I nemici della regina

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I NEMICI DELLA REGINA

Commedia in un atto

di LORD DUNSANY

Versione italiana di Vinicio Marinucci

Personaggi

LA REGINA

ACAZARPSES, la sua ancella

IL PRINCIPE RADAMANDASPES

IL PRINCIPE ZOFERNES

IL SACERDOTE DI HORUS

IL RE DEI QUATTRO PAESI

I DUCHI GEMELLI DI ETIOPIA

TARNI

 TARRABAS

HARLEE, schiavi

ALCUNI SCHIAVI

Un tempio sotterraneo, in Egitto, durante la Sesta Dinastia

Commedia formattata da

(La scena è divisa in due parti. A de­stra, una scalinata, che discende ad una porta. A sinistra, un tempio sotterraneo, nel quale la porta immette. Il sipario si leva sulla scena oscura in entrambe le parti. Due schia­vi appaiono sui gra­dini con delle candelette ; nello scen­dere, accendono con esse le torce fissate contro il muro. In seguito, quando sa­ranno giunti nel tempio, accenderanno tutte le torce nell’interno. Nel tempio v'è una tavola preparata per un banchetto e, nel mezzo di uno dei muri, un'inferriata a guisa di fognatura. I due schiavi sono Tarni e Tarrabas).

Tarrabas                           - E' molto vicino, Tarni?

Tarni                                - Credo di sì, Tarrabas.

Tarrabas                           - Un posto umido e terribile.

Tarni                                - Sì, deve essere molto vicino.

Tarrabas                           - Perché la Regina viene a banchettare in un pasto così pauroso?

Tarni                                - Non so. Banchetterà coi «noi. nemici.

Tarrabas                           - Al mio paese non banchettiamo con i nostri nemici.

Tarrabas                           - Perché ? Lo sai, tu?

Tarni                                - E' il modo di agire della Regina. (Pausa).

Tarrabas                           - La porta, Tarmi, siamo arrivati alla porta!

Tarni                                - Già, eccoci al tempio.

Tarrabas                           - E' proprio spaventoso.

Tarni                                - Il banchetto è preparato. Accendiamo que­ste torce, e avremo finito.

Tarrabas                           - A chi è consacrato?

Tarni                                - Dicono ad Nilo, una volta, Ora non so.

Tarrabas                           - E perché non lo è più?

Tarni                                - Dicono che il Nilo non viene adorato più in questo posto.

Tarrabas                           - Anch'io, se fossi il sacro Nilo, .vorrei star­mene lassù    (indica) alla luce del sole. (Scorge improv­visamente la grande figura indistinta di Harlee) Oooh!

Harlee                              - Unii!

Tarni                                - Ma è Harlee...

Tarrabas                           - Credevo che fosse qualche dio malvagio. (Harlee ride, e rimane appoggiato alla sua grande asta di ferro).

Tarni                                - Aspetta la Regina.

 Tarrabas                          - Per quale motivo 'sinistro può aver bi­sogno di Harlee?

Tarni                                - Non lo so. Aspetti la Regina, Harlee? (Harlee annuisce).

Tarrabas                           - lo non banchetterei, qui. Nemmeno con una regina. (Harlee ride a lungo) Il mostro lavoro è finito. Vieni, andiamo via. (Tarrabas e Tarni escono dalla scala. La Regina appare con la sua ancella Acazarpses e di­scende. L'ancella le sorregge lo strascico. Entrano nel tempio).

La Regina                        - Ah, tutto è pronto.

Acazarpses                      - No, no, illustre Signora. Niente è an­cora pronto. 'Il vostro abito... Dobbiamo fermarlo qui giudica la spalla) e poi, il nastro nei vostri capelli... (Prende ad acconciare la Regina)

La Regina                        - Acazarpses, Acazarpses, io non posso sopportare di avere dei nemici.»

