Il caviale

Stampa questo copione

Vedi il mare mi ha cambiato

il caviale

Opera teatrale in quattordici atti di

 Marcello Chinca

Il caviale

Opera teatrale in quattordici atti di Marcello Chinea

Personaggi

Aldo Ray 
Sara           

Omar         

Oriali         

Maria          una ragazza

Lo spettro   sacerdotessa attica

Arabo          banchiere

Giovane arabo
Due operai

                                                              **********

Atto 1

Echi di risacca. Giorno. A moderato volume, 3° sonata di Skriabin per pianoforte. Un’aula imbiancata a calce. Due finestre ad angolo verso sud ed ovest. Da ovest verso nord (platea) in diagonale un grande tavolo rettangolare in noce massello. Sei sedie. Varie suppellettili e pentolame lungo la mensola di noce, oltre a calici da vino rigirati, teiera e tazzine giapponesi. Sopra al tavolo una caraffa, una macchina da caffè su sottopentola di stoffa rosso, biscotti sparsi in un piatto di porcellana sbeccato. Un letto in noce alla parete ad est con sovraccoperta in blu di Prussia. Sulla parete accanto al letto un quadro di Klee (Donna infuriata). Un lettore CD sul tavolino accanto al letto, una lampada alogena a stelo, decine di libri sparsi per terra. La porta rossa carminio è sull’angolo opposto verso la platea. Un manichino di velluto nero a sinistra della porta.  

Aldo Ray (sui 45 anni) disteso sul letto sta leggendo un libro. Porta un maglione lana antracite a collo alto, pantaloni consunti di velluto marrone. E’ scalzo. Musica di Skriabin in sottofondo ora.

Entra Sara (sui 35 anni, magra e slanciata, capelli neri).

Sara:    ‘Ciao’

Aldo:  ‘Ben tornata’

Sara poggia una busta sul tavolo. E’ rossa in volto. Si sfila il colbacco ed i guanti. Si toglie il cappotto d’astrakan. Lo poggia sopra al manichino con i guanti alla rinfusa dentro le tasche, il colbacco poggiato sull’affusto del manichino.

Sara:  ‘Abbiamo il caviale, mio caro’ 

Gli mostra con orgoglio la confezione del caviale.

Aldo ‘Caviale?’

Aldo volge lo sguardo verso la confezione con aria di contrizione. Appoggia il libro sul tavolino.

Lei si para davanti a lui. Le mani sui fianchi.

Sara:  ‘Bè allora? Non va bene il caviale? Ti fa schifo?’

Aldo:  ‘No, no, mi piace’

Sara:  ‘Quand’è l’ultima volta che l’hai mangiato? Anni scommetto’

Aldo:  ‘Fammici pensare’  (distoglie lo sguardo per riflettere).

Aldo:  ‘Mio padre lo portava dall’Iran, mi pare il Beluga’

Sara:  ‘E’ questo,  è proprio questo, guarda’  (gli fa vedere l’etichetta, lo apre e con un cucchiaino lo assaggia).

Sara: ‘Uh, marveulous’

Si è seduta accanto a lui sul letto. Col cucchiaino gli dà un assaggio di caviale. 

Sara: ‘Ho preso anche della vodka, è già gelata, con questo freddo fuori’

Lui rialzandosi con la schiena contro il cuscino.

Aldo:  ‘Si può sapere come ti è venuto in mente, caviale?

Lei riempie due tazzine di vodka. Ne offre una ad Aldo.

Sara:  ‘Non chiedermi come, dai beviamo’  (le viene da ridere).

Sara: ‘Dai’ 

Bevono a sorsi rapidi, rabbrividiscono. Lei si strofina una mano in quella di lui. Lui  le raccoglie entrambe nelle proprie.

Sara: ‘Il commesso m’ha dato la busta sbagliata, e sai, con la confusione che c’era nel negozio, (ride) nessuno si è accorto di nulla. Neppure io’

Aldo:  ‘E tu furbacchiona non sei tornata indietro?’

Sara:  ‘Volevo, ero rientrata apposta nel negozio per questo’

Ride di gusto.

Sara:  ‘Quando alla cassa.’  (ride ancora incontenibile)

Sara:  ‘Ti vedo questa gran stronza protestare di avere in busta solo del pane nero di Lariano, (ride) come se vi avesse trovato chessò uno scarafaggio, mi capisci, quel tono, dovevi vederla: di una tale arroganza! Così me ne sono andata per i fatti miei’

Aldo:  ‘Ti stava proprio antipatica questa signora’

Sara:  ‘Un mostro, capelli tinti carota ed un trucco che non ti dico, un mostro ‘

Aldo:  ‘Ci sarà rimasta male no?’

Sara:  ‘Le è rimasto il pane, no?  (ride ancora) ‘ Ora bando alle chiacchere’

Aldo:  ‘Lo verranno a sapere che sei stata tu’

Sara:  ‘Non è per nulla vero’

Aldo:  ‘Ti sei tolta il gusto di averlo rubato, l’impulso no?’

Sara:  ‘Si è schiavi quando si è innamorati, e siccome io sono innamorata di te, ecco volevo farti un regalo’

Lui malioso nel tono, carezzandole il volto:

Aldo:  ‘Non devi pensare a farmi i regalini perché io ti ami’

Sara:  ‘Non dire fesserie’

Lei si china su di lui. Si baciano.

Lei si rialza, fa il giro del letto per cambiare CD, mette di Cumpany Secundo il brano ‘Chan Chan’

Alzando la tapparella fa diffondere una luce più vivida nella stanza, quasi fosse spuntato il sole fuori. Apre la finestra. Ora si scorge la linea dell’orizzonte. Si avverte l’eco della risacca. Sara si affaccia. Dissolvenza. Scrosciare remoto d’onde. Fine

Atto 2

Mattino. Entrano Aldo e Oriali. Si siedono l’uno dirimpetto all’altro ai lati opposti del tavolo, Oriali di schiena alla platea. Sul tavolo una bottiglia e due calici.  Aldo versa il vino nei calici. Alzano i calici e brindano.

Entrambi intonano “Salute!”

Oriali trangugia il vino, l’altro ne tiene un sorso tra gola e palato, da intenditore degustandolo dapprima con la lingua.

Oriali:  “ Dì un po’, dove l’hai trovato questo Barolo?”

Aldo:  ‘ Scovato nella cantina di mio padre, disperso tra mille bottiglie.’

Aldo afferra la bottiglia, esamina l’etichetta.

Aldo:  ‘ Pare che ha conservato forza e bouquet?’ 

Entrambi si mettono il calice sotto il naso.

Oriali: ‘Sì, una fragranza così te la sogni dopo 35 anni d’invecchiamento

Aldo:  ’36, prego, che vuoi dire con fragranza?’

Oriali:  ‘Fragranza! Dai!’

Aldo:  ‘Ma quale fragranza se sono passati 36 anni, più stagionato di questo non esiste altro al mondo’

Oriali  (a voce stridula):  ‘Connutuu fosti?’ 

Aldo (scuotendo indice e pollice più volte):  ‘Mènate ‘a coppa abbascio..  speranze per te nun ce stanno’  

Si fanno le corna a vicenda, scoppiando poi a ridere voluttuosamente, quindi tornando silenziosi. Aldo si alza e mette un CD, 3 Concerto per pianoforte di Prokofiev. Ritorna al suo posto. Per un po’ ascoltano la musica (il preludio).

Aldo:  ‘ Hai visto il territorio?’ (fa un gesto per indicare  la porta da dove i due sono entrati).

Oriali:  ‘Pensavo ad una proprietà, ma mai a tanto, quanti ettari sono?’

Aldo:  ‘Dieci circa, contando anche il boschetto’

Oriali: ‘ Mica male, e continuerai con la produzione di vino ed olio?’

Aldo Ray appoggiandosi con i gomiti sul piano del tavolo, sfregandosi le mani incallite e chinando la testa:

Aldo: ‘ Non vedo perché no? Ho un altro socio, ricordi Omar, mica sono il solo a decidere’

Oriali:  ‘ Tutto è condotto con metodi biologici m’hai detto no?’

Aldo torna con lo sguardo sull’altro che si sta accendendo un toscano tagliato a metà.

Aldo:  ‘Tutto biologico compresa l’alimentazione dei pochi bovini da latte e del pollame per le uova’

Oriali:  ‘Non hai una produzione di carni allora?’

Aldo:  ‘ No, qui seguiamo un po’ la regola pitagorica’

Aldo finisce il suo vino, prende la caraffa e versa il vino nei calici rimasti vuoti.

Brindano di nuovo. Oriali quasi finische il suo calice, Aldo al contrario lo degusta.

Oriali (alzandosi col calice in mano): ‘Bè, pare che ti sei sistemato?’

Aldo (tamburellando pollice e mignolo sul tavolo): ‘Non direi, vivo in ogni modo nell’ansietà del progetto: che è inquietudine del mio essere al mondo’

Oriali ride, si avvicina alla finestra.

Oriali:  ‘Ne parli come fosse una calamità. D’ogni singolo’

Aldo:  ‘E se anche fosse? No, non è soltanto il senso di una condanna. E’ che  il progetto è sempre fuori centro da ciò che la realtà ci riserva come spazio usufruibile’   Aldo non smette di fissare Oriali alla finestra.

