I POETI SERVONO
A QUALCHE COSA
Commedia in tre atti
di NICOLA MANZARI
PERSONAGGI
GIULIA CLAUDINI, moglie di
PAOLO CLAUDINI, industriale
DARIO SILENTI, commediografo
MISTER PLANT
LUCIANA
LIDIA, segretaria di Silenti
GIOVANNI, domestico di Silenti
ANNETTA, cameriera dei Claudini
Oggi. In una grande città.
Commedia formattata da
ATTO PRIMO
Lo studio di Dark» Silenti. E' arredato come un ufficio commerciale: macchine da scrivere, telefoni, tavolo per la segretaria, scaffali, ecc. E' infatti, l'ufficio per il collocamento delle idee di Dario Silenti, commediografo a successo. Un grande orologio alla parete segna le undici. E' mattina: Lidia, la segretaria, scrive a macchina. Trilla il telefono.
Lidia - (al telefono) Pronto. Sì, casa Silenti. No, il commendatore riposa ancora... Con la segretaria... La sceneggiatura?... Sì, la sto copiando... ancora poche pagine... Sta bene, prendo nota (scrive su dì una rubrica). Non dubitate, appena si alza. (Depone il ricevitore, torna a scrivere a macchina. Entra Giovanni, il domestico, circa sessant’anni. Sembra un postino tant'è la corrispondenza che porta e rovescia sul tavolo).
Giovanni - La posta.
Lidia - (senza voltarsi) Bene.
Giovanni - Ci sono molti telegrammi.
Lidia - E' naturale. Dopo il successo di ieri sera.
Giovanni - Eravate in teatro?
Lidia - Che domanda. Non l'ho scritta forse io la commedia?
Giovanni - Voi?
Lidia - Certo. Prima stenografata, poi copiata a macchina, poi le parti per gli attori. Al secondo atto ci sono persino due battute mie. Non vi dico l'effetto che m'ha fatto sentirle ripetere sulla scena. Ma, strano, sono passate inosservate.
Giovanni - Erano molto importanti?
Lidia - Oh, no... Una diceva: « In voi tutto è amore, amica mia! »... e l'altra: «Spero di rivedervi ancora ».
Giovanni - Tutto qui?
Lidia - Beh, non è molto... Ma, sapete, è la prima volta che scrivo per il teatro.
Giovanni - Ma c'è o non c'è questo adulterio? Dai giornali non si capisce.
Lidia - Macché adulterio... Ci vanno vicino, ma quando sono al dunque si mettono a parlare, parlare... (Cattedratica) Insomma c'è l'atmosfera del peccato, ma il peccato no.
Giovanni - Peccato!
Lidia - Perché?
Giovanni - Eh, sì, adesso non c'è più gusto ad andare a teatro. Fai la fatica di uscire di notte, ti sacrifichi al buio per tre ore, perdi magari l'ultimo tram e alla fine che te ne viene? Niente.
Lidia - Dipende da quello che si rappresenta.
Giovanni - Macché, è sempre la stessa storia. I titoli mutano, ma il fatto è su per giù lo stesso. Io mi domando come i critici non impazziscano a sentire ogni sera la stessa cosa.
Lidia - Cosicché voi non andate più a teatro?
Giovanni - No.
Lidia - Nemmeno quando si danno i lavori del commendatore?
Giovanni - Perché dovrei fare una eccezione per lui?
Lidia - Mah... siete il suo domestico.
Giovanni - Appunto per questo non ci vado. E' un accordo intervenuto fra noi.
Lidia - Un accordo?
Giovanni - Dacché dodici anni fa fischiai un suo dramma.
Lidia - Voi osaste?
Giovanni - Si trattava d'un lavoro ignobile... Quella sera ci fu una lotta terribile in me. Come domestico dovevo applaudire... come uomo mi ribellavo... Vinse l'uomo e fischiai. Del resto non fui il solo.
Lidia - E il commendatore lo seppe?
Giovanni - Fui io stesso a dirglielo l'indomani. Naturalmente mi licenziai. Ma il signore mi rispose che come domestico non aveva nulla da rimproverarmi. E allora stabilimmo che ad ogni sua prima sarei rimasto a casa. Da quel giorno siamo andati avanti benissimo. Permesso. (Esce).
Lidia - (riprende a scrivere).
(Entra Dario. 45 anni, è lo scrittore che giovanissimo, la critica salutò come una rivelazione. Afa, conosciuto il successo, è stato vinto dall'ansia del guadagno e con gli anni, di compromesso in compromesso, s'è ridotto a cavar quattrini d'ogni idea. E' il tipico industriale della penna. Insofferente d'ogni perdita di tempo, avvilito dalle continue stroncature, s'irrita ormai di fronte ad ogni « fatto » artistico perché vi vede una manifestazione di debolezza dalla quale potrebbe essere « contaminato ». Scontento, ironico, è il primo a soffrire del baratto della sua arte. Ma non lo dice. La scintilla che era in lui s'è ormai spenta. E solo a tratti ne vedremo, improvviso, il balenio).
Lidia - (levandosi) Ben levato, commendatore. Rallegramenti vivissimi per il successo di ieri sera...
Dario - (interrompendola) Sì... sì, grazie... Dite un po' che aspetto ho questa mattina?
Lidia - Avete una cera magnifica... sembrate...
Dario - (c. s.) Ma no, ditemi la verità. E inutile che ripetiate la lezioncina che vi ho insegnato. Oggi non serve.
Lidia - Non volete lavorare?
Dario - No.
Lidia - Quand'è così, vi dirò...
Dario - Siate sincera!
Lidia - Sembrate un limone.
Dario - (preoccupato) Imbecilli, farmi bere tutto quello champagne.
Lidia - Avete fatto molto tardi?
Dario - Per forza. La riunione era in mio onore. Non potevo certo svignarmela.
Lidia - C'erano anche gli attori?
Dario - Figuratevi se mancavano.
Lidia - Beh, lo meritavano. Hanno recitato benissimo.
Dario - Cani sono stati. A volerlo fare apposta non si può recitare peggio di così.
Lidia - Eppure ci sono state sei chiamate per atto.
Dario - Sfido! Con un lavoro di quella forza qualunque guitto è capace di farsi applaudire.
Lidia - Certo, il lavoro è magnifico.
Dario - E' molto umano. E' un genere che va sempre. Ma i giornali che dicono?
Lidia - (imbarazzata) Veramente.»
Dario - Ho capito. Al solito ne dicono corna. Dove l'avete messi?
Lidia - Eccoli (glieli dà).
Dario - (s'immerge nella lettura dei giornali mentre Lidia riprende a scrivere. Dario man mano che procede nella lettura diventa sempre più nervoso).
Dario - (leggendo) Questo Bernstein italiano che specula sui più bassi istinti della folla... (Scattando) Bernstein italiano. Questo non me l'aveva detto ancora nessuno. (Getta via il giornale. Ne legge un altro, prima in silenzio, poi ad alta voce) Un autore che osa ancora portare sulla scena l'adulterio, non è degno di vivere nel clima di oggi... Adulterio?... Ma come si fa ad accusarmi di ciò che non ho scritto? (A Lidia) Signorina, non risulta chiaro che quei due non andavano a letto?
Lidia i - Chiarissimo.
Dario - E allora! (Getta via il giornale. Leggendone un altro) Peggio ancora se c'è l'atmosfera del peccato e il peccato no... Clima, atmosfera... sembra di leggere un bollettino meteorologico.
Lidia - L'« Araldo » èl'unico che ne dice bene.
Dario - (subita interessato) Ah sì? Dov'è? (Lo cerca. Legge) Lavoro a ricetta precisa... tanto di novità, tanto di sorpresa, tanto di commozione, ma sostenuto da un dialogo vivace, da una mano rapida ed esperta, da un robusto taglio dì scene (ripetendo compiaciuto) una mano rapida ed esperta (non può fare a meno di guardarsi le mani. Ma, accorgendosi che Lidia l'osserva) Sì... non c'è male... Barra è un critico che sa il fatto suo... Sarà meglio ringraziarlo... Signorina, per favore, scrivete. (Dettando) Mio carissimo Barra, la tua viva intelligenza ed il tuo nobile cuore... (Squilla il telefono, Dario risponde) Pronto, sì sono io... Sì, è stato un grande successo... Oh, ma la critica fa sempre qualche riserva... Anche nelle altre città è andata bene... Come soggetto per film?... E' molto adatto... Posso buttarlo giù subito... Chi ci vedrei come protagonista?... No, no, è troppo vecchia... Ho io sottomano un temperamento eccezionale... Sì, molto fotogenica... Ventidue anni... No, fin ora solo qualche particina... Si potrebbe farle un provino... Sta bene, glielo dirò... Arrivederci...(Depone il ricevitore. E' diventato allegro).
Dario - (a Lidia) Signorina, la lettera a Barra continuatela voi.
Lidia - Io?
Dario - Sì. (Frugando in un cassetto) Ispiratevi a questa lettera che scrissi a Laurenti tre anni fa dopo il successo della mia « Anime nella tormenta »... Tanto Laurenti è morto (le da una lettera).
Lidia - (prendendolo) Parò del mio meglio.
Dario - Chi altro ha telefonato?
Lidia - Li ho segnati tutti lì, nell'agenda.
Dario - Grazie. (Leggendo) Che voleva Borghetti?
Lidia - Dice che i dialoghi del film sono tutti da rifare.
Dario - Perché?
Lidia - Pare che... (consultando un taccuino) non aderiscono allo spirito dei personaggi.
Dario - Personaggi? Ma li chiama personaggi quei quattro cretini? Io non rifaccio niente. Del resto quando si vogliono le cose in quarantott'ore, non si ha poi il diritto di reclamare. Se telefona, io sono partito.
Lidia - Sta bene. (Prende nota).
Dario - Qual è il nome di quel ragazzo che l'altro giorno venne ad offrirmi la riduzione cinematografica della mia commedia?
Lidia - Martinelli (consulta il taccuino) Via Portuense 39.
Dario - Telefono?
Lidia - 48-5-27.
Dario - (forma il numero) Pronto... Martinelli?... Siete voi?... Parla Silenti... Sì, volevo dirvi che probabilmente riesco a piazzare il vostro treatmen... Ma i produttori sapete come sono? fanno delle difficoltà... Dicono che se la riduzione cinematografica non porta la mia firma, non se ne fa nulla... In questo caso non c'è che una soluzione. Che voi mi cediate la vostra... Naturalmente ne terrò conto... Vi procurerò altro lavoro... Oh, io non butto mai a mare i miei collaboratori... Bene, passate da me che ne parliamo... (Depone il ricevitore. A Lidia, convinto) Io lavoro troppo.
Lidia - (senza ironia) Dovreste prendervi qualche giorno di riposo.
Dario - E' proprio quello che penso di fare. E sapete dove andrò? In campagna. Sì, in un paese dove non ci sia il cinema nemmeno di domenica e l'unico teatro sia quello delle marionette.
Lidia - Esiste questo paese?
Dario - Lo troverò. Dovessi cercarlo tutta la, vita. A proposito di teatro, prendete nota, stasera tre dozzine di rose alla signorina Tonelli con questo biglietto. « Alla mia grande interprete, con infinita gratitudine. Dario Silenti ».
Lidia - (scrivendo) Con infinita gratitudine.
Dario - (di nuovo irritato) Ecco a quali compromessi un autore deve scendere per guadagnare quattro soldi e poi vengono a parlarmi di Bernstein italiano che specula sui bassi istinti della folla... Mi fanno ridere.
- (Entra Giovanni).
Giovanni - C'è una signora che insiste per essere ricevuta.
Dario - Fatevi dare il nome.
Giovanni - Non ha voluto. Dice che si tratta di una cosa importante.
Dario - Che tipo è? E' bella?
Giovanni - Direi di sì.
Dario - Beh, fatela passare. E dopo dieci minuti, se non se n'è andata, venite a dirmi che mi chiamano urgentemente alla Radio. Non fate come l'altra volta che non vi presentaste più.
Giovanni - Credevo di farvi piacere. (Esce).
Lidia - Devo lasciarvi?
Dario - No. Andate avanti con la sceneggiatura. Se volesse un autografo, dove avete messo le mie foto?
Lidia - Nel secondo cassetto a sinistra.
- (Entra Giulia. È la donna che attraverso le molte letture « s'è fatta » un'anima romantica. Parla a volte come l'eroina d'un romanzo, ma questi suoi atteggiamenti sono sempre sinceri e mai caricaturali. E' nel complesso semplice ed umana e la leggera esaltazione che vibra nelle sue parole non è altro che la disoccupazione sentimentale della donna profondamente onesta).
Giulia - Perdonatemi se ho insistito per essere ricevuta, ma si tratta di cosa molto grave.
Dario - (incredulo) Grave?
Giulia - Almeno per me.
Dario - Sedete, prego.
Giulia - Grazie, ma... (accenna a Lidia).
Dario - (a Lidia) Signorina volete lasciarci un momento?
Lidia - Subito. (Esce).
Giulia - So dì farvi perdere del tempo. Ma quando avrò detto il mio nome, capirete. Ieri sera ero a teatro e se non avessi temuto di sembrarvi una squilibrata, mi sarei precipitata da voi dopo lo spettacolo. Ho passato una notte d'inferno.
Dario - Non vi agitate così. Se posso èsservi utile in qualche cosa...
Giulia - E' troppo tardi. (Con voce vibrata) Sono Giulia Claudini.
Dario - Claudini?
Giulia - Ma come, non vi dice niente questo nome? Claudini?
Dario - Ah, sì, ora ricordo. La mia ammiratrice di Lugano, la divorziata.
Giulia - Ma no, confondete. Sono la moglie di Claudini l'armatore.
Dario - Armaiolo? (Fa il gesto di chi spara).
Giulia - No... Navi, piroscafi...
Dario - Scusate, mi scrivono tante donne.
Giulia - Ma io non vi ho mai scritto. Tuttavia mi conoscete benissimo. Riccardo v'ha detto tutto di me.
Dario - E chi è Riccardo?
Giulia - Ma il protagonista del vostro dramma! L'avete chiamato Roberto, ma il suo nome era Riccardo. E lo sapete benissimo. Come io mi chiamo Giulia e voi avete preferito chiamarmi Vilma. Non avevate però il diritto di portare sulla scena la nostra storia d'amore.