Acazarpses                      - Infatti, illustre Signora, è la cosa più ingiusta che voi abbiate dei nemici. Siete cosi delicata, così gentile e così bella, che non dovreste averne nem­meno uno.

La Regina                        - Se gl'i dèi potessero intendere, non lo permetterebbero mai.

Acazarpses                      - Ho versato per essi del vino scuro, ho offerto loro dei grasso e, parecchie volte, dei cibi sapo­riti. Ho detto: «da Regina non dovrebbe avere nemici, è troppo delicata, è troppo bella ». Ma essi non capiscono.

Là Regina                        - Se potessero vedere le mie lagrime, non permetterebbero mai che simili dolori venissero soppor­tati da una piccola donna. Ma essi non guardano che agli uomini, e alle loro orribili guerre. Perché gli uomini devono trucidarsi l'un l'altro, nelle orrende guerre?

Acazarpses                      - Io biasimo i vostri nemici, illustre Si­gnora, più che gli dèi. Perché devono turbare voi, che siete così bella e così facilmente ferita dalla loro vio­lenza? Quanto meglio perdere un po' di territorio, piut­tosto che essere incivili e villani!

La Regina                        - Oh, non parlare del territorio! Non so nulla di queste cose. Essi dicono che i miei generali lo hanno preso. Come posso saperlo? Oh, perché sono miei nemici?

Acazarpses                      - Siete bellissima, stanotte, illustre Si­gnora.

La Regina                        - Devo essere bellissima, stanotte.

Acazarpses                      - Ed infatti lo siete.

La Regina                        - Ancora un po' di profumo, Acazarpses.

Acazarpses                      - Annoderò il nastro colorato in un modo ancora più attraente.

La Regina                        - Oh, non lo guarderanno mai. Non sa­pranno nemmeno se è rosa o blu. Io piangerò, se essi non lo guarderanno. E' un nastro così bello...

Acazarpses                      - Calmatevi, Signora! Presto saranno qui.

 La Regina                       - Sono già molto vicini a me anche ora, mi sento tutta tremare.

Acazarpses                      - Non dovete tremare, illustre Signora, non dovete tremare.

La Regina                        - Sono nomini tanto terribili, Acazarpses.

Acazarpses                      - Ma voi non dovete tremare, perché ora il vostro abbigliamento è perfetto; ma se voi tremate, chi può dire quello che accadrà?

La Regina                        - Sono uomini così grandi, paurosi.

Acazarpses                      - La vostra acconciatura, Signora, la vo­stra acconciatura! Non dovete, non dovete!

La Resina                        - Oh, non posso sopportarlo! Non posso sopportarlo. Ci sarà Radamandaspes, quel grande, feroce soldato, e il tremendo Sacerdote di Horus, e... e... Oh. non posso vederli, non posso vederli!

Acazarpses                      - Signora, voi li avete invitati.

La Regina                        - Oh, dite che sono ammalata, che sono stata presa dalla febbre. Svelta, svelta, dite che ho una febbre improvvisa e che non posso riceverli.

Acazarpses                      - Illustre Signora...

La Recina                        - Svelta, perché non posso sopportarlo,(Acazarpses esce) Oh, io non posso sopportare di avere dei nemici!

Acazarpses                      - (ritornando) Signora, sono qui.

La Regina                        - Oh, che dovrà fare?... Aggiusta questo nastro più in alto sul mio capo, in modo che possano vederlo. (Acazarpses esegue) Il bel nastro... (Continua a guardarsi in uno specchio a mano. Uno schiavo discende le scale. Poi, Radamandaspes e Zofernes. Radamandaspes e Zofernes si fermano; lo schiavo si ferma più in basso).

Zofernes                          - Per l'ultima volta, Radamandaspes, ri­fletti. Siamo ancora in tempo a ritornare indietro.

Radamandaspes              - Non c'erano guardie, di fuori, e nemmeno posti dove avrebbero potuto nascondersi. Non c'era che la pianura vuota, e il Nilo.

