I pronipoti. Gli Sposi Sono ancora Promessi?

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Mariele Rosina

I Pronipoti

Gli Sposi Sono ancora Promessi?

Commedia in tre atti liberamente ispirata

a "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni


Tutti i diritti sono riservati

Copyright © Rosina Mariele (Autore) - 2015 ISBN: 978-1-326-22935-1 www.lulu.com (Distributore) prima edizione: marzo 2015


Indice

Atto I:..................................................................................................................... 11

Scena prima......................................................................................................... 11

Scena seconda:................................................................................................. 13

Scena terza:.......................................................................................................... 20

Atto II..................................................................................................................... 25

Scena prima......................................................................................................... 25

Scena Seconda.................................................................................................. 29

Scena terza:.......................................................................................................... 31

Scena quarta:..................................................................................................... 33

Atto III.................................................................................................................. 39

Scena prima......................................................................................................... 39

Scena seconda................................................................................................... 42

Scena terza............................................................................................................ 46



Ai miei nipotini



Personaggi

(in ordine di apparizione)


Lucia

Agnese

Renzo

Frate Guardiano

Fra' Galdino

Fra' Cristoforo (Priore)

Monaca governante

Monaca economa

Gertrude (Badessa)

Bettina

Ferrante

Nonamed

Infermiera


Architetto e fidanzata di Renzo

Madre di Lucia

Ingegnere informatico e fidanzato

di Lucia

Convento dei cappuccini di Lecco

Convento dei cappuccini di Lecco

Convento dei cappuccini di Lecco

Convento di Santa Margherita

(Monza)

Convento di Santa Margherita

(Monza)

Convento di Santa Margherita

(Monza)

Commissario di polizia

Agente di polizia

Medico di Lucia

Ospedale S. Gerardo (Monza)



(Poi, prendendo per

Atto I:

Scena prima

Salotto di casa Mondella: Lucia si sta preparando a partire e cerca nervosamente le chiavi dell'auto. Si ode la radio fuoricampo annunciare: «Cari ascoltatori, per la serie "Pagine immortali" oggi l'attrice Carla Dolcespina leggerà per voi alcuni brani del celebre romanzo di Alessandro Manzoni. «Quel ramo del lago di Como...»

Lucia: Ci manca solo l'incipit de "I Promessi Sposi", proprioora che sto per lasciare Pescarenico. Mamma, spegni la radio! (Laradio viene spenta, poi, parlando tra sé) Sono in ritardo, dove homesso le chiavi dell'auto? Ah, eccole!

(Le trova nel vassoio sul tavolo. Compare Agnese con una tazza di caffè e un piattino di biscotti)

Agnese: Ti ho portato il caffè: bevi almeno questo prima diuscire, visto che non hai voluto mangiare niente.

Lucia (afferrando la tazzina e trangugiando di fretta il liquido):

Grazie, ma non posso mangiare: sono in ritardo.

Agnese: Eh, che cosa saranno mai due biscotti. Ma come seinervosa! È un po' di tempo che non sei più tu. Che cosa ti sta succedendo? Sempre affannata, sempre di corsa, non parliamo più. E fermati una buona volta!

Lucia (di fretta): Per favore, parliamo al mio ritorno, sai cheadesso devo andare a Monza per quel rilievo e devo starci per qualche giorno. Prima però voglio passare da Lecco a salutare fra' Cristoforo che non vedo da tempo. Mi hanno detto che non è stato bene.

Agnese: Oh, poverino! È un caro amico e dopo la morte di

papà ci è sempre stato vicino. Salutalo per me. un braccio la figlia) Aspetta, non scappare!

Lucia (divincolandosi, afferra il trolley ed esce gridando):Nonposso, ciao!


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(Agnese, sospirando si mette a riordinare la stanza. Si ode il rombo di una moto e dopo pochi istanti suona il campanello. Agnese va ad aprire ed entra Renzo).

Agnese: Ciao, Renzo, non ti aspettavo, ma ho sentito la tuamoto. Ho pronto il caffè, siediti!

Renzo: Grazie, Agnese.(Poi guardandosi intorno)Ma non c'èLucia?

Agnese: È appena andata via, è sempre di corsa quellaragazza!

Renzo (Con aria delusa):Eppure ieri le ho mandato un smsdicendole di aspettarmi stamattina perché volevo parlarle!

Agnese: Non ne so nulla.(Solleva le braccia in un gesto stizzoso)In questi giorni è nervosa, intrattabile, chissà cosa le frulla nella testa!

Renzo: Sono qui per questo. Le cose non stanno andando benetra di noi, così volevo discuterne con lei, ma evidentemente lei non vuole!

Agnese Ma se dovete sposarvi tra meno di un mese!

Renzo: Che cosa vuoi che ti dica, ho l'impressione che mieviti...

Agnese: Ma no! Forse è preoccupata per il lavoro o forse è latensione del matrimonio. Ci sono ancora tante cose da fare!

Renzo: Speriamo che sia come dici tu. Be', adesso devoandare. (Mormora alzandosi e avviandosi alla porta).

Agnese: Anche tu! Senza neanche prendere il caffè. Ma checosa avete tutti quanti?!

(Agnese che lo accompagna brontolando alla porta).


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Scena seconda:

La biblioteca del convento dei cappuccini di Lecco. Il frate guardiano sta "smanettando" nervosamente al computer e si rivolge al pubblico

Il frate guardiano: Oggi non ci siamo. Non riesco aconcentrarmi. Meglio che pianti lì.

(Entra fra' Galdino trafelato)

Fra' Galdino: Che cos'hai da brontolare? Stai litigando con ilcomputer?

Il frate guardiano: Taci, fra' Galdino, piuttosto dimmi com'èandata in ospedale. È stato dimesso? Sta bene?

Fra' Galdino (Allargando le braccia):Sì, l'ho portato a casa. Vamolto meglio di prima. Dovrebbe riposare...

Il frate guardiano (Sbuffando):Proprio lui che pensa solo aglialtri. Non sta fermo un istante, sempre pronto ad aiutare chi ne ha bisogno e a curarlo. (Si gratta la testa poi riprende) Mangia solo quel tanto per sopravvivere! Il caffè, quello sì, per stare in piedi e lavorare anche di notte! Ma non vedi come si è ridotto: è un saio portato in giro da un mucchietto di ossa!

Fra' Galdino (Alza le mani per tacitarlo):Hai ragione, ma nonsi può dirgli nulla perché fra' Cristoforo ha anche un bel caratterino: s'infiamma subito e fa sempre quello che ha deciso. (Poi affettuosamente)Ma è il nostro priore, gli vogliamo tutti bene.Magari riuscissimo a seguire il suo esempio: è un vangelo vivente!

Il frate guardiano (Abbassando il capo, mormora fra sé):Haidetto bene è un vangelo vivente... è un santo... oh, com'è difficile stare dietro ai santi, ci vuole tanta pazienza! Almeno se un poco della sua santità rimanesse appiccicata anche a noi!

(Entra Fra' Cristoforo: pallido, magro, con una lunga barba bianca che ricade su un saio stropicciato. I piedi nudi calzano rustici sandali di cuoio).


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Fra' Galdino (Guardandolo con preoccupazione):Ma come, seiqui, invece di riposare!

Fra' Cristoforo: Buongiorno, quale miglior riposo dellavostra compagnia? (Poi rivolgendosi al frate guardiano) Oh, vedo che stai aggiornando il data base.

Il frate guardiano Mi mancano pochi dati poi ho finito.

(Si ode il suono del campanello)

Fra' Galdino (rivolto al frate guardiano):Hanno suonato allaporta.

(Il frate guardiano apre)

Il frate guardiano: C'è l'architetto Mondella.

(La ragazza entra e Fra' Cristoforo le va incontro sorridendo e fa cenno agli altri due di lasciarli soli)

Fra' Cristoforo: Che bella sorpresa, Lucia! Ti vedo un po'pallida, stai bene?

Lucia: Discretamente, ma lei piuttosto, ho saputo che nonstava bene!

Fra' Cristoforo I soliti acciacchi di un povero vecchio. Ognitanto il cuore si fa sentire. Così sappiamo che c'è. (E all'espressionepreoccupata di Lucia) Non fare quella faccia, non c’è nulla dipreoccupante.

Lucia: Non sarebbe la prima volta che lei minimizza i suoidisturbi. (Si siede e beve acqua). Sono venuta dal medico...

Fra' Cristoforo: Ho visto che sei pallida...

Lucia. No, non dal medico del corpo, ma da quello dell'anima. Fra' Cristoforo Che cosa succede, hai un buon lavoro, fai

l'architetto come volevi e stai per sposarti. Non sei contenta? Lucia (Prendendosi la testa tra le mani):È proprio questo il

problema. Non so più se voglio sposarmi e se voglio sposare Renzo.

Fra' Cristoforo: Ma che cosa dici, bambina mia?

Lucia: Ultimamente non ci capiamo più. Non che lui abbiafatto niente di grave, ma ho la sensazione che il nostro rapporto sia cambiato. Lavora con grande impegno e passione ha un ottimo


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stipendio, è un ingegnere informatico molto appezzato. Pensi che il suo datore di lavoro, il proprietario della Abondio's software house, gli affida i progetti più impegnativi.

Fra' Cristoforo: E allora, che cosa non va?

Lucia: È che a volte si comporta come un ragazzino. Ha inmente solo le auto, le moto, vuole divertirsi con gli amici, invece di pensare a costruire una famiglia. Le sere che non esce con me va in discoteca, le pare giusto? E poi dice che sono lagnosa e che non gli lascio vivere in libertà gli ultimi giorni da scapolo!

