I più cari affetti

Stampa questo copione

 


Atto unico

di Giorgio BURIDAN

da SIPARIO n. 175 - Novembre 1960

PERSONAGGI:

MICHELE, il vecchio

MATILDE, la vecchia:

ottantenni, svaniti,

campagnoli.

SCENA: Cucina di casa di campagna. Due poltrone, un tavolo. Dipinti sul fondale: una credenza, una cucina economica, un pendolo. Un calendario vero con i grandi fogli da strappare. Squallore, disordine, pol­vere. La scena in bianco e grigio. I personaggi in nero. Epoca presente.

(Vecchio e Vecchia in scena. Per un attimo, immobi­lità assoluta. La vecchia seccata si alza di scatto dal­la poltrona)

Vecchia   Ecco, ecco... il calendario! Ci siamo an­cora dimenticati di staccare i fogli. Eppure, te l'ave­vo detto!

Vecchio   Non fa niente...

Vecchia   Non fa niente, eh? Che maniera di ra­gionare, dico io! Poi succede di nuovo che il tempo si ferma.

Vecchio   Non è il tempo che si ferma...

Vecchia   Già: ti pare, perché sei distratto. Ma, di un po', ti ricordi di quando è nevicato in Giugno?

Vecchio   Come no? È stato due... no, tre anni fa.

Vecchia   E ti pare logico che nevichi in Giugno?

Vecchio   Ma sai, può succedere...

Vecchia   No che non può succedere! Sei tu che ti dimentichi di staccare i fogli del calendario!

Vecchio   Ma ti assicuro che è stato proprio in Giugno...

Vecchia   Con te non c'è più da fidarsi... se non ci fossi io a pensare a tutto!

(Vecchio alza le spalle)

Vecchio   Uff!

Vecchia   Ecco, ci siamo... guardatelo, lui: alza le spalle, fa il di più, e intanto io a sgobbare come una bestia...

Vecchio   Basta, ti prego...

Vecchia   Già, si capisce, lo fai apposta a non stac­care i fogli perché così non ci accorgiamo di invec­chiare...

Vecchio   Ma che cosa dici! È che mi dimentico.

Vecchia   Va' là, fai cosi per gentilezza, per bontà d'animo, io ti conosco da un pezzo...

Vecchio   Ti sbagli, cara, non sono poi tanto buono.

Vecchia   Magari non sembri... ma nel tuo cuore, dentro di te...

Vecchio   Basta, piantala! Ho fame.

Vecchia   Fame? Ma se ieri sera hai mangiato la minestra...

Vecchio   No! Non è stato ieri sera: ti sei di nuo­vo sbagliata per via del calendario.

Vecchia    (furba)   Storie! A me non me la fai... ...mi regolo col sole.

Vecchio   Appunto: ieri ha piovuto e tu ti sei sbagliata.

Vecchia   Non è vero niente! È perché sei un in­gordo che dici così. Un vecchio ingordo! Ma la mi­nestra io non te la posso passare due volte al giorno!

Vecchio    (seccato)   E allora pazienza. Vuoi dire che con te morirò di fame.

Vecchia   Ecco, sentitelo... dice così per farmi sof­frire... e io che non gli ho mai fatto mancare niente! È triste, però, dopo tanti anni sentirsi rinfacciare cer­te cose... e non è giusto, no, non è giusto!

(Vecchia siede sulla poltrona e comincia a piagnucolare. Vec­chio alza le spalle e si dirige verso il calendario)

Vecchio   Fa lo stesso. Vuol dire che mangerò il pane avanzato.

Vecchia    (lamentosa)   ...se non fosse per me... co­me un bambino, ecco: curato, lavato, coccolato...

Vecchio    (con golosità)   Uhm... coccolato! Coccolato, eh? Vecchia strega, con tutte le zuppe che mi fai mangiare!

Vecchia   Ma che cosa ti prende?

Vecchio   Niente... dei ricordi...

Vecchia   Michele: qualche volta ho proprio l'im­pressione che tu mi stai diventando scemo.

Vecchio   Può darsi, può darsi... è... è l'età, capi­sci? Bisogna rassegnarsi...

Vecchia   Ma fammi un po' il piacere! Non diven­to scema, io. Mi ricordo proprio di tutto.

Vecchio   Sul serio? E allora dimmi un po' che giorno è oggi.

Vecchia   Oggi? Aspetta devo mettermi gli occhia­li. Ma dove diavolo sono andati a finire?

Vecchio   Li devi avere nel taschino.

