I pagliacci

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I paiazi

I pagliacci

Due atti

Di Martina Boniciolli

Personaggi:

Marilina –22 anni, volontaria, idealista

Emilio -26 anni, fidanzato concreto e irascibile

Angelo –28 anni, attore incompreso, sensibile

Rodolfo –50 anni, clochard

Stefania –34 anni, moglie tradita

Luca –38 anni, marito infedele

Margherita –5 anni, figlia di salute cagionevole

Rosanna –30 anni, impiegata sfortunata in amore

Ambientazione:

vari ambienti sul proscenio (salotto, parco, altro salotto, ufficio, strada)

magazzino

Trama:

Marilina crea un gruppo di aspiranti clown, con la riprovazione del suo fidanzato che giunge al punto di lasciarla, sentendosi da lei trascurato. Fanno parte della compagnia un giovane attore con poco successo, una coppia in crisi con una bambina malaticcia, un’impiegata. Tra quest’ultima e il marito della coppia viene a crearsi una relazione, che viene scoperta dagli altri.

La moglie, pur non sapendo di chi si tratti, intuisce che c’è un’altra donna e tra i due, durante le prove, nasce una lite. Ripristinata la calma, Marilina annuncia la sua partenza per il Medio Oriente al seguito di una missione di pace. A poco tempo di distanza si presenta al luogo degli incontri della compagnia l’ex fidanzato della ragazza, in preda ad una crisi isterica. Gli è infatti stata data notizia che il gruppo di missionari risulta disperso ed egli sfoga la sua rabbia contro gli altri clown.

A questo punto, però entra in scena la coppia –in via di riconciliazione, con al seguito la figlioletta. I due vengono messi al corrente della notizia ma nonostante il clima di tristezza, si decide di provare ugualmente, per non dispiacere la piccola. Viene coinvolto nello sketch anche l’ex fidanzato di Marilina.

Nel vedere che la bambina si diverte, il gruppo si rende finalmente conto delle sue potenzialità e del potere benefico della comicità.

ATTO PRIMO – PRIMA SCENA

            quadro 1

Luce su un lato del proscenio, illumina un uomo di spalle. Voce maschile registrata:

capriola!

Il clown, eccolo qua!

entra nella tua giornata inciampando,

col suo nasone rosso e i vestiti arcobaleno.

si trascina dietro una valigia di cartone a fiori.

come peeesa!

dentro ci sono

allegri dispetti, manciate di sogni,

piccole magie, polvere... di stelle... Marilina?

Si illumina una bimba, sempre di spalle, accanto all’uomo. Voce di bambina registrata, continua:

e tanta voglia di farti sorridere! (apre le braccia e fa un saltello)

uomo e bambina si guardano. Arriva una donna. Tutti di spalle, si prendono per mano. Voci registrate.

Uomo: pronte?

Donna: pronte!

Bambina: tutti al circo!

Mentre parte in sordina una musica da circo, i tre escono dal centro del sipario chiuso, che per un attimo fa intravedere luci colorate.

(gennaio)

-musica circo, continua-

Luce sull’altro lato del proscenio. Marilina prova esercizi di equilibrismo con una penna di pavone. Dopo alcuni secondi si spegne la musica e il proscenio viene illuminato rivelando il divano su cui siede Emilio, intento nella lettura di un quotidiano.

Emilio: (scocciato) allora, stella... che si fa stasera? Stiamo qui a fare i giocolieri o andiamo fuori?

Marilina: (lascia la penna) Eh... magari fossi capace di giocolare! ta-ta-tara-tarattattara... (canta e mima il gesto del giocoliere)

E: (seccatissimo, posa il giornale) si va o no?

M: (che intanto ha ripreso a provare con la penna) dai... non brontolare sempre! (sorridendo) se sbuffi ancora un po’ più forte mi vola via la penna! (E sbuffa nuovamente) ma sì, ma sì, usciamo! (lascia la penna e siede accanto a E, prendendogli il giornale) Guarda qua... è arrivato il circo russo...

E: (si alza) ah, no, eh? Ancora con questa mania del circo! Ma è mai possibile, Marilina?

M: beh... È che ho così tanti ricordi legati al circo! Anzi... forse sono gli unici belli che ho... era una delle poche cose che si faceva tutti assieme, con mamma e papà... prima della separazione... (abbassa la voce) e mentre mamma mi vestiva... io e papà recitavamo quella poesia... “capriola!... “

E: sì, lo so... ma siamo stati al circo anche il mese scorso...

M: ma quello era francese! E poi... non hai idea di che cosa sono i clown russi! Fe-no-me-na-li!

E: ariecco la fissazione per i pagliacci! Te l’ho detto... non li posso vedere! Fin da piccolo... li detestavo! (intanto M gonfia un palloncino tondo)

M: perché non ti hanno mai portato a vedere i russi! Tra i migliori... in assoluto! (si alza e gli si avvicina, speranzosa, porgendogli il palloncino, che, non essendo legato, sfugge dalle mani di E, sgonfiandosi)

E: Ah, no! Senti, mi son proprio rotto! Ma... quando ti deciderai a crescere?

M: (incupita) Crescere? Scusa... ma che cosa vorrebbe dire? Significa forse essere sempre stressati... e arrabbiati col mondo intero... come te? (si mette un naso rosso di gomma e si risiede) Allora non crescerò mai! (sorride)

E: (si avvicina e le toglie il naso) e brava la signorina peter pan! Chissà se avresti tutto questo... sprint se ti toccasse alzarti ogni mattina alle 6 per correre in fabbrica?

M: cosa intendi?  Che sto a grattarmi tutto il giorno, forse?

E: (siede, esasperato) Ma... no, no! Solo che... insomma... con ‘sto tuo volontariato... non si mangia, cara mia!

M: Eh... lo so! ma... non stiamo a litigare adesso, dai! (lo abbraccia) usciamo!

E: (ammorbidendosi) oh, là!

M: e vedrai che al circo, appena arrivano in pista i clown... tutte le paranoie fanno pufff... come  bolle di sapone! (soffia in faccia ad E delle bolle di sapone)

E: (scaccia le bolle, infuriato) ahhh! Ma allora insisti! No, no, stavolta ci vai da sola! (si rialza)

M: ma da sola... non c’è gusto!

E: ah, non mi riguarda! Telefona a qualcuno dei tuoi amici se vuoi compagnia!

M: sicuro! Che bella idea! Sai come sarebbero contenti i bambini della comunità... (salta in piedi)

E: ma...

M: (si risiede) ma... mi sa che è un po’ troppo tardi per organizzarsi con le suore! Magari... piuttosto... potremmo passare alla casa di riposo... a prendere nonna Emma... (si rialza)

E: ma tu...

M: è un tesoro! Si diverte come una matta quando tiro fuori Ciruzzo! (gira attorno ad E, tormentandolo con un burattino a guanto) Vuole sempre dargli i bacini!

