Il canto del cigno

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di Anton Pavlovič Čechov

Edizione Acrobat

a cura di Patrizio Sanasi

(patsa@tin.it)

PERSONAGGI

VASILIJ VASIL'IČ SVETLOVIDOV, comico, un vecchio di 68 anni

NIKITA IVANYČ, vecchio suggeritore

L'azione si svolge sul palcoscenico di un teatro di provincia, di notte, dopo lo spettacolo. Il palcoscenico vuoto di un teatro di provincia di second'ordine. A destra una fila di porte non dipinte, rozzamente inchiodate, che portano ai camerini; la parte sinistra e il fondo del palco sono ingombri di ciarpame. In mezzo alla scena uno sgabello rovesciato. È notte. Buio.


I

Svetlovidov in costume di Calcante, con una candela in mano, esce da un camerino e ridacchia.

SVETLOVIDOV Questa è proprio bella! Questa fa proprio ridere. Mi sono addormentato nel camerino! Lo spettacolo è finito da un bel po', in teatro non c'è rimasto nessuno, e io beato e tranquillo dormo come un ghiro. Ah, vecchia carretta, vecchia carretta! Rudere che non sei altro! Tanto ho bevuto che mi sono addormentato seduto! Cervellone! Complimenti vivissimi. (Grida). Egorka! Egorka, perdinci! Petruška! Dormono, maledetti, gli pigliasse a tutti un accidente! Egorka! (Rialza lo sgabello, ci si siede e appoggia la candela per terra). Non si sente niente... Solo l'eco risponde... A Egorka e Petruška ho dato oggi tre rubli per le loro premure e adesso ci vogliono i cani per scovarli... Saranno usciti, quei malandrini, e avranno chiuso il teatro... (Scuote la testa). Ciucco sono! Uff! Quanto vino e quanta birra mi sono scolato oggi per la mia serata d'onore, Dio mio! Mando puzzo di vino da tutto il corpo, e ho la lingua impastata e pesante... Che schifo...

Pausa.

Stupido che sono... Questo vecchio imbecille si è ubriacato e non sa neanche in onor di qual santo... Uff, Dio mio!... Ho mal di reni, la testa a pezzi, brividi dappertutto e l'anima fredda e buia come una cantina. Se non t'importa della salute, dovresti almeno pensare alla tua vecchiaia, vecchio buffone...

Pausa.

La vecchiaia... Mettila come ti pare, fatti coraggio, fa' il furbo fin che vuoi, ma la vita è passata... e i tuoi sessantotto anni non te li toglie nessuno! Indietro non ci torni... La tua bottiglia te la sei scolata, è rimasto solo un po' di fondo... Soltanto la feccia... Già... Così stanno le cose, Vasjuša... Che tu voglia o no è ora di provare la parte del cadavere. Sua altezza la morte non e lontana... (Guarda davanti a sé). Calco le scene da quarantacinque anni, ma il teatro di notte, se non erro, lo vedo per la prima volta... Sì, per la prima volta..., Che cosa curiosa, accidenti... (Si avvicina alla ribalta). Non si vede niente... La buca del suggeritore si vede un pochino... e anche quel palco riservato, il leggio... e tutto il resto, buio! Una nera fossa senza fondo una vera tomba in cui si nasconde la morte... Brr!... fa freddo! Dalla sala tira vento come dalla cappa di un camino... Ecco il posto ideale per evocare gli spiriti! Terribile, diavolo... Ho i brividi nella schiena... (Grida) Egorka! Petruška! Dove siete, diavolacci! Dio mio, perché evoco il maligno? Ah, Dio mio, lascia perdere queste parole, smetti di bere, sei vecchio, pensa che devi morire... A sessantotto anni la gente va alla funzione del mattino, si prepara alla morte, e tu... Oh, Signore!

Parole blasfeme, muso da ubriaco, questo costume da buffone... Che spettacolo pietoso! Vado a cambiarmi in fretta... Tremendo! A starsene tutta la notte qui ad aspettare c'è da morire di paura... (Va verso il proprio camerino).

In quel momento dall'ultimo camerino infondo alla scena appare Nikita Ivanyč in vestaglia bianca.

II

Svetlovidov e Nikita Ivanyč.

SVETLOVIDOV  (vedendo Nikita Ivanyč grida di paura e indietreggia) Chi sei? Perché? Chi cerchi? (Pesta i piedi). Chi sei?