Vecchia   Sì? E tu come fai a saperlo?

Vecchio   Sono quarant’anni che li porti nel ta­schino.

Vecchia   Sciocchezze! Quarant'anni fa non por­tavo gli occhiali. (Fruga nel taschino)  Ah, eccoli.

Vecchio   E allora, che giorno è oggi?

Vecchia   Il 14 di Settembre.

Vecchio   Come fai a dirlo con tanta sicurezza? Il calendario è rimasto al dieci...

Vecchia   Vedi? È perché mi ricordo di tutto. È appunto al dieci che abbiamo riletto la lettera di Elvira.

Vecchio   No! No! Lo sapevo che ti saresti sba­gliata! Non è stato al dieci, ma al nove.

Vecchia   Adesso sei tu che ti confondi. Era il dieci.

Vecchio   Ti pare, perché il calendario segnava il due; ma poi, ti ricordi quella sera che abbiamo visto passare la corriera?

Vecchia   Sì, certo: era la sera che avevo il dolore alla schiena.

Vecchio   No! Era la sera prima: quella sera ero io che avevo il dolore alla schiena.

Vecchia   Ah, già, hai ragione: è stato proprio il nove.

Vecchio   Appunto. E allora oggi non è il quattor­dici, ma il tredici.

Vecchia   Sì, è giusto: oggi è il tredici. (Allarma­ta)  Michele!

Vecchio   Che cosa ti prende?

Vecchia   Il... tredici... porta sfortuna!

Vecchio   Storie! Le tue solite manie!

Vecchia   Ma no! L'hai detto anche tu quella vol­ta che è caduto il fulmine...

Vecchio   Sì, ma non era il tredici... era quell'al­tro numero...

Vecchia   Quale altro numero?

Vecchio   Basta! Lo sai benissimo! Ma io non te lo dico!  Porta male, non bisogna dirlo!

Vecchia   Michele, Michele... mi stai proprio in­vecchiando! Ma non ti ricordi che dopo la partenza di Elvira, la prima lettera è arrivata proprio un...

Vecchio   Silenzio! Ti proibisco di dire quel nu­mero! Lo fai apposta per farmi rabbia!

Vecchia   E va bene, come vuoi... io non parlo più... Tanto qui dentro chi comanda sei sempre tu...

Vecchio   Io...

Vecchia   Ma, hai torto, sai? Perché non è il... sì, "quello", ma "questo" di oggi che porta male!

Vecchio   Uff! Non potresti cambiare discorso?

Vecchia    Perché? Per te uno val l'altro: mi sei diventato così permaloso...

Vecchio   E tu? Non fai che contraddirmi, dici che sono scemo, non mi dai più da mangiare...

Vecchia   Sei cattivo, sei... non ti meriti una mo­glie come me.

Vecchio   Ma non farmi ridere! So benissimo che razza di donna sei!

Vecchia   Vale la pena di sacrificarsi... tutta una vita passata ad amarti...

Vecchio   E io? Non ti ho amata, io?

Vecchia   Tu? Tu! Un donnaiolo, un fumatore di pipa!

Vecchio   Non è vero! Non devi dire così. Ho co­minciato a fumare soltanto nel diciannove...

Vecchia   Ma se lo diceva sempre la povera zia: "Michele non fa altro che correre dietro alle gonnelle..."

Vecchio   No? Diceva così?

Vecchia   Certo! E aveva ragione, pover'anima. Ah, come aveva ragione!

Vecchio   È una calunnia! Io non ho mai avuto delle storie di donne.

Vecchia   Taci, taci ch'è meglio! Mi ricordo, sai, nel novantasette, quando eravamo sposati da soli tre mesi...

Vecchio   Beh? Che cosa è successo nel novanta­sette?

Vecchia   E hai il coraggio di chiedermelo?! Tre mesi di matrimonio, e io che stavo già aspettando Elvira...

Vecchio   Ma ti assicuro che non mi ricordo.

Vecchia   Ecco, vedi? Ne hai fatte tante che te ne sei perfino dimenticato!

Vecchio   No, no: non ho dimenticato un bel nien­te! E poi del novantasette me ne ricordo benissimo perché ho avuto la polmonite.

Vecchia   Poverino! Hai ragione: sei stato tanto grave! Il dottore aveva paura che non riuscissi a pas­sare la settima...

Vecchio   Quel dottore era un vecchio bacucco! Con tutte le sue polverine è un miracolo se non mi ha fatto crepare!

