Il benessere

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tre atti

di Franco Brusati

(in collaborazione con Fabio Mauri)

Personaggi

Flora Mariano

Giacomino Mariano

Emma Rota

Ottavio

Irma

Tino Pinucci

Ravasio

Olga Ravasio

Ruggero

Il cameriere

Cinque lavoranti, due facchini

A Roma, oggi.

Ubulibri

ATTO PRIMO

Stanza di soggiorno in casa Mariano. Un'arcata e alcuni gradini conducono all'ingresso, una porta alla camera da letto. Nella pa­rete opposta, una tenda oltre la quale è il laboratorio "Mariano Mode" e un'altra porta che conduce in cucina. Divano, poltrone, un orologio di cui non si vede il quadrante, tavolo, specchi. Una finestra di proscenio, una nel fondo. Un ambiente barocco, un po' pacchiano, che rispecchia il furore di vivere di chi l'abita. È un bel mattino di giugno, ma non possiamo ancora rendercene conto poiché le finestre sono chiuse, lasciando filtrare appena un raggio di sole. Tino Pinucci è seduto sul bordo del divano, volto verso il pubblico. Ha circa ventitré anni ed è un bel ragazzo, con l'aria un po' goffa e modesta del provinciale. Sta immobile come se temesse, al minimo gesto, di sentirsi crollare addosso la casa: e infatti dall'atelier giunge furiosa, tonante e ininterrotta la voce di Flora.

voce di flora Vacche! Idiote e vacche, ecco quello che siete! Sto sveglia anch'io di notte a far l'amore, ma non mi addormento sul lavoro, per questo! Guardi qua! È una sottana, secondo lei?

voce di una lavorante      Sì, signora.

voce di flora È un sudario, per seppellirci voi e i vostri ganzi! Quanto dev'essere alta da terra, Irma? Risponda!

voce di irma    Ventitré centimetri, signora.

voce di flora Qui sono ventisette! Cosa crede che siano, le mie clienti, giraffe?! Ah, ma è finita, eh! Finita! Caccio via tutte e faccio da sola! Taglio cucio stiro provo, sola! Per Giuda, vedre­mo chi ha la testa più dura, voi o io! Datemi il campionario inglese.

voce di irma Sì, signora.

(Appare Irma. Ha circa trent'anni. Veste in modo semplice e un po' trascurato. È dolce, calma, e rispetto­sa. Si guarda intorno, ripetendo, smarrita tra sé)

Campionario in­glese... campionario inglese...

tino    (alzandosi) Scusi, signorina...

irma   Un momento. (Si mette a cercare) No, qui non può essere...

voce di flora    Irmaaa!

irma    Eccomi, signora.

voce di flora    Venga un po' qua.

irma    Subito...

(Dall'atelier fa capolino la prima lavorante).

prima lavorante    Corra, signorina! La vuole!

irma   Eccomi, eccomi.

tino    Senta...

irma Mi scusi. (Esce di corsa, preceduta dalla lavorante. Tino ri­siede)

voce di flora    Da dove arrivano 'ste giacche?

voce di irma   Le ha tagliate Bezzi.

voce di flora Ah sì? Allora Bezzi è morto, va bene? Per me è morto, sepolto, mandategli i fiori! Via tutto! (Con un urlo terri­bile) Ho detto viaa!

(Si ode il rumore di vari oggetti buttati a terra).

voce di irma Si farà male, signora... Attenta!

(A questo grido, se­guito da un breve silenzio, Tino si alza di scatto e corre verso la porta dell'atelier. Si ferma in ascolto, voltando le spalle, mentre il vocìo si fa sommesso, confuso. La porta della camera da letto si apre, e un uomo in pigiama e vestaglia esce cautamente. Si guarda intorno, come cercasse qualcosa. Vede una bottiglia di whisky e una scatola di sigarette sul tavolo. Si avvicina).

voce di flora Su su, smettetela, non è successo niente... Vi piace­rebbe troppo. Arriva, il campionario?

voce di irma Glielo porto subito, signora.

(La voce di Flora esplode nuovamente).

voce di flora Deve star qui. in laboratorio! E non in casa mia!

(Udendo il nuovo scoppio di tuono, l'uomo in pigiama trasale, afferra bottiglia di whisky e sigarette, e se la svigna, non visto da Tino che a sua volta fa appena in tempo a tirarsi indietro per la­sciare il passo a Irma).

irma (rivolta verso l'interno) Venga anche lei, Carmen. Mi aiuti.

(Si mette a rovistare per la stanza imitata da una seconda lavoran­te, mentre Tino cerca ancora una volta di attirare la sua attenzio­ne)

Provi a guardare sul tavolo. A meno che non sia nell'arma­dio...

tino    Signorina...

seconda lavorante     È questo?

irma    Fox and Harris, copertina rossa.

seconda lavorante      Allora no.

irma Eppure l'ho visto coi miei occhi.

tino  Scusi, signorina...

irma (distrattamente) Sì?

tino  Le ha detto di me?

          (Per la prima volta, Irma sembra realizzare la sua presenza).

irma Oh mi scusi, signor...

tino  Pinucci. Tino Pinucci.

irma Non ho avuto modo, lei capisce...

voce di flora   Irmaaa!

tino    (Impaurito) Forse è meglio che vada.

irma   Temo anch'io. (Alla seconda lavorante) L'ha trovato?

seconda lavorante Qui non c'è niente.

(Dalla porta dell'atelier fa capolino la terza lavorante).

terza lavorante Attenti, arriva! (E scompare di nuovo, mentre Tino si avvia verso l'ingresso)

tino   Io torno dopo.

voce di flora Smetta di cercare il campionario, Irma!

(Entra Flo­ra, con il campionario in mano. È ancora vestita da sera ed è co­me sempre abbastanza elegante, malgrado qualcosa di eccessivo nei braccialetti, nei pendagli, nei nastri. Aggressiva, non più gio­vane ma piena di vita, ha quel genere di volgarità spesso giudicata "simpatica").

flora ...L'avevo preso io ieri sera. Eccolo qua.

(Ma si ferma, sor­presa, osservando Tino che non ha fatto in tempo a uscire, e che dalia sommità dei gradini si volta ora lentamente)

Tino! Da dove sbuchi?

irma Il signore è qui da un quarto d'ora. Volevo avvertirla, ma non ho fatto in tempo.

(Un silenzio. Flora gira io sguardo sulle facce di Tino, Irma e la lavorante, che la guardano spaventati te­mendo un nuovo scoppio di temporale. Si mette a ridere).

flora Ma guardateli. Tutti a fissarmi come se li mangiassi vivi,,. E che sono? Una tigre?

(Le espressioni degli altri si distendono. Flora butta il campionario alla lavorante) Porta di là, va', che se rimetto piede in sartoria mi scoppia il fegato. (La lavorante esce) E lei apra le finestre, Irma! Sembra una tomba, qua dentro! (Irma ubbidisce) Vieni vieni, Tino. Aiutami a levare 'sta roba. (Tino l'aiuta a sfilare il mantello di raso) Grazie. (La luce che irrompe dalle finestre la investe in pieno) Ah, che bel sole, che bel sole... (Si sdraia sul divano, pigramente, gli occhi chiusi) Tino.

tino    Sì?

flora    Son di buon umore, oggi!

tino    Mi sembrava di averti sentito gridare.

flora Per scaricarsi, al mattino. Poi si sta meglio. (Si rigira e ac­cende la radio. Si udrà una musichetta leggera) A che ora viene la signora Rota?

(Irma, che ha raccolto una pezza di stoffa e sta per uscire, si volta).

irma    Dopo le undici.

flora   Se la sbrighi lei. Mi fa senso, con quelle ossa.

irma   Va bene. Bezzi, il tagliatore...

flora Non lo nomini più. Basta, È morto. (Ci ripensa) Cosa vuole?

irma    Ha chiesto un aumento.

flora   Perché?

irma    Gli è nato un figlio.

flora Allora l'ha già avuto, il suo "aumento"... Gli dica che ci penserò,

irma   Sì, signora. (Si avvia)

flora    Irma.

irma     Sì?

flora Ho notato che sorride spesso, da qualche tempo. Come mai? Sta poco bene?

irma   Sto come al solito.

flora    Strano... La facevo triste. (Allegramente) Meglio così.

irma Grazie, signora. (Esce, mentre Flora la segue con lo sguardo, pensierosa)

tino    Perché non mi hai avvertito, questa notte?

flora    (riscuotendosi) Dici a me?

tino Sono rimasto accanto al telefono fino all'alba. Ho visto rien­trare a uno a uno i clienti della pensione. Le macchine che passa­vano, giù nella strada, sembravano rallentare tutte, per un atti­mo, davanti alla mia porta... Ma non era vero. Era solo la mia speranza, ad afferrarle per la coda.

(Flora lo guarda un attimo in silenzio, colpita. Poi allunga il braccio verso una coppa posata sul tavolo).

flora   Vuoi un'oliva?

tino    Flora! Ti prego!

flora Tino mio, che devo dirti?! Sei un cantante, e quando apri bocca, certo... sembra di ascoltare una romanza. Ma non ti cre­do, ecco. (Si infila un'oliva in bocca)

tino    Non mi credi? ! (Suona il telefono)

flora Sì sì, ti credo... perché mi lusinga. Ne ho conosciuti pochi, di provinciali, che speravano di farsi strada aggrappandosi a una donna più vecchia... (Urla) Irma! (Entra Irma di corsa)

irmà    Eccomi, signora.

flora È sorda, adesso? Non sente il telefono? (Irma solleva il rice­vitore. Flora prende il mantello per portarlo in camera sua. A Ti­no) ...Ma ricordalo bene, ragazzo mio: l'andare a letto con qual­cuno non equivale ad essergli presentato.

tino    E tu credi che io... Ah, Flora, frasi come queste si pagano.

flora    Si paga lo stesso, prima o poi. Tanto vale far debiti.

irma    Signora.

flora   Che c'è?

irma Il signor Ravasio chiede se può venir qui a portare gli accessori.

flora (amabilissima) Ravasio? O bella, non viene mai di persona. Gli dica che "Mariano Mode" è sempre aperta, per lui!

irma Sì, signora. (Riprende il telefono, mentre Flora cerca di con­gedarsi alla svelta da Tino)

flora    E tu adesso fila, marsch. Devo cambiarmi.

tino Ma Flora, io non so dove andare, fuori di qui. Non conosco nessuno, e nessuno mi conosce. Sei tu, la mia città.

flora    (sospettosa) C'è un sottinteso?

tino    No.

flora 'Sta storia della città mi piace poco. Da qualche tempo sto ingrassando, e...

tino    Dicevo solo che ti voglio bene.

(La frase cade in una pausa di silenzio, poiché Irma ha appena attaccato il ricevitore. Un rapi­do scambio di sguardi imbarazzati, e Irma esce. Flora spegne di scatto la radio e si rivolge a Tino).

flora Ascolta, caro. Tu hai una bella voce, e un giorno o l'altro ti vedremo certo strillare sul palcoscenico dell'Opera, con un el­metto e due corna in testa. Ma anch'io ho il mio lavoro. Qui c'è la mia casa, l'atelier, l'ordine... magari il disordine. Ma un disor­dine mio, adulto, in cui la tua faccia esplode come una bomba al­la Messa di Natale. Non devi tornarci.

tino D'accordo. Ma prima voglio una risposta. La più sincera, la più crudele, non importa: dove sei stata, questa notte?

(Flora lo guarda, perplessa. Poi si decide, con cautela).

flora Tino, se io confessassi... un'ipotesi, eh!... non so... di aver fatto l'amore con un uomo, là! (E ride come si trattasse di un'i­dea assurda) ...tu cosa diresti?

tino Niente, Flora. (Con un triste sorriso) Sono un cantante... Morirei. (Una pausa) Allora?

flora    (traendo le conclusioni) Allora non l'ho fatto, Tino.

tino    Dove sei stata?

flora Da un'amica. Era tardi, e ho dormito là.

 

(Tino cede alla speranza. Le prende la mano).

tino   Grazie, Flora. Ti credo.

flora Niente, caro. Dovere. (Gli dà un buffetto sulla guancia) E adesso vai, su.

tino   Dammi un bacio.

flora  Così... di primo mattino?

tino    Sono le undici.

flora (ironica) Ah be', allora... (Spalanca le braccia) Vieni qua. (Tino le si avvicina, si baciano. La porta della camera da letto si apre e riappare l'uomo in pigiama. Un po' seccato, fa dietrofront e scompare di nuovo, sbattendo la porta dietro di sé. Flora si scio­glie dall'abbraccio) Che è stato?

tino    Niente.

flora   Ho sentito battere qualcosa.

tino    Il mio cuore.

flora Ma che cuore. Era una porta. (Colta da un dubbio, si avvici­na alla camera da letto, spalanca la porta. E subito retrocede, esterrefatta, mentre sulla soglia ricompare l'uomo in pigiama) Giacomino.

giacomino   Flora.

flora (con un urlo di gioia) Giacomino! (Gli si butta fra le braccia) Caro caro caro... Quando sei tornato?

giacomino Questa notte.

(Giacomino è più giovane di Flora. Inco­mincia appena ad ingrassare ed è ancora un bell'uomo. La sua vi­rilità però è circoscritta al campo sessuale. Come tutti i seduttori, lungi dall'essere aggressivo, ha acquistalo un'aria pigra, indolen­te. Ricambia le effusioni di Flora, mentre Tino sembra pietrifica­to dalla sorpresa).

flora E nessuno mi dice niente! Tutti sordi, qua, muti, ciechi! (Grida) Irma!

giacomino Lasciala in pace, Flora. Non poteva sapere del mio ar­rivo.

flora Hai ragione... Dio, che occhi assonnati! Hai fatto buon viaggio? Sei stanco? Siedi, siedi qui... Hai fame?

giacomino   Un po'.

(Entra Irma).

irma    Oh, buongiorno, signor Giacomo.

giacomino    Buongiorno, Irma.

flora Irma, ordini subito una colazione! Burro latte caffè miele frutta e marmellata.

irma    (avviandosi) Sì, signora.

flora    Irma!

irma    Signora.

flora    Ho mangiato, io?

irma   Non credo...

flora Allora anche per me! Telefoni al bar di fronte, così fa prima. (Irma esce, Flora spiega a Giacomino) Non c'è nemmeno la cameriera, oggi.

giacomino   Meglio. Saremo soli.

plora    Caro!

giacomino    (sottovoce) Adesso però dovresti mandarlo via.

flora      Chi?

giacomino     (c.s.) Lui.

flora     Lui chi?

giacomino    Ma Flora...

flora (Di colpo realizza)Dio che stupida! Scusate. (S'alza e presenta amabile) Il si­gnor Tino Pinucci. Mio marito.

tino   Piacere...

giacomino    Molto lieto. Scusi il pigiama.

tino   Per carità.

flora   Il signor Pinucci è un cantante.

giacomino   Ah sì? Bravo. E cosa canta?

tino    Mu... mu... musica.

giacomino    Classica? Moderna?

flora Classica, classica, non lo vedi?... Anzi, mi viene un'idea, te­soro. Se lo facessimo cantare, per il nostro défilé?

giacomino    Perché no? Dietro una tenda...

tino Veramente, io... Non so se lei... Forse dovrebbe provarmi, prima.

giacomino In queste cose mi fido completamente di mia moglie.

tino Capisco. Be', adesso dovrei andare... Ho vinto una borsa di studio al Conservatorio, e allora...

giacomino Vada, vada. Studi, si applichi. La gioventù passa pre­sto, non bisogna sprecarla.

tino (che sta quasi per piangere) Appunto... Buongiorno, signora. Buongiorno, signor Mariano.

flora e giacomino   Buongiorno.

(Tino si avvia verso l'ingresso).

giacomino    Scusi se non l'accompagno, eh.

tino    Non fa niente...

giacomino    Vuole le chiavi dell'ascensore?

tino    Grazie, ma... Soffro di cuore. Buongiorno. (Esce).

(Giacomino aspetta un momento, poi scoppia a ridere).

giacomino    Flora!... Quello è un pellegrino!

flora   (che si vergogna un po') Trovi?

giacomino    Per carità!... Ridicolo.

flora   Forse hai ragione... (Spalanca le braccia) Ah, Giacomino, se tu mi manchi, sono perduta!

giacomino    Cara. (Si baciano. Si staccano).

flora    Com'è andato il viaggio? Ti sei divertito?

giacomino      Così.

flora    Non tanto?

giacomino    No no, molto.

flora    Racconta, allora.

giacomino     Tutto?

flora    (sospettosa) Come sarebbe?...

giacomino Non potrei tenere per me almeno uno scampolo... un pezzettino di vita?

flora E i nostri patti, Giacomino? "Niente segreti, niente sofferenza!".

giacomino Hai ragione. (Cercando un diversivo) Le mie sigarette. Dove diavolo...

flora    Giacomino!

giacomino    (arrendendosi) Va bene, va bene... Si chiama Olga.

flora    Russa?!

giacomino    No, italiana.

flora    Olga, e poi?

giacomino    Non mi ha detto il cognome vero.

flora   Bella?

giacomino Più che bella. Rosea, pulita... Un mostro. Quando l'ho incontrata...

flora    A Parigi.

giacomino    A Vigevano.

flora    Giacomino?!

giacomino A Vigevano, a Vigevano. Nell'ingresso dell'Esposizio­ne. Lei era lì, con aria incantata, di fronte a una vetrina di scar-pette. L'ho presa per mano, e l'ho fatta uscire con me. Non aveva peso. L'ho caricata in macchina senza sforzo, avrei potuto met­terla indifferentemente sul sedile o nel portabagagli. Ma arrivata a Parigi si rianima, tutta eccitata, fresca, allegra. Entra in albergo senza la minima esitazione... (Sognante) Correva davanti a me come una pallina di vetro. (Un silenzio)

flora   È intelligente?

giacomino    No... Sincera, appassionata.

flora   Elegante?

giacomlvo Neppure... ma è difficile capirla bene. È sparita di col­po, il sesto giorno, lasciandomi un messaggio sotto il pennello della barba. "Devo prima sciogliermi da ogni legame, per essere degna di te. Scriverò", Da allora, silenzio.

flora    Scriverà, Giacomino, scriverà!

giacchiino Grazie, tesoro.

(Dall'atelier irrompe Emma Rota, se­guita da Irma. Potrebbe avere l'età di Flora, o essere più giovane di lei: non ha importanza, poiché è una donna senza alcun fascino. Indossa un tailleur leggero, evidentemente non finito, poiché stava provando).

emma   Flora, quest'abito è un disastro!... (Si ferma) Oh, scusate.

flora   Emma!

emma   Cara. (Si abbracciano)

plora    Bevi qualcosa?

emma Quello che vuoi. (Flora apre il bar. Emma tende la mano a Giacomino) Bentornato, Giacomino.

giacomino    Grazie.

emma    Trovato bei modelli, a Parigi?

giacomino (che pensa a Olga) Be'... Il meglio me l'ero portato io dall'Italia.

emma E appena a casa, rieccoti nelle braccia di Flora. Eravate così felici anche coi precedenti coniugi?

giàcgmtno Io? Per carità. La gelosia mi massacra. Con Flora, ho sposato la tolleranza.

plora E io la salute! Il povero Claudio è stato a un pelo dal trasci­narmi nella tomba, a furia di prediche. Grazie al Cielo, Giacomino non ha niente da insegnarmi!

emma Matrimonio perfetto. (Prende il bicchiere che Flora le porge) Eh, forse sarei stata felice anch'io, con un uomo giovane. II mio ha una qualità, se non altro: mi copre di danaro.

flora   Lo farà per non vederti.

emma    (risentita) Un lembo di quella coperta scalda anche voi, no?

giacomino (allegro) Emma, rimproverarci i nostri conti, che miseria!

emma   Rimproverarmi mio marito, che bassezza!

flora   Ma io scherzavo!

emma    Anch'io!

flora    Lo sapevo!

emma    E io no?

flora e emma    Cara!

(Si abbracciano. Giacomino applaude).

giacomino   Brave... E adesso, se permettete, vado a farmi la barba.

flora Sì, caro. Ti avviserò io, quando è pronta la colazione.

(Giacomino esce. Emma lo segue con lo sguardo).

emma   Tuo marito non mi può soffrire.

flora Sciocchezze. Ti conosce così poco. In piedi, Emma, in piedi! Vediamo il tailleur. (Irma fa un passo avanti. Solo adesso Flora si rende conto della sua presenza) Cosa vuole, lei?

irma   L'abito della signora Rota...

flora    Ma ci penserò io, cara, sarò ben capace di farlo!

irma    Sì, signora. (Esce)

flora   Dio, quella donna! Attaccata al dovere, al lavoro, al dovere del lavoro... Mai viste tante virtù, allineate tutte in fila per farsi odiare. (Suona il telefono) Allora?

emma    Guarda la gonna. Non ti sembra lunga?

flora Caso mai corta. (Grida) Irma! Irma! (Stacca il ricevitore, ci urla dentro) Non mi secchi! (E riappende. Tutta la scena dev'esse­re velocissima, turbinosa. Entra Irma) Irma! Come le pare?

emma    La giacca è senza stile.

flora   Errore. Per te va bene così. Né carne né pesce.

irma    Il drittofilo non è preciso.

(Suona il telefono).

flora Mi dia gli spilli. No, risponda al telefono! (Prende gli spilli da una scatoletta)

irma (al telefono) Pronto, Mariano Mode. Dica.

