I tre bravi

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I TRE BRAVI

di Dario Fo

Personaggi:

IL PADRE BACHICOLTORE

CAMILLA, prima figlia Irene

LUCIA, seconda figlia Lorella

GIOVANNA, terza figlia Bernadette

PRIMO BRAVO (Accalappiacani/impiccato)

SECONDO BRAVO (Luigi Funghi/chitarrista)

TERZO BRAVO (Carletto Spaventa/spettro)

ATTO UNICO

Davanti a un siparietto raffigurante la vetrata quasi ecclesiastica di un antico castello romanico, tre giovani ragazze vestite della sola biancheria intima fine Ottocento: bianchi mutandoni, bustino pure bianco e alla vita il canestro reggigonna. Entrano in scena a passo di danza e cantano.

LE TRE RAGAZZE - Siam tre sorelle anemiche, linfatiche, ma nubili

per via che non sappiam cos’è l’amor

siam figlie plurigeniche di un padre univedovo

che fa per lucro il bachicultor.

Quanti sospir ci fuggon dall’esofago

per i singhiozzi abbiamo la raucedine

ché prigioniere noi siamo dentro questo maniero

lungi dal mondo pagano, mondano e leggero.

Il nostro capostipite da uomo senza scrupoli

vendendo i bachi a rate s’arricchì

comprò il castello a credito da un duca pien di debiti

che si impiccò nel giorno che fallì.

Il padre che truffandolo del fatto fu colpevole

a far razziare i bachi continuava

ottenne un maschio pallido che amava come un pargolo

al punto che impazzì quando spirò.

Certo quel baco maschio era un romantico

se per amor tradito strammazzò

brucando foglie di menta e fagioli da muro

che per i bachi e pei bruchi son come il cianuro.

Per via di quel fanatico il nostro capostipite

nemico dell’amore diventò

per tema che fuggissimo ci ha nascosto gli abiti

ed ora strane monache noi siam.

A render più crudel la solitudine

la notte appaion spettri in moltitudine

sono gli spettri del duca e dei suoi antenati

che tiran moccoli al padre che li ha bidonati.

Via il siparietto, appare il salone del castello, quasi spoglio di mobili, con al centro un’armatura e a un lato un’enorme specchiera.

ACCALAPPIACANI - (apparendo sul fondo) Avanti, poche chiacchiere! Fuori il nome della vittima che la sistemo e non se ne parla più… (È vestito da cacciatore di balene: stivaloni, cappello con visiera. Gli manca una mano, al suo posto c’è il classico uncino dei “monchi di mare”)

CAMILLA - Uh… che omaccio…

LUCIA - Il bruto…

GIOVANNA - Aiuto mi violentano… (Fuggono, ognuna in diverse direzioni)

ACCALAPPIACANI - Ehi… un momento… fermatevi, bambole… Mamma, mamma… come faccio paura… (si vede riflesso nello specchio, estrae una pistola) Ma chi sei… il diavolo?… (Andando verso lo specchio) Ah, no, adesso ti riconosco… sei Giacomo Squartatori… il terrore della Brianza.. Eh… ma non guardarmi a quel modo… mi fai andare il sangue in saccoccia… Mamma, mamma… come non vorrei essere al posto dei tuoi nemici… Mamma, mamma… poveracci… Ehi… ma non si vede nessuno qui?… (Esce. Rientrano le tre ragazze)

CAMILLA - Se n’è andato?

LUCIA - Pare di sì…

GIOVANNA - Peccato!

CAMILLA - Come peccato?… Avresti preferito che ci mettesse le mani addosso?…

LUCIA - Con quelle manacce!

GIOVANNA - Dici?

CAMILLA - Che ci facesse chissà quali proposte…

LUCIA - Che propostacce!

GIOVANNA - Tu credi che si sarebbe permesso…

LUCIA - Eh sì… se gliene avessimo dato il tempo…

GIOVANNA - Dici?

CAMILLA - Per fortuna siamo state svelte…

GIOVANNA - Io stavo quasi per inciampare…

LUCIA - Hai passato un bel rischio…

GIOVANNA - Ma perché sono sempre così sfortunata io!

