Il cliente tedesco

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IL CLIENTE MUTO

IL CLIENTE TEDESCO

di Rino Gobbi

(tretempi)

Personaggi:

ENRICO                                CLIENTE

UGO                                      ALBERGATORE

IRENE                                   MOGLIE DI UGO

LILLI                                     FIGLIA DI UGO

CARLO                                 MARITO DI LAURA

LAURA                                 MOGLIE DI CARLO

ANITA                                  MADRE DI LAURA

trama

Carlo arriva per la solita vacanza in un piccolo albergo di Bolzano. Racconta a Ugo, l’albergatore, che è solo perché la moglie Laura è dovuta andare al mare con sua madre Anita, per curarla dell’enfisema polmonare di cui soffriva. Ma la verità è che lui, proprio per colpa della suocera invadente, era entrato in crisi con sua moglie.

Per tentare di superare la crisi coniugale, Laura convince la madre a ricongiungersi con Carlo nell’albergo.

Carlo rivela a Ugo e agli altri la verità, cioè che la suocera sta rovinando il suo matrimonio. Allora Irene, la moglie di Ugo, pensa che se la suocera si innamorasse di Enrico, un cliente taciturno che parla solo tedesco, lascerebbe in pace la coppia. Infatti i due si innamoreranno, nonostante la lingua e i caratteri diversi. Così Carlo e Laura ritornano liberi di amarsi.

Ci sarà un qui pro quo per le camere doppie, e quando Ugo chiede a Carlo come vuole i tavoli, lui risponde “separati”, per rispettare la privacy della suocera con Enrico; ma anche perché non vuole che leiritornasse a mettere zizzania tra lui e sua moglie.

I

Nella hall di un piccolo albergo a Bolzano.

Scena I

UGO, IRENE, ENRICO, CARLO

Entra Carlo con la valigia. Enrico è tutto solo a un tavolo.

UGO              Oh, eccovi qua! Avete fatto buon viaggio? Avete trovato coda? Io e Irene eravamo impazienti di vedervi. (si sposta per vedere arrivare Laura, la moglie di Carlo) Vi ho preparato la camera che ha la vista sull’Alpe di Siusi, è la migliore camera doppia che abbiamo.

CARLO          Camera singola!

UGO               Come, scusa?

CARLO          Camera singola, sono solo.

UGO               Solo? E Laura?...

CARLO          È andata con sua madre al mare, perché la vecchia… la suocera soffre di enfisema polmonare e ha voluto la figlia con sé.

IRENE            Oh, poverina.

UGO               Chi, poverina?

IRENE            La suocera, no? Che sta male.

UGO               Mentre Laura starà male… Scusa, sai Carlo, ma quando si parla di suocere queste battute mi vengono spontanee. Invece mi dispiace per lei se ha questo enfisema. Ma perché ha scelto il mare? Per l'enfisema va benissimo anche l'aria di montagna. Aspetta che chiami Lilli, lei sì che se ne intende: lo sai no che sta frequentando il secondo anno di medicina? (chiama Lilli).

Scena II

UGO, ENRICO, CARLO, IRENE, LILLI

LILLI              Cosa c'è papà? (Accorgendosi di Carlo) Oh, ciao Carlo, bene arrivato; ma dov'è Laura?

UGO               È andata con sua madre al mare perché soffre di enfisema polmonare.

LILLI              Ma se l'hanno scorso stava benissimo?

UGO               È la madre che è ammalata, non la figlia. Ho appena detto a Carlo che anche l'aria di montagna fa bene a chi soffre di enfisema. (a Carlo) Potevi portarle qui tutte e due, anche perché così facevo la conoscenza con tua suocera.

CARLO          Non te lo consiglio.

UGO               Continui con le battute sulle suocere, vero?

CARLO          Ci vorrebbero invece delle battute alle suocere (ride).

LILLI              Certo che potevi portarle qua: l'aria di montagna è più rarefatta, più leggera, e fa molto bene a chi soffre di malattie polmonari. Ma dimmi, tua suocera soffre qualche volta la tosse violenta?

