Il brigante e la diva

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IL BRIGANTE E LA DIVA

Commedia in un atto

di GIUSEPPE ADAMI

                                   

PERSONAGGI

CARLOTTA GRISI

MARIO ATTAVANTE

LA GOVERNANTE

BEPPE

SISA

NICCHE

UN GRADUATO

I BRIGANTI

I CATTURATI

Sull’Appenino pistoiese, nel primo Ottocento.

Commedia formattata da

Appare l’interno dell’Osteria di Bel­le, isolata lassù da ogni vicinanza di ca­se. E? una burrascosa sera d'aprile. Fuori imperversa violentissimo un temporale. Lampi, tuoni, folgori, tem­pesta. Dentro è un gran da fare di Bep­pe, di sua moglie Sisa, del garzone Nicche a sbarrar porte e finestre contro lo stravento che invade e dilaga. Nell’ampio camino langue il fuoco. Una fumosa lampada pende dall’alto.

Beppe                            - Hai pensato alle stalle?

Nicche                           - Tutto a posto, padrone.

Sisa                               - (facendosi il segno della croce) Gesummaria!  Chi ci salva!... povere nostre vigne!

Beppe                            - Eran tre ore che minacciava!

Sisa                               - E adesso grandina ch'è un castigo d'Iddio!

Nicche                           - Guaio è per la diligenza in arrivo!

Beppe                            - Si saran fermati a Piedimonte, no?

Sisa                               - Io ci brucio l'ulivo benedetto!

Beppe                            - Servisse a qualcosa!... Non senti?...

Nicche                           - C'è gente fuori!... (Si bussa violentemente).

Sisa                               - Gente a quest'ora?

Voci                              - (dall'esterno) Beppe!... Nicche!... Ci aprite? (E si bussa ancora).

Nicche                           - Son loro!

Beppe                            - I galantuomini!

Sisa                               - Gesummaria!

Beppe                            - (a Nicche) Apri! Apri! (Nicche apre. Una folata di vento e di grandine irrompe). Chiudi! Chiudi!  (Sono entrati quattro ceffi proibiti: il Tinca, il Volpe, lo Sfregiato, lo Scassaquindici: lo stato maggiore dell’Attavante).

Beppe                            - Qual buon vento, signorie, a quest'ora? (/ quattro briganti depongono le armi, squassano e si tolgono i mantelli e i cappelli bagnati, si raggruppano intorno al camino).

Il Tinca                          - Fuoco, Sisa!

Il Volpe                         - Fuoco per quattro!

Lo Sfregiato                  - E vino per sei!

Lo Scassa                      - Direi per dieci!

Il Tinca                          - Bel tempo, no, Beppe?

Beppe                            - E che vuol dire da queste parti con questo tempo?

Il Tinca                          - Ti secca?

Beppe                            - No no. Siete voi se mai che vi bagnate. A noi la compagnia dei clienti fa sempre piacere.

Il Volpe                         - Farà meno piacere agli altri, a quelli che stanno per arrivare!

Beppe                            - Ora capisco. La diligenza?

Il Tinca                          - La diligenza.

Beppe                            - Grosso colpo?

Il Tinca                          - Speriamolo! L'uragano ci voleva. Ci ri­sparmia la fatica di fermarli. Si fermano da soli.

Beppe                            - E chi c'è tra i pollastri?

Il Tinca                          - Una pollastrella che interessa il padrone.

Beppe                            - Sempre galante. Complimenti. Di chi si tratta?

Lo Scassa                      - Sei curioso, vecchio mio!

Beppe                            - Voi sapete che partecipo.

Lo Scassa                      - Credo che ti convenga per la pelle.

Beppe                            - Mi conviene per tutto. Del resto, sua signoria l'Attavante fa il mestiere suo, io il mio, voi il vostro e tutti a posto quando non c'è sangue sulla coscienza. Spogliare il prossimo? Ma benone, dico io. Chi ne ha deve dare. E' quando si spedisce all'altro mondo che vengono i fantasmi a turbarci le notti!

Lo Scassa                      - Hai provato?

Beppe                            - Dio me ne liberi!

Il Tinca                          - (che ha teso l’orecchio) Zitti!

Gli altri                          - Che c'è?

Il Tinca                          - M'era sembrato di sentire...

Gli altri                          - (in ascolto) E' vero...

