Il cibo della felicità

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IL CIBO DELLA FELICITA’

                        

                                 

    

       Testo letterario della commedia musicale in tre atti

Prof.Bertarelli@libero.it     tel. 0731/211723

   IL   CIBO   DELLA   FELICITA'

 

                     

                          

             

Personaggi:

 

Il presidente di un piccolo stato

La segretaria del presidente

La madre del presidente

Il generale dell'esercito 

soldati e soldatesse

Il capogruppo del partito dei Viola

Uomini del partito dei Viola

La capogruppo del Movimento Donne Rosa  

Donne del Movimento Donne Rosa

Il professore del Centro Ricerche Speciali  

L'aiuto del professore

L'assistente del professore

Antonio - inserviente del Centro Ricerche

Due agenti segreti

Alcuni inebetiti

A T T O    P R I M O

La scena rappresenta uno studio sobrio ma elegante, con mobili di pregio come si addice ad una persona di grado elevato. Nella parete di fondo vi è l'armadio-libreria con le ante a vetri; da un lato vi è un grosso mappamondo e dall'altro una bandiera azzurro-oro. In quella di sinistra una finestra con una ricca tenda; la restante parete è costituita da un pannello a strisce invisibili che permette il passaggio di alcuni personaggi dentro e fuori la scena. In quella di destra la porta d'ingresso con a fianco, nella parete, un mobile bar. Al centro della stanza un massiccio tavolo-scrittoio con una poltrona e due poltroncine.

All'apertura del sipario la scena è vuota. Entra la segretaria con espressione trasognata e riordina la scrivania. Da un angolo di questa prende poi in mano il ritratto del presidente, incorniciato in una sfarzosa cornice d'argento,  e ammirandolo  estasiata inizia a cantare.

SEGRETARIA - Pinuccio, Pinuccio amore mio

                                prendi il mio cuore palpitante

                                e forte forte a te stringimi

                                sarò la tua donna, la tua amante

                                guardami, parlami, sorridimi

                                Pinuccio, ti supplico, amami!                                         

                                            Pinuccio, Pinuccio amore mio                                                                          

                                         quando ammiro il tuo viso

                                            sento il cuore palpitare.

                                            E' una vision di paradiso

                                            che in alto mi fa volare

                                            Pinuccio, ti supplico, amami!

     Trova il pullover del presidente sulla spalliera della poltrona, lo toglie e si siede avvolgendosi voluttuosamente in quell'indumento. Tutto viene mimato come se il presidente l'abbracciasse veramente. Riprende a  cantare.                       

                               

                                Pinuccio, Pinuccio amore mio

                                riempi il mio corpo di carezze

                                e la bocca di baci ardenti                                                                                               

                             fammi provare tutte le ebrezze                                                                                                       

                             guarisci e placa i miei tormenti!

                                Pinuccio, ti supplico, amami!

                                            Pinuccio, Pinuccio amore mio                                                                                                         

                                         il tuo profumo inebriante

                                            mi attrae e mi stordisce

                                            ogn'ora e ogni istante

                                            tutti i mali miei lenisce.                                                                                                                      

                                         Pinuccio, ti supplico, amami!

Suona il telefono e la segretaria risponde.

 SEGRETARIA - Pronto... Sì, buongiorno, sono la segretaria... Il presidente non è ancora arrivato... dica pure a me... Conferma per oggi... Sì, va bene, va bene... Riferirò... Buongiorno, professore... (Riattacca e ritorna l'atmosfera precedente. Parla tra sé) Pinuccio... amore mio... tu hai tante cose importanti da pensare, ma pensa anche un pochino a me, alla tua Pinuccia. Lo so, tu non hai fiducia nelle donne, ma io sono diversa perché ti voglio bene, tanto bene... (Riprende a cantare)

                           Pinuccio, amore mio

                           ti debbo proprio dire

                           che sei bello, mi piaci

                           non mi far più soffrire

                           riempimi di baci.

                           Pinuccio....                      

PRESIDENTE - (entra e si ferma un istante, poi con tono dolce) Buon giorno, presidentessa.

SEGRETARIA - Oh! (Si alza di scatto dalla poltrona e si porta a lato della scrivania) Mi scusi, presidente.

PRESIDENTE - Le piace stare seduta sulla mia poltrona, vero?

SEGRETARIA - Mi dà tanto calore.

PRESIDENTE - (le si avvicina, le fa appoggiare il capo sulla sua spalla e le accarezza i capelli) Lei deve avere pazienza se le nostre strade ancora non convergono.

SEGRETARIA - (solleva il capo e quasi piangendo) Io l'amo presidente, io l'amo... (Scoppia in singhiozzi ed esce di corsa)

PRESIDENTE - Anche per oggi lo sfogo affettivo della mia segretaria è terminato. Per fortuna è una scena che si ripete una sola volta al giorno e, ho notato, soltanto di primo mattino. Forse è il residuo degli inappagati desideri amorosi della notte che deve esternare. Povera ragazza, è intelligente, brava, bella. Avrebbe dovuto innamorarsi di una persona che l'avesse potuta ricambiare, ma purtroppo l'amore è cieco e lei si è invaghita di me. Peccato che mi sia indifferente... Comunque mi conviene tenerla così, a temperatura tiepida... per poter disporre di una segretaria fidata, docile, brava. Il che per uno della mia posizione significa molto. (Chiama la segretaria attraverso il citofono) Signorina, può venire da me, per favore?

SEGRETARIA - (entra. Ha un'espressione serena) Sì, presidente.

PRESIDENTE - (alzando gli occhi dal giornale) Che c'è in agenda oggi? Vediamo se è stata così brava da aver lasciato una discreta pausa per il nostro drink.

SEGRETARIA - Sembrava una mattinata tranquilla, ma è arrivato il generale che ha preteso con insistenza di essere messo in lista addirittura per primo. A questo punto dipenderà da lei se riuscirà a liquidarlo in fretta.

PRESIDENTE - Il generale? Che vorrà ancora quel seccatore?

SEGRETARIA - Non lo so. Come gli è consentito dal regolamento ha chiesto udienza senza specificarne l'oggetto.

PRESIDENTE - Perché non gli ha detto che ero occupato, che non desideravo vederlo, che mi ha seccato? Il motivo della sua visita lo conosco bene, viene a chiedere i soldi per il suo esercito. E' proprio come un bambino che gioca con i soldatini e ogni tanto chiede alla mamma qualche spicciolo per comprarne di nuovi.

SEGRETARIA - E lei lo accontenti. (Celiando) Non le fa tenerezza?

PRESIDENTE - Tenerezza... E' solo un uomo ridicolo. Sempre impettito e rigido, si sposta con movimenti meccanici, sembra un burattino mosso dai fili del burattinaio. Per fortuna ho scoperto il suo lato debole: è vanitoso. Invece dei soldi gli conferisco una nuova onorificenza e lo faccio ugualmente contento. Con una medaglia ogni tanto posso fare affidamento sulla sua devozione e lealtà.

SEGRETARIA - Poi c'è il professore. Ha telefonato personalmente per confermare che verrà questa mattina.

PRESIDENTE - Questa mattina? Spero che sia riuscita ad avere tutte quelle informazioni che le avevo chiesto sul suo conto. Devo assolutamente sapere come mi dovrò comportare con lui!

SEGRETARIA - Sì, sì... Sono riuscita a sapere tramite la sua assistente, mia amica, che ha un modo veramente strano di comportarsi con i suoi interlocutori. Pensi, mi ha detto che siccome è convinto che la maggior parte della gente ha poco cervello, vede tutte le teste come fossero delle zucche e quindi obbliga tutte le persone che parlano con lui a portare un cappello: se ne sono sprovvisti, fa mettere loro uno qualsiasi (risolino) anche da donna! Per me è proprio matto o si diverte a ridere alle spalle di quei poveretti che gli capitano a tiro. Non so però, se anche con lei oserà comportarsi così e se lei si presterà al gioco.

PRESIDENTE - Accidenti! Se me lo avesse detto ieri avrei provveduto... (Si guarda intorno) E adesso?

SEGRETARIA - Non si preoccupi, le presterò il mio cappellino. E' così sobrio che non la renderà troppo ridicola.

PRESIDENTE - Fosse almeno Carnevale! Ma gliela farò pagare.

SEGRETARIA - Se mi permette di esprimere un mio giudizio direi che potrebbe essere tutta una tattica per disorientare i suoi interlocutori perché ho saputo, sempre dalla sua assistente, che in genere alla fine della sceneggiata, offre le sue scoperte dietro compensi sostanziosi, sia in soldi che in onori.

PRESIDENTE - Ah! Va bene. Dunque, poi, quali sono gli altri impegni per la mattinata?

SEGRETARIA - C'è la riunione con gli architetti per il progetto della costruzione del nuovo palazzo presidenziale.

PRESIDENTE - Ah, quella banda di incapaci! Sono senza fantasia, senza idee. Ci vuole qualcosa di grande!

SEGRETARIA - Eppure sono i migliori che abbiamo. Dicono che i fondi stanziati non permettono di più.

PRESIDENTE - I migliori! Puah! Essi mascherano la loro incapacità con la scusa che i fondi stanziati non permettono di più. Resta il fatto che non ce n'è uno dei progetti che mi hanno sottoposto che valga la pena di prendere in considerazione. Carta straccia! Eppure avevo detto chiaramente che volevo un palazzo presidenziale monumentale e... inedito al tempo stesso... Qualcosa che esprimesse grandiosità, potenza... in uno stile avveniristico... Questo io volevo. Mi rimandi l'appuntamento a domani, non ho voglia di guastarmi la giornata. E faccia intendere loro che esprimo già fin d'ora tutta la mia disapprovazione e che forse affiderò l'incarico del progetto ad uno straniero così correranno a casa a spremersi le meningi. Ah, ah, voglio proprio divertirmi alle loro spalle, voglio tenerli sulla corda, vedremo se partoriranno qualcosa degno della mia persona!

SEGRETARIA - Va bene, ci penserò io.

PRESIDENTE - Poi, c'è altro?

SEGRETARIA - (guardando nell'agenda) E' invitato all'inaugurazione di quella mostra di prodotti artigianali.

PRESIDENTE - No, non ho tempo. Invii un bel telegramma. Se altri dovessero chiedere udienza per questa mattina dica che è impossibile. Grazie signorina, può andare.

La segretaria esce ed il presidente si mette a sfogliare i giornali.

PRESIDENTE - Io questi giornalisti li riduco sul lastrico. Ci sono solo cinque articoli che riguardano la mia persona. Io voglio...

SEGRETARIA - (attraverso il citofono) Signor presidente, c'è sua madre.

PRESIDENTE - La faccia entrare, subito.

MADRE - (entra e con espressione affettuosa) Pinuccio, adorato Pinuccio.

PRESIDENTE - Mammetta, dolce mammetta.

MADRE -    Pinuccio, adorato Pinuccio,

                      sole degli occhi miei

                      figlio di mamma bello.

                      Al mondo l'unico sei

                      che ha cuore e cervello

PRESIDENTE -   Mammetta, dolce mammetta,

                                tu sei l'unica donna

                                che amo immensamente

                                che venero come Madonna

                                col cuore e con la mente

MADRE -    Pinuccio, adorato Pinuccio,

                      oggi ti vedo imbronciato

                      di' alla tua mammina

                      o figlio, o figlio caro

                      che ti frulla nella testina?

PRESIDENTE -   Mammetta, dolce mammetta,

                                non ti sembra un delitto

                                che il mio nome nei giornali

                                non sia stato scritto                      

                                a lettere cubitali?

MADRE -    Pinuccio, adorato Pinuccio,

                      e via questi tormenti!

                      Immensa è la tua fama

                      in tutti i continenti.

                      Ogni suddito ti ama.

PRESIDENTE - Il giornale è la finestra della popolarità ed io voglio esservi sempre affacciato.

MADRE - Voglio, voglio... Fin da piccolo hai sempre voluto tutto. Non facevo in tempo a soddisfare un tuo desiderio che ne venivi fuori con un altro. La colpa è stata mia perché ti ho viziato troppo. Vero, Pinuccio?

PRESIDENTE - Tu mi hai trasmesso il desiderio di salire in alto, sempre più in alto. Ecco il motivo del mio  "voglio". Ora sto per spiccare il salto decisivo per quello che considero il vero traguardo finale e tu mi devi aiutare.

MADRE - E dove vorresti arrivare, figlio mio, più di presidente?

PRESIDENTE - Ti sembra che l'essere presidente di questo stato mi sia del tutto gratificante? Io voglio salire di più, di più!

MADRE - Ma come di più?

PRESIDENTE - Di più, mammetta. (Si alza in piedi e dopo una pausa, in atteggiamento solenne) Voglio diventare il padrone del mondo.

MADRE - Ma Pinuccio! Hai sempre voglia di scherzare.

PRESIDENTE - Mamma, non sto affatto scherzando. Io voglio diventare il padrone del mondo. (Le si avvicina e le circonda le spalle con le braccia)

MADRE - Ma Pinuccio! Ti rendi conto di ciò che dici? Questa è un'altra infatuazione assurda come quando ti eri intestardito di prenderti... quella donna in moglie.

PRESIDENTE - (distaccandosi da lei e mettendosi a passeggiare nervosamente) Sono stato ingannato da quel visino che ti rassomigliava tanto. Come potevo pensare che dentro era un covo di serpi!.

MADRE - Io te l'avevo sconsigliata, ma tu non mi hai voluto dare ascolto: "Mammetta è proprio uguale a te, ha lo stesso tuo visino... La voglio sposare, la voglio sposare..."

PRESIDENTE - Sembrava una santarella e invece era una donnaccia. Chissà cosa pretendeva da me! Quando è andata via sbattendo la porta di casa, sai cosa m'ha detto? "Impotente! Vai a dormire con la tua mammina!" Che sgualdrina! Io che ero abituato al tuo affetto, ad essere coccolato dalle tue mille attenzioni. Ha insozzato tutto, quella...

MADRE - Dobbiamo comunque darle atto che senza troppo chiasso se ne è andata per sempre da te, da noi. Eppure se avesse saputo apprezzarti per la tua intelligenza, per la tua sensibilità... ma non pensiamoci più. E' stata una stupida e una presuntuosa: credeva di poter strappare con la sua bellezza e quattro moine un figlio alla madre! Ha causato invece solo un trauma per tutti e lei ne è uscita sconfitta. Ben le sta!

PRESIDENTE - Era destino  che dovevamo restare così, io e te, mammetta. (L'abbraccia ancora poi torna dietro alla scrivania) Ora ti chiedo di aiutarmi per realizzare quest'ultimo mio desiderio: diventare il padrone del mondo.

                                Il mio destino seguirò

                                lo so, lo sento, sarà realtà.

                                Padrone del mondo diventerò

                                e capo indiscusso dell'umanità.       

                                            Mammetta, vedrai tuo figlio                                      

                                            da tutti i popoli riverito

                                            amato, temuto, venerato,

                                            lodato, osannato, servito.

                                Mammetta, vedrai tuo figlio                                                     

                                delle terre il conquistatore

                                delle piante il signore

                                degli animali il padrone

                                e degli uomini l'imperatore.

MADRE -    Pinuccio, adorato Pinuccio,

                      tu sogni ad occhi aperti

                      ti sembra credibile?

                      svegliati, non illuderti

                      con un progetto impossibile.

                               La tua è una follia

                               un disegno campato in aria.

                               Ti consiglio di gettar via

                               quest'idea velleitaria.

(Allarmata) Ma ti rendi conto di quello che dici? Padrone del mondo?... Io non capisco cosa intendi dire, cosa intendi diventare... Un capo carismatico? Un leader?  Con quali idee... e con quali mezzi? Eh, Pinuccio?... (Lo guarda in viso notando la sua espressione esaltata e dura al tempo stesso) Hai una espressione che mi fa paura. Tu quando vuoi una cosa non ti fermi di fronte a niente, ti prende come una sete, una follia.

PRESIDENTE - Mamma, io voglio diventare il padrone del mondo in senso assoluto, totale.

MADRE - Prova a ragionare: che differenza pensi che ci sia tra l'essere a capo di questa piccola comunità o di milioni o miliardi di uomini? L'ebrezza del comando è sempre la stessa. Io ho paura per te, Pinuccio, perché quello che ti proponi di diventare, non è attuabile e poi ti esporrebbe a mille pericoli. A te sembra tutto così semplice mentre è un'assurdità, un capriccio. Lascia stare questi pensieri strani, ritorna in te. Cerca di vivere una tua vita reale, non i tuoi sogni assurdi.

