Iago, Amleto, Riccardo… tre storie, una vita

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Iago, Amleto, Riccardo… tre storie, una vita

adattamento di

Giuseppe Raso

Codice SIAE 158520

g_raso@alice.it

Tre atti liberamente tratti dalle tragedie di

William Shakespeare

Personaggi

Buffone

1° atto

Iago

Otello

Desdemona

Roderigo

Cassio

2° atto

Amleto

Re

Regina

Orazio

Ofelia

Spettro

3° atto

Riccardo III

Clarence

Anne

Buckingham

e inoltre: bambini, ballerine, soldati, cortigiani, dame


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Appunti per la scenografia:

La scenografia dovrà essere essenziale: mura di castello di varie altezze, scala sul fondo a sinistra. Arco sul fondo a destra. Tre pedane poste in fondo, a destra e a sinistra sul palco. Un trono in fondo a sinistra dello spettatore sempre al buio. Tre tende altissime partono dalle pedane e si arricciano in alto. Praticabile alto in fondo al centro, dietro la tenda, per l’apparizione dello spettro.

Appunti per i colori dei costumi:

I costumi, d’epoca, dovranno essere molto ricchi e ben curati. I colori dovranno aiutare lo spettatore a comprendere il transfert del personaggio.


Buffone


variopinto


Iago

Otello

Desdemona

Roderigo

Cassio


rosso e nero

azzurro e nero

grigio chiaro

marrone

marrone


Amleto

Re

Regina

Spettro

Ofelia

Orazio


azzurro e nero

rosso e nero

marrone

grigio chiaro (truccato dello stesso colore)

marrone

marrone


Riccardo

Anne

Clarence

Buckingham


rosso e nero

azzurro e nero

grigio chiaro

marrone


Bambini


tuniche bianche


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PROLOGO

(Buffone)

Buffone

(entra dalla platea)

Gentile  pubblico,  dame,   cavalieri,   mercanti,  cortigiani,   menestrelli,    speziali,

farmacisti, avvocati, notai, giudici, boia, secondini, poliziotti, ladri, onest’uomini,

professori, bidelli, infermieri, medici, malati, derelitti, fortunati, raggirati, presidenti,

direttori, sindaci,  assessori, operai, impiegati,  casalinghe…  insomma  signore   e

signori, buonasera.(sale sul palco)

Mi presento. Io sono il buffone.

Io sono diverso.

Io non ho bisogno di mettermi una maschera per dire la verità : io sono la maschera.

Io non bisogno di fingermi pazzo per sfuggire al vostro giudizio : io sono la pazzia.

Io non ho bisogno di fare l’ipocrita per ingraziarmi le vostre simpatie : io sono l’ipocrisia.

Io non chiedo il potere: io sono…

Voce da fuori

Buffone !

Buffone

Già. Appunto. Io sono il buffone.

Questa sera voglio raccontarvi una storia…. Anzi no…. Tre storie….o forse è una

sola ?

Mah ! …. Vedete un po’ voi. A me in fondo non importa !

(Si accendono delle luci blu da dietro le pedane che illuminano da dietro tre personaggi : Iago sulla pedana a destra, Amleto sulla pedana al centro, Riccardo sulla pedana a sinistra. Immobili.)

Buffone

La storia che vi voglio raccontare è la storia di un tradimento (indica Iago), la storia di un amore ( indica Amleto), la storia di un inganno (indica Riccardo).

(Luce su Iago) Il traditore è Iago. Il tradito è il suo amico Otello. Il tradito è Amleto.

La tradita sarà la principessa Anne. I traditi siete stati voi tante volte nella vita.

CHI DI VOI E’ IAGO ?

(Luce su Amleto) L’innamorato è Amleto. Innamorato della vita. Innamorato dell’azione, del coraggio, del fare…Innamorato dell’essere. Innamorato di voi, come voi lo siete di lui.

CHI DI VOI E’ AMLETO ?


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(Luce su Riccardo) L’inganno è Riccardo. L’impostore è Riccardo. La falsità è Riccardo. Il potere è Riccardo ! La malvagità è Riccardo !

CHI DI VOI E’ RICCARDO ?

Tre storie. Una sola storia. Tre atti. Una sola tragedia. Tre vite. Una sola vita…la vostra ! (fa un inchino al pubblico e si va a sedere sul trono in penombra)


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PRIMO ATTO

Scena I (Buffone, Roderigo, Iago)

(entrano Roderigo e Iago da sinistra)

Roderigo

Storie ! Mi va giù male che tu, Iago, che avevi la mia borsa sottomano da allacciare e slacciare come tua, fossi poi al corrente di questa faccenda.

Iago

Sanguediddio, volete starmi a sentire ? Se mi son mai sognato una cosa simile, levatemi il saluto.

Roderigo

Mi dicesti che Otello ti era molto odioso.

Iago

E se non è vero, chiamatemi bugiardo. Tre pezzi grossi della città scomodandosi di persona andarono da lui a scappellarsi perché mi nominasse suo luogotenente. Mano sul petto – e io so quel che valgo – che non mi meritavo meno di tanto. Ma lui, invasato di boria e mirando solo ai suoi scopi, scantona sempre con pomposi giri di frase tremendamente infarciti di termini militari; e, in conclusione, rimanda i miei mediatori con un : “Sicuro ! Ma ho già scelto il mio luogotenente”. (amaro)E chi è, costui ? Perdio, un tal Michele Cassio da Firenze, un giovanotto che si venderebbe l’anima per una bella moglie; che conosce il dispositivo di una battaglia meno di una zitella; e fuori dalle sue scartoffie è uno zero.

Eppure, signor mio, è lui il prescelto: e io, che sotto i suoi occhi ho fatto tante prove di valore a Rodi a Cipro e su tanti altri campi cristiani e pagani, devo vedermi tolto il sopravvento e messo in panna da un contabile del dare e avere che liscio liscio mi soffia il posto di luogotenente.

Ora, signore, giudicate voi stesso se ho nessuna ragione plausibile, io, di veder di buon occhio il Moro.

Roderigo

(deciso) Allora al suo servizio, io, non ci starei.

Iago

Piano, piano, signor mio: io ci sto solo per un certo mio intento. Non tutti possono essere capi; né tutti i capi possono essere serviti con fedeltà. Ne conosciamo parecchi, noi, di questi piegaginocchi e leccapiedi che, soddisfatti del loro stato di servitù ossequiosa, sbarcano il lunario come l’asino dell’ortolano. A frustate, tutto questo onesto canagliume ! C’è poi l’altra genia : quella di coloro che assumendo la


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maschera e la mimica dell’ossequio, si danno di gran cuore a curare i loro interessi e sfoggiando una gran dose di smaccato zelo verso i loro padroni, a spese di loro ingrassano. Questa è gente di carattere; e di questi sono io: lo dichiaro netto. Perché, signore, quant’è vero che siete Roderigo, s’io fossi il Moro non vorrei essere Iago. Servendo lui non servo che me. Io non son quel che sono.

Roderigo

Iago, lo sai che faccio io ora ?

Iago

Si. Vai a letto e dormi.

Roderigo

Ad affogarmi vado. E subito. Io amo Desdemona. E lei ha scelto il Moro. Non me lo posso credere : lei così piena di sante virtù ! Ad affogarmi vado. E subito.

Iago

Se mi fai questo non ti saluto più. Andiamo, cavaliere sciocco !

Roderigo

Che ciò da fare ? Confesso che mi vergogno d’essermi imbalordito fino a tal punto; ma non sento in me tante virtù da farmi diverso.

Iago

Virtù un cavolo ! Sta solo a noi essere così o cos’altro.

Dai retta a me : metti denaro in bolgia. L’amore di Desdemona per il suo Moro non

va in lungo – metti denaro in bolgia – nè quello del Moro per Desdemona : è stato per

lei un fuoco di paglia; e ne vedremo presto la cenere : metti denaro in bolgia.

Roderigo

Sei pronto a sostenere le mie speranze se mi caccio in questa avventura ?

Iago

Puoi contare su di me. Adesso va’. Addio Roderigo, e ricorda : metti denaro in bolgia.

Roderigo

Vado a vendere le mie terre. (esce davanti a destra)


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Iago

E così io mi fo , come sempre di un fanfaluco la mia tesoreria. Perché sarebbe come profanare la mia lunga esperienza acquisita, se spendessi il mio tempo con un tal gingillone non per mio solo spasso e profitto.

Io odio il Moro il quale, stando a una certa voce messa in giro sotto le mie lenzuola avrebbe fatto l’ufficio mio. Se sia vero, non so: però mi piace di comportarmi come se fosse cosa certa. Egli molto mi stima, e questo giova assai ai miei disegni contro di lui.

Vediamo: Cassio è bello; vediamo, vediamo, ecco.: soffiargli il grado e coronare la mia azione di una doppia canagliata. Come ? Come ? Vediamo : lasciar passare un po’ di tempo, e poi insinuar nell’orecchio di Otello che il bellincione gli tratta la moglie con troppa familiarità. La persona di Cassio e il suo carattere dolce son fatti per mettere in sospetto gli uomini e trar le donne al tradimento. Il Moro, dal canto suo, ha un carattere semplice e schietto che alle parvenze d’onestà crede a occhi chiusi e si lascerà portare per il naso quieto quieto come un asino.

Ci siamo. Il piano è concepito. Ora alle tenebre d’inferno la cura di mettere alla luce

il parto mostruoso.

(suono di tromba)

Il Moro ! Riconosco la sua tromba.(va in pedana sinistra)

Scena II (Buffone, Otello, Iago, Desdemona, soldati, poi Cassio)

(entra Otello con il seguito da destra, mentre Desdemona entra da destra in fondo, Iago sta sulla pedana di sinistra in disparte e ascolta)

Otello

Mia bella guerriera !

Desdemona

Mio caro Otello !

