Il cielo tutto rosso
(To ouranò katakokkino)
di Loula Anagnostaki
traduzione di Barbara Nativi e Dimitri Milopulos
Ecco. Io.
Ecco. Io. Io.
Here I am an old woman in a dry month.
Io.
Sofia Apostòlou. Di Joannis e Evghenìa Karabètzu.
Professoressa di francese nella scuola pubblica. Laureata in filologia.
Conosce anche inglese e russo.
Ex professoressa.
Radiata per alcolismo.
Alcolismo.
Bevevo.
Bevevo anche in classe.
Quando ero di pomeriggio.
Perché sono diventata alcolista? Com’è che ho cominciato? Io. Che non bevevo una goccia.
Anche quando il povero Christakis, che aveva cominciato a bere prima di morire, visto che era comunista e non ce la faceva più, diceva che vedeva il crollo dei paesi socialisti. Anche allora l'alcool mi lasciava indifferente.
Hai voglia a dirmi la Mary – Mary è una collega - Dopo i cinquanta, o bevi, o diventi un vegetale.
Lei, però, ci stava attenta.
Non beveva in classe. Io invece. Una sera qualcosa mi ha spinta a cominciare. Da allora non ho fatto altro.
Finché non è successo a scuola. E mi hanno cacciata.
Che mi abbiano cacciata, non mi importa. Non mi piaceva la scuola.
Mi faceva schifo.
Che tristezza (squallore). Fuori pioggia e vento. Dentro la luce accesa. Una plafoniera gialla, orribile. E gli stronzetti che se ne fregano e ti prendono in giro. Ho cominciato le lezioni private. Facevo soldi. Più di prima. Poi c’è stato un problema di salute e sono dovuta entrare in ospedale per disintossicarmi. Un’avventura, hai voglia a dire. Ho abbandonato tutto, e mi sono chiusa nel mio guscio.
Un vegetale. Dopo i cinquanta, un vegetale. Quali cinquanta … Quand’è che non sono stata un vegetale? Anche quando era vivo Christakis. Il mio povero Christakis. Sì, era comunista, ma era anche sfacciato. Prima di tutto, era bello. Molto bello. Ghiannakis non gli somiglia per niente. E poi era più giovane di me. Di almeno sei anni...
"Mi piaci - mi diceva - perché fai figura, sei istruita, di un'altra classe sociale..."
Mio padre, medico condotto. Suo padre, operaio e giustiziato nella guerra civile.
"Anche il miglior comunista - mi diceva – ha una propensione verso il male..."
Diceva. E rideva soddisfatto. "Mi scopo una borghese e me la godo...". E spegneva la luce. "Quando andiamo a Mosca ti compro una pelliccia ed un cappello. Come Natasha Filipovna". Natasha Filipovna gliel’avevo fatta conoscere io. Lui, invece, mi insegnava il russo. "Mi eccita la tua bocca quando pronunci questa lingua. Daragoim, oimuz hatite livi sokoladij tort,” mi diceva e facevamo sesso: "Come mi eccita....". Cantavamo insieme:
"Su lottiam l’ideale/ nostro alfine sarà… )"
(Canta tutta l’Internazionale).
La dicevamo insieme anche in russo. "Mi ecciti, mi ecciti, tesoro..."
"Su lottiam l’ideale/nostro alfine sarà..." (continua in russo)
Era uno sfacciato. Ma è morto.
Nemmeno quaranta.
(sull’aria dell’Internazionale) Lala lala lala lalala lalala la la la, lala lalalallalalala ...
Un vegetale.
Guardavo la televisione. Vedevo qualche amico, ex colleghi, qualche volta andavo a teatro. Compravo qualcosa per la casa. Nuove tende colorate. Ogni tanto cucinavo per Ghiannakis. Ma mi annoiavo. Mi annoiavo tanto. E di Christakis mi veniva sempre in mente quella frase: la propensione verso il male... Era diventata un’ossessione, chissà a che si riferiva con quella frase? Non certo alle porcherie che mi diceva.
