I due signori della signora

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I DUE SIGNORI DELLA SIGNORA

Commedia in tre atti

Di FELIX GANDERA

PERSONAGGI

MARTA GATOUILLAT

LAZIA IRENE

SUSANNA HEMRRA

LEONIA

GIORGIO FLAVIEN

ADOLFO GATOUILLAT

La scena: salotto in casa Gatouillat. Sono le sei e mezza di sera.


ATTO PRIMO

SCENA I.

Leonia, la Cameriera - Susanna Hemard.

(Quest'ultima entra seguita da Leonia)

Susanna                         - E' inutile che mi annunciate, signo­rina, sono di casa... quantunque non venga qui da quattro anni. Non c'è nessuno?

Leonia                           - Non ancora. La signora non ritornerà col signore che per il pranzo.

Susanna                         - L'ora del pranzo? E' un po' vago: potrebbe essere le sette, come le nove... come potrebbe essere anche dopo il teatro ! Beh, in­somma, non fa niente, aspetterò!

Leonia                           - Io credo che la signora s'inganni. La signora ed il signore pranzano tutte le sere alle sette esattamente.

Susanna                         - Esattamente?! Ma non è possibile... A meno che non abbiano cambiato...

Leonia                           - Hanno cambiato, infatti! Sopratutto il signore.

Susanna                         - Cambiato? Non è possibile! Quello non cambierà mai.

Leonia                           - Eppure le assicuro, signora...

Susanna                         - Toh! Ciò che è cambiato, piuttosto, è la disposizione dei mobili del salotto... Pec­cato... prima era più... non so come dire... più... più allegro...

Leonia                           - (sospirando) Ah, signora! A chi lo dice?! E chi dovrò annunciare quando i si­gnori rientreranno?

Susanna                         - Già, infatti non mi conoscete voi. Sono quattro anni che ho lasciato la Francia... allora la cameriera si chiamava Luisa... è da molto tempo che l'avete rimpiazzata?

Leonia                           - Sono tre anni e mezzo, signora.

Susanna                         - Dopo la mia partenza.

Leonia                           - Hanno aperto la porta dello studio... E' il padrone certamente... Devo avvertirlo?

Susanna                         - Ma no! Voglio fargli una sorpresa...

Leonia                           - Eccolo... .

Susanna                         - Quel caro Giorgio!

Leonia                           - Giorgio?!... (la porta si apre Su­sanna si precipita verso il nuovo arrivato).

SCENA II.

Le stesse - Adolfo

Susanna                         - (ad Adolfo che è entrato volgendo le spalle) Cucù... cucù... Chi è?!...

Adolfo                          - (voltandosi stupefatto) Signora...

Susanna                         - (che si vede alla presenza di un estra­neo) Oh! Domando mille scuse, si­gnore... io...

Adolfo                          - C'è errore...

Susanna                         - Precisamente, signore... vi credevo il padrone di casa.

Adolfo                          - Ma...

Susanna                         - La cameriera mi aveva detto: ecco il signore, e allora...

Leonia                           - Ed è così: ecco il signore!

Susanna                         - Come?... Il signore...

Leonia                           - E' il signore, (ad Adolfo) Non è vero signore?

Adolfo                          - Certamente, signora... io sono il pa­drone... ma non comprendo...

Susanna                         - Nemmeno io! Perché insomma... riconosco l'appartamento... e sono sicura di trovarmi al N. 15 della via De-Prony?!

Adolfo                          - Perfettamente, signora.

Susanna                         - In casa del signor Giorgio Flavien!

Adolfo                          - No, signora... questo signore non abita più qui da tre anni.

Susanna                         - Oh! Vi prego signore, di scusarmi tanto se...

Adolfo                          - Oh, prego, signora, non c'è di che... (salutandola) Signora...

Susanna                         - (dirigendosi verso la comune) Si­gnore...

SCENA III.

Detti - Marta

Marta                            - (entra e si ferma sulla soglia, scorgendo Susanna che non riconosce).

Susanna                         - Signora... (riconoscendola) Marta!

Marta                            - (riconoscendola alla sua volta) Su­sanna! La mia cara Susanna! (si abbracciano affettuosamente).

Adolfo                          - (sorpreso) Come?

Marta                            - (ad Adolfo) La mia cara amica Su­sanna Hemard della quale vi ho tante volte parlato.

Adolfo                          - Difatti...

Susanna                         - Ma...

Marta                            - E quando sei arrivata?

Susanna                         - Alle due. Il tempo di aprire i bauli... indossare un tailleur... e la mia prima visita è stata per voi; ma io ignoravo il vostro cambiamento di domicilio...

Marta                            - Il mio cambiamento di domicilio?

Susanna                         - E allora figurati che sono saltata al collo del signore credendolo Giorgio e che...

Adolfo                          - (a Marta) Mia cara...

Marta                            - Ma già! Dimenticavo che lei non è al corrente...

Susanna                         - Al corrente di che?

Marta                            - Ma di... del...

Adolfo                          - Di... del...

Marta                            - Mia cara Susanna, ti presento il si­gnor Adolfo Gatouillat, mio marito!

Susanna                         - Eh?!...

Marta                            - Siamo sposati da due anni...

Adolfo                          - Due anni e ottantasei giorni, esatta­mente.

Susanna                         - Ah! questa poi! Ma... allora... tu sei divorziata!

Marta                            - Non penserai ch'io sia bigama!

Adolfo                          - E il divorzio fu pronunciato contro di... il mio... predecessore... con tutti i torti e le spese a suo carico... Ma vi prego, mia cara, di spiegare alla vostra amica che... fra noi due... prima della vostra separazione... non c'è stato nulla... nessuna relazione col­pevole...

Marta                            - Ma voi siete pazzo, Adolfo! Susanna mi conosce bene per poter supporre... è vero?

Susanna                         - Ma certamente... eppoi si vede su­bito che il signor Gatouillat non è uomo da... relazioni colpevoli!

Adolfo                          - Ah! no, certamente... ed io tengo moltissimo che nessun dubbio possa sussistere sulla correttezza della mia condotta in simile circostanza.

Marta                            - Ma rassicuratevi, Adolfo... non sus­siste nessun dubbio!

Susanna                         - Confesso che ero ben lontana dal supporre una simile cosa... tanto più che in nessuna delle tue lettere mi hai mai fatto parola...

Marta                            - Ecco ti spiegherò... Noi non abbiamo annunciata la cosa a nessuno... per via della zia Irene...

Susanna                         - Ah, la tua vecchia zia di Nor­mandia...

Adolfo                          - Mia moglie non ha voluto che la signora sua zia fosse al corrente di questo secondo matrimonio.

Marta                            - Sopratutto del mio divorzio! Non ci mancherebbe altro che la zia sapesse... senza dubbio è un'eccellente donna... molto alle­gra... di ottimo carattere... ma ha delle idee ancora all'antica... dei principi cattolici di una severità...

Susanna                         - Sul serio?

Marta                            - Proprio così, mia cara... il divorzio è per mia zia una cosa mostruosa... assoluta­mente inaccettabile... e se sapesse che io... sua nipote, e sua unica erede...

Susanna                         - E' molto ricca?

Marta                            - Quindici milioni!

Susanna                         - Perbacco! Adesso capisco!...

Marta                            - .Ci siamo messi d'accordo con Gior­gio... voglio dire col signor Flavian... del resto l'inganno era facile... Da sei anni zia Irene non ha lasciato il suo castello a La Roche se non per passare un mese ogni estate per la cura a Aix-les-Bains. Noi le abbiamo detto che causa i nostri affari non ci era possibile recarci da lei e così...

Susanna                         - Benissimo!

Adolfo                          - Io però, debbo dire, che avrei pre­ferito una situazione più regolare!

Marta                            - Ma anch'io, evidentemente. Se noi avessimo potuto ottenere l'annullamento del mio primo matrimonio... può essere che la zia... ma l'annullamento dal Vaticano non si ottiene se non per motivi eccezionali... delle ragioni superiori come...

Susanna                         - Capisco... Non era certamente il caso del signor Giorgio...

Adolfo                          - Scusatemi, signora: sono costretto a lasciarvi un momento sola con mia moglie...

Susanna                         - Fate pure, perbacco... Vi rivedrò, spero...

Marta                            - Ma certamente! Tu pranzi con noi, è vero?

Susanna                         - Devo prima passare assolutamente all'albergo... a che ora pranzate?

Adolfo                          - Alle sette esattamente... Per i pasti sono di un'esattezza cronometrica.

Marta                            - (suonando il campanello) Ebbene, per una volta pranzeremo mezz'ora dopo (a Su­sanna) alle sette e mezzo, ti va?

Susanna                         - Benissimo, tanto più che l'albergo è a due passi...

Marta                            - (ad Adolfo) Allora alle sette e mezzo,

Susanna                         - A fra poco... (stendendogli la mano).

Adolfo                          - (mostrando delle mani tinte di bleu) Mi scuserete se non vi stringo la mano...

Susanna                         - Oh! Dio! Che cosa avete?

Marta                            - Adolfo ha una grande officina di tintoria ed è un colorista appassionato... fa dei continui esperimenti.

Adolfo                          - Già! In questo momento sono in bleu!...

Susanna                         - Vedo...

SCENA IV.

Gli stessi - Leonia

Leonia                           - La signora ha suonato?

Marta                            - Leonia, aggiungerete un coperto.

Leonia                           - Bene, signora.

Adolfo                          - Noi pranzeremo eccezionalmente alle sette e mezzo precise. (Leonia non ri­sponde) Sette e mezzo precise, avete capito, figlia mia?

Leonia                           - Prego il signore di non chiamarmi « figlia mia », non è simpatico per mia madre!

Adolfo                          - (seccato) Ascoltate... cameriera!

Leonia                           - Preferisco così!

Adolfo                          - Io sono paziente... ma vi prevengo che se avete intenzione di continuare su que­sto tono... vi darò gli otto giorni!

Leonia                           - Sarebbe il primo regalo del signore...

Marta                            - Finitela Leonia! (ad Adolfo) E voi calmatevi, non ci badate...

Adolfo                          - Avete ragione, mia cara... preferisco non compromettermi... Vi prego di scusare, signora, questo piccolo incidente domestico... a fra poco! (via).

SCENA V.

Dette meno Adolfo

Marta                            - Ebbene, Leonia, diventate pazza?

Leonia                           - Io domando scusa alla signora. E' più forte di me! Il padrone non è il mio tipo.

Marta                            - Oh! guarda! Me ne dispiace infinita­mente! Se avessi saputo ne avrei scelto uno di vostro gusto!

Leonia                           - La signora non sia in collera con me... la signora sa quanto io le sia devota... e col suo primo marito...

Marta                            - Leonia, vi prego! (a Susanna) Non far attenzione, sai...

Leonia                           - Oh, io posso parlare anche davanti all'amica della signora dal momento che ha conosciuto il signor Giorgio... il primo pa­drone... il vero!...

Marta                            - Ma la volete finire?!

Leonia                           - Alla signora è piaciuto di cambiare marito,... ma da quel momento la casa non è più stata allegra. Una volta, quando c'era il signor Giorgio, non si sapeva mai a che ora si pranzava, ne a che ora si andava a letto, ne a che ora ci sì alzava... la signora non aveva mai il tempo di fare i conti... Era un buon posto, insomma...

Marta                            - Insomma, Leonia, basta così!

Leonia                           - Bene, signora... ma io non potrò mai essere gentile col signore... è più forte di me... io non so come faccia la signora...

Marta                            - Insomma, finitela e portateci piutto­sto del vermout...

Leonia                           - Bene, signora! (via).

SCENA VI.

Marta e Susanna

Susanna                         - Non c'è che dire; è un bel tipo, questa cameriera!

Marta                            - Hai sentito, eh? Ma che cosa vuoi... Bisogna sopportare... in fondo è una buona figliuola... Eppoi non se ne trova!...

Susanna                         - D'altronde, fra noi, non ha tutti i torti! Che cambiamento! Ma insomma dimmi, ora che siamo sole... che cosa è suc­cesso? Quando vi ho lasciati, quattro anni or sono, tu adoravi Giorgio... ed era naturale! Giorgio ha tutto per piacere ad una donna: pieno di spirito, carino, simpatico...

Marta                            - Precisamente... troppo simpatico in tutto... e a tutte...

Susanna                         - Come a tutte?

Marta                            - Vedi, mia cara, ci sono al mondo due specie di uomini, come del resto due specie di donne: le sposabili... e le altre... Tu le vedi queste « altre »... padrone di casa... mari­tate... buone borghesi insomma?... Sono fatte per il piacere di tutti... e non certo per far la felicità di uno solo... Ebbene, Giorgio, come uomo, somiglia a queste donne... Non avrebbe dovuto sposarsi che dopo gli ottanta anni...

Susanna                         - (ridendo) Esageri!

Marta                            - Ma niente affatto! La gioventù non è una questione di età... c'è della gente che nasce a... sedici anni... e che non raggiunge mai l'età della ragione. Altra invece che na­sce a quarant’anni con la barba...

Susanna                         - Ho capito... come il signor Gatouillat... quello si vede subito che è nato... padre di famiglia...