Otello

Un grande stupore e una gioia immensa mi dà trovarti arrivata qui prima di me. Tu, allegria del mio cuore! Se dopo ogni tempesta viene una calma simile, si scatenino tutti i venti, fino a svegliare la morte; e si sollevi la nave stracca, su montagne di mare, alte quanto l’Olimpo. Morire ora, sarebbe il colmo della felicità.

Desdemona

Dio voglia che cresca questo nostro amore pieno di gioia col maturare dei nostri giorni.

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Otello

Amen, rispondete, o voi potenze della dolcezza! Non riesco a dire la mia felicità; mi fa nodo alla gola qui: troppa è la gioia. Siano così (le bacia una mano) e così (le bacia l’altra) le discordanze più grandi tra i nostri due cuori.(vanno in pedana centrale)

Iago

(tra sé) Oh, sono bene intonati questi due strumenti, ora: ma sono qua io – parola di galantuomo – per allentare le corde che fanno questa musica.

Otello

Buone notizie, amici; la guerra è vinta e i turchi sepolti in mare. Ti prego, amico Iago, va’ giù al porto e fammi sbarcare le mie casse: accompagna il capitano della nave su alla cittadella. È un buon navigatore; la sua bravura merita ogni riguardo. E ancora una volta, a tutti, ben incontrati a Cipro. (entra Cassio dalla scala in fondo)

Caro Michele, montate voi la guardia questa notte. Cerchiamo di tenerci nei limiti di quella moderazione che è punto d’onore non oltrepassare.

Cassio

Iago ebbe già da me le istruzioni per il servizio e poi sorveglierò io stesso.

Otello

Onestissimo è Iago. Buonanotte, Michele: domani di buon mattino venite da me a rapporto. Andiamo amore mio caro.(esce con Desdemona verso il castello in fondo a sinistra. I soldati escono davanti a destra)

Cassio

Salute Iago. Dobbiamo montare di picchetto.

Iago

Non subito, luogotenente. Non sono ancora le dieci. Il nostro generale ci ha messo in libertà prima dell’ora per amore della sua Desdemona; e non saremo certo noi a criticarlo; non ebbe ancora la sua prima notte con lei; e lei è un trastullo degno di Giove.

Cassio

Una squisitissima dama.

Iago

E, per l’anima sua, saporitissima.

Cassio

Davvero è una creatura tutta freschezza e soavità.


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Iago

E occhi! Due occhi che suonano a martello: “al fuoco al fuoco !”.

Cassio

Occhi attraenti, ma pieni – mi sembra – di ritegno.

Iago

E quando parla non è il tamburo d’amore che chiama all’armi ?

Cassio

È la perfezione in persona.

Iago

Bene: felicità alle loro lenzuola. Andiamo, luogotenente: ho un boccale di vino; e qui fuori ci sono un paio di nobilotti ciprioti impazienti di levare il bicchiere alla salute d’Otello il nero.

Cassio

Non questa sera, amico Iago. Io sono un mediocre bevitore; il vino mi dà subito alla testa: sarebbe meglio, per me, se l’ospitalità inventasse qualche passatempo di altro genere.

Iago

Oh, sono amici. Solo una coppa. E dopo, berrò io per voi.

Cassio

Va bene. Ma non mi piace (esce dalla scala).

Iago

Se arrivo a propinargli anche soltanto un’altra coppa, con quella che stasera s’è già bevuto, diventerà aggressivo e attaccabrighe. Intanto quel grandissimo allocco del mio Roderigo che l’amore ha voltato e rivoltato come una fodera, questa sera ha brindato alla salute di Desdemona con trincate di un boccale. Ora in mezzo a questa tribù di avvinazzati ci penso io a portare il nostro bravo Michele Cassio a qualche strafalcione che suoni offesa all’isola.

(col dito sulla fronte) Sta tutto qua: ma non ancora chiaro a sufficienza. Il preciso profilo di una canagliata si manifesta soltanto nell’atto di praticarla (esce dalla scala).

(Silenzio. Poi voci concitate, rumore di spade, dietro il fondo in controluce una scena di duello)

(Suono di campana)

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(voci da fuori di Iago, Cassio e Roderigo)

Iago

Chi suona la campana ? Diavolo, ohè ! Sveglieranno la città intera.

Cassio

Furfante, cialtrone ! Ti rompo la testa.

Roderigo

A me ? Ti insegno io la disciplina.

Iago

Fermo, luogotenente. Volete disonorarvi per sempre ?

Cassio

Lasciatemi.

Iago

Ma via, siete ubriaco !

Cassio

Ubriaco, io ?

Iago

Fermo, luogotenente, per l’amor di Dio! Fermo !

Scena III (Buffone, Otello, Iago, Cassio)

Otello

(entra dal fondo a destra e va in pedana destra)

Che succede qui ? Ehi, dico ! Da che è nata questa gazzarra ? Che cosa siamo diventati, turchi, e ci facciamo da noi stessi il danno che il cielo non ha permesso agli ottomani di farci ? (entrano Iago e poi Cassio dalla scala)

Per il nome cristiano, vergognatevi e smettete questa rissa bestiale.

Onesto Iago, di’ tu – per la tua devozione te l’ordino – chi l’ha cominciata ?

Iago

(agitato) Non lo so. Amici fino a un momento fa; proprio fino a un momento fa.

Otello

E come va, Michele, che vi siete così dimenticato di voi stesso ?


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Cassio

Vi prego di perdonarmi: non sono in condizione di parlare.

Otello

Iago chi è stato il primo ?

Iago

Non mi mettete a questo tormento. Preferirei strappar la lingua dalla bocca prima che dovesse far del male al mio Michele Cassio.

Otello

Capisco, Iago: la tua onestà e la tua indulgenza cercano di attenuare questo episodio per non aggravare la sorte del tuo amico. Cassio, io ti voglio bene: ma non sei più il mio luogotenente (esce davanti a destra).

Iago

Oh, siete ferito, luogotenente ?

Cassio

Si: e oltre ogni rimedio medico.

Iago

Diamine! Dio non voglia!

Cassio

Reputazione! Reputazione! Reputazione! Ah il mio buon nome! Perduto! Mi son perduto la mia parte immortale: e quel che resta è la parte della bestia.

Iago

Credevo che aveste ricevuto qualche ferita nella carne viva: più dolorosa che una ferita alla reputazione. Su uomo ! C’è ancora modo di recuperare il favore del vostro generale. Vi ha destituito in un impeto di collera. Supplicatelo, e avrete causa vinta.

Cassio

Eh già. Andrò a pregarlo di ridarmi il mio posto: così lui mi risponderà che sono un ubriacone.

Iago

Ognuno può una volta ritrovarsi ubriaco, amico. Ora vi insegno io come dovete fare: la moglie del nostro generale è lei, ora, il generale. Confidatevi con lei a cuor aperto; statele appresso, che vi aiuti a riottenere il vostro posto.

Cassio


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Mi date un buon consiglio.

Iago

Ve lo garantisco sul mio sincero affetto e sulla mia simpatia per voi.

Cassio

E io vi credo in pieno. Domattina andrò a pregare la virtuosa Desdemona che voglia intercedere per me. Buonanotte, onesto Iago (esce dalla scala).

Iago

E adesso chi potrà dire che mi comporto da furfante, quando il consiglio che io gli ho dato è schietto, onesto logico illuminato e tale che, a pensarci bene, lo mette sulla giusta via per riconquistarsi il Moro ? E’ molto agevole disporre Desdemona ad un’azione onesta. E l’animo di Otello è talmente vincolato dal suo amore per lei, che ella può fare, disfare, rifare quello che le piace. Sarò dunque un furfante, io, quando metto Michele Cassio su questa parallela che lo porta dritto dritto al suo meglio ?

Liturgia dell’inferno ! Quando vogliono indurre, i diavoli, ai più neri peccati, partono sempre da suggerimenti d’apparenza santissima, come, ora, io: perché mentre questo stupido dabben’uomo persuaderà Desdemona a racconciargli le sorti, e lei si butterà a corpo morto a intercedere per lui con il Moro, io al Moro verserò dentro l’orecchio la peste nera del sospetto che la sua donna solleciti il richiamo di quel Michele Cassio soltanto per libidine carnale: e più lei insisterà, e più inasprirà la diffidenza del Moro. Così io tingerò la sua virtù col colore della pece e della sua bontà mi servirò da rete per acchiapparli tutti (esce davanti a destra).

(Pausa. Poi entrano Cassio e Desdemona dalla scala)

Scena IV (Buffone, Desdemona, Cassio, Otello, Iago)

Desdemona

Oh, si è vero. È un onest’uomo Iago. Non dubitate, Cassio: farò che il mio signore e voi ritorniate i buoni amici di prima.

(non visti entrano Otello e Iago da destra)

Cassio

Generosa signora, qualunque sia la sua sorte, Michele Cassio vi sarà sempre devoto servitore (esce dalla scala).

Iago

Oh, non mi piace…

Otello

Che dici?


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Iago

Nulla signore.

Otello

Non era Cassio quello che ha salutato mia moglie ed è uscito?

Iago

Cassio, signore? No certo: non posso credere che sarebbe sgattaiolato via come un ladro alla vista di voi.

Desdemona

Oh, mio signore! Stavo proprio parlando con un postulante, un’anima in pena che teme d’aver perduto il vostro favore.

Otello

Chi è?

Desdemona

ÈMichele Cassio, il vostro luogotenente. Mio buon signore, se io ho qualche grazia ai vostri occhi o potere di persuasione su voi, perdonatelo subito: perché se egli non è uno affezionato a voi e fedelissimo, reo più di leggerezza che di vera colpa, vuol dire che io non so più riconoscere un viso onesto. Oh, ti prego, richiamalo.

Otello

Nulla ti negherò mai. A tra poco mia cara Desdemona, a tra poco.

(esce Desdemona in fondo a destra)

Otello

Deliziosa bambina! Ch’io possa essere dannato se non ti amo: e quando così non fosse, è il caos.

Iago

Mio nobile signore…

Otello

Che dici, Iago ?