E allora a cosa? È stata quella propensione verso il male a spingermi a diventare una fuorilegge. A lasciarmi andare, quantomeno.
Non è stata la povertà – Quale povertà? - Chi dice che è stata colpa della povertà? - Soldi ne avevo, non molti, ma un po’ di soldi ce li avevo. Non è stata colpa della società. Quale società? Esiste una società? Dov'è, fatemela vedere? E’ colpa di qualcosa dentro. Qualcosa dentro di noi.
Così mi sembra.... qualcosa dentro di me mi ha spinta a diventare....
Tutto è iniziato un giorno quando è venuto mio figlio. Un ragazzo sfortunato. Ecco cos’è. È nato così. Sfortunato. Trent'anni, il niente. Brutto, senza ragazza, senza soldi, senza istruzione, senza niente. Un giorno viene e mi dice:
"Mamma, ho conosciuto una russa".
"Come, una russa?"
"Una Russa della Russia – mi fa – dell’interno dell’ex-Unione Sovietica. E’ fuori che aspetta. Vorrei fartela conoscere".
Lei entra.
"Tania” dice lui.
Tania era bella. Una vera bellezza. Non ho mai visto una bellezza così.
"Ma’ – mi fa Ghiannis - dobbiamo parlare seriamente.
Tania canta. Ha una bella voce."
"Bene, tesoro – gli dico – molto bene"
Tania se ne stava in un angolo.
Con gli occhi bassi, non osava guardare né a destra, né a sinistra.
E’ così che il mio povero marito mi descriveva le Sovietiche. Belle e timide.
Con la testa bassa. Si vergognano anche a guardarti.
Grazie a Dio. Eccola qui. Ho trovato la donna che si può innamorare di lui, di Ghiannis.
"Ma’ dobbiamo parlare seriamente. Parleremo seriamente. Tania canta. Ha una bella voce"
"Sì, tesoro, questo me l’hai già detto".
"La farò cantare in un locale e faremo soldi! Faremo soldi! Finalmente! Un sacco di soldi! "
"Fa' ciò che vuoi, tesoro" gli faccio io.
Da molto tempo ormai non lo contraddicevo più.
"Ma voglio una cosa da te, ma’’" - mi dice - "Ho un piano".
"Quale piano, tesoro?"
"Voglio che tu le insegni il francese! Puoi iniziare subito con il francese? Ho un piano, ti dico, un piano eccezionale. Non voglio che Tania ammuffisca in una balera di merda piena di cafoni e di delinquenti.
Voglio metterla in un locale di classe e farla cantare in francese. E’ molto chic il francese – mi fa - Le troviamo un nome francese..."
"Colette. - ho detto - Ti piace?"
"Vediamo"
"Il permesso ce l’ha? Il permesso di soggiorno? Ho sentito dire che quelli senza permesso vengono ricercati".
"Non ti intromettere. Mette tutto a posto Nestor."
"Ah, Nestor, va bene..."
E Tania si piazzò ben bene. Io cucinavo per lei. Le compravo i vestiti. I vestiti per il lavoro, glieli comprava Nestor. Sapeva lui cosa ci voleva. Un brutto ceffo, questo Nestor. Ma è strano. Con quell’aria mi dava sicurezza.
"Ma’ – dice un giorno Ghiannis – nel colpo c’è di mezzo anche Nestor".
"Perché dici colpo)?"
"Perché è un colpo - mi dice - non lo capisci?"
Lo capivo, e stranamente mi piaceva anche.
(A voce bassa)
Cosa abbiamo dentro. Che esseri che siamo! Cadiamo così facilmente.
"Ma’, faremo un sacco di soldi. – mi dice - L’hai vista Tania? Hai visto che occhi che ha? Imparerà a ballare, a cantare e canterà nei locali. Tu le insegnerai le vecchie canzoni. Fa chic. Le vecchie canzoni francesi". (Canta)
Le plus beau de tous les tango du monde
est celui que je dance vos bras
j-ai connu d'autres tangos a la ronde
mais mon coeur n'oubliera pas celui la.
Tania era bella. Si muoveva con grazia.
