Il ciarlatano

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Il Ciarlatano

Il ciarlatano

Commedia in due atti e un intermezzo ballato

D Arminio 2005

Personaggi

GRANDUCA

LAVINIA, figlia del Granduca

FIDELIO, segretario del Granduca

TRICONEUS, il mago

FELICE, fidanzato di Lavinia

MONNA RITA, nobildonna corteggiata dal Granduca

GORGOLONE, petulante dongiovanni

FEDIA, racchia in cerca di un bel partito

MAESTRO DI DANZA

DONNA LUCREZIA                     Il CORO

BETTINA, serva del Granduca

AMBIENTAZIONE: Nole, borgo rurale piemontese ai piedi delle Alpi; XVIII-XIX secolo

MUSICHE: Le musiche sono a discrezione dei teatranti. Si consigliano tuttavia arie legate al periodo; particolarmente incalzante dovrà essere l’Aria di Gorgolone. Di seguito si propongono, segnati con asterisco (*), brani di Mozart, Strauss e Donizetti.

N. B.: Le frasi in corsivo indicano gli a parte.

Apertura

[musica: *Le nozze di Figaro]

[dopo alcuni momenti la musica sfuma]

Atto Primo

INTRODUZIONE

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

[musica – aria del coro: *Serenata K 239 – Rondò]

Si alza il sipario

[il coro è in scena; i tre ballano per alcuni istanti, poi la musica sfuma]

MAESTRO: Su, giù, su, giù…avanti, indietro…destra, sinistra…forza signore! Un po’ di brio, perbacco! I gomiti più in alto! Le spalle diritte! Accidenti, non così! Non ce la faremo mai a preparare questo benedetto ballo di corte! Lo sapete quanto tempo ci rimane?

D. LUCREZIA: Sì, maestro, ce lo ripetete tutti i giorni, ormai.

MAESTRO: Dovete impegnarvi, signore, impegnarvi, o faremo una figuraccia! I fianchi devono essere fluenti, dovete sembrare leggiadre farfalle, non anatre obese!

BETTINA: [offesa] Ma come vi permettete?! [con tono più dolce] Piuttosto, io sarei un po’ stanca…

MAESTRO: È vero, abbiamo bisogno di una pausa. Torno fra un attimo, ma voi continuate ad esercitarvi. [esce]

BETTINA: [si lamenta] Ohi, ohi…Lucrezia, mi sento tutta dolorante…

D. LUCREZIA: [si lamenta] A chi lo dici, Bettina, i miei piedi sembrano dei peperoni. Oh! [si accorge del pubblico] Bettina! Guarda! [indica a Bettina il pubblico]

BETTINA: Perdinci! Chi sono tutte queste persone?

D. LUCREZIA: Non lo so, ma non facciamo le maleducate…

[si inchinano per salutare]

D. LUCREZIA: Signori, i nostri più sentiti omaggi.

BETTINA: Ossequi alle vossignorie!

D. LUCREZIA: [al pubblico] Non riconosco nessuna faccia, dunque direi che siete dei forestieri.

BETTINA: [a Lucrezia, guarda il pubblico] Hai ragione. Mai viste persone così prima d’ora.

D. LUCREZIA: [idem] E allora lasciate che vi dia il benvenuto nel Granducato di Nole...

BETTINA: [al pubblico] …il più famoso dei Regni subalpini, governato da Sua eccellenza il Granduca.

D. LUCREZIA: A proposito di Granduca! Hai sentito le ultime novità?

BETTINA: No! Cosa è accaduto?

D. LUCREZIA: Lavinia, la duchessina…si è fidanzata!

BETTINA: [sbalordita] NO! E con chi?

D. LUCREZIA: Come si chiama…Felice! Sì, si, Felice!

BETTINA: Ma chi? Quel Felice? Il figlio della cognata del suocero del fratello illegittimo del Granduca?

D. LUCREZIA: [interdetta] Quale fratello illegittimo? Il Granduca non ha fratelli.

BETTINA: [con aria di sufficienza] Sì, sì, dicono tutti così…

D. LUCREZIA: Comunque, Lavinia e Felice si sono conosciuti solo due giorni fa, e già si amano [sospira].

BETTINA: Ora ho capito di chi parli! Sì, è proprio un bel ragazzo, serio, educato, ammodo…

D. LUCREZIA: Purtroppo per lui è un borghese, e il Granduca è una persona molto esigente.

BETTINA: Non serve che il Granduca lo veda; ti dico già io che non durerà tra quei due.

D. LUCREZIA: Illusa! Secondo me questa è la volta buona.

BETTINA: Ah, sì? Staremo a vedere, tesoro.

D. LUCREZIA: Ci puoi scommettere, cara.

[riprendono a ballare ed escono]

SCENA PRIMA

Granduca e Fidelio

[scena vuota; entrano il Granduca e Fidelio]    

GRANDUCA: Questo è un sopruso, un oltraggio, un delitto alla mia persona! Un furto, un ladrocinio, ecco cos’è! Sono rovinato, disperato, ridotto alla fame, a vivere sotto i ponti! E da chi? Da mia figlia! Quanto, quanto…?

FIDELIO: [lo interrompe] Trentamila ducati, eccellenza.

GRANDUCA: [prosegue come nulla fosse] …quanto ancora dovrò sopportare questo parricidio, questo abuso della mia dedizione di padre?

FIDELIO: E poi ci sarebbe la borsetta firmata da settecento ducati e le scarpette di raso da quattrocento…

GRANDUCA: [idem] Io, che ho sempre sudato e risparmiato per concedermi uno stile di vita buono e soddisfacente, vedo ora le mie sostanze dissipate da colei che mi è più cara!

FIDELIO: …e la collana da duemila ducati, più il rossetto, l’ombretto, il mascara, il nano, i dieci pappagalli, la villa sul mare, il viaggio intorno al mondo, per un totale di…

GRANDUCA: [scocciato] Zitto, stupido! Ne ho abbastanza di queste sciocchezze! No, non pagherò! Giammai pagherò! E stavolta lei non riuscirà a spillarmi i quattrini!

 [dalle quinte LAVINIA:  Papaaaa!]

GRANDUCA: [l’espressione di rabbia svanisce lentamente dal suo volto; sospira] Quanto?

FIDELIO: Quarantaduemilacinquecento ducati e rotti, ovvero ventidue zecchini, ovvero due monete d’oro.

GRANDUCA: [porge le monete] Eccole. Ma giuro che questa è l’ultima volta.

FIDELIO: Sì, sì…[al pubblico] come tutte le altre volte…[esce]

           

SCENA SECONDA

Granduca e Monna Rita

[il Granduca solo, entra Madonna]

MONNA RITA: [al pubblico] Oh, no! Ancora lui.

GRANDUCA: [sdolcinato] Monna Rita, è il cielo che vi porta qui da me. Lasciate che possa esprimervi il grande godimento che ho nel vedervi. Io mi sciolgo per voi…

MONNA RITA: [passa rapidamente davanti] Ecco! Scioglietevi ed evaporate in fretta!

GRANDUCA: [la afferra per la gonna e cerca di seguirla] Ma se noi potessimo…

MONNA RITA: Non ci provate! [lo colpisce con il ventaglio; esce]

SCENA TERZA

Granduca e Fedia

GRANDUCA: Accidenti! Ci fosse una donna, una sola in tutto il circondario che desideri la mia persona. A dire il vero una ci sarebbe, ma – [prova disgusto] ARGH!- non voglio pensarci…

[dalle quinte FEDIA: Granduuuucaa!!]

GRANDUCA: [sgomento] No! Perché parlo? È proprio lei! Devo scappare! [tenta la fuga]

FEDIA: [entra] Dove andate, bel nobiluomo? La vostra Feduccia preferita è qui.

GRANDUCA: Purtroppo. Fedia, che dispiacere…cioè che bello vedervi.

FEDIA: [avanza verso di lui] Lo so che siete contento di stare con me. Allora? Avete pensato alla mia proposta?

GRANDUCA: Nooo! Come ve lo devo dire che non voglio sposarvi?