Zofernes                          - Chissà chi può aver messo in questo tem­pio oscuro.

Radamandaspes              - E' piccolo, e la scala è stretta; i nostri amici sono vicini dietro a noi. Potremmo difen­dere questi gradini con le nostre spade contro tutti i suoi uomini.

Zofernes                          - E' vero. I gradini sono stretti. Eppure... Radamandaspes, io non ho paura né di uomini né di dèi e tanto meno di donne, pure, quando vidi la sua lettera che ci invitava a banchettare con lei, sentii che non avremmo fatto bene a venire.

Radamandaspes              - Diceva che avrebbe desiderato di amarci, benché fossimo suoi nemici...

Zofernes                          - Non è naturale amare i propri nemici.

Radamandaspes              - Spesso è presa da capricci, che la fanno ondeggiare come i fiori sotto il vento di prima­vera. Questo sarà uno di essi.

Zofernes                          - Non mi fido dei suoi capricci.

Radamandaspes              - Ti chiamano Zofernes, colui che dà buoni consigli, e perciò sarà meglio che torni indietro, dato che questo è il tuo consiglio, benché mi sarebbe piaciuto scendere a banchettare con questa piccola scher­zosa signora, (Si volgono e risalgono).

Zofernes                          - Credimi, Radamandaspes, è meglio. Io penso che se avessimo sceso questi gradini, difficilmente avremmo rivisto la luce del giorno.

 Radamandaspes             - Bene, bene, torniamo indietro, an­che se avrei preferito assecondare il capriccio della Re­gina. Ma, guarda. Arrivano gli altri. Non possiamo tor­nare. Ecco il Sacerdote di Horus. Dobbiamo andare al banchetto, ormai.

Zofernes                          - E così sia. (Discendono).

Radamandaspes              - Staremo in guardia. Se ha degli uomini nell'interno, ritorneremo immediatamente.

Zofernes                          - Eh, già. (Lo schiavo apre la porta).

Il primo Schiavo              - I principi Radamandaspes e Zo­fernes.

La Regina                        - Benvenuti, illustri principi.

Radamandaspes              - Salute.

La Regina                        - Oh, avete portato la vostra spada!

Radamandaspes              - Ho portato la mia spada.

La Regina                        - Oh, ma è così terribile, la vostra grande spada.

Zofernes                          - Noi portiamo sempre le nostre spade.

La Recina                        - Oh, ma non ne avete bisogno. Se siete venuti per uccidermi, le vostre grandi mani sono sufficienti. Perché portare le vostre spade?

Radamandaspes              - Illustre Signora, noi non siamo ve­nuti per uccidervi.

La Regina                        - Al tuo posto, Harlee.

Zofernes                          - Che cosa sono questo Harlee e il suo posto?

Acazarpses                      - Non tremate, illustre Signora, non do­vete tremare.

La Recina                        - Non è che un pescatore; vive sul Nilo, pesca con le reti. Non è proprio nulla.

Zofernes                          - A che serve la tua grande asta di ferro, schiavo? (Harlee apre la bocca, mostrando di essere senza lingua. Esce).

Radamandaspes              - Uh! Gli hanno bruciato la lingua.

Zofernes                          - Ha incarichi segreti. (Entra un secondo schiavo).

Il secondo Schiavo          - Il Sacerdote di Horus.

La Regina                        - Benvenuto, santo compagno degli dei

Il Sacerdote di Horus      - Salute.

Il terzo Schiavo               - Il Re dei Quattro Paesi. (La Re­gina e il Re si inchinano).

Il quarto Schiavo             - I Duchi gemelli di Etiopia.

Il Re                                - Ci siamo tutti.

Il Sacerdote di Horus      - Tutti quelli che hanno com­battuto contro i suoi generali.

La Regina                        - Oh, non parlate dei miei generali! Mi turba, sentir parlare di uomini violenti. Ma voi siete 6tati miei nemici, ed io non posso sopportare di avere dei nemici. Per questo vi ho invitati a banchettare con me.

