I guardiani dell’anima

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Il Mito di Gige:

I  guardiani dell’anima

dramma in due atti
di Buccheri Giancarlo

 “I  guardiani dell’anima” è una tragi-commedia che nasce da una rivisitazione del” mito di Gige”. Erodoto e in seguito Platone utilizzano questo mito per descrivere come qualsiasi uomo trovandosi nelle condizioni di non essere visto è portato a compiere azioni poco corrette.

Da qui la” necessità” di un controllo dei comportamenti, ma dal panopticon teorizzato da Jremia Bentham   nel 1700  la civiltà della trasgressione e delle immagini spinge spesso i più “liberi” a passare al sinopticon in uno spasmodico bisogno di apparire si è disposti a rischiare pur di mettersi in mostra.

Il titolo della commedia si rifà all’idea di Platone di una “città modello” in cui a governare dovessero essere uomini al di sopra degli interessi materiali, uomini la cui educazione e formazione era curata da “guardiani” o filosofi.

Poiché potere e religione hanno sempre governato e controllato  gli uomini,  era inevitabile che il “mistero” della storia di Gesù fosse uno dei fili conduttori della commedia!

Nella leggenda del grande inquisitore, “I fratelli Karamanzow”, Dostoewski, Gesù è invitato dal grande inquisitore ad andare via per sempre,  nella commedia “I guardiani dell’anima” viene messa in dubbio  l’ identità di Gesù che  alla fine viene considerato un pazzo e che in ogni caso ormai non   può più dare nulla agli uomini.     

La tragi-commedia rompendo gli schemi, inizia in modo strano, con interruzioni e interventi da parte del “pubblico” . L’ispirazione per la stesura del testo in questo modo è  stata naturale, ma la conoscenza del teatro di   Ludwig Tieck determinante. Ludwig Tieck butta all’aria tutta la struttura tecnica dell’antico teatro: spettatori che interloquiscono nell’azione scenica e diventano attori, personaggi che si ribellano, l’autore stesso che viene alla ribalta, teorizza e polemizza col pubblico o con i suoi personaggi…Non so se sono riuscito a dire quello che volevo e  a rappresentare le inquietudini che mi sovrastano!

PERSONAGGI (14u – 3d)

Il regista

Lo psicoanalista

Il paziente (Gesù)

La paziente

Padre Apollonio

Il commissario capo

Poliziotti tra il pubblico (3/4)

L’inserviente

L’autore

Attori tra il pubblico (3)

Il tecnico video

Il cameraman

La scena unica per il primo e il secondo atto,  sarà lo studio di uno psicoanalista. Ci sarà quindi una scrivania, una poltrona comoda dove si siederanno i pazienti, una sedia poco discosta dove siederà lo psicoanalista, una vetrinetta con alcuni libri. Tre le porte, quella d’ingresso,  quella dei servizi e quella di una stanza attigua. Altri arredi e suppellettili a piacere  

La commedia è regolarmente registrata alla S.I.A.E. posizione129648

Buccheri Giancarlo E-Mail giancarlo.buccheri@tiscalinet.it tel.0923651619

PRIMO ATTO

(Sarà suonata la campanella che dà il segnale d’inizio dello spettacolo) (sarà lasciato poi passare del tempo, finché tutti gli spettatori non abbiano preso posto) (Lo spettacolo non accennerà ad iniziare)

Il regista: (Dal sipario, al centro della scena, verrà fuori il regista, che avrà un’aria preoccupata e si rivolgerà al pubblico mostrando di essere sconvolto)  Abbiate pazienza e lo spettacolo tra un po’ comincerà, mi affido a voi, vi prego non vi spazientite! Del resto lo spettacolo era per le nove e sono solo le nove e un quarto!   Quando il ritardo viene da parte vostra, nessuno ha nulla da ridire eppure un attore soffre di essere “svagato” dall’arrivo dei soliti ritardatari!

(Il registra sparirà dietro il sipario) (si lascerà che passi ancora  del tempo finché il pubblico non inizierà a rumoreggiare)

Il regista: (Il regista verrà nuovamente fuori e interloquirà nuovamente con il pubblico) Siamo quasi pronti, ancora qualche minuto, siamo quasi pronti! Regole, ci sono delle regole signori! Vi lascio in buona compagnia,   c’è qui in prima fila il nostro commissario capo che vi terrà compagnia, ordine, vi prego, ordine e pazienza, abbiate ancora un pochino di pazienza! (Rientra dietro le quinte)

(L’attore,  che fa la parte del commissario capo, si alzerà e si appoggerà al palcoscenico per avere una diretta osservazione del pubblico) ( si presuppone che da questo momento in poi il pubblico assumerà un atteggiamento più disposto ad attendere con pazienza)

(Ad un certo punto verranno spente le luci. Il commissario capo riprenderà posto in platea, ma lo spettacolo non accennerà ad iniziare) ( dopo un po’, al buio, il pubblico approfitterà per rumoreggiare, quando il rumore sarà sufficientemente forte,  forse qualcuno urlerà, suscitando ilarità nel resto del pubblico, almeno questo è quello che ci si aspetta, verranno riaccese le luci e il commissario capo riprenderà posizione di fronte al pubblico) ( il rumoreggiare dovrebbe avere termine)

Il commissario: (si rivolgerà al pubblico allargando le braccia, con aria interrogativa  e un accenno di sorriso) Cosa volete che vi dica… aspettiamo e vediamo quello che succede!

Il regista: (rientra in scena) Perdonate, perdonate tutti, ma è successo…è successo… non so come dirvelo, se non riusciremo ad iniziare, ma non è colpa mia…non è colpa mia, se non potremo fare lo spettacolo vi rimborseremo il biglietto…potete stare sicuri, verrete rimborsati…verrete rimborsati fino all’ultimo centesimo.

Il commissario: (giù, dalla platea) Se sapessimo cosa succede, forse…

Il regista: Un disastro… un disastro, non mi era mai capitata una cosa simile, un disastro, tre degli attori hanno avuto, venendo, un incidente d’auto e  adesso sono in ospedale…sembrava che non fosse nulla di serio, ma sono stati trattenuti per accertamenti…un disastro!

Il commissario: Insomma lo spettacolo si fa o non si fa?

Il regista: Cosa vuole che le dica, se arrivassero, (alzando le mani in alto come a richiedere un aiuto divino) se arrivassero, cominceremmo subito, a meno che…no, ma non è possibile, si potrebbe…tanto nel primo atto  non dovrebbero dire molte battute, poi, se arriveranno gli attori, tutto potrebbe tornare alla normalità.

IL commissario: Non si è  capito quello che dobbiamo fare. Lo spettacolo c’è o non c’è?

Il regista: Ci vorrebbe l’aiuto di tre signori,  di tre persone del pubblico…poi vi assicuro che mi disobbligherei. Due uomini e una donna, e lo spettacolo inizierebbe subito perché il loro intervento sulla scena non è molto complicato . Occorrerebbe solo qualche minuto…il tempo che io gli indichi quello che devono fare…quello che devono dire.

Il commissario: E allora cosa si aspetta? Ci saranno pure tra il pubblico tre persone di buona volontà!?

Il regista: Due persone…due persone!

Il commissario: Oh bella! Avrei giurato che fino a  un momento fa erano tre!

Il regista: Due, perchè uno dei personaggi è un poliziotto… e chi meglio di lei, commissario, potrebbe rendere bene la parte?

Il commissario: Non se ne parla nemmeno!

Il regista: Sia gentile, non avrebbe che da essere se stesso, non dovrebbe recitare …essere se stesso in quelle che sono le sue funzioni!

Nello stesso momento un attore entrerà da una delle porte laterali e si dirigerà sicuro di sé verso il commissario capo, che saluterà con saluto militare e poi con discrezione sussurrerà qualcosa, in modo non troppo ravvicinato, all’orecchio del commissario. Subito dopo anche  il commissario sussurrerà qualcosa all’uomo che si allontanerà  uscendo da  una delle porte laterali. Farà ritorno dopo qualche minuto rimanendo in attesa di disposizioni!

Il Commissario: (rivolto alla platea) Mi giunge comunicazione che gli attori coinvolti nell’incidente auto di cui sopra, non hanno subito danni di rilievo.

Il regista: Auto di cui sopra?

Il commissario: Scusate, ma poco fa  non si era detto che degli attori erano stati coinvolti in un

 incidente, la mia è una deformazione professionale, a furia di leggere i rapporti compilati dai miei

uomini, ho finito per abituarmi a una fraseologia “da rapporto”.

Il regista: Sì, ma se non hanno subito danni di rilievo, quando potranno essere qui?

Il commissario: Presto… presto, vedrà che presto saranno qui, non prima, comunque, che gli si faccia rilasciare una dichiarazione all’ufficio di polizia!

Il regista: Mi scusi, vista la situazione, non si sarebbe potuta espletare dopo questa formalità?

Il commissario: Impossibile, non è affatto una formalità… altro che formalità…! Sembra che l’auto sulla quale si spostavano gli attori di cui sopra sia stata manomessa. L’incidente non sarebbe un incidente, ma sarebbe stato provocato!

Nello stesso tempo in cui avviene il dialogo tra il commissario e il regista, un attore,  che fa la parte di un  cameraman e  che fin dall’inizio  era dislocato in fondo alla sala per fingere la ripresa dello spettacolo, si sposta,  mettendo la telecamera in spalla,  e si avvicina per riprendere  i due che dialogano.

