I tre signori Chantrel

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I TRE SIGNORI CHANTREL

Commedia in tre atti

di LOUIS VERNEUIL

Versione italiana di Connie Ricono

PERSONAGGI

FRANCESCO CHANTREL, 84 anni

GUSTAVO CHANTREL, suo figlio 59 anni

FILIPPO CHANTREL, figlio di Gustavo

VALENTINA CHANTREL, moglie di Gustavo 55 anni

CRISTIANA CHANTREL, moglie di Filippo 27 anni

ALFREDO BOISSETTE, 58 anni

Francesco Chantrel appare solo al I° atto; Gustavo solo al II°; Filippo solo al III°. I tre personaggi debbono essere interpretati dal medesimo attore.

In casa Chantrel a Bois-Guillaume (Senna Inferiore): Epoca attuale. La vicenda si svolge dal mattino al crepuscolo di una stessa giornata.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

A Bois-Guillaume, piccola località nei pressi di Rouen. Il salone di Casa Chantrel. In fondo, grande finestra che dà sulla terrazza verso il parco. A sinistra, porta sulla sala da pranzo. A destra, porta sull'interno détta casa. Una libreria. Poltrone grandi e comode. Arreda­mento provinciale, di uno stile un poco sorpassato ma ricco. Circa le 11 del mattino. Siamo in maggio, molto sole.

 (All'alzarsi del sipario Boissette è solo in scena. Aspetta. Boissette è un uomo di 55-60 anni, molto ele­gante, sul tipo del proprietario di campagna. Quasi subito Valentina entra da destra. Nonostante l'ora mat­tutina è vestita e pettinata impeccabilmente. Appare turbata, agitata: si precipita verso Boissette a mani tese).

Valentina                         - Ah! Boissette! Siete qua!

Boissette                          - (baciandole la mano) Sempre.

Valentina                         - Siete stato buono ad accorrere subito. (Siede).

Boissette                          - Avevate una voce così spaventata al telefono. Ho capito subito che era urgente.

Valentina                         - Urgente! È poco. Tragico sarebbe più esatto.

Boissette                          - Andiamo, Valentina, calmatevi. Cosa succede?

Valentina                         - Alfredo, amico mio, sulla nostra famiglia e sulla nostra casa sta per abbattersi una spaventosa catastrofe.

 Boissette                         - (sedendole accanto) Spiegatevi.

Valentina                         - Cristiana! Mia nuora...

Boissette                          - Sta male?

Valentina                         - (sospirando) Non si trattasse che di questo!

Boissette                          - È morta?

Valentina                         - Sarebbe meglio.

Boissette                          - Oh, dunque! Cosa le è successo?

Valentina                         - Da qualche giorno la vedevamo preoccupata, pensierosa. L'avevo detto anche a voi, ricordate?

Boissette                          - Me ne ero accorto anch'io.

Valentina                         - Lei così gaia di solito, esuberante! Ci domandavamo, mio marito ed io, che cosa avesse potuto farle cambiare umore.

Boissette                          - Vostro figlio è in viaggio ormai da un mese. Si annoierà, la povera bambina.

Valentina                         - Oh, vi prego! Non commovetevi per lei... Perché durante i suoi lunghi silenzi, non era a suo marito che pensava!

Boissette                          - (sobbalzando) Ma no! Ne siete sicura?

Valentina                         - Sicura? Sapete che mio marito è partito ieri per Parigi.

Boissette                          - Ah sì? Non sapevo che Gustavo fosse partito. Per molto?

Valentina                         - Quarantotto ore. Affari, appunta­menti con dei clienti. Dunque, ieri sera Cristiana ed io eravamo qui sole. Abbiamo cenato, verso le dieci mi ha detto buonanotte ed è salita in camera sua perché aveva un sonno da morire e intendeva dor­mire subito.

Boissette                          - (con aria saputa) Ah! Ah!

Valentina                         - Come ah! ah!?

Boissette                          - Niente. Sottolineo. Per farvi notare che non mi sfugge il più piccolo particolare.

Valentina                         - Una mezz'oretta dopo salgo anch'io, ma... ecco la Provvidenza, ecco la mano di Dio... un terribile mal di testa mi impediva di dormire. Verso le due del mattino, esasperata, mi decido a prendere un sonnifero- Io ho orrore di quelle droghe e non ne tengo mai. Ma so invece che Cristiana ha sempre un tubetto di veronal nel comodino da notte. Mi alzo, mi metto la vestaglia e, in punta di piedi per non svegliare i cani o i domestici, mi avventuro nel lungo corridoio che porta all'appartamento di Filippo e di Cristiana... Arrivo alla porta della loro camera. Busso. Nessuna risposta.

Boissette                          - (dopo un momento di riflessione) Dormiva?

Valentina                         - Così ho pensato anch'io. Allora ho aperto silenziosamente e sono entrata. Nessuno! La camera vuota e il letto intatto!

Boissette                          - È enorme!

Valentina                         - ... allora, inquieta...

Boissette                          - (approvando) ... e con ragione...

Valentina                         - ... entro nella stanza da bagno, guardo nello spogliatoio... Un deserto! Stavo per ritirarmi quando, dalla finestra aperta, scorgo...

Boissette                          - (ansioso) Cosa? Chi?

Valentina                         - ... in fondo al parco due ombre camminavano vicine dirigendosi verso l'orto, sotto la terrazza dei tigli.

Boissette                          - Conosco.

Valentina                         - La notte era splendida. La luna, alta nel cielo, gettava la sua luce argentea sino ai viali più oscuri.

Boissette                          - (ammirato) Perché non scrivete?

Valentina                         - (stupita) A chi?

Boissette                          - A nessuno. Dei romanzi, voglio dire, delle novelle... Avete una maniera di raccontare, voi...

Valentina                         - (seccata) Vi prego Alfredo. Non è il momento di fare i complimenti... Mi avviluppo dunque in un grande mantello scuro, scendo nel parco e, a passi di lupo, raggiungo la terrazza dei tigli. Giungo al parapetto, mi sporgo: dolcemente avvinte, due ombre, sedute su una panchina, tre metri sotto di me, parlavano a voce sommessa. Era Cristiana...

Boissette                          - (vivamente) Con chi?

Valentina                         - Con Gilberto Ménessier.

Boissette                          - Il pittorello?...

Valentina                         - Lui.

Boissette                          - Incredibile! E udiste qualcosa?

Valentina                         - Certo. Ma non molto, temevo di farmi scorgere a mia volta e mi ritirai subito. Però avevo udito qualche parola molto significativa.

Boissette                          - Quali parole?

Valentina                         - Queste pronunciate da Cristiana per esempio: (sussurrando) «Luisa ha provveduto al necessario ».

Boissette                          - E chi è Luisa?

Valentina                         - La cameriera di mia nuora.

Boissette                          - Ah sì, me la ricordo.

Valentina                         - È una brava ragazza, ma ha un cervellino piccolo così. Accompagnò mio figlio e Cristiana durante il loro viaggio di nozze in Italia. Quando ritornò le chiesi: « Luisa, ti è piaciuta Venezia? ». Mi rispose « Oh signora, non ve lo so proprio dire perché per tutto il tempo che ci siamo stati noi, la città era inondata ».

Boissette                          - (dopo una riflessione) Forse non ha letto molto.

Valentina                         - " Stamani, dopo una notte che vi lascio immaginare, faccio venire in camera mia Luisa, la guardo bene in viso e « so tutto » le dico.

Boissette                          - E che cosa sapevate?

Valentina                         - (con forza) Niente. Ma per ottenere una confessione, il sistema è infallibile. Luisa è caduta ai miei piedi singhiozzando: « Signora perdono! Ebbene, sì, è vero! ». E in meno di dieci minuti ho saputo le cose sin nei loro minimi particolari.

Boissette                          - Cristiana è dunque l'amante di Gilberto Ménessier?

Valentina                         - (vivamente) Neppure per sogno! Luisa è stata precisa a questo riguardo! Non è la sua amante, è peggio!

Boissette                          - Non vedo come...

Valentina                         - Si è lasciata circuire, conquistare, ma ha rifiutato di essere la sua amante sino a quando vivrà in questa casa. Questa sera ad ogni modo, verso le nove, Cristiana non sarà più con noi.

Boissette                          - Ma no!

Valentina                         - Nel pomeriggio le arriverà un tele­gramma di sua zia Orsolina che sta a Tolone e che è la sua unica parente: « Sto male accorri ». Allarmata Cristiana mi mostrerà il telegramma, correrà a far le valige e prenderà il treno per Parigi dove verso le undici di stanotte si incontrerà con Gilberto Ménes­sier per passare con lui la prima notte d'amore. Non li rivedremo mai più!

Boissette                          - (dopo una pausa) È una notizia piuttosto grave. (Pensieroso) Ma, se ci penso bene, tutto ciò non mi stupisce troppo.

Valentina                         - (sussultando) Cosa intendete dire?

Boissette                          - (si alza) Cristiana è una ragazza ardente, appassionata... e Filippo... diavolo, non le è mai accanto!

Valentina                         - (interrompendolo) Mio figlio è un grande lavoratore! Dall'età di sedici anni non vive che per la fabbrica.

Boissette                          - Appunto. Ma una donna si stanca...

Valentina                         - Vi prego di non scusare quella donna...

Boissette                          - Niente affatto. Cerco di capirla. Gilberto Ménessier, invece, è un artista...

Valentina                         - (alzando le spalle) Ah! Fa i disegni per le tappezzerie!

Boissette                          - Ne fa delle bellissime. Ha gusto. (Valentina alza le spalle) Sì sì... Lunghi capelli neri... una voce suadente... molto tempo da perdere... Per di più, trent'anni e sempre qui!

Valentina                         - È impiegato in fabbrica da noi.

Boissette                          - Non è questo che voglio dire. Ménes­sier voglio dire non si assenta mai. Anche durante le vacanze resta qui a Bois-Guillaume.

Valentina                         - E adesso capisco perché.

Boissette                          - Mentre vostro figlio... Siamo in maggio: bene, dall'estate è già la quinta volta che se ne va in viaggio.

Valentina                         - (spaventata) Ma per la fabbrica! Sempre per» la fabbrica!

Boissette                          - D'accordo. Ma per sua moglie il risultato è lo stesso.

Valentina                         - E lei si vendica provocando uno scandalo senza precedenti nel nostro paese.

Boissette                          - (tentennando la testa) Temo che la sua fuga non passerà inosservata.

Valentina                         - (agitatissima) In meno di sei mesi, centottantamila cittadini di Bouen, non parleranno d'altro!

 Boissette                         - (dolcemente) Forse sono un po' troppi...

Valentina                         - Alfredo. Sembra che vi dimenti­chiate chi siamo noi.

Boissette                          - Dimenticarlo? Diavolo, come se fosse possibile! I signori Chantrel!

Valentina                         - (con orgoglio) Quella dei Chantrel è una tra le più antiche famiglie della regione e delle più onorate. La grande casa di tappezzerie di Bois-Guillaume, ora diretta da mio marito e da mio figlio è stata fondata dal loro trisavolo, Augusto Chantrel sotto il regno di Luigi XVIII, nel 1819. E dopo centotrenta anni, di padre in figlio, la ingrandirono e la fecero prosperare circondandola della stima e della considerazione generale.

Boissette                          - Nessuno può dirvi il contrario.

Valentina                         - (continuando) E aggiungo che mai, nella nostra famiglia, si è verificato un divorzio. Questo sarebbe il primo. Una donna che si crede infelice può piantare un Durand. Mai un Chantrel! Quando si ha l'onore di portare quel nome, lo si conserva!

Boissette                          - (ancora conciliante) Avete ragione.

Valentina                         - (camminando nervosamente) Mio figlio viaggia molto. Bella scusa! Ma anche mio marito partiva ogni momento. Prima che Filippo potesse aiutarlo, si assentava anche dieci, dodici volte all'anno. E questo per venticinque anni. Che forse io me ne sono andata? Forse mi sono mai lamentata?

Boissette                          - (prendendole la mano) No, Valentina. Ma voi, voi siete una creatura d'eccezione. (Le bacia la mano) Ed è proprio per questo che io vi amo.

Valentina                         - (guardandolo un po' asciuttamente) Non mi dispiace affatto sentirvelo dire, perché da qualche tempo cominciavo a dubitarne.

Boissette                          - (indignato) Possibile!

Valentina                         - Proprio! Venivate meno di frequente, mentre dai Bellencontre pareva che non ci foste che voi...

Boissette                          - (offeso) Calunnie!

Valentina                         - (continuando) Oh, la signora Bellen­contre è molto bella, lo ammetto, e poi è proprio il vostro tipo. (Oon angoscia) Alfredo! Se dovessi appren­dere un giorno o l'altro che voi mi tradite...

Boissette                          - (abbracciandola) Mia cara Valentina! Mai da diciotto anni a questa parte, ho posato le mie labbra se non sulle vostre.

Valentina                         - (dolcemente) Lo giurereste?

Boissette                          - Sulla mia vita.

Valentina                         - Come mi fa bene sentirlo! In mezzo a questa bufera che minaccia la famiglia, la vostra costanza è per me un grande conforto, Alfredo.

Boissette                          - (dolcemente) Mia cara... Ma certo che se l'onore degli Chantrel è minacciato, la preoccu­pazione è giusta... Grazie a Dio la bufera non si è ancora scatenata.

Valentina                         - Cosa volete dire?

Boissette                          - Che Cristiana è ancora qui...la sua fuga non è che per questa sera... (guardano l'orologio) ... e sono appena le undici di mattina. In un giorno si possono fare molte cose!

Valentina                         - È quello che penso anch'io!

Boissette                          - (pensieroso) Già: ma che cosa?

 Valentina                        - Ecco perché vi ho fatto venire subito qui, Alfredo. Ho bisogno dei vostri consigli.

Boissette                          - (siedono, riflettendo e con importanza) Vediamo vediamo... Cristiana almeno non sa ancora nulla? Luisa non le avrà riferito il colloquio avuto con voi?

Valentina                         - Ho scongiurato questo pericolo, perché appena finita la sua confessione ho spedito Luisa a Bouen, senza farle incontrare mia nuora.

Boissette                          - (approvando) Molto bene! (Riflet­tendo) Prenderla di fronte... forse... Parlarle faccia a faccia, cercare di trattenerla.

Valentina                         - Impossibile. Cristiana è una natura selvaggia. Si butterà contro di noi. Non riusciremo a nulla.

Boissette                          - Anch'io la penso come voi.

Valentina                         - (perdendo la pazienza) E allora?

Boissette                          - (riflettendo) La diplomazia... l'astu­zia... Quando ritorna Filippo, vostro figlio?

Valentina                         - Ma, fra breve. Ha lasciato New York venerdì. Doveva essere avant'ieri a Londra dove, salvo imprevisti, non avrebbe dovuto fermarsi che due o tre giorni.

Boissette                          - (colpito) Ah ah! E vostro marito rientrerà domani...

Valentina                         - Sicuro: è proprio per questo che Cristiana ha deciso di fuggire questa sera. Non ha scelto il giorno a caso. Qui sola con me, la sua eva­sione sarà facilissima...

Boissette                          - (pensieroso) Ma chissà!

Valentina                         - Spiegatevi, dunque.

Boissette                          - Se noi guadagnassimo solo venti­quattro ore... Il tempo che Filippo sia qui?

Valentina                         - Sarebbe troppo bello!

Boissette                          - Ebbene! Un gioco da ragazzi. But­tatevi giù dalle scale e rompetevi una gamba.

Valentina                         - (sussultando) Cosa?

Boissette                          - Voglio dire: fingete di rompervi una gamba. Io corro a cercare il dottor Brénzolles, ce lo facciamo alleato, giudicherà il vostro caso grave. Umanamente Cristiana non può lasciarvi nello stato in cui siete.

Valentina                         - Voi dimenticate il telegramma che riceverà dalla zia!

Boissette                          - Ma tra una suocera e una zia...

Valentina                         - (interrompendolo) Non credetelo... Cristiana non ha mai avuto per me che una simpatia molto relativa. E si capisce. È una Boulot: suo padre ha fatto i soldi con la guerra. Ma sino al 1914...

Boissette                          - Dirigeva un grande garage...

Valentina                         - Piccolissimo, invece. Eseguiva le riparazioni lui stesso, figuratevi! Diciamolo pure: era un meccanico. Cristiana è bella, è avvenente. Niente in lei denuncia la sua origine modestissima. Ma è lei che non riesce a dimenticarsela e a dimenticarsi che io sono una de Sauvigny-Lorgeac! Io sono nata in un castello, lei in un paesetto. Non me lo per­donerà mai!

Boissette                          - (conciliante) Credo che esageriate, Valentina. Cristiana non è invidiosa...

Valentina                         - (indignata, si alza) Ecco che ancora una volta la difendete! Insomma, Alfredo, amate me o mia nuora?

Boissette                          - (si alza. Con rimprovero) Valentina!... Che domanda!

Valentina                         - Però a sentirvi si crederebbe che prendete gusto a... (la porta di destra si apre. Entra Cristiana. Valentina finge di non vederla e cambia subito la conclusione della sua frase. Sullo stesso tono) lasciare che i passeri vi mangino le ciliege.

Boissette                          - (che non si è accorto di Cristiana, spa­ventato) Cosa?

Valentina                         - (con intenzione, marcando) Ma quando il vostro giardiniere si deciderà a piantare uno spa­ventapasseri? (Finge di scorgere alfine Cristiana) Oh sei tu, Cristiana, piccola mia? Non ti avevo udito. (Cristiana è una donna giovane, bella, bionda, l'aria audace e franca, aperta, gaia).

Cristiana                          - Scusatemi. Ma vado via subito. Buongiorno, mamma. (Abbraccia Valentina che la bacia in fronte) Buongiorno, signor Boissette. (Gli porge la mano).

Boissette                          - Buongiorno, cara Cristiana. (Cristiana risale la scena sino alla libreria).

Valentina                         - Cerchi qualcosa?

Cristiana                          - Due o tre libri che debbo aver lasciato qui. Infatti, eccoli.

Valentina                         - Li leggerai tutti oggi?

Cristiana                          - (evasiva) No... metto un po' d'ordine...

Valentina                         - (sorridendo) Come mai, tutto ad un tratto?

Cristiana                          - Così... Ci sono dei giorni in cui, come oggi, improvvisamente si ha voglia di fare ordine. (A Boissette) Come si spiega?

Boissette                          - (prudente) Ah, io proprio non lo so!

Valentina                         - (a Cristiana) Hai dormito bene?

Cristiana                          - Magnificamente. Dalle undici di ieri sera alle otto di questa mattina, tutto un sonno.

Valentina                         - (ironica) Tanto meglio. Eri così stanca ieri sera; ti senti riposata ora?

Cristiana                          - Completamente. A me, del resto, niente fa meglio cha andare a letto di buon'ora.

Boissette                          - Avete ragione. È l'unico modo. (Cri­stiana, portando i libri, se ne va da destra. Una pausa. Valentina fissa Boissette con aria di muta indignazione).

Valentina                         - Cosa ne dite?

Boissette                          - Non si può dire che manchi di sangue freddo. Da qualunque parte la prendiate temo pro­prio che durerete fatica a impedirle di partire.

Valentina                         - Oh, non sarò io a farlo.

Boissette                          - Tuttavia, data l'assenza di vostro marito e di vostro figlio non vedo chi altri...

Valentina                         - Vi dimenticate del nonno.

Boissette                          - (storcendo la bocca) Alla sua età?... Vorreste immischiarlo in...

Valentina                         - La sua età non sarà certo un osta­colo. Anzi. E poi con i suoi ottantaquattro anni è più lucido di voi e di me.

Boissette                          - Ah, per questo sì.

Valentina                         - (siede a sinistra) E, inoltre, lui è il signor Francesco Chantrel! Il capo della famiglia! E per quanto abbia ceduto la fabbrica a suo figlio e a suo nipote...

Boissette                          - (sorridendo) ... ne è ancora spiacente e pentito!

Valentina                         - (asciutta) Nessuno lo ha obbligato a farlo. Alla direzione degli affari ha preferito una percentuale sugli utili e il riposo. E li ha avuti.

Boissette                          - (ridendo) Ma non lo soddisfano. Trova il riposo abbondante, ma le rendite insufficienti.

Valentina                         - (alzando le spalle) Perché Gustavo e Filippo non sanno dirigere gli affari. Lo so. Mio suocero ha passato tutta la sua vita a criticare gli altri. Non si salva nessuno dinanzi a lui. Tranne Cristiana. Per Cristiana ha sempre avuto un debole. La trova allegra. Mi avrà detto venti volte che è come un piccolo sole, quella piccola! E poi voi lo conoscete: furbo, sottile...

Boissette                          - (approvando) Filibustiere...

Valentina                         - È il solo che ha tanta astuzia da trovare le parole e l'autorità per pronunciarle.