CARLO          No, che io sappia.

LILLI              Come si manifesta questo enfisema, perché se è cronico la cosa è alquanto seria.

CARLO          (imbarazzato) Qualche volta respira male.

LILLI              Spiegati meglio, vuoi dire che soffre di dispnea?

CARLO          Dispnea? Che roba è?

LILLI              Ma come? Dovresti saperlo: è il primo sintomo che i dottori diagnosticano. Se hai visto qualche ricetta dovresti essertene accorto. E poi, quali sono gli altri sintomi?

CARLO          Bè, fa fatica a respirare.

LILLI              Questo l'hai già detto.

CARLO          Le manca il respiro.

LILLI              Ho proprio capito che tu per la suocera non ti preoccupi per niente. Per fortuna che c'è Laura, lei sì che sa accudirla bene.

IRENE            E così, loro due al mare e tu in montagna. Deve essere stata dura per te lasciarle sole.

CARLO          Eh sì, ma a me il mare proprio non piace: io amo camminare attraverso i boschi, all'ombra, senza quella confusione e il caldo che c'è sulla spiaggia, per questo sono venuto qua nonostante tutto.

IRENE            E hai fatto bene; certo che avrei voluto conoscere anch’io tua suocera. Vado subito a prepararti la stanza singola.

LILLI              Ah, come vorrei che fosse qua, così da fare la sua conoscenza. Se assomiglia a Laura deve essere una buona donna; e poi avrei studiato io il suo caso.

UGO               Avrebbe fatto da cavia, insomma. Guarda che le suocere, anche se sono ammalate, hanno sempre la forza di buttare fuori il veleno.

IRENE            Perché tu avresti qualcosa da ridire su tua suocera?

UGO               Adesso no: ora è un angelo, poverina. (Irene e Lilli escono).

Scena III

UGO, ENRICO, CARLO

CARLO          (senza farsi sentire da Ugo, e scordandosi di Enrico) Perché ognuno non sta al suo posto? Perché si invade l'ambito degli altri, perché una madre non fa la madre e basta, perché deve fare anche la suocera invadente? Una suocera che si è intromessa nella nostra vita matrimoniale. Lei, con quella linguaccia, ha rotto il rapporto tra me e sua figlia. Altro che enfisema! Altro che respiro affannoso! Lei ce n'ha di respiro, e di voce, altroché se ce ne ha!… (accorgendosi di Enrico) Scusi, era una disquisizione sulla suocera in senso lato, per carità, niente di personale. Scommetto che anche lei ha una suocera? (Enrico lo guarda stupito,senza comprendere). Dico, non è che lei adesso tira fuori il fatto che sua suocera è buona, sempre se ce l'ha… Ce l’ha o non ce l’ha la suocera? (si avvicina piano a Ugo) Ascolta Ugo, ma quello là è per caso sordomuto?

UGO               Enrico?... Ma no Enrico è un… come dite voi: crucco? Ecco, quello è un crucco, uno che non vuol convincersi di essere in Italia, che pensa di essere ancora sotto lo stato austro-ungarico e perciò non ne vuole sapere di essere italiano. Per questo non ha mai imparato la nostra lingua; lui parla e capisce solo il tedesco.

CARLO          Ah, meno male!

UGO               Come, meno male?

CARLO          Meno male perché pensavo fosse sordomuto. (entra Lilli con uno zaino vuoto).

Scena IV

UGO, ENRICO, CARLO, LILLI

UGO               Vai a prendere i sassi? Guarda di non riempirlo troppo quello zaino, altrimenti ti spaccherà la schiena.

CARLO          I sassi?...

LILLI              I sassi per il giardino. Sto delimitando le aiuole.

CARLO          E tu fai tutta questa fatica per contornare le aiuole del giardino dell'albergo? Per me, meglio di così non potrebbe essere.