Marta                            - Precisamente! Mentre Giorgio morrà bambino! Purtroppo me ne sono accorta troppo tardi!...

Susanna                         - Ma insomma, Giorgio ti amava...

Marta                            - A modo suo... come le altre... Mi amava... confrontando e ogni volta che... con­frontava sentiva il bisogno di venirmelo a raccontare, affermandomi che il... confronto era tutto a mio vantaggio. Se tu trovi divertente un marito che ogni otto giorni viene a dirti: « sai cara, sono stato a letto colla tale... ma io adoro te sola!... ».

Susanna                         - A questo punto?

Marta                            - Del resto non era tutta colpa sua. Siamo giuste. Gli cadevano fra le brac­cia, prima ancora che avesse fatto il menomo segno. In tre anni tutte le mie amiche...

Susanna                         - Meno io...

Marta                            - Perché sei partita a tempo... E la prova è che arrivando qui il tuo primo gesto è stato quello di saltargli al collo...

Susanna                         - Del collo di Adolfo puoi essere sicura !

Marta                            - Ma Io sbaglio ti è dispiaciuto... ne sono certa... Non solo delle mie amiche dovevo temere, ma anche le attrici... le bal­lerine... Figurati che una mattina me ne vedo capitare una qui, in casa mia... una delle Folies Bergères... che mi dice: Vengo a cer­care Giorgio... è un tipo che ho nella pelle!...

Susanna                         - Oh!

(Entra Leonia col vermouth - Marta non la vede).

Marta                            - Anche la cameriera... Un giorno si mise a piangere dicendomi: «signora, mi mandi via, credo di essere innamorata del signore! ».

Leonia                           - Che colpa ne avevo io se il signor Giorgio era il mio tipo ! ?

Marta                            - (voltandosi) La senti?!

Leonia                           - (andandosene) Ma non c'è stato niente, signora, lo giuro... (via).

Marta                            - Hai sentito?... Per poco... anche la cameriera! No, mia cara, bisognava avere il coraggio di tagliare nel vivo... ed è ciò che ho fatto. Una sera, rientrando più presto del solito, ho trovato Giorgio seduto là (indica una poltrona) colla presidentessa della Lega per le fanciulle perdute, sulle sue ginocchia! Era la sua ultima relazione... Allora ho detto a Giorgio che non ne potevo più... che ero fermamente decisa a divorziare! La sera stessa ho dormito, sola, nella camera dove adesso dorme Adolfo... Poco tempo dopo era­vamo divorziati... Poi ho incontrato Adolfo... che è un uomo serio...

Susanna                         - Un po' troppo!...

Marta                            - E sono felice...

Susanna                         - Dormite separati?

Marta                            - Sai, Adolfo... è un altro tipo... un tipo calmo.... D'altronde io non penso più a quelle sciocchezze... O Dio! E' evidente che qualche volta... Una volta per esempio, Adolfo mi ha condotta a pranzo in un restaurants dove ci sono gli tzigani... Suonavano un tango che danzavamo spesso Giorgio ed io... sai... (canticchia un tango voluttuoso) Confesso che quella musica mi mise in uno stato... Disgraziatamente non era il... suo giorno.

Susanna                         - Come il suo giorno? Si è fissato dei giorni per...

Marta                            - E' un uomo metodico!

Susanna                         - (ridendo) Ah! ah! questa è buona!

Marta                            - Be', che cosa c'è di male?... Ci si abitua a tutto... anche al metodo! E così ho rimpiazzato i tanghi voluttuosi con della musica seria (prendendo dal mobile del. fo­nografo un disco). Guarda questo per esem­pio « Morire per la patria », suonata dalla Banda Municipale... questa è musica ripo­sante !

Susanna                         - Oh, non ne dubito! Ma insomma sei felice?

Marta                            - Felicissima!

Susanna                         - Dopo tutto... hai forse ragione. Una calma sicurezza dorata...

Marta                            - Dorata!... non esageriamo... inargen­tata, ecco... Perché negli affari sai, c'è l'alto e il basso; ma più il basso. Adolfo, non so­gna che ingrandimenti per la sua officina  nuove macchine... è matto per la tintoria...

Susanna                         - Meglio con una tintoria... che con una tintora...

Marta                            - Certo! Ma costa più caro!... Allora, mia cara Susanna, se vuoi esser pronta per il pranzo... (alzandosi).

Susanna                         - Scappo... E non mi aspettate per mettervi a tavola... Perché io sai non ho cam­biato, ho sempre la cattiva abitudine di es­sere in ritardo... Ma questa volta ti prometto l'esattezza... A più tardi, cara, (esce accom­pagnata da Marta. La scena resta per un at­timo vuota - rientra Marta - si siede pensosa - sfoglia una rivista, canticchiando sottovoce il tango di prima. Adolfo entra senza essere visto).

SCENA VII.

Marta - Adolfo

Marta                            - (sentendo rumore) Leonia...

Adolfo                          - No, cara, sono io... La vostra amica è andata via?

Marta                            - Sì, adesso; sarà di ritorno per le sette e mezzo.

Adolfo                          - Le sette e cinque. Ancora venticin­que minuti... (passeggia)

Marta                            - (seguitando a sfogliare la rivista) Adolfo, fermatevi... mi sembrate un'anima in pena... Cosa avete?

Adolfo                          - Scusatemi... questo ritardo cambia le mie abitudini...

Marta                            - Raccontatemi che cosa avete fatto oggi... avete lavorato molto?

Adolfo                          - Molto! E sono contento! Ho final­mente trovato il dosaggio pel mio bleu... un bleu magnifico... per l'ordinazione che ho avuto delle bandiere nazionali!

Marta                            - Benissimo! Insomma, l'officina va bene?

Adolfo                          - Benissimo... cioè andrebbe benissimo se non ci fossero gli operai!

Marta                            - Mandateli via!

Adolfo                          - E allora non ci sarebbe più l'officina. Questo è il lato delicato dell'industria!... Ah, se potessi avere l'officina modello, perfezio­nata, che io sogno! Disgraziatamente se non trovo i 500.000 franchi che mi mancano!...

Marta                            - Non disperiamo! Aspettiamo la ri­sposta della zia...

Adolfo                          - Ma credete realmente che la signora vostra zia vorrà imprestarci una somma così importante?

Marta                            - Ma certo! La zia è una eccellente donna. A quest'ora deve avere già ricevuto la mia lettera.

Adolfo                          - Peccato che io non abbia potuto scri­verle direttamente! Sarebbe stato più cor­retto !

Marta                            - Certo! Ma che cosa volete farci? Dal momento che non vi conosce!

Adolfo                          - Già; lo so! Ed ecco l'inconveniente delle situazioni irregolari. Almeno le avete scritto secondo quanto vi ho detto?

Marta                            - Esattamente. D'altronde... tenete... (aprendo una cartella che sarà sopra un pic­colo scrittoio, e prendendo un foglio) ecco qui la copia... (legge) « Mia cara zia... ti scrivo all'insaputa di mio marito. Avrei bi­sogno, per un affare personale...

Adolfo                          - ... e magnifico... Avete messo anche magnifico?

Marta                            - Ben inteso... e magnifico, di una somma di 500.000 lire...

Adolfo                          - ... con tutte le garanzie finanziarie! Non avrete dimenticato?

Marta                            - No! Potresti, cara zia, mettere una tale somma a mia disposizione? Rispondimi direttamente. Tu conosci mio marito, è un uomo così buono, così delicato, così simpa­tico...

Adolfo                          - Eh, ma io questo non ve l'ho det­tato?!

Marta                            - E' vero, lo so. Sono io che ho cre­duto bene di fare i vostri elogi...

Adolfo                          - Ma, scusate, dal momento che la signora vostra zia non mi conosce... ella crede che si tratti di.... del mio predecessore!...

Marta                            - Certo!

Adolfo                          - E dunque, mia cara, riflettete... voi avete fatto a vostra zia gli elogi del vostro primo marito!

Marta                            - Ah, già! è vero! Non vi ho pensato! Scusatemi !

Adolfo                          - E' seccante, per me, questo!

Marta                            - Avete ragione, vi domando scusa! Vi giuro che non pensavo che a voi!

Adolfo                          - Ciò non impedisce che... Ah! l'in­conveniente delle situazioni irregolari! Ah! Perché non vi ho sposata da signorina!

Marta                            - Perché siete arrivato dopo....

Adolfo                          - Già! Evidentemente! E dire che se avessi preso il treno tre anni prima per Bia-nitz, dove vi ho incontrata...

Marta                            - No... tre anni fa ero a San Sebastiano.

Adolfo                          - Sarei andato a San Sebastiano... è a un passo...

SCENA VIII.

Gli stessi - Leonia

Leonia                           - Signora! Ah, signora!

Marta                            - Che cosa c'è?

Leonia                           - C'è il signore!

Adolfo                          - Che cosa dite?

Marta                            - Che signore?

Leonia                           - Il primo... il pruno signore della si­gnora.

Adolfo                          - Osa venir qui?

Marta                            - Che cosa significa? E a quale scopo?

Leonia                           - Io non so, signora. Mi ha detto che vuol vedere la signora... lo faccio entrare?

Adolfo                          - Ah, no! Sarebbe di una tale sconve­nienza...

Marta                            - Una simile visita dopo tre anni!...

Adolfo                          - Mentre stiamo per metterci a ta­vola... Dite a quel signore che ci è impossi­bile riceverlo!

Leonia                           - Oh, signora!

Marta                            - Andiamo, fate ciò che vi si dice.

Adolfo                          - Né oggi, né domani... spero che com­prenderà !

SCENA IX.

Giorgio e detti

Giorgio                          - Oh, comprendo benissimo... Vi prego di scusarmi se insisto!... Signora! Signore! (salutando).

Marta                            - (a Leonia) Lasciateci, Leonia! (Leo­nia via sorridendo a Giorgio).

Adolfo                          - Signore, io spero che vorrete spie­garvi e subito...

Marta                            - Io vi lascio, amico mio (p. p.).

Giorgio                          - Ah, no, signora, ve ne prego. Ciò che devo dire v'interessa particolarmente ed io...

Adolfo                          - Al fatto, signore... vogliate spiegarvi (Marta siede in disparte).

Giorgio                          - Ecco. Ma prima... (presentandosi) Giorgio Flavien... il signor Gatouillat, senza dubbio, il mio felice successore?

Adolfo                          - Ma...

Giorgio                          - Felicissimo di conoscervi, finalmente, signore... a quanto pare, abbiamo dei gusti comuni...

Adolfo                          - Signore, dovreste accorgervi, mi pare, che la presenza in casa nostra di una persona che io e la signora Gatouillat ci com­piacciamo di considerare come defunta...

Giorgio                          - Tante grazie! Ma se la vorrà com­piacersi di leggere questa lettera... (porge a Marta una lettera).

Marta                            - (dopo un'occhiata rapida alla lettera) Una lettera della zia!

Adolfo                          - Di vostra zia?

Giorgio                          - Insomma, di nostra zia!

Adolfo                          - Come?

Giorgio                          - Indirizzata al mio ufficio: 271, via Réaumur.

Marta                            - (passando la lettera ad Adolfo) Ah! mio Dio; leggete Adolfo!

Adolfo                          - (leggendo) « Mio caro Giorgio, ri­cevo in questo momento una lettera di tua moglie...      - (parlando) di tua moglie?

Giorgio                          - (designando Marta) E' della signora che si tratta, beninteso!

Adolfo                          - Come?

Giorgio                          - Naturale! Mia zia... pardon... vostra zia... infine nostra zia... ignorando il di­vorzio...

Marta                            - E' giusto, amico mio... La zia scrive al signore credendolo ancora mio marito...

Adolfo                          - E' di una sconvenienza! (leggendo) .((. ricevo una lettera di tua moglie che ti ac­cludo     - (porgendo una lettera che sarà unita a quella che sta leggendo) E' la vostra lettera mia cara...

Marta                            - (prendendola e scorrendola) Già, in­fatti, è la lettera che le ho inviato tre giorni or sono...

Adolfo                          - Quella che vi ho dettato?...

Giorgio                          - Ah! quella lettera l'avete dettata voi? Grazie per gli elogi che mi fate.

Adolfo                          - Quali elogi?

Giorgio                          - In fondo alla pagina : Mio marito è così carino, così buono, così simpatico...

Adolfo                          - Domando scusa, signore... permet­tete...  scrivendo  quelle  parole...  io  noi... noi... mia moglie... insomma, non pen­sava che a me...

Giorgio                          - Ah! non ne dubito... ma leggendole è a me che pensava mia zia... nostra zia... vostra zia...

Adolfo                          - Ma signore!...

Marta                            - Continuate a leggere, ve ne prego.

Adolfo                          - (leggendo) Credo mio dovere in­viarti questa lettera... essendo molto stupita che tu non mi abbia fatto direttamente questa domanda. Bene inteso i 500.000 franchi sono a vostra disposizione...

Marta                            - Come è buona la zia! Vedete Adolfo!

Adolfo                          - (continuando)..i a condizione che tu ap­provi personalmente la richiesta di tua mo­glie! Come che voi approviate?