"Ma dove l'hai trovata, Ghiannis? La ami? Sei contento? Che pensi di fare?"
"Tania era sulla strada, mamma. Cantava sui marciapiedi e gli davano soldi. Vuoi venire con me? - Gli dissi. - Ed è venuta"
"Basta che sfondi. Così tu e Tania avrete tutto quello che volete. E io mi comprerò una Mercedes come quella di Poulandros".
Mi piaceva Tania. Era dolce. Cantavamo. Stavamo bene. Bei giorni. Forse i migliori di cui mi ricordi.
(Canta con nostalgia)
Quand il me prend dans ses bras
qu'il me parle tout bas
je vois la vie en rose
Il me dit des mots d'amour
des mots de tous les jours
pourtant c'est quelques chose…
Bei tempi! Belli. E un po' pericolosi. Ghiannis non dormiva a casa. Meglio. Mi vergogno un po' a dirlo, ma stavamo meglio da sole. Con Ghiannis io ho sempre paura. Non solo perché si mette facilmente nei guai, ma perché è stupido. Ingenuo.
La chiamavo Colette et goutelette. "Sai cosa vuol dire goutelette? - le dicevo - Gocciolina ".
Una piccola goccia di pioggia.
Stupido ed ingenuo.
Per questo mi fidavo di Nestor. Pensavo che con Nestor ce l’avrebbe fatta.
Qualunque cosa fosse successa.
Quelle belle vecchie canzoni francesi.
Ma una mattina mi sono svegliata e Tania non c’era.
E i suoi abiti nemmeno. Ghiannis è tornato e non l’ha trovata. Sembrava pazzo. Si picchiava.
"Se n’è andata! L'abbiamo persa! Non ti avevo detto tutto. Tania era sfruttata da due rumeni. E noi, Nestor ed io, gliel’abbiamo tolta. Credevamo che non l'avrebbero mai trovata. Credevo che non sarebbe tornata da loro. Io l’amavo, ma’, mi fidavo di lei. Se n'è andata".
"Anch'io, tesoro, le volevo bene. Perché non l’hai sposata? Potevate fare tanti figli e nessuno ti avrebbe potuto dire nulla..."
"Ma’, è una mafia, non lo capisci?"
"La cercheremo. Ci rivolgeremo alla polizia".
Lo consolavo come quando era bambino, per aiutarlo a superare il colpo.
"Sei impazzita, ma’. È una mafia, ti dico. Sono assassini".
"Se, però, la sposavi... avrebbe preso il permesso di soggiorno, non avrebbero osato..."
"Smettila di dirlo! Come facevo a sposarla! Con il criptorchidismo?"
"Il criptorchidismo, che vuoi che sia? Non è niente. Si cura".
"Sì! Ora che si è aggravato e ho trent'anni. E quello stronzo di mio padre che non vedeva l’ora di portarmi a farmi curare in Bulgaria. Mi hanno massacrato, quei bastardi! All’anima dei medici!..."
"Ascolta, ma’ il discorso ora non è questo. Il discorso è che ora siamo tutti in pericolo..."
"E Nestor? Dov'è finito Nestor?"
"Nestor si nasconde. Devo nascondermi anch’io. Tu chiuditi a chiave e non uscire per qualche giorno".
"Fino a questo punto! Ghiannakis, per una donna? Non sarai coinvolto in qualche storia di droga?"
"Mai, ma’. Lo sai. Non ci ho mai avuto niente a che fare con la droga io. Può darsi che quelli mi ci tirino dentro. Ma voglio che tu lo sappia, ma’, io con quella non c’entro, sono pulito. Pulito!"
E se n’è andato via come un pazzo.
La notte stessa mi hanno forzato la porta, e mi sono entrate in casa tre bestie. Mi hanno smontato l’appartamento. "Che cercate? – gridavo - Chiamo la polizia!"
