I letterati

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I LETTERATI

Atto Unico

di

LILLI MARIA TRIZIO

PERSONAGGI

1° LUI

2° LEI

(Un leggio a destra, uno a sinistra che rappresentano le due case dei personaggi. In fondo al palcoscenico una panchina)

LUI

(al leggio)

Signora

da quando ho letto il suo annuncio economico e ho cominciato a scriverle, potrei dire che la mia vita è già cambiata. Rispetto la sua idea che trovo giustissima di non incontrarci subito, è vero, scrivere è una forma di conoscenza e ci si abitua piano piano all’esistenza dell’altro. Lei, mi dice, che è una persona lenta e che non ama i mutamenti repentini, quindi per ora W le Poste Italiane, ne dicono tante su queste poste, che mi meraviglio, che la sua ultima sia arrivata in due giorni dalla Toscana al Lazio. Guardo il timbro, ci ha impiegato proprio due giorni, forse non tutto è perduto per le Italiche Poste!

La sua foto da ragazza mi ha fatto sognare, sembra la candidata ad un concorso di bellezza, per carità niente male anche ora, ma lo smalto della giovinezza ha qualcosa di abbagliante, la sistemerò accanto all’altra e ambedue nel loro insieme mi regaleranno un’immagine completa della proprietaria. Chissà com’era da giovane? Ci si domanda, adesso lo so, era bellissima troppo bella e troppo giovane per legarsi a un pensionato come me, per cui la preferisco nel presente e poi non avrebbe messo l’annunzio sul giornale.

Mi scusi per la dimenticanza, credevo di averglielo scritto; sono vedovo da cinque anni e mi sento il cuore di un giovanotto, e assicuro che non è la banale frase per riempire un vuoto di pagina, io trabocco di sentimenti e pur non conoscendola, la mattina mi sveglio contento che lei esiste e che aspetta le mie lettere, starei sempre a scriverle, non si preoccupi non lo farò, per discrezione, ma sappia che i sentimenti m’incuriosiscono moltissimo. Di solito vivono in un caos e qui sono ancora istinti, ma per chiamarli sentimenti devono giungere ad un ordine che dovrebbe essere il più matematico possibile. Il passaggio dalla confusione al nome della persona amata è difficile, complesso e doloroso, ma è proprio questo che m’affascina, e che per arrivare a coglierli e fermarli nell’incessante fluire, costringono ad un’analisi profonda su se stessi e sull’altro. Guardandoci dentro possiamo migliorare come quando ci osserviamo allo specchio per l’estetica, un tocco ai capelli, una piega del vestito che va a posto, e poi penso che i sentimenti senza essere poeti, artisti o scrittori sono la nostra parte letteraria che abbiamo in dotazione dalla natura: sensazioni violentissime che possono diventare stupende parole.

SIGNORA a presto, rispetto la sua idea di rimandare la conoscenza, ma ardo e brucio dal desiderio di vederla, mi dica il giorno, l’ora, i secondi, la città, all’aperto, al chiuso, a casa mia, a casa sua.

Sono già il suo schiavo.

LEI

(al leggio)

Signore,

un po’ di calma, lei mi confonde, però devo constatare che sono di già una donna fortunata, ricevere le sue lettere è veramente un piacere, non sono mai ovvie. Lei non è una persona che trascorre il tempo rispondendo agli annunci economici, nonostante sia stata io a metterlo, ho qualche perplessità verso questo tipo di conoscenza, ma non avevo altro modo per aprirmi, vivo in un piccolo centro ed è quasi impossibile fare nuove amicizie e poi le confesso che ho avuto un’altra esperienza in proposito; esperienza totalmente deludente, ma non le racconterò l’accaduto e spero nel futuro.

Nelle lettere dimostra un notevole entusiasmo di vivere come se niente l’avesse scalfito, avrà avuto dolori accidenti, sa … la vita! Ne è uscito incolume, indenne. BEATO LEI! Io sono più cauta forse è nella natura femminile specie all’inizio ma non è solo questo è che non voglio illudermi, la lontananza mi difende dalle emozioni dirette, di conseguenza dalle Grandi Illusioni.

Assomiglio al castoro che costruisce la tana con cura, perizia e con qualcosa di maniacale e ci rimarrei malissimo se la costruzione risultasse vana, per ora non desidero costruire, sto a guardare, cerco di comunicare il più possibile e non faccio progetti.