Dario - Un momento, signora. Se questo discorso prelude alla richiesta d'una mia fotografia, v'accontento subito. Come la preferite? In piedi o seduto?
Giulia - Macché fotografia!
Dario - (offeso) Come?
Giulia - Ma vi par bello dar spettacolo della sofferenza d'una donna? Lasciare che tutti frughino nel suo cuore? Come avete osato?
Dario - Signora, ho capito. Vi siete riconosciuta nella protagonista del mio dramma. Ciò che io ho portato sulla scena voi l'avete vissuto. E" il dramma della vostra vita con qualche variante...
Giulia - No, nessuna variante...
Dario - E' lo stesso. La coincidenza vi ha commosso...
Giulia - Si...
Dario - E' il passato che ritorna, la ferita che si riapre, eccetera, eccetera... Signora, mi dispiace disilludervi... ma già altre quattro donne si sono riconosciute nella protagonista del mio dramma.
Giulia - Impossibile.
Dario - Sì. Una per ogni città in cui si è dato il lavoro, eccettuata Torino dove si è avuta una percentuale più alta: due. Una contessa e la moglie d'un fabbricante di calzature.
Giulia - Vi prendete gioco di me?
Dario - Dio me ne guardi! Voglio solo dirvi che quanto più umane sono le favole che noi artisti inventiamo, tanto maggiore è il numero degli uomini che si riconoscono in esse. Son cose che sanno anche i bambini. Ecco perché non mi meraviglia affatto ciò che mi dite. Anzi mi lusinga.
Giulia - Non si tratta di coincidenza, ma d'identità. Di una identità che né l'arte né la fantasia possono aver creato. E voi lo sapete.
Dario - Vi dico che non so nulla e prima d'oggi non ho mai sentito il vostro nome.
Giulia - Preferite negare. Solo perché altre donne vi hanno dichiarato di aver vissuto il vostro dramma. Ma mentivano. Sì, mentivano. Io sono l'unica che Riccardo abbia a-mato. Le altre possono raccontarvi quello che vogliono, ma nessuna può dirvi: La lettera che voi fate scrivere da Roberto a Vilma nel terzo atto è questa. Io l'ho ricevuta (mostra una lettera). Confrontate le parole scritte qui con quelle e v'accorgerete che sono le stesse. Dalla prima all'ultima.
Dario - (dando un'occhiata alla lettera e restituendola) Tutte le lettere d'amore si somigliano.
Giulia - Questa non è una lettera d'amore ma d'addio.
Dario - Scritta, però, da un uomo innamorato. E non c'è da stupirsi se press'a poco...
Giulia - No, la stessa... La stessavi dico. Parola per parola. Sino alla firma che qui Riccardo e nella vostra - naturalmente - Roberto. Leggetela, ve ne supplico (gliela rida).
Dario - (a malincuore leggendo) ...Fate confessione di ciò nella lettera che dovete scrivermi immediatamente e dite in essa tutto ciò che potete per consolarmi. Fatela ricca come una pozione di papaveri per inebriarmi, scrivete le parole più tenere e baciatele...
Giulia - (continuando a memoria) ...che almeno io possa posare le mie labbra dove furono le vostre.
Dario - Sapete a memoria le parole del mio dramma?
Giulia - No, di quella lettera.
Dario - Ah, già. (Riprende a leggere) ...Quanto a me io non so come esprimere la mia adorazione per una creatura di tanta bellezza: ho bisogno di una parola più splendida che splendido, più bella che bello... (Smettendo di leggere) Qui c'è una parola un po' sbiadita...
Giulia - E' una lacrima.
Dario - Ah! (Riprendendo a leggere) Quasi vorrei che noi fossimo farfalle...
Giulia - (continuando a memoria)... e vivessimo tre soli giorni d'e state...
Dario - (anche lui a memoria ora)... tre simili giorni con voi saprei colmarli con più delizia...
Giulia - (c. s.)…che non racchiudano cinquanta dei soliti anni...
Dario - (turbato) E' vero, diciamo le stesse parole. Le farfalle sono le stesse e i papaveri anche...
Giulia - Non c'è dubbio. Ecco la busta. La stessa calligrafia. Si legge nitidamente la data del timbro postale: 13 luglio 1929...
Dario - Strano!
Giulia - Non c'è nulla di strano, visto che avete conosciuto Riccardo.
Dario - Ma che conosciuto! Vi ho già detto di no. (Dario è però visibilmente preoccupato e ogni tanto lancia delle occhiate a uno scaffale pieno di libri e di carte).
Giulia - Ma perché non dite semplicemente la verità? (Ispirata) Sì, è stato Riccardo Sotis a raccontarmi questa storia d'amore. Io l'ho trovata bella ed ho voluto farne un dono agli uomini. Ecco le sole parole che attendo da voi.
Dario - Se avessi tratto lo spuntodel mio dramma da un fatto di cronaca, non esiterei ad ammetterlo.
Giulia - No, voi temete di farmi soffrire con la conferma della morte di Riccardo.
Dario - Ma quella morte è pura fantasia. Al terzo atto mi faceva comodo toglierlo di mezzo e l'ho fatto. Ma il vostro Riccardo a quest'ora sarà vivo e vegeto.
Giulia - E' inutile illudermi. Il dolore per la sua fine, io l'ho provato ieri sera quando me l'annunciaste dalla ribalta. Ecco spiegato il suo silenzio di tutti questi anni. Ecco perché ultimamente la sua presenza in me - questa presenza che ho sempre avvertito come un'alacre fiamma - si era fatta più pesante. E il suo ricordo premeva ormai sul mio cuore con dita di pietra. Tanto che spesso dovevo fermarmi qualunque cosa facessi e ripetermi piano: Riccardo... Solo allora lui allentava un po' la stretta ed io potevo riprendere a parlare, se stavo parlando... a muovermi, se prima mi muovevo...
Dario - (fra i denti) Guarda che imbroglio!
Giulia - (dolcemente) Perché questo riserbo? Vi ho mostrato quella lettera che nessuno ha mai letto, vi ho parlato come all'amico dell'uomo che ho amato, e voi in cambio di tanta sincerità, vi chiudete nel silenzio.
Dario - Quest'è il colmo. Per accontentarvi dovrei dirvi che quell'uomo è morto.
Giulia - Come potete parlare cosi? Darei la mia vita per averlo qui vivo un attimo e gridargli l'amore che dieci anni fa non seppi dargli... Perché quella sera mio marito l'affrontò a mia insaputa e gli impose di partire immediatamente senza nemmeno salutarmi... Riccardo non si difese... Non disse che quel nostro amore nato dalla vita in comune d'ogni giorno nello studio di mio marito era stato purissimo e s'era alimentato solo di letture romantiche, di innocenti passeggiate. No. Riccardo era un ragazzo troppo sensibile e fu il primo a soffrire di aver ripagata con l'ingratitudine la fiducia con la quale mio marito l'aveva accolto... E pagò così con la carriera spezzata ima colpa non commessa...
Dario - (compiaciuto) Sì, riconosco che è una delle mie pagine più felici.
Giulia - (non gli bada, continuando a parlare per suo conto) E lasciò che gli altri supponessero le cose più basse sui motivi del suo licenziamento, pur di non espormi ai pettegolezzi della gente.
Dario - Sì, la figura di Roberto m'è riuscita molto bene. E il pubblico se n'è accorto. Gran giudice ilpubblico!
Giulia - (c. s.) E Riccardo parti verso il suo triste destino e da lontano affidò il suo cuore a questa lettera che m'è stata vicina in tutti questi anni...
Dario - La Tonelli ci ha preso un applauso a scena aperta. L'avevo previsto. La lettera è troppo bella!
Giulia - (quasi che solo ora abbia ascoltato Dario) E' vero che è bella? Degna d'un poeta.
Dario - Beh, adesso mi adulate-Poeta.., quand'ero più giovane, forse...
Giulia - E' molto triste che una così grande anima non sia più!
Dario - (che ora capisce l'equivoco)Eh?!...
Giulia - Certi uomini non dovrebbero mai morire... Anche se la sua fine eroica lo innalza cosi come nemmeno il mio amore per lui sarebbe mai riuscito a fare...
Dario - Ma in nome di Dio non accettate una verità nata dalla miafantasia.
Giulia - Oh, no, voi sapete bene che se la mia verità umana coincide perfettamente con la vostra verità artistica in tutti i particolari, deve coincidere anche nel resto: la morte di lui. Perché se ne distaccherebbeproprio lì?
Dario - E se io avessi immaginato che non morisse? Perché ero liberodi farlo.
Giulia - No, non potevate.
Dario - Figuriamoci; uno scrittore non è libero dì sopprimere o far vivere una sua creatura.
Giulia - Nel vostro caso, non è libero. Tante vero che non l'avetefatto.
Dario - Non l'ho fatto solo perché sentivo artisticamente che doveva morire. Artisticamente.
Giulia - No. Realmente.
Dario - Bene. Se volete proprio saperlo, l'arte non c'entra affatto. Ho ubbidito a ragioni volgari. Il mio istinto di scrittore di teatro - fatto più di mestiere che d'arte - m'avvertiva che se Roberto - per voi Riccardo - non moriva, io cadevo nell'adulterio. Ve l'immaginate voi i critici con tutto il bene che mi vogliono? Allora mi son detto: Dario, attento... Ti puoi rovinare!... Perciò eliminiamo Roberto e non se ne parli più... Ma togliamolo in modo definitivo che non ci sian dubbi... Facciamolo morire. (Parla per suo conto quasi a giustificarsi e un po' rivolto verso il pubblico) Ma facciamogli fare una bella fine, poveraccio. Se la merita col suo grande amore che s'è portato in petto per tanti anni e gli ha troncato la carriera.
Giulia - (per suo conto) E' vero...è vero... aveva tutte le qualità per riuscire... tutti lo dicevano...
Dario - (c. s.) Prima, però, facciamogli scrivere una bella lettera. Se la legge la Tonelli con quella sua voce di pianto ci cava un effettone, E poi spediamo questo ragazzo in Cina. Potevo mettere l'America, l'Africa. Invece no. La Cina. Laggiù qualche guerricciola c'è. sempre e fa presto a buscarsi una bella pallottola di straforo... Ed ho immaginato - per il colore locale - che morisse al tramonto mentre intorno a lui più ferve la mischia e nessuno può portargli aiuto... e le ultime parole che le sue labbra mormorano sono: Vilma...Vilma...
Giulia - Giulia... Giulia... L'ultimo suo pensiero è stato per me!
Dario - (sfiduciato) Addio, siamo al punto di prima,
Giulia - Voi che gli foste vicino in quegli ultimi istanti - ditemi - fu forse lui a chiedervi di scrivere questo dramma? Volle così che qualche cosa sopravvivesse del nostro amore?
Dario - Signora, ho capito: a voi per vivere non basta più la realtà, ma occorre un'illusione.
Giulia - Dite... dite.
Dario - E va bene. Come volete. Quell'uomo è morto pronunziando il vostro nome...
Giulia - (esaltata) Il mio nome...
Dario - Badate, potrebbe darsi che inventassi...
Giulia - Sì... sì, capisco. Per difendere i vostri diritti di scrittore dovete dirmi che inventate... Ebbene, sì, state inventando. Fingerò di crederlo anch'io. Ma ora che la forma è salva andate avanti, per carità.
Dario - Avanti?... Signora, io ho mille cose da fare. Fra l'altro devo parlare alla Radio... anzi mi meraviglio che non mi abbiano già chiamato.
Giulia - Pochi minuti... cosa sono per voi pochi minuti?
Dario - Danaro... danaro, questo sono. Lo scrittore è un uomo come gli altri, mettetevelo in mente. Ha anche lui i suoi affari né più né meno di qualunque mortale e una volta che ha prodotto qualche cosa, non può tener dietro a tutte le reazioni che la sua opera provoca. Ci mancherebbe altro!
Giulia - Sì... ma per me si tratta di aver notizie dell'uomo che ho a-mato e voi siete l'unico che potetedarmele...
Dario - Un altro giorno... un altro giorno... oggi sono troppo occupato. (Gridando) Ma che fa questa Radio?... Quando vengono a chiamarmi?
(Entra Giovanni).
Giovanni - Signore, vi chiamano urgentemente alla Radio.
Dario - La Radio doveva chiamarmi mezz'ora fa...
Giovanni - Si vede che se ne sono dimenticati.
Dario - Questo capita un po' spesso... presto ci libereremo anche della Radio. (A Giulia) Signora, vedete? Debbo andare.
Giulia - Sì... sì, vi lascio subito. Permettetemi però di tornare.
Dario - La verità è che non so quando sarò un po' libero...
Giulia - Oh, se volete, potete anche venire da me. Mio marito sta così poco in casa... potremo parlareliberamente...
Dario - Vostro marito? Perché è anche lui al corrente della cosa?
Giulia - Che dite?... Mio marito ha dimenticato completamente quell'episodio, tant'è vero che ieri sera ha assistito con me al vostro dramma senza tradire la minima emozione.
Dario - Meno male...
Giulia - Per forza. Non conosce quella lettera lui. L'ho sempre tenuta ben nascosta in tutti questi anni e siccome quella lettera è l'elemento che determina l'identità dei due drammi, lui se n'è potuto stare Indifferente in poltrona. Ma doveva sempre intuire la mia sofferenza, dinanzi a quell'uomo che lì - sulla scena - si spegneva vittima della sua violenza... Questo non gli perdono.
Dario - Meglio così...
Giulia - Come?
Dario - Eh, capirete... se vostro marito fosse un tipo come voi... voglio dire... impressionabile... io, sarei bell'e sistemato.
Giulia - Domani avete qualche minuto da dedicarmi? Siate buono.
Dario - Telefonatemi. Non posso promettere nulla.
Giulia - Vi telefonerò... e son sicura che troverete un po' di tempo...
Dario - (accompagnandola verso la porta) Non lo so. Telefonatemi, signora... telefonatemi.
Giulia - Grazie... Arrivederci (Esce).
Dario - (a Giovanni) L'avete vista bene?
Giovanni - Sì.
Dario - Ricordatevi. Per costei io non sono mai in casa. Mai. Qualunque cosa vi dica.
Giovanni - Sta bene.
Dario - E mandatemi la segretaria.