(Flora si è inginocchiata accanto a Emma, appuntando/e gli spilli)

emma    (sorridendo) Flora.

flora     Di'.

emma Ti sto guardando: per una volta, sei inginocchiata ai miei piedi.

flora    Sì, cara, ma con gli spilli!

irma (al telefono) Aspetti. (A Flora) L' "Espresso" chiede di farle una intervista lunedi prossimo. Verrebbe anche un fotografo.

flora    Non mi rompano le scatole! (Ci ripensa) Pagano?

irma    Non posso discuterne qui, signora.

flora    Allora vada di là, e discuta.

irma Sì, signora. (Al telefono) Aspetti un momento, per favore. Passo la comunicazione in sartoria. (Esce).

(Flora strappa una manica alla giacca di Emma).

emma   Attenta, Flora. Mi fai male.

flora    Bisogna sbrigarsi, se vuoi l'abito giovedì.

emma L'abito non m'interessa. Per dir la verità, ero venuta qui con tutt'altro scopo. (Solenne) Debbo farti una proposta, Flora.

flora     Sputa.

emma    Mio suocero...

flora    No, grazie. È troppo vecchio.

emma Lasciami finire! Mio suocero è morto, e mio marito è entra­to finalmente in possesso dell'eredità. Eran quarant’anni, che la sospirava!

flora Eh, poverino, si sa: son sempre i padri eterni a mettere i figli in croce.

emma ...Come primogenito, gli è toccata la barca di famiglia. Allo­ra ha pensato di prendersi un po' di vacanza, e di invitare anche te e Giacomino.

flora    Cosa?!

emma Partenza il 30 luglio, dopo il tuo défilé. Durata della crocie­ra, un mese.

(Flora si alza lentamente, turbata).

flora    Emma...

emma Avrete anche due cuccette per i vostri amici. Unica condizio­ne, uomini e donne debbono essere in numero pari. Mio marito ci tiene a quadrare i conti.

flora (lentamente) Incredibile. Il vecchio ci invita a passare l'esta-te con lui... (Colta da un dubbio) Galleggia, la barca?

emma    Duecento tonnellate, tre alberi, otto cabine.

flora Perbacco. E tutta 'sta roba offerta così, a cani e porci... (Decisa) L'idea non parte da tuo marito! No, no... L'idea è tua!... A che scopo? Eh?... Giacomino? Ti mancherebbe il corag­gio, e poi tu sei casta... (Si mette in bocca un'oliva, pensierosa. Emma sorride appena. Fiora esclama, come se avesse "trovato") Mi vuoi appendere all'albero maestro!

emma    Chi sa.

flora Attenta, Dopo tre giorni, tutti i marinai dell'equipaggio sa­ranno dalla mia parte! Lo garantisco.

emma Perché no? Con una pinta di rhum...

(Si guardano. Una pausa. Poi Flora si avvicina, con uno scatto di allegra vitalità).

flora O insomma! Al diavolo i sospetti! Verremo, Emma. verre­mo... Due maschi e due femmine, come nell'Arca! (Le prende le mani) E tu, cara, sospendi per un mese l'idea della mia morte... Vuoi?

(Sono ora vicinissime. Parlano piano, gli occhi negli occhi).

emma Sai che ti voglio bene.

(Un silenzio. Poi di nuovo Flora si stacca, esclamando con vivacità).

flora Eppure ho paura! Sì, sì, ho paura! Tu stai macchinando qualcosa!

emma    Basta, Flora. Sei ridicola.

flora Mi sembra già di sorprenderti, con la manina protesa a spin­germi fuori di bordo. Bada, Emma. Ti porterei con me. La faccia appena stupita, il terrore dipinto su quel sedere che di solito è piuttosto inespressivo... (Con altro tono) A proposito, voltati. (Sorpresa, Emma si volta) Lo dicevo, io. Ne hai troppo poco. (Con subitaneo scatto di energia, urla) Irma! Irma!... Ecco do­v'era il difetto. Ci voleva tanto a trovarlo?! (Entra Irma) Irma! Cosa la pago a fare, io? Guardi qua! La signora non ha sedere, curve... Niente, niente... È un bruco!

emma    Flora! Sei impazzita?

flora Sta' zitta! Il tuo corpo è affar mio! (A Irma) Bisogna darle un po' di volgarità!

emma   Cosa?!

irma    La signora vuol dire "un po' di forma".

flora No, no, volgarità! La volgarità è bellezza, in chi ha solo sti­le. Come far ridere un morto... E la si ottiene col sedere, sedere, sedere! (A Emma) Che dessous porti?

emma    Mah... normali.

flora   Porterai Rollestex, nere o azzurre, con nastrini!

emma    Flora, non faccio l'entreneuse!

flora    Certo! Come potresti?

emma   E non ho l'abitudine di scoprirmi!

flora Appunto, idiota! Io potrei girar nuda, tu no! La porti di là, Irma, stringa, sottolinei, prenda a modello le sottane delle lavo­ranti... quella di Carmen, ad esempio. Se la faccia prestare.

irma    Sì, signora. (Esce)

emma (guardando l'orologio) Ad ogni modo non avrei tempo, adesso...

flora Allora torna lunedì! (Le si avvicina, conciliante) Cre­dimi, Emma. Lo faccio per il tuobene.

(Una pausa. Emma sorride).

emma D'accordo. Ma prima di andarmene voglio una risposta de­finitiva. Verrai?

flora    Sì, verremo. L'itinerario?

emma    Gibilterra. Dakar, Costa d'Oro.

flora Ah perbacco, il "terzo mondo"!... Chi sa che non sia quello giusto, alla fine. Di' a tuo marito che lo ringrazio di cuore. Era tanto, che sognavo un'estate così... (Sono vicine alla porta dell'a­telier. Improvvisamente Flora lancia un grido di spavento, vol­tandosi di scatto) Ah!

emma (la guarda, sorpresa) Cos'hai?

(Un silenzio. Dal buio dell'ingresso emerge un ca­meriere, reggendo il vassoio con la colazione di Giacomino. E un colosso, molto giovane. Un grembiule bianco lo fascia dalla vita in giù).

cameriere La colazione, signora.

(Si ferma in attesa sul gradino più alto. Ci vuole ancora un momento, una strana, drammatica pausa, prima che Flora si riprenda. La pendola batte le ore).

flora    Com'è entrato?

cameriere    La porta era aperta, signora.

flora Metta lì.

 

(Il cameriere scende i gradini, e posa il vassoio sul basso tavolino davanti al divano, sempre seguito dallo sguardo di Flora).

emma   Flora. (Flora si riscuote, voltandosi)

flora     Sì?

emma Volevo dirti... Fa' di non portare amici troppo giovani, in crociera: con Giacomino, sembrerebbe un raduno di boy-scouts.

flora Rassicurati. Ne faremo un Conclave. (Emma esce dalla por­ta dell'atelier. Flora si volta di nuovo. Il cameriere si avvia verso l'ingresso. Flora fa un passo avanti) Senta...

(Il cameriere si ferma su! primo gradino).

cameriere   Signora?

flora Chiuda la porta, uscendo. Non mi piace che mi si entri alle spalle.

cameriere Sì, signora. Mi scusi. (Esce).

(Flora resta un attimo pensierosa, ma la voce allegra di Giacomino giunge a riscuoterla).

voce di giacomino    Flora!

flora   Sì?

voce di giacomino    Arriva, 'sta colazione? Io ho fame!

flora   È pronta, Giacomino!

voce di giacomino  E non me lo dici? (Entra Giacomino, in vesta­glia) Hmm, che meraviglia. (Si avvicina al tavolo)

flora   Ti servo io, eh? Lascia fare a me.

giacomino    Ma anche tu mangi qualcosa!

flora   Un' albicocca.

giacomino    Te l'apro io.

 (Mentre Flora spalma il burro sul pane, Giacomino prende un'albicocca, la apre e la mette in bocca alla moglie) To'.

flora Grazie. (Flora gli versa il caffè. Giacomino prende il pane imburrato e comincia a mangiarlo) Sai, tesoro, credo che quella Olga sarebbe il tipo che ci vuole, per quest'estate...

giacomino   (mangiando) Dove?

flora ...Timida in provincia, docile in viaggio, appassionata all'e­stero... Da come l'hai descritta, dev'essere una di quelle donne il cui pudore varia secondo la latitudine.

giacomino   Be'?

flora    (con forza) Pensa un po' cosa farà, all'Equatore!

giacomino    (che non capisce) Flora?

flora Siamo stati invitati a una crociera. Noi due, e due amici no­stri. Unica condizione, uomini e donne debbono essere in numero pari. Condizione stupida, ma non poteva essere altrimenti... Vie­ne da Emma Rota.

giacomino   Magnifico! E dove si va?

flora    In Costa d'Oro.

giacomino    Perbacco! (Entra Irma)

irma    Scusi, signora... Sono arrivati i "failles". Vuoi sceglierli?

flora    Sì. Quante ordinazioni?

irma    Quattro o cinque...

flora    Quattro, o cinque?

irma   Cinque. È una stoffa un po' cara, però...

flora (alzandosi) Irma, lei deve smetterla di fare i conti con le ta­sche altrui. La gente non vuol mica vestirsi, sa: vuol solo figurare. (A Giacomino) Torno subito, tesoro. (A Irma) Sparecchi, quan­do ha finito. (Esce).

(Irma si avvicina al divano).

irma   Ho visto i disegni che ha spedito da Parigi, signor Mariano.

giacomino    Ah, i modelli.

irma    Non per farle un complimento, ma io preferisco i suoi.

giagomino (lusingato) Davvero? (Si rimette a mangiare) Ho co­minciato a buttarli giù a scuola, per le amiche. Poi per mia ma­dre, l'altra moglie, Flora. Sempre fra le donne... Detto fra noi, credo che manchino un po' di carattere. (Porgendole un frutto) Vuole?

irma   No, grazie.

giacomino "No, grazie"!... Cc l'ha scritto in fronte. È pericoloso, sa, dir sempre di no alla vita.

irma    (sorridendo) Ionon mi lamento della mia.

giacomino    Le piace lavorare, eh?

irma    Sì.

ciacomino Eh già... C'è della gente, così... (Stirandosi) Mah! (Con altro tono) Però lei si trascura troppo, Irma. Sembra una fotografia di quarant’anni fa. Dovrebbe tingersi, un po'.

irma    Per chi?

giacomino   Per gli uomini.

irma    Oh, signor Mariano... Alla mia età!

giacomino   Se è tanto più giovane di Flora!

irma    La signora è un'altra cosa.

giacomino Già, la signora è eterna. (Quasi fra sé) Che strano. Solo la gente senz'anima, sembra immortale... (Riprendendo) Lei ha parenti, amici?

irma I miei genitori. Sono molto vecchi, e debbo pensare io a tut­to. Ho anche una sorella minore, fidanzata. Sto comprandole il corredo.

giacomino    È carina?

irma     Molto,

giacomino Ce la presenti, Irma, ce la presenti! Bisognerebbe cono­scerci meglio, fra noi!

(Suona il campanello d'ingresso).

irma Sì, signore. Suonano alla porta, mi scusi. (Esce).

(Dall'atelier entra Flora).

flora Giacomino, quegli stampati sono un disastro! Sembrano un film a colori! Non si distingue il blu dal verde, il celeste dal mar­rone...

(Sotto l'arco è apparso Ravasio, seguito da Irma. Ha circa quarant'anni. È un artigiano modesto, che il successo e il danaro non hanno mutato d'un filo. Regge un grosso pacco. È profonda­mente abbattuto).

ravasio    Buongiorno, signora.

flora (festosa) Ma no!... Ravasio!... Quanti anni sono che... Ven­ga, venga qui. (Ravasio depone il pacco e si avvicina) Dio, com'è invecchiato.

ravasio   Lei invece è sempre giovane e bella, signora.

flora Lasci perdere, le fatture gliele pago lo stesso. Conosce mio marito?

ravasio (stringendo la mano di Giacomino) Non credo di aver questo onore.

giacomino (cordiale) La colpa è sua: non si fa mai vedere! Rinta­nato dietro il numero di telefono, come un ladro sotto il letto... Anche adesso, se chiamo Ravasio Pelletterie, sono certo di tro­varla.

ravasio    Esco raramente dalla bottega.

giacomino    (a Irma) Porti via, Irma, ho finito.

flora    (a Ravasio) Si accomodi, caro.

ravasio   Grazie, preferisco così.

giacomino (a Irma) No, la frutta la lasci... Grazie.

(Irma esce col vassoio).

flora Dunque, Ravasio. Sono impaziente di vedere i suoi ultimi capolavori. Il défilé è tra venti giorni, lo sa.

ravasio (imbarazzato) Sì, signora. È proprio per questo che sono venuto. Vede, mi vergogno a dirglielo, ma... Credo che dovrà fa­re a meno di me, d'ora in poi.

flora   È impazzito?

ravasio    Sarebbe meglio, signora. Soffrirei meno.

flora Sa che allegria, in manicomio! Ravasio, parliamo seriamente...

ravasio   Lo sto facendo, signora. Io non posso più lavorare per lei.

flora    O bella! Le sono antipatica?

ravasio    Non posso più lavorare... per nessuno.

giacomino    Cosa è successo? H malato?

ravasio    No.

flora    Le è morto qualcuno... Sua madre?

ravasio    Sì, signora, vent’anni fa.

flora    Dimentichi, allora! È nell'ordine delle cose.

giacomino    Guai finanziari?

ravasio Neanche. Anzi, resta inteso che pagherò io la differenza, se dovrete rivolgervi ad artigiani più cari di me.

flora Non dica sciocchezze. Crede che in venti giorni si improvvisi un fornitore?

ravasio Quand'era scontenta del mio lavoro, ha minacciato spesso di sostituirmi.

flora Son cose che si dicono per amicizia! Ravasio, lei ha un impe­gno preciso con me, un lavoro preciso da terminare...

ravasio (staccando la fattura dai pacco) Gliel'ho portato, signora. Ecco qua.

flora (vi getta un'occhiata) Quattro paia di scarpe! Due borse!... Me ne occorrono 40, 12 borse, 6 cinte, 20 paia di guanti! Ravasio, mi ha preso per una cretina?!

ravasio    No, signora...

flora    Cos'è successo, allora? Mi dica!

ravasio È successo che... (Ma non riesce a continuare. Si mette a piangere, nascondendo il viso ira le mani)

flora   Oh Dio.

giacomino   (prendendolo per le spalle) Sieda, sieda qua.

ravasio    (cercando di contenersi) Mi scusi, signor Mariano...

giacomixo Ma certo... (Lo fa sedere. Ravasio gli si aggrappa al braccio)

ravasio    Vede, lei può capirmi... perché lei è un uomo...

giacomiko    Sicuro.

ravasio    È orribile! È orribile!

giacomino    Che cosa è orribile?

ravasio (un po' melodrammatico) Mia moglie mi ha abbandonato!

flora    Vedo. E poi?

ravasio (esterrefatto di non produrre alcun effetto) Io l'amavo, signora!

flora D'accordo, caro, ma non è il caso di far tragedie. Ne troverà un'altra.

ravasio    Non voglio un'altra! Voglio lei!

giacomixo    L'aspetti, allora. Tornerà.

ravasio No... È una donna onesta. Se mi ha lasciato, è per sem­pre.

flora Vede cosa capita a sposare le donne oneste? Doveva sce­glierla con più cura, prendere informazioni. Quando è partita?

ravasio Stamani all'alba. Vede, due settimane fa l'ho mandata a Vigevano per la mostra delle calzature...

(Flora e Giacomino si guardano allarmati).

giacomino   A Vigevano?!

ravasio Sì... (Con uno scatto) Ah, giuro che se lo trovo, quel ma­scalzone, lo ammazzo!

giacomino Basta, Ravasio! Si controlli! E che diamine!... "Lo ammazzo, lo ammazzo"... La colpa è anche di sua moglie, no?

ravasio   Oh no, signore, se lei la conoscesse... una bambina!

giacomino    Che "bambina"! Quanti anni ha?

ravasio    Trentacinque.

giacomino    Adesso esagera.

ravasio   Come esagero? Trentacinque.

giacomino    Non è possibile!

ravasio(scaldandosi) Vuole che non lo sappia?! Trentacinque!... (Più calmo) Solo... che in lei non contano. Chiunque se l'è porta­ta via, povera sciocchina, ha preso una minorenne.

giacomino (che incomincia a credere infondati i suoi timori) Scusi, Ravasio... Come si chiama, sua moglie?

ravasio    Ravasio.

giacomino (scattando) Lo so!... Ma come l'apostrofa, lei, nell'in­timità?! Non la chiamerà mica Ravasio!

ravasio    Ah... Nina.

(Giacomino e Flora si illuminano).

giacomino (con un sospiro di sollievo) Nina!... E non poteva dircelo subito?

ravasio    Perché?

giacomino Perché il nome conta! Nina è Nina... e non un'altra. Uno ammazza per Nina, e invece... (Sorridendo) Insomma, me­glio così.

ravasio Lei vede le cose allegramente, signor Mariano, perché si tratta di un altro. Sapesse cosa ho provato, questa mattina, quan­do mi ha detto addio.

flora   Ah... le ha parlato?

rayasio    No. Mi ha detto addio con una mela.

flora   Una mela?

ravasio  Sì.

flora    Come, una mela? Gliel'ha tirata dietro?

ravasio No, è una cosa fra noi due, uno scherzo, un ricordo... Gliel'ho insegnato io... (Con altro tono) Mi vergogno, sa, a rac­contare queste cose!

fiora    Dica, dica.

ravasio   Ma ho bisogno di sfogarmi, di parlare...

giacomino    Certo.

ravasio (riprendendo) Una mela, è l'unione di due persone. Se tu ne mangi metà, mangi me stesso. Se io... Insomma, hanno capi­to. Lei me l'ha lasciata sul tavolo della cucina, spaccata in due, vicino al libro dei conti e al caffelatte del bambino.

giacomino    Perché, c'è anche un bambino?

ravasio Sì, ma non mi preoccupo per lui. È così piccolo... Vede, nei primi anni di matrimonio non abbiamo avuto figli, perché lei era troppo giovane. Poi volevamo farli, ma è venuta la guerra, e non si trovava più il cuoio...

(Flora e Giacomino si guardano Ravasio spiega) Voglio dire che, senza cuoio, non si guadagnava abbastanza. E alla fine ne è venuto uno, ma... troppo tardi. Lo guardavo stamattina, mentre dormiva. Dovrei sentirlo più mio, ora che lei non c'è. E invece non lo riconosco più, come se si fosse portato via anche lui. Lo guardavo, e mi dicevo: "Chi è, questo qua?". Poi s'è messo a piangere, ma non per lei, capisce?... Vole­va solo fare pipì. Io piangevo per una cosa, e lui per l'altra... Non ci s'intende mai, tra padri e figli.

(Un silenzio).

flora (con vivacità, cordiale) Su, su, Ravasio! Son cose che passa­no. Vedrà che il lavoro contribuirà molto a sostenerla.

ravasio    (che incomincia a consolarsi, alzandosi) Forse ha ragione.

giacomino    Se non l'amava più, meglio che se ne sia andata, no?

ravasio    Be'... Lei non la prenderebbe così, se la signora...

flora Per noi è diverso, Ravasio! Completamente diverso. Abbia­mo impostato la vita in tutt'altro modo... come dire?... Senza mele!

ravasio Ad ogni modo li ringrazio tanto, perché mi sento più sol­levato, adesso.

flora. Vede? Niente è mai tragico e definitivo come si teme. C'è sempre un atto in più, dopo la fine. Quanto al mio lavoro, che debbo dirle, Ravasio?... Farà come potrà.

ravasio    (avviandosi) Grazie, signora, grazie.

giacomino (allegro) E non creda alla storia delle donne "uniche"! È una balla, messa in giro da loro per sembrare più preziose. Ce ne sono eserciti, legioni, oceani!

flora    (un po' offesa) Grazie tante.

giacomino    Tu sei unica.

ravasio Se mia moglie tornerà, un giorno, glielo voglio proprio di­re, che il primo conforto l'ho ricevuto da loro... Farà piacere an­che a lei, povera Olga.

(Giacomino e Flora si guardano allibiti).

giacomino   Olga?! Ma non si chiamava Nina?

ravasio Nina per me, nell'intimità... Olga, Olghina, Nina... Arrivederla, signora. Arrivederla, signor Mariano... E grazie.

(Ravasio esce. Flora e Giacomino restano in silenzio. Si guardano. Flo­ra spalanca le braccia, come dicesse "Che vuoi farci?". Giacomino si gratta la testa. Poi si muovono, incrociandosi, e Flora viene a sedersi sul divano, al proscenio, mentre Giacomino si lascia ca­dere sulla poltrona, che è un po' verso il fondo. Flora tiene gli oc­chi fissi davanti a sé, ma a poco a poco si rianima, poiché ha no­tato qualcosa nel canestro di frutta che Irma ha lasciato lì per or­dine di Giacomino. Allunga la mano, la prende. È una mela. La alza davanti agli occhi, rigirandosela ben bene. Poi volta la testa verso il marito. Chiama, sottovoce)

flora    Giacomino...

(Giacomino alza la testa).

giacomino Eh?

(Flora gli mostra la mela. Giacomino la guarda. A poco a poco, si mette a ridere. Anche Flora si mette a ridere. Alla fine ridono tutti e due a crepapelle, e Flora lancia la mela a Giacomino, che la tira alla moglie. Flora, con uno strillo, evita di essere colpita, afferra un cuscino e lo butta al marito. Giacomino ne prende un altro, e lo tira addosso a Flora. Flora prende il cuscino, e sempre ridendo, brandendolo alto, si avvicina a Giacomino per colpirlo. Giacomino ridendo evita i colpi, ferma il braccio di Flo­ra e grida)

La mela! Chi la prende è sua!

