I sette a Tebe

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Titolo: I sette a Tebe

Titolo: I sette a Tebe

Autore: Eschilo

Lingua originaria: Greco

Traduttore: Ettore Romagnoli

Casa Editrice: Nicola Zanichelli Editore - Bologna

Luogo di pubblicazione: Bologna

Data di pubblicazione: 1927

Codice ISBN: Non esistente

Collana: I POETI GRECI TRADOTTI DA ETTORE ROMAGNOLI

VERSIONE ELETTRONICA - PER I NON VEDENTI - CURATA DA AMEDEO MARCHINI

I SETTE A TEBE

di Šschilo

traduzione di Ettore Romagnoli

PERSONAGGI:

EtŠocle

ARALDO

CORO di Fanciulle Tebane

Ant�gone

IsmŠne

MESSAGGERO

ESPLORATORE

Popolo

La scena rappresenta una piazza sopra la rocca di Tebe.

In fondo il palazzo del re, sul davanti l'altare comune dei Numi

che proteggono la citt…: Giove, Giunone, Posid¢ne, P…llade,

Apollo, ArtŠmide, Marte, Afrodite. Al principio dell'azione si

vede il popolo affollato dinanzi alla reggia e implorante il re.

Questi esce, ed arringa.

PROLOGO

EtŠocle:

   Cittadini cadmŠi, chi su la poppa

   de la citt… volge la barra, e regge

   lo stato, senza mai sopire il ciglio,

   parole acconce deve dir: ch‚ quando

   ridon gli eventi ella Š mercŠ dei Numi;

   ma se poi, deh!, non sia, male ne incolga,

   per la citt… solo sarebbe EtŠocle

   con preludŒ d'obbrobrio altosonanti

   e con querele decantato - Giove

   che detto Š salutar, salute arrechi

   alla citt… di Cadmo. - Or tutti voi,

   e quei che al fiore dell'et… non giunge,

   e quei che lo mir• vizzo negli anni,

   riscotendo nei membri ogni vigore,

   volgendo alla pi£ acconcia opra la cura,

   date soccorso a Tebe, ed agli altari

   dei patrŒ Numi, che non mai d'onore

   sien privi, e ai figli, e a questa terra madre,

   carissima nutrice. Essa, reggendo

   dell'educarvi il peso tutto, pargoli

   repenti ancora, sul benigno suolo

   v'accolse e vi nutr¡, ch‚ cittadini

   fidi e fidi guerrieri, a tai frangenti

   un giorno foste. E insino ad oggi, il Nume

   a favor nostro s'inchin•: la guerra,

   mercŠ dei Numi, insino a qui, propizia

   volse, gran parte, a noi stretti d'assedio.

   Ed ora il vate educator d'augelli,

   che, senza fiamma, con l'orecchio, intende

   i fatidici alati, e col pensiero,

   e con la non mendace arte: costui,

   signor di tali vaticinŒ, annunzia

   che notturno concilio gli Achei tennero,

   e un grande assalto alla citt… si trama.

   Delle torri alle porte ed agli spalti

   dunque tutti affrettatevi, lanciatevi

   chiusi nell'arme, empiete i propugnacoli,

   piantate il pie' sui palchi de le torri,

   a cuor sicuro delle porte i valichi

   sbarrate: troppo una straniera turba

   non vi sgomenti: un Dio dar… buon esito.

   Esploratori io gi… mandai, che spiino

   l'oste nemica: e spero bene ch'essi

   non indugin per via. Poscia che uditi

   li avr•, veruna insidia potr… cogliermi.

(Il popolo si allontana. Dalla via che conduce fuor della rocca,

entra un messaggero)

MESSAGGERO:

   O dei CadmŠi signore ottimo, EtŠocle,

   dal campo io giungo, e a te reco sicure

   notizie di laggi£: ch‚ vidi io stesso.

   Sette guerrieri, impetuosi duci,

   sgozzato un toro dentro un negro ferreo

   scudo, e le man tuffando entro nel sangue,

   per la Strage, per Marte, pel sanguineo

   Terror, la rocca dei CadmŠi giurarono

   che diroccata avrebbero, spogliata

   la citt… con la forza; o che, trafitti,

   questa terra di sangue intriderebbero.

   E ciascuno appendea, versando lagrime,

   d'Adrasto al cocchio, per i suoi parenti,

   per la magione sua, pegni d'affetto.

   N‚ lagno uscia dai labbri. Pensier' ferrei

   spiravan l'alme, di valore ardevano,

   come leoni che negli occhi han guerra.

   N‚ tempo andr… che avrai di ci• contezza:

   io li lasciai che gittavan le sorti,

   a quale porta la sua schiera ognuno

   dovesse addurre. E tu, subito eleggi

   i migliori di Tebe, e delle porte

   ponili ai varchi: ch‚ le schiere Argive,

   chiuse ne l'armi, avanzan gi…, di polvere

   si sollevano nembi; e di sue gocciole

   candida spuma la pianura spruzza

   dal pulmon dei cavalli. Or, come saggio

   nocchiero, tu provvedi ad ogni falla,

   pria che di Marte la procella infurŒ:

   ch‚ mugghia il flutto del terrestre esercito.

   Quanto puoi prima, a ci• ripara. Ed io

   con diurna pupilla a te del resto

   sar• fida vedetta. E tu, sapendo

   ci• ch'oprano i nemici, illeso andrai.

(Il messaggero esce)

EtŠocle:

   O Giove, o Terra, o Numi della patria,

   o del mio padre imprecatrici Erinni

   possenti, deh! questa citt… ch'effonde

   loquela ellŠna, dalle sue radici

   non divellete, e i focolari aviti,

   preda agl'infesti, all'ultima rovina.

   Non sopponete a servil giogo questa

   libera terra e la citt… di Cadmo:

   siate sua forza: a comun bene io parlo:

   ch‚ prospera citt… venera i DŠmoni.

(EtŠocle esce)

CANTO D'INGRESSO

(Irrompe nell'orchestra una schiera di fanciulle tebane, che simula

con la danza una fuga disordinata e angosciata. Probabilmente

questo primo brano era diviso fra pi£ corifei)

CORO:

   Piango alti lagni d'orrore di doglia.

   Gi… gi… dal campo si sfrena l'esercito:

   rotola avanti l'esercito fitto

   dei cavalieri: l'eterea polvere

   si leva a dirmelo, muto palese

   veridico araldo.

   Orrido grido, fra rombe di zoccoli,

   dalla pianura mi sgomina e preme,

   come torrente che scrosci dal monte.

   Contro la rocca si lancia, gi… leva,

   chiuso nell'armi, l'esercito avverso,

   gli scudi bianchi, con orride grida.

   Chi mai dei Numi, chi mai delle Dive

   soccorso dar…?

   A quali altari di DŠmoni innanzi

   debbo io cadere? Beati Signori,

   Š questo il punto che stretta io mi tenga

   ai vostri simulacri.

   Nei troppi lagni che indugiasi? Udite

   o non udite fragore di scudi?

   Quando offrir•, se non ora,

   pepli corone e preghiere?

   Odi lo strepito? Tale frastuono

   sola una lancia non leva. Che fai?

   Marte Signore, l'antica tua terra

   cos¡ tradirai?

   Deh! queste mura, a te un giorno s¡ care,

   Nume elmo d'oro, proteggi proteggi!