E: (alzando la voce) Ma tu sei fuori come un citofono! Stavo solo scherzando! Non mi manca che andare al circo colla tua banda di balordi!

M: non permetterti di chiamarli così! Sono persone stupende! (si toglie il burattino-guanto) e poi... loro hanno sempre voglia di ridere... nonostante tutto! (si risiede)

E: basta! Io vado al cinema! Arrivederci signora! (saluta la madre di M, in un’ipotetica altra stanza) Ciao bella! (prende la giacca, posata sul divano)

M: e ciao, allora! Guarda che ti dimentichi il giornale...

E: sai che c’è? Te lo lascio! Non sia mai che tra gli annunci ti capiti di trovarne uno per un lavoro... come iddio comanda! Che sarebbe davvero l’ora! (mentre esce monta su una trombetta che emette un suono) ahhh! (la calcia via)

M: Accidenti! (si alza e va a recuperare la trombetta, mesta)... era proprio nero, eh? (fa squiccare la trombetta, come a farla annuire) Mamma? (guarda nella stanza attigua) ah... dorme già... E va bene... diamo un’occhiata al giornale, và! (altro squeak) Sss... (rimprovera la trombetta) Tanto non resta altro per stasera! (siede e sfoglia il quotidiano, poi si ferma su una pagina) Ecco qua... offerte di lavoro “come iddio comanda”... mmm... operai specializzati... no... segretarie con esperienza... neanche... impiegati di concetto... (sbadiglia)... uh... mai che cercassero... che ne so... pagliacci, come li chiama Emilio! (posa il giornale, con aria illuminata) beh! E se... eh! Perché no?

-penombra, rullo di tamburi. Mentre viene cambiato l’allestimento del proscenio i personaggi della compagnia, con abiti normali ed il naso rosso, si esibiscono in una piramide umana e la luce ne illumina il completamento-

 Quadro 2

Sul proscenio una panchina, ancora in ombra.

Angelo vola fuori da una quinta con una valigia al seguito. Il suo scarno contenuto si sparpaglia in giro.

Urlo: E non farti più vedere qua, pagliaccio!

Angelo: Dio! Che male! (si tira in piedi e si avvicina alla quinta con aria di sfida) Cosa? Pagliaccio... a me?

Urlo: A te, sì! Sparisci ti ho detto! Che non abbiamo tempo da perdere, qua! (rumore di una porta che sbatte)

A: (mestamente comincia a raccogliere le sue cose e rimetterle nella valigia) Vabbè... si torna a “casa”... si fa per dire! (si avvia) però! Bella roba... per uno che si proponeva come Amleto!

(si illumina l’altra parte del proscenio, dove si trova la panchina. Dietro ad A, che cammina nervosamente, si accoda il clochard Rodolfo, che ne imita la camminata senza farsi accorgere. Quando A di ferma Rod lo supera a va a sedersi)

A: Ah, signor Rodolfo! (Rod saluta con un cenno del capo) Le pare? Pagliaccio... a me! (tira fuori dalla valigia un teschio-giocattolo e recita) Essere o non essere... il problema... è che mi sono dimenticato di togliere le batterie a questo stupidissimo coso! (il teschio si illumina e suona. Rodolfo lo guarda, inespressivo) bah! Sarà il caso che ne trovi un altro... (A lo rimette in valigia. E siede. Nota che il clochard ha un giornale, piegato ed infilato sotto l’ascella). Ah... il giornale! (lo sbircia) di oggi! Permette? (glielo sfila e R rimane impassibile) glielo rendo subito! Controllo solo se per caso c’è qualche altro provino...che ne so... per un otello (impersona- R, non visto, fa gesti come dire “ma che cosa fai?”, poi A si volta a guardarlo e lui torna immobile)... un romeo... (idem)... un giulio cesareee (si alza e fa la voce alla gassman. R finge un applauso, ma anche stavolta non si fa vedere da A. A controlla nel giornale) No, niente! (siede ma manca la panchina e cade in terra, mentre tutti i fogli del giornale volano in giro. Si sentono risate di ragazzini) Porc... (inveisce contro di loro) non c’è niente da ridere! (si rialza, sistemandosi e raccattando il giornale) non sono mica... un pagliaccio... o sì? Mah... non lo so più nemmeno io! (risiede e si mette le mani sul viso. R si riprende il giornale e lo legge. Si illumina e batte sulla spalla di A) sì? Che c’è? (R indica qualcosa sul giornale) Cosa? Cercasi... clown? Ma... questo è il colmo! (guarda R che ghigna)

-penombra, marcetta. Si cambia nuovamente l’allestimento del proscenio. Nel mentre entrano marciando tre personaggi della compagnia col naso rosso.

 Il primo si ferma e gli altri due lo investono, spedendolo in terra. (la musica si interrompe). Si mettono a ridere ed il primo si arrabbia, (si accendono le luci) chiama avanti l’ultimo e si prepara a dargli una sberla, ma questo si china per allacciarsi la scarpa ed il ceffone raggiunge il secondo che si mette a frignare. Il primo personaggio prende entrambi gli altri per un orecchio e li trascina via.

Quadro 3

Sul proscenio un attaccapanni, ancora al buio.

Margherita è seduta su un cuscino,  intenta a giocare con una bambola e Stefania  passa l’aspirapolvere in terra.

Entra Luca, rincasando dal lavoro. Luce su di lui che appende i vestiti all’attaccapanni.

Luca: Ciao! Sono a casa! (ma sia la moglie che la figlia non se ne accorgono a causa del rumore dell’aspirapolvere) ciao ho detto! (niente) mah! (sistema il cappotto sull’attaccapanni. Nel mentre Stefania si gira, sobbalza nel vederlo e poi grida)

Stefania: Buona sera, eh?

L: (sobbalzando a sua volta) oh... mi fai venire un colpo! Ma cosa urli? Guarda che ti ho già salutato due volte!

S: come?

L: Ho detto che ti ho già salutato due volte! Ma...

S: cosa?

L: (andando a spegnere l’aspirapolvere) E spegni questo aggeggio infernale un momento, no? Sai che quando vengo a casa gradirei un po’ di pace!

S:oh! Siamo nervosetti? Credi che mi sto divertendo? Sai quanto volentieri avrei fatto a meno di mettermi a passare l’aspirapolvere a quest’ora, caro mio? (abbassa la voce) ma siamo dovute tornare dal pediatra oggi pomeriggio...

L: Cosa? Di nuovo?

S: Sì... Meggy aveva di nuovo 38 di febbre alle 3. e quando siamo tornate... è passata tua mamma... per il “salutino”...

L: Stefania... (rimprovero)

S: e si è stravaccata sul divano per un’ora... e mi ha fatto una testa così... come ogni volta!

L: non cominciare a parlare di mamma con quel tono, eh?

S: invece lei può usare il tono che vuole, eh? E dire tutto quello che le pare, vero? Che non sono la donna giusta per il suo principino, che sono una lucrezia borgia in cucina... una madre snaturata...

