I maneggi per maritare una figlia

Stampa questo copione

I maneggi per maritare una figlia

I maneggi per maritare una figlia

Commedia in tre atti di Mario Pappalardo

liberamente tratta dall’omonima opera di Nicolò Bacigalupo

Commento dell’autore

Pur lasciando intatta la struttura dell’originale commedia di Nicolò Bacigalupo sono stati aggiunti alcuni personaggi come Michele, il fratello di Steva, con la moglie Tana. La parte del Barone è stata arricchita con una nuova scena dove Steva lo fa ubriacare per cercare di carpire il nome della promessa sposa.

Con la vecchia commedia si rideva molto, ma con la nuova si ride tantissimo.

Personaggi:

STEVA,                     padrone di casa

GEGGIA,                 sua moglie

COMBA,                   cameriera

MATILDE,               sua figlia

CESARINO,                         suo nipote

CARLOTTA,           sua nipote

RICCARDO,            invitato

PIPPO,                      invitato

BARONE                  invitato

MICHELE,               fratello di STEVA

TANA,                       moglie di Michele

MAGGIORDOMO E 2 CAMERIERE

COPPIA DI BALLERINIMERIERE

Nella ricorrenza del 40° anniversario della morte di Gilberto Govi (1966 – 2006) abbiamo voluto onorarlo con la revisione del suo cavallo di battaglia. Mi auguro che sia di Vostro Gradimento.

Codice SIAE n. 871384A


ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

( COMBA E STEVA)

(Comba e davanti ad uno specchio che si pavoneggia provando un cappellino della

signora Geggia. Bussano insistentemente alla porta)

COMBA         (Nascondendo il cappellino) E vengo, e vengo..... E se ho detto che vengo, vengo NOIOSI!... Chi è ?

STEVA           Amici.

COMBA         Chi é?

STEVA           Sono io.

COMBA         Chi io?

STEVA           (di dentro) Eh ìo... (entrando con MICHELE) Vieni MICHELE. Pare impossibile... tutte le volte che Vengo a casa ed è sempre la stessa storia... 

COMBA         Ma Lei mi ha detto...

STEVA           Un momento, ragioniamo... Cosè che ti ho detto? Di domandare sempre chi é, di non aprire con troppa facilità... ma quando sentite la mia voce, sono il padrone di casa... e dunque... "la voce del padrone"... Vai a chiamare la signora.

COMBA         Ma le signore non sono ancora ritornate.

STEVA           E figurati! Non sono ancora ritornate?! E poi mi dicono di fare presto, che non le faccia aspettare perché hanno da andare in villa... ma dîmmi un pö: a che ora sono uscite?

COMBA         Non erano ancora le nove...

STEVA           Ah ... accidentaccio! Quasi cinque ore fuori... Va bene vai di la (COMBA esce). Mi fa una rabbia... poi date retta alle donne!... Questa mattina la GEGGIA, mia moglie, mi ha svegliato che non erano nemmeno le cinque, e mi ha detto: STEVA, STEVA, mi raccomando vieni a casa presto, perché abbiamo da andare in villa. Villa!!!... bisogna vedere che roba....Ragni, mosche, zanzare....Cosa c’è di zanzare! ...io non so, dicono che è l’acqua...è l’acqua che fa venire le zanzare…l’anno passato siamo rimasti due giorni senza acqua. La andavano a prendere in un paesino a tre chilometri da noi. L’acqua non c’era...ma le zanzare c’erano… erano li le zanzare.. sì....erano lì che aspettavano l’acqua....Io mi affanno, corro, sudo e ho saltato la colazione.....torno a casa e le signore non sono ancora tornate e io sono qui che .... Caro MICHELE è una battaglia continua. Allora dimmi ….. Anche se non c’è Geggia dimmi .... parla con me … se no mo la trovi la Geggia, ha sempre da fare.

MICHELE     (impacciato) Be si volevo dirti che ….. insomma …. Praticamente ….. ecco vedi volevo dirti.

STEVA           Parla volevi dirmi …

MICHELE     Si no niente volevo dirti …. Volevo dirti che … praticamente Cesarino ….  Come sta MATILDE ?

STEVA           Oh MICHELE ma sei diventato scemo. Ma mi devi dire qualche cosa o sei venuto a chiedermi qualche cosa. ….. Dici o chiedi.   Sta bene MATILDE stiamo tutti bene. Bene ….. per come si può star bene in questa casa. E’ un’oppressione continua. ….. C’è la Geggia che è soffocante. Adesso che si è messo in testa che deve sposare la figlia non si regge più.

MICHELE     Si sposa MATILDE ?

STEVA           Noooo … è la mamma che la porta in giro tutto il giorno come se dovesse darla al miglior offerente.

MICHELE     Forse è proprio il momento giusto di prendere marito.

STEVA           Ma va là ... che dici.

MICHELE     A proposito appunto …. Ero venuto a dirti.

STEVA           Ecco bravo cosa eri venuto a dirmi.

MICHELE     Si appunto ti volevo dire di Cesarino. Si Cesarino .. sai .. mio figlio .. Cesarino .... sai è un bravo ragazzo.

STEVA           Oh se è bravo, che ha fatto cesarino?

MICHELE     Niente e che vedi Cesarino che è un bravo ragazzo si .... insomma .... mi ha detto che .... si vorrebbe sposare

STEVA           Oh bene giusto bravo. Fa bene l'è un bravo ragazzo. E se non sono indiscreto che è la fortunata?

MICHELE     Si ecco vedi ero venuto a dirti proprio questo. Vedi lui vorrebbe sposarsi.

STEVA           Questo lo so già ma con chi. Ci si sposa sempre in due.

MICHELE     Be ti volevo dire proprio questo vorrebbe ..... vorrebbe ... MATILDE.

STEVA           Mia figlia.(meravigliato) Questa è bella e chi lo dice alla Geggia che lei vuole un genero ricco.

MICHELE     Be ma Cesarino sta bene. Lavora. non gli manca niente.

STEVA           E si sta bene. Ma non è ricco. Guarda bene qui intorno non ti accorgi che questa è una casa di ricchi. Abbiamo la cameriera siamo signori. Guarda lì (indicando il finto Fontana) Lo sai cos’è quello. E' un Fontana vale milioni. Lo sai cos’è questo è un vaso cinese del periodo ming ... è un ming .. vale milioni.

MICHELE     Ma STEVA io sono tuo fratello so bene come vivete.

STEVA           E lo so anch’io come viviamo ma è Geggia che non lo sa. Il quadro lo ha fatto fare a me però .... Sssi non si deve sapere mosca. Questa è ceramica di Caltagirone ma vi è appiccicata una targhetta cinese e .... sssi non si deve sapere mosca.

MICHELE     Ma STEVA tu sei il capo famiglia.

STEVA           Bravo guarda qui che capo famiglia sembro uno di quelli che vanno a cercare la minestra dai frati e dormono nei vagoni della ferrovia.....Sono qui che quando vado per la strada e mi specchio in una vetrina dico: ma chi è quel disgraziato, e poi sono io... MICHELE, vedi come sono questi polsini, perdono il filo .... guarda questi lacci sono tutti nodi...ogni mattina mezz’ora per allacciarmi una scarpa; tanti nodi che si potrebbe dire il rosario... E poi...ti dico questa poi non ti dico altro: vedi questa giacca:

MICHELE     E una giacca marrone…

STEVA           L’ascia perdere il colore e una giacca che ogni tanto ha del marrone… da questa parte ci sono tre asole, una, due e tre…. guarda da quest’altra ….neanche un bottone...prima  erano tre, poi due era rimasto per ultimo quello di mezzo l’ho fatto durare più che ho potuto... è una vergogna, ma cosa ci devo mettere una corda per chiudermi la giacca?  Io capisco che in casa ci sono molte cose da fare, ma in questa casa ci sono tre donne e Matilde o è sempre lì sul sofà a leggere dei romanzi, o alla finestra...Io tutte le volte che vengo a casa alzo gli occhi e lei è lì, come un vaso sul davanzale; quella non è una signorina, è diventata un vaso...

MICHELE     STEVA devi ribellarti non puoi accettare tutto questo.

STEVA           Ah non lo accetto no. Ma son costretto a subirlo.

MICHELE     Anche per MATILDE sarebbe bene che tu intervenga.

STEVA           MICHELE se non posso intervenire per me stesso come faccio a intervenire per MATILDE.

MICHELE     Cesarino è un bravo ragazzo, i ragazzi si vogliono bene.

STEVA           Lo so la cosa farebbe piacere anche a me. Certe volte mi guardo attorno e non mi sembra nemmeno che questa è la mia casa. Tutto questo finto benesere. Il quadro del Fontana la ceramica mi... mi... sono stufato. Ah come vorrei che veramente MATILDE possa sposare un bravo ragazzo come Cesarino.

MICHELE     Grazie STEVA parlane con calma a MATILDE e a Geggia. Mettici una buona parola.

STEVA           Non ti prometto niente.

MICHELE     Grazie STEVA verrò a trovarti in campagna per sapere qualche cosa.(Esce)  

STEVA           Ciao MICHELE ti aspetto in campagna .... COMBA .... COMBA

COMBA         Comandi.

STEVA           E' tardi e ho fame, è pronto?

COMBA         Cosa?

STEVA           Ho detto che è tardi e ho fame... se è pronto.

COMBA         Ma cosa?

STEVA           Per uno che ha fame cosa deve essere pronto... il tram?

COMBA         Ma le signore non sono ancora ritornate.

STEVA           Lascia perdere le signore .... vai in cucina e buttaci  la pasta... o buttaci la pasta

COMBA         Ma le signore?

STEVA           Ti ho detto buttaci la pasta. Non ti ho chiesto delle signore? Almeno lo sai che ora ritornano

COMBA         Cosa vuole che sappia, prima mi dicono di mettere in ordine la casa, fare i letti, dare la biancheria a lavare, preparare la colazione, poi subito a comprare. Torno,...taffete, la signora mi manda dalla sarta, accendo il fuoco per mettere su la pentola, la signorina mi chiama perché vada a pettinarla, non ho ancora finito... che devo mettere la roba nelle ceste per andare in villa... Io questa vita non la posso più fare, se lei vuole che me ne vada, io me ne vado, che non mi pare nemmeno vero.

STEVA           E va bene, buttate la pasta e poi ve ne andate.

COMBA         Meglio che vado di la, ha sempre voglia di scherzare. (va in cucina)

STEVA           (Prende il giornnale si siede a leggere)

SCENA SECONDA

(COMBA E STEVA)

COMBA         (entrando si avvicina a STEVA)Signor padrone..!

STEVA           Ebben?...

COMBA         L’ha portato?

STEVA           Se l’ho portato?

COMBA         Eh sì....?

STEVA           Che cosa?

COMBA         Il pesce...

STEVA           Il pesce?!!...E che pesce?

COMBA         Quello che doveva portare...la signora mi ha detto che il pesce lo portava lei

STEVA           IO dovevo portare il pesce?  E io mi devo sognare di portare il pesce?

COMBA         Ma la signora non glielo ha detto?

STEVA           A me non ha detto un accidenti.

COMBA         E adesso ve la dico bella io non ho comprato niente?  In casa non c’è niente!

STEVA           In casa non c’è niente!!! E andate un po’ a farvi benedire voi tutte donne di questo mondo!... (Bussano) Sentite ?, saranno loro...dovevo sognarmi di portare un

pesce... non le voglio nemmeno vedere (uscendo verso la camera)

SCENA TERZA

(GEGGIA, MATILDE E COMBA)

GEGGIA        L’è tardi, eh?

COMBA         E’ già venuto il padrone.

GEGGIA        Ah sì?  Eh, io non ho potuto fare più presto...Animo su, MATILDE, vatti a preparare!

MATILDE     Oh, mammetta cara......(posando dei pacchetti sul tavolino e sedendosi sulla poltrona alla destra del tavolino)lasciami un poco sedere, perché sono proprio stanca.

GEGGIA        Per dire la verità, sono stanca anch’io... (consegnandole un pacchetto a COMBA poi si siede ) Figuratevi COMBA, che siamo andate dalla zia, e non c’era...

MATILDE     A me non è parso nemmeno vero!

GEGGIA        Poi siamo andate dalla sarta...

MATILDE     Ah! Giusto la sarta... io vorrei un po’ sapere? sssu zitti che c'è papi.

SCENA QUARTA

(STEVA, GEGGIA, MATILDE E COMBA)

STEVA           (entrando e passando dietro le poltroncine) Io vorrei un pò sapere’ ..sino a che punto arriva la vostra discrezione..... ssssu zitti che c'è papi.

MATILDE     Oh ciao papalino....

STEVA           Eh sì, ciao papalino....ho fame, altro che ciao papalino....

GEGGIA        E… come mai Stefano…e come mai sei già in casa?

STEVA           Mi domanda come mai sono già in casa. Eh sì, GEGGIA, sono già in casa....Non sapevo dove andare e ho detto: andiamo un po’ a casa!

METILDE      Io non so si beccano sempre questi due (esce e verso la camera)

GEGGIA        Ma scusami, STEVA caro...

STEVA           Ho sì, scusami....ma lo sai che ora è, tu che mi dici scusami? Questa mattina mi hai svegliato alle cinque, sai GEGGIA, per dirmi di venire a casa presto, perché dobbiamo da andare in villa... e non basta…

GEGGIA     ( indicando la COMBA)

STEVA        (STEVA alla COMBA) in cucina , in cucina… ... Via ...

COMBA      (COMBA si avvia lentamente in cucina)

STEVA           e non basta mi hai accompagnato fino all porta: “STEVA mi raccomando vieni presto”, e non basta ancora, mi hai mandato dietro per le scale per ripetermelo quello straccio di una serva.

COMBA         ( si ferma di scatto) Oh oh come sarebbe a dire: straccio di una serva?

STEVA           Ah, avete sentito?

COMBA         E mi pare... ero lì.

STEVA           Ma non vi avevo detto d’andarvene in cucina... E mi manda dietro quello... quello… straccio di una serva... se cambio, dico serva di uno straccio...che è peggio... affinché non mi dimenticassi... Cammino, sudo, lavoro sodo, ho saltato la colazione, vengo a casa affamato, e le signore sono uscite e se ne stanno fuori quasi cinque ore, e poi quando ritornano a casa si sdraiano in poltrona ad aspettare la manna dal cielo... (a COMBA) E voi, cos’è che fate lì impalata come un allocco?  Si mangia o non si mangia oggi?

COMBA         E va bene... andrò a mettere tavola...

STEVA           Ah, ancora da apparecchiare ?!... Ah, che se non ci fossi abituato a quest'anarchia verrebbe di sbattere la testa contro il muro.

COMBA         E va bene, io vado...Ah giusto, signora, non l’ha mica portato, eh?

GEGGIA        Cosa?

STEVA           Ah sì, giusto, questa sì che è bella...

GEGGIA        Ma cosa non ha portato?

COMBA         Il pesce!!... non ha detto che il pesce lo portava il padrone?

GEGGIA        E come mai, STEVA,...non l’hai portato?

STEVA           Il pesce? Io dovevo portare il pesce?

GEGGIA        E sì...

STEVA           Io? E tu, GEGGIA, le hai portate le banane?

GEGGIA        Io? Io dovevo portare a casa le banane?

STEVA           E io dovevo portare il pesce? Perché, perché..

GEGGIA        Ma perché io del pesce te l’ho detto questa mattina!

STEVA           E io delle banane te l’ho detto stanotte... Non mi hai detto niente, GEGGIA...

