IL BUIO TRA I CAPELLI...
e un fiore rosso
di
maria pia battaglia
Il testo è dedicato ad una giovane donna rom,sordomuta.
Maria è il nome convenzionale che sarà utilizzato per raccontare la sua storia.
Maria viveva nel campo nomadi col padre ed i fratelli.
Era donna.Era sordomuta.Meno che niente...una nullità che per farsi perdonare di esistere,doveva sottostare alle rigorose,insensate regole che le venivano imposte.
Non andava con le altre donne a cercare l'elemosina.
Non partecipava alle 'riunioni femminili' del campo (non aveva niente da raccontare,niente da ascoltare)
Non poteva condividere con le ragazze le confidenze,nè le lamentele.
Non poteva giocare con i bambini...
Poteva accudire il padre ed i fratelli.
Poteva riscaldare i loro letti quando la voglia di femmina si faceva prepotente.
Poteva assecondare le voglie di uomini che pagavano al padre il disturbo...
Un giorno arrivarono al campo strani personaggi.
Gente di teatro.
Un progetto per l'integrazione dei rom li aveva condotti fin lì.
Uno di loro riunì i giovani del campo e li convinse a partecipare alle prove per uno spettacolo teatrale.
Tre volte la settimana,questi strani personaggi andavano al campo ed insegnavano al gruppo di ragazzi rom come usare le maschere,come andare sui trampoli,come utilizzare i loro strumenti musicali,le loro voci,i loro canti...
Maria guardava dall'angolo di casa...Guardava avida e desiderosa di partecipare anche lei a quella specie di festa.
Un giorno,una donna del gruppo,le si avvicinò e le disse qualcosa che Maria non capì.
La donna parlò con i suoi amici.
I suoi amici parlarono con i ragazzi rom.
I ragazzi rom parlarono con i fratelli di Maria.
I fratelli di Maria parlarono col padre.
Maria fu ammessa alle prove.
Maria era puntualissima.
Non aveva testi da memorizzare.
Non aveva canti da cantare.
Non aveva parole da sentire.
Le venne dato un tamburello.
Maria lo suonava...riusciva a tenere il tempo..e rideva,rideva anche con lo sguardo.
Le venne dato un costume di scena:una tunica bianca,lunga e leggera.
Le venne data una maschera:maschera argentata a forma di luna.
E Maria capì vagamente a cosa poteva assomigliare la felicità.
Scena : sfondo e quinte neri.
cassette di legno sparse nello spazio
alcune cassette servona da contenitori per oggetti di scena che
verranno utilizzati
I costumi sono estremamente semplici ma determinanti per l'ambientazione: i personaggi vestiranno 'in neutro' quando interpreteranno ruoli ispirati al vissuto 'quotidiano'; avranno vestiti molto colorati quando interpreteranno 'i teatranti'.
L'unico personaggio che rimarrà sempre con lo stesso costume, è Maria.
Maria partecipa a tratti agli eventi.Il costume è la metafora dell'isolamento:se pur 'visibile',lei non può comunicare.
Maria utilizzerà la maschera per sottolineare i momenti di voluto 'estraneamento' e quelli di 'voglia di presenza'.
Maria è sordomuta.I brani recitati che rappresentano il suo pensiero,verranno recitati da una voce fuori scena.
Il tamburello che Maria utilizza è l'unico vero legame col mondo circostante.L'unico strumento che possiede per comunicare attraverso codici comprensibili,condivisi.
Il tamburello è contemporaneamente strumento di libertà ed emblema di una prigione invisibile.
Maria utilizza il suono del tamburello per esternare i suoi stati d'animo che non sono sempre amabili.
Agli occhi degli altri,Maria è un simpatico essere che suscita tenerezza e compassione.
Agli occhi di Maria,gli altri sono esseri ottusi,egoisti,incapaci di stabilire una comunicazione 'creativa' quindi inferiori.
Maria ha bisogno di urlare il suo pensiero.
Maria non ha voce.
Buio.
Musica gioiosa,da festa.
Luce vivida,improvvisa.
La scena è vuota.
Le casse di legno sono disposte nello spazio in modo da ricordare un luogo 'dell'incontro' (piazza,borgo,cortile,ecc.)
Dopo qualche secondo,la scena viene invasa dai 'teatranti'.
Ogni personaggio ha un ruolo ben definito.
