Luigi spiegandogli qualcosa) Ite è latino; vuol dire andate.

                                                            

LUIGI

Mamma, ite, italiano è, o latino?

                                                        

MPILLONIA

(Come se ripassasse cercando di capire) Ite... di qua; ite di la; certo ch’è italiano!

                                                             

LION

Ma che c'entra questo mamma! Quando finisce la messa, come dice il parroco in latino? Ite, missa est, che significa: andate, la messa è finita.

                                                           

ROSALIA

E già, vero è! Allora il latino è miscelato con l’italiano?

                                                           

LION

Ma che italiano e italiano! E’ solo che vi sono parole che, pur essendo uguali, hanno un significato diverso.

                                                         

ROSALIA

A me sembra che questo latino sa più d’italiano che di latino. Ite è parola italiana, messa pure, rimane solo est, che vorrebbe dire…

                                                            

LUIGI

Allora il Papa parla solo italiano? Mamma, lo vedi che posso farlo pure io? (Si ripassa le parole) Ite, missa est; ite verso là; ite... (Esce per la comune).

              

ROSALIA

Vieni qua! Dove vai? Ho la strana impressione che questo… altro che scuola!

                                                              

ORIO

E pensare che vuole fare il Papa! (Ride)                                                                 

LION                                                        

Il Papa! (Ride)

                                                          

ROSALIA

Anche se non riesco a capire perché il Papa non può farlo chi non ha studiato; che forse Gesù era laureato?

ORIO

Ah, guarda, su questo hai proprio ragione!

                                                          

ROSALIA

Io direi di non pronunciare questi discorsi; entreremmo in peccato.

                                                              

 LION

Perchè in peccato, mamma? Che forse il grande Pietro era ingegnere? Dottore, o professore? Eppure è aldisopra di tutta la chiesa!

                                                          

ROSALIA

Basta adesso con questi discorsi!

                                                             

ORIO

Vedi, mamma? Quando a certe cose non si arriva alla soluzione, ci si arrende… si entra nel peccato; è paura, la paura del niente! (Bussano)

ROSALIA

Chi è?

GIUSEPPE 

Io sono! Chi vuoi che sia?

ROSALIA

(Ad Orio) Apri a tuo padre!

                                                              

GIUSEPPE

(Entra con compare Filippo, occhiali spessi, balbuziente) Che state a guardare imbambolati? Prendete una sedia a compare Filippo. (Si premurano tutti).

                                                         

ROSALIA

Compare Filippo, le è finita come sua moglie, non ci vede più?

LION

Si sieda zio Filippo.

                                                             

FILIPPO

Chi-chi è? Mi-mi a ni-nipote?

                                                            

ROSALIA

Ma quando, compare! Mia figlia è. Si sieda.

                                                            

FILIPPO

Si-si si-siccome ho se-sentito zi-zio.

                                                              

ORIO

(Che era distratto) C'è un topo?

                                                              

GIUSEPPE

Si, il gatto c'è!

                                                           

ROSALIA

(Tra se) Ogni qualvolta viene questo mio compare, non si capisce mai perché, ognuno di noi va per i fatti suoi con i discorsi.

                                                             

GIUSEPPE

Rosalia, Rosalia, parli da sola?

                                                          

ROSALIA

Lo dicevo! (A Giuseppe) E' che quando viene nostro compare, i discorsi, chissà perché vanno per i fatti loro, si mischiano tutti insomma.  

                                                            

 FILIPPO

(Parlando con Lion) Che-che co-cosa di-dite co-comare?

                                                          

ROSALIA

Si cocomeri, cetriola! (Filippo parlava Lion) Qua sono! Quella mia figlia è. (A Orio e Lion) Voialtri andate a studiare. (Se ne vanno e Filippo gli va dietro) Ferma, ferma il compare!

                                                              

GIUSEPPE

Aspetti, compare dove va? Qui, si sieda.

                                                           

ROSALIA

Dico… non l’ha dieci minuti che siete arrivati?

                                                          

GIUSEPPE

Certo! Perché?

                                                          

ROSALIA

Perché, come perché? Dopo dieci minuti non avremmo dovuto capirlo su quanto stiamo discutendo?

                                                             

GIUSEPPE

Cerchi di spiegarsi meglio compare, che la cera si scioglie.

                                                           

FILIPPO

Nie-niente, di-dice-cevo, co-compare Giu-giu-se-seppe, che-che que-questo di-di-di-discorso (Peppe come se avesse preso uno sputo in faccia si pulisce lamentandosi) de-de-della vi-vista, si-siamo appo-posto. (Peppe si ripulisce con un fazzoletto e si va a mettere dietro la moglie per ripararsi).

                                                           

ROSALIA

Scusi compare, ma… apposto di cosa?

                                                             

 FILIPPO

(Adirato)  Che-che che-che no-no no-no lo-lo lo-lo...

ROSALIA

(A Giuseppe in disparte) Come se oggi, io da fare non ne avessi!

FILIPPO

Lo-lo ve-vedete, che-che so-sono cie-cieco? Cri-Cri Cri- (Rosalia, intuendo d'esser presa da uno sputo, si abbassa e prende Giuseppe) Cristo!

GIUSEPPE

Che gli venga un colpo, la doccia sta facendomi!

                                                          

ROSALIA

E ora, con la pensione d’accompagnamento come finisce?

                                                           

FILIPPO

Co-come?

                                                           

ROSALIA

Con la pensione, la pensione! (A Giuseppe) Ma… è pure sordo? (A Filippo) Non prendeva la pensione d’accompagnamento di sua moglie ch’è cieca?

                                                              

FILIPPO

(Non capisce bene) Umh!?

ROSALIA

(Più forte quanto senta)  Gliela tagliano?

                                                             

 FILIPPO

(Fraintendendo e toccandosi)  Che-che co-cosa di-dice!

ROSALIA

Io, intendevo dire la pensione.

                                                              

FILIPPO

Aaaah!

ROSALIA

Quanto è scherzoso.

                                                              

GIUSEPPE

E lei, compare, fa finta di vederci.

                                                           

 FILIPPO

(Guardando Rosalia) 

Io ci-ci pro-provo co-compare.

GIUSEPPE

Qui sono!

                                                             

FILIPPO

(Guardando nel vuoto) Nie-niente. Scu-scusi co-compare, pe-pensa-savo che erava-vate la-la! ( Indicando una diezione ) e e e cri-cri... (Giuseppe si abbassa, poi, pensando che ha finito di parlare si alza e viene preso in pieno ) cri-sto!

GIUSEPPE

( A Rosalia ) Ho la strana impressione che il compare veda meglio di noi; tre colpi, e tutti e tre in pieno.

ROSALIA

E la comare, ora chi l’accompagna?

GIUSEPPE

L'accompagnerà sicuramente (ironico ) Nicola il monrealese. (Filippo scatta nervoso).  

ROSALIA

Taci! Bocca di veleno! A che proposito?

GIUSEPPE

( Guardando prima Filippo ) Ma se lo sanno anche i gatti.

ROSALIA

Povero compare Filippo, e pensare che stava pedinandoli… certo è che se li scopriva in intimità, brutta finiva. Mentre il signore ha fatto, al compare la disgrazia e alla comare una bella grazia… Io vado, ho da tirar fuori il bucato dalla lavabiancheria. ( Si avvia )

GIUSEPPE

Ah, senti! A momenti arriva il padre di tuo genero.

ROSALIA

Il padre… di chi?

GIUSEPPE

Il padre di chi? Di tua sorella! Lei mai niente sa.

ROSALIA

Io! Ma cosa vuoi che sappia io?

                                                                                                          

GIUSEPPE

Di, non ti dice niente… Carlo?

ROSALIA

Ah, il compagno di scuola di Lion! Il figlio di don Ernesto?

GIUSEPPE

( Ironico ) Il compagno di scuola! Oh, ma cosa credi ( guardando Filippo ) che siam tutti ciechi?

ROSALIA

Ma i ragazzi son solo amici, cosa credi? ...Non facciamo che sta venendo per...

GIUSEPPE

Per… cosa? Ma che hai capito? Si sta sposando Mariella… la figlia, e siccome Lion, con Carlo… hai capito, o no? E sta venendo a chiederci il permesso a potere invitare tua figlia.

ROSALIA

E cosa mi metto?

GIUSEPPE

Cosa ti metti… di che?

                                                 

ROSALIA

Per andare al matrimonio!

GIUSEPPE

Ma quale matrimonio e matrimoni! Oh, già pronta era! E’ a tua figlia, a tua figlia che viene ad invitare! Caso mai diremo di portarsi anche Luigi al matrimonio, eh, scusa! Non è che può andarci sola! La gente che può pensare?  ( Mpiloonia ci rimane male ) Eh, o no?

