I parrocchiani di Don Fefé

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Tonnarella 12 Settembre 2007

I PARROCCHIANI DI DON FEFE’

(commedia brillante in due atti di Rocco Chinnici)

E’ indecoroso vedere quanto accade in molte chiese, dove le “pie” donne anziché pregare il buon Dio, si ritrovano a dover parlare... o meglio far pettegolezzi su tutto e su tutti; e ancora peggior cosa quando il prete, in questi discorsi da cortile, non solo non interviene buttando fuori, da quella che è la casa di Dio, le “cattedratiche” parrocchiane, ma cerca di trarne profitto alimentando gruppi e correnti di vario genere; insomma cose che solo in un cortile possono sentirsi narrare... forse.

 

Personaggi

        

Pasquale                                 capo famiglia

         Santa                                      moglie

         Fifetto                                     figlio

         Carmela                                  mamma di Santa

         don Fefè                                 parroco del paese

         Jacopo

         Grazia                                     parrocchiana

         Caterina                                  moglie di Jacopo

Luciana                                   nuora

           

(Un baglio, qualche botte piccola e altre grandi. Pasqualinu, bottaio di professione, è intento a riparne una, mentre parla animatamente con la moglie, Santa, cercando di dissuaderla per questa sua continua insistenza nello stare sempre appresso la chiesa e il parroco don Fefè, trascurando invece quelle che sono le faccende di casa).

PASQUALE

Ma dico! Non ne aveva da fare questo padre Fefé, anziché stare a perder tempo con la passione di Cristo! (Si fa il segno della croce chiedendo perdono al Supremo per quella parolaccia) Perdonami, Signore. Non poteva assegnargli un’altra parte a mio figlio? Che so... san Pietro, o magari san Gioacchino; no, san Giovanni! Me lo vuoi dire... Signore mio bello, come faccio adesso? (Pasquale sta per perdere le staffe) Dove vado a trovarla una pelle di pecora? (Ri prende a lavorare).

SANTA

Ancora a lavoro stai? Come fai a continuare, sapendo che a Fifetto manca la pelle di pecora? Come faccio a trovarla, io? Dove vuoi che vada a cercarla? (Pasquale continua a lavorare disinteressato alle continue lamentele della moglie). Il figlio... (guardando il marito, indispettita, e sillabando le ultime parole) se proprio vuoi che te lo ricordi, non è solo mio; di en-tra-mbi è!

PASQUALE

(Tra se, con rabbia contenuta) Ah, Signore! Signore! Dammela sempre la forza di sopportarla!

SANTA

Di, non senti? Con te parlo!

PASQUALE

Ascolta, vuoi proprio che t’aiuti?

SANTA

Oh, si è smosso, finalmente! Parla, parla e sbrigati che il tempo stringe, e Pasqua sta per arrivare.

PASQUALE

Se ti rompessi le gambe una buona volta per tutte, e staresti in casa (Santa, rimane sbalordita) a dare un po’ d’aiuto a tua madre che da’ numeri da mattina a sera, invece di correre come tante altre dietro a questo... padre Fefé, non pensi che sarebbe la miglior cosa? Non pensi che nostro Signore sarebbe più contento, nel vederti aiutare tua madre? Sempre in chiesa, sempre in chiesa! Perché non ti sposavi un prete?

SANTA

(Meravigliata) Padre, figlio e Spirito Santo! E ancora che aspetto di vedermi aiutare a cercar la pelle!

PASQUALE

(Sempre col tono duro) La pelle, si! Io la pelle a te la farei! E a tutte quelle sfaccendate come te, che a casa è come se non avessivo mai nulla da fare! Oh, Signore, Signore! Non dormono la notte aspettando che si fa giorno per correre subito in chiesa, chiesa e chiesa! Gesù non ha bisogno che vi mostrate alla gente; si può anche pregare standosene in casa, e... meglio ancora,  (sottolineato) facendo i servizi e badando al proprio padre e alla propria madre quando hanno di bisogno. Ora et labora; che è, non te lo dice questo il prete?

SANTA

(Sbalordita) Santissime anime del purgatorio, quanto è indiavolato! Il latino ha pure imparato! Ora dico io, si può sapere che c’entra padre Fefé col discorso della pelle? E poi, mia madre non ha nessun bisogno di me.

PASQUALE

Non ha bisogno di te! Bighellona che non sei altra! Come fai a dir questo sapendola chiusa da mattina a sera in quella sua stanzetta... poverina, aspettando invano il tuo rientro per poter scambiare due parole; e tu...  

SANTA

Senti, non apriamo ancora questi storia di mia madre, tanto è inutile. E non capisco ancora cosa c’entra il prete in questo discorso.

 

PASQUALE

In questo discorso? Vorrei proprio sapere in quali discorsi non c’entra il prete! (Ricorda alla moglie tutti gli impegni che ella ha con il parroco) E allora, dunque, cominciamo… Suona la campana della chiesa: (sdolcinato) “poverino! Chissà come sta padre Fefé, solo, senza nessuno dei suoi parenti; che dici, lo invitiamo oggi a mangiare con noi? Sai, stasera c’è il consiglio della pastorale, e padre Fefé vuole che vada anch’io. (Sempre sdolcinato) Bih! Bih! Bih! Bih! Bih! Già a sabato siamo giunti! E non abbiamo da fare le pulizie in chiesa che domani è giorno di comunioni! Però, se dentro, la casa resta sudicia e zozza, non fa niente. (Supplica i santi per quelle cose storte) San Giuseppe, oh san Giuseppe! (Ritorna ad ironizzare come se fosse dispiaciuta) Bih, che cavolo! Sai, padre Fefé organizza un viaggio col pulman a Lourds, e già ci ha scritti sulla lista”… (Riprende il suo tono adirato). Però non è che... una volta, dico una volta, il prete v’abbia detto: “ma a casa non avete mai nulla da fare?” No! Mi vuoi dire che prete è questo padre Fefé? Un prete, dovrebbe educare a tenere unita la famiglia, e no così che t’insegna magari a controbattere e ad avere la lingua biforcuta; vecchia oca da cortile!

SANTA

Intanto oca c’è chi ha creduto di averti dato buona educazione; e un’altra cosa è quella che tu dovevi fare l’attore, e no il bottaio.  Come, il primo tu come incontri don Fefé, diventi che sembri una gatta ubriaca: (Adesso è lei che ironizza il marito) “ah, padre Fefé, ve ne vorrebbero cento come lei, se non altro ci tiene il paese in movimento! E ora…

PASQUALE

E dai! Continua pure! Pensavo che la finisse! Quando, quando questo? Forse i primi giorni che arrivò in paese, quando tutti pensavamo che finalmente fosse arrivato un sant’uomo... Minchione! Ora ci vuole. Altro che santo e santo! E come gli tira difese! Fortunato che t’ho trovato di nome Santa, perché se t’avessi trovato di nome Selvaggia, ne avevamo da raccontare.

SANTA

Oooh, insomma! Vuoi smetterla di far prediche e mi aiuti a cercar la pelle, si o no? Non eri contento pure tu sino a ieri l’altro, quando abbiamo saputo che Fifetto doveva recitare? Che è, te lo sei buttato dietro le spalle?

PASQUALE

Ah! E continua ancora! Non vedi che sto lavorando, non vedi che sto pensando a come poter mettere su la pentola? Vorrei vedere, se pure io facessi come te, a stare da mattina a sera in chiesa, come avremmo dovuto fare per tirare a-van-ti! Sfaccendata che non sei altra! Togliti, togliti da qui, tu con tutta la tua recita! Voialtri... (allusivo) pa-rro-cchia-ni solo questo sapete fare re-ci-ta-re!Oh, santa Maria vergine, dammi la forza! E poi... dove vuoi che vado a prenderla questa pecora?

SANTA

(Corregendolo) La pelle, basta solo la pelle.

PASQUALE

E dove vado? Me lo vuoi dire dove vado cercare sta pecora?

SANTA

La pelle, t’ho detto solo la pelle! Perché non glielo dici a zio Angelo gamba lunga, il pecoraio?

PASQUALE

E certo, vado e gli dico: zio Angelo, ch’è, me lo fa un favore, gliela toglie la pelle ad una pecora che a mia moglie serve? (Pensieroso) Cosa ne pensi invece di farci dare quella che ha tua madre ai piedi del letto, ch’è bella e pronta, anziché cercare a destra e a manca?

SANTA

Ora, Santa Madonna del Carmelo! Sai tu che pelle è quella che tiene mia madre ai piedi del letto? E’ una volpe, una pelle di volpe è! (Meravigliata) L’ha mai visto un san Giovanni con la pelle di volpe a spalla? Dico, come sei potuto nascere così broccolone!

PASQUALE

Senti, non vedo propriu cosa c’è da meravigliarsi tanto, povera asina che non sei altro. Sapessi tu, quanti pecorai stessi sbagliano e si caricano a spalla anziché pecore cani da gregge. E allora?

SANTA

(Stupita) No, no no no no, non puo’ essere! Tu, sta notte hai dormito sicuramente col culo in aria e il cervello t’è uscito dalla bocca! Ma cosa vuoi che c’entra, ora, il pecoraio col suo cane da gregge?

PASQUALE

Ah, perché tu... dici che anziché il cane, il pastore, avrebbe dovuto caricarsi la volpe? (Sana continua a guardarlo sbalordita, mentre entra Fifetto).

FIFETTO

(Poverino, è scemo, e parlerà come tale) Mà, dite (dice) pate (padre) Fefé…

PASQUALE

(Ironico e con rabbia contenuta) E ti pareva! Padre Fefé! E chi è questo padre Fefé (alla moglie) Tu lo conosci?

FIFETTO

(Guarda meravigliato sua madre, e chiede di suo padre) Mà, ma te (che) ha? Ti tente (si sente) bene? Te ha, la febbe? (febbre). (A suo padre) Tenti (senti), e a me mi tonotti? (conosci). (Silenzio) Dimmelo, chi tono?