Vecchia   E poi l'anno dopo è nata Elvira...

Vecchio   Ma no, ti sbagli: è stato lo stesso anno.

Vecchia   Senti: vuoi che non lo sappia io?

Vecchio   Ma, scusa, non l'avrai mica aspettata per quindici mesi?

Vecchia   Ecco... tutti uguali, voi uomini... egoisti e ingrati!

Vecchio   Perché, cara, che c'entra?

Vecchia   Ho pianto tanto, sai, quando è nata!

Vecchio   Sì, dalla gioia...

Vecchia   No, dal dolore... avevi detto che volevi un maschio...

Vecchio   Beh, sai... alle volte si fa per dire...

Vecchia   Però... ti ricordi quando Elvirina era in fasce nella culla, con la cuffietta...

Vecchio   No.

Vecchia   Come, no? Non te ne ricordi più?

Vecchio   No, dico che Elvirina non ha mai portato cuffiette.

Vecchia   Ma se glie l'avevo ricamata io... una cuf­fietta rosa, con le rose tutte rosa...

Vecchio   Ti confondi con la copertina...

Vecchia   Sei tu che ti confondi! La copertina era di un altro rosa. Non avevo trovato la stoffa uguale.

Vecchio   Mah... povera vecchia anche tu! Hai per­so la memoria!

Vecchia   Ah, proprio tu me lo dici! Non ti ricordi nemmeno più della cuffietta...

Vecchio   Però mi ricordo quando Elvirina ha fatto i primi passi.

Vecchia   Sì, sì, è stato in giardino quel pome­riggio...

Vecchio   Ma niente affatto! È stato un mattino in camera.

Vecchia   Ah, è vero! Ecco, vedi, questa volta hai ragione tu: mi sono confusa con quando ha detto "mamma".

Vecchio   Non ha detto "mamma", ha detto "papà".

Vecchia   Trottolone, va! Sono stata io afarti cre­dere che ha detto "papà", per farti piacere...

Vecchio   No, no, me ne ricordo benissimo: era il giorno di Pasqua.

Vecchia   Macché! Era Natale: avevamo fatto l'al­bero con le candeline.

Vecchio   No, cara: quella volta dell'albero è stato quando Elvira ha inghiottito il bottone...

Vecchia   Non era un bottone: era una moneta da due soldi.

Vecchio   Un bottone, ti dico! Non ti ricordi che poi l'abbiamo messo in cornice e portato alla Ma­donna per grazia ricevuta?

Vecchia   Ma allora... Quando è stato il bottone?

Vecchio   Sei stata tu a ingoiarlo quella volta che mi cucivi il panciotto.

Vecchia   Ah, è vero! Come ci si dimentica!

Vecchio   Mah, che ci vuoi fare... siamo vecchi...

Vecchia   Non ci restano nemmeno più i ricordi!

Vecchio   Ma ci resta Elvira, però!

Vecchia   Elvira? Se ne è andata da un pezzo la nostra Elvira...

Vecchio   Sì, ma ci ricorda sempre... ci ha scritto...

Vecchia    (piagnucolosa)   Povera Elvira! Andarse­ne così...

Vecchio   Eh, che ci vuoi fare... a un certo punto i giovani devono farsi la loro vita...

Vecchia   Sarà. Ma era così felice qui con noi...

Vecchio   Su, su, non commuoverti adesso... In fondo, vedi, se Elvira se ne è andata la colpa è un pochino anche nostra.

Vecchia   Tua, vorrai dire.

Vecchio   Mia? Come osi dire certe cose? Io l'ho sempre protetta la mia bambina, anche dalla pioggia! Ho fatto tutto per lei...

Vecchia   Non è vero! Dovresti vergognarti solo a pensarci! Non le davi nemmeno i soldi per le cara­melle!

Vecchio   Io? Io che le portavo i dolci tutte le vol­te che andavo in città...

Vecchia   Appunto; non ci andavi quasi mai in città.

Vecchio   Ecco: adesso è anche colpa mia! Basta, basta, con te non si può discutere! Sei stata tu a disgustarla di questa casa... È colpa tua se se ne è andata!

Vecchia   Ma come è possibile parlare così? Gesù, Gesù! E pensare che eri tu a picchiarla tutte le sere prima di andare a letto e dicevi che era per farla dor­mire...

Vecchio   Sì, lo facevo per il suo bene! Ah, quanti sacrifici! Tu invece le facevi saltare i pasti per com­perarti i nastri...