GEGGIA        Non te l’ho detto?

STEVA           Non mi hai detto niente, niente

GEGGIA        Ebbene, mi sarò dimenticata...già nella confusione....

STEVA           E’ sempre per fare le cose con la testa nel sacco! E poi chi ci  va di mezzo  sono io... Andatevi a fare benedire tutte...

GEGGIA        STEVA!

STEVA           Oh sì, STEVA...

GEGGIA        E voi COMBA, muovetevi, andate a mettere tavola...cosa ci fate lì incantata

COMBA         E va bene io la tavola l’apparecchio, ma poi sulla tavola cosa ci metto?

GEGGIA        E pensiamo ... non c’é niente... nella dispensa ci sono due uova lo sapete anche voi... con un po’ di salsa...

COMBA         Due uova ci sono bene, in cucina…

GEGGIA        E va bene, mica ne mangiamo ventiquattro...

COMBA         Ma è già un po’ che ci sono….(esce verso la cucina)

STEVA           E sì, saranno stagionate...vero?....col loro bel pulcino... purché tu non dica che mi sono mangiato due polli...GEGGIA, ho fame, due uova con la salsa sarebbe come dare un cioccolatino a un cavallo...

GEGGIA        Hai finito!!.. E tu lo sai cosa è che voglio?...Che davanti alle persone di servizio di queste scene tu non me ne faccia. Quando hai qualche cosa da dirmi dimmela quando siamo soli, a quattr’occhi, e allora grida, arrabbiati, urla, che a me non importa niente; ma dimmi un po’!!! Ma cosa ti credi, che in casa non ci sia niente da fare? Sai le cose che ci sono da fare, tu non lo immagini nemmeno!... Tutto il peso della casa è sulle mie spalle, devo fare tutto io, con quello straccinon è buona a fare niente, e tu, tu vuoi tutto a puntino, e poverino che fa, poverino che lavora. E già, lui la mattina esce, va a fare un giro per negozi e per grossisti, e fa tre o quattro chiacchiere e gli pare d’aver girato il sole con le dita... E non sa che in casa ci sono dei mucchi di cose da fare, si devono pulire le stanze, stirare i camiciotti, fare tutte le mattine la riga sui pantaloni, perché sé non ha la riga nei pantaloni chissà cosa succede e guardare anche di far bastare i soldi... e chi fa tutto è la moglie, e guai se chiede un altro aiuto, un’altra persona di servizio: voglia di far niente, ambizione di fare i ricchi, voglia di buttare via il denaro! Me l’hai detto o non me l’hai detto?

STEVA           Si, si va bene l’ho detto; ma cucire, stirare, fare da mangiare... dice che mi fa la riga sui pantaloni, ma se non me la faccio con la matita...GEGGIA, l’ultima volta che mi avete fatto la riga sui pantaloni, e me lo ricordo benissimo, è stato il giorno che MATILDE ha fatto la comunione....è una vergogna, sono qui che sembro il figlio di nessuno,(si mette le mani in tasca)e poi, giusto, tutte le tasche rotte... metto un soldo e bum va in terra...

GEGGIA        Per forza, ci metti di tutto... Fazzoletti, matite, chiavi...

STEVA           Ci metto quello che ci va messo... e mica devo uscire di casa con un vassoio ... e non sono mica storie... L’altro giorno mi mette la mano sulla spalla un uomo e mi dice “guardi bell’uomo...

GEGGIA        Cosa ti ha detto bell’uomo a TE?

STEVA           E sì... bell’uomo, era uno che mi stava dietro e non mi vedeva...mi disse: “guardi bell’uomo che a pezzetto a pezzetto sta perdendo la camicia”. GEGGIA, era il fazzoletto che mi usciva dal fondo dai pantaloni...e una vergogna tutti i giorni me ne succede una.E l’altro giorno vado a visitare un cliente... A metà scala la portinaia mi chiama “pssss...pssss... indietro, che in questo caseggiato e vietata l’elemosina ”... Te l’ho mai raccontata quella dei raggi?...(si siede nella poltrona di sinistra) Era una mattina che non c’era niente da fare mi sono seduto un pò alla villa bellini, mi hanno detto che ci sono dei raggi ultraviolacci... che fanno tanto bene,... mi sono seduto e mi sono tolto la coppola, e mentre ero lì che mi prendevo due o tre raggi in fronte, si ferma uno, mi guarda, io penso: si vede che mi conosce, e gli ho sorriso... GEGGIA! Mi ha messo due soldi nella coppola e se n’è andato...

GEGGIA        E caro a star dietro a te io non ci basto ci vorrebbe un esercito.

STEVA           Potresti farti aiutare da MATILDE.

GEGGIA        Cosa vorresti che facesse tua figlia, la serva?...

STEVA           Ma io vedo che se si vuole c’è tempo per tutto... le signorine che sono ben educate fan prima quello che c’è da fare in casa, lavano, stirano, strofinano per terra se occorre, dopo trovano il tempo per stare nel salotto a leggere, a fare un po’ di conversazione, quella è la vera educazione, quello è il vero modo di educare una ragazza, per farne una buona madre di famiglia. E invece quello di andare a passeggiare per mettersi in mostra, per dire: guardate siam qui...Qui c’è la figlia e qui c’è la madre, qui c’è la figlia, vediamo chi se la piglia...

GEGGIA        E va ben, vuol dire che non usciremo più, quando avremo da comprarequalcosa...

STEVA           Ma si capisce che per comprare si deve uscire, ma una cosa è per il bisogno e un’altra cosa è star fuori quattro o cinque ore!  La questione è che voi altre per un rocchetto di filo ve ne state fuori quattro o cinque ore, allora uno che deve comprare un vestito bisogna che stia fuori due o tre mesi? Avete l’ambizione di vedere e di farvi vedere, ecco come è... è una vergogna! Va là che sei furbo! Eh, se fosse per te la povera MATILDE si sposerebbe il giorno del giudizio... Anzi sì, vado spesso a girare, e con questo? A me pare che dovresti ringraziarmi. Cosa ti credi, di fare il bene delle signorine a tenerle in casa sotto chiave? Ma chi vuoi che sposi tua figlia se nessuno la vede?

STEVA           E va bene, affitteremo un negozio e la metteremo in vetrina, così tutti quelli che passano la vedono...

GEGGIA        Ohimemì! Già che per te è lo stesso che si sposi o che non si sposi... così non avrai nemmeno da tirar fuori la dote! Ohimemi! Chi ti dà ragione...già voi altri uomini, ricordatelo bene non capite niente... niente!  niente!  

STEVA           Niente, noi uomini non capiamo niente... ed è per questo che prendiamo moglie...

GEGGIA        Bravo, vai a lavorare, ma della casa non ti impicciare... la donna è la regina della casa e questo è il mio regno...e nel mio regno impero io…

STEVA           Oh...la regina della casa... il regno...

SCENA QUINTA

(COMBA, STEVA E GEGGIA)

COMBA         (entrando dalla cucina)Signora....

STEVA           Signora? Giù, giù, la regina....(fanno ambedue l’inchino)

GEGGIA        Cosa c’è?

COMBA         Le posate dove sono...? io non le trovo!

GEGGIA        Oh povera me! E dove le ho messe?

STEVA           Alè ! non ci sono le posate! Il regno è rimasto senza posate... la regina della casa... la regina di coppe...

GEGGIA        Se non mi sbaglio sono nella cesta...

COMBA         In quale, che le vado a prendere...?

GEGGIA        E sì, a prendere, sono in fondo a tutto...

STEVA           E allora GEGGIA come facciamo? Andiamo a mangiare in fondo alla cesta?

GEGGIA        E va ben, ci aggiusteremo, ci arrangeremo...

STEVA           Io lo credo... mi arrangio garantito... io me ne vado in trattoria...

GEGGIA        Dov’è che vai STEVA?

STEVA           Dove vado, hai ancora il coraggio di domandarmi dove vado, ma tu lo sai GEGGIA che è da stamattina alle cinque che sono in piedi, con un tozzo di pane e basta... Ho fame... deliro dalla fame... e mi dici ancora dove vado? Vado a fare due passi, vado a prendere un po’ d’aria per farmi venire appetito, mi capisci?(esce)

GEGGIA        (alzandosi e inseguendo STEVA) STEVA! STEVA! Vieni qui... e a voi cosa vi è saltato in mente di mettere le posate in fondo alla cesta...?

COMBA         Io?... signora, ce le ha messe lei...

GEGGIA        Io? Ce le ho messe io? Ma fatemi il piacere, siete voi che fate le cose con la testa nel sacco, e andate là che lo so che siete innamorata: vi ho visto passeggiare con la guardia di finanza...

COMBA         Quello è mio cugino...

GEGGIA        E già, che stamattina era vestito da pompiere...

COMBA         Ah, quello è mio fratello...

GEGGIA        Andate, andate a  mettere tavola che è meglio...

SCENA SESTA

(MATILDE, COMBA E GEGGIA)

MATILDE     COMBA!(chiamando dalla camera)

COMBA         Vengo...

MATILDE     COMBA!...

COMBA         Vengo!

GEGGIA        E andate, non sentite che vi chiama?

COMBA         Ma dove devo andare? Di qua o di là?

SCENA SETTIMA

(MATILDE, COMBA E GEGGIA)

MATILDE     (uscendo)COMBA, ma state diventando sorda? Mamma, già che la signorina non si degna... fammi il piacere, vieni  un po’ tu di là...

COMBA         La signorina non si degna? Ma io in due non mi posso dividere, o faccio la serva, o faccio la cameriera...

GEGGIA        Be’ basta, non fate tante ciarle e andate a prendere le posate.

MATILDE     Le posate? Dove sono?

GEGGIA        E sono nella cesta... in quella grande...

MATILDE     Nella cesta grande, dove c’é tutta la mia biancheria? COMBA, per amor di Dio, non toccate quella roba....

COMBA         E bisogna ben che tocchi, se sono in fondo a tutto...

MATILDE     In fondo a tutto? E poi che bisogno c’è delle posate, tanto io appetito non ne ho.

GEGGIA        Per dire la verità appetito non ne ho nemmeno io, quelle paste che abbiamo mangiato me le sento tutte qui...

MATILDE     E lo credo mammina, sei paste ci siamo mangiate!

COMBA         Sei paste, e non sono nemmeno scoppiate! Dunque, cosa faccio? Le prendo o non le prendo?

MATILDE     Ma no, non prendete niente... mangeremo lassù in campagna...

GEGGIA        Ma sì, mangeremo in villa...

COMBA         Se non vogliono mangiare loro, mangio io... cucchiai di legno in cucina ce ne sono... (andando in cucina)

GEGGIA        Ma vedi un po’ come sei in disordine, può venire qualcuno... (Bussano)

MATILDE     E chi sarà?

GEGGIA        Ma... COMBA... suonano... (a MATILDE)e tu vai un po’ di là…..chi ci sarà? ...COMBA ... Colomba?...

MATILDE (esce verso la camera)

SCENA OTTAVA

(GEGGIA, COMBA E CARLOTTA)

COMBA         Signora?

GEGGIA        Siete sorda, hanno suonato...

COMBA         Che cosa?

GEGGIA        Eh... le chitarre... alla porta hanno suonato, no? Colomba, un momento… non ci siamo per nessuno... siamo uscite, non ci siamo per nessuno...(va verso la cucina)

COMBA         Va bene, non ci siamo per nessuno... (va ad aprire la porta) Oh, serva sua, signorina..

CARLOTTA  (parlando dalla porta)Dunque siamo intesi eh, Cesarino... passi poi a prendermi... (entrando) Addio COMBA... ci sono?

COMBA         E no, non ci sono , non ci sono per nessuno... Uscite...

CARLOTTA Uscite? A quest’ora?

COMBA         E sì, guardi un po’ che combinazione... Erano tanto affaccendate per andare in villa che hanno mangiato di premura e poi son subito andate via.

CARLOTTA Oh, povera me...

SCENA  NONA

(MATILDE,CARLOTTA E COMBA)

MATILDE     Chi c’è? Oh, Carlotta, sei tu?(entrando)

CARLOTTA  Oh! Come mai? La COMBA mi aveva detto che eravate già andate...

MATILDE     Ma COMBA!

COMBA         E sì, COMBA... a me l’aveva detto sua mamma di dire così...

MATILDE     Avrete inteso male.

COMBA         Oh no, che ho inteso benissimo...

MATILDE     Ben basta, andate in cucina, vi ripeto che avete capito male.

COMBA         Oh, non ho capito male, già sono sempre gli stracci che vanno per aria, ma la prossima volta mi saprò regolare...(andando in cucina)

MATILDE     Figurati un po’ se la mamma... Cara la mia Carlotta...(si seggono sulle poltroncine)

CARLOTTA Dunque ho sentito che andate un po’ in campagna, senza dire niente...

MATILDE     Cosa vuoi, veramente io e la mamma non ci pensavamo nemmeno, tanto più che in campagna proprio bella gente non ce n’è ancora... e io non mi ci posso vedere... Ma sai come è il papà: e andiamo , e andiamo, insomma ha insistito tanto che... abbiamo dovuto... E, Carlotta, si intende che verrai per due o tre giorni lassù con noi... La domenica poi vengono tanti di quei giovanotti... vedrai che ci divertiremo...

SCENA DECIMA

(GEGGIA,CARLOTTA E MATILDE)

GEGGIA        Oh, e chi c’è, la Carlotta?(entrando)

CARLOTTA E già, buon giorno zia...

GEGGIA        Come mai non mi hai avvisato che c’era la Carlotta?... Ma siediti cara.

CARLOTTA Ho sentito che vanno in villa...

MATILDE     Mamma, ero qui anzi che dicevo alla Carlotta di venire un po’ lassù con noialtri...

GEGGIA        Sì cara, vieni, vieni che ci farai tanto piacere... (campanello)  Oh, suonano, chi ci sarà?... COMBA... Colomba...

CARLOTTA Mi rincresce che sia qui a disturbare... ma ho detto a Cesarino che passi a prendermi qui...

GEGGIA        Colomba?...

SCENA UNDICESIMA

(COMBA,GEGGIA,CARLOTTA E MATILDE)

COMBA         Signora...

GEGGIA        Hanno suonato... andate ad aprire!

COMBA         Ancora... che mattinata...

GEGGIA        Ah... Colomba... prima di aprire, guardate un po’ dal buco della serratura e venite a dirmi chi è...

CARLOTTA Sono proprio mortificata di darvi tanto imbarazzo... se posso aiutarvi a fare qualcosa...?

GEGGIA        Grazie, cara, grazie... Ce ne sarebbero tante cose da fare, ma...

COMBA         Signora...

GEGGIA        Ebbene?

COMBA         Ci sono due signori...

GEGGIA        Ah si?...E avete visto chi sono?

COMBA         No, non ho potuto vedere bene perché erano troppo vicini alla porta, si vedono solo da qui a qui....

GEGGIA        Ben, andate ad aprire, e fateli accomodare nel salotto Luigi Quindici...

COMBA         Nel salotto...?

GEGGIA        Luigi Quindici...

COMBA         Sì... quello che c'è di là.

GEGGIA        Non ce n’è altro, ma è un Luigi Quindici!

COMBA         E va ben ... vado...

GEGGIA        MATILDE, ti avevo detto di aggiustarti un poco... di metterti un grembiule, qualcosa...

MATILDE     E, mamma, più di così...