FEDIA: [gli si avvinghia addosso] Oh, su mio dolce passerottino…

GRANDUCA: Non chiamatemi passerottino!

FEDIA: Come mi piacete quando fate il permaloso! Ma suvvia, lo sanno tutti che siete in cerca di una bella madama. E io cos’ho che non va? [si mostra al pubblico, in tutta la sua “bellezza”]

GRANDUCA: Sarebbe un po’ lungo da enumerare.

FEDIA: Niente. Perciò la sola risposta che voglio sentire da voi è: SI.

GRANDUCA: No!

FEDIA: Sì, sì, sì.

GRANDUCA: No, no e no!

FEDIA: Sì, sì e sì. Andiamo: dite sì, dite sì. Forza, forza! [si mette a ballargli attorno come una pazza]

GRANDUCA: Fatela finita! Andate via! Fuori di qui! Via, via! [la scaccia a pedate]

FEDIA: Caro il mio Granduca! Tornerò più tardi! Yu-uuh… [esce]

SCENA QUARTA

Granduca solo,poi Triconeus

GRANDUCA: [scocciato] Maledette donne! Siete il mio tormento! Quella non mi desidera, l’altra invece mi desidera troppo, la terza desidera il mio denaro! [la parola gli richiama tristi pensieri] Ah, il denaro; quel demone infame, che fugge, fugge e non si lascia mai prendere.

[a questo punto entra il mago che si tiene in disparte]

Ci sono conti, conti, conti…ne ho fin sopra la testa di spendere. Ah, potessi disporre di più denaro…

MAGO: A quanto pare giungo al momento opportuno. Splendido! [al Granduca, si fa avanti] Eccellenza, mi prostro davanti a voi.

GRANDUCA: [si volta, sorpreso] Salute, messere. E voi chi siete?

MAGO: Come? Non avete mai visto la mia faccia? [con sempre maggiore trasporto] Io sono il sublime, magnifico, unico, splendido, maestoso, divino, regale, da baci Triconeus, il mago più potente del mondo.

GRANDUCA: Triconeus? [gelido] Mai sentito nominare.

MAGO: Non disperate; avete l’onore di avermi qui davanti a voi, attirato dalla fama del vostro governo e desideroso di servirvi.

GRANDUCA: Vi informo che non siete il primo a spacciarvi come mago; tutti i vostri predecessori erano degli imbroglioni che sfoderavano parole senza senso. Cosa dovrebbe indurmi a credere che non siete un ciarlatano?

MAGO: [risentito] Mi offendete, eccellenza. Io posso tutto: leggo la mano [gli afferra la mano], faccio le carte [estrae dalla veste alcune carte da gioco che lancia via], preparo filtri e pozioni [estrae dalla borsa un alambicco, che subito mette via], predico il futuro guardando le stelle [indica il cielo; il Granduca guarda in alto]. Ma voi avete un cruccio, lo vedo. No, non ditemelo. [trionfante] Ecco, ci sono: avete problemi di denaro.

GRANDUCA: [sorpreso] Complimenti. E avete anche una soluzione?

MAGO: Voi chiedete, e Triconeus ubbidisce. Guarda caso, la mia specialità [sottovoce] è la moltiplicazione dell’oro.

GRANDUCA: [sbalordito, piano] La moltiplicazione dell’oro?

MAGO: Esatto. L’ho già messa al servizio di molti gentiluomini come voi. È un mio metodo specialissimo.

GRANDUCA: Se quel che dite è vero, mi risolvereste un sacco di problemi.

MAGO: Non attendo che di mostrarvi la mia magia.

GRANDUCA: Sta bene. Allora sarete mio ospite a palazzo.

MAGO: Con immenso piacere.

GRANDUCA: Vi prego di seguirmi. Devo rientrare. Gli affari di Stato mi attendono.

[il Granduca esce]

MAGO: [verso il pubblico] Vai! Che pollo che sei, caro il mio Granduca. Presto vedrai che magie farò per te.   Le stesse che ho fatto per gli altri gentiluomini. Ah! Ah!

[Triconeus esce]

INTERMEZZO PRIMO

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

[musica – *Minuetto KV 585 n.9]

[Donna Lucrezia e Bettina confabulano; entra il maestro]

MAESTRO: Siete pronte, madame, per la lezione di oggi? E allora forza, [inizia a ballare] uno, due…un passo a destra e uno a sinistra…giro e passo…

BETTINA: Un momento, maestro! Prima di cominciare, prendiamoci tutti per mano. [afferra con una mano quella del maestro e con l’altra quella di Lucrezia]

MAESTRO: Come?

BETTINA: [in estasi] Sì, sento l’energia positiva che giunge e completa il nostro Ego interiore…

MAESTRO: Ma cosa state dicendo, Bettina? Siete forse impazzita? [libera la mano; così anche Lucrezia]

D. LUCREZIA: Non datele retta. È esaltata da quando è giunto a corte quel mago…

MAESTRO: Quale mago? Non ne so niente.

D. LUCREZIA: Sì, si chiama Triconeus, e dicono che sia capace di grandi prodigi…

BETTINA: [estasiata] Sì, grandi, grandissimi, immensi prodigi!

MAESTRO: Che genere di prodigi?

D. LUCREZIA: Pare che egli sia in grado di moltiplicare l’oro.

MAESTRO: Cosa? Non è possibile.

BETTINA: [con naturalezza] Fosse solo per quello…ha moltiplicato anche se stesso!

D. LUCREZIA: [la provoca] Se è per questo, ho sentito che ha moltiplicato granducati, regni e imperi!

BETTINA: Vero, ma non solo: ha moltiplicati i pianeti e ha creato tutta l’umanità!

MAESTRO: [sbalordito] COSA?! Questo è troppo! Bettina, voi sragionate.

D. LUCREZIA: Ah, sì? E magari ha creato anche gli animali?

BETTINA: Certo! Ha creato animali, piante e anche gli insetti!

D. LUCREZIA: Ma non può avere creato le muffe!

BETTINA: Come no? Guarda! [indica il maestro]

MAESTRO: Ehi!

D. LUCREZIA: No, lui è un lichene!

MAESTRO: [infuriato] Ma come vi permettete, screanzate!

BETTINA: Ha creato i pianeti!

D. LUCREZIA: E invece no!

BETTINA: E anche gli animali!

D. LUCREZIA: E invece no!

BETTINA: E anche le piante e gli insetti!

D. LUCREZIA: No!

BETTINA: E anche le muffe e i licheni!

D. LUCREZIA: No!

MAESTRO: [scocciato] BASTA! Mi state facendo uscire di testa! [ansima] Aria! Ho bisogno di aria! La lezione è rimandata ad oggi pomeriggio. [esce rapidamente]

[Bettina e Lucrezia escono]

[musica – *Minuetto KV 585 n.9]

SCENA QUINTA

Lavinia, Fidelio, poi Felice

[a palazzo; entra Lavinia con numerose borse della spesa; scarica le borse, ammira i vestiti]

LAVINIA: Fideeliooo!

FIDELIO: [entra] Avete chiamato, duchessina?

LAVINIA: [gli porge un rotolo di conti] Porta questi conticini da pagare a mio padre. Le piccole spese quotidiane…

[Fidelio esce; si sente un urlo. Entra felice]

FELICE: Psst…Lavinia!

LAVINIA: Felice! Entra, mio padre è al lavoro.

FELICE: Allora, glie lo hai chiesto?

LAVINIA: No.

FELICE: Come no? Basta che vai là e gli dici: Voglio sposare Felice.

LAVINIA: Certo. E lui viene da te con la colubrina. Te l’ho già detto: perché lui possa considerarti è necessario che tu faccia qualcosa di speciale, che lo sorprenda piacevolmente.

FELICE: Qualcosa di speciale? Sorprendere il Granduca? Sarebbe più facile giocare a briscola con Gengis Khan.            [afflitto] Oh, dolore! Lo sai quanto è forte il sentimento che provo per te. Da giorni non mangio più, non bevo più, non dormo più…

LAVINIA: [gelida] Caro, forse non ti ricordi che iersera, alla festa, hai mangiato come un porco, trincato come un ossesso e un servo ti ha dovuto riportare a casa in braccio perché non riuscivamo a svegliarti?