Oriali (dopo una pausa):  ‘MI guardi come se mi odiassi’

Aldo:  ‘Se mi ricordi la mia limitatezza (con reticenza) penserei che vuoi soltanto insinuarti nella mia vita per dividerci’

Oriali:  ‘Sono pericoloso allora?’

Aldo:  ‘Come ogni vero amico, ricordalo’

Si guardano in silenzio

Oriali (ritorna seduto al tavolo):  ‘La scelta di non mangiare né produrre carne si riferisce veramente a Pitagora?’

Aldo:  ‘Perché no a Parmenide, Eraclito, Empedocle e Platone, quella di Pitagora è un’asserzione onorata da ciascuno di loro’

Oriali (con arte declamatoria): ‘Le cose tra loro distanti sono vicine nel processo interiore che  ne fa l’Uomo’ .

Aldo: ‘Parmenide, la sua sintesi perfetta, ineguagliata, sopravanza ogni altra ipotesi che è sempre campata in aria a confronto.’

Oriali: ‘ Così il vero consiste in ciò che è ora qui presente al pensiero?’

Aldo:  ‘E’ vero se la sua verità mi si raffigura da qualunque punto io cominci a rifletterla, perché là dove tornerò è anche dove ho cominciato’

Oriali: ‘Che ogni essere vivente abbia questa facoltà riguarda anche gli animali?’

Aldo: ‘Certamente, non vedo i termini della loro esclusione quali esseri percipienti e dotati sicuramente di una visione preveggente. Perciò i pitagorici, e poi Eraclito ed Empedocle rifiutavano di mangiare carne. ’

        Pausa

Oriali:  ‘Vendi  molto?’

Aldo:  ‘Olio e vino e formaggi per lo più, in Germania e Olanda soprattutto. Ma anche ultimamente negli Stati Uniti, quantità da intenditori, livello medio alto, mercati ristretti, non credere che sia proprio un’impresa’

Oriali:  ‘Concorrenza?’

Aldo: ‘ Fitta, senza esclusione di colpi, per battere le offerte avversarie. A volte non ci guadagni niente ma  molli il cliente’

Oriali: ‘Ho visto che hai ripristinato tutti i muri a secco?’

‘Aldo: ‘Sì, è stata dura, Omar ed io ci siamo messi per due anni per finire il lavoro. ‘

Oriali: ‘Tutto a mano?’

Aldo: ‘Certo, non c’è altro modo. Il terreno è’ troppo ripido. Cos’ abbiamo dovuto mettere dei binari ed una specie di funivia per il carico dei materiali. La utilizziamo anche per la vendemmia.’

Oriali: ‘Come si conciliano questi aspetti mercantili alla tua indole di filosofo?’

Aldo: ‘Niente di più coerente, no? Ciò che dico lo pratico se quanto dico lo ritengo degno d’applicazione’

Oriali: ‘E il tempo per la filologia, per l’analisi della lettura, l’hai il tempo?’

Aldo:  ‘Sì, ho sempre il mio angolo da sgobbone, i miei libri.’

Oriali: ‘Col greco come va?’

Aldo: ‘Sai che ho voluto sempre impararlo, ma non mi sono applicato mai veramente, una delle tante cose irrealizzate, come per il pianoforte, per molti versi sono un fallimento’

Oriali: ‘Gli ultimi libri letti?’

Aldo: ‘ Dick e Chomsky in inglese, una ripassata ad Essere e Tempo, Simenon e Sandor Marai’

Oriali: ‘L’ultimo letto?’

Aldo:  ‘Giorgio Colli ‘La natura ama nascondersi’

Oriali: ‘Quello che stai leggendo’

Aldo:  ‘Il Simposio, per l’ennesima volta s’intende.’

Oriali: ‘Insomma ti tieni in forma?’

Aldo: ‘Sì direi, è una droga che mi tiene sveglio il cervello, anche se a volte può essere un surrogato di un desiderio che nella realtà è stato rimosso’

Oriali: ‘Questo è anche l’anelito della letteratura, mi pare proprio Freud sostenesse la tesi di una funzione dell’arte come compensativa al nostro deficit affettivo. L’arte come rimedio nevralgenico a fronte di una mancanza decisiva nella sfera dell’autoappagatività dell’ individuo’’

Aldo:  ‘Nella creazione sì, ma nei suoi effetti sul lettore il testo è sempre svicolante, dove al simbolismo dell’autore si somma quello del lettore con rischi di sotto o sovraespressione dove il testo non dice nulla ad esempio.’

Oriali: ‘Il testo biblico, i Veda, i Greci lasciano intendere questo sospetto: dove la terminologia deve escogitare per forza qualcosa di quanto non si presenta nelle forme del nostro rappresentabile, un linguaggio che si presenta quindi cifrato. Anche il linguaggio ha un cifrario nascosto? No?’

Aldo: ‘Il linguaggio è sempre un’operazione di rimando, una parola rimanda ad un’altra, questa si rappresenta infine nei dati acquisiti dall’esperienza, ma nel caso del divino il dato dell’esperienza è proprio ciò che manca alla costruzione linguistica, ciònonostante è sconcertante notare quanto non vi sia alcuna differenza tra i fondamentali d’ogni dottrina religiosa, quasi che anche in questo caso la dinamica dei rimandi di cui abbiamo accennato sia operante anche qui, superando ogni distanza concettuale anche tra civiltà lontanissime tra loro. Mi capisci?’

Oriali: Se si trattasse soltanto di coincidenze invece?’

Aldo:  ‘Le strutture megalitiche di Malta ad esempio, datate circa 5.400 anni fa, le troviamo in Egitto come ad Avelon, ma anche nella civiltà Minoica di 2000 anni dopo e tra i Maya. Tutte queste acquisizioni dell’archeologia  annunciano che tutte queste civiltà avevano qualcosa in comune e cioè che tutte adoravano la Dea Madre, la prima divinità dell’Uomo è probabilmente femminile. Perché? Perché in regioni così remote tra loro? ’

Pausa

Aldo: ‘E’ una sensazione attraente ma anche molto sconfortante’

Oriali:  ‘Cosa?’

Aldo:  ‘E’ strano, pensavo a voi due, te e Sara’

Oriali:  ‘Allora?’

Aldo (sguardo inquisitivo verso l’altro): ‘E’ come se tu mi rimproverassi di stare con Sara’

Pausa

Oriali:  ‘Non so come dirtelo (un po’ a disagio), ma venendo da te ho pensato che vivevate assieme, qui in questa casa, ed invece (riluttante) vedendo ora le cose come stanno ciò mi fa venire una speranza, (pausa), mia personale’

Aldo: ‘Ti vuoi rimettere con Sara? Per me, lo sai, non ci sono problemi, basta che non la metti contro di me’  (con un sorriso forzato).

Silenzio

Aldo: ‘In realtà non potrà mai esservi qualcosa di risolutivo nel senso d’un apprendere autentico.’

Oriali: ‘Parli in astratto’

Aldo: ‘Parlo della funzione del ceto dei filosofi, nel senso indicato da Platone nella Repubblica. Perché Platone ritiene così essenziale che siano proprio i filosofi a guidare il mondo?’

Oriali:  ‘IL grande impostore come lo ha definito Nietszche’

Aldo:  ‘I dialoghi sono un’invenzione di una genialità senza tempo anche qualora tutte le conclusioni risultino via via errate’

Oriali: ‘Su questo ti do ragione’

Aldo: ‘E’ il senso, il modo, l’intuizione di un’interrogazione sul mondo, che non ha la verità in tasca ma, sa come scavarla nel discorso in itinere’

Oriali: ‘ Che ne pensi della sua teoria delle idee?’

Aldo: ‘Mi pare rilevante anche se così scinda l’essere, come dicono i suoi detrattori’

Oriali: ‘LO ha scisso?’

Aldo: ‘Il mondo delle idee appartiene alla struttura dell’uomo anche se è da costui dimenticato. Platone ci avverte che è il linguaggio ad aver imprigionato l’uomo dentro una caverna dove può vedere solo ombra delle cose. La caverna è il rifugio per antonomasia, l’ombra è l’inconoscibile fuori che proietta le sue forme contro luce. Il linguaggio ne fa una costruzione immaginifica ma in sostanza senza discostarsi così maldestramente dalla realtà vera, perché le ombre sono comunque uno specchio diafano di qualcosa che effettivamente esiste, sul cui carattere protettivo ci affidiamo’ 

Oriali: ‘Ma tutto in Platone è riportato a questa scissione dell’essere desiderante dove opera più Eros che Cronos’

Aldo: ‘Platone sogna una società perfetta governata dai filosofi. I figli della Repubblica devono crescervi come fratelli. L’elemento catalizzatore di una società così strutturata consiste nel rendere possibile al singolo che la sua scissione venga in qualche modo ricomposta, poiché soltanto un’organizzazione efficiente dello Stato è lo strumento più conforme ad un governo della fratellanza. Mi segui?’

Oriali: ‘Unicamente una società della fratellanza, quindi governata a questo scopo, può ricomporre l’uomo dalla sua scissione. Il mito d’Atlantide insomma, dal Crizia di Platone. L’uomo fu un tempo un semidio’

Aldo:’ Si accusa la Repubblica di Platone di essere l’antesignano dello Stato accentartore e dispotico ma ciò mi pare un accusa ingiusta. Platone voleva redimere l’uomo dalla sua scissione esistenziale, proponendogli un governo che intanto superasse almeno ogni frattura sociale e generazionale, laddove ciascuno avesse il dovere anzitutto di contribuire all’interesse collettivo’

Oriali: ‘L’interesse collettivo mi pare dominante, no?’