L: (grida) Basta! Dacci un taglio!

(Margherita si mette a piangere)

S: oh, no! (corre dalla piccola) su, su Meggy! Guarda qua la tua Camillina! (le porge la bambola)

L: (si avvicina alle due, dispiaciuto e impotente. Poi guarda l’ora) Senti... c’è qualcosa di pronto per cena? Ho appuntamento tra un’ora... c’è la partita stasera...

S: (si rialza) sei stato già troppo a casa con noi, eh? (prima che Luca ribatta, lo prende per un braccio e si allontanano assieme) no, ascolta... scusami! Lasciamo perdere! Vieni... che ti scaldo la pasta...

L: ok, grazie. e... scusa anche tu.

S: però... non possiamo andare avanti così, sai? Per  Meggy... e anche per noi due! Tua mamma dice...

L: di nuovo con mamma...

S: no, no! qui penso che abbia perfettamente ragione! Dice che non stiamo mai assieme... che potremmo fare qualcosa, andare da qualche parte... qualche volta almeno... starebbe lei con Meggy.

L: ehm... sì! Ma... fare che cosa, per esempio? A te il calcio non piace!

S: beh... non c’è mica solo il pallone a questo mondo! Oggi pensavo... ti ricordi come ce la spassavamo a scuola?

L: al liceo?

S: sì! Quando imitavi i professori per farmi ridere... per conquistarmi...

L: è vero! Dio... mi pare sia passato un secolo...

S: mi sembrava di morire quando facevi Fazzuolo... quello di scienze...

L: Ah... quello che ce l’aveva col cavallo dei pantaloni... (mima e S ridacchia) Pagliacciate da mocciosi!

S: appunto...

L: ma... E allora? Che c’entra questo con....

S: ecco... ho letto un annuncio sul giornale... e ho pensato che forse... (porge il giornale al marito, che lo prende con aria perplessa)... potrebbe essere divertente... no?

L: (legge) Ma che ti salta in testa? Non se ne parla nemmeno!

-penombra, rullo di tamburi. I personaggi col solo naso rosso, eseguono la figura acrobatica della fontana. Al suo completamento, con tanto di spruzzi d’acqua, si riaccendono le luci.

Quadro 4

Sul proscenio, in penombra, Rosanna seduta ad una scrivania ingombra di carte, un telefono e un paio di foto incorniciate.

Rosanna (al telefono): sì, buona sera. (riattacca) –luce- (guarda l’ora –tarda- e sbuffa) già le nove... uffa! (da sotto la scrivania tira fuori un piede, scalzo e ricomincia a mettersi lo smalto sulle unghie)

Voce fuori scena: Rosanna!

R: sì? (corre verso una quinta e mette solo la testa fuori) Comandi?

Voce: porti le fotocopie della pratica 12b, per piacere!

R: sì, subito! (rientra in scena e appare confusa) se sapessi dove le ho messe... ah, sì! (parte di corsa verso la quinta dalla parte opposta ed esce di scena per alcuni secondi. Rientra reggendo le fotocopie e corre verso l’altra quinta. Mentre sta per uscire si guarda i piedi). Ah... e dove vado in queste condizioni? (posa le fotocopie, siede, e con aria addolorata, si infila nuovamente le scarpe)

Voce: Signorina... stiamo aspettando!

R: arrivo, arrivo, scusi! (riparte verso la voce con le fotocopie in mano, sparisce un secondo e rientra colla faccia imbronciata) eccoci qua! (siede, si sfila una scarpa e guarda sconsolata le unghie del piede) tutto da rifare! ...e ho anche finito l’acetone! Speriamo di averne a casa... (rimette la scarpa e comincia a sfogliare il quotidiano)

Voce: Rosanna! Ci porta 5 caffè, per cortesia? Per me il solito... tre macchiati e un decaffeinato!

R: (scattando in piedi) Sì, sicuro! (a bassa voce) cari... (corre fuori dalla quinta opposta, rientra coi caffè. Squilla il telefono sulla scrivania) te pareva... proprio adesso... (Colta di sorpresa, Rosanna scivola ma riesce a tenere il vassoio in equilibrio) oh... gesù bambino! (esce di corsa)

Voce: appoggi pure tutto qui... e vada a rispondere... forza, forza!

R: sì, sì! (rientra in scena, affannata e alza la cornetta del telefono) Ufficio del geometra Scacabarozzi... buonasera... (siede) oh, signora, cara... (fa una smorfia) è lei! Come sta? Bene, sì? Sì! Suo marito è ancora in riunione... penso che faranno abbastanza tardi... eh, anche stasera, sì... purtroppo. Come? Certamente che riferirò che lo attende il prima possibile! Come? L’aereo... alle 7 domani mattina? Sì! Glielo ricorderò, non si preoccupi! E... buone ferie, allora! (mette giù la cornetta. Si alza, furiosa) ‘sto brutto porco! (squillo. R risolleva la cornetta) Ufficio... (ma lo squillo si ripete. È il suo cellulare) Ah... (scuote la testa e risponde) Sì... Ginevra, sei tu! Insomma! Sai di Paolo? Erano tutte balle! viaggio di lavoro! È in partenza per le Maldive... con quella strega di sua moglie! Ah... ad aver la risposta pronta.... lo sistemavo io... e... ti saluto Isole Vergini! Una settimana in ospedale colla testa rotta, gli faceva fare quella! (si risiede e prende in mano una foto incorniciata e con l’altra mano mima il gesto della cornetta del telefono) “Signora Scacabarozzi... altro che riunioni, altro che grande uomo d’affari... suo marito è un gran bugiardo!” e le bugie... le ha raccontate sia a lei... che a me! (mette giù la foto e si alza) No, Ginevra, senti! Sono stata proprio una cretina... a illudermi che l’avrebbe lasciata... Come? Non so cosa  penso di fare adesso... proprio non lo so! (rumore dalle quinte) ti devo lasciare... ti richiamo dopo da casa. Ciao! (si avvicina alla quinta, in ascolto, ma non si sentono altri rumori). Mah! (risiede e ricomincia a leggere il giornale, sospirando e mangiandosi le unghie) quasi quasi mi licenzio... se cercassero segretarie in qualche altro ufficio... Ah... bella questa... cercasi clown! Come se fosse difficile! Il mondo è pieno di... buffoni!

-buio- parte la marcetta

ATTO PRIMO - SECONDA SCENA

Al suono della marcetta entra sul proscenio Angelo con la valigia, accompagnato da Rodolfo.  Controlla l’indirizzo sul giornale, si saluta in silenzio con Rodolfo e questo, ripresosi il giornale, che fa a pezzi e si infila nella giacca aiutato da Angelo, si avvia incrociando Rosanna (Rod la saluta sollevando il cappello con un dito, gesto che produce uno squittio), che entra anche lei col giornale in mano. Nel mentre, A posa in terra la valigia e ci si siede sopra.

stop musica-

Rosanna: (segue con sguardo perplesso R che se ne va, poi si volta e, controllando numero civico della via e indirizzo sul giornale) Via Umanità 11... (guarda il portone con aria dubbiosa)

A: Buona sera! Anche lei qua per quell’ annuncio...