PRESIDENTE - (categorico) Mamma! Io dico sul serio!

MADRE - (ha un gesto di insofferenza) Pinuccio... Ma su, via! (E fa l'atto di andarsene)

PRESIDENTE - (la prende per un braccio e la rimette seduta) Mamma, siediti e ascoltami bene:  Sono arrivato ad essere il presidente di questo paese. Una bella posizione certo, ma non mi sento pienamente realizzato. Conosco l'arte della politica e del governare e so utilizzare a seconda dei casi la diplomazia, l'autorità e perfino la spregiudicatezza se occorre. Conosco il modo di spostare i singoli uomini come pedine nella scacchiera dei posti di potere per disporre indirettamente di tutte le leve del comando ed il modo di assoggettare le masse anche con la forza di una dialettica roboante ed illusoria propagandata con gli opportuni mezzi d'informazione. Queste doti, con quell'arma infallibile che è l'alimento 17, mi permetteranno di realizzare il mio sogno: diventare il padrone del mondo. (Più conciliante) Devi sapere che se finora i tentativi per realizzare questa meta sono sempre falliti è perché è stato usato cocciutamente il mezzo sbagliato: la forza delle armi. Io dovrò solo convincere il professore di portare a termine gli studi per la produzione dell'alimento 17. Mi vestirò da buffone se lo pretenderà, lo coprirò d'oro, gli elargirò onori. Il resto verrà da sé.

MADRE - (allarmata) Chi è questo professore? E che cos'è l'alimento 17?

PRESIDENTE - Sono l'uomo ed il mezzo che mi permetteranno di realizzare il mio sogno.

MADRE - (dubbiosa) E... si tratta di un'arma potente?

PRESIDENTE - No, ti ho già detto che non userò la forza delle armi.

MADRE - (sospira) Se vorrai davvero tentare questa impresa e conoscendoti, so che niente e nessuno ti potrà fermare, devi promettermi almeno che userai solo mezzi legali e più che leciti e che non ci sarà il minimo spargimento di sangue. Prometti?

PRESIDENTE - Sì sì, stai tranquilla, te lo prometto. E ora ti voglio dare un'altra bellissima notizia: andremo ad abitare in un nuovo palazzo più grande, più bello, degno di noi!

     (Estasiato)       Mammetta, dolce mammetta,

                                una reggia mi costruirò

                                nulla al mondo l'eguaglierà

                                alta e imponente la vorrò

                                tutto il mondo incanterà.                                

                                            Avrà la cupola tutta d'or

                                            che splendente abbaglierà.

                                            Ogni uomo con stupor

                                            a bocca aperta resterà.

                                Siederemo felici

                                io in un trono tutto d'oro

                                tu in un altro tutto d'argento

                                ed il popolo tutto in  coro

                                ci accclamerà ogni momento.

                                Un mare di folla e di bandiere

                                festante accorrerà in nostro onore

                                candide colombe voleranno leggere

                                la piazza splenderà d'ogni colore.

     Senti? (Si sente con effetto sonoro il rumore di una folla plaudente)

                                Mammetta, dolce mammetta, ascoltami:

                                e lassù, e lassù in alto

                                sotto la cupola fulgente

                                un fascio di luce splendente

                                darà gran risalto

                                a te e al figlio tuo presidente.           

                                            Sarò raggiante

                                            di luce accecante

                                            sarò onnipotente

                                            un Dio regnante!

MADRE - (scherzando, come rivolgendosi a un bambino) Che bella favola!

PRESIDENTE - Non sarà una favola. Io già vedo noi due seduti lassù sui nostri troni. Io in quello d'oro e tu in quello d'argento.

MADRE - Il mio trono non mi servirà; io sarò diventata vecchia o forse sarò già morta. Anche per te allora saranno passati gli anni più belli e forse vorresti una cosa che non potrai più avere: una vita da vivere. Dammi ascolto, vivi la tua vita vicino a tua madre e sii felice accontentandoti di essere già padrone di questo lembo di terra.

PRESIDENTE - Questa è la sapienza dei deboli, dei rassegnati. Io sono forte e vedrai che raggiungerò quello che considero il mio vero traguardo finale.

MADRE - (seria) Se questa è la tua volontà, io come madre, ti sarò sempre vicina sia nel bene che nel male. Ma promettimi ancora che non farai stragi o crimini contro l'umanità. Me lo prometti, figlio mio?

PRESIDENTE - Te lo prometto. (Bacia la madre) Grazie, mammetta.

Ora ascolta il discorso che farò domani alla comunità per l'anniversario della mia elezione e dimmi se può andare bene. Lo sai che sei la mia consigliera infallibile.

MADRE - Non hai bisogno di nessuna consigliera, bambino mio, sei così bravo. Comunque ti ascolto volentieri. (Lo guarda con adorazione)

PRESIDENTE - (legge) In questa solenne ricorrenza proclamiamo che il fine della nostra attività di governo è quello di far raggiungere al popolo la piena felicità. Tutte le classi saranno adeguatamente coordinate ed integrate affinché il loro contributo non sia la semplice somma dei relativi apporti, ma...

Si sente in lontananza una marcetta militare che accompagna un coro di soldati che si avvicina. La segretaria entra annunciando l'arrivo  del generale.

PRESIDENTE - Va bene, quando arriva lo faccia accomodare. (Si avvicina alla finestra spiando attraverso la tenda) Accidenti, si è mobilitato mezzo esercito!

CORO DEI SOLDATI -  

                                Uno due, un due, passo!                                                                                                

                             marciam  marciam               

                                o prodi e bei soldà.                                                                           

                                            Un due, un due, passo!

                                            marciam marciam

                                            per valli e per città.

                                Un due, un due, passo!

                                marciam marciam

                                ed ovunque noi vinciam.

                                            Un due, un due, passo!

                                            marciam marciam

                                            ed i nemici sbaragliam.

                                Un due, un due, passo!

                                marciam marciam

                                ed il mondo conquistiam.

                                            Un due, un due, passo!

                                            marciam marciam

                                            con il nostro general.

     Al cessare del coro si apre la porta e la segretaria introduce il generale con il picchetto d'onore che si dispone davanti alla parete a pannelli mentre il generale si porta davanti al presidente, si irrigidisce sull'attenti e fa un saluto marziale sbattendo i tacchi.

GENERALE - Signor presidente...

PRESIDENTE - Prego, riposo.

(Alla madre) Mamma, ci vediamo più tardi. Ora se non ti dispiace devo parlare con il generale.

MADRE - Sì, figlio. Arrivederla, signor generale.

Il generale le bacia la mano e poi la saluta militarmente. La madre esce dopo aver salutato affettuosamente il figlio.

PRESIDENTE - (al generale, con aria seccata) Si accomodi e mi dica.

GENERALE - (si porta davanti alla scrivania rimanendo però in piedi) Signor presidente, volevo farle presente la insufficienza numerica e la scadente qualità del nostro armamento.     (Porge alcuni fogli al presidente) Ecco l'inventario con la situazione attuale e le richieste di adeguamento tecnico per raggiungere un minimo di efficienza operativa.

PRESIDENTE - Le ristrettezze di bilancio, caro generale, non ci hanno permesso di assegnare alla difesa i necessari stanziamenti.

GENERALE - Ho saputo che gli stanziamenti sono stati totalmente tagliati. E' una cosa inammissibile!

PRESIDENTE - C'erano alcune priorità, generale, lei mi capisce...

GENERALE - La prima priorità, signor presidente, è la difesa! Sappia che questo stato di cose ha fatto crollare il morale delle truppe.

PRESIDENTE - Lo alzi, generale. Non vorrà farmi credere che uno come lei non sia in grado di tenere alto il morale dei suoi soldati.

GENERALE - Beh... Affiorano nei nostri soldati segni di disaffezione e addirittura di menefreghismo.

PRESIDENTE - Le posso suggerire un rimedio che noi politici usiamo con successo in molte occasioni? Inventi una festa in onore di qualcuno o di qualcosa ed in quella occasione distribuisca medaglie e attestati a tutti.

GENERALE - Beh, potrebbe essere un buon sistema. Che ne dice di medaglie grandi in proporzione al grado?

PRESIDENTE - No, semplifichi. Faccia coniare medaglie tutte uguali e ne dia una a testa per evitare disparità che potrebbero creare malumori. Oppure faccia una cosa più semplice e dall'effetto sicuro: nomini tutti generali.

GENERALE - Tutti generali? Lei vuole scherzare, suppongo. Perché se anche i soldati diventassero generali che esercito ne verrebbe fuori? Io, poi, che grado dovrei assumere?

PRESIDENTE - Lei non ha bisogno di incentivi perché il suo morale è abbastanza alto. Non è vero?

GENERALE - Certo, io non perdo la mia forza d'animo nemmeno di fronte ad eventi gravissimi anzi, sono proprio le difficoltà che rinforzano ed elevano il mio morale.

PRESIDENTE - E' quello che le dicevo poc'anzi. Lei ha il morale altissimo e quindi non ha bisogno di nessuna promozione. Rimanga generale.

GENERALE - Beh... vedrò di far leva sullo spirito di corpo, sul patriottismo.

PRESIDENTE - Bravo generale!

GENERALE - Comunque, signor presidente, sappia che bisogna provvedere subito al potenziamento del nostro esercito perché attualmente non è in grado di difendere il paese.

PRESIDENTE - (ironico) Senta, generale: che ne direbbe di creare un corpo di bellissime soldatesse?

GENERALE - Un corpo di soldatesse?

PRESIDENTE - Sì, di soldatesse, ma... bellissime!!

                                Un'armata di tettone

                                un esercito di gonnelle

                                uno stormo di ragazzone

                                con le gambe nude e snelle.                            

                                            Son sicuro e glielo dico

                                            che da sole riusciranno

                                            a fermare ogni nemico

                                            evitando ogni malanno

                                              

     (I soldati, intanto, scompaiono dietro il pannello e dall'altra parte escono altrettante soldatesse che mimano con mosse adeguate la canzone cantata dal presidente)

                                Con un colpo di...  (mimica muovendo il bacino)

                                fatto fuori un brigadiere

                                con un bel colpo di petto

                                un tenente di picchetto

                                co'  'na mossa ben studiata

                                fatta fuori una brigata

                                con i seni provocanti

                                annientati mille fanti

                                con lo sguardo maliardo

                                messo giù più d'un codardo

                                e tirando su la gonna

                                annientata una colonna!

                                Col profumo conturbante

                                asfissiato più d'un fante

                                e mostrando bene le tette

                                fatti fuori centosette.   

                                            Il nemico disarmato

                                            ad abbracciare correrà

                                            le belle donne soldato

                                            e la guerra si  vincerà.

    Il presidente e le soldatesse cantano in coro marciando, mentre il generale si asciuga il sudore, sbalordito.

                                Un'armata di tettone

                                un esercito di gonnelle

                                uno stormo di ragazzone

                                con le gambe nude e snelle                             

                                            son sicuro e glielo dico

                                            che da sole riusciranno

                                            a fermare ogni nemico

                                            evitando ogni malanno.

GENERALE - Per carità! La costituzione di un simile corpo segnerebbe la nostra fine, signor presidente. Se un potenziale nemico venisse a sapere che a contrastarlo fosse un esercito di belle ragazze, ci attaccherebbe anche domani, se non oggi stesso.

PRESIDENTE - Eviteremo così la conquista e la spoliazione del nostro paese, anche se non potremo evitare la conquista e la spoliazione delle nostre avvenenti soldatesse.

    Generale, lei gode della nostra più completa fiducia.  Continui a fare il suo dovere come lo ha sempre fatto ed il paese, riconoscente, conierà per lei una nuova grande medaglia che le verrà solennemente consegnata alla prossima festa delle forze armate.

GENERALE - Grazie, signor presidente. (Sbatte i tacchi) Cercherò di essere degno con tutte le forze di questa nuova medaglia. Mi permetto comunque di insistere sulla richiesta di un potenziamento dell'esercito.

PRESIDENTE - Generale, la sua preoccupazione è anche la nostra. (Prendendo l'inventario) Esaminerò la sua relazione e cercherò di porvi i dovuti rimedi. Arrivederci generale.

GENERALE - Grazie, signor presidente. Sempre ai suoi ordini.

Intanto le soldatesse  ritornano dietro il pannello e dall'altra parte vengono fuori i soldati che si incolonnano ed escono insieme al generale cantando la stessa canzone che cantavano quando sono entrati..

GENERALE - Att... tenti! Avanti, march! Un due, passo! (Escono e riprendono fuori scena a cantare la marcetta che si ode allontanarsi piano piano)

PRESIDENTE - (ridacchia) Sapevo che facendo leva sulla sua vanità l'avrei fatto contento e così è stato. Se sapesse che sono stato io che ho tagliato tutti i finanziamenti per l'esercito mi prenderebbe a cannonate. Ah, ah! Ma poverino, è così ingenuo da non capire l'evolversi delle cose: ritiene ancora che siano le armi a difendere uno stato. (Straccia l'inventario del generale e lo getta nel cestino) I soldi che avrebbero dovuto servire per l'esercito, caro generale, li darò tutti al professore per far portare a termine i piani di produzione dell'alimento 17. Quella sarà l'arma che mi permetterà, non di difendere il paese, ma di conquistare il mondo. (Ride sarcasticamente) Sarà un'arma che compirà il suo effetto senza stragi, senza sangue, senza rovine. Ah, ah... (Ride ancora)

La segretaria attraverso il citofono annuncia il professore.

PRESIDENTE - (all'apparecchio) Lo faccia entrare subito.

 Il professore entra accennando goffamente un saluto.

PRESIDENTE - (indicando la poltroncina) Prego, s'accomodi.

Il professore si mette una mano davanti agli occhi e si siede di fianco, quasi voltando le spalle al presidente.

PRESIDENTE - Le dispiacerebbe, professore, di girarsi? La sua nuca è bella, ma...

PROFESSORE - E' la sua invece che è brutta. Non posso soffrire la vista della sua testa, mi sembra una zucca! Se la copra se vuole che mi giri.

PRESIDENTE - Che cosa? (ricordandosi) Ah, ehm... sì, sì.

PROFESSORE - Si metta un cappello, un copricapo, una qualsiasi cosa su quella ridicola zucca!

PRESIDENTE - (parla attraverso il citofono) Signorina, mi scusi, ho bisogno di un cappello, veda di procurarmelo...Sì, me lo porti.

SEGRETARIA - (entra con in mano un cappellino da donna) Ho questo, signor presidente. Non so, può andare bene?

PRESIDENTE - (si mette il cappello) Come sto?

SEGRETARIA - Benissimo! (Soffoca una risata)

PRESIDENTE - Grazie signorina, può andare. (La segretaria esce) Ora, professore, può girarsi. Ho coperto la zucca.

PROFESSORE - Oh...oh... (ride) E' veramente ridicolo. Se si potesse vedere. Ih, ih, ih!

PRESIDENTE - Io non mi vedo pertanto non mi disturba. Se non si sente ancora a suo agio, non so, mi debbo mettere i guanti?

PROFESSORE - Perché i guanti? Ha qualcosa da rimproverare alle sue mani?

PRESIDENTE - Così, facevo per dire. Posso allora entrare in argomento?

PROFESSORE - Finalmente!

PRESIDENTE - Lei professore, deve riprendere gli studi per portare a termine i piani di produzione dell'alimento 17.

PR0FESSORE - No, è impossibile. Ho accantonato il progetto 17 per motivi che ritengo tuttora validi.

PRESIDENTE - La comunità di cui sono presidente, per la propria sopravvivenza, ha bisogno dell'alimento 17. I suoi studi, le sue intuizioni, la sua genialità, che hanno contribuito tante volte al progresso dell'umanità, questa volta risplenderanno della luce della storia perché permetteranno agli uomini di vincere i mali di sempre.