Giorgio                          - Oh, rassicuratevi, signore! Io ap­provo !

Adolfo                          - Eh, vorrei vedere il contrario!

Giorgio                          - C'è un poscritto.

Marta                            - Ah, ecco (legge) « Siccome il mio medico, quest'anno mi prescrive Vittel per la mia cura reumatica, mi fermerò fra i due treni qualche ora con voi. Mi darete da pranzo e così vi rimetterò lo chèque per la somma che mi chiedete. Arriverò alla stazione di Montmaruasse, mercoledì 29, alle ore 19 e cinque per ripartire la stessa sera alle 23 e 52 dalla stazione di Lione. Dunque a fra poco. Abbraccia Marta per me ».

Adolfo                          - Ah! questo poi... Ve lo proibisco, Marta!

Marta                            - Ma non avete dunque capito?! Mer­coledì, ventinove.

Giorgio                          - E' oggi!

Marta                            - Mio Dio, che ora è?

Giorgio                          - Le sette e venticinque. Se il treno non ha ritardato, la zia Irene adesso è già in piazza della Concordia!

Marta                            - Mio Dio! Cosa fare?! Se la zia vi trova qui... assieme a voi... (ad Adolfo).

Giorgio                          - Si accorgerà di tutto!...

Marta                            - Mio Dio! Sarebbe la rottura irrime­diabile! Che cosa fare?

Giorgio                          - E' certo che dalle sette e venticinque ...alle sette e mezzo, non abbiamo più tempo per rimediare!

Adolfo                          - Ho un'idea!

Giorgio e Marta            - Quale?

Adolfo                          - (a Marta) Voi riceverete la signora vostra zia e le direte che io sono partito per un viaggio...

Giorgio                          - Cioè che io sono partito... Perché per la zia, il marito sono io... non confon­dete...

Adolfo                          - Si,... direte che vostro marito...

Marta                            - Sì... cioè lui... (indicando Giorgio).

Adolfo                          - Sì, vostro marito... io... cioè, no, lui... Dio! Dio... insomma, siccome la si­gnora vostra zia non mi vedrà... e dal mo­mento che non mi vedrà, io...

SCENA X.

Zia Irene e Detti

Leonia                           - C'è la zia della signora!

Giorgio                          - Troppo tardi!

Marta                            - Siamo fritti!

Zia Irene                       - (entrando) (donna esuberante, ve­dova di un generale) Ah, eccoli, come state figliuoli! (abbracciandoli)

Marta                            - Zia! Mia cara zia!

Zia                                 - La mia cara Marta!... Quanto sono con­tenta dì rivederti... (a Giorgio) E il mio caro Giorgio... lascia che ti veda... simpaticone! (.gli scocca un bacio) Come stai bene! Be' cos'hai eh? Abbracciami dunque, corpo di una bomba! Non le si vuol forse più bene alla vecchia zia di provincia?

Giorgio                          - Come no? Ma gli è che... ecco io... ma insomma, ecco qua... (l’abbraccia e la bacia).

Zia                                 - Ah finalmente! (scorgendo Adolfo, me­ravigliata) Oh! domando scusa, signore... ma che cosa volete, bisogna compatirmi! Sono più di tre anni che non rivedo questi ragazzi!

Adolfo                          - Signora!

Zia                                 - Presentatemi... al vostro amico, su...

Marta                            - Nostro amico?

Adolfo                          - Come nostro amico?

Giorgio                          - Nostro... nostro amico...

Zia                                 - Ebbene!? Cosa diavolo avete, corpo di un cane! Ho detto forse qualche bestialità? Il signore non è forse vostro amico?... E chi è allora?...

Adolfo                          - Mio Dio... io...

Giorgio                          - Sì... no... cioè...

Marta                            - (intervenendo) Ma sì, ma sì! E' un nostro amico... il nostro vecchio amico Gatouillat...

Adolfo                          - (interdetto) Veramente...

Marta                            - (interrompendolo) L'amico d'infanzia di Giorgio!... (fa dei segni ai due uomini).

Zia                                 - Felicissima, signore, felicissima! Gli amici di mio nipote, sono miei amici, caspita! Vi prego di scusare i miei modi... un po'... sì, un po'... militareschi... è l'abitudine... l'abi­tudine dei soldati... intendo dire del generale! Che uomo il generale! Valeva un corpo d'ar­mata.

Marta                            - Zia, volete che vi accompagni nella mia camera? Immagino che avete bisogno di mettervi un po' in libertà... Venite, zia...

Zia                                 - Volentieri, cara! Eh, dopo nove ore di viaggio!... permetti Giorgio?

Giorgio                          - Ma figuratevi... cara zia... come no... (indicando Adolfo) Fate conto di essere in casa sua... cioè, no, mia... vostra, in­somma!...

Marta                            - (a Leonia che entra) Leonia, portate la valigia di mia zia.

Leonia                           - Subito, signora.

Zia                                 - Ti seguo, ragazza...march!

Marta                            - Un minuto, zia, vi raggiungo subito.

Zia                                 - Fu pure... Vado avanti con questa re­cluta (via con Leonia).

SCENA XI.

Detti meno Zia Irene

Marta                            - Salvi! Siamo salvi!

Adolfo                          - Credete?

Giorgio                          - Ma, cara signora...

Marta                            - Eh! non avete inteso, Adolfo? La zia vi prende per un amico... non dubita di niente!...

Giorgio                          - Ma...

Marta                            - Cosa? Bisogna non disgustarla!

Giorgio e Adolfo          - Come?

Marta                            - Basterebbe che il signore volesse de­dicarci la sua serata: pranzare con noi, e... insomma agire come se fosse ancora il vero padrone di casa!...

Adolfo                          - Ma, mia cara!...

Giorgio                          - Ma signora, volete che io...

Marta                            - Insomma, non si tratta che di una piccola commedia... per voi, Adolfo, per voi... per la famosa officina modello...

Adolfo                          - Evidentemente... evidentemente... ma il signore, vorrà... potrà...

Marta                            - Sono certa che il signore non vorrà rifiutarci questo favore...

Giorgio                          - Mio Dio, signora, ben felice di po­tervi essere utile. Vi domanderei soltanto il permesso di telefonare a casa mia... mi aspettano a pranzo e temerei...

Adolfo                          - Ma come no! Si capisce... Noi vi ringraziamo, caro signore, voi ci fate un gran favore, veramente! Vi prego, signore di gra­dire i miei più sentiti ringraziamenti, l'espres­sione dei miei sentimenti che... i-quali...

Giorgio                          - Anche da parte mia... simpatia re­ciproca...

Marta                            - (osservandoli - ironica) E' commo­vente! Ebbene, giacche siete d'accordo, tutto andrà bene. Voi, signore (a Giorgio) fate finta di essere a casa vostra... non abbiate l'aria di essere invitato... e voi Adolfo, fate come se foste in casa sua... insomma, arran­giatevi tutti e due per il meglio! (fa per uscire; entra Leonia).

SCENA XII.

Leonia e Detti

Leonia                           - Signora, io volevo domandare alla signora se devo mettere il coperto della zia della signora a destra del signore... (indica Adolfo).

Marta                            - No, del signore no... del signore (in­dica Giorgio).

Leonia                           - (contenta) Il signore pranza qui?

Marta                            - Mio Dio, sì! E sentite Leonia, fino a tanto che mia zia sarà qui, voi...

Adolfo                          - (interrompendola) Marta! Credete sia necessario mettere i domestici al cor­rente di...

Marta                            - Necessarissimo... Dunque ascoltate, Leonia. Voi questa sera agirete in presenza di mia zia come se il signore (indica Giorgio) fosse ancora il signore (indica Adolfo).

Leonia                           - (contenta) Come, il signore ritorna? Che fortuna!

Adolfo                          - (piccato) Ehi, voi!

Leonia                           - (continuando) Dunque vuol dire al­lora che il signore sene va? (indica Adolfo).

Marta                            - Ma niente affatto!

Adolfo                          - Una parola di più e vi caccio fuori!

Marta                            - Andate presto a preparare la tavola e... attenzione!

Leonia                           - Ho capito... la signora può essere tranquilla! (via).

SCENA XIII.

Detti, Zia Irene poi Leonia

Zia                                 - Oh, eccomi qua: ragazzi miei, sono con voi!

Marta                            - Mi scuserete zia se non vi ho seguita, ma mi sono occupata del pranzo.

Leonia                           - (aprendo la porta) La signora è ser­vita!

Marta                            - A tavola! Susanna verrà subito.

Zia                                 - Susanna?

Marta                            - Susanna Hemard, un'amica d'infanzia che si è stabilita al Madagascar; con lei non faccio complimenti... Signor Gatouillat, date il braccio a mia zia...

Adolfo                          - Pardon... vo... volentieri... cara si­gnora... (offre il braccio alla zia).

Zia                                 - Grazie, signor Ja... ga...

Adolfo                          - Gatouillat...

Zia                                 - (volgendosi a Marta e a Giorgio che sono rimasti un po' come impacciati) E voi due, animo, precedeteci... Avanti!... (Marta e Giorgio passano; ad Adolfo) Che bella coppia, è vero? Quanto sono carini, non vi sembra?

Adolfo                          - Signora!

Zia                                 - E quando penso che non sono ancora stati capaci di regalarmi un nipotino dopo sei anni di matrimonio... voi che siete l'amico di casa, dovreste incoraggiarli, che diavolo!

Adolfo                          - Io?!

Zia                                 - Non vi piacciono i bambini?...

Adolfo                          - Sì... no... ecco... io... preferirei cam­biare argomento...

Zia                                 - Che bel tipo! Cambiamo argomento! (via nella sala da pranzo).

Giorgio                          - Allora... mi permettete... vado a telefonare...

Marta                            - Ma prego... fate pure... (la voce della zia)

Zia                                 - Ebbene, non venite? Che cosa fanno gli innamorati?!

Marta                            - Eccoci! Eccoci... Io vado Perché Leo­nia potrebbe dire qualche bestialità... (p.p.) (entra Leonia).

Giorgio                          - Oh, brava, fatemi il favore di tele­fonare. Passy 01147. Domanderete della si­gnora Flora, e le direte che io pranzo dal mio amico Gatouillat.., da Adolfo... dal mio caro Adolfo... (entra Adolfo dalla sala da pranzo - mette fuori la testa).

Adolfo                          - Ebbene, che cosa fate? Venite!... (via).

Marta                            - Eccoci, eccoci! Leonia, servite intanto, telefonerete durante il pranzo...

Leonia                           - Va bene, signora! (via).

Marta                            - (a Giorgio) Venite...

Giorgio                          - Vi seguo... o meglio, ti seguo!...

Marta                            - Eh!...

Giorgio                          - Bisogna bene... davanti alla zia...

Marta                            - Già! E' vero! Avete ragione... scu­sate... scusa...

Giorgio                          - (cerimonioso) Passa, amore  passa!...

Fine del primo tempo

ATTO SECONDO

SCENA I.

Marta e Leonia

Leonia                           - (sta preparando una piccola tavola per il caffè - Marta entrando e parlando verso la dei liquori e del caffè... Ebbene, Leonia il caffè, il Benedectin?

Leonia                           - Ecco, signora (indica una bottiglia che è sulla piccola tavola)

Marta                            - Alla zia piace molto... E' una vera fortuna che ne abbiamo ancora.

Leonia                           - Sì, e ancora una bottiglia di quando c'era il signore... (sdegnosa) Perché col si­gnore...

Marta                            - Andiamo, Leonia! Del tatto!

Leonia                           - Sì, signora! Fino adesso la signora è contenta di me? Non ho mai sbagliato...

Marta                            - Brava, ma continua.

Leonia                           - Del resto non è difficile... E' così pia­cevole vedere ancora qui il signore!...

Marta                            - Trovate?

Leonia                           - Certo! E' così gentile! (rifacendolo) « Leonia, volete passare del pane alla zia »? Avevo voglia di dargli un bacio!

Marta                            - Ma siete pazza?

Leonia                           - (correggendosi) Alla zia, signora, alla zia... Perché al signore non oserei...

Marta                            - La signora Hemard ha telefonato?

Leonia                           - No, signora!

Marta                            - Perché poi non è venuta a pranzo! Ah, ecco il signore. Lasciatemi...

Leonia                           - (voltandosi, gentile) Signore! (ve­dendo Adolfo) Ah! (via).

SCENA II

Adolfo e Marta

Marta                            - Come? Avete lasciato la zia sola con...

Adolfo                          - Sì, finiscono di mangiare... ho cre­duto mio dovere lasciarli discorrere un po' soli... eppoi... devo dirvelo? Non ne potevo più; sentire quel signore... dire ad ogni istante, qui in casa mia: « il mio Bordeuax... il mio Chablis... » Sentirvi chiamarlo: Gior­gio! caro Giorgio!...

Marta                            - Andiamo, calmatevi! Sapete bene che è una finzione!

Adolfo                          - Sì, lo so! Ma c'è modo e modo... tutti quei tu... per ogni sciocchezza c< cara vuoi ancora del pollo? » Darvi del tu per farvi mangiare il mio pollo! E' una tale man­canza di tatto!