Iago

Quel Michele Cassio, quando facevate la corte alla signora, sapeva del vostro amore?

Otello

Si, dal primo momento e sempre: ma perché me lo domandi?


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Iago

Così, una semplice curiosità, e niente altro. Non credevo che avesse conosciuto la signora.

Otello

Si. Faceva la spola tra noi due molto spesso.

Iago

Ah, così.

Otello

Così, certo: così. E non è egli onesto?

Iago

Michele Cassio – sono pronto a giurarlo – io lo stimo onesto.

Otello

Anch’io lo credo.

Iago

Gli uomini dovrebbero essere sempre quello che sembrano. E chi non è così non dovrebbe neanche sembrare.

Otello

Appunto: gli uomini dovrebbero essere sempre ciò che sembrano.

Iago

E allora credo Cassio un onest’uomo.

Otello

Appunto.

Iago tu ha in mente qualche cosa. Ti prego parla come parli coi tuoi pensieri; e da’ ai più brutti le più brutte parole.

Iago

Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Oh come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d’amore!

Otello

Perché? Perché questo? Mi credi capace di menare una vita di gelosia, in perpetuo trasmutar di sospetti sulle fasi della luna? No. Non mi farà davvero geloso sentirmi dire che mia moglie è bella e ama le buone compagnie. No, Iago: io devo toccar con mano prima di sospettare.


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Iago

Ne sono lieto; perché ora molto meglio mi verrà fatto di mostrarvi a cuore scoperto tutto l’affetto e la devozione che ho per voi. E poiché mi fate obbligo di parlare, ascoltate. Premetto che non si tratta ancora di prove.

Guardate vostra moglie. Osservatela bene, e con lei, Michele Cassio. Tenete l’occhio aperto; ma così: né geloso né tranquillo. Non vorrei vedere l’indole vostra, così nobile e leale, tradita proprio per la sua lealtà. Aprite gli occhi. Le donne del mio paese io le conosco bene; a Venezia usano mostrare al cielo certi trucchi che al marito non osano svelare: l’aspirazione della loro coscienza non è nel fare una cosa; ma nel fare che non si sappia.

Otello

(pausa) Ah, così dici?

Iago

Tradì suo padre, quando sposò voi…ma..io faccio molto male a dirvi questo, e vi chiedo umilmente perdono se mi sono lasciato trasportare dalla piena del mio affetto per voi.

Otello

(tace pensieroso)

Iago

Vi vedo un po’ scosso.

Otello

No. Niente.

Iago

Spero che vorrete considerar le mie parole come espressione della mia sollecitudine per voi. Ma vi vedo turbato..

Otello

Turbato, no: non tanto. Non posso credere Desdemona che onesta.

Iago

E così possa lei vivere a lungo e voi a lungo in questa certezza.

Otello

E tuttavia, può la natura, a volte, smarrirsi…

Iago

Ecco: appunto.

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Otello

Addio, addio. Se altro scoprirai, mi dirai di più. Addio ora Iago (esce in fondo a destra).

Iago

Mio signore. Lavora, mio veleno, lavora. Così si acchiappano i gonzi (esce davanti a destra).

Scena V (Buffone, Otello)

Buffone

(si alza dal trono) E il veleno di Iago intanto lavora e modifica Otello.

Le idee pericolose son talvolta come quei tossici che al primo assaggio non ti fanno nemmeno storcer la bocca. Ma appena han cominciato a lavorare nel sangue bruciano come miniere di zolfo.

Che vi dicevo ? Eccolo ancora qua.

(entra Otello dal fondo destro)

Otello

Iago è un onest’uomo e indubbiamente vede e sa più, molto più di quanto dice. Perché mi sono sposato? Oh infedele: a me !

Buffone

E che diavolo, generale: basta ora.

Otello

Va’ via tu! Mi ha messo alla tortura. Meglio essere tradito in pieno che saperlo si e no.

Buffone

Ma andiamo, signor mio !

Otello

Che potevo saperne, io, delle sue ore furtive di lussuria? Non veder nulla, non immaginare nulla, non fa soffrire. Dormivo bene la notte seguente, senza pensieri, allegro: perchè non sentivo, allora, sulle sue labbra i baci di Cassio.

Buffone

Non posso sentirvi parlar così.

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Otello

Ora e per sempre, addio, serenità dell’animo! Addio grandi battaglie che fanno dell’ambizione un merito. Oh addio! Addio, cavalli nitrenti e trombe squillanti e tamburi incitanti. Ricchezza, pompa, orgoglio, riti, gloria della guerra, addio, addio: la giornata d’Otello finisce qui.

Buffone

È possibile questo signor mio?

Otello

(lo prende e quasi lo soffoca) Scellerato, guarda di aver la prova certa che il mio tesoro è una baldracca: la prova certa di questo; che io veda con questi miei occhi o a te sarebbe stato meglio essere nato da una cagna che avere scatenato il mio furore.(si posiziona sulla pedana di sinistra)

Buffone

Desdemona. Oh dolce Desdemona, attenta ! Conserva bene quel tuo fazzoletto. Il fazzoletto ricamato che il tuo sposo ti ha donato. Non lasciarlo mai, tientelo stretto perché se lo perdi, nella stanza di Cassio finirà il fazzoletto. ( si siede sul trono)

Scena VI (Buffone, Desdemona, Otello)

(entra Desdemona dal fondo destro)

Desdemona

Come va, mio buon signore?

Otello

Un raffreddore fastidioso e maligno mi tormenta: prestatemi il fazzoletto.

Desdemona

Ecco signore.

Otello

Quello che vi diedi io.

Desdemona

Non l’ho qui.

Otello

No?


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Desdemona

No, mio signore.

Otello

Male. Non lo hai più? Non lo hai più? Rispondi! L’hai forse perduto?

Desdemona

Perduto, no: ma, se fosse?

Otello

Come?

Desdemona

Dicevo che perduto non è.

Otello

Vallo a prendere e mostramelo.

Desdemona

Va bene. Potrei. Ma in questo momento non voglio. Il vostro d’ora è un trucco per far che io mi scordi della vostra promessa. Vi prego fate che Cassio riabbia al più presto il suo grado.

Otello

Il fazzoletto, portami il fazzoletto.

Desdemona

Ma via, via! Che un uomo così bravo non lo troverete mai più.

Otello

Il fazzoletto!

Desdemona

Siate buono e parlatemi di Cassio.

Otello

Il fazzoletto!

Desdemona

Oh, siete proprio cattivo adesso…

Otello

Via!


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Desdemona

Ma, mio signore..

Otello

Via!

(esce Desdemona correndo in fondo a destra)

Scena VII (Buffone, Otello, Iago)

Otello

Che peccato! Iago, Iago, (entra Iago da destra) Oh Iago che peccato !

Iago

Certo, un turpe affronto!

Otello

E col mio subalterno.

Iago

Più turpe.

Otello

Procurami un veleno, Iago. Stanotte. Non voglio cominciare a discutere con lei, chè la vista del suo corpo e la sua bellezza non m’abbiano da disarmare ancora una volta il mio coraggio. Stanotte, Iago.

Iago

Non col veleno. Strangolarla, dovete, nel suo letto: proprio nel letto che ha contaminato.

Otello

Bene. Bene. Mi piace: la legge più giusta. Molto bene.

Iago

Quanto a Cassio, ci penserò io. (esce Iago da sinistra e Otello dal fondo destra)

Scena VIII (Buffone, Otello)

(Da dietro si vede l’ombra di Otello con una lucerna in mano)

Otello


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Questa è la cagione; questa è anima mia, la cagione; ch’io non la nomini a voi stelle castissime, questa è la cagione. Non verserò il suo sangue; né segnerò di ferita questa sua pelle più bianca della neve e liscia come alabastro tombale.

Ma, deve morire; o ingannerà altri uomini. Spegni la luce e poi spegni la luce. Se io ti spengo, fonte di luce e poi mi pento, posso sempre riaccendere la tua fiamma di prima; ma una volta che io avrò spento questa luce, dove troverò io più il fuoco prometèo da riaccendere questa fiamma di vita che ora è in te? Quando io avrò colto la tua rosa, non potrò più ridarle il suo vitale crescimento, e dovrà per forza appassire. Conserva questo tuo aspetto quando io ti avrò uccisa: e io ti ucciderò e poi ti amerò ancora. Sono costretto a piangere: ma sono crudeli le mie lacrime. Dolore dal cielo è questo: dal cielo; che dove più ama, lì, più colpisce.

Voci da fuori tutte insieme

Desdemona è morta ! Desdemona è morta ! Hanno ucciso Desdemona !

Desdemona ! Desdemona ! Desdemona !

(Il buffone rimane immobile sul trono)

Cala la tela


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SECONDO ATTO

Scena I (Buffone)

(Il buffone è seduto immobile sul trono)

Voci da fuori tutte insieme

Desdemona è morta !

Desdemona è morta !

Hanno ucciso Desdemona !

Desdemona ! Desdemona ! Desdemona !

(a poco a poco le voci si trasformano in)

Il Re di Danimarca. Il Re di Danimarca è morto. È morto il padre di Amleto.

(Si apre sul buffone lentamente un occhio di bue)

Buffone

Desdemona è morta !

E’ morto il re di Danimarca. (si alza)

Il buon Re di Danimarca, padre del principe Amleto, è morto.

(sottovoce al pubblico) Una disgrazia dicono. E la Regina, poveretta, tutta in lacrime

come una Niobe (finge di piangere). (contento) Si è risposata. Con il fratello del

defunto Re.  Somigliante  a  suo  fratello  come  io  somiglio  ad  un  Ercole.  Si  è

risposata...si è risposata!

E dunque: festa signori!

Che si danzi e che si canti. Oggi a corte è giorno di festa. Lunga vita alla Regina!

Lunga vita al nuovo Re!