Vecchia   Insolente! Bugiardo! Per tua norma e regola, i nastri li comperavo con i soldi del carbone!

Vecchio   Già... adesso me la racconti, ma allora... neanche un giocattolo a Natale le davi!

Vecchia   E tu? Tu che l'hai sempre odiata perché non era un maschio... Tu che le proibivi persino di tagliarsi le unghie per risparmiare le forbici!

Vecchio   Povera Elvira! Una santa è stata, una martire!

Vecchia   Hai ragione: una martire! Tutte le volte che bestemmiavi in sua presenza...

Vecchio   Ma che cosa dici? Io non ho mai bestem­miato!

Vecchia   Osa negare, osa! Mi ricordo, sai, l'ho confessato anche al parroco. Quella volta della mine­stra...

Vecchio   Eh, capirai... una scodella bollente in te­sta... chiunque avrebbe bestemmiato!

Vecchia   Già, ma non in presenza di una bambina, di una innocente...

Vecchio   Ma che bambina, che innocente! Elvira aveva trent'anni suonati!

Vecchia   Per cominciare ne aveva soltanto venti­nove, e poi non si bestemmia davanti ai figli: è pec­cato mortale!

Vecchio   Da che pulpito! Tu piuttosto che ti sei fatta vedere da Elvira con quel marinaio...

Vecchia   Non era un marinaio! Era un bagnino!

Vecchio   Vergogna! Davanti alla "propria" fi­gliola!

Vecchia   Sì... faresti meglio a star zitto... perché io non parlo, ma potrei ricordartene delle belle...

Vecchio   Oh, non ho niente da rimproverarmi, sai? Puoi parlare, se credi!

Vecchia   Ah, così? Credi che mi sia dimenticata di tutta la storia di Elvira?

Vecchio   Che storia?

Vecchia   Impostore! Fai finta di non ricordarti, eh? Ma ti rinfresco io la memoria!

Vecchio   Vuoi dire quando Elvira si è innamorata del fachiro?

Vecchia   Lo sai benissimo che era un indovino e non un fachiro!

Vecchio   Fa lo stesso: era un astrologo, un im­broglione!

Vecchia   Era un uomo per bene, rispettato da tutti... le sue profezie venivano anche sul giornale!

Vecchio   Bella roba!

Vecchia   L'unico partito che quella poverina ha avuto... l'unica occasione di sposarsi... e tu, tu glie lo hai impedito!

Vecchio   Certo che glie l'ho impedito! Non volevo che la mia bambina fosse infelice con un saltimbanco!

Vecchia   Già... hai preferito spezzarle il cuore! Mi ricordo, sai, di quella sera... e i suoi singhiozzi mi pare ancora di sentirli... ma tu, niente! Inflessibile, impassibile, impermeabile!

Vecchio   L'ho fatto soltanto per il suo bene! Pre­ferivo vederla monaca che infelice!

Vecchia   Prendere il velo... una figlia unica...

Vecchio   Ma non ha preso un bel niente, però!

Vecchia   Ah, Michele! Sapessi come ti odio quan­do fai così! Tu, proprio tu che l'hai cacciata di casa... "da questa stessa soglia"...

Vecchio   Ah, no, è troppo! E stato dopo il trasloco!

Vecchia   Tu! Nega se puoi di averle detto: "Fuori di casa mia! Meglio perderti che ritrovarti indovina! "

Vecchio   Mente! Mente!

Vecchia   No! Lo ricordo, sai, con queste stesse orecchie, quando mi sono messa in mezzo per sepa­rarvi, perché tu, proprio tu, volevi picchiarla... vio­larla...

Vecchio   Io? Mia figlia? Ah!

Vecchia   Mostro! Vampiro!

Vecchio    (esasperato, drammatico)   Basta! Tu non sei una moglie, non sei una madre, non sei una donna!

Vecchia   E tu? Che cosa credi di essere, tu?! (Pausa tesissima. Vecchio affranto ricade sulla pol­trona)

Vecchio    (spento)   Io... io sono soltanto un povero vecchio malato e infelice.

Vecchia   Anch'io sono una povera vecchia mala­ta e infelice...

Vecchio   E così triste, però, sentirsi morire ogni giorno...

Vecchia   ... ogni ora, ogni quarto d'ora...

Vecchio   Noi non dobbiamo parlarci così!

Vecchia   Hai ragione, noi dobbiamo sopportarci...

Vecchio   perdonarci...

Vecchia   ascoltarci...

Vecchio   amarci...

Vecchia   svagarci...