Marta                            - Siete ingiusto alla fine! Bisogna in­vece riconoscere che in questa occasione il signor Flavien è stato molto corretto. Perché infine, poi avrebbe potuto anche rifiutarsi di prestarsi...

Adolfo                          - Non dico il contrario! Ma convenite che la mia situazione è penosa. Ho come l'im­pressione di essere morto e di assistere al vo­stro secondo matrimonio... cioè no, al terzo... convenite che ce n'è abbastanza per perdere l'appetito!

Marta                            - Andiamo via! Ormai il più è fatto... Eppoi, Adolfo, non sarete geloso, spero?!...

Adolfo                          - Affatto! Seccato, ecco! Anzi vi dirò, che se avessi avuto qualche inquietudine in proposito... adesso sarei completamente ras­sicurato...

Marta                            - Ah!

Adolfo                          - Ma sì! Si vede subito che quel signore...! non era affatto il marito che ci voleva per! voi... non ha nessuna qualità seria...

Marta                            - Mio Dio...

Adolfo                          - Non dev'essere un buono a nulla...!

Marta                            - Mio Dio!

SCENA III.

Detti, Zia Irene, Giorgio

Zia                                 - (entrando) Beh! ci abbandoni, Marta?' e voi signor Ga... Ga...

Adolfo                          - Un Ga solo, signora... Gatouillat.

Zia                                 - Stavo per dirlo : Gatouillat. Preferite tenere compagnia alla nipote piuttosto che alla Zia (si sente suona). Chi è che suona?

Marta                            - E' la signora di sopra... che dà un ballo, credo.

Zia                                 - Ecco una signora che dev'essere allegra. Non intendo farvi dei rimproveri... ma se i vostri pranzi sono sempre così allegri! Voi poi, signor Ga... Gatouillat... siete di una allegria... senza offendervi, vero, ma siete gaio come un beccamorto!

Adolfo                          - Domando scusa, signora... ma io non sono affatto nemico di una decente al­legria...

Zia                                 - Oh state tranquillo che la vostra non è indecente, ah no!... Ma anche voi, del resto (a Giorgio e a Marta) Mi ricordo che quando venivate a La Roche-surjon... sei anni fa... (ad Adolfo) bisognava che li vedeste, caro signore. Una sola risata dalla mattina alla sera... si sbacciucchiavano tutto il giorno...

Adolfo                          - Ah! sì... si...

Zia                                 - E alla notte! Ah, non c'era modo di dor­mire al castello! Che matti!

Adolfo                          - Vi chiedo scusa, signora... Ho biso­gno di un po' d'aria...

Zia                                 - Vi sentite poco bene?

Adolfo                          - No... ma... questi discorsi... mi...

Zia                                 - Eh, là, là!... Come siete sensibile, caro signore...

Marta                            - (per cambiare) Zia, un bicchierino di vecchio Benedectine?

Zia                                 - Sì, cara, volentieri.

Marta                            - E' del 1870!

Giorgio                          - Toh! Ce n'è ancora?? Il mio vecchio Benedectine!

Adolfo                          - (piano a Marta) Rieccolo! Ricomin­cia col suo Benedectine!

Marta                            - (c. s.) Questa volta ha ragione!

Adolfo                          - (c. s.) E' ancora più seccante!

Zia                                 - (a Giorgio che le versa il liquore) Piano... versa piano... (beve).

Giorgio                          - Che cosa ve ne pare?

Zia                                 - Famoso! Mi ricorda quello che ha finito per dare la gotta e mandare all'altro mondo il mio bravo generale!

Marta                            - Ed io che vi ho offerto un pranzo così meschino...

Adolfo                          - Già... alla sera... io... noi... (Marta, piano, lo pizzica) Ahi!

Marta                            - (piano) Fate attenzione!

Zia                                 - (a Giorgio) Che cosa dice il tuo amico?

Marta                            - Il signor Gatouillat dice che alla sera noi mangiamo molto poco a causa del suo... (voltandosi verso Giorgio) cioè del suo...

Giorgio                          - (intervenendo) ... del mio stomaco!

Adolfo                          - (fra se) Anche il suo stomaco, adesso! Ma è tutto suo!

Zia                                 - Hai male allo stomaco, tu?.. Ah, adesso mi spiego... tutta quella verdura cotta...

Giorgio                          - Già... non mi sento troppo bene di stomaco da... da due anni circa...

Zia                                 - Oh, povero caro! Tu che avevi un appe­tito formidabile! Curati, caro, curati... così ritornerai presto ai tuoi buoni e solidi pranzi di prima (pausa). Figliuoli, se parlassimo un po' di affari, eh?! Perché dico, mi sembrate un po' preoccupati... Non sarà per quella piccola questione di denaro? Dal momento che ho qui lo chèque!

Marta, Adolfo               - Veramente?

Zia                                 - Sicuro! Dunque c'è'dell'altro? Vi amate sempre?

Marta                            - (imbarazzata) Ma...

Zia                                 - Cosa c'è?... Arrossisci... O Dio!... forse... c'è un piccolo Giorgetto per istrada?

Adolfo                          - Vi assicuro, cara signora, che questi discorsi...

Zia                                 - Oh, voi lasciateci in pace! Maltusiano!...

SCENA IV.

Detti, Leonia, dopo un po' Susanna

Leonia                           - (introducendo) La signora Susanna

Hemard!

Tutti                              - Susanna! Accidenti!

Susanna                         - (entrando senza vedere Giorgio) Sono un po' in ritardo, è vero? Mi scuserete caro signor Gatouillat, volevo telefonare a vostra moglie...

Tutti                              - (tossendo) Uhm! Uhm!

Susanna                         - (interdetta) Cosa c'è?

Zia                                 - Come sua moglie? Non è scapolo lei?

Giorgio                          - Ha una donna... una governante...

Susanna                         - Toh! Giorgio! Giorgio qui?!...

Zia                                 - Come Giorgio qui? Questa è buona!

Marta                            - (cercando farsi capire) Ma si ca­pisce!...

Giorgio                          - E col mio vecchio'Adolfo!

Susanna                         - (sempre più stordita) Eh!?

Marta                            - E' nostra zia Irene...

Adolfo                          - Già!

Marta                            - (c. s.) Arrivata improvvisamente!

Susanna                         - (comprendendo) Ah?!... ah... perfettamente!...

Marta                            - Ecco Perché non abbiamo aspettato per metterci a tavola.

Zia                                 - Non dir questo!... La signora se la pren­derà con me!

Susanna                         - Oh, che cosa dice mai, signora! Venivo anzi per dire a Marta che non posso rimanere a pranzo... Bisogna che scappi... Sono attesa all'Olimpia! Arrivederci, mia cara..

Giorgio                          - Arrivederci, Susanna.

Adolfo                          - Arrivederci, cara signora!

Susanna                         - (che tutti e tre hanno spinta sensi­bilmente verso la porta, alla zia) Signora...

Marta                            - Ti accompagno... (escono).

SCENA V.

Zia Irene, Adolfo, Giorgio

Zia                                 - Ma si può finalmente sapere chi è quella signora ?

Giorgio                          - Avete visto... è...

Adolfo                          - E' un'amica.

Zia                                 - Sacripanti! Avete un certo modo di ri­cevere gli amici; li mettete alla porta!...

Giorgio                          - Sì, abbiamo fatto apposta! E' una signora che adora questi modi... Le piace quando viene... andarsene...

Adolfo                          - (guardando l'orologio) D'altra parte è tempo d'imitarla. Sono le 22 e 21 e se voi non volete perdere il treno...

Zia                                 - Ah, no... Meno male che ci siete voi... (a Giorgio) Non saresti certamente te a ram­mentarmi che sono le 22 e 27!

Adolfo                          - 28 esattamente... ora!

Zia                                 - Che tipo! Vado a prepararmi...

Giorgio                          - Adolfo vi aiuterà... Conosce la casa quanto me, è vero?

Adolfo                          - Sì, un poco...

Giorgio                          - Intanto io andrò a prendere un taxi...

Adolfo                          - Sono esattamente le 22 e 34...

Zia                                 - Ancora?! Ma questo non è un uomo, è un cronometro! (via con Adolfo).

SCENA VI.

Giorgio solo, poi Marta

Giorgio                          - (resta solo un istante - si guarda at­torno con interesse - sfoglia dei libri - tocca qualche bibelots - Marta entra).

Marta                            - Come, siete solo?

Giorgio                          - Vostra zia è andata a prepararsi. Adolfo è andato ad aiutarla. Si avvicina l'ora del treno...

Marta                            - Infatti... Così potremo finalmente rendervi la vostra libertà.

Giorgio                          - Non ho fretta...

Marta                            - Siete molto gentile!

Giorgio                          - (pausa) Avete spiegato a Susanna?

Marta                            - Sì, ma non riusciva a capirmi... Fran­camente, non posso darle tutti i torti! Sapete a proposito, che voi piacete molto a Susanna?

Giorgio                          - Ma no...

Marta                            - Sì, vi apprezza molto. Ecco che cosa vuol dire essere un uomo irresistibile : si han­no tutte le donne!...

Giorgio                          - Esagerate... Non tutte!

Marta                            - Fatuo!... (pausa).

Giorgio                          - (dopo un istante) Marta!

Marta                            - Signor Flavien, noi siamo soli.

Giorgio                          - Siete sempre in collera con. me?

Marta                            - Io?

Giorgio                          - Rispondetemi francamente. Voi sie­te sempre in collera con me... non mi per­donate... lo sento...

Marta                            - Ma siete pazzo... Che cosa vi prende?

Giorgio                          - Mio Dio... potete anche risponder­mi... ormai... tre anni or sono non mi avete permesso la più piccola spiegazione... ma...

Marta                            - Non avevamo bisogno di spiegazioni... la presidentessa era sulle vostre ginocchia... Ma d'altra parte questo ormai non ha nessuna importanza... Parliamo d'altro, volete?

Giorgio                          - Non voglio.

Marta                            - Ve ne prego. Mio marito è di là.

Giorgio                          - Vostro?!... Ah, già... Adolfo... vo­glio dire il signor Gatouillat. E' curiosa! Io non posso abituarmi all'idea che è vostro ma­rito... Vi somiglia così poco...:

Marta                            - E' un marito... non è un fratello!

Giorgio                          - E' giusto... Insomma siete... siete felice?...

Marta                            - Felicissima. E voi anche immagino?...

Giorgio                          - Peuh!

Marta                            - Come?

Giorgio                          - Ho detto: peuh!

Marta                            - Ma sì, ma sì; voi dovete essere feli­cissimo: siete libero...

Giorgio                          - Oh, non crediate che con ciò... al contrario. Flora è gelosissima.

Marta                            - Flora?

Giorgio                          - La mia amante.

Marta                            - Ah! la signora alla quale avete tele­fonato? E’ una delle Folies-Bergères?

Giorgio                          - Non ancora! E' al Conservatorio, corso della tragedia... si sta preparando per la Comedie Franqaise... le Folies-Bergères... verranno dopo.

Marta                            - I miei complimenti.

Giorgio                          - Allora capite... a furia di recitare le tragedie... me ne fanno anche in famiglia!

Marta                            - E' molto gelosa?

Giorgio                          - Non mi lascia un momento! Ero più libero prima!

Marta                            - Grazie del confronto!...

Giorgio                          - Volevo dire... che (pausa) Curioso...

Marta                            - Che cosa?

Giorgio                          - Un'impressione! Trovarmi così solo con voi, in questo salotto dove abbiamo pas­sato insieme tante ore deliziose...

Marta                            - Esagerate!

Giorgio                          - Parlo per me, ben inteso... Ebbene tutto ciò mi produce uno strano effetto... A voi no?

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - Perché insomma, nulla è cambiato, o quasi... l'illuminazione... i mobili, il fono­grafo! Questo vecchio fonografo! Vi ricordate come ci faceva ballare bene?... Il signor Ga­touillat... balla?... gli piace ballare coi dischi?...

Marta                            - No, ma apprezza la musica... ha com­perato degli altri dischi...

Giorgio                          - Ah! permettete? (va a leggere i titodi dei dischi) «Morire per la patria suo­nata dalla banda municipale ». La musica è cambiata... come le tende, del resto. Non me ne ero accorto prima... Avete cambiato le tende!

Marta                            - Sì, è stato Adolfo.

Giorgio                          - Ah, peccato! Le tende di Adolfo sono brutte. Preferisco le mie: intonavano meglio.

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - Oh! Il mio bel tavolinetto è stato Adolfo a relegarlo in quell'angolo?

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - Ha avuto torto. Non è il suo posto! Vi ricordate la mia poltrona? Toh! Ec­cola là...

Marta                            - Dove eravate seduto... colla presidentessa !

Giorgio                          - Oh, la presidentessa... la presiden­tessa! Non parlate che della presidentessa!... E' inaudito come non vogliate comprendere... Che cosa conta una presidentessa che si siede passando... senza lasciare traccia... ciò non impedisce che era... che è sempre... la mia, la nostra poltrona... e che è di noi... di noi solamente che si ricorda! Le poltrone hanno, come gli uomini, un'anima e due visi: esse mostrano il loro schienale a tutti, ma non tendono le braccia che a quelli che amano...