NIKITA IVANYČ  Sono io!

SVETLOVIDOV  Chi sei?

NIKITA IVANYČ (avvicinandoglisi lentamente) Sono io... Il suggeritore, Nikita Ivanyč... Vasil' Vasil'ič, sono io!

SVETLOVIDOV  (si lascia cadere sfinito sullo sgabello e trema tutto) Dio mio! Chi è? Sei tu… tu, Nikituška? Per... perché sei qui?

NIKITA IVANYČ  Io passo la notte nei camerini. Solo, vi prego, non ditelo a Aleksej Fomič.. Se no non saprei dove andare a dormire, ve lo giuro...

SVETLOVIDOV  Tu, Nikituška... Dio mio, Dio mio! Ho avuto sedici chiamate, mi hanno portato tre corone e tante cose... erano tutti entusiasti, ma non uno che sia venuto a svegliare un vecchio ubriaco per portarlo a casa... Sono vecchio, Nikituška... Ho sessantotto anni... Sono malato! Il mio debole spirito langue... (Si appoggia sul braccio del suggeritore e piange).Non andartene, Nikituška... Sono vecchio, debole, mi manca poco a morire... Ho paura, tanta paura!...

NIKITA IVANYČ  (teneramente, con deferenza) È ora che torniate a casa, Vasil' Vasil'ič!

SVETLOVIDOV  Non ci vado! Non ho casa, no, no, no!

NIKITA IVANYČ  Signore! Vi siete dimenticato dove abitate!

SVETLOVIDOV  Non ci voglio andare, non voglio! Là sono solo... non ho nessuno, Nikituška, né parenti, né moglie, né figli... Solo come un cane... Morirò e nessuno mi ricorderà... Mi fa paura la solitudine... C'è nessuno che mi riscaldi, che mi accarezza, che mi metta a letto quando sono ubriaco... Chi mi reclama? Chi ha bisogno di me? Chi mi vuole bene? Nessuno mi vuole bene, Nikituška!

NIKITA IVANYČ  (in lacrime)  Il pubblico vi ama, Vasil' Vasil'ič!

SVETLOVIDOV Il pubblico se n'è andato, dorme e s'è dimenticato del suo buffone! No, nessuno ha bisogno di me, nessuno mi ama... Non ho né moglie, né figli...

NIKITA IVANYČ  Ma su, perché vi angosciate...

SVETLOVIDOV  Ma io sono un uomo, sono vivo, mi scorre sangue nelle vene, non acqua. Sono nobile, Nikituška, di alta estrazione... Finché non son caduto in questa fossa facevo il militare, in artiglieria... Ero giovane, bello, onesto, coraggioso, appassionato! Dio, dov'è andato a finire tutto ciò? Nikituška, e poi che attore sono stato, di'? (Si alza e si appoggia al braccio del suggeritore). Dov'è finito tutto questo, dove, dove sono quei tempi? Dio mio! Ho guardato adesso questa fossa e mi è tornato tutto in mente, tutto! Questa fossa mi ha divorato quarantacinque anni di vita, e di che vita, Nikituška! Guardo adesso nella fossa e vedo tutto fino all'ultimo particolare, come vedo il tuo viso. Gli entusiasmi della giovinezza, la fede, l'ardore, l'amore per le donne! Le donne, Nikituška!

NIKITA IVANYČ   Dovete andare a dormire, Vasil' Vasil'ič.

SVETLOVIDOV  Quando ero un giovane attore, quando cominciavo appena ad entrare nel giro, ricordo che una donna s'innamorò di me per la mia arte... Elegante, snella come un pioppo, giovane, innocente, pura e ardente come un'alba d'estate! Allo sguardo dei suoi occhi azzurri, al suo meraviglioso sorriso non c'era notte che potesse resistere. Le onde del mare si infrangono sugli scogli, ma contro le onde dei suoi capelli s'infrangevano le rocce, i ghiacci, i nevai! Ricordo che stavo innanzi a lei come adesso con te... Era meravigliosa quel giorno, come non era stata mai, mi guardava con uno sguardo tale che non potrò dimenticarlo nemmeno nella tomba... Una carezza, un velluto, profondo e scintillante di giovinezza! Appagato e felice cado in ginocchio davanti a lei, le chiedo felicità... (Continua con la voce che cade di tono).E lei... lei dice: lasciate il palcoscenico! La-scia-te il pal-co-sce-ni-co!... Capisci? Lei poteva amare un attore, ma esserne la moglie, mai! Ricordo che quel giorno recitavo... La parte era meschina, buffonesca... Io recitavo e sentivo che i miei occhi si aprivano... Capii allora che non esiste nessuna sacralità dell'arte, che è tutto delirio e inganno, che io sono uno schiavo, un giocattolo dell'ozio altrui, un buffone, un pagliaccio! Allora capii il pubblico! Da allora non ho più creduto né agli applausi, né alle corone, né agli entusiasmi... Sì, Nikituška! Il pubblico mi applaude, spende un rublo per le mie fotografie, ma io gli sono estraneo, per loro sono fango, quasi una cocotte!... Cercano di conoscermi, per vanità, ma non si abbassano a tal punto da darmi in moglie le proprie sorelle, le figlie... Non gli credo! (Si lascia cadere sullo sgabello) Non gli credo!