FELICE: [punto sul vivo] Eh?…ma questo è un altro discorso! Comunque sono disperato, Laviniuccia mia.

LAVINIA: A chi lo dici. E poi ora c’è quel mago in giro, come se non bastasse, che ficca il naso da ogni parte. Sembra che mio padre si voglia fidare… per me c’è qualcosa che puzza.

FELICE: [offeso] Ah, no! Io mi sono lavato!

[(dalle quinte) GORGOLONE: Laviniaaa!]

LAVINIA: [schifata] Oh, no! C’è quel disgustoso seccatore di Gorgolone. Devo nascondermi. Tienilo impegnato e costringilo ad andarsene. Ecco, metti questa [gli infila la parrucca].

FELICE: Ma…

LAVINIA: Quello sgorbio non si lascia scappare una sola fanciulla in tutto il granducato. Così vestito non capirà chi sei, se gli darai corda. Quel vecchio bavoso mi sta facendo impazzire. Io mi nascondo di qua. [esce]

[Aria di Gorgolone: *La figlia del reggimento – Ah! Mes amis]

[nel mentre Felice indossa il grembiule]

SCENA SESTA

Gorgolone, Felice e Lavinia (nascosta)

GORGOLONE: [entra] Laviniuccia, cara. Dove sei? Oh, e voi chi siete?

FELICE: Oh, ecco…io?...io sono…[assume un tono femminino] il mio nome è Felisia.

GORGOLONE: [s’inchina] I miei omaggi, nobile Felisia. Dite, avete visto la duchessina Lavinia qui in giro?

FELICE: No, purtroppo. La cerco anch’io, ma…sapete come sono le ragazze; corrono sempre qua e là.

GORGOLONE: Già, e tutte mi sfuggono. Ma Lavinia è diversa; è così bella, così leggiadra…

FELICE: Beh, ma non c’è solo lei a questo mondo…

GORGOLONE: Sì, ma solo lei colma il mio cuore di tanta beltà, tanto candore. Ah, potessi stringerla tra le mie braccia, sfregare il mio nasino con il suo…

FELICE: Che schifo! Non si riprenderebbe mai da uno shock del genere!

GORGOLONE: Cosa dite?

FELICE: Eh?...No! Volevo dire: sì, sono sicuro che sareste una coppia magnifica, ma sono anche certo…certa che un uomo come voi possa aspirare a ben altro. E poi, diciamocela tutta: cos’ha di bello? Il viso sembra una zucca rinsecchita, i capelli sembrano attaccati con la colla. E le gambe? Non parliamo delle gambe, che sembrano due manici di scopa. E che dire dell’atteggiamento; è sempre così sregolata, e inoltre…

[Mentre Gorgolone è girato, Lavina esce da dietro e tira un calcio a Felice.]

FELICE: Ahia! Ohi! Ohi!

GORGOLONE: Uh, come si vede che voi donne vi odiate tutte, sotto sotto. Se foste un uomo non parlereste in questo modo. Se foste un uomo capireste cosa intendo.

FELICE: Eh, davvero…

GORGOLONE: È così decisa, così forte, così regale. È il mio zuccherino, il mio fagottino alla crema, il mio salame di Turgia, la mia peperonata…

[mentre Gorgolone parla, Felice tenta di stenderlo con una scopa, ma all’improvviso questi si gira]

Cosa state facendo?

FELICE: Niente, niente. Dicevate?

GORGOLONE: Oh, quanto aggraderei poter schioccare un bacio sulla sua bocca, accarezzare il suo dolce viso.

[Felice si avvicina nuovamente per stenderlo con la scopa, ma all’ultimo istante Gorgolone si sposta]

Ah! Amore infelice, lei sembra non volermi, sembra disprezzare le mie cortesi parole. Ma io so che le donne sono un po’ civettuole.

[idem]

No! Non mi arrenderò, farò di tutto perché alla fine lei si sciolga ai miei piedi, dovessi anche stregarla!

[idem; Felice, scocciato, getta via la scopa]

Ora, però, cosa me ne faccio dei biglietti per il ballo di stasera se non ho un’accompagnatrice…[si volta con un sorriso esplicativo] Felisia!

FELICE: [terrorizzato] Come?!

GORGOLONE: Dite, fanciulla leggiadra, sapete ballare voi?

FELICE: [si allontana] Non ci provate, vecchio marpione!

GORGOLONE: [si avvicina a Felice] Ma come, madama? Rinunciate alla compagnia di un bel partito come me?

FELICE: [idem] Certo che ci rinuncio!

GORGOLONE: Oh, andiamo. So che in realtà volete dirmi di sì. Su, stringetemi fra le vostre braccia. [si getta verso Felice]

FELICE: [fugge] Manco morta, vecchio bavoso!

GORGOLONE: [lo insegue] Bella che siete, risvegliate in me il foco d’amore.

FELICE: [fugge; prende la scopa dal pavimento e se ne fa scudo] No! Tenete giù le mani! Lontano da me! Vade retro! Aiuto! Aiuto! [scappa ed esce]

GORGOLONE: Feliciuccia mia, quante siete focosa! [esce; nella corsa gli cade il portamonete]

LAVINIA: [entra] Uff…che fatica sbarazzarsi di quel seccatore. [vede il portamonete] Oh! Ma cosa c’è qui? Dev’essere caduto a Gorgolone…E allora, a me i negozi! [corre via]

INTERMEZZO SECONDO

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

[musica – *KV 600 n.5]

[il maestro solo; le due donne entrano ridendo]

MAESTRO: Signore, che accade? Perché ridete?

D. LUCREZIA: Ah, maestro, sapeste cosa è accaduto oggi a palazzo…

MAESTRO: Vi riferite al povero Felice? So già tutto. [ridacchia]

D. LUCREZIA: Povero Felice! Vestito da donna. E inseguito da quel vecchiardo bavoso, per di più! Fortuna che c’era lo scalone d’onore…

MAESTRO: Si è nascosto nel sottoscala?

BETTINA: No, ha preso lo scalone in discesa come un razzo; è inciampato, si è cappottato, ha ruzzolato fino alla fine, ha sfondato una vetrata, è caduto dal secondo piano ed è finito dritto dritto in mezzo ad un mucchio di sterco dei cavalli del Granduca.

D. LUCREZIA: Ma non era piombato in cucina preciso preciso dentro il pentolone dove bolliva il brodo?

BETTINA: Non importa. Ad ogni modo adesso è dal medico di corte; si sta riprendendo dallo choc.

MAESTRO: E messer Gorgolone?

D. LUCREZIA: Avrà abbandonato la sua preda per inseguire qualche altra fanciulla…

[Aria di Gorgolone: *La figlia del reggimento – Ah! Mes amis]

BETTINA: [terrorizzata] Oh, no! Parli del diavolo…Sta venendo qui! Dobbiamo nasconderci! Presto!

[le due donne cercano un riparo]

D. LUCREZIA: Di qua! No, di là!

BETTINA: Distraetelo, ve ne supplico.

[si nascondono dietro la sedia]

MAESTRO: Farò del mio meglio.

[entra Gorgolone con un mazzo di fiori]

GORGOLONE: Maestro, buongiorno a voi!

MAESTRO: Buongiorno, messer Gorgolone. Cercate qualcuno?

GORGOLONE: Oh, sì. È qui Bettina, quella bellissima ragazza che mi fa palpitare il core? MAESTRO: A voi qualunque donna fa palpitare il core. No, purtroppo non è ancora venuta oggi. La sto aspettando anch’io.

GORGOLONE: Vorrà dire che mi siederò ad aspettarla…[si avvicina alla sedia]

MAESTRO: NOO! [lo allontana dalla sedia] Ehm…messere, voi sapete ballare?

GORGOLONE: Quando ero giovane, maestro. Ora invece la mia carne è vecchia…

MAESTRO: Non è mai troppo tardi per imparare. Se volete vi posso offrire una lezione gratuita di danza. Poi deciderete.

GORGOLONE: Dite davvero?

MAESTRO: Certo.