R: Eh, sì... mi ha incuriosito e così... eccomi qua. Ma può darsi che l’indirizzo sul giornale sia sbagliato... a lei che ne pare?

A: Non saprei...

R: Mi sembra che questo sia un magazzino più che altro... non so...

A: vediamo se arriva qualcun altro. È ancora presto...

R: (sfregandosi le mani) che fresco stasera, eh?

A: Eh, sì! Ma... permette che mi presenti? (si alza e la da’ la mano) Angelo.

R: Piacere! Rosanna.

A: Ah... Rossana! Come quella del Cirano... “Un bacio... è un apostrofo rosa tra le parole... T’amo!”

R: Bravo! Però... veramente io sarei Rosanna!

A: ah... è vero. (si risiede, mesto) scusi. (entrambi guardano altrove, un po’ imbarazzati) vuole sedersi un poco? Le faccio un po’ di posto... (si sposta sulla valigia ma quella si sfonda) oh...

R: (ride) Mamma mia... si è fatto male? (lo aiuta a rialzarsi) mi perdoni, non volevo riderle in faccia ma...

A: oh, non si preoccupi... ci sono abituato oramai...

R: (osservando la valigia assieme ad A) mi dispiace... la sua valigia si è sfondata...

A: beh... era roba da pochi euro... comprata dai cinesi...

R: ah... (nel mentre si tira su la cerniera lampo del giaccone, che le resta in mano) Orpo!

A: (ridacchia) ops!

R: (lo guarda e, chiudendosi il giaccone colle mani, fa spallucce) Oh, beh... anche questo è dei cinesi... anzi, era! (ridono assieme)

A: Mi pare che siamo proprio un bel duo come...

R: come pagliacci? Eh, sì! (ridono)

(musica marcetta- entrano sul proscenio Stefania e Luca. Lui cammina davanti, lei controlla il giornale. Si fermano al centro. Stop musica)

Luca: allora? Sarebbe qua?

Stefania: sembrerebbe di sì!

L: (scetticissimo) fantastico!

S: mah...

L: (controllando l’orologio) e tutto chiuso! Senti... se non arriva nessuno entro 5 minuti me ne torno a casa!

S: sì, sì...

L: no ho tempo io... per ‘ste... (finalmente nota gli altri due e in particolare Rosanna, alla quale lancia uno sguardo ammmirato)... buffonate! (abbassando la voce). Oh... buonasera!

A: (si fa avanti) Buona sera, buona sera signora! Piacere, Angelo.

(si presentano tra loro)

L: (a R) Piacere mio, signora!

R: veramente signorina...

L: volevo ben dire! È giovanissima...

R: Beh, i miei trenta li faccio...

S: (interviene, seccata) eh... cosa vuol dire, eh? Non avere un marito... (abbassa la voce) che ti fa dannare...

(marcetta- entra Marilina con un buffo cappellino di cartone in testa e delle borse, affannata. Le cade una cosa, si china per coglierla e gliene cade un’altra e così via un paio di volte. Poi A le si avvicina per aiutarla)

Marilina: Oh... grazie! Ma quanti siete! Buonasera! Tutti qui per... ?

A: buona sera! Sì! è lei che ha messo l’annuncio per i clown? (nel frattempo tutti salutano)

M: sì, sono io...

L: direi che non ci voleva un genio per capirlo... (osserva il cappellino di M)

M: Oh! (se lo toglie e sorride) ma che bello! Non avrei mai creduto che si sarebbe presentato davvero qualcuno!

R: invece... eccoci qua...

(L guarda l’orologio)

M: sì... sono un po’ in ritardo... scusate... ma c’era una festicciola alla casa di riposo dove...ehm... dove lavoro. Per il compleanno di nonna Alice... 102 anni!

S: però! Complimenti! Non è cosa di ogni giorno!

M: (sorride) eh, no! Ma adesso apro, eh? Scusate il disordine...

(si apre il sipario sulla scena del magazzino – stufetta al centro, sedie in cerchio, tavolo con vestiario e borse di plastica, scaffali pieni di ciarpame, un crocifisso da altare, due lampadine a nudo,  fondale dipinto come un muro con mattoni a vista e una finestra senza tende spostata verso un angolo) ecco... accendiamo le luci... la stufetta....

A: carino!

R: (un po’ perplessa, osservando il crocifisso) sì, sì!

M: ehm... è il magazzino dell’oratorio qui vicino... ce lo imprestano...

S: Perfetto! Molto bohemienne!

L: (a bassa voce, verso R) perfetto, sì... per prendersi la broncopolmonite... proprio come mimì della boheme...

R: non aveva la tisi?

L: può darsi. Niente di piacevole, comunque! (si stringe addosso il cappotto e dà un colpo di tosse forzato)

S: Luca! dai... (rifila una gomitata a L)

M: ecco... ieri son venuta a dare una pulita, a sistemare un pochettino... Qua c’è un po’ di materiale... palloncini... stucco per fare i nasi... ma intanto... ho portato questi... (distribuisce a tutti un naso rosso di gomma. Tutti lo provano meno L)

A: (guardando gli altri) ehi!grazie!

M: Di niente! sedetevi, comodi, comodi! (si accomodano su sedie spaiate. L spolvera la sua prima si mettersi a sedere) c’è una fetta della torta della signora Alice... (tira fuori un involto da una borsa)

R: mmm... ottimo!

M: ... e un thermos di caffè...

L: andiamo già meglio.

(Stefania aiuta Marilina a versare il caffè a tutti)

M: come son contenta! Non potete immaginare...

A: un brindisi allora... (tutti si alzano meno Luca) alla nuova compagnia di pa... di clown!

(tutti: cin cin!)

M: viva, viva! ... penseremo anche a un nome da darci un giorno... ma adesso tagliamo la torta, eh?

S: Ti do una mano.

(gli attori cominciano a conversare tra loro. In particolare, Luca si avvicina a Rosanna)

L: mi racconti un po’ di lei, Rosanna.

R: Oh... scusa... (le suona il cellulare ma lei lo spegne) ci diamo del tu? Dicevi?

L: Chiedevo... che fai di bello nella vita?

-mentre le luci si abbassano ed il sipario si chiude, riparte la musica da circo-

FINE DEL  PRIMO ATTO

SECONDO ATTO – PRIMA SCENA

(marzo)

il sipario si apre sulla scena del magazzino, che appare un po’ più ingombro di materiale per clownerie. Ci sono anche un grande specchio ed un mangianastri.

Marilina entra in scena, accende una lampadina e comincia a togliersi il giaccone. Nel frattempo, Angelo, che se ne stava coricato su un materassino, si nasconde.