Vecchio   dimenticarci...

Vecchia    (pensosa)   dimenticarci... (Si alza di scat­to dalla poltrona)  Ecco... ecco! Il calendario! Ci sia­mo ancora dimenticati di staccare i fogli!

Vecchio    (stanco)   Non fa niente...

Vecchia   Non fa niente, eh? Che maniera di ra­gionare, dico io! Poi succede di nuovo che il tempo si ferma...

(Buio. Nel buio il tic tac di un metronomo. La luce riprende immediatamente graduata. La stes­sa scena. I due seduti nella stessa posa. Il calendario segna il dieci di gennaio)

Vecchia    (lamentosa)   Michele...

Vecchio    (distratto)   Dici a me?

Vecchia   Ho un dolore qui... (Accenna vagamente a una spalla)

Vecchio    (senza guardarla)   Qui, dove?

Vecchia   Qui...

Vecchio   Ah. Anch'io ho un dolore qui.

Vecchia    (per attaccare discorso)   Forse... forse è il tempo che cambia... le mezze stagioni, sai...

Vecchio   No.

Vecchia   Perché dici no?

Vecchio    (cantilena)   E la vecchiaia...

Vecchia   Sì? Tu credi proprio?

Vecchio   Eh... la nostra età...

Vecchia   Eppure è strano... questo dolore l'ho già avuto prima della nascita di Elvira.

Vecchio   Uhm... avrai preso freddo...

Vecchia   Già... difatti, la notte scorsa, mi è sem­brato di avere freddo, poi invece... (ridacchia)  avevo caldo!

Vecchio    (vivamente)   Ma di' un po': abbiamo già mangiato?

Vecchia   Quando?

Vecchio   Oggi.

Vecchia   Mi pare proprio di sì.

Vecchio   Strano. Ho fame.

Vecchia    (scandalizzata)   Ma Michele! Alla nostra età!

Vecchio   Da un po' di tempo tu non fai che dire sciocchezze!

Vecchia   Non è vero: sei tu che diventi scemo!

Vecchio   Ah, voi donne! Ragionate come delle bambine!

Vecchia   Perché? Voi uomini credete proprio di ragionare meglio?

Vecchio   Certo. Un uomo è un uomo, mentre una donna...

Vecchia    (distratta)   A pensarci bene, quel dolore non è proprio qui... ma piuttosto "qui"...

Vecchio   Sai com'è: vanno, vengono... è l'età...

Vecchia   Michele: qualche volta penso a come sia­mo vecchi.

Vecchio   Sì? Anch'io ci penso.

Vecchia   Poi penso a quando tu morirai e io re­sterò sola...

Vecchio   E perché devo essere proprio io a morire per primo?

Vecchia   Non so... è come un presentimento...

Vecchio   Storie! Io penso che sarai tu.

Vecchia   Certo che, Michele... è triste, eh, di re­star soli!

Vecchio   Mah... tanto, prima o poi...

Vecchia   Sì, ma quando non ci sarò più io a cu­rarti...

Vecchio   Beh, sai, ci si arrangia lo stesso!

Vecchia   E tutta qui la tua riconoscenza? Sei egoista e ingrato!

Vecchio   Ma lasciami in pace! Con tutti i pen­sieri che abbiamo!

Vecchia   Eh, certo che siamo proprio infelici...

Vecchio   Non è giusto, però! Io ho sempre pen­sato che da vecchi saremmo stati felici...

Vecchia   Anch'io ci ho sempre pensato. E invece...

Vecchio   Ma non è colpa nostra se è andata così! E stato... è stato... il destrosio!

Vecchia   Vuoi dire il destino?

Vecchio   ... perché in fondo... noi ci siamo sempre voluti bene: onorati, rispettati, amati...

Vecchia   Michele, Michele, se sapessi quanto ti ho voluto bene!

Vecchio   E io? Da quando ti ho sposata, non ti ho mai lasciata sola.

Vecchia   E perché avresti dovuto lasciarmi sola?

Vecchio   Beh, si fa per dire... Ma certo che non è facile, sai, trovare una coppia così unita come noi due!

Vecchia   Sì, sì.

Vecchio   E se non fosse stato per Elvira, a que­st'ora...

Vecchia    (commossa)   Elvira! La nostra bambina!

Vecchio    (ride)   Eh, eh... voi mamme pensate sem­pre ai figli come a dei bambini...

Vecchia   Certo: siamo mamme dalla nascita alla morte.