GORGOLONE: E, in confidenza… una volta che avrò imparato potrò sfoggiare le mie doti per incantare le mie innumerevoli spasimanti?

MAESTRO: Certamente…Quali spasimanti non si sa, però… E allora cominciamo. Musica!

[musica – *KV 600 n.5]

E uno, due, tre…avanti, indietro…

[i due ballano ed escono; nello stesso tempo escono anche le donne]

SCENA SETTIMA

Granduca, Triconeus e Gorgolone, poi Fidelio

[il mago entra e dispone le sue cose; entrano il Granduca e Gorgolone]

GRANDUCA: Eccomi a voi, Triconeus. Vi porto l’oro che avete richiesto.

MAGO: Ottimo. Sono quattro monete d’oro, non una di più non una di meno?

GRANDUCA: [gli porge le monete] Sono quattro monete d’oro, non una di più non una di meno.

MAGO: Perfetto. Tra pochi minuti avrete otto monete d’oro, non una di più non una di meno.

GRANDUCA: Sono molto curioso, Triconeus. Purtroppo i doveri mi attendono, così ho chiesto a messer Gorgolone di assistere all’esperimento al posto mio. [a parte, con Gorgolone] Mi raccomando, ci sono di mezzo i miei soldi. Fate attenzione.

GORGOLONE: [piano, al Granduca] State tranquillo, eccellenza. Nulla sfuggirà al mio occhio vigile.

GRANDUCA: [piano] Lo spero. [a un tono normale] Ci vediamo più tardi. [esce]

MAGO: [si frega le mani] Che colpo fortunato! Sarà ancora più facile bidonare questo citrullo. Se siete pronto, messer Gorgolone, possiamo procedere.

GORGOLONE: Procedete, procedete.

[entra Fidelio]

FIDELIO: Buongiorno, messere.

GORGOLONE: Buongiorno, Fidelio.

FIDELIO: Se non vi dispiace vorrei assistere all’esperimento.

GORGOLONE: Non credo che sarà un problema, vero Triconeus?

MAGO: Questo Fidelio ha l’aria di ficcanaso. Devo sbarazzarmene…Un momento…sento delle forze negative che interferiscono con i miei poteri. Provengono da lui. [indica Fidelio]

FIDELIO: [sconcertato] Da me?

MAGO: Voi emettete forza negativa. Vi chiedo di uscire immediatamente, o rovinerete l’esperimento.

FIDELIO: [offeso] Come sarebbe a dire? Io non esco.

GORGOLONE: Non fate così, Fidelio. Avete sentito, no? La vostra presenza emette forza negativa.

FIDELIO: Gorgolone, anche voi adesso?

MAGO: [infuriato] Fuori, ho detto. O non se ne farà nulla.

FIDELIO: [stizzito] E va bene! Vado. [esce]

MAGO: Bene. Ora possiamo procedere. [mentre parla esegue gli atti] Mettiamo le monete nella pentola, versiamo la pozione, e ora…alakazam, alakazam, [pianta una mano quasi in faccia a Gorgolone, impedendogli di vedere] guardate la mia mano, guardate la mia mano…[Gorgolone cerca di sbirciare] non guardate il calderone!...abracadabra abracadabra…

[mentre Gorgoone fissa la mano, con abilità Triconeus fa scivolare nel pentolone altre quattro monete]

Ecco otto monete d’oro!

[estrae le monete dalla pentola e le passa a Gorgolone]

GORGOLONE: [sbalordito] Incredibile! Sono proprio otto!

MAGO: Sono o non sono il più potente dei maghi?

GORGOLONE: [entusiasta] Sì, certo, o divino Triconeus. Granduca! Granduca!

[entra il Granduca]

GRANDUCA: Chi è che grida? Eccomi.

GORGOLONE: [entusiasta] Ce l’ha fatta! Ce l’ha fatta! Il calderone…il sacchetto…le quattro monete d’oro…otto!

GRANDUCA: Smettetela di agitarvi! [prende in mano le monete] Sono proprio otto monete. [a parte, con Gorgolone] Avete controllato che fosse tutto in regola?

GORGOLONE: [piano, al Granduca] Tutto è avvenuto nel modo più limpido possibile, eccellenza. Non ho mai distolto lo sguardo da ciò che avveniva.

GRANDUCA: [a Triconeus] Me ne compiaccio, Triconeus. Le vostre doti sono veramente eccezionali. Se siete d’accordo farò portare da voi tutto il tesoro del Granducato perché lo possiate duplicare.

MAGO: Sarà un piacere servire la vostra eccellenza. Attendo con ansia i vostri tesori. Li custodirò come ho fatto con quelli dei miei dodici padroni precedenti.

[il Granduca esce]

GORGOLONE: Messer Triconeus?

MAGO: Sì, messer Gorgolone?

GORGOLONE: Sono rimasto veramente affascinato dal vostro potere e, pertanto, vorrei richiedere i vostri servigi.

MAGO: Ahia! Non mi piace.

GORGOLONE: Dovete sapere che qui a corte c’è una bellissima donna che mi fa sciogliere il cuore al solo vederla. Ma purtroppo lei non corrisponde al mio affetto…

MAGO: E vi sorprendete?

GORGOLONE: Come?

MAGO: No, volevo dire: mi sorprende quello che dite. Un bell’uomo come voi…

GORGOLONE: …perciò ho bisogno da voi di un filtro d’amore per farla cadere ai miei piedi.

MAGO: Siete fortunato. Preparo gli elisir più potenti del mondo. Purtroppo al momento non ho niente con me…

GORGOLONE: Non c’è fretta. Ripasserò stasera.

MAGO: Sì, ma sapete che gli ingredienti magici…costano…

GORGOLONE: Settemila ducati vanno bene?

MAGO: Novemila.

GORGOLONE: Ottomila e non se ne parla più.

MAGO: Diecimila, aggiudicato!

GORGOLONE: E va bene…dunque, diecimila ducati equivalgono a cinque sesterzi. [cava di tasca le monete e le porge a Triconeus] Ma dovete garantirmi che funzionerà.

MAGO: State tranquillo. Siete in buone mani. [rimira le monete]

GORGOLONE: Eccellente. Passerò più tardi.

MAGO: Si, si, ma ora andate.

[Gorgolone esce]

MAGO: [soppesa il denaro guadagnato] Quel citrullo è pieno di soldi ma mi mette nei guai; devo inventare qualcosa per prendere tempo. Prima di tutto ho bisogno di qualcosa da spacciare come elisir. [si sovviene] Le cucine del palazzo. Là troverò ciò che mi serve.

[prende le sue cose ed esce]

SCENA OTTAVA

Fedia e Granduca

[stanza del Granduca. Entra Fedia e deposita la ramazza e il piumino]

FEDIA: [indossa un foulard che gli copre parte della testa] Accidenti! Il Granduca non c’è! Speravo di fargli sorpresa gradita portandogli qualche biscotto alla mostarda preparato con le mie manine. Mentre lo aspettavo ho anche messo ordine nel suo studio, ma ancora non s’è visto. Scommetto che è andato a cercare quella vecchia cicciona di Monna Rita. [stizzita] Ah, che rabbia! Corre sempre dietro a quell’altra, e non mi considera minimamente. Ma sono sicuro che presto riuscirò a conquistarlo con le mie doti.

[entra il Granduca]

GRANDUCA: La donna del mio cuore è sparita. Ho cercato al mercato, alle scuderie, ai giardini…niente da fare; Monna Rita non si trova. [vede Fedia di spalle] Oh-oh. Cosa vedo? Non vorrei sbagliarmi, ma di spalle sembra proprio lei. Che ci fa qui? [a Fedia] Questa mirabile donzella cinta da leggero velo corrisponde al nome di Monna Rita?

FEDIA: Ma che dice? È orbo? Come può scambiarmi per lei? Siamo così diverse…Uhm…mi sta venendo un’idea…potrei approfittare della situazione… [senza voltarsi] Sì, mio caro, son io.

GRANDUCA: Mio caro? Da quando usate cotali gentili parole?

FEDIA: Come si fa a non essere gentile con voi, strudelino margravio?