PROFESSORE - (battendo ironicamente le mani) Bravo! (Con tono sprezzante) Parolaio inconcludente, bocca generatrice di suoni disarticolati se non nella melodia della retorica. Se pensa di farmi cambiare idea con simili discorsi, si sbaglia. Pertanto me ne vado. (Fa l'atto di alzarsi)

PRESIDENTE - Si segga, prego. La possibilità che questa comunità sopravviva è nelle sue mani. Se ha il coraggio di andare vada pure, ma il suo nome verrà esecrato per l'eternità.

PROFESSORE - Come mai la comunità è ridotta in questo stato di miseria? Di chi è la colpa, secondo lei?

PRESIDENTE - Della carestia, del ristagno economico, della...

PROFESSORE - La colpa è soltanto del popolo! Sì, del popolo che ha dato fiducia a voi parolai e venditori di fumo, capaci soltanto di illuderlo con le vostre chimere, mentre ha relegato gli uomini di scienza in un cantuccio solo perché mettevamo la gente di fronte ai problemi reali. Siamo stati addirittura considerati dei pazzi perché leggendo e meditando sui libri infallibili del sapere cercavamo di mettere in guardia dai pericoli che voi, improvvisati nocchieri, non eravate in grado di evitare, indirizzando anzi la prua proprio su quelli. Ora che la nave, cozzando contro la dura realtà, sta naufragando, lei supplica noi di salvare proprio quelli che per la loro inettitudine meriterebbero di colare a picco negli abissi!

PRESIDENTE - (si toglie il cappello per detergersi il sudore) Sì, sì. Ha perfettamente ragione.

PROFESSORE - (con stizza) Si rimetta il cappello, che vuole contaminarmi?

PRESIDENTE - (rimettendosi il cappello) Mi scusi, professore. Se vuole, oltre al cappello, sono pronto a mettermi i tacchi a spillo, una maschera, a vestirmi da buffone, a sopportare qualsiasi ingiuria, ma lei deve portare a termine i piani dell'alimento 17.

PROFESSORE - Ah, sarebbe disposto a questo? A fare il buffone? Come, lei, il Presidente? Ah, Ah! Capisco che i piani del progetto 17 le interessano molto ed in fondo passare da buffone di fronte ad un solo uomo è un prezzo più che accettabile, ma sarebbe disposto ad affacciarsi domani da quella finestra durante la cerimonia ufficiale con quel cappellino da donna?

PRESIDENTE - (dopo una pausa di riflessione) Sì, lo farei.

PROFESSORE - Va bene, va bene. Il cappello che le ho fatto mettere mi è servito per capire se lei era disposto a tutto pur di ottenere il suo scopo. Ora se lo può togliere.

PRESIDENTE - (si toglie il cappello e dopo un sospiro) Ora che ci siamo finalmente chiariti porterà a termine il progetto 17?

PROFESSORE - No!

PRESIDENTE - (con tono duro) Non le conviene mettersi in contrasto con il potere, ci pensi bene. Lei sta lavorando attualmente ai progetti 70 e 71 e sa benissimo che tali progetti non - servono - a - niente -. Le sono stati commissionati, su mia proposta, e le vengono pagati profumatamente in quanto è considerato uno dei nostri. Se si ostinasse ancora nel suo rifiuto... mi capisce...

PROFESSORE - (sarcastico) Che cos'è, un ricatto?

PRESIDENTE - Assolutamente! E' un modo come un altro per dire che dobbiamo vicendevolmente aiutarci. A questo punto voglio essere anche più chiaro: sono disposto a darle tutta la cifra che lei vorrà chiedermi, non una lira in meno. Le va bene?

PROFESSORE - Lei, quando vuole, sa essere più concreto di un matematico. Comunque non è un problema di prezzo.

PRESIDENTE - E di cosa, allora?

PROFESSORE - (sospira, poi, con tono sofferto) Ma si rende conto di cosa mi chiede? Il progetto dell'alimento 17 venne accantonato, come ben lei sa, perché le scimmie appena alimentate con esso avevano dato segni di appannamento dei loro istinti salvo quelli fondamentali. E se anche nell'uomo provocasse la morte di alcune cellule del cervello o la loro disattivazione? Non le sembra fondato il motivo del mio rifiuto?

PRESIDENTE - Un  "certo appannamento"  lei dice? Le sembra sul serio un fatto talmente grave da farne un caso di coscienza?

PROFESSORE - Quando l'uomo perde anche solo in parte le sue facoltà intellettive e vive di soli istinti, scende nel gradino inferiore degli esseri viventi, quello degli animali.

PRESIDENTE - Via, non drammatizziamo. Lei ha sempre sostenuto che si trattava di una perdita parziale delle facoltà intellettive. Ma i vantaggi, caro professore? Il ciclo di riproduzione dell'alimento è talmente rapido che basteranno 100 ettari di terreno per produrre il fabbisogno alimentare di una comunità di 100.000 persone. Assenza assoluta di ogni forma di inquinamento e soprattutto vi sarà in eterno cibo a volontà senza più lavoro in quanto la riproduzione è automatica. Se perdiamo... (Un colpettino di tosse) Se perdono qualche cellula del cervello, pazienza. E' una perdita ampiamente ricompensata.

PROFESSORE - Perché ha corretto  "se perdiamo"  con  "se perdono"?

PRESIDENTE - Le non si offenderà se le dico che come scienziato ha una visione troppo limitata delle cose. Deve dare atto a noi, responsabili della cosa pubblica, del possesso di una visione panoramica e lungimirante dei problemi. Se tutti perdessimo un po' del nostro cervello chi rimarrebbe a fare da guida? Se invece io, lei ed i rappresentanti dei settori chiave rimanessimo in possesso di tutte le facoltà mentali, potremmo responsabilmente guidare le masse. Per noi basterà un piccolo appezzamento di terreno sul quale coltivare quegli elementi tradizionali che serviranno per alimentarci. Capisce che non sono un irresponsabile?

PROFESSORE - (frastornato) In poche parole lei cerca di convincermi che anche la peggiore scoperta se bene applicata è cosa ben fatta.

PRESIDENTE - La sua non è una  "peggiore scoperta". E' il risultato di studi che portano al progresso di un popolo e quindi altamente meritevole. Si preoccupa per alcuni risvolti negativi? Lei avrà solo il grande merito scientifico. Noi, e solo noi, saremo i veri responsabili dell'uso buono o cattivo che se ne farà.

PROFESSORE - lei dice anche qualcosa di giusto, ma se permette vorrei rifletterci su.

PRESIDENTE - Riflettiamo insieme, in due potremo approfondire meglio il problema e arrivare prima alla conclusione. Per far luce sul suo dubbio, analizziamo cosa succederebbe in una ipotetica società in cui gli uomini avessero attutite alcune facoltà mentali; sarebbero senza dubbio ridotti per primi gli istinti negativi propri dell'uomo come l'odio, l'invidia, la sopraffazione. Verrebbero di contro ad essere esaltati quelli essenziali  per la sopravvivenza e la procreazione finalizzati alla continuità della specie. Avendo inoltre cibo a sufficienza, gli uomini perderebbero la naturale carica aggressiva e sarebbero più docili, più tranquilli ed alla fin fine più felici. Vagherebbero in ozio sui verdi prati, nella quiete della campagna, nel fresco dei boschi. Una volta stanchi si sdraierebbero poi al sole a ritemprare le membra. Le sembra proprio un     quadro catastrofico tutto questo? quasi quasi sono tentato anch'io di perdere un po' del mio cervello! Lei che ne dice, professore?

PROFESSORE - Oggi  l'uomo non ha più questa carica aggressiva per procurarsi il cibo perché, seppure con fatica, ha di che nutrirsi.

PRESIDENTE  - Ma quell'istinto di conservazione insito nell'uomo fin dalla sua comparsa sulla terra che lo rendeva aggressivo e violento, gli è rimasto pressoché intatto fino ai nostri giorni sopravvivendo alla civilizzazione e alle leggi e si manifesta con azioni socialmente dirompenti sia da parte dei singoli che di gruppi spinti dal miraggio del potere, del possesso e del prestigio. Ecco l'opportunità di addormentare un po' quel pericoloso istinto atavico.

PROFESSORE - Ma non sarebbe più giusto correggere gli effetti negativi dell'istinto con la ragione e non distruggere anche il buono per eliminare il cattivo?

PRESIDENTE - Le sembra così facile? La violenza è così radicata nell'uomo  da resistere ad ogni sano principio morale, etico, sociale... Se sapesse quante energie spendiamo in tal senso! Cerchiamo di prevenire questa violenza con la forza e la paura delle leggi, con la pressione dei mezzi di informazione, con i tabù, ma il sistema che ha dato finora i migliori risultati è lo scarico controllato di essa attraverso diversivi dell'opinione pubblica come i movimenti ideologici, gli avvenimenti sportivi, le campagne di opinioni   e soprattutto amplificando i fatti e fatterelli che toccano la sfera dei sentimenti. Le industrie ci aiutano nell'opera di smorzamento di questa carica aggressiva creando in continuazione nuovi prodotti e nuovi bisogni che costringono gli uomini ad un affannoso inseguimento di tali feticci del benessere distogliendo i loro cervelli da altre scelte. Anche la scuola ha un compito importante in questo campo: imbrigliare i cervelli più pericolosi, che sono quelli dei giovani, con un lavoro mentale che essi accettano perché ritengono si tratti di autentico sapere e che invece è purtroppo, spesso, fine a se stesso. Ma ogni tanto qualche cervello sfugge superando tutte le reti imbriglianti e protettive.  Se si tratta di pochi, riusciamo a neutralizzarli con metodi più o meno "persuasivi". Se si tratta di molti si hanno movimenti  che dietro ad ideologie perverse portano allo scoppio di moti violenti ed in ultimo alle guerre. 

Se con l'alimento 17 possiamo raffreddare questa pericolosa carica esplosiva, come fa a sentirsi in colpa? Dovrebbe considerarsi, come il monumento che le faremo attesterà, il più grande benefattore dell'umanità.

PROFESSORE - Quello che a me sembra un delitto contro il genere umano, per lei, se ho ben capito, costituisce addirittura un bene. Lei vorrebbe quindi che la gente perdesse singolarmente e collettivamente la facoltà di pensare e diventasse un innocuo gregge di pecore. Vorrebbe anche che perdesse la facoltà della parola e comunicasse belando?

PRESIDENTE - Non esageriamo, professore. Se la perdita di qualche cellula del cervello è il prezzo che la gente deve pagare per raggiungere uno stato di quiete o addirittura la felicità oltre che per disporre di cibo abbondante, acquisito senza lavoro, si tratta di un prezzo irrisorio anche perché indolore.

PROFESSORE - Io non mi sento di assumere questa responsabilità.

PRESIDENTE - Certo, professore, non gliela chiediamo. Nominerò una apposita commissione che emetterà un parere motivato circa gli effetti della somministrazione dell'alimento 17 sotto l'aspetto morale, sociale, etico, ecc.   Dopodiché la responsabilità della decisione finale sarà soltanto nostra. E lei avrà soldi, tanti soldi.

PROFESSORE - Non è un problema di soldi.

PRESIDENTE - Capisco. Ha ragione. Lei vuole la gloria, vero? Ed io le darò la gloria. Venga... (conduce il professore  alla finestra e gli indica la piazza) Le farò innalzare un monumento là, al centro della piazza principale. La gente alzerà gli occhi con espressione grata, benedicendola. I posteri vedranno scolpito nel marmo l'uomo che con la sua scoperta ha permesso la sopravvivenza della nostra comunità. Capisce che cosa le sto offrendo? L'immortalità!!

PROFESSORE - No, no, non merito tanto. Lei, lei, vuole far leva...

PRESIDENTE - Sul suo senso di responsabilità, professore. E allora mi promette di portare a termine i piani di quell'alimento? Professore, lei merita anche di più. Sa cosa le dico? Appoggerò con tutte le mie forze la sua candidatura al... (Lo guarda sottecchi) Indovini! Al più ambito premio mondiale: l'UNIVERSAL ! Sì, glielo assicuro. Io ho la possibilità di farle ottenere l'UNIVERSAL per la chimica! Capisce?

PROFESSORE - Presidente...

PRESIDENTE - Niente, non mi dica niente. Lei si merita tutto questo.  Ora avrà subito i soldi. Il monumento e la designazione all'UNIVERSAL appena mi consegnerà i piani dell'alimento 17.

                                Va bene? Professore chiarissimo,

                                io le darò la fama, gloria e onori.

PROFESSORE -   E va bene, presidentissimo, issimo, issimo

                                m'inondi pure dei suoi favori

                                ne sarò lietissimo.                                   

PRESIDENTE -   Professore sccellentissimo,

                                io la coprirò di soldi e di ori.

PROFESSORE - Presidentissimo, issimo, issimo

                                mi copra, mi copra di soldi e di ori

                             ne sarò felicissimo.

PRESIDENTE -   Professore pregiatissimo,

                                un monumento le innalzerò là fuori.

PRESIDENTE -  Presidentissimo, issimo, issimo               

                                mi innalzi pure un monumento là fuori

                                ne sarò onoratissimo.

 

Il presidente chiama  con il citofono la segretaria.

     

SEGRETARIA - (entra) Sì, signor presidente.

PRESIDENTE - Signorina, accompagni il professore e gli faccia consegnare dall'ufficio competente un mandato di riscossione in bianco. In bianco, ha capito? Il suo cappello, signorina. Grazie.

(Al professore) Le auguro fin d'ora buon lavoro, professore. Arrivederla.

Il professore e la segretaria escono.

PRESIDENTE - (con un sospiro di sollievo) Un osso duro questo professore, comunque è fatta.

     Ora devo studiare bene il modo di incastrare i signori del  "no"  ovverosia i capi dell'opposizione. Io li chiamo i signori del  "no"  perché si oppongono testardamente a tutte le proposte di legge presentate dalla maggioranza. Questa volta, se il mio intuito non mi tradisce, voglio barare con loro. Chissà che non ci cadano? (Chiama la segretaria attraverso il citofono)

SEGRETARIA - (entra) Dica, signor presidente.

PRESIDENTE - Ho bisogno del capogruppo dei Viola e della capogruppo delle Rosa. Me li può rintracciare?

SEGRETARIA - Li vuole subito?

PRESIDENTE - Sì, ho urgente bisogno di parlare con entrambi.

SEGRETARIA - Il capogruppo dei Viola è in commissione agricoltura nella sala delle riunioni e quella delle Rosa in commissione problemi sociali, di sotto. Li debbo proprio far chiamare?

PRESIDENTE - Sì, le ho già detto e li faccia entrare immediatamente. (La segretaria esce)

(Con tono seccato) Dover rendere conto di tutto all'opposizione. Andando avanti di questo passo l'opposizione è di fatto maggioranza perché senza il suo consenso non si va più nemmeno al bagno!  Ma se il mio piano dovesse andare in porto, gliene faccio fare una scorpacciata dell'alimento 17 fintanto che il loro cervello non si sarà ridotto ad una capocchia di spillo. Arroganti, presuntuosi...

SEGRETARIA - (attraverso il citofono) Presidente, c'è il capogruppo dei Viola ed alcuni del suo gruppo.

PRESIDENTE - Li faccia accomodare subito.

    Entrano il capogruppo ed alcuni suoi uomini tutti vestiti di un bel viola brillante. Il capogruppo si distingue per alcuni particolari del vestito.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (accigliato) A che cosa debbo questa urgente convocazione? Non sarà mica uno dei soliti trucchetti della maggioranza per far passare in commissione quella scandalosa leggina sulle zucche?

PRESIDENTE - No, si tranquillizzi, la congedo subito. Volevo solo sottoporle una proposta di legge di particolare importanza che merita il suo parere prima che la formalizzi per l'approvazione.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (ironico) Da quando si è scoperta questa vocazione democratica?

PRESIDENTE - Cosa c'è di tanto importante in commissione agricoltura che la tiene così sulle spine?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Una proposta della maggioranza che grida vendetta in quanto offende certi principi diventati un patrimonio comune. Per innalzare il prestigio della nostra agricoltura nel mondo, si vuole divulgare con gretto orgoglio nazionalistico la notizia che, attraverso una serie di innesti, siamo riusciti ad ottenere la zucca più grossa. Diremo  "no"  con tutte le nostre forze ad una simile proposta perché mentre nel mondo si tende ad ottenere zucche tutte uguali anche attraverso la clonazione, noi ci vantiamo di aver ottenuto la zucca più grossa. In questo modo ammettiamo implicitamente che nel nostro paese ci sono anche zucche piccole se non piccolissime. Zucche grosse e zucche piccole non sono più ammesse al giorno d'oggi, sono retaggio di un passato ormai sepolto per sempre. Ecco perché ci opponiamo in modo duro, deciso, inflessibile, totale!