LILLI              Voi siete uomini e non potete capire certe cose. Badate alla concretezza e non avete per niente un po' di fantasia, quel tocco che rende le cose belle.

CARLO          E' quello che mi dice sempre anche Laura.

LILLI              Vedi che anche lei pensa come me.

CARLO          Vedi che anche lei è una donna. Ma lei è più furba di te: incarica me di andare a comprarle i sassi.

LILLI              Ma come? Anche voi avete un giardino, e anche lei contorna le aiuole con i sassi? Questo non lo sapevo, vuol dire che ha proprio gli stessi miei gusti. Ah, come vorrei che fosse qua!

UGO               Guarda che prima o poi ti romperai la schiena, quelle sono cose da uomini.

LILLI              Lo so che sono cose da uomini, ma io non ho uomini: non sono sposata io! (Carlo imbarazzato).

CARLO          (scherzando) Vuoi dire che non hai uno sciocco che vada a raccogliere i sassi per te? E non ci sono qua io! Anche perché tuo padre ha perfettamente ragione: ti romperai la schiena a portare quello zaino carico di sassi.

UGO               Ci verrei io se solo avessi tempo; ma come vedi, sono sempre indaffarato.

LILLI              È una scusa: non ci sei mai venuto.

UGO               Infatti. Ma perché quelle sono cose da donne: cosa vuoi che freghi a me dei sassi nel giardino. Se voi volete così dovete sbrigarvela da sole, tu e la mamma. (a Carlo) Giusto, Carlo? (ironico) Come dice Laura, noi siamo uomini e vediamo le cose dal lato pratico, mentre loro le vedono dal lato estetico, però vogliono che anche noi le vediamo così, e siccome noi non le vediamo così, vogliono lo stesso che facciamo come dicono loro: questa è prevaricazione!

LILLI              Ti sei dato alla filosofia, oggi?

UGO               A quanto pare la filosofia è dalla vostra parte, perché ci sarà sempre un uomo che vi darà retta.

CARLO          Io, in questo caso.

UGO               Però se non eri tu, era un altro che lei avrebbe incontrato sul sentiero: io non l'ho mai vista tornare a casa col sacco sulle spalle.

LILLI              Adesso basta papà, saprò arrangiarmi da sola (prende il sacco e fa per partire).

CARLO          Aspetta, aspetta Lilli; vengo io: sarà la mia prima passeggiata.

UGO               Chiamala passeggiata…

LILLI              Per fortuna che non tutti gli uomini sono uguali (partendo si gira e fa uno sberleffo amichevole al padre. Escono Lilli e Carlo).

Scena V

UGO, ENRICO

UGO               Ah, le donne! (a Enrico) Frauen sind so. Wenn tu nicht heiratest ist eine unertraegliche Abwesenheit; wenn du heiratest ist eine Tragoedie. Das Leben ist jedenfalls eine Tragoedie. Immer wegen Frauen. Aber du bist junggeselle und kannst nicht die Frauen verstehen. (ledonnesonocosì. Se non tisposi è unainsopportabileassenza, se tisposi è unatragedia. La vita è comunqueunatragedia. Sempre per via delle donne. Ma tu sei celibe e non puoicapire le donne).

ENRICO        Ich leide aber die erste Situation. (Ioperòsoffro la prima situazione).

UGO               Probiere,Probierezuheiraten! Und du willst verstehen was am schlechstensfuer verheiratete Maenner die Frau bedeutet. (Prova, prova a sposarti e capiraiquanto male significhila donnaper gliuominisposati.


II

Scena I

Entrano Laura e Anita con le valigie

UGO, ENRICO, LAURA, ANITA

ANITA           (a Ugo, aggressiva) Buongiorno. Dov'è Carlo? Dovrebbe essere arrivato stamattina.

LAURA         Ma mamma!… Ciao Ugo, scusa sai, questa è mia madre. Mamma, questo è il proprietario dell'albergo.

ANITA           Sì, ma dov'è Carlo?