NIKITA IVANYČ   Siete pallido, Vasil' Vasil'ič! Avete messo paura persino a me... Andiamo a casa, siate comprensivo!

SVETLOVIDOV  Ci vidi chiaro, allora... e mi costò cara questa chiarezza, Nikituška! Dopo quella storia io... dopo quella ragazza... cominciai a vagare senza meta, a vivere a vanvera, senza pensare al futuro... Recitavo nei ruoli di buffoni, burloni, pagliacci, pervertivo le coscienze, ma che artista ero, che talento! Seppellii il mio talento, lo involgarii e storpiai il mio linguaggio, persi immagine e parvenza... Mi divorò e mi inghiottì questa fossa nera! Non lo sentivo prima, ma oggi... quando mi sono svegliato, ho guardato indietro, e ho visto sessantotto anni. Solo adesso ho visto la vecchiaia! La canzone è stata cantata! (Singhiozza). Cantata!

NIKITA IVANYČ Vasil' Vasil'ič! Caro, amico mio... Su, calmatevi... Signore! (Grida).Petruška! Egorka!

SVETLOVIDOV  Ma che talento, che forza! Non ti puoi immaginare che dizione, quanto sentimento, quanta grazia, quante sfaccettature... (si batte sul petto) in questo petto! Da restar soffocati!... Ascolta, vecchio... aspetta, fammi riprendere fiato... Ecco dal Godunov:

M'ha l'ombra del Terribile adottato,

Dimitrij intitolato dal sepolcro,

M'ha sollevato i popoli dintorno

E vittima Boris a me ha votato -

Son principe. Basta, ho vergogna, innanzi

Ad altera polacca d'umiliarmi!

Non c'è male, eh? (Vivacemente). Aspetta, questo dal Re Lear... Capisci, il cielo nero, pioggia, tuono - buum!... lampi - zzz!... che attraversano tutto il cielo, e: "Soffiate, venti, da scoppiarvi le gote, infuriate, soffiate! Turbini e cateratte del cielo, diluviate, ad affogare i galli giravento in cima ai campanili. E voi, sulfurei lampi, rapidi più del pensiero, precursori del fulmine schiantaroveri, strinatemi questa testa canuta. Tu, tuono scotitore del mondo, spianala d'un colpo al suolo questa compatta sfera del globo, rompi gli stampi di natura; disperdi tutto e tutti insieme ai germi onde si genera, mostro d'ingratitudine, l'uomo". (Impaziente). Presto, la battuta del buffone! (Pesta i piedi). Presto, la battuta del buffone! Non ho tempo da perdere!

NIKITA IVANYČ  (recitando il ruolo del buffone)

"Zietto, meglio acquasanta di Corte tra quattro mura asciutte, che questa schietta acqua piovana sulla testa all'aria aperta. Su, a casa, zietto, a farti riconsacrare dalle tue figliole: questa è una nottaccia che non ha pietà né per i matti né per i savi".

SVETLOVIDOV  "Rombati le budella, sputa fuoco; e giù, giù a scatafascio, pioggia! Tuono né pioggia né vento né fuoco son figli miei. Io non accuso voi d'ingratitudine, elementi; ché mai a voi non ho donato un regno né vi ho mai chiamato figlie mie". Forza! Talento! Artista! Ancora qualcosa... ancora qualcosa del genere... per far tornare il passato... Prendiamo (scoppia in una risata gioiosa) l'Amleto! Allora, comincio io... Che cosa? Ah ecco... (Recitando la parte di Amleto).