Fra' Cristoforo: Non è una novità, Renzo è sempre stato unragazzo allegro e spensierato e ti è piaciuto proprio per questo. Lo so, tu sei più assennata, ma guai se foste uguali. Dai, dai, queste non sono cose gravi, Renzo ha perso i genitori molto presto ed è stato allevato dalla zia materna Perpetua, vedova benestante senza figli che gli ha sempre concesso tutto.(Lucia sta per intervenire e luil'anticipa) Zitta, stai per dirmi che Perpetua, finché è vissuta, è statagrande amica di tua madre e per questo Renzo, fin da bambino, frequenta la tua casa e che anche Agnese ha fatto la sua parte nel viziarlo. Lui, però, è sempre stato ligio al suo dovere: è buono e quando avrà una famiglia sarà un bravo marito e un bravo padre.

Lucia: Ha ragione, fra' Cristoforo, deve essere così. Gli vogliobene, ma sono io che sono cambiata. (Si alza e si mette a camminarestropicciandosi le mani).Vede, padre, non le ho detto tutto... (Lui la guarda con aria interrogativa e le fa cenno di proseguire).Credo diessermi innamorata di un altro... (Si rimette seduta e abbassa losguardo) Si tratta del mio datore di lavoro, Rodrigo Esquivel, sìproprio lui, il grande architetto.

Fra' Cristoforo (Sorpreso):Ma ha più del doppio dei tuoi anni!

Lucia: Lo so, ed è anche sposato con due figli: il maggiore haquasi la mia età. Ma è cominciato senza che me ne accorgessi (Sospira).Quando ho iniziato a lavorare nel suo studio, appenalaureata, credevo di sapere tutto e invece non sapevo nulla. Da lui ho imparato il mestiere, mi ha dato fiducia affidandomi compiti di


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sempre maggiore responsabilità. Nessuno mi aveva mai trattata con tanta considerazione, nemmeno mia madre. E io mi sentivo compresa e felice, (lo guarda e riprende). Poi è iniziata la sua corte discreta, fatta di sguardi, di cose non dette, di fiori freschi, deposti tutti i giorni sulla mia scrivania, e di complici ammiccamenti. E io, lusingata e affascinata dai suoi modi raffinati, non ho visto più i suoi anni, le sue rughe, i suoi capelli ingrigiti: si era insinuato nella mia mente e, senza volerlo, ho cominciato ad amarlo. (Sospira)

Così, una settimana fa, dopo avermi affidato il progetto del restauro del monastero benedettino di Santa Margherita a Monza, mi ha confessato il suo amore, dichiarandosi disposto anche a lasciare la famiglia pur di vivere con me.

Fra' Cristoforo ( Con aria dubbiosa): E tu?

Lucia: Ero confusa, non sapevo neanch'io che cosa provavo,così ho preso tempo: gli ho detto che avevo bisogno di riflettere e che l'avrei fatto durante il sopralluogo al monastero. (Poiavvicinandosi a lui e prendendogli le mani)Vede in che stato sono?!Non capisco più niente! Non voglio rompere la promessa fatta a Renzo, ma sono irresistibilmente attratta da Rodrigo. Che cosa devo fare? Mi aiuti!

Fra' Cristoforo (L'attira a sé e l'abbraccia):Non conosco lapersona, ma da quanto mi dici penso che Rodrigo potrebbe non essere il gentiluomo che vuole apparire. Forse sta facendo il gioco del lupo, dove il lupo indossa le vesti dell'agnello. Credo che dietro i modi raffinati si celi un essere senza scrupoli, egoista e che... tu sia la preda.

Lucia (Staccandosi bruscamente da lui serrando i pugni e alzandola voce):Noo! Non è vero! Lei è prevenuto per la differenza di età eperché non può ammettere che un uomo sposato lasci la famiglia per un nuovo amore. Questi sono pregiudizi, ma lui mi ama e anch'io!

Fra' Cristoforo (Duro e autoritario, abbassandole i pugni, grida):

Basta, Lucia, che cosa sono questi isterismi! (Quindi, minaccioso,


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con il dito puntato su di lei). E non permetterti più questo tono equeste parole con me!

Lucia: (Afflosciandosi sulla sedia con la mano sulla frontesussurra):Mi scusi, padre, non so che cosa mi è preso, ma nonsopporto queste insinuazioni su di lui.

Fra' Cristoforo (In tono più pacato e mettendole una mano sullaspalla): Non le sopporti perché hai il dubbio che siano vere.(…)Vuoi sapere che cosa ne penso? (Lucia annuisce). Non dubito che tu subisca il suo fascino... (Lei alza di colpo la testa e lui continua) ma non ne sei innamorata. Lui ti ha aiutata, sostenuta, protetta, gli sei grata. Lui ti dà quell'affidamento e quella sicurezza che non trovi nel tuo fidanzato. Ma in lui tu cerchi e vedi il padre che hai perduto.

Lucia (Scuotendo la testa mormora): No, non è vero!

Fra' Cristoforo (Mettendosi seduto e sospirando): Non insisto,non voglio tormentarti. Se è vero o no lo scoprirai da sola; di una cosa sono certo, però: (scandendo le parole) tu non sei innamorata nemmeno di Renzo, e forse non lo sei mai stata, perché se lo fossi, non ci sarebbe spazio nel tuo cuore per quest'altro sentimento. Perciò ti chiedo di non ingannare quel povero giovane, ma di parlargli con franchezza.

Lucia (Sconsolata): Perché, lei crede che non si possano amaredue persone contemporaneamente?

(Fra’ Cristoforo alza gli occhi al soffitto, scuote la testa e allarga le braccia)

Lucia (Con tristezza): No, eh? Ma come faccio a lasciarlo, allavigilia del matrimonio? (Si nasconde il viso tra le mani) Quanta sofferenza per lui, per mia madre, per tutti. (Scoppia a piangere e fra'Cristoforo lascia che si sfoghi, poi)

Fra' Cristoforo (con dolcezza): Cara figliola, quello che dovraifare è un passo difficile e doloroso, ma tu lo farai, perché sei onesta, così come lo feci io quando persi tutto, fuorché l'onestà.

Lucia (Lucia lo fissa incredula): Ma come, che cosa dice, padre?


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Fra' Cristoforo (Incrociando le braccia):Ti racconterò la miastoria. (Appoggia le braccia sul tavolo e avvicina il viso a quello diLucia).Quello che ti sta davanti è un uomo di Dio che ha dedicatogran parte della sua vita al bene degli altri, ma non è sempre stato così. (Chiude gli occhi e comincia a ricordare) Io ero al secolo Ludovico Germani, figlio di Leopoldo, un industriale brianzolo che produceva articoli meccanici: hai mai sentito nominare i cuscinetti a sfera Germani? (Lucia scuote il capo e il frate, agitando la mano) Altri tempi! Ero giovane, più o meno come Renzo, ed ero anche viziato e arrogante. Mio padre, convinto che non ci fosse nulla più importante del denaro, viveva per il suo lavoro e non si occupò mai della mia educazione: si limitava a firmare gli assegni per tacitare le esigenze mie e di mia madre, troppo impegnata nelle attività mondane per dedicarsi a me. (Si massaggia lo stomaco e continua)

Così, dopo il liceo, mi iscrissi a medicina, proprio negli anni della contestazione, e, abbracciando certe idee, che allora mi parevano giuste, o forse per punire i miei genitori benpensanti e borghesi, partecipai come autista, insieme a un gruppo di balordi, a una rapina durante la quale fummo sorpresi dalla polizia: vennero feriti due compagni e ucciso un poliziotto: Cristoforo, si chiamava

(lungo sospiro).

Ci arrestarono tutti e un cataclisma si abbatté sulla mia famiglia. Mio padre fu costretto a interessarsi di me e, non tanto per me, quanto per difendere il suo buon nome, interpellò il migliore penalista di Milano. Ma lo rifiutai, assumendomi, per la prima volta, le mie responsabilità e pretesi la difesa d'ufficio, sia perché il senso di colpa per la morte di un uomo mi stava distruggendo, sia perché ritenni giusto accettare senza sconti la pena che mi sarebbe stata comminata. Mi diedero tre anni; sapevo che all'uscita dal carcere la mia vita non sarebbe più stata quella di prima, così decisi di lasciare anche la mia ragazza, pur amandola ancora: non volevo che si legasse a uno come me.

Lucia (con apprensione):E lei?


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Fra' Cristoforo: Lei non voleva: continuò a farmi visita incarcere per un anno, chiedendomi di cambiare idea, poi trovò l'uomo giusto e si sposò. (Lucia abbassa lo sguardo). E io, in galera, in mezzo a sofferenze e privazioni, conobbi l'amicizia, la solidarietà e fui salvato dall'Amore più grande, quello di Dio, che mi aveva perdonato e aveva insegnato anche a me a perdonare me stesso.(…) Una volta libero divenni frate francescano e venni qui, nel convento di Lecco. Qui ho completato gli studi medici, laureandomi a pieni voti e ora esercito la professione per i confratelli e per tutti quelli che ne hanno bisogno.

Lucia (commossa):Ha rivisto ancora quella ragazza?

Fra' Cristoforo: Sì, qualche anno dopo l'incontrai proprio aPescarenico, dove viveva col marito, Roberto Tramaglino. Erano in attesa di un bambino... che battezzai io.

Lucia (esclama sorpresa):Ma quella ragazza era Prassede!

Prassede e Roberto erano i genitori di Renzo!