(Subito Flora si rigira, e corre verso la mela che è caduta sul divano, i due lottano, riden­do, per trattenersi l'un l'altro. Giacomino cade a terra e Flora si butta su di lui. In quel momento entra Irma, e resta allibita ve­dendo i due sul pavimento).

irma   Signora... Oh Dio! Signor Mariano!

giacomino    Brava Irma! Venga a difendermi!

irma (aggirandosi intorno, senza saper cosa fare) Attenta, signora, si farà male!

giacomino   Lei è testimone, eh? Mia moglie cerca di uccidermi!

flora Giacomino!

(Ma Giacomino si libera definitivamente dalla presa, balza in piedi, e corre fino al divano, brandendo il trofeo).

giacomino    Ho vinto, ho vinto!

flora Mi aiuti, Irma!... (Irma l'aiuta ad alzarsi, mentre Giacomino, ansante, pulisce accuratamente la mela e le dà un morso. Flo­ra si appoggia al tavolo, respirando affannata) Oh Dio. Non ce la faccio più.

giacomino   Buona! (A Irma) Ne vuole metà, Irma?

irma   No grazie, signore.

giacomino   (a Flora) Ha detto di no!

flora (ridendo) No?... (A Irma) Eppure è importante, sa? Basta lasciarla sul tavolo della cucina!  

giacomino    (ridendo) All'alba!

irma (sforzandosi di sorridere) Mi dispiace... Ma non sono in grado di capire.  

flora Eh già... Bisogna essere sposati, Irma. Altrimenti non c'è gusto. (L'orologio batte le ore. Flora cambia tono) Oh Dio, è l'u-na. Se ne sono andate le lavoranti?

irma Non ancora. Volevo appunto domandarle chi far tornare, questo pomeriggio. È sabato.

flora    Che sabato! Almeno quattro, ne voglio. Decida lei chi.

irma Bene, signora. (Esce).

(Giacomino si è seduto sul divano, mangiando tranquillamente la sua mela).

flora.   Giacomino.

giacomino      Sì.

flora    Per quella donna... Che si fa?

giacomino Olga? Mah, aspettiamo che scriva. Sarà andata a cacciarsi in qualche pensione.

flora    In qualsiasi caso, non è possibile portarla con noi.

giacomino    (candido) Perché?

flora    Giacomino!... La moglie d'un fornitore!

giacomino    (deluso) Io, un'altra, non la cerco!

flora   Bisogna essere pari,

giacomino    Andremo noi due.

flora Per far dire ai Rota che siamo senza amici? La lotta a bordo sarà dura. Occorrono alleati.

giacomino    Trovamela tu. allora.

flora Ah, caro... Non sono ancora tua madre! (Giacomino ha un gesto di stizza, poi si appoggia sospirando allo schienale. Flora mette un ginocchio sul divano, accarezzando la testa del marito) È proprio... molto bella?

giacomino    Lei? Hai visto Ravasio, come piangeva?

flora Penso che in fondo... sarebbe una crudeltà lasciarla sola a Roma, d'estate... (Giacomino alza la testa, speranzoso) Non ti ha detto il cognome vero, ed è chiaro che non te lo dirà mai. In ogni caso, né io né gli altri siamo tenuti a saperlo. Il mondo è pieno di Olghe... Giacomino, se quella non torna dal marito, verrà con noi!

giacomino    ERavasio?

flora   Non ci seguirà mica a nuoto.

giacomino    E al ritorno?

flora Te la farai prima.soffiare da qualcuno! Si trova sempre un amico, per renderci questo servizio.

giacomino   (raggiante) Flora, sei un genio.

flora   No, sono buona. Trovala, un'altra moglie come me!

giacomino Questo è impossibile, lo giuro.

(Con un mugolio di soddisfazione, Flora si abbandona contro il petto dei marito. Suona il telefono).

flora Dio, quel telefono! (Si alza, e stacca il filo) Là! Così ci lasce­ranno in pace! E adesso va' a vestirti, tesoro. Su, da bravo.

giacomino (si alza, sbadigliando) È tardi,. Flora, e io ho ancora sonno... (Abbassa la voce, significativo) Perché non vieni anche tu a riposarti?

flora    (lusingata) Veramente sono un po' stanca, ma se ci tieni...

giacomino    Lo sai.

flora D'accordo, muoviti! Ti raggiungo subito. (Grida) Irma!

(Giacomino va in camera da letto. Entra Irma).

irma    Signora.

flora Irma, noi andiamo a riposare. Non voglio essere disturbata fino alla tre.

irma    Va bene, signora.

flora Accenda la candela davanti a Santa Caterina. Porta male il lume spento. E socchiuda le imposte. C'è troppa luce.

irma    Subito.

(Flora fa per uscire. Si ferma).

flora    Irma.

irma    Signora?

flora Dica al tagliatore che, se è molto ragionevole, vedrò di con­cederglielo, questo aumento...

 

(Irma si illumina).

irma    Grazie, signora!

flora    Allegra, eh?

irma   Certo.

(Flora la guarda fisso).

flora Che strano... (Ma si riprende, e per la prima volta la consi­dera con simpatia) Meglio così. La vita è bella, Irma!

irma Sì, signora. Bellissima.

(Flora va in camera da letto. Irma ac­cende, il lume davanti all'immagine della santa, rimette a posto le poltrone spostate durante la lotta. Si avvicina alla finestra di pro­scenio e chiude le imposte. Poi si reca verso il fondo, e si accinge a fare altrettanto con la seconda finestra. In quel momento si odo­no, provenienti dalla camera da letto, le voci di Giacomino e di Flora. Non si capisce cosa dicano, poiché sono sommesse. Ma cer­te piccole risatine, che squillano di tanto in tanto, sono più che suf­ficienti a suggerire la scena. Irma si immobilizza un momento, vol­gendo il capo. Poi si riscuote, e socchiude anche le imposte della seconda finestra. La stanza piomba in una semioscurità. Dalla porta dell'atelier fa capolino una lavorante, seguita da un 'altra).

prima lavorante    Signorina.

irma   Ssst... Parli piano.

(Il dialogo continua sottovoce).

prima lavorante   Noi abbiamo finito di là... Possiamo andare?

irma   Ha chiuso tutto?

prima lavorante    Ci ha pensato Iris.

seconda lavorante    (a voce aita) Senta, signorina...

irma   Non gridi.

seconda lavorante (abbassando la voce e guardandosi attorno) E che è? San Pietro?

irma    La signora sta riposando.

(Entrano tre lavoranti).

seconda lavorante Quella manco morta, riposa. Non per dir porcherie, ma...

irma  Zitta, zitta. (Alla prima lavorante) Lei torni alle due, Flavia. E con lei tornino Giovanna, Iris, e la Ciampi.

terza lavorante    Alle due?!... Ora che sto a casa!

irma Mangi qualcosa al bar. E dica al tagliatore che quest'oggi, appena...

(Ma non finisce la frase. Dalla camera da letto giunge un urlo di Flora, un urlo terribile, che agghiaccia tutti e li fa vol­tare).

prima lavorante Vergine benedetta! Che succede?...

 

(La porta della camera da letto si spalanca, e appare Flora in vestaglia, scar­migliata, sconvolta).

flora   Mio marito!... S'è sentito male!... Un attacco... Dov'è Irma?

irma    Sono qua, signora.

flora Irma, mi aiuti!...

(Dal fondo della stanza giunge placida la voce della prima lavorante).

prima lavorante    Ma è vero o finto, signora?

plora (scattando come una belva) Muoviti, cretina!

(È il segnale. Le lavoranti partono tutte assieme, confusamente, gridando e in­cespicando nei mobili. La scena, sino alla fine, sarà velocissima, convulsa).

le lavoranti Sì, signora, sì!... Tu prendi l'acqua, corri!... Povero signor Mariano, il ritratto della salute!... E guarda dove vai, fre-gnona!... Dio, che disgrazia!...

flora (a Irma) Chiami un dottore, presto!... La rubrica è lì, vicino al telefono... Iris! Tu corri al bar a prendere del cognac! Svelta! (La terza lavorante sta entrando in camera da letto. Flora la rin­corre) Dove vai, tu?!

terza lavorante (placida) A vedere, no?

(Flora la strappa dalla porta urlando)

flora    Levati dai piedi!

voce di giacomino    (straziata) Flora! Flora!

flora   Eccomi, Giacomino!

irma   Il telefono è rotto, signora! (Flora torna indietro)

fiora Ma no! L'ho staccato io! Lì, lì, lì... Riattacchi! (A una lavo­rante) E tu apri la finestra! Non vedi che è buio?!

lavorante   Sì, signora.

voce di giacomino   Flora!

flora   Eccomi, caro!

irma Signora, ci sono due dottori nella rubrica! Padre e figlio. Quale devo chiamare?

(In questo momento, la finestra di prosce­nio viene spalancata, e un fascio di sole illumina in pieno Flora).

flora   Il più giovane, Irma!... Chiami il più giovane! (E scompare in camera da letto).


ATTO SECONDO

La stessa scena, un mese dopo. È pomeriggio. Un baule, molte valigie, vari indumenti di Flora stirati e appesi qua e là, indicano che la partenza per la crociera è prossima. Le poltrone sono co­perte di fodere, il lampadario è velato, manca il tappeto. Dalle fi­nestre irrompe violenta la luce di luglio. Tino Pinucci è seduto sul bordo del divano, esattamente come nel primo atto, gli occhi fissi alla platea. Dall'ingresso entra Irma, seguita da due facchini.

irma (indicando il baule) E questo è l'ultimo. Facciano piano a sol­levarlo, pesa molto. Attenti al divano... Così. Aspettino, apro la porta. (Scompare di nuovo nell'ingresso, seguita dai facchini che trasportano il baule).

(Suona il telefono).

voce di irma    Signor Pinucci!

tino      Sì?

voce di irma   Vuol rispondere lei, per favore?

tino Sì, signorina. (Stacca il ricevitore con cautela) Pronto, casa Mariano. Come? No, io non sono "Cicci". Questa è casa Mariano. Pronto... Pronto, signorina!... (Evidentemente, nessuno ri­sponde più dall'altro capo del filo) Pronto! (Tino riappende il ri­cevitore. Irma si affaccia sotto l'arco)

irma    Chi era?

tino    Non so... una donna. Mi ha chiamato "Cicci'!

irma    "Cicci"?

tino   Sì. Aveva una voce dolce, affettuosa... (Con un triste sorri­so). Era certo uno sbaglio.

irma Grazie. (Scompare di nuovo. Ma subito giunge la sua voce, festosa).

voce di irma    Oh, buongiorno, signora.

voce di donna    Buongiorno.

voce di irma  Scusi un istante, che le sgombero il passaggio. Aspet­ti. Ecco...

(Appena udito il saluto di Irma, Tino è stato preso da una subitanea agitazione. È corso allo specchio, si è dato un col-petto alla cravatta, ai capelli, e ora corre alla porta... in tempo per scontrarsi con Emma Rota. Tino si ferma di colpo, deluso, borbotta qualcosa fra i denti, fa un inchino imbarazzato, gira sui tacchi, e torna a sedersi sul bordo de! divano, gli occhi fissi alla platea. Emma è rimasta sotto l'arco, alla sommità dei gradini, sbalordita da quello strano balletto).

emma    (a Irma, sottovoce) È pazzo?

irma (dolcemente) No... è giovane. (Avanzando) Posso offrirle qualcosa? La signora sarà qui a momenti. (Emma fa cenno di no)

emma Grazie. Volevo solo rammentarle che la partenza per Napoli è alle otto.

irma Oh, non l'ha certo dimenticato. Mi ha fatto telefonare anche al signore, per ricordarglielo.

emma.    Giacomino è tornato?

irma    Non ancora. Arriverà col rapido delle sei.

emma    Dalla clinica?

irma Oh, no. Son quindici giorni che il signore ha lasciato la clinica. Ora è in campagna, da un amico.

emma Non sono mai riuscita a capir bene cosa abbia avuto. Infar­to? Trombosi? Morbillo?

irma   Un crampo, signora.

emma   Tutto qui?!

irma Il signore tiene molto alla salute.

(Emma siede sulla poltrona di destra, riflettendo ad alta voce, lentamente).

emma No, no. Il signore ha paura della moglie, ecco la verità. L'e­suberanza di Flora lo massacra. Laggiù, invece, tra i moribondi, si sarà sentito rinascere... (A Tino) Lei non crede?

tino (sorpreso di essere interpellato) Non so... Non sono mai stato in una clinica.

emma Già, costano care. E i poveri malati, quand'anche ci arriva­no, non sono più in grado di apprezzarle. Bisogna andarci come ci andiamo noi, sani, fiorenti, in perfetta salute... Allora sì che c'è gusto! (Con altro tono) E lei cosa farà, Irma? Dovrebbe riposarsi un po'.

irma . Prima che l'atelier sia in ordine, le spedizioni ultimate, passe­rà tutto agosto. In settembre, forse, quando tornano i signori, fa­rò un salto al mare con mia sorella. È fidanzata.

emma    Ah sì? E lei, perché non si sposa?

irma   (sorridendo) Nessun uomo mi ha voluta.

emma Prenda quello di sua sorella. Mi diceva ieri un amico che non si fa in tempo a fidanzarsi con una donna, e ci si accorge che la sorella era meglio. (Fissando Irma) O proverebbe vergogna?

irma    Forse.

emma I primi tempi. Quando ho incontrato mio marito avevo ven­titré anni. Non bella, ma con dei sogni: un uomo giovane, forte, sensibile... Lui era già vecchio, vile, volgare. Il ventre gli ballava, a ogni gesto grazioso, come un sacco di monete. Ora ingombra tutto il letto, e il mio posto si fa sempre più piccolo. Credo che diventerò trasparente, un giorno, o l'altro, se voglio restare ag­grappata a un lembo di lenzuola... Ma non provo vergogna. Triste, eh?

irma   Non spetta a me giudicare.

emma Oh, lei giudica, invece! Mi sembra di vederla, nella sua stan­zetta, pregare per le nostre anime prima di addormentarsi. Dica se mi sbaglio.

(Una pausa. Irma la guarda diritto negli occhi).

irma   Non ho una stanzetta mia. Dormo sul divano del salotto.

emma     Sola?

irma     Sì.

emma Beata lei! (Con altro tono, chinandosi a sfogliare una rivista) Immagino che avrà molte cose da fare, Irma. Non le trascuri per me.

irma Grazie, signora. Mi scusino.

(Emma aspetta che Irma sia uscita, poi di colpo balza in piedi, si avvicina alla tenda, sbircia nell'atelier, torna al proscenio, e sussurra a Tino con fare miste­rioso)

emma   Presto. Se ne vada.

tino    (sorpreso) Come?

emma   Non ha sentito? Flora sarà qui a momenti.

tino   Certo... Sono venuto apposta,

emma   Non partirà con lei!

tino    Signora...

emma Non mi riconosce? Ci siamo incontrati in quella stanza un mese fa. Lei cantava dietro una tenda, durante la sfilata. (Tino la guarda senza espressione) Vedo che ho fatto colpo. (Con forza) Emma Rota!

tino   Ah, quella della nave...

emma    (sarcastica) Bravo!... "Quella".

tino    (confuso) Mi scusi signora, io...

emma Lasci perdere. Per pesare nella memoria di un uomo, mi oc­corrono almeno 200 tonnellate di naviglio. Ci sono abituata, è la mia stazza. (Con altro tono) Ho cercato, sa, di indurre Flora a portare gente giovane, in crociera. Gente fresca, spontanea, come lei.

tino    Le sono molto grato.

emma Ma Flora non ha voluto saperne... Evidentemente, c'era già quell'altro.

tino   Non mi dica il nome, signora. Non gliel'ho chiesto.

emma   Cosa aspetta da Flora? Si irriterà, a trovarla qui.

tino Si irriti, mi punisca. Non potrebbe farmi niente di peggio che andarsene. Se ne va lo stesso... Amerò Flora anche senza di lei.

emma (scattando) Ma non si vergogna di dar spettacolo? Non si vergogna, di mendicare?! Sta lì, seduto in pizzo al divano come un frate alla questua. Chi vuol sedurre con quei modi?! Basta guardarlo per accorgersi che non le appartiene niente, qua den­tro. Niente, niente... Tranne l'abito che indossa!

tino Neppure quello, signora. È di mio padre.

 

(Una pausa. Emma lo guarda. Poi si avvicina al divano, si inginocchia accanto al bracciolo).

emma    Ascolti, Tino. Io potrei dirle cose tali, su Flora, da farle infilare quella porta senza aprirla. Non gliele dirò. Non solo, passerò dalla sua parte, l'aiuterò presso Flora, cercherò di convincerla a piantare quell'altro e a ritornare a lei... Ma mi dica perché l'ama! Me lo dica. Perché è famosa? Bella? Non è bella, e sta invecchian­do. Qui ancora si salva, negli angoli senza finestre omimetizzata con la stoffa delle poltrone. Sulla mia barca, in pieno sole, fuori dal suo regno, tra gente che non la conosce, si scioglierà a poco a poco, come una stella marina... Flora non ha niente dentro! Non esiste!... Mi segue, Tino?

tinto Per dir la verità, signora... ero rimasto alla stella marina.

(Emma si rialza, scoraggiata).

emma   E allora ci resti, caro. Se la merita.

tino No, no... Mi permettevo solo di osservare che le stelle marine non si sciolgono... Sono le meduse.

emma   (stancamente) Bravo. Parliamo di pesci.

tino ...Inoltre, lei vuole che io me ne vada, perché le dispiace che offra a Flora lo spettacolo della mia devozione. So di essere coc­ciuto, e anche ridicolo... Ma lei, signora: perché le è amica, se l'o­dia tanto?

(Emma si volta di scatto, sorpresa dall'osservazione di Tino. Vorrebbe replicare con forza, ma si trattiene, e dice calma, quasi sorridendo).

emma Anche l'amicizia deve nutrirsi di qualcosa. (Si mette a pas­seggiare) Eppoi, io non odio Flora. Non più degli altri, a ogni modo, o di me stessa. Son corrotta quanto lei. (Scaldandosi via via) Ma Flora vive, a suo modo, e io no. Flora è felice, e questo mi toglie il sonno! Se naufragassimo tutti, in crociera, vecchi che comprano, giovani che si vendono, truffatori, truffati... Ah! Tire-rei un respiro, riuscirei a vederci chiaro, finalmente! Macché. Scoppieranno i fulmini celesti, e noi sentiremo al massimo qual­che disturbo sul Programma Nazionale. (Si è avvicinata alla fine­stra, volta verso il pubblico) Strano Paese. Naviga a mezza costa tra il peccato e lo scandalo, il confessionale e il bordello, ben deci­so a non guastarsi né con Dio né coi Suoi nemici... È il pubblico che ci vuole, per Flora. Basta farlo ridere.

tino  Perché è così amara, signora?

emma    (piano) Vorrei esserne certa, e non lo sono.

tino    Di cosa?

emma    Di andare almeno all'Inferno... dopo.

(Entra Irma).

irma La chiamano al telefono, signora. Nell'atelier.

(Emma si riscuote, e riprendendo il tono leggero di sempre, getta a Tino, con ironia).

emma Vede?... Non ci mandano mai così lontano come si crede. (Esce).

tino   Povera donna, sembra molto infelice. È intelligente?

irma  (con semplicità) Credo di no.

tino   Eh, non mi fido più, sa?... Mi sto facendo furbo! Uno comincia a illudersi di essere tra persone per bene, e invece, tàcchete!... gli ar­rivano due o tre pensieri tra capo e collo da mozzarti il fiato! Ormai ho capito. Tutti intelligenti, qua dentro! Tutti!

(Rientra Emma).

emma    Era Flora. Non tornerà fino alle otto.

tino  (ansioso) Le ha delto che son qui?

emma  Ah, sì. La saluta.

tino  Nient'altro?

emma      No.

tino (deluso) Capisco... Be'. forse è meglio che vada, allora. (A Emma, con sincera emozione) La prego... Le dica addio per me.

emma    (fredda) D'accordo.

tino   E non le faccia prendere troppo sole, sulla barca. Sa, quella storia della stella marina...

emma    Stia tranquillo. Penserò io a metterla in ombra.

tino    (avviandosi) Grazie. Arrivederla, signora... E buon viaggio.

emma   Arrivederla. Tino.

tino    Buonasera, signorina.

irma (dolcemente) Buonasera, signor Pinucci.

(Tino si ferma e si volta).

tino    Signora...

emma     Sì?

tino    Se tornassi più tardi, per dirle addio?

emma (scattando) Ah, caro! Non sta mica cantando all'Opera! Nella vita, quando si è detto addio una volta... si esce!

tino   Già. Addio signora.

(Esce. Emma lo segue con lo sguardo. Poi si reca alla tenda dell'atelier e la scosta, esclamando)

emma    Via libera!

(Dalla tenda fa capolino Flora, carica di pacchetti).

flora Se n'è andato? (Allegramente) Meno male. (Voltandosi) Avanti, Ruggero, avanti.

(Entra Ruggero. È un "gentiluomo" un po' fuori moda, molto compassato e curato).

ruggero    Cosa sono tutti questi misteri? Chi c'era, qua?

flora Niente, caro... un fornitore. (Posa i pacchetti, aiutata da Irma) Lei sempre allegra, eh?

irma    Signora...

flora Bene, bene. Vada pure. (A Emma) Ah, Emma, tu ricordi Ruggero?