Tra i personaggi,Maria che si muove suonando il tamburello e si distingue dal gruppo perchè le sue movenze ed il suono che produce creano a tratti una stridente distonia,un asincronismo irritante che potrebbe essere casuale oppure deliberatamente creato.
Il personaggio del banditore-menestrello,si stacca dal gruppo e avanza verso il pubblico.
MENESTRELLO: Venite,gente....Avvicinatevi...Non abbiate timore...E' vostra questa festa...Io e i miei amici l'abbiamo inventata per vostro diletto...Ore e ore di prove massacranti....notti insonni per cercare parole adatte...parole divertenti...parole commoventi....Frasi che intrecciandosi tra loro,abbiano almeno un senso,un senso qualsiasi,un senso capace di colpirvi...non importa dove....Al cuore?...Al cervello?...Allo stomaco?....L'importate è che voi sentiate quel pugno,quel brivido,quella voglia di ridere,quella voglia di piangere......Sono solo parole....Ma...cosa c'è di più magico ed efficace del suono di una parola.......?
Non dico la parola in sè....quella potrebbe essere talmente banale e insensata da scivolarvi accanto senza nemmeno sfiorare le vostre onorabili orecchie...ma...il suono di cui la parola...ogni parola si riveste...Eh,sì...il suono delle parole è la magia che si sprigiona per catturare i sensi e trasformare il corso dei pensieri...Voi siete schiavi del suono delle parole.....Non ve ne rendete conto,certo....Ma il potere del suono è in grado di soggiogarvi senza rimedio...E voi seguite inebetiti e sorridenti quel suono irresistibile...e andate....andate....convinti,felici,senza mèta....andate solo perchè è impossibile resistere a quell'onda che cattura.....Andate come i topini dietro al pifferaio...Ed io,che conosco il trucco,il mistero,la magia...vi condurrò nel mondo dei suoni che fanno sognare....Venite...Venite,ala nostra festa....Venite,gente...venite....
Il Menestrello raggiunge gli altri che stanno costruendo una gioiosa coreografia.
Morena,la 'zingara', è al centro dell'attenzione.
Veste abiti coloratissimi arricchiti da monili e si muove con grazia e sensuale eleganza.
Tra Morena e gli uomini del gruppo,la danza si trasforma in una sorta di 'rito del corteggiamento'.
Maria partecipa solo a tratti.Per il resto del tempo rimane immobile ad osservare,la maschera sul volto,il tamburello che scandisce sempre il medesimo ritmo,ripetitivo,incessante.A volte,il suono del tamburello è in armonia con gli altri strumenti,a volte crea un'irritante 'distonia'.
Di tanto in tanto,un personaggio lascia il gruppo e si rivolge al pubblico.
Le battute che seguono,possono essere riferite indifferentemente da uno qualsiasi dei 'teatranti'.
" La danza è il nostro maggior divertimento...Danzando,riusciamo a dire quello che nella vita di ogni giorno sarebbe impossibile confessare"
"Per esempio, lui (si indica un uomo) è innamorato di Morena...ma è un uomo sposato e...la moglie è molto gelosa...E il pover'uomo,vorrebbe dichiarare a morena il suo amore....Morena conosce i suoi sentimenti ma...finge di non aver capito...Si inimicherebbe la moglie che è anche sua amica...Anche lei ama,a suo modo, quest'uomo...ma non vuole cedere a tentazioni...Così,quando danzano,parlano d'amore e si dicono che sarebbe bello ma...è impossibile..."
"Lui lascerebbe la moglie,per amore di Morena ma...ha appena saputo che nascerà un bambino...Sarà presto padre...e non se la sente più di abbandonare la donna che porta in grembo suo figlio...Un figlio concepito immaginando di far l'amore con Morena..."
"Morena vorrebbe un figlio...Ma non ama nessuno..non abbastanza da farci un figlio insieme...."
"Morena è figlia di un grande amore...I suoi genitori erano amanti...E lei,appena nata,fu affidata ad una famiglia di nomadi... Gli zingari ricevettero molti soldi,per prendersi cura della bimba...E adesso,Morena danza con passi da zingara e cuore di bimba venduta..."
"Non ha fratelli,Morena...Non ha padre...Non ha madre...Non ha un amore...Ha la sua danza,la sua musica, la sua solitudine,il suo dolore..."