Vecchio   Ma Elvira è cresciuta: chissà, forse adesso sarà una mamma anche lei...

Vecchia   Michele! Non ci avevo mai pensato! Ma­gari siamo nonni...

Vecchio   Beh? E con questo? Alla nostra età quasi tutti i genitori sono nonni.

Vecchia   Nonni! Di', un tappetino... o magari una tappetina... o, pensa, dei tappetini...

Vecchio   Eh, già... dei tappetini...

Vecchia   No, no, basta, non ci voglio più pensare: mi sento commossa!

Vecchio   E hai ragione, sai? Hai ragione, perché i bambini sono il sorriso della vita.

Vecchia   Chissà se li vedremo mai i nostri!

Vecchio   Mah... chissà...

Vecchia   E di' un po': non sono più arrivate altre lettere?

Vecchio   No, lo sai benissimo... l'ultima l'abbiamo ricevuta due... anzi, tre anni fa...

Vecchia   Già tre anni! Come passa il tempo! E non ha mai più scritto?

Vecchio   Sai, può darsi che abbia avuto tanto da fare... la famiglia, i figli...

Vecchia   Sì ma almeno un bigliettino così, due righe per Natale...

Vecchio   Cosa vuoi che ti dica? Si sarà dimenti­cata di noi!

Vecchia   No, Michele, questo non devi proprio dirlo! Elvira dimenticarsi di noi? Non è possibile!

Vecchio   Magari... magari la poverina ci ha scrit­to e poi la lettera è andata persa...

Vecchia   Ecco: è proprio così! C'è tanto disordi­ne adesso in giro... Forse la ritroveranno e ci arriverà in ritardo: qualche volta succede...

Vecchio   Sai: sotto le Feste...

Vecchia   Giusto: uno di questi giorni passa di qui il porcaccia...

Vecchio   Procaccia...

Vecchia   E che cos'ho detto, io? Passa di qui, sì, quello...

Vecchio   Ma di' un po': tu ci credi proprio a que­sta storia della lettera persa?

Vecchia   Ma sì; ma si, è successo altre volte... Guarda: anche quando è partita, è stata un anno senza dare notizie!

Vecchio   Già, forse hai ragione. Mi ricordo che anche mio padre mi ha detto che una volta, durante la guerra...

Vecchia   Quale guerra?

Vecchio   Mah... ce ne sono state tante... e così... dov'ero rimasto?

Vecchia   Dicevi che durante la guerra...

Vecchio   Ah, sì. Niente: si è persa una lettera.

Vecchia   Si sono perse anche le guerre, e allora...

Vecchio   Hai ragione. Non ci rimane che aspet­tare.

Vecchia   E poi, vedi... (ride)... in fondo è lo stesso. Perché, se l'avessimo già ricevuta, ne staremmo aspet­tando un'altra. così è come se ci avesse già scritto.

Vecchio   Sì, in fondo è come dici tu...

Vecchia   Ma nell'ultima lettera?... Di': ti ricordi che cosa diceva?

Vecchio     No. Me ne sono dimenticato.

Vecchia   Anch'io, Michele. Dovremmo proprio ri­leggerla.

Vecchio   Ma se l'abbiamo letta tante volte...

Vecchia   Sì, ma magari ci siamo distratti... ci è sfuggito qualcosa...

Vecchio   Già, hai ragione: è sempre meglio ve­dere le cose due volte.

Vecchia   Perché non la rileggiamo insieme adesso, subito?

Vecchio   No, adesso no! È tardi, non abbiamo tempo! Domani. Domani mattina ci alziamo un po' presto e...

Vecchia   Michele, ti prego: facciamolo adesso.

Vecchio   Ma non ci stancheremo, poi? Sai, alla nostra età, certi sforzi...

Vecchia   No, io mi sento benissimo: vedrai farà bene anche a te.

Vecchio   Sia come vuoi. Leggiamola.

Vecchia   Allora, la cerchi tu?

Vecchio   No, io non mi sento: è meglio che la cerchi tu.

Vecchia   E che io... l'ultima volta sei stato tu a ritirarla...

Vecchio   No! L'avevo data a te, non ti ricordi?

Vecchia   Ah, già, che distratta! L'ho messa in quella scatola...

Vecchio   Quale scatola?

Vecchia   Ma quella dei biscotti...

Vecchio   Ah, quella rossa?

Vecchia   No, Michele! Quella rossa è dei biscot­ti... Ma, possibile che ti sbagli sempre?

Vecchio   Fa lo stesso. Prendila tu.