(Giovanni esce. Dario passeggia nervosissimo. Prende un libro fra quelli che prima guardava nello scaffale. Poi, indeciso, lo rimette al posto. Entra Lidia).
Dario - Signorina, riprendiamo a lavorare.
Lidia - Subito. (Va alla macchina da scrivere).
Dario - Ecco qui. Ti capita in casa una squilibrata e ti fa perdere un'ora. A me quest'ora chi me la paga? E poi vengono a dirmi: Bernstein... melodramma... Scriviamo una lettera personale.
Lidia - (scrive).
Dario - (dettando) Spettabile Società Argo Film. Sono a tutt'oggi vostro creditore dell'ultima rata del compenso spettantemi per la sceneggiatura da voi commessami. Voglio attribuire detto ritardo a vostra dimenticanza e pertanto...
- (Entra Giovanni. E' imbarazzato).
Dario - Beh, che altro c'è? Si potrà concludere qualche cosa stamattina?
Giovanni - C'è un signore che insiste per essere ricevuto.
Dario - Mandalo al diavolo.
Giovanni - Non ci riesco.
(Entra Paolo. E' l'uomo deciso, che sa quello che vuole ed è abituato a farsi largo nella vita senza eccessivi scrupoli. Lo si direbbe venuto su dal nulla, anche se maschera la sua istintiva violenza sotto una patina di cortesia).
Paolo - Scusatemi se entro così, ma è necessario.
Dario - Signore!
Paolo - Sì, avete ragione... ma il mio nome vi spiegherà tutto. Sono Paolo Claudini.
Dario - (involontariamente) L'armatore.
Paolo - Perfettamente. Come prevedevo mi conoscete.
Dario - (riprendendosi) Veramente...
Paolo - Oh, non c'è bisogno di giustificarsi. Se restiamo soli cinque minuti c'intenderemo perfettamente.
Dario - Non potremmo rimandare?... Perché - vedete - io...
Paolo - Impossibile... ho lasciato in asso una importante assemblea per correre qui.
Dario - Era bene. Ma non capisco che cosa possiate volere da me.
Paolo - Ve lo dirò in due parole. (Dario fa un cenno a Giovanni e Lidia che si ritirano).
Paolo - Dunque voi avete tratto una commedia da un episodio della mia vita.
Dario - Anche voi?
Paolo - Perché siamo in molti?
Dario - No, volevo dire... Insomma chi vi dice che si tratti di voi?
Paolo - Andiamo... il dubbio sarebbe forse possibile se non aveste fatto scrivere al vostro Roberto quella lettera che è identica a quella che mia moglie ricevette da Riccardo.
Dario - Ma come, anche voi conoscete quella lettera?
Paolo - Eccola. (Mostra una lettera).
Dario - Ma è assurdo! Voi non potete avere quella lettera.
Paolo - Perché?
Dario - Ma... perché... insomma non può essere... come l'avreste?
Paolo - Quest'è affar mio. Sono venuto per interrogar voi. Che cosa vi siete proposto scrivendo questo dramma?
Dario - Io? Niente... di scrivere un dramma.
Paolo - Eh, no... è troppo facile intuire che il vostro dramma ha intenti polemici... Altrimenti perché mi avreste descritto come un uomo arido, grossolano, tutto preso dagli affari, incapace di comprendere l'anima romantica di mia moglie?
Dario - Ma non si tratta di voi...
Paolo - Già, voi dovete per forza negare... ma c'è la lettera che parlavo! avete di proposito portato tutti e tre noi sulla scena... Avete certamente adempiuto così ad una volontà postuma di Riccardo. Avete voluto attribuire a me la colpa della sua morte?... E mettermi in cattiva luce presso mia moglie...
Dario - Macché Riccardo!... Io non ho mai conosciuto questo uomo... Il Roberto del mio dramma non ha nulla a che fare con lui...
Paolo - Non capisco perché vi ostiniate a negare visto che ho la prova. (Sventola la lettera).
Dario - Intanto io mi rifiuto di rispondere ancora alle vostre domande se prima non mi dimostrate che codesta lettera non è trucco...
Paolo - Se non si tratta che di questo... potete confrontarla.
Dario - Insomma, non .vorrete darmi ad intendere che quell'uomo v'abbia mandato la copia della lettera scritta a vostra moglie.
Paolo - No, certo. Sono io che me la son procurata.
Dario - Impossibile.
Paolo - Perché?
Dario - Perché... se l'avete voi non può averla vostra moglie... e se l'ha vostra moglie... come ho le mie buone ragioni per credere, non potete averla voi.
Paolo - Ascoltatemi. Quando obbligai Riccardo a partire, credevo di aver sventato a tempo ogni pericolo e di poter ormai lavorare tranquillo. Invece non ebbi più pace. Cosa c'era stato fra quel ragazzo e mia moglie? Invano mi ripetevo che mia moglie era donna al di sopra d'ogni sospetto e che quel ragazzo mi stimava troppo. Il dubbio mi tormentava. E feci una cosa vile. Frugai fra le carte di mia moglie. Finché non trovai quella lettera. Allora solo fui tranquillo. Questa era lettera d'un innamorato, non d'un amante. Un amante non scrive: « Quasi vorrei che noi fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d'estate... ».
Dario - A chi lo dite!
Paolo - Ma dopo averla letta mi accorsi di non aver risolto nulla. Io mi conosco troppo bene. Non posso lavorare se non sono a posto col mio equilibrio interno. Avevo dunque bisogno di aver sempre con me questa lettera per calmarmi ogni volta che il dubbio m'assalisse. Non c'era che un mezzo. La feci fotografare e l'indomani l'originale era al suo posto nello scrittoio di mia moglie.
Dario - Come trovata non c'è male.
Paolo - Vero? La riproduzione, fedele in ogni dettaglio, non mi ha abbandonato mai. Potete confrontare la lettera.
Dario - (legge in silenzio un po' la lettera).
Paolo - Ed ora voi venite a rompere questo mio equilibrio e mi ricacciate nel buio. Da ieri sera non connetto più.
Dario - Non capisco di che cosa vi preoccupiate.
Paolo - Come? Mi accusate della morte di un uomo e pretendete che stia calmo.
Dario - Signore, non per il vostro equilibrio interno che mi è del tutto indifferente, ma per la verità torno a ripetervi...
Paolo - Eh, no... Ora non potete più negare... Vi ho dato la prova: il vostro dramma attribuisce sia pure indirettamente al marito - che sarei io - la causa della morte del ragazzo, cioè di Riccardo... Ora immaginate lo stato d'animo di mia moglie nei miei confronti. E' questo che non mi dà pace... Figuriamoci come mi odierà ora.
Dario - Odiarvi, poi...
Paolo - Sì... perché ho sempre badato così poco a lei... tanto che ha finito col credermi un uomo gretto ed egoista... e si è rifugiata tutta nei libri che le danno quell'atmosfera che io non ho saputo mai crearle intorno. Ma questo è il colpo decisivo. Se mi crede responsabile della morte di quell'uomo è finita! Mia moglie sì allontanerà definitivamente da me...
Dario - E voi parlatele... Spiegatele i motivi che vi fecero allontanare Riccardo...
Paolo - Magari, ma non posso... Non posso giustificarmi perché son prigioniero di questa lettera. E' un circolo chiuso... Se io parlo, mia moglie saprà che conosco la lettera di Riccardo, vale a dire che ho frugato tra le sue carte e la mia fede in lei di tutti questi anni poggia su un documento.
Dario - E che volete concludere?
Paolo - Che dovete parlarle voi...
Dario - Io?... Voi scherzate...
Paolo - Solo voi potete cancellare la cattiva impressione che mia moglie s'è fatta ora di me...
Dario - Ho ben altro da fare che consolare le signore io.
Paolo - Ma si tratta semplicemente di far capire a mia moglie che obbligando Riccardo a partire era il meno che potessi fare. Dovevo tenermelo ancora in casa? Perché accadesse quel che prima o poi sarebbe accaduto, anche se mia moglie era una brava donna, e quel poveretto l'uomo più timido che abbia mai incontrato?
Dario - Sono affari vostri.
Paolo - Ci sono mariti che sparano. Io mi limitai a fargli fare le valigie... Un altro al suo posto avrebbe ringraziato Dio d'essersela cavata così a buon mercato... Lui no. Ne fa una malattia, tanto che finisce col morirne. E come se non bastasse, trova anche chi ci fa su un dramma. Boba dell'altro mondo. E va in Cina. Io domando poi che cosa sia andato a fare laggiù.
Dario - Nel mio dramma è scritto: a lavorare.
Paolo - E c'è bisogno d'andare in Cina per lavorare? Non ci sono posti più vicini?
Dario - Pare di no.
Paolo - E io devo ora scontare le sue pazzie? Devo trovarmi in questa situazione senza uscita? Perché questo è il problema. Che farà mia moglie? Io l'ho spiata durante tutto lo spettacolo. Ha sofferto moltissimo. E la mia pena maggiore è stata di non poterla confortare della morte di Riccardo che anche lei apprendeva in quel momento. Voi non immaginate forse cosa significhi veder soffrire una persona cara e non poterle dire nemmeno-una parola... Ma mia moglie non è donna d'accettare così questa notizia. Vorrà conoscere particolari, dettagli e verrà qui... Sì, da voi che siete l'unico in grado di darglieli. Ed ecco dove voi potete essermi utile.
Dario - Ora basta. Se credete che possa perdere ancora tempo vi sbagliate. Io non sono uno di quegli scrittori che goda di queste avventure e le desideri. No, io scrivo per vivere. Perciò, mi dispiace, ma non posso far nulla per voi... Tra l'altro, ora che mi ricordo, debbo anche partire... Sì, un lungo viaggio.
Paolo - No. Voi non potete abbandonare proprio ora mia moglie.Che avverrà di lei? E' un'anima così sensibile!
Dario - Beh, pensateci voi... E' vostra moglie infine, non la mia.
Paolo - Partite per ragioni di lavoro?
Dario - Certo.
Paolo - Bene, vi offro il doppio della somma che contate guadagnare se rinunziate a questo viaggio.
Dario - A che titolo?
Paolo - Come diritti d'autore. Sì, vi pago a forfait, nella cifra che stabiliremo, i diritti per la favola che comporrete per mia moglie. S'intende che tenterete anche la mia riabilitazione. Di solito scrivete le vostre storie. Questa volta la racconterete. Naturalmente a varie riprese...
Dario - Ma vi pare che io possa accettare una simile offerta? Per chi mi prendete?
Paolo - Per uno scrittore degno della massima stima, di cui in questo momento ho urgente bisogno. Solo, giacché questa volta tutto il vostro pubblico si ridurrà ad una sola persona, è giusto che quest'unica vi dia quanto vi darebbero tutti gli altri riuniti insieme.
Dario - No, non posso accettare... E quanto durerebbe questa specie di romanzo?
Paolo - Il tempo strettamente necessario perché mia moglie si calmi e mi veda sotto una luce migliore.
Damo - No... no... vi pare che io... e poi... senza un termine... Ci sono donne che non si stancano tanto presto di un bel romanzo.
Paolo - Giusto. Fisseremo il termine massimo di un mese... ma mia moglie si calmerà anche prima. Voi sarete a sua disposizione un'ora o due al giorno, al massimo. E poi sarete libero. Naturalmente v'impegnate a creare una favola molto romantica, adatta alla sua sensibilità. Una specie di commento al dramma, in cui a lei assegnerete una parte bellissima . e in quanto a me...
Dario - A voi?
Paolo - Cercherete semplicemente di giustificare il mio gesto di allora... E' tutto. Come vedete è un affare come un altro. Accettate?
Dario - Non so... Devo pensarci... E il pagamento come avverrebbe?
Paolo - Metà all'atto della vostra accettazione e metà a contratto eseguito.
Dario - Beh, vedremo... E nessuno naturalmente saprà di questo accordo.
Paolo - Solo voi ed io. Anche dinanzi a mia moglie fingeremo di non conoscerci. Ed attenderemo che sia lei a presentarci. Perché Vedrete chevi telefonerà invitandovi a casa. Ci sta così poco...
Dario - Ne siete sicuro? E se ci ripensasse?
Paolo - No... no... siate tranquillo... Un uomo è morto per lei... questa storia la occuperà ormai tutta la vita... Vi telefonerò domani e ci accorderemo sulla cifra.
Dario - E sia... Telefonatemi... Vi avverto però che i miei prezzi sono molto alti... Capirete, ho un certo credito sul mercato letterario e le richieste non mi mancano...
Paolo - Non vi preoccupate... Sono preparato a tutto... Arrivederci.
Dario - Buongiorno.
Paolo - (esce).
Dario - (dapprima resta un attimo incerto, poi strappa velocemente alcune carte fra quelle che guardava spesso finora nello scaffale e, accesa una candela, le brucia. E resta così, preoccupato, a fissare la fiamma).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
L'indomani in casa Claudini. Studio-salotto. Ambiente signorile. Mobili eleganti. Intorno ad un tavolo con un paralume delle poltrone con l'evidente intensione di creare « un angolo intimo ». Libri sparsi un po' dovunque oltre che in alcuni scaffali ricavati nei mobili. Un radiogrammofono. Sul tavolo spicca il ritratto di Paolo. In un angolo il telefono. A sinistra e a destra della scena, entrate. Sul fondale una finestra.
Paolo - (passeggia nervoso, va alla finestra, guarda giù nella strada. Entra Anna) A che ora è uscita la signora?
Anna - Alle tre.
Paolo - Avete notato nulla di strano nell'atteggiamento della signora?
Anna - Era molto nervosa. Da stamattina non fa che sgridarmi. Mi ha anche dato gli otto giorni.
Paolo - Vi ha licenziata?
Anna - Alle undici, ma a mezzogiorno s'è pentita e m'ha aumentato il salario.
Paolo - A mezzogiorno?
Anna - Sì, signore.
Paolo - Potete andare. E vi raccomando di non contraddire mai la signora. Qualunque cosa vi ordini.
Anna - Si, signore. (Anna esce. Paolo passeggia ancora. Va al telefono. Sta per formare un numero ma poi ci rinunzia. Entra Luciana. E' vivace, parla velocemente, frivola, pettegola).
Luciana - Buona sera Paolo, non C'è Giulia?