UGO               Carlo è andato con… (ravvedendosi) Dovrebbe essere andato a fare una passeggiata sul sentiero qui sopra.

ANITA           Con la valigia ancora qua? Accidenti se ne aveva voglia! Vedi Laura quanto si interessa di noi.

LAURA         Mamma, lui ci crede a casa, è venuto qua per rilassarsi.

UGO               A casa… intendete al mare?

ANITA           Giovanotto, se diciamo a casa intendiamo a casa, cosa c'entra il mare?

UGO               Ma non eravate al mare? E lei, come va con il suo respiro?

ANITA           Posso buttare giù una casa col mio respiro, se solo se ne presentasse l'occasione. Sa dirmi quale sentiero ha preso mio genero? Dobbiamo incontrarlo subitofinché sono così calma.

LAURA         Aspetta mamma, vedrai che prima o poi ritornerà, abbiamo tutto il tempo che vogliamo. Preparaci una camera doppia, Ugo. Sai, lui non ci aspetta. (sottovoce) Ho convinto mia madre a venire lo stesso qua, anche se non lo voleva vedere.

UGO               (sottovoce) Ma Carlo non è tuo marito? Cosa c'entra lei?

LAURA         Sapessi!…

UGO               Va bene, la camera doppia è già pronta; su quella singola che avevo preparato per Carlo mettiamo tua madre, e voi andrete…

ANITA           Camera doppia per me e mia figlia!

UGO               Va bene, va bene… E tavoli?

ANITA           Tavoli separati!

LAURA         Mamma, forse stamattina si risolverà tutto: ti sei scordata che siamo venute qua per sistemare questa piccola crisi? Ugo, aspettiamo prima di preparare i tavoli, e anche le camere. (fanno per salire le scale quando vedono, non viste, arrivare Carlo. Si fermano seminascoste indecise se presentarsi o no).

Scena II

UGO, ENRICO, LAURA, ANITA, CARLO

CARLO          (a Ugo, mostrando i sassi dallo zaino) Guarda che bei sassi! Così bianchi e levigati non li ho mai visti. (Ugo Imbarazzato per la presenza di Anita e Laura). Certo che non è stato facile portarli: accidenti, se dovessi portare un sacco di sassi tutti i giorni, addio alla mia povera schiena. Ma cosa non si fa per le donne! Comunque si arrangerà lei a metterli nel giardino, perché è vero: le donne hanno più sensibilità di noi ad abbellire ogni cosa, non per niente sono donne.

LAURA         (piano) Hai visto mamma? Neanche il tempo di arrivare ed è subito andato a trovare i sassi per me, per il nostro giardino. E tu che lo credevi uno scansafatiche, uno che non si preoccupa di sua moglie.

ANITA           Stavolta hai ragione, questa è la prova che ti vuole ancora bene. (spiritosa) ti vuole un “sacco” di bene. (fanno per avvicinarsi a Carlo quando entra Lilli, che si prende il sacco coi sassi).

Scena III

UGO, ENRICO, LAURA, ANITA, CARLO, LILLI

LILLI              Grazie caro, se non ci fossi tu, chi mi porterebbe lo zaino coi sassi?

CARLO          No, no, lascia che faccia io: non puoi portare un peso così.

LILLI              Sono una donna di montagna io, grazie di avermelo portato fino a qua.

ANITA           (di nascosto) Ah brutto porco! Te la faccio vedere io adesso!

LAURA         Lascia stare mamma, andiamo su e non badiamolo.

ANITA           (entrando in scena con Laura) No, questa non gliela faccio passare; ecco cosa è venuto a fare lui qua: a portare i sassi per la sua amante. (ironica) Lui ama la montagna, ama i boschi, le passeggiate, il dolce far niente… Lui invece ama questa questa…

LAURA         Mamma! Insomma! Datti una calmata!

LILLI              Signora, cosa dice? Si calmi. Laura, questa è tua madre, vero?… Signora, deve sapere che se lei si sforza così tanto può venirle una crisi e può andare in apnea. Si stenda sul divano… Ecco, così, brava.