"Ah, i flauti! Datemene uno...”

(A Nikita Ivanyč). Inconfidenza, perché cercate sempre di cogliermi da sprovveduto, come per spingermi in qualche rete?

NIKITA IVANYČ   "Oh, monsignore! Se il dovere mi fa importuno, il mio affetto supera ogni misura".

SVETLOVIDOV  "Questa non la capisco bene. Vorreste suonare questo flauto?".

NIKITA IVANYČ  "Non so farlo, monsignore".

SVETLOVIDOV   "Ve ne prego".

NIKITA IVANYČ   "Credetemi, non ne sono capace".

SVETLOVIDOV  "È facile come mentire. Controllate questi fori con dita e pollice, date fiato con la bocca, e lui parlerà in musica con grande eloquenza. Ecco qui le chiavi".

NIKITA IVANYČ   "Ma non saprei cavarne nessuna armonia. Non conosco l'arte".

SVETLOVIDOV  "Ma allora lo vedete, che cosa indegna fate di me. Vorreste suonarmi, vorreste dare a intendere che conoscete i miei tasti, vorreste svellere il cuore del mio mistero, e farmi cantare dalla nota più bassa fino in cima al mio registro. C'è tanta musica, c'è una voce eccellente in questo piccolo strumento, eppure non sapete farlo parlare. Sanguediddio, mi credete più facile a suonarsi d'un piffero? Prendetemi pure per lo strumento che preferite: per quanto stiate a grattarmi non potrete farmi cantare". (Ride e applaude). Bravo! Bis! Bravo! Ma che vecchiaia d'Egitto! Non c'è nessuna vecchiaia, sono tutte frottole, sciocchezze! La forza sgorga come da una fontana da tutte le vene, è giovinezza, freschezza, vita! Dove c'è talento, Nikituška, non esiste vecchiaia! Sei sbalordito, Nikituška? Sei confuso? Aspetta, lascia che anch'io mi riprenda... O, Dio mio! Ascolta adesso che tenerezza e quanta finezza, che musica! Sst... Silenzio!

Calma è la notte ucraina.

Limpido il cielo.

Brillano le stelle.

Vincere il proprio sopore

L'aria non vuole. Appena fremono

Le foglie degli argentei pioppi...

Si sente il rumore di una porta che si apre.

Che cos'è?

NIKITA IVANYČ   Devono essere arrivati Petruška e Egorka... Che talento, Vasil' Vasil'ič! Che talento!

SVETLOVIDOV (grida voltandosi dalla parte da cui è giunto il rumore) Qui, ragazzi! (A Nikita Ivanyč).Andiamo a cambiarci... Non esiste la vecchiaia, sono tutte frottole, tutte assurdità... (Ride allegramente) Perchépiangi? Stupidone mio, cosa sono queste lacrime? Eh, non va bene! Non va proprio bene! Su, su, vecchio, basta guardarmi così! Perché mi guardi a quel modo? Su, su... (Lo abbraccia tra le lacrime).Non si deve piangere... Dove ci sono arte e talento, non esistono né vecchiaia, né solitudine, né malattie, e persino la morte conta per metà... (Piange). No,Nikituška, è stata tutta cantata la nostra canzone... Che talento m'illudo mai d'avere? Sono un limone spremuto, uno straccio, un mucchio di ruggine, e tu un vecchio ratto di teatro, un suggeritore... Andiamo!

Vanno.

Altro che talento! Nelle opere serie vado bene solo per il seguito di Fortebraccio... e anche per questo sono troppo vecchio... Sì... Ricordi quel passo dall'Otello, Nikituška? "Ora e per sempre, addio, serenità dell'anima! Addio, contentezza! Addio, schiere piumate, addio, grandi battaglie che fanno dell'ambizione un merito. Oh, addio! Addio, cavalli nitrenti e trombe squillanti e tamburi incitanti e laceranti pifferi; alti stendardi, ricchezza, pompa, orgoglio, riti, gloria della guerra, addio!".

NIKITA IVANYČ   Che talento! Che talento!

SVETLOVIDOV O ancora questo: Via da Mosca! Non ci farò mai ritorno. Corro, senza voltarmi indietro, andrò a cercare per il mondo dove c'è un angolo di rifugio per un animo offeso! Una carrozza, una carrozza!

Esce con Nikita Ivanyč.

Cala lentamente il sipario