GRANDUCA: Oh, cara. Vuoi vedere che il suo cuore si è sciolto finalmente davanti alla mia splendida persona? Lasciate che mi avvicini, dolcissima dama del mio cuore. [avanza verso di lei]

FEDIA: [lo respinge con la mano] No, vi prego. Non fatelo!

GRANDUCA: Perché mai?

FEDIA: Ehm…perché proprio stamane mi è capitato un terribile attacco di pustole virulente. Non voglio farmi vedere in questo stato da Vostra Altezza.

GRANDUCA: Mah…sapete? La vostra voce mi è familiare.

FEDIA: È un’impressione. Ora vi prego, voltatevi, passerotto burgundo.

GRANDUCA: Come?

FEDIA: Sì, fatelo. Lasciatevi bendare, così potremo parlare liberamente senza che il vostro nobile occhio sia costretto a vedere mie pustole.

GRANDUCA: Come volete, mia signora.

[lui si volta; lei prende il foulard e lo benda]

FEDIA: Ora sediamoci, scimmiotto pulcioso, e parliamo di noi. [siedono]

GRANDUCA: Dove siete, cara? Ah, eccovi…ma…cos’è questo?

[lei gli porge un rametto secco]

FEDIA: Ma come cos’è? È la mia preziosa mano. Non sentite?

GRANDUCA: La vostra mano? Ah, sì…come ho fatto a non capirlo…un mano così morbida, così flessuosa.

FEDIA: Come siete viscido, amorino mio. Lo sapete che sono appena stata ai bagni per tonificare le mie bellissime gambe?

GRANDUCA: Ne sono certo, aragosta svedese.

FEDIA: Accarezzate la mia pelle, e ditemi se vi sembra morbida.

[gli porge un piumino per spolverare]

GRANDUCA: [interdetto] Uh…ah, beh…sì, direi…veramente morbida e fresca.

FEDIA: Non sono una venere, mio patatino croccante?

GRANDUCA: Ehm…SIIII, certo! Come no! Veramente ammaliante… Ma come ho potuto prendere un simile abbaglio?

FEDIA: Mi fa piacere, mio piccolo tafano. E ho anche rifatto la mia acconciatura appositamente per voi, per mettere in risalto la fluidità dei miei capelli, la loro morbidezza….

GRANDUCA: Non oso immaginare…

FEDIA: Volete toccare la mia fulgida chioma, polipoide caro?

GRANDUCA: No, ecco…sì, mia matrioska iberica.

[gli porge una saggina]

GRANDUCA: Non ho parole. Veramente, non ho parole.

FEDIA: Grazie, caro. E poi, prima di venire da voi ho fatto un pranzo veramente eccezionale. Volete sentire il mio alito?

GRANDUCA: Se proprio devo…

[gli spruzza un concentrato di liquami]

GRANDUCA: ARGH! Soffoco! Ma cosa avete mangiato?

FEDIA: Bagna cauda e trippa, no? Sentite, caro, perché ora non mi date un bacio sulle pustoline?

GRANDUCA: [sbigottito] Sulle pustoline?

FEDIA: Sì, perché guariscano. Il medico di corte ha detto che si tratta di…come l’ha chiamato? Vaiolo. Sì, era proprio vaiolo.

GRANDUCA: [terrorizzato] Vaiolo?! NOOOO!

FEDIA: Come no?

GRANDUCA: [si alza] Sentite madama, si è fatto veramente tardi. Ho da fare! È meglio che andiate!

FEDIA: Vi prego, Altezza, restiamo a parlare ancora un poco…

GRANDUCA: Niente da fare. Anzi, fatemi togliere questa benda.

FEDIA: No! Fermo!

GRANDUCA: [si toglie la benda e la vede] Ma cosa…AAAAAAAAHH!!! Fedia?!

FEDIA: Ops. Eh eh! Mi ha scoperta…

GRANDUCA: [infuriato] Strega imbrogliona e perfida! Lo sapevo che non potevate essere Monna Rita!

FEDIA: Non fate così…parliamone…E poi non è colpa mia se siete un allocco.

GRANDUCA: Allocco a me? Allocco a me?! [furioso] Guardie! Guardieee!

FEDIA: Oh, come siete permaloso! Va bene, me ne vado; non è il caso di fare così…

GRANDUCA: [la caccia a pedate] Fuoriiii! Via di qui! Via!

FEDIA: Sì! Sì! Ci vediamo!

[Fedia esce]

GRANDUCA: [esaurito] AARRRGH! [sviene sulla sedia]

[nel frattempo sfuma la musica: *Il signor Bruschino – Ouverture (conclusione)]

Cala il sipario

 

***

INTERMEZZO BALLATO (TERZO)

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

Balletto del coro [musica: *KV 609 n.1]

Si alza il sipario

***

Atto Secondo

SCENA PRIMA

Fidelio e Felice, poi Triconeus

[si apre il sipario; cucina. Inizia la scena; ci sono Fidelio e Felice]

FIDELIO: [stizzito] Ha osato sbattermi fuori dicendo che emano energie negative. Vi rendete conto?

FELICE: [scocciato] È un’ora che la menate con questa solfa. Fide’, dateci un taglio!

FIDELIO: Non voleva che restassi lì. Qui c’è qualcosa che puzza.

FELICE: [offeso] Basta! Non sono io!

FIDELIO: E poco fa il padrone mi ha ordinato di portare tutto l’oro delle casse granducali nel laboratorio di quel Triconeus.

FELICE: Cosa vuol farne?

FIDELIO: Credo che il mago lo abbia convinto a moltiplicare tutto il denaro, ma io non sono convinto…un momento…sento un rumore…chissà chi è?…

FELICE: Nascondiamoci. [si portano a lato della scena]

[musica: *Delirien Walzer – J. Strauss]

{balletto di Triconeus: entra e sottrae alcune ampolle e prodotti vari; poi esce}

[Fidelio e Felice tornano al centro]

FIDELIO: Eccolo, il maledetto! Ora ruba anche in cucina!

FELICE: Direi che avete visto giusto. Quel Triconeus è parecchio sospetto. Ho un’idea! Mi introdurrò nel suo laboratorio e cercherò di scoprire qualcosa di più sul suo conto.

FIDELIO: Bravo! Io aspetterò vostre notizie. [al pubblico] Ah, gli farò vedere che non la si fa a Fidelio.

[escono tutti]

SCENA SECONDA

Gorgolone e Triconeus

[entra Triconeus con una boccetta; dopo qualche istante anche Gorgolone]

GORGOLONE: Oh, messere, vi stavo cercando. Vengo a dirvi che i servi del Granduca hanno portato le casse con il tesoro nel vostro studio, e io…sono venuto a riscuotere il mio elisir.

MAGO: Ho appena finito di prepararlo. Eccolo, signore. Un bicchiere alla vostra amata sarà sufficiente.

GORGOLONE: Splendido [lo annusa] Che strano odore. Che ingredienti avete usato?

MAGO: Segreto; mi sono rifatto ad un’antica ricetta cinese. Più precisamente acqua, cannella, zucchero, mostarda, vin brulè e una grande faccia tosta.

GORGOLONE: Eh sì che i Cinesi sanno sempre il fatto loro.

MAGO: Attento, però! Dovete somministrarlo solo dalle 10 e 15 alle 10 e 45 e solo di Domenica, Pasqua esclusa.

GORGOLONE: Eh? E perché mai?

MAGO: Perché sapete come sono i sindacati di noi maghi…e c’è il conflitto di filtri, la par condicio delle magie…così hanno deciso di fare i filtri a tempo, e i miei funzionano in quell’orario.

GORGOLONE: [confuso] Capisco…Vi saluto, Triconeus.

[Gorgolone arretra e rimane sulla scena, osservando attentamente l’ampolla]

MAGO: Finalmente l’ho sistemato. Prima che la sua dama beva il mio vin brulè io sarò già molto lontano di qui con i soldi del Granduca. Devo solo decidere tra la Polinesia e i Caraibi… [ride] Ah! Ah! [esce]

SCENA TERZA

Gorgolone e Fedia

[Gorgolone fa per uscire ma si scontra con Fedia; i due portano bottiglie identiche]

FEDIA: Ohi…vi chiedo scusa.