ANITA           (alzandosi di scatto) Un accidente che mi stendo! Stenditi tu col tuo portatore di sassi, se non vi siete già stesi prima che lui facesse tutta quella fatica.

UGO               Signora, guardi che adesso sta esagerando.

ANITA           Taccia, e pensi a fare il suo lavoro!

LAURA         Mamma, Ugo è un nostro carissimo amico, e la ragazza è sua figlia.

ANITA           Una carissima amica di tuo marito. Torniamo a casa; ti sarai resa conto di come sono gli uomini… E tu che volevi fare un ultimo tentativo; su, prendi le valigie e torniamo a casa.

LILLI              Signora, visto che lei si è decisa a venire qua, anche se ha preso un abbaglio nei miei confronti, le consiglio comunque di restare: per la sua malattia l'aria del mare è più dannosa che salutare; il caldo e l'afa le faranno mancare ancora di più il respiro; invece qua in montagna l'aria è più fresca, più rarefatta, e si troverà veramente bene.

ANITA           Restare qua? A tenervi il moccolo? (riferendosi a Carlo) Con quello là? Quello non lo voglio neanche vedere!

LAURA         Guarda mamma che “quello là” è ancora mio marito.

ANITA           E io sono ancora tua madre!

CARLO          Guardi Anita che ho aiutato a portare i sassi a Lilli, tutto qua. Lei travisa ogni cosa, e se si mettesse una buona volta da parte…

ANITA           Aiutato a portare i sassi?… E quel rossore sulla tua brutta faccia? Credi che non capisca certe cose? (a Laura) E se il padre di questa… non si accorge di niente sono cavoli suoi; invece io tengo a mia figlia e non voglio che continui a convivere con un libertino.

CARLO          Guardi che il rossore sarà dovuto al peso dei sassi.

ANITA           Dal tuo peso quando ci eri sdraiato sopra. Andiamo Laura, andiamo via da questo casino.

LILLI              Resti signora, almeno per il suo enfisema polmonare.

ANITA           Il mio cosa?…

LILLI              Enfisema polmonare. Non soffre di questa malattia? Non era al mare con la figlia per curarsi?

LAURA         Chi ti ha detto questo? Carlo? Ma allora è davvero un… un… (si mette a piangere) Sì, andiamo via mamma. (prendono le valigie e fanno per partire).

UGO               Il prossimo pullman parte domani.

ANITA           E noi partiamo oggi! (escono. Dopo un po' rientrano). Rimaniamo qua, ma solo per stanotte. (a Ugo, sarcastica) Ci accompagni, se non le dispiace. (Ugo prende la valigia di Anita e fanno per uscire. Laura si attarda per parlare con Carlo) Vieni qua, tu! (la trascina via).

UGO               Le carte d’identità…

ANITA           Le porterò io, appena avrò aperto le valigie, se ha un po’ di pazienza! (escono Ugo, Anita, Laura. Entra Irene).

Scena IV

ENRICO, CARLO, LILLI, IRENE

LILLI              Quella è tua suocera? Quella è un demonio!

CARLO          A chi lo dici?

LILLI              Cos'è questa storia che dovevano essere al mare e invece erano a casa; e che lei, a quanto pare, non soffre di enfisema polmonare? Se loro sono così aggressive tu non me la racconti giusta. Cos'è successo tra te e Laura?

CARLO          Ti ho detto una bugia per nascondere una piccola crisi tra noi.

LILLI              Chiamala piccola!

CARLO          Ma sì, è mia suocera che ingigantisce tutto: si è messa in testa che io vada con altre donne. Tu sai il mestiere che faccio…

LILLI              L'assicuratore.