(Tutte le fanciulle si aggruppano intorno all'ara)

PRIMO CANTO INTORNO ALL'ARA

(Continuano le evoluzioni danzate, ma con carattere pi£ calmo)

CORO:                                  Strofe prima

   Dei della patria, qui tutti volgetevi,

   e questa schiera mirate di vergini,

   che del servaggio da voi schermo implorano.

   Un flutto d'uomini, d'elmi che ondeggiano

   di Marte ai soffŒ, precipita e mugghia.

   Deh!, Giove signore, che l'esito

   concedi, fa' tu che nei vincoli

   non piombi d'infesto dominio!

   Gli uomini argivi s'aggirano ai valli

   di Tebe attorno. Dall'armi sanguin‰e

   spira terror: dalle fauci a' cavalli

   i freni strage stridono.

   E sette duci, nell'armi cospicui,

   disposti come li elesse la sorte,

   crollan le lancie di Tebe alle porte.

                                       Antistrofe prima

   Figlia di Giove, tu volgi, deh, P…llade,

   Tebe a salvare, tua possa belligera.

   Equestre sire del mare, Pos¡done,

   col suo tridente di squali sterminio,

   da questo orrore tu affrancaci affrancaci!

   Tu Marte - oh noi miseri, oh miseri! -

   da cui questa rocca si nomina,

   tu veglia su noi, tu soccorrici.

   Tu, che a noi sei genitrice remota,

   stornali, o Diva di Cipro: ch‚ origine

   da te traggiamo; e con prece devota

   presso il tuo Nume or vedici.

   E lupo adesso, re Licio, a lor m¢strati,

   dei miei lamenti sii vindice. Affretta,

   figlia di Lato, su lor la saetta.

                                       Strofe seconda

   Ahi, ahi, ahi, ahi!

   D'intorno ai muri fragore di cocchi

   odo, Era venerabile!

   Degli assi onusti odi stridere i mozzi,

   dilettissima Artemide!

   Infuria l'etra squassato dai cuspidi!

   Qual doglia incombe su la mia citt…?

   A quale esito il Dio la condurr…?

   Ahi, ahi, ahi, ahi!

Antistrofe seconda

   Ahi, ahi, ahi, ahi!

   Verberan sassi gli spalti alla cima,

   o Apollo dilettissimo!

   Di bronzei scudi alle porte Š lo squillo!

   Onca, di Giove figlia

   beata, a cui concesso Š nella mischia

   de la guerra guidar la sacra sorte,

tu salva Tebe dalle sette porte!

   Ahi, ahi, ahi, ahi!

                                       Strofe terza

   AhimŠ, potentissimi Superi,

   o Divi, o Giove, custodi ben vigili

   di queste mura, deh, preda non giaccia

   la citt… nostra cui guerra flagella

   di questa turba ch'estrania favella.

   Udite, Š giusto, la prece che levano

   queste fanciulle, alte al cielo le braccia.

                                       Antistrofe terza

   AhimŠ, dilettissimi DŠmoni,

   voi che la rocca cingete, a difenderla,

   mostrate adesso che Tebe v'Š cara.

   Voi proteggete l'altare ed il tempio,

   lunge da loro tenete lo scempio.

   E vi sovvenga che a voi tante vittime

   ne l'orge sacre spruzzarono l'ara.

PRIMO EPISODIO

(Mentre pi£ alti si levano i lagni, irrompe sulla scena EtŠocle)

EtŠocle:

   Insopportabil razza, a voi medesime

   lo chiedo, utile Š questo, Š salutare

   per la citt…, potr… coraggio infondere

   in chi combatte su le mura, urlare,

   piagnucolar, prostrate ai simulacri

   dei Numi della Patria? - Odio dei saggi!

   Mai nei malanni, mai nella fortuna

   non m'abbia in casa la donnesca razza!

   Impera, ella Š protervia intollerabile:

   teme, pi£ grave Š il mal per la sua casa,

   per la sua patria. - Ed or, tra i cittadini,

   con lo scompiglio delle vostre fughe,

   vociferate esanime vilt….

   Cos¡ vantaggio immenso hanno i nemici;

   e noi dai nostri fra le nostre mura

   siam cos¡ posti a sacco. Ecco il bel frutto

   del conviver con donne. Ora, se alcuno

   non ode il mio comando, o uomo o donna

   o chiunque egli sia, pena di morte

   sar… votata contro lui, dal popolo

   lapidato sar…; n‚ questa sorte

   potr… sfuggire. Gli uomini al governo:

   donna non dia consiglio! E tu rimani

   in casa, e non far danno. Avete udito

   o non avete udito? O parlo a sorde?

CORO:                                  Strofe prima

   Figlio d'Ed¡po, m'invase terrore,

   rombare udendo il frastuono dei cocchi

   che turbinarono, i mozzi stridettero.

   E dalle fauci suonƒr secchi i ferrei

   timoni equini, temprati alla fiamma.

EtŠocle:

   E che? Forse il nocchier, fuggendo a poppa,

   e lasciando la prua, trover… scampo,

   quando i marosi fiaccano la nave?

CORO:                                  Antistrofe prima

   Ai simulacri vetusti dei DŠmoni

   corsi a rifugio, fidente nei Superi,

   quando alle porte fu strepito e turbine

   di nevicante procella funerea.

   Esterrefatta mi volsi ai Celesti,

   che sovra noi la difesa protendano.

EtŠocle:

   Che dai nemici le torri schermiscano?

CORO:

   Non forse ai Numi spetta ci•?

EtŠocle:

   Mi dicono

   che le vinte citt… lasciano i DŠmoni.

CORO:

   Mai questo eccelso di Numi concilio,

   sin ch'io respiri, non fugga! Calpesta

   Tebe non sia dai nemici: il suo popolo,

   non sia soppresso dal fuoco omicida!

EtŠocle:

   Per invocar gli Dei, non appigliarti

   a mal consiglio. Obbed‹enza Š madre

   di salvezza: lo afferma antico detto.

CORO:

   S¡, ma pi£ grande Š il potere dei Numi:

   spesso chi giace nel mal senza scampo,

   quando gi… nubi sul capo gli pendono,

   da disperata sciagura redimono.

EtŠocle:

   Pria della pugna, sacrifici e vittime

   offrire ai Numi, c¢mpito Š degli uomini:

   il tuo, tacere e rimanere in casa.

CORO:

   Dei Numi Š grazia, se Tebe non d•masi,

   se l'urto ostile le torri schermiscono:

   di quale biasmo pu• l'odio colpirmi?

EtŠocle:

   Io non ti vieto che tu onori i DŠmoni:

   ma calma sii: non render pusillanimi

   i cittadini, troppo non sii pavida!

CORO:

   Udendo a un tratto il frastuono confuso,

   nel tremebondo spavento, son corsa

   a questa rocca, onorato rifugio.

EtŠocle:

   Or, se udrete annunciar morti e ferite,

   non prorompete in ululi. Ch‚ Marte

   di ci•, di stragi d'uomini, si pasce.

CORO:

   Nitriti di cavalli alti odo fremere.

EtŠocle:

   Non prestar troppo orecchio, anche se li odi.

CORO:

   Siamo strette! Dal suol geme la rocca!

EtŠocle:

   A provvedere a ci• non basto io forse?

CORO:

   Tremo! Il fracasso alle porte si gonfia!

EtŠocle:

   Vorrai tacer, che la citt… non t'oda?

CORO:

   Santo Concilio, non tradir le mura!

EtŠocle:

   Vuoi soffrire e tacere, in tua malora?

CORO:

   PatrŒ Numi, deh!, schiava io mai non cada!

EtŠocle:

   Tu me fai schiavo, e tutta la citt…!