Il regista: E’ impossibile! Chi avrebbe potuto avercela con gli attori della mia compagnia, qui in città non conosciamo quasi nessuno. Siamo qui in tournée e dopo di qui ci sposteremo in un’altra città!

Il commissario: Il rilievo effettuato sull’auto  non lascia dubbi, si è trattato di un’azione compiuta con dolo!

Il regista: Ma che dolo e dolo! E’ impossibile, è impossibile!

Il commissario: Vi garantisco che è possibilissimo, anzi è certo, insomma non ci sono dubbi in merito!

Il regista: Io dicevo: è impossibile che questo rilievo sia stato fatto con questa celerità, non si è mai vista una cosa simile!

Il commissario: Veda, l’auto dopo una breve corsa si è ribaltata per un difetto dei freni, e così, con le ruote in su, è apparso subito evidente che i tubi dei freni erano stati manomessi!

Il regista: …Ma chi avrebbe potuto fare una simile cosa?! No… no, voi vedete il male in ogni cosa, forse c’è una spiegazione più semplice, a volte l’apparenza…

Il commissario: Inganna?

Il regista: Sì, le cose a volte a prima vista sembrano essere di una natura, ma poi, a voler ben vedere, sono di tutt’altra natura.

Il Commissario: In questo caso vi assicuro che non c’è alcun inganno, la cosa è certa. Non ci sono dubbi, si è trattato di un’azione dolosa. Si voleva colpire per arrecare un danno irreparabile!

Il regista: Che disastro! Non mi riprenderò mai da questo disastro, lo spettacolo… lo spettacolo, mio Dio, non si potrà più fare, (rivolto al pubblico) perdonate signori, ma non è colpa mia! Non è colpa mia!

Il Commissario: Su, su, non angosciatevi, sappiamo tutti bene che non c’è, almeno fino a prova contraria, alcuna responsabilità da parte vostra!

Il regista: Cosa vorreste intendere con quel vostro dire: almeno fino a prova contraria, come potete pensare che io… che io..

Il commissario:  Tutti possibili colpevoli, in un’indagine bisogna sempre ritenere tutti possibili colpevoli, fino a che non ci sia prova contraria.

Il regista: Cosa dite? Cosa dite? Tutti innocenti fino a prova contraria, fino a che non sia stata provata la colpevolezza!

Il commissario: Vi posso assicurare che il colpevole in questo caso potrebbe essere chiunque!

Il regista: Sì, magari un passante, un passante che sul più bello decide di mandare a monte il mio spettacolo. Uno qualunque, che così di punto in bianco decide di “far fuori” i miei attori .

Il commissario: Uno chiunque di tutti voi qui presenti, attori, macchinisti e spettatori! Il colpevole potrebbe essere qui in mezzo al pubblico a “godersi lo spettacolo”.

(Il cameraman inquadra a lungo  il pubblico)

Il regista: Ma quale spettacolo, se lo spettacolo non c’è?!

Il commissario: Chi compie un misfatto, sente sempre l’irrefrenabile impulso di tornare sulla scena del crimine; intendevo dire questo con “godesi lo spettacolo”. Per questo motivo ho dato ordine ai miei uomini di controllare le uscite e prendere i nominativi di tutti i presenti alla fine dello spettacolo!

(Il cameraman continua ad inquadrare il pubblico) (Nuovamente va via la luce, alcuni attori che si troveranno mescolati tra il pubblico ne approfitteranno per” esternare”)

Voce nell’oscurità (maschile dal fondo della platea): Se cercate dei colpevoli, li dovete cercare lì nelle prime file dove sono sedute le autorità. Le cosiddette persone “bene”

Voce nell’oscurità (femminile dal fondo della platea): Se non troverete l’assassino, di sicuro potrete assicurare alla giustizia ladri e  intrallazzatori.

Voce nell’oscurità (maschile dalle prime file): Lì non ci sono ladri e intrallazzatori perché siete dei mentecatti, se   foste seduti qui  intrallazzereste anche voi e… come! se intrallazzereste! Comunque,  siamo stufi di questa situazione, vogliamo andarcene. Basta…basta, non potete trattenerci qui! Questo è sequestro di persona!  Avrete da renderne conto! (Vengono nuovamente accese le luci)

Il commissario: Calma…calma. Nessun sequestro di persona, chi vuole può, benissimo, allontanarsi, basterà che dia ai miei uomini all’uscita  le generalità, sappiate, però, che sia chi si allontanerà subito, sia chi si ferma, in attesa dello spettacolo, domani mattina sarà convocato all’ufficio di polizia per accertamenti. Mi sembra logico pensare che, tra quelli che se ne andranno ora,  potrebbe esserci l’autore del misfatto, che, preoccupato della situazione che si è venuta a creare, cerca si squagliarsi alla chetichella…  E comunque non vedo la necessità di tutta questa voglia di andar via… eravate venuti per assistere ad uno spettacolo e lo spettacolo vi sarà dato. Tra un po’ mi sarà portato il rilievo degli esperti, chissà… tutto potrebbe finire in una bolla di sapone, siate pazienti!

Il regista: Lo spettacolo? Ma lo spettacolo non c’è, di quale spettacolo parlate questa volta?

Il commissario: Rilassatevi, non avevate detto che,  prendendo due persone dal pubblico,  potevate dare inizio allo spettacolo?

Il regista: In queste condizioni vorreste che si facesse lo spettacolo? No…no, non è più possibile! E poi le persone mancanti erano tre.

Il commissario:  Due …due, per dimostrarvi la mia buona volontà vi darò una mano! (Rivolto al pubblico) Ci sono duepersone di buona volontà tra il pubblico disposte a dare una mano? 

Il regista: Magari che in passato abbiano avuto qualche esperienza di recitazione …sarebbe più facile così…

(Si approfitterà del momento di incertezza che si creerà tra il pubblico, poi  due degli attori, un uomo e una donna, che poco prima avevano fatto le voci nell’oscurità, si alzeranno e si dirigeranno verso il palcoscenico)

Il commissario: Come vedete, si trova sempre di porre rimedio a tutto…lo spettacolo si fa! Si fa! …E voi che avevate dubbi…

Il regista: Grazie, (rivolto ai due attori che dalla platea si spostano sul palcoscenico) grazie davvero, vi sarò riconoscente, saprò disobbligarmi! (poi rivolto agli spettatori)    Due minuti di pazienza e subito si aprirà il sipario, solo due minuti! Se l’autore che è in sala volesse aiutarmi ad istruire questi signori, gliene sarei grato. (l’autore sale sul palcoscenico) Vi prego, occupatevi di istruire nella parte la signora e il commissario, ne avrete tutto il tempo, io cercherò di istruire questo signore, ma il suo intervento in scena è quasi subito…non sarà facile…abbiamo solo pochi minuti. (rivolto all’aspirante attore) Vi dirò per sommi capi…dovrete improvvisare .(escono di scena dai due lati opposti del palcoscenico)    

(dopo alcuni minuti si riaprirà il sipario ed avrà inizio la commedia)

(la scena si svolge in uno studio di uno psicanalista, per cui ci sarà il classico sofà dove gli “analizzati” si sdraiano, una poltrona posta dietro il sofà, un tavolo scrittoio con dietro una poltrona e una  vetrina che fa da biblioteca.)

(Subito sulla scena ci sarà lo psicanalista seduto alla scrivania che starà consultando un testo. Suonano alla porta. Dopo qualche secondo, l’inserviente  dall’esterno bussa alla porta dello studio.)                                          

Lo psicoanalista: Avanti!

L’infermiera: Dottore è arrivato il “nuovo”  paziente che ha appuntamento per le sedici e trenta. Lo faccio entrare?

Lo psicoanalista: Che ora è?

L’infermiera: Le sedici e trenta!

Lo psicoanalista: (in modo brusco)E allora cosa aspettate, fatelo accomodare!

Il Paziente:  (Saluta cordialmente il dottore che nel frattempo si è alzato per accoglierlo)

Lo psicoanalista: Venga, si accomodi. (I due prendono posto alla scrivania, il paziente per non dare le spalle al pubblico si siederà a tre quarti)  Noto con piacere la sua puntualità! Di solito…

Il Paziente:  La  puntualità   è una mia mania. Penso che il tempo sia  un qualcosa di determinante nella mia vita, così come   nella vita di tutti!

Lo psicoanalista: Già… come si dice “chi ha tempo non aspetti tempo” …”il tempo è denaro” e tanti altri detti  che ce lo ricordano. Sembra quasi una lotta la nostra, una lotta contro il tempo!

Il Paziente: Nonostante la mia mania per la puntualità, spesso mi viene da chiedermi: questa   lotta degli uomini contro il tempo  a cosa serve?  Tutta questa fretta…per realizzare cosa?

Lo psicoanalista: Già, come se senza di noi il tempo non procedesse ugualmente! Come se fossimo indispensabili col nostro agire all’epoca  cui apparteniamo! Mi dica: cosa l’ha spinta a venire a trovarmi, quali sono le motivazioni?

Il Paziente: Qualcuno mi ha parlato della sua professionalità! Nel mio caso, però, penso le sarà difficile darmi un aiuto!

Lo psicoanalista: Prima di iniziare, occorrerebbe che lei mi desse i suoi dati personali, in modo che io compili la sua cartella, sarà utile per i futuri incontri!