CARLO          Allora saprai che il nostro lavoro si svolge soprattutto di sera, dopo cena, quando i clienti sono a casa. Lei, mia suocera, dice che è una scusa per non stare assieme a mia moglie; pensa tu se io non voglio stare assieme a Laura. Poi dice che non bado alla casa, che non faccio i lavoretti che occorrono… Ma se sono via dalla mattina alla sera… E se poi alla domenica, tanto per distrarmi, vado a correre in bicicletta con degli amici, e lei si arrabbia.

LILLI              Chi, tua suocera?

CARLO          Mia suocera sì, tanto che è riuscita a inculcare qualche dubbio a Laura, finchénon è scaturita una scenata e non ci siamo più rivolti la parola.

LILLI              E ora ti hanno visto portare i sassi per me… Parlerò io con Laura, le spiegherò come stanno veramente le cose, vedrai che capirà.

CARLO          Lei sì, ma è sua madre che non vuole sentire spiegazioni; la tiene stretta come fosse una bambina, e non la molla un istante.

LILLI              Vedrai che ci sarà qualche occasione per vederla da sola.

CARLO          Ne dubito.

IRENE            Come mai sono venute qua, visto che tu e Laura siete in crisi?

CARLO          E chi lo sa? Hai visto anche tu che non c’è stato neanche il tempo di meravigliarmi della loro presenza, che Anita ci ha subito offeso tutti e tre; meno male che quello al tavolo è stato risparmiato.

LILLI              Enrico non ha capito niente di quel che dicevamo.

CARLO          Vorrai dire che non ha compreso le parole, perché quello che succedeva lo ha capito di sicuro

LILLI              (a Enrico) Haben Sie verstanden wovon man sprach? (Ha capito di cosa si parlava?).

ENRICO        Nein, gar nicht; aber ich habe Furcht gehabt dass etwas in der Luft fliegte und haette mich getroffen.

LILLI              Ha detto quel che pensavo io: che non ha inteso le parole, ma temeva che qualcosa volasse in aria e lo colpisse.

IRENE            (riflettendo, guardando Enrico) Carlo, C'è qualcosa che a tua suocera piace fare in casa?

CARLO          Incasa?… Le piace fare pulizie, lei è maniaca delle pulizie.

IRENE            Intendo se ha qualche cosa che la interessi particolarmente.

CARLO          Solo le pulizie, fa sempre pulizie.

IRENE            Allora non ci siamo capiti. Avete anche voi un giardino a quanto pare, le piace per esempio curare i fiori, vangare… Avete anche un orto?

CARLO          Abbiamo anche quello, ma fa tutto Laura.

IRENE            Non ha qualche passione, qualche passatempo?

CARLO          Sì, parlare.

IRENE            Questo lo so. Intendo, le piace viaggiare, vedere musei?

CARLO          Sì, le piace viaggiare, ma vedere musei no; anche se frequenta assiduamente i mercatini dell’usato, dove compra quadri a prezzi stracciati, che lei dice di valore.

IRENE            Quadri? Davvero? Trovato! Adesso, quando lei viene giù a portarmi le carte d'identità, tu andrai da Laura e vi chiarirete, così che non ci sia più crisi tra voi.

CARLO          Perché? Trovato cosa?

IRENE            Tu non ti preoccupare, fa come dico io. Siediti in quell’angolo e quando lei verrà qui, tu sgattaiolerai da Laura.

CARLO          Ma non farò a tempo: lei correrà subito sopra.

IRENE            Penserò io a trattenerla.

CARLO          Sicuro?

IRENE            Sicuro. Anzi, aspetta che la stuzzichi un poco. (al telefono) Signora, si ricordi dei documenti da portarmi.

ANITA           (al telefono) Me lo ricordo sì, vuole che sia una deficiente! (risolino di Irene e Carlo).

LILLI              Laura deve avere preso tutto da suo padre se sua madre è così bisbetica. A proposito, com'è morto suo padre?

CARLO          D'infarto, cinque anni fa.

IRENE            Causato da cosa?

LILLI              Dal cuore mamma, dal cuore.