Marta                            - Credete?

Giorgio                          - Ne sono certo. Non fosse altro che per il modo col quale ci stringeva l'uno con­tro l'altra... Ricordatevene.

Marta                            - Signor Flavien...

Giorgio                          - Come ci si stava bene... come sape­vamo star zitti... ed è così raro poter stare zitti in due... Avete mai notato che è quasi sempre alle persone che non si ha nulla da dire... che si parla di più? Fino a quando non si è taciuto assieme... è difficile sapere se ci si ama! Il vero amore non è soltanto cieco, è anche muto! Io mi rivedo... là... dopo pranzo... accanto al fuoco... Perché il suo vero posto è là... non sì può lasciarla qui... ha l'aria stupida qui! (afferra la poltrona e la trascina vicino al caminetto)

Marta                            - Ma che cosa fate?

Giorgio                          - Non voglio che faccia una figura stupida... la rimetto al suo posto...

Marta                            - Ma no...

Giorgio                          - E questo qua... (prende il tavolinetto e lo mette al posto della poltrona) Eh? ! con­fessate che sta tutto meglio adesso?! No?!...

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - E adesso venite a sedervi...

Marta                            - Perché?

Giorgio                          - (prendendola per una mano e condu-cendola alla poltrona) Venite, venite! Ecco! voi qui... ed io... in faccia a voi... come prima, (si siede in faccia a lei vicino al ca­minetto).

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - Ecco... ci si ritrova.

Marta                            - Oh!

Giorgio                          - Ma sì... tranne la vostra pettinatura...

Marta                            - Come la mia pettinatura?

Giorgio                          - Non vi pettinavate così prima.

Marta                            - Ma sì.

Giorgio                          - Ma no! I vostri capelli erano più mossi...

Marta                            - Credete? Ebbene allora... (macchinalmente si smuove un po' i capelli davanti allo specchio) Così?

Giorgio                          - Oh! ecco! Così!...

Marta                            - Sto meglio così?...

Giorgio                          -  Non c'è confronto!... Vi ritrovo completamente adesso! Faccio fatica a non immaginarmi di ritorno da un lungo viaggio... Voi mi abbracciate allegramente , e per festeggiare il mio ritorno, noi balliamo il tango come allora sulla musica del fono­grafo.

Marta                            - (ridendo) Che immaginazione!... (In questo momento si sente suonare al piano di sopra un tango).

Giorgio                          - (ascoltando) Sentite? E' il nostro tango...

Marta                            - Credete?

Giorgio                          - Ne sono sicuro... Ma come non ve ne ricordate? E sì che lo preferivate agli altri... e anch'io del resto... Lo si balla così bene... (la prende per farla ballare).

Marta                            - (svincolandosi) Ma che cosa fate, si­gnore... Giorgio... andiamo...

Giorgio                          - Dal momento che ricostruiamo tutto... si continua... ecco tutto... niente di cambiato...

Marta                            - (c. s.) Ma no! Basta... ve ne prego. (con una nervosità prossima alle lacrime) La­sciatemi... andiamo... (si stacca bruscamente da Giorgio e cade su una sedia scoppiando in lacrime).

Giorgio                          - (sorpreso e commosso) Marta!...

SCENA VII.

Detti, Zia Irene, Adolfo più tardi

(Zia Irene entra in tenuta da viaggio).

Zia                                 - Eccomi pronta! (vedendo Marta che piange) Ebbene, che cosa c'è? Perché piangi?

Marta                            - Non è niente... non ci badate... sono un po' nervosa questa sera... vado a mettermi il cappello... (esce).

Zia                                 - Mi dici Perché la fai piangere?

Giorgio                          - Ma... non so... non capisco...

Adolfo                          - (entrando) Ecco la vostra valigia... cara signora. Sono esattamente le 22 e 47...

Giorgio                          - (approfittando del pretesto per svignar­sela) Accidenti! E il taxi? (esce di corsa).

SCENA VIII.

Zia Irene - Adolfo

Zia                                 - Ah! sacrebleu! Qui c'è qualche cosa!

Adolfo                          - Come dite?

Zia                                 - E' evidente che qui c'è qualche cosa... quei ragazzi mi sembrano cambiati...

Adolfo                          - Ah, vi pare che...

Zia                                 - Il loro atteggiamento a tavola... Le la­crime di Marta...

Adolfo                          - Piangeva?

Zia                                 - Sì, quando sono entrata... là... Era rima­sta sola con Giorgio.

Adolfo -»                      - Ah! mio Dio... E Perché?

Zia                                 - Bravo! Non ne so niente... Ma io cono­sco Marta... non è donna da piangere per niente...

Adolfo                          - Evidentemente... ma...

Zia                                 - Scommetto che quel bestione di suo ma­rito glie ne ha combinata una grossa!

Adolfo                          - Io?!

Zia                                 - Ma cosa c'entrate voi?! A proposito, voi siete l'intimo della famiglia, amico d'infanzia di Giorgio, non vi siete accorto di nulla? D'al­tronde dev'essere proprio così... Quando la moglie piange è sempre per colpa del ma­rito.

Adolfo                          - Scusatemi... ma io conosco dei ma' riti...

Zia                                 - E io no? Ne ho avuto due... Ma... io non la intendo così! Ah, no! no! Non sarà mai detto che io lascerò andare a male... una coppia così carina... un matrimonio così in­dovinato! Ma per fortuna, io sono qui!

SCENA IX.

Detti - Leonia

Leonia                           - (entrando) Il taxi aspetta alla porta...

Adolfo                          - Cara signora, sono esattamente le ventidue e cinquantacinque...

Zia                                 - (scattando) Ah, voi, lasciatemi in pace colla vostra ora! Auff... Se non prenderò questo treno ne prenderò un altro...

Adolfo                          - Un altro?! Ma cara signora, non ci sono più treni fino a domani mattina!...

Zia                                 - Benone! Prenderò quello... Non crede­rete mica che io lasci quei due ragazzi in quello stato?...

Adolfo                          - Ma...

Zia                                 - (passeggiando su e già) Sì, sì... Io sono per i rimedi energici... in campagna io faccio così... Quando ci sono delle nubi... boum! Un colpo di cannone! E' il mio sistema! Si evita la grandine! (a Leonia) Ditemi ragazza, ci sarà bene una camera per me?...

Leonia                           - Certo... cioè... c'è quella del signore...

Zia                                 - Quella del signore?... dormono sepa­rati? Ah, ma allora non mi meraviglio più.

SCENA X.

Detti, Giorgio, Marta

Giorgio                          - (entrando) Tutti pronti? (chia­mando) Marta!...

Marta                            - (entrando) Eccomi!

Zia                                 - Non parto più...

Marta e Giorgio            - Come?...

Zia                                 - Proprio così... Sono stanca... e fare que­sto viaggio di notte...

Tutti                              - Oh!

Leonia                           - (entrando) Allora la signora dor­me qui?

Zia                                 - Certo! E' una bella sorpresa sì o no?!

Giorgio                          - Bellissima...

Zia                                 - Approfitteremo di questa serata per par­lare seriamente io e te!...

Giorgio                          - Benissimo...

Zia                                 - (a Marta) E tu stai tranquilla, mia cara, ci penso io a mettere a posto quel bel tomo. (p. p.) Vengo subito... il tempo di togliermi di nuovo questa roba... (accenna allo spolve­rino) Seguitemi voi. (o Leonia)

Leonia                           - Subito, signora.

Zia                                 - (sulla porta) Ah, dimenticavo questo: caro signor Gatouillat...

Adolfo                          - Cara signora...

Zia                                 - Sono esattamente le 22 e 59 e mezzo... credo sia l'ora che andiate a dormire!

Adolfo                          - Io?

Zia                                 - Eh! Non vorrete mica passar la notte qui! Eppoi devo parlare a quei due ragazzi!... (via con Leonia).

SCENA XI.

Marta, Adolfo, Giorgio

Marta                            - E adesso?

Adolfo                          - Dorme qui e mi manda a dormire

fuori. Giorgio                - Per cercare di riconciliarci...

Marta                            - Ma non possiamo continuare questa commedia... tutta la notte...

Adolfo                          - Mi pare! Pazienza che il signore prenda il mio posto a tavola... ma nel vostro letto... Marta           - Allora non ci rimane che confessare tutto alla zia... Giorgio            - Che ci siamo presi gioco di lei...

Adolfo                          - Questo non è possibile... La zia è una persona così rispettabile... e così ben disposta... per la mia tintoria...

SCENA XII.

Detti - Leonia

Leonia                           - (entrando) Signora...

Marta                            - Che cosa volete?...

Leonia                           - Venivo per le lenzuola, signora... Chi dorme qui? Il signore o... il signore bis?

Adolfo                          - Dico, voi, non ricominciate, eh?

Leonia                           - Bisogna bene che lo sappia, insomma.

Marta                            - Leonia, ditemi, mia zia vi ha dato qualche ordine per domattina?

Leonia                           - Mi ha detto di svegliarla alle nove.

Marta                            - Benissimo; alle nove! Sentite, Leo­nia... domattina alle sette e mezzo busserete alla porta della mia camera... ma mi racco­mando senza far rumore per non svegliare la zia.

Leonia                           - Va bene, signora, e poi?

Marta                            - Eppoi basta... è tutto... Voi conti­nuerete ad agire con mia zia e con questi si­gnori nello stesso modo di questa sera. Avete capito? Potete andare.

Leonia                           - Ho capito, (via)

Marta                            - Ecco! Credo di aver trovato il mezzo di accomodare tutto... Giorgio,

Adolfo                          - Proprio?

Marta                            - Adolfo ci darà la buona notte e se ne andrà. Il signor Flavien ed io resteremo soli colla zia; comprendete?

Giorgio                          - Benissimo. Noi due continuiamo come prima.

Marta                            - Fino a che la zia andrà a dormire! Quando sarà addormentata voi tornerete a casa vostra e Adolfo tornerà qui. Domani mattina lui se ne va all'officina, prima che la zia si sia svegliata... ed il tiro è fatto.

Adolfo                          - Un momento: come farò per sapere quando potrò rientrare?

Marta                            - Vi telefonerò...

Adolfo                          - Dove?

Marta                            - Già, è vero... Allora telefonerete voi. Se la zia non si è ancora coricata vi rispon­derò... una cosa qualunque... voi capirete che non potrete ancora venire e telefonerete un quarto d'ora più tardi... E adesso andate Perché la zia può ritornare...

Adolfo                          - Vado (a Giorgio) Permettete che deponga sulla fronte di mia moglie il quoti­diano bacio della sera?

Giorgio                          - Eh! Fate pure... (si volta).

Adolfo                          - Marta! Mia cara Marta (l'abbraccia e la bacia).

SCENA XIII.

Detti, Zia Irene

Zia                                 - E adesso a noi due! (sbalordita vedendo Marta fra le braccia di Adolfo) Ah!...

Marta                            - (svincolandosi) Oh!...

Giorgio                          - (voltandosi) Ecco la zia!

Zia                                 - Toh! Sei qui, tu?

Giorgio                          - Sì... io...

Zia                                 - Tu voltavi la schiena...

Giorgio                          - Cercavo un libro per Adolfo.

Marta                            - Il signor Gatouillat ci dava la buona sera...

Zia                                 - Eh, ho visto!...

Adolfo                          - Signora... i miei omaggi!...

Giorgio                          - Ti accompagno!

Adolfo                          - Grazie! (piano a Giorgio) Allora siamo intesi, io telefono...

Giorgio                          - Noi vi risponderemo una cosa qua­lunque... e voi... (sortono)

SCENA XIV.

Zia Irene, Marta

Zia                                 - (ancora sottosopra) Ma no, non è pos­sibile !

Marta                            - Come dite?

Zia                                 - Io non parto... rimando il mio viaggio Perché credo che Giorgio ti renda infelice... e cinque minuti dopo... i miei complimenti, cara! Fai presto tu a consolarti...

Marta                            - Io non capisco...

Zia                                 - Eppure è chiaro! Quando una donna è fra le braccia di un uomo... e che quest'uomo la bacia...

Marta                            - Oh! zia! Che cosa supponete?

Zia                                 - Ah, sacripante! Non si tratta di suppo­sizioni... ma di posizione! Il generale mi ha insegnato abbastanza strategia per riconoscere una posizione! E quello stupido di Giorgio che non si accorge di niente... (chiamando) Giorgio! Giorgio!...

Marta                            - Ma zia... Non vorrete...

Zia                                 - Sì, sì... proprio così... E subito anche!... Nubi, colpi di cannone... boum! Non c'è al­tro sistema... ne va dell'onore di mio nipote...

SCENA XV.

Detto, Giorgio

Giorgio                          - (entrando) Mi avete chiamato, zìa?

Zia                                 - Sì; vieni qui.

Giorgio                          - Che cosa c'è?...

Zia                                 - Per cominciare c'è questo: mi farai il

santo piacere di mettere quel Gatouillat alla porta!

Giorgio                          - Adolfo? Quel caro Adolfo?