LUIGI FUNGHI - (entrando) Tutti fermissimi… dov’è l’aspirante cadavere che lo promuovo?… (Sembra un pipistrello: è tutto vestito di nero, perfino i guanti sono neri e sulle spalle gli svolazza un grande mantello)

CAMILLA - Un… un altro omaccio!…

LUCIA - Uh, che brutto bruto… Fuggiamo… svelte…

GIOVANNA - E se provassimo a dargli un po’ di tempo?…

LUIGI FUNGHI - Senti femmina… ti devo parlare…

CAMILLA - Salvati…

GIOVANNA - Maledizione, manco stavolta sono riuscita a inciampare…

LUIGI FUNGHI - Femmine… femmine… perché fuggite?… Forse che l’olezzo di morte che mi circonda ha turbato i vostri fragili cuori?… Destino malvagio che mi facesti così crudele! Che mi perseguitasti fin dalla più tenera età… I miei compagni di gioco andavano a devastare i nidi dei fringuelli e dei cardellini… per me quello scempio era troppo poco… andavo a rubare le uova di struzzo al giardino zoologico… le davo da mangiare all’ippopotamo… e all’elefante invece che noccioline davo petardi perché gli scoppiassero nel naso… Perché così crudele… perché… perché ad ogni mio passo, ad ogni mio gesto è la morte? (batte le mani, e subito le riapre guardandosele) Ecco… due mosche e una zanzara… le ho uccise… non mi avevano fatto niente… e ciò che è più terribile è che non ne ho rimorso… sono proprio un mostro… Fuggite o gente… fuggite… dietro di me è la morte! (Va verso il fondo, inciampa malamente)… Ah… li mortacci! (Esce)

CAMILLA - (rientrando) L’abbiamo scampata bella!…

LUCIA - Mi sento ancora tutti i brividi addosso…

GIOVANNA - Anch’io…

CAMILLA - Pensa se fosse riuscito a raggiungerci… ad afferrarci…

LUCIA - Ci pensi?… Con quelle manacce…

GIOVANNA - Sì, sì… ci penso…

CAMILLA - Con che occhi ci ha guardato…

LUCIA - Che occhiacci… se ci penso mi sento tremare… e tu?

GIOVANNA - No… io sto ancora pensando alle manacce…

CAMILLA - Ah, ma sei incorreggibile…

LUCIA - Di’ pure incosciente… e anche un po’ sfrontata…

GIOVANNA - Ma perché?

CAMILLA - Senti?… E lo domanda anche. Due energumeni entrano in casa nostra con intenzioni evidentemente poco serie… e lei quasi si rammarica dello scampato pericolo…

GIOVANNA - Chi si rammarica?

LUCIA - Tu!

GIOVANNA - Io mi rammarico… ma se non so neanche che cosa vuol dire rammarica!… E poi chi vi dice che quei due omacci avessero intenzioni poco serie?

LUCIA - Povera cara… tu non conosci gli uomini…

GIOVANNA - No… non li conosco… e voi?

CAMILLA e LUCIA - (sospirando) Neanche noi!…

GIOVANNA - Adesso vado a cercarli e ve li presento!

CAMILLA - Ferma…

LUCIA - Pensiamoci bene… può darsi che lei abbia ragione… può darsi che non solo abbiano intenzioni serie, ma che siano venuti a chiedere la nostra mano addirittura! Che altro ci verrebbero a fare quassù?

CAMILLA - Appunto per questo è bene che ci andiamo noi due a cercarli… lei sarebbe capace di farceli scappare… (Camilla e Lucia escono non viste)

GIOVANNA - No… no, non li faccio scappare… se ci provano gli do un pugno che li stendo… gli do un calcio in faccia… che gli spacco il naso… poi li medico con una benda lunga lunga e li faccio su come due salami… (Si volta e non trova più le sorelle) Camilla… Lucia! Dove siete?… (Esce. Entra un altro Bravo. È vestito alla foggia dei primi pionieri d’America, mezzo pistolero, mezzo gaucho)

CARLETTO - Condoglianze vivissime… Chiamate il prete e vestitevi a lutto, preparate la bara che ve la riempio subito… (Si trova il passo ostruito dall’armatura) Come ti permetti di sbarrare la strada a Carletto Spaventa! Scostati… è meglio per te… Ah, non mi conosci? Senti, non hai mai sentito parlare dello Stretto di Messina? Ebbene, prima che ci passassi io, era ancora largo… s’è stretto per la paura appena m’ha visto!

GIOVANNA - (entrando) Ah! L’omaccio… questa volta non mi scappi… (Lo afferra per il bavero da dietro)

CARLETTO - No… no… carità… pietà… io non ho fatto niente, non c’ero… Lasciatemi tornare dalla mia mamma…

GIOVANNA - Ah beh… se devi andare dalla mamma…

CARLETTO - Una donna?