Possibile che non è mai passato dal mio paese? E’ molto noto d’estate, c’è parecchio turismo, abbiamo un mare stupendo. La gente non è simpatica, piuttosto chiusura e diffidente, ma il mare porta via sgradevolezze e infelicità e quando soffia il maestrale l’aria è di un nitore che stordisce, di più l’aria diventa un sapore di cose antiche e primigenie.

Io sono rimasta per quest’aria che mi conforta, respiro un che di grandioso, una continua catarsi mi attende e non ho l’impressione di trascinarmi stancamente da un giorno all’altro, ma di rinascere ad ogni aurora, ad ogni alba.

Il mare SIGNORE è una grande ala azzurra che spazza l’impuro e ricomincia a volare INSTANCABILMENTE.

A presto.

LUI

(al leggio)

Signora

ci siamo scritti abbastanza e io sono stufo, arcistufo d’inseguire geroglifici sulla carta, ho rispettato (soffocando la mia curiosità) i suoi principi, però mi accorgo che di notte resisto al sonno per comporre meglio la sua sconosciuta immagine, per me lei è una donna interessante, colta, molto sensibile e un po’ testarda e io muoio dalla voglia di conoscerla, di guardarla, di ascoltare la sua voce che Lei mi dice essere leggermente squillante, le proibisco di parlar male dei suoi difetti, lo lasci fare a me quando avverrà la tanto sospirata presentazione.

SIGNORA lei ha un terrore pazzo dell’IGNOTO, io invece l’amo e quindi amo anche lei che ne fa parte, ma questo ignoto a lungo andare diventa una smania, una malattia e forse era ciò che lei desiderava, che io mi ammalassi di lei, per lei, ebbene se ciò era l’intento, il suo scopo è stato raggiunto.

Oggi le ho inviato dei fiori, domani le invierò una pianta, dopodomani chissà, in epoca moderna non potendo fare duelli e serenate me la prendo con i fiori, perché in amore mi sento un cavaliere antico.

SIGNORA la voglia d’amare è il più forte desiderio che la natura abbia creato, non si è più liberi, lei si è preso molto di me, la mia calma, indifferenza, la mia obiettività, tutte queste categorie mentali sono adesso una sola: una felice inquietudine amorosa.

Posso darti del tu?

A presto

LEI

(al leggio)

Caro

certo che puoi darmi del tu, e credimi anch’io sono stanca di scriverti, desidero vederti giovedì 22 c.m. alle ore 18 ai giardinetti Garibaldi della mia cittadina. Se l’appuntamento ti va bene mandami conferma con un telegramma.

Si lo so che tu avresti preferito di mattina, ma io temo la luce precisa, i contorni netti di un bel mattino, ricordati i miei anni che ti ho confessato senza togliermene uno, però li temo lo stesso, come prima volta concedimi qualche ombra sfumata, qualche riverbero confuso, un gentile sconto.

A questo punto posso dire con orgoglio che non siamo due inserzionisti qualunque, abbiamo scavato nei nostri animi e nei nostri cuori e siamo diventati amici, non so cosa ci riservi il futuro, ma le tue lettere hanno una sincerità assoluta. Si vede benissimo che ai alle spalle un matrimonio felice, in te non c’è mai ironia, io la detesto applicata ai sentimenti. Molti non riuscendo ad amare, ad avere legami sono ironici con l’amore e sono atteggiamenti che sottendono un’impotenza affettiva, anche se la persona che non si difende con l’ironia può sembrare persino ingenua, ma quale grandiosità c’è in un simile stato d’animo! Come in una valle senza limiti e senza barriere il cui orizzonte si perde a vista d’occhio, ecco io così recepisco la profondità del tuo cuore, la vita ti ha dato molto e non ti ha tolto niente. PERBACCO SEI UNA RARITA’! Non sarà proprio così, non è mai così, ma io così ti recepisco.

Questa è l’ultima lettera prima della conoscenza.

Speriamo bene.

PANCHINA

(Lui arriva si guarda intorno e si siede. Lei arriva lo guarda da lontano, ha un attimo di esitazione poi si avvicina)

LEI

Buonasera.

LUI

(alzandosi di scatto)

Buonasera … come stà? Cioè come stai? … scusa scusa sono emozionantissimo.

LEI

(seduti tutti e due non parlano)

Anch’io, anch’io … serata freddata.

LUI

Più che fredda, direi umida … il mare.

LEI

Non mi hai mai detto … cioè non mi hai scritto se preferisci il mare o la montagna, ci siamo scritti tanto, ma questo non lo so.

LUI

Veramente … non so nuotare … ma il mare mi piace … oh se mi piace molto …

LEI

La montagna m’intristisce.