Paolo - No. L'aspetto anch'io.
Luciana - E dov'è andata?
Paolo - Brava. Se lo sapessi! Accomodati.
Luciana - Mi sai dire che è accaduto a tua moglie? E? una settimana che abbiamo deciso di andare stasera a giocare dai Ravasio. Stamattina mi telefona per dirmi che non le va più di venire. Non vuole vedere gente... ha bisogno di star sola... insomma un mondo di scuse. Ne sai niente tu?
Paolo - Mah...
Luciana - Io insisto, le faccio osservare che ormai ci aspettano e lei mi risponde: Beh, se vuoi saperlo, sono in lutto. Ma allora perché non dirlo subito? Chi vi è morto?
Paolo - Credo che si tratti d'un parente... sì, di un parente lontano che Giulia non vedeva più da molti anni.
Luciana - Come... credo?... E' morto o non è morto?
Paolo - Sai, Giulia ha tanti parenti... E cosi ogni tanto ne muore uno... Se dovessimo tener dietro a tutti...
Luciana - Ti burli di me?
Paolo - Io?
Luciana - Ma sì. Non credo affatto a questa storia. Per me c'è sotto un mistero. Voi due mi nascondete qualche cosa.
Paolo - Proprio a te?... No... no non pensarlo nemmeno: piuttosto cerca di stare molto vicina a Giulia in questo periodo... sei la sua migliore amica e puoi aiutarla a superare la crisi.
Luciana - C'è una crisi? Oh, povero Paolo.
Paolo - Che c'entro io?
Luciana - Paolo, qualunque cosa t'abbiano detto di Giulia è falso. Giulia è la fedeltà in persona. Tu non devi minimamente dubitare di lei...
Paolo - Ma perché la difendi?... Sono convintissimo dell'onestà di Giulia. Ho un'assoluta fiducia in lei….
Luciana - Scusa, sai... ma il solo pensiero che si possa dubitare di Giulia m'irrita...
Paolo - Apprezzo il tuo slancio.Ma non si tratta di questo.
Luciana - E di che allora?
Paolo - Ma di niente... ti dico.Si tratta d'impressioni... La vedonervosa, inquieta... perciò ho pensato che tu potresti esserle di conforto... Tra voi donne vi comprendete.
Luciana - Lascia fare a me.
Paolo - Solo non dirle che sono io a consigliartelo... Mi raccomando.
Luciana - Fidati di me. Son fatta apposta per questi incarichi io! Ti renderò Giulia allegra in quarantott'ore.
Paolo - Sì, ma senza chiederle nulla... Con discrezione.,.
Luciana - Si capisce... Tatto-garbo... è quello che ci vuole...
Paolo - Ed ora sarà bene che non ti faccia trovare qui... Potrebbe sospettare... cercherò di farti telefonare io... Ma se non ricevi la telefonata, vieni lo stesso...
Luciana - Sì... le dirò che vengo per rinnovarle l'invito a nome dei Bavasio.
Paolo - Ecco benissimo... Allora intesi. (Luciana esce).
Paolo - (dopo un attimo di indecisione, va al telefono) Pronto? Casa Silenti? Siete voi Silenti?... Sì... Claudini... K venuta da voi mia moglie? No? Allora vi telefonerà. Aspetterà che sia uscito io. Ne sono certo. Stanotte ha persino pianto. Allora, per la cifra? Benissimo. D'accordo. Vi manderò fra poco l'assegno. Si. E mi raccomando. Come vi dissi. (Depone il microfono. Si siede al tavolo, caccia il libretto degli assegni. Ne riempie uno. Entra Giulia. Paolo nasconde l'assegno).
Giulia - Non sei uscito?
Paolo - No, ho preferito aspettarti.
Giulia - Perché?
Paolo - Così. Dove sei stata?
Giulia - Da quando t'interessi a quello che faccio?
Paolo - Veramente.
Giulia - Non importa. Ti risponderò. Ho comprato un mondo di roba.
Paolo - Bene... bene. (Allegro) Mi arriveranno molti conti?
Giulia - No. Ho pagato tutto io.
Paolo - (deluso) Ah! (Va indeciso, alla radio. L'apre. Si ode musica da ballo).
Giulia - Per favore chiudi quella radio.
Paolo - Subito. (La chiude). Di solito la musica ti piace...
Giulia - Oggi mi dà fastidio.
Paolo - Hai bisogno di qualche cosa?
Giulia - (scuote il capo).
Paolo - Perché non telefoni a qualcuno...
Giulia - A chi?
Paolo - Non so... a qualche amica... Fammi pensare... Ecco, a Luciana... per esempio telefoni a Luciana.
Giulia - Perché?
Paolo - Così fai due chiacchiere con lei e ti distrai un po'.
Giulia - Da che cosa devo distrarmi?
Paolo - Non so.
Giulia - Lascia in pace Luciana. Se c'è una persona che mi è antipatica è proprio lei. Una presuntuosa convinta che tutti gli uomini le corrono dietro.
Paolo - Come?... La tua amica più intima?
Giulia - Macché amica... Io non ho amiche... Non ho nessuno...
Paolo - (tentando di scherzare) E io?... Non ci sono io?...
Giulia - (come se lo vedesse per la prima volta) Tu?... Già, tu.„
Paolo - (non volendo rilevare l'ironia) Eppure proprio oggi mi son detto: Vediamo un po' cosa potrebbe piacere a Giulia per la sua festa?
Giulia - Che festa?
Paolo - Il tuo compleanno.
Giulia - Se mancano sei mesi!
Paolo - Beh e noi lo festeggiamo oggi. Vuol dire che fra sei mesi lo festeggeremo ancora.
Giulia - Se credi di essere gentile a ricordarmi che invecchio.
Paolo - Ecco! Qualunque cosa dico, tu l'interpreti male. Volevo farti un regalo. E non sapevo che pretesto trovare. Allora ho pensato: Fingiamo che sia il suo compleanno...
Giulia - Scusami, ma sono nervosa. Forse non sto bene.
Paolo - Vuoi che chiami il medico?
Giulia - No... no... mi passerà.
Paolo - E così, non sei curiosa di vedere il regalo? Non l'indovini? Non ricordi che cosa desideravi?... No?.., Chiudi gli occhi. In un minuto il gioco è fatto. (Paolo passa alle .spalle di Giulia e le allaccia al collo un filo di perle, Giulia resta immobile) Uno, due, tre! La signora è servita.
Giulia - (senza entusiasmo) Le perle.
Paolo - La signora non sente il desiderio di ammirarsi nello specchio? Di constatare il fascino che ha acquistato il suo graziosissimo collo? No? Ebbene visto che Maometto non va alla montagna sarà... lo specchio che andrà dalla signora. (Prende uno specchio dalla mensola e lo regge dinanzi a Giulia) Il gioielliere mi ha giurato che son degne del collo d'una regina. Allora mi son subito detto: son fatte per Giulia.
Giulia - (si guarda distrattamente nello specchio).
Paolo - Vedi ora su questo tuo abito scuro...
Giulia - (scoppia in un pianto sommesso).
Paolo - Ho detto qualche cosa che non va?...
Giulia - (fa segno di no).
Paolo - Tu sei triste e non vuoi confidarti con me. Se credi che non mi sia accorto che anche stanotte hai pianto...
Giulia - (asciugandosi gli occhi) Non è niente... un po' d'emicrania... sarà questa pioggia...
Paolo - Pioggia?... Ma se è da ieri che non piove più.
Giulia - E' lo stesso... Quando piove d'autunno io la malinconia la sento l'indomani... Gli alberi che si spogliano...
Paolo - E vuoi affliggerti perché gii alberi si spogliano?... Non è la prima volta che lo fanno...
Giulia - L'inverno che si avvicina... Paolo, se io non dovessi essere più...
Paolo - Non essere più... Che cosa ti salta in mente?
Giulia - Anch'io dovrò morire un giorno.
Paolo - Ma se sei molto più giovane di me.
Giulia - Che importa? Non si muore quando si è vecchi... ma quando non si è più utili a nessuno...
Paolo - Tu intanto, sei utilissima a me, senza di te io...
Giulia - Paolo devi farmi una promessa.
Paolo - E' assurdo.
Giulia - No. Promettimi.
Paolo - Di che si tratta?
Giulia - Vorrei... vorrei essere vestita con un kimono.
Paolo - (agitato) Un kimono... perché proprio un kimono?
Giulia - Cosi... Penso che mi stia bene... Tutti quei fiori...
Paolo - Se non ne hai mai avuti? Come fai a saperlo?
Giulia - Oggi ne ho comprato uno bellissimo.
Paolo - (c. s.) Un kimono... che idea... (Comincia ad andar su e giù, molto agitato).
Giulia - Non esci oggi?
Paolo - Certo... ma mi trattenevo un po'... perché non stiamo mai insieme... Io gli affari... tu i libri... E cosi non ci conosciamo più...
Giulia - Scegli male il momento per cominciare a conoscermi... Oggi desidero star sola... Non ci sono anche per te giorni in cui non vuoi veder nessuno?
Paolo - Forse...
Giulia - Che ore sono?
Paolo - Le cinque...
Giulia - E' tardi.
Paolo - Perché, aspetti qualcuno?
Giulia - No... Dicevo così... Ho un bel libro da leggere... anzi dirò ad Annetta che non sono in casa per nessuno... Allora esci?
Paolo - Sì... sì... vado... non ti occorre proprio nulla?
Giulia - No... grazie...
Paolo - Io non torno prima di sera... Puoi leggere quanto vuoi... Starò via parecchio...
Giulia - Ho capito...
Paolo - No, dicevo cosi perché tu non credessi che io possa tornare da un momento all'altro... No... hai molto tempo a tua disposizione... e prima di venire ti telefono... così sai quando sto per rientrare... ecco. (Esce).
Giulia - (dopo essersi accertata alla porta che U marito sia uscito. Al telefono) Pronto? Siete voi Silenti?... Si, Giulia Claudini... Vorrei tanto parlarvi... Non ditemi di no... Posso venire?... Come?... Volete venire voi da me?... Siete molto gentile... Quando?... Anche subito?... Sapevo che avreste riflettuto... Lo fate volentieri?... Oh, come siete mutatovi sono grata!... Sì, al... vi aspetto.
Giulia - (chiamando) Annetta.
Annetta - Signora.
Giulia - Adesso verrà un signore... Palio passare... E dopo io non sono più in casa per nessuno... Chiunque fosse...
Annetta - Che devo dire?
Giulia - Quello che vuoi... Che son partita... morta... Insomma: non voglio veder nessuno.
Annetta - Sta bene. (S'avvia).
Giulia - Aspetta... Ti piace la musica?
Annetta - Oh, signora!
Giulia - Che significa: Oh? Sì o no?
Annetta - Si.
Giulia - Bene. Mettiti li che ti faccio sentire un bel disco. (Disfa un involto che ha portato con sé, toglie un disco, lo mette sul radiogrammofono. Si ode una caratteristica musica cinese).
Giulia - Non ti piace?
Annetta - Non so, signora.
Giulia - Come? Non sai dire se una musica ti piace o no?
Annetta - Ma non so, signora...
Giulia - Sei veramente sciocca... E' musica cinese...
Annetta - Si, signora.
Giulia - Va... va... (Annetta esce mortificata).
(La musica continua. Giulia trae dal petto la lettera di Riccardo e la legge, assorta. Entra Dario. Dario si ferma sulla soglia. China il capo,compreso dell'atmosfera. Poi avanza in punta di piedi. Ora solo Giulia l'ha scorto. Gli va incontro, gli tende la mano. Dario la bacia. Adesso la musica cessa. Pausa).
Giulia - Amico mio!
Dario - Signora.
Giulia - Grazie d'essere venuto.
Dario - Ho preso un tassi per far più presto.
Giulia - Siete un'anima veramente sensibile.
Dario - Ci sono argomenti ai quali nessun uomo saprebbe resistere.
Giulia - Solo gli artisti sanno apprezzare la vita dello spirito e non esser sordi ai suoi appelli.
Dario - Faccio del mio meglio.
Giulia - Vi sarò eternamente riconoscente.
Dario - Non è il caso. C'è già chi ci pensa.
Giulia - Capisco: il pubblico. E' lui che vi compensa. E il pubblico l'altra sera ha pianto. Ho visto benissimo. Ha sentito che nel vostro dramma c'era un brano di vita autentica. Ha sentito ch'eravamo tutti e tre vivi sulla scena: Riccardo, mio marito ed io. E mi meraviglio che gli spettatori non ci abbiano riconosciuto... e rimanessero tutti calmi in poltrona... compreso mio marito. La sua indifferenza mi ha colpito più di quella degli altri. Stava li - quieto - come se la faccenda non lo riguardasse. Anzi una volta - scusate - ha sbadigliato. Educatamente, ma ha sbadigliato.
Dario - Forse era stanco.
Giulia - Ma no, solo che quell'episodio a cui io son rimasta aggrappata carne e anima, per lui è niente. Tanto che ha potuto dimenticarlo. Ah, ieri ho veramente conosciuto mio marito!
Dario - Signora, non mi sembra poi che vostro marito sia così colpevole.
Giulia - No? Un uomo che se ne sta calmo in poltrona, mentre sulla scena un disgraziato muore vittima della sua violenza? E pensare che accanto a quest'uomo ho vissuto degli anni.
Dario - Ma siamo giusti. Riccardo amava voi, non lui. Perciò non c'è da stupirsi se siete voi a ricordarlo e non vostro marito.
Giulia - Lo difendete? Si vede che non lo conoscete. Per lui non c'è che il danaro. Vedete questa collana? Me l'ha regalata lui.
Dario - E' un pensiero gentile.
Giulia - No. S'è accorto che soffrivo e allora senza preoccuparsi di scoprire la causa della mia sofferenza, m'ha fatto un regalo. E cosi per lui tutto è accomodato.
Dario - (esaminando la collana) Vale molto.
Giulia - E con questo?
Dario - Certo... certo... non è il danaro che può sanare certe ferite. Ma non dovete dimenticare che vostro marito non conosce la lettera di Riccardo.
Giulia - Oh, è stato molto bello da parte vostra trascriverla senza alterare nemmeno una parola.
Dario - Veramente, signora, questo un pedante lo chiamerebbe plagio.