PASQUALE

Chi tono?

FIFETTO

No tu, chi tono! Io chi tono! Avanti, dillo, chi tono?.

PASQUALE

Chi tono?

FIFETTO

(Piagnucoloso e un po’ adirato) Mih, mà! (mamma). Glielo diti, te (che) mi dite chi tono?

SANTA

Beh, ho capito! Quanto vado di là, tanto questo è momento di scherzare. E quando dici tu corri a cercare questa pelle! (esce).

PASQUALE

(Un po’ adirato) Senti, mi lasci lavorare pure tu, che se viene zio Jacopo per la botte, non è ancora pronta!

FIFETTO

Tenti (senti), non tè (c’è) bitogno te (che) ti ‘ncatti (incazzi), pecché (perché) te non mi diti (dici): chi tono? Io di qua non mmonto (smonto), hai tapito? (Attimo di silenzio) Tenti, con te pallo (parlo).

PASQUALE

Dico io, quanto vuoi per andarti a guadagnare il pane in un altro posto?

FIFETTO

Te ttota? (che cosa). I (il) pane?  Pe (per) pima (prima) cota (cosa)… anti (anzi), pe pimittima cota, io tono Pipetto (Fifetto), e te ti piate o non ti piate tono tuo figlio. Teconno (secondo), teconno, te mi devi andare a teccare (cercare) la pelle di petora (pecora), te devo fare tan Tiovanni (san Giovanni), e nel mente (mentre) te l’attra cota è te (che) te (se) tu non mi diti: chi tono? Io di tta (qua) non me ne vato (vado); e lo tio Jatopo ne ha di apettare (aspettare) la botte! (Silenzio) Te diti?

PASQUALE

(Rabbia molto contenuta) Senti una cosa; se io ti dico... come dici tu, poi te ne vai, e la pelle vai cercartela con tua madre? (Silenzio) Con te parlo!

FIFETTO

E ti, ti!

PASQUALE

Chi tono?! (Fifetto lo guarda e aspetta in silenzio, mentre Pasquale riprende a lavorare) E allora! Che aspetti, che passa il tram per andartene?

FIFETTO

Tenti (senti), è tempo petto (perso); te fai lo ccatto (scaltro)? Devo vintere io; antora (ancora) non l’hai tapito?

PASQUALE

(Continua a non capire, e si contiene dalla rabbia) Ora dico io, si può sapere cosa ho fatto al Signore per meritarmi questo? Si può sapere cosa vuoi per andartene?

FIFETTO

(Piagnucoloso) Tu non lo hai detto: chi tono?

PASQUALE

Ah, no? (Grida perdendo la pazienza e gridando) Chi tono?! Chi tono! Chi tono! Hai sentito, o ancora no?

FIFETTO

(Piagnucoloso e dispiaciuto) Tu, non ti (ci) palli (parli) più to (con) mé! Mih!!! (esce piangendo, ed entra Santa).

SANTA

Hai finito di gridare, grandissimo animale da bosco? Si può sapere oggi che hai? Si puo sapere che t’ha fatto quell’innocente che piange?

PASQUALE

No, no, no, io devo andar via da questo cortile! Così rischio d’impazzire con voialtri. Un po’ con tua madre e tutte le sue pazie, un po’ con questo tuo figliolo, e come se non bastasse, questo strazio di prete! Continuando così al manicomio mi chiudono

SANTA

Me la vuoi spiegare la ragione... del manicomio? E quando dici tu la finisci di fare entrare il prete in questi discorsi. Cosa c’è da impazzire, me lo vuoi dire? Non puoi far contento tuo figlio a dirgli chi è, no! Chi tono? Chi tono?

PASQUALE

Ma egli non lo ha detto Fifetto!

SANTA

(Ironica) Ah, non lo ha detto Fifetto? E io, se io ti chiedessi: chi sono? Tu, cosa mi risponderesti?

PASQUALE

Sciocca, cosa vuoi che ti risponda, Santa!

SANTA

Ah, Santa; e Fifetto quante volte t’ha chiesto chi sono?

PASQUALE

(Capisce e si spiega l’equivoco) Ah, chi tono nel senso… Ma guarda un po’ che sorta d’equipuoco!

SANTA

(Ironica) Equipuoco, si! Equivoco! Equivoco! Nun ti pare che tuo figlio parla cento volte meglio di te! (esce).

PASQUALE

Questo prete, oggi, mi fa fatto perdere la testa. E io che ancora continuavo con: chi tono! e ne avevo ancora da dire! (Chiama Fifetto per cercare di farsi perdonare, ironico e cantilenando) Fifetto, Fifetto! Vieni, vieni qua da papà.

FIFETTO

(Un po’ seccato) Te vuoi?

PASQUALE

Dimmi, ancora arrabbiato sei? Io avevo capito che tu dicessi: chi tono nel senso proprio di chi tono; hai capito?

FIFETTO

No, chi tono, chi tono! Chi tono io! Hai tapito?

PASQUALE

Si, si ho capito! Chi tono nel snso di chi sei; e tu, tu sei Fifetto!

FIFETTO

Oh, finammente! (finalmente)  Pecché non ti ‘ntegni (insegni nel senso d’imparare) a pallare tome me, invete di pallare cotì come palli tu, te non ti capitte (capisce) niente?

PASQUALE

Ah si? Allora sono io... a non parlare... bene?

FIFETTO

Ti, ti! Popio cotì! E ora, pà, te (che) diti (dici), tti (ci) andiamo a teccare (cercare) la pelle?

PASQUALE

E no! questo no! Come siamo rimasti? Lo hai dimenticato? Siamo rimasti che se t’avessi detto chi eri, la pelle andavi a cercartela con tua madre.

FIFETTO

(Piagnucoloso) Mih, ton mia matre, ti devo andare dal petoraro (pecoraio)?

PASQUALE

Perché ti cade la braca se vai con tua madre?

FIFETTO

(Meravigliatissimo) Che diti? La bacca (barca)? Dove ti prendono i petti (pesci)?

PASQUALE

Se, il motopeschereccio, quello che prende i tonni!

FIFETTO

Ah, tono cote (cose) di mare?

PASQUALE

(Con rabbia contenuta) Si, si, cose veramente di buttarsi a mare e con una pietra legata al collo! Uhm! Ma dico io, te ne vuoi andare a cercare sta pelle con tua madre?

FIFETTO

Pà, mia mate (madre) è un femminutta (femminuccia); tome tti viene dalle petore (pecore) te (che) tti (ci) tono i tani (cani) di mandia (mandria) grotti grotti?

PASQUALE

Una femminuccia, si! Tua madre è un maschio mancato; e come arriva alla mandria, quei cani grossi grossi che dicevi tu scappano con la coda tra le gambe. (Cerca di dissuaderlo) Ma poi, dico io, non puoi fare un’altra cosa molto semplice e te ne esci di corsa da questa storia?

FIFETTO

E tte ttota?

 

PASQUALE

Inventagli a padre Fefè che ti senti male, e san Giovanni glielo fai fare a lui, così finisce questa gran seccatura d’andare a cercar la pelle.

CARMELA

(Mamma di Santuzza; già da diverso tempo ha perso il filo della ragione, e spesso inveisce col primo che le capita). Fifetto, vieni qua! Dove sei?

FIFETTO

(Gridando) Non ti tono (sono)!

CARMELA

Ah, non ci sei? E dove sei?

FIFETTO

Neante (neanche) io lo to (so); come lo to te lo dito (dico).

CARMELA

Si, si!

PASQUALE

(Meravigliato) Ah, quindi tu… non lo sai? E come lo sai glielo... dici?

FIFETTO

Ah, no! Te tapeva te ero qua, non mi lattava (lasciava) più in pate (pace)!

PASQUALE

Mentre così, non lo sa... proprio?

FIFETTO

Tetto (certo)! Non lo hai tentito te tte (ce) l’ho detto!

PASQUALE

(Sempre più confuso) E già, vero, glielo hai detto! E... siccome glielo hai detto, lei...

FIFETTO

Ha tentito (sentito) te non ti tono! Hai tapito, ora?

PASQUALE

Ah, ora capisco! Quindi, se io ti dicessi:: “Fifetto, dove sei?” Tu mi risponderesti: “Non lo to!” E io…

FIFETTO

No, to! To!

PASQUALE

E si, si, to!

FIFETTO

Pà, tetti (certi) momenti, tu tembi (sembri) ettere (essere) ttemo (scemo).

PASQUALE

Pure!

FIFETTO

Tome ti rippondo te (che) tono qui e tu mi vedi!

PASQUALE

Ah, già! E... siccome tua nonna non ti ha visto, si convince che tu non ci sei, e...

FIFIDDU

Ti, ti! (Pasquale non capisce) Non hai tapito? E’ fatile (facile) fatile.

PASQUALE

Per te.

CARMELA V.F.S.

Fifetto! Sei tornato?

FIFETTO

No, no! Fotte (forse) fotte, tonno domanitera! (domanisera).

PASQUALE

(Meravigliato) Certo, perché in questo momento sei… (alludendo al cervello) partito! O meglio... si-e-te partiti. Ma… dimmi un pò, hai mai pensato, qualche giorno di questi, di partire davvero con tua nonna per andare a Lourds?

FIFETTO

Pà, come ti vede che a Luditi non ti hai (sei) andato popio (proprio). Io dito che tu tti (ci) dovetti (dovresti) andare, per quanto la Madonna ti guaritte (guarisse). 

PASQUALE

Ah, quindi io… sarei il malandato della famiglia, e...

FIFETTO

Ah, ti tembava (sembrava) te eri lo ccatto (scaltro)?

PASQUALE

Allora... è segno che a Lourds ho bisogno d’andare... io?

FIFETTO

Ti, ti, diventatti (diventassi) più… ttroito (struito)! Hai tapito? (Si sente chiamare da fuori).

DON FEFE’ V.F.S.

Pasquale! Maestro Pasquale!