SCENA DODICESIMA

(COMBA,GEGGIA,CARLOTTA,MATILDE,PIPPO E RICCARDO)

COMBA         Signora...

GEGGIA        Chi sono?...

COMBA         C’è il signor Pippo e il signor Riccardo, e li ho fatti accomodare, come mi ha detto, nel salotto di... San Luigi...

GEGGIA        Luigi Quindici! Si va bene... Carlotta, fammi il piacere, vai di là... sul mio letto troverai un pizzo, un merletto...

CARLOTTA Si... e lo porto di qua?...

GEGGIA        No, no, resta di là che poi vengo anch’io... così mi darai un consiglio... vai... vai...

CARLOTTA  Vado... vado... Ma cos’è che c’è...

GEGGIA        Colomba, qui, il vostro grembiule... ”c’è il signor Riccardo”

COMBA         Il mio grembiule... ma...

GEGGIA        E non ve lo mangio mica... e adesso... di là, e portatemi il bastone da lavare per terra... con uno straccio, qualcosa, via...

COMBA         Il bastone da lavare in terra?... Uno straccio?... E qui divento scema?...

GEGGIA        Qui, qui MATILDE...

MATILDE     Ma mamma!...

GEGGIA        Lascia fare...

COMBA         Ecco il bastone, lo straccio da lavare in terra....

GEGGIA        Va bene, e adesso voi, via... via... pappamolla...

COMBA         Ma cosa combinano non lo so? (andando in cucina)

GEGGIA        Tu mettiti a lavare,... lo so che non l’hai mai fatto... ma hai visto tante volte come si fa’... io vado di là... hai capito?...

MATILDE     Ah, sì mamma... ma...

GEGGIA        Lava, lava, scemetta...

MATILDE     E va bene... ma se lasciassero fare a me,... anche senza lavare in terra...

COMBA         Oh signorina , ma che cosa fa?

MATILDE     Niente... aspetto gente...

COMBA         Aspetta gente e lava per terra, e senza acqua? Qui, qui, che piuttosto ci penso io...

MATILDE     Eh no, andate via che rovinate tutto...

COMBA         Io rovino tutto? Ma se io sono l’unica in questa casa che sa fare qualcosa ...

MATILDE     Su, via che non capite... non potete capire... insomma andatevene in cucina, via...

COMBA         E va bene... non si arrabbi... io vado in cucina, ma qui qualcheduno va in manicomio!...

MATILDE     Sono qui, sono qui...

GEGGIA        (da dietro le quinte)Ma no, li prego, non facciano complimenti...

PIPPO            Ma signora GEGGIA...

RICCARDO La prego...

GEGGIA        Allora, così alla buona, prego... (entrano) Oh!... (vedendo MATILDE che lava per terra)

PIPPO            Brava, brava quella ragazza!...

GEGGIA        Ma MATILDE, ma cosa fai? Sei sempre lì a lavare?... Ma cosa vuoi che dicano questi signori? Accomodatevi là... sono proprio mortificata...

RICCARDO Ma no, signora, mi dispiace di aver sorpreso una bella signorina... diremo in... négligé. Ma sono ben contento di aver potuto così conoscere la sua buona educazione...

GEGGIA        Oh, hai sentito quello che ha detto il signor Riccardo? Ringrazia

MATILDE, come si dice? Grazie signore!...

MATILDE     Grazie, signore...

PIPPO            E tutto questo fa onore alla mamma...

GEGGIA        Troppo buoni... MATILDE, te l’ho già detto tante volte prima di tutto certe cose bisogna farle al mattino, e poi, lavori così materiali si lasciano fare alle donne di servizio. Altrimenti, se facciamo tutto noi!...

MATILDE     Eh lo so mammina, hai ragione, ma si sa nelle famiglie ci sono tante cose da fare... , e se non facciamo tutto noi... le donne di servizio sono una vera disperazione...

PIPPO            Eh... lo dica a me, che ne ho tre... ai giardini pubblici...

MATILDE     Be’... se mi permettono...

PIPPO            Se il bastone lo vuole dare a me?...

GEGGIA        Questo signor Pippo che burlone... Sì, sì, vai cara, vai di là a cambiarti, mettiti un po’ in ordine... Ma accomodatevi, prego... (sedendosi nella poltroncina di destra, Riccardo in quella di sinistra e Pippo nel divanetto )sono proprio mortificata di avervi ricevuto così male, ma se loro sanno cosa vuol dire famiglia, mi devono compatire... poi questo pomeriggi stiamo per andare in villa e c’è sempre da ricordarsi qualcosa, sempre tutto qui addosso a me...

RICCARDO Cosa dice mai, signora...

PIPPO            Io anzi dirò che questa è la famiglia esemplare, c’è poi quella signorina

MATILDE     che non ha paragoni...

GEGGIA        Troppo buono... oh Dio,…non faccio per dire perché è la mia figliola, ma veramente bisogna che lo dica a onore della MATILDE, è una bambina che credetemi dove mette le mani...

PIPPO            Sentito? Dove mette le mani...

RICCARDO Sento, sento...

GEGGIA        Dico…loro hanno visto, adesso era lì che lavava in terra?...

PIPPO            E senz’acqua, a secco; trovane un’altra!...

GEGGIA        Ebben, lei sa fare di tutto! Lei spazza, cuce, toglie la polvere, tiene i conti di casa, e poi ha anche tempo di suonare il piano, di pitturare e vedeste come dipinge bene ,di studiare le lingue... bisogna sentire come parla già bene il francese... di fare insomma mille e mille cose... e poi chi la sente:.. ah, io non so fare niente, io non sono buona a niente...

PIPPO            Tutta modestia... te l’ho detto?... Ragazze come queste ce n’è sono poche.

GEGGIA        Oh! Sento che sta venendo qui... non ditele niente, perché è timida, timida...

SCENA TREDICESIMA

(MATILDE, PIPPO, RICCARDO E GEGGIA)

MATILDE     (mentre va verso il centro tutti si alzano)  Comodi, vi prego... e scusate tanto se mi avete trovato in quello stato...

PIPPO            Ma signorina si immagini!...

RICCARDO Anzi, abbiamo avuto modo di vedere che mentre nei salotti lei ha tanto spirito da tenere viva una conversazione, non le manca però quello che più importa in una signorina ben educata e cioè le virtù per diventare un giorno, che le auguro vicino, una buona mamma di famiglia...

PIPPO            Si fa coraggio, l’amico...

GEGGIA        MATILDE, hai sentito cos’ha detto il signore... e non si dice nulla?...Si dice

MATILDE     Grazie, grazie...

GEGGIA        Prego... oh.... scusino, è stato come si dice...un... lapislingua!... E allora se loro mi permettono dato che dobbiamo andare in villa vado un momento di là a controllare se tutto è apposto, lascio qui la mia bambina per fare gli onori di casa . (rivolgendosi a Matilde sottovoce) mi raccomando io vado di la per vedere cosa combina la Carlotta ….(verso Pippo e Riccardo) e allora  se mi permettono vado un momento di là perché se non ci fossi io di là...

RICCARDO Si accomodi... Ma si immagini signora GEGGIA...

PIPPO                        Prego, vada pure signora GEGGIA...se lei permette, le faccio da cavaliere ... (porgendole il braccio)

GEGGIA        Questo signor Pippo, sempre un perfetto cavaliere...

PIPPO                        Bontà sua, signora GEGGIA... Ah...(tornando al centro sala e vedendo che MATILDE e Riccardo parlavano molto vicini tossisce)

MATILDE     Prego, accomodatevi...

RICCARDO              Grazie!...

MATILDE     Mah!...

RICCARDO              E già... Eh sì...

PIPPO            E sì...

MATILDE     E... dicevate?

RICCARDO              Io?... Niente, signorina.

MATILDE     No... dicevo... che cosa diceva qui con la mamma...

RICCARDO Ah!... Dicevo che se avessi idea di accasarmi, vorrei fare la mia scelta fra signorine come lei... di casa...

MATILDE     Ah, ecco, se avesse idea, perché vuol dire che per ora...

RICCARDO Per ora, se non cambio...

PIPPO            Che scemo...

MATILDE     Già, voialtri giovanotti dite tutti cosi e poi...

PIPPO            Brava, signorina... glielo dica...

RICCARDO Non capisco...

MATILDE     Sì, insomma, per i giovanotti, in generale, non c’è cosa peggiore che sposarsi, e poi... appena vedono una signorina... eh...

PIPPO                        Ecco, ci perdi le bave... brava, signorina... dice bene... lei non gli deve credere, eh, a questo qui, è un mascalzone che la dà a intendere a tutte e poi... signorina... lei deve stare a sentire me... me solo...

MATILDE     Oh, per l’amor di Dio, che lei è peggio degli altri...

RICCARDO Ti conosce bene, eh?...

MATILDE     Piuttosto, verranno in villa a trovarci?

PIPPO                        Ma se siamo qui apposta, per sapere cosa si fa, cosa si combina... io ho già organizzato un reggimento di giovanotti pieni di buona volontà, ma mancherebbe la cosa più indispensabile...

MATILDE     Le signorine... a quello ci penso io... e qui il signor Riccardo ci onorerà?

RICCARDO Con molto piacere... sarò ben fortunato!

PIPPO            Ma invita lui?

MATILDE     Sì, perché?

PIPPO            Se viene lui lassù, addio, se le becca tutte.

MATILDE     Ma davvero? E così terribile?

PIPPO            Terribilissimo; glielo do per un tipaccio...     

MATILDE     I miei complimenti...

RICCARDO Ma no... è un mattacchione che ha sempre voglia di scherzare... io a Catania di signorine potrei dire che non conosco che lei.

SCENA QUATTORDICESIMA

(CARLOTTA, PIPPO, RICCARDO E MATILDE)

CARLOTTA  E  allora grazie, zia.

PIPPO            Chi c’é?

RICCARDO Ma!?(sorpreso)

CARLOTTA  Ho visto Cesare dalla finestra, gli vado incontro...

PIPPO            Oh! Signorina Carlotta, sempre bella... qui, qui, che capita proprio a tempo...

MATILDE     Carlotta... Ti presento il signor Riccardo Del Bello... mia cugina Carlotta...

CARLOTTA Ma MATILDE, io avevo già il bene...

RICCARDO Ed io avevo già il piacere...

MATILDE     Non mi ha detto che a Genova non conosce che una signorina?...

RICCARDO Allora... diremo: due... ecco.

CARLOTTA Permesso?... Signor Pippo...

PIPPO            Signorina...

MATILDE     Ciao... Carlotta... Verrai allora a trovarci in campagna, vero? Ciao! Un bacio...

PIPPO            Oh, se ci fossi io là in mezzo...

SCENA QUINDICESIMA

(GEGGIA,PIPPO,RICCARDO E MATILDE)

GEGGIA        Mi scusino tanto se ho dovuto... MATILDE c’è il papà...

PIPPO            Il papà... E’ meglio che noialtri ce ne andiamo...

RICCARDO  Signora, allora noi togliamo l’incomodo...

GEGGIA        Ma cosa dite mai... anzi vi aspettiamo in villa ... vero, signor Pippo?

PIPPO            E come si fa a dire di no alla signora GEGGIA?...

MATILDE     E anche il signor Riccardo, s’intende.

RICCARDO Grazie, non mancherò...

PIPPO            E allora buon viaggio e arrivederci lassù...

GEGGIA        Colomba?...

RICCARDO Nuovamente...

PIPPO            E tanti saluti al signor STEVA...

GEGGIA        Grazie... Ma potevate rimanere ancora un po’... (a Matilde) via ,via, che c’è papà... (Esce Geggia e Matilde)

SCENA SEDICESIMA

(RICCARDO,PIPPO,STEVA E GEGGIA)

PIPPO            Oh servo vostro, signor STEVA, siamo un po’ venuti...

RICCARDO Abbiamo abusato...

STEVA           Avete fatto bene.

RICCARDO Arrivederci!

STEVA           Arrivederci... Arrivederci ma di rado... (entrando)  Ma io non so, c’è sempre la casa piena di giovanotti, che dà l’impressione di essere in un caffè, mica in una abitazione... anche per i vicini di casa... uno entra... due giovanotti... non è bello, quando viene la GEGGIA glielo dico... (entra Geggia)

GEGGIA        Bravo! Potevi stare ancora un po’... a momenti ci sarà qui l’autobus...

STEVA           ...uno entra, trova due giovanotti... uno lungo...

GEGGIA        ....ci sarà ancora tutto da fare, bisogna assicurare le porte, le finestre, guardare che non manchi niente...

STEVA           ...uno entra, trova due giovanotti... uno lungo...

GEGGIA        ...e il signore invece se ne va alla trattoria, mentre quelli di casa non hanno avuto nemmeno il tempo di mangiare...

STEVA           ...uno entra, trova due giovanotti... uno lungo...

GEGGIA        ...tutto per fare presto, e poi se manca qualcosa, sono io che faccio, sono io che sbrigo...

STEVA           ...uno entra, trova due giovanotti... uno lungo... non mi piace, anche per i vicini, non mi piace...

SCENA DICIASSETTESIMA

(COMBA,GEGGIA E STEVA)

COMBA         Signora c’è l’autobus...(entrando dal centro)

GEGGIA        Ecco te l’ho detto che c’è l’autobus, e tu sei sempre lì che...

STEVA           ...uno entra, trova due giovanotti... uno lungo...

GEGGIA        ...presto MATILDE che c’è l’autobus, e a me mi tocca fare sempre tutto, ricevere le visite, fare la serva, la padrona, stare in cucina, e tu nel salotto, e lui che dovrebbe fare tutto sta lì, tu invece, prendi questa cesta, portala a quello dell’autobus, e gli dici che la metta sulla tettoia, e anche questa... c’è della roba fragile... tienila sulle tue ginocchia... questa sulla tettoia...

ULTIMA SCENA

(MATILDE, COMBA, STEVA E GEGGIA)

MATILDE     Oh, bravo papalino, anche questa... sono le mie scarpe...

STEVA           Ah giusto, anche te... non è bello... due giovanotti... uno lungo...

MATILDE     Ah... hai visto quello alto, che bello?

COMBA         Ah!... signor padrone... bene... bene, qui... qui...(consegnando un pacco)

GEGGIA        Pronti, possiamo andare?... ah! STEVA, le chiavi, te le metto in tasca...

STEVA           No, che è rotta... ah, il mio cappello... e no, questo è il tuo...

GEGGIA        Le porte, le finestre, tutto chiuso, possiamo andare... andiamo su, coso mollo. Preso tutto?...

STEVA           Sì, preso tutto!

COMBA         Signor padrone...

STEVA           Cosa c’è?...

COMBA         Si è dimenticato...l’uccello!...

STEVA           E ci mancava l’uccello... (Prende la gabbia tenta di muoversi la cade qualche pacco si gira verso il pubblico, alza le braccia lasciando cadere tutto) ... Mi arrendo.

FINE DEL PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA

(GEGGIA Comba maggiordomo e cameriere)

GEGGIA        (Bussano, entra Geggia) Comba …. Comba …. Colomba ….

COMBA         Comandi ….

GEGGIA        Hanno bussato vai ad aprire

COMBA         (Esce e rientra di corsa) Signora … signora …. Sono qui ….

GEGGIA        Chi?