Boissette                          - (tentennando la testa) Sì, ma accetterà. di venire sin qui?

Valentina                         - Da un momento all'altro.

Boissette                          - Come fate a saperlo?

Valentina                         - Perché questa mattina alle nove mi sono preparata e sono corsa a Malaunay. Ho visto mio suocero e in poche parole l'ho messo al corrente della situazione.

Boissette                          - Ah, molto bene.

Valentina                         - Mi ha ascoltato un po' distratta­mente, perché la salute di mia suocera lo preoccupa...

Boissette                          - Già, come sta?

Valentina                         - (tranquillamente) È perduta. Que­stione di giorni. Ma il pericolo non è proprio immi­nente. Perciò mi ha promesso di venire entro un'ora.

Boissette                          - (ridendo) È incredibile!

Valentina                         - Scoppia di salute!

Boissette                          - Cara Valentina, a me non resta che farvi una domanda.

Valentina                         - Quale?

Boissette                          - Mi avete chiamato con tanta urgenza per chiedermi un consiglio, no? Per vedere insieme in che modo agire, dinanzi al dramma che si prepara...

Valentina                         - Sicuro.

Boissette                          - Ma andando a chiedere l'intervento del signor Francesco avete già provveduto voi stessa. Perché dunque consultare me?

Valentina                         - (si alza) Perché ho bisogno che voi mi approviate, Alfredo. Ed è proprio perché l'avete fatto che sento ora di aver preso la risoluzione migliore.

Boissette                          - Benissimo. Proprio come i dittatori. Governate e decidete da sola. Poi convocate la Camera per ratificare i vostri decreti e le vostre leggi.

Valentina                         - (approvando) Proprio così. Voi siete la mia Camera.

Boissette                          - (prendendole la mano e teneramente) Non mai abbastanza. (Le bacia la mano).

Valentina                         - (vivamente) Attenzione! Ecco mio suocero! (Boissette e Valentina si allontanano. Il signor Francesco Chantrel appare sulla terrazza: viene dal giardino. È un vecchio di 84 anni, ma magnifico per la sua età. Usa appena il bastone che tiene in mano ed è più che altro per malizia che a volte tende l'orecchio quando gli parlano. Perché questo gli permette di riflet­tere prima di rispondere).

Il signor Chantrel            - (entrando) Non vi distur­bate, per piacere. Salve, Boissette.

Boissette                          - (stringendogli la mano) Caro signor Chantrel...

Il signor Chantrel            - (a Valentina) Ho molto riflettuto a quello che mi avete raccontato poco fa. È molto grave. (A Boissette) Penso che abbia messo al corrente anche voi...

Valentina                         - Sì, sì.

Il signor Chantrel            - (ironico) Naturalmente (A Boissette) Valentina non ha segreti per voi. Dunque, il vostro giudizio?

Boissette                          - Identico al vostro, signor Chantrel. Il caso è gravissimo.

Valentina                         - (in crescendo) Una Chantrel diser­tare il tetto coniugale! Una Chantrel abbandonare il proprio marito per fuggire con un altro! Via, mio caro suocero, è impossibile! L'onore della famiglia...

Il signor Chantrel            - ... e soprattutto l'interesse dell'azienda! Se ho ancora buona memoria, Cristiana ha portato otto milioni.

Valentina                         - Esatto.

Il signor Chantrel            - E se divorzia se li ripren­derà.

Valentina                         - No.

Il signor Chantrel            - (stupito) Come no?

Valentina                         - Gustavo ha steso gli atti con molta accortezza. Solamente cinquecentomila franchi figu­rano nel contratto matrimoniale e gli altri sette mi­lioni e mezzo sono stati destinati per l'acquisto di quattromila cinquecento azioni della società.

Il signor Chantrel            - Intestate a Cristiana!?

Valentina                         - Sì, ma con il divieto di venderle. Solo suo marito o suo suocero hanno diritto di acquisto su quei titoli mediante una opzione illimitata.

Il signor Chantrel            - (colpito) Già... Ora ricordo bene la clausola di quel contratto.

Boissette                          - Molto ingegnosa.

Il signor Chantrel            - (riflettendo) Ma se Gustavo e Filippo non hanno, come temo, né l'intenzione né, soprattutto, il denaro per riacquistare quelle azioni?

Valentina                         - Se le dovrà tenere. Resterà azionista della nostra società, come lo è attualmente.

Il signor Chantrel            - (dopo riflessione) Dunque, per riassumere, nessun pericolo che vengano ritirati dei quattrini dall'azienda.

Valentina                         - Nessuno.

Il signor Chantrel            - (cambiando bruscamente tono) Ma allora perché mi avete disturbato? Questo incidente non ha più alcuna importanza.

Valentina                         - (rimproverando) Papà!... Prima di tutto si tratta della felicità di vostro nipote!

Il signor Chantrel            - (senza convinzione) Della felicità?... E chi ci dice che Filippo sia felice con Cristiana?

Valentina                         - (vivamente) Ne sono sicura. (Pren­dendo Boissette come testimonio) Boissette!...

Boissette                          - (approvando) È stata sempre una unione ideale.

Il signor Chantrel            - E allora perché Cristiana se ne vuole andare?

Valentina                         - (alzando le spalle) Perché si è lasciata montare la testa. Ubriacatura di una notte stellata!... Ma se voi la farete riflettere paternamente... Se le dimostrerete le conseguenze della sua decisione... Una famiglia alla mercè della maldicenza... Un marito fedele, lavoratore, innamorato, improvvisamente pri­vato del focolare domestico, solo, sperduto... Perché avete un bel dire voi, ma Filippo adora sua moglie ed essa infine non ha niente da rimproverargli.

Il signor Chantrel            - Che ne sapete voi! E se invece formulasse delle accuse precise inaspettate indiscutibili? L'intimità coniugale, dovreste saperlo, è una cosa che si ignora sempre. E se Cristiana perciò mi pregasse gentilmente di ficcare il naso nelle cose che mi riguardano?

Valentina                         - (scandalizzata) A voi!... Al nonno di suo marito?

Il signor Chantrel            - Già, a me. Un nonno come antenato è molto prossimo, e come parente troppo lontano. Ve lo posso assicurare. Ho quaranta anni più di Filippo e oltre cinquanta più di Cristiana... Un lontano cugino o semplicemente un'amica d'in­fanzia che avessero la sua età, sarebbero più adatti di me per consigliare e far riflettere Cristiana...

Valentina                         - (un po' fredda) Mi spiace di non averli sottomano.

Il signor Chantrel            - E rallegratevene. Chiunque sceglieste per un incarico simile farebbe un passo inopportuno. Quanto a me, solo gli interessi dell'azienda possono giustificare un mio intervento. (Riprendendo il cappello) E dal momento che sono al sicuro...

Valentina                         - Però, mio caro suocero!... Non c'è solamente il denaro nella vita!... Ci sono le conve­nienze sociali e i sentimenti. C'è l'amore... Il denaro non comanda, né decide tutto.

Il signor Chantrel            - (dopo una breve pausa) Siete mai stata in Tribunale, Valentina?

Valentina                         - Pardon?

Il signor Chantrel            - Non dico come accusata. Lo saprei. Dico come spettatrice?

Valentina                         - (sconcertata) Sì, credo... Perché mi fate questa domanda?

Il signor Chantrel            - Prima che un testimonio inizi la sua deposizione il Presidente gli fa giurare di dire la verità tutta la verità e non aggiunge - poi -«L'accusato vi ha forse salvato la vita? » e neppure: « Siete molto amico dell'accusato? ». Il presidente pronuncia questa domanda precisa: « Siete voi alle sue dipendenze od egli alle vostre? » che vuol dire: « Ci sono tra di voi questioni di interesse! ». Se il testimonio dice « sì » viene respinto. La legge risponde per me, mia cara Valentina: la legge non crede che la riconoscenza o l'amore possano far mentire un uomo dinanzi a un Tribunale. Ma il denaro sì.

Boissette                          - (colpito) Spiegazione perfetta.

Il signor Chantrel            - E la mia presenza qui inutile. (Tendendo la mano a Valentina) A presto.

Valentina                         - (insistendo) Papà, vi prego... Con­cedetemi ancora cinque minuti. Non avrete poi tanta fretta...

Il signor Chantrel            - E invece sì, proprio. Sapete che Amelia sta peggiorando sempre di più. Ed io, debbo correre a cercare Gondrecourt per condurlo al capezzale della mia povera moglie.

Boissette                          - È il vostro medico?

Il signor Chantrel            - È il mio notaio. Finché ha coscienza, voglio assolutamente farle firmare un atto importante.

Valentina                         - (con rimprovero) Nello stato in cui si trova? Ma si impressionerà!

Il signor Chantrel            - Ma no! Sa benissimo che non ne ha più per molto ed è stata lei a voler mettere un po' di ordine negli affari. Quello soprattutto. Boissette, lascio giudicare a voi! Qualche giorno fa facendo passare certi documenti mi sono accorto che, nel nostro contratto di matrimonio, tutti i mobili che arredano i locali occupati dagli sposi sono rite­nuti di proprietà di mia moglie! (Con indignazione) Sì, amico mio, io ho firmato una cosa simile! Biso­gnava che fossi pazzo davvero! Va bene che eravamo nel 1878. Io ero molto innamorato di Amelia e avevo ventitré anni. L'avrò fatto per galanteria... Ma voi potete ora giudicarne le conseguenze!

Boissette                          - Veramente non vedo...

Il signor Chantrel            - Eppure sono chiarissime: Amelia muore, e non sono più io che eredito. È suo figlio.

Valentina                         - Mio marito?

Il signor Chantrel            - Mi par di vedermi in casa mia in mezzo a mobili che appartengono a Gustavo! Una situazione intollerabile.

Valentina                         - Ma voi sapete che sino a quando ci sarete voi, mio marito non avrebbe neppure pen­sato a toccare il più piccolo ninnolo!

Il signor Chantrel            - Voi non potete saperlo. Ed io neppure. A giudicare da come mio figlio dirige l'azienda!... Gli utili diminuiscono ogni anno! (Con amarezza) Ed io non ho più il diritto di aprire bocca. Magnifico! (Sospirando) Alla fine... (Cambiando tono) Se continuerà così, tra dieci anni saremo in passivo, Gustavo avrà bisogno di denaro, e, per procurarsene, potrebbe vendere i miei mobili, i miei quadri... se oggi stesso non mettessi le cose in ordine.

Valentina                         - Dopo sessantun anni rifarete così il vostro contratto di matrimonio?

Il signor Chantrel            - (ritornando) Ma no, Valen­tina. Acquisterò i mobili di mia moglie: due milioni. Glieli verserò in contanti e un quarto d'ora dopo lei me li renderà come donazione. E molto più semplice e ugualmente regolare... (Distrattamente) Vi racconto tutto questo « en passant », nel caso vostro marito pensasse a una contestazione...

Valentina                         - (protestando) Vi assicuro che non ci pensa neppure. In fondo è vostro figlio!

Il signor Chantrel            - (senza convinzione) Già. Ma quando ci sono in gioco gli interessi, i sentimenti di famiglia perdono molto della loro forza. Comunque, vedete bene che non posso trattenermi.

Valentina                         - Anche se arriverete un'ora dopo...!

Il signor Chantrel            - Non si sa mai! La mia povera Amelia ha ottantadue anni, veh!

Valentina                         - E voi ottantaquattro!

Il signor Chantrel            - Sì, ma io ho sempre avuto una salute di ferro. Porse perché non l'ho mai com­promessa inutilmente... ho evitato con cura gli argo­menti che potevano scuotermi i nervi e, soprattutto, ho rinunciato alle discussioni oziose... Lasciatemi dunque andare, mia cara. Lo stato di mia moglie, d'altronde, vi impedisce di insistere.

 Valentina                        - (toccata) È vero. E vi chiedo scusa, papà, di avervi disturbato nel vostro immenso dolore.

Boissette                          - (con tono di condoglianza) Ed io pure signor Chantrel prendo parte vivamente... Deve essere davvero una dura prova, perdere la moglie dopo sessant'anni di matrimonio.

Il signor Chantrel            - Sì. Cominciavo ad abituarmici.

Boissette                          - Vi dovrete sentire molto solo.

Il signor Chantrel            - Per forza. I primi tempi, almeno...

Valentina                         - (ironica) E poi un colpo simile! Temo molto per la vostra salute.

Il signor Chantrel            - (toccando vivamente ferro) Quanto a questo rassicuratevi. Sì, proverò un grande dolore, è vero, ma un dolore morale. Non fisico. Anzi. (Avvicinandosi ai due, a mezza voce) Che resti tra noi, eh? A partire da una certa età, più vediamo gente che se ne va e meglio si sta. È un fatto. Non so più chi abbia detto che « La morte degli altri ci aiuta a vivere... ». È terribilmente giusto. È umano, via. Mettetevi al mio posto.

Valentina                         - (toccata) Non mi sarebbe possibile, papà. Non ho, sull'argomento, le vostre idee.

Il signor Chantrel            - (cordiale) Ne riparleremo quando sarete arrivata alla mia età.

Valentina                         - Non è probabile. Non ho la vostra resistenza. E certi drammi, come quello che viviamo in questo momento, accorceranno la mia vita.

Il signor Chantrel            - (indulgente) Siete troppo sensibile, Valentina.

Boissette                          - (approvando) Io gliel'ho sempre detto.

Valentina                         - (con forza) Io adoro mio figlio, lo confesso. E compiango quella ragazza.

Il signor Chantrel            - (incredulo) Ma no!

Valentina                         - Come potrei non compiangerla con l'avvenire che si prepara da se stessa?

Il signor Chantrel            - lo sono convinto che sarà invece molto felice. Quel Ménessier è un ragazzo sim­patico. Ho parlato qualche volta con lui e non mi è parso uno stupido.

Valentina                         - (con intenzione) Oh, quanto a questo, no certo!... La sua condotta ci prova, anzi, che è molto accorto.

Il signor Chantrel            - (senza capire) Cosa volete dire?

Valentina                         - Cristiana è bella. Ma ha anche una bella sostanza. Ed è un dettaglio, questo, che non è certo sfuggito al pittorello senza un soldo e, pro­babilmente, senza scrupoli.

Il signor Chantrel            - (alzando le spalle) Ma se mi avete detto che tutto il denaro di Cristiana è già investito nell'azienda.

Valentina                         - (insinuando) Sicuro. Ma quando quel Ménessier sarà suo marito - perché si sposeranno -vorrà sorvegliare personalmente gli interessi di sua moglie.

Boissette                          - Mi pare giusto.

Valentina                         - (continuando) E allora? Immagino come sarete soddisfatto di dover rendere i conti a un vostro ex impiegato.

Il signor Chantrel            - Avrà, spero, la delicatezza di farsi rappresentare da qualche mandatario.

Valentina                         - (incredula) Chissà... E se volesse invece venire lui stesso a ritirare gli utili?

Il signor Chantrel            - (malizioso) Questo non mi riguarda più, ormai. È affare di Gustavo.

Valentina                         - (rettificando) E di Filippo. Mio figlio avrà cosi la meravigliosa missione di coprire d'oro l'uomo che gli ha preso la moglie! Che situazione!

Il signor Chantrel            - (dopo una pausa) Non ci avevo pensato.

Valentina                         - E neppure io. Sono una senti­mentale, io.

Il signor Chantrel            - (riflettendo) Già... Quel piccolo Ménessier può avere il suo piano... Senza con­tare che se fosse ben guidato, anche giuridicamente...

Boissette                          - Cosa farebbe?

Il signor Chantrel            - (c. s.) Mi sto domandando proprio sino a che punto noi potremmo impedire a Cristiana di realizzare i suoi titoli... Gustavo e Filippo hanno un'opzione... Bene. Ma se Cristiana volesse disporre del suo capitale?... È un suo diritto. (Bru­scamente, preoccupato) Oh, ma avete ragione! Il caso è serio.

Valentina                         - Ma se mi sto ammazzando per farvelo capire!

Il signor Chantrel            - Tutto ad un tratto la fuga di Cristiana si presenta molto pericolosa e il divorzio una catastrofe. (Con decisione) Bisogna asso­lutamente che parli con lei. Valentina, volete man­darmela? Io l'aspetterò qui.

Valentina                         - Vado subito. (Verso destra) E senza tante cerimonie, non è vero?... Siate eloquente, per­suasivo, ma fermo.

Il signor Chantrel            - (che riflette) Certo. Ma vorrà confessare a me la sua intenzione di fuggire stanotte?

Valentina                         - Quanto a questo state sicuro che non negherà. Cristiana ha i suoi difetti, ma è di natura aperta!

Il signor Chantrel            - (senza convinzione) Diciamo socchiusa... Infine, farò il possibile.

Valentina                         - E io sono sicura che riuscirete. (Esce

Il signor Chantrel            - Una brava donna, quella Valentina!

Boissette                          - (approvando) Un cuore d'oro! E così piena di vita!

Il signor Chantrel            - Sì, ma diciamo tutto. Anche un po' agitata, precipitosa... Provoca sposta­menti d'aria!... Deve essere una moglie insopporta­bile! Ma come amante, deliziosa!...

Boissette                          - (un poco a disagio) Il vostro giudizio è molto strano, signor Chantrel!

Il signor Chantrel            - Voglio dire che deve essere faticoso vivere con lei, ma squisito incontrarla un'ora o due, di tanto in tanto... Se avessi trent'anni di meno e non fosse la moglie di mio figlio... credo che il pensierino mi sarebbe venuto... (Beffardo) E a voi, no?

Boissette                          - (turbato) Non comprendo...

Il signor Chantrel            - (senza insistere) Ah, nep­pure io. (Cambiando tono) E voi come state, caro Boissette?

Boissette                          - (sospirando) Certamente meno bene di voi, caro signor Chantrel. Il fegato è piuttosto giù e la pressione piuttosto su!... Non sono molto brillante.

Il signor Chantrel            - (con pietà) Alla vostra età?... Allora cosa sarete alla mia?

Boissette                          - (sospirando) Un ricordo!...

Il signor Chantrel            - (sarcastico) Siete preten­zioso! La vita vi ha guastato caro mio: senza famiglia... senza preoccupazioni... molto denaro...

Boissette                          - Sempre meno, volete dire. La borsa va male, l'inflazione continua! Vi assicuro che - ora -faccio fatica a vivere con la mia rendita...

Il signor Chantrel            - Credo che fareste più fatica senza.

Boissette                          - Oh, questo sì... (Vedendo che il signor Chantrel sta frugandosi nelle tasche) Avete per­duto qualcosa?

Il signor Chantrel            - No. Cercavo... (Ha trovato un foglio che piega con cura) Eccolo qua! (Se lo rimette in tasca e guarda altre carte) Un'altra lettera a cui non ho risposto! Ed era urgente!

Boissette                          - (senza convinzione) Esistono vera-mente delle lettere urgenti?

Il signor Chantrel            - Ma certo. Quelle il cui oggetto interessa a me. Le lettere senza urgenza sono invece quelle il cui oggetto interessa a chi mi scrive.

Boissette                          - (guardandolo) Signor Chantrel, siete un uomo straordinario. Avete su ogni cosa delle idee che sconcertano.

Il signor Chantrel            - (cordialone) Oh, le idee più comuni, caro Boissette, credetemi. Solo che io ho il coraggio di dire ad alta voce quello che tutti invece pensano solamente. (Cristiana entra da destra) Ah! Ecco la piccola!

Cristiana                          - (allegramente) Caro nonno! Non vi ho veduto arrivare!

Il signor Chantrel            - Eppure son passato per il cancello principale con la mia vecchia Packard.

Cristiana                          - Valentina mi ha detto che avete da parlarmi.

Il signor Chantrel            - (innocente) lo? Neppure per sogno! Le ho chiesto solamente se eri in casa. Mi ha risposto di sì ed io le ho detto che mi avrebbe fatto piacere abbracciarti.

Cristiana                          - (gentilmente) Bene, allora, non pren­detevela... Anche a me fa piacere...

Il signor Chantrel            - (gli porge le guance) Come ci si capisce noi due! (L'abbraccia) Non è adorabile, questa bambina?

Boissette                          - (prudente) Vi lascio.

Il signor Chantrel            - (fregandosi le mani) Benis­simo. Andate pure, Boissette. E curatevi la salute che mi pare piuttosto incerta.

Boissette                          - (dalla terrazza) Vi rivedrò?

Il signor Chantrel            - (indifferente) E perché no?

Boissette                          - (quasi a se stesso guardando il signor Chantrel da lontano) Fantastico!... Da quando sua moglie sta per morire è ringiovanito. (Esce dal giardino).

Cristiana                          - (con sollecitudine) Innanzi tutto, come sta la nonna?

Il signor Chantrel            - (sospirando) Male.

Cristiana                          - (commossa) Oh! Il papà è andato a vederla ieri l'altro e ci ha detto che stava molto meglio... fuori pericolo, per il momento.