LUI

Io non ho detto che mi piace la montagna, questo non l’ho detto … le villeggiature le trascorro sui laghi … li trovo riposanti, sa sono un po’ nervoso.

LEI

Sui laghi?

LUI

Signora lei mi sfugge … no cioè tu mi sfuggi … ma io non sono venuto qui per parlare di villeggiature, laghi, montagne, mare e colline.

LEI

Io non so cosa dire, mi sento terribilmente a disagio e me ne voglio andare, forse abbiamo fatto male a scriverci tanto … la realtà è diversa.

LUI

Ma questo l’ho scritto tante volte, bisognava conoscersi subito, quindi scartarsi o accettarsi subito, noi abbiamo ricamato troppo su quest’appuntamento … pensavo fossi più alta.

LEI

Eh no! Non mi puoi dire così, di me sai tutto, ti ho scritto il peso, l’altezza, la circonferenza mi sembrava di comunicare con un sarto.

LUI

Ma non sto dicendo che hai mentito, ti avevo immaginata più alta.

LEI

Sì, ma è un tuo problema, sincerità per sincerità ti pensavo con più capelli.

LUI

Nella fotografia si vedeva che …

LEI

S’intravedeva.

LUI

Guarda che non ti ho spedito una foto truccata.

LEI

Le fotografie a volte si truccano da sole e sono le più riuscite.

LUI

I capelli li ho persi a trent’anni.

LEI

Come sei arrivato?

LUI

Con la macchina, traffico da impazzire in questo paesino entrando mi sono perso, un gentile signore mi ha fatto strada, altrimenti stavo ancora a cercare, a chiedere, a sbagliare.

LEI

Io mi sento sempre più a disagio, sono tesa e tu mi sembri un’altra persona da quella delle lettere, sospenderei l’incontro, forse non è il giorno giusto, possiamo vederci un altro momento.

LUI

Ma io vengo da Roma.

LEI

Mi muoverò io la prossima volta … se ci sarà.

LUI

Sei sicura di ciò che dici?

LEI

Io non sono sicura di niente, tu mi hai dato molto per lettera e vorrei conservare la meravigliosa sensazione di pienezza.

LUI

Se è così, non voglio assolutamente che cambi idea su di me … spero in un altro incontro.

LEI

(si stringono la mano)

Allora arrivederci … chissà.

LUI

Arrivederci

LUI

(leggio)

Signora

non posso dire di averla conosciuta, vista, salutata di averla annusata sì, mi scuso per il verbo canino, ma le assicuro che il mio è un verbo dettato da un momento che nella memoria si associa ad un VUOTO. Non so cos’è accaduto? E’ accaduto qualcosa? Lei resta una sagoma inafferrabile, un’ombra misteriosa. Dovevamo restare di più, inchiodati sulla panchina, lei che dice di essere una persona lenta si è comportata con molta fretta, è vero che la realtà ha qualcosa di banale e regala solo fastidi nell’attimo e nell’ora, ma noi abbiamo oltre la superficie delle cose un nostro nucleo, si trattava di raggiungerlo con pazienza. Io non l’ho guardata, non si è fatta guardare. Non l’ho ammirata, non si è fatta ammirare. E’ bella? Brutta? Elegante? Sciatta? Io non so ancora niente di lei … e direi di ricominciare.

A presto

LEI

(leggio)

Signore

la delusione che ho provato non è stata per lei, è stata per me. Non mi sentivo comoda, anch’io non ero la stessa delle lettere. C’è sempre una distanza tra una persona e l’altra, sapevo di dover affrontare un freddo iniziale disagio, ma la prevedibile distanza, non so perché, mi è sembrata una misura enorme, qualcosa di disumano che neanche tutto l’amore del mondo può riavvicinare due lembi distaccati per sempre.

Io non sono fuggita da lei, sono scappata dalla distanza, mi sono vista debole dinanzi all’impegno che mi aspettava. Ho avuto il rifiuto della fatica psichica, il cuore non c’entra perché penso che abbia una vita più semplice, più infantile, a volte balza in gola per un nonnulla mi ero già affezionata a lei.

Possiamo provare ancora? E perché no! Ma più in là ora desidero dimenticare la sconfitta. Mi servirà, oh sì! Mi scriva, senza le sue lettere mi sento sola come privata di una lavagna.

Oggi ho fatto una passeggiata sul lungomare e sono riuscita a non pensare a niente. E’ difficile sa!

A presto

F I N E