Fra' Cristoforo (annuisce sorridendo):Certo, e attraverso diloro conobbi tuo padre e diventammo tutti inseparabili amici. (Quindi, scuotendo tristemente il capo, sospira) Oggi non c'è piùnessuno di loro.

Lucia: Lo so, non me lo ricordi.(Si alza turbata per avviarsi allaporta).Non sapevo nulla e non avrei mai creduto che avessesofferto tanto! L'ho sempre considerata in pace, con la pace di Dio, ma vedo che qualche volta la pace di Dio si acquista passando attraverso l'inferno. Spero che questo non tocchi anche a me.

(L'abbraccia ed esce di scena).


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Scena terza:

Un locale del convento di S. Margherita a Monza, potrebbe essere la biblioteca. C'è un ampio tavolo su cui poggia il computer, un divano, sedie e/o poltroncine. Scaffali con libri. Due monache stanno parlottando tra loro animatamente.

Monaca governante: Da quando è arrivata Lucia, la casa non

èpiù la stessa: mobili spostati, magazzini sottosopra, e ci fa aprire tutte le stanze, anche quelle in disuso da anni. Persino le nostre celle ha voluto vedere! E poi fotografa tutto; va bene che la superiora ci ha detto di collaborare, ma non avrei mai creduto che la collaborazione fosse così impegnativa.

Monaca economa: Non farla troppo lunga. Questa è un'ottimaoccasione per dare luce e aria alle stanze e liberarci di tutte le ciofeche accumulate negli anni. E se c'è in giro un po' di disordine, vorrà dire che metteremo ordine dopo!

Monaca governante (irritata):Per te è tutto facile, ma sono ioche devo provvedere!

Monaca economa: Non vedo il problema, siamo qui tutte peraiutarci l'una con l'altra. Poverina, Lucia, esegue scrupolosamente il suo lavoro e cerca di disturbare il meno possibile. È tanto gentile, chiede permesso e si scusa di ogni cosa! Anch'io pensavo che il rilievo riguardasse solo l'esterno, ma evidentemente non è così.(Siferma un istante a pensare, toccandosi il mento, e prosegue) Deveessere anche timida, parla così poco! Però, anche se giovane, è in gamba! Non ci ha messo molto a scoprire che proprio in uno di quei locali chiusi si celava un affresco del 600, forse del Franceschini.

Monaca governante (scettica): Mah, sarà davvero suo?

Monaca economa (convinta): Be', non per niente in questomomento lo sta esaminando l'architetto Esquivel con una commissione di esperti.

Monaca governante: Ah, e sono tutti là?


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(con aria ironica):

Monaca economa: Sì, anche la nostra superiora.

Monaca governante                                                                                       Che non è molto

espansiva con Lucia.

Monaca economa: È vero, l'ha accolta con fredda gentilezza.Le ha assegnato una cella, che tra l'altro è attigua alla mia, dove ha collocato un tavolo da disegno... ma mai che si interessi alla sua persona, mai una parola che esca dall'ambito lavorativo, mai una battuta che possa interrompere la serie di numeri, grafici e misure. E quella povera Lucia lavora, lavora, senza fermarsi e la notte credo che non riposi bene: la sento agitarsi e tossire.

(Entra Gertrude e con tono severo)

Gertrude: Ho sentito dire "Lucia"

Monaca economa: Sono stata io a nominarla…

Gertrude: Come si permette di chiamarla con tantaconfidenza? È l'architetto Mondella.

Monaca governante (interviene un po' polemica con un falsosorriso):Si fermerà ancora a lungo l'architetto Mondella?

Gertrude: Sarà nostra ospite finché non avrà completato irilievi per il restauro del convento. Poi vedremo che cosa fare per l'affresco del Franceschini.

Monaca economa: Allora è autentico!

Gertrude (annuendo): Così hanno stabilito gli esperti che sisono congratulati con l'architetto Mondella per la scoperta.

Monaca economa (Un po' preoccupata e nascondendo un certoimbarazzo):Ma... reverenda madre superiora... ehm... come faremo?Voglio dire... dove troveremo i finanziamenti per il restauro dell'affresco? Abbiamo già messo mano alle nostre riserve per i lavori del convento.

Gertrude (sorride e facendo il gesto di placarla):Non sipreoccupi, Lucia, volevo dire l'architetto Mondella, sta discutendo ora con l'architetto Esquivel l'aspetto economico. Credo che, data l'importanza dell'opera, si possa contare anche su sovvenzioni


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ministeriali: insomma, se ho capito bene, sarà qualcun altro a occuparsene.

Monaca economa: Be', quand'è così, m'inchinoall'intraprendenza della nostra giovane ospite.

(Entra Lucia, piena d'entusiasmo, reggendo un mazzo di rose che mette nel vaso sul tavolo)

Lucia: Evviva! Rodrigo...(e all'occhiataccia di Gertrude)volevodire l'architetto Esquivel ha contattato la sovrintendenza delle belle arti che si assume l'onere del recupero dell'affresco e del restauro del convento. Domani andrà là per concordare i dettagli.

Monaca economa: Che bella notizia, brava!(Abbraccia confoga Lucia, ma nel farlo slaccia la catenina al collo della ragazza, il cui ciondolo cade ai piedi di Gertrude che lo raccoglie)

Gertrude: Bello questo ciondolo a forma di foglia d’edera conle iniziali M.L. È un gioiello di famiglia?

Lucia Sì, apparteneva a mia madre, (poi con una certaesitazione) la madre biologica, che non ho mai conosciuto, perchésono figlia adottiva. La catenina mi è stata messa al collo alla nascita e da allora la porto sempre: è il mio portafortuna.

Gertrude (restituisce l'oggetto e, rivolta a Lucia):Scusatemi, erovenuta a informarvi, ma devo raggiungere la commissione di esperti che ho lasciato poco fa.

Lucia (quasi sollevata):Certo Madre, non si preoccupi, vadapure, senza fretta!

(Gertrude esce. Dopo pochi istanti si sente il campanello e la monaca governante annuncia la visita di Renzo)

Monaca governante: Scusi, dott.ssa Mondella, c'è l'ingegnereTramaglino per lei.

Lucia: Ah, sì, lo aspettavo!

(Entra Renzo con un mazzo di fiori di campo. Escono tutte e li lasciano soli)

Renzo (con allegria):Eccomi. Dal tono del tuo sms sembrava

urgente. (Le dà un bacio sulla guancia e depone il mazzo di fiori tra le

sue braccia) E questo è per farmi perdonare. Di che cosa non so


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ancora, me lo dirai tu, in questi ultimi tempi hai sempre da rimproverarmi, perché non ne faccio mai una giusta. (Le toglie i fioridalle mani e li deposita sulla scrivania, si accorge del vaso e con tono tra il sorpreso e l'ironico)Ah, rose rosse, raffinate, costosissime. Sonoper te? (E al suo assenso) Chi te le ha mandate?

Lucia (imbarazzata):Rodrigo Esquivel.(Renzo si rabbuia e leiprontamente) Non fare quella faccia, adesso ti spiego...

Renzo (nervoso): Aspetto

Lucia (dopo una lunga pausa e camminando su e giù):Questavolta non hai nulla da farti perdonare, (lo guarda intensamente) anzi, credo di essere io a doverlo fare per il dolore che sto per infliggerti.

(Renzo, preoccupato, la prende per le spalle e la costringe a guardarlo)

Renzo: Che cosa vuoi dire?

Lucia (voltando la faccia di lato): Che non posso più sposarti.(Renzo lascia cadere le braccia, sbarra gli occhi, spalanca la bocca senza emettere suono e la ragazza prosegue, abbassando lo sguardo)

Amo Rodrigo Esquivel.

Renzo (con un filo di voce): E me lo dici così?(Si siede enasconde il viso tra le braccia incrociate sul tavolo. Lucia lo osserva sgomenta e imbarazzata, poi gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla. Renzo gliela afferra, gliela bacia) Lucia, Lucia, dimmi che non

èvero, che è uno scherzo! (Si porta una mano sugli occhi) Ti prego, non farmi impazzire. (Lei resta rigida e muta e lui continua) Che cosa ne è del progetto di una vita insieme (lei ancora zitta). Tutto in frantumi! Mi lasci ai piedi dell'altare, ti rendi conto? (…) Pensa anche agli altri, a chi ci vuole bene, a tua madre, a padre Cristoforo... (Poi, afferrandole le mani un tono supplichevole) Ti prego, torna sui tuoi passi, dimentichiamo questo momento, come...

come se non fosse mai accaduto.

Lucia (risoluta): Ma è accaduto! Come non so... io non volevo,

èstato più forte di me. (Con voce tremante) Lui mi ama, vuole vivere con me, me lo ha ribadito poco fa, portandomi i fiori e io...

Renzo (con apprensione):E tu?


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(Escono dalla stanza)

Lucia (in un sussurro annuendo):Gli ho detto di sì.

Renzo (prendendosi la testa tra le mani): Oh no, no!

Lucia (con tristezza):Mi dispiace, Renzo.(Avvicinandosi a lui)

Mettiti il cuore in pace.

(Renzo si scuote come punto da tarantola. L'afferra per le braccia e la strattona, urlandole)

Renzo: Il cuore in pace?(La guarda ringhioso)Il cuore inpace?! (Pesta sul tavolo un pugno che fa sobbalzare tutti gli oggetti egrida) MAI! (Ed esce.)

(Lucia, rimasta sola, scoppia a piangere. Entra Gertrude che, vedendola in quello stato, le si avvicina, e le mette una mano sulla spalla).