FIFETTO

Pà, Quetto è i (il) pete (prete)! E ti ha detto maetto (maestro)! Te integnavi a cuola (scuola)? Però non temba che tei maetto. E te vuole, deve tontare le botti?

PASQUALE

(Meravigliato) Deve contare? Perché deve forse fare il censimento delle botti?

FIFETTO

No tontare... unu, due tre?... ma tontare...

PASQUALE

Dieci, venti, trenta...

DON FEFE’

(Entra padre Fefé. Stanco. Ha con se un involto). Per tutti gli apostoli che salita per arrivare sin qui!

PASQUALE

Ch’è, padre, gli occhi di fuori gli sono usciti?

DON FEFE’

Tieni, ti ho portato la pelle di pecora, così Fifetto ne sarà contento. E’ vero, Fifetto?

FIFETTO

Ti, ti, motto (molto) motto! Me la potto (posso) povare? (provare).

DON FEFE’

Veramente no; sai, è una pelle da poco scuoiata.

FIFIDDU

(Non capisce e chiede a suo padre) Te ha detto, pà?

PASQUALE

(Che non ha capito) Dice che ha colato poco ed è ancora bagnata, insomma. Vuol dire che come finisce d’asciugare la provi.

DON FEFE’

Ma quando mai! Che colata e colata! Scuoiata, scuoiata nel senzo ch’è stata tolta da poco alla pecora… (segnandosi) poverina. (A Fifetto) Ora dimmi Fifetto, la parte di san Giovanni, l’hai… studiata?

FIFIDDU

Ti, ti! Me la tto (sto) integnando co mia mate (madre); lei me la dite e io te (ce) la dico, lei me la dite e io te la dico. Lei me la....

PASQUALE

(Lo interrompe) Si, si! E tu gliela dici! Ha capito, ha capito il parroco! Cosa credi ch’è scemo… mi scusi sa, ma non volevo dir questo. (Fifetto prende l’involto ed entra in casa). Padre, ma perché non gli assegnava un’altra parte a mio figlio, non sente come… parla, insomma?

DON FEFE’

Caro Pasqualino, che importanza ha! Tu pensi che se san Giovanni… quello vero s’intende, avesse parlato così, non sarebbe potuto diventar santo?

PASQUALE

Padre, io parlo a nome della gente; lei crede che riuscirà a capire, la gente, di questo san Giovanni di mio figlio? Non pensa invece che questa Passione e Morte possa diventare una divertente falsa, e la gente anziché  commosa riderà a più non posso

DON FEFE’

Ma quando mai! Vedrai, invece, che la gente si commuoverà tantissimo. (Entra Santa).

SANTA

Oh, benedica, padre! Come mai…

DON FEFE’

Ho portato la pelle a Fifetto, se… lo avete a piacere.

SANTA

Davvero? Certo che siam contenti! Come no! (Al marito) Oh! Hai visto? (alludendo alle scenate fatte con suo marito poco prima) Finalmente si finisce di far la commedia!

DON FEFE’

Perché… Fifetto non recita più?

SANTA

No, no, certo che recita! Mi riferivo ad un’altra commedia che stavo facendo con (ironica) mio ma-ri-to.

DON FEFE’

Ah, state provando anche voi una commedia?

PASQUALE

Se sapesse, padre! Io e la mia signora abbiamo un copione… così si dice, vero, padre?

DON FEFE’

Si, si, hai detto bene, copione.

PASQUALE

(Ffacendo segno con le mani) Grosso, ma così grosso, che per impararlo occore una intera vita… forse; e allora spesso gli diamo una ripassata, anche se lei ha da dire qualche fesseria.

SANTA

Non gli dia ascolto, padre, ch’egli, pur avendo la parte più… (alludendo) importante, non samai quello che ha da dire.

DON FEFE’

Scusate, e qual’è questo copione? E’ bello? E’ di un autore contemporaneo? Chi è, chi è quest’artista?

PASQUALE

Sicuramente lei non lo conosce; si chiama… Cespiro.

DON FEFE’

Cespiro! (Lo ripete, cercando di capire chi possa essere) Cespiro, Cespiro… ma è scritto proprio Cespiro? (Pasquae annuisce) E allora… no, no, non lo conosco proprio.

PASQUALE

Eh, cosa le dicevo!

DON FEFE’

Ma, quando la metterete in scena, gradirei essere invitato.

SANTA

E allora le conviene portarsi dietro una sedia, e…

DON FEFE’

(Padre fefé non capisce) Eh?

PASQUALE

No niente, lei ha voluto dire di portarsi dietro una sedia a teatro per evitare di rimanere all’impiedi! Ecco… si, questo voleva dire.

DON FEFE’

(Più confuso che persuaso) Ah, perché il teatro è sempre pieno!

PASQUALE

Pieno? La gente rimane persino fuori!

DON FEFE’

(Non capisce) Ah…

SANTA

Un popolo!

CARMELA V.F.S.

Santa, cos’è sta puzza di beccume? E’ in casa tuo marito per caso?

PASQUALE

Padre, è iniziato lo spettacolo.

DON FEFE’

Ah, quindi… anche lei sta… recitando in questa commedia di… Cespiro?

PASQUALE

Si, si, propriu quello! Cespiro. Solo che lei ha la parte a soggetto.

CARMELA

(Padre Fefé continua a non capire) Vieni t’ho detto, che soffoco.

SANTA

Arrivo, arrivo! Sto venendo! (Entra Fifetto con addosso la pelle di pecora).

FIFETTO

(Ha al naso una molletta di legno di quella per tenere la biancheria stesa) Mà, minta (minchia) te putta! (puzza).

SANTA

(Si tappano tutti il naso) Ih, ma davvero puzza c’è! Certo, ne ha torto poverina a sentir puzza di beccume! Cos’hai addosso? (A padre Fefé) Padre, non è che…

DON FEFE’

Appena arrivato, l’ho subito detto ch’era pelle da poco scuoiata e che si doveva prima curare. Fifetto, invece…

SANTA

Ha capito colata...

FIFETTO

(Indicando Pasquale) Lui, lui ha detto tolata (colata!)

SANTA

Vieni, vieni figlio mio, e togliti sta cosa di dosso che già ha infettato tutta la casa. Padre, come la curo sta pelle?

DON FEFE’

Ma è semplicissimo! La lavi, le metti su del sale, e la lasci ad asciugare al sole, vedrai che in pochi giorni sarà pronta.

PASQUALE

(Portando il prete in disparte) Le ripeto, non poteva assegnare una parte più semplice a Fifetto? Prché proprio quella di san Giovanni? Anziché la pelle gli avremmo messo addosso un costume… un vestito di quelli dell’antica Palestina, lo facevamo mettere in mezzo al popolo a gridare come gli altri: “a morte! A morte Barabba! Libbera Barabba!” e tutto sarebbe stato apposto; mentre così così…

DON FEFE’

Ma come, io l’ho fatto per Fifetto. Per accontentarlo insomma!

PASQUALE

Padre, qui non si tratta d’accontentare, io credo che lei abbia voluto farsi bello con mio figlio e nello stesso tempo non dispiacere mia moglie, ch’è una fedele parrocchiana.

FIFETTO

(Santa sta togliendo la pelle di sopra a Fifetto) Mà, te diti (dici), mi fatto (faccio) u giro paete, paete? (paese).

PASQUALE

Sente, sente che dice? Vuol farsi un giro in paese;. forse crede, poverino, che questa morte e passione sia vera, e s’aggrappa alla speranza di potere incontrare per strada Gesù… quello vero s’intende, in modo che possa fargli un miracolo. Ha capito, padre? Quale teatro e teatro! Mio figlio, solo un miracolo può guarirlo, un miracolo

DON FEFE’

Si, ma tu hai bisogno di avere più fede, caro Pasquale; o pensi che i miracoli arrivino dentro le uova di Pasqua! Bisogna pregare, pregare…

PASQUALE

Padre, qui le cose son due: o mia moglie non sa pregare, o viene in chiesa per prendere in giro nostro Signore; perché per quante volte essa viene in chiesa, non crede che avremmo dovuto essere una famiglia di scienziati, di premio nobile?

DON FEFE’

Volevi dire… Nobel?

PASQUALE

Si, proprio questo! E invece, certi momenti i senzi vanno a spasso, e qui dentro diventa subito un manicomio: mia suocera che parla con una sedia, mia moglie grida come una iena, mio figlio che parla alla sanfrasò… verrebbe da chiudermi dentro una botte e non uscire più per nessuna ragione.

SANTA

Cosa vuoi far credere a padre Fefé che siamo una famiglia di scervellati?

PASQUALE

Siete! Si-e-te!

SANTA

Ah, si! E allora, d’ora in avanti sai cosa faccio?

PASQUALE

Sentiamo.

SANTA

Vado alla falegnameria di maestro Ciò (Francesco), mi faccio realizzare una bella vetrina a tua misura, e ti teniamo li dentro; e… i vetri glieli faccio mettere pure da camera, coibentati, così non sentirai nemmeno rumori.

PASQUALE

Ora dico io si può arrivare a questo? Ascolti, padre, visto che lei vuol farsi bello con mia moglie, dando la parte di san Giovanni a Fifetto, perché non se lo porta in chiesa e gli insegna come farla? Perché noi non sappiamo proprio come aiutarlo il ragazzo.

DON FEFE’

Un padre e una madre non devono scoraggiarsi, quando si tratta d’aiutare il proprio figliolo, caro Pasquale.

PASQUALE

Senta padre, lei si diverte a mettere specchi davanti agli occhi? E quindi li lustri!

 

DON FEFE’

E allora persuadetelo a non farlo più recitare ed è chiusa la faccenda.

PASQUALE

Noi, lei ha da farlo! Ha voluto la bicicletta? Pedali, allora! O crede che debba farmi malvolere da mio figlio? E… ancora una cosa: questa pelle, per come l’ha portata, se la può riportare in dietro, e gliela da a quello che dovrà fare la parte al posto di mio figlio. E a Fifetto glielo spega lei perché non può più farla la parte. Ha acceso il fuoco? Lo spenga, ora!