GIOVANNA - Perdonami, ma ti avevo preso per un omaccio… mi spiace di averti spaventato…

CARLETTO - E chi s’è spaventato… Ah, ah… io scherzavo! E tu ci sei cascata… Lo Spaventa che si spaventa… Ah, ah… è troppo comico…

GIOVANNA - Ti chiami Spaventa?… Ma allora sei proprio un omaccio?

CARLETTO - Omaccio?… A me chiamarmi omaccio è come dirmi bambola…

GIOVANNA - E allora senti, bambola… dimmi subito che intenzioni hai… se sono serie vai da mio padre, altrimenti ci vediamo stasera alle nove sotto la quercia del parco…

CARLETTO - Come, come… cos’è ‘sto fatto delle intenzioni serie nel parco?… Non facciamo scherzi… io sono venuto qui per prendere il posto di guardia del corpo, non per fare il parco nel carpo… cioè… per fare il porco nel parco… insomma sono venuto per fare il guardiano…

GIOVANNA - Il guardiano di porci?… Ma guarda, bambola, che ti stai sbagliando… noi qui abbiamo soltanto bachi da seta…

CARLETTO - Lo so, lo so… ma tuo padre ha fatto affiggere in paese un avviso dove c’è scritto: “Cercasi uomo coraggioso e ben prestante disposto fare guardiano del castello, ottima paga vitto e alloggio compresi”, e siccome non faccio per vantarmi ma io nel genere sono il meglio che c’è sulla piazza… eccomi qua… vitto e alloggio compresi. E adesso scusami, ma devo andare a cercare tuo padre prima che arrivi qualche morto di fame a soffiarmi il posto. (Esce camminando a lunghe falcate)

GIOVANNA - Aspetta… accidenti, me lo sono lasciato scappare…

CAMILLA - Incosciente, per non dire irresponsabile… con chi stavi parlando?

LUCIA - Scommetto che ti sei fatta aggredire da qualcuno di quegli energumeni.

GIOVANNA - No, quello non era un energumeno… era una bambola!

CAMILLA e LUCIA - Una bambola?

GIOVANNA - Sì… una bambola da guardia… È venuta per farsi assumere da papà!

LUCIA - Povero papà… prima i bachi maschi adesso le bambole… Peggiora ogni giorno di più…

CAMILLA - Un momento… hai detto guardia?

GIOVANNA - Sì… perché?

CAMILLA - Ma allora è tutto chiaro, quei bruti che abbiamo visto per casa sono stati certamente chiamati da nostro padre…

LUCIA - Per farci da guardia del corpo?!

GIOVANNA - No, non fatevi illusioni… non sono qui per il nostro corpo… Pare che papà si sia messo ad allevare bestiame!

CAMILLA - Ma non dire sciocchezze… bestiame nel castello! Te lo dico io come stanno le cose… Qui non c’entriamo né noi né il bestiame… qui ci sono di mezzo gli spiriti!

LUCIA - Eh già, infatti mi ricordo che diceva sempre: gli spiriti vanno solo da chi ha paura ma se in questo castello arrivasse un uomo di fegato se la darebbero a gambe anche loro! Adesso capisco perché ha fatto venire qui quei bravacci!

GIOVANNA - Per far dare le gambe agli spiriti? Ma cosa se ne fanno che tanto con quei camicioni così lunghi non gliele vede nessuno?…

CAMILLA - Zitta… ecco che stanno arrivando.

GIOVANNA - Gli spiriti?

LUCIA - No… è nostro padre con uno di quegli omacci… Nascondiamoci.

CAMILLA - Presto… (Escono)

ACCALAPPIACANI - Io, nel mio piccolo, ho fatto tutti i mestieri più pericolosi: il cacciatore di balene, il pirata e ultimamente perfino l’accalappiacani…

PADRE - L’accalappiacani?… Ma non ho mai sentito dire sia un mestiere tanto pericoloso!

ACCALAPPIACANI - Lo so… ma dove lo facevo io era pericoloso e come!

PADRE - Perché?

ACCALAPPIACANI - Non ha mai sentito parlare dei mastini del Congo?

PADRE - Tu facevi l’accalappiacani nel Congo?