(Emma, che non ha staccato gli occhi da Ruggero da quando è entrato, risponde dopo una pausa, sforzandosi di sem­brar disinvolta, mentre Irma esce).

emma    Come no? Vent'anni fa, lo avrei sposato.

ruggero   (cordiale) Davvero? Bisognava dirmelo.

emma    Ci ho pensato, ma quelle due mogli mi hanno fatto paura.

flora   Sei bigamo?!

ruggero    (che non capisce) No... Vedovo.

emma   Appunto. Un uomo che arriva a seppellire due mogli, ameri­cane per giunta, ha precedenti pericolosi... Sta' in guardia, Flora.

flora (allegra) Oh, io ho la pelle d'un tamburo! Nessuno lo sa me­glio di te, che ci suoni sopra ogni giorno. (Versa da bere agli ospiti).

emma (con intenzione) Ho sentito dire che Giacomino è ospite d'un amico.

flora   (vaga) Sì, un compagno di scuola...

emma    Mi sembra così buffa l'idea di Giacomino in campagna! Fin che si tratta di donne, non c'è nulla da temere. Ma le uova di gior­nata, la pace dei boschi, il burro fatto in casa... Sono rivali peri­colosi, per te.

(Flora si rabbuia. Ma riprende con disinvoltura)

flora   È stato un consiglio del medico.

emma    Per un crampo?

flora    Si incomincia sempre dalle piccole cose.

emma   E il quarto, chi sarà? Una gallina?

flora    La vedrai stasera.

emma   Come si chiama?

flora   Olga.

emma   Olga cosa?

flora    Quante domande, Emma!

emma   Avrò ben diritto d'informarmi sui miei ospiti! Tu conosci mio marito...

flora (scattando) Appunto! Possiamo essere di manica larga. (A Ruggero, con dolcezza, porgendogli il bicchiere) Cosa stai pensando, caro? Non dici nulla.

ruggero (è seduto sul bracciolo del divano, in mezzo alle due don­ne, e le guarda alternativamente, un po' spaventato) Penso... in che acque navigheremo.

flora (ride, divertita) Ah, il mio bravo Ruggero!... (A Emma, in­dicandolo come se mostrasse un quadro) Non trovi che è un mira­colo, Emma? In tutti questi anni non è cambiato d'un filo!

emma    Hai ragione. Sempre vecchio.

ruggero (balzando in piedi) Insomma, signore, vi prego! Non sia­mo ancora partiti, e ho già l'impressione di affogare... Dovremo vederci ogni giorno, per un mese. Se questo è l'inizio!

emma L'inizio? Ma è un secolo che Flora e io ci vogliamo bene. Non è così?

flora (abbracciandola) Gli uomini non capiscono niente, Emma! (Con altro tono) E adesso devo occuparmi delle valigie, se non vogliamo essere in ritardo. (Grida) Irma!

(Emma raccoglie la borsetta).

emma   Io torno a casa, allora. Vi aspetto alle otto.

flora Un momento, cara... (È entrata Irma) Mi aiuti a chiudere le valigie del signore. Delle mie ci occuperemo dopo. Scusate. (Esce in camera da letto, seguita da Irma).

(Emma si avvicina a Ruggero).

emma   (piano, dolcemente) Sono contenta di averti con me.

ruggero    (piano) Anch'io.

emma   Non volevo offenderti, poco fa.

ruggero    Lo so. Gli anni passano per tutti.

emma   Già... (Accennando alla camera da letto) Ma solo lei li ha vissuti come voleva.

ruggero    È una donna forte.

emma    Quando vi siete rivisti?

ruggero    Circa un mese fa.

emma L'ami ancora? No, volevo dire... (S'imbroglia, la voce le si strozza in gola, balbetta) Ti... ti ricordi... della spiaggia?

ruggero Che spiaggia? (Emma lo guarda. Il telefono suona) Che spiaggia, Emma? (Emma continua a fissarlo disperata)

voce di flora   Vuoi rispondere al telefono, Ruggero?  

ruggero (scuotendosi) Sì, cara, subito! (Volta le spalle a Emma e stacca il ricevitore) Pronto, casa Mariano. Come?... Aspetti. (Copre il ricevitore con la mano, grida) Flora! C'è nessuno qua che si chiama "Cicci"?

voce di flora Non dire stupidaggini, Ruggero!

(Emma gira sui tacchi, ed esce silenziosamente).

ruggero (al telefono) Dev'essere uno sbaglio, signorina. Qua non ci sono "Cicci"... Pronto. (Nessuno risponde. Ruggero riaggan­cia) Senti, Emma...

(Entra Flora allegra).

flora E adesso, occupiamoci di noi! ... (Ruggero si volta. Flora si guarda intorno, sorpresa) To'! Se n'è andata?

ruggero (sedendosi sul divano) Sì.

(Per tutta la scena seguente, Flora raccoglierà i suoi indumenti, piegandoli con cura e siste­mandoli nelle valigie).

flora   Era più spinosa del solito quest'oggi. Il sole la irrobustisce.

ruggero    Emma non ti vuol bene.

flora (canzonatrice) Ma no? Davvero? (Ride) Caro, Emma aspet­ta la mia morte con la pazienza d'un notaio!... È da quella notte sulla spiaggia che non sogna altro.

ruggero   Ma quale notte?!

flora Rapallo, Bagni Margherita. Mi appiattai nella cabina un at­timo prima che tu arrivassi...

ruggero     Lo so.

flora   E perché? Non ti sei mai chiesto il perché? M'ero accorta che Emma incominciava a piacerti: dovevo batterla sul tempo. (Torna ad occuparsi delle valigie, allegra) Ah, che colpo... Non lo crederai, ma Emma non ha più avuto nessuno, da allora.

ruggero    Se si è sposata.

flora    Per disperazione.

ruggero    Io non ne sapevo nulla.

flora    Eri così occupato a seppellire le tue mogli.

ruggero   Emma è ancor giovane, ricca. Se volesse...

flora    Oh, la conosco bene! È come una stufa umida. Prima che si scaldi di nuovo, avrà novant'anni. (Suonano alla porta) Giacomino! di già! (Gridando) Irma! Vada lei ad aprire, per favore! (A Ruggero) Aiutami, Ruggero, su!...

(Ruggero, che era caduto in meditazione, si scuote).

ruggero  Come?... Ah, scusa, cara. (Si alza, e le si avvicina. Irma esce dalla camera da letto e va nell'ingresso. Ruggero chiude la valigia) Là!

flora   Che forza! Ah, faremo un bel quartetto, sulla nave!... Sono fiera di te.

ruggero    Grazie. (Irma compare sotto l'arco)

irma    Una signora chiede di lei.

flora  Adesso non posso. Le dia mille lire e la mandi via.

irma   Non credo sia per beneficenza...

flora Senta, Irma. Quando io...

(Ma le parole le si strozzano in gola. Sotto l'arco è apparsa una donna vestita di scuro. È così as­surda, con cappello e veletta sotto il soie di luglio, che Flora arre­tra d'un passo)

Oh dio... La Tosca!

la signora   Mi chiamo Sartori, signora.

flora   Ah.

la signora   (solenne) Vorrei parlarle... in segreto.

flora    Con un'entrata simile, c'era da aspettarselo. Scusa, Ruggero...

ruggero    Io vado di là.

flora Solo un momento... Sono certa che la signora sarà lapida­ria. (Ruggero va in camera da letto, Irma nell'atelier. Flora indica il divano alla sconosciuta) Prego.

(La donna siede, imbarazzata. Una pausa).

la signora   Non so come incominciare.

flora Eh no, signora mia, questo non me lo deve dire, io ho fretta. Cominci dalla fine.

la signora Innanzi tutto, debbo farle una confessione. Non mi chiamo Sartori!

flora   (amabile) Signora... Non ho preferenze.

la signora Ho fatto ricorso a questo vile stratagemma, per evitare che lei, in preda a una giusta, a una santa collera, rifiutasse di ri­cevermi... Signora, io sotutto!

flora Ah. (Le siede accanto) Senta, cara, visto che è così bene in­formata, le dispiacerebbe far saper qualcosetta anche a me?... Faciliterebbe la conversazione.

la signora   Anche lei sa tutto.

flora Quand'è così, abbiamo finito. (Si alza. La sconosciuta la trattiene)

la signora Lasci che la guardi! Ah, come ho potuto illudermi di... Lei è tanto bella, signora.

flora Grazie, cara. Le renderei volentieri il complimento se potes­si vederla meglio.

(La signora esclama lentamente)

la signora   Io mi chiamo Olga.

(Flora si illumina).

flora Olga.!... L'Olga di?... Tesoro mio, e ci voleva tanto a dirlo? Si faccia vedere! (Le solleva la veletta) Su, su, in piedi... (Le pren­de le mani) Ma lei è una meraviglia! Fresca, rotonda... sembra una mela! Oh Dio, ho fatto una gaffe. Mi perdoni... Ma sono co­sì sorpresa di vederla arrivare sola, bardata in quel modo... Non le sembra un po' scuretto, per una crociera?

olga (quasi piangendo) Basta, signora, basta! Non mi schiacci! (Flora resta allibita) Alle volte c'è più generosità nell'insulto, che nella benevolenza. Sono pronta a tutto, merito tutto... ma non questo. So quanto soffre!

flora    Io non soffro affatto.

olga    (cocciuta) Lei soffre!

flora (forzandosi alla calma) Olga... permette che la chiami co­sì?... Il nostro incontro sta prendendo una piega che mi sfugge. Torniamo sulla terra, vuole?... Giacomino sarà qui tra poco. Le valigie sono pronte, i signori Rota ci aspettano, e io sono felicissima di conoscerla. Chiacchieriamo da buoni amici, e fra un'ora partiamo tutti e quattro. Va bene?

olga    Io non partirò, signora.

flora    Come?

olga   Non verrò in crociera.

flora Senta, cara, adesso incomincia a seccarmi. (Con forza) Per­ché è qui, allora?!

olga    Per dirle che non sono cattiva...

flora Ma cosa vuole che me ne importi! Dobbiamo essere in nu­mero pari, questo è l'essenziale!... Su, da brava. Dov'è il bagaglio?

olga ...Per chiederle perdono, e per assicurarle che io scomparirò dalla sua vita.

flora (minacciosa) Olga, lei non mi conosce. Non sono tipo da essere presa in giro.

olga Lo so. Anche Cicci me l'ha detto... (Si corregge arrossendo) Mi scusi. Suo marito.

flora    "Cicci"?

olga    Io lo chiamo così.

flora    Capisco. Era dunque lei che?...

olga Sì, ho telefonato per assicurarmi che non ci fosse. Volevo parlarle da sola.

flora    (scattando) E allora parli, per il diavolo! Svelta! Si sbrighi!

olga (un po' spaventata) Sì, signora, sì... Dunque... (Con enfasi) Io non sono quella che lei crede!

flora   Daccapo!

olga Volevo dire che malgrado le mie colpe, ho una certa sensibili­tà, ho un cuore... Questa mattina sono andata a trovare suo mari­to in campagna. Dovevamo prendere gli ultimi accordi per la par­tenza. Mi ha ricevuto sull'aia.

flora    Su che cosa?

olga    Sull'aia.

flora   E va be'... l'ha ricevuta dove poteva!

olga Ma con un viso, signora, un'amarezza!... Mi ha parlato del suo dolore quando lei ha scoperto la nostra... relazione. Mi ha descritto la sua pena, che lei riesce così bene a dissimulare... In-somma, mi ha fatto capire che tutto era finito. (Si porta il fazzo­letto agli occhi. Flora, che ha ascoltato esterrefatta, sibila fra i denti, pensierosa)

flora    Mascalzone.

olga Non ci rimproveri, signora. È stato un errore... Giacomino ama lei, non me!

plora   Porco.

olga Signora...

flora (torna a voltarsi verso Olga, con uno scatto di energia) Olga, noi non ci faremo rider dietro! Abbiamo promesso di essere in quattro, e lo saremo! Dove sta lei, adesso?

olga    (sorpresa) Qui...

flora    Dove abita, sciocca?!

olga Tornerò a casa immediatamente. Me l'ha consigliato il signor Ottavio.

flora Un altro! Ma dove li discute, lei, i suoi casi intimi? Alla Radio?

olga Ottavio è l'amico di Giacomino, signora. Sapesse con quanta dolcezza, con quanta bontà mi ha parlato... Si è incaricato perfi­no di telefonare a mio marito, e di invocare il suo perdono.

flora   Lei resta qua, Olga.

olga (alzandosi) No, signora. Io vado. Vorrei però chiederle un fa­vore, se posso osare tanto... Dia questa a Giacomino, quando torna. Lui capirà. (Apre la borsetta e ne estrae una mela).

flora Un'altra!... Per poco che lei faccia all'amore, ragazza mia, le ci vorrà un frutteto!

olga Non capisco... (Flora le si avvicina, le strappa di mano la me­la e la getta via, afferrando Olga per i polsi)

flora Mi ascolti: le offro vitto, alloggio, abiti e un viaggio che non le capiterà due volte! Se Giacomino scappa, le troveremo un altro amante...

olga    Io ho un figlio, signora!

flora E io ho una figlia! Sposata. Sta in America, detesta sua ma­dre, e le scrive nna cartolina all'anno per Natale... Non sarà la nostra crociera a dar loro il mal di mare!

olga (spaventata) Mi lasci!

(Flora la respinge violentemente, con rabbia)

flora Coniglio.

(Olga la guarda, sconvolta, poi scoppia a piangere e scappa via. Si ode il tonfo della porta che si chiude alle sue spal­le. Flora si aggira per la stanza, furiosa. Dà un calcio alla mela che finalmente scompare di scena. La porta della camera da letto si apre, e appare Ruggero. Ci vuole qualche secondo, prima che Flora si accorga della sua presenza. Subito si ricompone, e gli sor­ride) Oh, Ruggero... Scusa se t'ho fatto aspettare.

(Ruggero tace. Flora fa un altro mezzo giro per la stanza, pensierosa. Pesca qual­cosa da un piattino, e se la ficca in bocca. Si volta) Vuoi un'oliva? (Ruggero fa cenno di no).

ruggero   Grazie. (Una pausa. Poi Flora comincia, imbarazzata)

flora Ruggero... Sono molto spiacente, ma... debbo dirti una cosa.

ruggero    (gelido) Lo so. Siete rimasti dispari.

flora    Ah, bene! Ascolti alle porte.

ruggero L'educazione ha i suoi limiti, come la licenza.

(Flora ride, canzonatoria).

flora    "Licenza"? Che e 'sta licenza?

ruggero    Immaginavo che ne ignorassi il senso. Addio, Flora.

flora (conciliante) Ma Ruggero, noi ci rivedremo. Ti telefonerò appena torno dalla crociera. Va bene?

ruggero    Toglimi una curiosità, cara.

flora     di'.

ruggero    Ti parla un collezionista, un dilettante di casi umani...

flora   Non farla lunga, Ruggero.

ruggero    C'è mai stato, nella tua vita, un periodo normale?

flora   Normale come?

ruggero Già. Cos'è "normale", per te? Diciamo... con degli scrupoli.

flora (con un gran gesto) Eeeh!... Scrupoli di coscienza! Vergo­gne! Rimorsi!... Facevano un chiasso, giorno e notte a litigare con 'sto povero corpo di ragazza che non voleva saperne. Hai mai provato la coabitazione, durante la guerra? Be', tu certo no, coi quattrini che hai. Ma io sì. La stessa cosa. Un inferno!... A mio marito piaceva tanto, poveretto. Poi lui morì, e io mi irrobustii... Tutti quei bravi sentimenti presero paura, e un bel giorno mi ac­corsi con sollievo che avevano fatto i bagagli. Ah, Ruggero, che soddisfazione, abitare sola col proprio corpo!

ruggero Non lo credo. C'è sempre un momento in cui l'inquilino sfrattato fa udire la sua voce. (Un'ombra passa sul volto di Flora)

flora Non dico di no. Quando piove... Quando ci si guarda nello specchio, al mattino...

ruggero    (incalzante) E allora?

(Flora si riprende con uno scatto).

flora Allora sprango la porta! Tutto, ma non soffrire!

(Ruggero prende il cappello dal tavolo).

ruggero    In tal caso, soffrirai poco all'idea di non rivedermi.

flora  Ruggero...

ruggero (voltandosi) Addio, Flora.

(È un po' troppo solenne, di­ritto sui gradini, sotto l'arcata che conduce all'ingresso, e Flora ha buon gioco di buttar tutto in ridere, chinandosi fino a terra e rifacendogli il verso).

flora   Addio, conte...

ruggero Non abbassarti troppo, cara. Alla nostra età, corriamo il rischio di non poterci più rialzare.

(Esce, Flora scoppia in una risata plebea).

flora Puh! (Gli grida dietro) Aggiornati! (Conclude, fra sè) Imbe­cille. (Ma subito si riprende, e chiama, energica e quasi allegra) Irma!

(Irma entra).

irma    Signora.

flora Irma, ho bisogno di lei. Telefoni alla signora Rota. Le dica che mi scuso tanto, ma che verremo solo in due, mio marito e io. Se chiede di me, dica che sono uscita. Se le domanda spiegazioni, dica che non sa niente, che non ha capito niente... Tanto le succe­de, qualche volta.

irma    Signora...

flora Zitta. (Alza la mano, tendendo l'orecchio) Una macchina. (Irma si affaccia alla finestra).

irma    È il signore!

flora  Solo?

irma    Con un amico.

flora    Il bovaro! (Facendosi coraggio) Be', gli vada incontro, Ir­ma, e prenda le valigie... Le dispiace? irma   No, certo.

flora    Quando torno, in settembre, assumerò una cameriera fissa, glielo giuro. Ah, Irma. Non una parola di quel ch'è successo. Si mostri sorridente, cordiale, serena... ma già, lei lo è sempre.

irma    Sì, signora.

flora Brava.

(Irma esce. Flora corre allo specchio, e si riassesta vestito e capelli, febbrilmente. La pendola batte le ore. Si odono le voci di Giacomino, di Ottavio e di Irma).

voce di irma Entri, entri, signore. Penso io al bagaglio.

 

(Sotto l'arco compare Giacomino. Ma è stranamente bardato. Un im­permeabile sulle spalle, una lunga sciarpa annodata intorno al collo, e un bastone nella destra).

giacomino    Buongiorno, cara.

flora Giacomino?!...

(Accanto a Giacomino, compare Ottavio: sembra un buon vitellone di provincia, non eccessivamente raffi­nato, eterno goliardo fuori corso e fuori tempo).

giacomino Flora, questo è Ottavio. Mio amico, ospite, e infermie­re.

(Ottavio viene avanti, e allunga la mano)

ottavio Buongiorno, signora. Sapesse com'ero impaziente di conoscerla!

(Flora, gli occhi fissi ai marito, ignora Ottavio).

flora    Vieni avanti, tesoro. Non vuoi sederti?

giacomino Ah, grazie. (Sotto lo sguardo allibito di Flora, Giacomino avanza cautamente, come fosse di vetro e avesse paura di rompersi. Si lascia cadete sul divano) Là!

ottavio    (a Flora) Ha visto come s'è ripreso, eh? Un altro!

flora    Già. Un altro.

ottavio Non c'è che la campagna, per ridare a un uomo affaticato il suo equilibrio!

giacomino  Ottavio.

ottavio   (premuroso) Sì?

giacomino Vuoi chiudere quella finestra, per favore? Tira uno spiffero...

ottavio      Subito.

flora    Siamo in luglio, Giacomino.

ottavio (mentre chiude la finestra) La prudenza non è mai troppa, signora! Catrame, polvere, benzina... Sappiamo bene cosa signi­fica, respirare un'aria infetta.

flora Lei non lo crederà, ma ci vivono tre milioni di abitanti, in quest'aria.

ottavio E ne muore uno ogni mezz'ora.

(Flora si volta verso Giacomino)-

flora    Sempre così?

giacomino  Simpatico, vero?

flora   Tanto.

(Appare Irma con una valigia).

irma   Mi scusino. Debbo far stirare la biancheria del signore?

flora Sì, quella pulita. La sporca, via!... Compreremo in viaggio. E ricordi la telefonata.

irma    Subito. (Esce nell'atelier)

flora Noi partiamo fra un'ora, Ottavio. Lo sa?

 

(Ottavio scambia un 'occhiata con Giacomino).

ottavio   Sì, ho sentito... Ma credo che Giacomino volesse dirle...

flora (interrompendolo) Se Giacomino vuoi parlarmi, è capacissi­mo di farlo da solo. Non è vero, caro? (rivolgendosi di nuovo a Ottavio, prima che Giacomino possa aprir bocca) Prende qualcosa?

ottavio    Non so... (A Giacomino) Tu?

giacomino    Io niente, grazie.

ottavio    (a Flora) Neanch'io.