Il signor Chantrel            - Sino a quando il medico deve ritornare, un malato non è mai fuori pericolo.

Cristiana                          - (con rimprovero) Ma nonno, voi scherzate.

Il signor Chantrbl            - (pensieroso) La vita è una cosa troppo grave per parlarne seriamente.

Cristiana                          - (guardandolo) Ma, in fondo, sono sicura che voi soffrite.

Il signor Chantrel            - Molto. Amelia era una donna perfetta. Insopportabile, ma perfetta. Cosa c'è infatti di più noioso della perfezione?

Cristiana                          - (sorridendo) Siete terribile!

Il signor Chantrel            - No, ho la mente lucida.

Cristiana                          - (con curiosità) Non credete in niente, voi?

Il signor Chantrel            - Oh, in ben poco.

Cristiana                          - Ma, infine... Dio?

Il signor Chantrel            - Dio?

Cristiana                          - Voi non credete che Dio esiste?

Il signor Chantrel            - Lo spero per lui... che sarebbe il responsabile della infelicità degli uomini.

Cristiana                          - Vi fanno pena gli uomini? Dunque non siete cattivo...

Il signor Chantrel            - Chi ti ha detto il con­trario?... Lo scetticismo non ha niente a che fare con l'aridità di cuore... Si può conoscere il prossimo e tuttavia amarlo... E io, nonostante le sue insop­portabili qualità, amavo molto mia moglie.

Cristiana                          - (con rimprovero) Parlate di lei già al passato.

Il signor Chantrel            - Così mi abituo. (Cambiando tono) Sai cosa dovresti fare tu, se fossi brava?

Cristiana                          - Che cosa, dite.

Il signor Chantrel            - Dovresti venirla a vedere.

Cristiana                          - Io non ho osato chiedervelo, perché se sta così male...

Il signor Chantrel            - ... sì, ma non al punto da non riceverti con gioia. La nonna è come me: ti predilige.

Cristiana                          - Allora d'accordo. Verrò nel pome­riggio.

Il signor Chantrel            - Diamine, non c'è fretta: vieni domani o dopo domani.

Cristiana                          - (un po' imbarazzata) Preferirei oggi... Se non la disturba, naturalmente.

Il signor Chantrel            - (sospirando) Oh, niente può disturbarla, ormai.

Cristiana                          - Allora verrò subito dopo pranzato.

Il signor Chantrel            - (fingendo sorpresa) Ma perché tanta fretta?

Cristiana                          - Perché... (Esita, poi si decide) Ebbene, infine... voi siete sempre stato buono con me...

Il signor Chantrel            - E allora?

Cristiana                          - (continuando) ... mi volete bene, ne sono sicura... e quindi mi comprenderete se vi dirò delle cose...

Il signor Chantrel            - Delle cose?

Cristiana                          - Sì... E delle cose gravi, anche. Pre­ferisco confessarvi tutto.

Il signor Chantrel            - Ed io forse ti compren­derò, ma ti ascolterò male.

Cristiana                          - E perché?

Il signor Chantrel            - Perché sono molto preoc­cupato, bambina mia... Vivo ore crudeli...

Cristiana                          - Lo so, ma tuttavia...

Il signor Chantrel            - (interrompendola ancora) Di che cosa vuoi parlarmi?... Delle piccole amarezze intime?... Di qualche peccatuccio o di qualche delu­sione?... Ti assicuro che questo non è il momento. Non ho davvero la testa a... E poi sono stanco. Ho avuto caldo, per strada. Non vorresti darmi qualche cosa da bere? « I vecchi hanno sete », diceva Anatole Franco.

Cristiana                          - Volete un po' di sidro?

Il signor Chantrel            - (prudente) No, grazie. Lo conosco il vostro sidro!

Cristiana                          - Non è poi male, mangiando.

Il signor Chantrel            - Sì, ma bevendo... Dammi dunque un bicchierotto di vin bianco.

Cristiana                          - Subito. (Esce un momento a sinistra).

Il signor Chantrel            - (solo) Il loro vino non mi fa paura, perché è lo stesso di casa mia.

Cristiana                          - (rientra da sinistra e posa sulla tavola bicchiere e bottiglia) Ecco. Volete un po' d'acqua?

Il signor Chantrel            - (protestando) Tu scherzi! Non c'è che il vino puro ch'io possa sopportare! (Si versa da bere) E quando penso che per un anno intero non ho bevuto che latte!

Cristiana                          - (stupita) Quando?

Il signor Chantrel            - Quando nacqui.

Cristiana                          - (ridendo) E ve ne ricordate?

Il signor Chantrel            - Naturalmente. Anche se si perde nella notte dei tempi.

Cristiana                          - (divertita) Deve essere molto nera, la notte dei tempi! Vi perdiamo tante cose che non ritroviamo mai più!

Il signor Chantrel            - (carezzandole i capelli) Sei cara, Cristiana. Sei allegra.

Cristiana                          - Anche voi, nonno! (Sospira) Mi piac­ciono tanto le persone allegre! Ah! Se me ne andassi di qui, voi sareste la persona che mi mancherebbe di più.

I signor Chantrel             - Ma grazie a Dio, di andar­tene non se ne parla neppure.

Cristiana                          - Ma... chissà! (Decisa) Nonno, voglio parlarvi...

II signor Chantrel            - (perdendo un po' la pazienza) E io non voglio ascoltarti. Insomma, Cristiana, dinanzi a te c'è un povero vecchio che ha la moglie agonizzante. (Beve).

Cristiana                          - (premurosa) Oh, nonno! Avete ra­gione, scusatemi. Come avete potuto lasciarla sta­mattina?

Il signor Chantrel            - Ho dovuto venire qui per portare delle carte a tua suocera. (Sospira) E almeno avessi finito... sarei già a casa, a quest'ora. Invece devo ancora passare dal notaio... (triste) mentre ho la testa a tutt'altro che agli affari!

Cristiana                          - Eh, lo credo!

Il signor Chantrel            - Ma la mia povera Amelia mi ha tanto supplicato... Sente che la sua ultima ora sta per suonare, sai? E ci sono degli atti... dei docu­menti, che non sono redatti... secondo la sua volontà. Così che oggi, vedi, oggi io sconto anni e anni di trascuratezza... Si rimanda all'indomani... si dice: lo farò... lo farò tra una settimana... l'anno prossimo e un bel mattino ci si sveglia davanti a una situa­zione confusa, imbrogliata... (Brusco) Come la tua, ad esempio!...

Cristiana                          - (sorpresa) La mia, nonno?

Il signor Chantrel            - Sì, la tua e quella di tuo marito. L'altro giorno, in ufficio, mi son capitati tra le mani i vostri contratti... Bene, son rimasto sbalordito!

Cristiana                          - Perché?

Il signor Chantrel            - Perché i vostri interessi sono sistemati senza il minimo buon senso!

Cristiana                          - I nostri interessi? E quali?

Il signor Chantrel            - Ma la tua partecipazione agli utili dell'azienda, piccola mia. Scommetto che tu non sai nemmeno cosa hai firmato quando ti sei sposata.

Cristiana                          - So che quattromilacinquecento azioni sono a mio nome.

Il signor Chantrel            - (sottolineando) E tu non puoi cederle a nessuno. È una clausola normale, abituale, legittima. Ma tu capisci bene che cosa può succedere...

Cristiana                          - Cosa può succedere? Spiegatemelo, nonno!

Il signor Chantrel            - (fingendo di cambiar discorso) Ma... È proprio necessario? Tu e Filippo siete una coppia perfetta. Non vi separerete mai, perciò le mie osservazioni sono inutili.

Cristiana                          - (conciliante) Ah, certo...

Il signor Chantrel            - (improvvisamente, scaldandosi) Ma tuttavia, che diavolo! I contratti non sono fatti per la gente che va d'accordo! Sono fatti -giustamente - per prevedere, per limitare e per rego­lare in anticipo i disaccordi... Mettiamo ad esempio... è una cosa impossibile... ma mettiamo che tu non sia più la moglie di Filippo...

Cristiana                          - (incoraggiata) Se mi lasciaste solo parlare un momento...

Il signor Chantrel            - Non interrompermi. Sto facendo ipotesi assurde, lo so. Supponiamo, dico... che un amore imprevisto entri nella tua vita o in quella di tuo marito... e mettiamo che tutti e due riprendiate la vostra libertà... Separate i vostri corpi... i vostri cuori... le vostre esistenze... ma, e i vostri interessi? Quelli restano inseparabili! Voi non avrete più nulla in comune, ma Filippo avrebbe sempre nelle «sue» mani la «tua» sostanza!

Cristiana                          - Oh! Questo non mi spaventa! Filippo è talmente onesto! Anche se non fosse più mio marito, conserverei in lui la stessa fiducia.

Il signor Chantrel            - Ah, sì, certo... Ammesso che vi separiate di comune accordo e ammesso che, in seguito, tu viva da sola, credo infatti che non avresti nulla da temere... Ma supponiamo che tu voglia invece rifare la tua vita..., essere felice con un altro... che questo venga alle orecchie di Filippo... e che egli sia contrario, geloso...

Cristiana                          - Allora?

Il signor Chantrel            - Allora, mia cara, io non risponderei né di lui, né di qualsiasi altro uomo. La collera, il dolore, il desiderio di vendetta, potrebbero spingerlo... che so io? a... a volerti rovinare! E per riuscirci condurre, magari volontariamente, l'azienda al fallimento!

Cristiana                          - (incredula) Come? Eovinandosi anche lui?

Il signor Chantrel            - E perché no? Quando un essere umano è dominato dall'amore o dalla collera, è capace di tutto.

Cristiana                          - (colpita) Mio Dio! Non ho mai pen­sato a quel che mi dite...

Il signor Chantrel            - (bonario) Ma chissà perché mi è venuto in testa di raccontarti tutte queste storie... Credo d'essermi impressionato delle grane che esistono negli affari della mia povera Amelia... E non vorrei che un giorno tu ne vedessi delle peg­giori... Beh, ma, grazie a Dio, avremo tutto il tempo per riparlarne.

Cristiana                          - (dopo riflessione) Dipende... (Improv­visamente) Nonno, che cosa devrei fare secondo voi?

Il signor Chantrel            - Finché rimani la moglie di Filippo, assolutamente niente.

Cristiana                          - E... se non lo rimanessi?

Il signor Chantrel            - Confidare tutti i tuoi diritti ad un uomo di tua fiducia, una persona che ti rappresenti e che difenda i tuoi interessi.

Cristiana                          - Un avvocato?

Il signor Chantrel            - Si può trovare qualcosa di meglio. Un uomo competente, del mestiere... che venga dalle tappezzerie... un uomo di una certa età... che possa parlare a tuo marito e anche a tuo suocero con quella autorità che il numero delle tue azioni, corpo di un diavolo, gli consente! Poiché tutto sommato, tu ne hai ben quattromilacinquecento. E non ce ne sono in tutto che dodicimila! Tu ne hai più di un terzo. (Con indifferenza) Io ne ho tenute milleottocento. Insieme noi avremmo la maggioranza...

Cristiana                          - (colpita) Voi, caro nonno, mi sug­gerite un'idea!

Il signor Chantrel            - (innocente) Quale cara?

Cristiana                          - Di affidare a voi i miei interessi!

Il signor Chantrel            - (esitando) È una cosa piuttosto delicata per me...

Cristiana                          - Perché?

Il signor Chantrel            - lo mi sono ritirato dagli affari... e da dodici anni ormai... Ho ceduto a mio figlio la direzione della fabbrica...

Cristiana                          - E voi non gliela riprendereste certo!

Il signor Chantrel            - No. Ma se io rappresento le tue azioni e le mie, Gustavo non potrebbe fare più nulla senza il mio consenso.

Cristiana                          - Ebbene? A me non sembra così sbagliato...

Il signor Chantrel            - (con malizia) E neppure a me! Ai miei tempi, l'azienda permetteva di dividere ben altri utili! L'anno in cui ho lasciato la direzione io, abbiamo guadagnato due milioni netti! Ma Fanno scorso, che cosa ti han versato per la tua quota?

Cristiana                          - (incerta) Trecento mila franchi, credo.

Il signor Chantrel            - Me lo immaginavo! (Calcola mentalmente) Sì. È esatto. Abbiamo diviso ottocento­cinquanta mila franchi, (commiserando) vedi che differenza!

Cristiana                          - È enorme! (Riflette) Dunque, dovrei firmarvi una delega... È cosi che si chiama'?

Il signor Chantrel            - Proprio così. (Conciliativo) E, mio Dio, proprio perché insisti... Perché non voglio che si dica domani che io ti ho lasciata nei pasticci. (Additando la poltrona della scrivania) Siediti là e scrivi... Non è un testamento! Tre righe e sei a posto!

Cristiana                          - (sedendosi) Ma non ci vuole la carta da bollo?

Il signor Chantrel            - (molto naturale) Eccola! Ne ho sempre un foglio in tasca, io. Non si sa mai che cosa può riservarci la giornata... (Estrae un foglio di carta da bollo dalla tasca che aveva già preparato durante la scena con Boissette, lo spiega e lo pone davanti a Cristiana) Tieni (Sorride) Ma sai che sei una eccellente donnina di affari?

Cristiana                          - Ero orfana a vent'anni. Ho dovuto stare con gli occhi bene aperti. (Comincia a scrivere) Allora: io sottoscritta...

Il signor Chantrel            - (dettando) Cristiana, Denise,...

Cristiana                          - (continua) Teresa, Dorotea Bòulot...

Il signor Chantrel            - (dettando) Sposata a Filippo Chantrel di Gustavo, con il presente atto cedo al signor Francesco Chantrel ogni facoltà a rappresen­tarmi, a deliberare e a firmare per me e a mio nome, nonché a prendere tutte le decisioni che mi riguar­dano secondo i miei diritti di azionista della Ditta Chantrel & C, società anonima, in Bois-Guillaume.

Cristiana                          - Firma e data.

Il signor Chantrel            - (subito) Non ancora.

Cristiana                          - (stupita) Perché?

Il signor Chantrel            - Oh, bella! Dimentichi il motivo della delega?... Tu e Filippo siete tenera­mente uniti, mettermi in mezzo a voi io, improvvi­samente, senza un motivo, ah, no! Sarebbe un'in­delicatezza...

Cristiana                          - E allora? Cosa debbo aggiungere?

Il signor Chantrel            - (dettando) La presente delega ha valore solo in caso di morte, infermità o malattia di mio marito e nel caso in cui, per qualsiasi altra circostanza, io cessassi di coabitare con Filippo Chantrel, mio marito, essendo intervenuta tra di noi una separazione legale o no. (Parlando) Là! (Termina di dettare) Fatto a Bois-Guillaume, Senna Inferiore, il... (A soggetto) E ora puoi firmare.

Cristiana                          - (termina di scrivere e firma) Ecco, nonno: tenete. (Gli porge il foglio).

Il signor Chantrel            - Grazie, cara. (Piega il foglio con cura) E questo non solo è inoppugnabile, ma anche corretto. Filippo non può formalizzarsi... A proposito, quando torna il nostro caro Filippo?

Cristiana                          - Domani o dopodomani. Ascoltatemi, nonno, se domani voi veniste a sapere che...

Il signor Chantrel            - (termina precipitosamente la frase) ... che tu sei andata a Le Havre per incon­trare ed abbracciare Filippo? Ebbene non mi stu­pirei. Ah, no davvero! Mi ricorderebbe la mia, gioventù. (Sospira) Ah! l'amore!... Alla mia età è un po' ridi­colo parlarne... ma io ho sempre avuto un debole... Ah! Senti... Verso il 1876... Stavo per terminare il servizio militare... I miei avevano deciso di farmi sposare una ragazza molto ricca... che io non amavo. Io amavo Amelia... Era un sole, Amelia, ma non aveva un soldo!... E i miei, naturalmente, non ne volevano sentir parlare. (Con forza) Ebbene, io non ho ceduto!... Finché un bel giorno siamo scappati, f lei ed io! Perbacco! Han ben dovuto sposarci, allora! E grazie alla mia energia, ho avuto per sessant'anni una felicità completa, senza nuvole... Quando si incontra l'amore, credimi, non bisogna lasciarlo scappare. E sai perché io amavo la nonna?

Cristiana                          - Perché?

Il signor Chantrel            - Perché, sotto un aspetto tranquillo, borghese, Amelia era una artista!... Colta, musicista... Cantava... una delizia! Ah, gli artisti! Hanno un fascino, una sensibilità che la natura ha m negato a tutti gli altri esseri! (Suona un gong nelle quinte: egli sussulta) Cosa diavolo succede?

Cristiana                          - La colazione. È il primo avvertimento.

Il signor Chantrel            - (si alza in fretta) Mio Dio! (Guarda l'orologio) Mezzogiorno e un quarto. E io sono ancora qui a chiacchierare... (Prende il cappello) Arrivederci, piccola... E. intesi? Resta tutto tra noi, sino a nuovo ordine!

Cristiana                          - Ma che cosa?

Il signor Chantrel            - Ma i nostri accordi!... la delega!

Cristiana                          - State tranquillo, nonno.

Il signor Chantrel            - Benissimo. Ed ora dammi un bacio perché scappo! (Cristiana si avvicina e il signor Chantrel la bacia sulla fronte. Entra Valentina da destra).

Valentina                         - Disturbo?

Il signor Chantrel            - Ma nient'affatto! Ci siamo detti tutto quel che avevamo da dire.

Valentina                         - Bravi! Papà, andremo a tavola tra dieci minuti. Ci farete il piacere di rimanere, vero? Anche il buon Boissette è dei nostri.

Il signor Chantrel            - Ah, sì? È una notizia che raddoppia il mio rammarico. Ma non è possibile. Non posso lasciare mia moglie a lungo sola nelle condizioni in cui si trova!

Valentina                         - E’ vero. Scusate, papà. (A Cristiana) Cristiana, mia cara, vuoi essere così gentile da far mettere un coperto per il signor Boissette?

Cristiana                          - (andando verso sinistra) Bene.

Valentina                         - E di dire a Virginia che faccia altre due uova al burro?

Boissette                          - (avanzando dalla terrazza) Uno solo, per carità, uno! Il mio fegato protesterebbe!

Cristiana                          - Allora... (conta sulle dita) un uovo e un coperto. Non c'è da sbagliare. (Sulla porta) Arrivederci, caro nonno! Sarò da voi alle tre. (Esce).

Valentina                         - (stupita) Da voi?

Il signor Chantrel            - Vuole abbracciare la sua 1 povera nonna...

Valentina                         - Ah, sì?

Il signor Chantrel            - Sì... Non mi pare che questo sia un buon segno. Le ho detto: «Puoi venire domani », ma lei: « No, oggi. Ci tengo ». È chiaro che vuol vederla prima di andarsene.

Valentina                         - (sussulta) Come di andarsene?

Boissette                          - (sussulta) È proprio decisa?

Valentina                         - Non siete riuscito a nulla?

Boissette                          - Ma insomma, avete o no affrontato la cosa con franchezza?

Il signor Chantrel            - L'ho guardata fissa negli occhi e le ho detto: «Dunque, Cristiana, non hai proprio nulla da dirmi, tu?

Valentina                         - E lei cosa ha risposto?

Il signor Chantrel            - Col tono più ingenuo: « Nulla, nonno caro! ».

Valentina                         - È incredibile!

Boissette                          - (brusco) Valentina, vi dovete essere sbagliata.

Valentina                         - (alga le spalle) E la confessione di Luisa?

Boissette                          - Giusto! (Pausa) Allora trasecolo!

Valentina                         - La vostra opinione, papà?

Il signor Chantrel            - (tranquillo) Dev'essere innamorata pazza di quel pittorello.

Valentina                         - Allora che faremo?

Il signor Chantrel            - Nulla. Subiremo gli avve­nimenti perché ho idea che siano ineluttabili.

Valentina                         - (piccala) Scusatemi, nonno, ma non condivido la vostra opinione. Rassegnarmi, non è nella mia natura. Lotterò fino alla fine.

Il signor Chantrel            - (scettico) Voi?

Valentina                         - Non io personalmente, purtroppo. Vi ho detto che io credo di non poterci fare nulla... e poiché anche voi non ci siete riuscito, spero che abbia più successo mio marito!

Il signor Chantrel            - (sorpreso) Gustavo? Ma se è a Parigi!

Valentina                         - Può ben tornare... Non sono che centotrenta chilometri, due ore... So dove fa colazione. Gli telefono subito. (Va al telefono).

Il signor Chantrel            - (a Boissette) Ma è instan­cabile!

Valentina                         - (al telefono) Pronto... pronto? Mi date Parigi, signorina,'per piacere! Eichelieu 92-70... La linea è molto occupata? Bene. Grazie. (Riattacca).

Il signor Chantrel            - (incredulo) E voi credete che Gustavo si precipiterà?