Il Sacerdote di Horus      - E noi siamo venuti.

La Regina                        - Oh, non guardatemi così severamente! Io non posso sopportare di avere dei nemici. Quando so di avere dei nemici, non posso dormire. Non è così, Acazarpses?

Acazarpses                      - Infatti, l'illustre Signora ha sofferto molto.

La Regina                        - O Acazarpses, perché devo avere dei nemici?

Acazarpses                      - Dopo questa guerra voi dormirete, illustre Signora.

La Regina                        - Oh, sì, perché saremo tutti amici, non è vero, principi? Sediamo.

Radamandaspes              - (a Zofernes) Non lei sono altre porte. Questo è bene.

Zofernes                          - Già, non ce ne sono. Ma che cos'è quel grande buio pieno di tenebra?

Radamandaspes              - Soltanto un uomo alla volta po­trebbe venire da quella parte. Siamo al sicuro da uomini e da belve. Le nostre spade non laverebbero entrare nessuno.

La Regina                        - Vi prego di sedervi. (Essi seggono cau­tamente, ella rimane in piedi, osservandoli).

Zofernes                          - Non ci sono servitori.

La Regina                        - Non ci sono vivande dinanzi a voi, prin­cipe Zofernes, o le frutta vi sembrano troppo scarse, da dovermi biasimare?

Zofernes                          - Io non vi biasimo.

La Regina                        - Pure do lo temo, dallo sguardo idei vostri occhi fieri.

Zofernes                          - Io non vi biasimo.

La Recina                        - Oh miei nemici, vorrei tanto che foste gentili con me! Non vi sono     - (servitori, perché io imma­gino le cose cattive che pensate di me...

Un Duca di Etiopia         - No, Regina, noi non pensiamo male di voi.

La Regina                        - Oh, voi pensate cose terribili».

Il Sacerdote di Horus      - Non pensiamo nulla di male, illustre Signora).

La Regina                        - Ho temuto che se Vi fossero stati dei servitori, voi avreste pensato... vi sareste detti : « questa malvagia regina, nostra nemica, ci farà assalire da loro mentre banchettiamo ». (// primo Duca di Etiopia, furti­vamente, porge del cibo al suo schiavo, in piedi dietro a lui, che lo assaggia) Benché voi non sappiate quanto io odi la vista del sangue; in verità, non avrei mai potuto ordinare loro rana simile cosa. La vista del sangue è impressionante.

Il Sacerdote di Horus      - Noi vi crediamo illustre Si­gnora. (Fa lo stesso del Duca di Etiopia con il suo schiavo).

La Regina                        - E per un gran tratto intorno a questo tempio e lungo il fiume, ho detto : « Che non vi sia nessun uomo ». Ho ordinato, e infatti non ve ne sono. Avrete fiducia in me, ora? (Zofernes e gli altri invitati fanno lo stesso con i loro schiavi).

Il Sacerdote di Horus      - Senza dubbio, noi abbiamo fiducia.

La Regina                        - Anche voi, principe Zofernes, con i vostri occhi fieri che mi spaventano tanto, anche voi avete fiducia in me?

Zofernes                          - O Regina è regola dell'arte della guerra essere ben preparati quando si è nel paese del nemico, e noi siamo stati per tanto tempo in guerra con i vostri generali che per forza dobbiamo ricordarci un po' di quest'arte. Non è quindi mancanza idi fiducia.

La Regina                        - Io sono qui, sola con la mia ancella, e nessuno ha fiducia di me! O Acazarpses, ho paura; « se i miei nemici mi uccidessero e portassero su il mio corpo, gettandolo nel Nilo solitario?

Acazarpses                      - No, no, illustre Signora. Essi non vi faranno del male. Essi non sanno quanto i loro sguardi vi atterriscono. Essi non sanno quanto siete delicata.