COMBA         Il maggiordomo con le cameriere

GEGGIA        Falli entrare cosa aspetti

COMBA         (esce e rientra subito con il maggiordomo)

MAGGIORDOMO   (Saluta sull’attenti battendo i tacchi militarescamente, batte le mani indicando l’ingresso, entrano due cameriere che si schierano sull’attenti. Il maggiordomo li passa in rassegna controllando il vestiario. A gesti li presenta a Geggia che stupita più che mai fa segno a Comba di portarli in cucina)

COMBA         Venite con me (esce)

MAGGIORDOMO   (Batte le mani e fa segno alle cameriere di seguire Comba e lui stesso si accoda alla fila mettendo in evidenza che di dietro ha l’abito in disordine)

GEGGIA        (Emette un gran sospiro) (Per tutto il secondo atto i personaggi del maggiordomo e le cameriere vengono usate per varie gag come passare con i vassoi con le bevande e bere nei bicchieri, rimproverati dal maggiordomo perchè portano agli ospiti i bicchieri dimezzati bevono direttamente dalla bottiglia ecc. ecc.)

SCENA SECONDA

(GEGGIA E COMBA)

COMBA         (entrando con la crestina mal messa) Va bene così signora?

GEGGIA        Ma vedi un po’... ma che vi siete, rotta la testa?

COMBA         Eh... io non sono tanto pratica, è la cresta!...

GEGGIA        Qui che ci penso io... (aggiustandola) Tutto pronto per le limonate?...Vassoi, bicchieri e tutto il resto?

COMBA         Sì, signora...

GEGGIA        E allora, marciare... svelta...di là

COMBA         (uscendo si ferma e torna in dietro)Ah, signora, lo zucchero... lo zucchero per le limonate...

GEGGIA        Va bene... per quello vengo poi di là io...

COMBA         Va bene... (uscendo si ferma e torna indietro)Ah signora, i limoni...

GEGGIA        Eh ma santo cielo!!!…ma allora cosa avete di pronto per le limonate?...

COMBA         Eh, l’acqua...

GEGGIA        Ho capito, andate, andate che vengo io...ah un momento, io sarò pronta, mà qualora venissero degli invitati e io non fossi ancora pronta , li fate accomodare subito nel salone…

COMBA         Dove!!!

GEGGIA        Nel salone…

COMBA         Nella sala…

GEGGIA        Nella sal…salone, e mi venite immediatamente ad avvisare, capito!! immediatamente

COMBA         immediatamente (esce)

SCENA TERZA

(GEGGIA,COMBA E MATILDE)

MATILDE     Mamma... mamma... (da dentro la camera)

GEGGIA        Ebbene cosa vuoi?...

MATILDE     Sei sola?

GEGGIA        Ma sì..., sono sola...

MATILDE     (entrando) Vedi un po’ se ti pare che così vada bene?...

GEGGIA        Ancora quel vestito lì ? E’ fuori tempo!...

MATILDE     Ebbene, l’altra sera ero vestita così... e...

GEGGIA        Ebbene?...

MATILDE     Il signor Riccardo mi ha detto: signorina come sta bene.

GEGGIA        Te l’avrà detto per complimento.

MATILDE     E altro... me lo sono fatto dire due volte... mi ha detto: signorina, si vesta sempre così che sta proprio bene...

GEGGIA        Eh... ha del gusto quel signor Riccardo... e...

MATILDE     E poi da quello che mi ha detto...

GEGGIA        (si siede)Eh... ma cosa t’ha detto... dimmi, dimmi...?

MATILDE     (si inginocchia vicino)Eh, detto... detto proprio detto, non mi ha detto niente... ma me l'ha fatto capire

GEGGIA        Ma davvero?

MATILDE     Ma ci vuole poco a capirlo... e poi un’altra sera... al signor Pippo, così discorrendo, gli è scappato di bocca chea si vuole sposare...

GEGGIA        Ah sì, il signor Pippo vuol prendere moglie?... Bene, bene,... perché se non si combina col signor Riccardo, ci attacchiamo al signor Pippo...

MATILDE     Ma no! E’ il signor Riccardo che si vuole sposare ... e ha anche detto che aveva scritto a suo papà a Roma per domandargli il consenso...

GEGGIA        Che bello?...ma dimmi un po’ te l’ha detto chi fosse questa signorina

MATILDE     No, no…

GEGGIA        Eh ma allora…

MATILDE     lui non l’ha detto... ma io l’ho capito, perché l’altra sera, intanto che ballava con me, era un po’ nervoso e allora gli ho domandato cosa avesse...

GEGGIA        E lui cosa t’ha risposto?

MATILDE     Oh, m’ha risposto che era un po’ preoccupato... perché aspettava una risposta da suo papà, e che questa risposta non veniva mai; e mammina in tanto che mi diceva tutte quelle cose, è diventato pallido, e poi sai, mi guardava con due occhi... con due occhi...

GEGGIA        Ma mi dici sul serio, ti guardava con due occhi?... E allora?

MATILDE     Mamma, io dico che è...

GEGGIA        E’ cotto, è chiaro che è cotto...

MATILDE     Mammina, ne saresti contenta?

GEGGIA        E me lo domandi!... Ma dimmi un po…e come la mettiamo con Cesarino?

MATILDE     (si alza infastidita)...Ma mamma, vuoi mettere...

GEGGIA        E, un momento, un momento bambina, sai... non vorrei che poi tu restassi con le mani vuote...

MATILDE     Oh, no... mi pare già d’essere la signora Del Bello...

SCENA QUARTA

(CARLOTTA, CESARE, GEGGIA E MATILDE)

CARLOTTA Zia, c’è qui Cesarino?..

GEGGIA        Oh, ciao Cesarino, come va ?...

CESARE        Molto bene zia, servo vostro... ciao MATILDE, come stai... Oh che eleganza... e dammi un po’ la mano!... E così cara zia ....

GEGGIA        Allora già che siete in compagnia qui di vostra sorella, vado di là perché se arriva qualcheduno... Andiamo MATILDE vai a finire di metterti in ordine cosi sei pronta... con permesso Cesarino...(esce Geggia)

CESARE        Servo vostro zia...

CARLOTTA E come mai, Cesarino, hai fatto così tardi? E questa sera ritorni a Catania, vero?

CESARE        Naturalmente...

CARLOTTA Ah, a proposito, prima che mi dimentichi, devo darti un biglietto da dare a papà... perché mi deve dare...

CESARE        Sì, sì ... poi me lo darai. Forse papà oggi viene qui.

CARLOTTA No, no che poi me ne dimentico, figurati se quello viene, vado a prepararlo subito (esce).

MATILDE     E bravo, signor Cesare,(si siedono ) sarò su a colazione, sarò su a colazione, e poi...

CESARE        Sì, ma vedi è stato che il papà...

MATILDE     Sì, sì...

CESARE        Credimi MATILDE, non è proprio dipeso da me... ma sai com’è il papà...

MATILDE     Oh, sì, quando ti fa comodo, c’è sempre la scusa del papà...

CESARE        No MATILDE, quello che ho detto lo ripeto... E poi, perché dovrei mancare alle mie promesse quando non vedo l’ora e il momento di poterle mantenere?... Anzi, senti, volevo farti una improvvisata, ma tant’è che non riesco a tacere... MATILDE, ho già parlato a papà, gli ho detto com’è la cosa... lui è contento e ne ha già parlato allo zio...

MATILDE     Cosa hai fatto? Hai parlato a tuo padre?

CEASRE        E sì, avant’ieri...

MATILDE     E cosa gli hai detto?

CESARE        Che ci vogliamo bene, e che le nostre intenzioni... sono...

MATILDE     (si alza arrabbiata) Oh, povera me... io non so, già tu fai sempre le cose a modo tuo, e poi chi ci va di mezzo sono io...(gira intorno al tavolo)

CESARE        (si alza)Ma come!...

MATILDE     Ma sì... per due o tre cose che ti ho detto l’anno scorso qui in campagna, cose dette magari così per scherzare...

CESARE        Come, per scherzare?...

MATILDE     Sì, per scherzo... già, ma chi fa di testa paga di tasca, perché io non t’ho detto niente, e non t’ho detto niente...niente… (Entra Carlotta)

SCENA QUINTA

(CARLOTTA, MATILDE E CESARE)

CARLOTTA Ma cosa c’è?...

MATILDE     Cosa c’è? Lo so io cosa c’è... lui va e parla col papà, ma chi glielo ha detto di parlare al papà?... e già quando si ha da fare con gli scemi va sempre a finire così...

CARLOTTA Oh ma Cesare, cosa è successo?...

CESARE        Ma mi domando se dormo ancora: le ho detto che l’ho fatta chiedere in sposa a suo padre e lei... l’hai sentita, m’ha ancora dato dello scemo...

CARLOTTA Ma è la prima volta che ti parla così?

CESARE        Sì è la prima volta...

CARLOTTA Allora, forse, capisco io qualche cosa...

CESARE        E cioè? Parla Carlotta, ti prego o qui io divento scemo sul serio.

SCENA SESTA

(STEVA, GEGGIA, CESARE E CARLOTTA)

STEVA           Ma lasciami un po’ tranquillo...

CESARE        Carlotta, parla !...

CARLOTTA Zitto che c’è lo zio...

GEGGIA        (entrando dietro STEVA)A momenti ci sarà gente e tu sei lì che perdi i pantaloni!...

STEVA           Stavo facendo un pisolino, sono qui per riposare... oh Cesarino Carlotta, ciao...

CESARE        Ciao zio...

CARLOTTA Ciao zio

GEGGIA        Animo Carlotta... fammi il piacere, vai un po’ di là che c’è gente... e siamo tutti qui...

CARLOTTA Vado subito zia...(esce)

CESARE        Cosa ha lo zio, mi sembra un po’...?

GEGGIA        Macché mi sembra, mi sembra è nervoso... dorme tutto il pomeriggio e poi si sveglia nervoso...

STEVA           Vedi GEGGIA, quando dormo è l’unico momento che posso stare un po’ tranquillo... perché non ti vedo... anzi alla sera quando vado a dormire, prego sempre: Signore, fatemi sognare chi volete ma non fatemi sognare mia moglie... scusa Cesarino...

GEGGIA        Senti STEVA, adesso vestiti, non vestirti, dormi, non dormire, fai tutto quello che vuoi, io non dirò più niente...(giurando) vorrei morire se parlo...(si siede nella sedia di sinistra)

STEVA           Accontentatela, accontentatela! Buon Dio ... scusa sai Cesarino, se ti faccio assistere a queste scene familiari...

CESARE        Ma vi pare zio...

STEVA           E poi tutto serve, tutto serve... a proposito di scene familiari... Cesarino... ieri ho visto tuo papà..., mio fratello MICHELE... (sedendosi insieme a Cesarino)sai benissimo che tuo papà rimane mio fratello MICHELE...

CESARE        Eh... ebbene?

STEVA           ebbene che... m’ha detto...

GEGGIA        Cesarino mi fate un piacere?... Andate un po’ di là...

CESARE        Certo zia, vado subito...

STEVA           Sì, sì adesso va; dunque ieri ho visto tuo papà, mio fratello MICHELE, e m’ha detto...

GEGGIA        No, no tu bisogna che vai di là a metterti in ordine... e voi Cesarino, fatemi il piacere di andare di là...

STEVA           Ma dimmi un po’ GEGGIA, hai bisogno di Cesarino proprio adesso che ne ho bisogno io?...

GEGGIA        Ma perché, capisci, qualcheduno di là bisogna ben che ci sia... Cesarino, fatemi il piacere...

CESARE        Adesso vado...

STEVA           Questa è bella, io ti devo dire una cosa e...

CESARE        E allora...

STEVA           (alzandosi)E allora... Ti manderò una cartolina...

GEGGIA        E tu vai un po’ a vestirti...

STEVA           Vado... vado... mi viene una rabbia... ma finirà... finirà, come finirà non lo so, ma finirà... Allora Cesarino facciamo una cosa... io vado a... e poi ci vediamo... così ti dico che ieri ho visto tuo papà, mio fratello MICHELE...

GEGGIA        (alzandosi)Vai subito di là ...

STEVA           E vado... cinque minuti ritorno qui... così ti dico... dico di ieri che ho visto... (va in camera inseguito dalla moglie)

GEGGIA        Sì, d’accordo, d’accordo... e voi andate Cesarino... (Esce Csarino. Quando nessuno è in stanza si avvicina alla porta della camera)... STEVA... dimmi un poco, cosa avevi da dire a Cesarino?

STEVA           Va là, poi te lo dirò... GEGGIA, i miei pantaloni?

GEGGIA        E ho da saperlo io dove hai messo i pantaloni?... Guarda STEVA, guarda Stefano che io non vorrei che tra voialtri vecchi combiniate qualche cosa, e che poi io sarò l’ultima a saperlo... eh?

STEVA           Anzi, vedi GEGGIA, io te ne volevo parlare fino da stamattina, ma eri tanto presa dietro a questa benedetta festa da ballo che... Alè alè lo sapevo...!

GEGGIA        Cosa c’è?

STEVA           M’è saltato via un bottone...

GEGGIA        Si capisce, sei tanto gentile mentre ti vesti...

STEVA           GEGGIA,... il mio gilet?

GEGGIA        Il gilet ?  L’ho visto sul letto...

STEVA           Non c’è...

GEGGIA        Allora cercalo... quando mi spoglio, io lo so dove metto la roba...

STEVA           Che sia finito sotto il letto?

GEGGIA        Eh sì, il gilet sotto il letto? Ma finiscila...

STEVA           Non si sa mai... adesso ci guardo... Ah... accidenti!

GEGGIA        Cosa c’é?...

STEVA           Ho dato una testata nel letto... Ah!... evviva ... l’ho trovato... evviva ...

GEGGIA        Ma sei già ignorante: evviva ! evviva !... scemo... e dov’era? (Scena a soggetto della puzza del gilet)

GIGGI                       Ma dove era!!!…

STEVA           Era... nel comodino vicino al vaso da notte... (annusa e fa una smorfia di disgusto)

GEGGIA        Nel comodino?... E... chi ce l’ha messo?

STEVA           Io ce l’ho levato... siamo in villa….. ma viviamo come in un tugurio.

GEGGIA        Mettiti un po’ di profumo….

STEVA           Fammi un po’ il nodo...

GEGGIA        (mentre tenta di farle il nodo) Alè... adesso, dico, la camicia va bene, ci voleva troppo a cambiarla, ma il colletto, potevi ben cambiarlo... cosa ci voleva a cambiarsi il colletto?

STEVA           Un altro colletto... vai a vedere in tutti i cassetti del comò... Li ho controllati tutti da cima a fondo... non c’è altro che un polsino e una calzetta... Ah no, in fondo cera anche un cavatappi... rotto...

GEGGIA        Ma sì, va bene... (scena del nodo) e poi si parla...

STEVA           Ehi piano, tu mi vuoi strangolare...

GEGGIA        E’ scivolata la cravatta (rifà il nodo)

STEVA           Eh... vorresti rimanere vedova, eh?

GEGGIA        Magari...

STEVA           E io, no...?

GEGGIA        Ecco fatto. E non toccarla...  dunque, me lo dici cosa ti ha detto tuo fratello MICHELE?

STEVA           Sì... Mio fratello MICHELE mi ha detto che a Cesarino...

GEGGIA        A Cesarino...? Lo so, lo so, lo so...(STEVA fa per uscire) dove è che vai?...

STEVA           Vado a vestirmi...

GEGGIA        Prima dimmi cosa ti ha detto tuo fratello...

STEVA           Dici che lo sai... lo sai... e allora...

GEGGIA        Sì, lo so, ma voglio sentirlo da te...