Marilina: (guardando l’orologio) oh... bene! quasi un’ora di tempo! allora... cominciamo con  gli esercizi di mimo. (si mette davanti allo specchio ed inizia a provare il muro inesistente. Si sente bussare da fuori.) ma...

Emilio: Marilina, aprimi, dai! Tanto so che sei in quel buco... ho chiamato casa tua...

M: (si avvicina ad una quinta e lo fa entrare) Emilio! Ciao!

E: ah... ti ricordi ancora come mi chiamo, sì?

M: Emilio... vieni, entra. come stai? Vuoi che metta su un po’ di te?

E: no, no, guarda. Non è il caso. Devo dirti una cosa importante.

M: che cosa succede?

E: ascolta Marilina... io non ce la faccio più ad andare avanti così! Da tre mesi a questa parte poi... con ‘sta storia dei pagliacci... e adesso... con questo misterioso corso che frequenti la sera...

M: non ci sono misteri... è solo che...

E: no, lascia stare! non devi spiegarmi niente... perché ... è finita. Abbiamo chiuso.

M: (siede) Emilio...

E: no... guarda... non ha senso andare avanti in questa maniera! Secondo me...

M: (pausa- sospiro) mi dispiace... ma sì... capisco.

E: non mi pare che ti spiaccia più di tanto... ma meglio così... tutto sommato!

M: (si rialza) sul serio mi dispiace! Soprattutto di essere stata egoista... di non essermi accorta che ti stavo trascurando... che ti stavo facendo del male. Per il resto... se hai deciso... non so cosa dirti... solo che... va bene. 

E: sì. (la guarda intensamente e poi si riscuote) vado adesso... ciao, ciao Marilina. (esce)

M: Ciao. Tanti auguri Emilio. (si rimette seduta. Angelo, che ha osservato la scena nascosto dietro al crocefisso, esce dal nascondiglio facendo rumore)

A: Marilina... (accende la seconda lampadina)

M: (fa un piccolo sobbalzo) ah... Angelo, sei tu...

A: Sì... perdonami se vi ho ascoltato... ma sai... veramente, io...

M: Sì... mi ero accorta che spesso ti fermi qui... ma pensavo che stasera fossi ancora fuori... me l’hai fatta! (sorride)

A: Scusami... a dire il vero... qui praticamente ci vivo! E anche... un mio amico, ogni tanto...

Ma se pensi che sia un problema... porto via le mie cose immediatamente! Ci metto un secondo, sai...

M: ma scherzi? piuttosto... vorrei poterti ospitare a casa mia...

A: Stella! No, guarda... per me qui è come una reggia! Ma... lasciamo stare adesso...  (siede accanto a lei e le prende la mano) volevo dirti che... se posso fare qualcosa...

M: Caro... grazie! Ma non devi preoccuparti per me!... è giusto così. (sospira tristemente e poi sorride)... anzi...

A: beh... comunque... ti sono vicino... (M lo accarezza) Marilina... (A fa quasi per baciarla, ma lei si alza di scatto)

M: Emilio non è mai riuscito a capire! Ma non pretendo... non è facile! Ha sempre pensato che per me sia tutto un gioco... ed è vero! Ma questo non significa che non mi impegno...

A: (si alza anche lui e la segue. Le va dietro e le mette le mani sulle spalle) lo so! Ti ho visto tante volte, di nascosto... credevo... venire a far prove da sola... a tutte le ore...

M: (si gira e lo guarda negli occhi) sì... ma non mi costa sacrificio, sai? (si risiede) io ci credo sul serio! Credo che nella vita è importante saper ridere... soprattutto di se stessi! E che un po’ di allegria è proprio quello che serve... per tirare avanti... (A torna a sedersi accanto a lei) ma... (si riscuote)... senti... ti devo raccontare... questo corso che sto seguendo... (si sentono dei rumori da fuori) sono già qui?

A: mi pare strano... vieni, facciamogli uno scherzo... nascondiamoci! (spegne le lampadine e la trascina dietro il crocifisso)

(entrano Luca e Rosanna. Accendono una lampadina e si abbracciano al centro della scena)

Rosanna: (ridendo) ma tu sei tutto matto... cosa è questa storia di incontrarci qui?

Luca: è che non ne potevo più, Rosy... è da quando è arrivato tuo fratello che...

R: (si scioglie dall’abbraccio e va ad accedere una luce) uh! Sono solo tre giorni! E si ferma una settimana in tutto, dai! Esagerato! Abbi un po’ di pazienza!

L: Pazienza? (la riafferra) ma allora non hai ancora capito di che pasta sono fatto! (la stringe)

R: ho capito, sì! (lo respinge dolcemente) ma io... mi sento a disagio qua... e poi... tra poco arrivano tutti gli altri...

L: brava... tra poco! Dammi almeno un bacio, intanto! (si baciano)

(Angelo e Marilina, che hanno osservato la scena allibiti, escono dalla finestra tirandosi dietro i giacconi e facendo un po’ di rumore)

R: oh.... hai sentito? Un rumore... là dietro... (fa per andare a vedere ma L la trattiene)

L: no, non ho sentito niente! (la bacia nuovamente. Si spengono le luci in scena.

sul proscenio compaiono Angelo e Marilina)

Angelo: e bravi Luca e Rosanna, ah... avevo quasi la tentazione di far finta che il crocifisso si mettesse a parlare! “Pentitevi, peccatori!”

Marilina: (sorride e gli da’ una pacca) ma dai... purtroppo c’è poco da ridere stavolta.

Luca e Stefania hanno una bambina...

A: (tornando serio) Meggy. So, so. hai ragione! Ma adesso? Che si fa?

M: non lo so! Senti... intanto... torniamo dentro! E facciamo finta di niente!

A: ok, intesi.

M: mi raccomando.

(rientrano e sulla scena si riaccendono le luci. Luca e Rosanna si allontanano l’uno dall’altra, di scatto)

M: ah... che bravi... siete già qui!

A: Ciao ragazzi!

L: (imbarazzato e seccato) Ciao, ciao! Siamo arrivati in questo momento! (va ad accendere anche la seconda lampadina)

(bussano e M va ad aprire)

M: eccola qua! (entra Stefania) al completo!

Stefania: ciao! (tutti si spogliano)

M: (a S) come sta Meggy? Quando ce la porti qui?

S: Spero presto! Dio solo sa che darei per vederla ridere un po’... Ma ha sempre questi colpi di febbre... il pediatra dice di continuare a tenerla a casa...

L: ragazzi... che cosa si prova oggi?

M: mah... facciamo la scenetta del guerriero e delle statue?