GORGOLONE: Figuratevi. Ma…dov’è la mia bottiglia?

FEDIA: E la mia? Ah, eccola.

GORGOLONE: Guardate che quella è la mia. La vostra è questa.

FEDIA: Niente affatto. La vostra è quella e la mia è questa.

GORGOLONE: Per nulla. La mia è quella e la mia è questa.

[scambia le ampolle]

FEDIA: Vi sbagliate. La mia è quella e la vostra è quella…no, cosa dico? La mia è questa e la vostra è quella.

[scambia nuovamente le ampolle]

GORGOLONE: [scocciato] Fatela finita! La mia è questa e la vostra è quella! Basta. [le prende di mano la bottiglia e le dà l’altra; poi esce]

FEDIA: Ma guarda te che tipo. [al pubblico] Sapete? Ho messo gli occhi su quel belloccio del mago Triconeus. Ora sto andando da lui. Intendevo offrirgli della limonata che ho preparato con le mie manine. Spero che la apprezzi. E chissà che…[sospira ed esce]

INTERMEZZO QUARTO

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

[musica – aria del coro: *KV 605 n.1]

[entra il coro]

D. LUCREZIA: …[ride] Ah! Ah! Ah! Non farmi ridere, Bettina.

MAESTRO: Perché ridete, Donna Lucrezia?

D. LUCREZIA: Dovreste sentire che racconta Bettina. Certe storielle da far sbellicare...

BETTINA: Non sto dicendo falsità. È tutto vero…credo.

MAESTRO: Di che si tratta?

D. LUCREZIA: [divertita] Fatevi raccontare. Parlavamo dei prodigi che avrebbe compiuto quel Triconeus…

BETTINA: Esatto. Dicono che per compiacere il marchese di Rivarolo abbia trasformato tutti i suoi duecento cavalli in rinoceronti verdi a pois.

MAESTRO: Ma cosa dite?! Rinoceronti? Divertente, molto divertente.

D. LUCREZIA: Innanzitutto si era parlato di asini grigi, e poi non credo comunque che quel buffone sia capace di tanto.

BETTINA: Fai male; egli è il più potente dei maghi. E poi asini e rinoceronti sono la stessa cosa!

D. LUCREZIA: E che dire della voce secondo cui avrebbe trasformato l’acqua del fiume in cioccolato?

BETTINA: Guarda che era l’oceano, e poi era champagne di ottima annata. Il cugino del fratello del marito di Evarista…

D. LUCREZIA: [la interrompe] Non dire sciocchezze. Ti ho già detto che per me quel Triconeus è un imbroglione.

BETTINA: E invece no!

D. LUCREZIA: E invece sì!

BETTINA: E invece no!

D. LUCREZIA: E invece sì!

MAESTRO: [scocciato]Basta! Non ricominciate. Se vogliamo risolvere la questione, io propongo una scommessa.

D. LUCREZIA: Avete ragione. Scommettiamo, Bettina.

BETTINA: E cosa scommettiamo?

MAESTRO: Scommettete che chi perderà dovrà chiedere un appuntamento niente-poco-di-meno che…a messer Gorgolone.

BETTINA: [inorridita] Che?! Ma siamo matti?!

D. LUCREZIA: Non avrai paura, Bettina? Forse che sai benissimo di perdere?

BETTINA: Niente affatto. Se il mago è veramente chi mostra di essere ed è capace di sì grandi prodigi, tu chiederai l’appuntamento a Gorgolone…

D. LUCREZIA: …ma se quel Triconeus si rivelerà per quello che penso, cioè un impostore, allora sarai tu a dover chiedere l’appuntamento a Gorgolone.

MAESTRO: Mi sembra che siate d’accordo. Scommettiamo?

D. LUCREZIA e BETTINA: Scommettiamo!

MAESTRO: E ora balliamo… [iniziano a ballare]

[musica – intermezzo: *KV 605 n.3]

E uno, due, tre…avanti, indietro.

[mentre il coro balla mette sulla scena alcuni scatoloni (forzieri); poi esce]

SCENA QUARTA

Triconeus e Fedia

[il mago solo nel suo studio, che rimira i forzieri]

MAGO: [estasiato] Oro! Oro! Montagne di oro. Ed è tutto mio.

[entra Fedia]

FEDIA: Yu-uuuh! Buongiorno messer Triconeus.

MAGO: [richiude in fretta il forziere e li allontana dalla scena; guarda Fedia] E questa chi è? La moglie di Matusalemme?

FEDIA: Io sono Fedia, carissimo. Sono una bella giovine purtroppo ancora zitella…

MAGO: Ma chi l’avrebbe detto?

FEDIA: Voi, Triconeus, siete caruccio caruccio. Che ne direste se…?

MAGO: [schifato] Cosa? NO! Nossignora. I maghi sono sempre liberi e scapoli e sempre lo saranno.

FEDIA: Ci sarà pur qualche eccezione. Suvvia, guardatemi bene. Cos’ho che non dovrebbe essere di vostro gradimento?

MAGO: Ah…solo due o tre cosine…

FEDIA: E poi sono anche ricca. Molto ricca.

MAGO: Non se ne parla, madama.

FEDIA: Non fate così. Provate a ripetere con me: SI!

MAGO: Ma non ci penso neanche!

FEDIA: Su, datemi un bacino.

MAGO: Preferirei baciare un cinghiale! Mai e poi mai. Fuori di qui!

FEDIA: Come siete bello quando vi scaldate…

MAGO: Fuori ho detto! Via, via! [la spinge via]

FEDIA: Non vi preoccupate; passerò più tardi. Così gli farò bere la mia limonata. [esce]

MAGO: Ci mancava solo la racchia del paese. Cos’altro mi può capitare?

SCENA QUINTA

Triconeus e Felice (travestito)

[entra Felice con la parrucca e il grembiule]

FELICE: Scusate, signore. Sono Felisia, la ragazza delle pulizie. Posso entrare?

MAGO: Finalmente una bella fanciulla. Venite, venite avanti.

FELICE: Sono qui per dare una spolverata. [lo osserva] Oh, ma avete un’aria veramente deperita.

MAGO: [sconcertato] Io? Deperito?

FELICE: Ma sì. Non vi siete ancora guardato allo specchio? Avete due borse sotto agli occhi…

MAGO: Davvero?

FELICE: Sì, e non parliamo delle movenze. Parete un bradipo con l’artrosi.

MAGO: Bradipo?

FELICE: E la vostra voce? Un tricheco parlerebbe meglio.

MAGO: Oh, Cielo! Devo avere un aspetto orribile.

FELICE: In effetti…ma date retta a Felisia vostra: distendetevi e rilassatevi. Io pulirò e vi lascerò solo, così potrete dormire.

MAGO: Avete ragione. In effetti ho dormito poco in questi giorni. Ora mi distendo.

[si accomoda sulla sedia]

FELICE: Sapete, quando spolvero mi piace cantare. Qualcosa di allegro, come…[stonato] Dormi bambin, dormi tesor, ninnananna ninna oh, dormi tesor, dormi bambin, ninnananna ninna oh.

[il mago si addormenta]

FELICE: Nessuno resiste alla mia ninnananna. Vediamo un po’, messer Triconeus, che cosa nascondete qui. [fruga fra gli oggetti del mago. Trova l’ampolla grigia utilizzata nella “moltiplicazione” e ne assaggia il contenuto] Ah-ah! Ci sono! [mentre sta per andarsene, vede i soldi] E qui cosa c’è? Uh! Cinque zecchini! Se siete d’accordo li prendo io, messer Triconeus. Grazie per l’aiuto. [esce]

 

[intermezzo: *KV 601 n.9]

SCENA SESTA

Lavinia e Gorgolone

[stanza di Lavinia; Lavinia entra, poi arriva Gorgolone]

LAVINIA: Oh, no! Ancora lui! Buongiorno, messer Gorgolone.