Il Sacerdote di Horus      - (ad Acazarpses) Vi assicuro che noi abbiamo fiducia nella Regina e che nessuno le farà del male. (Acazarpses accarezza la Regina).

Radamandaspes              - (a Zofernes) Credo che facciamo male a dubitare di lei, dato che è sola.

Zofernes                          - (a Radamandaspes) Pure, preferirei che il banchetto fosse finito.

La Regina                        - (ad Acazarpses e al Sacerdote di Horus, ma in tono udibile da tutti) Ma intanto essi non man­giano i cibi che ho fatto porre dinanzi a loro.

Un Duca di Etiopia         - In Etiopia, quando siamo a tavola con delle regine, è nostro costume di non man­giare subito, ma di aspettare che la regina abbia co­minciato.

La Regina                        - (mangia) Ecco, allora, io ho mangiato. (Guarda il Sacerdote di Horus).

Il Sacerdote di Horus      - E' stata usanza di tutti i miei predecessori, fin dal tempo in cui vennero sulla terra i figli della luna, di non mangiare finché i cibi non fossero stati dedicati agli dèi, con i nostri sacri riti. (Comincia ad agitare le mani sul cibo).

La Regina                        - Il Re dei Quattro Paesi non mangia. E voi, principe Radamandaspes, avete dato del vino reale al vostro «chiavo.

Radamandaspes              - O Regina, è l'usanza della nostra dinastia.» lo è da lungo tempo», come molti dicono... che i nobili non devono mangiare prima degli umili, per ricordarci che i nostri corpi, al pari di quelli degli umili...

La Recina                        - E perché osservate in quel modo il vo­stro schiavo, principe Radamandaspes?

Radamandaspes              - Per ricordarmi di avere agito se­condo gli usi della nostra dinastia...

La Regina                        - Ahimè, Acazarpses, essi non vogliono mangiare con me, e mi deridono perché sono piccola e sola. Oh, io non dormirò questa notte, io non dormirò! (Piange).

Acazarpses                      - No, no, illustre Signora, voi dormirete. Siate paziente e tutto andrà bene e voi potrete dormire.

Radamandaspes              - Ma Regina, Regina, noi stiamo per mangiare.

Un Duca di Etiopia         - Sì, sì, nessuno «i prende gioco di voi.

Il Re dei Quattro Paesi    - Nessuno vi deride, Regina.

La Regina                        - Essi... danno il mio cibo agli schiavi.

Il Sacerdote di Horus      - E' stato un errore-.

La Regina                        - Non è stato», un errore.»

Il Sacerdote di Horus      - Gli schiavi erano affamati.

La Recina                        - (ancora piangendo) Credono che io vo­glia avvelenarli».

Il Sacerdote di Horus      - No, no, illustre Signora, noi non lo crediamo.

La Regina                        - Oh, sì, che lo credete».

Acazarpses                      - (confortandola) Via, via, essi non in­tendono di farvi soffrire.

Il Sacerdote di Horus      - Noi non crediamo che vo­gliate avvelenarci, ma non sappiamo se gli animali siano stati uccisi con una freccia avvelenata o se un aspide possa avere inavvertitamente morso le frutta. Sono cose che possono accadere, ma non crediamo che voi vogliate avvelenarci.

La Regina                        - Oh, èssi lo credono, lo credono...

Radamandaspes              - No; 'guardate, Regina, noi mangiamo. (Mormorano in fretta con gli schiavi).

Il primo Duca di Etiopia        - Noi mangiamo i vostri cibi, Regina.

Il secondo Duca di Etiopia    - E beviamo il vostro vino.

Il Re dei Quattro Paesi    - Mandiamo le vostre Unione melagrane e l'uva egiziana...

Zofernes                          - Noi mangiamo... (Mangiano tutti).