ACCALAPPIACANI - Sicuro, e lì i randagi mica sono degli spennacchiati come dalle nostre parti… ti capitano certi bestioni… Tanto per farle un esempio… non erano neanche due giorni che avevo preso l’impiego e te ne trovo uno senza medaglietta… non le dico cosa non m’ha fatto tribulare prima di lasciarsi prendere… Alla fine mi sono stufato, l’ho brancato per la coda e me lo sono caricato sulle spalle e l’ho sbattuto nel canile. (esegue la pantomima servendosi dell’uncino che gli spunta dal braccio monco) Non passa un’ora che il capo guardiano viene da me e comincia a tirar moccoli… Ma porco cane… ma cosa dovevo saperne io che quelli con la criniera si chiamano leoni… Io ho visto che non aveva la medaglietta regolamentare e ho fatto il mio dovere… Se poi ha sbranato due guardiani e dieci mastini… che cosa se la vengono a prendere con me? (Escono)

CAMILLA - (rientrando) Che cosa vi avevo detto?… Sta facendolo parlare per rendersi conto se è veramente coraggioso…

LUCIA - Scommetto che ha già scelto quello…

GIOVANNA - Macché, macché, lascia che parli con la bambola e vedrai… eccolo… eccolo che sta tornando… e proprio con la bambola… Dio, che bell’omaccio che è…

LUCIA - Sì… sì… proprio un bell’omaccio… ma da dove è saltato fuori?…

CAMILLA - Ma che fate? Nascondetevi…

GIOVANNA e LUCIA - Sì, sì… ci nascondiamo. Via!! (Escono veloci)

CARLETTO - (parlando col Padre) Il Garibaldi per esempio… non faccio per vantarmi, ma sono stato io a ferirlo in una gamba…

PADRE - Tu?… E come è successo?

CARLETTO - Vede, io e il Giuseppe siamo sempre stati molto amici… tutte le volte che mi vedeva non le dico le feste… “Ma caro Carletto… come va?”, Carletto sono io… “Ma che piacere mi fa…” e giù a farmi abbracci e baci… che a dir la verità a me mi dava un po’ fastidio per via che ci aveva quella gran barba che mi faceva un solletico… Be’, insomma per farla breve eravamo proprio due amiconi, tanto che un giorno che io ero in partenza per via che mi avevano chiamato a fare la liberazione del Cile, lo incontro sul vaporetto che va in America e lui mi fa… testuali, eh: “Senti, Carletto…”, Carletto sono io… “a me mi hanno chiamato per fare la liberazione dell’Argentina. Perché non facciamo cambio? Io nel Cile non ci sono mai stato, invece di liberazione dell’Argentina ne ho già fatte due…” A un amico si può dire di no?… Così abbiamo fatto cambio. Non siamo neanche in vista dell’America che incrociamo un altro battello di liberatori fra i quali c’era anche il Nino Bixio che mi grida: “È inutile che vai in Argentina, perché tanto l’hanno liberata la settimana scorsa…” Io allora vado dal Giuseppe e gli dico: “Mi dispiace… io non voglio sapere né leggere né scrivere… dammi indietro il mio Cile…” e lui per tutta risposta mi ride in faccia… “Neanche per sogno”, mi fa… “caro Carletto, il Cile non è né mio né tuo… il Cile è dei cileni…” Che poi è diventata una frase storica… A dir la verità in principio mi sono un po’ arrabbiato, ma poi m’è venuto in mente che c’era ancora da liberare la Sicilia, ho piantato lì tutto e sono partito per Marsala. Sbarco a Marsala… e porco cane la trovo già liberata… domando in giro chi è stato… niente, nessuno sa niente… la solita omertà dei siciliani… poi incontro un garibaldino… e allora capisco tutto… Garibaldi m’ha fatto il saltafosso! E qui vado in bestia… passi l’affare del Cile… ma questo si chiama proprio voler fare i dispetti… e tutto per non far passare alla storia anche me… Lo cerco… lo trovo… e pam, gli sparo in un ginocchio… Così, gli dico, passerò almeno alla storia per aver ferito Garibaldi… Ci crede? Neanche questa soddisfazione mi ha dato… perché è andato in giro a raccontare che era stato per via di una scheggia che gli aveva fatto infezione. (Escono)

LUCIA - Sono d’accordo con Giovanna… vincerà sicuramente Carletto!!

GIOVANNA - Ah, Carletto vincitor… Ma senti tu, non avrai intenzione di portarmelo via… l’ho visto io per prima…

LUCIA - E che m’importa? Sceglierà l’amor…

CAMILLA - Non comincerete a litigare per un Carletto qualsiasi… con tutti gli omacci che ci stanno intorno… ecco che tornano…

LUCIA - Via!! (Escono)

LUIGI FUNGHI - (trascinando il Padre per un braccio) Non ha mai letto sul giornale: intera famiglia distrutta dai funghi?… Siamo noi… Luigi Funghi e Giuseppe Funghi… mio fratello… che adesso è in galera. (Escono. Le tre figlie entrano e vengono alla ribalta, dietro a loro si chiude il siparietto)

LUCIA - Povero papà… s’è messo in un bel guaio… se ne sceglie uno solo, gli altri due sono capaci di sfasciargli il castello…

CAMILLA - Se li assume tutti e tre, prepotenti come sono, finiranno per scannarsi a vicenda e si sa che quando cominciano a volare i coltelli e i proiettili… nessuno può dirsi salvo…

GIOVANNA - E se non ne scegliesse nessuno… non sarebbe meglio?…

CAMILLA - Povera sciocca… in questo caso sarebbero capaci di ricattarlo… ci rapirebbero e ci terrebbero come ostaggi.