                                E' incredibile, è inammissibile

                               che disdetta, che vergogna

                               La notizia è così  terribile

                               che ci mette tutti alla gogna.                      

                                            Si è prodotta nei nostri campi

                                            una zuccona grossa così

                                            oddio, mi vengono i crampi,

                                            per l’offesa alle piccole così!                                             

II VIOLA  -          Altro che orgoglio nazionale!

                              E’ un attentato alla parità

                              un errore madornale

                              una tremenda calamità.

 III VIOLA -                    Dopo che abbiam tanto lottato

                                         per un’equilibrata società

                                         le zucche grosse da primato

                                         sono un segno di disparità!

 IV VIOLA -         Via via da questo mondo

                              la vera causa di tutti i mali

                              il precipizio nero e profondo

                              che son le zucche disuguali.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA ED I SUOI UOMINI IN CORO -  Pareggiare, livellare,

                                                                                                            ecco ciò che dobbiam fare.

                                                                                                 E’ arrivata la soluzione

                                                                                                 attraverso la CLONAZIONE!

                                                                                                   Prenderem l’uomo più bello

                                                                                                   e lo faremo  diventar  modello

                                                                                   per clonare tali e quali

                                                                                   uomini a lui tutti uguali

                                                                                                                 Non più bianchi, non più neri

                                                                                                 non più popoli  stranieri

                                                                                non più secchi, non più grassi

                                                                                                 non più alti, non più bassi.

                                                                                  Tutti uguali, tutti belli

                                                                                  stesso corpo, stessi capelli

                                                                                  stessa taglia, stesse braccia

                                                                                  stesse gambe, stessa faccia.

                                                                                                                 Clonazione! Clonazione!

                                                                                                                 Che magnifica invenzione

                                                                                                                 un prodigio di somiglianza

                                                                                                                 un miracolo d’uguaglianza!

 PRESIDENTE - (al capogrppo dei viola) Senta, all'interno delle zucche grosse vi è lo stesso numero di semi che in quelle piccole?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (colto impreparato) Beh, di questo veramente non sono informato.

PRESIDENTE - Mi meraviglio che uno come lei si limiti ad analizzare i problemi in modo così superficiale.

SEGRETARIA - (attraverso il citofono) Presidente, c'è la capogruppo delle Rosa con alcune del suo gruppo.

PRESIDENTE - Le faccia accomodare subito.

    

     entrano la capogruppo delle Rosa e alcune donne vestite di un bel rosa fucsia. Una delle donne Rosa è bruttina..

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - (rossa in viso) Buongiorno. Cosa si complotta qui in  "camera caritatis"?

PRESIDENTE - La vedo accaldata, signorina, forse la temperatura del locale ove è riunita la commissione per i problemi sociali è eccessiva?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - La temperatura è tale che il locale è arroventato. Come fa lei, capo di una giunta di imbecilli, a permettere la discussione di una legge che dovrebbe ormai essere sepolta nel più profondo cassetto di un archivio storico? La maggioranza vuole mantenere in vita un privilegio medievale maschilista con il quale si permette all'uomo, che vuole sposarsi, la facoltà di scegliersi liberamente la propria donna. Noi ci opponiamo in maniera costruttiva facendo una controproposta: gli uomini che vorranno prendere moglie dovranno farne domanda ad un apposito ufficio il quale provvederà con giudizio insindacabile ad assegnar loro la compagna. Per ragioni di giustizia anche le donne che vorranno prendere marito dovranno inoltrare domanda a questo ufficio che assegnerà loro il compagno.

                                Che parapiglia in commissione

                                fra urla e grida ci si dibatte

                                in una grande confusione

                                c'è chi strepita e c'è chi sbatte                      

                                            per quella legge proprio indecente

                                            della sua gretta maggioranza

                                            che tutti scelgano liberamente

                                            senza più freni, senza creanza

                                            il proprio uomo, la propria donna

                                            per far su casa, per far famiglia.

                                Zuffa di maschio, zuffa di gonna                 

                                Dio ce ne scampi che parapiglia!

                                Se non ci crede, vada a vedere

                                tutti reclamano, tutti consigliano

                                ognuno grida il proprio parere

                                a questo punto poi... si accapigliano          

                                            Gli uomini vogliono per propria sposa

                                            la donna giovane, bella e formosa

                                            e così dicasi anche di quelle

                                            che non ambiscono restar zitelle

                                            ma che pretendono, e non a caso

                                            l'uomo coi muscoli, il fusto, il 'macho'

II ROSA  -             E' da finirla  che i nostri destini

                                siano schiavi di questa usanza

                                da cavernicoli, da babbuini

                                che offende, sì, ogni buona creanza.

                                Vogliam che i belli ed i bruttini

                                sian suddivisi con equità

                                fra tutti i quanti i cittadini.

                                Questa soltanto sarà civiltà!

III ROSA -  (quella bruttina)          

                                            Così che l'uomo che vuole moglie

                                            o la ragazza che vuol marito

                                            lascin da parte le proprie voglie

                                            ed il desiderio di un buon partito.

                                            Domanda facciano al dipartimento,

                                            con allegata una marca da bollo,

                                            che assegnerà in un momento

                                            in base al numero di protocollo

                                            mogli e mariti; così che tutti

                                            sian soddisfatti, i belli e i brutti!

PRESIDENTE  - Umh... scusate tanto se mi intrometto

                                stavo pensando al caso terribile

                                che può capitare ad un poveretto

                                cui fosse data una moglie orribile.

                                Potrebbe restituirla al dipartimento

                                come merce indesiderata

                                ed attivare un procedimento

                                affinché gli venga al più presto cambiata?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA E LE SUE DONNE IN CORO -

                                 Ormai è ora proprio di smettere

                                con queste vecchie corbellerie:

                                la donna bella, la donna brutta,

                                la donna libera, la donna casta...

                                Son tutte storie, son dicerie,

                                Siam donne, donne, donne e... basta!          

                                            Ognuna ha un fascino particolare

                                            un dolce sguardo, un bel sorriso,

                                            un modo sexy di camminare,

                                            la voce calda, un neo sul viso.

                                Perciò affermiamo con forza tutta

                                che non può esistere distinzione

                                tra donna bella e donna brutta

                               senza cadere in contraddizione.

                                Son tutte belle le donne. Belle, belle, belle e basta!

PRESIDENTE - Vedo che avete grossi problemi da dibattere nelle commissioni, pertanto vengo immediatamente al motivo per cui vi ho convocati. Dopo lunga meditazione sono giunto al convincimento che sia bene accantonare definitivamente il progetto di alimentare i nostri concittadini con quel ritrovato scientifico di cui si parlò qualche tempo fa. Se sarò confortato dal vostro consenso potrò inserire la relativa proposta di legge nell'ordine del giorno del prossimo consiglio.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Si tratta di quell'alimento che si riproduceva automaticamente senza più il lavoro dell'uomo?

PRESIDENTE - Esatto, proprio quello.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - No, no, no! Questa è la nostra ferma risposta. Non si può accantonare un progetto che potrà dare al popolo il pane senza più il sudore della fronte.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - E' mai possibile che appena si intravede la possibilità di migliorare il tenore di vita della gente si fa di tutto per intralciarne l'attuazione? L'alimento 17, così mi pare si chiami, libererà la donna dalle fatiche domestiche pertanto diremo  "no"  al suo accantonamento.

                                Non più schiave dei fornelli

                                cucinando riso e pasta

                                volan via gli anni più belli

                                or perciò diciamo basta!

                                            Non più schiave dei fornelli

                                            fra tegami e pentolini

                                            porteremo i nostri monelli

                                            a giocare nei giardini                               

                                Non più schiave dei fornelli

                               ce ne andremo a passeggiare                                                                           

                                e con i vestiti belli

                                ce ne andremo anche a ballare.                  

                                            Non più schiave dei fornelli

                                            ci potremo ingioiellare

                                            con collane e con anelli

                                            e splendenti figurare.                         

                                Non più schiave dei fornelli                           

                               per le strade e in ogni via

                               con chitarre e tamburelli

                               canteremo in allegria

                               vecchi e nuovi ritornelli.

                                            Non più schiave dei fornelli

                                            in ogni sito e a tutte l'ore

                                            voleremo come uccelli

                                            verso i lidi dell'amore.

                                               Come gatte innamorate

                                oh, che gran felicità

                                passeremo le giornate

                                a far sesso a volontà!

PRESIDENTE - Un momento, un momento! Calma! Siccome sembra che l'alimento 17 attenui,  -seppure  di poco-  le facoltà intellettive di chi ne fa uso, pensavo fosse preferibile gente che lavori ma intelligente, piuttosto che gente fannullona ma inebetita.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Scuse, sempre scuse. La verità è che volete che il popolo lavori, che il popolo si sacrifichi, che il popolo soffra e che la donna sopporti il peso più gravoso. Tale alimento potrà essere il riscatto a millenni di privazioni e pertanto dovrà entrare a far parte del vitto della gente; altro che accantonarlo definitivamente! (Al capogruppo dei Viola) Lei, collega, è d'accordo?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Sono d'accordissimo. Anzi lei, presidente, ne acceleri l'attuazione pratica e noi appoggeremo l'approvazione rapida della relativa legge.

PRESIDENTE - Se questa è la vostra opinione vedrò di tenerne conto. Ritornate pure al lavoro nelle commissioni e che il vostro contributo in quelle sedi sia costruttivo e nell'interesse del popolo come lo è stato ora in questo incontro. Grazie di nuovo.

Il presidente accompagna i capigruppo alla porta, poi tira un sospiro di sollievo e va a sedersi sulla poltrona.

PRESIDENTE - Come volevasi dimostrare! Se avessi detto che volevo approvare un simile tipo di alimentazione si sarebbero opposti mentre, conoscendoli,... E' giusto che li chiami i signori del  "no"? (Chiama la segretaria attraverso il citofono) Signorina... Sì, sì.

SEGRETARIA - (entra) Finalmente, ecco i nostri cinque minuti.

PRESIDENTE - Finalmente! Sì... oggi ce li meritiamo proprio. Prepari da bere.

SEGRETARIA - Il solito?

PRESIDENTE - Sì, il solito.

Entrambi davanti al mobile bar brindano.

PRESIDENTE - Cin cin, Pinuccia.

SEGRETARIA - Cin cin Pinuccio.

 

A T T O    S E C O N D O

La scena rappresenta un laboratorio di chimica. Nella parete di fondo c'è un armadio a vetri con dentro provette, alambicchi, strumenti tecnici e a fianco l'ingresso del retro laboratorio attraverso il quale s'intravede dell'altra apparecchiatura scientifica. Nella parete di sinistra c'è la finestra e su quella di destra la porta d'ingresso. Un po' a sinistra vi è la scrivania del professore corredata di una poltroncina e due sedie. Vicino alla parete uno scaffale pieno di libri e riviste messi alla rinfusa. Al centro e un po' in fondo un bancone per gli esperimenti con sopra provette, alambicchi, computers e apparecchiature elettroniche.

Il professore sta dormendo sulla poltrona e sogna facendo movimenti inconsulti dovuti agli incubi ed emettendo anche lamenti. Entrano l’aiuto e l'assistente. Questa si avvicina premurosa al professore

ASSISTENTE - Professore, che fa, sta male?

AIUTO - Lascialo stare, non vedi che sogna?

ASSISTENTE - Sì, certo, ma ha degli incubi. (L'aiuto alza le spalle e si mette a lavorare)

PROFESSORE - (lamentandosi nel sonno) No, no, via! Andate via!

ASSISTENTE - (scuotendolo)  Professore, si svegli.

PROFESSORE - Dio mio che incubo! Tutte le notti mi tormenta ed ora anche di giorno. Non posso più riposare. Sempre lo stesso...

                                In una palude ardente

                                cammino nudo e tremante

                                dentro il fango puzzolente

                                ed il viscido miasma fumante.

                                Sento ad un tratto urla assordanti

                                vedo uomini con teste di serpenti

                                hanno gli occhi fiammeggianti

                                e rosse lingue dardeggianti.

                                (Grida)  Ah! che orrore!

                                Si combattono con furore

                                si uccidono iniettandosi

                                un veleno micidiale

                                e cadono inabissandosi

                                nel fango primordiale.

                                Io guardo la scena infernale

                                e fuggire vorrei ma non posso                                        

                                una forza mi spinge fatale

                                verso un mare di sangue rosso.

                                Apro bocca e non esce alcun grido

                                cerco appiglio ma mi manca la presa.

                                Io sprofondo nel fango infido

                                Io sprofondo, senza alcuna difesa!

                                (Grida)  No!

AIUTO - (ironico) Che visione apocalittica!

ASSISTENTE - Professore, si calmi! Lei è stanco. In questi ultimi tempi ha lavorato troppo.

PROFESSORE - Non è questo il motivo, è inutile nasconderlo. A che serve ingannarci? Il vero motivo è che non dovevo portare a termine i piani di produzione dell'alimento 17.

AIUTO - (viscido) Ha solo bisogno di distendersi un po', professore. Conosco un localino niente male. Ci andremo a passare la serata e vedrà poi come dormirà meglio!

PROFESSORE - Ho rifuggito certe distrazioni anche quando ero giovane per dedicarmi allo studio ed alla ricerca scientifica. Ora poi, alla mia età...

AIUTO - Ma no, professore, via! Andiamo tutti! (All'assistente) Ci verrà anche lei vero, signorina?

ASSISTENTE - No, grazie, ho da fare.

PROFESSORE - Lasci stare, dottore. Chi meglio di me conosceva gli effetti nocivi che avrebbe prodotto nel cervello l'alimento 17? (Si alza e va verso il bancone laboratorio) Ebbene, per vanità, ho acconsentito a portare avanti il progetto, ma prima che sia troppo tardi debbo trovare la forza di distruggere tutto, tutto! (Dà una manata e manda in frantumi alambicchi e provette) L'umanità non può correre questo rischio.

AIUTO - Lei si sente colpevole di cosa? Colpevole di avere scoperto un alimento che cancellerà per sempre il flagello della fame? No certamente. La sua è quella che si chiama  "crisi da scoperta"  e cioè la preoccupazione per il cattivo uso che se ne potrà fare. Ma vedrà che appena l'umanità comincerà a goderne i frutti, lei riconquisterà la sua serenità ed avrà i massimi riconoscimenti.

ASSISTENTE - Sì, forse occorre un po' di calma e nello stesso tempo è necessario accelerare al massimo gli studi per la scoperta dell'antidoto. Prima, quando dicevo che questa sera avevo da fare, era per questo motivo.

PROFESSORE - (all'assistente, con interesse) Ha intravisto qualche spiraglio per arrivare alla soluzione?

ASSISTENTE - Tutti gli esperimenti sono concordi nell'attribuire alla sostanza 350 contenuta nell'alimento 17 la responsabilità delle lesioni al cervello prodotte sulle scimmie. Ma allo stato attuale non sono ancora riuscita a separarla perché ha una struttura così complessa da vanificare ogni tentativo.

PROFESSORE - (all'aiuto) I suoi studi, dottore, a che punto sono?

AIUTO - Io sono ancora allo stato teorico. Sto seguendo il metodo inverso. Cerco di trovare una sostanza capace di proteggere dall'attacco della sostanza 350 le cellule del cervello chiudendole come in una corazza. Sto cercando cioè di risolvere il problema dal punto di vista immunitario.

PROFESSORE - Oh, benissimo, continuate pure il vostro lavoro. Io scendo un momento a prendermi un buon caffè e fare due passi. Sì, sì... ho bisogno di pensare.

ASSISTENTE - Aspetti professore, l'accompagno. Anch'io ho bisogno di un buon caffè. 

Il professore e l'assistente escono.

AIUTO - (sarcastico, apre un libro) Sgobbiamo allora, il capo ha ordinato di portare avanti il lavoro. A noi il lavoro, a lui gli onori. Al prossimo Simposio Internazionale di Chimica sarà lui che terrà la relazione sull'alimento 17 e se ne attribuirà completamente la scoperta, mentre noi dovremo essergli grati se ci permetterà di battergli le mani.