ROSALIA

Io... pensavo...

GIUSEPPE

Vai a toglierti questo grembiule e sistemati un po’ che sembri una capra. Io pensavo; devi pensare di meno devi pensare.

ROSALIA

E Cosa gli offriamo? ( Stava per  uscire )

GIUSEPPE

Prendi quei due cannoli con la ricotta che ho portato pocanzi, e prepari un po’ di caffè.

ROSALIA

E lo devo scrivere sul bigliettino quello del bar? O…

GIUSEPPE

Ci mancava proprio il barista alla lista; glieli ho pagati.

ROSALIA

E... compare Filippo, dove lo mettiamo?

GIUSEPPE

Dove vuoi che lo mettiamo! Se lo faccio andare solo, va ad infilarsi sotto qualche camion; lascialo li che dopo lo accompagno. Su, sbrigati, che sta per arrivare il signor Ernesto.  

ROSALIA

Aspetta, che preparo la caffettiera. Tu prendi quei dolci ( Escono. Rientra Giuseppe con i dolci, li posa sul tavolo ed esce di nuovo ).

FILIPPO

( Che aveva visto tutto, si avvicina al tavolo, apre la confezione e in quattro e quattr'otto si mangia i dolci e risistema la confezione ). Alla faccia di compar Giuseppe, e alla salute di comare Rosalia.  (Bussano. Va a sedersi di corsa ). 

ROSALIA

( Fuori scena, sforzandosi di voler parlare bene  l’italiano ) Vegno, vegno!

GIUSEPPE

( Fuori scena, anch’egli cerca di parlare bene l’ italiano )  Va grapi!

ROSALIA

( Va ad aprire la porta ) Si accomirasse, entrasse! Peppino? S'è arricampato Ernesto! ( Entra Ernesto, persona molto elegante, osserva in giro. Si accorge di Filippo e lo guarda ) No, niente, non ci facesse caso;  un poco fa parravamo di... di...

ERNESTO

Di... me!

ROSALIA

Di sua, si, ci ha azzeccato! Aspettassi ca vajo a guardare per la cafettiera, percheni sento tanfo di bruciato. ( Indica i dolci ) Ma... favorisce mentre in tanto. ( Esce, dopo un pò, ritorna col caffè, lo posa sul tavolo, sta per ritornare in cucina e, accorgendosi che non ci sono più dolci ritorna a guardare per rendersi veramente conto e guarda Ernesto che era girato a guardare un quadro alla parete. Fra se )  Buttana di sua matre! E che fice se l’è bevuti? E pare fine! (Entra Giuseppe )  

GIUSEPPE

Eccomi ccà, signò Ernesto. A li comandi! Ma, si sieda; volesse... (Guarda la guantiera già vuota ) ma vedo che già ha...

ERNESTO

Io, veramente...

GIUSEPPE

Oh, ma... non si preoccupasse! Con noiartri non ci hanno a essere cerimonie, è più meglio essere così, senza comprimenti. ( Ernesto non capisce ) Ma andiamo a noaotri; un poco fa alla piazza mi stava dicendo... ah, aspettasse ca chiamo alla mia signora: Rosalìa, Rosalìa!

ROSALIA

Venco, venco!

GIUSEPPE

Smuoviti! ( Entra Rosalìa portando le tazzine col caffè ). 

ROSALIA

Prego. ( Gli offre il caffè ) Volesse per prima un bocale d'acqua per quanto... ( Guardando la guantiera vuota ) spinge? ( Ernesto non capisce ) No!? Come volesse lei..

ERNESTO

( Confuso ) Oh, grazie! ( Cerca di offrire la prima tazzina a Rosalia)  E lei? ( Riferendosi allo zucchero da mettere ).

                                                         

ROSALIA

Una pizzicata, grazie.

ERNESTO

E tu? Possiamo darci del tu?

GIUSEPPE

Possiamo dareci quarsiase cosa. Due cucchiarelli, grazie, ora se vole pò accominciare.

ERNESTO

( Guardando Filippo ) Ah, ma non è il signor Filippo? Io poc'anzi lo guardavo, non l'avevo proprio riconosciuto. Dorme?

ROSALIA

Eh, meschino, è abbattuto; dove arriva si accommira e si addormenta. Dopo quillo che ci ha comminato la zoccola di sua mogliera. Ci aveva provato a scoprirla con lo amante… ma oramai che cosa deve scoprire, non vede neanche dove posa i piedi.

ERNESTO

Quindi già... sapete? Chissà se lo preferisce un pò di caffè. ( Si alza per portarglielo )

GIUSEPPE

Forse è megghio di no, è... Dispiaciuto.

ERNESTO

Della vista?

GIUSEPPE

No, dello accompagnatore!

ERNESTO

Accompagna... che?

 

GIUSEPPE

No, che; Nicola. ( Rosalia lo tira ) Ma... ( Ernesto è confuso ) andiamo a noi avotri; un poco fa mi stava dicendomi… ?

ERNESTO

Tu!  Tu!

ROSALIA

( Al marito ) Come, tu?

GIUSEPPE

Io! Io cosa? Non ci sto capendo più niente!

ERNESTO

Dicevo... tu, nel senso di darci del tu! Hai dimenticato?

GIUSEPPE

Ah, già! Lei, tu, ma guarda un po’ che confusione stava venendosi a creare. Ti stavo dicendoti che mi stavi dicendomi…

ERNESTO

Si, insomma, il fatto che si sposa Marietta… Eh, amo tanto la mia famiglia; cosa non farei per vederli tutti allegri, cosa?

GIUSEPPE

( Alla moglie ) Cosa? ( La moglie alza le spalle ).

ERNESTO

Ho saputo..., il paese è piccolo, e poi, conosco bene il mio Carlo; ho saputo che egli è... come si dice...

GIUSEPPE

Fa lo scimunito co Lion...

ROSALIA

Ingarzato, dicessimo ingarzato!

ERNESTO

Eh, che termine! Beh, si! Diciamo... così; ed io, visto che i ragazzi studiano assieme, ho pensato: perchè non vederli assieme anche in un giorno di così tanta gioia?

                    

GIUSEPPE

( Alla moglie ) ...Tanta gioia?

ERNESTO

Quindi, se mi permettono, vorrei chiedere...

GIUSEPPE

'Nzomma, accorciando, con la mia mogliere avevamo prospettato di far venire… per compagnia alla nostra figliola...

ROSALIA

Solo per gli occhi di la gente! Lo paise... è nico e la gente taglia e cuce... ( Ernesto non capisce ) sparla insomma!

GIUSEPPE

A mio figlio Luigino, lei lo ha a piacere?

ERNESTO

Ma quando mai! Non se ne deve discutere proprio! ( Giuseppe e Rosalia si guardano ) Da noi non si usa così!

GIUSEPPE

E allora, sa che ci dico? Che… ( Rosalia lo trattiene ).

ERNESTO

Io, sono venuto per invitare tutta la famiglia!

ROSALIA

( Fa un salto di gioia, tanto che Ernesto rimane meravigliato ) Vai!!!

GIUSEPPE

No..., niente! Ella dice... va! Vai! Vai a dircelo a Lion! Eh, mia mogliera... per i figli...

ERNESTO

Allora? Cosa mi rispondete?  

GIUSEPPE

E cosa ci avemo da dire.

ROSALIA

( Guarda il marito ) Lo ringraziassimo veramente, e...

ERNESTO

Non potete venire?

ROSALIA

No, no! Dicessi lo ringraziassimo veramente e venissimo tutti.

ERNESTO

Allora vi saluto e..., a ben rivederci! ( Sta per uscire e si incontra con Luigi che sta rincasando ) Ciao Luigi. ( Ed esce )  

LUIGI

E vai! Ero dietro la porta ad ascoltare.

GIUSEPPE

A ben rivederci? A non rivederci!

LUIGI

Pàaaa!

ROSALIA

(Piagnucolosa) Perché, non ci andrebbimo più?

GIUSEPPE

(Ironico) Non ci andrebbimo; ma come parli? Fai confondere anche me con questa tua manìa di apparire colta. Vedetela, e quasi piange! Ma come! Sai che ci manca sempre il famoso soldo per arrivare alla lira e pensi a partire? ( Bussano. Si sentono dei bambini che sfottono una donna. A Luigi. ) Va viri cu è. Ma chi sunnu tutti sti picciotti?

LUIGI

E noi ci andiamo? Se non dici prima che mi porti al matrimonio, per me possono anche buttare la porta a terra.