GIOVANNA - Appunto, dico che sarebbe meglio… per noi… se ci rapissero.

PADRE - (entrando) Cosa state confabulando voi tre?

LUCIA - Eravamo preoccupate per te, papà…

CAMILLA - Per via di quei tre omacci…

PADRE - Quei tre omacci saranno la mia salvezza… Tremate, o fantasmi, la vostra ora è finita… basterà uno solo di quegli energumeni per spazzarvi via per sempre… Finalmente potrò dormire tranquillo… E nei miei sogni non ci saranno più incubi ma solo bachi gentili e bozzoli d’oro…

GIOVANNA - Hai già deciso quale scegliere?…

PADRE - Ma… forse… chissà…

GIOVANNA - Non farci stare sulle spine… cos’hai deciso?

PADRE - Ho avuto una grossa idea… li metterò alla prova… una prova di coraggio!

LUCIA - Una prova di coraggio?

CAMILLA - Perché, hai ancora bisogno di convincerti che hanno del fegato?

PADRE - Ne sono più che convinto… ma voglio scoprire chi è il più coraggioso di loro… e l’unico mezzo è quello di metterli alla prova uno contro l’altro.

LUCIA - Come i gladiatori nel circo?

PADRE - No… niente sangue… ma sarà un combattimento egualmente interessante… ecco come vi ho allestito lo spettacolo. Ad ognuno dei tre bravacci ho assegnato una parte… Il primo fingerà d’essere Impiccato. Il secondo dovrà fare la veglia all’impiccato. Il terzo si travestirà da spettro dell’impiccato.

CAMILLA - Non vedo dove sia questo gran divertimento…

PADRE - Il divertimento sta proprio nel fatto che nessuno dei tre conosce l’altro, che l’impiccato crede vero il fantasma, che il fantasma crede vero l’impiccato e che l’ultimo crede veri tutti e due…

LUCIA - Credo che ci divertiremo davvero.

PADRE - Come ci divertiremo?… Mi divertirò… dovete dire.

GIOVANNA - Sì, sì… mi divertirò!!

PADRE - Mi divertirò?… Ti divertirai?… Insomma basta… voi non assisterete allo spettacolo… perché andrete subito a letto…

GIOVANNA - Papà cattivo… mandarmi a letto così presto e tutta sola!

PADRE - Fatti tener compagnia dalla bambola…

GIOVANNA - Dalla bambola?… O grazie, papà… sei proprio tanto gentile a regalarmi Carletto!

PADRE - Carletto?…

LUCIA - Su, su, vieni, Giovanna…

CAMILLA - Addio, papà e buona notte…

GIOVANNA - Grazie papà! (Escono tutti e quattro. Si riapre il siparietto. Appare l’accalappiacani appeso per il collo ad una trave del soffitto, la fune dopo essere passata sopra la trave scende a terra dove è stata legata ad un gancio che fuoriesce dal pavimento)

IMPICCATO - Mamma, mamma… non avrei mai pensato che fosse così scomodo impiccarsi! C’è giusto il fatto che con lo stomaco vuoto che mi ritrovo potrei fare anche a meno della corda per stare sospeso… ma quasi quasi, adesso mi stacco e vado a vedere se riesco a trovare qualche cosetta da mettere sotto i denti… (non ci riesce) È una parola… vuoi vedere che adesso mi tocca stare quassù tutta la notte? Maledizione… Ma che mi è saltato in mente di accettare un simile incarico… Già, il padrone di questo castello è un bell’originale… assumere uno per fargli fare l’impiccato… Maledetta la fame… stai fresco che avrei accettato se non fosse per la prepotenza che mi fa lo stomaco… stai buono! (si picchia la pancia) Tutto per colpa tua… travestiti da uomo coraggioso… che quello è il miglior modo per vivere… e cosa ti agiti adesso… hai sentito odore di commestibile?… E già, hai ragione… Zitto che stavolta forse ci siamo. (Entra Luigi Funghi. Ha una chitarra a tracolla ed un vassoio carico di roba da mangiare: un pollo, pane, un salame, un fiasco di vino)