                                Riconoscimenti e gloria

                                oro, fama, onori e denari

                                oggi e a futura memoria

                                sfruttandoci come somari.                                 

                                            No, no, professore                                    

                                            così non va

                                            ti costerà, e come

                                            la tua vanità!

                                Lavoriamo a tutte l'ore                                       

                                sgobbiamo da mane a sera

                                per far fare la carriera

                                all'illustre professore. (S'inchina)                      

                                            No, no, professore

                                            così non va

                                            ti costerà, e come

                                            la tua vanità!

                                Studiam curvi e indefessi                                    

                                tra alambicchi e provette

                                l'alimento diciassette

                                ah, quanto siam fessi!                                         

                                            No, no, professore

                                            così non va

                                            ti costerà, e come

                                            la tua vanità!

    Sono stanco di questa situazione. Se lui non vuol capire che è ora che si metta un po' da parte per darmi un certo spazio, sarò costretto a dargli una bella spintarella. Basta che non faccia il pazzo di distruggere i piani. Penso che non lo farà, ma... sarà bene non correre rischi. (Chiama al telefono) Pronto?... Sì, sono XX 50. La sua sigla per favore?... Non ho capito bene il numero, lo vuol ripetere per favore?... Sì, va bene. C'è anche CR 15?... Ah, è d'accordo su tutto?... Va bene. I piani sono completi, ora sono in cassaforte... Oggi?... Ora?... Ora, no. Il capo è uscito un attimo con la signorina e potrebbe tornare da un momento all'altro... Avete fretta? Venite qua intorno e tenete d'occhio l'ingresso. Quando saranno usciti tutti, voi... Sì, esatto, io mi trattengo e possiamo fare tutto con più comodo... Sì, per il compenso come d'accordo... il vostro appoggio... sì, sì. Allora aspettate che escano tutti... Sì. (Riattacca il ricevitore e chiama l'inserviente) Antonio!

ANTONIO - (entra proveniente dal retrolaboratorio asciugandosi le mani con uno strofinaccio) Comandi, dottore.

AIUTO - Stai male? Hai un'aria così depressa, un coloraccio.

ANTONIO - Preoccupazioni, dottore, solo preoccupazioni. Sono assillato dai creditori e non ho una lira. La conosce, no, la mia situazione familiare? Mia moglie sta male, mia figlia è sempre in cinta e... da padri diversi, mio figlio è andato di nuovo in galera. Che disastro, che problemi! Dottore, mi aiuti!

AIUTO - (sornione) Si potrebbe vedere... C'è un lavoretto da fare...

ANTONIO - (categorico) Se si tratta di fare la cavia, allora no, eh? Io ho bisogno di soldi ma... la cavia no!

                                Antonio mangia questo

                                Antonio bevi quello

                                            Io la cavia non la fo

                                            no, no, e no!                                              

                                Antonio, un'iniezione

                                Antonio. una vaccinazione

                                            Io la cavia non la fo

                                            No, no, e no!

                                Antonio una compressa...

                                sto su pe' 'na scommessa

                                non ce la faccio più

                                fra poco casco giù!

                                            Io la cavia non la fo

                                            no, no, e no!

                                Quale santo devo pregare

                                San Gennaro o San Sempronio

                                per potermi liberare

                                da 'sto grande manicomio?

AIUTO - L'alimento 17 deve essere provato pure sull'uomo e la sperimentazione è anche questa.

ANTONIO - No, no! Ne ho abbastanza di tutte le vostre belle parole: la scienza, il bene dell'umanità... Perché non lo sperimentate su voi stessi?

AIUTO - Sai che mi hai suggerito proprio una bella idea? Proviamo l'alimento 17 sul professore.

ANTONIO - Sul professore? No, sul professore, no! Che, siamo matti?

AIUTO - Se lui ha inventato l'alimento 17 e ne vuole la gloria, dovrà pure rischiare qualcosa, non ti pare? (Insinuante) Tutte le mattine tu porti al professore un bicchier d'acqua con la medicina per l'ipertensione. Ebbene, non ti sarà difficile aggiungere una porzione dell'alimento 17 allo stato liquido. 

ANTONIO - No, io una cosa del genere al professore non mi sento di farla.

AIUTO - Peccato! Questo bel mazzettino era per te. (Gli sventola davanti al viso un bel mazzetto di soldi)

ANTONIO - (fa per afferrarlo poi si ritira) E se diventasse mezzo rimbecillito come le scimmie? E se morisse?

AIUTO - Tu sei un furbacchione, vuoi alzare il prezzo, eh? E va bene. (Aggiunge altri soldi ai precedenti e glieli porge)

ANTONIO - (prendendoli) E' sicuro che non ci saranno conseguenze?

AIUTO - Quali conseguenze? E se anche ci fossero diremo che noi non ne sappiamo niente. Diremo che sarà stato lui a provare su di sé la sua invenzione.

ANTONIO - (con voce lamentosa) Ho paura, io non voglio finire in prigione.

AIUTO - Ma se siamo solo noi due a saperlo! Tu non dirai niente a nessuno, io ti giuro che non dirò niente a nessuno, allora?

ANTONIO - (tergiversando) E se il professore si accorgesse dal sapore che nella medicina ho aggiunto l'alimento 17?

AIUTO - E' impossibile. La medicina per l'ipertensione ha un sapore così sgradevole che non si accorgerà assolutamente di nulla. (Prende un misurino dell'alimento 17 da un recipiente e lo porge ad Antonio) Se farai un buon lavoro, di soldi te ne darò altrettanti.

ANTONIO - Lei perché mi dà tutti questi soldi? (Come gli venisse un barlume di intelligenza) Che vantaggio ne ricava?

Suona il citofono. Antonio va a rispondere.

ANTONIO - (all'apparecchio) Il professore non c'è. Sì, tornerà fra poco... Sì, c'è il dottore... Ci vuole parlare?... Aspetti ora chiedo. (All'aiuto) Dottore, è il generale. Chiede se può salire perché vorrebbe parlare con lei.

AIUTO - Che salga.

ANTONIO - (al citofono) Sì, salga pure.

AIUTO - Allora siamo d'accordo, eh? Vai, vai pure.

Antonio, dopo un cenno d'assenso, esce verso il retrolaboratorio.

GENERALE - (entra, sbatte i tacchi e saluta con la mano alla visiera) Buon giorno, dottore. Mi scuso se sono un po' invadente. Ho urgente bisogno di parlare con il professore, ma dato che lui ora non c'è, posso conferire intanto con lei?

AIUTO - Se posso esserle utile io.

GENERALE - Certo! Devo avere certi piani da quel pazzoide. Scusi la mia franchezza, ma noi uomini d'arme usiamo gli aggettivi che centrano il bersaglio come un buon colpo di cannone.  In quanto a lei, mi risulta che è un bravo ricercatore. Appena otterrò i fondi necessari doterò l'esercito di un grande laboratorio ove si studieranno nuove armi e avrò così interessanti proposte da farle.

AIUTO - Una finalità poco nobile, mi sembra!

GENERALE - Beh, a me la scienza serve per inventare nuove armi che mi diano la gloria, a lei la scienza serve per ottenere la gloria e quindi i soldi. Se togliamo la gloria che è patta, il suo scopo le sembra tanto più nobile del mio?

Rientrano il professore e l'assistente. Il professore vedendo il generale assume una espressione di disappunto.

PROFESSORE - Cosa fa lei, qui, nel mio laboratorio?

GENERALE - Debbo parlarle solo un momento, professore.

PROFESSORE - Sono occupatissimo. E poi non ho voglia di ascoltarla.

GENERALE - Le ordino di essere cortese con me.

PROFESSORE - Ma si può sapere cosa vuole?

GENERALE - (quasi all'orecchio) I servizi segreti mi hanno riferito che lei ha ultimato lo studio di un alimento capace di sfamare il mondo intero.

PROFESSORE - Allora? E' qui per farmi la proposta di aprire un ristorante in società?

GENERALE - Ho bisogno di conoscere le caratteristiche di questo nuovo alimento.

PROFESSORE - (con disprezzo) Non la facevo così curioso, generale!

GENERALE - La mia non è curiosità. Come garante della difesa debbo conoscere le caratteristiche di questo nuovo alimento e gli eventuali vantaggi per utilizzarlo come... (un attimo di incertezza) rancio delle truppe.

PROFESSORE - Le sembro il tipo che rivela i segreti delle sue scoperte a chicchessia?

GENERALE - Secondo lei io sarei un chicchessia? Non sa leggere i gradi? Io sono il generale capo dell'esercito e le ordino di consegnarmi immediatamente i piani del nuovo alimento.

                                Sull'attenti marrano

                                scatta immediatamente

                                e con il gesto della mano

                                saluta militarmente.

                                            Io sono il generale

                                            prode condottiero

                                            eroe nazionale

                                            e impavido guerriero.

                                Non vedi le medaglie                                           

                                che ornano il mio petto?

                                son segno di battaglie

                                che esigono rispetto.                                            

                                            Io sono il generale

                                            prode condottiero

                                            eroe nazionale

                                            e impavido guerriero.                              

PROFESSORE - (senza scomporsi) Devo anche mettermi sull'attenti? (Cambiando tono) Smorzi la sua arroganza ed esca con le sue gambe, prima che la butti fuori.

GENERALE - Se la mette sotto questo tono sarò costretto ad usare la forza.

PROFESSORE - Ma quale forza vuole usare? Dato che i muscoli sono comandati dal cervello i suoi sono atrofizzati. (Gli ride in faccia) Ah, ah!

GENERALE - (con stizza) Non le permetto! Userò l'esercito, i carri armati.

PROFESSORE - lei non userà niente. Questo alimento mi è stato commissionato dal presidente ed i relativi piani, quando sarà il momento, li darò a lui.

GENERALE - Come, li rifiuta a me per darli al presidente? Ma non vede queste medaglie, queste decorazioni? Sono la ricompensa ad atti di valore, a sacrifici, a tante campagne militari. Sono il riconoscimento ad una vita interamente dedicata al paese.

                Io sono il generale

                prode condottiero

                eroe nazionale

                e impavido guerriero.

    Il presidente cosa ha sul petto? Niente! E lei...

Suona il citofono.

PROFESSORE - (risponde) Chi? Il presidente?! Lo faccia salire.

GENERALE - Chi viene, il presidente? Perché lo ha fatto salire? Io non voglio che mi trovi qui.

PROFESSORE - Di che cosa ha paura? Lei ha il petto pieno di medaglie. Affronti il presidente, se vince ne guadagnerà un'altra.

GENERALE - (si guarda intorno) Questo è un complotto. Mi nasconda o gliela farò pagare cara.

PROFESSORE - E' un peccato coprire quella divisa superdecorata, ma se non si vuole far vedere... Prenda quel grembiule dall'attaccapanni, lo indossi e si metta a far finta di lavorare là sul bancone vicino alla mia assistente.

Il generale esegue e si mette goffamente a far finta di lavorare.

PRESIDENTE - (entra) Buon giorno, professore.

PROFESSORE - (indicando una sedia) Si accomodi, presidente.

PRESIDENTE - Caro professore, le promesse, per noi uomini di governo, sono più delle scritture fatte davanti al notaio. Come può vedere (Gli sottopone un disegno) Ecco!

                               Professore, professore illustrissimo

                               ecco l'artistico bozzetto

                               del monumento altissimo

                                che presto le verrà eretto.                                    

                                            A perenne memento                                                                                           

                                            del geniale scienziato

                                         che con il suo alimento

                                            ogni uomo ha sfamato.

                                Svetterà nella piazza

                                maestoso ed imponente

                                e l'uomo di ogni razza

                                lo guarderà deferente.                                      

PROFESSORE - (esamina il bozzetto, soddisfatto) Bello! Sì, sì, mi piace. (Lo guarda ancora, con vanità) Mi dona, mi rende più, più importante. (Poi, colto da un pensiero improvviso) La realizzazione sarà a grandezza naturale?

PRESIDENTE - Più grande! Dovrà essere un monumento degno di lei. (Sottovoce) Ho bisogno, professore, dei piani dell'alimento 17. Mi è stato riferito che sono terminati.

PROFESSORE - Sì, sono terminati, ma, come d'accordo, vorrei prima mettere a punto l'antidoto per neutralizzare gli effetti nocivi di tale alimento.

PRESIDENTE - Non mi sento tranquillo. Sono a conoscenza che molti si danno freneticamente da fare per carpirle quei piani. Tanto per metterla in guardia le dirò che i più interessati sono i capigruppo delle opposizioni e soprattutto il generale.

Il generale travestito da chimico lascia cadere una provetta che si infrange a terra.

PROFESSORE - E stia attento lei. Prenda lo straccio e pulisca bene in terra. (Al presidente) E' un testone quello là.

PRESIDENTE - (si volta a guardare) Che strana somiglianza con il generale. C'è qualcosa... non so... la forma della testa. Forse i grandi testoni si rassomigliano tutti!

Il generale fa cadere una nuova provetta che si infrange anche questa a terra.

PROFESSORE - (irato) Ma che fa lei? Mi sta demolendo tutto il laboratorio! Ma vada via, vada via! Via, via!

Il generale esce con il viso un po' di traverso per non farsi riconoscere dal presidente.

PRESIDENTE - Le dicevo, professore, che quei piani mi servono per sottoporli ad una apposita commissione che ne studierà tutti gli aspetti sociali, civili, etici, ecc., secondo gli accordi presi. Mi serviranno soprattutto come documentazione per proporre la sua candidatura al premio UNIVERSAL...

PROFESSORE - (dubbioso) Sono ancora così combattuto. E un alimento pericoloso. Non mi sento ancora pronto.

PRESIDENTE - le confermo che sarà messo in produzione solo dietro un suo preciso ordine. Lei non si fida di me, vero? Eppure ho dimostrato di essere di parola. Le avevo promesso il monumento ed il monumento sorgerà; le ho dato l'assegno in bianco; ho già raccolto molti assensi per la sua candidatura all'UNIVERSAL. Non può tirarsi indietro, ormai!

PROFESSORE - Lo so, lo so. Sono nelle sue mani!

PRESIDENTE - Non abbia timore. Mi dia i piani. Le garantisco che saranno al sicuro nelle mie mani come nelle sue...

Il professore va alla cassaforte, prende una cassetta contenente un microfilm e la porge al presidente.

PROFESSORE - Ecco i piani. Giuri che ne disporrà liberamente solo dopo che avrò scoperto l'antidoto.

PRESIDENTE - (prendendo i piani)

                                Professore le giuro

                                che rispetterò il patto

                                può esser sicuro

                                del nostro contratto.

PROFESSORE - Promessa di un politico!

                                è cosa risaputa

                                non per esser critico,

                                che non è mai mantenuta.

PRESIDENTE -   Ma è parola di presidente

                                mio caro professore

                                che vale immensamente

                                lo giuro sul mio onore.

PROFESSORE - Mi vorrei tanto fidare

                                ma ho proprio gran paura

                                che il non mantenere

                                sia nella vostra natura.

                                            Promessa di un politico!

                                            è cosa risaputa

                                            non per esser critico,

                                            che non è mai mantenuta.

PRESIDENTE -   Parola di presidente

                                è un atto dal notaio

                                che val sempre lealmente

                                sia per Tizio che per Caio.                                  

                                            Sfaterò la diceria

                                            che ci taccia d'ipocrisia.

                                            Son politico, però

                                            la promessa manterrò.

Il presidente annuisce, stringe la mano al professore ed esce.

PROFESSORE - (si siede pensieroso, poi chiama Antonio) Antonio.

ANTONIO - (entra) Comandi, professore.

PROFESSORE - La medicina, per favore. (Rivolto all'aiuto e all'assistente) Dottoressa, dottore, volete venire un momentino qua che facciamo il punto sulle ricerche dell'antidoto?

Si siedono tutti.

ASSISTENTE - Non vorrei intromettermi in merito alla sua decisione di consegnare la copia dei piani scientifici dell'alimento 17 al presidente, ma, se permette che sia franca, le dico che è stata una leggerezza che potrà costare cara a tutto il genere umano.

PROFESSORE - il presidente mi ha dato la sua parole, anzi ha giurato.

ASSISTENTE - Non voglio sembrare cattiva, ma le parole ed i giuramenti dei politici valgono forse qualcosa?