CORO:

   Giove, contro i nemici il dardo volgi!

EtŠocle:

   Giove, che dono, il sesso delle femmine!

CORO:

   Gramo Š pur l'uomo, se la patria perde!

(Con rinnovato impeto si prostrano innanzi alle immagini)

EtŠocle:

   Stringi ancora le imagini? Ancora ululi?

CORO:

   Terror, contro il voler, tragge mia lingua.

EtŠocle:

   Lieve una grazia, io te lo chiedo, porgimi.

CORO:

   S£bito parla, e s£bito io la sappia.

EtŠocle:

   Taci! Non sbigottir gli amici, o misera!

CORO:

   Taccio. Con gli altri il fato soffrir•.

EtŠocle:

   Pi£ che ogni altro tuo detto io questo ho caro.

   E adesso, poi, dai simulacri sp¡ccati,

   e implora i Numi che agli amici arrida

   la miglior sorte. E, uditi i voti miei,

   leva il peana, l'ululo propizio,

   il grido sacro d'Ellade, compagno

   dei sacrifizŒ, che il terrore infesto

   sperda, e coraggio negli amici infonda.

   Ed io, frattanto, della patria ai Numi,

   a quei che il piano e che la rocca e l'…gora

   guardan custodi, e ai rivoli di Dirce,

   n‚ pur taccio l'Ismeno, io qui prometto

   che, se fortuna a noi sorrida, e salva

   sia la citt…, molto sangue d'agnelli

   tinger… l'are, e sgozzeremo tauri,

   alzeremo trofei, d'infeste spoglie

   prese in battaglia, intrecceremo serti

   ai templi sacri. Tali preci ai Numi

   rivolgi, e cari non ti siano gli ululi

   n‚ le vane selvatiche querele:

   al destino fuggir, tanto, non puoi.

   Or vado, e scelgo sei guerrieri - e settimo

   pongo me stesso, che alle sette porte

   contro i nemici di gran lena voghino,

   pria che affannati messaggeri giungano,

   e veloci sussurri si diffondano

   nella distretta, a conturbarci l'animo.

(EtŠocle parte. Le fanciulle si aggruppano di nuovo

intorno all'ara)

SECONDO CANTO INTORNO ALL'ARA

CORO:                                  Strofe prima

   Taccio; ma, sbigottito, requie non trova il cuore

   nel sonno. Le finitime

   angosce in esso accendono il terrore

   dell'incombente esercito:

   cos¡ pei nid‹acei

   teme i serpi, funerei

   compagni al loro talamo,

   la trepida colomba.

   Questi alle torri incalzano:

   sono turba, son popolo!

   Di noi che mai sar…?

   Quest'aspra furia scagliano

   di sassi, che su i miseri

   gi£ da ogni parte piomba.

   Di Giove o figli, o Superi,

   salvi mandate il popolo

   di Cadmo, e la citt…!

                                       Antistrofe prima

   Dove mai troverete pi£ devota una terra,

   se adesso in questo fertile

   campo lasciate infur‹ar la guerra,

   e su le scaturigini

   di Dirce, la purissima

   fra quante acque Pos¡done

   che il suol crolla, e di TŠtide

   effondono i figliuoli.

   O Numi della Patria,

   or voi, questo sterminio

   su chi stringe le mura

   torcete, s¡ che gittino

   l'armi, e la vostra gloria

   alta per Tebe voli.

   A udir le patrie suppliche,

   restar su l'are piacciavi,

   nella patria sicura.

                                       Strofe seconda

   Tristo sarebbe, questa vetusta citt…, precipite

   preda alle c£spidi,

   piombar nell'Ade, conversa in cenere,

   distrutta schiava fra indegni vincoli,

   come gli Dei

   vollero, e oprarono gli uomini Achei.

   E trascinate le donne vedove,

   ahimŠ, le vecchie presso alle giovani,

   come cavalle, per la cesarie,

   fatte a brandelli le vesti. Ed ulula

   la citt… vuota, mentre esse vanno

   fra le commiste grida, a rovina.

   Io tutta tremo gi… per il grave futuro danno.

                                       Antistrofe seconda

   Ahi, quale pianto, pria delle nozze, le intatte vergini

   vederle muovere, per la cesarie

   tratte, a le case che ancora tenere

   le coglieranno! Per certo assevero

   che miglior sorte

   di questa s'ebbe chi trov• morte.

   AhimŠ, ch‚ orribili sciagure, orribili,

   sopra una vinta citt… s'aggravano.

   Questi trafigge, prigioni str…scica

   quegli, ed un altro le fiamme suscita.

   Sozza Š di fumo la citt… tutta:

   ch‚, fur‹ando, Marte ivi soffia,

   sterminatore, ch'entro nei cuori la piet… brutta.

                                       Strofe terza

   Tutto Š fragor: di torri su la rocca

   alta una rete stendesi.

   Sotto i colpi dell'un l'altro trabocca:

   i cruenti belati

   alle mammelle suonano

   dei pargoli mo' nati:

   Š della fuga il bottino fratello:

   carchi di preda, urtano questo in quello:

   quei che privo ancor n'Š, l'un l'altro chiama

   partecipe al saccheggio:

   ch‚ minor parte o ugual, nessuno brama.

   Qual presagio da ci• formare io deggio?

                                       Antistrofe terza

   Sparse le grasce d'ogni sorta al suolo

   vedi, e ne provi angoscia:

   sul viso alle custodi Š amaro duolo.

   Senza cŠrnita i frutti

   della terra disperdonsi

   confusi in vani flutti.

   E le novelle schiave a nuovi affanni

   esposte vedi. A chi ridono gli anni,

   dell'inimico il talamo le attende,

   a cui rise la sorte

   di guerra: e speme alle miserie orrende

   altra non han che il talamo di morte.

SECONDO EPISODIO

CORIFEA A:

   L'esplorator, mi sembra, a noi dal campo

   qualche novella, o amiche, reca: in fretta

   spinge i mozzi dei pie', che s¡ lo muovono.

CORIFEA B:

   Ed in tempo opportuno ecco il signore

   figlio d'Ed¡po, a udir ci• ch'ei dir…:

   e scompone la fretta anche il suo piede.

(Entrano EtŠocle e l'esploratore)

ESPLORATORE:

   Dei nemici dir•, ch‚ ben lo vidi,

   quale porta ciascuno ebbe da sorte.

   TidŠo dinanzi alla porta di Preto

   freme di gi…; ma non consente il vate

   che le fluenti dell'Ismeno varchi:

   ch‚ non secondi i sacrifici furono.

   Fur‹oso TidŠo la lotta agogna,

   e leva grida - sibili di drago

   a mezzo il giorno -, e l'indovino saggio

   figliuolo d'O‹clŠo, batte d'ingiurie,

   ch'egli piaggia la morte e la battaglia,

   per difetto di cuore. Cos¡ grida:

   e tre pennacchi che il cimiero chiomano

   e gittano ombra, scuote; e tintinnaboli

   di bronzo clangore orrido risuonano

   sotto lo scudo; e su lo scudo, questa

   superba insegna effig‹ata: un cielo

   ardente d'astri; e, fulgida, la luna

   piena, chiara, degli astri il pi£ solenne,

   della notte pupilla, in mezzo splende.

   Irrequ‹eto nell'armi superbe,

   presso la riva del fiume urla, anelo

   di pugne, come destr‹er che furia

   sbuffa contro le redini, e sobbalza,

   mentre lo squillo della tromba aspetta.

   A questo chi opporrai? Tolte le sbarre,

   chi garante sar… di questa porta?