GORGOLONE: Buongiorno, dolcissima Lavinia. [al pubblico] Accidenti! Non riesco a ricordare l’orario di utilizzo che mi ha dettato Triconeus. Era la Domenica dalle 15 e 10 alle ore 45 o tutti i giorni della settimana esclusa la Domenica dalle 15 e 45 alle 10 e 15? Per non sbagliare, oggi è Lunedì ed è mezzogiorno. [a Lavinia] Non trovate che faccia caldo oggi?

LAVINIA: [gelida] No, non direi.

GORGOLONE: Vi sembra, ma in realtà vi state disidratando. Posso offrirvi da bere?

LAVINIA: [idem] Non ho sete.

GORGOLONE: Sono sicuro che non potrete rifiutare questo prezioso nettare che ho fatto venire apposta dal Giappone. [le mostra l’ampolla]

LAVINIA: Non lo voglio.

GORGOLONE: E se vi dicessi che alla corte dell’imperatore nipponico tutti bevono questa bevanda, anche le più belle principesse?

LAVINIA: Allora lo accetto volentieri. [prende l’ampolla] Cos’ho io di diverso da una principessa giapponese? [beve] Bleah! Pare limonata.

GORGOLONE: Come state? Come vi sentite?

LAVINIA: Bene, ma non era nulla di speciale.

GORGOLONE: [mieloso] Cara Lavinia mia, finalmente il nostro amore potrà fiorire.

LAVINIA: Cosa state dicendo?

GORGOLONE: Non sentite il fuoco della passione che vi avvolge? Non vedete finalmente in quest’uomo un campione di bellezza e fascino difficilmente eguagliabile?

LAVINIA: Voi state vaneggiando!

GORGOLONE: Bando ai pudori, Lavinia cara! Sposiamoci e viviamo felici!

[lui avanza verso di lei; lei gli ficca un pugno nello stomaco]

GORGOLONE: [dolorante] Ohi, ohi…

LAVINIA: Avete calmato i bollori?! Volete capirlo che non avete chances?

GORGOLONE: L’elisir…non ha funzionato!

LAVINIA: Cosa? Come avete detto?

GORGOLONE: [furioso] Mi ha ingannato!

LAVINIA: Si può sapere cosa state dicendo?

GORGOLONE: [idem] Ma non la si fa a Gorgolone! Lo troverò e me la pagherà! [esce lasciando la bottiglia]

LAVINIA: Mah… Ha parlato di elisir… a cosa si riferiva? Forse a questo? [rigira fra le mani l’ampolla]

SCENA SETTIMA

Lavinia, Fidelio e Felice

[entra Fidelio]

FIDELIO: Padroncina, perdonate il disturbo, ma sta succedendo qualcosa di strano.

LAVINIA: Hai ragione, Fidelio. Qualcosa non va.

FIDELIO: Poco fa, mentre ero nel corridoio, mi pare di aver visto il mago Triconeus che preparava i bagagli.

[entra Felice]

FELICE: Lavinia! Fidelio! Ho grandi novità.

LAVINIA: Felice. Che succede?

FELICE: Sono andato nel laboratorio del mago a dare un’occhiata. Non avete detto, Fidelio, che nel primo sperimento Triconeus ha versato una certa pozione nel calderone?

FIDELIO: Esatto. Era in un’ampolla grigia.

FELICE: Beh, la pozione non era altro che una pessima qualità di aranciata.

LAVINIA: Aranciata? A questo punto è tutto chiaro, Fidelio!

FIDELIO: Avete il mio stesso pensiero, vero?

LAVINIA: Credo proprio di sì. Amici, prima che il nostro Triconeus ci lasci, credo che dovremmo concedergli una festa di addio.

FIDELIO: Certamente, duchessina.

FELICE: Ne saremo lieti.

LAVINIA: Andiamo a prepararci, dunque. Ho già in mente tutto.

[escono]

SCENA OTTAVA

Triconeus, Lavinia (travestita), Felice e Fidelio

[scena vuota; entra il Mago, trascinando i forzieri]

MAGO: Uff…Dovrei avercela fatta.

FIDELIO: [entra, sorprendendo il mago alle spalle] Andate da qualche parte, messer Triconeus?

MAGO: [spaventato] Aaaah! E voi cosa ci fate qui?

FIDELIO: Passavo da queste parti. Allora, cosa sono queste scatole che vi portate dietro?

MAGO: Sto facendo un po’ di pulizia nel mio laboratorio.

FIDELIO: Se volete posso aiutarvi. [si avvicina alle scatole]

MAGO: [lo ferma] Noooo…non vorrete certo sporcarvi le manine? Grazie, me ne occupo io.

FIDELIO: Come volete. Sentite, vi piace la cucina rustica?

MAGO: Mmm…sì. Perché questa domanda?

FIDELIO: Conosco un’osteria dove si mangia benissimo.

MAGO: Mi fa piacere. Magari una volta o l’altra…

FIDELIO: Perché rimandare? Non vi farò perdere neanche un minuto. Sapete, è un’osteria itinerante…Osteria! [batte le mani]

Balletto [musica: Concerto per flauto K314 - Allegro]

{entra Lavinia travestita; con Fidelio montano il tavolo e fanno sedere il mago}

LAVINIA: [con accento francese] Buongiorno, signore. Benvenuto nel nostro restaurant chez gourmet plus que encroiable.

MAGO : Veramente io avrei un po’ di fretta…

LAVINIA: Tacete e lasciate fare a noi. Fidelio, porta un po’ di nettare al signore.

[Fidelio porta la bottiglia del finto elisir ed esce]

MAGO: [guardando l’ampolla] Ehi! Ma questo…

LAVINIA: Lo troverete delizioso. Viene direttamente dalla Cina.

MAGO: [confuso] Dalla Cina?

LAVINIA: [finge di svenire] Oh, signore, ho un mancamento. Vi prego, versatemi un po’ da bere.

MAGO: Sì, certo. [versa nel bicchiere un poco del contenuto dell’ampolla] Ecco, tenete. [le porge il bicchiere]

LAVINIA: [beve] Oh, che effetto strano…

MAGO: Tutto bene? Che effetto strano?

LAVINIA: Triconeus! Vi hanno mai detto quanto siete bello e seducente?

MAGO: [sbalordito] Cosa?!

LAVINIA: Il solo vedervi mi scioglie il cuore e mi fa ardere di passione. Triconeuccio mio!

MAGO: [sconvolto] No! Non può essere!

LAVINIA: Amore mio! Sposami e viviamo felici! Non posso vivere senza di te!

MAGO: [la respinge] Ferma! State lontana!

LAVINIA: Sarò la tua schiava! Avremo tanti bambini e vivremo in una baita fra le montagne preparando la toma!

MAGO: Te lo puoi scordare! Io sono una farfalla libera!

LAVINIA: [lo avvinghia] Certo! Il mio farfallone!

MAGO: Aiuto! Aiuto!

[entra Felice]

FELICE: Ehi, che succede? Cos’è questo vociare?

MAGO: Vi prego, aiutatemi! Liberatemi da questa pazza!

LAVINIA: Amore mio, non sfuggirmi!

FELICE: Calma, calma! Calmatevi ora. Mettiamoci seduti e vediamo di risolvere la questione. Vi dispiace se bevo un po’ d’acqua? [prende il bicchiere lasciato mezzo pieno da Lavinia]

MAGO: No, non quella!

FELICE: [beve] Mi sento strano… [guarda Triconeus] Triconeus!

MAGO: NO!

FELICE: Triconeus, caro! Venite da Fedeluccio vostro.

MAGO: Aiuto!

LAVINIA: Ehi, cosa significa?

FELICE: Amore mio, sposiamoci e viviamo felici! Non posso vivere senza di te!

MAGO: Io invece voglio fuggire da questo incubo!

LAVINIA: [a Felice] Scusa un secondo, cocco. Guarda che quest’uomo è mio.

FELICE: [a Lavinia] Senti tu, tipa. Triconeuccio è mio e di nessun altro.