Valentina                         - Ne sono certa. Mio marito, di solito, non tergiversa nelle grandi circostanze. Mai.

Il signor Chantrel            - (pensieroso) Già... Mio figlio è deciso. Non sa bene a che cosa. Ma è un uomo deciso. Ordina... decreta... È un generale senza soldati.

Valentina                         - È un uomo energico, ecco tutto.

Il signor Chantrel            - (senza insistere) Beh, tanti auguri! Questa volta me ne vado davvero.

Valentina                         - (stringendogli la mano) Arrivederci, papà.

Il signor Chantrel            - (al momento di uscire, vol­tandosi) Però io, al vostro posto, non disturberei Gustavo... È uomo così poco adatto per le situazioni delicate!

Valentina                         - (con tono di rimprovero) Papà!... Non so cosa darei per vedervi un giorno meno sprez­zante e più ottimista.

Il signor Chantrel            - (con un sorrisetto) Abbi fede: vedrai. Ancora qualche annetto, e sarò pieno di illusioni! (Esce dal fondo).

Boissette                          - (guardandolo uscire) Ma non ci sono più vecchi, al giorno d'oggi!

 Valentina                        - (sospirando) Ma ci sono purtroppo ancora dei figli! (Suona il telefono) Pronto? Parigi? L'Albergo Scribe? Il signor Gustavo Chantrel, per piacere. (Ripetendo) « Chantrel ». Dev'essere al risto­rante; o forse ancora nella sua camera... Mi mettete in comunicazione... Grazie. (A Boissette, facendogli segno a sinistra) Alfredo, amico mio, date uno sguardo da quella parte, vi spiace?... Non vorrei che Cristiana mi udisse,

Boissette                          - (dalla terrazza) È nel parco. La vedo di qui.

Valentina                         - Bene. (Al telefono) Pronto? Gustavo? Sono io, Valentina. Sì ... delle cose molto gravi... No, non si tratta di tua madre... ma di tua nuora. Ascoltami. Devi ritornare subito. Oh, sì, oggi stesso e prima di sera. Nel pomeriggio... Al più presto!... No, non per telefono. (Con forza) È indispensabile... Capirai che se ti telefono, è perché si tratta di cose importanti. Bene... Benissimo... Sì, sì, basta... Grazie. A presto. (Riattacca) Fa colazione con il suo rappre­sentante, poi salta in macchina e viene. (Secondo suona di gong nelle quinte).

Boissette                          - (estraendo l'orologio) Mezzogiorno e mezzo. Potrebbe esser qui tra le tre e le quattro.

Valentina                         - Senz'altro.

Boissette                          - (improvvisamente) Ma, ora che ci penso... Dato che Filippo è a Londra, perché non aver telefonato a lui direttamente?

Valentina                         - Ma perché non ho il suo indirizzo... E poi, questo pasticcio è venuto fuori mentre lui era via... Vorrei che prima del suo ritorno, tutto fosse sistemato. Mio figlio ha l'abitudine di prender in giro la nostra generazione. Vorrei provargli che serviamo ancora a qualche cosa!

Cristiana                          - (da sinistra) Il pranzo è servito!

Valentina                         - A tavola, allora! Andiamo, Boissette. Hai appetito, Cristiana?

Cristiana                          - Molto. Con questo sole! E poi, non so perché, oggi mi sento molto allegra: sono contenta di vivere!

Valentina                         - (la guarda) Certo... Filippo sta per tornare...

Cristiana                          - Già... dev'essere proprio per questo... Ma indovinate proprio tutto, voi, mamma! (Esce da sinistra).

Valentina                         - (soffocata) nario, no?

Boissette                          - (approvando)

È un tipo straordinario, no?

Ah, questo sì! E credo anche che oggi avremo una giornata altrettanto straordinaria! (Valentina e Boissette escono da sinistra).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Stessa scena. Pomeriggio dello stesso giorno, verso le tre.

 (Boissette è solo in scena. Legge il giornale. Fuma un sigaro, è seduto accanto alla tavola su cui sono state posate bottiglie di liquore e caffè. Da destra entra Valentina. Boissette posa subito il giornale e la inter­roga, ansioso).

Boissette                          - Ebbene?

Valentina                         - Scende subito. Si fa un po' di toilette e sarà qui subito.

Boissette                          - L'avete messo al corrente?

Valentina                         - Dettagliatamente.

Boissette                          - La sua idea?

Valentina                         - Uguale alla nostra: agire senza un secondo di ritardo.

Boissette                          - Finalmente!

Valentina                         - Solo mio suocero poteva pensare di subire « gli avvenimenti perché ineluttabili!... ».

Boissette                          - (bévendo a piccoli sorsi) Io credo che dinanzi a una situazione qualsiasi, ognuno non rea­gisca solamente secondo il suo temperamento ma soprattutto secondo la sua età.

Valentina                         - Come siete intelligente dopo i pasti, Alfredo!

Boissette                          - È vero. L'acquavite e il fumo affi­nano la mia lucidità in modo singolare!

Valentina                         - E creano un disordine impossibile su questa tavola! (Riunisce tazze e bicchierini sul vassoio, poi lo prende e fa per uscire a sinistra, Bois­sette si precipita).

Boissette                          - Amica mia, permettete... (Le prende il vassoio dalle mani ed esce a sinistra).

Valentina                         - Grazie. Posatelo sulla tavola della sala da pranzo, così il cameriere capirà. (Boissette esce e rientra da sinistra) Ieri l'altro, stanca di fargli continuamente delle osservazioni, gli ho detto: «Fir­mino, finirò per prendere un altro domestico! » e lui: « La signora ha ragione. In questa casa c'è lavoro per due! ».

Boissette                          - (sorridendo) Neppure il vostro dome­stico può imaginare di poter essere privato, un giorno, della gioia di servirvi!... Come lo capisco! È il mio stesso caso, Valentina. (Le prende le mani dolcemente).

Valentina                         - (vivacemente) Vi prego... Mio marito può entrare da un momento all'altro...

Boissette                          - (si alza e allontanandosi) Avete ra­gione, scusate. Il nostro caro Gustavo!... Non s'è seccato di dover lasciare Parigi così di furia?

Valentina                         - Sì. Molto. Dalle due alle otto di questa sera aveva una decina di appuntamenti. Ha incaricato Pascaud di rimandare tutto... ed è venuto in un'ora e mezzo.

Boissette                          - Proprio lui che odia la velocità!

Valentina                         - Quando è sceso dalla macchina era infatti seccatissimo, ma era lungi dall'immaginare perché l'avevo chiamato!

Boissette                          - Eppure, al telefono, gli avevate detto che si trattava di vostra nuora!

Valentina                         - (alzando le spalle) Già! Ma aveva pensato che si fosse annegata... o gettata dalla finestra... non so!

Boissette                          - Che pazzo!

Valentina                         - È proprio quello che gli ho detto io. « Ma Gustavo - gli ho detto - un fatto del genere sarebbe stato irrimediabile... e non ti avrei disturbato dai tuoi impegni».

Boissette                          - Giustissimo!

Valentina                         - Si tratta dell'onore dei Chantrel, santo cielo! In questo, Gustavo, ha le stesse idee mie. Se si può fare un rimprovero a mio marito, non è certamente quello di non ricordarsi del nome che porta!

Boissette                          - (siede e sorridendo) Come voi, Valen­tina cara! Da diciott'anni la vostra condotta è esemplare!

Valentina                         - Che cosa volete dire?

Boissette                          - Penso a tutte le occasioni che avete rifiutato. Se voi mi siete sempre rimasta fedele, non è stato - ne. sono sicuro - solo per amor mio... Vedete come sono modesto? Ma soprattutto per rispetto al nome dei Chantrel.

Valentina                         - (toccata) Avete troppo spirito, Alfredo! Morirete giovane.

Boissette                          - Davvero? Ne sarei sorpreso.

Valentina                         - (cambiando tono) Non avete più riveduto mia nuora?

Boissette                          - No. Appena terminata la colazione, è salita in camera sua. E non è più ridiscesa!

Valentina                         - Meglio così.

Boissette                          - Lo sa che Gustavo è tornato?

Valentina                         - Non credo.

Boissette                          - Ma che cosa sta facendo Gustavo!

Valentina                         - Eccolo. (Con stupore) Ma come mai viene di là? (Gustavo infatti avanza dalla terrazza, È un uomo importante, solenne, ma agitato e che spreca la sua energia nelle cose più futili. Entra in fretta; è molto nervoso).

Gustavo                           - (rispondendo a Valentina) Perché vengo dal garage? Avevo lasciato in macchina le pastiglie di bromuro, e sono andato a prenderle. Non è certo oggi la giornata da poterne fare a meno, sono fuori di me! (Stringendo la mano a Boissette) Salve, Alfredo. Non ti chiedo cosa pensi di tutta la faccenda. Come noi, sarai anche tu oppresso dal precipitare degli eventi.

Valentina                         - (rimproverandolo) Ma Gustavo, calmati!

Gustavo                           - (cammina con agitazione) Oh! Sona calmo e perfettamente padrone di me!... Mi battona le tempie... ho un tremito nervoso nelle mani... ma sfido chiunque ad accorgersene... È una mia supe­riorità. Potrei vedere mia moglie, mio padre e mio figlio che mi chiamano in aiuto, perché divorati dalle fiamme che escono dalle finestre della fabbrica... e non un muscolo del mio viso si contrarrebbe,

Valentina                         - Ah! Ti ringrazio tanto!

Gustavo                           - Faccio per dire! Mi sento, insomma, capace di affrontare le catastrofi più spaventose, (Asciugandosi la fronte) Ma che caldo! Uff! Eugenia ha filato a centoventi all'ora!

Valentina                         - Centoventi! Magnifico! Se tu avessi avuto un incidente, noi eravamo proprio in un bel pasticcio!

Gustavo                           - Avevo promesso di essere qui alle tre, no? (Sedendosi) Dunque?... A che punto siamo precisamente?

Valentina                         - Da quando?

Gustavo                           - Da quando l'ancella ti ha rivelato le intenzioni di Cristiana, hai parlato con lei?

Valentina                         - Io? Io no.

Boissette                          - E neppur io.

Gustavo                           - No? Neanche una parola? Un'allusione furtiva, diretta o indiretta?

Valentina                         - Solo tuo padre ha avuto un collo­quio con Cristiana.

Boissette                          - E dice di aver fatto tutto il possibile... di aver quasi affrontato la questione sino in fondo.

Valentina                         - Senza che quella monachella abbia minimamente dimostrato di comprendere di cosa si trattasse.

Gustavo                           - (con ironia) E papà avrà concluso: « Non parliamone più! ».

Valentina                         - (continuando) « Il denaro rimane. Ed è quello che conta. Il resto è senza importanza ». Riassumendo, questa è la sua opinione.

Gustavo                           - L'opinione di mio padre è sempre quella che gli costa meno fatica. Le discussioni lo stancano. E poi lui, data l'età veneranda, si sente al riparo anche dallo scandalo.

Valentina                         - Così crede.

Gustavo                           - (con forza) Ma sbaglia! Tutti i Chantrel sarebbero travolti dall'ondata dei pettegolezzi e degli odi! Nessuno di noi resisterebbe!

Valentina                         - (alzando le spalle) Se credi di poterlo far capire a un vecchio dall'egoismo leggendario e che - per di più - ha la moglie agonizzante!

Gustavo                           - (cambiando tono) Già è vero! Come sta la mamma?

Valentina                         - (si alza e con un gesto d'impotenza) Non c'è più speranza!

Gustavo                           - (con humour) Tutto in una volta! Se per disgrazia dovesse... Ma pensa a quella ceri­monia!... Interverranno più di tremila persone!

Valentina                         - (risiede) Tutta la fabbrica...

Boissette                          - Ma tutta Rouen volete dire!

Gustavo                           - E sua nipote non ci sarà!... La notizia si spargerà e, in un baleno, da cima a fondo, tutto il corteo saprà che la signora Cristiana Chantrel è fuggita col suo amante!... Non si parlerà d'altro! E provatevi ad abbandonarvi al vostro dolore, voi, con una simile tegola sulla testa! Ma ti ci vedi, Valentina, in chiesa...

Valentina                         - (colpita) Hai ragione, Gustavo! Non avevo pensato alla cerimonia! Questa triste circo­stanza rende la situazione ancora più grave.

Gustavo                           - (scoppiando) Ma tutto! tutto la rende grave! Anzitutto il suo complice: chi ha scelto per scappare e per rifare la sua vita? Gilberto Ménessier! Un impiegato della fabbrica! E vuole sposarlo!... Ma appena fuggirà, quel disgraziato sarà sul lastrico!

Valentina                         - (con dolcezza) Se lei lo sposa, lui farà carriera...

Gustavo                           - (continua) To l'ho conosciuto che era alto così, quel pittorucolo! È del paese!

Valentina                         - Lo so, lo so! E di bassa origine, anche. Sua madre faceva i servizi nelle famiglie...

Gustavo                           - Anche lui, per questo, fa certi servizi nelle famiglie! Quando penso che appena tre anni fa, è venuto da me - morto di fame - a supplicarmi di dargli mi posto in fabbrica! L'ho preso per bontà d'animo... a tremila franchi la settimana... Così, tanto per dargli da mangiare...

Boissette                          - (timidamente) Ah, certo, perché non è molto davvero...

Gustavo                           - Ma poi l'ho aumentato. Oggi gua­dagna venticinque mila franchi al mese... E non li vale... fa dei disegni molto banali... Non c'è che Filippo a riconoscergli un certo talento.

Boissette                          - (ironico) E beh, si capisce!

Valentina                         - (seccata) Non fate dell'ironia, Bois­sette. Non è il momento!

Gustavo                           - (trattenendo a stento la collera) E poi? (Con ira) Sarebbe quello il bel partito che quella sciagurata preferisce a mio figlio? Allora perché non l'autista, non il giardiniere?

Boissette                          - Una volta che ha deciso di lasciar Filippo, mi sembra che questo o quello...

Gustavo                           - (con forza) Siete in errore! Se Cristiana se ne andasse con uomo facoltoso, non sarebbe certo consolante per noi... ma nemmeno umiliante. La gente direbbe: «Avete sentito? La giovane signora Chantrel ha sedotto il Duca de Rode... ». Cito a caso... Oppure: « Il giovane Carteret, quello delle macchine agricole. È pazzo per lei e divorzia per sposarla! ». « Ma guarda un po'!... Beh, non mi stu­pisce. È deliziosa Cristiana Chantrel! Così fine, così signora! Quei Chantrel sono gente così per bene! Le donne di casa Chantrel sono sempre state delle vere dame! ». Insomma i commenti non sarebbero seccanti. Al contrario, potrebbero dare prestigio alla famiglia! Ma Gilberto Ménessier! Via! Non è solo disonorante, è ridicolo!

Valentina                         - (decisa) Non c'è tempo da perdere, Gustavo. Chiama Cristiana e dì a lei tutte queste cose che dici a noi!

Gustavo                           - (con forza) Queste e altre! (Riflette) E se li chiamassi tutti e due?

Boissette                          - Chi?

Gustavo                           - Lei e il pittorello... schiacciarli col mio disprezzo e la mia indignazione.

Valentina                         - (dopo un attimo di riflessione) Non sono del tuo parere.

Boissette                          - Neanch'io. Faranno fronte unico contro di te... e tu sarai in minoranza.

Valentina                         - Bisogna mettere Cristiana da sola di fronte al delitto che vuol commettere.

Gustavo                           - Delitto? Giusto! la parola non è esa­gerata. (Violento) E gliela farò capire io, te l'assicuro. (Pensieroso) Purché mi ascolti.

Valentina                         - (indignata) Ci mancherebbe altro!

Gustavo                           - Me la immagino benissimo: dopo qualche frase, si alza e se ne va tranquillamente.

Valentina                         - Senti, se ammetti che possa succe­dere una cosa simile, potevi fare a meno di preci­pitarti a centoventi chilometri all'ora!

Gustavo                           - Hai ragione. (Si alza) Dov'è?

Boissette                          - Sarà di sopra, in camera.

Gustavo                           - (risoluto) Vado. (Si avvia).

Valentina                         - Finalmente!

Gustavo                           - (fermandosi) No. Non ci vado.

Boissette                          - Benissimo.

Gustavo                           - (continuando) Ho sessant’anni e lei ventisette. Non tocca a me. Le farò dire di venire qui. (Siede nella poltrona della scrivania).

Valentina                         - Vi lasciamo soli?

Gustavo                           - (subito) No, no. Parlerò io, io solo beninteso. Ma davanti a dei testimoni, le mie parole acquisteranno una più vasta risonanza.

Boissette                          - (incredulo) Lo credi?

Gustavo                           - (con forza) Ne sono sicuro. Sedetevi, per piacere. Tu a destra Valentina e tu Alfredo, a sinistra. E prendete, mi raccomando, un'aria di circostanza.

Boissette                          - (dolcemente) Ma io non sono della famiglia.

Valentina                         - (indulgente) Quasi...

Boissette                          - (continuando) E mi domando se Cristiana non sarà un po' seccata che io assista.

Gustavo                           - (nervoso) Ma non farmi ridere! Ci copre di fango e dovrebbe essere seccata? Lei! Ti raccomando, anzi, durante il nostro colloquio, di guardarla continuamente negli occhi. È importan­tissimo. Ciò che dirà conta poco. Per sapere ciò che pensa una donna, bisogna guardarla, non ascoltarla.

Valentina                         - Dipende dalla donna...

Gustavo                           - (riflettendo) Dunque: sarà meglio che la interroghi prima o che affermi addirittura? Non so da che parte incominciare...

Boissette                          - Dalla fine.

Valentina                         - (approvando) Ha ragione. Tu hai la mania dei preamboli.

Gustavo                           - Ah! Ma non oggi. Appena sarà entrata io batterò un pugno formidabile sulla tavola.

Valentina                         - Formidabile, va bene. Ma non troppo lungo.

Boissette                          - Colpisci, ma sii breve.

Gustavo                           - (scocciato) Non scherziamo, Alfredo. (Riflette) Sì, andrò diritto allo scopo. (Estrae una scatoletta dal gilè, prende una pastiglia e Vinghiotte).

Valentina                         - Ma che cosa prendi?

Gustavo                           - Bromuro.

Valentina                         - (in tono di rimprovero) Non troppo, Gustavo!

Gustavo                           - (senza ascoltarla) Appena lei entra, un gran silenzio... Capite quello che voglio dire? Un'atmosfera pesante, che l'impressioni subito. (Pausa) Bene. Siamo pronti. Suono? (Fa per premere il bottone del campanello. In quel preciso momento Cristiana entra dalla porta di destra. Ha il cappello in mano).

Cristiana                          - (allegramente) Scusate se vi disturbo. Passo di qui, perché vado prima a salutare la nonna... e poi a Rouen per qualche commissione. Sarò di ritorno per l'ora di pranzo, naturalmente. Arrivederci! (Ha parlato in fretta, attraversando la scena ed è uscita dal fondo, in giardino. I tre personaggi si guardano. Sono costernati)..

Valentina                         - Andiamo proprio bene!

Gustavo                           - (pensoso) Non bisognerebbe mai dire: «La cosa andrà così e così», ma invece: «Non è impossibile che, eventualmente, le cose si svolgano così e così ».

Boissette                          - (docilmente) Mi pare che ormai pos­siamo alzarci.

Valentina                         - Perché non l'hai trattenuta?

Gustavo                           - È entrata come un razzo! Mi ha sconcertato.

Valentina                         - (desolata) E ora che facciamo?

Boissette                          - Volete che tenti di raggiungerla, in garage?

Gustavo                           - (alzando le spalle) Sarà già partita!

Valentina                         - Vuol dire che le parlerai stasera.

 Gustavo                          - Sì, se rientrerà!

Boissette                          - Come?

Gustavo                           - Potrebbe incontrare Luisa a Rouen.

Valentina                         - (scossa) Oh! Ma è vero! E Luisa le direbbe che mi ha confessato tutto.

Gustavo                           - Poi incontrerà il fattorino telegrafico.

Valentina                         - (continuando) ... le consegnerà il telegramma della zia Orsolina...

Boissette                          - E ci telefonerà che parte per Tolosa!

Valentina                         - Senza più metter piedi qui? Oh, ne è capacissima!

Gustavo                           - Non c'è alcun dubbio. Valentina, (guardando l'orologio) sono le tre e trentacinque: abbiamo visto Cristiana per l'ultima volta.

Cristiana                          - (rientrando dal fondo) Ma no! Non ho sognato. Siete proprio voi, papà?

Gustavo                           - (confuso) Come?

Cristiana                          - Poc'anzi, attraversando la sala, vi ho visto ma senza quasi rendermene conto. E poi, mentre camminavo in giardino, mi son detta ad un tratto: «Ma che cosa succede?!».

Gustavo                           - (sconcertato) Già, cosa succede?