EtŠocle:

   Mai tremar non mi fanno arnesi adorni,

   n‚ fan piaga le insegne; e senza lancia

   morder non ponno e ciuffi e tintinnaboli.

   E quella notte scintillante d'astri,

   che, come dici, Š su lo scudo, presto

   presagio diverr…, tale stoltezza.

   Che s'egli muore, sopra gli occhi a lui

   piombando, diverr… la notte simbolo

   giusto e verace, all'uom che insegne ostenta

   s¡ tracotanti; ed ei, contro se stesso,

   vaticinato questa ingiuria avr….

   A TidŠo contro, a custodir le porte,

   io costui pongo: l'onorato figlio

   d'·stato. Ô generoso: il trono venera

   di Verecondia, e aborre le parole

   millantatrici. A turpi opere tardo,

   non vuole esser codardo; e la sua stirpe

   vien dagli eroi che Cadmo semin•,

   che Marte risparmi•. Ben, parmi, indigeno

   Š Melanippo. Al trar dei dadi, Marte

   giudicher…. Ma Dice consanguinea

   sospinge lui, che dalla madre terra

   lontana tenga l'inimica lancia.

CORO:                                  Strofe prima

   Deh!, buona sorte concedano i Numi

   al mio campione, poich‚ con Giustizia

   sorge a difesa di Tebe! Io pur temo

   vedere morti sanguinee di prodi

   sorti a difesa dei loro diletti!

ESPLORATORE:

   Buona ventura ad esso i Numi diano.

   CapanŠo sta contro le porte Elettre,

   gigante, questi, assai maggior del primo.

   Il vanto Š pi£ che d'uomo. A queste torri

   minaccia orrori... Oh sorte, deh!, non compierli!

   Voglia il Nume, o non voglia, abbatter…

   la citt…, dice: n‚ se piombi al suolo

   la stessa ira di Giove a lui dinanzi,

   potr… tenerlo; e i folgori ed il gitto

   della saetta paragona all'alido

   merid‹ano. Ha per insegna un uomo

   nudo che porta fuoco: a guisa d'arme

   tra le sue mani arde una face: e a lettere

   d'oro favella: Tebe incendier•.

   Manda contro quest'uomo... - Oh!, chi potr…

   stargli di fronte? Chi senza tremare

   quest'eroe tracotante aspetter…?

EtŠocle:

   Con ci• vantaggio addoppiasi a vantaggio:

   ch‚ dei pensieri temerarŒ, agli uomini

   Š la lingua verace accusatrice.

   Minaccia CapanŠo, s'appresta all'opera

   offendendo i Celesti, e follemente

   sfrena la lingua, e al cielo, esso mortale,

   scaglia sonanti burrascosi detti.

   Bene io confido che col fuoco il folgore

   sopra lui piomber…, non punto simile

   ai calori del sol merid‹ano.

   Un uom si pianta contro lui, che tardo

   Š di parole assai, ma il cuore sfolgora:

   Polifonte gagliardo, a noi presidio,

   a noi tutela: ch‚ l'assiste ArtŠmide,

   benevolmente, e gli altri Numi tutti.

   Di' chi preposto all'altre porte fu.

CORO:                                  Antistrofe prima

   PŠra chi scaglia le orrende minacce

   su Tebe, il dardo lo colga del folgore,

   pria ch'egli possa piombar sul mio letto,

   e nelle ascose virginee camere

   balzando armato, mi tragga via schiava.

ESPLORATORE:

   Dir• chi, dopo questo, ebbe dinanzi

   alle porte il suo posto. EtŠocle terzo

   balz• fuor dal riverso elmo di bronzo,

   che alle porte NistŠe le schiere adduca.

   Cavalle agita in giro, che s'impennano

   sotto i frontali, di piombar bramose

   contro i valli; e con barbara melode

   le musoliere sibilano, piene

   del soffio delle nari, e del fragore.

   N‚ lo scudo d'insegna umil si fregia.

   Sale un oplita i gradi della scala,

   contro la torre dei nemici, e abbatterla

   vuole, ed anch'egli grida, con intrichi

   di lettere, che gi£ da quella torre

   neppure Marte rovesciarlo pu•.

   Anche contro costui manda chi libera

   dal servil giogo renda la citt….

EtŠocle:

   Inviar con qualche arra di fortuna

   potrei costui... S¡, vada, ch‚ suo vanto

   Š il forte braccio, MegarŠo, figliuolo

   di Creonte, che seme Š degli Sparti.

   Non egli il suon dei rabidi nitriti

   paventer…, n‚ lascer… la porta:

   o pagher…, morendo, il suo tributo

   alla nutrice terra: o i due guerrieri

   vinti, e la rocca su lo scudo impressa,

   la casa di suo padre adorneranno

   di spoglie. Or non tacere: un altro esaltane.

CORO:                                  Strofe seconda

   O difensore dei nostri penati,

   a noi sorrida benevola sorte,

   trista ai nemici, che vanti superbi

   scaglian su Tebe, con mente delira.

   Giove adirato li miri, e ci vendichi.

ESPLORATORE:

   Con urli il quarto alle vicine porte

   d'Atene •ncade sta: d'Ippomedonte

   l'immane mole e la figura. Un brivido,

   non lo posso negar, m'invase, quando

   il cerchio dello scudo, aia gigante,

   lo vidi rotear. N‚ vile artefice

   fu chi l'insegna dello scudo pinse.

   Tifone dalla bocca, alito fiammeo,

   scaglia negra fuliggine, sorella

   volubile del fuoco; e intorno intorno,

   della concava spera orlato Š il cuoio

   con viluppi di serpi. Alto ei levava

   l'urlo di guerra: si lanciava, pieno

   di Marte, come fur‹osa T‹ade,

   alla pugna: terror gli occhi spiravano.

   Ben dalle prove di quest'uomo gu…rdati:

   ch‚ terrore alle porte alto gi… grida.

EtŠocle:

   ãncade Palla, che alle porte presso

   siede, la tracotanza aborrir…

   di quest'uomo, lontano lo terr…,

   come dragone orribile, dal nido.

   Il nobil figlio d'Ônopo, l'eroe

   Iperbio, contro questo eroe fu scelto;

   e nella stretta di fortuna, vuole

   sperimentar la sorte. Ineccepibile

   nell'aspetto, nell'animo, nell'armi.

   Li pose a fronte Ermete a buon diritto,

   tale nemico contro tal nemico:

   e nemici saranno anche i due Numi

   sovra gli scudi. Ha quei Tifon, che avventa

   fiamme: d'Iperbio su lo scudo, saldo

   sta Giove, e gli arde tra le mani il folgore;

   n‚ vide alcuno mai vinto ancor Giove.

   Questo Nume e quel Nume hanno essi amici.

   Noi dalla parte di chi vince, quelli

   di chi soccombe rimarran, se pure

   Giove Tifone supera. E se debito

   Š che di questi guerr‹eri c•nsona

   sia la sorte alle insegne, a Iperbio, Giove

   ch'Š nel suo scudo, salvezza dar….

CORO:                                  Antistrofe seconda

   Questi, che sovra lo scudo il terrigeno

   DŠmone infesto, rivale di Giove,

   ha impresso, insegna nemica ai mortali

   ed ai longevi Celesti, deh!, gitti

   la testa mozza dinanzi alle porte!