LAVINIA: No, tesoro: è mio! [afferra Triconeus al braccio e lo tira a sé]

FELICE: Ti sbagli, cara è mio! [afferra Triconeus al braccio e lo tira a sé]

LAVINIA: Mio! [idem]

FELICE: Mio! [idem]

LAVINIA: Mio! [idem]

FELICE: Mio! [idem]

LAVINIA: Mio! [idem]

FELICE: Mio! [idem]

MAGO: Basta, vi prego! Aiuuuuto!

FELICE: È mio! [idem]

LAVINIA: No, è mio! [idem]

MAGO: [si divincola] Lasciatemi andare, ho detto! [va verso l’ampolla] Ma come è possibile che possa funzionare? [la assaggia] Puah! Ma questa è limonata! Mi avete truffato e raggirato!

FELICE: Sentite chi parla di truffatori.

MAGO: Non finisce qui! [cerca di estrarre la pistola, ma è incastrata] Uff…accidenti! Potete darmi una mano? [Felice lo aiuta] Ah! Ecco! [li minaccia con l’arma; Felice e Lavinia balzano indietro spaventati, alzando le mani] Mi avete scoperto ma non mi avrete! Ora vi prego di farvi da parte cosicché possa portare via il mio oro.

SCENA NONA

Lavinia, Felice, Triconeus e Fedia

[entra Fedia con la sua ampolla]

FEDIA: Oh, che bello, una rappresentazione teatrale! Triconeus, vi vedo sudato. Venite qui a bervi qualcosa di fresco. [lo fa sedere e gli porge la sua ampolla]

MAGO: Sì, sì, buona idea. [beve] Mi sento strano…Fedia!

FEDIA: Ditemi.

MAGO: [ammaliato] Vi hanno mai detto quanto siete bella?

[Fedia si marmorizza, sbalordita da queste parole]

MAGO: Voi siete un fiore nel deserto, un diamante nella rozza pietra.

[si accosta a Fedia, che resta marmorizzata]

Io vi amo, Fedia. Volete sposarmi subito?

FEDIA: [si riprende] Oh, caro il mio mago. Ma certo.

MAGO: E allora andiamo, fuggiamo insieme e viviamo felici.

FEDIA: [a Lavinia] Addio, duchessina. Vado in viaggio di nozze!

[Fedia e Triconeus escono, tenendosi per mano]

LAVINIA: [a Felice] Tu hai capito qualcosa?

FELICE: Veramente no. Ma cosa ha bevuto Triconeus? [raccoglie l’ampolla e annusa] Sa di vin brulè…

SCENA ULTIMA

Granduca, Lavinia, Felice e Fidelio

[entra il Granduca, furioso]

GRANDUCA: Dov’è? Dov’è quel ciarlatano? Fidelio mi ha raccontato tutto.

LAVINIA: È fuggito, papà. L’ho visto scappare a gran velocità.

GRANDUCA: Maledetto! Mi auguro che non provi a tornare; avrebbe l’accoglienza che merita…Non dovevo fidarmi di Gorgolone. Anzi, la colpa è mia che ho creduto di risolvere i miei problemi affidandomi ad un mago. Sciocco che sono! [guarda Lavinia] Ma perché sei vestita in questo modo?

LAVINIA: Niente d’importante.

FIDELIO: [entra] Eccellenza, vi comunico che tutto il tesoro è stato recuperato.

GRANDUCA: Grazie al Cielo! Un momento…[guardando Felice] è lui chi è?

FELICE: Mi chiamo Felice, eccellenza.

LAVINIA: È stato lui a scoprire i furti di Triconeus, e lo ha fermato prima che scappasse.

FELICE: Ho intuito fin da subito che c’era qualcosa di strano, così ho tenuto d’occhio il mago e…

GRANDUCA: Complimenti, giovanotto. [gli stringe la mano]

FELICE: Grazie, signore, ma devo anche dirvi che amo vostra figlia e che vi chiedo di poterla sposare.

LAVINIA: Anch’io lo amo. Vero che mi dici di sì?

GRANDUCA: Sposarla? Riconosco che mi hai reso un grande servizio, ma sappi che la figlia del Granduca di Nole non è una ragazza qualunque.

FIDELIO: [porge al Granduca un rotolo di conti] Eccellenza, le ultime spese della principessa.

GRANDUCA: [legge] Cosa?! LAVINIA! [a Felice] Ecco, Felice, se mi risolvi anche questo problema la ragazza è tutta tua.

FELICE: A quanto ammonta la cifra?

GRANDUCA: Cinque zecchini.

FELICE: Cinque zecchini? [estrae i soldi dalla tasca] Eccoli, non uno di più, non uno di meno.

GRANDUCA: [li prende e li rigira in mano] Favoloso! Molto bene, caro genero. Allora la mia risposta è: sì. Acconsento alle nozze.

LAVINIA: Oh, che gioia! Grazie, papà!

FELICE: Grazie, signore! Grazie infinite!

GRANDUCA: Qua la mano! Congratulazioni! Congratulazioni! [Fidelio gli fa segno] Sì, ho capito! Vi lascio soli, piccioncini. [esce, seguito da Fidelio]

[Felice e Lavinia si abbracciano; si fermano in quella posizione]

CONCLUSIONE

Maestro, Donna Lucrezia e Bettina

[musica – aria del coro: *Kontretanz KV 603 1]

[il coro entra]

MAESTRO: Avete sentito, signore, di quel che è successo?

D. LUCREZIA: E come no? Lo sanno tutti, a palazzo e nel Granducato. [a Bettina] Hai visto, cara, che ha combinato il tuo bel Triconeus?

BETTINA: [disperata] Aah! Dolore! Non nominare quel nome infausto! Io che m’ero affidata a lui facendolo il mio punto di riferimento, il mio faro, la mia stella…Aah!

MAESTRO: Come sempre ho visto giusto. Era un buffone come tutti gli altri maghi. Le persone ingenue si affidano a loro, sperando di risolvere i problemi che le affliggono, ma non capiscono che troveranno solo imbrogli e nuovi problemi.

D. LUCREZIA: Già. Ora lo hanno capito tutti, questo è certo. Vero, Bettina?

BETTINA: [disperata; si soffia il naso] Aaah! Dolore e sventura! Non girare la lama nella mia sì cruda piaga.

D. LUCREZIA: Mi pare ci fosse una scommessa in sospeso…

BETTINA: Maledizione! Noo! Non fatemi questo! Quel cinghiale affamato è già qui che aspetta!...

D. LUCREZIA: Messer Gorgolone!

[entra Gorgolone]

GORGOLONE: Eccomi, signore.

D. LUCREZIA: Bettina sarà ben felice di allietarvi la serata con la sua gentile compagnia e una cenetta al lume di candela.

GORGOLONE: Oh, cara dama [prende la mano di Bettina, che mostra una faccia schifata], sarà per me una gioia e un onore farvi da cavaliere questa sera. [Bettina gli pesta un piede, e lui saltella via dolorante]

MAESTRO: Per fortuna, la questione si è risolta per il meglio, e ora invece di portare il nostro balletto ad una festa di corte, forse lo porteremo al matrimonio di Felice e Lavinia.

D. LUCREZIA: Oh, sì, il matrimonio…sarà un evento meraviglioso, con tanti gentiluomini, duchi, baroni, principi…[sospira] I due sposini hanno già cominciato ad organizzarlo.

BETTINA: Pensate che hanno invitato ottomila persone!

D. LUCREZIA: [la riprende] Ottocento, Bettina, ottocento!

BETTINA: Sì, vabbè…e i servizi saranno d’oro massiccio e i bicchieri in cristallo di Boemia…[nel frattempo rientra Gorgolone che si accosta a Bettina]

D. LUCREZIA: Porcellana piemontese e vetri di Murano.

BETTINA: E ci sarà una torta magnificente a diciassette strati…

D. LUCREZIA: Sarà una semplice torta alla crema, Bettina.

BETTINA: E poi, e poi, ci saranno ancora…

[le parole sfumano nella musica]

[musica: Deutsche tanz KV 586 n. 12 (conclusione)]

Balletto conclusivo {Gorgolone si unisce al gruppo e si formano due coppie (Maestro-Lucrezia e Gorgolone-Bettina; si balla sulle ultime note con inchino finale al pubblico}

Cala il sipario

FINE