 

DON FEFE’

E va bene, glielo dirò io, non credo sia proprio così difficile dissuaderlo. Chiamatelo.

SANTA

(Sulla soglia, chiama il figliolo) Fifetto, Fifetto! Vieni qui, che padre Fefé ha da parlarti.

FIFETTO

(Entra) Te è, padre?

DON FEFE’

Senti, Fifetto; sono dispiaciuto, ma… mi sono ricordato, che la parte di san Giovanni, non puoi più farla!

FIFETTO

E petté? (Perché).

DON FEFE’

Perché, perché... come facciamo a fare il fiume dove egli battezza Gesù?

FIFETTO

E te è, mi tembava cot’era! Vol dire te (che) tta (sta) patte (parte) la tattiamo (saltiamo) e pattiamo avanti.

DON FEFE’

Questa parte non la possiamo saltare, è importante.

FIFETTO

E allora la fattiamo. Tutte cote lei dite.

DON FEFE’

Volevo dirti ch’è preferibile, anziché saltare la parte, tagliarla.

FIFETTO

(Dispiaciuto) Allora io… tan Tiovanni, non lo fatto più?

DON FEFE’

Credo proprio di no.

FIFETTO

(Piagnucola con la faccia al muro) Minta, lo tapévo! Non la fatto più, non la fatto più! (Diventa serio e si gira) E allora ta che fattio?

DON FEFE’

Oh, dio sia lodato, finalmanete! Dimmi, dimmi che vuoi fare, sentiamo.

FIFETTO

Ticcome tan Tiovanni attomiglia attai attai al Tignore (Signore), vuole dire te fattio il Tignore! Ah, no!

SANTA

(Si guardano tutti meravigliati) Ma cosa, figlio mio! Il Signore! (cerca di dissuaderlo) E come fai? Il Signore ha da mettersi la corona di spine, ha da prendere frustate; hai capito? Ha da portar la croce! Devono piantargli i chiodi sulle mani...

FIFETTO

(Fa un gestaccio) Tè!!! (Si rivolge al padre) Pà, le temba che non lo to che è pe (per) pinta (finta).

PASQUALE

(In disparte) Insisti, insisti, Fifetto, non farti prendere in giro dal prete.

DON FEFE’

Ma possono succedere sempre degli imprevisti! L’anno scorso, ad esempio, l’hai sentito cosa hanno fatto i romani, mentre stavano piantando i chiodi a Gesù in croce? Hanno sbagliato il chiodo e gli hanno dato una grossa martellata sulla mano a quello che faceva la parte di Gesù, tanto che quast’hanno egli non è sicuro che la farà.

FIFETTO

E non è meglio, vuole tire che la fattio io, allora!

PASQUALE

Ecco! Bravo! Non l’ha capito ancora, padre? Le conviene accorcargli la parte e gliela lascia fare, se non la guerra si scatena

DON FEFE’

(Un po’ adirato) E va bene, vuol dire che a breve ritornerò e proveremo la parte di san Giovanni; ma guai a te se non la sai a (scandendo) me-mo-ria, cristo!. (A Pasquale) Dico, almeno questo potete farlo. Arrivederci (esce).

PASQUALE

Minchione! Al prete hai fatto incazzare, e ora? Io dico che non farà più entare in chiesa tua madre; (allusivo) come fa adesso, poverina?

SANTA

(Al marito) Nella bocca, spero in Dio! Ti piacerebbe! (Poi al figlio) E tu… l’hai capito cosa devi fare? Comincia con l’andare a studiare la parte. (Fifetto entra in casa).

PASQUALE

Anche tu l’hai capito che… la chiesa puoi dimenticartela, vero?

SANTA

Questo è ancora da vedere! Vuol dire che studieremo la notte, se vuol far la parte di san Giovanni; e tu lo aiuterai di pomeriggio (entra in casa brontolando).

PASQUALE

Ma nemmeno se dovessero mettermi veramente in croce! Non t’è piaciuta la chiesa? Non gli è piaciuto anche al prete, farsi bello; e allora rompetevi le gambe tutti e due e insegnate la parte al ragazzo, oh! Quanto vediamo se posso finalmente finire di battere i cerchi alla botte.

SANTA

(Rientra inviperita con la pelle in mano) Intanto comincia a strofinare la pelle, se io devo aiutare tuo figlio ad imparare la parte (gliela butta a terra e riesce).

PASQUALE

(Meravigliato) Che selvagiume, che rozzezza! Dove l’è andata a finire la dolcezza di quando la incontrai la prima volta? Che fortuna ha avuto questa capra a prender me per marito! Ah, se ne avesse preso uno di questi moderni, con questo lascia e prendi che hanno, l’avrebbero mandata a fare in culo in quattro e quattr’otto, grandissima pecora strippa che non sei altro! Bih, bih, bih, bih!!! M’era sembrato strano che finisse in quel modo. Ora è mai possibile che un prete debba seminare zizzanie e tenere a martello una famiglia? Ma poi, dico io, perché questa passione e morte non gliela fa mettere in scena alla compagnia teatrale del paese, almeno quelli fanno teatro, no! Ha da farla lui! Così facendo, invece di unirla la gente, l’allontana! Ma a lui cosa può interessare questo! Interssa invece avere a che fare con queste stracqua quaglie di parrocchiane che lo corteggiano da mattina a sera. No, no, io al Papa scrivo! Vediamo sé giusto che una moglie deve sempre star lì in chiesa. (Si sente arrivare qualcuno).

GRAZIA V.F.S.

Comare Santa, comare Santa! (Entra. E’ un po’ avvilita). La saluto, compare. Non c’è la comare?

PASQUALE

Non c’è? Chi glielo ha detto che non c’è? Ma, cos’è che ha per essere così agitata?

GRAZIA

Se non fosse per questo prete, è sicuro che non avrei niente di niente!

PASQUALE

(Ironico) No!!! Non è possibile, comare! Cosa sta dicendo? Questo prete è una persona in gamba, una persona dolcissima, umile (Grazia guarda meravigliata)…

GRAZIA

Ih, e basta compare, ancora?

PASQUALE

…Pia, quasi un santo! Grandissimo zizzaniere e tragediografo che non è altro! Senta… comare, non ricominciamo ancora con lei di questo prete, perché già ne ho le tasche piene. Ma come, anche lei: tic, tic ed è sempre in chiesa, e ora… ch’è successo, che le capitò?  

GRAZIA

Avrebbe dovuto vederlo! Passò proprio or ora da casa mia; adiratissimo! Con un musone!  

PASQUALE

Chi, padre Fefé?

GRAZIA

Si, lui, proprio lui! Sembrava preso dai diavoli; gridava dicendo che questi capricci in chiesa devono finire!

PASQUALE

Capricci! Mi scusi, di cosa sta parlando?

GRAZIA

Dice che vostro figlio piange perché vuol far la parte di san Giovanni.

PASQUALE

E certo, prima gli ha messo la pulce in testa al ragazzo, dicendo che avrebbe dovuto fare “san Giovanni”; poi… così, di punto in bianco, gliela toglie. E’ giusto secondo lei?

GRAZIA

(Meravigliata) La parte? Ma quale parte! Gridava dicendo che non voleva dargliela questa parte a vostro figlio, e che è stata la comare, sua moglie, che ha insistito tanto pregandolo di far contento suo figlio. Non lo sapeva, egli dice, che Fifetto non sarebbe stato in grado di farla?

PASQUALE

Come… come? Tu guarda un po’ ch’è tragediografo, da una parte ha fatto contenta mia moglie per non perdere una parrocchiana ch’è sempre lì in chiesa; dall’altra, invece, viene a lavarsi le mani da lei dicendo che, se la “passione” non riesce bene, la colpa è di mia moglie, capisce? E ha  pure il coraggio di confessare e pretendere i peccati altrui; e i suoi? Son certo che neanche a Gesù Sacramentato li confessa.

GRAZIA

No, no, io alla comare devo dirglielo quanto è falso questo prete; così facendo ci mette gli uni contro gli altri senza che ne sappiamo niente.

PASQUALE

Ah, ora era d’accorgersene? Prima, avrebbe dovuto farlo! Chissà quante altre cose avete continuato a non sapere. E viva, viva padre Fefé! Ma di dov’è? Da dove è sbarcato questo inglese?

GRAZIA

E che ne so. So solamente che il nostro è un paese a doppia faccia, amante di persone estranee…

PASQUALE

(Allusivo) E di pre-ti, dica pure di pre-ti! Comare, quando uno ha da ubriacarsi deve farlo col vino buono.

GRAZIA

Mi scusi, a chi questa allusione? (Poi, Alludendo a Grazia) Di pre-ti… si ubriaca, chi è amante di pre-ti! Io in chiesa vado per lodare Iddio, o che le pare! O pensa che son pigra e non ho nulla da fare? Io, ho sette figli a cui badare, sette figli e una madre che giace in un fondo di letto, altroché! Al prete penso! Dov’è piuttosto la comare? La chiami.

PASQUALE

(Si avvia a chiamarla) Santa, Oh Santa! Vieni che c’è comare Grazia.

SANTA

(Entra col copione in mano) Oh, comare Grazia! Stavo insegnando a Fifetto come fare san Giovanni.

GRAZIA

San Giovanni, si! Il prete è arrabbiato con lei!

SANTA

Con…me?

GRAZIA

Si, si! E dice che quando c’è stata la riunione in chiesa per fare la Passione e Morte di nostro Signore, lei, di nascosto agli altri del consiglio pastorale, ha detto al prete di assegnarla a suo figlio Fifetto la parte di san Giovanni; e ora, lui se ne sta lavando lemani come Ponzio Pilato di come andrà a finire. Dice anche che suo figlio non era per niente in grado di farla quella parte.