GIUSEPPE

( Bussano di nuovo )  Vai ad aprire la porta prima che ti spolvero il sedere! Ti faccio vedere io se possono buttare la porta a terra. ( Luigi apre ed entra comare Isabella ) Oh, comare Isabella! ( Si sente sempre il vociare dei bimbi; Giuseppe affaccia e li sgrida )  E tornatevene a casa, cucciolata di cani randaggi! ( Rientra ).

ISABELLA

( Come se non vedesse proprio, si avvicina ad una sedia ) La saluto compare Giuseppe; vedete che mala educazione che c’è ora? (Parlando sempre con la sedia ) Non è che per caso si’è visto mio marito? L’ho vista con lei poc’anzi.

GIUSEPPE

Comare, state parlando con una sedia impagliata; io sono più a sinistra della sedia. ( Isabella si gira a destra verso Rosalia che la guardava efinge sempre di non vedere ).

ISABELLA

Vero è! Deve scusarmi, cosa vuole, il fatto è ( alludendo alla cecità ) che… E la comare? Non c’è? ( annusa un po’ )  Che odore di caffè!

ROSALIA

Eh, cara comare! Come si nota che ha il naso fine. Sieda, sieda che vado a mettere su la caffettiera. Tenga ( le porge la sedia ).

GIUSEPPE

( Andando da compare Filippo che dormiva ) Compare, compare Filippo, su, venga; ha visto che la comare è stata in pena vedendola tardare ed è corsa a cercarla?

ISABELLA

( Sdolcinata ) Filì, Filì; dove sei maritino mio?

FILIPPO

( Fra se ) Qua-quanto è fa-falsa, co-come sa-sa reci-cita-tare! So-sono se-sempre più co-convinto che-che u-un ba-bastone ci vu-vuole, un gro-gro-grosso bastone co-co i no-nodi. De-deve pre-pre-pre-prenderle che deve pre-prenderle!

GIUSEPPE

Ma cosa fa, compare, parla da solo?

FILIPPO

O-o-ogni te-tempo a su-suo te-tempo.

ISABELLA

Ogni tempo a suo tempu; ma che dai i numeri, maritedduino mio?      

FILIPPO

Li li nu-numeri si-si! (Adirato) Pa-pazzo, pazzo vo-vo-voglio diventare!

GIUSEPPE

Ma cosa dite, compare filippo! Calmatevi, su, se non volete vedervi salire la pressione. Aspetti che le prendo una sedia ( ed esce )

FILIPPO

Do-do-donna! Se-se ti-tivedo iin ca-catti-ttiva stra-strada… ffù! Ti-ti fu-fulmino! Capito? ( Alza il bastone e lei si spaventa, egli se ne accorge e lo rialza; niente, glielo avvicina al naso, niente ) Stra-strano! M’era se-sembrato... ( Si, gira come per avviarsi ad andare in qualche posto, si rigira di scatto alzando il bastone, ma niente, lei seguiva l'uscita di Giuseppe. Filippo, non contento, appena uscito Giuseppe ci riprova, prende una banconota e, passando accanto alla moglie, la fa cadere per terra continuando a camminare; Luigi, che stava entrando, vede quei soldi, si abbassa per prenderli, prende un calcio da Filippo e cade lungo per terra; Luigi si gira e vede Filippo guardare in aria indifferente, si tocca il culo e lo riguarda. Si conserva i soldi. Entra Giuseppe con la sedia ).

GIUSEPPE

Prendi questa sedia, Luigi; cosa fai per terra? Alzati e fai sedere zio Filippo  ( Ed esce. Luigi gli posa la sedia accanto e, non appena Filippo sta per sedersi, gliela sposta; Filippo rimane seduto nel vuoto; Isabella ride, Filippo gli si avvicina e gli da un calcio, lei vorrebbe rincorrerlo, si trattiene per non farsi scoprire e cerca di sedersi, Luigi sposta la sedia anche a lei e rimane anch'essa seduta nel vuoto come il marito, Luigi rimane appogiato al tavolo, con la faccia tra le mani, a guardarla )

ISABELLA

( A Luigi )  Cornuto!!!  ( Entrano Rosalia e Giuseppe, mentre Filippo, sempre in quella posizione si stava girando a guardare la moglie. Rosalia che aveva la guantiera con le tazzine del caffè, vedendo quella scena, lascia cadere tutto e rimane a guardare il marito meravigliato; Luigi ride, mentre si chiude il sipario ).

  

 

 

                                                                                                      

                                      S  I  P  A  R  I  O

         

              S E C O N D O    A T T O

                                  (Scena medesima)

ROSALIA

( Sono appena ritornati dal matrimonio. Vestiti anni cinquanta ). Sembrava un angioletto di cera..., quanto era bella! Lui invece... Ma dove è andata a pescarselo? Una faccia...! ( A Giuseppe ) Hai sentito lo zio Onofrio come lo chiamava? << broccoletto impanato >>; e don Ernesto, per poco non è esploso, certo davanti a tutti quegli invitati!

GIUSEPPE

Cammina, scema, lo sanno tutti che zio Onofrio è un tipo scherzoso, e quello che dice è solo in modo benevolo.

ROSALIA

Bel modo benevolo! A momenti gli cadeva la faccia a terra a quel giovane, davanti a tutti gli invitati. E poi non è stato bello trattarlo così giusto il giorno del suo matrimonio., è sicuro che gli rimarrà impresso per tutta la vita, e a casa di suo zio è certo che non gli metterà più piede. Ma poi, dico io, Ernesto è così educato, gentile… non sembrano per niente fratelli, vero?

GIUSEPPE

( Stanco di sentirla, risponde disinteressato ) vero!

ROSALIA

Secondo me il nome influisce tanto su ognuno di noi, è vero?

GIUSEPPE

( Come sopra ) Vero!

ROSALIA

Onofrio; Scusa, cosa vuol significare? Mentre Er-ne-sto, sembra un nome altolocàuto.

GIUSEPPE

Locato! ( Fra se ) Locàuto.

ROSALIA

( Mentre va togliendosi i ninnoli ) Senti, senti, ( ride ) O-No... frio, frio; non ti dice niente… fri-o-

GIUSEPPE

( Sempre disinteressato )  Eh?

ROSALIA

No-frio, No-frio. Poi c’era anche zia Cocetta che…

GIUSEPPE

Senti, dimmi una cosa, ma dopo tutto questo taglio e cucito, del matrimonio… della celebrazione insomma, sei riuscita a capirne qualcosa?

LUIGI

( Che si era tolto la giacca ) Mamma, dove la metto?

ROSALIA

Cosa c’entra ora il matrimonio!

                                                     

LUIGI

Mamma, oh mamma!

ROSALIA

Coas vuoi t’unaltro?

LUIGI

( Indicando la giacca ) Dove la metto?

ROSALIA

Mettila dove vuoi!

LUIGI

( Levandosela, la butta su diuna sedia ) Ooopla!

ROSALIA

( La giacca cade a terra, Rosalia si adira e gli molla un ceffone ) E ooopla! Vai a cambiare! E’ questo il modo? I vestiti nuovi. ( Rosalia li raccoglie ) Guarda che fai, dammi pure i pantaloni quanto vado a conservarli! ( Se li toglie e di sotto ha un pigiama ) E cos’è quel coso?

LUIGI

Come cos’è? Il pigiama, non vedi!

GIUSEPPE

Il pigiama? ( Alla moglie, ironico ) Scommetto che anche tu hai qualche camicia da notte addosso! Cristo, s’erano preparati per il pernottamento!

LUIGI

Ma quale pernottamento e pernottamento! I vestiti sono quelli estivi, e il freddo stava facendomi germogliare, ed io… hai capito, adesso?

ROSALIA

Dammi, dammi qua, Luigi! Pernottamento. ( Ed esce )

LUIGI

Papà, ti è piaciuto il prete: ( Facendo il verso ) Ecco vi unisco...

LORIO

( Che si trovava ad entrare... ) Ego, ego!

GIUSEPPE

Qui è il professore!

LORIO

Vuol dire, io! Latino!

LUIGI

Papà, mi ha detto cretino!

LORIO

Forse è meglio che vado a studiare. Ma che cretino!

LUIGI

Papà, ancora, hai sentito?

ROSALIA

( Entrando ) Ma quale cretino! Ha detto latino, che significa un’altra lingua.

GIUSEPPE

L’hai sentita l’avvocatessa?

LUIGI

( Esce la lingua ) Come questa?       

LORIO

( Che stava per uscire, lo guarda e fa una smorfia di disgusto ) Brrrr! I brividi mi vengono!

LUIGI

( Che fraintende ) E tu perché non mettevi pure il pigiama sotto i vestiti!

LORIO

Ma che pigiama! Studia, asino! ( Ed esce )

LUIGI

( Gli rimane male ) Hai sentito, papà? Quando sarò prete non gli farò mettere piedi in chiesa, così la smette di prendermi in giro!