Il Tinca                          - Le sonagliere.

Gli altri                          - Ci siamo!

Il Tinca                          - (comandando) All'attacco!

Tutti                              - All'attacco! (E si precipitano fuori).

Sisa                               - (che è riapparsa turbata e agitatissima) Che vita! Che vita!

Beppe                            - D'altronde se si vuol vivere, bisogna accon­ciarsi!

Sisa                               - Io tremo tutta...

Beppe                            - Quelli fuori tremeranno più di te!

Sisa i                             - Mai c'è quiete, quassù!

Beppe                            - Fin che non ci casca con le guardie, quiete non ne avremo certo.

Sisa                               - Facile che ci caschi!

Beppe                            - Non si sa mai!

Sisa                               - Son tutti una lega, sono.

Beppe                            - Ma non dire eresie! Se ti senton siamo fritti! E Nicche dove s'è cacciato?

Sisa                               - E' là fuori! (Le sonagliere si son fatte sentire sempre più vicine. Poi il fermo, l'arresto, voci e grida confuse).

Beppe                            - Colpo fatto!

Sisa                               - Dio li salvi!

Beppe                            - Avremo del movimento in locanda, stasera!

Voci di fuori                 - Inutile gridare! Inutile opporsi! L'Attavante comanda! Bisogna ubbidire! Con­ viene a tutti! Avanti signori! Ora siete al coperto! Su!... Coraggio!

Beppe                            - In che posso servire? (/ briganti sono rien­trati, trascinando con loro i viaggiatori. C'è un grosso e pavido banchiere fiorentino, uno striminzito impiegato, una pallidissima monaca che con labbra tremanti mor­mora preghiere. E c'è la Grisi, la bellissima e celebre Carlotta Grisi, che guarda impavida e quasi divertita i suoi aguzzini, e la sua vecchia governante che cerca - senza riuscirvi - di intnarsi all'incredibile tran­quillità della padrona e sottovoce le mormora):

La Governante              - Signora mia!... Signora mia! Dove siamo capitate!

La Grisi                         - Zitta, Rosa. Calma, tranquillità e niente paura. (Movendo audacemente un passo verso lo Sfre­giato) Sarà lunga la faccenda?

Lo Sfregiato                  - (colpito da tanto ardire) Ora ve­dremo... Dipende.

La Grisi                         - Da chi?

Lo Sfregiato                  - Dal come si mettono le cose.

La Grisi                         - Ah! per me si mettono benissimo. Ero stracca, e mi si fa riposare. Avevo freddo, e là vedo un bel fuoco. Avevo fame, e spero che da mangiare un boccone ci sia.

Beppe                            - (accorrendo e inchinandosi) Ai vostri co­mandi, signora.

Lo Sfregiato                  - (allontanandolo con uno spintone) Un momento!... Prima agli ordini nostri... Poi, tu, ai loro. Intesi.

Beppe                            - Giusto anche questo!

Lo Sfregiato                  - (agli altri, mentre i compagni si rag­gruppano intorno a un tavolo atteggiandosi a tribunale supremo) Qui, nessuno ha intenzione di torcervi un capello. Non è nelle nostre abitudini, ne fa parte degli ordini ai quali ubbidiamo. L'Attavante...

La Grisi                         - Conosco!

Lo Sfregiato                  - Da quando?

La Grisi                         - Da quando ne ho sentito parlare. Mario Attavante... popolarissimo a Firenze e dintorni... popo­larissimo.

Lo Sfregiato                  - Lo so!... ((Riprendendo)Dicevo dun­que che l’Altavante ha dato istruzioni precise. Nessun male a nessuno se vi comporterete da galantuomini e consegnerete senza discussioni e proteste quel che avete con voi.

Il Banchiere                  - (con voce strozzata) Tutto?

Lo Sfregiato                  - (implacabile) Tutto. A cominciare dal gonfio portafoglio che nascondi nella tasca interna del panciotto. Su, presto!

Il Banchiere                  - Volete dunque la mia rovina?

Lo Sfregiato                  - No. Vogliamo soltanto il tuo denaro, e più svelto che puoi, se ti è cara la vita.

Il Banchiere                  - Ma la mia vita è il denaro!

Lo Sfregiato                  - Sì. Quello che rubi agli altri. Una volta ciascuno. Metti là e vedrai che continui a viver benissimo e noi meglio di te.