Aldo: ‘Pur perseguendo in tempo di pace il merito individuale e la libertà, il cittadino doveva tenersi pronto tuttavia a trasformarsi assieme agli altri in una testa d’ariete compatta in caso di guerra di difesa o d’aggressione.’

Oriali: ‘Ci credi a Platone?’

Aldo: ‘L’idea della rivoluzione si fonda comunque sull’idea di Platone di un primato della politica a detrimento della sfera economica ma anche a prescindere dal peso dell’opinione pubblica. In questo Platone è pitagorico, ossia la sostanza del potere è un fatto iniziatico che non può dipendere dal consenso. Anche Socrate mi pare si schieri sul versante della non conciliabilità tra sfera filosofica e sfera della morale corrente, quello che Heidegger esprime con: la vera dittatura è il senso comune.’

Oriali:  ‘Rimane il ruolo della proprietà collettiva dei figli’

Aldo (con convinzione): ‘Per me rimane il suo punto più qualificante: il figlio come valore a sé e come componente della società, non significa chiaramente scinderlo dall’affetto dei suoi genitori naturali, ma preservando comunque questo interesse collegare il figlio sin dalla tenera età ad un’idea di partecipazione comunitaria.’

Oriali:  ‘ Un interesse dello Stato un po’ paternalistico’

Aldo: ‘Che male c’è che alcuni compiti siano affidati ad un istituto neutrale che sottragga al figlio il destino dei suoi rapporti di sangue, per vederlo crescere cittadino responsabile, capace di solidarietà e di buone maniere.’

Oriali: ‘LO Stato come panacea?’

Aldo (perentorio): ‘Come qualcuno che io ho delegato, perché ritengo questa delega indispensabile per la mia vita perché lo Stato è capace di svolgere il compito educativo al posto mio e con migliori risultati. Tieni conto del ruolo della donna che lavora e che non vuole rinunciare a questa sua funzione nella società, sia per necessità sia in funzione autoconfermativa’

Oriali: ‘ Proust ti sembrerà un reazionario?’

Aldo: ‘ Né più né meno. Però mi piace La recerche. Posso affermare che  l’ho letta col sollievo di un’eterna primavera. Avevo 16/17 anni

Quando  lessi la prima volta la Recherce. Amo l‘indugio di Proust sulle cose e sulle persone. Un quadro che si definisce soltanto all’ultima pagina nella comune decrepitezza di tutti i personaggi, quelli sopravvissuti.’

Oriali:  ‘ Se l’avessero posto in un collegio sarebbe morto di crepacuore’

Aldo: ‘Probabile, ma chi sa dirlo, la madre, l’indole della madre è pur sempre una trappola per il figlio’

Oriali: ‘L’hai letto tutto?’

Aldo:  ‘Varie volte, specie la strada di Swan’

Oriali: ‘Swan l’ebro raffinato, discreto, l’eterno amante deluso, eppure dignitoso anche nel suo essere compatito. Il suo amore per Odette è spasmodico all’inizio, poi è tragico e grottesco, alla fine la consacrazione tra loro sta nella loro reciproca totale accettazione.’

Aldo: ‘Totale accettazione del dolore cicatrizzato, rimozione, oblio delle sue ragioni, salvo la perduranza di un discredito arrecato nell’equivoco della maldicenza e della medietà’

Oriali: ‘Charlus?’

Aldo: ‘Lui è un semidio, fuori d’ogni regola, l’affabulatore, lo squisito esteta, il mecenate e l’amante senza respiro, mai conciliato, neanche nella propria dissoluzione, nel dissolversi della sua maschera da tiranno soltanto oltraggiato’

Oriali: ‘Anche Bloom come Swan è un ebreo?’

Aldo: ‘Più comune, più simile all’uomo alienato. Swan è un uomo dell’Ottocento ancora, Charlus rappresenta invece un fossile sopravvissuto della volontà di potenza originaria, l’uomo antico, il cavaliere alla ricerca del Santo Graal.’

Oriali riempie i bicchieri a metà. Si riaccende il toscano. Un sole al tramonto irrora nella sala una luce densa arancione. Le luci nel palco si spengono.

Atto 3

Notte. Luce amaranto dal basso. Sara entra nell’aula. Va a sedersi accanto al tavolo. Un faro la illumina. Ha indosso una sottana in taffettà, stivali col tacco. Si accende una sigaretta.  Si toglie dalle labbra un filo di tabacco. Aldo Ray  è alle sue spalle, scaturito dall’oscurità.

Lei si gira e nello scorgerlo si spaventa.

Sara: ‘Aaaà?

D’impulso vorrebbe alzarsi ma lui la tiene seduta con una mano sulla spalla.

Aldo: ‘Stai comoda, relax’

Sara: ‘M’hai fatto paura, cretinoo’ 

Sara getta la sigaretta sul pavimento, la spegne collo stiletto del tacco. E’ stranamente a disagio mentre lo adocchia dietro di sè, come se qualcosa le avesse fugato via ogni iniziale aspirazione. Lui non si muove, non parla,  è dietro le sue spalle che le guarda la nuca. Pausa

Aldo (voce decisa): ‘Spogliati il vestito, solo il vestito’

‘Come vuoi’ 

Sara si alza e si toglie la sottana che appende sul manichino.

Non ha indosso altro che stivali, culottes e reggiseno di seta nero.

Lui la stringe subito a sé, impaziente la bacia mentre lei finge di respingerlo. Di peso Aldo riesce a metterla prona lungo il tavolo. Lei ride ora cerando di sfuggire alla sua morsa ed ad intermittenza ripetendogli:

Sara:  ‘Sei un porco’

Aldo (tenendola contro il tavolo):  ‘E tu che sei? Un intrusa che si insinua nella tana del formaggio?’

Sara (tentando di svincolarsi):  ‘Sei un porco’

Aldo (vibrante): ‘ E’ per caso o per diletto che ti fai trattare da sgualdrina? Vorresti che la tua vita fosse regolata sulla mia, invariabilmente, per tutta la vita, non è vero Saretta mia?’

Sara: ‘Ma chi ti vuole, satrapo’ 

Lui le toglie il reggiseno. Sara con una mano cerca di sfilarsi le culottes. Lui l’aiuta a sfilarle. Le braccia di lui la circondano di nuovo, la cercano in basso con foga.  Spegnimento delle luci. Nell’oscurità le sagome in rilievo sfumato viola, lui in piedi, lei semisdraiata sul tavolo, Aldo la possiede con lenta e rabbiosa frequenza.  Scrosciare d’onde dalla scogliera. Si avverte un mormorio irreale smorzato dalla mano di Aldo premuta sulla sua bocca. In sottofondo la 1° Sarabanda delle Variazioni Goldberg.

Atto 4

L’aula è irrorata dalla luce del mattino. Sul tavolo del formaggio, del pane in un cestino di vimini, una caraffa di vino rosso. Aldo Ray e Oriali seduti ai rispettivi posti si servono del formaggio e del pane. Un vitello è accanto ad Aldo. Lui lo accarezza sopra al muso.

Oriali: ‘Sara ti piace?’

Aldo (soddisfatto di sé mangia il formaggio): ‘Mi piace come un pezzo da collezione’

Oriali: ‘Che intendi, non la prendi sul serio allora?’

Aldo: ‘Siamo serissimi, ma non ho altra intenzione con lei che quella d’averla quando voglio, come voglio perché a lei piace proprio così’

Oriali: ‘Tutto qua. Il tuo rapporto con l’universo femminino si blocca qua, alla semplice degustastazione’

Aldo: ‘E’ un tornaconto che riguarda entrambi se l’insieme della riprovazione non si ostinasse ad insufflare l’idea che qualcosa bisogna in ogni caso attingere quale contropartita all’amplesso’

Oriali: ‘Ma tu la paghi, no?’

Aldo: ‘Le do dei soldi benchè lei non me li chieda, li do perché cos’ sia chiaro tra noi che non potrà mai avere altro, e visto che ha bisogno dei soldi non vedo perché dovrei esimermi dall’aiutarla di tanto in tanto, ricorda che ha due figli’

Oriali: ‘Tu la chiamerai chiarezza allora?’

Aldo: ‘Esatto’

Oriali (con rassegnazione): ‘ Lei ti ama e credo che anche tu in fondo, se guardi bene in te stesso..’

Aldo: ‘ L’amo per quella che è, per come è idonea a suscitare in me la forza primordiale dell’amare che è l’apparenza di un possedere per intero un altro essere umano, in questo caso di una donna, ma se fosse ad esempio questo vitello non ho questo stesso impulso del genere di sopra, solo tenerezza, dove con gli altri umani è soltanto intermittente…’   prende tra le mani le mascelle del vitello, le bacia.

Oriali: ‘Altre qualità che apprezzi in una donna?’

Aldo: ‘Una donna che sappia amarsi’

Oriali ridendo: ‘Cosa?’

Aldo: ‘Non l’ho mai incontrata’

Oriali:  ‘Questo a causa della loro nevrosi?’

Aldo: ‘Isteria o nevrosi. In un contesto dove il ruolo del maschio adulto è ormai soppiantato senza che si riesca a capire da parte di chi. In questo vuoto di potere apparente amo Sara sì, ma soltanto se manteniamo una distanza. ’

Oriali: ‘Niente figli?’