STEVA           Ma, mi fai venire una rabbia... (scena abbottonatura gilet) Dunque ieri ho visto mio fratello MICHELE e mi ha detto... Alè... ci siamo ....

GEGGIA        Dove siamo...?

STEVA           All solito…manca un bottone...

GEGGIA        Eh poveretto ti manca un po’ di cervello... altro che bottone... eccolo qua il bottone...

STEVA           Me l’ha attaccato qui il bottone... e l’asola è qui. GEGGIA, l’asola è qui e il bottone è là... va a finire che un giorno o l’altro, va a finire che il bottone me lo attaccherà qui (indica la fronte) ... e cosa me ne faccio di questo bottone... o dunque devo fare così...

GEGGIA        Vieni qui che non sei nemmeno buono a vestirti... vedi un po’ se ti manca un bottone...

STEVA           Niente da fare... il bottone va attaccato di fronte all’asola: asola e bottone, asola e bottone...non l’asola qua e il bottone là ...

GEGGIA        (si alza e abbottona il gilet) Asola e bottone... a te ti manca un po’ di cervello...

STEVA           Ah! ho capito... e tutta questione d’imprincipio...

GEGGIA        Be’, dimmi cosa t’ha detto tuo fratello...

STEVA           Ieri ho visto mio fratello MICHELE...

GEGGIA        E ti ha detto?...

STEVA           M’ha detto che a Cesarino piace la MATILDE... e che si vogliono bene... e..

GEGGIA        Ho capito, e tu cosa hai risposto?

STEVA           Dunque ieri ho visto mio fratello MICHELE...

GEGGIA        NO, no, no…

STEVA           Ma dimmi un po’ GEGGIA, cosa avresti risposto tu?...

GEGGIA        Quello che avrei risposto io, lo so io, voglio sentire tu cosa hai avuto il muso di rispondere...

STEVA           Il muso... io avuto la faccia di... io gli ho detto che anzi...

GEGGIA        Anzi... anzi cosa?

STEVA           Anzi... io gli ho detto, anzi... ma poi GEGGIA... sentiamo, cosa avresti in contrario? Cesarino è un bravo ragazzo, attivo, pieno di buona volontà, ha un buon impiego, e poi si vogliono bene... 

GEGGIA        Ecco dove ti sbagli, la MATILDE a Cesarino non ha mai pensato... e poi, sì è vero, Cesarino è un bravo giovane, ma non basta mica... non basta mica...

STEVA           A me pare che sia tutto... quando si vogliono bene...

GEGGIA        (si siedono)Davvero? E quando avrai sposato tua figlia a questa cima di galantuomo che non avrà niente in casa e sarai obbligato tu a pensarci...

STEVA           E va ben ma a poco a poco…

GEGGIA        A poco a poco…. tu a queste cose non ci pensi, tu, tu vai sempre con la testa nel pallone... brutto scemo... mentre io so che c’è chi la sposerebbe, io so, e di certo, che c’è un giovanotto bravo, educato, ricco e mezzo nobile...

STEVA           Mezzo nobile... e l’altro mezzo? Non si sa cos’è ?

GEGGIA        Mentre io so che la MATILDE ne è già innamorata. E adesso se io per caso, per combinazione, non ti domandavo cosa avevi da dire a Cesarino, ecco che la cosa era fatta... e un partito che faceva la fortuna di nostra figlia ci scappava per sempre...

STEVA           Sarà, ma dimmi un po’ GEGGIA, perché a me non mi dici mai niente... tu manovri, tu fabbrichi le tue cose di nascosto e io che sono il padre...

GEGGIA        No, no, no...

STEVA           Io che sono il padre...

GEGGIA        No, no, no...

STEVA           GEGGIA!... questo non me l’avevi mai detto! Io non sono il padre?

GEGGIA        Ma cosa é che dici? sei diventato scemo?

STEVA           Eh, dico che sono il padre... e tu... no, no, no...

GEGGIA        Ma no e che non capisci niente parlavo da sola...

STEVA           E, sono gli scemi che parlano da soli! Dunque, io non devo sapere niente perché...

GEGGIA        Non ti avevo ancora detto niente, perché ero sicura che avresti fatto qualche pasticcio, come al tuo solito... e perché poi volevo farti vedere a te..., tu che dici che con l’educazione che do a mia figlia allontano i buoni partiti..., ti faccio vedere che io ne trovo e meglio dei tuoi..

STEVA           ( si alzano)Sarà, ma dimmi un po’ GEGGIA, tanto per sapermi regolare, chi è questa cima, questo riccone, questo bel giovanotto... questo mezzo nobile e mezzo ignobile?

GEGGIA        Eh... aspetta un po’... (va a spiare se arriva qualcuno)... è il signor Riccardo...

STEVA           Euh!... aspetta un po’,... (va a spiare se arriva qualcuno)... Tu sei scema, te lo garantisco, te lo giuro, ti porto dei testimoni che sei scema...

GEGGIA        E se ti dicessi allora che l’ha confidato a un suo amico, e se ti dicessi che l’ha scritto a suo papà, ha già scritto al padre per domandare il consenso?...

STEVA           Sarà... senti GEGGIA, può darsi che il giovanotto... ma il papà... lo sai cosa fa... perché quello è un signore sul serio, è ONOREVOLE... e tu vuoi che permetta che suo figlio sposi la figlia di un sensale di lenticchie?

GEGGIA        E sì, perché, se mai sposerebbe la figlia di un uomo qualunque?

STEVA           Dimmi un po’, questo babbo cosa ha risposto?

GEGGIA        Finora pare che non abbia risposto... ma...

STEVA           Lo vedi GEGGIA, non c’è niente da fare...

GEGGIA        Vieni qui... vuoi che dica di sì, cosi su due piedi? Il padre è a Roma!... Non ci conosce, avrà scritto a qualcuno per prendere informazioni sulla famiglia... e poi, vorrà anche sapere quanto daremo di dote...

STEVA           Quello lì, sarebbe meglio se non lo sapesse...

GEGGIA        E perché ?...

STEVA           E cosa vuoi che le dia?... Quando le ho dato due o tremila lire...

GEGGIA        Due o tremila lire, con tutti i denari che guadagni?

STEVA           E sì, guadagno... e con tutti quelli che spendi, andiamo pari,... oh sarà un destino, ma io guadagno sempre precisi quelli che tu spendi...

GEGGIA        Ad ogni modo... come si dice: è figlia ereditiera...

STEVA           Ereditiera di che cosa? Di pentole e casseruole?...

GEGGIA        Sono cose che dicono tutti... e lo diciamo anche noi è EREDITIERA

SCENA SETTIMA

(MATILDE, STEVA E GEGGIA)

MATILDE     (entrando)Mammina, vieni un po’ di là, è già  pieno di gente...

STEVA           Oh! L’ereditiera ?!...

MATILDE     Come papà ?!...

GEGGIA        Ma niente, vai, vai... e caro mio, ricordati che a Cesarino non ci devi neanche pensare, guarda... io ho un sesto senso, lo sento, lo sento, noi siamo una famiglia destinata a salire... noi andiamo su... su, su...

STEVA           E sì... andiamo su... poi scoppiamo e veniamo giù...

GEGGIA        Dunque STEVA, io vado di là, ma ricordati bene di quello che ti ho detto riguardo a Cesarino, non ci pensare nemmeno, perché anche se tu dirai di sì, io dirò sempre di no... e no...(esce)

STEVA           Pensiamoci, GEGGIA, pensiamoci... oh…questa sì che è proprio bella... vorrei sapere come me l’aggiusto con mio fratello MICHELE, gli avevo già dato mezza parola, e Cesarino poveretto... certo che se fosse vero?... Se questo signor Riccardo avesse delle buone intenzioni... sarebbe una vera fortuna per la famiglia... ONOREVOLE, mio suocero ONOREVOLE...

SCENA OTTAVA

(CESARE E STEVA)

CESARE        (entrando)Zio, eccomi qua...

STEVA           ...e già... eccoti qua... e bravo... e bravo Cesarino che se ne è venuto un po’ in campagna, eh?

CESARE        Eh... la domenica...

STEVA           E già... la domenica... e bravo e bravo Cesarino che se ne è venuto un po’ in campagna... e bravo Cesarino che se ne è venuto un po’ in campagna...

CESARE        Dunque, zio, ieri ha visto papà?

STEVA           E sì, ieri ho visto tuo papà... mio fratello MICHELE... a proposito?  Come sta? Sta bene...

CESARE        Eh... se l’ha visto ieri... e dunque...

STEVA           E dunque... bravo Cesarino che è venuto in campagna...

CESARE        Eh!...

STEVA           Ci sediamo?! Mah!... che belli... che bei pantaloni... bella tinta...(si siedono)

CESARE        Sì, sì... ma è dall’anno scorso che ce li ho...

STEVA           Ah sì ? E bravo Cesarino... è venuto un po’ in campagna... con i pantaloni dell’anno passato... eh... ben, ciao...

CESARE        Ma zio! Non aveva da dirmi qualche cosa?...

STEVA           E già... ho ben da dirti qualche cosa... ”ma mi venga un colpo”

CESARE        Ma perché, c’è qualcosa che non va ?...

STEVA           No ma... ma mi capisci, quando uno deve dire una cosa... è inutile girarci intorno... tanto la deve dire...

CESARE        E si capisce.

STEVA           Perché così almeno quando uno ha detto quello che deve dire... dopo...

CESARE        Eh, dopo... non c’è più niente da dire...

STEVA           Ecco... non c’è più niente da dire... ciao... (si alza)

CESARE        Ma zio! Se non mi ha ancora detto niente...

STEVA           Ah!... e poi dicono che uno è capo famiglia... uno straccio, non un capo famiglia...

CESARE        Non capisco zio?...

STEVA           E figurati io!... Cesarino, si fanno delle figure... cosa devo dire: (mettendogli una mano sulla spalla) Cesarino, fatti coraggio...

CESARE        Ma perché? Cosa è successo?

STEVA           Niente, niente... mah!... quando uno si è fatto coraggio... dopo anche se succede... può dire bé io mi sono fatto coraggio… Ecco... delle volte, mi capisci… in una famiglia... c’è il padre, la madre e la figlia, in questo caso il padre sono io… capita uno, magari come se fossi te, e perché no, è un bravo ragazzo perché no... mi capisci... e dopo magari, nella stessa famiglia, (guardando Cesarino) e qui io non centro più , e da capo di casa diventa uno straccio... in quella famiglia lì, ne capita un altro... e lì... sai come è... mezzo nobile... forse meglio... hai capito?

CESARE        Meno di prima!...

STEVA           Non hai capito!.. Oh... Cesarino, permetti? Sono ancora qui senza giacca... magari capita qualcuno e dice: oh pover’uomo è senza giacca... mentre invece di là giacche ne ho... magari senza bottoni... ma le giacche le ho... allora facciamo così,  io vado di là a... poi ritorno, così intanto tu ci pensi bene, così quando io ritorno ti dico francamente le cose come stanno... Va bene?...

CESARE        Sì, sì... mah...

SCENA NONA

(PIPPO E CESARE)

PIPPO                        (entra  e si asciuga il sudore)Oh, Cesarino... come mai? (si siede) Di là fervono le danze e tu qui tutto solo?... Cosa fai, l’Amleto?...

CESARE        Ma no, son qui che aspetto mio zio...

PIPPO            Io sono scappato un po’ di qua, come difesa e come riposo...

CESARE        Ah si?...

PIPPO                        Ho fatto un ballo con la figlia del Barone, e son mezzo morto... poverina, lei non ne ha colpa, ma ha una gamba più corta dell’altra e ballando con lei mi sembra di essere sull’altalena...

CESARE        E con la MATILDE non hai ballato?

PIPPO            Oh sì! La MATILDE oramai s’è attaccata al signor Riccardo...

CESARE        Al signor Riccardo?... Ma perché forse che...

PIPPO            Eh, è già un po’ che quei due...lì

CESARE        Ma no... non è possibile!

PIPPO                        Non è possibile? Vai a dare una occhiata... Bisogna vedere come fa la gattina... (uscendo) Oh eccoli qui... (nascondendosi dietro dei vasi) Di qua, così non ci vedono...

SCENA DECIMA

(RICCARDO, MATILDE, PIPPO E CESARE Coppia di Ballerini di Rock and Roll)

BALLERINI Balliamo qui che c'è più spazio (Esibizione di un minuto di Rock and roll

figurato) (Entra Matilde e Riccardo i ballerini escono)

MATILDE     E adesso, me lo deve proprio dire...

RICCARDO Ma che cosa signorina?...

MATILDE     (sedendosi) Perché l’altra sera era cosi nervoso?...

RICCARDO E quando mai sono stato nervoso?...

MATILDE     L’altra sera... sì... quando aspettava non so una lettera....

RICCARDO Ah già!... Oh ben gentile a ricordarsene...

MATILDE     Ed è poi arrivata quella lettera?...

RICCARDO No, non ho più ricevuto nulla...signorina

MATILDE     Cosa pagherei perché arrivasse...

RICCARDO E perché signorina?...

MATILDE     Per non vederla più di cattivo umore...

RICCARDO Oh, grazie...

MATILDE     Deve trattarsi di cosa di molta importanza... no?

RICCARDO Eh, forse sì...

MATILDE     E credo anche di sapere perché quella lettera le interessa tanto...

RICCARDO Ah, ben, questo poi no....

MATILDE     E se indovino?...

RICCARDO Be’! allora sentiamo...

MATILDE     ...Ma non si arrabbia?...

RICCARDO No... non mi arrabbio...

MATILDE     Ben allora quella lettera dovrebbe trattare...

RICCARDO Di che ?... Su coraggio!

MATILDE     D’un matrimonio!... Ho indovinato?...

RICCARDO Eh...

PIPPO            (Uscendo di sorpresa)... Cucù... cucù... (ride scherzosamente)...

MATILDE     Ahimemì!

RICCARDO Che c’è?...

PIPPO            Oh niente... siamo noi che si rideva un po’...

CESARE        Già, noi che si rideva un po’...

MATILDE     E perché di grazia?...

CESARE        Perché, certe scemate fanno proprio ridere.

RICCARDO Mah, non capisco, scusate... (risentito)

MATILDE     Ma non è il caso, signor Riccardo...

SCENA UNDICESIMA

(GEGGIA, CESARE, PIPPO, MATILDE E RICCARDO)

GEGGIA        (entrando)Ma come, di là ci sono delle belle signorine e qui dei giovanotti che non fanno niente? Animo, andate a ballare...

CESARE        Grazie, zia, ma io non ballo...

PIPPO            Ma se non balla lui, ballo io...

GEGGIA        Bravo, signor Pippetto, allora mi faccia una cortesia, c’è di là la figlia del Barone ...

PIPPO            Oh, povero me... un altro giro sull’altalena...

GEGGIA        E cioè?...

PIPPO            Ha venticinque anni per gamba, anzi una ne ha ventisette...

GEGGIA        Non le dico mica di sposarla...

PIPPO                        E ci mancherebbe... alla signora GEGGIA non si può dire di no; mi raccomanderò a quelli dell’orchestra che finiscano presto... (esce)

GEGGIA        (guardando con ammirazione)E voi altri non ballate...?

MATILDE     Oh sì, eravamo stanchi, ma adesso possiamo andare...

CESARE        Mi permette un giro con la signorina?...

MATILDE     Dica di no!...

RICCARDO Eh!...Vuol dire che l’altro ballo sarà ancora per me...

MATILDE     Ma un giro solo, eh... perché io con te non voglio più ballare...