Cristiana                          - Ma non dovevate rimanere a Parigi fino a domani? Questo ritorno improvviso mi ha sorpresa, inquietata... Spero che stiate bene.

Gustavo                           - Benissimo. (Riprendendosi) Veramente...

Valentina                         - (a Cristiana) E sei ritornata per informarti della sua salute?

Cristiana                          - Mi pare che ne valesse la pena, no!

Boissette                          - (piano a Valentina) Poverina, buon cuore ne ha!...

Cristiana                          - (a Valentina) A colazione, non mi avevate detto che lo aspettavate... Son salita in E camera, son ridiscesa, e voi siete qui! Mi pare che c'è di che spaventarsi. Mettetevi al mio posto!

Gustavo                           - (grave) Gravi avvenimenti imprevisti mi hanno richiamato all'ovile.

Cristiana                          - (con leggerezza) Ah! Gli affari! La I fabbrica, come al solito, vero? Beh, l'importante è f che stiate bene. È quel che volevo sapere... Scappo dalla nonna. Addio. (Va verso la terrazza).

Gustavo, Valentina e Boissette           - (insieme) | Ah! No!

Cristiana                          - (fermandosi, spaventata) No? E perché no?... Devo affrettarmi...

Valentina                         - Sì. Ma a sederti qui. Stavolta non sparirai.

Cristiana                          - (venendo avanti) Che significa?

Valentina                         - (grave) Significa che tuo suocero ti vuol parlare, Cristiana.

Cristiana                          - (stupita) Parlarmi?

Gustavo                           - Sì, cara. È solo per questo che sono ritornato da Parigi a briglia sciolta.

Cristiana                          - Santo cielo! (Si siede) Vi ascolto.

Gustavo                           - Dunque, mia cara Cristiana... (Prende la bomboniera e inghiotte un'altra pastiglia di bromuro).

Valentina                         - (impaziente) Basta con quel bromuro, Gustavo!

Gustavo                           - Lasciami in pace. (Ricominciando) Mia cara Cristiana, io ti voglio molto bene...

Cristiana                          - Anch'io...

Gustavo                           - (rettifica) Noi ti vogliamo molto bene, tu sei una donnina deliziosa, piena di tutte quelle qualità che raramente si trovano riunite in una sola persona!... Insomma tu sei una di quelle poche per­sone di cui si possa parlar bene anche in loro assenza!

Cristiana                          - (sorridendo) Siete molto gentili!

Gustavo                           - E sarebbe dunque terribilmente pe­noso... doloroso... perderti! Ed ecco che vengo a sapere proprio ora... a intravvedere cioè, la possibilità... che questa crudele perdita non ci venga risparmiata...

Cristiana                          - (divertita) Sto forse per morire?

Gustavo                           - Non scherzo, Cristiana... Delle indi­screzioni mi hanno fatto venire il sospetto che tu, tra­scinata da non so quale vortice pericolosissimo, stai per commettere un atto di una gravità tale che, sulle prime, mi sono perfino rifiutato di crederlo.

Cristiana                          - (calma) Spiegatevi papà.

Gustavo                           - Tu avresti deciso di abbandonare Filippo... di lasciare questo tetto... e tutti noi... insomma di andartene per rifare, altrove, la tua esistenza!...

Cristiana                          - (senza esitare) Ah, ah!

Gustavo                           - Che cosa dobbiamo pensare di questa voce?

Cristiana                          - (impassibile) Che è assurda. Non so assolutamente che cosa vogliate dire.

Valentina                         - Ne sei proprio sicura?

Cristiana                          - Io andarmene di qui?... Ma è una cosa senza senso!

Gustavo                           - Infatti. Questa fuga sarebbe insensata.

Cristiana                          - E voi mi avete trattenuta per farmi ascoltare delle sciocchezze simili?... Credo che al capezzale della nonna avrò qualcosa di meglio da fare. (Fa per alzarsi, ma Valentina interviene).

Valentina                         - Dunque, tu non pensi proprio di lasciare Bois-Guillaume?

Cristiana                          - (ironica) E perché dovrei lasciare un paese così dolce?

Gustavo                           - Dunque tutto ciò che mi è stato rife­rito non è che pura invenzione?

Cristiana                          - Pura invenzione.

Gustavo                           - (guardandola) È strano, Cristiana. Ma più tu l'affermi, meno io ne sono convinto.

Cristiana                          - Oh, bella! E perché?

Gustavo                           - Perché neghi senza sincerità, senza forza, senza convinzione...

Cristiana                          - Oh, questa poi!

Gustavo                           - (continuando) Vedi, una donna accu­sata ingiustamente sarebbe scattata: «Papà, ma chi mi ha potuto credere capace di una simile infamia? Mi dovete dire subito il nome del calunniatore!... Andarmene, io? E quando? E come? Rifare la mia vita? Ma con chi?... ».

Cristiana                          - Ma poiché è tutto falso, perché dovrei darmi tanta pena per convincervi?

Valentina                         - (fredda) Già. Ma il fatto è che non è falso: è vero.

Cristiana                          - Come?

Valentina                         - Cristiana, ti dico che è vero, e pre­ciso: da un momento all'altro, tu riceverai un tele­gramma da Tolosa, con la firma falsa di tua zia Orsolina, il telegramma t'informerà che essa è gra­vemente ammalata. Simulando una grave inquie­tudine, tu ci comunicherai la notizia, la quale ti per­metterà di prendere il treno delle nove e sette, per Parigi. E là tu raggiungerai invece colui... con il quale hai macchinato tutto questo!

Boissette                          - Questi sono dati di fatto!

Cristiana                          - (seccata) Vorrei sapere a chi devo rendere conto: a mio suocero, a mia suocera o al signor Boissette?

Gustavo                           - (con forza) Anche in tre, non siamo certo abbastanza, per sopportare un'azione che ci fa tremare...

Cristiana                          - Aspettate almeno che l'abbia com­messa, tremerete dopo.

Gustavo                           - Sarà troppo tardi!

'Valentina                        - Un momento: se tra poco riceverai un telegramma...

Gustavo                           - (terminando la frase) Saremo in diritto di avanzare qualche dubbio sulla tua sincerità?

Cristiana                          - (che perde man mano la pazienza) Avanzate sin che volete.

Gustavo                           - E di telefonare a Tolosa, alla zia Orsolina, di cui ho il numero, per verificare circa il suo vero stato di salute?

Cristiana                          - Papà!...

Gustavo                           - (continuando) E se lei, come suppo­niamo, scoppia di salute, tu ammetterai, spero...

Cristiana                          - (scoppiando) Non ammetterò niente!

Gustavo                           - Cristiana, sta attenta!

Cristiana                          - Attenta a che cosa?... Non crederete di potermi trattenere qui per forza!

Boissette                          - Trattenere?

Cristiana                          - (risoluta) Ebbene sì, è vero. Stasera lascerò questa casa per sempre.

Valentina                         - (sussulta) Ah, confessa! Finalmente! (Si alza).

Cristiana                          - Avrei preferito che non sapeste nulla prima della mia partenza... Vi hanno prevenuto troppo presto. Pazienza!

Valentina                         - (scandalizzata) Gustavo!

Cristiana                          - (continua) E hanno avuto torto, perché prevedo una scena penosa, e quanto mai inutile!

Gustavo                           - Inutile?

Cristiana                          - Sì. La mia decisione è irrevocabile e tutto quel che potrete dirmi non servirà a niente.

Gustavo                           - Vedremo!

Cristiana                          - Non c'è più niente da vedere... Abbiamo già visto tutto. (Si siede di nuovo) E avanti! Fate scorrere sul mio capo i fiumi della vostra elo­quenza!

Valentina                         - (impermalita) Anzitutto, potresti tralasciare l'ironia parlando con tuo suocero!

Gustavo                           - Non preoccuparti, Valentina. L'ironia di questa bambina non mi tocca... Tanto più che non ho nulla da dirle...

Valentina                         - Cosa?

Cristiana                          - Questa non me l'aspettavo!

Gustavo                           - (a Valentina) Diavolo! Come posso combattere una decisione di cui ignoro il motivo? Perché parte?

Cristiana                          - Sono affari miei!

Gustavo                           - (continuando) Suo marito l'adora.. Tutti noi cerchiamo di renderle la vita facile... È il tipo classico della donna felice.

Cristiana                          - (scoppiando) Felice!... Avete detto «felice »! Si vede che non avete riflettuto un minuto solo alla mia esistenza! Filippo mi ama, voi dite. Va bene, sarà anche possibile. Ma come posso ren­dermene conto, se non lo vedo mai!

Valentina                         - Esageri!

Cristiana                          - Filippo si alza alle otto, legge il giornale bevendo il caffelatte e poi prende il bagno in tempo per essere in fabbrica alle nove... Rientra per colazione e durante i pasti non parla che di affari con suo padre... Tappezzerie! Tappezzerie di carta! Sempre carta stampata, a fiori, a righe, fan­tasia! Alle due ritorna in fabbrica o va a Rouen... perché c'è una riunione per le tappezzerie, natural­mente! E quando rientra finalmente verso le otto, è talmente stanco che non pensa ad altro che a coricarsi ed a dormire al più presto! E lo capisco! Le tappezzerie sono una cosa da morire! Chiunque al suo posto sarebbe già morto!

Gustavo                           - Ma c'è la domenica...

Cristiana                          - (ironica) Sì... D'inverno si va a vedere un film, a Rouen e di pomeriggio, natural­mente, perché al lunedì mattina c'è da alzarsi presto! D'estate: una passeggiata in macchina nei dintorni. Oh, come li conosco i dintorni!,.. Parigi è troppo distante! Quattro ore tra andata e ritorno, figuria­moci! E poi Filippo ci deve andare già così spesso per la fabbrica, dunque basta. Non ha senso ritor­narci, così, senza scopo... per la moglie!... Che bisogno ha di distrazioni, lei?! Ha i lavori a maglia, le parole incrociate! E i dieci giornali illustrati che si ricevono ogni settimana! Che cosa può desiderare di più?!

Valentina                         - Cristiana, sei ingiusta. Nostro figlio è pieno di premure...

Gustavo                           - (sottolinea) Serio, lavoratore, fedele... Non ti ha mai tradito, ne sono sicuro.

Cristiana                          - Oh! No! Non ne ha il tempo.

Gustavo                           - È un marito perfetto.

Valentina                         - Come me lo augurerei io, se non fosse mio figlio!

Gustavo                           - (dignitoso) E se io non fossi già tuo marito.

Valentina                         - Naturalmente... (Continua) Colto, intelligente...

Boissette                          - Buon parlatore, piacevole... (Cri­stiana alza le spalle).

Gustavo                           - Cosa? Non è forse così?...

Cristiana                          - Sì. Forse è così... Ma non sono io che godo tutto questo, sono gl'impiegati della fabbrica, la sua dattilografa, il vice-direttore... e tutti quegli uomini d'affari che lui riceve o che va a visitare! A Rouen... a Parigi... a Londra o a New York!... Già perché dimenticavo i viaggi!,.. In sei anni, ho avuto il tempo di contarli! È partito trentasette volte, ed è rimasto assente dai due giorni alle sei settimane! (Con forza) Ebbene, no! Io non accetto una vita come questa!

Gustavo                           - (alzando le braccia al cielo) Ma se pensi solo a te!

Cristiana                          - No, papà, ma penso e anche » a me. (Brusca) E se anch'io me ne fossi andata, di tanto in tanto... a fare un viaggetto, per conto mio... di qui o di là?...

 Valentina                        - (alzando le spalle) Non è la stessa cosa!

Gustavo                           - (sentenzioso) Il posto della donna è a casa. E quello dell'uomo ovunque lo chiamano gli affari.

Cristiana                          - Oh! Lo so: gli affari giustificano tutto! Prima guadagnare e poi essere felici! Papà, perché non organizzate una gara di tiro al piccione in piazza S. Marco a Venezia!

Gustavo                           - (colpito) L'idea non è cattiva!

Cristiana                          - (alzando le spalle) E poi vi stupite che io me ne vada! Mi stupisco io di non essermene andata già da un pezzo!

Valentina                         - (ironica) Forse perché non avevi ancora scelto il compagno di viaggio!

Cristiana                          - Come?

Gustavo                           - (approvando e sullo stesso tono) Forse perché non avevi ancora notato l'uomo perfetto, di alto lignaggio e dal brillante avvenire che ti ha con­quistata e ti farà dimenticare gli anni di incubo passati sotto il nostro tetto!

Cristiana                          - Lo spero! Grazie a Dio anche i cattivi ricordi si cancellano presto!

Valentina                         - Benissimo! Dunque non neghi neppur più?!

Cristiana                          - Che cosa?

Valentina                         - Che hai un complice!

Cristiana                          - (alzando le spalle) Ormai!

Gustavo                           - Complimenti. Se credi che quel pittore sia degno di te, dimostri veramente di avere poco orgoglio.

Cristiana                          - L'uomo che giudico degno di me è quello che sa rendermi felice!... che mi parla d'amore non di tappezzerie!

Boissette                          - (con dolcezza) Ma riflettete, Cri­stiana. Finirete per declassarvi...

Cristiana                          - (trattenendo a stento la sua impazienza) Signor Boissette, io al vostro posto mi mischierei solo in ciò che mi riguarda!...

Gustavo                           - Boissette ha ragione. Perché vi avviso che Filippo non acconsentirà mai al divorzio.

Cristiana                          - Bene, non lo sposerò. Me ne infischio. E anche lui. Ci amiamo per noi stessi e non per portare lo stesso nome.

Valentina                         - (indignata) Gustavo! Hai sentito? Nostra nuora pensa di diventare la concubina di un uomo che non sarà suo marito!

Gustavo                           - (dopo riflessione) Se fosse suo marito, lei non sarebbe più la sua concubina.

Valentina                         - (disgustata) Questa ragazza ha perso ogni senso morale!

Cristiana                          - (perdendo la pazienza) Ah! Siete proprio voi quella che può darmi delle lezioni di morale!

Valentina                         - Cosa vuoi dire?

Cristiana                          - Mi capite benissimo.

Gustavo                           - Ma io no!

Boissette                          - (a parte) Meno male!

Cristiana                          - Voi non avete bisogno di capire!

Gustavo                           - (con enfasi) Ciò che appare chiaro, ad ogni modo, mia cara Cristiana, è questo: che tu sei nata Boulot, ma che ora sei Chantrel! e che noi avevamo messo nelle tue mani la nostra reputazione, l'onore del nostro nome, e che tu ne fai, cosciente­mente, l'uso peggiore! E con voce unanime, abbattuti ed indignati, ti copriamo della nostra indignazione!

Cristiana                          - Va bene, son coperta. E poi?

Gustavo                           - (sconcertato) Poi? Vorrei che le mie parole ti facessero riflettere. La tua fuga susciterà lo scandalo, lo sai. Hai il diritto di trattarci così?

Cristiana                          - Voglio essere amata, papà! E ho tanta voglia di amare!

Boissette                          - (con gesto d'impotenza) Non c'è niente da fare.

Valentina                         - È sotto l'influsso malefico di quel pittore.

Gustavo                           - Ah! A quello poi! Gli dirò io due paroline colorite!

Valentina                         - (insinuante) Ad ogni modo, Cri­stiana, sarai piena d'amore ma non certo d'amor proprio.

Cristiana                          - Perché?

Valentina                         - Perché mio figlio ha sempre avuto una posizione pari alla tua! Dunque, potevi essere certa che, sposandoti, non faceva dei calcoli. Ma il signor Menessier non ha un soldo. Il suo disinteresse mi sembra meno evidente.

Cristiana                          - Eh! Filippo non potrà rimproverarvi! Avete tentato tutto, per trattenermi!

Gustavo                           - Certo.

Cristiana                          - Persino di sporcare l'uomo che ho scelto!

Valentina                         - Chiunque, al posto nostro, ti avrebbe fatto notare...

Cristiana                          - Che è povero? Tanto meglio! Così non sentirò più parlare di affari. Vivrà solo per me. E quanto al mio denaro non siete tranquilli? I con­tratti sono in regola: io non posso ritirare neppure un soldo.

Gustavo                           - (nobilmente) Non è questo che mi preoccupa!

Valentina                         - (a Cristiana, impermalita) E d'al­tronde non potete dire di farci un regalo, mia cara. Il capitale rimane, è vero, ma tu ritiri degli utili tutt'altro che disprezzabili!

Gustavo                           - (approvando) Che quest'anno, tra parentesi, si prevedono ottimi...

Cristiana                          - (interrompendolo) Non m'interes­sano più.

Gustavo                           - (stupito) Perché?

Cristiana                          - Perché ho fatto una delega per la cura dei miei diritti.

Gustavo                           - (sconvolto) A chi?

Cristiana                          - Al nonno.

Valentina                         - (saltando su) Eh?

Gustavo                           - (saltando su) A mio padre?

Cristiana                          - Ma sì!

Gustavo                           - (alzando le braccia) Non ci mancava che questo!

Cristiana                          - Perché? A me è sembrato che il nonno fosse la persona più adatta.

Gustavo                           - (con ironia) Ah, per questo...

Cristiana                          - (continuando) Così tutto rimarrà in famiglia.

Valentina                         - (fuor di sé) Cristiana, hai fatto una pazzia!

 Gustavo                          - Ma quando? Quando hai fatto questa delega dannata?

Cristiana                          - Questa mattina.

Valentina                         - Quando noi ti abbiamo lasciata sola con lui?

Cristiana                          - Sì.

Boissette                          - E a noi non l'ha neppure accennato!

Gustavo                           - Sfido! È ben lieto di riservarci la sorpresa per la prossima riunione del Consiglio di Amministrazione.

Valentina                         - La vecchia volpe!

Gustavo                           - Ma il fatto è che lui ha già milleotto­cento azioni. Mettetele assieme a quelle di Cristiana ed eccolo ridivenuto il padrone dell'azienda!

Valentina                         - A ottantaquattro anni! Mio Dio, ma dove andremo a finire?

Gustavo                           - A delle battaglie continue, (con forza) perché non mi lascerò certo sopraffare. Valentina, ti avverto: ho pazientato ventitré anni, ora basta!

Valentina                         - (a Cristiana) Ma cosa t'è saltato in testa! Come hai potuto fare una cosa simile!

Cristiana                          - Dal momento che mi separavo da Filippo, mi sembrava una mancanza di riguardo restare unita nella società...

Gustavo                           - E non avresti potuto firmare quella delega a me?

Cristiana                          - Non volevo che foste a conoscenza dei miei progetti... Se avessi improvvisamente dato a voi una delega - valida solo nel caso di separazione da mio marito - è probabile che ne avreste dedotto che...

Valentina                         - (rialzando il volto) Cosa dici?

Boissette                          - (avvicinandosi) Che cos'ha detto?

Gustavo                           - Valida - solo - nel - caso - in - cui...

Cristiana                          - Sì. In cui io e Filippo non vivremo più insieme. Questa è la clausola.

Gustavo                           - (con ansia) Così che se tu rimani la, moglie di mio figlio, la delega non ha alcun valore?

Cristiana                          - Esattamente.

Gustavo                           - (sollevato e deciso) Questa volta non c'è da sbagliare. La nostra linea di condotta è decisa!

Valentina                         - Tu stessa ce l'hai imposta!

Gustavo                           - (con forza) La tua fuga ci getterebbe in balia prima della malignità pubblica, e poi spo­desterebbe me dalla direzione dell'azienda!

Valentina                         - (concludendo) Capirai dunque, cara Cristiana, che stando così le cose non c'è più niente da fare.

Cristiana                          - (aggrottando le sopracciglia) Sarebbe a dire?

Gustavo                           - Che tu «non» partirai mai! Te lo assicuro io!

Cristiana                          - Mi fate proprio ridere!

Gustavo                           - (scatenato) Non partirai, avessi da chiuderti nella tua camera, a doppia chiave, e far mettere delle inferiate grosse tre dita alle finestre!

Cristiana                          - Tutto prima di questa sera?

Gustavo                           - (furioso) Non farmi uscire dai gan­gheri! (Prende la bomboniera e inghiotte una pastiglia).

Valentina                         - (a Gustavo) Calmati, Gustavo. E non prendere tanto bromuro!... Conosco Cristiana. Non sono le minacce che la indurranno a rimanere: sarà la sua coscienza!... Rimarrà, perché sa che è suo dovere!

Gustavo                           - (con forza) Va bene, ma le inferriate l'aiuteranno. Niente incita di più a compiere il proprio dovere come l'impossibilità di poterne fare a meno!

Boissette                          - (approvando) Giustissimo.

Cristiana                          - (ironica) Sono quasi le quattro. Dovreste mettervi d'accordo un po' in fretta.

Valentina                         - Come?

Cristiana                          - Mio suocero è per il sistema forte, mia suocera per la dolcezza... e voi, signor Boissette?

Boissette                          - (prudente) Io... io avrei preferito restarmene in fondo al parco!