Aldo: ‘Platonico anche in questo, buddista se consideri che ogni nascita nuova è soltanto un essere gettato in uno dei modelli prestabiliti dal Karma cosmico’

Oriali: ‘Ma li avresti voluti?’

Aldo: ‘Quando è stato il tempo la decisione è stata un’asportazione chirurgica’

Oriali: ‘Tu non eri d’accordo sull’aborto?’

Aldo: ‘No naturalmente, ogni intervento dell’umano sul ciclo della nascita e della morte è per me un insulto e una presunzione d’onniscienza’

Oriali: ‘Stai con il Papa?’

Aldo: ‘ In questo modo di vedere non ci distanziamo molto, se non per le premesse che per il Papa sono escatologiche, per me pura indeterminazione ma non al punto da portarmi a sottovalutare il vincolo all’intangibilità di queste stesse premesse’

Oriali: ‘Stai parlando di sacro?’

Aldo (si gratta il mento non rasato): ‘Ogni vuoto normativo del linguaggio, dove cioè gli uomini non arrivano ad un’asserzione qualunque, lì per me sta nascosto il sacro, l’intangibile.’

Oriali (quasi incredulo): ‘L’aborto è quindi per te un sacrilegio?’

Aldo: ‘E’ un atto che si arroga la facoltà di intervenire in un territorio di cui non sa nulla né onticamente né ontologicamente’

Oriali si riaccende il toscano. Sul tavolo non esiste un portacenere.

Silenzio

Oriali: ‘Stai diventando un gesuita per caso Aldo Ray?’

Aldo: ‘Loyola non mi ha mai intrigato, il cardinale Martini mi pare onesto, è lui che è andato a vivere a Gerusalemme, no?’

Oriali (annuendo): ‘Sì, è lui’

Aldo: ‘Questo per dirti, come non puoi mai davvero farti assorbire da un’unica concezione. In tutte le dottrine della filosofia e della politica c’è qualcosa di vero e c’è anche qualcosa di falso e che si è dimostrato falso storicamente. E’ difficile da spiegare’

Oriali: ‘Vuoi dire che anche il Fascismo ha portato in sé un valore?’

Aldo (si gratta la schiena): ‘Esatto. Nella configurazione dei rapporti internazionali dell’epoca, rapporti dominati dalla potenza anglosassone, l’Italia ha almeno compiuto l’ultimo atto risorgimentale, non piegandosi ai dixit delle altre potenze coloniali e decidendosi per l’autarchia. Cosa impensabile ai giorni attuali, dove alla dominazione anglosassone si è sostituita quella nordamericana’

Oriali: ‘Il Comunismo?’

Aldo: ‘Un male necessario come disse acutamente il papa polacco prima di morire’

Oriali: ‘Non c’è un po’ di propaganda in ciò che dici?’

Aldo (spazientito): ‘Vedi, è il solito schematismo feroce. L’ambiguità nascosta di uno schierarsi aprioristico che non guarda ai risultati effettivi della Storia ma al perseverare nella logica di una contrapposizione sempre presupposta come risolutiva nella discussione, quel granitismo quello sì si configura come l’autentica Dittaura’

Oriali: ‘Dittatura dello Spirito?’

Aldo: ‘Dittatura è tutto ciò che schierandosi per un Partito ne giustifica l’impostazione autoreferenziale, e ne  legittima ogni eccesso di potere’

Oriali: ‘La Dittatura ad Atene serviva nell’urgenza di una guerra difensiva’

Aldo: ‘Aveva il suo scopo. Ma è proprio questa finalità d’autodifesa che giustifica invariabilmente ogni  Dittatura. Hitler doveva difendere la razza ariana. Pol Pot creare l’uomo nuovo. Mussolini difendere il popolo dal pericolo rosso’

Oriali: ‘Non c’è dittaura che sia legittimata?’

Aldo: ‘No, in linea generale. ‘

Orinali: ‘C’è una dittatura che sia giusta?’

Aldo: ‘Se stabiliamo che sussista sempre un’eccezione che giustifichi l’instaurazione di una dittatura, quest’eccezione si rileva in realtà come lo svelamento dei veri rapporti di forza, rapporti che erano già effettivi anche prima della dittatura, ciò riporta a Schmitt ed alla sua teoria che la fonte d’ogni potere risiede in realtà nel momento della deregolazione delle strutture statali, ossia nel momento in cui il patto costitutivo è infranto allo stato dei fatti. La regola nella storia è l’eccezione. Questo concetto è diventato chiarissimo durante la Guerra Fredda, quando intere parti del pianeta sono dominate da poche e ferocissime elite, finanziate e sorrette dall’Impero ’

Oriali: ‘Ma tu dici che la dittatura non è mai legittima in linea generale, che intendi per linea generale?’

Aldo: ‘Cosa ritieni che sia il governo preconizzato da Platone?’

Oriali: ‘ Una teocrazia?’

Aldo: ‘E’ una dittatura. Prescinde da un consenso formalizzato, il consenso è presunto e ciò perché non esistevano ai tempi migliori uomini dei filosofi ed anche per un’altra ragione’

Oriali: ‘Quale?’   Oriali cicca via la cenere verso il pavimento.

Aldo: ‘Pensaci’

Oriali: ‘Il governo dei filosofi serve al popolo per condurli fuori la caverna DELLE LORO ILLUSIONI E DELLA LORO INADAGUATEZZA. Per ricomporre quella scissione dell’Essere’

Aldo: ‘Giusto. Ma perché proprio in questo momento?’

Oriali: ‘Immagini che questa dittatura debba elevarsi a questo compito per un motivo particolare?’

Aldo: ‘Ci sei vicino, continua’

Oriali: ‘Se in un momento cruciale dell’umanità si palesasse un pericolo mortale, ad esempio?’

Aldo: ‘Fuoco. La mancanza di analisi adeguata sul senso dell’esistere su questa Terra potrebbe far nascere un governo mondiale dei saggi e ciò per portare la Terra fuori da un pericolo immanente, chessò l’incontro con la traiettoria d’una meteorite, una guerra nucleare, la desertificazione, tutti sintomi di una deficienza strutturale dell’Uomo e della sua comprensione su aspetti cruciali del suo essere. Non potrebbe esserci il tempo per un’operazione di convinzione capillare di consenso e sorgerebbe così l’urgenza indefettibile di portare la terra fuori dal suo imminente disastro, con un potere che sarebbe fuori da ogni legittimazione di tipo democratico o nazionale in senso stretto.’

Oriali: ‘Ma la dittatura hai detto che è l’opinione corrente?’

Aldo (sbadigliando): ‘La questione è culturale nel senso che la sua analisi scava dentro le strutture ontologiche dell’Uomo’

Oriali: ‘L’antropologia dà alcune risposte su questo tema, mi pare’

Aldo: ‘E’ una statistica utile riportare alla luce i comportamenti dei nostri progenitori, può rivelare molte cose, ma non basta assolutamente, è un nuovo compito quello della filosofia che è quello di fondare la comprensione e il discorso comprendente su una solidità che nessun’altra dottrina possiede. Qui è in causa il linguaggio stesso, il potere di definizione.’     Dissolvenza, fine.

      

Atto 5

Sara, Aldo Ray e Omar al tavolo. Mangiano in silenzio spaghetti al pomodoro. La caraffa di vino è sul tavolo assieme alla pentola dei spaghetti ancora fumigante. I due uomini sono in abiti da lavoro. Sara è con un abito rosso antico con i risvolti velluto nero.

Omar finisce di mangiare e prende ad osservare gli altri due.

Aldo Ray finisce di mangiare. Ora anche lui prende ad osservare l’unica rimasta a mangiare. Sara divora un altro piatto di spaghetti.

Gli altri due si guardano tra loro e si fanno smorfie d’intesa. Lei si accorge di essere spiata e smette di mangiare. Un po’ di boccone le è rimasto in bocca, masticando bofonchia:

Sara: ‘Cazzo avete da guardare?’

I due ridono, ride anche lei, tanto da coprirsi la bocca col tovagliolo per non rischiare di strozzarsi.

Sara dice, cambiando tono: ‘Deficienti’  

Finisce il suo vino.

Sara: ‘Mi stavate facendo strozzare’

Omar si alza. Esce.

Aldo Ray sorride a Sara. Lei allunga una mano per stringersi nella sua.

Omar rientra con una bottiglia di grappa e alcuni bicchierini.

Appoggia tutto sul tavolo e si versa da bere.

Omar: ‘Volete anche voi?’

Sara fa cenno di no. Aldo Ray prende il bicchierino e si fa offrire della grappa.

La sorseggia.

Omar guarda Sara. Sara si ricompone sulla sedia, con la testa negandosi alla sua ispezione. Lui continua a fissarla.

Sara: ‘Ma che vuoi? Ce l’hai con me?’

Omar: ‘Sei una idiota Sara, l’ho sempre detto che lo eri, ed eccoti qua’

Omar si scola la sua grappa.

Aldo: ‘C’è una cosa che volevo raccontarvi, se state buoni’

Aldo Ray aspetta di aver attirato completamente la loro attenzione.

Aldo (trionfante): ‘ Siamo nell’atmosfera di Marte’

Silenzio di sbigottimento.

Aldo: ‘Le comunicazioni erano attive sino a poche ore fa. Ora è successo che queste comunicazioni si siano interrotte.’

Sara (ignara): ‘Che comunicazioni’

Omar: ‘Siamo in contatto con altre entità, pare’

Sara (guardando l’uno e l’altro): ‘Davvero?’