LUIGI FUNGHI - L’ho sempre detto che quello dell’uomo di fegato è il migliore dei mestieri… basta fare la faccia da cattivo… e trac… ti mollano tutto quello che vuoi… Ah, ah… Caro il mio pollastrello, ti accorgerai come sono cattivi i miei dentacci! Ah, ah, amm… amm… Ma… mamma mia… (ha visto l’impiccato) …l’impiccato… Dio che impressione… sembra che ce l’abbia proprio con me… (Depone il vassoio su di uno sgabello) E adesso sembra che ce l’abbia col pollo… be’, senti, visto che dobbiamo passare tutta la notte assieme… mi fai il favore di non fare quegli occhiacci… (si versa da bere) altrimenti mi farai andare tutto di traverso… (fa per prendere il pollo in mano) Eh, no… eh, no… scusa, ma ti devo voltare… A parte che non è educazione quando… quando uno mangia… (Lo gira dall’altra parte, ma non fa in tempo a tornare al suo pollo che quello si rivolta) Eh, ma allora è un vizio… ma io ti frego: ti tiro su fino al soffitto così mi lascerai in pace. (Slega la fune dal gancio fisso al pavimento ma non riesce ad issarlo. In quel mentre sul fondo appare lo spettro che si avvicina al vassoio e ruba il pollo; Luigi Funghi si accorge della sparizione) Il mio pollo! Ehi, non facciamo scherzi!! (Così dicendo lascia cadere l’impiccato che si trova a sedere sulla sedia. Il falso spettro rimette il pollo al suo posto e fugge. Luigi Funghi si volta) Oh bella… prima non c’era e adesso c’è… che sia ancora vivo? (appoggia l’orecchio al cuore del pollo) Respiri forte… tossisca… (Dietro alle sue spalle l’impiccato esegue) È asmatico, ma vivo! Ma perché non ti metti una maglietta! E ti sta bene, vai in giro a torso nudo, per far vedere i muscoletti. (L’impiccato gli svuota i1 fiasco bevendo a canna. Poi lo ripone. Luigi Funghi si accorge del vino bevuto dall’impiccato e se la prende col pollo) Il mio vino?!… Sei stato tu a bermelo, eh… birbaccione ladraccio. (Lo schiaffeggia)

IMPICCATO - (imitando il verso delle galline) Cocco… Coccodè…

LUIGI FUNGHI - (terrorizzato) Che è… che è… co… cosa succede?… (Si lascia sfuggire dalle mani il pollo che va a cadere in braccio all’impiccato che lo uncina velocissimo) Ah, cerchi protezione?… Avanti, vieni qua… se non fosse per gli occhiacci che mi fa quello… ti farei vedere io… (Si tappa gli occhi e allunga la mano per agguantare il pollo) E dove sei… (l’impiccato scosta via via il pollo ma Luigi Funghi gioca di scaltrezza, finge indifferenza e lo agguanta di sorpresa) Stavolta non mi scappi. (Il pollo è trattenuto dall’impiccato che continua ad imitare il coccodè delle galline. Luigi Funghi si fa coraggio, stacca l’uncino e si appresta ad issare l’impiccato che cerca d’attaccarsi a tutto pur di non risalire: sedie, chitarra e per finire uncina il sedere di Luigi Funghi che tirando si sente issare a sua volta. Finalmente ce la fa, ma intanto lo spettro è entrato e ha fatto sparire il pollo. Luigi Funghi se ne accorge e rimane sorpreso) Qui c’è qualcosa che non va… non ci saranno mica gli spiriti… Ma non diciamo sciocchezze… gli spiriti mica mangiano i polli… Gli spiriti mangiano… giusto, che mangiano gli spiriti?

IMPICCATO - Non mangiano…

LUIGI FUNGHI - Appunto non mangiano… Ehi!… Chi ha detto… chi ha parlato… uno spirito?