GIUSEPPE

Se tu non cambi cervello, ( Toccando e baciando a terra ), è già molto s'arrivi a fare il sacrestano. ( Ironico ) il Papa!

LUIGI

Poi vedrai! ( Rivolgendosi poi alla madra ) Mamma, oh mamma!

ROSALIA

Dimmi.

LUIGI

L’hai vista la figlia del fornaio? Era nella stessa fila dov’eravamo noi; mi chiamava ( Imitandola ) <<psss! Psss!>> E non appena la guardavo mi faceva con la mano così: ( Come a far capire che non gli avrebbero venduto più pane ) cosa vuol dire? E mi faceva pure così: (indica con la mano, come per pulirsi il muso ).

ROSALIA

( Spiega una cosa per un’altra ) No... niente, non stare a preoccuparti, sicuramente voleva dirti... ( Guarda il marito ) che... al banchetto, dopo che hai mangiato, dovrai pulirti il muso, hai capito?

 

LUIGI

No, no! Mi faceva così! ( Rifacendo il verso ).

ROSALIA

E... allora... vuleva dire... che il muso dovevi pulirtelo, si ecco!

GIUSEPPE

Tutti, voleva dire tutti! Io, tua madre, tu, e...

LUIGI

Lion e Orio? Ma quelli, il muso lo puliscono pur anche mentre mangiano! Non vedi, papà, quanto sono delicati?

ROSALIA

Senti Luigi, stai facendo un mare di confusione ( Al marito ) Come faccio a farglielo capire meglio?

GIUSEPPE

Comincia col prendere il cappello. ( Facendo come per tirare il numero dal cappello ).

LUIGI

( Facendo anch’egli il verso) Aaah!

GIUSEPPE

( Ironico ) Aaah!

LUIGI

Ah si, papà? E noialtri non li facciamo partecipare più al sorteggio! (Bussano )

GIUSEPPE

Accomodatevi! Entrate! ( A Luigi ) Vai a  chi è. ( Bussano ancora ) Cosa aspetti adandare ad aprire?

LUIGI

( Va ad aprire borbottando ) Sempre io devo andare ad aprire! ( Apre e guarda Peppi facendo dei segni come per volere indicare chi è all’uscio ).

GIUSEPPE

( Mima ripetendo i segni ) Si può sapere chi è invece di fare il gioco dei segni?

ROSALIA

Sarà sicuramente Andrea, lo scemo del paese. ( A Luigi ancora alla porta ) E’ vero, Luigi?

LUIGI

Uh! Uh! Cosa devo fare, digli di entrare?

ROSALIA

Ci mancava proprio lui in mezzo ai piedi!

LUIGI

Papà si sta mettendo a piangere, cosa devo fare?

GIUSEPPE

E va bene, fallo entrare! ( Alla moglie ) Gli facciamo capire che stavamo uscendo.

ROSALIA

A quello! Gli facciamo capire... che stavamo... va la, va la!!

LUIGI

Ed entra, entra!

ANDREA

( Entra. E’ uno scemo del vicinato; parla un po' a modo suo ). Talutatemi! ( Ride ) Ih! Ih! Ih! ( A Giuseppe ) Tu bravo tei?

GIUSEPPE

( Alla moglie meravigliata ) Talutalo! Ih! Ih! Ih!

ROSALIA

( Al marito ) Ih! Ih! Ih! Ma cosa ridi?

ANDREA

( A Giuseppe ) Quante tono le ttelle?

ROSALIA

( Guarda il marito imbarazzato ) Come dicevi? Di fargli capirea che dovevamo uscire? Intanto comincia a contare.

ANDREA

( Vedendo che non gli danno ascolto piange ) Le ttelle… quante tono? Tu non tei bravo!

ROSALIA

Giacché non dobbiamo uscire più, vado a sistemare i vestiti di la dentro. ( Giuseppe la guarda meravigliato ) Su, cosa aspetti a contare?

LUIGI

Papà, davvero tutte devi contarle? ( Antrìa continua a piangere ).

GIUSEPPE

Stai zitto tu, che ora vediamo.  

ANDREA

No! Che te li mantia i tole!  Brigati!.

LUIGI

( Va a guardare dalla finestra ) Stelle non se ne vedono, come fa a conatrle?

ANDREA

 ( Piangendo ) Lo hai vitto che te li è mantiate tutte i tole!

GIUSEPPE

Ma quale sole e sole! E piange pure! Di giorno le stelle non si vedono, hai capito? Su, non piangere, che stasera, come va via il sole ci sediamo e con la santa pasienza le contiamo tutte; va bene?

ANDREA

( Piangendo ) Te le mantiate! Te le mantiate!

GIUSEPPE

( Chiama la moglie ) Rosalia! Oh Rosalia! Vuoi venire a contentarlo a questo? E’ inutile che piangi; comu devi capirlo che di giorno stelle non se ne vedono!

ANDREA

( Smette di piangere, lo guarda e ci ripensa ) Te li è mantiate! E quetta tera li tata.

ROSALIA

Cosa c’è, che hai?

ANDREA

( Le corre incontro piangendo ) I tole ti è mantiato le ttelle! ( Serio ) Ma  quetta tera li tata! E’ vero? Tu brava tei?

ROSALIA

Certo, caro Andrea! Può tenerseli tutti in pancia? Non piangere che stasera le contiamo tutte tutte! Qui, ci sediamo fuori, davanti la porta e non andiamo a letto se prima non le abbiamo contate tutte, sino all’ultima.

ANDREA

( Allegro ) Ti, ti lo voglio tapere! Tome tono contento!

LION

( Entrano Lion e Carlo ) Eccoci qua! To ( A Carlo ) guarda, guarda, Andrea!

ANDREA

( A Giuseppe ) E ti é quetto? ( A Carlo ) Bravo tei?

CARLO

Umh!

LION

Questo è Carlo!

ANDREA

Tarlo?

CARLO

Carlo, Carlo! No tarlo.

ANDREA

Petté, io tome ho detto? Non ho detto: Tar-lo. Timunito!

ROSALIA

( Rosalia, visto che Carlo ci rimane male, cerca di spiegare ) Non fargli caso Carlo, egli è come dire...

LION

( Ad Andrea ) Non è giusto Andrea, trattare così gli sconosciuti...

ANDREA

( A Luigi ) Te ha detto?

LUIGI

Sconosciuti, estranei, gente che non conosci. ( A Rosalia ) Ma come faccio a farmi Papa con questi discorsi, mamma, me lo vuoi dire?

LION

( Ad Andrea ) Andrea, questo è il mio fidanzato.

ANDREA

( Scoppia a piangere ) Mi avevi pometto che ti dovevi pposare to me; te lo tei coddata? E ora ton ti mi ppoto, me lo vuoi tire? Me ne vado; non ti tonno più in quetta cata! ( Passa accanto a Carlo e lo guarda ) Tu, non tei bravo, sei Tonnuto! ( Ed esce ).

CARLO

Che a detto?

GUSEPPE

( Giocando sul frainteso ) No niente..., egli, ( Carlo non capisce ) lui insomma, ( indicando dove è uscito Andrea ) si esprimi col nostro linquaggio, che vuole dire senza capelli; tonnuto va! Tonnere, da tonnare le pecore...

CARLO

( A Lion ) Tonnere, pecore; ma che linguaggio è il vostro?

LION

Su Carlo non farci caso, papà si eprime con degli idiotismi legati ad altri tempi: tosare le pecore, giù nel meridione, dove papà ha lontane origini, si diceva tonnare… capito?  é così... come dire..., insomma è il suo modo di essere.

CARLO

( A Lion ) Su, che facciamo? Giù, in macchina, aspettano.

LION

Sai mamma, stiamo andando in città a vedere una commedia di un grande autore, e..., se si fa tardi, non state in pensiero, gli amici di Carlo ci hanno invitati ad assaggiare le focacce al ristor club. ( Saluta baciando ) Ciao Papy a più tardi.

CARLO

Arrivederci, ( Rimangono tutti meravigliati ) e... una buona nottata. (Escono )-

GIUSEPPE

( Dandosi schiaffetti in faccia come per rendersi conto se è desto ) Ma… sono sveglio o sto ancora dormendo?

ROSALIA

Più forte, più forte devi darteli! Quanto sei rincitrullito! ( Ironica ) Al matrimonio sola? Non se ne deve nemmeno parlare! La gente mormora! Ci accoppiamo a Luigino! Eh, noialtri così siamo, caro Ernesto; così! Broccolone!

GIUSEPPE

( A Luigi che stava a guardare ) Tu vattene a studiare, che certi discorsi non puoi ancora sentirli.