Gertrude: Che cosa è successo?! Ho sentito urlare, poi ungran colpo e ho visto quel giovane uscire come una furia. È il suo fidanzato, vero? (E in tono raddolcito) Le ha fatto del male?

Lucia (asciuga le lacrime, si ricompone e risponde): Renzo era ilmio fidanzato e il male gliel'ho fatto io. (…) L'ho lasciato alla vigilia delle nozze, per... Rodrigo Esquivel!

Gertrude (scuote il capo e sospira):Oh, poverina!(La guarda eaggiunge) Ma.. ha un aspetto orribile! Si sente bene? (Le tasta la fronte, e preoccupata le da improvvisamente del tu) Ma tu scotti, hai lafebbre!

Lucia (accasciandosi): Sì, sono sempre molto stanca, dormomale di notte, ho spesso mal di testa e poi... questa febbre... e ho scoperto alcune tumefazioni alle ascelle e qui, sul collo, (glielemostra e tossisce) Poi questa tosse stizzosa che non passa. Noncapisco che cosa mi stia capitando. (…) Ma non si preoccupi, ho finito il rilievo, e conto di tornare a casa domani.

Gertrude (aiutandola ad alzarsi e sostenendola per un bracciomentre si avviano all'uscita): Non pensare al lavoro. Adesso va' ariposare, ti accompagno e, prima che tu parta, sentiremo il nostro medico.


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Atto II

Scena prima

Commissariato di polizia di via Novara, S. Siro. Il commissario Bettina Santoro ha finito il servizio e vorrebbe andarsene, ma non prima di aver spedito, via e-mail, importanti documenti: purtroppo manca la connessione con la rete.

Bettina: Dannazione, stasera capitano proprio tutte, è semprecosì quando c'è il derby! E adesso perché è sparita la connessione? (quindi rivolta al computer) E dai, sbrigati che non posso andarmeneprima di aver spedito questi documenti, e sono già in ritardo.

(Bussano e, senza attendere risposta, entra ancheggiando l'agente Ferrante, un gay dichiarato).

Ferrante: Scusi, commissario Santoro...(saltello e mossetta)

Bettina: Ferrante, sono inguaiata con questo accidenti diprogramma. Non so che cosa succeda, ma manca la connessione.

Ferrante (Facendo le mossette con le mani):Oh, dottoressa,capita male, io non capisco proprio niente di computer.

Bettina (rassegnata):Già, non mi puoi aiutare. C'è nessuno dilà che lo possa fare? (E, al diniego dell'agente) Ho capito, sono già andati via. Non importa... ma tu, perché sei entrato?

Ferrante: Venivo a chiedere il suo intervento per sedare unesaltato, un certo Lorenzo Tramaglino, che, di fronte al bar dello stadio, ha tamponato un'ambulanza ed è positivo alla prova del palloncino. Per fortuna non ci sono feriti, solo lievi danni agli automezzi, ma lui sta dando i numeri da quando lo abbiamo portato qui. Non sembra, però, un delinquente... si presenta bene... (poiagitando le mani) vedesse com'è carinooo!

Bettina (severa): Ferrante! Sii serio, non dimenticare che sei unpoliziotto! (Poi, più conciliante) Comunque, se non ci sono feriti, basta una constatazione amichevole, concordata tra le parti. Non occorre il nostro intervento.


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Ferrante: Ma è stato l'autista dell'ambulanza a chiamarci,mentre la nostra pattuglia passava di là. L'uomo era così alterato che abbiamo dovuto aiutarlo anche nella compilazione del documento.

Bettina: Vuoi dire che era tanto sbronzo da essere andatoaddosso all'ambulanza e poi da non riuscire neanche a scrivere?

Ferrante Non so se fosse così sbronzo, il palloncino erapositivo, ma era in grado di parlare e come! L'ha fatto, ammettendo il suo torto, solo che sembrava assente e, quando l'ambulanza se ne

èandata, lui è rimasto lì, come (unendo la punta delle dita) un broccolo, in mezzo alla strada, con la copia della constatazione in mano. Così l'ho caricato sulla sua macchina e l'ho portato qui. Solo quando si è accorto di essere in un commissariato è esploso e non sono stato più capace di fermarlo.

Bettina (con un sospiro): Va bene, fallo passare

(Entra Renzo furioso e a grandi passi si dirige alla scrivania) Bettina (accennando alla sedia di fronte): Si accomodi, signor

Tramaglino, mi sembra un po' agitato.

Renzo: E chi non lo sarebbe, dopo quello che mi è capitato.

Bettina: Se si riferisce al sinistro, non mi sembra cosa grave.

Renzo (Sorpreso):Al sinistro?(Poi realizzando ciò che ilcommissario vuole intendere e facendo spallucce) Ah, no, di quello nonm'importa niente. Ma mi chiedo perché mi trovo qui, dal momento che non ho commesso alcun reato.

Bettina (ribatte seccata): Salvo quello di mettersi alla guida instato d'ebbrezza.

Renzo (ironico): Quale guida? Ero appena salito in macchina edopo pochi metri, all'uscita dal parcheggio, sono andato a sbattere contro l'ambulanza che si era piazzata di traverso.

Bettina (a sua volta ironica):Ma lei era... come possodire...brillo?


Renzo (Confuso): Non so, avevo bevuto qualche bicchiere incompagnia. (E parlando a sé stesso) Ma in compagnia di chi, visto che non conoscevo nessuno e là dentro ero capitato per caso!?

Bettina (incuriosita): Come per caso? Non si va al bar dellostadio nella sera del derby per caso!

Renzo (la guarda e sbotta): Sì, per caso, dopo un lungogirovagare per Milano, senza una meta. Volevo smaltire la rabbia che mi divorava per essere stato lasciato, così sui due piedi, alla vigilia delle nozze, con le partecipazioni fatte, i doni ricevuti, la casa pronta... Oh, le donne, mai fidarsi delle donne, specialmente quelle che sembrano assennate. (In tono drammatico, chinandosi su dilei e abbassando la voce) Non mi ama più, capisce? Si è innamoratadel suo datore di lavoro, quel vecchio satiro!

Bettina (comprensiva): Comincio a capire.

Renzo (con foga): No, lei non capisce, non può, se non l'haprovato. Ero distrutto e dopo tanto girare sono finito nel bar dello stadio. Io non sapevo nulla del derby, ma sono stato preso in mezzo dai tifosi della squadra vincitrice e mi sono messo a bere con loro, io che non avevo nulla da festeggiare, ma volevo solo affogare i miei dispiaceri e per un momento dimenticare di essere al mondo.

(…)E poi l'ambulanza di traverso, il sinistro, come lo chiama lei, tutto un incubo per risvegliarmi in un altro incubo, in un commissariato che non conosco e senza sapere il perché!

Bettina (conciliante): Va bene, signor Tramaglino, adesso sicalmi: in fondo non è successo nulla e lei è incensurato, vero?

Renzo (con convinzione): Certo, è la prima volta che vengofermato. E ora se non è successo nulla, come dice, vorrei andare...

Bettina (lo trattiene con fermezza): Non ancora, io posso anchecredere sulla parola che è una brava persona, ma il dovere mi impone di controllare prima il casellario giudiziario per sapere se è quello che dice di essere...

Renzo (spazientito):e allora lo faccia, non ho nulla da temere evedrà che ho detto la verità.


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(Il commissario gli cede il posto e lui

Bettina (imbarazzata mettendosi al computer): Lo avrei già fatto,ma al momento manca la connessione. Con tutto il casino di stasera mi trovo bloccata. Pensi che dovevo anche spedire documenti importanti che devono arrivare entro domattina.

Renzo (esitante): Be', forse posso darle una mano.

Bettina (speranzosa): Lei s'intende di computer?

Renzo: Un pochino.

comincia a smanettare).

Bettina (lo guarda prima stupita e poi sempre più ammirata): Unpochino, dice? Ma lei se lo mangia il computer! (quindi, incuriosita,domanda) Che mestiere fa?

Renzo (senza smettere di smanettare e con finta indifferenza):Sono soltanto un ingegnere informatico. Lavoro per l'Abbondio's software house, ho gestito l’informatizzazione di diverse aziende.

Bettina (sgranando gli occhi):Niente po' po' di meno!

Renzo (Sorride e, cedendole il posto):Dottoressa, la connessione

èristabilita. Lei può spedire tutto quello che vuole e consultare anche i miei dati al casellario.

Bettina (manifestando la sua soddisfazione):Grazie, sonostrabiliata! Ha fatto tutto in meno di dieci minuti.

Renzo (che è tornato compos sui): Ora credo di aver smaltitotutto l'alcool. E se lei volesse farmi fare un nuovo palloncino e lasciarmi andare, forse riuscirei ancora a dormire qualche ora.

Bettina (Comincia a guardarlo con occhi diversi, e):Senta,Signor Tramaglino, vista l’ora non mi sembra il caso di aprire le indagini su di lei. Lo farò domani con calma. Per adesso può andare, trattengo però i suoi documenti e le faccio redigere dall’attendente Ferrante un attestato sostitutivo della patente e della carta d’identità. Venga tra due giorni a ritirare il tutto. Buona notte.(Si congeda da lui stringendogli la mano).


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Scena seconda

Ancora la stessa stanza del convento di Monza. Ancora le due monache governante ed economa aspettano la superiora

Monaca governante (consultando l'orologio): È quasi la una edè dalle sette che sono via.