IMPICCATO - Noo…

LUIGI FUNGHI - Ah, meno male… meno maaale… (comincia a tremare) Hooo frredddo… ho… pa-paura… Se ci fosse almeno qualcuno a tenermi compagnia… ma che stupido… ho qui la mia chitarra… forse se faccio una cantatina… mi passa… (Esegue un accordo) E che canto?… Quella che fa… (Accenna) “M’è bastato vederla alla balera…”

IMPICCATO - Sì, sì… quella lì…

LUIGI FUNGHI - Sì, sì… è bella… (Si rende conto dell’altra voce e resta come di pietra. Poi si fa forza e riprende a cantare)

M’è bastato vederla alla balera

che ballava il tango con lo striscio

pareva un cigno ma era una pantera

grossa davanti e col di dietro liscio. (Al principio la voce gli muore in gola, ma via via si rinfranca e canta a voce spiegata. Anche l’impiccato è preso dalla musica e all’unisono comincia a cantare)

LUIGI FUNGHI e IMPICCATO - (all’unisono) Fammi ancora un livido sul femore… (L’impiccato si interrompe subito)

LUIGI FUNGHI - Che è… forse è 1’eco… Ohooo…

IMPICCATO - (stonando) Ohooo…

LUIGI FUNGHI - Uhuu… che eco stonata!!! Forse se mi metto più in là… Ohlliuooo…

IMPICCATO - (stonando paurosamente) Ohlliuooo…

LUIGI FUNGHI - Come non detto… (Ritorna dove era prima riprendendo a suonare)

Fammi ancora un livido sul femore

un violetto livido d’amor

che voglio ricordare dei baci tuoi l’ardor

di quando al passo doppio i piedi mi pestavi

e mi sfasciavi un rene al renversé. (Intanto è apparso lo spettro che, preso a sua volta dal canto, si unisce ai due, esibendosi in un mirabile falsetto) Questa sì che è una bella eco… (Continua soddisfatto fino alla fine)

Orco Giuda ma quando m’hai guardato

dal sotto in su con l’occhio imbesuito

è stato come m’avessi mitragliato

dal sotto in su il cuore m’hai colpito

fammi ancora un livido sul femore

voglio un’altra ecchimosi al peron

come quella sera che al colmo di passion

mi sbattesti il cranio contro la ringhiera

e mi facesti al piede un gran peston. (Al finale, sia l’impiccato che lo spettro applaudono soddisfatti. Questa volta Luigi Funghi si sente gelare il sangue, si volta verso lo spettro ma questi se l’è già data a gambe; armato di coraggio, ma soprattutto di due pistole, Luigi Funghi va verso il fondo ed esce sulla sinistra. Da destra rientra lo spettro che si avvicina al vino e ai panini proprio nel preciso istante in cui l’impiccato si sta sciogliendo per calarsi a terra e fare altrettanto. Credendolo Luigi Funghi, l’impiccato se ne sta tranquillo, ma quando si volta e vede lo spettro che si abbuffa, tenta di darsi alla fuga sgambettando. Lo spettro, vedendo il morto che si agita in quel modo, fugge terrorizzato. Dal canto suo l’impiccato si cala a terra)

IMPICCATO - Mamma, mamma… io qui non ci sto più… che spiritaccio… e come si abbuffava… (Si dà alla fuga dalla parte opposta tirandosi dietro la fune il cui capo però resta ancora fisso alla trave)

LUIGI FUNGHI - (rientrando) Ehi… che scherzi sono… dov’è andato a finire l’impiccato? Ohooo… non risponde più… vuoi vedere che se l’è fregato la eco… eco ladra… prima il pollo e adesso l’impiccato… e pure il vino… (si accorge della fune che pende dalla trave, monta su una sedia e l’afferra) Ma forse sono arrivato ancora in tempo. (Tira la corda e l’impiccato riappare. Sembra non voglia fare resistenza. Ma poi, approfittando di una distrazione di Luigi Funghi, se la squaglia di nuovo) Ah, ma allora è un vizio… se vuoi fare il tiro alla fune… eccoti accontentato. (Si lega la corda alla vita ma viene issato a sua volta scomparendo sotto la mantovana. Rientra lo spettro che vedendo il campo libero si avvicina al tavolo e si inchina per versarsi da bere ed ecco che dall’alto ridiscende Luigi Funghi che va a trovarsi cavalcioni sulla schiena dello spettro che manda un urlo di terrore e se la dà a gambe sempre tenendoselo in groppa. Cavallo e cavaliere scompaiono sul lato sinistro. Da destra, trascinato dallo strano tiro a due, entra l’impiccato che viene issato e costretto ad oscillare come in altalena per l’intera luce del palcoscenico. Scompare fra le quinte proprio nell’istante in cui gli altri due ricompaiono in senso contrario caracollando a folle andatura) Dai che sei solo… (In quel mentre rientra l’impiccato. Lo scontro è inevitabile: ruzzolone, lamenti, il falso spettro si scopre la testa, tutti si guardano imbesuiti, una gran risata esplode alle loro spalle)