Il Banchiere                  - E' un'infamia!

Lo Sfregiato                  - No. Una necessità.

Gli altri                          - (impacciati) Tagliam corto!

Lo Sfregiato                  - Spicciati! Hai sentito? Vuoi giocarti la pelle?

Il Banchiere                  - (traendo il portafoglio che posa con mano tremante sul tavolo) Rovinato mi volete! Ro­vinato!

Lo Sfregiato                  - (alla monaca) E voi, madre pia, in quella bisaccia che avete?

La Monaca                    - Le scarse elemosine per San Frediano.

Lo Sfregiato                  - Date qua, madre pia... San Frediano può aspettarne dell'altre. \(La suora consegna le elemo­sine e si fa il segno della croce).

Lo Sfregiato                  - (rivolgendosi ora all'impiegato) E tu?

L'Impiegato i                - Io?!...

Lo Sfregiato                  - Sì. Tu!

L'Impiegato                  - Ah! se spogliate me siete davvero bravi! Posso darvi la mia miseria, la mia fame, se vo­lete anche la mia paura, tutte cose che, se me le togliete di dosso, mi fate un gran regalo... In tasca non ho che pochi centesimi e una ricevuta di pegno che m'è servita a pagarmi il viaggio. Vado a Firenze in cerca di la­voro. Se trovo, trovo, se non trovo, crepo. Se non cre­dete, frugatemi. Son pronto. Ma ci resterete da cane.

(/ briganti ridono. Ma lo Sfregiato ha pietà e tratta una banconota dal portafoglio gonfio del banchiere, Ut tende al misero, dicendo):

Lo Sfregiato                  - Ecco, brav'uomo. Prendi. Per farti vedere che sappiamo essere generosi e tu possa conser­vare un buon ricordo di noi!

Il Banchiere                  - (che ha seguito il gesto allibito, ora furibondo prorompe) Ah no! no! Questo è mio sangue!... Proibisco!

I Briganti                      - Sentilo come strilla!

II Banchiere                  - Non voglio beneficenze coi miei quattrini!  ...

Lo Sfregiato                  - (puntandogli la pistola in faccia) Pre­ferisci un buon colpo nel cervello?

Il Banchiere                  - (arretrando) Dio santo!

L'Impiegato                  - (intascando) Che volete farci?... Qui bi­sogna ubbidire, come faccio io!... (E ai briganti) Dio vi benedica, eccellenze!...

La Grisi                         - Tocca a me?

Lo Sfregiato                  - Tocca a voi.

La Grisi                         - (facendosi consegnare dalla governante un cofanetto che ella teneva stretto sotto la mantiglia e depo­sitandolo sul tavolo) Ecco, «ignori, i miei gioielli... i famosi gioielli della Grisi, per i quali - son certa - avete fatto il colpo. C'è tutto. Potete aprire. Non manca che la Madonnina che ho al collo... se volete... (e fa il gesto, ma lo Sfregiato la ferma). No?... Grazie. Ora la­sciatemi ripartir subito, vi prego, perché domani devo cantare alla « Pergola » e non vorrei perdere la recita, attesissima.

Lo Sfregiato                  - Accettiamo di buon grado i gioielli, eccellentissima Diva, ma siamo assai «piacenti di dovervi trattenere...

La Grisi                         - E perché ?

Lo Sfregiato                  - Ordine del nostro capo, che credo ab­bia qualcosa da dirvi... a quattr'occhi.

La Grisi                         - L'Attavante?

Lo Sfregiato                  - Quello che conoscete di fama, e tra poco conoscerete anche di persona.

La Grisi                         - E che vuole da me?

Lo Sfregiato                  - (senza risponderle) Tutti gli altri, compresa la governante, sono liberi!

Il Banchiere                  - Dio ti ringrazio!

L'Impiegato                  - Io vorrei incontrare briganti come que­sti ogni giorno... ogni giorno!

La Monaca                    - Povero San Frediano!

(Accompagnati dai briganti si avviano).

Il Tinca                          - (a Nicche che appare sulla soglia)  Cambiati i cavalli?

Nicche                           - Tutto pronto, eccellenza.

La Governante              - (alla Grisi) No... no... non vi lascio... Affronterò ogni martirio, ogni vergogna, con voi! Foss'anche il disonore!