Monaca economa: Be' quando c'è di mezzo l'ospedale saiquando vai, ma non quando vieni via. Anch'io sono preoccupata. (Alzando le mani al soffitto)Sei ore, senza una telefonata! Chissàquella poverina, così sofferente!

Monaca governante: Il nostro medico, ha visto subito chec'era qualcosa di grave e gli esami che le ha fatto fare glielo hanno confermato.

Monaca economa: Per fortuna fra' Cristoforo all’ospedale SanGerardo conosce tutti. L'affiderà al migliore.

Monaca governante: Certo che è un bel trambusto, Luciamalata, (osservando lo sguardo di rimprovero della compagna) non guardarmi così, lascia che la chiami Lucia, perché le voglio bene.

Monaca economa: Anch'io.

Monaca governante: Lucia malata, dicevo, e madre Gertrudenon è mai stata così nervosa tra visite, esami, avanti e indietro dall'ospedale. E poi far venire anche Agnese, la madre, e pretendere di ospitarla qui, da noi. (Si mette le mani sui fianchi) Non che abbia qualcosa in contrario, povera donna!

Monaca economa: E come se non bastasse, nella confusionedel momento, c'è anche quel tale, come si chiama... Ah sì, l'architetto Rodrigo Esquivel che continua a telefonare per chiedere notizie. Ma perché non parla con l'interessata? Mi domando.

Monaca governante: Dice che non vuole disturbarla, macredo che sia una scusa e intanto scoccia noi. Bel tomo, quello lì!

(Entra Gertrude)

Gertrude:Di chi state parlando?


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Monaca governante: Dell'architetto Esquivel, che vuolesapere...

Gertrude: Si, ma ha qualche secondo fine quello! Be', laprossima volta che chiama, passatemelo! Ci penso io a metterlo a posto. (Poi si lascia cadere sulla sedia senza parlare)

Monaca economa: Reverenda madre, come è andata?

Gertrude (sospirando):L'hanno ricoverata.(Prendendosi latesta tra le mani) È grave, molto grave. Dicono che si tratti di unlinfoma non Hodgkin... È una malattia sistemica. Non so se potrà cavarsela. Fortunatamente ci sono sua madre e fra' Cristoforo con lei. (Con convinzione) Fra' Cristoforo si è dato un gran daffare per affidarla al dottor Nonamed che sembra essere un ematologo di fama internazionale.

Monaca governante: Nonamed? Che strano, non è un nomeitaliano, forse è Ahmed.

Gertrude: Lui è nato qui, ma è figlio di egiziani. Si scriveNONAMED senza H.

(Squilla il telefono e risponde la madre governante)

Monaca governante: Convento di Santa Margherita.(GuardaGertrude, indicandole il ricevitore) Buongiorno architetto Esquivel (Gertrude le fa cenno di passarglielo) Attenda, le passo la madresuperiora.

Gertrude (con tono asettico):Buongiorno, sono madreGertrude. (…) Grazie, ma non merito questi complimenti: il lavoro l'ha portato avanti l'architetto Mondella, io ho solo cercato di collaborare (…) No, non è al convento, però il rilievo è terminato e so che le ha già inviato la documentazione (...) Ah, l'ha ricevuta ieri, ma non è di questo che voleva parlare. (…) È vero, non sta bene. (… poi con una certa reticenza) Sì, in effetti, è entrata stamattina al San Gerardo. (… quindi sulle sue) No, non sono autorizzata a darle queste informazioni, ne parli con lei. (…) Se ha il cellulare staccato vuole dire che non può o non vuole essere disturbata. (… quindi in tono seccato) È inutile che insista. Per


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saperne di più vada a informarsi di persona. Buongiorno. (Deponebruscamente il ricevitore. Quindi, rivolta alle altre):Che bruttapersona! Comincia con le lusinghe e poi se non ottiene quello che vuole diventa anche villano. Povera Lucia, meglio lasciarlo perdere un tipo così!

Scena terza

Sono passati 10 giorni e Renzo si reca al commissariato di via Novare. Nell’ufficio del commissario trova però Ferrante.

Ferrante (con un sorriso smagliante):Oh, ingegnere Tramaglino,ancora lei?

Renzo (furioso):Sì, certo, sono dieci giorni che mi prendete per il

naso, avanti e indietro senza mai riuscire a parlare con la dottoressa

Santoro. Ma che cosa credete che la gente non abbia niente da fare?

Io lavoro tutto il giorno e vengo ogni volta da Lecco…

Ferrante (lo interrompe e comincia a fare le mossette): Non se la

prenda, ma la dottoressa in questi giorni è impegnatissima con

un’indagine molto delicata…

Renzo: Ma non è questo il modo di fare! Poteva consegnare idocumenti a qualcuno di voi!

Ferrante: Sì ma la dottoressa voleva alcuni chiarimenti…

Renzo (urlando): Ma quali chiarimenti! Sono tutte scuse percoprire la vostra inefficienza, ma non finisce qui. Io mi rivolgerò a chi di dovere, a costo di scomodare il presidente della Repubblica. Non è così che si trattano gli onesti cittadini! (Si accinge a uscire eva a sbattere conto la commissaria che sta entrando. La guarda arcigno e lei sorridendo)

Bettina: ingegnere, avevo proprio bisogno di parlarle…

Renzo: Alla buon’ora! Io invece non voglio, sono stato fin troppopreso in giro e me ne vado.


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Bettina: Aspetti: li vuole o no i suoi documenti? Eccoli(Estrae unabusta gialla) Mi scusi ma le indagini sulla sua persona hannorichiesto un po’ di tempo.

Renzo: Ma cosa diavolo cercavate? Io non ho nulla da nascondere.Quando mai sono finito nelle vostre mai! Ho aggiunto disgrazia su disgrazia!

Bettina (fa cenno a Ferrante di lasciarli soli, poi, rivolta a Renzo)Sicalmi, Lorenzo, posso chiamarla così? Lei e puro e limpido come un ruscello di montagna, ma questo ho dovuto accertarlo, perché, visto la sua abilità informatica volevo chiederle un favore a titolo personale, naturalmente può rifiutare, lei è libero in ogni caso.

Renzo (rabbonito e incuriosito): Mi chiami pure Renzo e midica.

Bettina: Di concerto con la guardia di finanza, sto svolgendoun'indagine alquanto riservata in cui sono coinvolti personaggi di grande spicco. Dovrei però consultare alcuni archivi, (e strizzandol'occhio)lei capisce cosa intendo?!(Portandosi un dito sulle labbra)Ètutto top secret, non se ne deve sapere di più. (Renzo restaimpassibile e lei prosegue) Come è già successo in casi analoghi lapolizia può avvalersi anche di collaboratori esterni di provata perizia, e lei mi ha dimostrato di saperci fare col computer; per questo le chiedo di aiutarmi a sventare una truffa colossale.

Renzo (perplesso): Ma che cosa dovrei fare esattamente?

Bettina (Sorridendo): Se torna domani glielo spiego, adessonon posso.

Renzo: Potrei venire domani sera, perché, durante il giorno,lavoro.

Bettina: Va bene, grazie, venga per le sette. Mangiamo unapizza e poi cominciamo.

(Si stringono la mano e Renzo se ne va)


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Scena quarta

Sei mesi dopo nello studio del dottor Nonamed all’ospedale San Gerardo.

Nonamed: Caro padre, grazie di essere venuto, tra pocoarriverà anche la paziente, ma devo prima parlare con lei. (… sospira e, scuotendo il capo, riprende) Da collega a collega, le cosenon stanno andando bene. Sono ormai passati sei mesi dalla diagnosi, la paziente ha completato la chemioterapia e anche la radioterapia, ma i risultati non sono quelli sperati. Di solito la malattia si manifesta in età più avanzata e quando colpisce i giovani è particolarmente aggressiva, ci vuole altro per debellarla.

Fra' Cristoforo: Nonamed, stai pensando al trapianto dimidollo?

Nonamed: Sì, credo sia l'ultima spiaggia, se fallisce anchequesto non ci sono più speranze. (Lascia andare le bracciasconsolato)

Fra' Cristoforo: Be', allora percorriamo questa strada...

Nonamed (allargando le braccia):Non è così semplice, lapaziente non ne vuol sapere. (Di fronte allo sguardo stupito del frateprosegue) Dice di essere stremata e che, se la terapia non hafunzionato, non vuole intraprenderne altre. Preferisce morire. La verità è che ha perso la speranza e quindi la voglia di combattere.

Fra' Cristoforo: Ma questo è disastroso, anche se la capisco.

(si preme il petto con una smorfia di dolore).

Nonamed (lo guarda, ma tace):

Fra' Cristoforo (intercettando lo sguardo): Tutto a posto. Stavodicendo che non è solo la malattia ad abbatterla, ma il fatto che sia passata attraverso prove durissime in così poco tempo. Pensa che fino a sette - otto mesi fa era una ragazza felice, con un lavoro che le piaceva, un matrimonio imminente, ma da quando si è messo di mezzo quel farabutto che le ha fatto perdere la testa, tutto è precipitato. E il linfoma le ha dato il colpo di grazia.


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Nonamed: Lo so, mi ha raccontato, abbiamo avuto modo diparlare e direi anche di conoscerci durante le sedute della terapia: non si perdonava di aver fatto soffrire Renzo, anche se riconosce di non esserne stata innamorata, mentre per quel tale, Rodrigo, è stata lei a soffrire...

Fra' Cristoforo: Certo, non solo si è dileguato non appena hasaputo della malattia, ma alla scadenza del contratto di lavoro non gliel'ha rinnovato, prendendo un'altra a cui ha passato tutto il materiale di Lucia. (Infiammandosi e mettendosi una mano a tapparsila bocca) Se non è un mascalzone costui...