Scena II (Buffone, Re, Regina, Ofelia, Amleto, cortigiani, ballerine)

(entrano il Re, la Regina, cortigiani e dame, Ofelia, dal fondo a destra,.. Il Re e la Regina vanno sulla pedana centrale)

Buffone

Il Re stanotte fa baldoria a distesa. Gozzoviglia. (entrano le ballerine davanti a destra)capeggia l’orgia delle nuove danze sbracate.

E la Regina ? (tragico) Avviticchiata a lui come se l’appetito crescesse in lei con la pastura. Eppure, appena un mese dopo… Ah poter non pensarci! Fragilità il tuo nome

èdonna. Ma spezzati cuore mio, chè ora dobbiamo frenare la lingua.(le ballerine lo coinvolgono nella danza)


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Re

(parla in modo pomposo mentre gli altri distrattamente confabulano e ridacchiano) Benché abbia ancora il color del verde la memoria del nostro caro fratello re, e a noi bene si addica di vestire a lutto i nostri cuori, ciononpertanto natura e ragione hanno talmente combattuto in noi, che infine noi possiamo ora pensare a lui senza pure scordarci di noi stessi. Ond’è che questa nostra un dì sorella oggi regina l’abbiamo noi presa in moglie. (Amleto entra da sinistra e si siede sulla pedana di sinistra) E tutto ciò diremmo con un occhio lieto e l’altro in pianto, ossia con allegrezza al funerale e tristezza alle nozze.

E tu Amleto caro parente e figlio mio….

Amleto

(tra sé)

Un po’ più che parente e meno che figlio.

Regina

Amleto caro, smetti quel tuo colore di notte, e volgi un occhio amico al re di Danimarca. Non cercare sempre, con quel tuo sguardo a terra, il tuo degno padre nella polvere. È – lo sai bene – legge comune che ogni cosa muoia; passando per la natura all’eternità.

Re

Dolce e commendevole tratto di naturale amore è, Amleto, rendere tale tributo di pianto alla memoria di vostro padre. Ma pur dovreste sapere che vostro padre già perdette un padre; il quale perduto padre già perduto aveva il suo. (escono le ballerine davanti a destra)

Perciò vi scongiuriamo che vi vogliate scaricare di questo dolore sterile e vedere un padre in noi. Perché sia noto al mondo, l’immediato nostro erede al trono siete voi.

Regina

(avvicinandosi ad Amleto) Non fare che tua madre ti preghi invano. Resta con noi, non partire per Vittemberga.

Amleto

Farò del mio meglio per obbedirvi, signora.

Re

Una veramente buona e amorevole risposta. Sarete, dunque, in Danimarca, un altro me stesso. Andiamo, signora.

(escono tutti da dove sono entrati tranne Amleto che rimane sulla pedana di sinistra e Ofelia che, dopo avere gettato uno sguardo ad Amleto esce davanti a sinistra). Il buffone si siede sul trono)


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Scena III (Buffone, Amleto, Orazio)

(entra Orazio di corsa da destra e si inginocchia davanti ad Amleto)

Orazio

Mio signore, sono venuto ai funerali di vostro padre.

Amleto

Non burlarti di me, mio buon Orazio: alle nozze di mia madre, vorrai dire !

Orazio

( si alza) Sono seguite, infatti, quasi subito.

Amleto

Economia, Orazio, economia! L’arrosto del banchetto funebre servito freddo al banchetto di nozze. Vorrei piuttosto aver incontrato il mio peggior nemico, che aver vissuto quel giorno. Mio padre, mi pare di vederlo…

Orazio

Mio signore, io credo di averlo visto questa notte.

Amleto

Visto chi ?

Orazio

Il re vostro padre.

Amleto

Il re mio padre!

Orazio

Frenate per un attimo il vostro stupore e prestate attento orecchio al prodigio.

Amleto

Parla in nome di Dio!

Orazio

Due sere consecutive, durante la guardia, nel morto silenzio della mezzanotte, ci siam trovati di fronte una figura in tutto somigliante a vostro padre. Lento e solenne, pieno di maestà passa tre volte sotto i nostri occhi stravolti per la paura e la sorpresa.

Amleto

Nessuno gli ha parlato?

Orazio


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Io, mio signore, ma senza ottener risposta. Parve tuttavia, a un certo punto, che levasse il capo come per disporsi a parlare. Poi svanì.

Amleto

Ah fossi stato lì anch’io!

Orazio

Vi avrebbe sbigottito.

Amleto

Questa notte starò di guardia con voi: forse riapparirà.

Orazio

Potrei giurarlo.

Amleto

Le azioni dei tristi puoi coprirle con tutta la terra di questo mondo, sempre riemergeranno, e nitide, agli occhi degli uomini.

Scena IV (Buffone, Amleto, Orazio, Spettro)

(entra lo Spettro in alto al centro, dietro. Illuminato dall’alto e da dietro, mai sul viso)

Orazio

Eccolo mio signore, là! (lo spettro fa cenno ad Amleto di avvicinarsi) Vi fa cenno, come se volesse comunicare qualcosa a voi solo. Non andate vi prego mio signore.

Amleto

Perché dovrei temere? Per la mia vita? Per l’anima mia? E non è immortale come lui? Che male può farle? Mi fa cenno di nuovo. Lo seguirò.( si avvicina allo Spettro a metà scala)

Orazio

Provveda il cielo.(si inginocchia sulla pedana di sinistra)

Spettro

Ascoltami bene.

Amleto

Si.


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Spettro

Si avvicina l’ora che dovrò riconsegnarmi ai miei tormenti tra fiamme e fumi di zolfo.

Amleto

Ahimè, povero spettro!

Spettro

Non compiangermi. Presta piuttosto serio ascolto a quello che sto per rivelarti.

Amleto

Parla. Son pronto ad ascoltarti.

Spettro

E più pronto sarai alla vendetta, quando saprai.

Amleto

Che cosa?

Spettro

Io sono lo spettro di tuo padre, condannato a vagare la notte e a digiunare il giorno nel fuoco, fino a che non siano arse e purgate le gravi colpe di cui mi son macchiato nei miei giorni di natura. Se non mi fosse vietato di rivelare i segreti della mia prigione, potrei narrarti una tale storia da strapparti l’anima a ogni minima parola; e raggelare il tuo giovane sangue. Ascolta, ascolta, oh ascolta…..se mai amasti il tuo buon padre…

Amleto

Ah Dio!

Spettro

Vendica il suo assassinio turpe e snaturato.

Amleto

Assassinio?

Spettro

Assassinio vilissimo, che se vile è in ogni caso l’assassinio, questo fu il più vile, inaudito e snaturato.

Amleto


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Dì, dì presto, ch’io possa volare alla vendetta con ali più veloci del pensiero e dell’impeto d’amore.

Spettro

Pronto ti mostri. Ascolta, Amleto: fu sparsa ad arte la voce che mentre nel mio giardino giacevo addormentato, m’avesse punto un serpente. Ma tu, giovinezza mia nobile, sappilo: la serpe che punse tuo padre a morte ora ne porta la corona.

Amleto

O mia profetica anima, mio zio!

Spettro

Si, quella bestia adultera ed incestuosa, col fascino del suo ingegno piegò ai suoi turpi desideri l’animo della mia regina. O Amleto, che caduta fu quella! Dalle mani mie, che l’adoravo d’un sentimento austero, essere così finita in quelle d’un rottame d’uomo!

Sento nell’aria l’odore dell’alba e devo affrettarmi.

Dormivo in giardino, senza sospetto, quando arriva strisciando di soppiatto verso di me tuo zio con in mano una fiala del maledetto veleno: e per la porta dell’orecchio versa in me l’essenza di quella lebbra esiziale, nemica al sangue dell’uomo. Così, nel sonno, dalla mano d’un fratello mi furono strappate vita corona e sposa nello stesso tempo. Fui reciso nel pieno rigoglio dei miei peccati; e senza esame di coscienza, comunione, estrema unzione, sospinto alla resa dei conti con tutto il carico delle mie colpe addosso. Orrendo! Orrendo! Troppo orrendo!

Se hai tempra d’uomo in te, non lo sopportare. Ma – comunque vorrai condurti in questa azione – bada di non macchiarti l’anima tramando cosa alcuna mai contro la madre tua. Ed ora addio. Addio, addio. Ricordati di me. (esce)

Amleto

Riposa, spirito turbato, riposa. ( si avvicina ad Orazio sulla pedana di sinistra)

E così, amico, mi raccomando a te con tutto il mio affetto: indice al labbro.(esce Orazio davanti a destra)

Scena V (Buffone, Amleto)

Buffone

(si alza)

Un cencio intorno al capo che pur dianzi

reggeva la corona.

E chi, vedendo questo scempio atroce,

con lingua temperata nel veleno


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non avrebbe imprecato al tradimento nero.

Gli occhi del cielo ardenti,

avrebbero dovuto inumidirsi di pietà (piange, poi d’improvviso al pubblico…) Come ho recitato ? Sono stato bravo ?

(si applaude da solo) Sono bravo, eh si, sono bravo.(siede sul trono)

(occhio di bue su Amleto + luce fissa sul buffone)

Amleto

(sulla pedana di sinistra)

Ora son solo.

Ma che sorta di furfante e vile schiavo son io!

Non è mostruoso che quell’attore là, fingendo sulla scena una passione solo immaginata, tanto assoggetti al suo concetto l’animo, da tremar tutto, e farsi pallido, smorto, gli occhi gonfi di pianto?

E tutto questo, per chi? ( scende dalla pedana)

Per il Re di Danimarca o per Ecuba.

Ma che è lui per Ecuba e Ecuba per lui, che egli ne debba piangere?

Che farebbe allora, quando avesse alla vendetta i motivi e la spinta che ho io? Sommergerebbe la scena in un lago di lacrime lacerando le orecchie del suo pubblico con urla orrende.

Ma io, qui, sordo impasto di fango e di ignavia mi vado trastullando senza una parola nemmeno in favore di un Re rapinato di tutti gli averi e della cara vita sua da un maledetto furfante a tradimento. Sono dunque un vigliacco?