(Flora li guarda).

flora Ah. (Con energia) E io sì, invece! Ho sete! (Si dirige verso il bar. Con altro tono, versandosi da bere) Ti sei divertito in cam­pagna, Giacomino?

giacomino Moltissimo. Dovresti provare anche tu, Flora. È come riscoprire una vita dimenticata. Vero ch'io sono malato...

flora    Lo eri, caro.

giacomino    Come?

flora (voltandosi e fissandolo) Sei guarito un mese fa. Da un crampo. (A Ottavio) Peccato che lei non possa venire con noi. La vita di crociera, un altro ambiente... l'avrebbero rimessa a nuovo.

giacomino Ottavio non va rimesso a nuovo, Flora. Quello che mi ha reso felice, è stato proprio il ritrovarlo così. Ti parrà assurdo, ma siamo andati a rubar fichi nell'orto vicino a casa sua, come ai tempi di scuola.

flora   Cosa?

ottavio    (giustificandosi) Mammà dormiva.

flora    (ironica) Perché lei abita ancora con mammà?

ottavio E il babbo. Hanno una piccola tenuta, due chilometri da Ascoli Piceno.

giacomino L'avessi visto, mentre scavalcava il muretto! Un ragazzo!

ottavio   Anche tu, Giacomino, anche tu!

giacomino   No, no, tu sei più bravo!

ottavio   Ma se sei arrivato in cima all'albero prima di me!

giacomino    Perché tu mi spingevi!

ottavio    Con una mano!

giacomino (stringendola fra le sue) Quanto basta! La mano di un amico! (Gli esamina il polso) Hai ancora quella ferita?

ottavio    Quale?

giacomino In quinta ginnasio, ricordi? Ci siamo presi a sberle due ore, perché eravamo innamorati della stessa ragazza. Ma sì, stava in classe con noi... La figlia del dentista...

ottavio    Rosanna!

giacomino Rosanna!... Poi abbiamo fatto la pace, e in segno di eterna amicizia, ci siamo tagliati i polsi e abbiamo mescolato il sangue... Col mio temperino, fra l'altro.

ottavio   Ce l'ho ancora.

giacomino   (guardandogli il polso) Dove?

ottavio    ...Il temperino. Sta in libreria.

giacomino    E la ferita?

ottavio    (Si guarda il polso) Eh, non si vede più.

giacomino    (idem) Neanche la mia. (Un silenzio)

flora   Siete cresciuti, da allora!

giacomino    Già.

flora Ma sono felice di sapere che ti arrampichi ancora sugli albe­ri, la notte. Vuol dire che stai bene.

giacomino (imbarazzato) Oh, era un albero basso!... (A Ottavio) Così, no?

ottavio    (spalleggiandolo) Più piccolo, più piccolo...

flora    Un cespuglio!

giacomino      Quasi.

flora    E cosa facevate, d'altro?

giacomino Si andava al Caffè, la sera, a guardare la televisione. Fino alle dieci, eh! Poi, a cuccia. La mattina dopo, alle nove, sua madre mi svegliava con la colazione...

flora    (a Ottavio) Mammà.

ottavio   Sì.

giacomino Avessi visto, Flora!... Uova, burro, latte, frutta, cre­ma, lardo, pane, dolci... Ci mettevo tre ore, a mangiare tutto!

flora    (concludendo) Fino a mezzogiorno.

ottavio   A mezzogiorno, in tavola!

flora   Ah.

giacomino Ottavio è un cuoco straordinario, sai! (A Ottavio) Quanti piatti sai fare, con le uova?

ottavio    (schermendosi) Lascia perdere, Giacomino...

giacomino Di', di'... Quanti? Ottantadue, ottantatre?

(Ottavio si guarda intorno, poi abbassa gli occhi, pudico)

ottavio Centonove. (E resta lì, fiero e modesto, diritto in mezzo alla stanza. Giacomino e Flora lo guardano. Un silenzio)

flora Senta, caro. Io ho una cucina modernissima, di là. Tutta macchine, leve, bottoni... sembra un garage. Perché non ci pre­para qualcosa? così Giacomino e io facciamo due chiacchiere, e chiudiamo le valigie.

giacomino (che non vuote restar solo con Flora) Ma Flora, lui è un ospite, qui!

flora Appunto! Bisogna distrarlo! (A Ottavio, tentatrice) Non c'è qualche piatto, fra i centonove, che le stia particolarmente a cuore?...

ottavio    Non so... Il Boccone del Re, forse...

flora    Il Boccone del Re! Quello che ci vuole. (Chiama) Irma!

giacomino    Non adesso, Ottavio!

ottavio    Se la cucina è così straordinaria...

flora Unica!... Io non ci vado mai, ma capisco che sia una tenta­zione irresistibile, per un uomo. (È entrata Irma) Irma, accompa­gni il signore in cucina, per favore. Spalanchi cassetti, forno, fri­gorifero, gli mostri tutto quello che c'è, e lo lasci fare. (A Otta­vio) O ha bisogno di aiuto?

ottavio    No, no... Preferisco star solo.

flora    (a Irma) Ha fatto quella telefonata?

irma    Sì. La signora non c'era. Ho lasciato un messaggio.

flora Benissimo. (A Ottavio) Vada, caro, vada. Troverà un ber­retto da cuoco, nell'armadio.

ottavio Grazie. A presto, Giacomino! (Esce con Irma. Flora si volta)

flora   Togliti quella sciarpa, caro.

giacomino   Non dovevi prenderlo in giro. È troppo facile, per te.

flora (torna ad occuparsi delle valigie) E cambiati d'abito. Ne tro­verai uno stirato, in camera.

giacomino    Ottavio è il mio solo amico.

flora   Lo spero.

giacomino Non sai quale sollievo, dopo aver passato la vita fra le sottane, sia per me incontrare un uomo!

flora   Gentile.

giacomino ...Parlare con una creatura umana senza sforzarmi d'essere spiritoso, senza l'obbligo di sedurre, senza pensare che prima o poi dovrò prenderla fra le braccia e stenderla su di un letto!

flora   Una volta ti piaceva.

giacomino    Be', adesso non mi piace più! Sono stufo, di carne!

flora Anche le uova, stancano... L'aria di mare ti farà bene. Cambiati, Giacomino.

giacomino   (gridando) Sto male, Flora!

flora    Non è vero. Getta via quel bastone, e alzati.

giacomino (petulante) Perché non mi aiuti?!

 

(Flora gli si avvicina, e lo accarezza).

flora Ma io sono qui, caro. Sono qui per aiutarti. La tua vecchia, paziente, inesauribile Flora. Pronta a vestirti, a nutrirti, a cullarti fra le sue braccia... Ma anche tu non mi devi mancare.

giacomino    Ho creduto veramente di morire.

flora   Certo.

giacomino Sapessi che impressione orrenda è quella di restare ful­minati in piena gioia... Uno pensa che tutto funzionerà come in passato, e invece il pericolo sta lì, nei presente, e non lo vedi.

flora   Un crampo, Giacomino.

giacomino "Un crampo, un crampo!...". E se fosse il cuore? Noi corriamo verso la morte all'indietro, gli occhi fissi alla vita!

flora   L'hai letto su un calendario, Giacomino.

giacomino   Ma è vero! Siamo dei mostri.

flora I mostri non sono che uomini visti con la lente d'ingrandi­mento! A me non spiace di sembrare più grossa. Ho l'impressione di durare di più.

giacomino   Dove l'hai letto?

flora   È mia.

giacomino   Sei incredibile.

flora Lo so. (Gli dà un bacio leggero sulla guancia) E adesso alza­ti, caro. Emma ci aspetta. (Torna ad occuparsi delle valigie)

giacomino   Olga non verrà, Flora.

flora (disinvolta) Davvero? Pazienza. Anche Ruggero è impegnato. Andremo noi due.

giacomino E Ottavio? Come posso piantarlo qua? È stato gentile con me.

flora Anch'io, tesoro. E sono tua moglie.

(Una pausa. All'im­provviso Giacomino afferra il bastone e lo scaglia attraverso la stanza, gridando)

giacomino Non è vero!... (Flora si volta, stupefatta) Ti ho sposa­ta, ma non sei mia moglie! Andiamo a letto assieme, mangiamo assieme, dormiamo assieme, ma non sei mia moglie! E quando saremo morti, ci metteranno nella stessa tomba, con lo stesso no­me, e ancora non sarai mia moglie! (Urla) Sono solo! Ho paura! (Irma appare sulla soglia della cucina).

irma   Il signore ha chiamato?

flora    No, se ne vada.

giacomino    Sì, ho chiamato! (Urla) Aiuto!

irma   Signor Giacomo!

flora    Se ne vada, le dico.

giacomino   Resti qua, Irma!

irma   (avanzando) Non si agiti così... Fa male al cuore.

giacomino Non ho più cuore! (Indica Flora) L'ha mangiato lei! (Urla) Ottavio! Ottavio!

flora    (calma) Hai finito?

giacomino No. Comincio adesso! Dichiarazione d'Indipendenza, articolo primo: non voglio più fare all'amore. Articolo secondo: mi pento. Articolo terzo: voglio andare in campagna.

flora Credi che ì tuoi amici sopporterebbero a lungo queste pagliacciate?

giacomino Anche un secolo, se necessario! Mi amano, loro, mi cu­rano, mi capiscono!...

(Sulla soglia della cucina compare Ottavio)

ottavio   (a Irma) Scusi, signorina, non trovo lo zenzero.

flora   Nel cassettino sopra il lavabo. C'è scritto.

giacomino   Ottavio! Devo parlarti!

ottavio Un momento, Giacomino, un momento... (A Flora) So­pra il lavabo, dice? Grazie mille.

(E scompare, richiudendo la porta. Giacomino resta col braccio teso, la bocca aperta, come volesse richiamarlo. Poi si affloscia, sconfitto. Un lungo silenzio. Irma raccoglie il bastone e lo depone sul tavolo).

flora    (piano) Grazie.

irma (in un soffio) Prego, signora. (Esce nell'atelier. Flora si avvi­cina alle spalle del divano)

giacomino    Niente scene, Flora.

flora D'accordo. Ma sia ben chiaro che io me ne infischio della crociera. Sai che trovata, andare in Africa d'agosto!

giacomino   (sorpreso) E dunque...

flora Inoltre è pericoloso. Per il vecchio Rota, per i suoi amici, noi non siamo nessuno, Giacomino. Ed Emma lo sa.

giacomino   Ma allora...

flora   Allora si parte! Aver paura è come arrendersi.

giacomino     (deluso) Non per essere criticato, Flora... Ma io sono un tipo che si arrende volentieri. (Flora gli lancia uno sguardo ter­ribile) Sono stanco, sono invecchiato!

flora Sciocchezze. Tutti invecchiano. Basta metterci un po' di grazia.

giacomino    Credi di averne, eh?

flora (allegra) Sì. Rustica, paesana, con un vago odore di erbe e di cipolle. Ci devono essere antenati fiamminghi, in casa mia.

giacomino Lasciamo perdere i tuoi antenati, Flora. Quando ti ho sposata, non ne avevi.

flora Potevo almeno risalire fino a mio padre. Ti sfido a fare al­trettanto.

giacomino    Non toccare mia madre! Era una santa!

flora   Santa, Giacomino... ma distratta!

giacomino Non è colpa sua se ha avuto una giovinezza tumultuo­sa! Era bella, fine, appassionata... E Dio sa cosa ha sofferto per il nostro matrimonio. Forse l'hai dimenticato, ma io avevo otto anni meno di te... Li ho ancora, del resto.

flora Per poco, Giacomino. Di questo passo, fra un mese sarai mio padre.

giacomino Colpa tua! Sì, sì, tua! Certe notti d'amore che durano fino a mezzogiorno...

plora   E le tue amanti?

giacomino   E i tuoi?

flora (allegra) Siamo pari, allora. Tutto è a posto. Cambiati, e partiamo. (Si allontana)

giacomino Flora! Flora! Non si tratta di partire o di restare, di es­sere pari o dispari. Si tratta di noi. La mia malattia era un segno, un avvertimento.

flora Il Cielo dev'essere ben scaduto, se invece degli Angeli usa i crampi, come messaggeri!... Ah, Giacomino. Tu hai solo paura, ecco la verità.

giacomino    Certo. È il mio modo di pregare! (Flora gli si avvicina)

flora Ascolta, caro. Ammettiamo, per farti piacere, che la nostra unione sia un po' curiosa. A me sembra bello fare apertamente ciò che altri fanno di nascosto. Ma riconosco che usa meno: si va stendendo un velo nero, sulle nostre città... Anzi, un panno nero. Restiamo almeno noi due, in abiti civili. Se ho ragione io, ridere­mo fino all'ultimo. Se ho torto... Bah, qualche anno di vita non fa molta differenza, su questa terra. Ce ne han dati così pochi.

giacomino   Io tengo ai miei.

flora   Anch'io. Passiamoli al sole.

giacomino    Ti credevo sorda, Flora. Sei anche cieca: fa buio!

flora Ma Giacomino, bisogna crederci, a un'altra vita, per cam-biare questa! Ci credi tu? Conosciamo qualcuno che ci creda sul serio? No. E allora? Alzati, alzati... Vedrai che risate ci faremo, in barca. Quello, sarà un bagno di giovinezza, e non l'assurdo tentativo di rimettere i calzoni corti! È stato Ottavio a montarti contro di me, eh?

giacomino   Un po'.

flora Naturale. Sta ancora aggrappato ai tempi del ginnasio, quando facevate la lotta sull'erba. S'è difeso dalla vita con una barriera di uova, lui. Ma tu, no. (Protende le braccia) Vieni qua, Giacomino. Vieni dalla tua Flora.

giacomino   (cominciando a cedere) Avrò bisogno di cure.

flora    Certo.

giacomino   (guardandosi attorno) Non ho il bastone.

flora   Sai bene che non serve.

giacomino    (alzandosi) Vienimi incontro.

flora No, Giacomino. Tocca a te, questa volta.

(Giacomino fa un passo. Suonano alla porta).

giacomino   (fermandosi) Chi è?

flora      Il taxi.

giacomino   Si parte adesso?

flora Sì.

(Giacomino avanza di nuovo. Irma esce dall'atelier, e Giacomino si ferma, abbassando gli occhi. Irma rallenta, guardandoli, poi si avvia spedita verso l'ingresso. Flora pro­tende di nuovo le braccia. Giacomino si avvicina. Lentamen­te, Flora lo attira a sé, facendogli descrivere un mezzo giro. Si baciano. In quei momento, sotto l'arco, compare Ravasio. Indossa la giacca sopra la camicia da lavoro, e nella tasca della giacca tiene ficcata la mano destra. Con un mugolio di spavento, gli occhi sbarrati, Giacomino tenta disperatamente di liberarsi da Flora).

flora (lasciandolo andare) Che ti prende?

(Giacomino fa un salto indietro, pulendosi le labbra e appoggiandosi a una poltrona, lo sguardo fisso a Ravasio. Flora si volta).

ravasio   Buongiorno.

flora (con un sorriso forzato) Buongiorno, Ravasio.

(Irma è comparsa sotto l'arco. Ravasio avanza, guardandosi attorno).

ravasio   In partenza, eh?

flora   Già. (Indicando il marito) Tutti e due.

ravasio    Non mi aspettava, immagino.

flora Le dirò, caro... Sua moglie mi ha un po' abituata a questo genere di apparizioni. Dev'essere lo stile di famiglia.

giacomino    (sorpreso) Olga è stata qui?

flora Poco fa. Ci dev'essere ancora una mela, da qualche parte. (A Ravasio) Allora? Ha qualcosa da dirmi?

ravasio   Sì: mi fate nausea. Tutti e due.

(Un silenzio).

flora (scattando) Cosa sta a fare lì, Irma? Non vede che siamo tra amici?!

irma    Sì, signora. (Esce nell'atelier)

flora   Senta, Ravasio...

ravasio Zitta. (Si avvicina a Giacomino) Ho giurato che avrei ucciso quel mascalzone... Ricorda?

flora Giacomino è stato ammalato... Non ha più la memoria d'una volta.

ravasio Ma io sì. Io me la ricordo, l'Olga d'una volta. (Indica Giacomino) Me l'ha sfigurata, contagiata... Gli ha tolto un po' della sua vita, e gliene ha data della vostra. E io non ho o stomaco di sopportarla.

flora Scusi, Ravasio, ma adesso esagera. Olga è pentita, Giacomino anche...

ravasio   Pentito, lui?!

giacomino    Sì, pentito, pentito!... Lo chieda a lei... Flora!

flora   (garantendo) Pentito, Ravasio.

ravasio   E lei?

flora   (candida) Io? di che?

ravasio Sono anni che le clienti mi riportano voci, storie, pettego­lezzi. Ho sempre rifiutato di ascoltarle. Oggi so cosa vale.

(Flora si fa improvvisamente dura).

flora Senta, caro. Mezz'ora fa piomba qui sua moglie, bardata come un cavallo... (Interrompendosi) A proposito, chi la veste in quel modo?

giacomino   Lascia perdere, Flora!

flora Va bene, va bene... (Riprendendo) ...E mi fa una assurda scenata, con pianti, singhiozzi e abbracci. Ora arriva lei, con una mano in tasca e la camicia nera. Crede di farmi paura? Sono anni che ci campo, in mezzo alle tragedie! Stanno sempre là, all'oriz­zonte, e non scoppiano mai... Spari, se la diverte!

giacomino    (spaventato) Flora!

flora Spari! Spari! Ha fallito vita, moglie, amori... Fallirà anche il bersaglio!

giacomino    Non l'ascolti. Ravasio!

flora   Zitto, Giacomino!

giacomino   Sta delirando, glielo giuro!

flora   Non scusarti! Tu sei con me!

giacomino   (urlando) No! Sono con lui!

flora Giacomino! La guerra è finita da un pezzo! Non serve più cambiare alleati ogni mezz'ora!

giacomino Io cambio, invece! (Urlando) Ottavio! Ottavio!...

(Un silenzio).

ravasio E io mi credevo infelice... Che pena. (Con altro tono) Bah, facciamola finita. (Cerca, senza riuscirvi, di estrarre la mano di tasca).

giacomino (terrorizzato) No, Ravasio, no!... Ah! (Si affloscia sul­la poltrona, chiude gli occhi).

flora (accorrendo) Giacomino!

(Ravasio estrae finalmente la mano di tasca. Stringe un pacco).

ravasio    Le sue lettere d'amore. Volevo restituirle.

flora Se le ricopi! Imparerà come scrivere a sua moglie! (Slaccia la cravatta di Giacomino) Su, caro, su, non è niente... Ecco, guarda, se ne va... (Ravasio butta il pacco di lettere per terra, vi­cino a Flora che si è inginocchiata a lato della poltrona, e si avvia verso l'uscita) Respira, tesoro, respira forte... Dove ti fa male? Qui?... Rovescia indietro la testa... Così. Respira, adesso... (Ma pur soccorrendo ad alta voce il marito, Flora tende l'orecchio, finché non ode il tonfo della porta d'ingresso che si richiude dietro Ravasio. Di colpo cambia tono, si alza, ed esclama con calma) Puoi smetterla, Giacomino. Se n'è andato. (Chiama) Irma! (Tor­na a voltarsi verso Giacomino, ancora inerte, svenuto) Su, caro, a me non la dai a bere. Te l'ho insegnato io. (Con forza) Giacomino! (Con un sospiro, Giacomino si alza, raccoglie le lettere, si av­via verso l'altra estremità della stanza) Bravo.

(Entra Irma) Irma, visto che il taxi non arriva, ne chiami un altro,  e faccia scendere le valigie con l'ascensore.

irma Subito. (A Giacomino) Anche le valigie che aveva in campa­gna, signore?

(Giacomino sta con le spalle voltate alle due donne, pensieroso, e non risponde. Flora risponde per lui).

flora Certo, certo... Dopo.

(Finalmente si ode la voce di Giacomino, calma, sicura).

giacomino (senza voltarsi) No, Irma. E neppure quelle della signo­ra.

(Flora e Irma lo guardano sorprese. Un silenzio).

flora (a Irma, con energia) Si sbrighi, per favore! (Irma esce con due valigie. Flora fa un passo verso Giacomino che è sempre im­mobile, al proscenio, voltato verso il pubblico. Esclama minac­ciosa) Allora? Si ricomincia?

(Lentamente, Giacomino si mette a ridere. Una risata dapprima leggera, tutta interiore, divertita, che a poco a poco si fa più forte, mentre Giacomino vaga per la stan­za, piegandosi in due e appoggiandosi ai mobili).

giacomino Che stupido!... Che stupido, a non pensarci prima!...

(Flora è senza parole, dalla sorpresa. Ancor più sorpresa è quan­do Giacomino si volta, e, al vederla, ha un nuovo accesso che quasi lo soffoca).

flora   Devo ridere anch'io?

giacomino (ridendo) No, Flora, no... Tu non puoi... né ridere... né partire...

flora   Perché?

giacomino    (c.s.) Perché... se non vengo io... ah! ah! Sei dispari!

flora (allarmata) Ma tu vieni, ora.

(Giacomino, ridendo, fa cenno di no con le dita).

giacomino    Dopo quel ch'è successo?!...

flora Ma cosa è successo? Niente! Abbiamo perso un fornitore, ecco tutto.

giacomino E io... che avevo paura di restar solo!... Rimarrai qua!... qua!... Con me!

(Entra Irma).

irma    Anche queste, signore?

giacomino Sì, sì... Anche quelle... Tanto, le riporta su!...

(Irma si ferma, allibita).

flora (a Irma) Presto, presto.

(Irma prende le altre due valigie ed esce. A poco a poco, la risata di Giacomino si calma. Flora cerca di darsi un tono, ma è chiaro che incomincia ad essere inquieta).

flora    Credi che non sia capace di partir sola?

giacomino (divertito) No. Flora. Non sei capace. Non oseresti mai presentarti a Emma Rota senza neppur un uomo. Lei là, schierata con marito, amici, marinai... una flotta! E tu sola, con quattro valigie e una cappelliera. Manco morta, ci andresti.

flora    Troverò un altro.

giacomino A quest'ora? (Suona il telefono) Senti?... I Rota. Cosa devo rispondere?

(Il telefono continuerà a suonare, ossessivo, fino al termine della scena).

flora    Per l'ultima volta, Giacomino. Vuoi sbrigarti?

giacomino    No, Flora. Voglio che tu resti qua a curarmi.

flora   Senti...

giacomino Non basta. Ho scoperto, quand'ero in campagna... (Ma si interrompe, turbato. Sotto l'arco è apparso Tino Pinucci, con un mazzo di fiori in mano).

tino Buonasera, signor Mariano. (A Flora) Buonasera, signora. Non ho resistito alla tentazione di rivederla e di augurarle buon viaggio... Il Conservatorio è chiuso, coi miei sono in rotta, e non so proprio dove andare in questi giorni.