Nonamed: Mascalzone è un eufemismo, padre.(Si siede allascrivania e appoggia la fronte alla mano, sostenendosi col gomito e guardando il frate). Ma c'è dell'altro... (e al cenno del frate di continuare Nonamed, sospirando, riprende) Già dalla prima volta cheincontrai Lucia, provai un'emozione fortissima. La vidi così disperata, così giovane, troppo giovane per sopportare una malattia tanto pesante. Le sue spalle erano fragili, (sorride ricordando) anche se lei si dichiarava pronta a reggere il mondo pur di guarire. Dissi a me stesso che la mia era compassione, negando di essere attratto da lei: attratto contro la mia volontà, contro ogni logica. Cercai di ignorare i miei sentimenti, ma il dolore che provo nel constatare che i risultati della terapia non sono quelli attesi va ben oltre la legittima delusione del medico.

Fra' Cristoforo: E allora?

Nonamed: Insomma, amo Lucia, i suoi silenzi, il suo modo diparlare, i suoi sorrisi, sempre più rari, amo anche la Lucia dimagrita e diafana, la Lucia che ha perso i capelli, che non osa guardarsi allo specchio perché si vede brutta. Amo tutto di lei... persino la malattia che l'ha portata a me. Pensi che quando veniva per la chemio cercavo di trattenerla il più possibile a chiacchierare e il reciproco scambio di confidenze mi riempiva l'esistenza al punto che quando se ne andava contavo i giorni, le ore, i minuti nell'attesa di rivederla.


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Fra' Cristoforo (Sorridendo lo interrompe):Sei proprio cotto,caro figliolo, e questa è una cosa meravigliosa!

Nonamed: Ma ho paura che i miei sentimenti limitino le miecapacità di curarla al meglio e temo di turbarla, rivelandole quello che provo... Lei non ha bisogno di emozioni in questo momento...

Fra' Cristoforo (risoluto): Basta menare il can per l'aia: tu nonsolo puoi, ma DEVI confidarle i tuoi sentimenti. L'amore bussa a tutte le porte e, se le trova chiuse, passa anche dal buco della serratura e poi... poi fa miracoli.

Nonamed (Alzando gli occhi al soffitto): Miracoli? Magari!(Entra un'infermiera che annuncia l'arrivo di Lucia. I due uomini si

alzano per andarle incontro)

Nonamed (Offrendole la sedia):Prego, si accomodi. Ho chiestoa fra' Cristoforo, in qualità di collega e suo amico di famiglia, di condividere con me la responsabilità diagnostica e terapeutica del suo caso...

Lucia (Triste, ma risoluta): Caro dottore, la ringrazio per ladelicatezza con cui affronta l'argomento, ma al di là dei giri di parole ho capito di essere giunta al capolinea e HO DECISO di finirla qui.

Fra' Cristoforo (In tono suadente):Mia cara, posso capire il tuoatteggiamento... nello stato in cui ti trovi... è la depressione che ti fa vedere tutto nero, ma a volte basta un po' di fiducia per far rinascere la speranza e noi...

Lucia (lo interrompe dura):Fra' Cristoforo, per me lei è comeun padre e apprezzo il suo tentativo di farmi cambiare idea, ma voglio che sappia che la mia decisione è frutto di un'analisi lucida e circostanziata del mio stato attuale... e delle prospettive future. (Idue cercano di prendere la parola) No, dovete lasciarmi finire (…).Ho considerato che se anche guarissi che cosa mi offrirebbe la vita? (… e in tono cinico) Ho ventisei anni e ho fatto solo soffrire quelliche mi hanno amato, compreso lei, caro padre. Ho abbandonato il mio fidanzato alla vigilia delle nozze e, anche se lui mi ha


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perdonata e mi manda messaggi, dichiarando di essermi vicino nella malattia, io continuo a tenerlo lontano. Ho deluso mia madre che si aspettava un bel matrimonio con tanto di fiori e di futuri nipoti. (Scuote tristemente la testa) Anche sul piano professionale ho fallito perché mi ritrovo senza lavoro con la beffa che il progetto sul quale avevo investito tante risorse mi è stato usurpato. (Con tonoironico e un sorriso amaro) Per una cosa, però, devo ringraziare lamalattia: di avermi evitato di finire nel letto di quello schifoso! Aveva ragione lei, padre, a mettermi in guardia.

Fra' Cristoforo (Sibilando, livido di rabbia e portandosi ancora lamano al petto): Non ho mai sentito tante stupidaggini in una voltasola! Smettila, Lucia. I sensi di colpa non hanno mai aiutato nessuno, specialmente chi di colpe ha solo quella della propria ingenuità. Per quanto riguarda Renzo, il vostro matrimonio non avrebbe funzionato perché tu non lo amavi e forse neanche lui, dal momento che ha trovato quasi subito una persona che vorrebbe farti conoscere, se solo tu accettassi d'incontrarlo...

Lucia (interrompendolo con un insospettabile impeto di gioia)Davvero? Che bella notizia! E io che non gli rispondevo perché pensavo mi cercasse solo per ricominciare. Certo che voglio vederlo, e presto anche!

Fra' Cristoforo: Lo vedrai, ma non ho ancora finito e ti pregodi non interrompermi più. Per quanto riguarda il lavoro chi ti dice che non sia stata una fortuna essere stata licenziata? Sei uscita da una situazione che avrebbe potuto trasformarsi in una trappola per te, perché il tuo ex datore di lavoro è un poco di buono e da un poco di buono non ci si può aspettare nulla di buono. Sei giovane, intelligente e preparata, sono certo che troverai un'occupazione adatta alle tue possibilità. E se, da ultimo, vogliamo parlare della presunta delusione che tu avresti data a tua madre e a me, sappi che chi ti ama vuole solo il tuo bene ed è felice se tu sei felice. Ma tu ora sei troppo presa da te stessa per accorgerti di tutto l'amore che ti circonda (dice queste parole fissando Nonamed) e per accettare di


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essere aiutata. Sì, in questo sì, mi hai deluso, perciò me ne vado, sperando di averti lasciato abbastanza argomenti su cui riflettere. (Si alza e, sempre con la mano sul petto, esce di scena).

(Rimasta sola con Nonamed, Lucia scoppia in un pianto disperato. Lui la lascia sfogare e poi la prende tra le braccia e le sussurra accarezzandole la fronte)

Nonamed (con tenerezza e dandole improvvisamente del tu):

Piangi, cara, piangi, ne hai bisogno.

Lucia (alzando il viso su di lui, senza sciogliersi dall'abbraccio):

Ma sono proprio come dice lui, egoista e cieca?

Nonamed (con pazienza):Vedi, di fronte alla malattia, lepersone reagiscono in modo diverso: c'è chi la minimizza per evitare di affrontarla e chi ne viene inghiottito e, dopo le prime battaglie, si arrende perché la sofferenza è così grande che la morte gli appare come una liberazione. Per lui la malattia è una camera buia con porte e finestre serrate e anche se gli altri, quelli del mondo di fuori, lo chiamano e bussano per entrare, lui non apre, perché non li sente, non li vuole vedere.

Lucia (attonita e sorpresa):E io sono così? Se sì, ti prego,tirami fuori, dammi una ragione per combattere ancora.

Nonamed: La ragione sono coloro che ti amano: tua madre,fra' Cristoforo, madre Gertrude e, da quanto ho sentito, anche Renzo; e poi...

Lucia (guardandolo con attenzione)E poi?

Nonamed: E poi ci sono anch'io, Lucia. Ti amo di un amorepiù forte di te e di me. E questo amore è cresciuto, alimentandosi dei nostri colloqui, dei nostri sguardi: la tua sofferenza è diventata la mia, ingigantita dalla mia impotenza a fare per te quello che avrei voluto. Mi sono reso conto dei limiti della medicina, sulla mia, sulla tua pelle. Questo amore è incontenibile e in questo momento sta esplodendo. Ti amo al punto di non voler forzare le tue scelte e di accettarle, quali che siano. Permettimi di starti vicino e di condividere con te ogni istante, ogni dolore e anche quella consolazione che potrebbe derivare dallo stare insieme. Il mio


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amore è così grande che, se anche tu non mi amassi, basterebbe per tutt'e due. (Finito di parlare si ritrae abbassando il capo. È Lucia adavvicinarsi e ad abbracciarlo con una nuova luce negli occhi e un sorriso pieno di speranza)

Lucia: Ancora una volta ha avuto ragione padre Cristoforo.Sono stata cieca e ostinata. Intorno a me ho voluto vedere solo il male, e non l'amore che mi circondava e che era anche dentro di me. L'ho ignorato, soffocato, per paura di soffrire come era già successo. (…) Ti amo anch'io; perché non lo so, forse perché ti sei preso cura di me e hai fatto di tutto per guarirmi; (lo accarezza) se non ci sei riuscito non è stata colpa tua. (Quindi risoluta) Combatterò, se tu sarai al mio fianco, non voglio deludere almeno te, perché mi fido di te.

(Si baciano)


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Atto III

Scena Prima

Commissariato di via Novara: sono passati sei mesi durante i quali la collaborazione di Renzo si è dimostrata indispensabile alle indagini del commissario; la loro intesa si è trasformata in un'amicizia che va oltre il rapporto di lavoro. Bettina è ancora al computer e chiama Ferrante.

Bettina: Agente Ferrante!

(Si presenta Ferrante con le mossette)

Ferrante: Sì, commissario.