Omar:  “Ti comporti come una scimmia ugandese’

Aldo: ‘Ma insomma. Ci pensate, non siamo soli. Migliaia di anni vissuti dall’uomo senza mai saperlo. ‘

Omar: ‘Condivido il tuo entusiasmo’ 

Sara: ‘Se scoprono quanto siamo deficienti ci attaccano subito, mica vogliono averci a che fare con dei tipi come noi’

Omar: ‘E’ ridicolo quanto sei snob Sara’

Sara (indifferente a lui): ‘Comunque fossimo pure nobili siamo deficienti lo stesso, basta guardarti per capirlo’

Omar (sarcastico): ‘ Rousseau l’hai letto mia cara?’

Sara:  ‘ No, perché lo devo leggere?’

Omar:  ‘ Sarebbe…sarebbe nobile da parte tua leggerlo sì’

Sara: ‘Aldo ma lo devi ospitare sempre da te questo zoticone, non c’è un altro posto dove può fermarsi quando viene.’

Aldo: ‘Dai Sara, qui è anche un po’ casa sua ’  

Sara: ‘E di me non ti importa, pensavo che saremmo rimasti soli’

Aldo (rassicurante): ‘Lui ha la sua camera di là, non darà alcun fastidio’

Omar si alza e si avvia.

Omar: ‘Marte, ti rendi conto?’  Omar  esce. 

Sara (più rilassata): ‘Sono felice di scoprirti sempre sognatore’  

Sara si accosta ad Aldo che si è steso sul letto.

Aldo: ‘Lusingami un po’, proteggimi dai miei istinti di possesso’

Lei si inginocchia ai suoi piedi. Appoggia la testa sul suo ventre. Lui le carezza il volto.  Fine

Atto 6

5° Sinfonia di Sostakovic. Aldo seduto sul letto sta correggendo a penna un documento.

Aldo: ‘La mia posizione è piuttosto precaria’

Butta i fogli sul letto. Si stringe le mani intorno alla testa.

Aldo (urlando): ‘Piuttosto chiederei l’elemosina che piegarmi a scrivere queste cazzate’. Cammina su e giù, frenetico.

Prende il telefonino, seleziona un numero.

Aldo: ‘Si’, sono Ray, Aldo Ray’  la sua voce è tremula, insicura

Aldo: ‘Non è arrivato, bè gli riferisca che ho chiamato’.

Poggia il cellulare sul tavolo. Sorseggia da una tazza il tè, guarda animoso verso la finestra. Alza al massimo il volume della 5° di Sostakocic. Apre la finestra: una raffica invade la stanza, sollevando e sparpagliando i fogli. Lui lascia aperto. Un raggio di sole gli incide il volto.

Entra Sara.

Sara (sorpresa): ‘Che casino!

Aldo (girandosi verso di lei) : ‘Vuoi chiudere per favore’ 

Sara chiude a stento la porta. Vento dappertutto. Fogli mulinanti per la stanza.

Sara (raccogliendo uno o due fogli):  ‘Cristo, che casino!’ 

Aldo (grida in mezzo alla raffica): ‘Sara vieni qua’

Sara:  ‘Sei diventato pazzo?’

Aldo:  ‘Vieni qua’

Lei lo raggiunge alla finestra. Entrambi ad occhi chiusi sono investiti in pieno dalla raffica. Musica sinfonica vibrante. Fine 

Atto 7

        L’Atto si apre al buio.

Omar: ‘Disprezzo la pietà, Sara’

Sara: ‘Ti proibisco di chiamarla pietà’

Omar: ‘Non dubito che Aldo ti sia più congeniale’

Sara: ‘Perché?’

Omar: ‘Accendi la luce’

Si accende la luce sopra al comodino.

Sara è sdraiata sul letto. Omar seduto presso il tavolo.

Omar: ‘Puoi immaginare quanto mi fa male a vederti così con Aldo. A lui non frega niente di te. Lo sai no?’

Sara (alzando un piede nudo nel collant e fissandolo): ‘Non rompere’

Omar:  ‘Tu sei triste’

Sara: ‘Naturalmente dovrei mettermi con te?’

Omar:  ‘Sarebbe la nostra memoria guarita dal dolore’

Sara:  ‘Memoria?’

Omar (illanguidito):  ‘Come eravamo’

Sara (ridendo):  ‘Via, via, Omar, sono cose che non si dicono’

Omar (serio): ‘Domani riparto, dovrò essere molto abile a non pensarti di continuo’

Sara (fissandolo con indulgenza): ‘Io sono mite, sono umile, disposta a mettermi in gioco, anche con te, ma non alle tue condizioni’

Omar: ‘Quali condizioni?’

Sara: ‘Che io lasci Aldo’

Silenzio

Sara: Vedi? Sei mussulmano anche per questa tua inflessibilità, lo immagini non è vero?’’

Omar: ‘Al suo gioco invece ci stai?’

Sara (spazientita): ‘Ed anche se fosse il suo gioco? Che c’è mi strozza, mi umilia? No!  E’ ciò che voglio no? E’ un fatto che mi piace perché lui non ha bisogno di me come io ho bisogno di lui. Tutti i momenti. ‘

Omar (accavallando una gamba): ‘Non ti invidio, come non invidio me’

Sara: ‘Ero stata io a farti sognare l’Utopia, a non essere mai avari di niente’

Omar: ‘La Comune’

Sara: ‘Certe volte il mio cervello è ancora là, in mezzo alle battaglie, ai cortei, e poi grigliate e moltitudini,  gente e  musica ovunque’

Omar: ‘Era stato proprio quel clima a farmi sorgere l’idea del libro, quando sono ritornato a Teheran, ricordi?’

Silenzio.

Sara: ‘ Sono contenta di riaverti visto. Mi manchi sempre quando non ci sei, moltissimo’

Omar: ‘Ti trovo bella, sempre, ed Aldo (pensandoci), Aldo è un amico’

Sara:  ‘Grazie’

Omar:  ‘Ritornerò prima di natale.’

Sara:  ‘Sì, quando vuoi.’

Omar: ‘Sono stato bene’    Si sorridono.

Sara (sedendosi sul letto): ‘Omar?’

Omar: ‘Che c’è?’

Sara: ‘Non senti rumori di passi?’

Si mettono in ascolto. Uno scricchiolio fuori sulla veranda. Omar si alza e controlla alla finestra.

Omar: ‘Mi accompagni tu alla stazione domani?’

Sara: ‘Va bene’

Omar alla porta: ‘Sara?’

Sara: ‘ Che c’è?’

Omar: ‘Vaffanculo’

Sara (afferra un accendino dal comodino): ‘Brutta carogna’  

Lei lo centra sul petto con l’accendino. Ridono.

Atto 8

        Le finestre sono spalancate all’aria di mare. Si odono richiami umani

        strida di gabbiani, il ritmo delle onde placide e remote.

Aldo e Sara si tengono per mano guardando verso il basso della scogliera.

Aldo (estatico): ‘La porta magica, non te l’aspettavi che l’avrei divisa con te’

Sara: ‘L’abbiamo divisa insieme e non come due entità’

Aldo: ‘Ricordami di scriverlo nel mio libro’

Sara: ‘Furfante, sei un ladro di realtà’

Aldo: ‘Tutte le persone responsabili lo sono’

Sara: ‘Ti ricordi sempre di ciò che intendevi ricordarti per il tuo libro?’

Aldo: ‘Qualcosa rimane insondato per sempre, perso nell’intergalattico’

Sara: ‘Ci facciamo una canna?’

Aldo: ‘Ce l’hai?’ (la guarda sfregandosi le mani per metterle fretta)

Sara si rovista nelle tasche dei bluejeans. Si avvia verso il tavolo e rolla una canna.

Fumano seduti intorno al tavolo senza dirsi nulla.

Sara (fissando Aldo): ‘Tu sei un assurdo’ 

Aldo: ‘Scusa?’

Sara (insicura nel dirlo): ‘Non sai nemmeno tu a cosa credere’

Aldo:  ‘Non è vero’

Continuano a fumare.

Aldo: ‘Oriali è ancora innamorato di te, lo vedo, non molla’

Sara: ‘Tu gli vai benissimo, ma non approva il tuo distacco’

Aldo: ‘E tu l’approvi?’

Sara: ‘Sì, no, dimmelo te, mi abbandono alle fantasie se a volte ti vedo in un altro ruolo accanto a me?’

Aldo: ‘Ruolo, Sara?’

Sara (quasi scusandosi): ‘Di vederti certe volte più sollecito, attento alle mie esigenze’

Aldo: ‘Ti amo Sara’

Sara (con l’indice sulle labbra): ‘Ssss’

Atto 9

Sara è in piedi (in taileur velluto rosso bordeaux e foulard nero). Aldo e Oriali (in abito scuro) sono seduti presso il tavolo. Vari fari multicolori colorano la scena.  Sul tavolo bottiglie di champagne, una torta di panna al limone, piatti e coppe.  Sara sta scartando i regali disposti sotto l’albero di natale. L’albero è decorato a fili d’argento, batuffoli di cotone e stelle di luce bianca. Aldo ha appena scartato mano una scacchiera in ebano, Oriali uno zippo argento.

Sara (esuberante): ‘Il regalo di Aldo pesa come un lingotto’  Sara estrae un volume della misura di un’agendina spesso almeno 15 cm.