Il paziente: Preferirei iniziare subito, sono venuto non senza qualche perplessità, e temo di pentirmi di averlo fatto. Dopo, alla fine, avrà modo di compilare la cartella clinica!

Lo psicoanalista: Bene, se non la disturba, però, è necessario che io prenda qualche appunto, mi serve solo come promemoria, non è affatto una cartella clinica, sono solo degli appunti e null’altro. Venga, si accomodi sul lettino e vediamo di arrivare al “nocciolo” del problema!

Il paziente: (Si sdraia sul lettino, emette un sospiro)

Lo psicoanalista: Ha già avuto altre esperienze di sedute psicoanalitiche?  Il sistema di rilassarsi prima di iniziare la seduta con qualche profondo respiro le era gia noto?

 

Il paziente: No! Questa è la prima volta che ho un’esperienza del genere. Mi è venuto naturale respirare profondamente.

Lo psicoanalista: Bene! Inizi a parlare di sé, può parlare liberamente!

Il paziente: Spesso ho come l’impressione di non riuscire a vivere il mio tempo, è come se tutto quello che ho intorno non sia una cosa “mia”, come se fossi uno spettatore di eventi della mia vita, che però non mi riguardano. E’ difficile da spiegare! A volte mi capita, che,  passando davanti alla  mia immagine, ho la strana sensazione di non riconoscermi, eppure so che sono io.

Lo psicoanalista: La sua sensazione di non riconoscersi è perfettamente naturale, è il retaggio di un comportamento animale che è rimasto impresso anche nella nostra psiche: un animale che vede la sua    immagine, non si riconosce,  ne ha timore e cerca con essa il “confronto” anche in modo aggressivo! Continui pure…di tanto in tanto, se non le è di intralcio, la interromperò per spiegare comportamenti ed eventuali implicazioni psichiche a loro connesse. Continui!

Il paziente: Vivo  i miei giorni  in attesa, come se da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa, ma i giorni sono tutti uguali, così come uguali  sono i comportamenti di chi è intorno. Se ci penso, non riesco, anche dopo poco tempo a  discernere.  Del resto ogni giorno…  ieri è già oggi e oggi è già domani! Mi sembra quasi che siano passati più di duemila anni in attesa di un domani! Già il domani! Sì, il domani, ma il domani di quale giorno. Il tempo sembra non avere senso! Se non fosse per lo specchio, o per una vecchia immagine ingiallita, che fanno ritornare tutto  drammaticamente al suo “posto”.

Lo psicoanalista: Di solito sono le persone anziane che hanno un difficile rapporto con il tempo e con le loro immagini del passato, fotografie o altro che li possa riportare a ricordare la gioventù!

Purtroppo  si rimpiange  sempre il passato,   ma nel suo caso, vista la sua giovane età, è prematuro un tale comportamento.

Il paziente: Sono giovane solo in apparenza, non si lasci trarre in inganno, non è mia prerogativa ingannare  gli altri! (emette un profondo sospiro)

(nel frattempo lo psicoanalista prenderà appunti sul suo blocco notes)

Lo psicoanalista: Continui.

Il paziente:   Mi tornano in mente momenti del passato, ma a volte mi chiedo: li ho vissuti realmente? Ero io?  Non perché rifiuti il passato, anzi! Il passato mi aiuta a sopravvivere! Il presente è quello che mi mette a disagio, vedere ciò che accade intorno, vedere come si comportano gli uomini!   La gente intorno sembra non accorgersi di nulla, chi vuol esser lieto, lieto sia…. Bagordi e stordimento  sono la parola d’ordine; superficialità, menefreghismo e cattiveria la regola.

Ho cercato di spiegare, ho cercato di convincerli che quei comportamenti erano al di fuori di ogni morale, ma sono stato additato come uno che vive al di fuori della realtà, sono stato “inchiodato”…sono stato “crocifisso” per le mie idee.

Lo psicoanalista: Credo di capire ciò che le dà angoscia…Purtroppo ormai non ci sono più regole e principi morali che vengano rispettati, ma questo era inevitabile…era prevedibile.

Il paziente: …  Forse hanno ragione gli ”altri” …chi se ne fotte…chi se ne fotte …chi se ne fotte…vaffanculo…vaffanculo…vaffanculo questa società di gente che si prostituisce per due soldi…vaffanculo questa società che cerca di far  dimenticare che gli uomini sono   come   naufraghi che stanno per colare a picco e li stordisce tra una pizza e l’altra con le “file” in una città mercato dove chi ha il carrello pieno è un super uomo.

 

Lo psicoanalista: Lei soffre di una crisi di identità politica, ma deve farsene una ragione.  Il progresso purtroppo   ci ha portato a raggiungere anche questi ”traguardi”.

Il Paziente:  Da qualche parte ho letto che le società capitaliste portano all’omicidio e la prima cosa che mi è venuta da pensare è che purtroppo questo è irrimediabilmente vero, ma insieme non ho potuto fare a meno di considerare che, se è vero che il capitalismo porta all’omicidio “facile”, è altrettanto vero che il social-comunismo porta al suicidio.  La  “felicità” ,   uguale per tutti   e inevitabilmente in piccole dosi, non può essere sufficiente a tirare fuori gli uomini da tutti i loro malanni  .

Lo psicoanalista: Era prevedibile che l’opulenza, l’abbondanza avessero come conseguenza la  “decadenza”  . Tuttavia ci sono anche  dei lati positivi: la scienza è progredita, la vita si è allungata, vedrà…il futuro non è così “nero” come   sembra.

Il paziente: Io ho “pensato”   un uomo libero. Ho immaginato che il libero arbitrio fosse la soluzione  per rendere “giusta” la vita dell’uomo, ma non c’è né libertà, né giustizia. Aveva ragione “Ivan” avrei dovuto cedere, avrei dovuto capire che sarebbe stato tutto inutile.

Lo psicanalista:  Ivan? E’ un vostro amico?

Il Paziente: Non proprio, sono stato assente per un lungo periodo, ma avevo promesso che sarei tornato. L’ultima volta che ritornai, incontrai Ivan, un personaggio davvero particolare, invece di essere contento del mio ritorno, cercò di mettere in discussione ogni cosa che avevo cercato di realizzare nella mia vita.

Lo psicoanalista: Spiegatevi meglio. Descrivete le situazioni…i fatti!

Il paziente: Si rilassi, cercherò di farle capire…ma non pensi che sono pazzo e mi lasci il tempo di spiegare.

Lo psicoanalista: Ha tutto il tempo che vuole , anche se più tardi ho un altro appuntamento, sono perfettamente rilassato.

Il Paziente: Immagini per un momento che io sia Gesù   …

(entra in scena precipitosamente il regista, si rivolge sia al paziente che al pubblico in modo concitato)

Il regista: …Ma che Gesù…Scusate se entro in scena così… a interrompere lo spettacolo, già avete dovuto sopportare tutti gli intoppi dell’inizio…e adesso… anche questo…(rivolto al “paziente”) …ma cosa vi salta in mente!  Dire  di essere Gesù… non erano questi gli accordi…dovevate fare la parte del marito tradito in crisi…corna,  il pubblico vuole sentire storie di corna; corna, pettegolezzi e situazioni peccaminose, queste sono le storie che “funzionano”. Voi così raccontate una storia che al giorno d’oggi non è buona nemmeno per i dottori.

Lo psicoanalista: Lasciategli raccontare la sua storia! Proprio adesso, che incominciavo ad entrare nel personaggio, venite qui ad interrompere!

Il regista: Adesso vi ci mettete anche voi a   dire delle sciocchezze, chi vi credete di essere?... Freud? Gli altri attori sono pronti a recitare una storia di corna e voi vi mettete a giocare…vi mettete  a fare lo psicoanalista, come se tutto fosse vero!

(entra in scena il commissario)

Il commissario:  Lasciate che ognuno faccia a modo suo, la trama non è importante, a me interessano i fatti…mi interessa trovare un colpevole!

Il regista: Sì,… e quando entreranno in scena gli altri attori, che sanno la loro parte come l’hanno studiata, come si intenderanno con questi altri discorsi?

Il commissario: (rivolto al regista) Venite, usciamo di scena e lasciamo che le cose vadano avanti per conto loro. Vedrete che si intenderanno.

Il regista: Che disastro…che disastro!

Il commissario: (mentre escono di scena) Non ricominciate con questa litania, fatevene una ragione!

Lo psicoanalista: Dove eravamo arrivati,  prima che ci interrompessero?

Il paziente: Vi avevo chiesto di immaginare che io sia Gesù.

Lo psicoanalista:    Voi pensate realmente di essere Gesù?

Il paziente: Ogni cosa al suo tempo! Per adesso cercate di pensare che io  sia Gesù , sì  proprio  Gesù ,    e che dopo millecinquecento anni di assenza ritorni in Spagna.

Lo psicoanalista: La Spagna della “santa inquisizione”….!? Chissà che accoglienza…!?

Il Paziente: Sì, la Spagna della “santa inquisizione”. Davvero una bella accoglienza, non vi sbagliate in questo! Qui incontro Ivan  che mi fissa un appuntamento con il cardinale inquisitore. 

 

Lo psicoanalista: Ho letto quel romanzo…state parlando della “leggenda del grande inquisitore”…”I fratelli Karamazov”…Dostoevskij.  Continuate!