Rosanna: bene! Io devo solo stare ferma! (nel frattempo preparano il necessario alla scenetta: due sedie, due palloncini a forma di spada ed uno a forma di corona)

A: ok! Io sto in regia stavolta. (intanto S porge a L una spada e la corona, che lui si mette a criticare) pronti? (tutti rispondono di sì) allora... musica maestro! (accende il mangianastri –musica strumentale)

-M, S, R montano sulle sedie e si posizionano come statue. Dal lato entra L, con la corona e una spada e si finge un guerriero stanco che siede sotto alle statue per riposare. S comincia a fargli i dispetti. Alla fine gli ruba corona e spada e le mette alle altre due statue. L se ne accorge, corre a prendere una seconda spada e comincia a sfidare a duello le due statue immobili. S si mette a ridacchiare e lui le punta la spada contro –musica in crescendo. Lei sfila la spada alla statua e scende per il duello-

S: ahia... mi hai ficcato la spada nell’occhio!

L: guarda che sei tu che ti sei mossa prima del tempo! Non sei nemmeno capace di fare la statua! (il duello si fa furibondo)

S: sai che sei proprio una carogna?

A: (ferma la musica) ehi! Ma che vi prende? Stop, stop! (si mette in mezzo ai due. M e R scendono dalle sedie) Allora, voi due? Ma... dico... ?

S: (scoppiando a piangere) altro che statua... vorrei proprio essere di marmo! Così almeno non riusciresti a farmi sempre stare così male!

L: che lagna...

S: sì, eh? Menomale che adesso ce l’hai qualcuno che ti tira su il morale! credi che non me ne sia accorta? (R sobbalza)

L: ma di cosa parli? Tu hai le visioni, mia cara!

M: no, no... sentite... calma! Dai, sediamoci tutti un momento!

( mentre gli altri si siedono, M e R –con mano tremante, versano dell’acqua per tutti)

M: dovevo dirvi una cosa stasera... (R si siede, lontano il più possibile da L)

A: è quello che stavi per raccontarmi prima?

M: (siede anche lei) sì... ecco... il prossimo mese sarò via... ma ormai avete tutti le chiavi, no? (annuiscono) così vi potete trovare lo stesso se vi va di provare...

L: sì, sì. Ma... dove vai?

M: son in partenza per il Medio Oriente... con un gruppo di volontari. (brusio – A si paralizza). Sto facendo un corso con la croce rossa internazionale, e...

S: ma... proprio lì! E i tuoi genitori... cosa dicono?

M: mah... papà non sono ancora riuscita a sentirlo... è sempre in giro! E mamma... non è contenta... ma mi conosce... si è rassegnata con me, ormai! Povera! (sorride)

A: Ma-marilina... sei proprio convinta, vero?

M: Sì! Anzi... mai stata tanto convinta di qualcosa in vita mia! Pensavo che forse... forse potrei perfino fare un po’ il clown... per i bambini negli ospedali...

L: sicuro, buona idea! E senti... quando parti?

M: dopodomani...

A: Ah...

R: beh... mi pare che non ci resti che farti tutti i nostri migliori auguri di buon viaggio! (tutti vanno ad abbracciarla e M ringrazia)

L: (si veste) Stefania, dobbiamo scappare! Che mamma ha l’opera stasera! Ciao a tutti!

(S si avvia all’uscita con L ma tra i due il clima è sempre gelido)

S: ciao! Marilina... Manda notizie se puoi! E ancora tanti tanti in bocca al lupo!

M: Grazie! Mi raccomando, continuate... che appena torno mettiamo su uno spettacolino coi fiocchi! (rivolta ai restanti) e magari... senza spade!

 A: eh, sì! I cinque moschettieri... non suona bene!

R: uh! Bisogna ancora trovare il nome per la compagnia!

A: (mette la giacca) penseremo, penseremo. Sentite, vado! Faccio un salto al supermercato a rimediare qualcosa per la cena!

M: ok... sistemiamo un po’ noi, qui. Io non ho fretta...

R: a dir il vero io sì... devo andare a mettere su qualcosa...

A: per tuo fratello?

R: (impallidisce) E tu... come fai a sapere che ho ospite mio fratello?

A: Ahia!

R: quel rumore... non dirmi... non dirmi che eri qui dentro...

A: io e la mia maledetta linguaccia! Corro... sennò chiudono! Ciao ragazze! (esce di scena)

R: (siede e si copre la faccia colle mani, tremando) Oddio! Che figura!

M: (le si avvicina e le si inginocchia davanti, levandole le mani dal viso) Dai... non preoccuparti... siamo amici...

R: (scattando in piedi) Ma allora... sai tutto anche tu!

M: (andando da lei e riportandola a sedere) sì... ma... guarda che non devi vergognarti di nulla! (le siede accanto) non ho nessuna intenzione di mettermi a sputare sentenze! C’è solo una cosa che ti vorrei dire... dal profondo del cuore!

R: e... cioè?

M: Cioè... che sei una bella ragazza... una tipa in gamba! E che non vale la pena che ti butti via in storie... complicate! Meriti serenità... una brava persona che ti voglia bene, un uomo che sia tutto per te... e che possa darti tutto l’amore di cui hai bisogno. Questo... solo questo.

R: parli... sul serio? (M annuisce) oh (la abbraccia) Grazie! Grazie, sei un tesoro!  (squilla il cellulare di R. lei lo guarda, scatta in piedi e recupera la sua giacca) mio fratello... devo andare...

M: (si alza) Sì... ciao Rosanna!

R: (lanciandole un bacio) Ciao... buon viaggio, amica mia! (esce)

M: (prende da terra la spada-palloncino e inizia a piegarla facendone un elefantino. Si rivolge a lui) Sì... buon viaggio! Non vedo l’ora!

-sipario-

ATTO SECONDO - SECONDA SCENA

(aprile)

Emilio, sfondando la porta, irrompe nel magazzino semibuio e inizia a rovesciare in terra quanto si trova sul suo percorso.

Angelo, seduto a leggere alla luce di una delle due lampadine, corre a cercare di fermarlo.

È presente anche il clochard Rodolfo.

Emilio: Maledetti... maledetti pagliacci! Ma ora... ora io spacco tutto!

Angelo: Fermo! Che cosa fai? (gli si avventa addosso; anche Rodolfo si avvicina)

Emilio: lasciami! Non toccarmi! Non toccarmi... o ti ammazzo! (A gli da’ una spinta ed E finisce sul pavimento. A ne approfitta per accendere la seconda lampadina)

A: ma... Emilio... è lei!

E: (rialzandosi) ti conosco... sei uno della compagnia! (si rialza e si getta addosso ad A)... è tutta colpa vostra! Chissà che idee le avete messo in testa! Maledetti tutti i pagliacci del mondo!

A: (bloccandolo) si calmi! (E si divincola ed A lo colpisce al viso) insomma... basta! (E crolla e si rannicchia, piangendo)

E: sì, basta, basta!

A: (gli si inginocchia vicino, preoccupato) Emilio! ... non volevo!

E: (mettendosi a sedere, colle mani sulla faccia) Oddio... oddio!

A: mi scusi! Ma... lei era completamente fuori di sé! Non capisco... che succede?