CESARE        Ti faccio ballare fino a domani mattina... (prendendo per mano MATILDE e uscendo)

GEGGIA        Signor Riccardo... abbia pazienza, sono cugini...

SCENA DODICESIMA

(STEVA,RICCARDO, IL BARONE E GEGGIA)

STEVA           Sì, sì, anzi si accomodi, signor Barone, che così ne parliamo un po’ con la GEGGIA.

RICCARDO Signor Barone...

BARONE       Signorino Riccardo, ben trovato... qui eh?... Eh... capisco, capisco... bene, bene... ho visto di là certe persone, ho ricevuto una lettera da papà..

RICCARDO Ah sì?... anzi era già un po’ che aspettavo e stavo anche un poco in pena...

BARONE       Riceverà, riceverà... allegro... allegro...

RICCARDO Grazie! Se permette vado a fare un giro di valzer... (Riccardo esce)

STEVA           Ascolta GEGGIA, c’era qui il signor BARONE che mi dava una buona notizia...

GEGGIA        Davvero?...

BARONE       Eh sì, sì...ma fino adesso non c’è niente, fino adesso la cosa è ancora, come si suole dire, in stato... d’embrione... ecco!

GEGGIA        Ma di cosa si tratta?

STEVA           Ma... Pare che si tratti di un matrimonio...

BARONE       Ma sono stato uno sciocco a lasciarmi scappare la prima parola... sono cose delicate...

GEGGIA        Eh sì... ma con noi altri non è il caso...non può avere problemi di sicuro..

STEVA           E lei mi diceva anche che questo matrimonio ci riguarderebbe da vicino...

BARONE       Ho detto questo?...

STEVA           Sì, con me l’ha detto...

BARONE       Ebbene, forse, ma non dirò più niente, no... no... di più non posso dire.

GEGGIA        Cosa teme?... Non andremmo certo a raccontarlo in giro... noi...

BARONE       (sedendosi insieme alla GEGGIA) Insomma, sono stata incaricata dal padre del giovanotto di fornire delle informazioni, di sapergli dire..., ma adesso basta... adesso proprio basta...

STEVA           Mi pare che già che ha incominciato... ancora una parolina non guasterebbe...

BARONE       Vi prego, vi prego... mi permettano, ho già detto troppo...

STEVA           Ancora una parolina... mi pare che...

GEGGIA        No, no, ha ragione, STEVA; il BARONE ha ragione...

BARONE       (porgendo la tabacchiera) Signor Stefano...

STEVA           No, no, non ci sono abituato e...

GEGGIA        Stefano, si accetta... ti scarica un po’ il cervello... su, su... (scena starnuto)

BARONE       Anzi, se mai loro sentissero... perché già l’amore non si può nascondere, se mai vedeste qualcosa... cosi... si sa bene... il giovanotto pare cotto... la ragazza pare sia già a mezza cottura, mi capiscano... e può darsi che diano un po’ nell’occhio, si sa bene, è roba di gioventù... sono come fiammiferi vicino al fuoco... (continua la scena starnuto)

GEGGIA        Sì, sì... ma quando si sa di che si tratta... quando si sa che è questione di giorni... signor BARONE, prende qualcosa?... (colpo di starnuto sulla spalla del BARONE)

BARONE       La ringrazio, ma fuori pasto...

GEGGIA        Girati di là,... girati di là... Signor BARONE, in casa nostra non deve fare complimenti... vado di là, mando qui la Colomba con un bel bicchiere di limonata...

STEVA           Ma GEGGIA... il BARONE non è cosa di limonata?... Venga con me signor BARONE, che prendiamo un ditino di rosolio...

BARONE       Eh allora magari dirò di sì!...

GEGGIA        Mi raccomando!... La cosa è chiara...

STEVA           E’ chiara... Ma di chi intendeva parlare?...

GEGGIA        Ma che scemo... è tutto chiaro no? (esce)

SCENA TREDICESIMA

(Steva e il Barone)

STEVA           Ecco signor Barone accetti un bicchierino di rosolio (Glile porge il bicchiere)

BARONE       Grazie …. (beve tutto d’un sorso e spinge il bicchiere verso Steva)

STEVA           Mia moglie Geggia dice che l’ha fatto Matilde

BARONE       oh …. Ma che brava. Mi sembra che ha un retrogusto del tutto particolare …. Non ne sono sicuro vorrei sentire …. Cosi le dico …..

STEVA           Ma prego non faccia complimenti (Versa  e porge il bicchiere)

BARONE       (Beve assaporando qualche sorso ed poi “tracanna” il resto) proprio ottimo … complimenti alla figliola.

STEVA           Ne vuole ancora un goccio (Riempie il bicchierino)

BARONE       No … no perché sa com’è poi straparlo.

STEVA           Straparla ? (versa il contenuto del bicchierino in un bicchiere grande che poi riempie con la bottiglia) ma cosa vuole siamo fra di noi … anche se straparla …..

BARONE       Be in fondo non c’è niente da straparlare …. Tanto per accettare le prelibatezze della sua figliola …. Giusto per …. (prende il bicchiere)

STEVA           Prego …. Prego si serva.

BARONE       (Tracanna il rosolio e parla da mezzo ubriaco) uh …. Comincio a gustarlo …. Sa perché le devo dire che è ottimo? … perché di questo se ne può bere finchè si vuole e non sale mai in testa.

STEVA           Si si … ma mi stava dicendo per il matrimonio …..

BARONE       Sssssi ….. non si deve dire niente …. Tanto sono sicuro che lei ha già capito di chi si tratta. Io potrei continuare a bere (si versa e tracanna un mezzo bicchiere) …. E dalla mia bocca non uscirebbe nemmeno una sillaba (tracanna l’altra metà) Visto …. (Si alza e allarga le braccia) visto resto dritto come un palo.

STEVA           Si però dopo tutto questo rosolio o per ubriachezza o per rispetto qualche cosa la potrebbe dire.

BARONE       Di cose potrei dirne molte …. Ma se vuole canto … a me bere mi fa quest'effetto  …. Mi fa cantare.

STEVA           Ma se parlasse sarebbe meglio.

BARONE       Certe volte è meglio restare zitti e continuare a bere (si riempie il bicchiere) piuttosto che parlare a vanvera (beve) ….. fratello mio …. Ma lo sai che io con te mi trovo proprio bene …. Ti devo venire a trovare più spesso.

STEVA           No … no … meglio di no.

BARONE       Per me sei come un fratello (fa per alzarsi ricadendo pesantemente)

STEVA           Vieni che ti porto un pò di la che ti riposi.

BARONE       No … no qui voglio restare.

STEVA           (prende il Barone per accompagnarlo fuori. Entra Geggia)

GEGGIA        Che cosa ti ha detto.

STEVA           Zitta che è meglio lasciarlo perdere.

SCENA QUATTORDICESIMA

(MATILDE E GEGGIA)

GEGGIA        Ormai è fatta. Matilde si sposa il figlio dell'onorevole (Dal salone giungono le note di un valzer e Geggia inizia a ballare, la musica cambia con il Rock and Roll che Geggia balla. Entra Matilde e resta a guardare Geggia finchè questa non si accorge della presenza di Matilde e finge un mal di schiena) ... ah ah.. non mi posso muovere.

MATILDE     Ouff mammina, che caldo... che caldo...

GEGGIA        Ma MATILDE, e il signor Riccardo?

MATILDE     E’ di là con la Carlotta, che fa un ballo...

GEGGIA        Perché lo hai lasciato di là con la Carlotta?... Lo sai che non si deve... che deficiente...!

MATILDE     Ma mamma!... sei sempre lì con la paura. Piuttosto, sai che gli ho domandato della lettera…

GEGGIA        Te ne sei fatta accorgere…

MATILDE     No…ho indovinato, si tratta di matrimonio.

GEGGIA        E lo sai che io so di più... il signor BARONE è qui per chiedere informazioni della famiglia...

MATILDE     E chi te l’ha detto?

GEGGIA        IL signor BaroneMusumeci Mario Assunta Sconsolato BARONE Di Carapipi...

MATILDE     Oh, ma davvero?... Oh che gioia…

SCENA QUINDICESIMA

(PIPPO, GEGGIA E MATILDE)

PIPPO            (entrando) Oh eccola qui. Signorina, di là vorrebbero un po’ sentirla.

MATILDE     Sentirmi?...

PIPPO            Sì, cantare. Tutti dicono che canta così bene e...

MATILDE     Io canto?...Ma se non ho mai cantato...chi glielo ha detto?

PIPPO            Il signor Riccardo... dice che glielo ha detto sua mamma...

MATILDE     Io canto....!

GEGGIA        E sì…cosa c’è caschi dalle nuvole? tu canti, e se mai!...Forse oggi non ti senti, non sei disposta, ma che tu non canti non lo puoi dire...

SCENA SEDICESIMA

(CARLOTTA, RICCARDO, PIPPO,MATILDE E GEGGIA)

CARLOTTA  MATILDE? Cosa sento, canti?

PIPPO            Son qui che la prego, ma non c’è santo...

MATILDE     Ma io non so...

CARLOTTA Io non l’ho mai sentita cantare.

GEGGIA        Non l’ha mai sentita ma lei  sì che canta, solo che oggi non si sente, non ha mai cantato in pubblico, ecco, e poi il maestro non vuole, perché sforza le corde vocali, ci si potrebbe guastare... l’impostazione...

RICCARDO Appena un accenno, se mai...

CARLOTTA MATILDE, tanto per...

SCENA DICIASSETTISIMA

(STEVA, GEGGIA, PIPPO, MATILDE, CARLOTTA E RICCARDO)

STEVA           (entra ridendo) Ah...quanto ridere... questa è bella...

GEGGIA        Ebben, cosa c’è tanto da ridere...?

STEVA           Di là... il signor Vacca, mi dice: ma davvero? Complimenti, complimenti... ho sentito che la sua signorina canta... non è vero non è vero…

GEGGIA        Taci, taci…

STEVA           Mi dice che lei canta….

GEGGIA        Perché tu non sai mai niente, sì, canta... Il bello è che paga il maestro tutti i mesi, e non sa che sua figlia canta... paghi il maestro?...dì di sì...

STEVA           Si.. si.. lo pago a rate e allora non mi accorgo

GEGGIA        Piuttosto che oggi... proprio non è il caso...non ci sono le condizioni ecco… mi facciano il piacere, vadano a ballare...andate a ballare

MATILDE     Sì, sì preferisco andare a ballare...

PIPPO                        ( uscendo ) Allora si riaprono le danze... signorina questo ballo è per me... (MATILDE accetta mal volentieri)

STEVA           Non mi piacciono queste cose... se uno canta... canta... altrimenti....

GEGGIA        Lascia perdere. Piuttosto, STEVA, lì c’è il signor Riccardo... chiamalo, fai quattro chiacchiere con lui... insomma digli qualche cosa, e poi invitalo a colazione... per domani.

STEVA           A mangiare con noi?

GEGGIA        Sì, l’inviti a mangiare con noi.

STEVA           GEGGIA, lo sai che non mi va di avere gente a tavola, bisogna stare lì a fare conversazione anche se non vuoi, e poi mi resta il mangiare sullo stomaco... e poi andiamo a fare delle brutte figure... abbiamo sei bicchieri, di sette qualità... Sta a sentire, GEGGIA, gli regalo qualcosa e che vada a mangiare da una altra parte...

GEGGIA        Lo chiami, fai quattro chiacchierechiacchiere

 e lo inviti per domani... chiaro!?

STEVA           Facciamo dopodomani... così ci pensa un po’...

GEGGIA        No domani... ho detto domani...

STEVA           E va bene, domani, mi fai venire una rabbia... Ah, GEGGIA, tanto per sapermi regolare, canti mica pure tu?...

GEGGIA        E finiscila scemo. E poi, sì, canto anche io...!

STEVA           Ah sì?... Domani mi compro una chitarra...

GEGGIA        Anzi, sapessi di farti un dispetto, canterei dalla mattina alla sera... vorrei essere un usignolo, per assordarti...

STEVA           E io vorrei essere un fucile per spararti ...

GEGGIA        Ahimemi... signor Riccardo, scusi, ma mio marito vorrebbe proprio dirle due parole... Carlotta e cosa fai qui? Vieni un attimo con me... Scusate...

CARLOTTA Subito, zia...

RICCARDO Dica, dica pure signor Stefano...

STEVA           No, no... dica lei... e bravo, bravo il signor Riccardo... che se n’è venuto un po’ in campagna con i pantaloni dell’anno passato... opss... vede quando io l’ho visto la prima volta, ho detto: quello lì sì, quello è un giovanotto proprio  a posto.

RICCARDO Oh... signor Stefano... troppo buono...

STEVA           Ah... se n’è accorto anche lei?

RICCARDO Intendo, troppo gentile...

STEVA           Ah, ma vede, io sono catanese ... e il catanese non ha peli sulla lingua... parla poco... e ride di rado... il catanese... è un uomo che quando deve dire una cosa... magari ne dice un altra... Ma...e bravo signor Riccardo... ma mi dica un po’, tanto per fare quattro chiacchiere... suo papà... il suo genitore... quello che ha sposato sua mamma... come si dice...?

RICCARDO Mio padre....

STEVA           Ecco... anche noi diciamo mio padre... E di quel padre lì abbiamo notizie?

RICCARDO No, manco...

STEVA           Manco io? Sì, nemmeno io... però è sempre là... sempre là... è là a coso... a...

RICCARDO  A Roma!...

STEVA           A Roma... Roma, bella cittadina... suo papà si capisce è laggiù perché ci ha i suoi affari... perché lui lavora in... è impiegato... papà è nelle cose... nei...

RICCARDO Mio papà è al Ministero... alla Camera...

STEVA           La camera... la mia è quella là... e suo papà ce l’avrà anche lui, non dormirà sul pianerottolo... che burlone, ma che burlone... Vede quando io l’ho visto quel suo papà... cresciuto così bene... ma sa che suo papà è già alto... alto...

RICCARDO Ecco, alto alto non si può nemmeno dire...

STEVA           Alto no, veramente io l’ho visto seduto... Ma ho pensato: se si alza... e poi quando l’ho visto alzato, l’ho visto alticcio...

RICCARDO Alticcio, ma no... Mio padre è astemio...

STEVA           Eh ?!...

RICCARDO              E’ astemio....

STEVA           Oh bella, io credevo che fosse catanese... Dica un po’, domani lei è libero?...

RICCARDO Io sì, libero...

STEVA           E’ sicuro?

RICCARDO Sicurissimo...

STEVA           E dopodomani, sarebbe stato libero?

RICCARDO No, dopodomani avrei un impegno...

STEVA           Ecco, io lo sapevo, ma la GEGGIA... Oh, dunque per domani dovrebbe farmi un piacere...

RICCARDO Uno?!... ma anche mille se posso...

STEVA           No, era per domani, per domani... e basta... per domani... siamo anche d’accordo con la GEGGIA... che venisse in casa nostra per fare penitenza... penitenza per modo di dire... per fare un pranzetto, ma alla buona, alla sanfason, come dicono gli spagnoli... Ma fatto bene... proprio una cosa alla casereccia...

RICCARDO Oh, mi spiace che si disturbino...

STEVA           Eh, lo so... Ma la GEGGIA...

RICCARDO Ma accetto senz’altro...

STEVA           Accetta!!…eh, pazienza, ma se ci vuole ancora pensare...

RICCARDO No, no, sarebbe scortesia da parte mia...