(al pubblico) E avanti allora: chi mi vuol dar di codardo? Chi di voi? Chi? Nessuno? Ah! Per Dio avanti! Ché tale son io da subire ogni affronto!(esce dalla scala)

(solo luce sul buffone)

Scena VI (Buffone, Ofelia)

(entra Ofelia non vista da sinistra e va sulla pedana di sinistra)

(luce fissa su Ofelia sulla pedana di sinistra)

Ofelia

Vorrei tanto salvare le apparenze. Vorrei, vorrei poter rinnegare quanto ho detto; ma, ormai, addio riguardi. – Mi ami? So bene chi mi risponderai “si” – e ti credo sulla parola. Ma non giurare, per non farti spergiuro. A gli spergiuri degli amanti ride – dicono – Giove. O gentile Amleto, se mi ami, dimmelo francamente. Se pensi che troppo presto ho ceduto, aggrotterò le ciglia, sarò spietata e ti dirò di no, perché tu sia costretto a supplicarmi: altrimenti non te lo direi mai, per nulla al mondo. È vero, mio signore, io sono troppo innamorata di te; e tu potresti per questo considerarmi


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leggera. Ma tu credimi, signore: io ti sarò fedele più di tante più esperte di me nell’arte di farsi ritrose. E dunque perdona al mio amore e non ritenerlo, per questo mio abbandono che si è rivelato nell’oscurità della notte.

Ètutto chiuso nello scrigno della mia memoria: e la chiave te la porti con te. ( luci su tutto, il Buffone si alza)

Buffone

Che cosa devi tener bene a memoria, Ofelia?

Ofelia

Una cosa – non vi dispiaccia padre – che riguarda il principe Amleto.

Buffone

Oh, giustappunto: mi è stato riferito che in questi ultimi tempi ti ha spesso dedicato – a quattr’occhi – parecchie delle sue ore; e che tu, dal tuo canto, gli avresti prodigato un orecchio molto proclive e accogliente. Se cosi è – come in via di avvertimento mi si sussurra – devo dirti che non ti sei fatto un preciso concetto di quello che si conviene vuoi a mia figlia, vuoi all’onor tuo. Che c’è tra voi? Voglio la verità.

Ofelia

Mi ha dato in questo ultimi tempi molti segni di squisita tenerezza.

Buffone

Laccioli per beccacce. Conosco com’è corrivo, a sangue caldo, il cuore, a prestare alle labbra giuramenti e promesse. Vampori, figlia mia. Insomma, Ofelia, non credere ai giuramenti del principe Amleto.

Una volta per tutte e a chiare note: non voglio d’ora innanzi che tu scambi più col principe Amleto colloqui e nemmeno parole. Bada che è un ordine. Va’ pure.

Ofelia

Obbedirò, padre mio.

(esce Ofelia da sinistra e il Buffone si siede)

Scena VII (Buffone, Amleto, Regina)

(entra la Regina dal fondo a destra  e va sulla pedana di destra)

Amleto

(gridando da dentro) Madre! Madre! Madre!

(entra dalla scala) Dunque, madre: che c’è?


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Regina

(scende dalla pedana) Amleto, tu hai gravemente offeso tuo padre.

Amleto

Madre, voi avete gravemente offeso mio padre.

Regina

Sempre risposte senza senso, tu.

Amleto

Sempre risposte senza pudore, voi.

Regina

Amleto, hai dimenticato chi sono io?

Amleto

No, per la croce, no! Voi siete la regina. La moglie del fratello di vostro marito. È anche – così non fosse! – mia madre.

Regina

Ah, si? E allora ti manderò qualcuno che ti saprà parlare.

Amleto

(minacciandola con un pugnale) Restate lì e non muovetevi. Non ve ne andrete prima ch’io v’abbia messo davanti agli occhi lo specchio che vi mostri la parte intima di voi fino al fondo.

Regina

Che vuoi fare? Assassinarmi? No! Aiuto! Aiuto! Aiuto!

Che ho fatto, io, che osi menar la lingua e strepitare contro di me con tanta villanìa?

Amleto

Un’azione che imbratta la grazia, mortifica il pudore, chiama la virtù ipocrisia.

Regina

Ahimè, quale mia azione, vuoi annunciarmi con tanto tempestare di tuoni e ruggiti?

Amleto

Avete occhi voi? Come avete potuto abbandonare un pascolo d’alta montagna per ingrassare in una palude? Ah! Avete occhi? E potete dire che è amore? All’età vostra già si è placato il furore di luglio. Ah i sensi, certo, sono ancora desti in voi, altrimenti non potreste sentire stimoli; ma sono sensi ottusi. Quale demonio vi ha così truffato a moscacieca? O vergogna, dov’è il tuo rossore?


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Regina

Oh basta, Amleto! Tu costringi i miei occhi a guardare nel fondo dell’anima mia. E vedo laggiù macchie nere e così aderenti che vi lasceranno un segno indelebile.

Oh basta! Basta! Le tue parole m’entrano per le orecchie come pugnali. Oh basta Amleto caro.

Amleto

Un assassino, un vigliacco, un cialtrone che non vale la ventesima parte d’un millesimo del vostro re di prima; una parodia di re.

Regina

Basta! Basta!

(si rimette sulla pedana di destra) Amleto, m’hai spaccato il cuore in due parti.

Amleto

(mentre si mette sulla pedana di sinistra) Bene. Buttate via la metà purulenta e vivete più pura con la metà più sana.

( si spengono le luci su Amleto e la Regina)

Buffone

(si alza dal trono)

Correte, correte ! Venite tutti ! Amici di Amleto correte ad aiutarlo !

(piange) Correte ad aiutarlo… Amleto è stato tradito ! Amleto è stato umiliato. Amleto è stato pugnalato !

(esce la Regina dal fondo destra)

Ma dove siete ? ….Amici di Amleto ?… (grida) Dove siete ?

Amleto è stato abbandonato.

Scena VIII (Buffone, Amleto)

(luce su  Amleto sulla pedana di sinistra)

Buffone

Amleto ora sei solo. Ora sei tu che devi scegliere. Devi scegliere tra la vita e la morte. Tra il coraggio e la paura. Tra l’azione e l’oblio. Tra il fare e il non fare. Devi scegliere tra l’essere e il non essere ! Devi. Devi fare la tua scelta.

(Con ironia al pubblico) E voi….. avete fatto la vostra scelta ? (si siede sul trono)

Voce dello Spettro

Se mai amasti il tuo buon padre… Vendica il suo assassinio turpe e snaturato.


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Voce di Amleto

Essere o non essere; questo è il problema: se sia più nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire; dormire; nulla più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.

Voce dello Spettro

Se hai tempra d’uomo in te, non lo sopportare

Voce di Amleto

Morire – dormire – sognare, forse: ma qui è l’ostacolo: perché, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte – quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale –

èun dubbio che ci trattiene: è la remora questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, le angosce del respinto amore, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli, se non fosse il timore di qualche cosa dopo la morte – la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore – a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto di andare in cerca d’altri che non conosciamo?

Amleto

Così ci fa vigliacchi la coscienza. E così imprese di grande importanza e rilievo dell’azione perdono anche il nome.

(entra Ofelia da sinistra)

(andando sulla pedana centrale) Ma, silenzio ora: ecco la vaga Ofelia.

Ninfa, ricordati di tutti i miei peccati, nelle tue orazioni.

Scena IX (Buffone, Amleto, Ofelia)

Ofelia

Mio buon signore, come è stata vostra altezza in tutti questi giorni?

Amleto

Vi ringrazio umilmente: bene.(va in pedana destra)

Ofelia

Monsignore, ho qui certi vostri ricordi che da tempo volevo restituirvi. Prendeteli.

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Amleto

No. Io no. Non vi ho dato mai nulla, io.

Ofelia

Ma si, mio degno signore: sapete bene di avermeli dati; e con parole di così dolce alito che ne accrescevano il pregio. Svanito il loro profumo, vi prego, riprendeteveli: diventano poveri per un animo sensibile i ricchi doni quando il donatore si rivela crudele. Ecco, a voi, altezza.

Amleto

Và in convento. Perché vuoi farti matrice di peccatori, tu? Potrei accusarmi di tali colpe, che meglio sarebbe stato se mia madre non mi avesse mai partorito. Sono orgoglioso, molto; ambizioso, vendicativo. Che ci va bulicando, la gente del mio stampo, tra cielo e terra? Qui siamo un branco di canaglie. Tutti. E tu non farti incantare da nessuno di noi; và, prosegui per la tua strada: in convento! In convento! (esce in fondo a destra)

Ofelia

Ahimé, tanto stravolto un così nobile intelletto! L’occhio, la spada, la parola del cortigiano, del soldato, del dotto. Speranza e fiore del nostro Stato; caduto così in basso, così in basso! E io la più desolata e la più afflitta delle donne; io che ho assaporato il miele e la soave musica delle sue parole d’amore, ridotta ora a sentire la sua sovrana parola come una dolce campana che per una crepa suona falsa. Ah misera me che ho visto quello che ho visto e vedo quello che vedo! (esce davanti a sinistra)

Scena X (Buffone, Amleto, poi Re)

(entra il Re dalla scala e va in pedana sinistra a pregare)

(entra Amleto dal fondo a destra e va sulla pedana di destra)

Amleto

Quel manigoldo ha assassinato il re mio padre e scanagliata mia madre. Già da un pezzo avrei dovuto ingrassare gli avvoltoi di qua intorno, col budellame di questo straccio d’uomo, ruffiano sanguinario senza coscienza, furfante, traditore, lascivo, snaturato. Ora è il momento. Ora che è lì, in preghiera. E ora lo farò.

Ora? E così va in cielo. È vendetta, questa? C’è da riflettere: un furfante mi uccide il padre. E io, il suo unico figlio, questo furfante lo spedisco in cielo. Ma è gratifica, premio, non vendetta, questa.