E: (singhiozzando) mi ha telefonato sua madre... Marilina! Il gruppo di missionari... risultano dispersi da tre giorni...non ci sono notizie! Non riescono a mettersi in contatto... (in un moto di rabbia rovescia la sedia cui si stava aggrappando per rialzarsi)

A: dio, no! E... pensano che... (si siede e Rod gli mette una mano sulla spalla)

E: taci! Stai zitto, sai? (si rialza barcollando e assume una posa aggressiva) O ti spacco la faccia! Non dirlo neanche per scherzo!

(entra Rosanna, impegnata in una conversazione al cellulare. A si rialza)

Rosanna: sì amore! Va bene, passa pure di qua... per le otto e mezza... (si guarda attorno allibita per la confusione e guarda ancor più allibita E ed A) ma... (al cellulare) ascolta... scusami... ci vediamo dopo! Ciao! (chiude il telefono) ma... (rivolta ad A)

A: Rosanna...

R: (verso E) cosa succede? E lei? Non è...  il ragazzo di Marilina?

A: sì, è lui! Rosanna... meglio se ti siedi qua un secondo... dio! Non so come dirtelo! C’è una brutta notizia...

R: (avvicinandosi a lui) no... non è successo niente a Marilina, vero? Dimmi!

(entrano Stefania, Luca e Meggy, con la sua bambola)

Luca: Prego, dopo di voi, signore!

Stefania: (ridendo) grazie, galantuomo!

L: ciao gente! Guardate chi c’è qua! (si accorge del caos) ma... cos’è ‘sto casino? (Stefania, anche lei stupita, inizia a raccogliere le cose da terra)

S: mamma mia!

A: (va a fermare S) no... no... non è niente! Ciao Meggy! Come va?

R: Meggy, bellissima! (le fa una carezza) che piacere conoscerti finalmente! (M è intimidita)

S: (la spinge dolcemente avanti) sì, proprio! Finalmente stiamo molto meglio... (verso R) è sfebbrata da 10 giorni e così... ma...

A: bene, bene! Ma... aspettate che vi presento Emilio... un caro amico di Marilina!

L: piacere Emilio! (un po’ perplesso)

(si salutano anche con S. E è molto freddo e intontito)

A: ok! Ci siamo tutti! Allora... visto che abbiamo un’ospite d’onore... dobbiamo fare una prova speciale stasera! Venite un momento... anche tu, Rosy... che ci mettiamo d’accordo! (tutti si spogliano e si dirigono verso un angolo del magazzino. S fa accomodare Meggy su una sedia)

S: torniamo subito...

L: sì... ascolta... intanto fai amicizia con... con il signor Emilio... e il signor Rodolfo (lo guarda e Rod annuisce)... lavorava al circo, da giovane, sai? (a Rod) Vero? (Meggy lo guarda e Rod annuisce nuovamente e sorride) vedrai che magie sa fare! Eh, tesoro? (raggiunge gli altri)

-luce solo su R, E e M. musica lieve, flauto. Rod  fa a Meggy il trucco delle bolle di sapone “solide”

 ma la bambina rimane impassibile. E si siede accanto a lei.

La luce si sposta sul gruppo, musica tragica. A sta spiegando l’accaduto.

-luce su R, E ed M. Rod fa alla bambina il trucco della piuma “in bilico” sul naso da clown ma non ne ottiene l’attenzione. M solleva la testa e guarda E. Rod, scoraggiato, svela il trucco (la piuma è infilata nel naso di plastica) e si ritira nell’ombra, raggiungendo il resto del gruppo. Flauto.

-la luce torna sul gruppo. Musica tragica in crescendo. Sono tutti sconvolti. A cerca di calmarli.

-luce su E ed M. E tiene in mano la bambola di M e sta iniziando a giocare con lei. Flauto, musica in calando, silenzio. Luce su tutta la scena.

L: (tiene abbracciata S che trattiene a stento le lacrime) Stefania... andiamo a casa... non mi pare il caso di...

A: no, no! Invece a me pare proprio di sì! Facciamoci forza...

R: sì...  (si soffia il naso in un fazzoletto) per la piccola, se non altro...

A: brava!

S: beh... grazie... va bene... proviamo! Eh, Luca?

L: se voi ve la sentite... ok! sì... magari... si fa la scenetta dello zoo... che cosa dite? (Rod

annuisce)

A: benone. Che è già tutto pronto! (alza la voce e si dirige verso E ed M. E nel frattempo ha continuato a giocare con M e la sua bambola. La bimba partecipa ma non sorride)

A: Eccoci qua! Allora... (inizia a prepararsi, ed anche gli altri) senti Emilio... avresti voglia di darci una mano? (E restituisce la bambola a M e si alza)

E: veramente... io...

R: dai, dai Emilio! Posso darti del tu, è vero?

E: ehm... sì...

R: ti aiuto io... è semplice! Guarda qua... (gli infila un naso rosso) ti sta bene, sai? (E è confuso)

A: pronti? (assensi) ... si parte allora! Via con lo zoo dei clown!

-musica- luce sul gruppo. M in penombra

-materiale: cestino, tovaglia grande, bicchiere d’acqua, lamiera, zolla d’erba finta, martellone di gommapiuma, paravento su rotelle, recinto, occhietti finti.

-S col cestino, R ed E, si preparano per un pic-nic facendo un po’ di confusione (ribaltano le cose da mettere nel cestino e si prendono a scoppellotti). Appena escono di casa son colpiti dal temporale/Rod, L ed A li spruzzano d’acqua e fanno il rumore dei tuoni percuotendo una lamiera (ombrelli ridicoli). Smette di piovere e i tre si accingono ad attraversare la strada, osteggiati da A e L che si fingono automobilisti-pirati della strada, mimando (infine si scontrano tra loro). Sopravvissuti all’attraversamento rocambolesco, i tre gitanti, finalmente allo zoo, iniziano la visita alle gabbie degli animali (in un angolo viene posizionato il recinto). Sembra non ci sia nessun animale. Poi, mentre i tre clown sono girati, compare Rod travestito da struzzo (mano in alto, con occhietti finti e corpo coperto da un drappo colle piume).

Appena si rigirano lo struzzo scompare. La cosa si ripete tre volte. Infine i clown concludono che il recinto è vuoto e se ne vanno –mimano la camminata. Nel frattempo passano L ed A con il paravento, che per un momento copre il recinto. Quando il recinto si rivela dentro c’è Rod che mima un gorilla. I clown sono entusiasti e lo imitano mentre si batte il petto. S si avvicina troppo e viene afferrata da Rod che comincia a spulciarla e mangiarne le pulci. Anche gli altri clown le assaggiano. Poi R riesce a liberarsi e li prende a scoppellotti. Altro passaggio del paravento e mimo camminata. I gitanti avvistano una minuscola zolla d’erba per il pic-nic. Mentre cercano di raggiungerla, incontrano L che finge di tenere al guinzaglio Rod. Il simpatico cagnolino fa pipì sui pantaloni di E, ringhia e tenta di mordere quando si tenta di accarezzarlo. Superato anche questo ostacolo, finalmente i tre raggiungono l’erba e ci stendono sopra una tovaglia enorme. Si accorgono che hanno dimenticato il cibo e partono scoppellotti. Poi R, sconsolata, finge, mimando, di tirare fuori da una tasca la merendina, un gigantesco panino. I tre siedono e lei a malincuore lo spartisce. Sopraggiungono Rod, L ed A, che si fingono vespe. S e R tentano di scacciarle, invano. Su suggerimento di R, E tira fuori dal cestino il martellone e colpisce le vespe, che crollano stecchite.