"Ma sorride sempre,Morena...Sorride e trascina gli uomini in una spirale di passione che assomiglia ad una dolce morte...Ha imparato l'arte delle carezze proibite,Morena...E si vendica così...Bella,sprezzante,lontana...Irraggiungibile anche quando uccide di profumi e colori troppo vicini allo sguardo e alla pelle..."
Morena si avvicina danzando al pubblico.
"Venite....venite alla festa...Vi insegnerò a danzare...Vi insegnerò a sognare...e a sorridere ...anche se avete il cuore scuro di rimpianto e malinconia...Venite alla festa....Morena vi darà sorsi di gioia...Sorsi di vita...Sorsi di speranza e allegria...Venite alla festa...Gettate via i pensieri pesanti,dimenticate i tormenti,toglietevi di dosso quell'odore di rassegnazione...Venite alla festa...Venite ...Venite...."
La danza diventa quasi una giostra di colori,suoni e movimenti vivaci,sempre più vivaci,fin quando, sulle ultime note,il gruppo si blocca di colpo.Qualche secondo di immobilità e silenzio assoluti interrotti solo dal suono del tamburello di Maria.
Buio.
Si riaccendono le luci che creano un'atmosfera 'fredda'.
I teatranti si tolgono i costumi di scena.
Commenti da 'dopo-spettacolo'.
Ognuno ripone il proprio costume in una cassa di legno.
Si sente il suono di campane.
Tutti escono alla spicciolata.
Morena è rimasta seduta in un angolo.
Maria ha tolto la maschera e 'gioca' col suo tamburello...espressione assorta,distante.
MENESTRELLO
"Allora,Morena...Ti aspettiamo?...Vieni con noi?"
MORENA
"No...rimango qui...devo provare i nuovi passi...stasera c'è l'altro spettacolo...Voglio essere certa di non dimenticare nulla..."
MENESTRELLO
"Come vuoi...Ci si vede..."
In scena,solo Morena e Maria.
MORENA
"E tu....non vai a mangiare?..."(si aiuta con i gesti per comunicare con Maria)
MARIA
scuote vistosamente la testa e indica il tamburello accennando qualche passo di danza
MORENA
"Vuoi provare anche tu?...Bene,mi farai compagnia...Qualche attimo di riposo e poi si ricomincia..." (si sistema tra le casse in modo da riposare)
MARIA
Gioca con la maschera,il tamburello,la tunica...mentre la voce fuori scena dà voce ai suoi pensieri:
"Non avevano suoni
le campane
ma univano la gente.
Ed i bambini
correvano
tra briciole di pane
e freddo ai piedi.
C'era confusione
colorata
E scintillìo d'argento
sul mio viso
E respiravo
l'allegria interrotta
dalla voglia di gonne
e di collane.
C'era
una giostra di vita
quasi vera
attorno a me
...Ed io
mi sistemavo i capelli
e fingevo di giocare...
ma
non c'ero
anche se sorridevo
e battevo
di tanto in tanto
anche le mani.
Il mio sguardo
s'accende
e la mia pelle
rivive
quando produco
il suono che non posso udire
eppure mi tormenta le viscere
e fa salire alle mie labbra
mute
un sussulto di libertà
E' un urlo
quello che sentite
e anche se assomoglia al silenzio
è quasi gioia.
Porto scarpe pesanti e pantaloni
Vorrei
essere maschio
per poter andare...
Ma
dentro la mia pele
c'è una donna
che non conoscerò..."
Morena inizia a danzare...usando il tamburello di Maria.
"Guardo danzare
una ragazza bianca
bianca di pelle
bianca di entusiasmo
E' cinta,la sua vita,
di colori
e ha veli
tra gli sguardi
e tra i suoi passi
Danza
ed è mia amica
perchè
se la guardo,sorride...
e pensa a me,se mi accarezza.
E' bella
e mi assomiglia:è proprio uguale a me
dentro i miei sogni
E danzo insieme a lei
con la mia mente
S'incrociano
gli sguardi
ed i pensieri...
Ucciderei chiunque
l'avvicina
e le sfiora le vesti
luccicanti...
...e se l'amore fosse
proprio questo....?
La gelosia
la rabbia
il buio
l'abbandono
la voglia di morire
e immaginare
un volo
oltre la pelle
ed il silenzio..."