ANTONIO - (entra e porge un bicchiere al professore) Ecco la sua medicina, professore. (Scambia con l'aiuto un'occhiata di assenso)

Il professore beve la medicina con dentro mescolato l'alimento 17.

PROFESSORE - La ricerca dell'antidoto che state portando avanti seguendo criteri diversi, ci permetterà di avere importanti parametri di confronto. E' questo un fatto importante. Vorrei suggerirvi, inoltre, una nuova via di ricerca che fra poco vi dirò. Mi mancano soltanto alcuni calcoli. (Prende un foglio di carta e si mette a scrivere)

AIUTO - (al professore) Faccia, faccia. (All'assistente, ironico) Tanto, al punto in cui siamo, se l'UNIVERSAL costerà qualche migliaio di inebetiti, poco male.

PROFESSORE - Eh? (alzando la testa) Poco male? Come? (Si rimette a scrivere)

ASSISTENTE - (all'aiuto) Non mi sembra il caso di fare dell'ironia su un argomento che dovrebbe far riflettere.

AIUTO - Ma perché lei vede le cose in maniera così pessimistica?

ASSISTENTE - Mi meraviglio di lei che prende le cose così alla leggera.

AIUTO - Ma è lei che ne fa un dramma! Come tutte le donne, del resto. Lei ha una visione troppo limitata delle cose.

ASSISTENTE - Ah! Io sarei limitata? E lei allora? Qualche migliaio di inebetiti, dice? Ma sarà una catastrofe!

L'aiuto che fa un gesto come per mandarla al diavolo. Nel frattempo il professore ha assunto un atteggiamento distaccato e sembra totalmente indifferente al battibecco fra i suoi collaboratori. Poi si illumina.

PROFESSORE -   (Tutta la scena seguente viene vivacemente mimata)

                                Ho trovato, ho trovato!

                                l'antidoto ho scoperto

                                il Ciel sia ringraziato

                                Funziona! sono certo.                                          

                                            Ascoltatemi attentamente

                                            la formula vi voglio svelar

                                            sarete così prontamente

                                            in grado di lavorar.

                                Una dose di pergamato... e due di ossalato...              

                                due grammi di anilina... e cinque di morfina...

                                tre etti di bromuro... ed uno di cianuro...

                                un po' di metadone... mi fugge un elettrone...

                                una presa di benzene... e due di acetilene...

                                un po' di glicerina... tre grammi di atropina

                                aspirina e acetato...  eparina e solfato...

                                cortisone e tartrato.. carbone e citrato...                      

                                5OH... CO2... CH3...

                                questa scoperta è il meglio di me!

                                            Nel mortaio tutto pestiamo

                                            e a bollire poi mettiamo

                                            distillando... sublimando...

                                            agitando... travasando...

                                Ecco fatto, eccolo qua. E' l'antidoto!

                                Oh che gran felicità!                                            

     La procedura con l'algoritmo... sarà sicura col logaritmo... (sorride con fare inebetito e voce gutturale) Dunque...il loga-ar-itmo di... (contando con le dita) Uno... due... due... Uno... due... dopo, dopo... che c'è dopo il due?

ASSISTENTE - (premurosa) Professore, si sente male?

PROFESSORE - (indica nel foglio un calcolo. E' agitato) Qui, logarrr... Uno... due... due... dopo... che c'è?

AIUTO - (sarcastico) Tre!

PROFESSORE - Già, certo... tre. (Di nuovo contando con le dita) Allora, uno... due... uno... due...

ASSISTENTE - (ad Antonio con tono investigativo) Antonio! Che medicina hai dato al professore?

ANTONIO - La solita, dottoressa.

ASSISTENTE - Non dire bugie. Riconosco i sintomi: hai dato al professore l'alimento 17, eh? Confessa, disonesto.

ANTONIO - Io ho dato la solita medicina. (All'aiuto) E' vero dottore?

AIUTO - A me chiedi cosa hai dato al professore? Che vuoi che ne sappia?

ASSISTENTE - (prendendo per un braccio il professore e aiutandolo ad alzarsi) Via, via professore, venga via con me. Non c'è tempo da perdere. (Guardando i suoi interlocutori con disprezzo) Non l'avrei mai creduto... Perché l'avete fatto? (Urlando) Perché? Vi denuncerò... Delinquenti, vigliacchi! (Scoppia a piangere) Andiamo, professore, la porto in ospedale.

PROFESSORE - No, no l'ospedale. Andiamo invece a mangiare, a mangiare...

L'assistente esce sorreggendo il professore.

ANTONIO - La dottoressa ha capito tutto. Se mi denuncia alla polizia?

AIUTO - Tu dirai che non è vero ed io confermerò. Non ti potranno fare niente perché non ci sono prove.

ANTONIO - (preoccupato) Dottore, potrei andare a casa? Non mi sento tanto bene. Ah, se mi vuole dare i soldi che mi aveva promesso.

AIUTO - Quelli che avevo te li ho dati tutti. Gli altri fra qualche giorno. Va', va' a casa e stai calmo che non ti succederà niente.

Antonio visibilmente preoccupato, esce.

AIUTO - (si siede sulla poltrona del professore e ridacchia) Ah, ah, ah! Ce l'ho fatta! (Fregandosi le mani si mette a canticchiare)

                                O esimio professore

                                t'ho fatto un bel servizio

                                ed or senza rossore

                                mi toglierò lo sfizio

                                senz'ombra di pudore

                                di spedirti all'ospizio.                                            

                                            O esimio professore

                                            or che la tua mente

                                            è in stato di torpore

                                            vivrai materialmente

                                            e in modo indolore

                                            la vita da demente.

                                Sono cinico e cattivo?                                         

                                E' stata la maniera

                                d'eliminar chi era il motivo

                                d'intralcio alla carriera.                                        

                                            Senza la tua presenza,

                                            o esimio professore,

                                            sarà la mia scienza

                                            la sola a farsi onore.

     Di quello che ho fatto al professore non mi pento perché ha dato ancora una volta la dimostrazione esatta del suo egoismo: scambiare i piani di un alimento pericoloso per l'umanità per immortalare il suo nome! Non si è voluto smentire, è stato egoista fino in fondo, ma la sua resa dei conti è arrivata. Era sempre e solo lui che si attribuiva tutto il merito degli studi e delle scoperte. E noi collaboratori? Bestie da soma  sempre pronti a trainare il carro del suo trionfo. Se avesse fatto maturare anche noi sul piano scientifico assegnandoci dei settori di ricerca in modo che avremmo potuto ottenere le nostre piccole porzioni di gloria; se ci avesse insomma trattato da collaboratori e non da subalterni, ora potrebbe reputare con orgoglio di essere il capo di una scuola di ricercatori e fregiarsi giustamente del titolo di Maestro.

Suona il citofono.

AIUTO - (all'apparecchio) Ah, sì. Salite pure.

Entrano il capogruppo dei Viola e la capogruppo delle Rosa.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Salve, XX 50. Cosa è successo al professore, si è sentito male? L'abbiamo visto uscire e poi salire in macchina sorretto dall'assistente.

AIUTO - Ha ingerito l'alimento 17. Forse l'ha voluto provare su di sé.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA -  E lo dice con quella faccia da angioletto. Che carogna!

AIUTO - Che intende dire?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Lo sa benissimo.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Prima sono usciti da qui il generale ed il presidente. Che volevano?

AIUTO - Visto che voi non avete troppi soldi, ho voluto sentire cosa offre la concorrenza.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (con disprezzo) Mi fa venire la voglia di strozzarla.

AIUTO - Non le conviene, le potrò essere anche in futuro molto utile.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Allora vogliamo concludere?

AIUTO - Eh, quanta fretta!

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Dottore, noi stiamo consumando un'azione poco lecita; pertanto prima portiamo a termine la cosa e meglio è.

AIUTO - Volete chiarirmi meglio i termini di quell'offerta che mi avete fatto per telefono?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Siccome il denaro che le offriamo non le basta, siamo disposti ad aiutarla nella sua carriera.

AIUTO - Avete qualche incarico da offrirmi?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Per il momento no, ma...

AIUTO - Ma, cosa? Se volete effettivamente aiutarmi nella carriera vi dovete impegnare a farmi ottenere la nomina a direttore di questo Centro di Ricerche Avanzate.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Ma lei ci sta chiedendo troppo. Le nomine poi sono di esclusiva competenza della maggioranza perciò...

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Fintanto che c'è il professore poi...

AIUTO - Mi risulta che con la maggioranza concordate l'assegnazione dei posti secondo il coefficiente  -uno a me e due a te-  Mi sbaglio? Quando ci sarà da assegnare questa poltrona dove sto già comodamente seduto, la farete cadere nel vostro coefficiente e quindi l'assegnerete a me. Il professore, signorina, può essere fin d'ora considerato in pensione.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Lei è bene informato in qual modo viene gestito il potere.

AIUTO - Solo voi pensate di avere i confidenti? Per giungere al traguardo si è costretti anche a percorrere strade piene di fango che insudiciano fin sopra i capelli, ma non c'è da preoccuparsi perché una volta alla meta bastano un bagno ed un abito pulito per ritornare di nuovo candidi. Anche voi chissà quante volte sarete stati costretti a sporcarvi.

                                Uomini Viola, donne Rosa

                                come è bello il vostro colore

                                vi voglio chiedere una cosa

                                senza offesa al vostro onore.                             

                                            Non l'avete mai infangate

                                            queste vesti così belle

                                            con promesse ognor mancate

                                            e con altre marachelle?

                                Con un pizzico di corruzione

                                una presina di concussione,

                                una manciata di tangenti

                                ben condita d'ingredienti.                                    

                                Varie dosi di mazzette

                                sia a rotoli che a fette...

                                Voti di scambio a iosa

                                come natural cosa.

                                Finanziamenti illeciti

                                ricorrenti e solleciti,

                                qualche abuso di potere

                                quale parte del mestiere.

                                Questo bell'assortimento

                                è il vostro normale nutrimento!

                                            Ma io so cosa farete

                                            se qualche schizzo vi sporcherà

                                            con l'ipocrisia lo laverete

                                            il sudiciume scomparirà

                                            e più  splendenti ritornerete! 

                                            Ah, ah, ah!

                                Anch'io che sono nero

                                più dentro che fuori

                                accarezzo il pensiero                                           

                                d'imbiancar tutti i pori.                                        

                                            Volete i piani?

                                            ve li darò

                                            così domani

                                            mi laverò.                                                              

                                Or vi prego, signori                                               

                                di non essere avari

                                copritemi d'onori

                                affogatemi nei denari.                                         

                                            Volete i piani?

                                            ve li darò

                                            così domani

                                            mi laverò.

                                Con un bagno nell'oro

                                e una doccia di milioni

                                riavrò il mio decoro

                                alla faccia dei minchioni!

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Il nostro è un duello nel quale la scelta delle armi compete alla maggioranza.

AIUTO - Non intendevo riferirmi alla lotta che ingaggiate con la maggioranza per avere incarichi di potere, ma al traguardo per voi rappresentato dalla conquista del vertice del raggruppamento politico al quale appartenete perché esso è il vero vertice del potere, indipendentemente dall'appartenenza alla maggioranza o minoranza. Ogni gruppo è come una piramide di cui siete la cima e i componenti le pietre; più saranno le pietre più la piramide sarà alta. Io mi considero fin d'ora una pietra delle vostre piramidi, una pietra d'angolo, però!

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (dopo un'occhiata d'assenso con la collega) Siamo d'accordo, quella poltrona sarà sua.

AIUTO - Ah, penso sappiate che l'alimento 17 ha qualche effetto negativo. Prudenza quindi, se lo vorrete utilizzare.

L'aiuto va alla cassaforte a combinazione, la apre, prende una cassetta registrata dei piani e la dà al capogruppo dei Viola. Questi consegna un mazzetto di soldi.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Un momento! Come facciamo ad essere sicuri che questo è il microfilm proprio dell'alimento 17.

AIUTO - Dovete fidarvi, d'altro canto non potete pretendere che vi rilasci un attestato di autenticità. Anche i vostri soldi non potrebbero essere falsi? E la promessa che questa poltrona sarà mia? Siamo pietre delle stesse piramidi ed è nostro interesse che siano legate da ottimo cemento.

I capigruppo dei Viola e delle Rosa escono.

AIUTO - (si rilassa sulla poltrona, soddisfatto. Poi telefona) Ciao Baby, sono io. Ci vediamo questa sera?... Sei arrabbiata?... E' già più di una settimana che non ci vediamo?... Veramente ho avuto tanto da fare... No, non dire questo, saprò farmi perdonare, vedrai... Allora ti passerò a prendere per la cena. Quel localino dell'ultima volta va bene?... Ho proprio bisogno di un po' di distensione... D'accordo, sarò puntuale. Ciao.

L'aiuto esce spegnendo la luce. Dopo qualche tempo a scena buia entrano due agenti segreti che si fanno strada con la luce di una torcia elettrica.

1° AGENTE - Il generale questa volta non potrà lamentarsi di noi. Abbiamo fatto buona guardia ed appena sono usciti tutti eccoci già all'opera.

2° AGENTE - Perché sei così ingenuo? Hai subito lasciato il biglietto da visita.

1° AGENTE - Perché?

2° AGENTE - Perché hai dichiarato candidamente di essere qui a rubare i piani per conto del generale. Se ci sono delle microspie siamo belli e fregati.

1° AGENTE - Ma quali microspie? Questi sono uomini di scienza e nemmeno pensano a certe cose.

2° AGENTE - Potrebbe averle installate il controspionaggio. Devi essere prudente. Ora cerca di individuare la cassaforte.

1° AGENTE - (dopo avere un po' cercato con l'ausilio del metal detector) Ecco la cassaforte. E' a combinazione.

2° AGENTE - Reggi la torcia, che faccio il numero. Speriamo che ci abbiano dato quello giusto.

Mentre il secondo agente sta aprendo la cassaforte si odono dei passi che si stanno avvicinando alla porta. Gli agenti, spenta la torcia, si preparano ad accogliere convenientemente il malcapitato. Entra l'assistente ed accende la luce. Uno degli agenti le chiude la porta dietro le spalle mentre l'altro le si para minaccioso davanti.

ASSISTENTE - Chi siete? Che volete?

2° AGENTE - Quello che volevamo lo stavamo per prendere se non arrivavi tu a scocciarci.

ASSISTENTE - No! Non toccate i piani dell'alimento 17!

2° AGENTE - Sta' zitta. (Le dà uno schiaffo)

ASSISTENTE - Per carità! Quell'alimento è pericolosissimo, vi consiglio di lasciarlo stare. Altera il cervello! Renderà l'umanità idiota!

2° AGENTE - Siamo qui per prendere quei piani e non per ascoltare lezioni di morale. In quanto a te sei capitata in un brutto momento. Ti conviene star buona.

ASSISTENTE - Che volete dire? Non mi fate del male.

2° AGENTE - (avvicinandosi minaccioso) Potresti essere una testimone pericolosa. Siamo costretti ad eliminarti, sai?

ASSISTENTE - No! Io devo continuare la ricerca sull'antidoto! Datemi questa possibilità ve ne prego. E poi, uccidetemi pure.

     I due agenti segreti avanzano verso la ragazza che indietreggia fino a trovarsi con le spalle al muro.

      

ASSISTENTE - (Urlando) No! (Si copre il viso con le braccia)

 

A T T O    T E R Z O

L'ambiente è lo stesso del primo atto.

PRESIDENTE - (ritto dietro la scrivania con altezzosa baldanza) Il mio sogno può dirsi ormai realizzato. L'alimento 17 ha prodotto i suoi effetti deleteri nei cervelli degli uomini che, nell'euforia della irrazionale felicità, hanno travolto governi e governanti permettendo al mio esercito la conquista territoriale di tutte le nazioni del globo senza sparare nemmeno un colpo di fucile, ed a me di diventare il padrone del mondo. (Prende dal cassetto un rotolo di carta da disegno e lo distende sopra la scrivania) Maestoso, importante e superbo l'edificio con la sala del mio trono. Sarà la più grande costruzione del mondo con le sue quattro immense facciate orientate secondo i punti cardinali, quasi a testimoniare che il mio potere si irradia ai quattro angoli della terra.

                                Una reggia mi costruirò

                                nulla al mondo l'uguaglierà

                                alta e imponente la vorrò

                                tutto il mondo incanterà.