Giulia - Macché plagio. E' invece un segno di stima nell'opera di Riccardo. Avete riconosciuto in lui un poeta. Anche se gli altri non lo sapranno mai...
Dario - E non devono saperlo...
Giulia - S'intende... Ma parlatemi di lui... Ieri avevate appena cominciato quando foste chiamato alla Radio... .
Dario - Dov'eravamo rimasti?
Giulia - Che lui moriva.
Dario - Ah, lui moriva... Benissimo... Ecco cercate d'immaginare la scena... un paese arido e selvaggio... da lontano l'eco di una fucileria... Vicino raffiche rabbiose di pioggia e un uomo solo, abbandonato in quell'angolo sperduto del mondo, riverso, col petto che sanguina, mormora delle frasi d'amore... E intorno a quelle parole che viene pronunziando si fa a poco a poco la calma come se anche la natura voglia rispettare questo mistero d'amore... L'uomo è solo, al centro di questa bufera e intorno a lui le parole vanno innalzando una inviolabile cortina...
Giulia - Bellissimo.
Dario - Sì, non c'è male.
Giulia - E quest'uomo è morto per me.
Dario - Si potrebbe dire di si.
Giulia - Certo. Perché sarebbe andato proprio in Cina? Dove c'è sempre qualche guerricciola, come dite voi. Perché sarebbe andato in mezzo al pericolo? Evidentemente perché voleva farla finita. Perché si sarebbe esposto a quel modo? Perché non mi direte che non si esponesse...
Dario - Si esponeva... si esponeva...
Giulia - Ecco: un uomo è morto per me. Quante donne possono dire altrettanto?
Dario - Oh, molto poche. Sono finiti i tempi degli amori mortali.
Giulia - Si, ma non lo sa nessuno.
Dario - Che intendete dire?
Giulia - Nessuno sa che per ilvostro dramma vi siete ispirato alla vita. E precisamente a me. Lo sappiamo solo voi ed io. E questo segreto sparirà con noi. E" ingiusto.
Dario - Ma non può essere altrimenti!
Giulia - Ma quando ci saranno i commenti alla vostra opera, chi potrà poi scrivere che portaste sulla scena ciò che era realmente accaduto? Quando voi, non ci sarete più...
Dario - Signora, intanto spero che questa eventualità sia molto lontana. E poi, per esser franco, vi dirò che me ne infischio di quel che diranno di me quando non ci sarò più.
Giulia - Ma interessa me. Perché in un certo senso io oggi entro nella storia letteraria. Di riflesso, ma... c'entro. Come Werter... Ortis... E se qualcuno, sospettando la reale esistenza d'una donna dietro la vostra Vilma, scoprisse altre ispiratrici? O peggio snaturasse la mia personalità? La critica storica pullula di questi errori. E' un affronto che io non devo a Riccardo. Perciò dovreste lasciar qualcosa perché gli altri si orizzontino.
Dario - Signora, io non so come questa storia andrà a finire. A poco a poco sorgono nuove complicazioni.
Giulia - Dovreste pubblicare il vostro dramma con una prefazione. Shaw le fa sempre.
Dario - Io non sono Shaw.
Giulia - Potreste diventarlo.
Dario - Oh, per me... Da giovane sognavo di diventar Shakespeare.
Giulia - Io vi aiuterò. Non sono stata la vostra ispiratrice? Intanto se volete documentarvi, vi interesserà forse conoscere come Riccardo entrò nella mia vita. Volete prendere appunti?
Dario - (rassegnato, secondandola) No, ho buona memoria.
Giulia - Bene... Fu un pomeriggio di un giorno come questo... Era in me l'irritazione che ci assale all'improvviso alla fine di una giornata consumata stupidamente... Per la prima volta mi sorprendevo a pensare alla vita che m'attendeva e che avevo immaginato migliore... Mi aggiravo inquieta per le stanze, dove tutto mi sembrava freddo, ostile... eppure accanto a quell'insofferenza cominciavo ad avvertire un'ansia sempre più viva, simile a quella scossa interna che, come un presagio, precede gli avvenimenti che avranno un peso nella nostra vita. Ad un tratto si apri quella porta e sulla soglia apparve lui. Timido, biondo, stringeva fra le dita una lettera di presentazione per Paolo. Ci guardammo. Fu un attimo, ma io sentii che era l'uomo del destino. Strano, mi ricordai - non so perché - della prima volta che da bambina vidi il mare. Tutto quell'azzurro allora mi venne incontro così improvviso alla fine di una gita, che ne ebbi l'anima inondata e per molti giorni dopo tutta l'acqua - anche quella della mia vasca da bagno - la vedevo azzurra.
Dario - A me il mare la prima volta che lo vidi fece un altro effetto.
Giulia - Quale?
Dario - Eh!
Giulia - Voglio dire che quando vidi Riccardo mi sentii improvvisamente più leggera... come se il mio corpo non pesasse più... non diversamente deve vedere il mondo una farfalla... e ogni volta che fummo vicini fu sempre così.
Dario - (fra i denti) La cosa non doveva essere molto allegra...
Giulia - Che avete detto?
Dario - Niente...
Giulia - Il nostro fu... uno di quegli amori che è raro oggi trovare... Passeggiate... musei... concerti... e letture... letture... Abbiamo divorato intere biblioteche... La preferenza di Riccardo era per i poeti... Procedevamo a cicli.
Dario - Cicli? (fa l'atto di chi pedala una bicicletta).
Giulia - Cicli letterari... Avevamo divisi i poeti per epoche e per nazionalità... in modo che non ce ne sfuggisse nessuno... E' impressionante il numero di poeti che ha prodotto l'umanità... Ne scoprivamo sempre dei nuovi.
Dario - Per me i poeti tutta gente inutile. Aveva ragione Platone.
Giulia - E un bel giorno ci accorgemmo che erano rimasti fuori i persiani.
Dario - Santo Cielo!
Giulia - Sono dei poeti squisiti.
Dario - Non ne dubito... ma con tutto questo gran da fare che vi davate con la poesia... non pensavate mai... si, mi capite...
Giulia - Per carità... Nel clima in cui vivevamo ogni pensiero impuro ci infastidiva... i corpi non contavano più per noi... Riccardo era convinto che il possesso uccide l'amore.
Dario - Un bel tipo, il vostro Riccardo... Sì... ma ci sono anche poeti che... non scherzano... insomma non tutti sono... idilliaci... Ogni tanto capita anche il poeta che non s'accontenta di descrivere le grazie di una donna... ma vuol documentarsi sull'amore... Baudelaire, per esempio...
Giulia - Ah no... II poeta ha bisogno di soffrire per essere poeta... cioè di desiderare l'oggetto amato... il giorno in cui lo possiede... è felice... e allora non fa più il poeta... epoi, quando ci imbattevamo in qualche brano un po'... sì... come dite voi... Riccardo mi proponeva: Sorvoliamo? Sorvoliamo, rispondevo io.
Dario - Sorvoliamo... Ora capisco l'affare delle farfalle!
Giulia - Ed ecco perché il nostro amore, essendo immune da contatti fisici, continui a vivere anche dopo la sua morte. Anzi adesso che il suo grande spirito s'è liberato dal peso del corpo che tanto l'infastidiva in vita, m'è ancora più vicino. Tanto che spesso lo sento aleggiare intorno a me. Adesso, per esempio. Io parlo e so che lui mi sente.
Dario - Vi sente?
Giulia - E mi approva. Perché è qui. E noi ora ci comprendiamo come allora. Perché anche allora non avevamo bisogno di parlare per capirci. Per due cuori che si amano non c'è che un linguaggio: il silenzio! (Giulia resta assorta, come se veramente avvertisse la presenza di Riccardo. Dario si guarda preoccupato in giro. Pausa). Di solito, da vivo, si sedeva In quella vostra poltrona. (Riccardo precipitosamente si alza e si siede in un'altra poltrona). E di lui non mi rimane nemmeno una fotografia. Ditemi, almeno, era ancora biondo quando lo \7edeste?
Dario - Biondo? Non ricordo. Sapete in quei momenti non potevo badare ai suoi capelli. C'era un po' di confusione (Pausa. Di dentro rumore di voci: « No, la signora... non può ricevervi». Irrompe Luciana).
Luciana - Cara, come stai? Figurati che la tua cameriera non voleva lasciarmi, passare. Mi diceva che eri malata. Se è malata - le ho risposto - la mia presenza è più che mai necessaria... Oh, ma tu non sei sola.
Giulia - (presentando) Il commediografo Dario Silenti... la signorina Luciana Antimi...
Luciana - Oh, maestro che fortuna! Era tanto che desideravo conoscervi. Sono una vostra ardente ammiratrice. Quando ho ascoltato il vostro ultimo lavoro: «La volpe azzurra »...
Giulia - Ma tu confondi. « La volpe azzurra » è di Herzceg.
Dario - Non importa. Vorrei averla scritta io.
Luciana - Oh, scusate... io ho cosi poca memoria per i nomi... Insomma quando ho ascoltato il vostro ultimo lavoro...
Giulia - (suggerendo) « Anime nella tormenta ».
Luciana - Ecco, sì. Proprio quello... mi dicevo: Chissà che faccia avrà un uomo che sa tante cose belle sull'amore. Sarà giovane, vecchio, bello, brutto? Ed oggi vi conosco.
Dario - E l'impressione?
Luciana - Deliziosa... Ma scusate, forse disturbo... Stavate parlando.
Dario - (evidentemente infastidito delle chiacchiere di Luciana) Nono... stavo prendendo congedo dalla signora... Vi lascio quindi libere di farvi tutte quelle confidenze che noi uomini non dobbiamo ascoltare.
Luciana - Non vorrei essere lo a farvi scappare.
Darlo - Che dite mai? (La saluta) Signorina...
Giulia - Io vi accompagno.
Dario - (avviandosi) Quando credete io sono a vostra disposizione.
Giulia - Anche domani? (Esce con lui).
- (Luciana va al radiogrammofono, esamina il disco. Lo fa suonare. Entra Giulia che, irritata, lo ferma).
Giulia - Non c'è che dire, tu hai oltremodo sviluppato il senso dell'opportunità. Sai sempre cogliere i momenti più adatti.
Luciana - Caspita! Sembri un'istrice... E dire che mi son precipitata qui per avere tue notizie dopo quella telefonata così strana... Ho persino lasciato in asso Alberto che era venuto a rilevarmi.
Giulia - Senti, non cominciare a parlarmi delle tue stupide avventure.
Luciana - Ma cos'hai?
Giulia - Ho che sono stufa di sentire che tutti gli uomini cadono ai tuoi piedi, che vogliono uccidersi per te, che semini al tuo passaggio amore e morte... Le grandi passionali, le donne per cui veramente gli uomini muoiono non sono come te... Figurati! Ci vuol altro...
Luciana - Che ne sai tu?
Giulia - Lo so... E non si vantano come fai tu. No. Stanno zitte. E a vederle sembrano donnette qualunque... Eppure gli uomini hanno preferito morire che perderle... Queste sono le donne fatali.
Luciana - Ne hai forse conosciuta qualcuna?
Giulia - Sì... e non si dava certo delle arie... anche se il fatto aveva eccitato la fantasia di uno scrittore... tanto era bello...
Luciana - Oh, raccontami, raccontami... sai che adoro gli scandali...
Giulia - Macché scandali... Sei veramente insopportabile... per te non ci può essere niente di puro...
Luciana - Beh, io non ti riconosco più... Altro che crisi... Tuo marito s'illude...
Giulia - Hai parlato con Paolo?... Quando?... Che t'ha detto?
Luciana - Oh, che stupida... non dovevo dirtelo...
Giulia - Beh, adesso che hai cominciato... continua...
Luciana - Non ho niente da dirti... ho visto Paolo per un momento stamattina e m'ha detto... sì... che tu attraversavi una crisi... Di starti molto vicina... perciò sono venuta... e tu mi accogli così...
Giulia - Un momento... T'ha raccomandato di starmi molto vicina?
Luciana - Si... non capisco che cosa ci sia di strano.., Un pensiero gentile... io trovo...
Giulia - E non ha aggiunto altro?
Luciana - Oh, che magnifica collana!... E’ un regalo di Paolo?
Giulia - Ma va avanti... Cerca di ricordarti...
Luciana - Aspetta... sai che non ho memoria... Ecco... quando io gli ho detto della tua telefonata... che eri in lutto... lui m'ha spiegato che era morto un tuo parente... e che soffrivi... non mi pare che abbia aggiunto altro... E adesso lasciami guardare la collana.
Giulia - (dandogliela) Ecco.
- (Luciana prima l'esamina, poi la mette al collo e va a guardarsi netto specchio mentre Giulia, decisa, va al telefono).
Giulia - (al telefono) Società di Navigazione?... Signorina datemi mio marito... Grazie... Sei tu Paolo?... Vorrei parlarti... No, vieni subito... Ti dirò quando sarai qui... Fa presto...
Luciana - Ma che fai?... Che vuoi dire a Paolo? Bada, che m'ha fatto promettere...
Giulia - Sì, sì, sta tranquilla... (Passeggia nervosamente). Ecco perché m'ha regalato la collana.
Luciana - Perché?
Giulia - Smettila di farmi tutte queste domande.
Luciana - Scusa, fra te e tuo marito mi sembrate due matti... Si cerca di esservi utili e voi...
Giulia - Tu non puoi far nulla, ma saresti felicissima se potessi sapere qualcosa da raccontare in giro... Ti conosco...
Luciana - Adesso sragioni... E pensare che t'ho anche difesa con Paolo.
Giulia - Tu?... Ho proprio bisogno di essere difesa io...
Luciana - Io non ti capisco.
Giulia - Meglio cosi... Bada che se non vuoi incontrarti con Paolo bisogna che scappi... Lui ha la macchina e fra un minuto sarà qui.
Luciana - Mi mandi via? Benissimo. Ritornerò quando starai un po' meglio... T'avverto però che se i Ravasio domanderanno tue notizie, dirò che sei impazzita.
Giulia - Di' quello che ti pare, soltanto è inutile che tu faccia delle indagini,: tanto non scopriresti nulla.
Luciana - Preferisco non rilevare l'insinuazione, ma sai benissimo che se io indago... scopro sempre... Addio. (Esce).
Giulia - (suona il campanello. Appare Annetta) Ti ha detto nulla il signore?