M, che fino a questo momento ha seguito la scenetta in silenzio, si mette a ridere.

-la musica va scemando- torna la luce su tutta la scena

(tutti indossano abiti normali ed il solo naso rosso. Nel corso della scenetta ogni tanto qualcuno manifesta dei cali d’energia dovuti alla brutta notizia appena ricevuta, ma si fanno coraggio l’uno coll’altro. E pare spaesato ma se la cava bene)

L: sentila come ride! Creatura mia...

S: (andando a d abbracciare M) Meggy...

(tutti sono felici e commossi)

R: allora... funziona...

A: certo che funziona... Marilina... Marilina sarebbe contenta di noi... penso...

E: sì...penso di sì.

-buio-sipario-

FINALE

(giugno)

-sipario chiuso-luce sul proscenio, solo da un lato-

squilla un telefono

Stefania: Pronto? (compare sul proscenio dal lato illuminato, con una cornetta telefonica in mano)

(luce anche dall’altra parte del proscenio, dove compare Emilio, anche lui col telefono in mano)

Emilio: ciao Stefania, come va? Meggy?

S: bene, grazie! È ai giardinetti con la nonna! E tu?

E: bene bene! Senti...

S: Novità?

E: Eccome! Ho trovato il teatro!

S: Luca! Vieni, vieni a sentire anche tu! Emilio ci ha trovato il teatro! (sul proscenio anche L)

E: sì... da domani possiamo andare a provare lì!... e fra due settimane... si va in scena!

S: Sul serio! Fantastico!

L: Giusto per la fine delle scuole!

E: Esatto! Sono già arrivate un paio di prenotazioni per delle classi... una mia amica è maestra e ha messo in giro la voce...

S: mamma mia! ascolta... vuoi che chiami io Rosanna?

E: sì, magari! Ho provato prima.. ma è sempre occupato! Eh... l’amore! Scusate... adesso devo scappare, vado in magazzino a raccontare le novità ad Angelo! ciao! Ci si vede più tardi!

S ed L: ciao Emilio, grazie! Sei stato grande!

E: eh... non esageriamo... che mi monto la testa! (ridono) un bacio a Meggy! Ciao!

S: sicuro! Ciao, ciao! (si spengono le luci e gli attori escono)

-si riaccende una luce da una parte. Squillo di un telefono. Compare Rosanna col cellulare.

Rosanna: sì?

(luce anche dall’altra parte, ricompare Stefania col telefono)

Stefania: Ciao Rosy! Come andiamo?

R: tutto a posto, grazie! E voi?

S: magnifico! Senti... Emilio ha trovato il teatro!

R: nooo! E chi lo ferma più, quello? Bravissimo!

S: Sì... si debutta tra due settimane!

R: oddio! Non ci posso credere! Magnifico sì! Ascolta, dopo gli faccio uno squillo... così chiedo la conferma per far stampare le locandine...

S: ottimo!

R: E Angelo e il signor Rodolfo? Sanno?

S: sì, sì! Emilio stava andando da loro! Saranno alle stelle dalla gioia!

R: portiamo su qualcosa stasera, che ne dici? Si festeggia?

S: ovvio! Ci mancherebbe! Stasera si brinda!

R: Alla compagnia “i sogni di Marilina”!

S: sì... Angelo ha trovato proprio il nome giusto, eh? (triste)

R: niente notizie, no?

(S ed R si ritirano. Parte la musica da circo, inizialmente bassa e poi in crescendo. Il sipario si apre lentamente. La scena è vuota)

S: no... ancora no, purtroppo! Niente... dopo quella lettera...

R: sì... la preghiera.

S: Senti... che cosa pensi? Credi che?

R: no! No! Guarda! Non so... io penso... mi immagino che Marilina sia in qualche paesino... in qualche villaggio sperduto... a fare il clown coi bambini... e che tutti la adorano... che sta bene... ed è felice!

S: (asciugandosi gli occhi con un fazzoletto) sì... sì, hai ragione! Deve essere così... per forza! Non può essere altrimenti!

-in scena, sempre in penombra, compare Marilina vestita da clown, che balla con una bambina. Alle due, un po’ alla volta si aggiungono tutti i personaggi, che formano un girotondo. Poi si dispongono in linea per i saluti e si accendono le luci.

-inchino- poi tutti indossano il naso rosso e dall’alto si srotola una grande locandina che reclamizza lo spettacolo della compagnia. Scendono anche coriandoli e palloncini. Inchino/un personaggio da un lato ed uno dall’altro, rialzandosi alzano le braccia, colpendo i due al loro fianco e ricevendo in cambio un doppio scoppellotto. Inchino. Si riforma il girotondo e man mano che il gruppo gira, gli interpreti escono di scena dalle quinte, lasciando Marilina a ricevere gli applausi al centro della scena.

-tutti gli interpreti tornano in scena, chiamati per nome da Marilina e ciascuno si inchina. Vengono chiamati anche Meggy e il signor Rodolfo, che si offre di scattare una foto al gruppo. Mimando, fa spostare tutti (alto, basso, sinistra, destra, avanti, indietro, l’uno addosso all’altro).

Poi i personaggi, come molle, tornano al loro posto. Rodolfo scatta la foto –assieme si grida “uno, due, tre, flash!”- e tutti restano imbambolati per via del lampo.

Rodolfo va a svegliarli uno ad uno, schioccando loro le dita in faccia. Ciascuno si stiracchia ed esce di scena. Le ultime sono Meggy e Marilina.

Marilina: (al centro) preghiera del clown. (si ritira)

Rodolfo: (tenendo per mano Meggy)

Caro dio,

grazie perchè al mattino, quando mi sveglio,

ho un naso rosso e non una cravatta da indossare,

grazie perchè spesso non ho un posto preciso dove recarmi

ma so sempre che c’è QUALCUNO da cui posso andare.

C’è qualcuno che non conosco ancora,

che forse non parla nemmeno la mia stessa lingua

e ha un bellissimo sorriso nascosto nell’anima.

Grazie per avermi donato la capacità di portarlo alla luce... Meggy?

Meggy: (con un saltello, allargando le braccia) e illuminare il mondo!

Marilina si rimette al centro. Rodolfo tira fuori un mazzo di fiori da sotto la giacca e ne fa dono alle due. Poi tutti e tre si inchinano e tenendosi per mano, si voltano e si avviano.

-sipario-

FINE