La Grisi                         - Non temere, vecchia mia! Non temere! Nessuno avrà il coraggio di disonorarti... E a me l'Attavante non fa paura. Sii docile, sii ragionevole.- Ubbi­disci, va, e avverti l'impresario che domani sera canterò. (La sospinge fuori, l'accompagna. Il temporale è cessato. S'ode il tinnire delle sonagliere che poi si andrà per­dendo).

Sisa                               - (a Beppe) Povera disgraziata!

Beppe                            - Chi?

Sisa                               - Colei che tra pochi minuti cadrà nelle mani dell'Attavante!

Beppe                            - Mi par scaltra la Diva!

Sisa                               - Però non vorrei essere al posto suo!

I Briganti                      - (rientrando in gruppo con la Grisi) Ecco fatto! Se la Bon cavata a buon mercato. Meno il banchiere...

La  Grisi                        - E meno me!... Ma non importa. Anzi: l'avventura comincia a interessarmi!

II Tinca                         - Ne avete del fegato!

La Grisi                         - Ma lame me ho di più... Una tremenda fame da piccola lupa. L'emozione non me l'ha tolta, come vedete... Tutt'altro. Con vostra licenza e col mio portamonete, ben s'intende, potrei comandare qualcosa da rifocillarmi, per rimettermi degnamente in forze da ricevere il vostro capo?

Beppe                            - Comandate, signora.

La Grisi                         - Mi è concesso?

Lo Sfregiato                  - Ora sì. Lo potete.

La Grisi                         - Meno male!

Lo Sfregiato                  - Ma non qui. Di là, in quella stanza, dove abbiam già fatto trasportare il vostro bagaglio e dove son costretto a chiudervi a chiave.

La Grisi                         - Questo per me, non ha importanza. Pur d'essere servita presto e bene.

Beppe                            - Garantisco il servizio! C'è del salame...

La Grisi                         - Buono!

Beppe                            - Un pollastrello freddo...

La Grisi                         - Ben venga!

Beppe                            - E del pistoiese che scivola giù...

Lo Sfregiato                  - Garantito, signora: è il nostro amico preferito, il pistoiese!

La Grisi                         - Mi fido di voi! Dov'è il carcere?

Lo Sfregiato                  - (indicando a destra) Là.

La Grisi                         - (avviandosi) Ah!  che fame!  Che fame! (Ed entra).

Lo Sfregiato                  - (girando la chiave) Mi piace quella donna!

Il Tinca                          - Fai fatica! Anche a me!

Lo Sfregiato                  - Ma non per quello che pensate voi. Mi piace per il coraggio che ha, per la sua disinvoltura, per il suo ardimento che può darci dei punti.

Lo Scassa                      - Sai che capobanda sarebbe?

 

Lo Sfregiato                  - E farla cantare, la notte, sotto la luna!

Il Volpe                         - i Allora io vado.

Il Tinca                          - Dove?

Il Volpe                         - Alle tre croci, ad avvertire il capo.

Lo Sfregiato                  - Si. Corri.

Il Volpe                         - (esce rapidissimo).

Lo Scassa                      - (che ha aperto il cofano e sta considerando i gioielli) E questa grazia di Dio... che ne dite?... Che po' po' di gioielleria!

Lo Sfregiato                  - Questa mi piace più di lei.

Lo Scassa                      - Tu che te ne intendi, a quanto ce la fai?

Lo Sfregiato                  - Qui c'è molto di certo.

Lo Scassa                      - Un milione?

Lo Sfregiato                  - A dir poco. Basterebbe questa collana da imperatrice.

Lo Scassa                      -  Tutti fatti con la carriera?

Lo Sfregiato                  - Questo, poi, domandalo a lei.

Beppe                            - (arrivando col vassoio) Chi mi apre?

Lo Sfregiato                  - Io stesso. Poi servi noi. E' venuta fame anche a me. (Apre. Due braccia si sporgono).

La Grisi                         - C'è tutto?

Beppe                            - Tutto.

La Grisi                         - Date pure. E chiudete. (Ritira in così dire il vassoio. Lo Sfregiato torna a girar la chiave).

Il Tinca                          - Tu sai che intenzioni abbia il padrone?

Lo Sfregiato                  - Credo che se ne sia innamorato una sera che l'ha sentita in teatro, cantare.

Il Tinca                          - Le solite sue vampate improvvise!