LUIGI

Papà, per domani non ne ho compiti, non prenderti pensiero.

GIUSEPPE

Dagli a mangiare al cane allora e poi fallo pure uscire. ( Luigi esce borbottando ). Come ora rincasa la signorina dobbiamo mettere le carte in regola, non facciamo che con questa uscita così… prende inizio qualche telenovela, cioè una serie di uscite che non si finisce più?

ROSALIA

( Triste ) Chissà dove se la portano nostra figlia? Non dovevamo farla andare sola.

GIUSEPPE

Senti, non incominciamo adesso! E poi, non l’hai sentito? Sono andati al teatro; al teatro, ma cos’è il teatro? ( Con tenerezza ) Vorresti andarci tu qualche volta?

ROSALIA

( Timida, acconsente abbassando il capo ) Umh!

GIUSEPPE

E dov’è che tu non vorresti andare! Ci scommetto pure a l’inferno! Ma… al teatro, non preoccuparti che a breve ti ci porterò, e con i biglietti di prima fila! Vorrà dire che dal cappello tireremo qualche bigliettino in meno, eh, per la coltura questo ed altro!

LUIGI

( Entrando col cane al guinzaglio ) Papà, dove lo porto il cane a far la pipì? La signora Anna ha promesso di darmi un colpo di bastone in testa come mi avvicino davanti casa sua, dice che il cane va ad alzare la gamba sui suoi fiori e le stanno seccando tutti.

ROSALIA

Dico io questo cane per forza abbiamo da tenerlo? In questa stradanon ne posso più: i bambini si spaventano, va facendo i bisogni ovunque, come scopre un altro cane da inizio allo spettacolo, persino padre Vincenzo, ieri l’altro, passando mise la mano davanti agli occhi.

GIUSEPPE

E allora diciamo al sindaco di fare costruire i babinetti ai cani e  assegnare loro un orario di uscita, così i ragazzi sanno che a quell’ora escono solo i cani, e in quanto alle altre cose mi dispiace per padre Vincenzo, ma… a Igor non gliela posso… ( Facendo come se tagliasse ).

LUIGI

Papà e sino a quando il sindaco non approva questa legge, il cane dove lo conduco?

GiUSEPPE

Ma quale legge! Quale sindaco! Questo vero se l’è bevuta. Guarda che fai, conducilo alla punta del paese.

LUIGI

Sino la sopra devo andare? ( Esce borbottando )

GIUSEPPE

A questo, senza ancora nascere, non gliene ne sta bene una!

ROSALIA

E’ piccolo ancora...

GIUSEPPE

Ah, è piccolo! E i grandi chi sono gli altri due, che appena dico loro d’andare a comprare il pane ti cercano una scusa? ( Ironico ) Ma papy! Ti sembra giusto farmi vedere dalle mie amiche che vado a fare servizi? Ma papà, come osi? Mandarmi in giro a far compere; ma dico! Ma dico, lui; mentre io non posso dire niente. E il cappello, il cappello me lo vuoi dire a cosa serve? Mi vuoi dire questi sacrifici, boccate amare, queste brutte figure nei confronti dei debitori, a cosa serve tutto questo? A che servono tutti questi sacrifici per farli studiare? ( Ironico ) Teniamo lontani i figli dai sacrifici, non facciamo loro capire niente… E ora, che cosa hanno capito della vita? Solo che lucidano quattro paroloni, e tutto è apposto. Questa è la loro cultura? Questo è il rispetto per il proprio padre, ( guardando Luigi ) che dice al proprio figlio: << vai a portare il cane a cacare >> scusando la frase; ed ti risponde che gli secca? Questo, questo è il loro rispetto?

                                                                      

LUIGI

Ho capito, mamma, quanto porto il cane alla puta del paese, vedete quanto la sta a girare per dirmi che devo andarci io ad ogni costo! (Esce col cane. Fuori vede Andrea seduto che aspetta per contare le stelle, e rientra ) Papà, guarda che qui fuori c’è Andrea seduto a terra che aspetta te per contare le stelle, cosa devo dirgli?

GIUSEPPE

Digli che domani sera ne parliamo. ( Luigi non si muove ) Cosa aspetti? ( Esce, e subito rientra ).

LUIGI

Senti, gli ho anche detto che ti fa male la testa e non puoi contare, ma egli non vuol sentire niente. Cosa devo fare? Farlo entrare o esci tu?

ROSALIA

Non ti seccare, vai fuori a contare che intanto vado a stirare la biancheria ch’è tutta stropicciata.. ( Si sente donna Bastiana che parla ad alta voce con Luigi ) Te l’ho detto che non ne potevo più! ( Ed esce per l’altra stanza ).

VOCE FUORI SCENA

Si puo' sapere dove stai andando col cane? Oh, no!!! Ancora sui fiori! Eh no! Questa storia ha da finire! Ma tu guarda s’è maniera! ( Ed entra ) E’ permesso?

GIUSEPPE

Perché, già non è entrata?

VICINA

( Adirata ) La saluto! Sua moglie non c’è?

GIUSEPPE

Scusate ma chi ve lo ha detto che non c’è?

                                                          

 VICINA

A quel che vedo, lei ha sempre voglia di scherzare; io vi ho chiesto se vostra moglie è in casa.

GIUSEPPE

Senta, non è che per caso ha preso qualche morso di tarantola e va cercando dove grattarsi?

ROSALIA

( Fuori scena ) Giuseppe, ma dico! Tu vedi questa zoccolona! Per una pipì di cane cosa sta combinando!

GIUSEPPE

( Volendo calmare la vicina che, sentendo dire a Rosalia  quelle cose, era andata in escandescenza ) No..., niente! Sicuramente...

ROSALIA

Eh no! Pure con quest’altra ora? Cosa aspetta a buttarla fuori! Non bastava il cane, pure la gatta ora!

VICINA

( Esplode rivolta verso la porta da dove fuoriescono le voci ) Vieni, esci fuori se hai coraggio, grandissima zoccolona! A me, gatta? ( Si rivolge a Peppi ) E lei niente le dice? Che uomo è? Grandissimo pulcinella! Pure gatta sono?

GIUSEPPE

Senta, grandissima pecora storpia, se non vuole assaggiare ( va a prendere un pezzo di legno che si trovava li vicino ) un bel colpo di bastone sulla nuca è meglio che se ne esce da dove è entrata, o che le sembra!

VICINA

Padre, figlio e spirito santo! Nun la facevo così porco; ora, come viene mio marito...

ROSALIA

Ancora! E come tira fuori le unghie! Giuro che se t’acchiappo, gli occhi ti cavo!

VICINA

( A Peppi ) Buttate sangue lei e vostra moglie! ( Si avvia per andarsene ).

ROSALIA

Vieni qui! Qui devi venire! Ah, hai paura! Ma sempre te li darò, non preoccuparti!

VICINA

( Che se ne stava per andare, si avvia verso la porta della stanza dove si trova Rosalia ) Ah, si! E allora esci se hai coraggio! ( E, mentre aspettava, con le mani ai fianchi, l’uscita di Mpillonia, si vede arrivare di sopra una gatta ).

ROSALIA

Scappi? ( Che inseguiva la gatta, si scontra con la vicina e cade per terra ) E lei cosa ci fa qui? Porco di un demonio, un colpo m’ha fatto prendere!

                                                          

VICINA

E io che pensavo... deve a scusari signora Rosalia se io... Niente, tolgo il disturbo. La saluto signor Giuseppe, e mi scusi ancora se io…  ( Va per uscire e s’incontra con Andrea ) Gesù mio! Chi è?

ANDREA

Botta di tale! Mi ha fatto ppaventare! ( Che guardava PeppiGiuseppe) Vieni to mé!!!

GIUSEPPE

Non può ettere!!!

ANDREA

Veti te pianto!

GIUSEPPE

Piangi? Per me puoi anche strofinarti a terra, cosa credi di farmi paura?

                                                                      

ANDREA

( Andando da Mpillonia che ancora è a terra ) Ah, ti! Veti che tti aballo di topa! ( Pausa ) Lo hai tapito? Ton te pallo!

GIUSEPPE

( Esplode irato e lo insegue attorno il tavolo e la moglie per terra ) Oooh! Oooh!

ANDREA

( Scappa correndo ) Ma tomè, tonnuto è!

GIUSEPPE

Ancora! (Alla moglie) Senti, vuoi alzarti e prepari da mangiare che sta per arrivare Luigi?

ROSALIA

Mangiamo? Di, non è che sei bucato di sotto!

GIUSEPPE

Bucato di sotto si! Se continuo a correre dietro a questo e lo prendo sarei capace di mangiarmelo per intero (  spaventare Andrea ).