Il Sacerdote di Horus      - (sorridendo affabilmente) Anche io mangio il vostro pranzo eccellente, Regina (Sbuccia lentamente un frutto, lanciando costantemente occhiate agli altri. Intanto, il respiro detta Regina si è andato calmando, ed ella incomincia ad asciugarsi gli occhi).

Acazarpses                      - (ali'orecchio di lei) Mangiano. (Acazar­pses alza il capo e li osserva).

La Regina                        - Forse il vino è avvelenato...

Il Sacerdote di Horus      - No, no, illustre Signora.

La Regina                        - Forse l'uva è stata tagliata da una freccia avvelenata...

Il Sacerdote di Horus      - Ma no... ma no... (La Regina beve dalla coppa di luì).

La Regina                        - Non volete bere il mio vino?

Il Sacerdote di Horus      - Bevo alla nostra continua amicizia. (Reve).

Un Duca di Etiopia         - Alla nostra continua amicizia!

Il Sacerdote di Horus      - Non siamo mai stati vera­ mente nemici. Noi abbiamo frainteso le intenzioni degli eserciti della Regina. '

Radamandaspes              - (a Zofernes) Abbiamo fatto torto alla Regina. Il vino non è avvelenato. Beviamo in suo onore.

Zofernes                          - Beviamo pure.

Radamandaspes              - Beviamo a voi, Regina.

Zofernes                          - Beviamo.

La Regina                        - (La fiasca, Acazarpses. (Acazarpses gliela porge, e la Regina si versa del vino) Riempite le vostre coppe, principi. (Beve).

Radamandaspes              - Vi abbiamo fatto torto, Regina. E' uno splendido vino.

La Regina                        - E' molto vecchio, e viene da Lesbo. Le navi lo hanno portato d'oltremare e lungo il fiume per rallegrare i cuori degli uomini nel sacro Egitto. Ma non reca nessuna gioia a me.

Un Duca di Etiopia         - E? un vino generoso, Regina.

La Regina                        - Sono stata creduta un'avvelenatrice.

Il Sacerdote di Horus      - Ma no, nessuno lo ha pensato, illustre Signora.

La Regina                        - Tutti, lo avete pensato.

Radamandaspes              - Vi chiediamo perdono, Regina.

Il Re dei Quattro Paesi    - Vi chiediamo perdono.

Un Duca di Etiopia         - Abbiamo veramente sbagliato.

Zofernes                          - (alzandosi) Noi abbiamo mangiato le vo­stre frutta e bevuto il vostro vino ; e abbiamo anche chie­sto il vostro perdono. Salutiamoci ora in amicizia.

La Regina                        - No, no! No, no! Voi non dovete andare! Io dirò... «Sono ancora miei nemici »... E non potrò dor­mire. ho, che non posso sopportare di avere nemici.

Zofernes                          - Salutiamoci in piena amicizia.

La Regina.                        Non volete dunque far festa con me?

Zofernes                          - Credo di avere già...

Radamandaspes              - No, no, Zofernes. Non vedi come la Regina lo prende a cuore... (Zofernes siede).

La Regina                        - Oh, rimanete ancora un poco con me e siate allegri, non siate più miei nemici. Radamandaspes, c'è una regione ad oriente, verso l'Assiria, no? Io non conosco il suo nome... Una regione che la vostra dinastia reclama...

Zofernes                          - Ah!

Radamandaspes              - (rassegnato) Noi l'abbiamo perduta.

La Regina                        - ...e per la quale voi e il vostro fiero zio, il principe Zofernes, siete miei nemici.

Radamandaspes              - Abbiamo combattuto .qualche volta con i vostri eserciti, Regina, ma, in verità, non è stato altro che per praticare l'arte delle armi.

La Regina                        - Farò chiamare i miei generali. Li farò chiamare dai loro alti uffici e li redarguirò e ordinerò loro di restituirvi quella regione che si trova ad oriente, verso l'Assiria. Soltanto, voi dovrete trattenervi qui al banchetto e dimenticare che siete mai stati miei nemici... dimenticare...