Zia                                 - Precisamente! Quel povero Adolfo! Lo compiange anche! Sei proprio una bestia! Tutti eguali! Col pretesto che si sono ammo­gliati... non si occupano più di nulla e un bel giorno c'è un becco di più nella famiglia... quando non ce ne sono due!

Giorgio                          - Carina questa !

Zia                                 - Ah, tu trovi che è carina? Ma non capisci proprio niente allora? Ma non ti sei accorto che... quella specie di Gatouillat fa la corte a tua moglie?!

Giorgio                          - Adolfo?!

Zia                                 - Adolfo, sì! Il tuo caro Adolfo! E se tu ti occupassi un po' di più di quello che ac­cade dietro di te non sarebbe male!

Giorgio                          - Voi esagerate zia... Adolfo è un vecchio amico...

Zia                                 - Ragione di più...

Giorgio                          - Certo... certo che fa male!

Zia                                 - Ah! trovi che fa male?... Niente altro?...

Marta                            - (voltandosi) Ma...

Giorgio                          - No... io non approvo... non posso approvare Adolfo... non è delicato.

Zia                                 - Ma senti che roba?!

Marta                            - Ma...

Zia                                 - Fa male... non è delicato... Ma scuotiti per Dio! In quanto poi      - (a Marta) a te... io mi domando che cosa trovi di bello... a quel coso là... Non è simpatico... non ha l'aria intelligente... è ridicolo...

Marta                            - Zia...

Zia                                 - Sempre con l'orologio in mano, per la ridicola mania di dirvi ogni tre secondi l'ora... anche quando non la si vuol sapere! Quando si ha un marito come Giorgio, gaio, sorridente...

Marta                            - Ah, qui ti aspettavo! Conosco la sin­fonia: dal momento che ho un marito sim­patico... io devo permettere tutto, non è vero? . Bisogna tutto perdonargli... lui può farvi sof­frire quanto vuole... questo non ha nessuna importanza! E' simpatico! questo scusa tutto!

Zia                                 - Proprio così! Va meglio perdonare delle debolezze ad un marito simpatico che non averne da perdonare ad un marito pe­dante e noioso! Se tu fossi la moglie di un Gatouillat vedresti se ho ragione! Allora sì, capirei che tu fossi da compiangere!...

Marta                            - Scusate zia, ma siete ingiusta. Io penso che si possa benissimo essere la moglie del signor Gatouillat senz'essere ridicola... Io conosco tante donne...

Zia                                 - Proprio?

24

Marta                            - Perfettamente! Il signor Gatouillat è un uomo serio... ponderato...

Zia                                 - Ponderato... puoi dirlo!

Marta                            - Nel matrimonio, mia cara zia, vai meglio un uomo ponderato... che uno spen­sierato; e dal momento che mi tirate pei ca­pelli dirò tutto! Ne ho abbastanza in fin dei conti! Zia, voi volete una spiegazione? Eccovela: mi ha ingannata con tutte le mie ami­che e anche con Leonia!

Zia                                 - Leonia?! La cameriera?! (a Giorgio) Tu inganni tua moglie colle cameriere?!

Giorgio                          - Cara zia... vi assicuro...

Zia                                 - Sta zitto! Marta ha ragione! Si è mai sentito delle cose simili... dopo sei anni di matrimonio !

Marta                            - Sei anni? Ma dopo sei mesi?!...

Zia                                 - E non hai vergogna! Una bella mogliet-tina come Marta... ingannarla così... invece di amarla e di rispettarla come sua zia! Non nello stesso modo, ben inteso!

Giorgio                          - Evidentemente!

Zia                                 - No, non ridere! E' abominevole! Non avrei mai supposto una cosa simile... Hai torto... enormemente torto! (violenta)

Marta                            - Ma zia...

Zia                                 - (voltandosi verso Marta e colla stessa vio­lenza) E anche tu hai torto!

Marta                            - Io?

Zia                                 - Sì, hai torto di esagerare verso di lui... Perché in fondo la cosa non è poi tanto grave.

Marta                            - Ah, no? E allora?

Giorgio                          - Senti la zia?

Zia                                 - In fondo poi di che cosa si tratta? Di una cameriera senza importanza.

Marta                            - Ah, la cosa non ha importanza?...

Zia                                 - Ma certo, cara! Credi alla mia vecchia esperienza! Non bisogna mai vendicarsi. Io sono stata felice Perché ho capito subito che il proprio marito bisogna saperselo tenere, accarezzandolo... Su! Abbraccia tuo marito... e digli che gli vuoi bene...

Marta                            - (resistendo) Ma... zia...

Zia                                 - Non dire di no... non dite di no... an­diamo., se salta agli occhi che morite dalla voglia di abbracciarvi!

Marta                            - (arrossendo ed abbassando gli occhi) Zia

Giorgio                          - (avvicinandosi) Marta...

Marta                            - No... lasciatemi!

Giorgio                          - Marta mia piccola Marta

ascolta...

Marta                            - No... niente... ve ne prego...

Zia                                 - Ma lascialo dunque parlare!

Marta                            - Ma...

Giorgio                          - Marta... io devo dirti... devo dirti... Ah, zia se sapeste!...

Zia                                 - Sì, caro... parla... parla...

Marta                            - No, finiamola, ve ne supplico... zia...

Zia                                 - Ma non dice niente a te... è a me che parla...

Giorgio                          - (alla zia) Sì, avete ragione zia... è a voi, a voi sola... che voglio parlare... Voi mi comprenderete, ne sono certo. Ah, potessi finalmente dire tutto... sfogarmi...

Zia                                 - Sfogati, caro, sfogati...

Giorgio                          - Se sapeste via, quante volte, da tre anni, io avrei voluto gettarmi ai suoi piedi, dirle quanto rimpiangevo... quanto ero pen­tito...

Marta                            - Pentito!... (ironica)

Zia                                 - Sta zitta te! E’ a me che parla...

Giorgio                          - Sì, zia, avevate ragione quando poco fa mi colmavate di rimproveri : sono stato uno stupido, un idiota... le ho cagionato tanta pena... ho fatto tanto soffrire la mia piccola Marta che amo tanto! Perché io l'amo... capite... io non ho mai amato che lei...

Zia                                 - (a parte) Come dicono tutti la stessa cosa!

Giorgio                          - Ecco quello che bisognerà dirle; zia se io l'ho ingannata... l'ho fatto senza alcuna gioia, ve lo giuro: la grande, vera felicità era per me... ritornare a lei!

Zia                                 - (piano) Com'è furbo!

Giorgio                          - (c. s. ma la testa verso Marta) Ed ogni volta ch'io ritornavo a lei... ogni volta... era sempre colla stessa grande emozione, che m'invadeva tutto, che io la riprendevo... Perché bisogna che tu lo sappia... io non ti ho mai presa senza tremare, amor mio! E questa sera... io tremavo... come la prima volta... come il giorno che ci siamo trovati noi due soli... dopo il matrimonio!

Marta                            - (commovendosi) Giorgio...

Giorgio                          - Ricordati cara... Come ci siamo amati quel giorno! Ricordati la nostra fuga prima del pranzo... Ricordi? Ti sei infilata in fretta un piccolo tailleur bleu... e siamo an­dati a pranzare al restaurant come due inna­morati di contrabando, mentre tutti gli in­vitati ci aspettavano... Ricordi amore...

Marta                            - (c. s.) Basta... basta...

Zia                                 - (si allontana in punta di piedi).

Giorgio                          - E il nostro arrivo qui... e la nostra camera, Marta...

Marta                            - Giorgio!... Giorgio!...

Zia                                 - E abbracciala dunque! Cosa aspetti, corpo di un cane...,

Giorgio                          - (abbracciando Marta) Marta!...

Marta                            - (con un ultimo sforzo) Oh!...

Zia                                 - Adesso credo che non abbiano più biso­gno di me!...

Marta                            - (perdendo la testa) Zia... Giorgio...

Zia                                 - (sulla porta) Se dopo questo non avrò un nipotino fra nove mesi... vuol dire che non c'è più religione! (via).

SCENA XV.

Giorgio - Marta

Giorgio                          - (tenendola sempre più stretta) Marta! Amor mio!

Marta                            - (abbandonandosi) Giorgio!... E' una pazzia... Giorgio!... (lungo bacio pausa -suona il telefono) (debolmente senza scio­gliersi) Giorgio... il... il telefono... .

Giorgio                          - (stessa azione) Sì... sì... è... il... te­lefono... (Tutti e due fanno un gesto vago come per afferrare l'apparecchio continuando a rimanere stretti l'uno contro l’altra - poi Marta scio­gliendosi).

Marta                            - Lasciatemi... (va al telefono) Ah, siete voi, Adolfo... sì... La zia ci ha lasciato proprio ora... No... è meglio che aspettiate ancora un po'... per rientrare... un quarto d'ora... se ella tornasse... sì, ecco... quando saremo sicuri che dormirà... Che cosa? La vostra chiave? Ah, non fa niente. No, no... e soprattutto non suonate... Sì, ecco... sotto la stuoia... sì... a fra poco... (riattacca) (Giorgio nel frattempo si è allontanato con freddezza - Marta è un po' turbata - un im­barazzo evidente pesa su loro... non sono più come prima)

Marta                            - Avete... avete sentito?... Adolfo ha dimenticato la chiave...

Giorgio                          - Ho sentito.....

Marta                            - Volete essere così gentile di metterla sotto lo stuoino andandovene?

Giorgio                          - Io?

Marta                            - Scusatemi... vado a metterla io stessa... (si dirige verso la porta colla chiave in mano dopo averla presa su di un mobile).

Giorgio                          - (fermandola e togliendole la chiave) No!

Marta                            - Che cosa fate?

Giorgio                          - Inutile... Posso anch'io...

Marta                            - Vi ringrazio.

Giorgio                          - Non c'è di che... Addio Marta.

Marta                            - Addio, Giorgio!

Giorgio                          - Buona notte!

Marta                            - Buona notte! (tutti e due si sono un po' avvicinati) (indicando la chiave) Non dimenticate è vero?

Giorgio                          - (mostrandola) Siate tranquilla... (ri­gira la chiave fra le dita contemplandola) Curiosa !

Marta                            - Che cosa?

Giorgio                          - Quando si pensa a tutto quello che può rappresentare un pezzetto di metallo... In fondo una chiave è come la lingua di Esopo: la migliore e la peggiore delle cose. Tutto dipende dalla porta che essa apre.

Marta                            - E di chi entra!

Giorgio                          - Soprattutto. Per mezzo suo un altro entrerà qui senza far rumore... si coricherà vicino a sua moglie... la prenderà fra le sue braccia...

Marta                            - Giorgio!

Giorgio                          - E' una chiave maligna e cattiva! Os­servatela: con tutti questi denti... ha l'aria di ridermi sulla faccia... contenta del crudele tiro che sta per giuocarmi... somiglia ad Adolfo!

Marta                            - E' la sua!

Giorgio                          - Già... Ma se restasse nella mia tasca... tutto cambierebbe, vi sarebbe la matematica certezza... che nessuno entrerebbe (si avvi­cina a Marta e la sua voce si fa più persua­siva) E' la sicurezza di un'ora...

Marta                            - (colla voce cambiata) Vattene Gior­gio!...

Giorgio                          - Vuoi?...

Marta                            - Te ne prego... va via... va...

Giorgio                          - Marta!...

Marta                            - No... no... non possiamo... non bi­sogna... sarebbe male... (fa qualche passo verso la sua camera)

Giorgio                          - (seguendola, supplichevole) Marta, te supplico...

Marta                            - (stremata) No... non possiamo... non sono più libera...

Giorgio                          - Si... continua...

Marta                            - (vinta, ma continuando a difendersi) Eppoi potrebbe rientrare... va via... Ripren­derci così... un capriccio... no... no... sarebbe una pazzia... capisci!

Giorgio                          - Continua... continua...

Marta                            - Comprendi... io vorrei che tu ti ren­dessi conto che è una pazzia!... (sono sulla soglia della camera - la oltrepas­sano, mentre Marta si abbandona finalmente fra le braccia di Giorgio).

SCENA ULTIMA

Zia Irene sola

(lunga pausa - la scena resta vuota - la musica del piano di sopra si fa sentire - poi trilla il telefono a lungo - la zia Irene in vestaglia)

Zia                                 - Non continueranno tutta la notte a chia­mare?! (va al telefono) Pronto! Cosa? Voi?... ancora voi?... Sono io... sì... cosa volete an­cora? Notizie di Giorgio e di Marta? Ma... (piccola occhiata verso la camera) Ho l'im­pressione che non stiano proprio male... vi prego... scusateli se non vengono all'apparec­chio... ma li ho incaricati... di un lavoro che mi preme... Buona notte... (depone il ricevitore sul tavolino invece che al gancio. Parlando verso la porta di Marta e Giorgio) Così nessuno potrà più disturbarvi!

FINE DEL SECONDO ATTO

ATTO TERZO

La camera da letto di Marta. Letto grande nel mezzo - tre porte - telefono vicino al letto. All'alzarsi del sipario la scena è buia. Marta e Giorgio sono coricati e dormono. Dopo un po' si svegliano - si stiracchiano… Giorgio sveglia Marta con un bacio.