Egli colse mio padre, brutalmente, coi suoi peccati tutti in fiore come un maggio. E questo qui noi lo vogliamo cogliere nell’atto di purgarsi l’anima dal peccato, pronto e maturo per la salvezza eterna? Bella vendetta!

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No. Via spada! Aspetta un più atroce momento: quando al gioco bestemmia o negli scoppi dell’ira. Lì lo sorprenderemo, mia spada, quando l’anima sua sarà nera e dannata come l’inferno che l’aspetta.

Re

Il mio delitto è fetido: appesta fino al cielo con la sua puzza, e lo sovrasta la secolare maledizione originaria del primo fratricidio. A che serve la misericordia, se non per affrontare, faccia a faccia, il delitto? Dunque io guarderò in alto. La mia colpa è consumata. Quale è una forma di preghiera valida per me? “Perdona a me il mio turpe assassinio” ? Non può valere poichè sono ancora in possesso degli oggetti che m’han fatto fratricida: la mia ambizione, la mia corona, la mia regina. Si può impetrar perdono e perdurare nella colpa? (si alza)

Lassù non vale il sotterfugio; e allora, che rimane? Il pentimento. Provare quanto può il pentimento. Tutto può il pentimento.

Angeli! Aiuto! ….

Amleto

Io, figlio d’un padre caro, assassinato; io, sospinto dal cielo e dall’inferno…

Re

Giù mie ginocchia proterve, piegatevi ( si inginocchia).

Amleto

A Dio il perdono. Agli uomini la vendetta !

Cala la tela


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TERZO ATTO

(Il buffone è seduto sul trono che ora si trova sulla pedana centrale)

Scena I (Buffone)

Buffone

(si alza di scatto felice) Ah..ahaaa ! ci siamo ! Amleto ha fatto la sua scelta. Lui ama la vita. Lui ama il coraggio. Lui ama essere.

(triste) Povera principessa Anne. Anche lei ama la vita. Anche lei ama il coraggio.

(piange) Lei amava suo marito Edward. Ma Riccardo l’ha ucciso. Lei amava suo suocero Re Enrico VI. Ma Riccardo l’ha ucciso.

Ma lei è forte. Lei ha scelto. Lei sa che Riccardo è il male. Lei vede che Riccardo è il male. Lei odia Riccardo. Lei non si lascerà mai ingannare da Riccardo.

(sogghigna) Ma Riccardo è mooolto furbo ! Riccardo sa parlare.. oh se sa parlare per Dio !

E a voi piace Riccardo ? (sottovoce) A me si.

Èun uomo sicuro di se. Non ha mai dubbi. Non ha incertezze. È deciso. È un vincente. A me piace Riccardo. Voglio che Riccardo sia Re ! Riccardo Re ! Riccardo Re !

(Riccardo appare sulla scala) Ti prego Riccardo diventa il mio Re.(il Buffone esce dal fondo destra)

Scena II (Riccardo)

Voce di Riccardo

Now is the winter of our discontent made glorious summer by this son of York.....

Riccardo

Ormai l’inverno della nostra amarezza s’è tramutato in fulgida estate sotto questo sole di York. La guerra dalle truci fattezze ha spianato la fronte rugosa ed ora, invece d’atterrire il cuore dei nemici, volteggia agile nelle camere delle dame al ritmo lascivo d’un liuto.

Ma io, che non sono formato per i sollazzi d’amore, né tagliato per contemplarmi compiaciuto in uno specchio; io che una perfida natura ha defraudato d’ogni armonia di tratti e d’ogni lineamento aggraziato, mandandomi anzitempo deforme e incompleto, in questo mondo di vivi; ebbene, io in questa zufolante stagione di pace non conosco altro piacere, per ingannare il tempo, che sbirciare la mia ombra al sole e intonar variazioni sulla mia deformità. Visto, perciò, che non posso fare il galante ho deciso di fare il furfante e di odiare gli oziosi piaceri del giorno d’oggi. Ho tramato complotti, avviato insidiosi tranelli fondati su insensate profezie, maldicenze e sogni per suscitare odio mortale fra mio fratello Clarence e il re Edoardo. Una predizione dice che un uomo il cui nome inizia per G sarà l’assassino degli eredi di Edoardo. E


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mio fratello Clarence per sua disgrazia si chiama anche Giorgio. Ah! Il re avrebbe dovuto mandare in prigione i suoi padrini per aver scelto quel nome infausto. E invece il retto e giusto Edoardo ha ordinato di mettere in gattabuia Clarence. Tuffatevi, pensieri, in fondo al mio cuore: ecco che viene Clarence.

Scena III (Riccardo, Clarence, guardie)

(entra Clarence da destra scortato da due guardie)

Riccardo

Buon giorno fratello: che significa questa scorta al seguito di vostra grazia ?

Clarence

Sua maestà, preoccupato per la mia incolumità personale, ha incaricato queste guardie di scortarmi alla torre.

Riccardo

Per quale motivo?

Clarence

Perché mi chiamo Giorgio.

Riccardo

Forse sua Maestà ha qualche intenzione di farvi ribattezzare sulla torre. Di che si tratta, Clarence, posso saperlo?

Clarence

Certo, Riccardo, quando lo saprò io stesso, giacché dichiaro che ancora non lo so. Ma, a quanto mi si dice, il re dà ascolto a profezie e sogni e dice che un mago gli ha predetto che G ucciderà la sua prole. E poiché il mio nome, Giorgio, comincia con G, ne consegue, a suo modo di pensare, che quel tale sarei io.

Riccardo

Ecco che cosa succede quando gli uomini son governati dalle donne: non è il Re a spedirvi nella torre; è lady Gray, sua moglie; è lei, Clarence. Non siamo al sicuro, Clarence, non siamo al sicuro !

Vado dal Re e qualsiasi cosa possa servirvi lo farò, pur di liberarvi. Frattanto questa grave offesa alla nostra fratellanza mi tocca più sul vivo di quanto possiate immaginare.

Clarence

So che non fa piacere a nessuno di noi due


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Riccardo

La vostra prigionia non durerà a lungo, vi libererò o vi soppianterò in carcere….

(esce Clarence dalla scala)

Va, segui la strada da cui non farai più ritorno, ingenuo, onesto Clarence; ti voglio tanto bene che presto manderò in cielo la tua anima.

(Riccardo indica la tenda dietro la pedana centrale dove si vede l’ombra della scena dell’uccisione di Clarence ucciso con un pugnale da un sicario)

Scena IV (Riccardo, Buffone)

Buffone (entra correndo dal fondo destra)

Il re è malato, debole e malconcio e i medici temono fortemente per lui.

Riccardo

Per San Giovanni, ecco una notizia veramente cattiva. Ahimè! Da tanto tempo egli segue una dieta malsana e logora eccessivamente la sua regale persona. È molto penoso a pensarci. Dove sta, a letto?

Buffone

Sì.

Riccardo

Dio accolga re Edoardo nella sua misericordia e lasci a me il mondo per giocarci.

Perché allora sposerò la principessa Anne.

Che importa che abbia ucciso suo marito e suo suocero?

Il modo più spiccio per fare ammenda con la donzella è diventarne marito e padre. È ciò che farò, non tanto per amore quanto per un altro occulto, segreto, intento che, sposando costei, debbo raggiungere.(esce davanti a sinistra)

Buffone

E adesso guardate bene quel che succederà.

La principessa Anne piange la morte del suocero, il povero Re Enrico, ucciso dalla stessa mano che le ha ucciso il marito. Ed ella sa che è stata la mano di Riccardo. Ascoltate che parole atroci ella pronunzia, che maledizioni manda a Riccardo. Osservate con quanta forza e con che coraggio ella affronta Riccardo. Lo ucciderebbe se potesse…..ma …….voi non sapete di cosa è capace Riccardo.

Adesso assisterete a qualcosa di incredibile, adesso scoprirete la potenza della retorica. Adesso anche voi soccomberete al fascino delle parole di Riccardo….

(si siede sul trono)

Scena V (Buffone, Anne)

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(due soldati entrano dal fondo destra portando il corpo di Enrico morto e lasciandolo sulla pedana di destra. La principessa Anne li segue. I soldati escono a destra. Una ballerina rimane sul corridoio in fondo a destra)

Anne

(si avvicina al corpo a si inginocchia)

Povera gelida immagine d’un santo sovrano, pallide ceneri della casa di Lancaster, resti esangui di quel sangue reale, sia lecito ch’io invochi il tuo spirito ad ascoltare le lamentazioni della misera Anne, moglie del tuo Edward, il tuo figlio trucidato dal pugnale della stessa mano che ti ha inferto queste ferite. Ecco in queste finestre che hanno lasciato fuggire la vita tua, io verso il balsamo impotente dei miei poveri occhi. (si alza) Oh, sia maledetta la mano che ha aperto questi squarci, maledetto il cuore che ebbe il cuore di farlo; maledetto il sangue che fece sgorgar questo sangue. All’abominevole scellerato che, con la morte, ci infligge questo strazio, tocchi sorte più crudele di quella che io possa augurare a vipere, ragni, rospi, o a qualsiasi essere velenoso esistente e strisciante sulla terra. (i soldati escono a destra)

Se avrà mai figlio che sia un aborto, mostruoso e prematuramente portato alla luce, si che il suo aspetto ripugnante e contro natura atterrisca la madre, ed egli sia erede della infamia di lui. Se avrà mai moglie, ch’ella sia resa più infelice dalla sua morte di quel che lo sia io per quella del mio giovane sposo; (si rivolge al morto) e per la tua.

Scena VI (Buffone, Anne, Riccardo)

(entra Riccardo davanti a sinistra e va sulla pedana sinistra)

Anne

Vattene, orrendo ministro dell’inferno!

Il tuo potere s’arresta alla sua spoglia mortale: la sua anima non la puoi avere; perciò allontanati.

Riccardo

Dolce santa, per carità, non essere così proterva.