PASQUALE

(Gestaccio alla moglie) Teh! Prendi questo ora! E chi sa di quante altre di quelle che frequentate la chiesa ha parlato male. (Ironizza la moglie) “Poverino, solo! Che dici lo invitiamo a mangiare con noi?” L’arsenico dovevo mettergli nel cibo! Tu ancora... i preti non li conosci bene; pigri! Zizzanieri! Altro che uomini di pace, sulla punta delle dita si contano quelli buoni, quelli che pensano a quanti bambini ogni giorno muoiono di fame, a quanti poverelli muoino sotto i ponti perché non hanno dove andare a dormire, e tante altre cose che verrebbe da impazzire al solo pensiero; questo, invece… E certo, non avendo di questi pensieri deve pur trovare come passare il tempo, ed ecco che si diverte a mettere gli uni contro gli altri. Mi dica, lei ha mai visto questo… padre Fefé sudato?

GRAZIA

Sudato… proprio, mai.

PASQUALE

(Alla moglie) E allora! tu non rispondi? Corri, vai a cucinare l’ovetto fresco e glielo porti. (Guardando in alto e implorando l’eterno) Ah, san Pietro! Tu hai da pensarci quando vengono a bussare alla porta!

GRAZIA

Raggione ha, comare; ora glielo posso dire, sa quante volte ha detto male di lei al gruppo che frequento io?

SANTA

Comare, io non voglio difenderlo il prete, ma, anche nel gruppo che lei dice di frequentare ce ne sono di donne che al prete gli fanno una faccia, e invece poi…

GRAZIA

Anche il vostro gruppo non scherza mica tanto! Io, se non fosse per mia nipote che fa parte del vostro gruppo di rinnovamento, e che mi racconta quasi tutto quello che succede, forse non avrei mai saputo niente, invece… ne avrei da raccontare che lei nemmeno immaggina, cose da raddrizzare i capelli! (evidenziando scandendo) e che cose! (si segna dispiaciuta) Signore, perdonatemi; ma così si rischia di perdire quel po’ di fede ch’è rimasta. Cose, comare, da lasciare i più a bocca aperta! Altro che chiesa, questo è un cortile dove tutte le oche starnazzano compreso (allusiva) il ga-llo! E voi capite di quale gallo parlo.

PASQUALE

Scusate, io sono convinto che tutti questi gruppi e comunelle che ci sono in chiesa, al prete fanno comodo, primo perché ha come poter passare il tempo senza annoiarsi, e secondo che riesce a farsi bello con tutti, così, le prime voi due continuate ad ammirarlo, condurvelo a casa a mangiare… e forse è meglio che la chiudo qua… Comare, la chiesa dovrebbe essere come una famiglia se non meglio, e il prete, a capo di questa famiglia, dovrebbe essere come un padre per come si chiama: padre; e invece… Mi dica, se lei avesse in famiglia figli che litigano, che non si vogliono bene, lei, lei cosa farebbe?

GRAZIA

Cosa farei?! Prima di tutto li prenderei per le orecchie e glieli tirerei da strapparglieli, e sino a quando non riescono a far pace a casa mia non farei mettere loro un piede.

PASQUALE

Oh! Finalmente! Invece in chiesa è andata a finire come nei partiti politi: corrente a destra, corrente a sinistra… persino corrente al centro. Più di questo cosa vogliamo? E il prete, che dovrebbe essere il capomastro, invece… Evviva padre Fefé! Oh, persino la pelle ci ha portato! Vede, vede quante facce ha questo…servo di Dio?

FIFETTO

(Entra ripassandosi la parte del copione) Motte (morte) al galileo! motte a galileo! (Si guardano tutti, meravigliati).

SANTA

Ma cosa dici, Fifetto? Quale pagina stai ripassando? San Giovanni non dice questo!

FIFETTO

Ti, ti! La nonna dite te (che) non ti fa niente, è lo ttetto (stesso).

SANTA

Ah, perché tu la parte con la nonna la stai…

CARMELA V.F.S.

Vieni, Giovanni, io sono: Gesù! Te ne sei andato? Vieni t’ho detto, c’è Giuda che vuol battezzarti.

FIFETTO

No! A motte il galileo! A motte il galileo!

CARMELA V.F.S.

A me a morte! Io le gambe ti spezzo! Vieni qua, lasciati prendere! (Entra, vestita da... mentre gli altri si guardano meravigliati e facendosi il segno della croce, con un bastone in mano, e scappano tutti a soggetto, chi a destra, chi a manca, mentre si va chiudendo il sipario).

Fine Primo Atto

Secondo Atto

(Scena medesima. Pasquale entra e cerca gli attrezzi per iniziare a lavorare. Si sente radio Maria che sta celebrando la santa messa).

RADIO MARIA F.S.

(Si sentirà un po’ di Messa) …. Scambiatevi il segno di pace.

CARMELA V.F.S.

(Che la figlia le aveva dato la mano come segno di pace) Che fai, Santa, stai partendo? E dove, dove vai?

SANTA V.F.S.

Dove vado? In America, in America vado! Vuol venire anche lei? Ma dove vuole che vada! Le ho dato la mano in segno di pace.

CARMELA V.F.S.

Ah, perché, eravamo litigati? (Si sentiranno brontolare in sottofondo).

PASQUALE

(Ironico) Di pace! Di pace... fuori; mentre dentro c’è sempre la guerra. Ora ci vuole: “spasso di piazza e malaugurio di viuzza!” E hanno pure il coraggio d’andare in chiesa, la faccia di puttana di mostrarsi alla gente pii e caritatevoli! Eh, quanto siamo falsi! Quanta gente, davanti agli occhi di Gesù Sacramentato si stringe la mano, s’abbraccia, si bacia; e poi come esce il piede fuori dalla chiesa si strattonano tirandosi i capelli e se potessero cavarsi gli occhi lo farebbero senza pensarci due volte. (Guardando verso l’alto e allusivo) San Pietro, oh, san Pitro! A te li raccomando queste anime sante. Puh!!! Certe volte mi guardo e mi vergogno d’appartenere a questa razza. (Cerca di riprendere il lavoro) Forse è meglio non pensarci e riprendere il lavoro alla botte, se no vero non la finisco d’aggiustare più. (Si sente ancora radio Maria. Entra Jacopo).

JACOPO

Buon dì, mastro Pasquale. A che punto siamo con la botte? Per quest’anno pensa che posso riempirla di mosto?

PASQUALE

Oh, zio Jacopo, buon giorno a lei! E cosa vuole che le dica, io non so se l’annata l’è venuta buona.

JACOPO

Cos’ha capito? Io intendevo dire se faceva in tempo ad aggiustarla prima della vendemmia!

PASQUALE

Ah, ma vedo ch’è quest’oggi ama scherzare! La vigna è in fiore da giorni, e lei…

JACOPO

(Preoccupato) Speriamo che non continua a far freddo, se no altro che uva! Ho la strana impressione che anche il tempo va con questa società. E che bella società!

PASQUALE

Come si dice… nun c’è più mondo, non c’è più religione!

JACOPO

Religgione, si! …a proposito di religgione, ha sentito la novità che ha portato questo padre… Fefé?

PASQUALE

Ancora! Ah, ma allora è proprio vero. In paese non si parla d’altro che di questo prete; è quasi diventato motivo di dibattito. Dico, non potevano mandarci un altro prete? Non c’è persona che ne parla bene!

JACOPO

Mastro Pasquale, nessuno ne parla bene, però tutti ne piangiamo. Mi pare il discorso della politica: “questo sindaco non serve, quell’assessore non vale, questo consiglieri è così, e quest’altro e colà!” Però quando tutti ci rechiamo alle urne… zamt!!! Miracolo! Ecco che ci rivediamo le stesse facce di prima. Mastru Pasquale, la virità è che tutti abbiamo una doppia faccia. Solo una cosa sappiam fare bene, perché l’abbiamo fatto da poi che siamo nati: lamentarci, e come siamo bravi ad insegnarlo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, tanto che a loro tempo cominceranno a farlo anche loro: lamentarsi.

PASQUALE

Zio Jacopo, sante parole sono, e siccome per questo male non esiste medicina… o meglio, ci sarebbe la medicina, e sa qual è? Quella d’istruirsi, arricchire il nostro sapere; ma… siccome il cervello non lo si deve far patire, ce ne freghiamo del sapere e rimaniamo: sciocchi, ignoranti, broccoloni… però tutti o quasi abbiamo la casa, il pezzettino di terra, l’auto… Zio Jacopo, quando manca questo (indicando il cervello) manca la cosa migliore; cieco no è chi non vede, il vero cieco è chi non sa, e allora, a malincuore su quello che ha detto posso solo dire che ha ragione. E… sentiamo, sentiamola qual’è la novità che ha portato questo… prete?

 

JACOPO

Si tappi le orecchia: da questa Pasqua in poi, l’incontro viene abbolito, e le processioni saltano tutte!

PASQUALE

Cosa! L’incontro del Signore con la Madonna?

JACOPO

Perché c’è forse un altro incontro? Dice, sempre questo prete, che questo incontro è una falsa, cose da teatro insomma, “due pupi che s’incontrano e si abbracciano”! Così dice.

PASQUALE

Questo, a momenti, tutte le processioni ci toglie.

JACOPO

Ah, può starne certo, non gliel’ho detto poc’anzi? Già s’è messo a spiegare che i santi non sono quelli che conduciamo per strada, quelle sono statue, statue, ha capito mastro Pasquale?

PASQUALE

Ho capito, ho capito che sono statue! E pure per lei sono statue, per tutti sono statue, ma statue che rappresentano l’immagine dei santi, santi approvati dal vaticano, eh! Mi scusi, padre Pio… ch’è morto da poco, è stato riconosciuto dal vaticano, non è che abbiamo raccolto le firme e lo abbiam fatto noi santo, fu la chiesa! E allora? Non è che possiamo portare per strada padre Pio quello vero, quello è morto! Anche se a padre Pio l’avrebbero dovuto portare in spalla e per strada quelli che lo hanno proclamato santo; no che prima lo hanno trattato coi piedi, e ora ch’è santo ne stanno facendo un grosso commercio… lei capisce di chi parlo?