Bettina: Sto per fare una telefonata molto riservata e nonvoglio essere disturbata per nessun motivo.

Ferrante (con aria ironica):Neanche dall'ingegnereTramaglino?

Bettina: Be', lui può entrare. Ha partecipato alle indagini, anzila sua collaborazione è stata indispensabile per il buon fine dell'operazione.

Ferrante: Va bene, lo farò passare(e agitando la manina)E poiè bello, così bello! (sospira ed esce)

Bettina (fa una chiamata col cellulare):Ciao, Attilio, li abbiamoarrestati tutti. (…) La corruzione dilaga ed è così, con le attività illecite, che Esquivel ha fatto i soldi. (In quel momento entra Renzosorridente, reggendo un mazzo di rose rosse e si mette silenziosamente alle sue spalle, ascoltando la telefonata)Ho incontrato RodrigoEsquivel, dovresti vederlo: è un uomo di un'eleganza innata, gentile, raffinato e, anche se non giovane, ha un fascino che farebbe perdere la testa a chiunque... (A quelle parole Renzo cambiaespressione, e urla)

Renzo: È un porco vestito con l'abito della festa e la festagliela faccio io! (Poi scaraventa a terra le rose ed esce sbattendo laporta. Bettina capisce l'equivoco, interrompe la conversazione).


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(E spalancando la porta del

Bettina: Attilio, ti richiamo dopo.

suo ufficio grida) Renzo, Renzo, lascia che ti spieghi... (e agli altri) Fermatelo, portatelo qui. (Raccoglie le rose e le annusa, socchiudendogli occhi deliziata, mentre Ferrante fa entrare Renzo furibondo)

Renzo (urlando): Ho sentito con le mie orecchie come ti stavisquagliando per quel puttaniere, (e cercando di imitarla) "che modi gentili, raffinati, che eleganza innata, come non perdere la testa per un uomo così?" Era di lui che parlavi (e al tentativo di lei diinterromperlo). Non negarlo, l'hai proprio nominato: RodrigoEsquivel, mi fa schifo solo sentir pronunciare il suo nome. Oh, se potessi averlo tra le mani! (e fa il gesto di strozzarlo)

Bettina (con semplicità):Lo puoi trovare a San Vittore1.

Renzo: (Colto di sorpresa, interrompe le sue esternazioni):Come,a san Vittore?!

Bettina (Divertita e scompigliandogli affettuosamente i capelli cheil giovane riassesta goffamente):Renzo, Renzo, mai ascoltare leconversazioni già incominciate: si rischia di stravolgerne il significato! È vero, quelle sono state le mie parole rivolte al collega della guardia di finanza per descrivere il soggetto come si presentava agli occhi degli altri, soprattutto delle sue vittime, come la tua Lucia. Ci sapeva fare, lui, e, proprio con i suoi modi raffinati e le false promesse, li faceva cascare tutti nella sua rete.

Renzo (fra identi):Bellimbusto, donnaiolo e criminale

Bettina (ignorando i commenti):Da un pezzo stavamo allecalcagna dell'organizzazione e, pur sospettando che il capo fosse lui, non riuscivamo a incastrarlo. Poi sei arrivato tu e, senza saperlo, hai dato il contributo decisivo alla risoluzione del caso. Sì, caro, non sai quanto sei stato prezioso nello svolgimento delle indagini. Ma adesso è finita: abbiamo arrestato i primi quindici e l'effetto domino è appena cominciato.

Renzo: Ma io ho fatto solo il mio lavoro, ho recuperato i datiche mi hai chiesto... magari violando qualche password...

1Penitenziario di Milano


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Bettina (lei gli chiude la bocca con la mano, poi mettendosi l'indicesulle labbra):Sssss! Questo non lo devi dire, fa parte del segretoistruttorio. (Poi, fingendo di ignorare l'espressione perplessa di lui) Ma io non mi riferisco solo alla tua professionalità informatica, ma alle indicazioni che inconsapevolmente ci hai fornito, parlando del lavoro che assegnava a Lucia. Non intendo il restauro del convento di Monza, che era l'unico progetto onesto, ma le altre opere che, sotto un'apparente rispettabilità, nascondevano i più sordidi imbrogli. Per fortuna la tua fidanzata è uscita prima di essere implicata nei suoi loschi traffici.

Renzo (puntualizza):La mia ex fidanzata.(Un po' imbarazzato)Sono andato ieri a trovarla e abbiamo chiarito le cose: le ho parlato di te e vuole conoscerti. Sai, le ho offerto la mia amicizia, e lei mi ha confidato che, dopo un momento di debolezza in cui voleva morire, ha ripreso a combattere contro il suo male perché ha incontrato l'Amore nel dottor Nonamed. Per lui e con lui ha trovato il coraggio di vivere.

Bettina: Dev'essere proprio in gamba questa ragazza. Voglioconoscerla per dirle di contare anche su di me.

Renzo (sollevato):Non sapevo come dirti che ci siamo rivisti.

Bettina (ridendo):Pensavi che fossi gelosa? No, non di lei,povera Lucia, con tutto quello che sta passando. Sono contenta che abbia trovato l'uomo giusto (poi, guardandolo fisso) E... per quanto riguarda noi, Renzo, tu sei un bravissimo ingegnere informatico, ma non sai fare i discorsi, perciò sarò io a prendere l'iniziativa. (Quindi risoluta) Tu sei importante per me e, siccome sto bene conte, vorrei che passassimo molto più tempo insieme. Circa i tuoi sentimenti... ecco, con questo (solleva il mazzo di rose verso di lui) e con la scenata di gelosia di poco fa mi hai dimostrato che anch'io non ti sono indifferente.

Renzo (abbracciandola con slancio):Certe donne hanno davverouna marcia in più. Grazie, Bettina, grazie di avermi capito senza bisogno che parlassi

(Si abbracciano)


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Scena seconda

Due mesi dopo. Salotto di casa Mondella. Lucia è seduta con un libro in mano e subito dopo entra Agnese e si mette a spolverare. Entra anche Gertrude tutta contenta.

Gertrude: Lucia, come stai?

Lucia (depone il libro e si avvicina alla monaca): Bene, grazie. Lamalattia segue il suo decorso, ma sono piena di speranza e, se anche sembra paradossale, posso dire di essere felice. Nonamed e io abbiamo deciso di sposarci, prestissimo, per non sprecare neanche un giorno, indipendentemente da quello che accadrà.

Gertrude (contenta):Questa è una notizia stupenda, ma anch'ione ho una altrettanto bella.

Lucia (attenta): Dica, Madre

Gertrude: Dal naufragio delle attività di Rodrigo Esquivel unprogetto solo si è salvato, pulito e geniale: il tuo. Per questo l'architetto Federico Borracina sopraintendente per i beni architettonici della Lombardia, ti offre di collaborare alla sua realizzazione, naturalmente appena te la sentirai di riprendere il lavoro. Mi sembra una buona proposta, che ne dici?

Lucia: Sono senza parole, questo va oltre le mie più roseesperanze. Dire che sono arcicontenta è poco. Da quando Nonamed

èentrato nella mia vita mi stanno capitando tante cose belle: l'amicizia di Renzo e della sua ragazza, il suo affetto, madre Gertrude, e adesso la stima di questi colleghi... (Si ferma pensierosa) Se non fosse per l'incertezza del trapianto...

Gertrude (la interrompe):Suvvia, Lucia, vedrai che Nonamedriuscirà a trovare un donatore.

Lucia: Oramai sono passati due mesi e lui ha cercato ovunque,senza reperirne uno compatibile. Ci vorrebbe un consanguineo, un parente, ma io sono figlia adottiva e nessuno sa chi siano i miei veri genitori.


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(Agnese allarga le braccia in segno di impotenza)

Gertrude (sospira dicendo):Non abbatterti, cara, sono convintache anche questo si risolverà.

Lucia: So che senza trapianto morirò, ma non sono triste eaccetto il mio destino. Ogni giorno che passa è un dono ricevuto e, anche se non si dovesse trovare un donatore, per me va bene lo stesso.

Entra Nonamed e continua il discorso: Ma lo si è trovato epossiamo guardare al futuro fiduciosi.

(Tutti si voltano verso di lui)

Nonamed       (rivolto     a      Lucia):       Cara,      ce       l'abbiamo:

compatibilissimo! Non potevamo sperare di meglio.

Lucia (con un grido di felicità):Davvero? Dimmi tutto, dovel'hai scovato, chi è il donatore?

Nonamed: È più vicino di quanto tu possa immaginare, ma miha chiesto di mantenere l'incognito fino al momento del trapianto.

(Cala il silenzio e tutti abbassano la testa. Parla Gertrude con tono solenne)

Gertrude: Dottor Nonamed, lei è molto riservato e ligio allaparola data, ma, visto che il trapianto si farà, l'autorizzo a rivelare il nome del donatore.

(Tutti guardano stupiti Gertrude mentre Nonamed, sorridendo, afferra una mano di Gertrude e una di Lucia e le unisce dicendo)

Nonamed: Lucia, ti presento tua madre.