Il Paziente: Se avete letto quel romanzo, comprenderete più facilmente quanto vi dirò!   L’inquisitore cercò di convincermi, con la minaccia di mandarmi al rogo come   eretico, ad andare via. Il mio compito sulla terra era finito con la mia crocifissione. La chiesa era ormai diventata  padrona della situazione. Gli uomini erano contenti di aver riposto nelle mani della chiesa la loro libertà , una libertà di cui avevano sgomento.

Lo psicoanalista: Già,  non c’è per l’uomo preoccupazione più tormentosa di quella di trovare qualcuno al quale restituire, al più presto possibile, quel dono della libertà che il disgraziato ha avuto al momento di nascere.

Il Paziente: Proprio queste furono le parole che mi furono dette. Noi, mi disse l’inquisitore, abbiamo dovuto sobbarcarci del peso di questo tuo dono, perché   per l’uomo la libertà è un peso insostenibile, noi abbiamo sollevato l’uomo da questo peso.

Il paziente: (Emette un profondo sospiro) Ho bisogno di un momento di pausa, se dobbiamo continuare, avrei la necessità di bere un po’ d’acqua e darmi una rinfrescata.

Lo psicoanalista: Accomodatevi di là, prego, fate con comodo. (si alza e indica la porta dei servizi al paziente. Non appena il paziente avrà chiuso la porta, lo psicoanalista raggiungerà la porta dello studio e  chiamerà l’inserviente che entrerà in scena.)

C’è uno che pensa di essere Gesù, deve essere scappato da qualche manicomio. Fai un giro di telefonate per cercare di sapere qualcosa sul suo conto.

L’inserviente: Vi ha detto come si chiama? Sarebbe più facile …

Lo psicoanalista: No! Non ha voluto dirmi le sue generalità, non so niente di lui!

L’inserviente: Beh…vediamo quello che posso fare, ma così …mi sembra difficile…

Lo psicoanalista: Per fortuna che la polizia è già qua,  di’ al commissario di informarsi  se ci sono notizie sul conto di questo  tizio, forse con  il suo aiuto ne verremo a capo. Un’altra cosa:  dici al commissario e all’attore che “fa” la parte del prete di entrare in scena prima,   insieme forse riusciremo a saperne di più…io cercherò di trattenerlo e farlo parlare   più  che posso,   lo inviterò  a fermarsi per conoscerlo  …    (ritorna a sedersi al suo posto, versa un po’ d’acqua in un bicchiere e lo posa su un piccolo tavolo che è situato in vicinanza del lettino)

Il regista: (entra in scena preoccupato il commissario lo segue) …Ma cosa dite? Parlate come se il prete fosse un prete vero e come se voi foste uno psicoanalista, vi ha dato di volta il cervello….tutti pazzi …tutti pazzi, proprio a me doveva capitare una situazione simile!

Il commissario: Lasciatelo fare, lasciate che lo faccia parlare! Non dimenticate che io cerco un colpevole.

Un attore dalla platea: Questa commedia è un disastro, a noi non interessa niente che voi troviate un colpevole, a noi interessava passare una serata serenamente. Lasciate che il regista riprenda in mano le redini della commedia. …E poi, sappiamo che l’autore è in sala, come può accettare questa situazione che è diventata insostenibile. Perché   non esprime la sua opinione e la finiamo con questa pantomima?

L’autore: (si alza e interloquisce con il pubblico) Cosa volete che faccia, ormai la situazione ha preso questa piega e mi sembra che non ci sia più alcun rimedio! E poi…  non se la stanno cavando tanto male…tutto sommato la  situazione si sta facendo interessante. Se non fosse tutto vero, mi piacerebbe averla scritta io una trama così balzana!

Un attore dalla platea: Voi vi  lasciate condizionare nelle vostre opinioni, questo tipo di situazione in teatro è già stata sperimentata, nessuno scriverebbe una cosa simile, senza confessare di prendere libera ispirazione da ciò che è già stato fatto in passato?

L’autore: “Ciascuno a suo modo”   si  ispira a qualcuno, non devo giustificarmi di niente, ognuno faccia quello che vuole. Se proprio volete sapere a chi mi ispirerei per scrivere una situazione simile a questa, vi posso solo dire che  non dovreste cercarlo in  questo paese, e poi da che mondo è mondo, un  po’ del carattere di tutti gli autori che vengono letti, restano in noi, non vedo perché le cose dovrebbero andare diversamente per me.

Lo psicoanalista: Basta adesso!  (Si rivolge al regista e al commissario) Volete che, (indicando la porta) rientrando,  vi trovi qui sulla scena? (poi si rivolge all’attore in platea) Se voi   non siete soddisfatto, nessuno vi obbliga a rimanere.

 

Il regista: Guardatelo…prima crede di essere Freud  e… ora incomincia a dare ordini, come se  il regista fosse lui!

Il commissario: Usciamo adesso, ha ragione, (uscendo di scena) e voi tacete (puntando l’indice verso l’attore tra il pubblico) se non volete….

(Si apre la porta dei servizi e subito si ristabilisce il silenzio) 

Il Paziente: (rientra in scena, si dirige verso lo psicoanalista che  gli offre un bicchiere con dell’acqua  beve e si sdraia nuovamente sul lettino)

 

Lo psicoanalista: Siete pronto a ricominciare? (bussano alla porta)

Lo psicoanalista: (con aria infastidita) Avanti!

L’inserviente: (Entra in scena con evidente imbarazzo) Scusate,  se vi disturbo…ma..

Lo psicoanalista: Non c’è ma che tenga…vi ho sempre detto, che quando sono in visita,  non tollero interruzioni!

L’inserviente: Sì, avete ragione, ma c’è qui il tecnico dell’impianto di telecamere a circuito chiuso che è venuto per quel guasto.

(Il tecnico entra in scena   senza attendere di essere invitato  ad entrare)

Il tecnico: Scusate il disturbo, ma mi avevate detto che era urgente e,  se non accomodo ora il guasto, non potrò venire se non prima di una settimana. Si tratta di pochi minuti, devo solo sostituire il “pezzo” che si è guastato, poi voi stesso potrete rimettere in funzione il circuito.

(senza aspettare oltre si sposta verso il fondo del palcoscenico apre una cassetta e finge di montare il “pezzo” che si era guastato)

Il paziente: Dovevate avvisarmi che c’è un sistema di ripresa a circuito chiuso. (durante questi dialoghi il paziente rimarrà in piedi in vicinanza di una biblioteca  di tanto in tanto guarderà i libri che vi sono esposti)

Lo psicoanalista: Non vi ho detto nulla, perché, come vedete, era inattivo.

Il paziente: A cosa vi serve?

Lo psicoanalista: Nei casi più problematici rivedo le immagini per osservare le espressioni dei pazienti e riascoltare i dialoghi.

Il paziente: Anche voi volete avere un controllo totale della situazione!

Lo psicoanalista: Nessun controllo totale, è solo un’esigenza professionale!

Il tecnico: Ecco, ho quasi finito! Oggi la giornata è stata particolarmente stressante, se continua così,  presto avrò bisogno  anch’io di qualche “seduta” (indicando il lettino) A lungo andare questo ritmo  un giorno o l’altro finirà  per farmi andare in tilt,  finirò anch’io per credere di essere   Napoleone, o addirittura Gesù . Ecco fatto! E’ tutto apposto! Potete rimettere in funzione il circuito quando volete.

Lo psicoanalista: Se volete, potete prendere accordi con l’infermiera per un appuntamento….come si dice… meglio prevenire che curare.

Il tecnico: Beh! …Vediamo, forse più avanti! A chi devo rivolgermi per il “conto”?

Lo psicoanalista: L’infermiera provvederà a darvi quanto vi spetta! (Suona il campanello di chiamata e invita l’inserviente ad entrare. Rivolto all’inserviente) Provvedete a regolare il conto!

Il tecnico: Allora io vado, buona giornata. (esce di scena insieme all’infermiera)

Il paziente: (Indicando la biblioteca) Vedo che, oltre ai libri di psicologia,   possedete una bella raccolta di testi antichi .

Lo psicoanalista: Sì, sono un appassionato di libri antichi, i testi religiosi che avete visto mi sono stati regalati da un amico prete, che collabora con me nell’aiutare le coppie in crisi!

Il Paziente:  “Se ne valesse la pena”, mi piacerebbe conoscerlo!

Lo psicoanalista: Padre Apollonio è un personaggio veramente particolare, sembra tutto fuorché un prete.

Il paziente: Di fatto non lo è, sappiamo bene che è un attore!

Lo psicoanalista: Sì, ma   a sentire i suoi discorsi  ci si rende conto che nessun sacerdote potrebbe essere migliore di lui. Se il nostro colloquio si protrarrà, forse avrete l’opportunità di conoscerlo, viene spesso a trovarmi! Bene… riprendiamo il nostro dialogo! (guardando il   “notes”) Stavate raccontando?!…

Il paziente: Vi stavo raccontando del mio incontro con “l’inquisitore”…

Lo psicoanalista: Continuate …

Il paziente: L’inquisitore sosteneva che il dono della libertà fatto agli uomini da  Dio, non essendo rifiutabile, era esso stesso lesivo della libertà  medesima e quindi un male! L’uomo, piuttosto che la libertà, avrebbe preferito accettare come dono ciò  che non lo avrebbe messo in uno stato di sofferenza, ciò che forse paradossalmente lo avrebbe reso più “libero” cioè il “mistero”, il “miracolo” e “l’autorità”.