ESPLORATORE:

   E sia cos¡. Del quinto ora ti parlo,

   che alle porte BorrŠe presso ha le schiere,

   al quinto posto, vicino alla tomba

   del rampollo di Giove, Anf¡one. Giura

   per la sua lancia, in cui confida, e pi£

   del Dio l'onora, e pi£ di sue pupille,

   che strugger… la rocca dei CadmŠi,

   a dispetto di Giove. Cos¡ grida

   questo germoglio di montana madre,

   uomo e fanciullo, vago volto, e or ora

   su le sue gote cresce la lanugine:

   fitta, ch‚ il sevo dell'et… la spinge,

   gŠrmina. Ô il nome verginal; ma egli,

   animo crudo, truce sguardo, sta

   contro la porta, e non da vanto immune.

   L'infam‹a di Tebe, la carnivora

   Sfinge, sovra il ritondo scudo, bronzeo

   baluardo del corpo, infitta in saldi

   chiovi, agitava, lucida figura

   impressa a sbalzo; e fra gli artigli serra

   un uom di Tebe, ch‚ su lui ben fitte

   piombin le frecce. - E piccolo mercato

   non far… della guerra, e non vorr…

   s¡ lunga strada aver percorsa indarno,

   Partenopeo d'Arcadia. Ospite Š d'Argo,

   e lauto scotto pagher…: minacce

   contro noi scaglia, oh Dei, che non s'avverino!

EtŠocle:

   Deh, sovra s‚ dai Numi ci• che bramano

   per noi, con l'empia lor iattanza attirino!

   Di miserrima morte infino all'ultimo

   perirebbero! - Ô gi… contro questo Arcade

   che dici, pronto un uom schivo di vanti,

   ma la sua mano sa ci• che far deve.

   Ô fratello di quel che ora ora dissi:

   ·ttore: e non consentir… che senza

   fatti le ciance entro le porte scorrano

   a fecondar malanni, o ch'entri in Tebe

   chi su lo scudo impresso reca il mostro,

   l'infestissima Furia. Essa, percossa

   da mille colpi, a chi la vuol recare

   dai campi alla citt…, sar… di scorno.

   Se un Dio m'assista, avr• parlato il vero.

CORO:                                  Strofe terza

   In fondo al seno mi sceser quei detti:

   s'erge la treccia degl'irti capelli,

   le gran minacce, le grandi parole

   di questi iniqui ascoltando. Oh, se i Numi

   nel nostro suolo li vogliano spenti!

ESPLORATORE:

   Il sesto eroe dir•: tutto saggezza,

   d'alto valor profeta: Anf‹ar…o

   alle porte OmolŠe schierato Š presso.

   Aspre ingiurie a Tideo scaglia: omicida,

   sconvolgitor della citt… lo chiama,

   mastro supremo di sciagure in Argo,

   banditor de l'Erinni, sacerdote

   dello sterminio, autor del mal consiglio

   che mosse Adrasto. Gli occhi al cielo alzando,

   Polinice, anche, il fratel tuo, proverbia,

   in due smembrando il suo nome; e tai detti

   gli escon dal labbro: ®Oh gesta ai Numi cara,

   e bella a udire, ed a narrarla ai posteri,

   mettere a sacco la citt… natale,

   e i Numi patrŒ, e sovra lei scagliare

   una caterva straniera! E chi

   con buon diritto inaridir la fonte

   della madre potr…? La terra patria

   a forza presa, con le lancie, come

   speri alleata averla? Io queste zolle

   impinguer•: sotto la terra ostile

   io, profeta, nascosto. Or si combatta:

   non senza onore il mio destino io spero¯.

   Ci• diceva il profeta. Un bronzeo scudo

   tondo reggeva, senza insegna alcuna:

   ch‚ non vuole sembrar prode, ma essere.

   E del pensiero in un profondo solco,

   onde i saggi consigli hanno germoglio,

   i frutti spicca. A quest'uom contro, invia,

   credimi, forti antagonisti e saggi:

   ch‚ ben possente Š l'uom che i Numi venera.

EtŠocle:

   Ahi!, cieca sorte, come unisci gli uomini!

   Con gli empissimi il giusto. E in ogni evento

   danno peggior che mala compagnia

   non v'ha: frutto non d… che possa cogliersi:

   morte produce il campo della colpa.

   Se l'uomo pio con navichieri tristi,

   con l'opere empie, il legno ascende, anch'egli

   muore con quella gente invisa ai Numi.

   E se fra i cittadini ostili agli ospiti

   e immemori dei Numi, un giusto vive

   senza sua colpa, nella rete stessa,

   colto, percosso dal flagel che il Dio

   vibra su tutti, giace. Ugualemente

   questo indovino, figlio d'O‹clŠo,

   uom saggio, e giusto, e buono e pio, profeta

   grande, con gli empŒ a suo mal grado Š tratto,

   coi tracotanti, che la lunga via

   batteran presto del ritorno; e anch'egli

   travolto ivi sar…. Giove lo vuole.

   Ei non s'abbatter…, credo, sui valli:

   non perch‚ vile o d'animo codardo;

   ma in questa mischia, il so, cadere ei deve,

   se pur frutto han gli oracoli d'Apollo,

   che sogliono tacere, o il vero parlano.

   Ma pure, contro lui, L…stene prode,

   ostile agli stranieri, io schierer•,

   che le soglie tuteli. Annosa mente,

   floride membra, rapida pupilla;

   e non trattiene la sua mano, quando

   deve ghermir la spada al lato manco.

   I Numi, poi, dan la fortuna agli uomini.

CORO:                                  Antistrofe terza

   Oh Numi, udendo le giuste preghiere,

   esa�ditele, fate che Tebe

   corte abbia fausta: gli orror' della guerra

   sugli invasori torcete: col fulmine,

   fuor delle torri li stermini Giove.

ESPLORATORE:

   Il settimo or dir•, che sta dinanzi

   alla settima porta, il fratel tuo,

   quali sciagure impreca alla citt…:

   di salir su le torri, ed acclamato

   re della terra dall'araldo, il canto

   della preda innalzare; ed azzuffandosi

   con te, cadere dopo averti ucciso,

   o in esilio cacciar chi l'oltraggi•,

   e punirlo col bando, al modo stesso.

   Questo egli grida; e i Numi della gente

   invoca, e i patrŒ Numi, che le suppliche

   di Polin¡ce a compimento adducano.

   Regge un rotondo scudo, di compagine

   nuova; e sopra v'Š impresso un segno duplice:

   guida una donna saggiamente un uomo,

   e dice ch'essa Š la Giustizia; e parlano

   cos¡ le impresse lettere: ®Quest'uomo

   io guider•: la patria terra avr…,

   avr… il possesso della casa avita¯.

   Questa la sua speranza. Or tu provvedi

   chi manderai contro costui. Ch‚ biasimo

   a me dar non potrai pei miei messaggi.

   Per buona rotta ora tu guida Tebe.

EtŠocle:

   Oh dissennato, oh sommo odio dei Numi!

   O stirpe mia, d'Ed¡po o stirpe misera,

   quanto il padre imprecava oggi s'avvera.

   Ma non conviene piangere n‚ gemere,

   ch'altro non sorga insopportabile ululo.

   E vedrem presto a che varr… l'insegna

   di Polin¡ce - oh nome all'opre c•nsono! -:

   se le lettere d'oro che millantano

   sovra lo scudo, con insana mente,

   gli schiuderan le porte. Oh, se Giustizia,

   di Giove intatta figlia, e mente ed opere

   a lui guidasse, essere ci• potrebbe;

   ma n‚ quando dal buio alvo materno

   balz•, n‚ quando fu poppante o pubere,

   n‚ quando al mento s'addens• la barba,

   di fargli motto si degn• Giustizia.