(La Vecchia si alza. Va verso la credenza. Estrae una scatola verde)

Vecchio   Attenta a non farla cadere!

Vecchia   Perché?

Vecchio   Che domande! È una bella scatola!

(La Vecchia appoggia la scatola sul tavolo. La apre, ne estrae una chiave. Ritorna alla credenza, e con la chia­ve apre un cassetto. Ne estrae un'altra scatola più piccola, la apre e prende la lettera)

Vecchia    (con la lettera in mano)   Ecco... eccola qui. Vuoi leggerla tu?

Vecchio   Sì, sì, è meglio.

(La Vecchia gli passa la lettera. Il Vecchio la dispiega con cautela. Si schia­risce la gola in modo ridicolo. Posa la lettera sul ta­volo. Si soffia il naso. Poi, come annaspando, alla Vecchia) 

li... gliii... i miei occhiali...

Vecchia   Ma se non li hai mai portati!

Vecchio    (vago)  Ah, già! Ho tanto l'abitudine di vederti con gli occhiali che... (Ride stupidamente)  Allora... sei pronta?

Vecchia   Sì, sono pronta.

Vecchio   Allora... comincio?

Vecchia   Sì, sì.

Vecchio    (didascalico)   La lettera è stata scritta il dodici di luglio.

Vecchia   Strano. Ma non era il dieci?

Vecchio   Sai: è passato tanto tempo...

Vecchia   Sarà. Però mi pareva il dieci.

Vecchio    (seccato)   Basta, eh!

Vecchia   Sì, sì.

Vecchio    (compitando con sforzo)   So... sono ormai dieci anni che mi avete cacciata di casa...

Vecchia   Dieci anni! Come passa il tempo!

Vecchio   Però, guarda che la lettera è di tre anni fa, perciò non sono dieci ma...

Vecchia   Sì, va bene, ma non dire "quel" numero...

Vecchio   Come vuoi. Dunque: ... cacciata di casa, e non rimpiango mai la mia giovinezza infelice.

Vecchia   Poverina! Come ci ricorda!

Vecchio   Ma senti, senti qui... e non vi perdono! Neppure il tempo potrà farmi dimenticare!

Vecchia    (commossa)   Come scrive bene! Sembra di leggere un romanzo!

Vecchio   Sì, ma non interrompermi. Dove ero ri­masto? Ah, ecco... (Leggendo)  ...Mostri, mostri e non genitori, mi avete rovinato la vita!

Vecchia   La nostra Elvira! Che nostalgia ha di noi!

Vecchio   Hai ragione, sai? Se non ci fosse la famiglia, l'affetto dei figli...

Vecchia   ... i più cari affetti...

Vecchio   Credimi... ogni volta che la rileggo... mi... commuove!

Vecchia   Eh, ti capisco... anch'io...

Vecchio   Aspetta: ci sono ancora due righe. Dun­que: (leggendo)  ...così ho deciso di non tornare mai più, e vi auguro di andarvene senza coscienza di quel­lo che avete fatto! La "vostra" Elvira.

Vecchia    (piangendo)   La nostra Elvira! (Il Vec­chio piega la lettera, scuote la testa. Asciuga le lacri­me con il fazzoletto)

Vecchio   Che sentimento... che amore!...

Vecchia   Elvirina cara... bambina mia!

Vecchio    (commosso)   Sì... noi ce ne andremo... presto... ma che felicità sapere che nostra figlia ci ri­corda con tanta devozione...

Vecchia   Sì, sì...

Vecchio   E quando un giorno... non ci saremo più... Elvira verrà sulla nostra tromba e...

Vecchia   ...ci porterà dei fiori... tanti bei fiori...

Vecchio   Ah, ah... è bello andarsene così!

Vecchia   Hai ragione: è come un tramonto d'e­state!

Vecchio   Che silenzio... che pace! È la gioia del dovere compiuto!

Vecchia   Quanti sacrifici! Non abbiamo vissuto che per lei...

Vecchio   Mamma! Mamma cara! (La abbraccia)

Vecchia    (singhiozzando)   Papà!

(Buio. Nel buio, tic tac di metronomo. Le luci si riprendono subito, gradatamente. La Vecchia in un angolo, semisdraiata sulla poltrona. Il Vecchio entra, con aria agitata)

Vecchio    (agitatissimo)   Matilde! Matilde! Una sorpresa! Una grande sorpresa!

Vecchia    (con un filo di voce)   Che c'è?

Vecchio    (raggiante)   È... è ritornata Elvira!