(Giacomino e Flora si guardano. Lo stesso pensiero li attraversa entrambi, in un lampo. E mentre la costernazione sbarra gli occhi di Giacomino, la luce del trionfo illumina quelli di Flora. Comincia a ridere. Ride esat­tamente come Giacomino poco fa, scuotendosi tutta, piegandosi in due, ed indicando a se stessa, deliziata, la faccia di Giacomino).

giacomino (scattando, a Tino) Fuori dai piedi, lei! Non sopporto che si faccia la corte a Flora in mia presenza!

tino   Ma io...

flora   (a Tino) Non badargli, caro! È malato, sta delirando!

giacomino    Mi sente, Tino?!

flora    Ora fili a casa, ti cambi e vieni in crociera con me.

tino    (illuminandosi) In crociera?

giacomino    Non le dia retta! È assurdo!

tino    Sarà assurdo, signor Mariano... Ma a me farebbe piacere!

giacomino    La guardi, disgraziato! Ha vent'anni più di lei!

flora   E otto più di te! Ricordi?

giacomino    Flora, per l'ultima volta! Non puoi lasciarmi solo!

flora Non ti lascio solo, Giacomino... Ti lascio con la tua giovi­nezza. Cercala. Sta in cucina. (Prende i fiori dalle mani di Tino e li butta in aria, esclamando allegramente) E tu avanti! Marsch!

giacomino Flora!

(Flora e Tino escono. Giacomino esita un istan-te, poi li rincorre, invocando) Flora! Flora! (Si ode ancora una volta la sua voce, implorante. Poi più nulla. La scena rimane vuo­ta e silenziosa, se si eccettua lo squillo ossessivo del telefono. Infi­ne, anche il telefono tace. Dalla porta della cucina fa capolino Ottavio. Regge un enorme piatto sul quale troneggia, candido di burro e di crema, il "Boccone dei Re").

ottavio È permesso? (Si guarda intorno. Dall'ingresso appare Giacomino, affranto) Oh, eccoti qua. Ho fatto più presto che ho potuto, ma c'era poco gas.

giacomino   Flora se n'è andata, Ottavio.

ottavio    Perbacco! E io ho preparato per tre.

giacomino    Non tornerà più!

ottavio Torna, torna, sta' tranquillo... (Comincia a sgombrare il tavolo).

giacomino   Ti ho chiamato mille volte, in aiuto.

ottavio    Ho sentito.

giacomino    Hai sentito?! E allora perché non...

ottavio Per insegnarti a vincere da solo, Giacomino. Dov'è la tovaglia?

giacomino    Lascia perdere: non ho fame.

ottavio Stai scherzando?! Il Boccone del Re!... (Fruga nei casset­ti) Ah, ecco qua. (Prende una tovaglia, la spiega) Coraggio, Gia­comino!... "Primum desinare, deinde philosophare"... Là. Ti ri­cordi quella strofetta, che si cantava in liceo? Ma sì, l'avevamo scritta assieme... "Niente qua dura eterno. E non dispera il sag­gio. Lungo fu il nostro inverno. È ritornato il...". Che cosa è ri tornato, Giacomino?

giacomino    (fra sé) Non resisterò senza di lei.

ottavio    Giacomino! Che cosa è ritornato?

giacomino    [scuotendosi) Eh? (Con un gesto) Non so, non ricordo!

ottavio Sì che te lo ricordi... "Niente qua dura eterno. E non di­spera il saggio. Lungo fu il nostro inverno. È ritornato il..."?

giacomino    (urlando) Il maggio!

ottavio "Il maggio"! Visto che te lo ricordi? (Giacomino lo guar­da. Ottavio sorride. Anche Giacomino sorride, stancamente. Poi gli dà un pugno affettuoso sul braccio, e si alza, avvicinandosi al tavolo, È entrata Irma) Ah, signorina, mi scusi... Dove sono le posate?

irma   Ora gliele porto. (Si avvia verso la cucina)

ottavio   Grazie... E anche i piatti!

giacomino    Irma.

(Irma si ferma e si volta).

irma    Sì, signore.

giacomino   Lei sta piangendo... Cos'ha?

irma   Niente, signor Giacomo.

giacomino Su, su, si asciughi le lacrime, e venga a mangiare con noi. Guardi che bel piatto ci ha preparato il signor Ottavio. Io so­no guarito, sa. Anzi, per essere sincero... avevo esagerato, un po'.

irma Lo so, signore. Ma non piangevo per lei.

(In quel momento, Ottavio finisce di sturare una bottiglia di spumante. Il tappo vola via con un botto allegro).


ATTO TERZO

La stessa scena, due mesi dopo. I mobili sono di nuovo senza fo­dere, ma la loro disposizione è cambiata. Il divano è diventato il letto di Ottavio, e sta di traverso al centro della stanza. Un altro divano (di vimini) coperto da grandi cuscini di cotone a fiori, ha preso il posto del primo. I vestiti di Ottavio, gli avanzi di pasti mangiati disordinatamente, suggeriscono quell'immagine di bar­ca alla deriva che danno spesso le case degli scapoli. Fa ancora molto caldo, le finestre sono aperte. È il tramonto. Al calar della sera, si accenderanno le insegne luminose della strada, e dal bar di fronte giungerà a intervalli la musica di un juke-box. Irma sta raccogliendo tazzine da caffè, bicchieri, piatti, sparsi un po' dappertutto. Una figura d'uomo in smoking, il volto coperto da una gran testa d'asino di cartone, esce dall'atelier, e si avvicina furtiva alle spalle di Irma.

uomo (facendo la voce grossa) Buh! (Irma trasale appena, voltan­dosi. L'altro ride) L'ho spaventata?

irma   Molto.

uomo Non è vero. Lo dice per compiacenza. (Irma continua nel suo lavoro, volta al proscenio. L'uomo si avvicina alla camera da letto, togliendosi la testa di cartone. È Ottavio. Bussa, chiaman­do) Giacomino!

voce di giacomino    Che c'è?

ottavio   La metto io o la metti tu, la testa d'asino?

voce di giacomino    Come vuoi.

ottavio Eh no, qua bisogna decidere. Se tu metti la testa d'asino, io metto quella di porco, se invece il porco lo fai tu, faccio io l'a­sino... (Chiama di nuovo) Giacomino! (Nessuna risposta. Ottavio alza le spalle) Mah, forse è meglio non metter niente. Con questo caldo... (Butta la testa d'asino sul divano. Si guarda com­piaciuto nello specchio) Come sto, Irma?

irma    (che gli volta le spalle) È molto buffo, signor Ottavio.

ottavio    Badi che io sono senza testa, adesso.

irma   Oh. Mi scusi.

ottavio   Forse ho preso troppo sole. Non trova?

irma   No.

ottavio Come può dirlo, se non mi guarda neppure? (Si volta) Ehi! Dia qua. (Fa l'atto di prenderle i piatti di mano. Irma resiste)

irma   Grazie. Faccio da sola.

ottavio    È arrabbiata, con me?

irma    Perché dovrei? (Esce in cucina. Ottavio torna allo specchio)

ottavio Riconosco che dal giorno del mio arrivo questa stanza sembra un porto di mare. Ma è una specie di rivincita, sa. A casa mi opprimono, con la mania dell'ordine... (Si tocca i fianchi, sor­preso) La fascia! Ho dimenticato d'indossare la fascia! (Rientra Irma) Dove diavolo... L'ha presa lei, Irma? Per stirarla, intendo.

irma   Non ci ho pensato, signor Ottavio.

ottavio (smettendo di cercare) Certo, era mia! Ma se fosse stata di un altro? Di Giacomino, ad esempio?...

irma    Cosa vuol dire?

ottavio (ride bonaccione) Niente, niente... Io scherzo! (Si rimette a cercare) Ero certo di averla messa sul letto... Eccola qua! (La prende con uno strattone dal piano del tavolo, facendo cadere un piatto) Oh, mi dispiace... (Si inginocchia per raccogliere i pezzi. Irma fa altrettanto).

irma    Lasci, signor Ottavio.

ottavio   Adesso mi odia.

irma Che assurdità.

(Sono in ginocchio, uno di fronte all'altra. Ottavio chiede con voce sorda).

ottavio    Perché non mi guarda, allora?

(Irma alza la testa).

irma    Io?

ottavio    Ma non così... Sorridendo.

irma   Di che dovrei ridere?

ottavio Di me. Di questo goffo vitello che cerca di parlare, di muoversi, come Giacomino... E di piacere, anche, come lui. (Le prende il polso) Mi dica che le piaccio, Irma.

irma    Il caldo le fa male, signor Ottavio.

ottavio   Mia madre mi ha abituato alla tenerezza. Ne ho bisogno.

irma   La prego...

ottavio    Cosa le dà fastidio, in me? Il disordine?

irma   Niente.

ottavio Non... non vesto bene? (Mostra la giacca) Guardi, è di Giacomino...

(Irma ride appena appena, e si rialza).

irma    Lei è troppo giovane, signor Ottavio.

ottavio    Per che cosa?

irma    Per la sua età.

(Ottavio scatta).

ottavio Ebbene, si sbaglia! Capisco molto più di quel che credete! Ci sono abituato, io, a frugare nella gente!... La mia stessa vita, mica l'ho vissuta. L'ho spiata dal buco della serratura... (Fra sé) E non è stato un bello spettacolo.

irma   Forse il punto di vista era un po' basso.

ottavio   È colpa mia, se non sono cresciuto di più?

irma   Sì, signor Ottavio. È colpa sua.

ottavio Ma bene! Dica addirittura che sono un minorato, un anormale, un cretino. (Irma esce in cucina. Ottavio la segue fin sulla soglia) Lo dica, su, coraggio! Non mi offendo! Lo dica!

(Dalla camera da letto, alle spalle di Ottavio, esce Giacomino. È senza giacca, la cravatta nera ancora sciolta. Come Ottavio, è molto abbronzato).

giacomino   Cos'hai da gridare?

ottavio Irma. Mi giudica un cretino. (Si leva la giacca e indossa la fascia) Voglio che lo dica.

giacomino    Te lo dico io. Sei un cretino.

ottavto    No! Lei!

giacomino Non devi chieder troppo. Ottavio. Dopotutto sei un ospite, qui. (Si avvicina allo specchio e comincia ad allacciarsi la cravatta).

ottavio    Mi credevo un amico.

giacomino    Anche.

ottavio    "Anche". Lo dici debolmente...

giacomino    Per non farti male.

ottavto (lamentoso} Giacomino...

(Giacomino si volta di scatto, la cravatta in mano).

giacomino O insomma! Son due mesi che mangio come pare a te, odio il mare ma ci vengo, soffro d'insonnia ma vado a letto alle dieci... Non faccio un gesto, non dico una parola, che mi piaccia­no! Che altro vuoi?

ottavio   Un po' d'amicizia.

giacomino    Ma è questa l'amicizia, imbecille!

ottavio   No. Non era così.

giacomino Ah! Non era... (Gli si avvicina, abbassando la voce) E noi, Ottavio? (Indica la faccia dell'amico) Quel ragazzino timido, fantasioso, dalle unghie sporche ma dal cervello pulito, che divi­deva il banco con me... era così?

ottavio    Non sono molto cambiato.

giacomimo    Peggio, sei morto. Imbalsamato.

ottavio   Tu mi odi.

giacomino (piano, disperato) No, ma ti serbo rancore... Avevi quindici anni. Ottavio, e ti volevo bene.

ottavio    Io te ne voglio ancora.

giacomino Quando mi piaceva una ragazza, venivo da te a confi­darmi .

ottavio   Non è colpa mia se hai smesso.

giacomino Quand'ero triste, mi rifugiavo in casa tua. E se avevo voglia di sfogarmi, me la prendevo con te.

ottavio    Lo stai facendo.

giacomino Oh, non così... A suon di schiaffi, ricordi?

(Ottavio fa un passo indietro, allarmato).

ottavio Giacomino... son cose che si fanno da ragazzi.

(Giacomino fa un passo avanti).

giacomino    Visto che non sei cambiato...

ottavio   Che c'entra? Non è motivo per fare a pugni!

giacomino Allora ti piaceva. Eri coraggioso, Ottavio, e mi incutevi rispetto...

ottavio    Che ti prende?!

giacomino    Hai ancora un po' di coraggio?

ottavio   Certo...

giacomino    Sei capace di difenderti?

ottavio   (indietreggiando) Basta, Giacomino!

giacomino    (incalzandolo) Non aver paura...

ottavio    Vuoi smetterla?!

giacomino   Ti supplico! Non aver paura!

ottavio   Giacomino! Io sono un ospite, qui!

giacomino No! Sei un amico!... il mio amico, il mio amico! (Lo colpisce ripetutamente, con rabbia).

(Sulla soglia della cucina compare Irma).

irma Signor Giacomo! (Giacomino colpisce ancora. Ottavio in­ciampa nel divano e cade all'indietro, gli occhi sbarrati fissi sul­l'aggressore. Un lungo silenzio. Poi Giacomino si volta e fa qual­che passo, le spalle alla platea) Si è fatto male, signor Giacomo?

ottavio Ah, questa è straordinaria. Lo chiede a lui, se si è fatto male!

(Irma accorre verso Ottavio).

irma   Mi dia la mano.

ottavio (respingendola) No! Faccio da solo. (Si rialza, solenne e ri­dicolo) Ma voglio che si sappia, prima che io me ne vada: non mi ha fatto male!

irma    Il signore non ne aveva certo l'intenzione.

ottavio La smetta, lei, di prendere le sue parti!

(Giacomino resta immobile. Irma mormora).

irma Mi scusi. (Ed esce di nuovo).

 (Giacomino si volta e si avvicina all'altro divano, gli occhi bassi. Ottavio si riassetta).

giacomino    Ti chiedo scusa.

ottavio Tutti a chiedermi scusa, adesso! Non potevate pensarci prima?

giacomino    Resta qua, Ottavio.

ottavio Neanche un minuto! Faccio le valigie, e via. (Un silenzio. Con altro tono) A meno che tu insista...

giacomino     Insisto.

ottavio E va bene. Per farti piacere, eh. (Si china a raccogliere la sua giacca e la cravatta di Giacomino) La tua cravatta.

giacomino Grazie. (Guarda Ottavio e lentamente gli sorride. Sot­tovoce) Vecchio impotente.

ottavio    (con lo stesso tono) Vecchia carogna.

giacomino   Non hai caldo?

ottavio    Io? Scoppio!

giacomino    Aspetta. (Urla, allegro) Irma! Da bere!

ottavio    Forse sta cambiandosi... Vado io.

giacomino Sei un santo. (Ottavio esce in cucina, Giacomino gli gri­da dietro) Roba fresca, eh! Quella in frigorifero!

voce di ottavio    (dalla cucina) Stai tranquillo, è il mio regno!

(Giacomino si sdraia sul divano, pigramente. Si ode a tratti la musica di un juke-box dal bar di fronte).

giacomino    Ottavio...

voce di ottavio  Sì...

giacomino    Che giorno è, oggi?

voce di ottavio    Dieci settembre.

giacomino    Luna nuova?

voce di ottavio   Forse.

giacomino Non fa ancora buio, e già si vede benissimo... Tutta gialla.

voce di ottavio    Sarà il caldo.

giacomino Fin dove credi che illumini? Solo l'Italia, o anche il ma­re... l'Africa?

voce di ottavio   Mezzo mondo, credo. Se non e nuvolo...

giacomino    Sarà nuvolo, laggiù?

voce di ottavio Laggiù, dove?

(Giacomino tace, Ottavio rientra dalla cucina, con due bicchieri e una caraffa d'aranciata).

ottavio    Laggiù, dove?

(Giacomino si rigira sul divano).

giacomino Niente. Da' qua. (Si versa da bere. Ottavio siede su una poltrona vicina)

ottavio    Dovresti finire di vestirti, Giacomino.

giacomino    Ci tieni molto alla festa?

ottavio    Credevo ti seccasse andare a letto alle dieci.

giacomino   È così lontano...

ottavio Proprio per questo.

 

(Giacomino fa oscillare il liquido nel fondo del bicchiere. Mormora all'improvviso)

giacomino    Vorrei fare all'amore, Ottavio.

(Ottavio trasale).

ottavio    Cosa?

giacomino    Ho detto che vorrei fare all'amore.

ottavio    Bravo! Ora che stai bene?!

giacomtno   Se devo aspettare d'essere in punto di morte...

ottavio Non ho detto questo! Però è assurdo, ecco... ridicolo! (Si alza) Ma come! io mi faccio in quattro per curarti, distrarti, nu­trirti... insomma per ridarti il gusto della vita, e tu intanto... Scu­sa, Giacomino, ma non è leale! (Attraversa la stanza a lunghi pas­si) L'amore!... (Si volta) Con chi, poi? (Un gesto) No, non dirme­lo! Non mi interessano più le tue storie di serve. Quello che trovo insopportabile, è questa smania di cambiar parere ogni cinque minuti... (Ci ripensa) Ce l'hai ancora, l'Imperatrice?

giacomino    (distratto) Chi?

ottavio    Quella tutta viola. Dici che quando si spoglia...

giacomino No, non l'ho più vista. (Si alza, e si avvicina alla fine­stra di proscenio).

ottavio Senti, Giacomino. Io non sono un tiranno. Se hai deside­rio di fare all'amore, avrai le tue buone ragioni... Fallo. Telefona a qualche ragazza. Io esco, e ritorno domattina.

giacomino   (guardando fuori) Non posso.

ottavio    Come sarebbe?

giacomino    Devo sentirmela alle spalle, per vedere le altre. Le ho ceduto i miei occhi, le orecchie.... il corpo. Non sono più che un pezzetto di me. La parte più grande, più viva, sta in lei.

ottavio Lei, chi? (Giacomino tace. Ottavio capisce, e scatta, indi­gnato) Ah! Bene! Si ricomincia!... Ma quando hai accettato di venire al mare...

giacomino (interrompendolo) Pensavo a lei. Forse troverò una bottiglia sulla spiaggia - mi dicevo - con la sua voce dentro: "Torno, Giacomino, torno...".

ottavio    E quando ti ho sorpreso al telefono?...

giacomino Chiamavo casa Rota. Li aspettano da un giorno all'al­tro. (Un silenzio)

ottavio   Ladro.

giacomino   Ottavio...

ottavio Ladro, ladro! Hai usato la mia amicizia come una coper­ta, per scaldarci il ricordo di Flora!

giacomino   È mia moglie.

ottavio Sì! Lei da una parte, e tu dall'altra! Oppure assieme, che è anche peggio!... Bel matrimonio! Pulito!

giacomino Un matrimonio non ha neppur bisogno d'esser pulito,

Ottavio. Ha in sé tanta forza, che i tuoi poveri affetti non cono­sceranno mai.

ottavio    Ah no, eh, Giacomino... Non la morale, adesso!

giacomino (scattando) Flora mi appartiene, come io a lei! Nel be­ne, nel male... (Ripensandoci) Quale male, poi?

ottavio    Ah. Te lo sei già dimenticato, Ravasio.

giacomixo    Che ne sai, tu?

ottavio Ho le mie informazioni. Non cel'ha fatta, a riprendere Olga. S'è tenuto il bambino, ma lei no. (Un silenzio)

giacomino    È una storia che non riguarda Flora. Io la riprenderò.

ottavio    (ironico) Anche domani...

giacomino    Anche adesso.

ottavio   Con i suoi amici?

giacomino   Oh, sarà cambiata.

ottavio    (incalzante) Ma se non è cambiata?

giacomino (scattando) Com'è! (Più calmo) Com'è. Pur che torni.

(Ottavio grida, con sincera disperazione)

ottavio    E io? Che c'entro io, in questa casa?!

giacomino Me lo sto chiedendo, Ottavio. Che c'entri? (Sembra che Ottavio stia per saltargli addosso. Invece si gira di spalle, per na­scondere le lacrime. Giacomino riprende con voce bassa, doloro­sa) Mi vergogno, sai, di essere crudele. Ho cercato veramente di trovare con te una specie d'innocenza... Mi credi?

ottavio  Sì.

giacomino Ma quando abbiamo ripreso a vivere assieme, quando ti ho visto da vicino, con le tue manie, le piccole furbizie, il disor­dine...

ottavio   Ti ho deluso.

giacomino    Sì.

ottavio    (si volta, cercando di dominarsi. Dice piano) Doveva pur succedere, un giorno o l'altro.

giacomino    Mi dispiace.

ottavio No, no... Credevo che Flora non ti fosse così indispensa­bile, e m'ero illuso di aggrapparmi a te, che è il mio solo modo di vivere, fuori casa. Dietro un amico, dietro una porta... (Sorri­de debolmente) Bene. Mettiamoci le teste di cartone, e andiamo alla festa.

giacomino Come vuoi. Prendo la giacca. (Si avvia verso la camera da letto).

ottavio   Giacomino.

(Giacomino si ferma e si volta).

giacomino    Sì?

ottavio Solo due mesi fa, la paura della morte ti aveva messo ad­dosso un'ansia, uno sgomento... il desiderio di cambiar vita. "Un avvertimento" dicevi... Non ci pensi più?

giacomino    Mi sento così bene.

ottavio    Ma poteva essere vero.

giacomino Forse non riguardava me. Quando cade un aereo, tutti si mettono a andare in treno, per qualche giorno.

ottavio Chi credi che riguardasse?