Morena continua a danzare.maria cerca di imitarla ,sbaglia i passi e sorride portandosi la mono sulla bocca...morena la incoraggia a provare e Maria danza...danza insieme all'amica...Magicamente,di tanto in tanto,i movimenti sono perfettamente sincronici,armoniosi.
Dopo una serie di movimenti più complessi,le ragazze si ritrovano vicinissime,con la medesima posizione del corpo...Si guardano,scoppiano a ridere e si abbracciano.
Rientrano gli altri del gruppo.
Ognuno indossa il proprio costume.
Le ragazze si sono raggruppate in un angolo e si sistemano a vicenda i vestiti.
Gli uomini cominciano a provare.
Morena siede in disparte.
Le ragazze chiacchierano tra loro a voce bassa.
La musica è vivace ma solo accennata:serve solo da supporto ai passi che vengono eseguiti.Maria,distante dal gruppo,osserva.
Voce fuori scena:
"Nuotano i gesti
attorno a me
E non mi possono ferire
parole...
Ho messo
le scarpe nuove
per la grande festa
l'ultima
forse
che mi vedrà correre
nella mia veste bianca
la maschera che porto
è una smorfia
che assomiglia
al sorriso
che ho dentro l'anima
Batte forte il cuore
nell'attesa
che cominci,per gioco,
la magia
E quando
vedrò vibrare i tamburi
che non posso udire
indosserò la maschera
d'argento
e sarò
quasi uguale...
a voi...che spiate
il mio sguardo
e non potete
ascoltare i miei pensieri
Vedete
solo i passi
i gesti lenti
e i goffi tentativi
di parole
Le ragazze
sedute sui gradini
bisbigliano
strorie d'amore
e d'allegria
le mie mani
non possono custodire
i segreti che vorrei carpire
nessuno
può parlarmi sottovoce
vicino all'orecchio
nè vicino al cuore
Chi conversa con me
deve guardarmi in viso
scrutare le mie labbra
e il mio tormento
Non ho voglia
di denudare l'anima
così
fingo di non capire
o di capire a stento
Io
che non posso nemmeno
sospirare in pace
perchè
i sospiri parlano
per me.
TEATRANTE
"Presto....presto....la gente sta arrivando...Ai vostri posti....Morena,ti raccomando...Sei il nostro pezzo forte......E voi,ragazze,basta chiacchierare...sistematevi il costume...Andiamo...Si comincia.....Luci!"
Le luci si spengono.Musica.
Le li ri siaccendono creando un'atmosfera suggestiva.
MENESTRELLO
"Benvenuti signori...Benvenuti alla nostra festa!
Stasera ci sarà per voi uno spettacolo nuovo!...Nuovissimo!...Talmente nuovo che,a dire il vero, nemmeno noi lo conosciamo bene..Siate indulgenti...Giorni di prove massacranti....Notti insonni dedicate alla ricerca di parole...parole belle,parole giuste,parole in grado di colpirvi...Dove?...beh...che importanza ha...L'importante è che colpiscano qualcosa....che ne so....il cervello....il cuore....lo stomaco....Stasera vi vogliamo raccontare la storia di Morena...(Morena,indicata,accenna ad un inchino)...morena è sordomuta...Sì....sordomuta dalla nascita...ma per qualche miracolosa ragione,riesce a danzare esattamente come una persona normalissima....già....Morena non sente il suono degli strumenti,tuttavia...ne avverte in qualche modo le vibrazioni...E danza,danza come se udisse perfettamente ogni nota...Vedrete,signori...Vedrete che spettacolo....Morena...su,danza....danza!.........."
Morena avanza.La musica parte.la donna inizia a danzare.
Gli altri creano una coreografia 'di supporto'.
Improvvisamente,Maria si unisce alla danza di Morena.
Tutti i 'teatranti' si guardano stupiti,increduli.
I musicisti stonano alcune note.
Morena cerca lo sguardo dei compagni per ottenere complicità in quella situazione 'spiazzante'
Maria continua a danzare monopolizzando l'attenzione del pubblico che non avverte la tensione che si è creata tra gli attori.
I musicisti riprendono a suonare con sicurezza.Morena si lascia coinvolgere dalla danza guidata,adesso,da maria.
tutti gli altri si adeguona all'imprevisto e lo spettacolo continua.
Sulle ultime note.Maria è da sola in scena.Persino Morena le ha ceduto lo spazio.Tutti la osservano increduli,ammirati:maria non avverte,quasi.la presenza degli altri.