Lo Sfregiato                  - E' la sua debolezza... Una volta o l'altra, per inseguire le donne ci lascerà le penne!

Mario Attavante           - (inquadrandosi nella porta a queste parole) Lo dici tu! Prima che ci lasci le penne, ce ne vuole!

Lo Sfregiato                  -  O padrone... Scusate l'apprezzamento!... Tutto fatto a punto, come avete comandato... La vittima è là... (e indica). Tutta vostra.

L'Attavante                   - Levatevi dai piedi! (I briganti len­tamente s'avviano). E sorvegliate, ben s'intende... (Si to­glie cappello e mantello).          

Beppe                            - Ordini, eccellenza?

L'Attavante                   - Voi, vostra moglie, lo stalliere, quanti siete, via, al largo. Fuori c'è luna. E cantano i grilli... Contate i grilli che cantano, per passare il tempo e guar­date la luna! Voglio esser solo. Capito? (Tutti s'avviano per uscire). E chiudete la porta. Qui non deve entrar più nessuno.

(Tutti sono usciti. Anche la porta è chiusa).

L'Attavante                   - (si ricompone, s'aggiusta i capelli. Dice) Ed ora, bella, a noi due. (E va alla porta e bussa. Nessuno risponde. Bussa ancora più forte. Nuovo silenzio. Esclama) In nome di Dio, volete aprire o no?

Voce della Grisi            - (alterata, da vecchia) Non posso, eccellenza.

L'Attavante                   - Non potete?

Voce                             - M'han chiusa dentro. Se girate la chiave... potrò uscire.

L'Attavante                   - (gira la chiave d'impeto, spalanca l'uscio, ha un grido soffocato e arretra) >    - i E chi sei, tu, vecchia strega?... Chi sei?... D'onde sbuchi? Che ci fai?... Oi, dico, che storia è questa? (Una vecchietta curva, occhia­luta, tremante e apparsa sulla soglia). Che storia è que­sta?... La padrona dov'è?

La Vecchina                  - Dove sia in questo momento davvero non lo so, signorino... Dipende dalla velocità dei cavalli...

L'Attavante                   - Che cavalli? Che cavalli d'inferno?

La Vecchina                  - Non agitatevi, signore... S'è riuscita a scappare la colpa non è mia, ve lo giuro, eccellenza. Do­veva cantare, poverina, domani sera... Non poteva, con tutta la buona volontà, restare ad aspettarvi... Ha lasciato i suoi gioielli, che, vedete, sono là su quel tavolo... Ha lasciato me... quale ostaggio...

L'Attavante                   - Voi! Voi!... Che me ne faccio?

La Vecchina                  - Quel che volete, eccellenza... Son pronta... pronta anche al sacrificio di me stessa, se vo­lete... Ma non fatemi male... Non abusate di una povera vecchia che s'inginocchia ai vostri piedi e implora!

L'Attavante                   - Non abuso di voi, state tranquilla.

La Vecchina                  - Oh! generoso!...

L'Attavante                   - Non abuso! Vi strozzo! E' il meno che posso fare, strozzarvi!

La Vecchina                  - Eccellenza, pietà di ime!

L'Attavante                   - E di me, di me, chi ne ha mai?...

La Vecchina                  - Io, signore... Io che capisco la vostra ira e il vostro dolore! Deh! calmatevi, signore... calma­tevi... Ve ne supplico!

L'Attavante                   - Non gracchiare, vecchiaccia!

La Vecchina                  - No, eccellenza, perché ho qualcosa da dirvi.

L'Attavante                   - Da dire a me?

La Vecchina                  -  A voi... di lei... di Carlotta, signora mia... che era desolata di doversene andar così senza ve­dervi., desolata... vi dico.

L'Attavante                   - E perché è fuggita? Perché allora?... Perché ?

La Vecchina                  - Perché deve cantare... E m'ha incari­cata di dirvi che v'aspetta a Firenze!

L'Attavante                   - Già! Per denunciarmi e farmi pren­dere!

La Vecchina                  - Che dite mai, signore? Voi credete Carlotta Grisi capace d'una simile infamia?