(sottovoce)
Quale polizia? Niente polizia, niente vicini. Che mondo…
"Non gridare, - mi fa uno in greco – quei due sono rumeni, non scherzano "
"Rumeni siete? Rumeni? – gli gridai – Vergogna! Siete la vergogna del vostro paese, della vostra ideologia, la gente sente dire rumeni e sputa "
Allora uno dei due si è avvicinato, mi ha messo una mano intorno alla vita e ha detto:
« Vous voulez dancer avec moi? »
E ho capito che era il rumeno di Tania. Di Tania che ora di certo si prendeva gioco di noi e delle mie lezioni di francese.
« Vous voulez dancer. »
“Lascia stare la vecchia.”
Vecchia. Quella bestia di un Greco.
Il mio Ghiannis l'ho rivisto mesi dopo, in manette. Gli avevano tagliato i capelli. I suoi bei capelli lunghi. L'unica cosa bella che ha preso da suo padre. Con che diritto gli hanno tagliato i capelli? Era ancora sotto processo. E un tipo in abiti civili quando salivano in macchina ha alzato una manaccia e gli ha spinto la testa dentro. Mi ha dato noia. Non so perché. Più dei dieci anni che si è beccato - dieci lui e dieci Nestoras - più di tutto è stato quel gesto… paf, sulla testa – che mi ha dato noia...
Ecco. Io.
Oggi.
Sofia Apostòlu, residente in Via Kanari 4, a Korydallò. Di fronte al carcere omonimo. Mi sono trasferita per stare più vicina a mio figlio.
Ho passato quasi tutto il giorno a preparare i suoi piatti preferiti.
Sesto piano.
Fa notte.
Una camera e una cucina, ma la terrazza è tutta mia.
Da lì posso vedere il cielo – il sole tutto rosso.
E davanti, le mura posteriori del carcere.
Sono serena.
Madre di un detenuto. Dieci anni per niente. Tutto per niente: "Dobbiamo avere pazienta, Ghiannis. – gli dico nel parlatorio - Ricorreremo in appello. Venderemo l'appartamento di Pangkrati e quando esci ti comprerò una Mercedes più grande di quella di Poulandrou".
Mi siedo e penso alla mia vita, ai miei genitori. Ai miei vecchi conoscenti, a tutti quelli che ho visto passare per caso, e non c’è una, una sola vita di cui io sia invidiosa.
Anzi, sono fiera della mia vita. Io, la professoressa di francese che mio padre aveva destinato alla carriera universitaria, io non voglio essere come loro.
Una volta Ghiannakis mi ha detto:
"Mamma, visto come va la società oggi, o stai tra i potenti, o diventi un fuorilegge. Non c'è una via di mezzo. Ci sono solo quelli che si illudono di essere qualcuno e non sono nulla."
I vegetali.
Come diceva Mary.
E io.
Io non voglio essere una via di mezzo!
Nulla di ciò che loro hanno mi emoziona. Sono tutti morti.
Morti.
Ecco cosa sono.
Con i loro mariti. Le loro mogli, le loro automobili. I loro figli nelle loro belle scuole e i loro stupidi week end nelle isole. I loro bagni scintillanti, le loro cucine di lusso.
Io mi sento diversa.
Diversa. Due volte al mese vado in carcere a trovare il mio figlio brutto e idiota.
In mezzo agli albanesi e ai tossici.
Se le cose non fossero andate così...
A me possono andare solo così.
Io.
Io non mi adatto.
Lo senti, Christakis – tu che non senti.
Avresti dovuto essere qui oggi.
Io.
Io sono qui.
Qui.
Niente viaggio a Mosca con l’Aereoflot.
Qui non siamo nel ‘17.
Questo è il mio Ottobre, Christakis, di Ghiannis e mio.
Io non mi adatto.
Io non sono una via di mezzo.
Non sono l’uomo-massa che porta l’acqua al mulino dei potenti e crede di essere qualcuno, e non è nulla.
Non ho neanche catene da spezzare! Mai avuto catene io!
Io. Faccio la mia rivoluzione!
(canta)
”Su lottiam l’ideale
nostro alfine sarà
l’internazionale
futura umanità”
(La seconda parte a voce più alta)
(Improvvisamente sottovoce):
“C'est la Putte finale “ eccetera.
FINE