Aldo: ‘Un Herbarium in latino/italiano, il migliore nella piazza’

Sara (sfogliandolo):  ‘Che bello, grazie amore’

Lei lo sfoglia, poi lo appoggia sotto l’albero. Prende altri due pacchi.

Sara: ‘Questo è per te e questo è per te’    distribuisce i pacchi sul tavolo.

Loro li scartano. Una cravatta per Aldo in pervinca pallido e ricami oro.

Una penna stilo per Oriali laccata nera, pennino e profili in oro.

Sara: ‘Vediamo ora quello di Oriani’

Sara lo dice guardandolo con malizia  negli occhi.

Oriali: ‘Speriamo ti piaccia, intendo dire, spero’ (sussequioso, scuotendo più volte la testa).

Lei apre il regalo,  ne srotola fuori un formidabile vestito nero.

Sara: ‘Toh! Guarda che vestito’ – (entusiasta ne palpeggia un tessuto setoso di luminescenza, ne scopre la fluida elasticità e un tatto insondabile di liscezza).

Sara: ‘Vado a metterlo,  che dite?’  

Aldo: ‘Vai, vai, certo che lo devi provare, non vorrai dispiacere Oriali’   (lo dice strizzandole l’occhio).

Rovistando nel pacco Sara trova una cintura.

Aldo: ‘Dimenticavi il pezzo forte’

Oriani è ora più fiducioso d’averle indovinato il regalo.

Oriali: ‘E’ appena un cinturino smaltato nero, ma guarda la fibbia’

Sara (con enfasi): ‘Una faarfaallaa’

Oriali (con fierezza) : ‘Brillantini, veri eh!’

Sara emozionata: ‘Che bellezza!, Grazie’  

Con il vestito e la cintura sul braccio Sara va a baciare prima Oriali poi Aldo, quindi esce. Silenzio.

Aldo un po’ caustico: ‘L’avrai pagato una tombola’ 

Oriali sicuro: ‘Ho un amico distributore, m’ha fatto fare un’affare’

Entrambi annuiscono. Silenzio    

Aldo: ‘Non è troppo corto per l’inverno?’

Oriali: ‘Ma è per Capodanno, per certe occasioni’     Silenzio.

Aldo: ‘ Che occasioni?’  

Oriali si guarda in giro, come cercando qualcosa sulle pareti.  Silenzio.

Aldo:  ‘Champagne, che dici companero?’   Aldo si alza, gli da un colpetto sulla spalle ed esce.

Sara rientra, svetta ora sui tacchi alti. Va al tavolo ad accendersi una sigaretta. Spettacolare il vestito è come liquefatto sul suo corpo. Sbracciato, scollato a V sotto lo sterno, attillatissimo su seno e fianchi, svasato con bordo di tulle appena sopra l’inguine. Lei ci ha abbinato collana di brillanti, cintura, collant di seta, scarpe nere vernice con tacco a rocchetto. Si è legata i capelli  alla nuca in uno chignon.

Oriali: ‘Sei una Madonna, sei lei spiccicata’   (ipnotizzato le fissa il viso, senza osare di verificarne più il corpo).

Sara (come assonnata voltandosi verso lui):  ‘Che dici eh Omar?’ 

Dopo un’iniziale incertezza ridendo a crepapelle:

Oriali: ‘Come mi hai chiamato? Omar?’ 

Sara (celandosi dietro la mano):  ‘Scusami, che sciocca, (ridendo) sono un po’ brilla.’

Si sente stappare una bottiglia fuori scena.

Oriali (a voce bassa e sguardo inquisitorio):  ‘Omar non c’è, Sara, è partito, ricordi?’

Sara (inquieta):  ‘Va bene, basta, ho capito’

Oriali deridendola sadico: ‘ E’ partito ieri, schhh?’

Sara  (con stizza a bassavoce): ‘Mmmm, stai zitto’ 

Con la coda dell’occhio vede che Aldo è rientrato. Oriali ancora le studia nell’espressione, incuriosito.

Aldo versa da bere. Offre un calice a Sara con un lieve inchino. Riempie gli altri calici.

Aldo ammirandole il vestito: ‘Sembri una ballerina di fox trot, no?’’  

Sara:  ‘Insomma,  è come non averlo indosso, non ti piace vero?’  

Aldo (sussequioso): ‘Sì o no è certamente un tormentone! Sembri Marylin alla convezione del Partito Democratico, quella volta parlò in diretta televisiva davanti a qualche migliaio di delegati e portava un vestito bianco, ricordi? così attillato e trasparente da starci secchi, tanto è vero che la povera Marylin non riuscì a far altro che biascicare nel panico davanti alla folla entusiasta quasi sino al tumulto, non riuscì nemmeno a cantare Happy birthday ricordi?  il pubblico era imbizzarrito nella sala, fremeva per quell’esuberanza senza veli delle sue forme e la sua totale defaliance eccitava ancora di più quella generale goliardia, fu uno show un po’ sadico no?  e  tu come ti trovi ad essere indecente?’

Sara (per niente perturbata): ‘Benissimo, così maledettamente sexi, no?, c’ho dovuto mettere un perizoma sotto, si vede?’   (si mette di profilo davanti a lui a portata di mano).

Sara (tono da adescatrice): ‘Toccalo, mica ti morde’    

Lui le fa passare le dita sul vestito sino al centro dei suoi glutei.

Sara (maliosa nella voce, collidendo meglio sul suo palmo): ‘Lo hai trovato il filo, caro? ’’     

Aldo invece le molla una cinquina sul culo che la fa raddrizzare di scatto.

Sara: ‘Ahi, mi hai fatto male’-  E’ indignata in fondo, pur mimandosi petulante.

Sara (sul punto di piangere): ‘Stronzo’   Va ad accendersi una sigaretta. Si adagia sulle ginocchia di Oriali. 

Nessuno per un po’ proferisce parola. In attesa.

 Aldo (serio): ‘Smettila di fare la puttana, stai esagerando’

Sara (incredula): ‘Ma senti questo? ’  

Aldo: ‘Non lo metterai mai un vestito così, per un’occasione davvero speciale così conciata daresti nell’immediato l’esatta impressione che infatti dai: questa docilità con cui ti vuoi far ammettere dagli altri, magari dai notabili che contano no? ma in questo torbido rimani solo apparentemente circuita (ricordi Marylin?), visto che le finalità dell’adescamento in genere nulla hanno a che fare con i principi della buona samaritana o di Madre Teresa, ma riguardano immancabilmente l’avidità o il bisogno da un lato, l’onnipotenza e il desiderio di fregola, dall’altro. Non lo vedi anche tu questo fomento di una pubblicità che ad arte ti rende più appetibile dentro un tubo di mycra (scusami Oriali), la tua sagoma è stravolta in funzione di un altro perchè tu gli possa incarnare quella posa smaccata in più nella profferta di te, ignaro e scipito risalto, da sempre demodé per uomini che non sanno di essere coglioni’

Sara: ‘O Cristo, Aldo, se avessi saputo che t’avrebbe fatto quest’effetto non l’avrei indossato’ 

Lei è spazientita, ancora offesa per la cinquina di prima.

Aldo: ‘Stai un amore così, non dicevo nulla di sgarbato, sai che adoro la bellezza e l’eleganza come uno dei gusti più fini. Qui sei però castigatamente sovresposta, certo rimani sensualissima ma elegante no! né esigente in fatto di modestia, mi dispiace, Sara sei nuda senza parafrasi’    fa lui stirando le labbra sulla parola ‘parafrasi’.

Oriali: ‘Senza parafrasi, dici?’ (ironico sollevato dalla piega della conversazione).

Sara:  ‘Parafrasi?’   lei fissa Oriali faccia a faccia.

Oriali: ‘ Senza parafrasi uguale a senza ulteriori commenti’

Aldo:  ‘Ma anche un certo kitsch ha il suo alfabeto nel nostro inconscio come altre ben più nefande porcherie, s’intende senza offesa. Ci ricongiunge con l’idea che potremmo trescare sin dall’inizio, senza storie o moine, se il segnale che dai inequivocabilmente mi riporta all’in sazietà perenne del comune appetito sessuale, nel senso più basilare, prossimo all’età del bronzo, o all’incirca. Il kitsch colma l’osservatore di una visione, i rapporti in una precisa collocazione di intenti e di gesti, perché un’esibizione grottesca è pur sempre pubblica, anche nell’intimità si è sempre visti da qualcuno, il fomento è allora quell’indubitabile chance offerta quasi senza condizioni, un corpo che è metamorfosi, maschera per ammaliare, per spaesarci oltre il confine d’essere discreti,  in un gettarsi senza il tatto dei preliminari che è il decoro+ arte della conquista. L’invito alla voluttà apre nel subconscio la visione: quindi l’impulso ad osare verso l’altro ci sprona all’azione, ogni fonte d’illimitato appagamento non può avere pudori, nè tematiche ulteriori’

Oriali (con una mano sulla coscia di Sara): ‘Tematica affascinante’.

Aldo (declamante con l’indice alzato): ‘L’inusuale prospettiva, che mettendo insieme stravaganza ed Utopia, così come sei conciata, ora con te qui:  diventa transustanziale Verità ’

Oriali (cantando): ‘Alleluia, Alleluia’

Sara (più confusa che consolata dal discorso): ‘Allora ti piace?’

Aldo Ray: ‘Ma certo che mi piace, sei incantevole Madame!’