ANDREA

( Spaventandosi ) Tonnuto vero tei! ( Triste ) Le ttelle… ( piange ) i tole...

GIUSEPPE

Oh, madonna! La vuoi chiamare sua madre quanto se lo viene a ritirare?

ROSALIA

Deciditi, devo preparare a mangiare, o chiamare sua madre?

ANDREA

( Rosalia ) Te mi hai detto, prima prima! Te non antavamo a letto te pima non tontavamo le telle; tu non tei bravo tei menzognero!

ROSALIA

Gliele vuoi contare queste stelle metr’io preparo da mangiare?  (Entra Luigi portando un involto ). 

LUIGI

Papà, aiutami che sta cadendomi!

GIUSEPPE

Ma cos’è st’involto?

                                              

LUIGI

Me lo ha dato la nonna!

ROSALIA

Dammi, Luigi ( la apre adagiandola sul tavolo ).

GIUSEPPE

( Guardando dentro la pentola ) Ma questo è un miracolo!

LUIGI

Papà, veramente questa è pasta con sarde e finocchietti. ( A Rosalia ) Dice la nonna che l’aveva preparata per oggi, e siccome siamo andati al matrimonio, ha detto che domani ce la riscaldiamo…

 

GIUSEPPE

Domani?! ( Odorando ) Umh! Che odore!

ROSALIA

Ho capito, quanto vado a scaldarla! ( Ed esce )

LUIGI

Mamma, io pure la voglio! ( Vede Andrea che guardava alla finestra) Cosa fa Andrea?

GIUSEPPE

Niente, le stelle!

LUIGI

E come li fa?

GIUSEPPE

Li fa… cosa? Senti, vai a chiudere il cane e ti lavi bene le mani che dobbiamo mangiare ( Luigi esce )

ANDREA

I Ttole attai ne ha mantiate ttelle, ( Triste ) e no le vuole tatare, tome fattiamo?

GIUSEPPE

Per carità non piangere, che ora telefoniamo al sole e gli diciamo di sbrigarsi; va bene?

ANDREA

Ti, ti! Tome tono tontento! ( Pensieroso, riguarda alla finestra ) Ma... i ttole non te!

GIUSEPPE

T’è, t’è non ti paventare.

ANDREA

Tu tei tonnuto, mi pendi in giro.

GIUSEPPE

Guarda che se mi gira la bizza ( facendo il gesto ) ti mollo uno di quei sganassoni da farti ristabilire d’un tutto! Ma chi me lo hanno messo i morti a questo?

ANDREA

 ( Come se l’avesse preso vero lo schiaffo ) Aih! Aih! Aih! Aiuto, aiuto! M’ammazza!

ROSALIA

( Entra con la pentola seguita da Luigi con la tovaglia e piatti in mano) Ma cosa gli hai fatto?

GIUSEPPE

Cosa gli hai fatto… a chi?

ROSALIA

Come a chi! Non senti come piange? ( Avvicinandosi ad Andrea per calmarlo ) Che c’è, cosa è successo, Andreuccio?

ANDREA

Mi tava ammattano! Mi ha dato un tacco di battonate! ( A Peppi ) Tonnuto!

GIUSEPPE

Giuro che ho una grandissima voglia di menarti che neanche lo immagini! ( Alla moglie ) Dico, glielo vuoi portare a sua madre!

ROSALIA

( Ad Andrea ) Andiamo, su! ( Si sente cantare. Sono: compare Filippo e Stefano ).

GIUSEPPE

( Alla moglie ) Questa non è la voce di compare Filippo? Di poi che ha fatto pace con la moglie è più sveglio di prima, e tutti gli sfaccendamenti li ha lui!

ROSALIA

Sembra di riconoscere anche la voce di zio Stefano. Se questi due entrano qui dentro è vedono la tavola apparecchiata, non se ne vanno più via.

LUIGI

Mamma, e noi nascondiamo tutto! ( Guarda in giro ) E dove??

ROSALIA

Qui! ( Bussano ) qui, ( Indica sotto il tavolo. Bussano ancora ) qui Luigi; sbrigati!

GIUSEPPE

Accomodatevi! ( Bussano più forte ) Entrate, su! ( Entrano i due ) A quel che sento, vedo che siete molto allegri. E… come mai da queste parti?

FILIPPO

Sa-sa  sa-salutia-tiamo, cu-cu cu-cu...

ROSALIA

Cos’è, fate anche il cculo ora?

FILIPPO

Co-ccocom…

ROSALIA

Ah, no! I cocomeri!

STEFANO

Buona sera a tutti!

FULIPPO

Che-che è, co-compare! Che che fo-forse la le-le-gge pro-proibisce di ca-ca  ca-ca ...

GIUSEPPE

E l’ultima ci mancaa!

FULIPPO

Ca-cantare?

GIUSEPPE

Veramenti, ancora no! Ma Per quelli come voi, stonati, lo stato avrebbe dovuto pensarci già d’un pezzo. Ditemi, a cosa devo questa fortunata visita? E voi, zio Stefano, non è che siete venuto... (Facendo segno di soldi ) per i… ve l’ho detto che potevo darveli il prossimo mese.

ROSALIA

Sempre... se lei è fortunato!

STEFANO

Che vuol dire lei è fortunato? Si spieghi con parole semplici.

LUIGI

Papà, prendo il cappello per farglielo capire meglio?

GIUSEPPE

( Stefano continua a non capire ) No, niente! ( A Luigi che era andato a prendere il cappello ) Vai a posare quel coso tu!

FILIPPO

( Che annusava nell’aria ) Ma-ma vo-voialtri... ( Come a volere indicare se stessero preparando per mangiare ).

ROSALIA

( Subito ) Quale mangiare, compare! Noi mangiamo a notte inoltrata.

ANDREA

( Stava recandosi sotto la tavola ) Tutto i tavolo è!

GIUSEPPE

No, niente! Egli dice ( toccando il tavolo ) Tutto tavola, tutto legno insomma! Eh, poverino è ( come fosse matto ) un po’…

ANDREA

( Facendo un gestaccio ) Tè, tonnuto! Ti hai telefonato a tole? Ah? Dove tono le ttelle?

GIUSEPPE

( Ai due ) Eh, che vi dicevo? Allora, compare, mi dica tutto.

FULIPPO

E co-cosa vi-vi devo di-dire, nie-nieniente. Ma-ma ma-ma, vo-vo...

GIUSEPPE

( Alla moglie ) Forse è meglio accomodarci, tanto il tempo lo abbiamo.

FULIPPO

( Adirato ) Di-dico vo-voi stava-vate... ( facendo segno di mangiare )

ROSALIA

E insiste! Quando mai le ho detto! Come devo farglielo capire con la musica?

FULIPPO

Si-siccome... ( Indicando l’orologio che ha al polso ).

STEFANO

( Spiegando ) Non fateci caso, mio compare vuole dire che, siccome solitamente questa è l’ora di mangiare… pensava di venire a trovare preparativi, ecco!

ROSALIA

Scusate, allora siete proprio venuti per… mangiare?

GIUSEPPE

Coumpare, avete sbagliato il momento, io devo contare un pò di  stelle ad Andrea, e…

ANDREA

Tutte! Lo ha tentito?

GIUSEPPE

Luigi, comincia a contare che a momenti io vengo.

ANDREA

Ah, non mantiamo più? ( A Giuseppe ) Brogliane tei! Pima dite mantiamo, e ora...

GIUSEPPE

( Ai due che stavano per capire ) No, niente, non ve l’ho detto poc’anzi? Egli è…

STEFANO

Compare, ancora non l’avete capito che siao di disturbo?

GIUSEPPE

Disturbo? Quando mai! E poi… per mangiare, scusate? Per niente! Dovete sapere che noi non abbiamo di questi problemi, perché teniamo una pentola magica. ( Stefano guarda meravigliato Filippo ) Rosalia, prendi la pentola e la mostri a questi due increduli ( Rosalia, meravigliata, si abbassa a prendere la pentola da sotto il tavolo ).

FILIPPO

( Meravigliato. A Giuseppe ) So-so... ( indicando sotto la tavola ).

GIUSEPPE

Eh, la teniamo sempre pronta, compare!

( Rosalia prende la pentola ) Posala sul tavolo, quanto do loro una dimostrazione ( i due non capiscono ) la metto a lavoro insomma! (Giuseppe fa finta di concentrarsi parlando con voce misteriosa ) Pignatona, pignatella; più ti guardo, più sei bella; di quel bene che ne avanzo per quel fuoco che ti scanzo, preparami subito un ottimo pranzo! ( Conta sino a tre ed apre la pentola sotto gli occhi dei due meravigliati ) Eh! Cosa ne dite?