STEVA           Ecco...e allora tanti ringraziamenti... da parte di tutta la famiglia... e... esequie ... ossequio ... ossequi ... che burlone ... ringraziamenti ...

RICCARDO No, sono io che ...

CARLOTTA (entra dalla cucina)

STEVA           E lo so ... noi invitiamo, e lei ...

RICCARDO Permette ?...(prendendo Carlotta per mano)

STEVA           Sì, sì ... quella è la Carlotta, è mia nipote ... sì, sarebbe la figlia di mio fratello MICHELE, ... mia ...figlia e di là…lei è mia nipote

RICCARDO  ... Nipote.

STEVA           Ecco sì ... è mia nipote ... Di nuovo ... e domani quando viene da noi per ... mangiare ... non si disturbi ... non è il caso.

RICCARDO Non capisco ...

STEVA           Non si disturbi ... Sì, è vero, di solito quando uno è invitato ... magari arriva col ... (fa il segno di un pacchetto)...  ma non è il caso ... di nuovo... (via)

FINE DEL SECONDO ATTO


ATTO TERZO

SCENA PRIMA

(GEGGIA E STEVA)

GEGGIA        Che la finisci !...(entrando dal centro)

STEVA           Ti dico che l’ho sentito io, chiaro e netto, c’era il signor Pippo, che parlava e diceva: che il signor Riccardo a nostra figlia non ha mai pensato e che noi altri immaginiamo tutto quello che non è ... Ho preso uno spavento perché ero lì che giocavo a carte, e invece di dire: passo ho detto: gioco, e ho perduto due centesimi ...

GEGGIA        Dici che hai sentito e giocavi a carte ? Non hai capito niente, non hai capito niente, non hai capito niente ...

STEVA           Così fosse ... ti dico che non mi sono sbagliato ... Senti GEGGIA, è come una polenta tutta grumi ... finirà, io non so, ma in fin dei conti il signor BARONE non si è troppo spiegato, e il signor Riccardo tanto meno ... ma in fondo non so proprio su cosa tu ti basi ...

GEGGIA        Come sarebbe adire, che il signor BARONE non si è spiegato ?... ha detto che si trattava di un matrimonio nella nostra famiglia ... sfido io a spiegarsi meglio ...

STEVA           Eh no, GEGGIA, non ha detto nella nostra famiglia, non l’ha detto ...

GEGGIA        E come, non l’ha detto ?... Era lì ... lì ... lì ...

STEVA           Era lì, lì, ma non l’ha detto ...te lo dico io cosa ha detto… ha detto : che si trattava di un matrimonio che ci riguardava da vicino.

GEGGIA        E’ lo stesso .... è lo stesso, e più vicino di nostra figlia chi c’è ?...

STEVA           Eh, vicino c’è anche lo stagnino che è vicino, GEGGIA ... Una cosa è vicino e una cosa è nella famiglia...

GEGGIA        Ebben, vicino o nella è la stessa cosa.

STEVA           Non è lo stesso vicino o nella ...Ecco vedi ...qui c’è una mela ...

(mostrandole un vaso) se è qui, è vicino ... se invece è qua ... è dentro ... nella ... Così è vicino ... e così è nella ....c’è una bella differenza!!!

GEGGIA        Ma è la stessa cosa ...

STEVA           Ma che tu non possa capire, GEGGIA, vicino è vicino, e dentro è nella ... Facciamo così: se uno ti dice, io sto di casa vicino alle carceri, e l’altro ti dice, io ci sto dentro ... è la stessa cosa ?

GEGGIA        Ma smettila ! Parliamo un po’ più seriamente, e poi vuoi che il signor Riccardo venga a domandare tua figlia senza prima sentire il parere del babbo ? Cosa diresti se facesse così ?... Aspetta che il BARONE scriva a suo papà, che il papà risponda al figlio e poi vedrai ... se hai ragione tu o io ...

STEVA           Senti GEGGIA, io ti dico una cosa sola, sento nell’aria un odore di bruciato ...

GEGGIA        Ma finiscila, lascia che ci pensi io, che so quello che faccio ... Qui piuttosto bisogna agire!!! Bisogna chiamare Cesarino, dirgli le cose come stanno e che non venisse più per casa ...

STEVA           Ehi, ma stai scherzando, è mio nipote, è figlio di mio fratello MICHELE ...

GEGGIA        E tua figlia chi è ?... L’hai forse trovata in mezzo a una strada ?... (Escono Steva e Geggia)

SCENA SECONDA

(Michele, Tana, COMBA, GEGGIA E STEVA)

TANA                        Tu da solo non sei buono ad andare da nessuna parte. Non sei buono a niente, basta che mangi e dormi.

MICHELE     Le cose si possono solo chiedere.

TANA            No a me devono dare soddisfazione, mi devono dire perchè Cesarino non le sta bene.

MICHELE     Non facciamoci sempre riconoscere, facciamo finta di niente. Se ci dicono qualcosa loro va bene se no fai finta di niente.

TANA            E bravo l'allocco. Io voglio punto e ragione non mi possono offendere Cesarino così.

MICHELE     Ma nessuno ha offeso nessuno. Sono cose delicate. Queste sono cose che dovrebbero vedersele direttamente i ragazzi.

TANA                        E bravo cosi tuo figlio si fa raggirare peggio del padre. Se non ti dispiace per Cesarino ci penso io, visto che il padre è un'ombra.

MICHELE     Ecco vedi perchè io voglio uscire da solo, tu non hai il senso della misura

TANA                        Tu si che hai il senso della misura, ti fai mettere sotto i piedi da tua cognata che ha il naso all'insù. Ma con me sbagliano.

MICHELE     Ma ti vuoi rendere conto che io ho soltanto espresso la volontà di Cesarino. Loro sono libere nelle loro scelte.

TANA                        Ormai Geggia oltre a Stefano ha sottomesso anche a te. Ma con me si sbaglia di grosso. Io sono peggio di lei. (Entra Geggia)

SCENA TERZA

(Detti, GEGGIA, STEVA e Comba)

GEGGIA        Oh che onore Tana e Michele che ci onorano in campagna ciao ben venuti

TANA            Con me lascia perdere i convenevoli e andiamo subito al sodo.

MICHELE     Ma Tana ...

TANA            Zitto tu che non hai contato mai niente.

GEGGIA        Se dovete litigare è meglio che lo fate a casa vostra.

TANA            Non fare la finta tonda siamo qui perchè vogliamo la risposta per Cesarino e Matilde.

GEGGIA        Perchè cosà se è lecito.

MICHELE     Be vedi Geggia io avevo detto a Stev....

TANA            Zitto che lo sa lo sa benissimo qual'è il motivo per cui siamo qui.

MICHELE     Si è per Cesarino e Matilde

GEGGIA        Ah ... ah ... ma allora non era uno scherzo. E .... cari miei mi dispiace per voi .... ma Matilde vola in alto. (Entra Steva)

STEVA           Speriamo che non casca. Oh che bella sorpresa Michele, Tana ciao.

MICHELE     Ciao Stefano

GEGGIA        Oh giusto giusto Steva. Chiamiamo Cesarino e digli che è meglio che non gironzoli più in questa casa .... Comba ... Comba

COMBA         (entrando) Signora ...

GEGGIA        Benissimo adesso mettiamo subito tutto a posto ... andate a chiamare la MATILDE e il signor Cesare e ditegli che vengano subito quà...

COMBA         La signorina Matilde è di là con la signorina Carlotta, che è tutta la mattina che piange, che pare una fontanella.

GEGGIA        La mia MATILDE piange ?

COMBA         E no, è la signorina Carlotta.

GEGGIA        E va be’, se piange diventerà più bella ... Andate dalla MATILDE e le dite che vada a tenere compagnia alla signorina Carlotta, e poi mi mandate di qua Cesarino .…ditegli che  c’è lo zio che gli deve parlare ...immediatamente

COMBA         Va ben ...

STEVA           No ... no ... Colomba, dite a Cesarino che si diverta ne parleremo un'altra volta

GEGGIA        (alzandosi) No, STEVA no, non rompere, bravo, andate, COMBA ... Vergognati, ma dimmi un po’ ? sei il capo di casa, sì o no ?

STEVA           No, no, no. Sono l'ultimo del carro.

GEGGIA        Non capisco: un uomo che a sentirlo parlare sembrerebbe non so cosa, invece poi nemmeno è capace di abbottonarsi i pantaloni ...

STEVA           Specialmente quando sono senza bottoni ...

GEGGIA        Vergognati ! Vedi STEVA, se io fossi al posto tuo avrei vergogna di mia moglie ...

STEVA           Sì, quello sì, mi succede ...

GEGGIA        Ma finiscila, STEVA.

STEVA           Che mi venga un accidente ... ma finirà, finirà, come finirà non lo so, ma finirà ...

SCENA QUARTA

(CESARE, GEGGIA E STEVA)

CESARE        Permesso ?

GEGGIA        Oh, è qui ... Avanti ... avanti Cesarino ...

CESARE        La COMBA m’ha detto ... Ciao papà ciao mamma

GEGGIA        Sì, Cesarino, accomodatevi che c’è qui vostro zio che vorrebbe parlarvi ... STEVA, c’è qui Cesarino ... parla ...(parlando sottovoce) e guarda quando parli a non far credere che sia io ...

STEVA           Io gli scrivo ...

GEGGIA        Fallo sedere. (Rivolta a Michele e Tana) Sedetevi anche voi e ascoltate.

CESARE        (si siede alla destra)

GEGGIA        Fallo sedere ...

STEVA           (si siede alla sinistra) Siediti, Cesarino ... E’ già seduto ...

GEGGIA        (si siede a sinistra di STEVA) Adesso siediti anche tu e parla ! ...

STEVA           Io non so proprio ...

GEGGIA        Non ti preoccupare ripeti quello che ti dirò io: Dunque, come dicevamo ..

STEVA           Dunque, Cesarino, come dicevamo ...

GEGGIA        Mi ... pare, se non mi sbaglio ...

STEVA           Mi pare se non mi sbaglio ...

GEGGIA        Che tu vorresti ...

STEVA           Che tu vorresti ...

GEGGIA        (Spazientita) Che stupido !...

STEVA           Che stupido ...

GEGGIA        Ma no !... Insomma, Cesarino, che voi avresti qualche idea sulla nostra MATILDE ...

STEVA           Ecco, sì, che tu avresti qualche idea sulla MATILDE ... (spostandosi in dietro con la sedia ) Oh…attenzione né… perché quello lì non è tuo marito ...nè

GEGGIA        Bisogna ben che parli io ... se tu non sei capace ... non è capace….Io non capisco!.. In questa casa chi fa tutto è lui ... in questa casa non si muove foglia senza che lo sappia lui...

STEVA           Foglia !... Ma se a quella foglia c’è attaccato un ramo così, allora ci vuole un altro permesso ...(indica la moglie)

GEGGIA        Dunque, ecco qui Cesarino ...la cosa e cosi…tanto io, vero, quanto mio marito, siamo tanto contenti che voi, per cercarvi una compagna, abbiate pensato a vostra cugina ... Ma d’altra parte, tanto io, quanto mio marito, ci dispiace tanto ... ma ... dobbiamo dirvi ... di no. Non è mica che voi non siete un bravo giovane, figurarsi ... anzi ... anzi ... E che voi non formereste la felicità della nostra MATILDE ... Anzi ... anzi ... Ma cosa volete ... prima di tutto è figlia sola ... (a STEVA) No...?

STEVA           Ah sì, sola ... quando poi si sposa non sarà più sola ...

GEGGIA        Sola per dire unica, non è figlia unica ?

STEVA           Ah, sì ... per ora ... poi vedremo ...

GEGGIA        Ha cinquecentomila lire di dote ...

STEVA           Che cos’ha ?

GEGGIA        CINQUECENTOMILA LIRE di dote...

STEVA           Chi glieli dà ?

GEGGIA        Tu ...gliele dai

STEVA           E a me chi me li dà ?

GEGGIA        Poi, un giorno o l’altro, le resterà tutto quel poco che abbiamo ...

STEVA           Se non brucia.

GEGGIA        E per dirvi proprio la verità, tanto io quanto mio marito, abbiamo pensato di collocarla diversamente.

TANA                        (alzandosi) Sì, sì, capisco benissimo. Cesare non è uomo degno la famiglia aspira a..

GEGGIA E STEVA (insieme) Ma no, no, no

TANA            Ma sì ... sì ...

GEGGIA        E parla ... dì qualcosa anche tu ...

STEVA           Ma capite, vedete Tana Michele Cesarino, tanto io quanto ... mia moglie ... siamo costretti ... ma non ve ne avete a male, non è il caso ... vuol dire che semmai per un’altra volta ...

CESARE        Ma poi del resto perché avermela a male, anzi, auguri ... vuol dire che presto sentiremo chi è questo fortunato ... perché già mi immagino che non mi avrebbe detto tutto questo se non ci fosse già un altro aspirante ...

STEVA           No ... no ...

GEGGIA        E come no !? e come no !? ... C’è ... c’è ... c’è ...

STEVA           C’è ... non lo sapevo !

GEGGIA        Finiscila !... C’è, c’è ed anzi è per questo che vi preghiamo, sino a tanto che il matrimonio non sia fatto ... e proprio questione di giorni vero, ...    vi preghiamo insomma di rallentare le vostre visite, perché sapete bene, tutti ciarlano e se queste ciarle arrivassero alle orecchie dello sposo ...potrebbe succedere qualche cosa…

TANA                        Sta bene ... abbiamo capito ... Anzi dirò, che se siamo qui è unicamente per prendere i ragazzi e portarli a Catania e Cesarino a Matilde non ci pensa nemmeno ...

GEGGIA        Eh sì, è forse bene che portate via a Carlotta, perché è da ieri che piange ... Che cos’ha ?

CESARE        Eh, poverina, è un po’ nel mio caso ... a me si nega quella che avrebbe dovuto farmi felice, e a lei le vengono meno tutte le sue speranze. Bisogna compatirla.

GEGGIA        Ahhh...perché lei si credeva…forse che la Carlotta credeva (cercando di nascondere una risatina)...

STEVA           GEGGIA, si vede che ridi; si vede dalla bocca che ridi...

GEGGIA        E lasciami ridere non posso farne a meno...avevo sempre creduto la Carlotta un carattere romantico, sentimentale, sì ...ma scema a questo punto no...

TANA            Geggia ti prego!..

GEGGIA        Ma andiamo...ma se non ha nemmeno un centesimo di dote...(ridendo)...

MICHELE     E se mai è cosa da ridere, vero? Carlotta spero che dimenticherà e possa presto anche lei trovare un buon partito anche se non ha le CINQUECENTO MILA LIRE di dote da sbattere in faccia agli scemi...Comodi, conosciamo la strada... (Si avviano all'uscita Michele Tana Carlotta Cesarino)

GEGGIA        (si alza arrabbiata)

STEVA           Ah, ah, ah, Come te l'ha detto bene...come l’ha detto bene...(serio quando la moglie gli batte sulla spalla)

GEGGIA        E tu non sei stato capace di dire niente?

STEVA           Se parlo, io gli do ragione...

GEGGIA        Gli dai ragione bravo…(rivolgendosi verso la porta) brutti maleducati, insolenti, morti di fame. (al marito)Non voglio vederli un minuto di più in casa mia...CINQUECENTO MILA LIRE da dare sulla faccia agli scemi!!!.. come se mia figlia non le avesse...