                                            Avrà la cupola tutta d'or

                                            che splendente abbaglierà.

                                            Ogni uomo con stupor

                                            a bocca aperta resterà.

                                In un trono tutto d'oro,                                        

                                d'argento e di diamanti,

                                ascolterò felice il coro

                                di tutti i popoli osannanti.                                   

                                            E lassù, e lassù in alto

                                            sotto la cupola fulgente

                                            la luce darà gran risalto

                                            al grandissimo presidente.

                                Sarò raggiante                                                       

                                di luce accecante

                                sarò onnipotente

                                un Dio regnante!

SEGRETARIA - (entra, trafelata) presidente!

PRESIDENTE - (sovrappensiero) Sì...

SEGRETARIA - Mi ascolti, presidente: mia madre, i miei familiari hanno mangiato quel cibo maledetto ed hanno perso la ragione. Vanno e vengono senza mèta come automi, pronunciano solo poche parole sillabando e ridono quasi in continuazione senza motivo. (Piange)

PRESIDENTE - Beh, che fa, piange? (Serafico) Non deve preoccuparsi così perché essi hanno raggiunto la felicità. Per questo li vede sorridere.

SEGRETARIA - Ma lei vuole scherzare! Sarebbe imperdonabile se lo dicesse sul serio.

PRESIDENTE -   Perché?

                                Ho reso i sudditi felici

                                liberandoli dagli affanni

                                estirpando alle radici

                                molti guai, molti malanni.

                                            Gli uomini ho liberato

                                            dalla fatica tiranna

                                            e così li ho riscattati

                                            dalla biblica condanna.

     Non capisce che dono ho fatto all'umanità?

                                Gli uomini ho liberato

                                dagli odi, dall'egoismo

                                e così li ho riscattati

                                dalle guerre e dal cinismo  

                                            La miseria, la povertà

                                            e l'assillo della fame

                                            saranno d'ora in qua

                                            banditi dal mio reame.

                                Con la scienza e con l'ingegno                           

                                ho dato cibo e felicità

                                e mi sento perciò degno

                                benefattore dell'umanità.

SEGRETARIA - Presidente! Mi dica che sta scherzando. Si rende conto di come si sono ridotti tutti quei poveretti che hanno mangiato quel cibo?

PRESIDENTE - (va alla finestra e guarda fuori) Certo! Eccoli laggiù, sono i miei felici sudditi.

SEGRETARIA - Ma che dice! Quelli non sono affatto felici sudditi, ma uomini che avendo perso la ragione sono diventati simili alle bestie.

PRESIDENTE - (scherzando) Bestie? le ripeto che sono i miei felici sudditi ed io il loro beneamato capo.

SEGRETARIA - Lei è pazzo!

PRESIDENTE - Come si permette? Io sono sanissimo.

La segretaria esce e ritorna subito dopo spingendo dentro lo studio del presidente alcuni uomini e donne con atteggiamento da ebeti che si mettono a girovagare per la stanza pronunciando poche e incomprensibili frasi sconnesse. Il loro abbigliamento è disordinato, ma deve indicare chiaramente il mestiere che svolgevano fino a poco tempo prima (es. medico, prete, stagnino, ecc.)

SEGRETARIA - Eccoli i suoi felici sudditi, li osservi bene. Glieli ho portati qui per farle vedere il frutto dei suoi misfatti! Come può sentirsi il capo di questi poveretti senza più cervello? Semmai il loro mandriano o il loro pastore o qualcosa del genere.

PRESIDENTE - Lei vuole sminuire la posizione che ho raggiunto quasi le dia fastidio, ma si metta bene in testa che io sono il capo dei capi: io sono ormai il padrone del mondo.

SEGRETARIA - (pacatamente) Le ho voluto così bene da elemosinare il suo amore e sentirmi felice appena me ne dava qualche briciola. E ancora per amore sto cercando di farle capire che potrà essere veramente il padrone del mondo solo se i suoi sudditi ritorneranno ad essere uomini normali. Non c'è che una possibilità: trovare l'antidoto. Sapevo che l'assistente del professore stava mettendone a punto uno, ma è scomparsa. Mi aiuti a ritrovarla.

PRESIDENTE - (interrompendola) Cosa?! Quella dottoressa stava mettendo a punto un antidoto?

SEGRETARIA - Perché è così allarmato? (Lo guarda stupita, poi capisce) Allora è vero, è stato lei!

PRESIDENTE - Ebbene? Se si meraviglia può anche andare via perché mi ha proprio seccato. (Cinico) L'ho tollerata per tanto tempo ingoiando ogni giorno come una medicina la sua pillola d'amore perché mi faceva comodo averla come cieca collaboratrice. Ora non mi serve più, se ne vada pure al diavolo! Chissà cosa voleva che ne facessi del suo amore? Avrei potuto con esso conquistare il mondo? L'amore è il sentimento dei deboli, non mi si addice. Io ho usato l'arma che mi è più congeniale: l'inganno. Come vede non mi ha tradito nemmeno questa volta.

SEGRETARIA - (indietreggia di alcuni passi) Lei è un essere spregevole! Ora mi spiego il motivo dell'incontro con il professore ed il mandato di pagamento in bianco. Ma il professore non ci farà più niente con quei soldi: è stata la prima vittima della sua invenzione. Se la sua arma è stata l'inganno, le mie saranno l'amore e la speranza. Lei non conosce la forza di queste armi. Lei crede di essere il più forte? Poveretto!

Addio, presidente, il suo cuore arido e di ghiaccio la condannerà alla solitudine ed al rimorso. Addio.

      

La segretaria esce ed il presidente fa un gesto di sollievo.

PRESIDENTE - (rivolto agli uomini inebetiti) Finalmente mi sono liberato di quella noiosa! Non riuscivo più a sopportarla, ero arrivato alla saturazione. Dovevo farle capire una volta per tutte che era giunto il momento di togliersi di torno.

Gli uomini inebetiti continuano a girare per la stanza senza prestare minimamente attenzione a quello che dice e quello che chiede il presidente.

PRESIDENTE - Carissimi, ora il vostro presidente scenderà in piazza tra i suoi sudditi felici. Volete venire anche voi?... No?... Non importa. (Esce)

Gli inebetiti gironzolano farfugliando frasi sconnesse. Uno di loro apre un cassetto della scrivania e prende un mazzetto di banconote.

 

1° INEBETITO - Sol-di... sol-di... (Li offre agli altri) Pren-di... pren-di...

2° INEBETITO - No, no, via!

Gi inebetiti si divertono a gettare le banconote prima in aria e poi dalla finestra mentre mentre continuano a far chiasso. Poi, prendendosi per mano iniziano a cantare.

                               

                                Come è bello mangiare e mangiare

                                senza affatto dover lavorare

                                cibo buono, cibo profumato

                                cibo nutriente, cibo prelibato,

                                cibo saporito, cibo sempre al dente

                                donato dall'amato presidente.

                                            Non pensare a niente

                                            stare tra la gente

                                            prendersi per mano

                                            dondolare piano

                                            (Oscillano tenendosi per mano)

                                            poi tutti contenti

                                            cantare ai quattro venti:

                                (facendo un girotondo per tutta la stanza)

                                Mangia la mamma con il babbo ed il povero col nababbo,

                                mangia  l'uomo con la donna ed il nepote con la nonna,

                                mangia la moglie col maritino ed il genero col cugino,

                                mangia la suocera con la nuora e la badessa con la suora

                                mangia Tizio insieme a Caio ed il panettiere col mugnaio

                                mangia il medico col malato ed il caporale col soldato

                                mangia il banchiere con lo strozzino e la serva con lo spazzino

                                mangia il prete col sagrestano ed il tenente col capitano

                                mangiamo noi e mangiano tutti, alti, bassi, belli e brutti.

                                Ne mangio io ne mangi tu, faremo a gara chi mangia di più

                                Son mille bocche a destra e a manca che di mangiar mai non si stancan

                                che nulla costa ed è evidente ch'è tutto merito del presidente!

Entrano il capogruppo dei Viola e la capogruppo delle Rosa.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Il presidente non c'è. Altri poveretti anche qua dentro, mi fanno una pena.

1° INEBETITO - (indicando ai suoi simili la capogruppo delle Rosa con l'indice) Don-na... don-na... Bella!

ALTRI INEBETITI - Bona... Bona!

Gli inebetiti si avvicinano alla capogruppo delle Rosa cercando di abbracciarla.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Lasciatemi! Andate via, via!

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (perentorio) Andate via! Lasciatela! Via, andate via, via. (Sospingendoli anche con le mani riesce a mandarli fuori mentre la capogruppo delle Rosa turbata, si riassetta il vestito)

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Che maniere! Ma sono dei pazzi!

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Hanno perso ogni freno inibitorio, perciò agiscono seguendo solo l'istinto. Che vogliamo fare, aspettiamo il presidente o ce ne andiamo?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Io ritengo che dovremmo aspettarlo. Ci dovrà dire cosa pensa di questa catastrofe e quali iniziative intende prendere per rimediarla. Sempre che non abbia fatto anche lui questa fine.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Non ci pensi neanche, è un uomo troppo scaltro. Sarà più lucido che mai e come in altre occasioni anche da questa saprà ricavarne i massimi vantaggi.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Ho visto la sede del partito di maggioranza completamente vuota così pure non ho scorto nessuno qui nel palazzo. Che abbiano anche loro mangiato quell'alimento?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Potrebbero essere rimasti vittime della loro voracità. Mangiavano e mangiavano sempre e di tutto; si saranno abbuffati con quel cibo abbondante e gratuito, figurati!

                                Nel palazzo sempre si mangia

                                non c'è quaresima né venerdì

                                con la bocca fatta a tramoggia                                     

                                ci si abbuffa notte e dì.

                                            Panza mia fatti capanna

                                            ci si riempie a crepapelle

                                            che cuccagna co' 'sta manna

                                            di spaghetti e di crespelle.

                                Nel palazzo si divora                                           

                                sempre tutto a crepapanza

                                bisbocciando ad ogni ora

                                maggioranza e minoranza.

                                            Nel palazzo ci si abbuffa

                                            d'ogni cibo e ogni bevanda

                                            e sui piatti ci si tuffa

                                            come fosse 'na locanda.

                                Non più politica né ideologia

                                il nostro compito del governare

                                avete capito or la strategia

                                è solo quello di strafogare!                                 

                                            Che goduria, gente mia

                                            che piacevole euforia

                                            star satolli nel palazzo                            

                                            alla barba dei testa.. di sasso!

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Anche i nostri, purtroppo, non si sono tirati indieltro. La voce subito sparsa che quel cibo, seppure annebbiando un po' il cervello, dava una piacevole euforia, ne ha permesso questa rapida diffusione indistintamente tra tutti.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Sarà poi vero che dà questa piacevole euforia?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Penso di sì. Quando riusciamo ad ottenere qualcosa che abbiamo tanto desiderato, perché ci sentiamo felici? Perché abbiamo liberato il cervello da quel pensiero che ci assillava. Siccome quel cibo rende il cervello vuoto da qualsiasi desiderio, non è da escludere che possa dare la felicità.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Se è così non possiamo biasimare quelli che se ne sono cibati. Che motivo avevano di rifiutare la felicità, per giunta gratuita? D'altra parte la nostra azione è sempre stata diretta alla conquista di migliori condizioni di vita creando perciò nella gente un obiettivo da raggiungere a qualsiasi costo.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Ammesso che il fine sia lo stesso, non sono d'accordo sui mezzi per raggiungerlo.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Le strade sono diverse. La nostre passano attraverso la conquista del potere e dei relativi privilegi per raggiungere la felicità. E' una strada lunga, tortuosa, a volte senza sbocco, e spesso senza fine. Loro hanno preso la scorciatoia. Ecco tutto.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Solo il traguardo raggiunto con l'ideale può dare la vera felicità.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Ideale!  E' una parola che è stata troppo sbandierata e farcita con paroloni come democrazia, partecipazione, libertà che le hanno fatto perdere il suo alto e concreto significato...

Si sentono in lontananza un suono stonato di chitarre e alcuni canti disarticolati. Gli inebetiti cantano il ritornello: Come è bello mangiare e mangiare...)

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (guarda dalla finestra) Ecco! Laggiù! Un gruppetto di militanti Viola... Sembra che vogliano cantare, ma emettono solo suoni gutturali. Che squallore!

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Quelle là vicino ai portici sono attiviste Rosa. Anzi, erano...

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Ora che fanno? Si stanno alzando le gonne e addirittura si spogliano e gli uomini le abbracciano, le baciano...

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - La nostra militanza politica è terminata. Non abbiamo più niente da rivendicare, niente da raggiungere.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - La colpa è soprattutto nostra. Sicuramente si nutrono di quel cibo prodotto dalle nostre cooperative. Abbiamo fatto un errore imperdonabile a consegnare a queste i piani che abbiamo estorto all'aiuto del professore.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Abbiamo lottato con loro e per loro. Se abbiamo sbagliato dobbiamo pagare. Anche noi mangeremo l'alimento 17.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Aspetta un momento, parliamo prima con il presidente per sentire come pensa di porre rimedio a questa catastrofe.

Entrano l'aiuto ed il professore inebetito. Poco dopo, Antonio.

AIUTO - Vi ho trovato finalmente. Vi ho cercato per tutta la città.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Avete scoperto qualche altra diavoleria nel vostro maledetto laboratorio?

AIUTO - Dovrete prima tener fede ai vostri impegni. Sono qui per ricordarvelo.

PROFESSORE - I mo-stri... i mo-stri... sal-va-mi... aiu-to... aiuto... (Si aggrappa all'aiuto, supplicandolo)

AIUTO - (scostandolo seccato) Sù, buono, buono. (Lo spinge a sedere in una poltrona) Qui non ci sono i mostri! (Ai capigruppo) Avevate promesso che in cambio dei piani dell'alimento 17 mi avreste fatto ottenere...

Entra Antonio infuriato.

ANTONIO - (all'aiuto prendendolo per un braccio) Anche questa volta aveva cercato di sfuggirmi, ma non c'è riuscito. Tanto io non la mollo finché non mi avrà dato i soldi che mi aveva promesso. Li voglio, ne ho bisogno!

AIUTO - (ad Antonio) E lasciami! Li avrai, li avrai. Ora vattene, non vedi che sto parlando con questi signori? (Ai capigruppo) Mi avevate promesso di farmi nominare direttore del Centro Studi e Ricerche ...

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (va verso la finestra. All'aiuto) Venga, venga a vedere.

ANTONIO - (seguendo l'aiuto. Quasi gridando) Io voglio i soldi, subito!

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (indicando gli inebetiti giù nella piazza) Guardi il risultato delle vostre scoperte. Che ne fa di quella nomina? A che le serve la carriera? Ha visto?

Entra il presidente. Si ferma di scatto contrariato nel vedere tante persone nel suo ufficio.

PRESIDENTE - Che ci fate tutti voi nel mio ufficio?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Io e la mia collega volevamo conoscere quali iniziative intende prendere per combattere questa immensa catastrofe che si sta abbattendo sul nostro paese.

PRESIDENTE - Catastrofe? Quale catastrofe?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (andando verso la finestra) Venga, venga a vedere.

ANTONIO - (All'aiuto) Io voglio i soldi che mi spettano, e subito! Capito?

PRESIDENTE - (ad Antonio) Vuole i soldi? Che soldi? Ma scusi lei chi è? (Riconoscendo il professore) Professore? Lei?...

PROFESSORE - (con espressione inebetita) Eh, eh... Eh, eh... a-mi-co... a-mi-co... io... io... (Tenta di alzarsi dalla poltrona come per dirgli qualcosa)

PRESIDENTE - Sì, sì, professore... Buono, buono. (gli dà un colpettino sulla spalla e lo rimette a sedere)

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - (dalla finestra al presidente) Venga, venga a vedere, presidente.

Il presidente sospinto anche dalla capogruppo delle Rosa va alla finestra e guarda verso la piazza.

PRESIDENTE - Ebbene? Dov'è quella che chiamate una catastrofe? Il popolo ha raggiunto la felicità. Ha cibo a volontà senza dover più lavorare. Non era quello che anche voi chiedevate nelle vostre rivendicazioni partitiche? Se questa è una catastrofe...