Lucia (sbalordita, balbetta):Non capisco...(Gertrude la stringe asé, la bacia, si volta verso Agnese e abbraccia anche lei. Agnese e Lucia si guardano interdette e, a un cenno di Gertrude, si mettono a sedere)

Gertrude (un po' esitante comincia): Carissime Agnese e Lucia,mai turberei la vostra serenità se le circostanze non me lo imponessero. Ne va della vita di Lucia, la persona che più amo al mondo. (Lucia si scuote e la guarda stupefatta)

Ecco la mia storia (sospira e beve il the che Agnese le porge). Ho vissuto fino all’adolescenza a Pachino, sulla punta più meridionale della Sicilia. Mio padre era il sindaco del paese e, da uomo


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autoritario e intransigente, pretendeva l’ubbidienza e la disciplina da tutti. Per lui le apparenze e il buon nome della famiglia, che chiamava onore, venivano anche prima delle persone. Così quando scoprì che ero incinta di un compagno di liceo, mi allontanò dal paese, spedendomi a Monza da sua sorella Virginia, badessa delle benedettine. Qui fui accolta con amore e tenerezza dalle monache e partorii una figlia che, per volere del nonno, fu subito data in adozione a una coppia del luogo.

Agnese (interviene commossa):La considerammo una graziadella Madonna che ci fosse assegnata una neonata perché non avevamo un bambino nostro. La chiamammo Lucia perché era il sole che entrava nella nostra casa.

Gertrude (commossa a sua volta, le accarezza la mano eprosegue):Io non potevo oppormi, ero così giovane e oppressa dalsenso di colpa e poi non avevo mezzi per mantenere neppure me stessa. Tuttavia, prima che me la portassero via, le misi al collo una catenina sul cui ciondolo, a forma di foglia d’edera, erano incise le mie iniziali M L (Marianna de Leyva). Non tornai più in Sicilia e mio padre provvide al mio mantenimento in convento fino alla fine degli studi. Una volta diplomata, decisi di prendere i voti e rimanere presso la comunità che consideravo la mia unica famiglia. Da allora ho sempre vissuto con il rimpianto per la figlia abbandonata e la speranza di poterla incontrare, fino a quando, visto il ciondolo di Lucia, ho capito che le mie preghiere erano state esaudite. (Poi rivolta a Lucia) Oggi il test di compatibilità me ne dà la conferma e finalmente posso chiamarti figlia.

Nonamed (con convinzione):Può ben dirlo, madre Gertrude,perché se il trapianto andrà bene, come credo, lei darà a Lucia la vita per la seconda volta.

Lucia: Sono confusa e felice: avevo accanto mia madre e nonlo sapevo. (Poi in tono speranzoso) Chissà se arriverò a conoscere anche mio padre?


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Gertrude: Tuo padre si chiama Egidio Paternò e di lui hoperso le tracce da quando ho lasciato la Sicilia.

Lucia: Vuoi dire che non sa di avere una figlia?

Gertrude: Tuo nonno mi mandò via appena scoprì che eroincinta, proibendomi di parlarne con chicchessia. Mi disse che avrei dovuto scontare il mio errore senza coinvolgere nessun altro... e allora pensai che avesse ragione.

Lucia (risentita):Ma mio padre aveva il diritto di sapere emagari anche il dovere di provvedere.

Nonamed (interviene pacato):Lucia, col senno di poi sonobravi tutti a giudicare, ma bisogna trovarcisi in certe situazioni. Tu ragioni con la testa di una donna che vive in una società moderna e spregiudicata, ma proiettati indietro a trent'anni fa, in un remoto paesino della Sicilia, dove l'autorità del pater familias, per giunta sindaco, era legge inderogabile!

Gertrude: Lucia anch'io ho avuto gli stessi tuoi scrupoli, mache cosa potevo dirgli se neppure sapevo dove fossi tu? L’ho cercato, quando ho capito che avresti potuto avere bisogno anche di lui, qualora le mie cellule non fossero state compatibili.

(Tutti guardano Gertrude con profondo stupore)

Lucia: L'hai cercato?

Gertrude: Sì, e, con l'aiuto del cielo, l'ho trovato. Vive ancoraa Pachino, fa l'avvocato, è sposato, con tre figli. Quando ha saputo di te e delle tue condizioni, dopo una certa esitazione e dopo aver parlato con sua moglie, si è dichiarato disponibile alla donazione, esprimendo anche il desiderio di conoscerti.

Lucia (con entusiasmo):Così in un solo giorno ho trovato i mieigenitori.

Nonamed: Ok, va bene tutto, ma per prima cosa bisogna fare iltrapianto e, subito dopo, il matrimonio. Non c'è tempo da perdere.

(Gertude e Agnese escono a braccetto, Lucia e Nonamed si abbracciano poi escono)


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Scena terza

Si vede Agnese che spazza per terra. Entra Gertrude

Agnese: Sei puntualissima, cara: gli sposi stanno arrivando,accompagnati da Renzo e da Bettina che sono andati a prenderli all'aeroporto di Linate.

Gertrude: Ho sentito Lucia prima dell'imbarco e mi ha chiestodi trovarmi qui circa a quest'ora.

Agnese: Io ho avvertito fra' Cristoforo che dovrebbe arrivare amomenti. Non vedo l'ora di sapere del viaggio di nozze e i particolari della visita a suo padre in Sicilia.

Gertrude: Anch'io. Quando ho sentito Egidio mi ha detto cheerano contenti tutti: gli sposi di essere là e loro di ospitarli per qualche giorno, dopo la luna di miele, ma muoio dalla voglia di conoscere i dettagli.

(Suona il campanello e Agnese introduce fra' Cristoforo e fra' Galdino)

Agnese: Accomodatevi,(li fa sedere)preparo subito il caffè.

Fra' Cristoforo (fermandola con un gesto della mano): Grazie,

Agnese, ma io prendo solo un bicchier d'acqua, per favore. Agnese: Come desidera, ma non sta bene?

Fra' Cristoforo: No, non preoccuparti,(colpo di tosse e ancorala mano sul petto con una smorfia) solo non devo abusare del caffè.

(Agnese si reca in cucina lasciando gli altri a chiacchierare) Gertrude (rivolta a fra' Cristoforo):Lucia è rifiorita dopo il

trapianto.

Fra' Cristoforo: Sì, in poco meno di un anno è tornata quelladi prima e non l'ho mai vista così felice.

Gertrude: Grazie, padre, di aver celebrato le loro nozze.

Fra' Cristoforo: Mi sarei offeso se non me lo avesserochiesto.

(Entra Agnese con le bevande che distribuisce a ciascuno)

Agnese (sospirando deliziata):È stata una cerimonia bellissima.


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Gertrude (ridendo):Il bouquet della sposa è volato nelle manidi Bettina; (rivolgendosi a fra' Cristoforo) e questo significa che lei, padre, dovrà celebrare presto un altro matrimonio.

Fra' Cristoforo: Lo farò con gioia,(poi guardando Agnese)etu, che credevi di cavartela con un solo matrimonio, dovrai organizzarne un altro.

Agnese (ridendo):E sì, perché Renzo è come il mio figliolo,l'ho visto crescere in questa casa... e Bettina è proprio una brava ragazza.

(Entrano Renzo e Bettina seguiti dagli sposi. Esclamazioni di gioia, abbracci e baci).

Nonamed (a fra' Cristoforo):Padre, la vedo un po' pallido,tirato.

Fra' Cristoforo: Sono solo un po' emozionato. Ma che benvengano alla mia età emozioni come questa!

Lucia (raggiante, abbracciando Agnese e Gertrude):Ecco le miedue mamme, come sono fortunata!

Agnese: Che cos'ha detto tuo padre?

Lucia: Sono meravigliosi. Mi hanno accolta tutti con calore:lui, i miei fratelli e anche la moglie. Dobbiamo tenerci in contatto adesso che ci siamo conosciuti.

Agnese: Allora bisogna brindare.(E porta lo spumante)

Fra' Cristoforo (sollevando la bottiglia): Questa non va bene,ne ho portato io una speciale, ma è rimasta in macchina.

Fra' Galdino: Vado a prenderla.

Fra' Cristoforo (perentorio, ma alzandosi a fatica): No, un po' dimoto non può che farmi bene (esce di scena seguito poco dopo da fra'Galdino e, mentre Agnese, aiutata da Lucia e Gertrude, mette in tavola i bicchieri, Nonamed si rivolge alla coppia Renzo e Bettina)

Nonamed: Quando mangeremo i vostri confetti?

Bettina: Fra due mesi. Vi arriveranno presto lepartecipazioni...


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(in quel momento si ode il grido strozzato fuori campo di fra' Galdino)

Fra' Galdino: Nonamed, Nonamed, corri, subito!

Lucia (allarmata):Che succede? Oh, cielo, fra' Cristoforo!?(Staper precipitarsi fuori, ma è trattenuta dal marito)

Nonamed (rivolto alle donne): Vi prego restate qui.(Poi a Renzo)Vieni tu.

(Escono mentre sul palco cala il silenzio. Lucia si siede con la testa fra le mani, Bettina le si mette accanto con il braccio sulle sue spalle e Agnese e Gertrude si abbracciano. Dopo qualche istante entra Nonamed con la faccia distrutta seguito da Renzo che singhiozza coprendosi il volto)

Nonamed: L'abbiamo trovato riverso sul sedile.

Agnese (angosciata):È...?(Nonamed annuisce)Oh, NO!

Nonamed (scuotendo il capo):Abbiamo tentato di rianimarlo,ma era già morto. (… Si soffia il naso commosso.)

(Agnese e Gertrude scoppiano in pianto ed escono, Bettina e Renzo le seguono. Sul palco restano Lucia e il marito.)

Lucia (impietrita, senza piangere mormora):Se ne è andato comevoleva, in punta di piedi, senza disturbare nessuno... Andiamo da lui.

(Escono e cala il sipario sul palcoscenico vuoto)


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Stampato nel mese di marzo 2015

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