STEFANO

Cosa ne dite? Deve venderci questa pentola!

GIUSEPPE

( Guardando la moglie ) Vendere? Ma quando mai! Scusate, allora non l’avete capito proprio; questa pentola, solo ci toglie lo scervellamento di cosa preparare da mangiare, ma concede la possibilità a mia moglie, non avendo più di questi pensieri, di stare sdraiata e a pancia in aria dalla mattina alla sera.

FULIPPO

Ce-ce ce-ce ce-ce la-la dove-vete ve-vendere, co-compare!

STEFANO

Certo, deve vendercela!

GIUSEPPE

( Guardando la moglie ) E la mia mezza? ( I due non capiscono ) La mia ( indicando la moglie ) metà isomma, li come si dice, come fa senza la pentola? Cosa fa, non potendo più stare a pancia in aria?

FULIPPO

Si-si sta u-un pòpò so-sotto so-so-sopra ( Aiutandosi a gesti )

ROSALIA

Sentite non state a prendervi pensieri e concludiamo, perché io non ho nessuna difficoltà a come stare. 

STEFANO

A come vedo, la signora non ha nessun problema, quindi perché non ce la vendete?

GIUSEPPE

( Guardando la moglie ) Io...

STEFANO

Quanto vulete per questa pentola?

GIUSEPPE

E comu faccio a dirivi quanto vale, non è che commercio pentole, scusate.

STEFANO

Facciamo così, ( A Fulippu ) lei quanto ha detto che le devo per quel debito?

FULIPPO

Iu, fo-forsi su-sugnu lu-l’unicu a nun ava-vanzari ne-nenti di me-me me-me cu-cumpari.

STEFANO

( A Giuseppe ) Io posso toglierle, oltre al mio di debito, quello di qualcun altro se vuole; ( guardando nel portafoglio ) le vanno bene... seicentomilalire?

ROSALIA

( Quasi sviene ) La sedia, datemi una sedia! ( Si premurano a farla sedere ) Acqua, acqua!

GIUSEPPE

( Corre a prendere dell’acqua e gliela da ) Un colpo le stavate facendo pigliare? Eh, s’era affezionata tanto alla pentola; ma… comw si suol dire: “morte che deve arrivare, presto sia”. Non ne parliamo più, eccovi qua la pentola. La pasta però la lasciate a ricordo dell’ultima volta. ( Svuota la pentola in una zuppiera e gliela da ) Tenete. e... un consiglio prima che andate: non state sempre vicino la pentola, se no v’ingrassate quanto un porco, capito?

FULIPPO

( Stefano aveva allungato le mani per prenderla ed egli gliela toglie ) Eh no, compare! Questa la tengo io!

STEFANO

Come, i soldi li ho tirati fuori io! ( Si avviano, con la pentola in mano, litigando sino fuori. Rosalia, che s’era ripresa, guarda Giuseppe e sviene di nuovo ).  

GIUSEPPE

( Si avvicina a Luigi che contava le stelle alla finestra con Andrea, e fa cadere, davanti a loro, dei biglietti da millelire ) Luigi, Andrea! Che ne pensate?

ANDREA

Tanti toldi! ( A Giuseppe ) Ti te li ha dati? I miei tono? Te tono tontento!

GIUSEPPE

Te li manda il sole. Mi ha detto: di ad Andrea che questi sono i soldi delle stelle che mi sono comprato questa sera.

ANDREA

( Meravigliato ) Allora non te li è mantiate? E iu te pentavo te te li aveva mantiate tutte. Tome tono tontento! Bravo è i ttole, vero?

GIUSEPPE

Si, si certo! Ora ritorna a casa e domani ne riparliamo, va bene?

ANDREA

Ti, ti! Tome tono tontento! Talutatemi! ( Esce accompagnato da Luigi che si sofferma un attimo ).

LUIGI

Papà, papà! Cos’è questo discorso dei soldi? E ora per Andrea non diventa una cattiva abitudine?

GIUSEPPE

( Rosalia si riprende ) Rosalia, come stai? Ti sei ripresa?

ROSALIA

Che mi sento strana! Dove sono quei due? E la pentola di tua madre, dov’è?

GIUSEPPE

Ma come? Alla pentola pensi, no ai soldi che abbiamo fatto? Non capisci? Sono seicentomilalire tondi tondi, entrati nelle nostre casse lisci come l’olio!

ROSALIA

Cosa hai fatto? E ora, come s’accorgono dell’inganno non tornano subito indietro? Cosa gli diremo?

GIUSEPPE

( Passeggia pensieroso; si ferma, ha una trovata ) Senti cosa facciamo, prendi un palloncino di gomma, uno di quelli con cui gioca Luigi ( a Luigi ); Luigi vai a prendere un palloncino che lo gonfiamo.

LUIGI

Sembri strano papà; di, vuoi giocare come i bambini?

GIUSEPPE

Vai a prendere un palloncino t’ho detto! ( Luigi esce ) Tu intanto prepara un po’ d’acqua colorata di rosso come se fosse del sangue, la svuotiamo dentro il palloncino e te la combini al fianco sotto la veste, che io, come arrivano i due, so cosa fare.

ROSALIA

Cosa fare,,, cosa? Non facciamo…...

GIUSEPPE

Non incominciamo col: non facciamo! Fai ciò che t’ho detto; m’è venuta una bella idea per quei due che se la ricorderanno per tutta la vita.

ROSALIA

( Entra Luigi col palloncino in mano ) Dammi, dammi qua, sentiamo cosa gli frulla nel cervello a tuo padre ( si avvia ad uscire ).

LUIGI

Papà, cosa ne pensi se mangiamo? I migliori sono stati Carlo e Lion che con la scusa del teatro sono andati a mangiarsi una bella pizza, mentre noi…

GIUSEPPE

Siedi e non pensarci, che domani pure noi andremo al teatro e al ristorante a mangiare come i signoroni, altro che pizza! Alla faccia di compare Filippo e di zio Stefano. ( Si siedono; Giuseppe mette la pasta nei piatti, ed entra Rosalia ) Tutto apposto?

ROSALIA

Voglio proprio vedere quello che devi combinare.

GIUSEPPE

Non spaventarti, su. Mangiamo, mangiamo intanto che la fame sta facendomi acidità. Domani, cara moglie, ci agghindiamoa a festa e andiamo a teatro. Ci sediamo in prima fila come i nobili a vedere lo spettacolo, eh, cosa ne pensi?

ROSALIA

Se devo proprio dire la verità, di spettacolo qua dentro non ne manca proprio.

GIUSEPPE

( Mangiano ) A Luigi gli compriamo un bel gelato, una lecca lecca…

LUIGI

La pizza, papà, la pizza, lo hai dimenticato?

GIUSEPPE

La pizza… quando usciamo dal teatro.

LUIGI

Mamma, allora domani mi lascio il pigiama di sotto?

ROSALIA

E a scuola? Quando torni a casa se ne parla.

LUIGI

Non darti peso, che domani non è scuola, hai dimenticato ch’è domenica? Io ho finito di mangiare; corro a coricarmi, così domani si fa prima giorno ( Esce ).

GIUSEPPE

( Si sentono delle voci; sono i due compari. Giuseppe guarda la moglie. Bussano ) Eccoli qua! Facciamo finta di litigare; non preoccuparti, è una scusa, l’importante è di non far capire niente. (Bussano ancora ) Accomodatevi! ( Entrano; sono adirati. Giuseppe inizia la lite con la moglie, i due rimangono senza parlare ) T’ho detto che a scuola i nostri figli non devono andarci più, basta! Capito?

ROSALIA

( Recita anch’essa ) Che cosa? Tu sei pazzo! Loro, sino a quando dico io, a scuola ci andranno sempre, e come se ci andranno!

GIUSEPPE

Ah, si! Allora è segno che comandi tu in questa casa?

ROSALIA

Ah! Perché ancora non lo avevi capito? E se non ti garbizza, quella è la porta e puoi anche andartene!

GIUSEPPE

Ah, è così che la pensi?

FILIPPO

E ba-basta, co-compare, la-la-la-lasci pe-perdere!

GIUSEPPE

( Sempre facendo finta di essere adirato ) Lei si facci i fatti suoi, sono cose che non la riguardano. ( A Rosalia ) Quindi io devo andarmene? ( Prende un coltello che si trovava sul tavolo ) Tieni qua allora! Ti faccio vedere io chi comanda in questa casa! ( E lo conficca la dove c’era la vescichetta piena di liquido rosso. A terra diventa una pozza di sangue. I due compari si guardano esterrefatti ).