Annetta - Di che?
Giulia . - Per esempio... di essere ubbidiente con me., o cose simili?
Annetta - Ah, sì... di non contraddirvi mai... e anche...
Giulia - (interrompendola) Basta così. Va pure. (Annetta esce. Entra Paolo in fretta).
Paolo - Che è successo?... Ho incontrato sulle scale Luciana che mi ha gridato: Giulia è impazzita! E se ne è andata senza voltarsi.
Giulia - Bravo. Parliamo di Luciana. E' stata lei ad aprirmi gli occhi. Se tu non avessi avuto la peregrina idea di raccomandarti a lei, a quest'ora io avrei continuato ad ignorare. Ma hai scelto male la tua confidente. Luciana se non parla, scoppia. E così ho scoperto tutto.
Paolo - Tutto che cosa?
Giulia - Via... fra noi è inutile questa commedia... Tu sai benissimo che il dramma che ascoltammo l'altra sera non è altro che la storia mia e di Riccardo... Negalo, se puoi...
Paolo - (esita, poi) Non lo nego.
Giulia - Ecco... hai il buon gusto almeno di ammetterlo. Questo semplifica molte cose... Perché fra noi due, ormai, non c'è più posto che per la verità, dovunque ci conduca...
Paolo - Che vuoi dire?
Giulia - Che « arrivato il momento di guardarci in faccia come realmente siamo senza inutili finzioni... e di dirci quello che ognuno pensa dell'altro.
Paolo - Giulia, ti prego... oggi sei troppo irritata per discutere...
Giulia - Eh, no... Caro mio, sarebbe troppo comodo! Questa volta non eviterai con futili pretesti che si vada in fondo. Pino a ieri appena intuivamo che qualcosa poteva dividerci, le mettevamo sopra una bella etichetta: « Pericolo di morte » e la seppellivamo perché il nostro amore non ne soffrisse... Oggi basta... Perché a forza di coltivare ognuno per proprio conto gusti, idee, amicizie, se qualcosa è morto fra noi due è proprio l'amore!
Paolo - Ma scusa, Giulia, è assurdo quello che dici... io...
Giulia - Vorresti forse dire che mi ami? Se tu m'amassi non avresti dubitato di me...
Paolo - Io non ho mai dubitato di te. Se allontanai quel ragazzo fu perché...
Giulia - Non parlo d'allora. Non è quel gesto che io ti rimprovero. Erail tuo diritto. Ma è la viltà che hai commesso dopo che non sopporto. Di' la verità, hai frugato nelle mie carte. Hai letto la lettera di lui... Hai avuto bisogno della prova... del documento... per credermi...
Paolo - E’ vero.
Giulia - Oh!
Paolo - L'ultima sera che vi sorpresi insieme mi parve di cogliere negli occhi di Riccardo una luce nuova, improvvisa e per la prima volta mi sentii estraneo fra voi due. Dovevo capire che fra voi c'era un mondo esclusivamente spirituale che non presentava pericoli per me... Invece decisi di separarvi... E se di qualche cosa mi sono pentito in questi anni è proprio di aver allontanato quel ragazzo.
Giulia - Cosa stai inventando?
Paolo - La verità. Sai quando hai cominciato ad amare Riccardo? Da quando lo costrinsi a partire... E con il mio gesto brutale gli assegnai la parte di vittima, richiamando su di me tutto il tuo disprezzo. Se invece io fossi stato più furbo, te l'avrei lasciato vicino e avrei lavorato per presentartelo sotto una luce diversa. Avrei dovuto a poco a poco mostrarti i lati meno belli del suo carattere. Oh! Non ti offendere, ogni uomo ne ha.
Giulia - Riccardo, no.
Paolo - E' giusto... Tu lo vedi così perché non hai avuto tempo di vederlo diversamente... Riccardo è rimasto per te un idealista... Ti parlava di poesia... di evasioni... come ogni uomo a vent'anni. Ma c'era il fondo del suo carattere che tu non conoscevi. Riccardo amava il danaro. Del resto, chi non lo ama?
Giulia - Se credi che io debba star qui a sentirlo insultare...
Paolo - Dio me ne guardi! Sarei sciocco a farlo. Finiresti con l'odiarmi. Ah, quando l'assunsi, parve anche a me un sognatore, e pensai che c'era poco da cavarne. Invece Riccardo aveva il senso degli affari e alla prima occasione me lo provò. Gli affidai delle trattative per un importante contratto di trasporto.... condusse l'affare con grande abilità., e quando gli dissi che oltre lo stipendio gli spettava una percentuale, i suoi occhi brillarono... Notai che il suo sguardo non era meno luminoso di quando leggeva ituoi poeti.
Giulia - Parli così perché ti trovi di fronte all'irreparabilità della sua morte.
Paolo - Ti capisco Giulia e so quello che pensi; ma nessuno può chiamarmi responsabile della sua morte... L'altra sera a teatro, per quanto abbia finto indifferenza, ho sinceramente sofferto per la fine di quel ragazzo e forse per un sentimento di egoismo, perché, morendo, lui diventava veramente vivo... prima potevo sempre sperare che un giorno sarebbe tornato e tu l'avresti potuto rivedere in una luce diversa... Lui, morto, s'è piantato fra me e te, e tu hai cominciato ad amare la sua memoria. Ormai sono rassegnato e capisco che questo morto ci accompagnerà sempre.
Giulia - Meno male che lo capi- I sci. Se hai delle difficoltà, sarà me- I gito, per evitare dissidi dopo, lasciarsi I subito... Ognuno per la sua strada.
Paolo - Giusto...
Giulia - E tanto per cominciare, t'avviso che Silenti io lo conosco. E1 stato qui anche poco fa... Abbiamo parlato di Riccardo ed io ho intenzione di continuare a riceverlo. Se hai obiezioni da fare, falle!
Paolo - Perché dovrei oppormi? So benissimo che tu hai bisogno di questa atmosfera spirituale. Prima ti veniva da Riccardo... ora dalla sua memoria... E io ti aiuterò Giulia.
Giulia - Dici questo ora per calmarmi... perché temi che io me ne vada.
Paolo - No. Perché?... Cosa rischio?... Non mi credi?... Ebbene ti darò una prova. Che ti resta di Riccardo oltre quella lettera?
Giulia - Oh, nulla.
Paolo - Nemmeno una sua fotografia?
Giulia - No.
Paolo - Ma la desidereresti...
Giulia - Puoi immaginarlo.
Paolo - Te la dò io.
Giulia - Tu?
Paolo - Si... E' un'istantanea che facemmo insieme a tutti gli impiegati della Compagnia.
Giulia - Ma è un gruppo. Che mene faccio?
Paolo - Ieri da quel gruppo ho fatto ricavare e ingrandire la testa di Riccardo.
Giulia - (allegra) Tu hai fatto questo?... Davvero?
Paolo - Guarda. (Le dà una foto in una cornice).
Giulia - E' lui... oh, Paolo, questo gesto non l'avrei sospettato in te... tanta delicatezza...
Paolo - Non t'ho detto che t'avrei aiutata?
Giulia - (guardando sempre la foto) Caro Paolo... Come è vero che non ci si conosce mai abbastanza... caro... (bacia Paolo). (Pausa. Giulia guarda ancora la foto. Paolo si tocca la guancia).
Paolo - Sai che comincio a voler bene anch'io a Riccardo?
Giulia - E' vero che era un caro ragazzo?
Paolo - Carissimo.
Giulia - E hai pensato anche al porta ritratto.
Paolo - Servizi Giulia
Paolo - Servizio completo.
Giulia - Non ti dispiace se tengo questa fotografia?
Paolo - L'ho fatta apposta.
Giulia - E se la metto... (si guarda in giro). Oh, Paolo sento di chiederti troppo... ma se tu me la facessi tener qui in salotto... accanto alla tua.
Paolo - Se ti fa piacere...
Giulia - Oh, capisco cosa pensi... Trovi eccessiva...
Paolo - Nemmeno per sogno... Meglio tutti e due che lui solo... Dammela. (La prende, la posa accanto alla sua foto sul tavolo) Ecco, qui ti va? (indicando i ritratti) Vedi? Il sogno e la realtà una volta tanto hanno stretto alleanza. Certo lui è più bello... si capisce 11 sogno...
Giulia - No, Paolo... comincio a credere che ci sono realtà che non fanno rimpiangere il sogno.
Paolo - (allegro) Ascolta... io ho alla fabbrica degli appunti di Riccardo... sono conti... cifre... ma se vuoi te li dò... è sempre scrittura sua.
Giulia - Paolo... tu mi confondi.
PaoIo - Sono appunti tecnici... che non ti diranno nulla...
Giulia - Non importa. Tutto può contribuire alla ricostruzione della sua personalità. Il suo spirito è anche nelle piccole cose...
Paolo - Domani li avrai...
Giulia - Paolo, credi che un giorno si farà chiasso intorno al dramma di Silenti e si scoprirà che fui io la sua ispiratrice?
Paolo - Tutto può accadere.
Giulia - Sarà dunque bene che Silenti frequenti un po' la nostra casa... Sai, per gli occhi del mondo. E per cominciare stasera andremo a teatro. Che non si dica poi che mancavamo alle repliche del lavoro. Prenderemo un palco... che ci vedano bene i nostri amici. Capirai, questa per noi è una specie di celebrazione... Anzi ne approfitterò per presentarti Silenti.
Paolo - Lascia andare...
Giulia - . Perché? E' bene che tu lo conosca. Se dev'essere di casa...
Paolo - Come vuoi. Ma prima del teatro, Giulia, non ti piacerebbe andare a pranzo come i primi anni del nostro matrimonio in una di quelle piccole trattorie col pergolato... fuori mano... e in cui una volta seduti sembra di essere isolati dal mondo...
Giulia - (sorridendo al ricordo) E mentre si mangiava ogni tanto una foglia si staccava e cadeva sulla tavola, ma così adagio, così silenziosamente come se fosse trattenuta da un invisibile filo...
Paolo - E la luna qualche volta si faceva avanti, timidissima a spiarci.
Giulia - Allora noi ci divertivamo a giocare a rimpiattino con lei... malei sempre trovava tra il folto delle piante uno spiraglio per cui passare...
Paolo - Allora andiamo?
Giulia - Sì... (Fermandosi) Un momento... ma Riccardo è morto... non mi par bello...
Paolo - Parleremo tanto di lui... Vedrai... su... adesso non starti a cambiare...
Giulia - Sì... il tempo di mettermi il mantello. (.Esce).
Paolo - (s'avvicina al ritratto di Riccardo) C'è tutta una letteratura che vi fa passare come pericolosissimi,.. A me invece non dai nessun fastidio,.. Anzi finora mi sei stato molto utile e ti ringrazio., continua pure questa tua nobile opera di riconciliazione... e se tu non hai difficoltà a venire anche stasera con noi... per me sei un ospite gradito...
Giulia - (tornando) Andiamo... Che dicevi?...
Paolo - Niente. Non ti sembra che già sì guardino con maggiore cordialità?
Giulia - Non scherzare...
Paolo - Eppure è così... in fondo, forse pensano, visto che dobbiamo stare parecchio insieme è meglio farci buona compagnia... Buon divertimento! (Fa alle due foto un cenno di saluto ed esce trascinandosi per mano Giulia che dà un'ultima occhiata alla foto).
(Per un momento scena vuota).
(Annetta entra, si guarda intorno, va per spegnere la luce, è sorpresa di trovare il ritratto di Riccardo accanto a quello del padrone. Resta a fissarlo. Si sente il suono d'un campanello. Annetta esce. Si ode la voce di Annetta e di un signore, che si avvicinano).
Annetta - (d. d.) Ma se vi dico che il signore è uscito.
Plant - (entrando. E' sui 35 anni, completamente calvo. Parla in fretta come chi non abbia tempo da perdere. Ha ì modi sbrigativi dell'uomo d'affari e l'improntitudine tipica dei commessi viaggiatori) Non ne dubito, piccina. Ma la mia diffidenza commerciale m'impone d'accertarmene. Il motto della mia Ditta è « Prima verificare, poi credere! ». Staremmo freschi se in commercio dovessimo prestar fede a tutto quello che ci raccontano. (Si guarda intorno).
Annetta - Adesso ci credete?
Plant - Adesso sì. Benché sia veramente contrariato di non averlo trovato.
Annetta! - Il signore v'aspettava?
Plant - No... ma si tratta di un importante affare che interessa molto la mia Ditta. E nel quale credo non sarà difficile metterci d'accordo, giacché il vostro padrone si occupa di trasporti...
Annetta - (con orgoglio) Il mio padrone è un grande armatore... i suoi piroscafi...
Plant - Vi dispenso dall'informarmi sulla consistenza economica del vostro padrone. Ho già assunte le debite informazioni. Il motto della mia Ditta è « Prima verificare, poi credere »... Arrivederci... (S'avvia per uscire).
Annetta - Quando tornerete?
Plant - i Domani.... sì, ho molte faccende da sbrigare, ma troverò cinque minuti da dedicare a quest'affare...
Annetta - Un momento. Che nome devo dire al signore?
Plant - Il mio nome è quello della mia Ditta: Plant. Prima avevo un socio, poi il poveraccio è morto ed io sono diventato l'unico proprietario... La marca Plant in commercio è sinonimo di garanzia. Ricordatelo... Arrivederci. (Sta per uscire, ma sulla soglia si ferma) Porse sarà meglio che diciate al vostro padrone il mio vero nome... Riccardo.
(Esce).
Fine del secondo atto
ATTO TERZO
La stessa scena del secondo atto. Il giorno dopo. Pomeriggio inoltrato. Verso la metà dell'atto annotterà. Paolo e Dario stanno interrogando Annetta.
Paolo - (ad Annetta) E non ha aggiunto altro?
Annetta - No... stava anzi per andarsene senza nemmeno dirmi quel nome. E' stato nell'uscire che ha soggiunto: « Forse sarà meglio che diciate al vostro padrone che mi chiamo Riccardo ».
Paolo - Riccardo! Ma com'è possibile, se voi m'avete detto...
Dario - Caro amico, se ben ricordate, io non vi- ho dato alcuna certezza. Io vi lasciai libero di credere quel che più vi piacesse. Quindi non rispondo delle conseguenze.
Paolo - Eppure ammetteste...