Radamandaspes              - Regina!... Regina!... E" stato il paese di mia madre da bambina...

La Regina                        - Allora, non mi lascerete qui «ola, stasera.

Radamandaspes              - No, regale Signora.

La Regina                        - (al Re dei Quattro Paesi, che appare in procinto di partire) E per la questione di quei mer­canti che commerciano tra le isole, essi offriranno le loro spezie ai « vostri » piedi, e non ai miei, e gli uo­mini delle isole recheranno le loro offerte ai « vostri » dèi...

Il Re dei Quattro Paesi    - Generosissima Regina... In verità...

La Regina                        - Ma voi non lascerete il mio banchetto e non andrete via in modo così ostile...

Il Re dei Quattro Paesi    - No, Regina... (Beve).

La Regina                        - (guarda i due duchi amabilmente) Tutta l'Etiopia sarà vostra, fino ai regni sconosciuti delle belve.

Il Primo Duca di Etiopia        - Regina...

Il Secondo Duca di Etiopia   - Regina, noi beviamo alla gloria del vostro trono.

La Regina                        - Rimanete, allora, e banchettate con me. Perché non avere nemici è la gioia dei mendicanti; ed io ho guardato a lungo dalle finestre, invidiando quelli che andavano in cenci per la loro via. Rimanete con me, principi e duchi.

Il Sacerdote di Horus      - Illustre Signora, la .genero­sità del vostro cuore regale hai dato molta gioia agli dèi.

La Regina                        - (gli sorride) Vi ringrazio.

Il •Sacerdote di Horus i  - Ehm... Riguardo ai tributi dovuti ad Horus da tutto il popolo d'Egitto...

La Regina                        - Sono vostri.

Il Sacerdote, di Horus     - Illustre Signora...

La Regina                        - Non ne prenderò nessuna parte. Usateli come meglio credete.

Il Sacerdote di Horus      - La gratitudine di Horus ri­splenderà sopra di voi. Mia piccola Acazarpses, quanto siete fortunata ad avere una così regale padrona. (lì suo braccio è intorno al busto di Acazarpses, che gli sorride).

La Regina                        - (alzandosi) Principi e Signori, beviamo al futuro!

Il Sacerdote di Horus      - (sussultando improvvisamente) A'h-h h!

La Regina                        - Qualcosa vi ha turbato, santo compagno degli dèi?

Il Sacerdote di Horus      - No, nulla. A volte, Io spi­rito profetico viene a me. Non viene spesso. Mi è parso che venisse poco fa. Ho creduto che uno degli idèi mi parlasse chiaramente.

La Regina                        - E che cosa diceva?

Il Sacerdote di Horus      - Mi è sembrato che dicesse... parlando qui (l'orecchia destra) o proprio 'dietro a me... Non bevete al futuro. Ma non era nulla.

La Regina                        - Volete bere allora al passato?

Il Sacerdote di Horus      - Oh, no, illustre Signora, perché noi dimentichiamo il passato ; il vostro buon vino ci ha fatto dimenticare il passato e le sue liti.

Acazarpses                      - Non volete bere al presente?

Il Sacerdote di Horus      - Ah, il presente! Il presente che mi pone a fianco di una così amabile creatura. Io bevo al presente.

La Regina                        - (agli altri) E noi, berremo tutti al fu­turo, e all'oblio... all'oblio dei nostri nemici. (Tutti be­vono, e tutti diventano di buon umore; il banchetto comincia ad andar bene »).

La Regina                        - Acazarpses, adesso sono tutti allegri.

Acazarpses                      - Sono tutti allegri.

La Regina                        - Stanno narrando racconti etiopici.