SCENA I.

Giorgio - Marta

Marta                            - Giorgio mio caro... credo che sarebbe tempo di alzarci... Ho la certezza che sono per lo meno le otto..

Giorgio                          - Le otto? Non è possibile… ci siamo appena addormentati… eppoi alle otto c’è la luce….

Marta                            - Le tende sono chiuse; vai ad aprire.

Giorgio                          - Si sta così bene qui! (suona il telefono) il telefono a quest’ora?

Marta                            - Ma se non sai che ora è?

Giorgio                          - Non fa niente, .è sempre presto... non si telefona ad un'ora simile! (prendendo il ricevitore) Pronto!... Pronto? Cosa? Ah, accidenti !

Marta                            - Che cosa c'è?

Giorgio                          - Adolfo!

Marta                            - Mio maritò!

Giorgio                          - L'avevo dimenticato!

Marta                            - Anch'io! Dà qua, presto... (al tele­fono) Pronto! Pronto! Siete voi Adolfo? Chi vi ha risposto? Ma senza dubbio la signorina del telefono... Una voce d'uomo? Non è possibile! Ci sono molti impiegati « signorine del telefono »... sì... l'ho letto nel giornale... molto tardi?... E voi?... Oh!... povero amico... io?... sì... una notte molto buona...

Giorgio                          - (piano) Ho fatto il possibile!

Marta                            - Sì... (sempre al telefono) insomma... non poteva andar peggio... sì, è ancora qui la zia... partirà certamente dopo colazione... il treno parte alle 12 e 40... Eh?... cosa dite?... sono le 12 e 20?!... allora... non facciamo più in tempo... sì... non prima, però... pronti... pronti... Benone, hanno tolto la comunica­zione ! (riattacca).

Giorgio                          - Che cosa ha detto?

Marta                            - La zia gli ha risposto ieri sera... gli ha detto che noi stavamo lavorando... per lei... Ha ritelefonato due volte senza ottenere risposta,., allora non ha più osato insistere ed è andato a dormire all'albergo...

Giorgio                          - Ottima idea! Non ha sospetti?

Marta                            - Nessuno... sono una donna onesta!

Giorgio                          - Allora tutto va bene!

Marta                            - Sì... ma sono le 12 e 20!

Giorgio                          - Di già! Che cosa vuol dire alle volte andare a letto per un'ora!

Marta                            - Purché Adolfo non rientri prima che la zia sia partita!

Giorgio                          - Eh, no! dal momento che sa l'ora del treno.

Marta                            - In ogni modo non è più il caso di dormire! (suona).

Giorgio                          - Né sognare! Purtroppo!

Marta                            - Mio caro!...

Giorgio                          - Ah, che brutta invenzione il tele­fono! Stavamo così bene, soli al mondo... tutti e due... Drinn! Buona notte! Non siamo più soli al mondo!

Marta                            - Ecco Leonia! Nasconditi... va sotto... (si bussa) va sotto!  (lo nasconde) Entrate!

SCENA II.

Detti - Leonia

Leonia                           - (restando sulla soglia) suonato?

Marta                            - Sì     - (vedendo che Leonia non si muove) Entrate? Perché rimanete lì?

Leonia                           - Mi fa un certo effetto... Domando scusa alla signora, ma da questa mattina la zia della signora, mi proibisce di svegliare la signora ed il signore... strizzando l'occhio in una maniera... che ho pensato si trattasse del signore numero uno... In ogni modo la signora ha passato una buona notte?

Marta                            - Sì... buona... abbastanza... Portami la cioccolata subito...

Leonia                           - Sì, signora   - (va per uscire e si trova faccia a faccia colla zia) Ah, la zia della si­gnora... (alla zia) La signora è sveglia! (via)

SCENA III.

Detti, Zia Irene

Zia                                 - Ah! finalmente! Ebbene, come va ra­gazzi! Sei sola? E Giorgio?

Giorgio                          - (scoprendosi) Buongiorno, zia!

Zia                                 - Buongiorno caro! Non ti avevo visto, non ci vedo qui! Adesso apro (va ad aprire le tende e la finestra) Ecco fatto! Ah, come siete carini tutti e due! Mi sembra di essere ancora alla Roche! Vi ricordate quando ve­nivo io stessa a portarvi la cioccolata?

Giorgio                          - Altro che, se me ne ricordo!

Zia                                 - (vedendo entrare Leonia col vassoio) Ecco la vostra cioccolata.

SCENA IV.

Detti - Leonia

Leonia                           - (entrando) Il signore!... Ne ero si­cura!

Marta                            - Leonia!

Leonia                           - (dandole il vassoio) Prendete signora, prendete...

Zia                                 - (prendendolo) Ma che cosa avete?

Leonia                           - Non lo so... ma... vedere il signore a letto colla signora... mi...

Zia                                 - O che tipo!...

Marta                            - Vi spiegherò zia... da qualche tempo Giorgio ed io... dormivamo in due camere separate... allora, capite... Leonia... è sor­presa... (scende per sbarazzare la zia del vas­soio) Date qua... zia.

Giorgio                          - (facendo lo stesso) Date qua, zia...

Marta                            - (a Leonia) Visto che siamo in due a fare ciò che dovreste fare voi, andate via. (Leonia via) Siamo imperdonabili! Per una volta che la zia è qui con noi... levarci a quest'ora.

Zia                                 - Al contrario! Non potevate farmi un fa­vore più grande! Dammi un bacio, tu!

Marta                            - Sì, zia!

Zia                                 - (a Giorgio) E anche tu!

Giorgio                          - Con piacere!

Zia                                 - (commovendosi) Sono stupida è vero? Ma sono commossa... Mi pare di avervi spo­sato un'altra volta!

Giorgio                          - Infatti... quasi...

Marta                            - Giorgio!...

i

Zia                                 - Va là, non arrossire... so cos'è... sì, in­somma l'ho saputo... Adesso che dormite nella stessa camera, fra una ventina di giorni... ripasserò da Parigi... e vi porterò tutti e due con me alla Roche...

Marta                            - Ma...

Zia                                 - Passeremo tutto l'agosto assieme, noi tre

Giorgio                          - Come tutti e tre?

Zia                                 - Sì : Marta, tu, ed io ! E adesso vi lascio vestire... e vado a vestirmi anch'io.

Marta                            - Perbacco, è vero! Non bisogna farvi perdere il treno!

Zia                                 - Non importa. Se non arriviamo in tempo... partirò qxiesta sera, ecco tutto!...

Giorgio                          - (piano) Ecco tutto.

Zia                                 - Così passerò una giornata di più con voi. Ci tengo a contemplare la mia opera... Perché insomma... questa vostra riconcilia­zione... è opera mia! Vostro figlio... lo do­vrete a me!

Marta                            - Nostro figlio?!

Zia                                 - Questa volta non accetto scuse! Arran­giatevi! (via)

SCENA V.

Marta - Giorgio

Giorgio                          - Hai sentito?!... Non abbiamo tempo da perdere... (accennando a tornare a letto)

Marta                            - Non dire stupidaggini. Vestiti piutto­sto. Adolfo può arrivare da un momento al­l'altro!

Giorgio                          - Ti prego! Non parlarmi di Adolfo! Che cosa conta ora Adolfo?

Marta                            - Come cosa conta? Ma sei matto? Ma io sono maritata... Adolfo è mio marito... e questa è casa sua... Lo dimentichi?

Giorgio                          - Già, è vero... Cosa vuoi! è più forte di me... io non posso pensarci.

Marta                            - Ma mi sembra che lo sapevi... quando sei venuto qui ieri sera...

Giorgio                          - Ieri sera... ieri sera... non era la stessa cosa... pensavo troppo a te per poter pensare a lui... Ma questa mattina... dopo questa notte... sentirti parlare così., di tuo marito... nella tua camera...

Marta                            - No, nella sua...

Giorgio                          - Pensare che in questo stesso letto...

Marta                            - Ma no...

Giorgio                          - Come no? Due anni: due volte cin­que dieci; due volte sei, dodici e uno tredici; due volte tre, sei e imo sette.., 730! 730... notti di Adolfo! E' mostruoso!...

Marta                            - Oh!

Giorgio                          - Precisamente! Non avresti dovuto sposarti così presto! Non è una buona ragione Perché avevi divorziato... di correre subito a sposare un tintore! Che cosa ne facciamo adesso?

Marta                            - Non posso metterlo alla porta!

Giorgio                          - E allora?

Marta                            - Allora... non so... rifletteremo... ci arrangeremo... Non essere cattivo, andiamo! Adolfo è sempre all'officina... ci sarà facile vederci... fuori, dopo pranzo... di nascosto... nella tua gargonniere...

Giorgio                          - Ah, questo, poi no!... Il piccolo, so­lito adulterio? No! Tu non sai cosa vuol dire... spogliarsi... dalle cinque alle sette... in una camera... dove la portinaia ha dimen­ticato di accendere il fuoco...

Marta                            - Come?

Giorgio                          - Ah, per voi donne non è la stessa cosa, ma in quei momenti... non si pensa che al marito... Perché, beninteso, io diverrei l'amico intimo di Adolfo... Sarà fatale! Ieri non mi poteva soffrire, oggi mi vedrà con minore antipatia, fra otto giorni ti dirà che si è ingannato sul conto mio, fra quindici non potrà più far a meno di me... E' idiota, ma è così... Io passerò le mie serate qui... fra voi due... con un sorriso stupido fra le lab­bra, dopo me ne andrò... voi andrete a letto... io uscirò solo... E durante l'inverno esclame­rete: Povero amico... che freddo va a pren­dere adesso... mentre che voi due caldi» caldi... vi coricherete...

Marta                            - Oh, coricarci... per quello che ci fac­ciamo a letto...

Giorgio                          - Sì... la conosco questa storiella... tutte le donne maritate la raccontano al loro amante! No cara. Pur di non rifare la vita dell'amante, preferisco cento volte essere becco.

Marta                            - Povero Giorgio! E allora non c'è che una cosa da fare: non rivederci più.

Giorgio                          - Eh?!... Sei pazza?!...

Marta                            - Sì... bisognerà fare così! Non dob­biamo guastare questo bel ricordo... questa notte insperata... questa notte che ci ha ben fatto comprendere che noi ci adoriamo  Non ne potremmo passare una migliore. Ascoltami Giorgio: restiamo col nostro felice ricordo, e quando ci ripenseremo, dirai, amor mio, che se tua moglie è stata spesso la tua amante, questa notte... la tua amante è stata interamente tua moglie!

Giorgio                          - Marta!

Marta                            - Ed ora, presto! Io corro nel bagno; dirò a Leonia che prevenga Adolfo... Poi ac­compagneremo la zia alla stazione e là ci la-scieremo... Arrivederci, caro...

Giorgio                          - Ma niente affatto ! Non ti lascio ! Ora che ho ritrovata la sola donna della mia vita, dovrò riperderla?

Marta                            - Sì... sì... bisogna!... (via)

Giorgio                          - No e poi no!... (entra nella camera)

SCENA VI.

Adolfo - Leonia

(La scena resta vuota un istante, poi la porta si apre e appare Leonia che cerca di impe­dire ad Adolfo di entrare).

Leonia                           - Signore... ma signore...

Adolfo                          - Ma lasciatemi dunque passare... che cosa diavolo avete?...

Leonia                           - Ma io... (vedendo che nella camera non c'è nessuno cambia tono) Niente, si­gnore... il signore può entrare...

Adolfo                          - Tante grazie...

Leonia                           - Ma allora io non capisco più niente; il signore ritorna?

Adolfo                          - Come sarebbe a dire? La signora è rientrata ?

Leonia                           - La signora non è uscita. Deve essere in bagno.

Adolfo                          - Quando la signora avrà finito... pre­parerete il bagno anche per me... molto caldo e avvertirete la signora della mia presenza.

Leonia                           - Bene, signore.

Adolfo                          - Aspettando, vado a mettermi un po' sul letto per riposarmi... Sono estenuato...

Leonia                           - Bene, signore, (via)

Adolfo                          - (cominciando a spogliarsi) Che notte... che notte... Io che non posso dormire all'albergo... lo sapevo prima, che non avrei chiuso occhio... Finalmente... questo scherzo è finito... Vediamo un po'... sono esattamente le 12 e 41... Il treno della zia dev'essere par­tito da un minuto. Ma come mai Marta non è andata ad accompagnare la zia alla stazione... Sarebbe stato più corretto... (si è levato il colletto, la giacca, il gilet, le scarpe, che tiene ancora in mano quando entra la zia).

SCENA VII.

Zia Irene - Adolfo

Zia                                 - (entrando) Senti Marta... (vedendo Adolfo) Ehi... voi?!...

Adolfo                          - (con un salto) Signora... Come... an­cora qui?!...

Zia                                 - Ancora voi?! Che cosa fate qui?!

Adolfo                          - Ecco... io...

Zia                                 - Vi spogliavate?!...

Adolfo                          - No... cioè... sì... avevo un po' caldo... e allora...