JACOPO

Prelati e vescovati li manderei ai lavori forzati… certo non tutti per fortuna di chi ancora ha fede. Il fatto vero è che da che mondo è stato, nella sofferenza degli altri c’è chi vi specula sopra costruendovi ciò che più fa comodo per commerciare… far soldi insomma. A san Franceso come gli è finita? Che s’è dovuto mettere una mano davanti e una nel di dietro. Suo padre lo buttò fuori di casa e la chiesa, allora, lo trattò pure coi piedi; però dopo ha saputo come investire e trarne profitto.

PASQUALE

(Guarda in alto, imprecando san Pietro) San Pietro, oh san Pietro! Sempre con te parlo! Le ossa hai da rompergli a questi briganti come salgono su; a noi insegnano ad esser poveri, mentre loro sguazzano nella ricchezza!

JACOPO

Ma cosa fa, parla con san Pietro? Unaltra ora!

PASQUALE

Eh, io a san Pietro gli parlo spesso; oramai è come fosse uno della famiglia... anzi, sa che in famiglia (alludendo al figlio) abbiamo anche san Giovanni? Eh, questo posto è diventato un paradiso! (Entra Santa vestita col costume da Madonna. Jacopo si gira a guardarla; poi, scioccato, guarda Pasquale).

PASQUALE

Eh! Che le dicevo? (Jacopo sviene).

SANTA

(Impaurita, interviene ad aiutarlo) Zio Jacopo, zio Jacopo (Al marito ch’era rimasto impietrito)  Su, corri che aspetti? Vai a prendere un po’ d’cqua! (Pasquale entra a prendere l’acqua). Zio Jacopo, zio Jacopo! Risponda! (Chiama suo marito) Arriva quest’acqua? (Pausa)  Ho capito, forse è meglio che vado io. (Esce).

FIFETTO V.F.S.

(Cerca di togliere il bicchiere dalle mani di sua madre) Io, gliela potto (porto) io!

SANTA V.F.S.

E si, si! Io intanto mi tolgo questo costume daMadonna.

JACOPO

(Rinvenendo, si guarda attorno) Come mi sento strano. Ma dove sono? M’era sembrato d’essere in paradiso. (Entra Fifetto vestito da san Giovanni. Jacopo lo guarda meravigliato). E… tu, chi… sei?

FIFETTO

Io, tono (sono) tan (san) Tiovanni (Giovanni).

JACOPO

Oh, no! (Sviene di nuovo, mentre arriva Pasquale).

FIFETTO

Minta, cotì brutto tono!

PASQUALE

Ancora? (Adirato) Ora dico io, volete andarvi a togliere questi costumi, prima che ci liquidiamo zio Jacopo!

FIFETTO

(Piagnucoloso) Mi, pà! E che tti (ci) ho detto?

PASQUALE

Chi ti porta a dirgli che eri san Giovanni?

FIFETTO

E che tti (ci) dovevo dire che ero il Tignore? (Signore).

PASQUALE

Levati, levati di qua, il Signore! Vuoi andarti a togliere questo benedetto costume? (Fifetto esce brontolando) Zio Jacopo, zio Jacopo! (Silenzio. Pasquale si preoccupa) Non è che… gli è venuto un colpo? Zio Jacopo, zio Jacopo! Quanto vado a prendere un po’ d’aceto. (Esce ed entra Carmela vestita con un costume da soldato romano).

CARMELA

A morte il Galileo! A morte il Galileo e libero Barabba! Barabba! Barabba… (S’accorge dell’uomo a terra e si ferma). Barabba! Barabba!

JACOPO

Che mi sento strano… (guarda Carmela e sviene ancora) Oh, no!

CARMELA

Barabba! Barabba! (Rientra in casa).

PASQUALE

(Arriva Pasquale, Gli mette sotto il naso l’aceto) Zio Jacopo, zio Jacopo, risponda, santo Iddio!

JACOPO

(Rinvenendo) Dov’è, dov’è Barabba, se ne andato?

PASQUALE

(Meravigliato) Barabba? Ah, ma allora la botta buona l’ha presa!

JACOPO

Qua, qua era che gridava: a morte il Galileo, a morte il Galileo!

PASQUALE

(Ironico, Pensando che Jacopo stesse dando i numeri) Ah, gridava: a morte…

JAPICU

Il Galileo, si!

PASQUALE

Mentre lei vuole che si liberi Barabba!

JACOPO

(Confuso) Dove sono? dove mi trovo? Non sono da mastro Pasquale il bottaio?

PASQUALE

(Ironico) Ma quando mai! Qui siete da mastro Totò il calzolaio.

JACOPO

Da mastro Totò il… calzolaio? E come mai? Che mi sento confuso. E… mi dica, mastro… Totò, per andare a casa mia da dove devo andare?

PASQUALE

Si alzi, su, che, le indico la via (lo aiuta ad alzarsi, e lo accompagna fuori). Vede questa strada, deve scendere sempre diritto, diritto; quando arriva giù infondo, gira a sinistra e cammina un  po’, riconoscerà subito il posto, vedrà che non può sbagliare. Eh… mi raccomando, occhio al quadrivio, corrono veloci lì le macchine.

JACOPO

Grazie, grazie mastro Totò. Allora, sempre… diritto?

PASQUALE

Diritto, diritto!

JACOPO

La saluto, e grazie ancora. (Esce e dopo un po’ si sente una grossa frenata e delle voci dell’autista che rimprovera il pedone: Jacopo in questo caso).

PASQUALE

(S’affaccia per vedere) Minchione! E gliel’ho pure detto! Meno male che... (guarda) s’è alzato e non si è fatto niente! Quindi è segno ch’è rimasto davvero scioccato! E… la botte? Speriamo che si ricorda della botte. Guarda un po’, come in cinque minuti una persona riesce a trasformarsi (entra Santa).

SANTA

Dov’è, dov’è? Se ne andato?

PASQUALE

Se ne andato, se ne andato! Speriamo che riesce a trovare la casa dove abita. Com’è finita con… la passerella? Avete finito di sfilare? Un colpo gli avete fatto prendere a zio Jacopo! E’ possibile che con voi devo anche perdere i clienti? Non vedo l’ora che finisce questa recita della passione… quando è domani finalmente?

SANTA

Domani, domani, si!

PASQUALE

Ah, senti una cosa, poco fa t’ho vista col costume della Madonna; non è che tu…

SANTA

Non dirmi che non l’avevi capito che padre Fefé mi ha assegnato la parte della Madonna?

PASQUALE

Padre Fefé, padre Fefé! T’ammancava l’ultima a t’unaltra, per diventare una santa! (Ironico) Senti, perché non gliela fate fare pure a tua madre una parte?

SANTA

Cosa vuoi dire?

PASQUALE

Come che voglio dire! Ah, ma allora vero dici! La passione e morte di Cristo, è una cosa sacra… tragica, commovente… un dramma! E ha bisogno di personaggi seri… (preoccupato) ma... dimmi una cosa, non è che gli altri attori fanno parte di questi gruppi della sartoria della parrocchia? (alludendo ai ciarlatani, quelli dei gruppi della chiesa che si sparlano gli uni con gli altri) Taglio e cucito? I gruppi dei maldicenti, insomma?

SANTA

Alcuni… si; e allora? 

PASQUALE

Speriamo che a chi farà Cristo non gli metteranno accanto un’atro del gruppo opposto, se no le frustate rischia di prenderle davvero.

SANTA

Senti, invece di perdere tempo in chiacchiere, che dobbiamo fare con quella pelle puzzolente. Tuo figlio s’è fissato che vuole mettersela e non vuole sentire ragione.

PASQUALE

E allora perché non gliela fai mettere?

SANTA

Come! Un’altra volta cominciamo con questa pelle? Non senti la puzza che fa?

PASQUALE

E se lui la sopporta?

SANTA

Sono gli altri che sicuramente non la sopporteranno!

PASQUALE

E’ mai possibile, dico io! mi vuoi spiegare cosa c’entro io in questo quiz? Perché non gliela fai sbrigare al prete, non è lui che dirigge la recita? Che poi non riesco a capire: la processione no; l’incontro nemmeno, dove sta la differenza di queste due recite?

SANTA

Senti, non rincominciamo ancora col discorso della recita! Se lo dice padre Fefé che ha da farsi, vuol dire ch’è giusto, e stop!

PASQUALE

(Rivolto in alto) Oh, Signore! Oh, Signore! È’ mai possibile che questa grulla non deve ragionare con la propria testa? (Alla moglie) Come fai ad essere così credulona? Il prete è una persona come tutte le altre, non è il Padreterno, e nemmeno può esser legge quello ch’egli decide di fare, hai capito, o no? Tutte queste altre decisioni affrettate dell’incontro, della processione… fatte in quattro e quattr’otto, non sono buone; noialtri abbiamo secoli di storia alle spalle e che ci tramandiamo da padre in figlio, non può lui, appena arrivato, capovolgere tutto di punto e in bianco; quand’è che devi capirlo? Se alla’albero non gli si da l’acqua secca, e noi siamo le radici di quest’albero, hai capito? E poi… lui è ospite! Non è del paese, come si permette, da ospite, a comandare in casa altrui? Se a casa nostra venissero degli ospiti, e cominciassero a spostare mobili, oggetti vari, imbiancassero muri con colori diversi ai nostri gusti… tu, che faresti? Non diresti nulla?

SANTA

Così, dici?

PASQUALE

Così dico? Così, è! E ora senti un’altra cosa, perché la parte della Madonna non gliela dai ad un’altra, e tu badi a tuo figlio, se ha da fare la parte di san Giovanni?

SANTA

Nessuno c’è che la vuol fare.

PASQUALE

Nessuno? Come, abbiamo in paese un bel gruppo teatrale, e non c’è nessuno! Perché non gliela lascia fare a questo gruppo la passione e morte, giacché son recite?

SANTA

A dir laverità, questo non lo so.

PASQUALE

Non lo sai, o… non vuoi saperlo?