Lo psicoanalista: Quando  parlate di sofferenza vi riferite alla difficile scelta tra il bene e il male?

Il paziente: Sì, l’uomo secondo Ivan è un essere imperfetto, la sua discrezionalità è subordinata alle passioni che lo animano.

Lo psicoanalista: Penso che tutto sommato il vostro amico Ivan non avesse tutti i torti, comunque per fortuna oggi è la scienza che si occupa  del miracolo  ,   in quanto all’autorità potete ben vedere come vanno le cose…è rimasto solo il mistero angosciante  della morte e allora perché tollerare le sofferenze della vita?

Il paziente: Le vostre convinzioni non sono diverse da quelle di tutti gli altri e questo mi amareggia! Sappiate che la scienza non riuscirà mai a comprendere e a spiegare il miracolo. Per quanto riguarda l’autorità questa va perduta nello stesso momento che   concediamo ad altri di prendersi il  carico della nostra discrezionalità.

Lo psicoanalista: Scusate,  tra qualche minuto ho in agenda un altro paziente, ma vi prego di fermarvi, vorrei farvi conoscere padre Apollonio. Mentre eravate di là mi ha fatto sapere che  fra poco verrà a trovarmi. Se volete, potete accomodarvi nella stanza accanto e   nell’attesa potreste dare un’occhiata a uno di quei testi antichi, che avete visto nella mia biblioteca.

Il paziente: Aspetterò, del resto non avrei dove andare e inoltre sapete bene che non potrei allontanarmi dalla sala! (si alza e si sposta verso la biblioteca)

Lo psicoanalista: (si alza anche lui e apre la vetrinetta che contiene i libri) Prego, prendete pure il libro che volete!

(bussano alla porta)

Lo psicoanalista: Avanti!

L’inserviente: (apre la porta e si affaccia sull’uscio) Non vorrei disturbare, ma è arrivata la paziente che era in appuntamento per le 17 e 30!

Lo psicoanalista: Fatela attendere qualche minuto e poi introducetela.

L’inserviente: Devo attendere che il signore, che è lì, esca?

Lo psicoanalista: Non occorre, il nostro amico si fermerà di là in attesa che arrivi padre Apollonio!

Il paziente: Ho già fatto la mia scelta. (prende un libro dalla biblioteca)

Lo psicoanalista:Venite, accomodatevi, da questa parte. (lo accompagna alla porta dell’altra stanza) (torna a sedersi alla scrivania e suona il campanello per far entrare la paziente in attesa)

FINE DEL PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Si spengono le luci, a sipario chiuso,  subito dal pubblico…

Un attore dal pubblico:  (gridando) Vediamo di iniziare sennò vengo su io a raccontarvi la mia vita!

 

Un attore dal pubblico: (Ride in modo sguaiato e rumoroso) Io posso raccontare delle storielle sconce.

Un attore dal pubblico: Basta, smettetela, abbiate un po’ di decenza, un po’ di educazione!

Si accendono le luci di scena e l’autore sale sul palcoscenico.

Un attore dal pubblico: Adesso cosa succede? Siete voi che ci volete raccontare la vostra vita?

L’autore: Di che vi lamentate? Cercate di tacere e vediamo come va a finire.

Un attore dal pubblico: Dovreste dircelo voi come va a finire, non siete voi l’autore?

Si apre il sipario  in scena   lo psicoanalista  . L’autore   scende a sedersi tra il pubblico…mentre scende le scale poste ai lati del palcoscenico…

 L’autore: E invece ce lo diranno loro. (indicando  la scena)

Entra in scena la paziente che  recita la parte della moglie che ha cornificato     

Lo psicoanalista: Accomodatevi …….(seguono presentazioni convenzionali) Dovreste darmi    modo di compilare la vostra cartella. (Si siedono alla scrivania) Solo pochi dati  essenziali. Mi occorre un vostro documento.

La paziente: (cerca nella borsa un documento di identità e lo porge allo psicoanalista) Non scriverete anche l’età?   Non   potrebbe evitarlo?

Lo psicoanalista: Non preoccupatevi, sono dati riservati, vincolati dal segreto professionale e a cui solo io ho accesso.    Il vostro numero telefonico?  

La paziente: Devo dirvelo così…(guarda il pubblico)… davanti a tutti. Chissà quante telefonate, poco male, mi terranno compagnia…e poi, come si dice, da cosa nasce cosa…potrebbe essere divertente. (riferisce il numero telefonico scandendo i numeri)

(finito di compilare la cartella lo psicoanalista si alza e si sposta verso la poltrona ) (si farà in modo che il documento della paziente rimanga sulla scrivania)

Lo psicoanalista:  Venite, accomodatevi qua.   

La paziente: Non mi devo spogliare?

Lo psicoanalista: Non occorre che vi spogliate a meno che non abbiate qualche problema fisico! Allora, ditemi, qual è il problema?

 

La paziente: Vedo che avete un sistema di telecamere (aggiustandosi i capelli) Il problema… il problema è mio marito, crede che io lo tradisca…ciò nonostante mi perdona sempre!  

Lo psicoanalista: Se posso permettermi di chiedere?...  Ciò avviene realmente?

La paziente: Non so…(tergiversando)…veramente io…non pensavo…

Lo psicoanalista: Le ricordo che qualsiasi cosa venga detta in questa sede è vincolata dal segreto professionale, tutto rimarrà tra me e lei.

La paziente: Ci siamo trasferiti da poco in questa città e io non conosco nessuno. Mio marito non c’è mai, è sempre in giro per il suo lavoro!

Lo psicoanalista: Che tipo di lavoro svolge?

La paziente: Rappresentanza…………

Lo psicoanalista: Ebbene?

La paziente: Ebbene durante le sue assenze io mi trasformo…divento un’altra persona…non riesco a trattenere i miei impulsi!

Lo psicoanalista: Non dovete meravigliarvi di questo, spesso, quando non siamo visti da persone che ci conoscono, è normale che si assumano  atteggiamenti più disinvolti.  In un certo senso è come se diventassimo invisibili. Un malvivente che indossi una maschera perde la sua identità e trova il coraggio di compiere  un reato.

La paziente: …Ma io non indosso alcuna maschera …. 

Lo psicoanalista: Visto che in questa città nessuno vi conosce, è come se non aveste identità! Per cui vi sentite libera nelle vostre azioni! In un certo qual modo è come se, perdendo la vostra identità, nello stesso tempo l’acquistiate, divenendo voi stessa!

La paziente: Oh, ma io sono sempre me stessa! (In modo sensuale e provocante)

 

 Lo psicoanalista: Avete mai sentito parlare del  mito di Gige.? (Erodoto, Platone)

La paziente: Gige? E’ un vostro amico?  

Lo psicoanalista: No, no, non è un mio amico. E’ il personaggio di un antico racconto che fortuitamente trova  un anello…

La paziente: Un anello?…Adoro gli anelli specialmente quelli preziosi….più preziosi sono e più li adoro..

Lo psicoanalista: Questo, più che prezioso è magico, usandolo, rende invisibili!

La paziente: Oh…mi prendete in giro? Voi siete troppo intelligente,  per credere a queste fandonie!

Lo psicoanalista: Per carità,  lasciate perdere l’intelligenza.

  

 La paziente:  Un anello simile  esiste solo nella fantasia….al cinema… al cinema ho visto un film con un anello magico !

Lo psicoanalista:     Per un momento usate la vostra fantasia ed  immaginate che esista davvero e ditemi: che uso ne fareste, se ne foste in possesso?

La paziente: Sarebbe divertente, potrei passarmi qualche piacere….andrei a trovare di notte il marito di una mia amica che…devo scendere nei particolari…no…no, meglio di no! (Pensando)

Andrei in banca a rubare un bel po’ di quattrini…tanto rubare a chi ruba non mi sembra tanto grave…Voi cosa ne pensate?

Lo psicoanalista:  Ecco,  vedete…come vi dicevo prima, se si ha la certezza di non essere visti, si trova il coraggio di compiere qualsiasi azione, anche la più nefanda! I più passerebbero senza pensarci due volte dalla tentazione all’azione e,  chi non lo facesse, sarebbe da tutti reputato uno stupido!

La paziente: Scusate,  se vi contraddico, ma in molti casi   quando commetto qualche …”leggerezza”…trovo che c’è più gusto ad essere visti,  piuttosto che a non esserlo.

Lo psicoanalista: Questa è una deformazione che oggi colpisce un po’ tutti noi, non vi sono più spettacoli che si ispirano alla vita, ma è  la vita che si ispira allo spettacolo…alla televisione. Non si riesce più a fare a meno dell’immagine…dobbiamo “apparire” a tutti i costi e siamo diventati contemporaneamente tutti “guardoni” con l’irrefrenabile bisogno di “spiare” gli altri non visti.

 La paziente: E questo è un male? No, no! Non mi direte che è un male?  E’ divertente spiare gli altri e può diventare anche eccitante specie se si trovano in situazioni …(sorridendo) peccaminose.

Lo psicoanalista:  Parlatemi di vostro marito!

La paziente: Cosa vuole che le dica di lui?

Lo psicoanalista:  Descrivete il suo carattere, i vostri rapporti…

La paziente: Anche i più intimi?