Aldo va a mettere un tango di Gardel, prende per una mano Sara, facendola alzare. La costringe nel suo abbraccio, nonostante lei non voglia. Un passo, due, in progressione la coppia si stringe ed alimenta una danza comune fatta di stalli. I ballerini si guardano costantemente negli occhi. Sono bravi come volteggiano a volte. Lui la tiene con mani esperte, una  tiene il palmo della sua mano, l’altra è dispiegata ben sotto l’osso sacro. Una volta sola lei rischia di inciampare contro le scarpe di lui.

La musica finisce, i ballerini si sciolgono, prima però lui le fa il baciamano.

Sara (esausta, ma raggiante):  ‘Oh, Aldo, e tu Oriali, tutti e due, dai,  venite vi voglio abbracciare, i miei cavalieri della Tavola Rotonda’

Oriali applaudendo si avvicina a Sara, anche Aldo si riavvicina dopo aver cambiato musica. Un brano di Van Morrison ‘T.B.Sheets’.  Entrambi chiudono Sara nel loro abbraccio, tutti e tre ridono. Prendono a muoversi al ritmo della musica come un corpo unico.

Sara: ‘Che scemi, ma che fate?’ Oriali bacia Sara, le alza un lembo del vestito. Aldo le alza un lembo scoprendole un fianco, la carezza con l’altra mano lungo la coscia.

Sara (sospirando ora eccitata):  ‘Noo! State fermi, vi pregoo’ (ride)

Entrambi la toccano tra le cosce lungo la cucitura del collant. Aldo le abbassa il collant a metà coscia.  Lei prende una mano di Aldo,  la bacia, insinua la lingua tra le falangi. Poi la fa aderire sul suo seno sotto il vestito. Aldo è piegato a baciarle il dorso del collo e le spalle. Oriani si accuccia per baciarla sulle cosce. Dissolvenza in colore rosa purpureo. Rilievo delle pose dei corpi come certi bassorilievi indù del kamasutra. Braccia, corpi intrecciati ora distesi sul pavimento.  

Atto 10

La stanza è irrorata da una luce diafana ma neutra. C’è un grande vaso con dei crisantemi bianchi.

Omar  e Aldo, in abiti da lavoro,  sono seduti presso il tavolo.

Omar (molto depresso): ‘Non ho più le forze, non dormo da un anno, sogno la stessa cosa, un carro bestiame, quello che mandano ai macelli, le urla quasi premonitorie dei tanti vitelli che sbattono i loro zoccoli’

Aldo: ‘Cazzo, un sogno tremendo, non c’è che dire’

Suonano alla porta. Aldo va ad aprire. E’ scalzo. Una ragazza svettante in un cappotto azzurro, capelli raccolti in una coda.

Maria: ‘Sei tu Aldo, su, fai uno sforzo, sono o no Maria, ricordi Maria?’   Pare che lei parli come si parla ad un infante.

Aldo (subito sollecito con lei): ‘Maria, Maria, come posso essermi dimenticato di te (la stringe in un affettuoso abbraccio) come sei bella (tenendola alla distanza delle sue braccia ed infine stringendola un’altra volta).

Aldo: ‘Vieni mettiti seduta, questo è Omar, un mio amico, lei è Maria’

Omar e Maria si stringono la mano, sorridendosi.

Maria: ‘Non puoi capire quanto ci ho messo a trovarti, non c’è un’indicazione né una via, ma che posto è?’

Aldo:  ‘Una porta magnetica’

Maria:  ‘Eh? ‘

Aldo: Nulla! ‘Sono contento di vederti, come stai?’

Maria: “Bene’

Lui le da del succo d’arancio in un bicchiere.

Lei beve il succo, poi appoggia il bicchiere.

Guarda verso Omar senza particolare attenzione.

Aldo:  ‘Mi odi ancora Maria?’

Maria (con piglio sicuro): ‘No, non penso’

Aldo:  ‘Perché sei venuta?’

Maria: ‘Lei mi ha dato qualcosa per te e io le ho promesso che te l’avrei data’

Aldo: ‘Per questo, ah’  

C’è uno sgomento nello sguardo di lui da ora, a tratti velato dalla commozione che lui tenta di nascondere. Maria estrae la lettera dalla tasca del cappotto.

Maria: ‘Eccola’    lui prende la lettera

Aldo affranto: ‘Sei venuta allora soltanto per darmi questa?’

Maria: ‘Per rivedere lei, forse’

Aldo stupito: ‘Qui da me, lei?’

Maria sorridendogli:  ‘Attraverso i tuoi occhi forse’

Aldo: Tu la vedi nei miei occhi’

Maria:  ‘Lei li amava i tuoi occhi ed ora so che anche io li ho amati, quando vivevi con noi’

Silenzio.

Maria (con tono quasi astioso ora): ‘Hai ancora la cicatrice sulla mano?’

Aldo trasale a questa rievocazione ed automaticamente si guarda il dorso della mano sinistra. Lei prende la sua mano e la osserva.

Aldo: ‘Ricordi anche questa follia?

Maria: ‘Ti sei pugnalato una mano davanti a lei che ti guardava col terrore nello sguardo. L’avevi davvero spaventata, sai? Poi io e lei ci chiudemmo in camera a chiave. Tu rimanevi a scriverle invettive su di un taccuino che sapevi che lei avrebbe letto all’alba’

Aldo: ‘Ricordi anche che andavo via all’alba?’

Maria: ‘Cercavi un cimitero dove era sepolto il tuo amico, come si chiamava?’

Aldo (con un sospiro grave): ‘Gabriele, come l’angelo’

Maria: ‘Non hai fatto che cercare questa tomba, quanti cimiteri dicevi che ti eri fatto?’

Aldo sorridente, un po’ arrossito: ‘Saranno stati una decina: il successivo era sempre quello che pensavo quello decisivo’

Omar compassato: ‘Non sapevo di questa tua passione per i cimiteri?’ 

Aldo:  ‘Questa tomba proprio non mi riuscì a trovarla, niente, cazzo’

Omar: ‘Nessuno sapeva dirti dove fosse stato sepolto?’

Aldo:  ‘Al contrario, tutti lo sapevano ma ciascuno indicava la sua tomba in un posto diverso, pensai che fosse come un racconto Poe’

Maria e Aldo Ray si guardano in silenzio per un po’, come fossero sospinti a guardarsi.

Maria osserva poi Omar.

Maria:  ‘Non è italiano vero?’

Omar:  ‘Come fa a dirlo?’

Maria:  ‘Come parla, la pelle scura, gli occhi specialmente’

Omar:  ‘Sono iraniano’

Maria:  ‘Scita?’

Omar:  ‘Sunnita in verità’

Maria: ‘Praticante?’

Omar:  ‘Osservo il Corano, sì’

Maria: ‘E lo osserva davvero?’

Omar:  ‘Non sempre, l’attrazione al male ci coglie spesso impreparati’

Pausa

Maria: ‘Lei è sposato?’

Omar: ‘Una moglie sì, ed un figlio morto in guerra’

Maria:  ‘La guerra Iraq-Iran?’

Omar: ‘Sì, quella, Iran-Iraq’’

Maria:  ‘Ora sua moglie vive in Iran?’

Omar (con pudore quasi non voglia dirlo):  ‘Mia moglie è impazzita ed è ricoverata in Iran’

Maria costernata (congiungendo le mani e chinandosi appena): ‘Mi dispiace, mi scusi’

Atto 11

E’ sera. Le luci sono accese solo sopra al tavolo. Omar  ed Aldo seduti intorno al tavolo. Musica di Debussy La serenade interrompue, Preludes.

Aldo legge le lettera: ‘Dalla mia finestra vedo il lago e le barche che veleggiano. Sono euforica e quando lo sono penso spesso a te, ai nostri giorni’

Una figura di donna, vestita in tunica greca emerge all’angolo lontano accanto al letto. Prende a mormorare diretta verso di loro. I suoi capelli lunghi e sciolti sui fianchi sono bianchissimi.

Omar si alza, non sa che fare, rimane lì in piedi.

Spettro: “E’ poi un profumo aspro e dolce, il profumo del tuo corpo’

Dissolvimento dell’immagine della donna, sul letto si materializza una coppia nuda, entrambi sono bendati, entrambi giovanissimi fuori dalla pubertà, fianco a fianco si toccano con un’armonia squisita dei movimenti. Il tutto è velato da una foschia azzurra. 

‘Amore’  sussurra l’uno       ‘Amore’  replica l’altra.

Mormorano sottovoce, un dirsi che è un uscire da sé stessi, infine la coppia scompare nel sentore dei loro respiri.

Lo spettro: ‘Anche a questo prezzo ti volevo tra le mie braccia, che tu non mi volessi più il giorno che ti fossi stancata di me era impensabile.’

Riappare la coppia, ora soltanto lei è bendata, entrambi in ginocchio, lui la monta , la tiene per i capelli, per spiarle il volto in lacrime.

Omar si strofina gli occhi. Aldo singhiozza vistosamente.

Riappare la coppia senza più bende, riposano abbracciati .

Aldo:  ‘L’hai vista?’

Omar:  ‘Cosa?’    Omar che ancora si strofina gli occhi.

Aldo (guardandosi in giro):  ‘E’ andata via?’

Omar:  ‘Sì, ‘ andata’

Aldo:  ‘Ritornerà?’

Omar (negando col capo):  ‘Non credo sia vero quello che abbiamo visto’

Aldo:  ‘Non credo’

Aldo:  ‘Era così invecchiata?’