Cristiana                          - Avreste avuto torto. Qui ha luogo l'eroica difesa dell'onore dei Chantrel... È un'azione alla quale voi siete chiamato a partecipare! Dunque, papà, qual è la vostra decisione: prigione, sbarre o metodi più persuasivi?

Gustavo                           - (con forza) Niente affatto!

Valentina                         - (fuori di sé) Cristiana, finiscila!

Cristiana                          - È quel che dico anch'io!

Valentina                         - Per l'ultima volta, ti invito a rispet­tare l'onore della famiglia!

Cristiana                          - (scoppiando in una risata) E siete proprio « voi » a dirmi una cosa simile! Voi!

Gustavo                           - (stupito) Perché? Cosa c'è?

Cristiana                          - (esasperata) C'è che se qualcuno qui disonora il nome dei Chantrel, non sono certo io!

Gustavo                           - E chi dunque?

Cristiana                          - Papà, ditemi la vostra opinione. Per l'onore della famiglia cos'è preferibile? Lasciare il marito e darsi in seguito a colui che si ama o rimanere e rendere il marito ridicolo, per venti anni?

Valentina                         - Che cosa vogliono dire queste infami insinuazioni?

Gustavo                           - Cristiana, ti prego di parlare chiaro!

Cristiana                          - (fuori di sé e additando Valentina) Ebbene sì, io trovo che la signora è poco adatta a far della morale. La sua condotta...

Boissette                          - (indignato) Cristiana! Avreste il coraggio di...

Valentina                         - È una vergogna!... Gustavo!

Gustavo                           - (a Cristiana) Non ascoltarla, Datemi la prova della vostra accusa!

Cristiana                          - Ah! Sarebbe come mi chiedeste di provarvi che in questo momento fa giorno!

Gustavo                           - Ma...

Cristiana                          - (scatenata, continuando) Voglio dire che nessuno a Bois-Guillaume, a Rouen e ovunque, pensa che voi non ne siate perfettamente al corrente!

Gustavo                           - Ah, questa poi!

Cristiana                          - Semplicissimo: interrogate a caso un qualsiasi contadino, un cliente, un amico o un operaio della fabbrica... e ditegli tranquillamente: « Avete forse incontrato l'amante di mia moglie? ». Ebbene se egli non risponderà: « Chi? Il signor Bois­sette? No... non l'ho ancora visto questa mattina... », io accetto di rimanere in questa casa fino alla fine dei miei giorni!

Gustavo                           - (sussultando) Boissette!

Boissette                          - (a parte) Che giornata!

 Cristiana                         - (a Gustavo) Provate a fare quel che vi ho detto e vi convincerete!

Gustavo                           - (con dignità) Non ho nessuna voglia di fare l'esperimento!

Cristiana                          - E farete bene, perché è perfettamente inutile... Inutile quanto questo cordiale colloquio... E ora vado, perché finirei coll'arrabbiarmi ancora e dire cose che forse è meglio tacere! (Esce dal giar­dino, in fondo).

Boissette                          - (a se stesso) Chissà cosa succederebbe se non pensasse che forse è meglio tacere.

Gustavo                           - Bene! Ora siamo proprio al completo.

Valentina                         - Puoi dirlo.

Gustavo                           - Come scandalo, era difficile organiz­zarlo meglio.

Boissette                          - (approvando) Giusto. Difficilissimo.

Valentina                         - (furiosa) Quella ragazza è un mostro!

Boissette                          - Tutto sommato, io credo che sia meglio che se ne vada.

Valentina                         - Sono del vostro parere anch'io. E tu, Gustavo?

Gustavo                           - (seccamente) Non è questo il problema. Dunque, sei l'amante di Boissette?

Valentina                         - (indignata) Io? Ma Gustavo, è un'infamia!

Gustavo                           - Ti prego, Valentina... (A Boissette) Alfredo, dille tu che è inutile negare.

Boissette                          - Sì... Ormai, al punto in cui stanno le cose, sarebbe un po' difficile.

Valentina                         - Oh, ma se voi non lottate neppure, allora! (Siede).

Boissette                          - (lamentoso) Sono sopraffatto.

Gustavo                           - Ma cosa devo dire io? Mia nuora scappa con uno dei miei impiegati... Mio padre riprende la direzione dell'azienda... E mia moglie mi tradisce con il mio miglior amico! Ma è un complotto! (Prende il tubetto e mangia una pastiglia).

Valentina                         - Ti prego. Non prender tanto bromuro!

Gustavo                           - (furioso) Oh, senti, Valentina! Se non lo prendo adesso quando lo devo prendere?

Boissette                          - (conciliante) Ha ragione.

Valentina                         - È vero, scusami Gustavo. Prendi pure il bromuro.

Gustavo                           - (magniloquente) E così, io sono lo zim­bello di tutti! In questo momento non si parla che di me in tutta la città e dintorni!

Boissette                          - (approvando) Se n'è parlato tanto che ormai non se ne parla più! Come non si parla più dell'affare Dreyfus o del Canale di Panama.

Gustavo                           - (colpito) Ah!

Valentina                         - (continuando) E tu avresti vera­mente torto, tu che hai un senso così vivo della tempestività, a lasciarti sconvolgere da fatti ormai remoti!

Gustavo                           - (protestando) Remoti per voi, forse!... Ma, per me, nuovissimi!

Boissette                          - Quest'è giusto.

Gustavo                           - E vorrei avere almeno qualche infor­mazione al riguardo! Anzitutto, quando è cominciato questo doppio tradimento? Cristiana ha detto venti anni fa.

Valentina                         - Ha esagerato, sono soltanto diciotto.

Gustavo                           - (riflettendo) Nel 1932?

Boissette                          - (precisando) Il quattro di giugno.

Gustavo                           - (seccato) Vuoi forse che festeggi l'an­niversario, tu?

Boissette                          - (scusandosi) Pretendi delle preci­sazioni!.

Gustavo                           - (riflette) Filippo era ancora in collegio...

Valentina                         - (vivamente) Infatti. Ero molto sola...

Gustavo                           - (cerca di ricordare) Ma non è l'anno in cui sono andato al Paraguay?

Valentina                         - (che ha un'idea improvvisa) No. Ma è l'anno della crisi, in cui l'azienda ha perso tre milioni!

Gustavo                           - Non vedo il rapporto.

Valentina                         - (nobile) Non penserai che ti abbia potuto tradire così, senza una ragione!... O perché, ad un tratto, Alfredo mi abbia fatto perdere la testa! Insomma, per amore!

Boissette                          - (offeso) Un momento!...

Valentina                         - (senza ascoltarlo) Se così fosse, Gustavo, non sarei certo qui, davanti a te, la testa alta. Mi trascinerei ai tuoi piedi, rossa di vergogna... Ma la mia condotta aveva dei motivi precisi... Anzi: nobili!

Gustavo                           - Questa è bella!

Valentina                         - Durante quegli anni i nostri affari andavano molto male, te ne ricordi, vero? La nostra situazione era preoccupante. Un giorno ascoltai un colloquio tra te e papà: parlavate addirittura di chiudere la fabbrica... Eravamo sull'orlo del falli­mento! E Filippo - come tu hai ricordato poco fa -non era che un ragazzo! Ci saremmo forse trovati in istrada, senza un soldo, senza risorse, poverelli...

Gustavo                           - (alzando le spalle) Tu esageri! Non ci siamo mai trovati a quel punto!

Valentina                         - Ma io l'ho creduto. Le donne ten­dono a drammatizzare subito tutto... E io mi vedevo già stendere la mano con te e Filippo accanto, sotto il portico di una chiesa!

Gustavo                           - Ma è una pazzia!

Valentina                         - (con un gesto di rassegnazione) E... Boissette è ricco...

Boissette                          - (protestando) Prego... Un momento!

Valentina                         - (impaziente) Ma lasciatemi parlare, voi! Il momento è grave! (Continua) Lui è celibe, senza prole, non ha nessuno a carico... Insomma era il tipo classico che, datosi il caso, poteva venire in nostro aiuto! Cioè, in «tuo » aiuto e in quello di nostro figlio!... Perché non ho mai pensato a me, in tutto questo! Tu non vorrai metterlo in dubbio, voglio sperare!

Gustavo                           - Continua.

Valentina                         - (continuando) Solo che... Alfredo era un tuo amico, è vero. Ma non bastava... Era neces­sario fare in modo che il giorno in cui tu avessi dovuto ricorrere a lui, egli fosse nella situazione di chi non può dire di no... E allora, io mi sono sacrificata!

Boissette                          - (furioso) Ma è disgustoso!

Valentina                         - (continua) E non invano, lo ammet­terai!... Ogni volta che hai avuto una scadenza un po' difficile... delle azioni dell'azienda da compe­rare... bisogno di un po' di liquido... Boissette era sempre là! Sempre pronto! Sempre! Dì che non è vero?

Gustavo                           - No, questo è vero.

Valentina                         - E l'aumento di capitale nel 1939? Chi te lo avrebbe fatto, se non Boissette?

Gustavo                           - Ammetto.

Valentina                         - (trionfante) E allora? Credi forse che avresti potuto fare appello al suo aiuto regolar­mente se io non avessi... come dire... aperta la strada?

Boissette                          - (furioso) Sentite! Io non posso tol­lerare che...

Valentina                         - (con forza) Oh, vi prego Alfredo! Quando un uomo ha trascinato una donna nella colpa, deve almeno lasciarla parlare, quando si con­fessa e si discolpa!

Gustavo                           - (pensieroso) In verità, vista la cosa da questo punto di vista, la tua condotta può essere giudicata meno riprovevole.

Valentina                         - (soddisfatta) Ah!

Gustavo                           - Almeno all'inizio. Ma dopo? I nostri affari hanno ripreso abbastanza in fretta, e quando Filippo si è sposato, la dote di Cristiana ha conso­lidato la nostra situazione definitivamente.

Valentina                         - Sì! Ma...

Gustavo                           - E dato che non avevamo più bisogno di Boissette, tu avresti dovuto rompere ogni rela­zione con lui!

Valentina                         - (imbarazzata) Certo... (Bruscamente) Ma è ancora per te che non l'ho fatto!

Gustavo                           - (incredulo) Per me?

Valentina                         - Come no? (Addita Boissette) Avrebbe potuto offendersi e cessare di frequentarci. Se da un giorno all'altro lui, un amico devoto da trent'anni, non avesse più messo piede nella tua casa, te ne. saresti bene accorto!

Gustavo                           - Forse...

Valentina                         - E poi, non avevamo più bisogno di lui... si fa presto a dire! Ma in affari, si può sapere cosa ci riserva il domani?

Gustavo                           - (incredulo) Valentina! Questa mi sembra una scusa!

Valentina                         - (nobilmente) Tu mi offendi, Gustavo! (Addita Boissette) Mi credi dunque capace di aver provato il minimo piacere nelle braccia di quest'uomo?

Boissette                          - (fuori di sé) Valentina, finirò per uscire dai gangheri!

Valentina                         - Dovreste solo provarvici! (Si alza).

Gustavo                           - Scusa, Valentina, ma capisco perché Alfredo protesti... Anche io, al suo posto, non potrei farne a meno.

Valentina                         - Di cosa?

Gustavo                           - Diavolo! Le tue spiegazioni sembrano verosimili... Ma - siamo giusti - non sono lusin­ghiere né per lui, né per me.

Valentina                         - (impaziente) Senti, Gustavo... Gli uomini sono impossibili! Se li tradiamo per amore, si offendono... se per interesse, si sentono umiliati! Santo Dio, non si sa più come tradirli! Non siete mai contenti!

Gustavo                           - (timidamente) Sarebbe più semplice non tradirci.

Valentina                         - E molto più piacevole! Te l'assicuro: avrei preferito mille volte non appartenere che a te!

Gustavo                           - Questo lo spero... Ed è ciò che - in una certa misura - mi fa trovare delle scuse sulla tua condotta. (Voltandosi bruscamente verso Boissette, con rabbia) Ma per lui, ah per lui non ne trovo proprio!

Boissette                          - (incerto) Scuse?

Gustavo                           - (indignato) Portar via la moglie al proprio amico!... Stringergli la mano e tradirlo nella stessa giornata!

Boissette                          - Ah, senti, basta! La pazienza ha un limite! È un quarto d'ora che non faccio altro che ascoltare sul mio conto le cose più mortificanti!... E io sono rimasto qui impalato, come se si trattasse di un altro!

Gustavo                           - Lo credo bene! Il rimorso ti condanna al silenzio.

Boissette                          - Ma nient'affatto! E dovrei soppor­tare d'essere insultato? Ah, no! (Risoluto) Gustavo, non posso accettare i tuoi rimproveri, perché non li merito.

Gustavo                           - Non li meriti?

Boissette                          - No. Valentina non ti ha detto tutto.

Gustavo                           - Che cosa mi toccherà sentire ancora?

Boissette                          - (additando Valentina) Lei non si è preoccupata che a giustificare se stessa. A me non ha neppure pensato! Poi, generosamente, non ha voluto, a sua volta, accusarti, dato che tu la credevi colpevole.

Gustavo                           - Accusare me?

Boissette                          - Te, sì, proprio te! Caro Gustavo, se io ti ho tradito, l'ho fatto, anch'io, nel tuo solo interesse!...

Gustavo                           - Anche tu? Ah, questa è bella! Vorrei sapere come.

Boissette                          - Hai dunque dimenticato la signorina Carolina?

Gustavo                           - (confondendosi) Carolina?

Boissette                          - Appunto. Quella giovane dattilo­grafa, non particolarmente intelligente, ma piuttosto carina... (Sottolineando) Segretaria particolare!... Poi capo del personale... poi amministratrice... Ti inte­ressavi a lei in maniera evidente, colpevole e appas­sionata!

Gustavo                           - (alzando le spalle) Ma è una cosa di vent'anni fa!

Boissette                          - (trionfante) Ah, confessi!

Gustavo                           - Quella ragazza se ne andò l'inverno dopo. Trovi molto opportuno ricordare queste cose... soprattutto davanti a mia moglie?

Boissette                          - Oh! Sai, non le rivelo niente di nuovo! Tua moglie sapeva.

Gustavo                           - Non m'ha mai detto nulla.

Boissette                          - Perché Valentina è una vera signora! Ma, in fondo, il suo cuore sanguinava.

Gustavo                           - (stupito) Ah, sì?

Boissette                          - Sì e voleva vendicarsi! Non pensava che a questo. « Non importa con chi - diceva - anche col primo venuto! ».

Gustavo                           - (in tono di rimprovero) Valentina! Ma è possibile?

 Valentina                        - (contrita) È vero. L'ho detto. Perdonami.

Boissette                          - Col primo venuto! Ti rendi conto tu del rischio che correvi?... Con chi poteva finire?! Sarebbe stato un uomo degno di lei? e di te, Gustavo? E se poi l'amante non le fosse piaciuto? Ne avrebbe ; preso un altro... e poi un altro ancora... Poco a poco sarebbe diventata un'adultera!

Gustavo                           - (dolcemente) Oh! Sai, dopo il primo...

Boissette                          - Non è vero! Esiste l'adulterio recidivo! È il principio di Bérenger. (Con forza) Allora mi sono detto: « No! Impedirò io questa catena di: amanti! Così il mio miglior amico non cadrà nel ridicolo! Valentina ha perso la testa. Vuole assolu­tamente avere un amante. Ebbene, sarò io! Ma io solo! Così sono certo che sarà un amante per bene, degno dei Chantrel! Il vecchio amico di casa, Bois­sette!... Gustavo stesso non ne sceglierebbe un altro, per sua moglie, se le convenienze non ci impedissero di domandargli il suo parere! ». Ecco come si sono svolte le cose! Anch'io, come vedi, ho pensato solo alla tua dignità!... (Siede) A quella della tua famiglia! Mi sono sacrificato per l'onore dei Chantrel!

Valentina                         - Sacrificato? Siete davvero molto gentile!

Gustavo                           - (approvando) Già è vero! Non sei proprio gentile con Valentina!

Boissette                          - Ah, senti! Se diventi anche suscet­tibile, adesso!...

Gustavo                           - È vero: non è giusto.

Valentina                         - (indignata) Ah, quella Cristiana!

Boissette                          - (c. s.) Come se tra gente bene educata, si potessero dire delle cose simili!

Valentina                         - (con sdegno) Non c'è da stupirsi: è una Boulot!

Gustavo                           - Ad ogni modo, ho l'impressione che ormai, nulla possa impedire la sua partenza.

Valentina                         - Ma è una cosa spaventosa!

Boissette                          - (a Gustavo) Comunque, se tu chia­massi il pittorello?

Gustavo                           - (stanco) Ah! No! Ne ho abbastanza! Non mi interesso più di nulla!

Valentina                         - Come ti capisco Gustavo!

Gustavo                           - Lo vuol fare? Tanto peggio! Io ho fatto quel che potevo! Ho la coscienza tranquilla!

Valentina                         - (con convinzione) Anch'io!

Boissette                          - (c. s.) Anch'io. (Suona il telefono) Telefono!

Gustavo                           - Rispondi tu, Valentina. Sarà la fab­brica. Non ho la testa per parlar d'affari.

Valentina                         - (al telefono) Pronto!... Sì... Sì, sono io... Chi parla? (Con un grido di gioia) Come!? Sei tu, caro?!

Gustavo                           - (sussultando) « Caro? ».

Boissette                          - (c. s.) « Caro? ».

Gustavo                           - (aggrottando le sopracciglia) Valen­tina, con chi parli?

Valentina                         - (alzando le spalle) Ma con Filippo!

Gustavo                           - (sorpreso) Filippo?

Valentina                         - (al telefono) Pronto! Sì... si, sento benissimo... Quando?... Va bene... Non sei troppo stanco, Fil?... Ma certo, subito... Bene, d'accordo... a presto, tesoro! (Riaggancia).

Gustavo                           - Da dove telefonava?

Valentina                         - Da Calais.

Gustavo                           - (stupito) Filippo è a Calais?

Valentina                         - Sì, da un quarto d'ora.

Boissette                          - Di già?

Valentina                         - Sì, ha sbrigato i suoi affari a Londra prima di quanto si aspettasse. Così è partito in aereo alle tre. Dice di andargli incontro in macchina.

Gustavo                           - (deciso) Vado io!

Valentina                         - Volevo proprio suggerirtelo. Attende all'Hotel Frascati.

Gustavo                           - (guardando l'orologio) Sono le quattro e venti. (Riflettendo) Di qui a Calais non ci vogliono che due ore, due ore e mezzo!

Valentina                         - (gli si avvicina teneramente) Mi rac­comando che Leone non corra troppo, Gustavo! Non fate imprudenze!

Gustavo                           - (freddo) Sta tranquilla!... Arrivederci.

Valentina                         - Cosa cerchi?

Gustavo                           - Il bromuro!

Boissette                          - (premuroso) Povero Gustavo! Che giornata infernale!

Gustavo                           - (lo guarda, poi secco) Non posso dire il contrario! (Esce dal fondo).

Valentina                         - Dite quel che volete, ma è un uomo eccellente!

Boissette                          - (seccato) Nessun dubbio! Io comunque vi ringrazio.

Valentina                         - (stupita) Di che cosa, amico?

Boissette                          - Per il modo in cui gli avete raccon­tato la nostra relazione! Dei motivi che, diciotto anni fa, vi hanno cioè decisa a cadere nelle mie braccia.

Valentina                         - (avvicinandoglisi) Ma Alfredo, che ragazzo! Potevo forse scusarmi dicendogli che il mio cuore vi aveva scelto fra mille... spinta verso di voi da uno slancio irresistibile?...

Boissette                          - Ma è la scusa che io preferisco!

Valentina                         - (tenera) Come se non sapeste che è la sola vera!

Boissette                          - Eppure il suo stupore mi ha sor­preso. Credevo che avesse indovinato da un pezzo...

Valentina                         - Ma io no. Anche la settimana scorsa si parlava di voi, della vostra solitudine... e Gustavo mi diceva: «Ma è chiaro: quel povero Boissette è proprio il tipo che non piace alle donne! ».

Boissette                          - (offeso) Magnifico! E voi non avete protestato?

Valentina                         - Mi sarebbe stato un po' difficile!...

Boissette                          - Già... (Con soddisfazione) Ad ogni modo, questa è una cosa che non dirà più!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Stessa scena. Stesso giorno. Verso le sei e mezzo del pomeriggio.

 (Valentina è sola. Attende ed è visibilmente impa­ziente. Guarda verso il giardino. Siede. Cristiana entra da destra. Al rumore, Valentina si volta).

Cristiana                          - (dolcemente) Siete sola, mamma?

Valentina                         - (fredda) Come vedi.

Cristiana                          - Allora non vi disturbo?

Valentina                         - (con riservatezza) Dipende da quel che mi vuoi dire.

Cristiana                          - (umile) Vengo a chiedervi scusa.

Valentina                         - (sorpresa) Ma no?