Anne

(immobile) Diavolo immondo, per amor del cielo, vattene e non ci disturbare; tu hai fatto della terra felice il tuo inferno, riempiendola di urla imprecanti e di profondi gemiti. Se ti diletti di contemplare le tue infami gesta, guarda questo esempio dei tuoi massacri.

Oh, signori! Vedete, vedete, le ferite del defunto Enrico aprono le loro bocche congelate e tornano a sanguinare. Arrossisci, arrossisci, ammasso di turpi deformità, poiché è la tua presenza che fa scorrere questo sangue dalle vene vuote e fredde in cui non scorre più sangue. Oh Dio! Che questo sangue creasti, vendica la sua morte; il


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cielo col suo fulmine colpisca a morte l’assassino o la terra si spalanchi e lo divori ancora vivo.

Riccardo

Madama, voi ignorate le regole della carità, che rende il bene per il male e benedizioni per le imprecazioni.

Anne

Infame, tu ignori ogni legge di Dio e dell’uomo. Non v’è animale tanto feroce che non conosca un briciolo di pietà.

Riccardo

Ma io non la conosco e perciò non sono un animale.

Anne

Oh meraviglia, quando i diavoli dicono la verità!

Riccardo (si avvicina a lei lentamente)

Ancora più meraviglia, quando gli angeli sono così in collera.

Degnati, donna divinamente perfetta, di concedermi ch’io mi scagioni punto per punto di questi presunti delitti.

Anne

Degnati, uomo totalmente infetto, soltanto di concedermi ch’io punto per punto ti accusi di questi ben noti misfatti.

Riccardo

Più bella di quanto lingua possa chiamarti, accordami pazientemente qualche agio per giustificarmi.

Anne

Più turpe di quanto cuore possa pensarti, non potrai trovare altra giustificazione accettabile che quella d’impiccarti.

Riccardo (si allontana a sinistra)

Con un atto così disperato accuserei me stesso.

Anne

E disperando ti mostreresti giustificato per avere eseguito degna vendetta su te stesso, che hai compiuto indegna strage di altri.

Riccardo

E se dicessi che non li ho uccisi io?


38


Anne

Allora diresti che non sono stati uccisi affatto, ma essi sono morti e per mano tua diabolico malfattore.

Riccardo

Non ho ucciso vostro marito.

Anne

Ma allora egli è vivo.

Riccardo

No, è morto, ed ucciso per mano di Edoardo.

Anne (si avvicina a lui minacciosa)

Tu menti, turpe individuo; la regina Margherita vide il tuo micidiale pugnale fumante del suo sangue, e tu glielo puntasti al petto, solo che i tuoi fratelli ne stornarono la punta.

Riccardo (in faccia a lei)

Fui provocato dalla sua lingua calunniosa che voleva addossare la loro colpa su me innocente.

Anne (si allontana e va verso il morto)

A provocarti fu il tuo animo sanguinario che non ha sognato mai altro che massacri. ( in ginocchio) Non hai forse ucciso questo re?

Riccardo

Si, lo concedo.

Anne

(si alza) Lo concedi, istrice! Dio mi conceda che tu possa esser dannato per quell’azione nefanda.

(entrano i soldati da destra e portano fuori il feretro a destra)

Oh, egli era dolce, mite e virtuoso.

Riccardo (si avvicina al centro)

Tanto meglio per il re del cielo che ora l’ha con se.

Anne

Egli è ora in cielo, dove tu non andrai mai.

Riccardo

39


Sia dunque grato a me che l’ho aiutato a mandarcelo, visto che egli era più adatto a quel luogo che alla terra.

Anne

E tu non sei adatto ad altro luogo che all’inferno.

Riccardo

Ma si, ad un luogo diverso, se volete sentirmelo nominare.

Anne

Qualche segreta prigione?

Riccardo

La vostra camera da letto.

Anne (si avvicina al centro)

Non conosca pace la camera dove tu giaci.

Riccardo

Cosi sarà, madama, finche io non giaccia con voi.

Anne

Spero bene!

Riccardo (gli gira attorno)

Ne sono certo. Ma, dolce Lady Anne, abbondiamo questo arguto duello dei nostri ingegni e teniamoci a un metodo più posato: chi è stata causa delle acerbe morti di questi Plantageneti, Enrico ed Edoardo, non è altrettanto colpevole di chi ne è stato lo strumento?

Anne

Tu sei stato la causa e il maledettissimo effetto.

Riccardo

La vostra bellezza fu la causa di quell’effetto: la vostra bellezza che m’ha ossessionato fin nel sonno, sì che sarei stato pronto a sterminare l’intera umanità pur di vivere un’ora sola nel vostro dolce grembo.

Anne

Se lo pensassi, assassino, ti dico che queste unghie lacererebbero sul mio volto quella bellezza.


40


Riccardo

Questi occhi non tollererebbero la devastazione di tale bellezza; voi non potreste offuscarla se io vi stessi vicino. Come l’universo intero è allietato dal sole, così lo sono io da essa; è la mia luce, la mia vita.

Anne

La nera notte ottenebri il tuo giorno, e la morte la tua vita.

Riccardo

Non imprecare contro te stessa, creatura leggiadra, tu sei l’uno e l’altra.

Anne

Vorrei esserlo, per vendicarmi di te.

Riccardo

È una rivalsa sommamente innaturale vendicarti di chi t’ama.

Anne (si allontana a sinistra)

È una rivalsa giusta e ragionevole vendicarmi di chi ha ucciso mio marito.

Riccardo (la insegue)

Madama, chi ti ha privato di tuo marito l’ha fatto per procurartene uno migliore.

Anne

Uno migliore non respira sulla terra.

Riccardo

È vivo chi ti ama più di quanto egli fosse capace.

Anne

Dov’è?

Riccardo (girandola per un braccio)

Eccomi qui

Anne

(gli sputa in faccia)

Riccardo

Perché mi sputi addosso?

Anne

Magari fosse veleno mortale per te.


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Riccardo

Mai veleno scaturì da fonte così dolce.

Anne

Mai veleno rimase appreso a rospo più immondo. Togliti davanti! La tua vista infetta i miei occhi.

Riccardo

Sono i tuoi occhi, dolce signora, ad avere infettato i miei.

Anne

Fossero essi basilischi, sì da colpirti a morte.

Riccardo

Vorrei lo fossero davvero per poter morire sul colpo; giacché invece essi m’uccidono d’una morte che mi lascia in vita. Quegli occhi tuoi hanno tratto dai miei lacrime amare, offuscandone lo sguardo con un diluvio di puerili gocce di pianto; questi occhi che non versarono mai lacrime di rimorso, neppure quando tuo padre guerriero raccontò, piangendo come un bambino, la triste storia della morte di mio padre, e venti volte s’interruppe fra i singhiozzi. In quel triste momento i miei occhi sdegnarono di versare una lacrima di debolezza; e ciò che questi lutti non hanno saputo spremerne, l’ha fatto la tua bellezza, accecandoli di lacrime. Non ha mai implorato amico o nemico, la mia lingua non ha mai saputo imparare parole carezzevoli d’amore; ma ora che m’arride come premio la tua bellezza, il mio cuore orgoglioso implora e suggerisce le parole alla mia lingua. (vicinissimi) (ella si allontana con calma)

Non insegnare alle tue labbra questo disprezzo; esse furono fatte per i baci, madama, non per questo sdegno. Ma se il tuo cuore vendicativo non sa perdonare, ecco, ti presto questo pugnale acuminato, e se ti compiacerai di affondarlo in questo petto fedele, liberandone l’anima che ti adora, io lo denudo per il colpo mortale, e umilmente, in ginocchio, chiedo la morte.

(s’inginocchia, scopre il petto ed essa fa il gesto di colpirlo con il pugnale)

No, non arrestarti, poiché io ho ucciso Enrico, ma fu la tua bellezza a provocarmi.

Sbrigati, adesso: fui io a pugnalare il giovane Edward, ma fu il tuo volto celeste ad

istigarmi. (ella lascia cadere il pugnale)

Solleva di nuovo il pugnale, oppure solleva me.

Anne

Alzati, simulatore; pur augurandoti la morte, (egli si alza da solo) non voglio essere il tuo giustiziere.

Riccardo

Ordinami allora d’uccidermi e lo farò.


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Anne

L’ho già detto.

Riccardo

Ma è stato in un momento d’ira; ridillo, e con lo stesso pugnale, questa mano che per amor tuo ha ucciso il tuo amore per amor tuo ucciderà un amore più vero; così sarai complice della morte di tutt’e due.

Anne (lo guarda in silenzio poi..)

Vorrei conoscere il tuo cuore.

Riccardo

(vicinissimo) È effigiato dalla mia lingua.

Anne

Ho paura che mentano ambedue.

Riccardo

Allora non vi fu mai uomo veritiero.

Anne

Suvvia, riponete il pugnale nel fodero.

Riccardo

Dite allora che la pace è fatta fra noi.

Anne

Lo saprete in seguito.

Riccardo

Ma potrò sperare?

Anne

Tutti gli uomini, spero, lo fanno.

Riccardo

Consentite a portare questo anello.(si toglie l’anello e lo infila ad Anne)

Anne

Ricevere non è dare.

Riccardo

Guarda come il mio anello cinge il tuo dito: proprio come il tuo seno racchiude il mio povero cuore; accoglili tutt’e due, poiché sono entrambi tuoi.


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Ditemi addio.

Anne

Èpiù di quanto meritiate; ma … immaginate che v’abbia già detto addio.(esce davanti a destra)

Scena VII (Buffone, Riccardo)

Riccardo

Fu mai donna corteggiata in tale stato d’animo?

Fu mai donna conquistata in tale stato d’animo?