L'Attavante                   - Non lo so!  Non lo so!  Non capisco più niente! Maledizione mia! Maledizione a quelli che l'han lasciata andare e me la pagheranno con la vita! Questi sono i miei fidi! Idioti! Manigoldi! Farsi giocare così. (E lasciandosi cadere a sedere affranto, dice quasi a se stesso). Avevo tanto atteso, tanto sognato questo mo­mento!... Erano giorni che studiavo il mio piano e vigi­lavo attento! Ah! vedere la Grisi, averla qui, parlarle, gridarle in faccia il mio amore potente e disperato!

La Vecchina                  - Che mai dite, eccellenza! Che mai dite!

L'Attavante                   - (con crescente impeto) Sì! Il mio amore! Nessuna donna al mondo mai m'ha affascinato, sconvolto, turbato, rapito, giocato e deriso così! Di che aveva paura?

La Vecchina                  - Non aveva paura, signore... Il suo dovere...

L'Attavante                   - Di che aveva paura? No, non per farle del male avevo organizzato il colpo! Non per de­rubarla! Ma per dare a me stesso un po' di bene, un raggio di luce, nella fitta tenebra della mia miserabile vita!... M'avrebbe respinto, m'avrebbe scacciato... Non importa!... Mi bastava adorarla in ginocchio un attimo, un attimo solo, e tornare alla macchia con quella visione e quel ricordo. Ah! La Grisi! Questo nome mi turbina nell'anima dalla prima sera che l'ho vista, che ho sen­tito la sua voce scendermi in cuore... La Grisi!... Averla, averla davanti a me imperiosa e fatale, gelida e altera, come allora m'apparve... Perché , perché m'è sfuggita così?...

La Vecchina                  - Come poteva prevedere tanto impeto, tanta passione, eccellenza! Come poteva pensare di in­teressarvi più delle sue gioie?... Sono quelle che vi ha lasciato... son quelle!

L'Attavante                   - Già! Ingannandomi e truffandomi an­cora!

La Vecchina                  - Come potete pensarlo?

L'Attavante                   - So quello che mi dico! Queste gioie son false.

La Vecchina                  - False?

L?Attavante                  - Sì, vecchia. E tu lo sai... Questi non sono i suoi gioielli veri... son quelli da teatro...

La Vecchina                  - Non è vero! Lo giuro!

L'Attavante                   - Vuoi che non sappia che gli altri erano ben chiusi nello stipo murato dietro il letto?

La Vecchina                  - Voi sbagliate, signore!

L'Attavante                   - Sbaglio tanto, che sono in mano mia!

La Vecchina                  - (atterrita) Dove?

L'Attavante                   - In questa borsa (e la tende). Eccoli quelli veri!

La Vecchina                  - (sgomenta) Rubati?

L'Attavante                   - Un'ora dopo la sua partenza, da me!

La Vecchina                  - Infamia! Infamia!

L'Attavante                   - E che gridi! Perché? Era per restituir­glieli che li avevo rubati...

La Vecchina                  - (respirando) Restituirli... a lei?

L'Attavante                   - Sì. Per darle la prova della mia mi­steriosa potenza e del mio disinteressato amore. Eccoli, buona vecchia. Vi rendo il suo tesoro...

La Vecchina                  - (stupefatta) Mi sbalordite...

L'Attavante                   - Ma le direte che il tesoro più grande era, per me, un suo bacio.

La Vecchina                  - E voi... per un suo bacio rinunciate ai gioielli?

L'Attavante i                 - Come vedete!

La Vecchina                  - Che brigante siete!

L'Attavante                   - In questo caso... un brigante d'amore. L'Attavante non è quella canaglia che si dice... quel ban­dito che da anni si tenta invano d'acciuffare... Sa anche far del bene, l'Attavante.

La Vecchina                  - Ne ho già avuto la prova!

L'Attavante                   - Quando?

La Vecchina                  - Quando i vostri uomini, stasera stessa, qui, hanno offerto uno spontaneo soccorso a un povero disgraziato ch'era tra i catturati.

L'Attavante                   - Così voglio e lo sanno. Quel che non sanno è di tenere le donne, non lasciarle sfuggire come han fatto!

La Vecchina                  - Non è proprio colpa loro, eccellenza.

L'Attavante                   - Ma sarà per loro il castigo! La pagheran cara, ve lo giuro.

La Vecchina ;                - No, non farete questo!

L'Attavante                   - Lo farò. E subito.

La Vecchina                  - Dove sono i vostri ceffi?

L'Attavante                   - Nascosti laggiù che sorvegliano.