Danza...è solo una donna che danza.
Un fragoroso applauso 'muto' da parte degli attori saluta la fine della danza di Maria che si guarda attorno sorridente,s'inchina,quindi si sistema in un angolo del proscenio .
Da questo momento,quello che accade in scena è 'visto e percepito' dal pubblico come se Maria fosse riuscita a trascinare gli altri nel proprio universo senza suoni.
Gli attori continueranno a muoversi,recitare,danzare,senza emettere alcun suono.
Voce fuori scena:
"Ho visto applausi
muti
che mi hanno dedicato
Barcollavo
sotto il giogo pesante
intermittente
di una gioia intravista
quasi assaporata
Ritornerò
tra le lenzuola
fredde
E ignorerò l'odore
del disprezzo taciuto
della sudicia polvere
della malinconia
avrò
un ricordo in più
un desiderio in meno
e forse
riuscirò a trovare
in fondo al cuore
uno spazio distante
dall'angoscia e il sopruso
Troverò
un buon pretesto
per tagliarmi i capelli
Suonerò
al tamburello
la mia inutile attesa
la mia morte lenta
la mia libertà..."
Sulle ultime parole,finisce lo spettacolo.
I teatranti si fermano.Buio.
Subito dopo,luci fredde.Il sipario è chiuso.Gli attori tolgono i costumi.
Ognuno prende le cassette di legno e le accumula sul fondo scena.
Le cassette formeranno un mura di legno:è la scena che viene rimossa per essere trsportata altrove.
Mentre tutti lavorano,Un teatrante avvicina Maria che sta deponendo la propria maschera,La tocca su una spalla per attirre la sua attenzione,quindi inizia a rimproverarla accentuando il labiale ed aiutandosi a gesti.
" Per questa sera è andata così...ma che non accada più....capito?...mai più!.....Non devi fare nulla che non sia stato deciso da tutti noi....mi capisci?....Altrimenti,hai finito con lo spasso....chiuso...Te ne torni a casa tua.......Intesi?.....Non lo fare più!!!!"
Maria lo ha guardato per tutto il tempo,immobile,inorridita,quasi,dal volto deformato dalle smorfie.umiliata da quei gesti esageratamente vistosi che hanno richiamato l'attenzione di tutti gli altri.
Gli attori hanno finito di accumulare le cassette di legno ed osservano il loro compagno che rimprovera aspramente maria.
Nessuno ha il coraggio di intervenire.E' un momento carico di tensione.
Maria rimane ferma per qualche istante,poi,guarda tutti negli occhi lentamente;quindi getta la maschera a terra e si allontana sparendo dietro il muro di casse.
Silenzio assoluto per qualche secondo.
TEATRANTE
"Forse è meglio così...Non poteva durare a lungo...Troverà una sistemazione adatta a lei...Ci abbiamo provato,non abbiamo niente da rimproverarci....Non possiamo rischiare che ci mandi in malora lo spettacolo,quando le gira che deve esibirsi....Ci campiamo,noi,con questo lavoro....!"
Alcuni annuiscono,altri scuotono la testa.Morena si avvicina lentamente al compagno con aria battagliera:E' chiaro che prenderà le difese dell'amica...Ma non fa in tempo a pronunciare alcuna parola.
Si sente un frastuono terribile.
Il muro di cassette è crollato e dal mucchio di casse emerge Maria.indossa ancora la tunica bianca.ha lo sguardo fermo,la testa alta in atteggiamento di sfida.Cammina attraversando altera il gruppo e si porta al centro del proscenio dove siederà accovacciata.
Le luci scendono lentamente fin quando rimane solo un fascio di luce che bagna Maria.
Musica.
Canzone da fuori scena.
NASCIU 'NA PICCIRIDDHA
Nascìu 'na picciriddha
cu li capiddhi niri
e l'occhj comu stiddha
ma non sapi ciangiri
Chi avi 'sta picciriddha
perchì non ciangi mai
Signuri pigghiatilla
ca non volimu guai.
Nascisti pe' tormentu
nascisti senza vuci
quandu non esti vantu
lu figghju è sulu cruci
E lu Signuri,stancu,
'dassatila campari...
l'angeli a lu me' hjancu
su' muti e senza l'ali'..."
Buio
FINE