Cristiana                          - Sì. Mi dispiace di aver detto tutto quel che ho detto: sono andata troppo oltre.

Valentina                         - (soddisfatta) Ah, ne convieni anche tu?

Cristiana                          - Sì. Non avrei dovuto lasciarmi tra­sportare. Siete la madre di mio marito e vi devo del rispetto. Perdonatemi! Non me ne sono più ricordata, in quel momento.

Valentina                         - Ma è bastato quel momento per provocare un dramma...

Cristiana                          - (contrita) ... terribile! Me ne rendo conto... Se le circostanze mi obbligano a distruggere il mio matrimonio, non c'è ragione perché debba distruggere anche il vostro.

Valentina                         - Mi sembra!

Cristiana                          - Avete ragione. (Con compassione) Allora? Divorziate anche voi?

Valentina                         - (stupita) Come?

Cristiana                          - Ora che mio suocero sa tutto... senza dubbio vi ripudia! Vi ha già cacciata di casa?

Valentina                         - (alzando le spalle) Cacciar di casa me? Gustavo? Ma no! Che idea!

Cristiana                          - (sorpresa) Ah! (Dopo un attimo di riflessione) Capisco, è un uomo piuttosto ingenuo e voi l'avete saputo persuadere che mentivo, che mi servivo di assurdi pettegolezzi e che il signor Bois­sette è sempre stato per voi il più rispettoso degli amici...

Valentina                         - No, Cristiana. Tuo suocero è un uomo pieno di finezza e di buon senso. Io non gli ho nascosto la verità, e lui mi ha capita.

Cristiana                          - (leggermente ironica) Ah, benissimo! Non è certo molto suscettibile! (Vivacemente) Ma non lo critico. Anzi! Mi risparmia da un rimorso, quando me ne sarò andata da questa casa.

Valentina                         - Ah! Perché sei sempre decisa a...

Cristiana                          - Sono le sei e trentacinque. Non mi rimarrà che il tempo per fare le valige.

Valentina                         - (con gesto di indifferenza) Fa pure.

Cristiana                          - (si alza) Ho già ricevuto il tele­gramma di mia zia Orsolina, volete vederlo?

Valentina                         - (alzandosi) Ma per carità!

Cristiana                          - Giusto! Lo dicevo solo nel caso voleste, almeno sino al ritorno di Filippo, dare alla mia partenza una giustificazione.

Valentina                         - (secca) Grazie della delicatezza!

Cristiana                          - Del resto non vi sarà difficile. Non porterò nulla con me: un po' di biancheria e due 0 tre abiti. E, tranne Luisa, nessuno conosce il mio progetto né in casa, né in paese... Sono andata a salutare la nonna poco fa. L'ho lasciata come al solito e certamente né lei né il nonno hanno pensato che mi vedevano per l'ultima volta.

Valentina                         - Come stava mia suocera?

Cristiana                          - Meglio di come credevo. Buona e cara come sempre... Non tutti i Chantrel sono dei mostri! Lei, almeno, sembra non conosca il loro motto.

Valentina                         - (non comprendendo) Che motto?

Cristiana                          - Il motto dei Chantrel: « Dio per tutti e tutti per me ». È semplice, chiaro. È l'egoismo che diventa come un sesto senso!

Valentina                         - (guardandola) Tu ci serbi del ran­core, dunque?

Cristiana                          - (con amarezza) Molto. Ero venuta da voi con un tale entusiasmo! È difficile perdonare alle persone di averci tratto in inganno sul loro conto.

Valentina                         - (sorpresa) Ma quando hai sposato Filippo l'amavi, no?

Cristiana                          - Oh, lo conoscevo talmente poco!

Valentina                         - Appunto per questo! Io, per esempio, ho conosciuto mio marito appena tre mesi prima del mio matrimonio.

Cristiana                          - (sospirando) Io, tre mesi dopo!

Valentina                         - (continuando) E da trentasei anni, tra Gustavo e me, non c'è stato il minimo screzio! Noi formiamo una unione perfetta!

Cristiana                          - (ironica) Se vi accontentate!

Valentina                         - (rettificando) Abbiamo del buon senso, mentre tu non ne hai.

Cristiana                          - (impaziente di nuovo) Ah, davvero?

Valentina                         - Credi a me, Cristiana: la felicità non consiste nell'amarsi, ma nel capirsi.

Cristiana                          - Non vorreste per caso citarvi ad esempio ?

Valentina                         - (fieramente) E perché no?

Cristiana                          - (scoppiando) Ah sentite, questo è il colmo!... Ma se la vostra esistenza è stata soltanto un lungo scandalo!...

Valentina                         - Credevo che tu fossi venuta a farmi le tue scuse.

Cristiana                          - (con calore e umiltà) Infatti: vi faccio le mie scuse più sincere. Vi ho rimproverato di avere un amante. Era una scorrettezza. Soprattutto da­vanti a mio suocero! (Improvvisamente e scoppiando) Mi avevate esasperato tutti e tre!

Valentina                         - Adesso la colpa è nostra!

Cristiana                          - Non dovevate dirmi che disonoravo il nome dei Chantrel.

Valentina                         - Ma è la verità: nella tua vita c'è il pittore...

 Cristiana                         - (indignata) E nella vostra non c'è Boissette?!

Valentina                         - (fieramente) Ma io sono rimasta sempre al mio posto!

Cristiana                          - (esasperata) E questo è peggio!

Valentina                         - Non ci capiremo mai.

Cristiana                          - Fortunatamente! Se vi comprendessi, vorrebbe dire che sarei ormai caduta in basso quanto voi!

Valentina                         - (che la collera sta riprendendo) Senti, piccola, io sono paziente ma...

Cristiana                          - E grazie a Dio, che in sei anni non siete riuscita a influenzarmi!

Valentina                         - (minacciosa) Bada Cristiana, che finirà male! Io mi conosco!... (Boissette appare sulla terrazza. Si ferma, sorpreso dal tono di voce delle due donne).

Boissette                          - (timido) Interrompo un cordiale scambio di idee?

Cristiana                          - Abbiamo finito.

Valentina                         - Venite, Boissette. Non siete di troppo. Mia nuora mi faceva le sue scuse.

Boissette                          - (stupito) Ah!

Valentina                         - (continua) Per lo spiacevole inci­dente di oggi. Ma lo faceva con tali parole che l'ho dispensata dal proseguire!

Cristiana                          - Mi dispiace, ma in casa mia mi hanno insegnato ad agire sempre più secondo l'onestà che secondo l'etichetta. Vedete come non ero fatta per vivere con voi! Non rimpiangetemi perciò. È molto meglio così.

Valentina                         - (prudente) Non m'arrischierò più a contraddirti.

Cristiana                          - Forse il signor Boissette ha bisogno di parlarvi da solo a sola?

Boissette                          - Precisamente.

Cristiana                          - (ironica) E allora non voglio ritardare il vostro colloquio. Davvero commovente, una costanza simile! (Li guarda) « Vent'anni dopo » come dice Dumas. Non so come si possa fare, ma è com­movente!

Valentina                         - (offendendosi) Ricominci?

Cristiana                          - No, no. Questa volta non ne avrei più neanche il tempo. Il treno parte alle nove. (Esce a destra).

Boissette                          - Mi è parsa ancora più pungente!

Valentina                         - Più che mai! Ma Filippo?

Boissette                          - (indicando il giardino) È di là con suo padre.

Valentina                         - È rimasto sconvolto?

Boissette                          - Per niente! È calmo e sereno. Mi ha mandato avanti a cercar sua moglie.

Valentina                         - Che vorrà vedere al più presto, penso.

Boissette                          - No, anzi prima vuol vedere voi. Gustavo è talmente nervoso che non credo abbia potuto dargli tutti i ragguagli. Siamo rimasti intesi che se Cristiana era ancora con voi, vi avrei chiesto di accompagnarmi in giardino con un pretesto qual­siasi. È là che vi aspetta!

Valentina                         - (decisa) Andiamo, Boissette.

Boissette                          - (trattenendola) No. Ormai è inutile. Eccolo che viene! (Filippo compare sulla terrazza. Viene dal giardino. Tanto suo padre era agitato e nervoso nell'atto precedente, altrettanto lui appare calmo. Entra e si dirige verso Valentina).

Filippo                             - Buongiorno, mamma.

Valentina                         - (abbracciandolo con trasporto) Caro Filippo! Filippo mio! Hai fatto buon viaggio? Non sei troppo stanco?

Filippo                             - (sorridendo) Non troppo, mamma, grazie. C'era un vento spaventoso sulla Manica. Davvero son stato contento di atterrare a Calais. Solo che le notizie che papà mi ha dato sono tutt'altro che confortanti!

Valentina                         - Hai sentito? È incredibile!... Straor­dinario!

Filippo                             - (dolcemente) Ma no, mamma. Anzitutto di straordinario non c'è nulla. Siamo noi che chia­miamo straordinari i fatti insoliti che capitano nel nostro piccolo mondo. Ma è pura vanità, da parte nostra. Non è detto che una cosa, perché non ci capita tutti i giorni, sia straordinaria.

Boissette                          - (a Valentina) Ve l'avevo detto che era calmissimo.

Valentina                         - (guardando suo figlio) Sono fuori di me! Filippo, tesoro, non so se tu ti rendi ben conto... Sono le sette meno venti... In meno di due ore, tua moglie avrà disertato il tetto coniugale!

Filippo                             - (calma) E credi che potrei trattenerla, smaniando?

Valentina                         - Filippo. Tu mi spaventi... Sei il più danneggiato...

Filippo                             - Certo.

Boissette                          - ... e sei il solo a rimanere impassibile!

Valentina                         - È da stamattina che noi siamo sottosopra tutti quanti, per difendere la tua felicità, la tua dignità coniugale...

Filippo                             - Ah, lo credo! Ma non so se avete usato il mezzo migliore!

Valentina                         - (un po' seccata) Oh, beh!

Filippo                             - Senza dubbio per le vostre intenzioni era­no mezzi ottimi. Ma - da quanto ho potuto giudicare dalle esplosioni di mio padre - credo che non siano stati usati giudiziosamente.

Boissette                          - (scuote la testa) Ma non è mica tanto facile trattare con tua moglie, sai? Non si sa da che parte prenderla!

Valentina                         - (a Filippo) Per te, è molto più facile. Tu sei suo marito. Puoi parlarle chiaro, le puoi dire: « Cristiana, tu rimarrai qui. Lo esigo ».

Filippo                             - (dolcemente) Sarebbe un errore. Imporre la propria volontà a una donna, vuol dire essere quasi sicuri di non essere obbediti.

 Valentina                        - E allora cosa farai?

Filippo                             - Non so ancora. Vedrò... parlandole.

Valentina                         - (febbricitante) Ad ogni modo, non dovresti perder tempo, mio caro! (Insistente) Cristiana è di sopra, sta finendo le valige.

Filippo                             - Allora non salgo, perché altrimenti dovrei chiederle perché fa le valige.

Boissette                          - (approvando) Giusto.

Valentina                         - (guardando Filippo) Povero tesoro, eccoti incerto! Ti darei volentieri il mio parere... ma temo che sia troppo diverso dal tuo!... Dimmi, cosa mi consigli di consigliarti?

Filippo                             - (sorridendo) Niente. Fammi solo il pia­cere di salire da Cristiana e di dirle che qualcuno vuol parlarle urgentemente, senza fare il mio nome.

Valentina                         - Va bene. (Riprendendosi) Ma pre­ferirei inviarci Boissette.

Filippo                             - Perché?

Valentina                         - Perché... tua moglie mi ha detto - poco fa - delle cose un po' scottanti. Tuo padre te l'avrà raccontato.

Filippo                             - No.

Valentina                         - (stupita) Ah!

Boissette                          - (a Valentina) Valentina, mettetevi un po' al posto di Gustavo!

Valentina                         - È vero; sarebbe stato un po' sec­cante per lui.

Filippo                             - (pensieroso) Come vuoi... In questo caso, caro Boissette, vi sarei grato...

Boissette                          - Volentieri. Non che Cristiana mi ami particolarmente, ma... oggi, un essere umano simpatico a Cristiana... credo che non esista in tutto il paese! (Esce a destra).

Filippo                             - È davvero così aggressiva? (Siede).

Valentina                         - Più di quanto tu non possa imma­ginare!

Filippo                             - Ma per qual motivo? Quali rimproveri ci muove?

Valentina                         - Che tu ti assenti spesso. Si sente abbandonata... trascurata... infelice.

Filippo                             - (pensieroso) Forse non ha tutti i torti...

Valentina                         - Come?

Filippo                             - Non di volersene andare, ma di lamen­tarsi della vita che le facciamo fare.

Valentina                         - (con apprensione) Filippo! (Siede) Figlio mio! Lo sai che da questo momento, tu sei l'unico baluardo dell'onore dei Chantrel. Ora che sei tornato, questo scandalo non deve scoppiare!

Filippo                             - Ma non dipende solo da me!

Valentina                         - (sorpresa) E da chi?

Filippo                             - (dopo una pausa) Tu credi che sia vera­mente innamorata di quel Gilberto Ménessier?

Valentina                         - (incredula) La donna non può amare veramente l'uomo al quale non si è ancora data! Non ha certo scelto Ménessier perché le piaceva, ma semplicemente perché era a portata di mano. Fatalità!

Filippo                             - Lo so. Le donne scusano la loro legge­rezza tirando in ballo la fatalità! (Cambiando tono) Però... se gli fosse del tutto indifferente non pen­serebbe di rifare la vita con lui!

Valentina                         - (alzando le spalle) Rifare la vita con lui!... Scommetto che tra sei mesi, non saranno più insieme!

Filippo                             - Già, ma allora, non interesserà più a me. Non condivido però il tuo punto di vista. Cristiana è l'onestà in persona. Se si è promessa a un uomo significa che le preme molto più di quanto tu non creda.

Valentina                         - In questo caso, saprai far capire a tua moglie che va incontro alla sua infelicità!...

Filippo                             - (scuotendo il capo) A meno che non mi convinca io del contrario.

Valentina                         - Filippo! Mi spaventi! Ma dunque non desideri che Cristiana rimanga con te?

Filippo                             - (con semplicità) Se ama un altro, no.

Valentina                         - (sconvolta) Oh Dio! Oh Dio! (Insiste) Ma senti Filippo: se Cristiana rimane, fra quindici giorni avrà dimenticato quel pittorello!

Filippo                             - (pensieroso) Già... però io non dimen­ticherò che per poco lui non me la portava via!

Valentina                         - (guardandolo) Ma io non ti capisco: il nostro prestigio è in gioco e tu ne fai una questione d'orgoglio!

Filippo                             - No: penso alla mia felicità. Pensi forse che sarei felice accanto a una donna che ho dovuto trattener per forza?... Il problema è tutto qui.

Valentina                         - (contrariata) Ho paura a lasciarti solo con lei nel tuo stato d'animo. (Si alea).

Filippo                             - Lasciami, ti prego. Sta per venire.

Valentina                         - Sta bene, me ne vado. Ma ricor­dati che se la perdi, non ne troverai facilmente un'altra! (Esce da sinistra. Filippo, da solo, riflette, visibilmente perplesso).

Filippo                             - (a, mezza- voce) Se sapessi quello che « devo » l'are, lo farei senza esitare! (Avendo sentilo del rum-ore, nelle quinte, a destra, risale sulla terrazza e aspetta. Cristiana entra da destra, non vede nessuno in scena e rimane sorpresa).

Cristiana                          - Chi mi ha chiamata?

Filippo                             - (dolcemente, dalla terrazza) Sono io, Cristiana.

Cristiana                          - (sorpresa) Filippo!... (Siede) Quando sei arrivato?

Filippo                             - Dieci minuti fa.

Cristiana                          - Ma da dove vieni?

Filippo                             - (venendo avanti) Lo sai. Da Londra.

Cristiana                          - E non mi hai avvertita?

Filippo                             - Volevo farti una sorpresa.

Cristiana                          - Ah, non c'è che dire, ci sei proprio riuscito!

Filippo                             - (sorridendo) Ed... è una « bella » sorpresa?

Cristiana                          - Ne dubiti?

 Filippo                            - Non mi dai neppure un bacio!

Cristiana                          - Scusami, ma sono così sorpresa nel rivederti improvvisamente. (Lo bacia) Allora sei rimasto in Inghilterra molto meno del previsto?

Filippo                             - Sì. Ho sbrigato i miei affari al più presto, per ritornare a casa. Sai che sono via più di un mese?!

Cristiana                          - Oh, lo so!

Filippo                             - E, diavolo, avevo voglia di rivederti, Cristiana! Guardami. Hai buona cera... E sei pi carina che mai! Come ti sta bene quell'abito!

Cristiana                          - Oh, è semplicissimo...

Filippo                             - (guardandola) Ma cosa c'è, Cristiana? Mi sembri così strana.

Cristiana                          - Strana io? Nient'affatto!

Filippo                             - Ma sì, ti assicuro. Dopo una separa­zione così lunga, mi aspettavo, da parte tua, più entusiasmo. (Dopo un momento di riflessione) È veroche non sei la sola che mi stupisca qua dentro

Cristiana                          - Cosa vuoi dire, Filippo?

Filippo                             - Papà... Mamma... Boissette... Mi son sembrati preoccupati... pensierosi...

Cristiana                          - Perché, li hai visti?

Filippo                             - Sì, quando son arrivato, mi han detto:! « Buongiorno ». Nient'altro!

Cristiana                          - (con indifferenza) E non ti hanno! informato ?

Filippo                             - (innocente) Di che cosa?

Cristiana                          - Di quello che li preoccupa... Insomma! non ti han spiegato?

Filippo                             - No. Ma perché? C'è un motivo preciso?

Cristiana                          - (vivacemente) No, no... (Corregger Cioè, sì. La nonna sta molto male.

Filippo                             - Ah!... Allora è per questo.

Cristiana                          - Certo. Io l'ho vista anche poco fa…

Filippo                             - (premuroso) Allora è questo che ti ha | rattristata! Cara, sei così sensibile, tu! (Sospira) Povera nonna, andrò a salutarla domattina.

Cristiana                          - Le farai piacere.

Filippo                             - Lei almeno mi accoglierà bene... (Guar­dando Cristiana) Non avrei mai pensato che tu la fossi così affezionata!... Al punto da sembrare che null'altro ti interessi... Da quando siamo sposati, sono andato molte volte in viaggio... e molte volte sono tornato... Mai, però, mi hai accolto con tanta riservatezza!

Cristiana                          - Cosa vuoi! A forza di non vederti!

Filippo                             - (pensieroso) Hai ragione, Cristiana. Non posso certo contraddirti.

Cristiana                          - Ma io non ti ho detto che...

Filippo                             - Ma io ho capito: per due persone che si amano le separazioni sono temibili... pericolose. Ah, come hai ragione!

Cristiana                          - Sì, ma perché ne sei così convinto?

Filippo                             - Perché, anch'io, in quest'ultimo viaggio... e anche nei precedenti... non posso che deplorare queste continue assenze. (Sospira) Ah, piccola cara, se avessi potuto prevedere!...

Cristiana                          - (curiosa) Ma che cosa?

Filippo                             - (continuando) A che punto sarebbe stato fatale!... Ma era impossibile. La fatalità non risparmia nessuno...

Cristiana                          - (impaziente) Come sei misterioso! Cosa vuoi dire?

Filippo                             - (elusivo) Oh, nulla!

Cristiana                          - (insistente) Ma sì, invece. Ho l'im­pressione che tu abbia qualcosa da dirmi.

Filippo                             - Sì, ma non questa sera... Sono quasi le sette. Fra poco andremo a tavola.

Cristiana                          - Manca ancora un'ora!

Filippo                             - (continuando) E poi, sono appena sceso dall'automobile... E prima, dall'aeroplano... Vorrei salire un momento e farmi un po' di toeletta...

Cristiana                          - (seccata) Ma cosa c'è?

Filippo                             - Nulla, cara, nulla. Per stasera, non pensiamoci. Godiamoci la gioia del ritorno... Domani, poi, ci sforzeremo di esaminare insieme con calma...

Cristiana                          - (decisa) No, Filippo. Non aspetterò fino a domani. Ormai hai detto troppo, o troppo poco. Voglio sapere tutto e subito.

Filippo                             - (dopo un attimo di esitazione) Ma dopo­tutto, sì: forse è meglio. Hai ragione... (Si ferma).

Cristiana                          - Ebbene?

Filippo                             - (continua) Ho avuto torto, Cristiana, fin dal primo anno del nostro matrimonio, a non chiederti, una volta per tutte... (Si ferma di nuovo).

Cristiana                          - Che cosa?

Filippo                             - (continua) Di accompagnarmi in ogni mio viaggio. Dappertutto. Sia che mi assentassi sei settimane o per un giorno soltanto È l'unico modo - io credo - perché i matrimoni felici possano resi­stere...

Cristiana                          - A che cosa?