Omar guardandolo:  ‘Anche tu sei invecchiato’   

Rumore di passi fuori nella veranda.

Atto 12

Notte. Luci qua e là. Sara e Aldo finiscono di mangiare.

Sara: ‘Ti porto dell’amaro?’ 

Aldo:  ‘Averna, per favore’

Sara esce e ritorna con l’amaro ed un bicchierino.

Aldo:  ‘M’hai detto che parti per Bombay dopodomani?’

Sara:  ‘Sì, poi con Oriali ci spostiamo a Goa’

Aldo:  ‘Goa’

Sara si sbottona il vestito. Lo fa scivolare per terra.

Si inginocchia ai piedi di Aldo. Lui finisce di bere l’amaro.

Sara in un sussurro: ‘Lasciati andare’

Sara apre la cerniera dei suoi pantaloni. Riesce a farsi largo nell’apertura. Ride compiaciuta quando capisce che l’ha in pugno.

Sara tronfia:  ‘Ci avrei scommesso’  

Con un sorriso sornione  si protende, lo agguanta dentro la bocca.

Sara dal basso: ‘Hai paura di me?’ 

Aldo sovrapensiero:  ‘Paura?’ 

Sara:  ‘Ognivolta lo desideri sarò la tua cura’

Aldo: ‘Rimuoverai da me tutto il veleno?’

Sara:  ‘Sì lo farò ’   

Lei replica nel corso della suzione.

Aldo: ‘Sarai la mia sola ed unica rotta?’

Sara: ‘Sì la tua divinità sotterranea’

Aldo con un tono di sconforto: ‘Col tuo alito di vaniglia mi conforterai davvero nel vasto mondo?’ 

Sara: ‘Sì perché riconoscerai dovunque il mio alito, il mio odore speciale, perché sono la tua femmina’      Silenzio

Aldo vaniloquiente: ‘Inquietudini, ansie, dispute orrende, ansia di non farcela e poi l’immensità di una colpa oscura per aver peccato per l’equivoco di una posa’.  Aldo lo declama questo passo.

Poi scostandole i capelli scopre come lei lo divora,.

Sara: ‘Ti piace?’   rialzandosi con lo sguardo, un po’ per riposarsi.

Aldo in lacrime: ‘Riduci in questa maniera il mio lapsus esistenziale a questa punta di vanagloria, simbolo d’ogni brama. Se vuoi è un invenzione letteraria, anzi sicuramente, noi tutti in realtà siamo sempre più trascinati..’

Sara tornando guardarlo:  ‘Trascinati?’

Aldo sentenzioso:  ‘In un romanzo per sfuggire la nostra angoscia’ 

Sara:  ‘Perché angoscia e non invece gioia di dare ricevere piacere?’

Aldo osservandola in viso: ‘Angoscia è ciò che rimane nel setaccio della vita fuori di qui, dappertutto,  tutto l’esistente che cerca disperatamente di vivere’

Silenzio mentre lei lo lavora con sollecitudine ora.

Aldo ansima di godimento. Il suo corpo è preso da un tremore visibile ed incontenibile.

Poi qualcosa,  un rumore di passi. Fuori.

Sara tenta di rialzare il volto, è allarmata ma lui la tiene nella posizione.   

  

Atto 13

       Omar e Aldo seduti intorno al tavolo.

Omar:  ‘Sono malato, non ce la faccio più’

Aldo: ‘Che malattia? 

Omar:  ‘Vomito ogni mattino’

Aldo: ‘Vai dal dottore?’

Omar:  ‘Ma sai perchè vomito?’

Aldo:  ‘No perché?’     Pausa

Omar con voce strozzata:  ‘Mio figlio, vedo lui maciullato da una mina anticarro, mio figlio Leza’   Ha una sua foto in mano, la guarda, la fa vedere ad Aldo.

Aldo impressionato:  ‘Cazzo, non devi pensarci’

Omar:  ‘Sua madre lo aspetta ancora in quel cancro di città’

Aldo:  ‘Smettila di affliggerti Omar’

Omar:  ‘Ogni compleanno, onomastico, ogni festa del Ramadam’

Aldo cercandolo con gli occhi:  ‘Omar..Omar, devi dimenticare’

Omar: ‘Dovevo fuggire dalla miseria per ritrovarmi ancora nella miseria, perché qui rimani sempre un arabo anche se sei persiano. Poi ti uccidono il figlio, morto per una striscia di sabbia, coi soldi e le armi dei mercanti di mezzo mondo. Una moglie in Manicomio s’aspetta che lui ed io torniamo a casa, una donna casta sai, meravigliosa’

Aldo in allarme:  ‘Omar, ti voglio bene, non so se l’ho mai detto?’

Omar: ‘Come quelle bestie mandate al macello dei miei sogni, nell’odore di cuoio e di paura mentre aspettano il turno’

Aldo: ‘Omar che ti prende?’

Omar: ‘I muri a volte sono caldi d’afa eppure d’inverno non si ha nemmeno la legna per ardere quando c’è il gelo’ (d’un tratto Omar si stringe il viso tra le mani).

Aldo:  ‘Cazzo mi stai facendo piangere’  Aldo gli posa una mano sulla spalla.

Omar con le mani sul volto:  ‘Ho deciso, quest’anno devo compiere il mio viaggio’

Aldo: ‘Hadj’

Omar togliendosi le mani dal viso: ‘Sì sento che devo farlo‘      

Aldo smette di piangere, si soffia il naso con un fazzoletto, con una manica si netta le lacrime.

Omar voltandosi verso di lui, sopreso soltanto adesso del suo pianto:

Omar: ‘Non piangere amico’   

Si alzano all’unisono, s’abbracciano a lungo, singhiozzando.

Aldo lo supplica ora: ‘Non fare pazzie Omar, non lasciarmi… solo’  

Aldo lo afferra meglio dalla schiena.

Si baciano. Un bacio sulle labbra inferto da reciproca pressione. Si sciolgono imbarazzati.

Aldo ridendo e piangendo: ‘Non sono la tua fidanzata, Omar, cazzo!’

Omar: ‘Sei proprio sicuro, perché io la tendenza, invece..sai da bambino’  Omar mima la parlata da gay, finendo per sorridergli con candore, una mano sulla spalla dell’amico.

Omar (quasi solenne) :  ‘Tu hai pianto con me, tu puoi anche pregare con me ?’

Aldo: ‘Ffanculo Omar, coglione io che mi fai anche piangere’   Pausa

Omar tornando a sedersi: ‘Tre giorni fa mi sono messo a pregare, vicino alla banchina, sai dove c’è il giardino’   Omar è ora più rilassato.

Aldo tornando a sedersi:  ‘Hai pregato e allora?’

Omar con un sorriso: ‘Un vecchio ed un figlio si sono uniti alla preghiera, capita che se uno prega viene raggiunto da un altro che prega e quello prega con te..’

Aldo:  ‘Sì, vai avanti però’

Omar:  ‘Poi il padre che era un banchiere m’ha rivolto queste parole:

‘Non disperarti per tuo figlio, non disperdere la tua luce benedetta soltanto perché tuo figlio è morto, Allah benedice i figli più generosi, ricordalo, Allah ti darà sempre la sua benedizione’ Lui ed il figlio mi hanno abbracciato’

Aldo:  ‘Fantastico’

Omar alzandosi da un pugno sull’avambraccio di Aldo: ‘Andiamo’

Aldo:  ‘Sei solo un bastardo fanatico’

Omar: ‘E tu allora? Gesuita ex comunista eretico, ex gran cazzone?’   

 Fingono una repentina rissa, scalpicciando molto sul pavimento. Escono tenendosi per le spalle e ridendo.

Atto 14

Omar è seduto sui talloni in mezzo al palco. Davanti a sé ha l’Ovest, il sole all’orizzonte è un cerchio di fuoco. Al tramonto si genuflette e si passa le mani sul capo, quindi le rimette giù e prega:

Omar: ‘Salaam Aleikum. Salaam Aleikum. Allah hu Akbar. Allah hu Akbar. Ash Hadu an la Lla ha illallah.’

Silenzio. Giunge l’eco di risacca. Di nuovo si alza e si genuflette, si passa le mani sul capo, le rimette giù e prega:

‘Salaam Aleikum. Salaam Aleikum. Allah hu Akbar. Allah hu Akbar. Ash Hadu an la Lla ha illallah. Di nuovo la risacca.

Accanto a lui, poco più indietro, si genuflettono altri due arabi, un anziano col vestito tradizionale saudita ed un giovane vestito all’occidentale. Poi due operai arabi che passavano  anche loro di là.

‘Salaam Aleikum. Allah hu Akbar’

Le preghiere si confondono dapprima, poi costituiscono un coro più uniforme.

Un sibilo di vento si mischia al canto (volume in progressione). Poi soltanto il vento che soffia e fischia.

Nell’’aula s’irradia di colpo un rosso accecante che pone in penombra le figure genuflesse, immobili nel tramonto come statue. C’è anche una figura in piedi discosta a destra dai fedeli. Dalla sagoma pare Aldo.  Suoni progressivamente amplificati che giungono dalla Mecca, il frastuono dei milioni di passi e milioni di voci delle folle vorticanti a spirali attorno alla Kaaba, i salmi degli Iman urlati dagli altoparlanti.

Il fragore improvvisamente s’nterrompe, calano oscurità e silenzio.

Via via prende vita un vivido ologramma del Sistema Solare.

2007                                                            FINE