SANTA

Lui dice che son cose di chiesa.

PASQUALINU

La chiesa è di tutti! T’ho detto che la verità è che questo prete anziché unire, divide. Con la gente bisogna parlargli, confrontarsi, far capire che tutti dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare per il bene della comunità. Una famiglia, solo quando è unita si può veramente voler bene. (Entra Carmela vestita da centurione romano).

CARMELA

(Ai due che scambia per soldati, ed inveisce di più su Pasquale che è quasi terrorizzato nel vedersi puntare addosso la lancia. Si mettono in ginocchio). Sordati, andate a aprendere questo Nazzareno e conducetelo qua! E tu, stai sull’attenti mentre ti parlo! Perché sei vestito senza l’uniforme da soldato?

SANTA

(A Pasquale) Con te parla! Rispondi, se no la lancia in testa te la rompe

PASQUALE

Io… veramente…

CARMELA

Come ti permetti, Giuda traditore! (A Santa) E tu, guerriero della Grecia, cosa fai qui? Lo spione?

PASQUALE

Bastonala, centurione, bastonala! E rompile le gambe che siamo in guerra a causa di questo guerriero greco.

CARMELA

Tu zitto, soldato; e occhio al nemico! Su, andate e portatemi questo che dice di avere le mani sporche, prima chi se li lava e non lo riconoscete più.

SANTA

(Al marito, sottovoce) Vuole dire Pilato.

CARMELA

Su, andate! E gridando direte: “A morte Barabba! A morte Barabba! (Glielo chiede) Rispondete! Cosa dovete gridare?

PASQUALE

(Minacciato dalla lancia, acconsente) A morte Barabba! A morte Barabba! (I due escono marciando in ginocchio e gridando).

PASQUALE E SANTA

A morte Barabba! A morte Barabba! A morte...

CARMELA

A morte il Galileo! A morte il Galileo! A morte... (Camminando, si avvicina dove si trova la pelle stesa ad asciugare, e annusa, cercando di capire da dove possa arrivare quel brutto odore). Per l’anima del purgatorio, che puzza di beccume! (Si abbassa a guardare e s’accorge che la pelle è invasa di formiche) Minchione quante formiche! E da dove son sbarcate? (Cerca di toglierle una per una mentre entra Fifetto).

FIFETTO

Ma che ttai (stai) fatendo, nonna?

CARMELA

Non vedi che faccio?

FIFETTO

Quante fommiche! E che tti (ci) fai?

CARMELA

Le vado prendendo ad una ad una e le divido: le femmine con le femmine e i maschi con i maschi.

FIFETTO

(Meravigliato) Le fommiche femmine ton quelle femmine, e le fommicole macchi ton quelli…

CARMELA

...E le formiche maschi con quelli maschi.

FIFIDDU

Ah, ti? E ti potto (posso) aiutare?

CARMELA

Sbrigati, sbrigati ad aiutarmi!

FIFETTO

Ti, però io non lo to tome ti fa; non l’ho fatto mai.

CARMELA

E allora guarda, guarda e impara.

FIFETTO

Ti, ti! (Preoccupato) E te (che) danno motti? (Morsi).

CARMELA

Senti, mi stai facendo confondere tutta. Sei venuto per aiutarmi o per farmi perdere tempo? Morsi, si! I veri morsi le persone li danno, no le formiche! E ora statti zitto e mi aiuti, se vuoi, se no togliti di corsa.

FIFETTO

E va bene. (Comincia prendere le formiche e le guarda. Non capisce il genere e guarda meravigliato la nonna). Vediamo, vediamo!

CARMELA

(Gli mostra la formica) Vedi? Questa, per esempio, è femmina, e si mette con le femmine. (Ne prende altre) Quest’altra è pure femmina e si mette sempre…

FIFETTO

Ton le femmine!

CARMELA

Bravo! Con le femmine; questa invece è maschio e si mette coi maschi, perché se rimangono immischiati si fanno milioni di formiche! Hai capito?

FIFIDDU

(Meravigliato) Ah, milioni… milioni? Attai, attai?

CARMELA

Assai? Assaione!

FIFETTO

Allora ti aiuto di cotta! (corsa). (Inizia a prendere e a guardarle; non capisce e guarda ancora la nonna). Ti, però non l’ho tapito bene, tome (come)  ti vede!

CARMELA

Guarda, guarda bene!

FIFETTO

Guadda, si! Tti (ci) tto (sto) lasciando gli occhi! (Alla nonna) Tenti, a quetta (questa), (mostrandole quella che in mano), per etempio (esempio), la guaddo, la guaddo, e… non ti vedo un catto! (cazzo).

CARMELA

Ecco, vedi che hai già capito! Mettila con le femmine.

FIFETTO

No, no! Ti ho detto che non tti (ci) vedo un catto!

CARMELA

Ho capito, ho capito! E con chi vuoi metterla coi maschi, che diventano milioni di milioni?

FIFETTO

(Meravigliato) Minta (minchia), allora vero patta (pazza) tei!

CARMELA

(Lascia cadere la pelle) Ah, sono pazza! Io, sono pazza? E allora sai che ti dico, combatti che t’infilo con la spada! (Fifetto scapa impaurito) Se ti prendo… gran traditore del Nazzareno! (Fifetto rientra in casa ed entra da fuori padre Fefé).

DON FEFE’

Ma... (la riconosce) signora Carmela! Cosa fa col costume da romano addosso?

CARMELA

(Gli va addosso con la lancia e lo minaccia facendolo inginocchiare). Chi sei tu? Un altro seguace del Nazzareno?

DON FEFE’

No! Io veramente... (Si sentirà un gallo cantare). No, no! Volevo dire si!

CARMELA

E allora (lo minaccia con la lancia, ed egli ha paura) ti devo ‘nfilare con la spada. Prega, e pentisciti.

DON FEFE’

Io non so... veramente di cosa e di chi parlate! (Ancora il gallo).

CARMELA

Pentisciti ti ho detto! Che stai facendo cantare tutto il pollaio, e dimmi tutti i tuoi peccati.

DON FEFE’

Peccati? Io... non ho peccati! Sono, padre Fefé!

CARMELA

Confessa ti ho detto! Che tutti siamo in peccato.

DON FEFE’

(Sta per alzarsi) E quali peccati vuole che le confessi se non ne ho?

CARMELA

Inginocchiati ho detto, che ti confesso! (S’inginocchia) E ora... parlami di quel giorno di quando sono venuta in chiesa e ti ho visto abbracciato ad Angelina, la vedova, dentro la casa canonica.

DON FEFE’

(Meravigliato) Che cosa? No... non... sento!

CARMELA

T’ho detto di parlarmi di Angelina, la vedova di Calogero, l’americano. Grandissima donnaccia di strada!

DON FEFE’

No, no! ...non... si sente niente; niente di niente!

CARMELA

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

DON FEFE’

Ma cosa dice? E allora, si metta al mio posto che provo io a parlarle, vediamo se riesce a sentire!

CARMELA

(Con la lancia lo spinge a cambiar posto) Vediamo! Su, si alzi che cambiamo posto. (Va ad inginocchiarsi al posto di padre Fefé, il quale le fa una confidenziale domanda). Avanti, mi parli! Sono pronta.

DON FEFE’

(Con cattedraticità) E allora Carmela dimmi, su, parlami di tuo compare, di quel compare che vi fu testimone al matrimonio, e prima ancora della luna di miele, lo hai sostituito a tuo  marito... buonanima.

CARMELA

(Fa finta di non sentire) Cosa dice? Parli più forte che non sento!

DON FEFE’

Parlami di tuo compare che ti fu amante da poco appena sposata.

CARMELA

Minchiuna! Ha raggione! Sa che da questo lato non si sente proprio niente?

DON FEFE’

Neanche il tempo di fare la luna di miele, e...

CARMELA

E continua, ancora! Le ho detto che non sento niente! Niente, di niente!

DON FEFE’

Si alzii allora, e mi risponda: perché ha addosso, questo costume di soldato romano? (Si sente arrivare qualcuno).

CARMELA

Perché la voglio ‘nfilzare con la mia spada. Traditore del Nazzareno! (Comincia ad inseguirlo e a dargli colpi, mentre entrano Pasquale e Santa).

PASQUALE

(Santa rimane immobile a guardare i due che s’inseguono) Oh! Finalmente la prima volta che sta rendendosi utile!

SANTA

Zitto! Ma che dici?

PASQUALE

Che dico? Magari lo prendesse in pieno!

DON FEFE’

(A Carmela) Vada retro, satana!!!

PASQUALE

Prendilo, Carmela!

DON FEFE’

Vade retro satana!

PASQUALE

Non sbagliarlo, prendilo!

CARMELA

(Il prete scapa, andandosene via, e Carmela, furiosa, lo insegue con la spada) Vieni, scappi? Qua devi venire! Scappi? Se t’acchiappo! Vieni t’ho detto! (Pasquale e Santa vanno a vedere i due scendere per la strada che porta giù in paese, mentre si sentirà Carmela gridare, a soggetto, a padre Fefé).

PASQUALE

Confido in Dio che l’acchiappa e glieli suona di santa ragione!

SANTA

Ma è possibile che ce l’hai proprio con questo prete?

PASQUALE

Lombrico! Porco! Questo non è un prete; un diavolo è! Io sono convinto che dalla paura… altro che passione e morte di nostro Signore, son certo che da come corre a gambe levate, neanche in paese più torna!

SANTA

Neanche si smuove ad andare a prendere mia madre, povera donna, prima che fa ridere il paese!

PASQUALE

Senti, per me tua madre può far ridere tutto il circondario, altroché! Io ho meglio a cui pensare. Se non finisco questa benedetta botte, mi vuoi dire le scadenze come le paghiamo? (Va a riprendere il lavoro).

SANTA

Si, si ragione hai! Vuol dire che vado io a prendere mia madre. (esce gridando). Fermatevi, fermati mamma! Fermatevi ho detto! Aspettate! Lascialo andare, mamma, quel povero prete!