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Ma la gente ha perso l'uso della ragione.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Ma quelli là sono completamente nudi, uomini e donne! Ce ne sono alcuni che fanno addirittura l'amore, così in mezzo alla piazza. E' uno scandalo!

PRESIDENTE - E' naturale. Quando hanno fame, mangiano; quando hanno voglia di fare l'amore, fanno l'amore.

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Ma si accoppiano a caso.

PRESIDENTE - (rivolto al capogruppo dei Viola) Anche lei è scandalizzato?

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Scandalizzato è dir poco. Sono inorridito!

PRESIDENTE - Quello che mi meraviglia è la vostra incoerenza. Fino a ieri avevate fatto battaglie per la liberalizzazione dei costumi e mi accusavate di miopia e di attaccamento ai superati valori della morale se cercavo di arginare le vostre istanze. Ora dovreste gioirne.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - le nostre lotte erano dirette a distruggere certi tabù che limitavano alcune libertà della gente.

PRESIDENTE - (in crescendo) Volevate abbattere tutti i tabù e, come vedete, sono stati abbattuti; volevate che ci fosse cibo a volontà e, cibo a volontà c'è; volevate diminuire la fatica e della fatica non c'è più bisogno: questa è la catastrofe?

CAPOGRUPPO DELLE ROSA - Dalle sue parole sembra di capire che lei è contento di una situazione del genere, come fosse stata lei a provocarla.

PRESIDENTE - Cercate come al solito di scaricare le vostre colpe sugli altri. Dove si produce l'alimento 17? Nelle vostre cooperative.

CAPOGRUPPO DEI VIOLA - Per carità, non è il momento di parlare di colpe. L'importante ora è di trovare il  modo di riprendere il controllo della gente.

PRESIDENTE - Ecco il senso della catastrofe di cui parlavate prima.

                                Catastrofe voi la chiamate?

                                è che la gente non vi dà più retta

                                ecco perché vi lamentate

                                e la considerate una disdetta.

                                            Con le vostre teorie

                                            troppi ne avete ingannati

                                            ora dalle false utopie

                                            si sentono liberati.

I CAPIGRUPPO VIOLA E ROSA -

(Alternativamente)          Ma se non ci sono più dottori

                                            la gente chi la curerà?                             

                                Se non ci sono più muratori

                                le case chi le costruirà?

                                            Se non ci sono più becchini

                                            i morti chi seppellirà?

                                Se non ci sono più spazzini

                                le città chi le pulirà?

(Insieme)               Che catastrofe, che macello

                                quest'alimento maledetto

                                che ha privato il cervello

                                del dono dell'intelletto.                                        

                                            Salvi i suoi sudditi presidente!

                                            Fermi cotesta calamità

                                            che ha reso il popolo demente

                                            con responsabile autorità.                                                                 

    

     (Alternativamente)     Se non ci sono più idraulici

                                            l'acqua chi la governerà?

                                Se non ci sono più meccanici

                                le auto chi le riparerà?

                                            Se non ci sono più elettricisti

                                            la luce chi la fornirà?

                                Se non ci sono più farmacisti

                                le medicine chi venderà?

    

     (Insieme)          Che catastrofe, che macello

                                quest'alimento maledetto

                                che ha privato il cervello

                                del dono dell'intelletto.                                        

                                            Salvi i suoi sudditi presidente!

                                            Fermi cotesta calamità

                                            che ha reso il popolo demente

                                            con responsabile autorità.                                                                 

Si sente la voce del generale fuori campo che impreca contro gli inebetiti che gli intralciano il passo.

GENERALE - Fatevi da parte, fate largo, come vi permettete? Non vedete che sono il generale! Volete che vi sbatta dentro? Via di qua!

PRESIDENTE - Accidenti, quel burattino è ancora vivo e lucido!

GENERALE - (entra insieme ad alcuni uomini inebetiti che si divertono a prenderlo a spinte. Prova a fare un saluto con sbattuta di tacchi, ma uno spintone più forte lo manda fin quasi alla scrivania. Gli inebetiti ridono sgraziatamente) Vi accuso di vilipendio!

PRESIDENTE - (rivolto agli inebetiti) Via, lasciatelo stare!

GENERALE - Mi scusi, presidente, se non mi sono fatto annunciare, ma la sua segretaria non c'è.

PRESIDENTE - Dica, generale.

GENERALE - Ho terminato la dislocazione dei nostri presìdi in tutti i punti strategici della terra onde intervenire prontamente a sedare qualsiasi velleità nazionalistica o principi di ribellione. (Con tono dispiaciuto) Le debbo comunicare però, signor presidente, che molti soldati hanno mangiato quel cibo e purtroppo non sono più idonei.

PRESIDENTE - Non si preoccupi più di tanto perché il suo compito, ora, è di vegliare solamente sul mantenimento dell'ordine pubblico in quanto non vi è al mondo che un esercito: il nostro. E pertanto le guerre saranno d'ora in poi impossibili. Per i suoi servigi, generale, sarà insignito della più alta onorificenza cui uomo possa aspirare:  "Custode della pace". Tale decorazione le verrà consegnata nella prossima cerimonia militare in forma solennissima.

GENERALE - Sono confuso e commosso. Grazie, presidente. Voglio vedere se con tale decorazione quei marrani là (indicando gli inebetiti) si permetteranno di sbarrarmi il passo o addirittura di insolentirmi.

PRESIDENTE - Avrà tutto un altro prestigio, non ne dubiti.

Entra la segretaria, trafelata.

SEGRETARIA - Generale, finalmente l'ho trovata. E' tanto che la cerco.

GENERALE - Mi dica.

SEGRETARIA - Ho saputo che tiene prigioniera l'assistente del professore. Deve liberarla, subito! Stava mettendo a punto un antidoto per neutralizzare gli effetti di quel cibo. E' l'unica speranza che abbiamo di salvare tutti questi poveretti.

GENERALE - Ah, veramente?

SEGRETARIA - (al generale) Non c'è un secondo da perdere.

PRESIDENTE - (al generale) Lei non libererà quella donna senza un mio personale ordine. Non prima comunque di un regolare processo.

SEGRETARIA - Un processo? Di quale colpa l'accusa? (Al generale) Generale, non gli dia ascolto. E' un paranoico, la liberi prima che sia troppo tardi.

PRESIDENTE - (al generale) Se trasgredirà a quanto le ho appena ordinato, le strapperò tutte le medaglie e le onorificenze con queste mie stesse mani.

SEGRETARIA - (al generale) La scongiuro, non vorrà mica prendere gli ordini da un pazzo?

PRESIDENTE - (alla segretaria) Stia attenta a come parla. Le potrebbe costare molto caro.

GENERALE - (alla segretaria) Ho giurato fedeltà al paese. Non posso tradire un ordine del suo presidente.

PRESIDENTE - (al generale) Ben detto, generale! Ricompenserò la sua fedeltà con un'altra medaglia.

      

Si odono di lontano dodici rintocchi. E' mezzogiorno. Antonio parla sempre più concitatamente con l'aiuto, il professore a tratti sorride e a tratti sembra terrorizzato da qualcosa,  mentre gli uomini inebetiti sillabando le parole  pap-pa... pap-pa... stringono in un cerchio i presenti escluso il presidente che è dietro la scrivania e li spingono con forza ed in modo brusco fuori della stanza come per condurre anche loro a mangiare l'alimento 17.

PRESIDENTE - (sogghigna soddisfatto fregandosi le mani) Bravi, bravi sudditi miei. Portateli a pranzo con voi e rimpinzateli dell'alimento 17 fino a farli scoppiare. Ah, ah, che risate! Vedrai il generale come sarà buffo. Sembrerà un caprone impazzito. Ah, ah! E i capigruppo? Ah, ah, che risate! La cavalcata delle Valchirie, la carica dei 101! E io? Io rimarrò senza rivali... (si pavoneggia) e sarò il vero, grande, unico, padrone del mondo!

Entra la madre. Ha l'aria dimessa di chi è prostrato nel morale. E' spettinata e con gli abiti un po' in disordine. Cammina con fatica, si avvicina alla scrivania, vi si appoggia affranta ed aspetta che il figlio la degni di attenzione.

PRESIDENTE - Mammetta! (Va per abbracciarla)

MADRE - No, non avvicinarti e non chiamarmi più madre.

PRESIDENTE - (meravigliato) Mammetta? Che ti prende?

MADRE - Non hai visto come è ridotta la tua gente? E tu te ne stai qui come se niente fosse.

PRESIDENTE - Quelli stanno bene, sono felici.

MADRE - Felici? Quelli sono diventati tutti idioti.

PRESIDENTE - Ti dico che sono felici.

MADRE - Aiutali! Devi aiutarli, devi riportarli alla ragione. Tu sei il principe buono. Sguaina la spada e sconfiggi il male che si è impossessato della tua gente.

PRESIDENTE - Ti prego, non è più tempo di favole! Te ne sei servita per tanto tempo per addormentare il mio cervello, così da tenermi lontano dalla realtà. Mi regalavi un'infinità di giocattoli, ma non mi permettevi di avere un amico. Mi hai concesso di avere una moglie solo perché eri convinta che mi avrebbe poi umiliato e permesso a te di offrirmi la spalla su cui piangere. Ora sono un uomo che vuole vivere la sua vita fino in fondo.

MADRE - Non è vero, non è vero quello che dici! Ti ho amato come nessun'altra cosa al mondo.

PRESIDENTE - No, tu sei solo stata un mostro di egoismo.

MADRE - Se ho sbagliato, ho sbagliato in buona fede. Se sono stata egoista è stato per il troppo bene che ti ho voluto. Le tue parole hanno trafitto il mio cuore, ma io ti perdono anche questo.

PRESIDENTE - (freddo) Ti ho detto che voglio rendermi autonomo da te, che voglio vivere la mia vita.

MADRE - Sì, sì, certo. Ora però, come madre, ti chiedo questo: fai qualcosa per la tua gente.

PRESIDENTE - Forse non ti rendi conto che è arrivato il grande giorno?

MADRE - Cosa vuoi dire?

PRESIDENTE - Sono riuscito a realizzare il mio sogno.

MADRE - Sì, sì, certo. Però ora cerca di fare qualcosa per ridare la ragione a quei poveretti. Il gioco è bello quando ha dei limiti.

PRESIDENTE - Non devi preoccuparti, ti ho già detto che quelli stanno bene così.

MADRE - Hai intenzione di rimanere impassibile di fronte a tanta tragedia? Hai intenzione di lasciarli in quello stato?

PRESIDENTE - Certo!

MADRE - Non puoi, Pinuccio, non puoi. Fallo almeno per me.

PRESIDENTE - Non mi chiedere una cosa impossibile.

MADRE - Anche se credi di non poter riuscire devi almeno tentare.

PRESIDENTE - Loro devono rimanere così, comunque non ti fare scrupoli perché stanno bene, sono felici. Ora devi scacciare questo velo di tristezza perché è tempo di festeggiare. Tuo figlio è diventato il padrone del mondo! Ti rendi conto? Non sei contenta?

MADRE - (lo guarda preoccupata) Padrone del mondo?

PRESIDENTE - Non ci credi?

MADRE - (indicando fuori della finestra) Padrone di quei deficienti, vorrai dire! Tu sei pazzo, figliolo mio!

PRESIDENTE - Io pazzo?

MADRE - Solo credendoti tale io potrei trovare una giustificazione alla tua insensata megalomania.

PRESIDENTE - Non ti permetto di insultarmi. Il mio piano è stato così perfetto che mi ha fatto arrivare al vertice del potere senza colpo ferire rispettando anche la promessa che ti avevo fatto.  Nessuno spargimento di sangue. La chiami pazzia questa?

MADRE -             Tu sei pazzo da legare!

                               il tuo popolo hai rovinato

                               niente ci può più salvare.

                               Ecco ciò che hai combinato

                               la distruzione ci travolgerà

                               e qualche Dio ci punirà!

                                            Ti prego rinsavisci

                                            fallo per me, per te.

                                            Ascolta, non capisci

                                            che hanno fiducia in te?

                                Merita fino in fondo

                                l'amor di questa gente

                                che te in tutto il mondo

                                ha eletto a presidente.

PRESIDENTE -   Ma cosa vuoi da me?

                               Che volete voi tutti?

                               Ho sconfitto la fame

                               eliminato i lutti!

                                            Né carestia né guerra

                                            sulla bocca di tutti un sorriso

                                            per mio merito su questa terra

                                            c'è un nuovo paradiso.

MADRE -             Ero una madre felice

                               di un figlio così caro

                               la fortunata genitrice

                               del frutto più raro.

                                            Ero così orgogliosa

                                            d'averti dato la vita

                                            ora in maniera dolorosa

                                            sono stata punita.

                                Ti supplico allor di salvare

                                il tuo popolo demente

                                sennò dovrò affermare

                               che sei pazzo veramente.                                

PRESIDENTE -    Io sono un genio, non sono pazzo

                               fatti da parte, non servi più!

                               Ora son uomo, non più ragazzo

                               nel mio futuro non ci sei più.                          

                                            Ti ho dato ascolto fin troppo tempo

                                            Pinuccio qui, Pinuccio là

                                            e la mia vita a tuo piacimento

                                            hai fatto e disfatto a volontà.

MADRE - (affranta dal dolore) Maledico il giorno che ti ho concepito! Maledico le mie viscere che hanno generato un mostro!

PRESIDENTE - (freddo) Fai attenzione mammetta che non sono più succube della tua volontà.

MADRE - Cosa? Vuoi intimorirmi?! Non ti permetterò di persistere nella tua follia e danno di questi poveretti.

PRESIDENTE - Non potrai farci niente. Non hai più nessun potere su di me.

MADRE - Devi rinsavire, non ti permetterò... a costo di... Dovrai passare sul mio cadavere!

PRESIDENTE - Cosa vuoi impedirmi, tu? Non vedi che sei una povera vecchia?

MADRE - (implorante) Pinuccio?... Figlio... (Gli si getta al collo come ultimo atto d'amore) Figlio mio...

PRESIDENTE - Levati! Niente mi sarà più da ostacolo, nemmeno tu! (Con un violento strattone si libera della madre che cade a terra priva di sensi e dopo averle scavalcato il corpo, si porta verso la finestra, la apre ed inizia il discorso dell'investitura)

"Per la prima volta nella storia, sui pennoni di tutto il mondo, sventola una sola bandiera: la bandiera azzurro-oro del nostro paese. Con orgoglio affermiamo che non si è trattato né di una conquista imperialistica, né neocolonialistica, ma della plebiscitaria scelta delle genti di tutte le razze di seppellire per sempre l'illusorio e ottuso mito del nazionalismo, responsabile di conflitti e di guerre fra i popoli, e di sottomettersi a noi quale segno di riconoscenza per la nostra liberalità nell'aver fornito il cibo della felicità.

A me e solo a me spetta di diritto lo scettro di comando su tutti i popoli e il titolo di "Padrone del mondo".

Dal basso sopraggiungono rulli di tamburo, suono di trombe stonate, fischi, urla, risate e rumori confusi. Si spalanca la porta ed entra un gruppo di inebetiti che afferrano e sollevano il presidente come per portarlo in trionfo e fanno alcuni giri per la stanza. Lo lanciano anche in aria due o tre volte, ridendo.

INEBETITI -        Evviva, evviva evviva

                                il nostro presidente.

PRESIDENTE -   Grazie, grazie grazie

                                sudditi carissimi.

INEBETITI -        Evviva, evviva evviva

                                l'osannato dalla gente.

PRESIDENTE -   Grazie, grazie grazie

                                popoli amatissimi.

INEBETITI -        Evviva, evviva evviva

                                il più grande e potente.

PRESIDENTE -   Grazie, grazie grazie

                                cittadini fedelissimi.

INEBETITI -        Evviva, evviva evviva

                                il nostro astro lucente.

PRESIDENTE - Grazie, grazie, grazie

                                genti dilettissime.

INEBETITI -        Evviva, evviva evviva

                                l'ormai onnipotente.

Gli inebetiti si dirigono verso la finestra.

PRESIDENTE - Ahi, piano! Mettetemi giù! Ma che fate? No, no! (Grido) Aaah!

Gli inebetiti gettano il presidente dalla finestra e continuano a ridere e a danzare per la stanza mentre dal basso salgono urla e grida più forti che coprono le invocazioni d'aiuto del presidente.

      

 

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