Lo psicoanalista:  Vi ripeto: tutto ciò che direte rimarrà tra noi, sapete bene che sono vincolato dal segreto professionale!

La paziente:  Mi sembra una situazione simile a quella che si prova in chiesa quando ci si confessa con un prete…Voi però non avete fatto voto di castità, vero?

Lo psicoanalista:  Il sollievo che si prova confessando i propri peccati ad un prete è molto simile a quello che si può provare con un esperienza psicoanalitica, solo che, quando si va da uno psicoanalista, spesso il paziente ha “rimosso” da solo il peccato dalla sua coscienza e bisogna andare a scavare nel suo subconscio.

La paziente:  Allora voi scaverete in me?  Mi ipnotizzerete? …Ma io non ho peccati sulla coscienza e non ho rimosso nulla, mi piace ricordarle tutte le mie “leggerezze” del passato  e mi piace immaginarne tante nel futuro. Ciò non di meno mi piacerebbe che mi ipnotizzasse, sono sicura che darei il meglio di me …Voi, però, non approfitterete della situazione?

Lo psicoanalista:  Tranquillizzatevi, non approfitterò di nulla, se dovessi avere il bisogno di operare con voi in stato di ipnosi!

La paziente:  Siete molto rigido nei vostri principi! Io,  al vostro posto, non so, se riuscirei ad esserlo!

Lo psicoanalista:  Vi avevo chiesto di parlarmi di vostro marito.

La paziente:  E’ un tipo strano, con lui non si sa mai se un discorso è vero o se non ha alcun fondamento…mi sembra sempre che mi prenda in giro!

Lo psicoanalista: Spiegatevi meglio, fate un esempio, descrivete qualche situazione.

La paziente: Mi giustifica sempre di tutto, anche  quando commetto qualche “leggerezza”, voi mi capite vero?

Lo psicoanalista:   Perdona i vostri tradimenti ? Come giustifica il suo perdono?

La paziente: Mi dice che è giusto quello che faccio perché non è detto che si debba amare il prossimo come se stessi, si può anche amarlo di più!

Lo psicoanalista: Perdonatemi, ma così facendo, in un mondo dove quasi nessuno è più capace di dare e ricevere amore, chi come voi ne avesse la capacità corre il rischio di essere  scambiato per pazzo…o …    per donna di facili costumi!

 

La paziente: Oh, questo non mi importa , l’importante è che io sia in pace con la mia coscienza!

Lo psicoanalista:  E voi siete in pace con la vostra coscienza? Non avete sensi di colpa ?

La paziente:  Visto che mio marito mi giustifica sempre, perchè non dovrei esserlo? Per quanto riguarda i sensi di colpa, sono qui perché voi mi aiutiate a rimuoverli completamente!

Lo psicoanalista: Perdonate, non mi ero accorto che fosse così tardi, (si alza e invita la paziente a fare altrettanto)  la seduta non potrà prolungarsi, ho un altro paziente che è di là in attesa! Nel nostro prossimo incontro potremo trattenerci più a lungo. (l’accompagna alla porta)  L’infermiera vi fisserà la data della prossima seduta!

La paziente:  Allora, a presto! (stretta di mano, fuori dalla scena)   

Lo psicoanalista:  (si accosta alla porta della “stanza” dove c’è l’attore che recita la parte di Gesù, apre, Gesù rientra in scena con in mano il libro che aveva scelto dalla biblioteca) Venite, accomodatevi, possiamo continuare la nostra discussione. Avete trovato interessante il libro?

Il paziente: Davvero interessante, ma ci sono diverse incongruenze!

Lo psicoanalista: Scusate un attimo. (Suona il campanello di chiamata), (entra in scena l’inserviente) La signora che era qui poco fa ha dimenticato il suo documento d’identità, prendete nota del numero telefonico e avvisatela! Dite che può tornare a prenderlo anche più tardi! (l’inserviente si avvicina alla scrivania e prende nota del numero telefonico, dopo si allontana ed esce di scena lasciando il documento sulla scrivania)

  

 Lo psicoanalista: Che libro avevate scelto?

Il paziente: I vangeli   

Lo psicoanalista: Naturalmente, avrei dovuto immaginarlo! …E…quali sarebbero queste incongruenze? Data la situazione, nessuno meglio di voi potrebbe dirlo!

Il paziente: Sono scritti   e sono attribuiti a persone che erano dei “gentili” e che quindi non avevano questa capacità!

Lo psicoanalista: Gentili?

Il paziente: Sì, persone umili che non sapevano né leggere , né scrivere!

 

Lo psicoanalista: Potrebbero essere stati scritti sotto l’influenza divina!?

Il paziente: Mi sembra difficile che questo possa essere avvenuto. I veri vangeli sono stati scritti in aramaico, sono stati tolti di mezzo o usati, debitamente trasformati, e     hanno ben poco a che fare  con ciò che ha scritto l’apostata Paolo.

Lo psicoanalista: Apostata?

Il paziente: Sì, Paolo scrisse sotto l’influenza del potere di Roma!

Lo psicoanalista: Tra qualche momento arriverà padre Apollonio… Come vi ho detto, è un personaggio davvero particolare. Vorrei che anche lui ascoltasse questi nostri discorsi, non meravigliatevi di nulla, perchè quando ci incontriamo, la nostra conversazione inizia sempre in un modo che per certi versi potrebbe sembrarvi strano!…Non sono mai riuscito a fargli perdere la pazienza… per certi versi troverete la cosa divertente. Bussano alla porta, l’infermiera annuncia l’arrivo del prete)

L’infermiera: E’ arrivato padre Apollonio.

Lo psicoanalista: Fatelo accomodare. (si alza e gli va incontro quando il prete è sulla soglia)

Gesù ha proclamato la “venuta del Regno” e al suo posto è venuta la Chiesa.

P. Apollonio: (sorridendo)Perché, avete qualcosa contro la Chiesa?

Lo psicoanalista: I preti sostengono che il loro regno non è in questo mondo. Eppure allungano le mani su tutto quello che possono prendere.

P. Apollonio: Dobbiamo pur vivere!

Lo psicoanalista: Una bella trovata la vostra, davvero una bella trovata!

P. Apollonio: (sorridendo) Di cosa andate parlando questa volta?

Lo psicoanalista: Il vostro Dio!

P. Apollonio:  Niente di nuovo allora? Non mi vorrete angosciare con la solita discussione?!

Lo psicoanalista: Venite, accomodatevi,  voglio presentarvi un amico,  un mio nuovo paziente, penso  che la vostra reciproca conoscenza sia  indispensabile! (seguono strette di mano) Il nostro amico sostiene che nei vangeli ci siano delle incongruenze!

P. Apollonio: E quali sarebbero queste incongruenze?

Il paziente:  Vi citerò uno dei passi di cui sarete certamente a conoscenza : Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse alzati e seguimi, egli si alzò e lo seguì .

P. Apollonio: Ebbene dove sarebbe questa incongruenza?

Il paziente:  Ditemi in quale vangelo si trova questo passo!

P. Apollonio: Matteo! Si trova nel vangelo di Matteo.

Lo psicoanalista: (ride sonoramente)

P. Apollonio: Cosa avete voi da ridere?

Lo psicoanalista: Non avete ancora capito?

P. Apollonio: Cosa c’è da capire? Ditemi voi!

Lo psicoanalista: Non vi sembra strano che Matteo, parlando di sé stesso, utilizzi la terza persona?

P. Apollonio: Cosa c’è di strano in questo? Ci sarà stato un errore di traduzione! E poi gli autori spesso utilizzano le tecniche a loro più peculiari

Il paziente:  Non c’è stato alcun errore e potrei continuare con molti altri esempi, ma voi trovereste sempre una spiegazione.

Lo psicoanalista: Certo, chi meglio di voi potrebbe sapere come siano andate realmente le cose!? Padre Apollonio, credo che questa volta abbiate trovato “pane per i vostri denti”.  Forse costui riuscirà oggi a fare quello che in tanti anni non sono riuscito a fare io! Vi metterà alle “strette”e farà vacillare le vostre convinzioni!

P. Apollonio:  E’ impossibile che questo possa avvenire! Le mie convinzioni sono “ferme”, difficilmente vacilleranno!

Lo psicoanalista: Attento,   le certezze spesso sono  nemiche  pericolose della verità!

P. Apollonio: Non ho sentito il vostro nome, quando ci siamo presentati!

Il paziente: Non lo avete sentito perché non ve l’ho detto! Io invece ho sentito il vostro ed è un nome “importante”, non so se siete a conoscenza che c’è stato in passato un uomo che si chiamava Apollonio da Tiana che era capace di fare cose che sono rimaste inspiegabili!

Lo psicoanalista: Anche se   voi siete disposti a credere che ci possano essere  cose che l’uomo non può spiegare, io penso che si possa trovare una spiegazione per tutto, anche per le cose inspiegabili.

P. Apollonio: So bene che per voi  qualunque cosa può trovare  una spiegazione psicoanalitica, però continuate a non darvi pace!

 

Lo psicoanalista: Che devo dirvi!?... L’argomento è sempre lo stesso e non posso fare a meno di parlarne, soprattutto con voi. Siete l’interlocutore più adatto…chi meglio di voi…siete un esperto sul “ramo”.

P. Apollonio: (sorridendo)    La vostra è proprio una fissazione! Se non credete, fatevene una ragione,  invece di continuare ad arrovellarvi sempre sullo stesso argomento!