(Giacomino sospira, un po' infantile)

giacomino Non torturarmi, Ottavio... Io non credo più agli avver­timenti. Se il buon Dio vuole insegnarci qualcosa, deve smetterla di farlo col dolore.

ottavio    E se vuole punire?

giacomino Me? (Ride, spalancando le braccia) Ti sembro tanto diabolico? Io sono un buon borghese: mangiare, dormire, qual­che avventura quando capita, e stringermi al corpo di mia moglie, come tu ti rannicchi all'ombra di tua madre. Anche Flora, in fon­do, è così... Vestiti, che usciamo. (Esce).

(La pendola batte le ore. Ottavio si infila la giacca. Dall'atelier compare Irma. Si è cambia­ta per andare a casa. Ha in mano la testa di porco).

irma    Signor Ottavio...

ottavio    (Si volta) Dica.

irma    La maschera...

ottavio Oh, lasci lì. Forse non le metteremo.

(Irma posa la testa sul tavolo).

irma   Io vado, allora.

ottavio    Di già?

irma   Devo alzarmi presto domattina, e...

ottavio Sì, sì, ha ragione. Io partirò fra qualche giorno. Mi di­spiace, sa. Per quanto in sottordine, qui mi sentivo bene... vivevo come un uomo. A casa mia, tornerò bambino.

irma   Rimanga.

ottavio (comicamente pauroso) Oh no... È bastato il ricordo di Flora, per farmi prendere a sberle. Immagini un po' quando tor­na!

(Irma lo guarda con sincera pietà. Gli si avvicina)

irma Mi ascolti, signor Ottavio...

(Ma s'interrompe, poiché in quel momento risuona, nitido, il campanello d'ingresso. Ottavio af­ferra il braccio di Irma. Un silenzio).

ottavio    (sottovoce) Ha sentito?

irma   Sì.

(Ottavio è diventato pallido. Si guarda intorno, agitato).

ottavio    Dove ho messo il telefono?

irma    (sorpresa) Come?

ottavio Aspetti ad aprire! (Si mette a cercare affannosamente per la stanza) L'ho nascosto io, ma non ricordo più dove... Se Giacomino si accorge... Eccolo! Un momento. (Ha trovato l'apparec­chio sotto un cuscino. Lo afferra e sta per conficcare la spina nel­la presa a muro, quando il campanello suona di nuovo. Acuto, insistente, tanto che Ottavio si immobilizza di colpo, come l'aves­sero trafitto con una spada. La porta della camera da letto si spa­lanca e appare Giacomino, S'è allacciato la cravatta e stava infi­landosi la giacca quando il suono lo ha fatto accorrere. Vede Ot­tavio con il telefono in mano).

giacomino   Sei stato tu?

ottavio (resta immobile) No. È la porta.

(Un silenzio. Giacomino volge lo sguardo su Irma, che si riscuote e si avvia di scatto) Aspetti, Irma!

(Irma si ferma, Ottavio si rivolge a Giacomino) Giacomino, se è lei... non cacciarmi via. Dammi ancora un gior­no.

(Ma Giacomino non gli bada e grida a Irma, gli occhi accesi di speranza)

giacomino Apra. Irma! Apra! (Mentre Irma esce, corre allo spec­chio, si riassetta. Ottavio prosegue, disperato)

ottavio Ti prego, Giacomino... Non posso tornare a casa così, da un'ora all'altra... Ho bisogno di prepararmi, di riflettere...

(S'interrompe. Sotto l'arco è apparsa Emma Rota, seguita da Irma).

emma   Buonasera, Giacomino.

giacomino Emma... (E sbircia verso l'ingresso, aspettando di ve­der sbucare Flora. Ma non appare nessuno) Ben tornata.

emma Grazie. (Avanza, guardandosi attorno) Uh, quanti cambia­menti! (Socchiude gli occhi, fissando Ottavio) Io conosco il signore?

giacomino Non credo. Ottavio è un mio amico d'infanzia.

(Ottavio, che si è molto rinfrancato non vedendo apparire Flora, si in­china e sorride).

ottavio    Piacere.

emma (risponde con un cenno del capo, poi si rivolge a Irma) Per­ché non risponde al telefono, Irma? Sono tre ore che vi sto chia­mando.

ottavio (fa un passo avanti, timoroso) L'ho staccato io. Giacomino. Sì... temevo una notizia... qualcosa che ti impedisse di venire alla festa... (A Emma) Niente di speciale, sa... Quattro salti fra amici.

emma Ah. (A Giacomino, con insolenza) Devo restare in piedi, Giacomino?

giacomino (che non ha smesso di fissarla, chiede lentamente) Dov'è Flora?

emma   Non è qui?

giacomino    Lo sai benissimo.

emma No... Ma lo speravo. (Siede, rassicurata) Mi domando che entrata farà, dopo quel ch'è successo... Non ti ha mai scritto, eh?

giacomino   Cosa è successo?

emma   Giacomino! Tu tremi.

già e omino    Rispondi.

emma E anche Irma, guardatela! (Indica Ottavio) E lui, come mi fissa! (Deliziata) Be', questa è sublime! Da cinquant'anni mendi­co uno sguardo... (Con gioia) E adesso ne ho tre! Tutti assieme!

giacomino   Rispondi, Emma!

emma   Eh, no, scusa! Me li voglio godere! Quando mi capita più?

giacomino    (urlando) Dov'è Flora?!...

emma   Dove pensa che sia, Irma?

irma   Aspetto che ce lo dica, signora.

emma    Dovrebbe intuirlo. Se il Cielo non informa lei, con chi parla?

ottavio Forse ho capito io, Giacomino. (A Emma) Signora...

(Emma risponde tutta eccitata, come a un gioco di società)

emma    Dica, dica.

ottavio È nascosta giù, nella sua macchina.

(Emma scuote la testa).

emma    Sono venuta a piedi.

ottavio (tirando a indovinare) S'è messa d'accordo con lei per en­trare più tardi; a un segnale...

emma (c.s.) A Flora può succedere qualsiasi cosa, tranne di metter­si d'accordo con me.

ottavio   (riflettendo) Aspetti, allora...

giacomino Basta, imbecille! (A Emma) Ancora dieci secondi, Em­ma. O ti rompo il collo.

fmma Ah, se mi prendi con le buone... non resisto. (Si alza, fa un giro per la stanza, si volta) Bene. Parlerò.

giacomino    Esci, Ottavio.

ottavio    Come? Proprio adesso?

giacomino   Emma deve sentirsi libera.

emma    Per me può ascoltare benissimo.

giacomino   Ascolterà dal buco della serratura. C'è abituato.

emma Ma io voglio che resti... (A Irma che sta uscendo) E anche lei, Irma! (Indica Ottavio) Per curiosità... (Indica Irma) Per dedi­zione... (Indica Giacomino) O per amore... Ci tenete tutti, a sape­re dov'è. Ebbene, aprite le orecchie: Flora, l'ho mangiata io.

ottavio    Diavolo!

emma Non ti sei accorto, Giacomino? Mi muovo, come Flora, par­lo, come lei... L'ho nel sangue.

giacomino    Ancora cinque secondi, Emma.

ottavio   Se dice che l'ha mangiata!

giacomino   Ottavio!

ottavio   Be', non si sa mai. In Africa... Ah, ah.

(Nessuno ride).

emma Bravo. In Africa. Ma era cominciato già prima, durante il viaggio. (A Giacomino) Sapevi che Flora non sopporta il mare? Io sì. Basta un'onda, un accenno di tempesta, ma che dico? uno zefiro, per vederla arrancare sul ponte carponi, tutta verde. Verde, del più bel verde bandiera che mai abbia sognato un generale. Si rovescia come un guanto, e l'anima le viene sulla faccia.

irma    Signora...

emma Mi lasci dire, Irma. Sappiamo benissimo che la sua ha un'al­tra tinta. (Riprendendo) In tali circostanze, è difficile riuscir sim­patici. Aveva seccato tutti, povera Flora. Tutti... tranne uno.

giacomino   Tino.

emma Già. Lei perdeva quota, e quello moltiplicava le attenzioni, noioso, petulante, innamorato... Mi chiedo se anche tu non sia della stessa razza, Giacomino.

giacomino   (in tono di sfida) Credo di sì.

emma Lo sospettavo. Ti dirò allora che proprio per questo Flora lo odiava. Vendicava su di lui le umiliazioni subite, si vergognava di fronte a noi di quel provinciale dal cuore troppo semplice. Ar­riviamo ad Akkra. C'era stata una rivolta di negri, qualche gior­no prima. Quaranta gradi all'ombra nelle miniere per un fiasco d'acqua e un pezzo di carne guasta, li aveva resi - come dire? - brontoloni. Ah, ma il Governatore era stato magnifico! Do­mati in poche ore. Credo anzi che ne avesse impiccati due... In-somma, era di buon umore! Ci invita tutti a una gran festa in co­stume, tema "I bambini famosi". C'erano già due "Piccoli Lord Fountleroy", un ''Tamburino sardo"... un "Incompreso"... ah, un "Ballila" (Fercioni, l'ex-federale)... quando arriva Flora. Aveva piantato Tino a bordo, né lui poteva certo permettersi, in quell'equipaggio di milionari, un costume degno di lei. Si era ve­stita da "Flora bambina": la parrucca rossa, e due treccine che le arrivavano qui... Mostruosa, geniale. L'orchestra attacca, si balla. Ed ecco, all'improvviso, comparire Tino! Mi sembra anco­ra di vederlo, povero ragazzo... Un asciugamano intorno ai fian­chi, tinto d'oro dalla testa ai piedi.

ottavio    Come "d'oro"?

emma Oro, oro. Vernice. S'era mascherato da ''Amore". Non so chi glielo avesse suggerito... ma ebbe un gran successo. Era così giovane, in confronto agli altri!... L'uscita, fu meno brillante. Lo portarono fuori a braccia.

irma   (con un filo di voce) Perché?

emma La vernice aveva chiuso i pori. Si era avvelenato.

(Un silenzio. Il cielo è buio, ormai. Solo le insegne luminose del bar di fronte illuminano debolmente la stanza, mentre giunge nitida la musica del juke-box. Giacomino chiede con voce sorda, senza al­zare gli occhi)

giacomino   È morto?

emma Non saprei. Voleva a tutti i costi tornare in Italia, ma abbia­mo dovuto sbarcarlo a Dakar,

Irma    L'avete lascialo solo?!

emma Solo... in ospedale! Cerchi di vedere il quadro, signorina. Le lenzuola bianche, gli infermieri negri, e lui d'oro. Sarà triste, ma bisogna riconoscere che non manca di colore.

irma    Come può ridere in questo modo?

emma Perché sono cattiva, e perché in fondo è stata una bella fine. Ci eravamo chiesti tante volte se fosse davvero quell'anima candi­da che sembrava. Bene, adesso lo sappiamo: lo era.

(Un silenzio).

giacomino   E Flora?

emma Flora. Rimase indietro, mentre trasportavamo a bordo il corpo del ragazzo. E quando arrivò, mio marito le fece trovare i bagagli sulla banchina.

giacomino   Cosa vuoi dire?

emma La cacciò via. Non dimenticherò mai quella scena, Giacomino: noi affacciati sul ponte della nave, e lei giù, appena illuminata da un fanale, con quelle trecce rosse e le calzette bianche. Era buio, ma sono certa che mi vide. Poi raccolse la valigetta (una so­la, quella dei gioielli), si tolse la parrucca e si allontanò in silen­zio... Non l'ho più riveduta.

giacomino    Vattene, Emma.

emma    (alzandosi) Sì. Giacomino.

giacomino   Non rimetter piede qua dentro.

emma   Ormai... Consummatum est. (A Irma) Lei non dice nulla?

irma   Che Dio abbia pietà di lei, signora.

emma Oh l'avrà. Irma. Mi pentirò, invecchiando, e sarà un pecca­to. Se il Signore vuole ancora offrire un bell'esempio, dovrebbe coglierci adesso, di sorpresa... come le trote, che si gettano nella padella ancor vive. Non disturbatevi, conosco la strada. (Esce)

giacomino   Ottavio.

ottavio     Sì.

giacomino    Va a prender la macchina. Ti aspetto giù.

ottavio Sì, Giacomino. (Esce).

(Irma accende la lampada sui tavo­lo. Guarda Giacomino che è rimasto immobile, pensieroso. Irma chiede dolcemente).

irma   Vuole che le prepari qualcosa?

giacomino   No, grazie. Esco.

irma   Ma la signora...

giacomino   Non voglio più vederla.

irma   Anche se avesse bisogno d'aiuto?

giacomino Flora? (Ride amaro) Non la conosce. Avrà già preso il posto del Governatore. No, no... Del resto, nessuno ha mai pen­sato che io possa aiutare qualcuno.

irma   Io sì.

giacomino    Lei non conta. (Si riprende) Mi scusi, Irma.

irma    (con un sorriso) Di nulla.

giacomino Siamo molto ingiusti con lei. Così paziente, così dol­ce... ( La guarda) Se l'avessi incontrata a suo tempo, chissà cosa sarebbe successo... (Sorridendo) Magari l'avrei sposata.

(Irma arretra di un passo, sconvolta).

irma   Me?!

giacomino    (sorpreso) La offendo?

irma No, no!... Chi ha detto questo... Ma è assurdo, ecco... grottesco!

giacomino   Era solo un'ipotesi, Irma.

irma Bene, signor Giacomo... Non la ripeta!

(Giacomino non sì aspettava la reazione eccessiva di Irma. Ma è chiaro che ora inco­mincia a interessarsi, mosso da una curiosità maligna. Si avvicina sorridendo)

giacomino Perché no?... Avremmo passato delle serate tranquille. Un po' noiose, probabilmente, ma non si può avere tutto, a que­sto mondo. (Amabile) Mi dia la mano. (Irma indietreggia spaven­tata) Su, Mi dia la mano.

irma    Cosa... vuol farne?

giacomino Non sia così pratica, Irma. Perché si chiede la mano a una donna? Per "farne'' che?... Niente. Coraggio. (Lentamente, timorosa, Irma avanza verso di lui. Giacomino sorride) Sembra una miracolata ai primi passi. Non tenda i muscoli, non si irrigi­disca... Così. (Le afferra la mano, la guarda negli occhi) Mai vi­sto tanta paura. Eppure io sono un buono a nulla, lo sanno tutti. E neanche di se stessa deve avere paura. Lei abbandona la sua mano nella zampa del padrone, perché rischierebbe troppo, a dir­gli di no. Ci sono i genitori, le sorelle, da mantenere... È così?

irma   (fissandolo) Sì.

giacomino Vede? Lei non ha colpa. Decidiamo fin da ora che tutte le colpe sono mie.

irma    Ma è vero.

giacomino D'accordo, cara, non insista! (Riprende, con un misto di sincerità e di gioco) A questo punto, io vorrei dirle: mi aiuti, Irma, sono debole. Non arrivo né a pervertirmi del tutto, né a cambiar vita. Una donna mi piace, e io sono pronto a passare sul cadavere di mia madre, pur di averla. Ma non riesco a dimentica­re che dopo qualche minuto si alzerà dal letto, chiedendomi "do­v'è il bagno...". Lei è limpida, onesta, forte. Lei crede in qualco­sa... Mi stia vicino, mi illumini. Io le darò in cambio esperienza, calore, e due braccia d'uomo per le sere d'inverno. Questo, vorrei dirle... (Sono ora vicinissimi. Irma è tutta tesa, il volto alzato ver­so quello di Giacomino, come in estasi. Ma improvvisamente Giacomino si stacca, ed esclama con tutt'altro tono, muovendo su e giù per la stanza) Vorrei dirglielo, ma non posso!... Ho un peso, qua, una rabbia... una melanconia... Dio, che caldo!... (Si volta) Mi scusi, Irma, ho bisogno di un po' d'aria. Lei spenga la luce, chiuda il gas, e vada pure a casa, se vuole. Io non tornerò fino a domattina. (Si avvia verso l'ingresso, mentre Irma resta pietrificata. Giacomino si ferma e si volta) Ah. Irma... Mi scusi, per quello che ho detto. Le giuro che questa scena non si ripeterà mai più. (Ed esce).

(Irma rimane immobile, come in trance, imma­gine di una desolazione ridicola e pietosa. Poi a poco a poco si sveglia. Si guarda intorno come non ricordasse più dove si trova, e alla fine si riprende. Con gesti di un'infinita stanchezza racco­glie le teste d'asino e di porco, e trascinandosele dietro scompare lentamente in cucina. La musica si attenua. Sotto l'arco, con una valigetta in mano, compare Flora. È molto cambiata dall'ultima volta. Indossa un abito evidentemente comprato fatto, che pur non le sta male. Gira gli occhi per la stanza. Fa qualche passo, depone la valigetta sul tavolo. Sì avvicina alla camera da letto e spalanca la porta, fermandosi però sulla soglia. Dalla cucina rien­tra Irma, che vedendola così di spalle, getta un grido. Flora si volta)

flora    Irma.

irma (esterrefatta) Signora... (Ma subito si riprende, e con un mo­to di gioia le corre incontro) Signora! (L'abbraccia) È tornata!... Ah, sapesse che gioia, che liberazione... Ma perché non ha scrit­to? Bastavano due parole, un telegramma...

flora    Ho scritto.

irma   Non abbiamo ricevuto nulla!

flora    (guardandosi intorno) È evidente.

irma   (interpretando il suo sguardo) Oh, il signore l'avrebbe certo aspettata, se avesse saputo!... È uscito con la macchina, rientrerà domattina. Sieda, sieda qui... Dov'è il bagaglio?

flora (fissandola) Non c'è.

(Irma la guarda sorpresa. Poi le torna alla mente il racconto di Emma, e allora esclama con eccessiva al­legria, per sviare il discorso)

irma Bene, non ha importanza, adesso!... Vuole che le prepari un bagno?

flora Più tardi, Irma. L'acqua ha perduto molte attrattive per me. (Con altro tono) Come va il lavoro?

irma Tiriamo avanti. Ma è difficile senza di lei.

(Flora osserva il divano-letto).

flora   Ottavio è ancora qui?

irma Partirà fra qualche giorno. Sapesse quanto ha litigato, col si­gnor Giacomo!

flora   Ah sì? Per che cosa?

irma Per tutto. (Ingenuamente) Ma solo negli ultimi tempi, eh... Prima andavano molto bene!

flora   (sospettosa) Cosa intende, lei, per "andare bene"?

irma Si divertivano, così, come ragazzi... Poi il signore ha comin­ciato a diventar inquieto, rabbioso. (Quasi fra sé) Non riesce a vi-vere senza di lei.

flora Davvero? (Si alza e si avvicina allo specchio) Eppure dovrà rassegnarsi, a quest'altra.

irma   Ma lei non è affatto cambiata!

flora Non dica sciocchezze. Quando sto seduta davanti a uno specchio, mi vien voglia di alzarmi e cedermi il posto, come si fa in autobus.

irma    Signora...

flora In quanto tempo crede che giunga la vecchiaia? In trenta, quarant'anni?... Basta un sonno. Ti svegli, e ci sei dentro. (Ri­scuotendosi) Ma lasciamo perdere. (Si volta) Parliamo di lei, piuttosto.

irma   Di me?

flora   Di lei, di lei! È tutta l'estate che mi ronza attorno, con la sua presenza edificante. L'ho pensata giorno e notte, anche quando vomitavo... Anzi, soprattutto allora.

irma   Non so se debbo ringraziarla, signora.

flora   Neanch'io. Mi secca darle ragione.

irma    In che cosa?

flora    Ah, Irma, cerchi di capire! i

rma   Se lei non mi aiuta...

flora   Crede che sia facile, per me, fare certe ammissioni? (Gira per la stanza come un topo in gabbia. Mormora con voce sorda) Ho avuto giorni duri.

irma    (in un soffio) Lo so.

flora    (Si volta di scatto) Emma è stata qui?

irma     Sì.

plora   E Tino?

irma L'hanno sbarcato in un ospedale, a Dakar.

(Flora gira la testa, lo sguardo cupo)

flora    Sembra rimpicciolita, 'sta camera.

irma   C'è un divano in più. Vuole che...

flora No, no, lasci stare. (Abbassa gli occhi) Lei crede ai racconti di Emma?

irma   (con semplicità) Sì, signora.

flora    E mi condanna.

irma     Io?!

flora Ma è tentata!... Irma, non ho colpa di quel ragazzo. Si muo­re a destra, a sinistra, e nessuno mi ha mai sgridato per questo.

irma   Mi ascolti...

flora Quando son io, a fare qualcosa, so benissimo come va a fi­nire! Stavolta non c'entro! (Abbassa la voce smarrita) Ed è pro­prio quello che mi fa paura...

irma    Signora...

flora Torno a casa, ed Emma mi precede, Giacomino mi aspetta, però è uscito, scrivo, e le lettere si perdono... Irma! C'è un imbro­glio, qua sotto!

irma   Lei è esausta.

flora Nell'andata, con Emma, tutto si spiega! Ma il ritorno è sta­to anche peggio... Perché? Certe umiliazioni, sapesse... E un bel giorno, appena fuori Marsiglia, ho avuto anche l'impressione di essere senza peso. Perbacco, stavo in treno, mica in un razzo! "Che sia già morta", ho pensato, "che sia già morta, e non lo sappia?...".

(Un silenzio. Irma la spinge dolcemente verso il divano).

irma Sieda qua, signora, e lasci che le ordini qualcosa al bar. Poi si spoglia, e fa un bel sonno tranquillo fino a domattina. Va bene?

flora     Sì.

irma Brava. (La fa sdraiare e le assesta i cuscini, parlandole in to­no un po' lezioso, come si fa coi bambini) Adesso si stende, e ri­posa buona buona... D'accordo?

flora   Irma.

irma   Signora.

flora Per stasera, passi. Ma non creda di trattarmi come una defi­ciente tutta la vita.