Dario - Eravate così convinto... che non c'era altra soluzione che ammettere... Ma invece di star qui a discutere, giacché il vostro Riccardo ha tutta l'apparenza di essere ben vivo, dovreste far qualcosa per impedirgli di tornare...
Paolo - Già... ma bisognerebbe sapere dove alloggia... (Ad Annetta) Vi ha detto il nome di qualche albergo?... cercate di ricordare.
Annetta - No. Ha parlato solo del suo commercio.
Dario - Che razza di commercio sarà poi?
Annetta - Non l'ha detto...
Paolo - E' questo che mi preoccupa... Che accadrebbe se qui si sapesse che Riccardo non solo non è defunto con l'aureola che gli abbiamo procurato, ma è tanto vegeto che... Annetta potete andare (Annetta esce).
Dario - Io proporrei Innanzi tutto di cominciare a telefonare a tutti gli alberghi più importanti... Vedrete che lo troveremo... E una volta scovatolo, gli impediamo con tutti 1 mezzi, magari con la violenza di metter piede qui...
Paolo - Su questo non c'è dubbio... Qualunque motivo l'abbia spinto a tornare, per Giulia sarebbe un colpo troppo forte... si, si non c'è tempo da perdere... andiamo fuori a telefonare... di qui Giulia potrebbe sentirci...
Dario - Sono a vostra disposizione... benché preveda che questa avventura finirà male... (Stanno per uscire in punta di piedi. Ma Giulia che è entrata li ha scorti. Dapprima è stupita e sta un attimo senza parlare, poi).
Giulia - Dove andate così misteriosamente?
Paolo - Niente cara... uscivamo a fare un giretto.
Giulia - Macché giretto... Adesso vi sedete e prendete una buona tazza di tè.
Paolo - Veramente ne faremmo a meno...
Giulia - Che novità è questa? Se sei stato tu stesso a chiederlo...
Paolo - Già... ma adesso mi son ricordato che devo andare un momento in ufficio... Una noia!
Giulia - E conduci con te Silenti? Cosa vuoi che Interessino a lui 1 tuoi affari...
Dario - Veramente, signora mi interessano molto 1 traffici internazionali... e sono stato io stesso a chiedere a vostro marito di mostrarmi le linee di navigazione della sua compagnia. Voglio rendermi conto...
Giulia - Beh, ve ne renderete conto più tardi... Adesso starete qui.
Paolo - Già... c'è tempo... ma la verità è che io ho un appuntamento con un signore che viene apposta da Milano per parlare con me... sai, farlo aspettare...
Giulia - E tu telefona che ritardi un po'... inventa una scusa-. Anzi, vuoi che telefoni lo? (va verso il telefono).
Paolo - No, aspetta... E' Inutile telefonare... Potrebbe aversela a ma le... piuttosto... visto che ci tieni tanto... prendiamo questo tè.
Giulia - Ora sì che ragioni, vero, Silenti?...
Dario - Già...
- (Giulia comincia a preparare il tè).
Giulia - Tanta premura per un signore qualunque.
Paolo - Macché qualunque... è un pezzo grosso... se aspetta s'Irrita e addio affare...
Giulia - Beh, affare più - affare meno... l'importante è che tu prenda il tè accanto alla tua mogliettina. Dico bene Silenti?
Dario - Oh, per me, signora...
Giulia - Sì... perché... erano tanti anni che avevamo Interrotto questa cara abitudine che è poi un motivo come un altro per stare un po' Insieme... Appena sposati, Paolo trovava sempre modo di fare a quest'ora una corsetta a casa... magari per due minuti... un bacio... un pasticcino. e via... poi sempre più raramente e infine più niente...
Dario - Male... male...
Giulia - E' quello che dico anche io... Ma dopo una franca spiegazione che c'è stata fra noi In cui Paolo ha lealmente riconosciuto tutte le sue colpe...
Dario - Bravo... è da forti esser spietati con se stessi...
Giulia - Ci siamo trovati d'accordo nell'Inaugurare un nuovo sistema di vita; sempre vicini finché è possibile... e per cominciare, ieri siamo andati a cena in una di quelle rustiche trattorie della periferia... sapete, con il pergolato... l'oste che sembra Bacco...
Dario - E il cameriere che non appare se non quand'è sicuro di non interrompere un Idillio... Conosco... conosco...
Giulia - Ecco perché non potevo permettere che proprio oggi... lui se ne andasse... Vi pare?... (A Paolo che depone la tazza) Ne vuoi ancora, caro?
Paolo - No, grazie...
Giulia - Anzi, data la sua Insistenza, ho persino sospettato che aveste qualche cosa da nascondermi...
Dario - Da nascondervi... oh, signora...
Paolo - Ma Giulia, come puoi pensare...
Giulia - Già, appunto. Cosa potrebbe esserci fra voi due ch'Io non debba sapere? Vi siete appena conosciuti...
Dario - E' da ieri sera.
Giulia - (fa l'atto di versare dell'altro tè a Dario).
Dario - Grazie, basta... sigarette? (E gliene offre. Giulia ne prende una. Dario si fruga per cercare i cerini ma non li trova. Paolo cava di tascaun accendisigari e premurosamente lo accende, porgendolo così a Giulia che si china con la sigaretta fra le labbra).
Giulia - Caro, ma se non staifermo con la mano, come faccio adaccendere...
Paolo - Scusa...
Giulia - (ferma il polso di Paolo ecosì può accendere) Sai che nonavevo mai notato che ti tremassetanto la mano... Devi farti misurarela pressione...
Paolo - (che non ne può più, s'asciuga il sudore).
Giulia - Vedi?... Sudi anche. Questi sono tutti sintomi a cui bisogna stare molto attenti...
Dario - (che suda freddo anche lui) Eh, no... che c'entra?... Allora lo che sto benissimo... (s'asciuga ti sudore.
Giulia - Anche voi?
Dario - Sarà il caldo.
Giulia - Il caldo? Ma se fuori piove...
Dario - Ma no, volevo dire... il caldo del tè... si, il tè era molto caldo...
Paolo - Bollente...
Giulia - Davvero?... Eppure non m'è parso. (A Dario) Dicevate qualche cosa?
Dario - Io? No, non parlavo.
Paolo - (s'è girato più volte, verso la porta come se temesse l'arrivo di qualcuno).
Giulia - (a Paolo) Caro, aspetti qualcuno?
Paolo - Io no... Perché?
Giulia - Eh, ti vedo così Impaziente! Ti guardi continuamente In giro.
- (Squilla il telefono. Paolo e Dario scattano in piedi).
Paolo e Dario - (insieme) Il telefono! (Si guardano spaventati).
Giulia - Ho sentito (s'avvia per rispondere).
Paolo - (con un grido) No, lascia stare.
Giulia - Mi hai spaventata.
Paolo - Rispondo io (corre al telefono. Ma ancora non risponde. Il telefono continua a squillare).
Paolo - (a Giulia con una mano sul microfono) Sai, potrebbe essere quel signore di Milano... Forse s'è stancato di aspettare... Perciò è meglio che risponda io-
Giulia - Ma rispondi... che aspetti? Pai diventar nervosa anche me.
Paolo - Sì... (Ha ancora un momento di esitazione poi al telefono con voce smorta) Pronto... Si... Chi?.-Ah! (Allegro, a Giulia) E' Luciana.
Dario - (trae un sospiro di sollievo).
Giulia - (a Paolo) Cos'altro vorrà questa noiosa? (Al telefono) Pronto cara... si, sono io.
Paolo - (a Dario) E' un'amica di mia moglie.
Dario - Sì, lo so.
Paolo - La conoscete?
Dario - L'ho conosciuta qui.
Giulia - (ai due) Per favore, volete star zitti un minuto? Non si capisce niente.
(Mentre Giulia parla al telefono Paolo e Dario con gesti esprimono la preoccupazione che da un momento all'altro sopraggiunga Riccardo e la necessità di corrergli incontro; prima che sia troppo tardi).
Giulia - (al telefono) Come dici?... Sì, benissimo, grazie... Sì, tutto passato... Paolo?... No è qui... (Volgendosi a Paolo) Luciana ti saluta. (Giulia ha scorto la mimica di Paolo e Dario. Ne è stupita. A Paolo) Cosa fai, la ginnastica? (Al telefono) No, non dicevo a te cara... L'avevo con mio marito...
Paolo - Ho caldo e mi agito un po' (continua ad agitar le traccia).
Giulia - (al telefono) Ma no... Sì... Quando vuoi... Arrivederci (Posa il microfono). E' proprio insopportabile!
Paolo - Cosa voleva?
Giulia - Figurati che s'è messa in mente che io covo un mistero... sono parole sue... e allora vorrebbe essermi utile, perché dice che con tutta la sua esperienza... insomma un mondo di sciocchezze... Non capisco come una donna si possa montare la testa così e senza che io le abbia fatto la minima confidenza...
Paolo e Dario - (sì guardano in modo significativo).
Giulia - E' incredibile. Ci sono delle donne che vedono romanzi dappertutto. Luciana è una di quelle... Capacissima di costruire un castello su di una frase... un nome... senza nessuna prova... Una vera testolina romantica. (S'accorge che i due si scambiano ancora un'occhiata significativa) Beh, capisco cosa pensate... che anch'io mi monto la testa per nulla, vero? Eh, no... ci vuole altro per me... se non ho dati precisi, inconfutabili, delle prove... io non credo proprio nulla.
Dario - (azzardando timidamente) Oh, le prove spesso sono così fallaci... E' proprio quando si è più convinti che si hanno le peggiori sorprese...
Paolo - Esattissimo... C'è da aspettarsi di tutto nella vita... essere preparati a tutto.
Dario - (facendosi coraggio) E’ proprio quello che capitò ad un mio amico... Non so come una volta si convinse che una persona cara, che non gli scriveva più da tanto tempo,dovesse esser morta e prese persino il lutto... Figuratevi come rimase il giorno che...
Giulia - (interrompendolo) No, questo a me non accadrebbe... Certo però che sono emozioni terribili... C'è da morirne...
Paolo - (si agita di più sulla poltrona).
Giulia - Hai ancora caldo?
Paolo - No... no... ma debbo andare... è urgente (Dà un'occhiata a Dario).
Dario - Sì, non c'è tempo da perdere... signora vi salutiamo.
Paolo - Sì, tornerò presto... arri vederci...;
- (Escono molto in fretta. Giulia è stupita da questa improvvisa fuga di cui non sa spiegarsi la ragione, poi dopo un attimo di riflessione suona il campanello. Appare Annetta).
Giulia - Sono andati via?
Annetta - Sì, signora.
Giulia - Bene. Starò un po' soia… In questi giorni ne ho perso l'abitudine.
Annetta - Devo accendere?
Giulia - No... la penombra favorisce i ricordi... guarda se ha smesso di piovere.
Annetta - (esegue) No, signora…piove sempre. (Pausa).
Giulia - Annetta... non credi che i morti sentano qualche volta il desiderio di tornare?
Annetta - Al mio paese dicono di sì... c'è anche una leggenda.
Giulia - Una leggenda?
Annetta - Sì... Quando il sagrestano s'ammalò, la morte venne così improvvisa che nessuno pensò a domandargli come riuscisse a mettere tanta allegria nel suono delle campane... E da allora nessuno riuscì a suonarle così bene come luì, per quanti ne cambiassero... Finché una sera, ecco che le campane riprendono a suonare proprio come prima... Subito tutti capirono che il vecchio Giovanni, indignato, era tornato a far vedere come si faceva... Infatti il ragazzo che aveva preso il posto di Giovanni, spiegò alla folla accorsa di aver sentito una mano che lo guidava... da allora non sbagliò più e Giovanni potè dormire in pace. (Pausa. Si fa sempre più notte).
Giulia - Va pure, Annetta.
Annetta - Sì, signora. (Esce. Pausa).
Giulia - Riccardo, dove sei?... Mi senti?... Anche tu te ne andasti all'improvviso... A quest'ora... ricordi... ogni sera venivamo qui a leggere... Non senti qualche volta il desiderio dì tornare?
- (Ormai è quasi buio. Su la soglia è apparso Riccardo. Ha un impermeabile. Giulia che gli volge le spalle, ne avverte la presenza e gli parla senza voltarsi).
Giulia - Sei tu Riccardo?
Plant - Sì, sono io... Strano! Mi hai subito riconosciuto.
Giulia - Perché non dovrei riconoscerti?
Plant - Sono passati tanti anni.
Giulia - Questi anni sono stati così pieni di te... vieni... siediti... non riconosci la tua vecchia poltrona?
Plant - Sì... certo... solo è un po' più logora sui braccioli. (Siede. Ormai è quasi notte).
Giulia - Non l'ho mai voluta cambiare...
Plant - Tu sei rimasta come allora... .
Giulia - Grazie Riccardo di questa bugia... Ma qui è un po' buio... e a te posso dirlo... ho già tre capelli bianchi... ben nascosti...
Plant - Ti son grato che non mi domandi di tutti questi anni...
Giulia - Oh, io so già tutto... Il nostro dramma continua a replicarsi ogni sera... se vedessi com'è commovente... molti piangono quando ascoltano la tua lettera...
Plant - Che lettera?... Che dramma?
Giulia - Ma quello che Silenti ha tratto dalla nostra storia d'amore... Possibile che lassù non sappiate queste cose?
Plant - Lassù...
Giulia - Oh, Riccardo... se tu sapessi come sempre vivo e presente sei tu in ogni ora della mia giornata!...
- (Si odono delle voci. Si distingue quella di Paolo).
Plant - Tuo marito!
Giulia - Sì... adesso accenderà la luce e te ne andrai... addio, Riccardo. Addio! (E' ormai buio).
- (S'accende la luce. Paolo e Dario sono fermi sulla soglia. Plant è a capo basso nella poltrona).
Giulia - (con un grido) Riccardo ma voi non siete... (vorrebbe dire « morto» ma non osa).
Plant - (mortiflcatissimo) Cosa?
Giulia - (a Dario e Paolo) E voi d'accordo?... Vero?... Tutti d'accordo?... Non c'è che dire, il trucco è riuscito benissimo.
Paolo - Giulia, ti giuro che...