Il primo Duca di Etiopia        - ..Perché , quando viene l'inverno, i pigmei si approntano per la guerra e, dopo avere scelto un posto per la battaglia, aspettano lì per alcuni giorni, in anodo che (quando le gru arrivano, tro­vano i loro nemici già Schierati; dapprima esse si arre­stano, si mettono in ordine e non danno battaglia, ma quando sono pienamente riposate del loro grande viag­gio, attaccano i pigmei con furia indescrivibile, tanto che molti vengono uccisi, ma i pigmei...

La Regina                        - (prendendola per \il polso) Acazarpses! (La Regina si alza).

Zofernes                          - Regina, non ci lascerete!

La Regina                        - Un momento solo, principe Zofernes.

Zofernes                          - A quale scopo?

La Recina                        - Vado a pregare un dio molto segreto.

Zofernes                          - Qual'è il suo nome?

La Regina                        - Il suo nome è segreto come le sue azioni. (Si dirige alla porta. Cade il silenzio. Tutti la osservano. Ella ed Acazarpses scivolano fuori. Per un momento, silenzio. Poi tutti estraggono le spade e le pongono dinanzi a loro sulla tavola).

Zofernes                          - Alla porta, schiavi. Che nessun uomo entri.

Il primo Duca di Etiopia - Non credo che voglia farci del male. (Uno schiavo ritorna dalla porta e si inchina).

Lo Schiavo                      - La porta è serrata.

Radamandaspes              - Si può spezzare facilmente con le nostre spade.

Zofernes                          - Nessun pericola può venirci finché guar­diamo le entrate. (Nel frattempo la Regina ha salito le scale. Batte con un ventaglio sul muro tre volte. La grande inferriata prende ad alzarsi lentamente).

Zofernes                          - (ai due duchi) Presto, laggiù. (Essi vanno) Ciascuno da un lato, con la spada. (Essi alzano le loro spade dinanzi all'apertura.) Uccidete chiunque entri.

La Regina                        - (su di un gradino, inginocchiandosi, le braccia alzate verso ratto) O sacro Nilo! Antico fiume d'Egitto! Quando ero bambina giuocavo accanto a te, cogliendo fiori rossi. Ti gettavo i dolci fiori d'Egitto. E' la piccola regina che ti chiama, o Nilo. La piccola regina che non può sopportare di avere nemici. Ascoltarmi, o Nilo. Ho preparato un sacrificio al Dio. Gli uomini parlano di altri idei, ma c'è soltanto il Nilo. Ho preparato un sacrificio di vino, vino di Lesbo, dalla bella Mitilene, da mescolare con le tue acque, finché ti ubriachi, e vada al mare, cantando, dai colli «l’Abissinia. O Nilo, ascoltarmi. Anche frutta, ho approntato, tutti i più dolci succhi della terra; ed anche carne degli animali. Ascolta, o Nilo: perché non è soltanto la carne degli animali. Ho schiavi, per te, e principi, e un Re. Non v’è mai stato un [simile sacrificio. Discendi, o Nilo, dalla luce del sole! O antico fiume d'Egitto, il sacrificio è pronto. O Nilo, ascoltarmi!

Il Duca di Etiopia            - Nessuno viene.

La Regina                        - (batte de nuovo col ventaglio) Harlee, Harlee, lascia che Inacqua entri sui Principi e i Signori. (Un torrente verde precipita dottò, grande apertura. Veli verdi si sollevano dal pavimento, le torce si spengono. Il tempio è allagato. L'acqua, da sotto la porta, sale lungo i gradini; le torce vanno spegnendosi ad una ad una. L'acqua, giunta al suo livello, sfiora appena la gonna della regina e si ferma. Ella ritira la gonna dall’acqua, con la fretta di un gatto) O Acazarpses, sono scomparsi tutti, i miei nemici?

Acazarpses                      - Illustre Signora, il Nilo li ha presi tutti.

La Regina                        - (con intensa devozione) Il sacro fiume.

Acazarpses                      - Illustre Signora, dormirete stanotte?

La Regina                        - Sì. Dormirò dolcemente.

FINE