   N‚ or, credo io, che la rovina cerca

   della sua patria, presso a lui star…:

   o menzognero Š di Giustizia il nome,

   se un uomo assiste ad ogni eccesso ardito.

   Tale fiducia io nutro; e contro lui

   io stesso mover•, star•. Pi£ adatto

   chi mai di me? Re contro re, fratello

   contro fratello ivi star•, nemico

   contro nemico. Su, schinieri e lancia

   e quanto giova a schermir pietre recami.

CORO:

   Figlio d'Ed¡po, a me su tutti gli uomini

   diletto, deh! non renda te la collera

   pari a quel maledetto! E che s'azzuffino

   con gli Argivi i CadmŠi, basti: quel sangue

   espiar si potr…; ma se l'un l'altro

   si uccidon due fratelli, oh!, tale eccidio

   tempo non v'ha che ad invecchiarlo giovi.

EtŠocle:

   Senza obbrobrio almen sia l'ultimo danno:

   a chi muore, mercede unica Š questa:

   ch‚ gloria i vili e turpi atti non d…nno.

CORO:                                  Strofe prima

   Figlio, che smanŒ? Con impeto rabido,

   te non travolga la furia belligera!

   Scrolla il dominio di brama funesta!

EtŠocle:

   Poi che gli eventi incalza un Dio, rapito

   dai venti sia di Laio il seme tutto,

   odio di Febo, sul fatal Cocito.

CORO:                                  Antistrofe prima

   Troppo col crudo suo morso la voglia

   t'eccita al sangue, a compire un eccidio

   che non si purga, che amaro d… frutto.

EtŠocle:

   Sta senza pianto, con aridi sguardi,

   del padre mio l'Erinni a me davanti.

   ®Meglio - dice - morir presto che tardi!¯

CORO:                                  Strofe seconda

   Non eccitarla, or tu! Dirti malvagio

   niuno potr…, se il tuo vivere Š santo!

   Se di tue mani il sacrificio accetto

   giunga ai Celesti, fuggir… la livida

   dell'Erinrni procella dal tuo tetto.

EtŠocle:

   Negletti siamo dagli Dei: la morte

   sola, da noi gradiscono i Celesti.

   A che blandire ancor l'ultima sorte?

CORO:                                  Antistrofe seconda

   Or che t'Š presso, blandirla dovresti:

   poi che, mutando insiem col tempo, il DŠmone

   voler potrebbe altro che pria non volle,

   e spirare su te con pi£ mite aura

   potrebbe forse: or tuttavia ribolle.

EtŠocle:

   Ribollono d'Ed�po i voti fieri!

   Gl'incubi, i sogni che i paterni beni

   fra noi partiano, troppo erano veri.

CORO:

   Odi, se pur non m'ami, un mio consiglio.

EtŠocle:

   Dite possibil cosa. E siate brevi,

CORO:

   Non ir tu stesso alla settima porta!

EtŠocle:

   Aguzzato Š il cuor mio: tu non l'ottundi.

CORO:

   Vinci, pur senza gloria, e il Dio t'onora.

EtŠocle:

   Gradire un guerr‹er pu• tal consiglio?

CORO:

   Mieter vuoi dunque del fratello il sangue?

EtŠocle:

   Se un Dio li manda, nessuno i mali Švita.

(EtŠocle esce. Le fanciulle si aggruppano di nuovo intorno all'ara)

TERZO CANTO INTORNO ALL'ARA

CORO:                                  Strofe prima

   Pavento io, che la Diva, a niuno eguale

   dei Celesti, che stermina

   le progenie, del male

   profetessa verace, l'imprecatrice Erine,

   del dissennato Edipo non effettui

   le fiere imprecazioni; e la discordia

   sospinge i figli a esiz‹ale fine.

                                       Antistrofe prima

   Distributore dei dominŒ aviti

   Š lo stran‹ero c…libo,

   colono degli Sciti,

   il crudo ferro, amaro compartitor di beni,

   che a ciascun d'essi tanta terra prodiga

   quanta la spenta loro spoglia n'empia,

   orbato ognun degli ampli suoi terreni.

                                       Strofe seconda

   Quando, con mutua strage,

   con mutuo scempio, essi trafitti cadano,

   e sorbito abbia la terrestre polvere

   il sangue sparso in livida compage,

   chi mai riscatto, esp‹azione, porgere

   potrebbe? Ahi, nuovi della casa affanni,

   commisti a quelli antichi ormai negli anni!

                                       Antistrofe seconda

   Parlo del fallo antico

   di Laio, a cui seguia la pena s£bita,

   ma su la terza stirpe ancora indugia.

   Il Nume Apollo a lui, dall'umbilico

   della terra, ove surge il pitio oracolo,

   tre volte ripetea che la citt…,

   se muoia orbo di prole, ei salver….

                                       Strofe terza

   Ma degli amici alle parole improvvide

   cede' poi vinto, e al suo fatal destino

   diede la vita: ad Ôdipo,

   che fu del genitor suo l'assassino,

   che il campo seminando ond'ebbe origine,

   una progenie a sanguinosi eventi

   sacra die' a luce, innsania

   i due consorti strinse, ambi dementi.

                                       Antistrofe terza

   Un estuare di sciagure, simile

   ad un mar, li sospinge. Un flutto piomba,

   s'erge un altro, con triplice

   artiglio: un terzo avvolge con gran romba

   della citt… la poppa. A schermo tendesi

   poco la torre entro l'immensit….

   Ond'io nel cuore trepido

   che coi suoi re sprofondi la citt….

                                       Sfrofe quarta

   Esito avran per essi le molteplici

   imprecazioni avite: e poi che giunsero,

   i rovinosi guai tardi dileguano.

   Allor che aggrava troppa

   dovizia il legno, debbono

   lunge scagliarla i nauti da la poppa.

                                       Antistrofe quarta

   Or, qual mortal mai tanto onorarono

   i Numi, o quelli che partecipavano

   le sacre are di Tebe, o le molteplici

   umane stirpi, quanto

   Edipo, che fe' libera

   la patria sua dall'omicida incanto?

                                       Strofe quinta

   Ma reso conscio il misero

   dei nefandi sponsali,

   con dissennato spirito,

   male reggendo l'impeto

   del cordoglio, due mali

   compiva. Con la man che il padre uccise,

   s‚ dalle care luci in bando mise;

                                       Antistrofe quinta

   e contro ai figli proprŒ,

   per martirio di fame,

   imprecazioni orribili

   avvent•: che il retaggio

   con le omicide lame

   compartissero. Onde or n'empie sgomento

   che l'Erinni affrettar voglia l'evento.

TERZO EPISODIO

(Dal campo giunge un Araldo)

ARALDO:

   Figlie di balde madri, or fate cuore!

   Scampata Š la citt… dal servil giogo.

   La sonora iattanza Š al suol piombata

   dei guerrieri fortissimi. Il sereno

   torn• su Tebe: i flutti non v'irruppero,

   la protesser le torri; ed eroi validi,

   uomo contro uomo, le porte sbarrarono.

   Felice fu l'evento per sei valichi:

   sopra il settimo stette il Nume Apollo,

   re venerando, che pun¡ sui figli

   d'Ed¡po i falli dell'antico Laio.

CORO:

   Qual novo male sopra Tebe incombe?

ARALDO:

   Per man l'uno dell'altro eroi morirono...

CORO:

   Chi mai? Chi dici? il terror mi dissenna!