Giulia - Zitto tu che non sei migliore degli altri... tua moglie è una romantica, vero?... Un'esaltata e le si può far credere ciò che si vuole. E' questo che pensi dì me? E ti sei procurata la complicità di lui (indica Dario) per crearmi una favola su misura.
Dario - Io vi ho sempre detto...
Giulia - Tacete anche voi... e pensare che vi stimavo... vi credevo unpoeta... invece siete come gli altri... Vi ha pagato, vero? (indica Paolo). Sì, tutto è ormai chiaro. (A Paolo che vuol parlare) Oh, non occorre che ti giustifichi... il denaro è la tua forza... e lui (indica Riccardo) s'è gentilmente prestato a fare il morto...
Plant - Il morto? Io son venuto qui...
Giulia - Zitto! Non vi credo più. Ed io che vi ho detto le cose più intime... tutto... Sfido, credevo di parlare col vostro fantasma!
Plant - E io che ne sapevo?... Non m'avete dato tempo di parlare. Appena sono arrivato sulla soglia m'avete chiamato per nome... non vi nascondo che la cosa m'ha sorpreso ma poi mi son detto: Toh, m'ha riconosciuto... E prima che potessi spiegarvi il motivo della mia visita, mi avete fatto sedere ed avete cominciato a discorrere... eravate così calma, cordiale... io invece so che quando qualcuno vede gli spiriti, urla... chiama aiuto... sveglia i vicini...
Paolo - Macché spirito. Non fate dello spirito!
Plant - Dio me ne guardi! Cerco solo di spiegare... che non sono morto. (Si avvicina ai due quasi a giustificarsi e fa gruppo con loro. Ora i tre uomini sono disposti in fila un po' indietro).
Giulia - (dapprima con voce spenta, poi sempre più viva) Io vi vedevo vivo perché il mio amore vi faceva cosi... Invece siete realmente vivo e dei vivi avete tutte le miserie, le rughe... le borse agli occhi... e quella testa! Ed io che vi ho costretto ad ascoltare le mie stupide frasi d'amore... chissà come avrete riso dentro di voi di questa donnetta sentimentale che vi affliggeva con una stupida storia di tanti anni fa... ora certo non ne scrivete più lettere d'amore... non perdete più tempo con le donne... sì o no... si vede dalla faccia, dalla vostra placida faccia sulla quale le mie parole scivolano senza lasciare neppure un'ombra... Ora, per esempio, non attendete che il momento di andarvene... e andate... chi vi trattiene? (S'abbatte sulla poltrona singhiozzando. I tre uomini fanno un passo verso di lei, ma Giulia scatta).
Giulia - No, non avvicinatevi... non voglio la vostra pietà.
Dario - (a Plant sottovoce) E ditele qualche cosa... Tocca a voi a parlare. (4 Paolo) E' giusto?
Paolo - (approvando) Certo...
Plant - (fa un gesto per chiedere: Ma che le dico?).
Dario - (c. s.) Non so... qualche cosa di gentile. (A Paolo) Permettete?
Paolo - (accenna di si e con la mano incita Plant a parlare).
Plant , - (si schiarisce la voce) Signora...
Dario - (gli fa cenno di no).
Plant - Giulia...
Paolo e Dario - (approvano con la testa).
Plant - Vi giuro che io ignoravo tutto... E' vero... dieci anni possono trasformare il più candido dei poeti nel più gretto mercante... tant'è vero che io son venuto qui per incontrarmi con vostro marito e non con voi...
Dario - Ma non così...
Plant - Un momento... Sì... son venuto per trattare un affare con vostro marito, ma vi giuro che dal momento in cui ho varcato quella soglia non ho pensato che a voi, alla mia giovinezza, alle belle ore trascorse insieme... ed un mondo che credevo sepolto per sempre è tornato a sorridermi.
Dario - Adesso sì...
Plant - E prima d'ora non ho mai visto vostro marito.
Paolo - E' vero.
Plant - Né questo signore che non so nemmeno chi sia.
Dario - Silenti... il drammaturgo Silenti.
Plant - Onorato... Quindi io sono estraneo al complotto.
Dario - Piano... per quel che mi riguarda, la signora deve ammettere che le dissi subito di aver liberamente creato il mio dramma e di non aver mai conosciuto questo Riccardo... Ma la signora non mi credette.
Giulia - Come potevo credervi se quella lettera era identica a quella che lui mi scrisse? Perché dopo veniste qui a raccontarmi della sua morte... (indica Plant) la Cina... le fucilate...
Dario - Ah, per questo rivolgetevi a lui (indica Paolo).
Giulia - Dunque eravate d'accordo.
Paolo - Ma non come credi tu... anch'io quella sera in teatro ebbi la certezza della sua morte... anch'io come te ritenni che Silenti aveva portato la nostra storia sulla scena... (A Dario) Certo, senza quella lettera il vostro dramma sarebbe stato una qualunque storia d'amore valida per tutti... E anche ora il punto oscuro della faccenda è questo. Come mai le due lettere sono uguali? Uno di voi due l'ha copiata dall'altro. E tutto induce a credere che sia stato Silenti a copiarla da voi che la scriveste dieci anni fa... mentre il suo dramma è di oggi...
Dario - C'è una terza soluzione... e se nessuno di noi due ve l'ha ancora detta è solo perché non ci mette in buona luce...
Plant - Perché dirlo?
Dario - Egregio amico al punto in cui sono giunte le cose...
Plant - Ma io vorrei evitare alla signora...
Giulia - A me? Non vedo perché dobbiate preoccuparvi di me...
Paolo - Insomma di che si tratta?
Dario - Possibile che ancora non abbiate indovinato?... Eppure la spiegazione è semplice... Lui dieci anni prima... io dieci anni dopo... e senza naturalmente che l'uno sapesse del l'altro... abbiamo copiato tutti e due da Un terzo...
Paolo - Non capisco.
Giulia - Io temo di si... (A Riccardo) L'avete copiata?
Plant - (tace).
Dario - Non c'è altra soluzione... Infatti qualcuno scrisse quella lettera molto prima di noi.
Paolo - E chi è?
Dario - Joan Keats.
Giulia - (si copre la faccia) Che vergogna!
Paolo - Lo conosci?
Dario - Non vi preoccupate. E' morto.
Paolo - Anche luì?
Dario - Sì. Un secolo fa.
Paolo - Un secolo?
Giulia - Ma sì... Non capisci proprio niente. Joan Keats, il grande poeta inglese.
Dario - Precisamente. E' una ielle lettere che egli scrisse a Fanny Bawne... da Shanklin... isola di Whitht... 1° luglio 1819.
Giulia - 1819... Centoventi anni fa...
Dario - Precisamente. (A Plant) E' vero?
Plant - E' vero.
Dario - Ecco perché quel giorno che veniste da me, preferii tacere. Avevo scelto apposta un epistolario poco noto... ma non avevo previsto il caso che altri si fossero serviti della stessa lettera per spedirla ad una donna. Tacendo, ottenevo due scopi... non toglievo ad una donna la sua illusione e salvavo me... Era il partito migliore... Non vi pare? Mettetevi un po' nelle mie condizioni...
Paolo - Forse dal vostro punto di vista... ma perché almeno a me non diceste la verità?
Dario - Se credete sia facile convincere qualcuno che la verità non è quella che egli crede tale... E pensare che quel giorno giunsi persino a bruciare l'epistolario di Keats quasi che fossi colpevole della sua morte (indica Riccardo) e temessi una perquisizione.
Paolo - Ma ce ne saranno altri in commercio!
Dario - Certo e dopo risi della mia paura...
- (Sembra che i tre uomini intenti a discutere abbiano dimenticato Giulia)
Giulia - (con voce spenta a Riccardo che le è vicino) Dunque... le farfalle che vivono tre giorni d'estate... non sono vostre...
Dario - E nemmeno i papaveri, per la verità...
Giulia - Vi siete servito delle parole di un altro per dirmi che mi amavate... se pure mi amavate...
Plant - Si, Giulia, vi amavo allora e se presi la lettera di Keats fu solo perché non trovavo parole abbastanza belle per dirvi tutto quello che sentivo per voi... Quante volte lacerai la lettera che avevo cominciato, finché non mi capitò sott'occhio quell'epistolario... Allora pensai: ecco l'unico modo degno di dirle il mio amore...
Dario - Giustissimo. I poeti devono pur servire a qualche cosa! Sono poeti appunto perché dicono ciò che milioni di uomini sentono, ma non sanno esprimere. Ogni tanto nasce uno di loro e parla per tutti... e allora se un poveruomo (indica Plant) in un momento di bisogno chiama in soccorso uno di loro... è forse colpevole? Nessun ministro si vergogna di servirsi d'interpreti... Perché dovrebbe vergognarsi un poveruomo di servirsi dei poeti che sono gli interpreti universali della verità? Anzi, per me, i poeti dall'altro mondo saranno contenti di veder utilizzata la loro opera, che altrimenti starebbe a dormire nelle biblioteche.
Plant - Vi ringrazio di aver interpretato il mio pensiero.
Dario - Un momento. Se quanto ho detto depone in vostro favore, c'è sempre qualche cosa, però, contro di voi.
Plant - E cioè?
Dario - Che prima di tornare dovevate chiedervi: E' accaduto qualche cosa durante la mia assenza?... Per gli altri cosa sono diventato in questi dieci anni? Perché, caro signore, dieci anni sono molti e può accadere un po' di tutto... anche d'esser morti e di non saperlo... Questo è il vostro torto.
Plant - Sta a vedere che adesso la colpa è mia se non sono veramente morto.
Giulia - Basta con queste inutili chiacchiere. (A Plant) Riccardo è morto.
Dario, Paolo, Plant - (insieme) Come?
Giulia - Sì, quel Riccardo che io ho conosciuto non c'è più. Al suo posto c'è un signore che è venuto per concludere un affare. Prima ci abitueremo a questa realtà e più facili saranno d'ora innanzi i nostri rapporti. Avete obbiezioni da fare? (Pausa). E se non parla lui (Indica Riccardo) che è il principale interessato...
Plant - Sì... Riccardo... è veramente morto! Io sono troppo diverso da lui.
Dario - Porse la colpa è della lettera di Keats che a distanza d'un secolo ha... fermentato... come quel chicco di grano - lo leggeste sul giornale? che, chiuso tremila anni fa nella tomba d'un faraone, dissepolto, generò una spiga...
Giulia - Per favore vogliamo smetterla con questi discorsi? (A Plant) Voi non dovevate parlare d'affari con mio marito?
Plant - Sì?
Giulia - E che aspettate?
Plant - (esitante) Veramente... signora...
Giulia - Perché esitate? Sono sicura che qualunque attività esercitiate, non è né stupida né volgare. L'antica fiamma non può essere del tutto spenta in voi... Siete nell'Industria?
Plant - (c. s.) Ecco...
Giulia - (interrompendolo) Benissimo... L'industria mira ad alleviare e perfezionare la vita... In un certo senso anche l'industriale è un artista.
Dario - Artista?
Giulia - Certo. Non è torse un creatore? Nel mondo meccanico, ma creatore... (A Plant) Già vi vedo nel vostro laboratorio intento a strappare nuovi segreti alla natura, a far compiere nuovi prodigi alla tecnica...
Paolo - Vedi, Giulia... io credo che Riccardo non sia nell'industria, ma piuttosto in commercio».
Giulia - (delusa) Commercio?... (Esaltandosi ancora) Beh, anche nel commercio un uomo d'ingegno può lasciare la sua orma... (A Plant) Siete un assertore della libertà degli scambi?... Avete pubblicato qualche cosa in proposito?
Plant - Oh, niente...
Giulia - Non importa... è con la parola che combattete. Nelle assemblee, nei congressi, già vedo, voi vi levate a difendere la libertà dei traffici... Oh, un artista non accetta vincoli... E ditemi, avete ottenuto buoni risultati applicando le vostre idee?....In Oriente si seguono già le vostre teorie?
Plant - Ecco.... nel genere che io tratto molto progresso non c'è...
Giulia - Già... siete solo... contro la resistenza ottusa della maggioranza... E' la sorte dei pionieri. Oh, ditemi, vi prego... parlatemi di voi...
Paolo - (a Giulia) Se fossi in te non approfondirei...
Giulia - Perché?
Dario - Il mistero è più bello.
Giulia - Macché mistero... (A Plant) Su via, parlate!
Plant - (vago) Ecco... in estate...
Giulia - Che c'entra l'estate?
Dario - (pronto) Eh, già l'estate... la natura in festa... la terra coperta di fiori...
Giulia - Fiori?... (A Plant) Fabbricate profumi?... ecco un lavoro pieno di poesia... Tanti fiori e voi in mezzo come un mago...
Paolo - Ma Giulia in estate non si trovano soltanto fiori...
Plant - ...Anche frutti...
Dario - ...d'ogni specie...
Paolo - ... alcuni molto utili...
Dario - ...indispensabili...
Plant - ... per esempio le solanacee...
Giulia - Che roba è?
Plant - Solanum lycopersicum.
Giulia - Cioè?
- (Un attimo d'attesa. Anche Paolo e Dario guardano con ansia Plant. Infine Plant decide dì parlare).
Plant - Pomodori.
Giulia - Pomodori?
Paolo - Pomodori?
Dario - Pomodori?
Plant - (mortificatissimo) Pelati,., li esporto in tutto il mondo...
GroxiA - (è annichilita) Vi prego... lasciatemi... ho bisogno di star sola...
Plant - (fa un passo verso di lei) Ascoltatemi...
Giulia - No... non ditemi nulla... lasciatemi... (Gli volge le spalle e va a sedersi in una poltrona).
(Dario si consulta con un'occhiata con Paolo, poi prende Plant sotto braccio e gli fa segno d'uscire con lui. Paolo approva con un cenno del capo. Plant e Dario escono in punta di piedi, facendo un cenno di saluto a Paolo che resta sulla soglia guardando Giulia silenziosamente).
Giulia - (che evidentemente si crede sola, trae la lettera di Riccardo dal petto e a mezza voce comincia a leggere) « Quanto a me io non so come esprimere la mia adorazione per una creatura di tanta bellezza. Ho bisogno d'una parola più splendida che splendido, più bella che bello...» (Con una smorfia di disgusto) Pomodori...
(Straccia lentamente la lettera, mentre Paolo sulla soglia, non visto, sorride ed emette un sospiro di liberazione).
FINE