PADRE - (entrando) Ooh… ah, ah… non mi sono mai divertito tanto in vita mia… ah… ah… e voi sareste degli uomini coraggiosi? Mai visto dei fifoni più fifoni di voi… E io che vi avevo chiamati per cacciar via gli spiriti… Ah, ah! ma voi me li fate aumentare di numero… appena si sparge la voce di come fate ridere…

LUIGI FUNGHI - Ma allora è stato tutto uno scherzo?…

SPETTRO - Tutto per prenderci in giro…

IMPICCATO - Che scherzi da spettro…

PADRE - E adesso grazie per il divertimento, ma è meglio che sloggiate…

TUTTI Ci licenzia?…

PADRE - Cosa volete che me ne faccia di tre pappamolle come voi… Se tanto mi dà tanto chissà cosa vi succederebbe se apparissero degli spettri veri… (Sul fondo appaiono tre spettri) Spettri veri… (Cade al suolo)

LUIGI FUNGHI - (che non s’è ancora accorto dei tre spettri) Accidenti… forse l’ho guardato troppo cattivo…

I TRE SPETTRI - Oh, papà… papà… (Si tolgono il cappaccio venendo verso il Padre svenuto)

IMPICCATO - Ah… ecco perché si è sentito male… erano travestite da fantasmi…

SPETTRO - Che razza di famiglia… Ma che gusto ci provano a farsi gli scherzi? Scommetto che anche gli spiriti di cui vostro padre aveva tanta paura eravate sempre voi…

LUCIA - Sicuro, eravamo stufe di starcene sempre qui senza mai vedere nessuno…

CAMILLA - E quello di spaventarlo era 1’unico modo perché si decidesse ad abbandonare questo castello…

GIOVANNA - O invitasse qualcuno a tenerci un po’ di compagnia…

LUIGI FUNGHI - E noi ve la terremmo volentieri, un po’ di compagnia… e anche tutta… Ma purtroppo abbiamo smarronato… e vostro padre ha già detto che ci licenzia…

GIOVANNA - Noi non vogliamo che papà vi licenzi…

LUCIA - Vogliamo che restiate qui con noi… perciò siamo intervenute.

LUIGI FUNGHI - Ecco che sta rinvenendo…

CAMILLA - (rinfilandosi il cappaccio) Presto, fate vedere come siete coraggiosi…

LUCIA - Fateci paura…

IMPICCATO - Sì, sì… vi facciamo paura…

SPETTRO - Spiritacci… maledetti… via di qua con quei lenzuolacci o vi metto in bucato…

LUIGI FUNGHI - Se vi agguanto, giuro che vi annodo uno con l’altro e poi vi adopero per calarmi dalla finestra…

IMPICCATO - Spettri spettrali… tagliate la corda prima che vi tagli a pezzetti per far fazzoletti… (Il Padre si è svegliato e rimane attonito nel vedere tanto coraggio. Gli spettri sono fuggiti. I tre si accingono ad inseguirli)

PADRE - No… no… per carità non lasciatemi solo…

LUIGI FUNGHI - Dal momento che ci ha licenziati!!

PADRE - Ma io… non vi sapevo così coraggiosi…

SPETTRO - E adesso che lo sapete noi ce ne andiamo lo stesso…

IMPICCATO - Cosi imparerete un’altra volta a fare gli scherzi… Gli scherzi da spettri!!

LUIGI FUNGHI - Fare gli scherzi a noi… ma cosa credeva, che non ce ne fossimo accorti?… L’avevamo capito fin dall’inizio e abbiamo continuato cosi… tanto per divertirci…

I TRE BRAVI - Ah, ah… come ci siamo divertiti…

PADRE - Perdonatemi… vi darò tutto quello che volete ma non abbandonatemi!!

I TRE BRAVI - Tutto quello che vogliamo?…

LE TRE RAGAZZE - (entrando di corsa) Loro vogliono noi… ce l’hanno già detto…

I TRE BRAVI - Ma… veramente…

LE TRE RAGAZZE - Ce 1’avete detto… o volete che diciamo, noi?

I TRE BRAVI - No… no… non dite… 1’abbiamo detto…

PADRE - Contenti voi…

LE TRE RAGAZZE - Grazie, papà… saranno felicissimi… Su avanti, muoversi… e basta di fare i bravacci… d’ora in poi farete i bravi mariti… altrimenti… (All’unisono sferrano tre schiaffoni che li fanno stramazzare al suolo)

TRE BRAVI - Voglio tornare dalla mia mamma!!

LE TRE RAGAZZE - (vengono in proscenio e cantano) Siam tre sorelle anemiche…

SIPARIO