ARALDO:

   Sii calma, ascolta. I due figli d'Ed�po...

CORO:

   AhimŠ! Che il mal gi… presagisco, misera!

ARALDO:

   Dubbio non v'ha: trafitti nella polvere...

CORO:

   Giacquero l…? Sebbene Š duro, dillo.

ARALDO:

   S¡, troppo. Con fraterne mani spentisi.

CORO:

   Ugual fu dunque per entrambi il DŠmone!

ARALDO:

   Questi or distrugge l'infelice stirpe:

   onde allegrarci insiem dobbiamo, e piangere.

   Ô salva Tebe, ma i suoi duci s'ebbero

   dal ferro scita cui die' tempra il m…lleo,

   partiti i beni. Dagl'infesti voti

   del padre spinti, tanto avran di terra

   quanto sia la lor fossa. Ô salva Tebe;

   ma dei fratelli re, spenti con mutua

   strage, la negra terra il sangue beve.

(L'araldo si ritira)

QUARTO CANTO INTORNO ALL'ARA

CORO:

   Oh tu, Giove supremo, e voi, DŠmoni

   protettori di Tebe, che salve

   queste mura di Cadmo serbate,

   debbo adesso allegrarmi, e di giubilo

   levar grida, perch‚ senza danno

   salva fu la citt…! Debbo piangere

   la sciagura dei miseri principi

   senza prole perduti. Or davvero

   i lor nomi convennero all'opere:

   ch‚ perŒr per l'insana foll¡a.

                                       Strofe

   Ahi, della stirpe d'Šdipo

   negra maledizione che omai compiesi!

   Un gelo tristo intorno al cuor mi piomba.

   Simile a T¡ade, un cantico

   levo sopra la tomba,

   l'un corpo e l'altro udendo che di misero

   sangue stillava, spento.

   Ahi, con sinistro auspicio

   questo suon• di cuspidi concento.

                                       Antistrofe

   Non reluttante a compierlo

   s'adoper• del padre il triste augurio.

   Causa ne fu di Laio il mal consiglio.

   Volle che fosse principe

   di Tebe un proprio figlio:

   ma non furono mai vani gli oracoli.

   Ahi, quale orrida gesta

   compieste! - AhimŠ, che d'opere,

   non di parole, Š la doglia funesta.

(Alcuni guerrieri trasportano sulla scena i cadaveri

dei due fratelli)

CORIFEA A:

   Ecco a te manifesto

   ci• che disse l'araldo. Ô ben visibile

   il doppio cruccio: il duplice

   male omicida Š questo:

   questa la doglia amara

   compiuta gi…. Che posso io dire pi£?

   Sventura su sventura

   in questi tetti seggono

   ospiti sopra l'ara.

   Amiche, amiche, ors£,

   dove spingono i venti

   dei lamenti, ora battano

   le mani su la fronte

   il tonfo del remeggio

   che gi£ per l'Acheronte

   sospinge ognor la barca,

   che, colma di querele,

   con negre vele, scende per il tramite

   che Apollo mai non varca,

   che il sol mai non illumina,

   verso la cieca terra,

   che a tutti si disserra.

CORIFEA B:

   Ora vedi che al c¢mpito amaro

   s'avvicinano Ant�gone e IsmŠne,

   al compianto dei loro fratelli.

(Entrano Ant�gone ed IsmŠne, e si collocano, quella presso

il cadavere di Polinice, questa d'EtŠocle)

CORIFEA A:

   Ben credo io che dai cuori amorosi,

   dai bei petti, un cordoglio sincero,

   che s'addica a tal lutto, ora esprimano.

   Ma per noi pria convien che s'intoni

   la sgradita canzon dell'Erinni,

   l'inimico peana d'Averno.

   Oh sorelle, sorelle, fra quante

   vestan panni, le piu sventurate!

   Ecco io piango, ecco io gemo; e non fingo:

   dal cuor mio questi gemiti rompono.

CORO:                                  Strofe prima

   AhimŠ, ahi! Dissennati e sordi ai m•niti,

   n‚ pei guai rinsaviti,

   divider con le spade

   vollero i beni aviti.

   Miseri! Ed or li colse morte misera,

   e la casa nel danno ultimo cade.

                                       Antistrofe prima

   AhimŠ, ahi! Ch‚ le lor case abbatterono!

   Ben parve ad essi amara

   la volont… di regno!

   Col ferro ormai la gara

   compiuta avete. L'Erinni terribile,

   d'Edipo i voti addusse a certo segno.

                                       Strofe seconda

   Ora, colpiti al fianco,

   colpiti entro nei visceri

   fraterni al lato manco,

   ambi cadeano. AhimŠ, furie divine,

   ahi, furie che imprecavano

   la reciproca fine!

   Ben fonda Š la ferita

   che dici, onde i lor corpi offesi furono,

   e i tetti lor, con indicibile impeto;

   onde fra loro la imprecante Furia

   paterna ebber partita.

                                       Antistrofe seconda

   Per Tebe un urlo corre:

   i piani amici gemono

   tutti, geme ogni torre.

   Ai discendenti loro i beni andranno

   onde la gara ai miseri,

   onde il mortale danno

   sorgeva. Ugual retaggio

   con animo crudel si compartirono.

   Ma chi cos¡ li conciliava, il biasimo

   degli amici riscuote: non di grazia

   riscuote Ares omaggio.

                                       Strofe terza

   Cos¡, punti dal ferro, entrambi giacciono:

   l'uno dell'altro sotto il ferro piomba.

   Or che li attende chiedi forse? Il termine

   della paterna tomba.

   E dalle case, con lunga eco, un ululo

   acuto li accompagna,

   che si accora, si lagna,

   che fuga ostile ogni letizia, e lagrime

   vere versa dal seno.

   Onde a me, che lamento i miei due principi,

   ogni forza vien meno.

                                       Antistrofe terza

   Dire ben puoi ai cittadini i miseri

   cagione f–r di gravi mali, e a tutti

   gli stran‹eri che a gran file caddero

   nella pugna distrutti.

   Misera, ahimŠ!, fra quante donne vantano

   di bei figli decoro,

   la genitrice loro,

   che il figlio suo fece suo sposo, e il vivere

   diede a questi germani,

   che trovaron cos¡ morte reciproca

   dalle fraterne mani!

                                       Strofe quarta

   Eran fratelli! E pel dissidio infesto

   e per la furia dissennata, giunsero,

   nell'urto ultimo, a termine funesto.

   Or tregua ebbe la lite.

   Commiste nella polvere,

   di sangue intrisa, vedi ambe le vite.

   Or consanguinee son! Disciolse il nodo

   de le liti fra lor l'ospite C…libo

   temprato al fuoco, in questo amaro modo:

   le sciolse il ferro. Con amare mani

   Marte partiva i beni: i voti d'Ôdipo

   non volle, il tristo, che cadesser vani.

                                       Antistrofe quarta

   Miseri! La sua parte ognun riscosse

   di mali che ad ognun partiano i Superi.

   Ora un abisso Š sotto le lor fosse

   di dovizia infinita.

   AhimŠ, di quanti spasimi

   la stirpe vostra fu per voi fiorita!

   Intonava l'Erinni in su la schiatta

   l'ululo di vittoria, il fiero cantico,

   poi che fu spersa, all'ultima disfatta.

   Il trofeo d'Ate stette su le soglie,

   ove cadder colpiti. E quivi il dŠmone

   desist‚, poi che d'ambi ebbe le spoglie.

LAMENTAZIONE

Ant�gone:

   Colpito colpisti.