(La Vecchia fa per alzarsi di scatto dalla poltrona. Non riesce. Resta a metà, ridicola, come un fantoccio)

Vecchia    (come un grido)   Elvira!

Vecchio   Sì... sta arrivando... è già alla svolta del­la collina...

Vecchia   Ah... ah... ora possiamo anche morire!

Vecchio   Vedi... È finito il nostro calendario... non ci sono più fogli da staccare... e allora il tempo non passa più...

Vecchia   Già... non passa più...

Vecchio   Ma noi stiamo qui a parlare, e adesso lei arriva, e magari ha fame, vorrà qualcosa...

Vecchia   Sì, purtroppo non ci è rimasto gran che...

Vecchio   Siamo poveri! La nostra piccola pen­sione...

Vecchia   Ah! Tutti i soldi perduti nel prestito co­loniale...

Vecchio   Ma non importa! Adesso arriva lei...

Vecchia    (avida)   Potrà aiutarci... trovare un la­voro...

Vecchio   Ecco... un buon lavoro... e quanto a noi, un piatto di minestra non glie lo faremo mai man­care...

Vecchia   Mai, mai... quando ce n'è per due...

Vecchio   ... e poi si allunga...

Vecchia   Ecco: dalle tutta la nostra minestra... dobbiamo farle buona impressione...

Vecchio   Che non abbia l'idea che vogliamo sfrut­tarla...

Vecchia   Sfruttarla, noi? Ma che dici? Magari lei ha un gruzzoletto.

Vecchio    (avido)   Un gru... guarda: le dò anche il pane avanzato!

Vecchia   Sì, tutto: così starà sempre con noi...

Vecchio   Sino alla morte...

Vecchia   E potrà aiutarci, ripulire, apparecchiare...

Vecchio     ... la nostra buona Elvirina!

Vecchia   Vedrai... sarai aiutato, curato, cocco­lato...

Vecchio   Sì, sì, forse nella sua valigia...

Vecchia   Subito, appena entra, mentre io l'ab­braccio...

Vecchio   L'emozione, sai... non se ne accorgerà neppure...

Vecchia   Ah! Finalmente avrò qualcuno con cui lamentarmi!

Vecchio    (gongolante)   Anch'io... anch'io...

Vecchia   Ma, guarda alla porta... dovrebbe essere già qui...

(Il Vecchio si affaccia alla porta ed esce. La Vecchia, come di soppiatto, si frega le mani. Il Vecchio rientra. Ha al guinzaglio una capretta. Si di­rige verso la poltrona ove sta la Vecchia che abbraccia la capra)  Figlia! Figlia mia! (La carezza, la stringe in modo ridicolo)  Non sei cambiata, sai? Sei sempre la stessa!

Vecchio   Eh... gli occhi di una mamma vedono col cuore!

Vecchia    (accarezzando la capra)   I tuoi capelli... i tuoi lunghi capelli... ti ricordi, di', da bambina... quando te li pettinavo e ti dicevo: "Capretta, caprettina mia!..."

Vecchio   Calma, calma, mamma... Elvira deve ri­posare... ora la conduco di là...

Vecchia   Sì, ma ritornate presto... non voglio star sola!

Vecchio   Sì, mammina... solo il tempo di rinfre­scarsi un poco...

Vecchia   Tutta sua madre! Tutta sua madre!

Vecchio   Su, su, non agitarti...

Vecchia   Ho come un male al cuore, qui... (Si tocca un braccio)

Vecchio   Non è niente... la troppa gioia...

Vecchia   Ah... non ci vedo bene... mi sento così fredda...

Vecchio   E la gioia... è la gioia...

Vecchia   Elvira... la mia bambina...

Vecchio   Vieni, vieni di là... andiamo...

(Trascina la capretta fuori dalla porta).

(La Vecchia con terribile sforzo si alza dalla sedia. Urla, in modo isterico e ridicolo)

Vecchia   Elvira! Caprettina mia!

(La Vecchia ri­cade di schianto sulla poltrona, morta. Il Vecchio rientra. Sorride, si frega le mani. Va alla credenza, la apre, ne estrae una scodella di minestra. La posa sul tavolo)

Vecchio   Razione doppia... razione doppia... in tuo onore, Elvira!

F I N E

Questa commedia è stata rappresentata per la prima volta il 20 settembre 1960 al Teatro dei Satiri di Roma, con la regia di Gian Roberto Cavalli e l'interpretazione di Sandro Dori e Teresa Ronchi.