Zia                                 - Confessate che stavate per spogliarvi in­teramente... Ma se contate di turbare ancora mia nipote... vi siete sbagliato... Non siete eccitante! Marta ha di meglio...

Adolfo                          - Ma io... vi assicuro signora... avevo creduto... fra amici...

Zia                                 - Avete un ben strano modo di compren­dere l'amicizia... Io posso capire che Marta abbia commesso... sì... qualche imprudenza... qualche innocente civetteria... molto scusa­bile, del resto...

Adolfo                          - Ma permettete...

Zia                                 - Ma... sì... ma sì... Una donna nervosa... un po' gelosa... qualche malinteso... La pre­sidentessa... Flora... Siamo tutte uguali... ci si vuol subito vendicare... dente per dente... e allora il primo imbecille che capita...

Adolfo                          - Oh, ma...

Zia                                 - Siete capitato voi!... Ecco tutto! Ma non c'è nessuna conseguenza... niente da fare, mio caro... Aggiungete che quei due ingenui avevano commesso la balordaggine di dormire separati! Dormire in due camere!... Due in­namorati!... Era la fine! Fortunatamente che da ieri sera, io ho tutto cambiato...

Adolfo                          - Come?

Zia                                 - Sì; ho fatto loro comprendere che alla loro età... un letto solo... è sufficiente!...

Adolfo                          - Eh!? Come?...

Zia                                 - Debbo aggiungere però che non hanno tardato molto ad essere del mio parere... Se voi aveste dormito, come me, nella camera accanto...

Adolfo                          - Voi dite?! Ma non è possibile!...Questa notte... il signor Flavien ha dormito qui... con mia moglie?!... nello stesso letto... tutti e due?!...

Zia                                 - Con vostra moglie?!... Ma che cosa dite? Siete impazzito?!...

Adolfo                          - (vacillando) Ah, mio Dio! Dio mio!... Ci siamo!...

Zia                                 - Ma cosa?!?!...

Adolfo                          - Sono becco... come papà!!

Zia                                 - Ma come? Perché Giorgio ha dormito con sua moglie?!... Siete becco?

Adolfo                          - Ma sua moglie è mia moglie!

Zia                                 - Ma che cosa diavolo dite?!...

Adolfo                          - Dico che sua moglie... non è più sua moglie... dal momento che è mia moglie...

Zia                                 - - Oh Dio!... è diventato matto!...

Adolfo                          - (correndo a tutte le porte e chiamando come un pazzo) Marta! Leonia!

Zia                                 - (spaventata) E' impazzito! è impazzito!

SCENA VIII.

Detti, Marta, Giorgio, poi Leonia

Marta                            - (entrando) Che cosa c'è?!... Voi?!... caro amico!...

Adolfo                          - Marta! Marta! Venite qui... rispon­detemi...

Giorgio                          - (entrando)   - Toh! Adolfo! Di già qui?

Leonia                           - Il signore ha chiamato?

Adolfo                          - (fuor di se a Leonia) Voi... via...

Leonia                           - E' matto!... (via)

Marta                            - (alla zia) Ma insomma, che cos'ha?...

Zia                                 - (toccandosi con un dito la testa come per indicare che è impazzito)

Adolfo                          - Marta, rispondetemi... è vero?... Questa notte... voi... con...

Marta                            - (abbassando la testa) Adolfo...

Zia                                 - (stupefatta) Adolfo?!...

Adolfo                          - Allora è proprio vero?!... (volgen­dosi a Giorgio) Rispondete signore... è vero?!... Voi avete... con mia moglie...

Zia                                 - Sua moglie... Ma è un'idea fissa!...

Giorgio                          - Sentite, caro signore...

Zia                                 - Caro signore?!... Tu chiami il tuo amico d'infanzia caro signore?

Adolfo                          - Ah, voi mi permetterete zia...

Zia                                 - Zia?... (a Giorgio) Mi chiama zia?!...

Giorgio                          - Sentite zia...

Zia                                 - Ma insomma... che cosa avete tutti e tre?!...

Giorgio                          - Ah, insomma, tanto peggio! E' inu­tile ormai cercare di mentire ancora!... Zia, voi non siete più mia zia!...

Zia                                 - Cosa dici?!...

Giorgio                          - Voi siete la zia di Adolfo.

Zia                                 - Del cronometro?!

Giorgio                          - Che è vostro nipote Perché ha spo­sato vostra nipote!...

Zia                                 - Il cronometro?!...

Marta                            - Da due anni!

Adolfo                          - Due anni e 86 giorni esattamente...

Zia                                 - Eccolo qua... Ma dico, siete tutti impaz­ziti o vi prendete giuoco di me?! Leonia! Leonia!?!

Leonia                           - (entrando) Eccomi signora!

Zia                                 - Guardatemi bene: Chi è il marito •della tua padrona?!

Leonia                           - (indicandoli) Tutte e due!!

Zia                                 - Eh? !

Leonia                           - La signora ha due... signori... l'antico ed il nuovo...

Zia                                 - Oh?!...

Adolfo                          - (furioso) Via voi! (Leonia scappa)

SCENA IX.

Detti, meno Leonia

Zia                                 - L'antico e il nuovo! (a Marta) Sei bi­gama?!?

Marta                            - Ma no, zia!

Adolfo                          - Mia moglie era divorziata...

Zia                                 - Divorziata! Tu sei divorziata?!.. E così eh, son tre anni che mi prendete in giro?!...

Marta                            - Zia...

Zia                                 - E sono stata io che gli ho fatti ridormire insieme...

Adolfo                          - Fidatevi della famiglia...

Zi3                                - Riconosco che ho avuto torto di mi­schiarmi in cose che non mi riguardavano... Ma riconoscerete che sono stata vittima di questi due... disgraziati... ma state tran­quilli... prima che io mi occupi ancora di voi... ne dovrà passare dell'acqua sotto i ponti, sacripante! (fa per partire)

Marta                            - (fermandola) ? Zia... mia cara zia... non ci abbandonate, ve ne supplico... saprete tutto... vi spiegheremo tutto... ma più tardi... ora non posso... mi sento incapace... io... io... vi chiedo il permesso di... (fa per sortire scoppiando in lacrime)

Zia                                 - Piange!

Giorgio                          - (fermandola) Marta!...

Marta                            - (piangendo) No! lasciatemi... lascia­temi... ah, quanto sono infelice!... (via pian­gendo)

Giorgio                          - (seguendola) Marta! Marta! (via)

SCENA XI.

Zia Irene - Adolfo

Zia                                 - (commossa dalla scena - volgendosi ad Adolfo) Ed ecco, signore, ecco la vostra opera!

Adolfo                          - La mia opera?

Zia                                 - Certamente!... Tutta colpa vostra! Perché siete venuto a cacciarvi fra quei due ragazzi?!...

Adolfo                          - Ah, questo poi è il colmo!!... Io sono becco, e mi si colma anche di rimpro­veri! Fortunatamente tutto questo finirà: di-vorzieremo, signora, un buon divorzio...

Zia                                 - Bravo! Avete ragione! E' la sola ma­niera per accomodare tutto! E sarà un divor­zio per la buona causa questa volta! Quei due ragazzi si rimariteranno fra nove mesi! E' giustizia!

Adolfo                          - Ah, no! questo poi no!

Zia                                 - Come no?

Adolfo                          - Io non voglio che si risposino.

Zia                                 - E Perché?

Adolfo                          - Oh, sarebbe troppo comodo!... dopo di avermi fatto... quello che mi hanno fatto... dovrei vederli tubare il perfetto amore... sotto il mio naso?!...

Zia                                 - Ma...

Adolfo                          - Come potete soltanto supporre che io sarei così minchione da prestarmi ad un tale giuoco?! Ah, no! signora, cento volte no! La minchioneria ha dei limiti! Ne ho abbastanza! Io mi oppongo formalmente!

Zia                                 - Ma voi non ne avete il diritto!

Adolfo                          - No! Ed userò tutte le prerogative coniugali che la legge accorda al marito!

Zia                                 - Ma ciò non impedirà che continuerete ad essere becco!...

Adolfo                          - La vedremo! Intanto per cominciare allontanerò mia moglie da ogni tentazione... espatrieremo.

Zia                                 - Cosa?!

Adolfo                          - Andrò a fondare una tintoreria mo­dello al Congo... o alle Antille... e mia mo­glie verrà con me!

Zia                                 - Ma voi siete pazzo!

Adolfo                          - La moglie deve seguire il marito. E se rifiuterà... ci sono i gendarmi; la legge è formale!

Zia                                 - Ma andiamo, ci pensate, al Congo! Quel clima è terribile... mia nipote si ammalerà di fegato.

Adolfo                          - Diventeremo gialli tutti e due!

Zia                                 - E' pazzo! è pazzo!...

Adolfo                          - Sarò pazzo... ma non voglio essere

più ridicolo!

Zia                                 - Ridicolo? E chi vi dice che siete ridicolo?

Adolfo                          - Ah, no?... Non sono ridicolo? che cosa vi ci vuole di più?!...

Zia                                 - In tutti gli adulteri che si rispettano... il personaggio ridicolo è...

Adolfo                          - Il becco, è chiaro!

Zia                                 - Sia pure! Ora, fra il marito, la moglie e l'amante, chi è il becco?

Adolfo                          - Io... il marito!...

Zia                                 - Errore! Il marito è Giorgio!

Adolfo                          - Come? Ma questo signore non è più il marito di mia moglie... La sentenza del tribunale della Senna...

Zia                                 - Una sentenza? E questo vi basta? An­diamo via... Perché è piaciuto a qualche scribacchino di carta bollata di...

Adolfo                          - Mi sembra che...

Zia                                 - Proprio? E il buon Dio? Dove lo mettete il buon Dio?

Adolfo                          - Ma dal momento che il sindaco ha...

Zia                                 - Ma lasciatemi in pace col vostro sin­daco... Non vorrete, spero, paragonare il buon Dio ad un funzionario, magari vecchio e brutto?...

Adolfo                          - Ma insomma...

Zia                                 - Ma credete a me, caro signore... il buon Dio non può occuparsi delle vostre cretinerie amministrative! No, signore! Per lui, Giorgio e Marta sono sempre i due ragazzi dei quali ha benedetto l'unione solennemente, sei anni fa, nella chiesa della Maddalena! Andiamo, caro Ga... Gatouillat, riflettete. Se Marta davanti a Dio è maritata a Giorgio... la vo­stra situazione è terribilmente irregolare e direi anche immorale... voi siete l'amante di mia nipote... è semplicissimo!...

Adolfo                          - Io?!

Zia                                 -Certo! Quello che l'ha sedotta... che l'ha trascinata al peccato... un tipo sul genere di don Giovanni! Voi siete un don Giovanni!

Adolfo                          - Io sono don Giovanni... credete?!!!

Zia                                 - Certo... e confessate che è meglio che essere...

Adolfo                          - Becco... certo... non c'è confronto...

Zia                                 - E., essere un don Giovanni non manca di una certa aureola...

Adolfo                          - Un'aureola?

Zia                                 - Certo! L'aureola: in ogni caso bisogna che sopra la testa abbiate sempre qualche cosa!

Adolfo                          - Non c'è da esitare!

Zia                                 - E volete il mio parere?... Voi siete un uomo d'ingegno non comune...

Adolfo                          - Questo sì!

Zia                                 - " Ed io vi vedo alla testa di una vasta officina moderna.

Adolfo                          - Voi mi ci vedete è vero?...

Zia                                 - Con delle migliaia di operai...

Adolfo                          - (immedesimandosi e trasportandosi) E molte macchine... le più colossali... le ul­time...

Zia                                 - Certo! Ebbene, signor Adolfo, mi volete come socia?

Adolfo                          - Voi?!... Mia socia?!... Ah! (ab­bracciandola) Zia!

SCENA XII.

Detti, Marta, Giorgio, poi Leonia

Marta                            - (entrando) Ebbene, che cosa c'è? Giorgio (vedendo Adolfo che abbraccia la zia)

                                      - Toh!

Zia                                 - Voi lo vedete, io abbraccio

Adolfo                          - (a Marta) Abbraccialo anche tu!

Marta                            - Ma...

Zia                                 - Lo puoi! Ritorna da sua madre!

Marta '                           - Come?

Zia                                 - Aspettando il divorzio.

Giorgio Marta               - Oh!

Zia                                 - E voi vi risposerete fra sei mesi.

Marta                            - Zia...

Zia                                 - Ebbene che cosa aspettate per stringervi la mano?

Giorgio                          - Ma con gioia... questo caro Adolfo!

SCENA ULTIMA

Detti - Leonia

Leonia                           - (entrando) La signora è servita!

Zia                                 - Come non potrebbe esserlo meglio! A tavola!

Adolfo                          - Tutti e quattro?

Zia                                 - E Perché no? Siamo in famiglia!

Leonia                           - Allora la signora resterà coi due suoi... « signori »?

Zia                                 - No, ragazza mia. A partire da oggi, non c'è più che il primo.

Leonia                           - Proprio? (volgendosi ad Adolfo) Bravo signore!

Zia                                 - Vedete? Che cosa vi dicevo? Si comincia: don Giovanni!...

FINE