STEFANO

Grandissimo animale di bosco! ( Giuseppe pulisce il coltello con tutta tranquillità e lo posa sul tavolo ) Ma si rende conto di quanto ha combinato?

GIUSEPPE

Glielo faccio vedere io chi comanda!

FILIPPO

Co-co-co-compare, a su-su-su-sua mo-moglie ha amma-mmazzato!

GUISEPPE

Ma cosa dice? Quale ammazzare e ammazzare! ( Rosalia non si muove, sembra morta ) Caso mai, ho voluto darle una grande lezione; lei deve capirlo che comando io, eh, scusate!

STEFANO

( Guarda, meravigliato, la donna per terra in una pozza di sangue ) Ma cosa vuole che deve capire se l’ha uccisa!

GIUSEPPE

Che uccidere, quale ammazzare? Ancora? Le ho voluto far prendere paura, tutto qui. Ora la faccio rivivere meglio di prima. ( I due si guardano meravigliati ) Lo vedete questo? ( Mostrando un fischietto che teneva in tasca ). Voi due pensate… e direte sicuramente: “è un semplice fischietto”; no! E’ un fischietto maggico! Ammirate, osservate quanto egli riesce a fare. ( Incomincia  a suonare, e, a quelle note, Rosalia, come se nulla fosse successo, si va risvegliando come da un lungo sonno, sotto lo sguardo incredulo dei due che rimangono imbambolati ).

ROSALIA

Dove sono? Che ora è? Che mi sento strana, è come se avessi fatto un sonno lungo cent’anni. ( Si alza e si avvia verso l’altra stanza, sotto lo sguardo sbalordito dei due compari ).

GIUSEPPE

Avete capito ora?

FILIPPO

Ve-ve ve-ve ve-veramente no-no!

STEFANO

Io pure! ( Guardando verso dove è uscita Rosalia ) Senta, noi eravamo tornati per… ( Mostra la pentola ) questa, ma… dopo quello che abbiam visto, vorremmo fare un altro affare, che ne pensate se ci vendessimo questo fischietto? Sapete com’è? Ho mia moglie che ha la manìa di comandare, servirebbe a metterle anch’io un po’ di paura, cosa mi dite?

FILIPPO

Pu-pure io da-da-da-darei alla mi-mia u-u-u-una ca-calmatina.

GIUSEPPE

No e poi no! Questo non ve lo posso vendere proprio, neanche se mi passivo…

FILIPPO

Altre… seicento… milalire...?

GIUSEPPE

Trattandosi che voi lo fareste a fin di bene… tenete, va bene per quella cifra.

STEFANO

( Apre il portafogli e paga ancora Giuseppe ) Su, compare, andiamo a cercare rogne a casa, ed insegniamo alle mogli come si discute.  (Prende il fischietto) Tante grazie, e… mi saluti quella morta-viva di sua moglie ( escono ).

GIUSEPPE

Con quei due avrei come vivere di rendita. ( Entra Rosalia )

ROSALIA

Non dirmi che hai venduto loro anche il fischietto?

GIUSEPPE

Tu chi avresti fatto? ( Mostrando i soldi )

ROSALIA

E se quelli ammazzano le loro mogli?

GIUSEPPE

Mal per loro!

ROSALIA

E che sei tranquillo! E se tu eri al posto loro?

GIUSEPPE

Mal per te! Come vedi… io non c’entro proprio. Anzi, sai che ti dico? Prendi il cappello che tiro due bigliettini mentre abbiamo questa possibilità ( mostrando i soldi ). E prendilo, su!

ROSALIA

( Prende il cappello e vi mette i bigliettini ) Sono solo tre creditori! Vediamo a quanto ammonta il debito, può essere che questi soldi bastino per tutti. ( Apre il primo bigliettino ) Vulcano del Pane!

GIUSEPPE

E questo possiamo strapparlo ( lo strappa; la moglie lo guarda meravigliata ) era nel patto, il suo debito e seicentomilalire.

ROSALIA

Sono rimasti il carnezziere centosettantamila, il calzolaio cento quarantamila il parrucchiere settantamila e il libraio sessantamila.  ( Fanno i conti ) In tutto sono quattrocento quarantamilalire.

GIUSEPPE

( Baciando a terra e in cielo ) E sono finuti i debiti! Con quelli rimasti compriamo degli abiti, un po’ di spesa e andiamo al teatro! Eh, che ne pensi?

ROSALIA

Eh, no! Resta il merciaio ( legge )rciaru, lire novantacinque mila.

GIUSEPPE

Eh, sciocca! Non ci sono ancora i soldi del fischietto.

ROSALIA

( Si sente una macchina a sirena spiegata. Giuseppe, seduto, guarda la moglie preoccupato ) E... ora? Vedi come finisce facendo brutti scherzi? Avrei preferito continuare a tirare bigliettini dal cappello sino alla morte e no… ( Bussano, la moglie va ad aprire; Giuseppe rimane seduto appoggiato sul tavolo: Entrano due carabinieri ).

CARABINIERE

(Con l’accento di un’altra regione) Abita qui Giuseppe Bisonte?

ROSALIA

Bisconte!

CARABINIERE

( Rilegge ) Ha ragione, sembrava bisonte. C’e una denunzia da parte di don Giuseppe il calzolaio, il quale, asserisce che voi lo entrate ed uscite dal cappello, cos’è questa storia?

ROSALIA

E... la morte?

CARABINIERE

La morte! Di che morte parlate?

ROSALIA

Allora... la sirena... la morte non è morta…più?

CARABINIERE

Senta signora, è inutile che lei cerca di deviare il discorso, questa è una denunzia bella e buona!

ROSALIA

Come sono contenta, come sono contenta! ( I carabiinieri si guardano meravigliati ) Giuseppe, Giuseppe hai sentito? ( Al carabiniere ) E... la sirena? ( I carabinieri non capiscono ) La sirena ch’è passata poco fa? ( I carabinieri ridono. Entrano Lion e Carlo che rimangono senza aprire bocca ).

CARABINIERE

Scusate, si rideva, perchè è successo un caso strano: due compari camminavano frettolosi, attraversando la strada, distratti ballavano, ridevano... a dire la verità sembravano mezzi ubriachi, uno è stato investito ed è svenuto, lo hanno accompagnato al pronto soccorso; l’altro ( si guardano e ridono ) ci ha commosso, forse lo shock, prese dalla tasca un fischietto e si mise a suonare accanto all’amico gridando di non toccarlo, perchè lui l’avrebbe guarito suonando il fischietto. Poverino, lo hanno portato in manicomio.

GIUSEPPE

( Che guardava ancora stupito, si alza, ride,prende un’altro fischietto che ha in tasca ed inizia a suonare ) E…( prende dalla tasca un fischietto ) suonavano così? ( Rifacendo lo stesso motivo di prima ).

CARABINIERE

( Si guardano meravigliati ) Si, si! Proprio cosi! Ma... lei, come fa a sapere che il motivo fosse quello? 

GIUSEPPE

Quant’è da pagare per questa denunzia?

CARABINIERE

Sono: lire centoquaranta mila per il debito, più quindicimila di spese giudiziarie, in tutto lire centocinquantacinquemila.

GIUSEPPE

Rosalia! Tieni ( le da tutti is soldi che aveva in tasca ) dai loro i soldi di questa denunzia ai brigadieri.

CARABINIERE

( Rosalia conta loro i soldi ) Appuntati, semplici appuntati. Ancora non ci ha risposto, però, alla domanda del suono del...

GIUSEPPE

Eh, è una storia lunga, e a raccontarla, mi creda, ce ne vuole del tempo; cerco di farvla capire in quattr e quattr’otto. Si avvicinino. ( Si avvicinano tutti a semicerchio e si abbassano lentamente le luci ) Mio nonno, tanti e tantissimi anni fa, dovete sapere, voscenza brigadieri, che aveva un cappello di paglia logoro e vecchio come il tempo; aveva pure una grandissima nidiata di nipoti, ( i due si guardano ) e quando tornava dalla campagna, tutti ci correvamo attorno, volevamo le primizie d’ogni tempo; ma le primizie sono sempre poche, poteva contentare tutti? No! E allora faceva dei bigliettini con i numeri, tanti per quanto eravamo i nipoti, e ci diceva: tu sei numero uno, tun’altro numero due… e così sino ad arrivare all’ultimo; prendeva questi numeri e li metteva dentro quel vecchio logoro cappello; e noi, piccolini, pregavamo san Calogero con la speranza di veder pescato quel numero che ci apparteneva… (Non si va sentendo più la voce, ma continua facendo intendere di raccontare ancora, mentre si va chiudendo il sipario sentendo un triste canto contadino d’un tempo).

SI  VA CHIUDENDO IL SIPARIO

FINE