IsmŠne:

   Tu colpivi e moristi.

Ant�gone:

   Di lancia uccidesti.

IsmŠne:

   Di lancia cadesti.

Ant�gone:

   ObbrobrŒ compivi.

IsmŠne:

   ObbrobrŒ pativi.

Ant�gone:

   Rompa il pianto.

IsmŠne:

   Rompa lo schianto.

Ant�gone ed IsmŠne:

   Uccideste, n‚ siete pi£ vivi!

                                       Strofe

Ant�gone:

   AhimŠ!

IsmŠne:

   AhimŠ!

Ant�gone:

   La mente delira fra i gemiti.

IsmŠne:

   Il cuore sospira nel seno.

Ant�gone:

   A te ben si addicono lacrime.

IsmŠne:

   A te, derelitto, non meno.

Ant�gone:

   Ucciso fosti da fraterne mani...

IsmŠne:

   il fratello uccidendo.

Ant�gone:

   Doppio orrendo spettacolo.

IsmŠne:

   Doppio racconto orrendo.

Ant�gone:

   Presso noi siamo a questi crucci immani.

IsmŠne:

   Le due sorelle presso ai due germani.

Ant�gone ed IsmŠne:

   AhimŠ, Parca, di prove miserande

   datrice! O venerando spettro d'Ôdipo!

   Livida Erinni, la tua possa Š grande!

                                       Antistrofe

Ant�gone:

   AhimŠ!

IsmŠne:

   AhimŠ!

Ant�gone:

Cordogli a mirare terribili...

IsmŠne:

   costui mi mostrava, qui giunto.

Ant�gone:

   Percosso, esalava lo spirito.

IsmŠne:

   Tornare e morire, un sol punto!

Ant�gone:

   Qui veramente lascia le sue spoglie.

IsmŠne:

   E al fratello d… morte.

Ant�gone:

   Miserabil progenie!

IsmŠne:

   Miserevole morte!

Ant�gone:

   Lutti di genti che un sol nome accoglie!

IsmŠne:

   Tristi e tre volte rinnovate doglie!

Ant�gone ed IsmŠne:

   Ahi, Parca, ahimŠ, di prove miserande

   datrice! Oh venerando spettro d'Ôdipo!

   Livida Erinni, la tua possa Š grande!

Ant�gone:

   Tu lo sapesti, giunto qui presso,

IsmŠne:

   tu l'apprendesti nel punto stesso,

Ant�gone:

   perch‚ movevi vˆr la tua terra,

IsmŠne:

   contro il fratello piantato in guerra.

Ant�gone:

   Orrori a narrare!

IsmŠne:

   Orrori a mirare!

Ant�gone:

   AhimŠ! affanni...

IsmŠne:

   AhimŠ! danni...

Ant�gone:

   alla casa ed alla patria,

IsmŠne:

   a me stessa innanzi tutto!

Ant�gone:

   AhimŠ! AhimŠ! dove la tomba avranno?

IsmŠne:

   AhimŠ! ahi! Dove pi£ onorato Š il suolo?

Ant�gone ed IsmŠne:

   Ahi duolo, ahi duolo!

   Al par del padre Š misero

   l'uno e l'altro figliuolo.

FINALE

ARALDO:

   Ci• che decise ed ordina il senato

   della citt… di Cadmo, annunciar devo.

   Onorato sepolcro EtŠocle s'abbia,

   che questa terra am•, che di s‚ schermo

   facendole ai nemici, estinto cadde;

   pio verso l'are avite, e senza biasimo,

   mor¡ dove morir bello Š pei giovani.

   Tanto intorno a costui dire io vi debbo. -

   Ma il fratello di lui, ma il corpo spento

   di Polinice, sia gettato fuori,

   senza sepolcro, in preda ai cani: ch'egli

   distrutta avrebbe la citt… di Cadmo,

   se alcun dei Numi non si fosse opposto

   alla sua lancia. E dopo morto, ancora

   accatter… dei patrŒ Numi l'ira:

   ch‚ li offendeva allor ch'ei, qui piombando,

   con accozzate genti, la citt…

   espugnare voleva. Or si decreta

   che senza onor, nel ventre degli alati

   trovi sepolcro, ad espiare il fallo.

   N‚ su la tomba sua libami cadano,

   n‚ degli acuti lai l'onori il sonito,

   n‚ s'abbia il fregio delle amiche esequie.

   Questo il senato dei CadmŠi v'impone.

Ant�gone:

   Ai patroni di Tebe io questo dico.

   Se niun altro costui vuol seppellire,

   io lo seppellir•, questo pericolo

   affronter• sola io. Non m'Š disdoro,

   dando sepolcro al fratel mio, mostrarmi

   ribelle alla citt…. Troppa Š la forza

   del comun sangue onde nascemmo: misera

   madre, da te, da te, padre infelice.

   Di buon grado i suoi mali ora partecipa,

   anche s'ei non lo voglia, anima mia!

   Le carni di costui non pasceranno

   i famelici lupi: oh!, niun lo speri!

   Io gli dar• sepolcro: io scaver•

   la fossa, ancor che donna: io nelle pieghe

   d'un mantello di bisso, porter•

   il morto corpo, e gli dar• sepolcro.

   N‚ pensi alcuno opporsi. Al mio volere

   sar… compagna l'opera mia scaltra.

ARALDO:

   Non ribellarti a Tebe: io te lo impongo.

Ant�gone:

   Nulla dire oltre il bando: io te lo impongo.

ARALDO:

   Aspro Š, dai guai scampato appena, il popolo.

Ant�gone:

   Aspro sia pur: ma questi avr… sepolcro.

ARALDO:

   L'odio di Tebe onorerai di tomba?

Ant�gone:

   Men lui che l'altro i Numi non pregiarono.

ARALDO:

   No, sin che a rischio non gitt• la patria.

Ant�gone:

   Torti soffr¡, coi torti si difese.

ARALDO:

   Ma contro tutti, e non contro uno, mosse.

Ant�gone:

   Contesa, ultima Dea, l'anime acceca.

ARALDO:

   Pensa ci• che tu vuoi. L'opra io ti vieto.

CORO:

   AhimŠ, ahi!, struggitrici funeste

   delle genti, fatidiche Erinni,

   che d'Ed¡po cos¡, fin dal ceppo

   distruggete la schiatta! Che cosa

   debbo fare? Che oprare o pensare?

   Potr… reggermi il cuore a non piangerti,

   a non esserti guida alla tomba?

   Pur m'assale sgomento, e m'astengo

   per timore dei miei cittadini.

   (Si volge al cadavere d'EtŠocle)

   Almen tu molti avrai che ti piangano!

   Ma quel misero, privo d'esequie,

   solo avr… d'una suora le lagrime.

   Oh!, chi mai pu• chinarsi a tali ordini?

SEMICORO A:

   Compia Tebe o non compia il suo bando

   contro chi pianger… Polinice,

   noi verrem tue compagne, e sepolcro

   gli daremo con te. Questo lutto

   anche a noi grava il cuore; e potrebbe

   tramutare il giudizio di Tebe.

SEMICORO B (avviandosi dietro il corpo d'EtŠocle):

   Noi con questo ne andremo, s¡ come

   la citt…, la giustizia ci esortano.

   Ch‚ costui, dopo i Superi e Giove,

   fece salva la rocca di Cadmo,

   sicch‚ capovolta

   non fosse ella, non fosse sommersa

   dal maroso di genti straniere.

(Con lenti passi gli attori lasciano la scena e i coreuti l'orchestra)