Filippo                             - (senza rispondere, continua) E pensa che se non l'ho fatto, è solo per un riguardo verso di te. Te lo giuro! Temevo che ti stancassi. Lunghe ore di treno, i vari alberghi... E poi i viaggi d'affari sono tvrtt'altro che piacevoli!... Conferenze... Appun­tamenti... Certe volte avrei dovuto lasciarti sola per giornate intere, in una città sconosciuta, senza rela­zioni, senza amici... Mi sono detto « a casa starà meglio!... I miei genitori le vogliono bene e la casa le piace ». Ebbene, mi sono sbagliato.

Cristiana                          - Eh? (Siede).

Filippo                             - Il posto della moglie è accanto al marito. Se gli affari li separano durante tutto il giorno, alla sera almeno sono insieme. E, di conseguenza, non prendono l'abitudine di vivere l'uria senza l'altro... Uno non si sente in balìa di sé stesso.... cioè... in balìa di tutte le tentazioni!

Cristiana                          - (sconcertata) Filippo, di quali ten­tazioni intendi parlare?

 Filippo                            - « Tentazioni », veramente, non credo sia la parola esatta. Se è solo un desiderio, a cui si resiste... ma quando si è ceduto...

Cristiana                          - (sussultando) Ti prego di spiegarmi immediatamente!

Filippo                             - Oh, ti spiegherò! Le reticenze non sono degne di me. E tu meriti una confessione sincera!... Cristiana, sta succedendo una cosa molto grave. Credo... sono certo...

Cristiana                          - (con ansia,) ... sei certo?...

Filippo                             - Di amare un'altra donna, ecco!

Cristiana                          - (sconvolta) Cosa? (Si alza).

Filippo                             - Ah, sì. Dopo questo ultimo viaggio, non posso più. dubitarne: sono molto innamorato!

Cristiana                          - Tu... Filippo?

Filippo                             - Sì, io, Filippo.

Cristiana                          - E di chi?

Filippo                             - Ebbene, quando saprai che si chiama Nicolina o Sofìa?... Non mi sembra che il nome abbia importanza!

Cristiana                          - Ma insomma chi è? Una ragazza... una donna... una « demi-mondaine? ».

Filippo                             - È vedova e ha venticinque anni.

Cristiana                          - Dove l'hai incontrata?

Filippo                             - A New York!

Cristiana                          - È un'americana?

Filippo                             - No, no, è francese. La sua famiglia si è trasferita laggiù da parecchi anni. Anzi, suo padre è uno dei nostri rappresentanti più importanti negli Stati Uniti.

Cristiana                          - (ironica) Ah, sono le tappezzerie che hanno unito i vostri cuori!

Filippo                             - Proprio... Fin dalla sua infanzia, è stata abituata a lavorare. Ha il gusto degli affari, l'istinto e l'abitudine... Ho sentito subito delle affi­nità tra di noi... il mio lavoro non l'allontanava. Anzi... la interessava... e si rallegrava del mio suc­cesso. Davanti a lei potevo parlare del lavoro, senza che prendesse un'aria rassegnata, oppure l'aria di chi non comprende.

Cristiana                          - (punta) Lo dici per me?

Filippo                             - (dolcemente) Ma no, cara! Ti racconto come... perché...

Cristiana                          - E la conosci da molto?

Filippo                             - Da vari anni. Ma lei era sposata... E io ti adoravo. Mai avevo fatto attenzione a lei... E poi, suo marito, in un incidente di viaggio, è morto improvvisamente... il nostro amore...

Cristiana                          - (ironica) Altrettanto!

Filippo                             - (protestando) Non dire così. Il nostro amore, s'è stancato di vivere in due cuori troppo spesso lontani l'uno dall'altro...

Ceistiana                          - Accusami, accusami pure!

Filippo                             - Non sarebbe giusto. Ti dico che è tutta colpa mia. Quando ho sentito che quella donna mi piaceva, avrei dovuto cercare di non rivederla... Da un anno, sotto un pretesto qualsiasi, avrei dovuto pregare papà di andare in America al mio posto.

Cristiana                          - Ah... perché è già da un anno...?

Filippo                             - (approvando) Sì, un anno fa per la prima volta ho notato Teresa... - si chiama Teresa -... e lei invece pare che mi avesse notato molto tempo prima...

Cristiana                          - E te l'ha confessato?

Filippo                             - SI, il giorno in cui io le confessai il mio amore.

Cristiana                          - E a quando risale questa reciproca confessione?

Filippo                             - A tre settimane fa. Fino allora, mai una parola era uscita dalle mie labbra.

Cristiana                          - E adesso? È la tua amante?

Filippo                             - (con indignazione) Tu m'insulti, Cri­stiana! Fin tanto che sarò tuo marito, mi sarebbe impossibile sfiorare un'altra donna!

Cristiana                          - La sposerai?

Filippo                             - Ne è degna.

Cristiana                          - Appena ti avrò resa la libertà?

Filippo                             - Nei termini legali.

Cristiana                          - (scoppiando d'indignazione) E hai il coraggio di dirmelo in faccia? A me?

Filippo                             - Precisamente. A te. Ti dovevo questa confessione, quantunque penosissima.

Cristiana                          - Ma te ne rendi conto?

Filippo                             - SI, Cristiana. Io non sono di quelli che fuggono vilmente perché non osano parlare.

Cristiana                          - Meno male!

Filippo                             - Oh, ce ne sono più di quanti tu non creda!

Cristiana                          - Di chi?

Filippo                             - Di persone vili che escono dicendosi il solito « arrivederci » e che poi non tornano più, ma si buttano nelle braccia di un altro!... Ecco, se io avessi agito così...

Cristiana                          - Sarebbe stato mostruoso!

Filippo                             - L'hai detto. Quando due persone -come noi - hanno vissuto insieme anni di felicità e di completa confidenza, hanno anche il dovere di dichiararsi in faccia: « Non ti amo più. Me ne vado. Amo un altro ».

Cristiana                          - (sussultando) «Un altro?».

Filippo                             - (rettificando) Voglio dire «un'altra». Oh, il primo momento non è piacevole. Soprattutto quando ci si separa da una persona che non ne ha colpa... Non mi sono sentito in diritto di sfuggire al dolore, al disgusto, alla collera, alle lacrime che la mia leale confessione può provocare in te!...

Cristiana                          - Infatti! Dolore... ribellione... e anche stupore si urtano dentro di me. Tuttavia credo che l'indignazione predomini! Sono veramente indignata! Filippo, sei un essere immondo e cinico.

Filippo                             - (dolcemente) No. Tu esageri, Cristiana. Sono semplicemente un uomo che ha incontrato, improvvisamente, la donna fatta per comprenderlo.

Cristiana                          - (punta) Mentre io?...

Filippo                             - Oh! Tu hai fatto tutto quel che hai potuto, senza dubbio... Ma tu sai fino a che punto gli affari mi prendono... Il mio lavoro è la mia vita» Sentirne parlare, era una sofferenza per te: la nostra separazione era fatale!

Cristiana                          - (ironica) Insomma tu mi lasci, perché non ho la passione per le tappezzerie! (Siede).

Filippo                             - (rettificando) Perché non siamo fatti l'uno per l'altra.

Cristiana                          - Può essere.

Filippo                             - Ne sono sicuro! E ho anche il presentimento che non soffrirai molto per la mia decisione. Anzi. Tu sei giovane, interessante, allegra... hai del fascino, Cristiana... Potrai facilmente rifarti l’esistenza.

Cristiana                          - Oh, in quanto a questo, sono sicurissima.

Filippo                             - Mi sostituirai in fretta. Un giovane che ti amerà, che non vivrà che per te... che non avrai molto da fare, lo incontrerai facilmente.

Cristiana                          - (sottolinea) Più che facilmente. Ohi su questo punto, puoi esser tranquillo!

Filippo                             - Vedi?

Cristiana                          - (nervosa) Non penserai per caso, chi - poiché tu mi abbandoni - passerò i miei giorni a piangerti, da sola?

Filippo                             - Sarebbe assurdo! Hai già qualcuno in vista?

Cristiana                          - Perché no? Dopo quello che mi hai confessato... Ne ho il diritto, no?

Filippo                             - Ah, certo. Dunque c'è già un uomo nella tua vita?

Cristiana                          - No... nella mia vita no. Sai che io ti sono stata fedele. Ma c'è un uomo che mi ama.. che mi piace molto... e che attende solo un mio gesto! per portarmi via di qui e farmi sua moglie appena! non sarò più la tua.

Filippo                             - Ah! Mi togli un peso dal cuore! Ho meno rimorsi.

Cristiana                          - (si alza) Prego, Filippo. Nessun rimorso. Entro il termine legale, sarò anch'io rimaritata e felice.

Filippo                             - Te l'auguro! Ma felicità e matrimonio' sono due cose tanto distinte!

Cristiana                          - Lo so benissimo! Ma questa volta, grazie a Dio, il caso sarà diverso.

Filippo                             - Mi sembri molto sicura di te!

Cristian^                          - E di lui.

Filippo                             - Magnifico. E... lo conosco?

Cristiana                          - Sì. Benissimo.

Filippo                             - Potrei sapere?...

Cristiana                          - Perché no? È Gilberto Ménessier.

Filippo                             - (dopo una pausa) Oh, bella!

Cristiana                          - (sulla difensiva) Dunque? Avanti!! Mi dirai anche tu che non è degno di me?

Filippo                             - Te l'hanno già detto, dunque?

Cristiana                          - Me l'han fatto capire.

Filippo                             - Ma allora il vostro idillio è già noto!!

Cristiana                          - Quando due esseri si amano... se; pure innocentemente come noi, i loro sentimenti I trapelano irresistibilmente!

Filippo                             - (conciliante) Verissimo!... Bene, Cri­stiana, io non posso disapprovarti. Al contrario. La scelta che hai fatto è ottima.

Cristiana                          - (con una soddisfazione radiosa) Senz'altro!

Filippo                             - (calmo) L'ho notato da molto tempo, quel piccolo Ménessier, e l'apprezzo... È intelligente, istruito e ben educato. Ha del gusto, e, per quel che ho potuto constatare, del sentimento... Quanti anni ha esattamente?

Cristiana                          - Trentadue.

Filippo                             - Cinque anni più di te... benissimo. No, in realtà, non saprei formulare la minima riserva.

Cristiana                          - (ironica) La tua approvazione mi lusinga. La dirò anche a lui, sono sicura che si commuoverà!

Filippo                             - Credi che sia meglio che gliela dica io stesso?

Cristiana                          - (sussultando) Come?

Filippo                             - Diavolo! È da tre anni sotto di me. Mi deve la sua piccola posizione... È un ragazzo così diritto, incapace di un'indelicatezza... Son sicuro che si tortura all'idea di averti portata via a me... di aver profittato dell'assenza del principale... per rubargli la moglie!

Cristiana                          - Ma sono stata io a incoraggiarlo!

Filippo                             - (dolcemente) Beh, non ti sarai gettata nelle sue braccia di tua iniziativa! Avrà dovuto pur dichiararti il suo amore!... Solo questo è sufficiente per attribuirgli un ruolo antipatico e che certamente a lui non piace. Lo faccio chiamare. (Si dirige verso il campanello).

Cristiana                          - (smontata) Proprio adesso?

Filippo                             - Subito. E davanti a te lo libererò da ogni scrupolo.

Cristiana                          - (inquieta) Ma in che modo? Che cosa gli dirai?

Filippo                             - La verità: che noi ci separiamo perché io amo un'altra donna, che quindi tu devi rifare la tua esistenza, e poiché vi amate, gli affido il compito di farti felice... Insomma ti consegno a lui.

Cristiana                          - (sussultando) Cosa?

Filippo                             - (continuando) Non comprendi? Almeno Ménessier non avrà più rimorsi!... Potrà portarti via di qui con la testa alta.

Cristiana                          - (agitata) Filippo, non commetterai una sconveniènza simile!

Filippo                             - (calmo) Perché no?

Cristiana                          - (indignata) Ma insomma, non ti accorgi che questa azione è di pessimo gusto! Che è scandalosa, inammissibile!... e soprattutto, terri­bilmente umiliante per me?...

Filippo                             - Non capisco, Cristiana. (Siede).

Cristiana                          - Non sono un oggetto che si offre al primo venuto!

Filippo                             - (con un sorrisino) Al primo venuto?!...

Cristiana                          - (continuando) Di cui ci si disfa quando non se ne ha più voglia!...

Filippo                             - (protestando) Non ho mai pensato di...

 Cristiana                         - (sempre più nervosa) E soprattutto non c'è affatto bisogno che tu mi consegni al signor Ménessier. Sono abbastanza donna per concedermi da sola.

Filippo                             - (sorridendo) Di questo non ne dubito, ma...

Cristiana                          - (fuori di sé, siede) « Mio caro, ne ho abbastanza di mia moglie. Prendetela! Sbarazza­temene, mi renderete un servizio! ». (Poco a poco si mette a piangere) Ah, no! No davvero! Non ti avrei mai creduto capace di una simile mostruosità!

Filippo                             - (in tono di rimprovero) Cristiana, ma diavolo! Perché te la prendi in questo modo? Sì, indovino quello che pensi: Gli uomini sono vanitosi. Se quel ragazzo si rende conto che son io a rinun­ciare a te, e non tu a lasciare me, può vederti meno allettante...

Cristiana                          - (perdendo la pazienza e piangendo) Ma no!

Filippo                             - (continua) Però mi stupisco! Un uomo innamorato non ha bisogno di fortificare il suo amore pensando che porta via quella donna a «un altro ». Oh, Dio! Se la mia piccola Cristiana non fosse felice, quando io non sarò più con lei!

Cristiana                          - (asciugandosi gli occhi) Che cosa te ne importa?

Filippo                             - (protestando) A me?

Cristiana                          - (continuando) Dato che ami un'altra donna...

Filippo                             - (dolcemente) Per mia fortuna! Pensa un po' cosa sarebbe stato di me, dopo la tua fuga con Ménessier.

Cristiana                          - (scoppiando. Si alza) Ma se io penso ad andarmene, è solo perché tu non vuoi più saperne di me!

Filippo                             - (fingendo la sorpresa) Davvero? Oh, Cristiana! Questo mi colpisce... Ma allora se io non avessi incontrato quella vedova, tu non avresti mai pensato ad andartene?...

Cristiana                          - (indignata) Io? Mai, mai! Che idea! Sono forse il tipo di donna che se ne va... che abban­dona colui di cui porta il nome?

Filippo                             - (sorridendo) Già... Infatti... sarebbe stato una pessima azione.

Cristiana                          - (convinta) Mostruosa!

Filippo                             - (dolcemente) Eppure,... Gilberto Mé­nessier?

Cristiana                          - Ebbene?

Filippo                             - Insomma, non credo di avere sognato: mi hai pure confessato poco fa che lo ami.

Cristiana                          - Filippo! Non riesco proprio a vivere sempre sola!... E i tuoi genitori... Bois-Guillaume... e la radio. Ti giuro che a ventisette anni si ha pure il diritto a qualcos'altro!

Filippo                             - Per esempio?

Cristiana                          - (scoppiando) A te! Ma tu sei sempre via e allora ho guardato qualcun altro... che mi era vicino.

Filippo                             - (sorride e s'avvicina, poi) E se non me n'andassi più?...

Cristiana                          - (un po' in collera, un po' in lacrime) E la tua vedova?

Filippo                             - (come se se le ricordasse) Ah! Già è vero! C'è la vedova... Aspetta: forse ho trovato una soluzione.

Cristiana                          - Quale?

Filippo                             - Se le mandassimo Gilberto Ménessier? (Cristiana sussulta, poi si alza a poco a poco, guarda suo marito e dà un grido).

Cristiana                          - Filippo! (Siede).

Filippo                             - (dolcemente) Cara?

Cristiana                          - (scoppiando) Ti sei burlato di me! La vedova non esiste!

Filippo                             - (scuotendo il capo) Ma esiste un pittore!

Cristiana                          - (abbassando gli occhi) 81, ma così poco...

Filippo                             - (continuando) E allora come potevo chiederti di rinunciare a lui, se anch'io non facevo un sacrificio da parte mia? Sono giusto, no?

Cristiana                          - (commossa) Sei buono tu!

Filippo                             - Io credo che bisogna conquistarsi la vita con la bontà!

Cristiana                          - Ma allora, Filippo, tu mi ami ancora!

Filippo                             - (sorridendo) Non è impossibile!

Cristiana                          - Ma perché non me l'hai « mai » detto ?

Filippo                             - Perché non pensavo che tu potessi dubitarne.

Cristiana                          - Ogni giorno devi ripetere alla tua donna che l'ami...

Filippo                             - Hai ragione, cara. Ma a volte il pudore mi impedisce di parlare.

Cristiana                          - - Cosa vuoi dire?

Filippo                             - (dolcemente) Che io sono - e lo sono sempre stato - un uomo d'affari... Fin dalla nascita destinato alla fabbrica. Ognuno ha il suo ruolo. Romeo presiederebbe male un consiglio d'ammini­strazione e il re delle tappezzerie non sa suonare la chitarra, di notte, sotto un balcone!

Cristiana                          - (alzando le spalle) Che sciocchezze! Ma renditi un po' conto, Filippo: un marito come te è molto più lusinghiero.

Filippo                             - (tenero) Ma sai che non c'è al mondo una donna più deliziosa di te?

Cristiana                          - Ecco, ecco le frasi che devi dirmi!

Filippo                             - Oh, se mi incoraggi un pochino...

Cristiana                          - Benissimo! Avevo un marito fedele e lavoratore. Ora diventerà tenero e galante!

Filippo                             - Ci vorrà un po' di tempo... Non si studia mai per diventare un buon marito! Ci vo­gliono quattro anni per imparare la legge, sei per la medicina, cinque per l'ingegneria... Ma per i mariti e i deputati, nessuna preparazione! Lo si diventa, così, dall'oggi al domani! Per questo ci sono delle coppie infelici e siamo così mal governati!

Cristiana                          - Se io non ti lascio mai più, mancherà ancora qualcosa alla nostra felicità?

Filippo                             - Di non averci pensato prima.

Cristiana                          - Sarebbe troppo bello se avessimo indovinato subito tutto ciò che bisognava fare!

 Filippo                            - Ma la felicità è un treno che pass veloce, cara! Alcuni riescono a prenderlo. I pi rimangono però sul marciapiede.

Cristiana                          - (nelle braccia di Filippo) Ma n ora ci siamo saltati su, vero?

Filippo                             - (sorridendo) E abbiamo anche trova posto a sedere...

Valentina                         - (entra da sinistra) Com'è buio! ( guarda intorno) Ma dove sono andati a finire?

Filippo                             - (dalla terrazza) Siamo qui, mamma

Valentina                         - (con gioia) Filippo e Cristian Abbracciati! Figliuoli cari, come sono felice! Lascia temi contemplare la scena! (Gira l'interruttore. Appari la luce) Diavolo! Ero così sicura che quel piccolo malinteso si sarebbe chiarito. Finalmente!

Cristiana                          - (un po' confusa) Finalmente, mamma! Non ho fatto che darvi delle agitazioni, da stamattina in poi. Vi chiedo molte scuse.

Valentina                         - (vivacemente) Ah, no! Basta con le scuse. Non sono il tuo forte e ti dispenso volentieri;

Filippo                             - (a Cristiana) Abbracciala! Vuole parole più eloquenti.

Cristiana                          - Oh! (S'avvicina a Valentina).

Valentina                         - (abbracciandola) Cara piccola! (Con un sospiro di sollievo) Uff! E ora pranzeremo in pace! Se me l'avessero detto stamattina, non ci avrei mai creduto. (Boissette entra da destra. Ha sentiti l'ultima frase di Valentina).

Boissette                          - In pace?

Valentina                         - Sì, Alfredo.

Boissette                          - (soddisfatto) Come son contento!

Filippo                             - Grazie, Boissette.

Boissette                          - Bisogna subito annunciare la lieta novella a vostro padre e a vostro nonno: sono di là tutti e due.

Filippo                             - Dove?

Boissette                          - (additando a destra) In studio: atten­dono ansiosamente il risultato del vostro colloquio.

Cristiana                          - (vivacemente) Ma che entrino pure! (Boissette apre la porta di destra).

Valentina                         - (approvando) Che si accertino del cessato pericolo!

Filippo                             - (un po' ironico) Avevano proprio cer­cato di facilitarmi il compito! Ah, dell'esperienza dei genitori, non se ne può proprio fare a meno! (Vai verso destra, le braccia tese) Buona sera, papà! Buona sera, nonno! Venite, venite: voglio ringraziarvi, perché se ho ancora mia moglie lo devo soltanto a voi! (Arriva fino alla porta di destra e si ferma come per lasciar entrare il signor Chantrel e Gustavo. Anche Valentina, Boissette e Cristiana si avvicinano, mentre cala la tela).

FINE