STEVA           E non le ha... mettitelo bene in testa!... Non le ha... perché tu a forza di dirlo, poi ti convinci... e un bel giorno mi verrai a dire: e quelle cinquecento mila lire?

SCENA QUINTA

(MATILDE, GEGGIA E STEVA)

MATILDE     (Entra piangendo)...ih, ih, ih, mammina, mammina....

GEGGIA        Ohimemì!... cosa c’è, MATILDE?...

MATILDE     Ah, mamma non l’avrei mai più pensato...il signor Pippo m’ha detto che...

STEVA           Alè... ci siamo, ci siamo...

GEGGIA        Finiscila, ma cosa ti ha detto?

MATILDE     Che il signor Riccardo a me, non ha mai pensato...(Piange)

STEVA           GEGGIA...ci siamo ci siamo...

GEGGIA        Ma cosa vuoi che sappia il signor Pippo...il signor Pippo è un ciarlone, cosa vuoi che sappia lui...Chi sa tutto è il signor BARONE...

SCENA SESTA

(STEVA, BARONE, GEGGIA E MATILDE)

STEVA           Eccolo, il signor BARONE...

GEGGIA        Signor BARONE, lei capita proprio a tempo...

BARONE       Ma perché? Casa c’è signora GEGGIA?...

GEGGIA        Non è più tempo di misteri...bisogna parlare chiaro, qui c’è mia figlia che piange e si dispera, qui c’è mio marito che sbotta, salta e grida...e ci fa diventare matte….

STEVA           Oh...ho già fatto due salti mortali ma...

GEGGIA        Avanti signor BARONE lei deve dire come stanno le cose, li  tranquillizzi, li levi dalle spine...

BARONE       Ma signora GEGGIA, mi spieghi, perché io non capisco cosa ho da fare né cosa ho da dire!...

GEGGIA        Mi dica un po’, questo benedetto matrimonio si fa o non si fa?...

BARONE       Ah, ho capito...Eh!...si fa...per bacco si fa...

GEGGIA        Ah, vedete...

STEVA           Va bene, un momento, si fa un matrimonio...e si sa chi sono i matrimoniandi, matrimoniali....in somma chi si sposa?...

BARONE       Oh bella, e non lo sanno?...

GEGGIA        Ma sì che lo sappiamo!...

STEVA           E no che non lo sappiamo!... 

MATILDE     Lo sappiamo...signor BARONE, questo matrimonio è con la Carlotta vero?...(si siede nella poltrona di sinistra e piange)

BARONE       E sì, con la signorina Carlotta, la figlia del signor MICHELE...

MATILDE     Hi hi, hi (piange)

STEVA           Alè GEGGIA...(prende il vaso e ripete la scena di vicino e nella)...

GEGGIA        Che la finisci....! E’ la figlia del signor MICHELE…

BARONE       Ma perché loro cosa credevano?

GEGGIA        Cosa credevamo?...E lei mi domanda cosa noi credevamo...dopo che lei ci ha fatto credere quello che non era...

BARONE       Io?...

GEGGIA        Ma per cosa ci è venuta a dire che si trattava di un matrimonio nella nostra famiglia?

BARONE       Io?...

STEVA           Da vicino...

GEGGIA        Nella...

STEVA           Da vicino...

GEGGIA        Ma cosa poteva interessare a noi che fosse più quella che questa, quando non era nostra figlia?

BARONE       Ma signora GEGGIA, io le chiedo scusa, ma...

GEGGIA        Ah sì, adesso domanda scusa, dopo che ci ha compromesso con tutte le sue ciarle da nobile, senza fondamento...

BARONE       Io?...

GEGGIA        Doveva parlare chiaro, non illuderci, non farci sperare...

BARONE       Io?...

GEGGIA        Sa cosa le devo dire: o lei è uno scemo o un intrigante o un poco di buono...

BARONE       Signora GEGGIA, la prego di moderare i termini, se no le insegno io come si trattano le persone per bene, le insegno io l’educazione...

STEVA           Ah no, signor BARONE, questo non lo deve dire...e sì ...lei viene qui e insegna l’educazione...si sente di insegnare l’educazione? E vediamo un po’ se lei ci riesce, io sono più di venti anni che ci provo e non ci sono mai riuscito.

BARONE       Ma cosa mi dice , anche lei...io rispetto chi mi rispetta...E le dirò che con tutte le loro...limonate, mi hanno allimonato ...abbastanza...e se ho da dire qualche cosa dirò allora che lei, caro signore, è un marito di legno...e lei cara signora è vestita da signora ma...è una lavandaia, lei è una stracciona...E buona sera!.. (Esce)

STEVA           No, no, sua sorella è lavandaia e la stracciona è COMBA!...

GEGGIA        Oh!!!...Oh....ma tu senti che insultano tua moglie, e tu non dici niente, niente?

STEVA           Se parlo...dico che ha ragione e..

MATILDE     Ci mancava anche questa. Già è inutile, gli uomini sono tutti bugiardi, ti illudono, ti corteggiano e poi...sono tutti cattivi...

GEGGIA        Tutti, tutti...(si siede nella poltrona di destra)

STEVA           Gli uomini? E le donne?...le donne son tutte senza senno, senza cervello, basta che imbroglino, e maneggino, e poi quando hanno fatto il pasticcio, allora si siedono e cominciano a piangere...lo sapete che vi dico, io me ne lavo le mani...e quell’altro nobile una bottiglia di rosolio ha fatto fuori, ... mica qualche bicchierino ...

MATILDE     Va bene, ma chi ci va di mezzo sono io...

GEGGIA        Ma come viene qui e ci fa intendere una cosa per un’altra e poi ci insulta anche…… (Entra Carlotta e Casare)

SCENA SETTIMA

(CARLOTTA, GEGGIA, MATILDE,PIPPO E CESARE)

CARLOTTA Zia, prima di andarcene...

GEGGIA        Ah, sei qui eh?...a ridere, a godere del tuo trionfo...(alzandosi) vattene te, e questi signori, perché di questi affronti in casa mia non ne voglio e non ne ricevo... (uscendo)

CARLOTTA Ma...MATILDE, che cos’ha?...

MATILDE     (si alza) E me lo domandi ancora, dopo tutto quello che m’ha fatto? E poi piange e si dispera...Falsa come Giuda...ecco

PIPPO            Cosa sento?...

CARLOTTA Ma signor Pippo cosa e successo???….

CESARE        Lo immagino io quello che è successo...E il bello è che hanno ragione loro...Andiamo, andiamo Carlotta, ti spiego poi a casa....

SCENA OTTAVA

(RICCARDO, CESARE, PIPPO E CARLOTTA)

RICCARDO              (entrando) Signor Cesare, signorina, di partenza?

CESARE        Sì, di partenza...e una partenza che non ammette né saluti, né arrivederci...

PIPPO            Ahimemì!...

RICCARDO Cioè? Non capisco!...

CESARE        Oh, lei ha capito anche troppo...la prego di lasciarci passare...

RICCARDO Ah no...senza che prima mi si dia il tempo di capire, e se mai poi di scolparmi...

CESARE        Le dirò, allora, che lei nei riguardi di mia sorella ha agito da mascalzone...

RICCARDO Credo, allora di cominciare a capire...Adesso vorrei soltanto sapere chi è che si è divertito a fare certe ciarle, a creare malintesi...simili...Tu forse?...(prendendo Pippo per il bavero)

PIPPO            Io?...

CESARE        Non faccia scenate inutili e lasci stare chi non c’entra...

RICCARDO Eh no! Voglio invece venire bene in chiaro di questa faccenda...voglio che tu dica...(scuote Pippo)...

PIPPO                        Ma lasciami respirare...mi scuote, mi scuote, non sono mica un albero di ciliegie...cosa tiri, cosa tiri...

RICCARDO E allora parla!...

PIPPO                        Se devo proprio parlare, dirò allora che la signorina MATILDE m’ha confessato che tu la corteggiavi, e m’ha anche detto che tu hai scritto a tuo papà per domandargli il consenso...

RICCARDO Io la corteggiavo?....

CESARE        Soddisfatto?...

PIPPO                        Ma, un momento...bisogna però che dica anche, che ieri, quando gli ho accennato la cosa, lui l’ha negata decisamente non solo, ma voleva delle spiegazioni dalla signora GEGGIA...

RICCARDO Hanno sentito che cosa ho risposto appena ho saputo di questo intrigo. Ed ora, qua c’è qualcosa di più, ecco una lettera di mio padre, mi è stata consegnata proprio adesso, leggano, e poi, se mai, mi condannino!...

PIPPO                        Senti Riccardo, qui se c’è uno che ne ha colpa, è la signora GEGGIA, che si è messa in testa di farti sposare sua figlia. Ieri sera non faceva che parlarne con tutti, mezze parole, allusioni e cosa vuoi anch’io l’ho un po’ creduta. Sono tempi che i mariti passano un po’ alti, e le mamme, come la signora GEGGIA, gli sparano anche se sono fuori tiro...

RICCARDO  Ma intanto la brutta figura l’ho fatta io....

CESARE        Cosa sento? Suo papà acconsente che lei sposi mia sorella?...Ma io sono confuso, mortificato...perché non l’ha detto subito...(afferrando Pippo)...E tu perché quando hai visto...oh, ma adesso vado di là, e voglio che mi sentano...

CARLOTTA No, Cesare...

RICCARDO Se mai spetta a me domandare delle spiegazioni...

PIPPO            E la signora GEGGIA, è lei che....

RICCARDO No...fermati!...pretendo che in faccia a tutti mi si faccia giustizia....

CARLOTTA Ma no signor Riccardo, è una donna affranta...

PIPPO            E’ una signora....

CESARE        Tanto meglio...le levo il vizio....

SCENA NONA

(GEGGIA, STEVA, RICCARDO, PIPPO,CESARE E CARLOTTA)

GEGGIA        (entrando in maniera penitente) Oh, signor Riccardo...qui?...Non mi dica niente

RICCARDO Si, signora, sono appunto qui per sapere...(entra e rimane nascosto nel fondo STEVA)

GEGGIA        Ah! Stia zitto per carità...sono qui che non ho nemmeno il coraggio di parlare...dopo tutto quello che ho sentito...Ha ragione...Ha mille ragioni...tanto più che io glielo avevo detto, mi sono sfiatata: guarda quello che fai, guarda che ce ne pentiremo ... ma  quello è un benedetto uomo che quando si mette in testa una cosa è inutile...galantuomo eh!...onesto come lui non ce n’è altri ...ma cosa vuole, si spaventa di niente...e annega in un bicchiere d’acqua...

RICCARDO Ma signora!!!....

GEGGIA        Io non so come si era messo in testa che qui il signor Riccardo facesse la corte alla mia MATILDE, io gli dico e lui non sente, io grido e lui grida ancora più forte, e combina tanto da mandare via il povero Cesarino...Scontenta e fa piangere mia figlia MATILDE...che...innamorata sa,...innamorata di suo cugino...non vuole sentire parlare di altri ragazzi sa...(MATILDE piange)

STEVA           (Entrando al centro della scena) Lingua di ciabatta!...

GEGGIA        (Rivolgendosi a STEVA sotto voce) Taci, taci... lascia fare a me...

PIPPO e RICCARDO                      Il signor STEVA!!...

CESARE e CARLOTTA      Lo zio!!!..

GEGGIA        Ah! sei qui?...Bravo...capiti a tempo...vieni a vedere...vieni a vedere cos’hai fatto? Con tutti i tuoi maneggi...

STEVA           Senti GEGGIA...(interrotto da GEGGIA)

GEGGIA        Qui c’è il signor Riccardo, che con ragione ti domanda soddisfazione di tutte le ciarle che si sono fatte su di lui...

STEVA           Senti GEGGIA...(interrotto da GEGGIA)

GEGGIA        Qui c’è poi la Carlotta, una ragazza che è una perla io te l’ho sempre detto, e a momenti perde un buon partito per i tuoi discorsi...

STEVA           Senti GEGGIA...(interrotto da GEGGIA)

GEGGIA        Qui c’è Cesare, povero Cesare, un giovanotto che è un’altra perla...che io ti ho sempre detto, dagliela tua figlia a tuo nipote, guardalo, poveretto, da ieri com’è andato giù...(entra MATILDE)...e la MATILDE poveretta, tua figlia, non vedi come piange per suo cugino (piano a MATILDE)...e piangi, piangi...

SCENA DECIMA

(MATILDE, CARLOTTA, GEGGIA, STEVA, RICCARDO, PIPPO E CESARE)

STEVA           Geggia !!! (grida forte) Io mi tocco per vedere se sono io...o un altro ... se tutti noi siamo gli stessi di prima allora TACI !!!! ...(si siede)

CARLOTTA Cesare!...(esortandolo a perdonare MATILDE)...MATILDE, mentre io sono tanto contenta, non vorrei vederti piangere...

GEGGIA        E piangi scemetta...

CARLOTTA Cesare!...

CESARE        E’ un po’ troppo tardi....

PIPPO            Io sto a vedere come finirà...

RICCARDO Andiamo, signor Cesare...

GEGGIA        Ma ha ragione...Cesarino ha ragione...E tutto per quell’uomo lì...tutto per te...

MATILDE     Tutto per te!...

GEGGIA        E tu MATILDE, vieni di là con me...e no di qua, scemetta...

STEVA           Oh, ma che faccia che ha la GEGGIA...che faccia!...GEGGIA io non ti conoscevo ancora...hai una faccia tosta che se dai una facciata per terra il marmo sanguina, una faccia che non sente nemmeno la carta vetro...

MATILDE     Cesare....

CARLOTTA Cesare...va là che non vedi l’ora....

RICCARDO Andiamo...su coraggio...

PIPPO            E buttati, salame....

CESARE        MATILDE, se potessi credere che sei veramente pentita....

PIPPO            E prendila in prova...

CESARE        E finiscila, tu...Non dovrei...Ma ti voglio troppo bene...(bacia Metilde)

GEGGIA        Ti ha sempre voluto tanto di quel bene siete un gran bravo giovanotto, l’ho sempre detto io ...Cesarino, ti consegno una perla...

PIPPO                        Oh sì, se assomiglia alla mamma...dunque: evviva gli sposi, la commedia è finita...(Entrano Tana e Michele)

 

 SCENA ULTIMA

(STEVA, MATILDE, RICCARDO, PIPPO, CESARE, GEGGIA, CARLOTTA, Tana e Michele)

TANA            Forza ragazzi che questo non e posto per noi ..... ma ....

MICHELE     Steva cosa succede?

STEVA           Niente è la vita un pò sale e un pò scende. Un pò piangi e un pò ridi. E' la vita.

RICCARDO Ci vuole la morale..

STEVA           Un momento, la morale la faccio io, statemi un po’ a sentire...voi altri... (prendendo per mano MATILDE e Cesare)...voi altri due quando avrete dei bambini...

GEGGIA        Ma...non si dice...dei bambini eh…

STEVA           Quando avrete delle bambine...

MATILDE     Ma papà...

GEGGIA        Né bambini né bambine...?

STEVA           Ma cosa volete avere, dei paracarri...?

GEGGIA e MATILDE         Dei figli! Oh, oh...

STEVA           E allora, e allora statemi a sentire: quando avrete dei paracarri ups...quando avrete dei figli, guardate bene quello che fate e abbiate per massima sacrosanta... che un buon marito o una buona moglie non si trova con intrighi e maneggi, ma col sapere dirigere il cuore dei figlioli con la ragione e con l’esperienza, ecco.

PIPPO            Bravo il signor Stefano, ha proprio ragione.

FINE