PASQUALE

Corri, corri t’unaltra angioletto! Oh!!! Finalmente! Vediamo se posso un po’ rasserenare la mente. (Entra Fifetto, guardingo).

FIFETTO

Non tè...?

PASQUALE

(Sussulta) Ah, ma allora è proprio la giornata!

FIFETTO

T’ho detto, non tè?

PASQUALE

Non… tè? Veramente io preferireri un po’ di camomilla, dopo tutto questo gran movimento di entra ed esci.

FIFETTO

Io dico, non té...?

PASQUALE

Ho capito, si ricomincia! Ma poi dico, compaiono come i funghi?

FIFETTO

(Si assicura che la nonna non c’è, e si avvia presso la pelle). Ti, va beh, ho tapito! (capito). (Prende una formica dalla pelle e la osserva attentamente). Minta, ma tome (come) fateva quella a tapere te era macchio o femmina? (Si avvicina a suo padre e glielo chiede) Tenti, la vedi quetta fommicola, che cota tti (ci) vedi qui totto? (sotto).

PASQUALE

(Meravigliato, non capisce) Che cosa ci... vedo? Unaltra, ora!

FIFETTO

(Fraintende) No, no, un’atta! A quetta t’ho detto. (Pasquale, continua a guardarlo stupito). Allora, rippondi (rispondi) che tti vedi?

PASQUALE

(Un po’ adirato) Cosa vedo? Un cazzo, un cazzo vedo!

FIFETTO

Allora è macchio! Minta, ma tome fa a tapello (sapillu) pure lui, oh! Tenti, me lo ppieghi (spieghi) il diccotto (discorso) delle fommiche?

PASQUALE

(Continua a non capire) Che cosa, le formiche? Di, te né presa un’altra ora? Com’è finita invece con la parte di san Giovanni? Non la studii più?

FIFETTO

Già mi tono divettito attai attai, e poi la pelle è piena di fommicole, e ticcome (siccome) non le mette più nettuno quelle macchi con quelle macchi e quelle femmine con quelle femmine, ora tte (ce) ne tono attai attai e io non me la potto mettere più di topa la pelle; hai tapito?

PASQUALE

Senti, mi hai fatto confondere tutto; io ho solo capito: tiritì tiritì tiritì, tirità tirità tirità. Allora è… finita la… recita?

FIFETTO

Ti, ti! Padre Fefé torreva (correva) fotte fotte, la totto (sotto) la totto! E gridava cotì: “Non ti vengo più in quetto paete! Non ti vengo più!” Tapito? E quetta pelle, tai che fattio (faccio), la vado a buttare di cotta di cotta!

PASQUALE

Si, si valla a buttare di corsa prima che torni tua madre e le viene qualche altra fantasia!

FIFETTO

(Preoccupato) E dove la butto, pà?

PASQUALE

Valla a buttare dove vuoi, basta che la porti via da qui dentro!

FIFETTO

Lo tai (sai) che fattio, la potto davanti la chieta, cotì te vogliono fare la retita (recita) tti levano le fommiche e ti pentano (pensano) loro!

PASQUALE

Si, si, apposto! Portagliela in chiesa che li ce ne sono tante sfaccendate. 

FIFETTO

Ah, ti?

PASQUALINU

Ancora con questo ti e te! Vai, corri prima che arrivi tua madre!

FIFIDDU

E ti, ti! (prende la pelle ed esce) tau, tau!

PASQUALE

Potevamo aprirci un bar con tutti questi ti e tè. Ma si, forse è meglio riprendere a lavorare, se no a zio Jacopo vero dopo la vendemmia gliela consegno la botte. (Riprende a lavorare. Si sente un gran vociare). E ch’è successo?

CATERINA V.F.S.

(E’ Caterina, moglie di Jacopo, con Luciana, la nuora, ha in mano un grosso pezzo di bastone che lo batterà a tempo nell’altra mano quando parlerà con Pasquale chiedendone conto e ragione su quanto è capitato poco prima al marito. Voce fuori scena). T’ho detto di non invischiarti! Ora glieli faccio vedere io i santi con tutto il paradiso! Vediamo se questa è maniera di trattare i clienti! C’è mancato poco che gli venisse un colpo a mio marito.

LUCIANA V.F. S.

E va bene, lasci perdere. Dobbiamo far ridere la gente?

PASQUALE

(Ha capito ed è preoccupato) E ora, chi è? Donna Caterina! La moglie di zio Jacopo? E cosa gli sarà successo? Che forse… lo zio Jacopo... (facendo il segno di morire) E che faccio? Dove mi nascondo? (Guarda la botte) Si, ora mi infilo dentro questa botte e vediamo quello che succede. (S’infila dentro una delle botti).

CATERINA

(Entrano le due, non vedono nessuno e s’avvicinano alla porta chiamando e battendo a tempo il bastone sull’altra mano). Mastro Pasquale! Mastro Pasqualino! Venga fuori che ho da parlargli! Ch’è, non sente? (Silenzio).

LUCIANA

Mamma, andiamocene che sicuramente non c’è nessuno!

CATERINA

T’ho detto di stare zitta! (Sisentono strani rumori provenire da dentro la botte).

LUCIANA

(Preoccupata, si tiene alla suocera) Madonna santa! M’è sembrato d’aver sentito rumori!

CATERINA

Levati, levati di qua t’unalatra broccola che non sei altro! Chi vuoi che ha da esserci in questo cortile? Pure tu cominci a dar numeri?  

LUCIANA

Io…ho paura.

CATERINA

Aspetta che arriva e glielo do io (ironica) a san Giovanni, la Madonna, il Signore… dove, dove sono questi santi?

PASQUALE

(Facendo la voce come se venisse dall’oltre tomba) Caterina... come osi? I santi sono ovunque!

LUCIANA

(Si stringe forte alla suocera ch’era rimasta impietrita) Madonna!!! Glielo avevo detto, d’aver sentito cose strane!

PASQUALINU

(Sempre con la voce d’oltre tomba) Inginocchiatevi, ora, e pentitevene d’avere bestemmiato!

LUCIANA

(I due s’inginocchiano) Chi mi porta, chi mi porta a venire qua?!

CATERINA

Zitta adesso! Ed inginocchiati. (Pregano, mentre entra Santa, stanca, e, nel vedere quella scena rimane meravigliata).

SANTA

E voi due che avete visto la Madonna?

CATERINA

La voce, la voce di Dio abbiamo sentito!

SANTA

Pure!!! E ci mancava solo lui! (Si fa il segno della croce e s’inginocchia) Perdonatemi Sigore. Questo posto ha bisogno d’essere (allusiva) be-ne-de-tto! (Preoccupata) Donna Caterina, non è che a suo marito...

CATARINA

Se sapeste! Giace in fondo al letto e grida come un forsennato dicendo d’aver visto qui cose strane! Ora capisco. Questo posto è abbitato da… santi? O da…

SANTA

(Cercando di giustificare quanto accaduto prima) Si... veramente anch’io… certi momenti… sento, e vedo fenomeni strani… (si muove la botte e le tre rimangono bloccate, Santa capisce e sviene, mentre le due scappano impaurite).

CATERINA

Corri Luciana, corri! Aiuto! Aiuto! Gli spiriti! Gli spiriti! (Pasquale esce da sotto la botte e corre dentro a vestirsi da prete. Santa Rinviene guardandosi in giro se le due sono già andate via e si avvicina alla botte).

SANTA

Certo che hai avuto una stupenda trovata nel fare la voce di Dio; quello di far muovere la botte è stato un bellissimo scherzo … se no… Di, hai avuto paura delle bastonate?  (Silenzio) Con te parlo. Puoi rispondere se vuoi, se ne sono andate. Vedi un pò che giornata movimentata! E tutto questo per chi? Per cosa? Per un prete! (Parlando sempre con Pasquale, la quale è convinta che sia ancora dentro la botte) Però, volendo pensarci bene, non è che hai tanto torto, sai che comincio ad accorgermi d’avere sbagliato ad essere molto legata alla chiesa, a padre Fefé… e a stare lontana dalla mia famiglia, sino a scordarmi di te? Non so se ho da chiederti scusa, o… (S’indispone per quel continuo silenzio) Si, ma rispondi ora! Non sei contento di quello che sto dicendoti? E voglio che d’ora in avanti devi essere tu il mio vero prete! (Alza la botte e non c’è nessuno, Pasquale era uscito a sua insaputa e la chiama).

PASQUALE

(Vestito da prete) Santa! Vieni qui, e ‘abbracciami.

SANTA

(Quasi scandalizzata) Togliti, togliti questa talare! Non voglio più abbracciare un prete!

PASQUALE

(Sbalorditissimo) Come, come! Allora,,,? (Facendo segnale di corna).

SANTA

E chiudi quella mano! Se ad ogni abbraccio dovessero spuntare corna, il nostro sarebbe un mondo di cornuti... (Entra Fifetto  e Carmela che vanno togliendo le formiche alla pelle).

FIFETTO

E quetta, com’è macchio o femmina?

CARMELA

Questa, ho l’impressione che non è ne maschio e ne femmina… (s’accorge di Pasquale vestito da prete e lo scambia per padre Fefé) E tu che ci fai qui? Ecco perché non ho potuto più trovarti! Vieni t’ho detto! (Va per rincorrerlo).

SANTA

Mamma, che stai facendo? E’ Pasqualino!

CARMELA

(Fraintende e capisce pasquetta l’indomani del dì di Pasqua) Allora già Pasqua è passata?

SANTA

Si si! Già è passata Pasqua; e pure carnevale, ed è ora finalmente di andarci a cambiare tutti. (Si avviano ad uscire, tranne Fifetto ch’è, meravigliato di non aver capito niente…).

FIFETTO

(Non ha capito e rimane pensieroso) Paqua, cannevale! Minta, oh! Mi tta tembrando (sembrando) il diccotto delle fommiche! (Esce mentre vanno abbassandosi le luci).

Fine