(Irma ride).

irma Lo so, signora, lo so. (Va al telefono e forma il numero del bar, mentre Flora, che non trova di suo gusto uno dei cuscini del divano, lo fa volar via) Pronto, qui casa Mariano...

(Risuona il campanello d'ingresso. Istintivamente Irma copre il ricevitore con la mano, mentre Flora si rizza a sedere).

flora    Giacomino?

irma    Mi sembra strano... Aspetti.

flora (balzando in piedi) No no, vado io!... Parli lei, parli!

(E si affretta verso l'ingresso, mentre Irma riprende concitata).

irma Pronto, mi scusi. Vorrei qualche sandwich, birra, caffè, e un po' di frutta. Sì, sì, anche... Come? Per due. Subito, sì. Grazie. (Riappare Flora).

flora   Indovini.

irma      Chi è?

flora    La mia lettera. Arriva adesso.

irma   Troppo tardi.

flora Oh no. Crede che sarei capace di ripeterla a voce? ...Tutto quello che vorrei dire, Irma, sta qui.

irma    L'apra, allora.

(Flora torna al divano).

flora Non posso, è una lettera d'amore. La mia prima, faticosa lettera d'amore. (Contemplandola con orgoglio) Ci sarà qualche sbaglio d'ortografia, ma è bella egualmente... (Quasi timida) Sa come incomincia?

irma   Dica.

flora    Comincia... No, non riesco, non riesco. Lei ride.

irma    Io?

flora Comincia così: "Giacomino...". Sono io che scrivo a Giacomino.

irma    D'accordo.

flora   Come d'accordo? Se non l!ho fatto mai!

irma    In questo caso, sì...

flora    In questo caso, sì. "Giacomino...". Non rida.

irma    No, no...

flora "Giacomino... l'inferno esiste".

 

(Un silenzio. L'ingenuità insospettata di Flora fa groppo nella gola di Irma. Chiede in un soffio, sorridendo).

irma     E poi?

flora   Be', le sembra poco?!

irma    No, certo. Ma l'ho sempre saputo.

flora   E perché non me l'ha detto? Cosa la pago a fare, io?!

irma    Non mi avrebbe ascoltata.

flora Ad ogni modo l'ho scoperto da sola! Ecco. (Riprendendo) Poi ci sono altre frasi... Ma così belle... così belle... che merite­rebbero d'esser tradotte in francese.

irma    Solo "frasi", signora?

flora    Cosa vuole che metta, in una lettera?! Sassi?... Ah, capisco. No, no... Anche promesse, progetti... (Con improvvisa contrad­dizione, cupa) che a volte sento d'odiare.

irma     Lo so.

flora    (disperata) Quante cose continueranno a esistere, dopo che io le avrò perdute. Mi fa una rabbia...

irma   Lo so.

flora    Ma sa tutto, lei!

irma   Forse le somiglio...

flora    Storie! Ha mai desiderato veramente un uomo?

irma    Sì.

flora    Col corpo, intendo?

irma     Sì.

flora   E cosa è successo?

irma   Appartiene a un'altra. Vi ho rinunciato.

flora    Vede? Non ci assomigliamo affatto! (Si alza, inquieta)

irma Eppure siamo qui, in questa stanza, e soffriamo allo stesso modo.

flora Bugie, bugie! Lei sorride sempre, lo ricordo benissimo... Lei vola! (Si appoggia alla finestra di proscenio. Si odono voci e risa­te nella strada) Io sono una barca troppo carica, che deve buttar tutto a mare per restare a galla.

irma    Lei ha Giacomino, signora.

flora Giacomino mi vuole diversa... Anch'io, eh. Anch'io, or­mai! (Con spasimo) Ma è così difficile darsi torto.

irma    Bisogna abituarsi in tempo.

flora   E quand'é tempo? Oggi? Domani?

irma    Se lei ci ha pensato, signora... è già tempo.

flora Lo dicevo, io, che non bisognava pensarci!

(Suonano alla porta).

irma    La cena, mi scusi.

(Flora si riscuote).

flora    Dica d'entrare. Ho lasciato aperto.

irma (a voce alta) Avanti!

(Flora torna a sdraiarsi sul divano. En­tra un cameriere col vassoio. È il giovane robusto che già abbia­mo conosciuto al primo atto)

Posi lì, per favore. Grazie. Ha il conto?

cameriere     Eccolo.

irma   Aspetti un momento, che cerco gli spiccioli.

cameriere  Faccia, faccia.

(Irma esce nell'atelier. Il giovane fi­schietta l'aria che giunge dal bar. La lampada proietta gigantesca la sua ombra sul muro di fronte al divano. Sorpresa, Flora si sol­leva sul gomito, sporge la testa oltre la spalliera del divano. Il gio­vane si interrompe)

Oh, mi scusi.

(Flora lo fissa. Poi torna a sprofondarsi nel divano, supina).

flora    Prego. (Una pausa) Cosa sta aspettando?

cameriere    La signorina.

flora     Ah.

cameriere Vuol pagare sempre alla consegna. A me, in fondo, non importa. Posso tornare un altro giorno... (Flora resta immobile, e tace. Il giovane riprende) Però questa volta suonerei. Non voglio più spaventarla.

flora     Spaventare chi?

cameriere  Non ricorda? Son entrato all'improvviso e lei s'è arrab­biata. Tre mesi fa.

flora    Già, è vero... Sembra un secolo.

cameriere  Eeeh, più il tempo passa più lei diventa giovane. Lo di­cono tutti.

(Entra Irma).

flora   Irma,

irma    Signora.

flora Dia diecimila lire di mancia al ragazzo.

(Irma rimane sorpresa, ma ubbidisce).

cameriere    Grazie, signora, grazie!...

flora    (alzandosi) Fila, adesso. Via.

cameriere    Sì, signora. (Esce).

(Flora si avvicina alla finestra).

flora    Anche lei può andare, Irma. Mangio sola.

irma    Se vuole che le tenga compagnia...

flora    No, grazie. Porti questa lettera in camera di Giacomino.

irma Sì, signora. (Esce).

(Flora aspira l'aria dolce della notte. Conti­nuano, oltre la musica, voci e risaie dalla strada).

voce di irma  Vuole la vestaglia, signora?

flora Grazie. (Con una punta di sarcasmo) Anche le pantofole, vi­sto che ci siamo!

voce di irma Sì, signora.

(Entra Irma con vestaglia e pantofole in mano, che depone accanto al divano).

irma    Occorre altro?

flora    Cosa fa lei quando non riesce a dormire?

irma   Sono così stanca, alla sera... Riesco sempre.

flora   Supponiamo che non ci riesca.

irma    Leggo.

flora     Cosa?

irma    (esita un attimo) Giornaletti, signora.

flora Giorn... Ah be', Irma, lei mi disorienta! Credevo che sotto ogni tavolo zoppo di casa sua ci fosse almeno una Bibbia.

irma    (sorridendo) Appunto, signora: sotto il tavolo... Ma a letto!

flora   Ebbene, sbaglia! Se mi ci metto io, a convertirmi, faccio le cose in grande! Voglio un libro.

irma    Quale?

flora Uno noioso, è per il mio bene! (Ne vede uno sul tavolo) To', questo è perfetto: "premiato"... (Torna a sedersi sul divano) E mi dia gli occhiali. Sono nella valigetta.

irma    (sorpresa} Gli occhiali?

flora Si, li ho comprati a Barcellona. Sto diventando presbite. (Irma glieli porge) Grazie.

irma Prego. A domani, signora. (Flora le afferra la mano. Chiede piano, sinceramente inquieta)

flora Irma, lei scherzava, poco fa... O almeno, lo diceva per compiacermi.

irma    Cosa?

flora   Della sua sofferenza. Non soffre, vero? Lei è felice.

irma    No, signora. Sono in pace.

flora Che pace d'Egitto! Parlo di felicità. Irma, non facciamo scherzi... Io ho puntato tutto su di lei. Lei... lei ha una specie di fede, no?

irma    Sì, signora, ma non a questo scopo. Sarebbe troppo semplice.

flora (scattando) Deve essere semplice, se vogliono che io capisca! Semplice come l'appetito, come il sonno, come l'andare a letto con qualcuno... Ecco come dev'essere!... Non la si finisce mai, santo cielo. Sembra un gioco di scatole cinesi. (Guarda Irma da sotto in su) Neppur felice, eh?... Bell'affare.

irma    Signora...

flora Lo so, lo so, non si tratta di un affare... Ma sono troppo confusa, adesso. Me lo spiegherà meglio domani.

irma    Come vuole. Buonanotte, signora.

flora Buonanotte, Irma. (Irma si allontana) E sorrida, se può... Questa volta, mi farebbe piacere.

irma Sì, signora. (Esce).

(Flora si sfila le scarpe, inforca gli occhiali, si assesta sui cuscini, comincia a leggere. Poi si interrompe, e udendo le risate e le voci allegre dalla strada, è presa da un pianto breve, secco, disperato. Lentamente, dal buio dell'ingresso, emerge il cameriere. Fa qualche passo silenzioso, in attesa. Allun­ga il braccio contro il fascio di luce della lampada. L'ombra della mano si proietta enorme sulla parete)

flora   (Si volta di scatto. Il cameriere sorride) Com'è entrato?!

cameriere   Non sono mai uscito.

flora    Se ne vada.

cameriere    (indica il vassoio) E la cena?

flora    Se le ho dato perfino la mancia!

cameriere   La mancia sì. (Mostra un foglietto) Ma il conto?

flora   Ah. Aspetti. (Si avvicina al tavolo, fruga nella borsa)

cameriere A dir la verità, non avevo poi tanta fretta... Sono rima­sto per lei. (Flora alza la testa)

flora    Per me?

cameriere (sorridendo) Sì. Sapevo ch'era sola.

(Lentamente Flora si toglie gli occhiali. Chiede in un soffio).

flora    E allora?

cameriere Allora mi son detto: "È sola, e ha ordinato per due. Ma come farà, a mangiare tutta 'sta roba?".

flora    Nient'altro?

cameriere Niente, glielo giuro! Vede, signora, a me interessa sa­pere cosa mangia la gente. Faccio molto sport, e nello sport la dieta conta! (Un silenzio).

flora Capisco. (Si rimette gli occhiali) Mi dispiace di non poterle essere utile, in questo caso. Non si tratta di una dieta speciale. Era proprio per due. (Gli porge il denaro del conto).

cameriere    Ah, ecco.

flora    Aspettavo mio marito.

cameriere      Vedo.

flora   (fissandolo) Che però non torna fino a domattina.

cameriere Capisco. (Allegro) Be', grazie mille, signora, e scusi tanto per l'audacia!

flora    Per carità. È così che si forma il carattere.

cameriere    (che non afferra l'ironia, avviandosi) Troppo buona.

flora    Senta.

(Il cameriere si ferma).

cameriere    Signora?

flora Che sport fa, lei?

(Il giovane torna indietro, colto nel debole).

cameriere Io? Be', sono dilettante, ma in questo quartiere mi co­noscono tutti... (Con fierezza) Angelo Pat.

flora    (sorpresa) E straniero?

cameriere      Oriundo.

flora   Americano?

cameriere   Di Napoli! Paternostro.

flora Ah... (Si toglie gli occhiali, e con tono amabile gli indica il divano) Vuol sedersi?

cameriere    È tardi, signora. Tornerò domani.

flora    Non è possibile!

cameriere    Perché?

flora (amara) Per... consiglio del medico. Dovrò andare a letto presto, d'ora innanzi. Come i bambini... Come i vecchi.

cameriere Scusi, signora. Ma se gliel'ha detto il medico, perché non ci va anche questa sera?

(Un silenzio).

flora È un'idea. (Afferra gli occhiali e riprende il libro, stenden­dosi sul divano) Chiuda la porta, uscendo.

cameriere (sinceramente dispiaciuto) Non volevo mica offender­la, sa!

flora    (leggendo) Certo.

cameriere    Davvero! Signora...

flora (senza ironia) Lo so, lo so... Ti sono grata, anzi... Più di quel che credi.

(Il cameriere, avvilito, esita)

cameriere Be'... a me dispiace. Sinceramente. (Aspetta un cenno di Flora che non viene. Si avvia) Buonanotte, signora.

(Flora si toglie gli occhiali).

flora    Pensavo...

(Il giovane torna subito indietro).

cameriere   Sì?

flora Pensavo: i medici si divertono a confondere gli ammalati. Non si spiegano mai bene. Forse dovrei approfittarne per rubare ancora qualche minuto... Non cascherà il mondo, se cambio do­mani. (Si volta) Che ne dici?

cameriere    Spetta a lei decidere.

flora Io non decido nulla! Vorrei solo... ascoltarti, perché sei di­vertente.

(Il cameriere ha un attimo di esitazione, poi siede a sua volta accanto a Flora).

cameriere (allegro) Be', ecco qua. (Protende con orgoglio il brac­cio sotto il naso di Fiora) Pugno proibito!

flora   Proibito da chi?

cameriere   Quando un pugnatore è troppo forte, la Questura gliproibisce di picchiare.

flora    (deliziata) Davvero?

cameriere    Mica ch'io sia cattivo, eh. Anzi. Ma appena stringo il pugno, è come fossi arrabbiato. Un giorno, a Porta San Paolo...che ti vedo?

flora   Non saprei.

cameriere    Un uomo sotto un cavallo, e tutti e due sotto un carro.

C'era un sacco di gente attorno. Guardo e dico: "Angelo...". (Si interrompe) Io mi chiamo Angelo.

flora   Io mi chiamo Flora.

cameriere    (riprendendo) "Angelo, lo devi salvare, quel cavallo!".

flora   E l'uomo?

cameriere    Era già morto.

flora     Ah.

cameriere Mi lancio, e lo tiro fuori! Solo un'ora dopo, ho saputo d'aver spaccato il carro in due, per salvare il cavallo. Mica me n'ero accorto, sa? Me l'han detto gli altri.

flora    (insinuante) Gli altri chi? La tua fidanzata?...

cameriere (senza badarle) Tre giorni dopo scendo per strada da­vanti a casa mia... e che ti vedo?

flora    (un po' seccata) Un altro cavallo!

cameriere No. Due che facevano a pugni. Io non sarò un genio, ma di cuore ne ho da vendere. Non posso patire la gente che liti­ga. Mi lancio a testa bassa...

flora    Vedi che sai usare anche la testa?

cameriere ...Punto diritto allo stomaco! Uno di qua, uno di là. All'ospedale, tutti e due.

flora Eh, dev'essere una gran soddisfazione far del bene al prossimo!

cameriere    Questione d'istinto.

flora   (c.s.) Chi lo dice, questo? La tua fidanzata?...

cameriere    Anche.

flora   Allora c'è, una fidanzata?

cameriere    Si capisce.

flora   È bella?

cameriere   Così.

flora    Giovane, matura?

cameriere   Così.

flora   Un tipo un po' comune, insomma!

cameriere  Sì.

flora   E cosa succede quando ti arrabbi con lei?

cameriere    Io non mi arrabbio mai.

flora Ma alle donne fa piacere. Capita a volte di sentirsi sole... in un mondo stupido, o nemico... dove non c'è più alcun motivo per fare una cosa invece di un'altra. Sembra di non aver corpo, oppu­re solo il corpo... ma leggero, sai. leggero. Allora si ha voglia che qualcuno ti prenda con forza. "Se mi stringono - dici - vuol dire che esisto"...

cameriere    Lei a queste cose non ci pensa.

flora    Ma tu devi pensarci. Supponi, ad esempio, che io sia la tua fidanzata... (Il giovane si mette a ridere) Be'?

cameriere    (ridendo) Niente.

flora     È così buffo?

cameriere    (ridendo) No, non è buffo, anzi...

flora    (amara) ...È un po' triste.

cameriere    No... Mi fa ridere, ecco!

flora (con uno sforzo) Meglio. Ho bisogno anch'io di ridere un po'... Supponiamo, dicevo, che io sia la tua fidanzata e che ti of­fenda. Cosa fai?

cameriere    (sospettoso) Perché mi deve offendere?

flora     Così.

cameriere    Eh, no, signora. Lei ha cominciato e lei mi spiega.

flora   (spazientita) Era un'idea. Angelo!... Inventata da me!...

cameriere    (calmandosi) Ah. (Ci pensa) Be', la rimprovero.

flora   E se continuo?

cameriere    La pianto in asso e vado in palestra.

flora    Io ti seguo, e ti offendo ancora. (Il giovane scrolla la testa)

cameriere    Non può.

flora    Perché?

cameriere   Non lasciano entrare le donne, in palestra.

flora    Potrei aspettarti fuori.

cameriere    Be' allora... è quando m'arrabbio sul serio!

flora   Oh, bravo!... E cosa fai?

cameriere    Non la vedo più per una settimana.

flora (scattando) Insomma non le vuoi proprio toccare, 'ste don­ne!?

(Il giovane si alza)

cameriere    Signora, come devo spiegarle? Sono timido!

flora   Timido, tu?

cameriere    Poi a me non piace la gente che parla tanto.

flora   Fammi tacere, allora!

(Il giovane scoppia a ridere)

cameriere    Io? E come?

flora   (alzandosi) Mi chiudi la bocca!

cameriere    (ridendo) A lei!?

flora    (ridendo) A me, a me!

cameriere (c.s.) Ma signora... io... mi vergogno... Attenta! (Esclama, poiché Flora, retrocedendo, ha urtato la lampada, che si è rovesciata, spegnendosi. Flora ride)

flora Meglio!... Così avrai più coraggio!...

(La stanza è immersa nel buio, se si eccettua un riverbero intermittente dalla strada. Il giovane ride più forte, imbarazzato).

cameriere    Cosa dice?!...

flora   Bada, Angelo... Ti chiudo dentro e parlo fino a domattina!

cameriere (ridendo) Oh no, signora, per carità!... Mi ha già fatto una testa... Cos'è 'sta roba? (Esclama, poiché qualcosa gli è arri­vata addosso)

flora    (ridendo) Un cuscino!

cameriere (c.s.) Oh dio... Sembra di giocare ai ragazzini... Dov'è?...

flora    Qua, Angelo, qua...

cameriere    Non gridi, signora! Ci sentiranno!

fiora Il mondo è sordo, Angelo. Puoi gridare fin che vuoi e non seme nessuno... Ah!

(Angelo l'ha raggiunta al buio, accanto al divano-letto di Ottavio. Si ode il rumore di un corpo che si divin­cola).

cameriere (ridendo) Parli adesso, se ci riesce... Eh no, eh no!... Ora sta' buona... (Ride, come se gli facessero il solletico) No no, buona... Vede se non sono capace... Buona, ho detto, fin che vo­glio io... Buona!... Ah! Ah! (Dal bar giunge ora un assolo di tromba. A poco a poco la risata si spegne, mentre la musica si fa più nitida. Un silenzio, poi di nuovo la voce del giovane, calma, cordiale) Ecco... Ora è libera. (Butta il cuscino attraverso la stan­za) Ho capito, sa, cosa intendeva. Volevo andarmene, perché a dir la verità... non mi sembrava bene. Ma sono contento d'esser rimasto. Mi dia la mano. (Un silenzio) Signora... (La voce del gio­vane si fa inquieta, ma sempre più lieve, più educata) Eh no, si­gnora. Così non è giusto, così... è stupido. Abbiamo riso fino adesso... Eh?... abbiamo riso... fino adesso...

(L'acuto di trom­ba si fa assordante. Poi a poco a poco si spegne, come si spengo­no le insegne del bar, lasciando la stanza nel buio assoluto. Ora si odono provenire dall'esterno i rumori di una città che si sveglia, mentre l'alba rischiara lentamente il cielo. Il cameriere è scom­parso. Il corpo esanime di Flora penzola dal divano, la testa in giù. Giungono dalle scale le voci di Ottavio e di Giacomino).

voce di giacomino    Credimi, Ottavio. Non sono ubriaco.

voce di ottavio    E io ti giuro che lo sei.

voce di giacomino    Allora sei uno spergiuro.

voce di ottavio    Sarò spergiuro, ma tu sei ubriaco. (Entrano)

giacomino    Guarda che disordine. Irma!

ottavio    Ssst! Cosa chiami, a quest'ora?

giacomino    Domani la licenzio.

ottavio Va bene. Va' a dormire.

(Giacomino si avvia verso la camera da letto)

giacomino La licenzio e cambio vita. Senza ordine non si è uomini. (Esce).

ottavio    D'accordo. (Comincia a levarsi la giacca).

voce di giacomino    Anche tu cambi vita.

ottavio   Io parto, domani.

voce di giacomino Bravo. Tu parti, e io cambio vita.

(Ottavio si è levato la giacca. Si china a raccogliere il cuscino buttato a terra dal cameriere).

ottavio (tra sé) Guarda che roba. (Raccoglie il cuscino e fa per po­sarlo sul divano-letto. Così facendo scopre il corpo esanime di Flora. Si china lentamente, la guarda. In quel momento, dall'al­tra stanza, esplode festosa la voce di Giacomino)

voce di giacomino    Ottavio!...

(Ottavio si volta di scatto, il volto sbiancato dall'orrore) Ottavio, mi ha scritto!... Una lettera come non ho mai... È un'altra, ecco, un'altra!...

(Entra Giacomino, con la lettera di Flora in mano, ebbro di gioia).

giacomino    ...Cosa ti dicevo, io?... Tutto passa, tutto si accomoda a questo mondo!... Basta aspettare!... Ecco qua... Torna!... (Si abbandona sul divano) Ah, vecchio mio, sapessi come sono feli­ce...

(Ottavio resta immobile, impietrito, fissando Giacomino. Luci e suoni dalla strada si fanno più vivi).