La Vecchina                  - Sempre in pericolo per voi, dunque!

L'Attavante                   - E' il loro mestiere.

La Vecchina                  - Brutto mestiere, eccellenza.

L'Attavante                   - So bene... Ma tornare indietro e redi­mersi, è difficile, oramai.

La Vecchina                  - Basterebbe volere.

L'Attavante                   - Una sola persona al mondo, se volesse, potrebbe ottenere il miracolo.

La Vecchina                  - Carlotta Grisi?

L'Attavante                   - Avete indovinato.

La Vecchina                  - E per lei rinuncereste a questa vita?

L'Attavante                   - A tutto, per amarla... esser degno di lei!

La Vecchina                  - Siete pronto a giurarlo?

L'Attavante                   - Sì... Son pronto... Ma a lei, soltanto a lei potrei giurare!

La Vecchina                  - E giuratelo, allora!

L'Attavante                   - (sorpreso) Perché ?

La Vecchina                  - Perché Carlotta sono io! (E in così dire si toglie la parrucca, gli occhiali, getta il mantello e appare in tutto lo splendore della sua rigogliosa bellezza).

L'Attavante                   - (sbalordito) Voi?... Carlotta?... Voi?... Voi?...

La Grisi                         - Sì!... io stessa, eccellenza... Io in persona!

L'Attavante                   - (con impeto folle di gioia) Anima... vita mia... creatura!... Voi!...

La Grisi                         - Ora presto!  Partiamo!  L'hai giurato!  Cambierai vita!

L'Attavante                   - No... un momento... Lascia che li guardi!... Lascia che ti veda! Lascia che goda questa gioia incredibile ed immensa! (Un fischio lungo, acutis­simo che giunge dalla campagna, lo fa sobbalzare) Male­dizione! E' il segnale!

La Grisi                         - Il segnale di che?

L'Attavante                   - Del pericolo!  Sono sbucati i gendarmi!

La Grisi                         - Salvati! Fuggi!...

L'Attavante                   - Che m'importa salvarmi se sei qua! Che m'importa morire se mi guardi!... Sogno!... Sogno altissimo mio! La tua bocca... la tua bocca... Eccola... è questa la felicità!... \(E in così dire, stringe tra le sue braccia possenti la donna palpitante e vinta. Un secondo fischio lacera Varia. Poi un colpo di fucile al quale altri colpi lontani rispondono).

La Grisi                         - Sei perduto! Sei perduto!

L'Attavante                   - Che importa?

La Grisi                         - Salvati!... Salvati!...

L'Attavante                   - La mia salvezza è in te!

La Grisi                         - Ma io non posso... Non voglio... La tua vita!

L'Attavante                   - E' nel tuo bacio la mia vita!..

La Grisi                         - Non ti lascio così... (Si bussa energica­mente alla porta) No!... non aprire!... Pietà! Pietà!

L'Attavante                   - (calmissimo) Quando ti rivedrò?

La Grisi                         - (con terrore) Non so... non so... Come potrai... non capisco più niente!...

L'Attavante                   - Domani notte, a Firenze...

La Grisi                         - Come potrai?

L'Attavante                   - Non temere... Potrò... parola mia! (Si bussa ancora e una voce decisa dice):

La voce                         - Aprite in nome della legge... Aprite!

La Grisi                         - (soffocando un gemito) Dio mio! Chi può salvarti?...

L'Attavante                   - A domani, bellissima... (Si pianta al centro della stanza) Giuro: sarò da te... L'Attavante non si lascia sopraffare da quattro baggiani... come un al­locco! Si salva sempre!

La Grisi                         - Come ti salverai?

La voce                         - Aprite o sfondiamo la porta!

L'Attavante                   - Apri, Carlotta! Qui dove sono si schiude una botola. Ecco: premo il piede e sprofondo! (S'ode lo scatto). Addio, signora! A domani!... A domani! (Sparisce. La Grisi apre l'uscio di fondo; seguito dai militi appare un graduato).

Il Graduato                   - Maledizione!... Dov'è?

La Grisi                         - (indicando, febbrilmente) Là... là... da quella parte!

Il Graduato                   - (precipitandosi) La casa è circondata. Non sfuggirà!

La Grisi                         - (con un grido gioioso, cadendo in ginocchio sulla botola chiusa) Dio!... Ti ringrazio! E' salvo!

FINE