 Lo psicoanalista: Io sono convinto delle mie argomentazioni,……

P. Apollonio:   Attento anche voi, perché le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose della verità!

Lo psicoanalista: La verità!  La verità è che io forse potrei credere in un Dio che ha creato gli uomini, ma non nel Dio che hanno creato gli uomini!

 

 Padre Apollonio: Provate a pensare che sia l’uno che l’altro possano essere lo stesso Dio che parlò sul Sinai a Mosè? 

Lo psicoanalista: Penso che  Mosè sul Sinai non parlò con nessun Dio! Mosè si lasciò condizionare psicologicamente dal posto in cui si trovava, le montagne sono il simbolo archetipico  che rappresentano la divinità.

Padre Apollonio: Voi e i vostri simboli,   non potreste fare a meno di tirarli fuori in ogni occasione!

Lo psicoanalista: L’uomo è un animale simbolico, il suo inconscio è popolato di simboli. Così come la montagna è il simbolo della divinità, caverne ,  giare e recipienti simili rappresentano il bisogno inconscio di ritornare a una condizione di sicurezza, rappresentano il grembo materno o il grembo dell’inconscio stesso;  giganti, draghi, vampiri sono gli esseri ignoti dell’inconscio da cui ci sentiamo sopraffatti e potrei continuare…, ma mi rendo conto che con voi vale pienamente il detto “non c’è più sordo di chi non vuol sentire”!

Padre Apollonio: Va bene , vada pure per i vostri simboli, ma non potete mettere in dubbio la storia!

Lo psicoanalista: La storia  va letta tra le righe…va interpretata, e la mia interpretazione è che il cristianesimo ha  assunto l’importanza che ha grazie a Costantino che ebbe l’intelligenza di capire che  nessun potere può reggere se non ha un Dio che poi lo giustificherà! Se non fosse stato per lui, chissà, ? forse oggi saremmo tutti musulmani, con l’allettante prospettiva di trovare, al posto di vecchie racchie bigotte  in Paradiso,   cento vergini nel giardino di Allah  ! Ma a voi questo non interessa, dato che avete fatto voto di castità!

Padre Apollonio: Lasciate perdere le vergini… Alla vostra età, ma cosa ve ne fareste di cento vergini?   

Lo psicoanalista: E così sorridiamo della speranza di trovare cento vergini nel giardino di Allah, cui danno credito  gli integralisti che,  imbottiti di esplosivo, si fanno saltare in aria e prendiamo sul serio la promessa di una vita eterna in paradiso.

Padre Apollonio: Io vi chiedo solo se credete alla storicità di Gesù e al suo sacrificio ?

Lo psicoanalista: Ogni società,  per poter rimanere coesa,   deve sacrificare un proprio membro e poi dissimulare questo crimine. Il sacrificio è l’evento fondante  il sacro e la comunità  ed  è un tentativo di controllare l’evento su cui l’uomo non avrà mai il controllo, la morte! Attraverso l’illusione della trascendenza tentiamo di esorcizzarla! Per quanto riguarda le vergini…sempre meglio che  le vecchie racchie.

Il paziente: Sì, ma ancora non avete risposto alla domanda di padre Apollonio! Credete o no nella storicità di Gesù?

Lo psicoanalista: Posso credere alla storicità di Gesù  così come  è certa la presenza   in quei luoghi e in quell’epoca di maghi, santoni e messia cui…dava credito  la gente credulona di quel tempo. In ogni caso non penso che Gesù  prevedesse l’uso che gli uomini   avrebbero fatto della sua storia, una storia che probabilmente è stata contraffatta e romanzata ad uso e consumo della Chiesa e del potere. D’altra parte  quando Dio tace gli si può far dire quello che si vuole.

Il paziente: Il messaggio era di giustizia, di pace, di bontà…

Lo psicoanalista: Il messaggio, come lo chiamate voi, è stato usato come strumento di controllo, ma   oggi non basta più un Dio ficcanaso che ci osserva, un Dio in cielo, in terra e in ogni dove,  in cui nessuno crede più!

 Padre Apollonio: In questo non posso darvi torto, non   basta più perché oggi la vergogna è morta suicidandosi insieme alla coscienza.  Non occorre più nemmeno la figura di un demonio tentatore… perché anche  il diavolo sarebbe  un ottimista se pensasse di poter peggiorare ulteriormente gli uomini. Abbiamo finito per comportarci come se Dio non esistesse, quando invece dovremmo  agire come se  esistesse.

Lo psicoanalista: Come se esistesse? Allora anche voi mettete in dubbio l’esistenza di un Dio!

Padre Apollonio:  Sapete bene che non  ho dubbi in merito, se ne avessi, la vita diventerebbe solo una tragica farsa, dietro di essa il “nulla”.

Lo Psicoanalista: Quindi secondo voi potremmo anche credere in un Dio non per fede né per paura,  ma per necessità !

 Padre Apollonio:   Almeno in questo,  ciascuno può regolarsi come crede! E’ indispensabile credere in qualcosa, è indispensabile perché,  se all’uomo  togliete Dio,  ricasca fra le bestie e il primo atto di libertà sarà una fucilata contro un altro uomo.

Lo psicoanalista: Senza Dio si vive benissimo, invece,  perché ci si illude di vivere  nella libertà.

Padre Apollonio:   Una libertà dietro cui però non c’è speranza di trovare nulla, se non l’abisso!

Lo Psicoanalista:  Io credo solo che alla fine  l’abisso in cui siamo già sprofondati  ci rivelerà che la speranza di trovare nel “nulla” il “tutto” di cui parlate voi  è solo un  inganno!

 

 (bussano alla porta)

Lo Psicoanalista:  Avanti!

L’inserviente: C’è di là il commissario, lo faccio entrare?

Lo Psicoanalista: Sì, fatelo entrare!

( Il commissario entra in scena, lo psicoanalista gli va incontro)

Lo Psicoanalista:  Venite, accomodatevi!  Conoscete già padre Apollonio!

Il commissario:  (si rivolge a P. Apollonio, sorridendo con un cenno di saluto) Eminenza…

Padre Apollonio:   Voi mi prendete in giro, sapete bene che sono solo un povero prete!

 

Lo Psicoanalista: Voglio che conosciate un nuovo amico! In realtà, si tratta di un mio nuovo paziente ed è indispensabile che voi gli parliate.

(seguono presentazioni e strette di mano)

Il commissario:  Non ho sentito il vostro nome!

Il paziente: Gesù, mi chiamo Gesù.

Il commissario:  Siete di origini ebraiche?

Lo Psicoanalista: Il nostro amico sostiene di essere proprio il Gesù  delle sacre scritture

Padre Apollonio: Quale Gesù? Gesù Cristo, Gesù Barabba o il Gesù di Gamala?

Il Commissario: Un momento, io ero a conoscenza dell’esistenza di  un solo Gesù! Di un solo figlio di Dio!

Padre Apollonio: Sono figli di Dio tutti i Setiti, i figli di Set! Bar Abbà  significa figlio di Dio come  Bartolomeo significa figlio di Tolomeo, e negli antichi testi c’è anche un Bar Jesu soprannominato (elima)   il mago.

Il paziente: Sono figli di Dio tutti gli uomini, non solo i Setiti

Lo psicoanalista: Già, del resto voi  il figlio di Dio per eccellenza siete  un Qemita …un discendente di Caino.    

Il Commissario: Fatemi capire…   io ho sempre sentito parlare di un solo Gesù…voi adesso me ne tirate fuori tre …  e poi questa discendenza da Caino…?!  

Lo psicoanalista: Gesù   discende dalla tribù di Giuda e quindi da Caino, l’omicida protetto da Dio.  (rivolto a padre Apollonio) Come spiegate questa sua  predilezione per un omicida?

Padre Apollonio:   Tutti identifichiamo Caino come il primo omicida, un criminale, un sovvertitore dell'ordine, l'irrompere della violenza, la barbarie. Ma, per quanto possa sorprendere, la Bibbia dice che Caino  è il fondatore della città, cioè della civiltà, l'instauratore dell'ordine e della legge.

Il Commissario: Un assassino che diventa instauratore dell’ordine e della legge  non si è mai visto.

Lo psicoanalista: Un Dio, che affida ad un assassino il compito di fondare la civiltà, non ha alcuna credibilità!

Padre Apollonio:  Lasciatemi finire! Dopo l’assassinio di Abele, Dio gli mostra la crudeltà del suo  gesto e Caino viene preso dal terrore perché capisce che chiunque potrebbe uccidere anche lui! Il Signore gli mostra tutta  la sua  pietà proclamando che chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte e gli impose un segno perché nessuno lo colpisse.

Lo psicoanalista: Dunque,  per voi, il segno di Caino è il segno della civiltà.  Naturalmente questa  è una favola perchè quella dell’assassino fondatore  è un classico in tutte le culture. Anche Roma nasce dall'assassinio di Remo.

Il Commissario: Altro che civiltà, per me chi discende da un assassino ha buone probabilità di diventarlo egli stesso.

Padre Apollonio:  Voi non tenete conto della  bontà infinita di Dio, non tenete conto che anche noi discendiamo da Caino, ecco sopra quale abisso è sceso il Divino per assumere la carne dei peccatori.    Cristo Signore così riassume in sé ogni Caino d'ogni tempo per salvarlo,  e Gesù   è “il segno” che Dio aveva posto sopra Caino  per cui questi ha salva la vita”. 