Ma come! Io, che le ho ucciso marito e suocero, conquistarla mentre il suo cuore trabocca d’odio, la sua bocca di maledizioni e i suoi occhi di lacrime, con me accanto testimone sanguinante del suo odio. Dio, la coscienza e tutti questi ostacoli contro di me, ed io, senza altri amici a sostegno della mia istanza se non la maschera della simulazione e la menzogna. Eppure conquistarla, da solo con tutto il mondo contro! Ah! S’è già scordata di quel prode principe Edward, che io, circa tre mesi fa, trafissi in un impeto di collera?

Perché ella ha voluto abbassare il suo sguardo su di me, che ho reciso il fiore della giovinezza di questo dolce principe e reso lei vedova, in un letto di dolore?

Su me, il cui tutto non pareggia una metà di Edward. Su me, deforme e zoppicante come sono. Perché ?

Scommetto il mio ducato contro un misero quattrino che in tutto questo tempo mi sono sbagliato sulla mia figura! Giurerei ch’ella mi trova una persona di straordinario fascino.

Voglio spender qualcosa per comprarmi uno specchio ed ingaggiare un paio di dozzine di sarti che studino i modi di abbellire il mio corpo. La farò mia, ma non per tenerla a lungo.

(Indica la tenda dietro la pedana di destra dove si vede l’ombra di Anne strangolata da un sicario)

Brilla, bel sole, finchè mi sia comprato uno specchio, perch’io possa, camminando, mirare la mia ombra.(ride)

scena VIII (Riccardo, Buckingam)

Buckingham

( entra da destra) Re Edoardo è morto.

( fa un inchino) Mio grazioso sovrano !

Riccardo

Datemi la mano, astuto e fedele cugino Buckingham.

(siede sul trono cacciando il buffone che esce dal fondo a destra) A questa altezza col tuo consiglio ed aiuto re Riccardo è insediato.


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Ma adesso Buckingham, voglio saggiarti e provare se sei veramente fedele.

Il figlio di mio fratello Edoardo è vivo… pensa, ora, cosa intendo dire.

Buckingham

Dite, mio amato signore.

Riccardo

Diamine, Buckingham, dico che vorrei essere re.

Buckingham

Ma, lo siete, mio illustre sovrano.

Riccardo

Ah, sono il re? È vero, ma il figlio del defunto re è vivo.

Buckingham

È la verità, nobile principe.

Riccardo

Oh amara conclusione: che il piccolo Edoardo sia ancora vivo – un così nobile principe, in verità! Cugino non eri solito essere così ottuso. Debbo essere chiaro? Voglio morto il bastardo e che la cosa sia fatta subito. Che dici adesso? Rispondi subito e sii breve.

Buckingham

Vostra Grazia può far ciò che vuole ma, concedetemi un po’ di respiro. Ho tramato complotti per voi, ho ordito tranelli, ho mentito. Ho ucciso per voi. Ma adesso, concedetemi un po’ di respiro, una pausa, prima di pronunciarmi positivamente su ciò. Nobile signore, si tratta di un bambino ! Vi darò presto una risposta.(esce da sinistra)

Riccardo

Non fanno per me quelli che mi scrutano con occhi calcolatori.

L’ambizioso Buckingham si fa guardingo. L’astuto Buckigham, dalle profonde riflessioni non sarà più il confidente dei miei segreti. Ha tenuto il passo con me così a lungo senza stancarsi ed ora si ferma a prender fiato! Ebbene, così sia.

(Indica con la mano la tenda dietro la pedana di sinistra dove Buckingham viene decapitato)

Scena IX (Buffone, Riccardo)

Buffone

(entra dal fondo a destra di corsa)


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Sovrano potentissimo, sulla costa occidentale è apparsa una gagliarda flotta. Si pensa che Richmond sia il loro ammiraglio. Domani sarà l’ora della battaglia.

Riccardo

Vattene e non mi seccare. Sono stanco ora. Devo riposarmi.

(si avvicina alla pedana centrale dove si distende e si addormenta).

Buffone

(cambia tono e inveisce contro Riccardo)

Riccardo che il giorno della battaglia ti gravi addosso più di tutta l’armatura che porti. (sala sulla scala) Le preghiere delle anime innocenti che tu hai trucidato ti turbano il sonno. Il peso del loro dolore opprime la tua anima. (esce dalla scala)

Scena X (Riccardo, ombre di spettri)

(si odono le voci degli spettri e si vedono le loro ombre nelle tre tende)

Spettro di Clarence

(al centro) Possa io opprimere col mio peso domani la tua anima. Io Clarence, che fui tradito mortalmente dalla tua perfidia. Pensa a me domani nel combattimento: dispera e muori.

Spettro di Buckingham

(a sinistra) Fui il primo ad aiutarti ad conquistare la corona. Fui l’ultimo a subire la tua tirannia. Nel combattimento pensa a Buckingham e muori nel terrore delle tuo colpe: dispera e muori.

Spettro di Anne

(a destra) Riccardo, tua moglie, la sventurate Anne, tua moglie che non ha dormito con te un’ora sola tranquilla, adesso riempie d’angoscia il tuo sonno. Domani in battaglia pensa a me e cada la tua spada: dispera e muori.

Riccardo

(si sveglia dal sogno con un sobbalzo)

Datemi un altro cavallo!  Il mio regno per un cavallo! Fasciatemi le ferite!

Piano, non è stato che un sogno. O coscienza vigliacca, come mi tormenti!

Le luci ardono azzurre. Fredde stille di spavento coprono la mia carne tremante.

Di che cosa ho paura? Di me stesso? Non c’è nessun altro presente.

Riccardo ama Riccardo.

Voce 1 di Riccardo


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C’è forse un assassino qui?

Riccardo

No.

Voce 2 di Riccardo

Sì, lo sono io!

Voce 1 e 2 di Riccardo

Fuggi allora !

Riccardo

La mia coscienza ha mille lingue diverse, ciascuna delle quali racconta una diversa storia ed ogni storia mi condanna come scellerato: spergiuro, spergiuro, al massimo grado; assassino, feroce assassino, al grado più atroce; tutte le diverse colpe, commesse tutte in ogni grado, s’accalcano alla sbarra, gridando tutte: colpevole, colpevole…

Voce 1 e 2 di Riccardo (contemporaneamente a Riccardo)

Colpevole, colpevole, colpevole!

Riccardo

Finirò disperato. Non c’è creatura che m’ami, e , se muoio, nessuna anima avrà pietà di me…

E perché dovrebbe, dato che io stesso non trovo in me pietà alcuna verso me stesso? Il sole oggi non si fa vedere! Il cielo guarda imbronciato e buio il nostro esercito. Non splende, oggi? Ebbene, che importa a me, visto che lo stesso cielo guarda con occhio triste anche il mio nemico.

Scena XI (Riccardo, Buffone)

Buffone

(entra di corsa dal fondo destro)

Sovrano potentissimo, i soldati sono pronti.

Èdunque l’ora della battaglia. È dunque l’ora di armarsi.

(sulla pedana a sinistra)

Riccardo

(sale le scale)

Avanti, avanti, presto! Sellate il mio cavallo. Io stesso guiderò i miei soldati alla pianura.


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Riccardo

(sulla scala e poi sul praticabile dietro) Soldati. Rammentate con chi avete a che fare: una masnada di vagabondi, una schiuma di Bretoni e di vili contadini parassiti che il loro paese straziato vomita ad una sicura distruzione. A voi che dormite in pace, essi recano scompiglio; voi possedete terre e siete allietati da belle mogli, e costoro vorrebbero espropriarvi delle une e delle altre. Ricacciamo questi sbandati a frustate di là dal mare. Se dobbiamo esser vinti, ci vincano degli uomini! E non questi bastardi bretoni.

Combattete arditi cavalieri! La vittoria è posata sui nostri elmi. (esce)

( si odono rumori di battaglia e urla. Ombre.)

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EPILOGO

(Buffone, Amleto, Riccardo, Iago, poi bambini)

(entra dalla scala Iago ferito e va a inginocchiarsi davanti a sinistra spalle al pubblico)

Buffone

Iago, non ci son pietre in cielo fuor di quelle che servono alla folgore per te, faccia di Giuda. Cane d’inferno, vorace più che l’angoscia, la fame e il mare!

(entra davanti a destra Riccardo ferito e va a inginocchiarsi davanti a destra spalle al pubblico)

Riccardo, se anche gli usurpatori hanno per qualche tempo il sopravvento, i cieli sono giusti e il tempo sopprime l’iniquità. Sanguinario sei e sanguinaria sarà la tua fine. C’è qualche traditore che m’ascolta e non dice amen?

Amleto, Desdemona, Anne, traditi di ogni tempo, la vittoria è vostra. (entra dal fondo destro Amleto portando una spada )

Il destino del mondo è adesso nelle tue mani Amleto.

(si odono le voci di Riccardo, Iago e Anne contemporaneamente)


voce di Riccardo

Èpiù nobile all’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.

Chi vorrebbe sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno.

Così ci fa vigliacchi la coscienza; Essere o non essere; Essere o non essere; Essere o non essere;


voce di Anne

Essere o non essere; questo è il problema.

Le angosce del respinto amore, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?

E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso.

Essere o non essere; Essere o non essere; Essere o non essere;


voce di Iago

Morire; dormire; nulla più: e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.

Il disprezzo dell’uomo borioso, l’oltracotanza dei grandi,

Essere o non essere; Essere o non essere; Essere o non essere;


(alla fine resta solo la voce di Anne sempre più piano mentre si ode la voce di un bimbo) (Amleto al centro alza la spada pronto a colpire Iago e Riccardo).

Bimbo

Essere o non essere; Essere o non essere; Essere o non essere; Miserere, miserere, miserere.


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(Entra un bimbo che viene da dietro e va verso Amleto. Amleto che è rimasto con la spada alzata comincia a piangere. Il bimbo vuole che Amleto gli dia la mano cosi Amleto abbassa la spada e dà la mano al bimbo. Entrano a poco a poco tanti bambini dal pubblico. Prendono Amleto e lo portano via dietro le quinte)

Buffone (al pubblico)

Il resto è silenzio.

Cala la tela

FINE


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