Il Commissario: Tutte queste storie in questo momento non mi interessano, mi interessa sapere chi siete.  Continuate a sostenere  di essere Gesù di Nazaret?  Se pensate che facendovi passare per pazzo potrete  sfuggire alle vostre responsabilità , sappiate che vi sbagliate di grosso. Nessuno mi impedirà di sbattervi in galera.

Lo psicoanalista: …Ma che Gesù di Nazaret, Nazaret è una città che a quel tempo forse non esisteva nemmeno. L’appellativo giusto è Gesù   nazireo, dal nome dell’antico ordine fondato da Mosè per preparare i giovani della stirpe reale al doppio ruolo di re e sacerdote.

 

Padre Apollonio: Anche David dovette fare voto di nazireato!

Il Commissario: Vorrei che mi si chiarisse  questa storia…se no tutto quello in cui ho sempre creduto finirà per vacillare.       

Lo psicoanalista: (rivolto a padre Apollonio) Troverete anche voi che è strano il fatto che  i vangeli da una parte riconoscono a Gesù la sua discendenza davidica e poi nascondono il reale significato di nazireo con la sua  presunta origine in una città che non esisteva ancora!

Il Commissario: (rivolto a Gesù)  Voi non avete nulla da dire in merito!?

Il paziente: E’ vero, nei vangeli fu evitato l’appellativo nazireo perché non si collegasse la mia persona con gli insurrezionalisti Esseno-Zeloti, che combattevano i Romani.

Lo psicoanalista: Ecco perché  prima che arrivassero i miei amici  avete parlato di Paolo come apostata e non come apostolo

Il Commissario: Insomma, se non siete di Nazaret ,da quale città provenite?

Lo psicoanalista:   Io penso di sapere qual è la città di origine del nostro amico.

Padre Apollonio: Ecco, questo è quello  che vi contradditingue, credete di sapere sempre tutto. Ma in questa situazione non vedo alcun riferimento a simboli di alcun genere e voi vi occupate di simboli. Come pretendete di sapere anche da dove sia piovuto costui?  Ve lo ha rivelato sotto ipnosi? 

Lo psicoanalista: Ma che ipnosi?! Se invece di passare il tempo a pregare un Dio, che esiste solo nella vostra fantasia, lo aveste impiegato viaggiando, forse nel parlarmi, non usereste questo tono sarcastico!

Il Commissario:   Che c’entrano adesso i viaggi?

Lo psicoanalista: Se un giorno doveste visitare i luoghi d’origine del nostro “amico” vi accorgereste che Nazaret non corrisponde a nessuna delle descrizioni di fatti, luoghi e situazioni che sono raccontate nei vangeli! L’unica città di quel tempo che corrisponde a tutto ciò è Gamala dove erano asserragliati gli insurrezionisti Esseno-Zeloti

Il Commissario:  (rivolto a Gesù) Insomma nessuno meglio di voi potrebbe dire qual è la vostra città d’origine!

Il paziente: La mia origine è la città di Gamala!

Padre Apollonio: Per Dio, siete diventato matto? Che vi salta in mente di dire che siete di Gamala?

Lo psicoanalista: Che succede,  padre Apollonio? Vedo che incominciate a perdere la pazienza! Avete disatteso appena adesso ad uno dei vostri comandamenti!

Lo psicoanalista: Ecco spiegato perché il nostro amico da nazireo diventò di Nazaret,  per nascondere il fatto che il “salvatore del mondo” fosse un nemico dei romani.

Il Commissario:  Insomma se non siete Gesù di Nazaret e provenite da Gamala, siete un impostore! Diteci  chi siete in realtà!

Il paziente: Ecco, chi dice la gente che sia il figlio dell’uomo? Non un salvatore , ma un impostore!

Il Commissario: Se non siete un impostore,  difendetevi  , fate chiarezza, datevi le vostre ragioni!

Il paziente: Servirebbe a qualcosa? Servirebbe a cambiare la sentenza? Dopo mi rilascereste?

Padre Apollonio: Per l’amor di Dio,  difendetevi, dite chi siete o sarete nuovamente condannato!

Il paziente: Chi è Gesù? Chi è ? E’un genio che per primo ha intuito le esigenze di giustizia e di amore che sono nel cuore umano, o un pazzo che è arrivato a credersi Dio? Un grande maestro di vita o un rivoluzionario fallito? Un grande sapiente defunto da commemorare, ma che non può salvarci perché è morto anche lui, o un esaltato che si è salvato dalla morte con una droga ed è poi fuggito in oriente, dove, si dice ,ci sia la sua tomba? O un rivoluzionario che fomentò la rivolta?

Lo psicoanalista: Voi vi illudete, nel cuore umano non c’è né giustizia,  né amore! Se l’uomo percepisse questa verità in uno stato di coscienza, vedrebbe ovunque solo la miseria, l’ingiustizia, l’assurdità della vita e lo assalirebbe un grande disgusto.

Il paziente:  (si rivolge al prete) E voi chi dite che io sia?

P. Apollonio: Abbiate pazienza, non mi fate questa domanda, come pensate che possa credere alla vostra storia?

Lo psicoanalista: Come possiamo sapere chi siete? Sappiate  che anch’io mi faccio costantemente la stessa domanda, credo che me la farò anche sul letto di morte.

 

Il commissario:    Se non siete Gesù Cristo, diteci almeno chi è stato crocifisso?

 

Lo psicoanalista: Tutti conoscono l’inflessibilità dei Romani contro i ribelli e lo zelo di Ponzio  Pilato nel compiere il suo dovere .

Il Commissario: Nessuno può pensare che un governatore  di Roma  come Ponzio Pilato  si sia lasciato convincere così facilmente ad eseguire la condanna di Cristo e lasciar libero un rivoluzionario come Barabba… chi fu veramente giustiziato?

Il paziente: Non io, il tempo disvelerà la verità!

 

Lo psicoanalista: La verità non la sapremo mai finché ci sarà la Chiesa!

Il commissario: In ogni caso io  cerco un colpevole, chi meglio di voi può recitarne la parte?

(Un attore che recita la parte di un poliziotto salirà sul palco e parlerà sommessamente con il commissario, e subito dopo si allontanerà ritornando in sala e dirigendosi verso l’uscita)

Il Commissario: Siete solo un pazzo! Andate via prima che cambi idea e vi faccia trattenere!  Lasciatelo andare, non c’è stato nessun dolo …si è trattato veramente di un incidente. E’ solo un povero pazzo che non farebbe male a nessuno

(Bussano alla porta) Entra l’inserviente e sulla porta si affaccia anche la paziente che aveva dimenticato il documento. Nel momento in cui entra Gesù le volge le spalle.

La Paziente:  Scusate, non vorrei disturbare, sono qui per il mio documento (entra)( Gesù si gira a guardarla la paziente gli rivolge la parola)  Hai recitato bene la parte che ti hanno affidato?     

Il commissario : Conoscete quest’ uomo?  

La Paziente:  Certo che lo conosco, è mio marito! Non avrai raccontato a questi signori la solita storiella?

Il commissario :  Di che storiella parlate?

La Paziente:  Da qualche tempo (picchiandosi la tempia con l’indice)  pensa di essere la reincarnazione di Gesù!

Il commissario : Lo dicevo che era matto da legare! Portatelo via,  prima che lo faccia internare!

Il paziente: (si alza e si avvicina ai tre e li bacia successivamente uno dopo l’altro .)  

Lo psicoanalista: Voi e il vostro bacio, so bene che anche nel romanzo di Dostoevkij il colloquio di Gesù con il grande inquisitore si conclude così, con un vostro bacio e so bene che cosa esso significhi!

Il paziente: Io, nel darvi questo dono, ho voluto anche questo male e questa sofferenza, e questa mia volontà è al di là di ogni spiegazione.

Il commissario : Di che dono andate parlando?

Lo psicoanalista: Parla del dono della libertà!

P. Apollonio: Un dono  che non abbiamo mai saputo apprezzare, rimettendolo quasi sempre nelle mani degli altri.

Il commissario: Anche Giuda tradisce Gesù con un bacio .

P. Apollonio: Adesso basta! Rientrate in voi! Smettetela con questa assurda commedia.

Il paziente:  Cosa ne volete sapere voi (Si rivolge agli altri attori) voi interpretate un dramma che non è il vostro, io  recito il mio dramma, porto una croce che è solo mia  dal cui peso nessuno mi può sollevare. (si allontana e inizia scendere le scale del palcoscenico)

 P. Apollonio:  Lo abbiamo insultato, non gli abbiamo creduto, lo abbiamo preso per pazzo,  se fosse veramente lui,  noi lo stiamo di nuovo allontanando, ‹‹“ma cosa metteremo al suo posto? Non possiamo mica metterci noi stessi, che siamo così spregevoli”››. (Fëdor Michailovic Dostoevskij)

Il paziente: I guardiani dell’anima hanno finito per interessarsi solo del controllo dei corpi, la feccia, invece di decantare, vi governa,  (scende le scale del palcoscenico e si allontana) Eloi, eloi lema sabachthani!  

FINE

                                                                       Di

                                                                                        Giancarlo Buccheri

La commedia è regolarmente registrata alla S.I.A.E. posizione129648

Buccheri Giancarlo E-Mail   giancarlo.buccheri@tiscalinet.it   tel.  0923651619