IRENE            Dal cuore solo?… (entra Anita. Lilli fa segno a Carlo di salire; lui titubante sale).

Scena V

ENRICO, IRENE, ANITA

ANITA           Ecco le carte d'identità.

IRENE            (leziosa) Toh, lei Anita ha la stessa età di quel signore laggiù.

ANITA           Del crucco? Non mi interessa.

IRENE            Invece sì, perché la donna non deve essere più giovane dell'uomo, altrimenti questi la sopraffà col suo maschilismo.

ANITA           Ma io non devo mica sposarmi con lui.

IRENE            Lo so, parlavo così, in generale. A proposito, cosa ha in mente di fare oggi pomeriggio?

ANITA           Non so… aspettiamo che venga questa notte per andare a letto. Perché? ha qualcosa da proporci?

IRENE            Vede, ogni tanto vado da Enrico…

ANITA           Chi è Enrico?

IRENE            Il cliente laggiù; vado a sistemare il suo bel giardino. Vedesse, è su un terrazzino che guarda la vallata; e ogni tanto entro anche in casa per mettere ordine e spolverare, perché gli uomini quando sono soli non riescono neanche a farsi il letto, ne conviene?

ANITA           Altroché.

IRENE            Lasciano tutto com'è e non cambiano niente. Per esempio, lui ha dei quadri che avranno non so quanti anni e neanche gli passa per la testa di cambiarli con qualcosa di moderno.

ANITA           Quadri?

IRENE            Sì, ce ne ha uno in camera da letto che è vecchissimo; io gli ho detto tante volte che deve cambiarlo quel quadro; ma lui…

ANITA           E lei ci andrebbe oggi? Mi interesserebbe vedere questo quadro.

IRENE            Davvero? Bene, oggi ho un po' di tempo… Aspetti un attimo. (a Enrico) Heinrich, was sags du wenn heute ich und meine Freundin kommen zu dir? (Enrico, cosadici se oggiio e la miaamicaveniamo da te?).

ENRICO        Deine Freundin?… Ich will jene Hexe nicht in meinem Haus. Ich will mit ihr nichts zu tun. (La tuaamica?...Io non voglioquellastrega in casamia. Non voglioavereniente a chefareconlei).

IRENE            Heinrich, sie moechtet nur deinen Garten beobachten; du musstdafuer stolz sein. (Enrico, leivorrebbe solo osservareiltuogiardino, dovrestiesserneorgoglioso).

ENRICO        Ok, sie kann; aber mit dir! (Vabene, leipuò, maconte!).

IRENE            Ha detto che possiamo sederci al suo tavolo e parlare del quadro.

ANITA           Bene, ma prima devo andare a dire a Laura che resterò qui un po' di tempo.

IRENE            (frettolosa, perchè Anita non scopra i due assieme) Heinrich, wir kommen zu dir gerade jetzt. (Enrico, veniamo da te giusto ora).

ENRICO        Mir ist es ganz egal. (Per  me è del tutto indifferente).

ANITA           Cosa ha detto il crucco?

IRENE            Ha detto che possiamo sederci al suo tavolo e parlare del quadro

ANITA           (girandosi) Ma dov'è andato mio genero?

IRENE            Deve essere andato con mio marito a osservare un ceppo con dei funghi qua vicino.

ANITA           Con suo marito o con sua figlia?

IRENE            Con mio marito, ma venga, venga da Enrico. (si siedono al tavolo. A Enrico) Anita ist sehr interessiert an deinem Garten, und besonders an dem Gemaeldedass du im Schlafzimmer hast. (Anita è molto interessata  altuogiardino e specialmente al quadrochehai in camera da letto).

ENRICO        Das Gemaelde?… Ach, es muss sehr alt sein, es kommt von meinen Urgrosseltern. (Il quadro?...Deveessere molto vecchio, provienedalmieibisnonni).

IRENE            Ha detto che il quadro è molto vecchio.

ANITA           (a Enrico) È su tela, è originale, vero? Non sarà una stampa. Mi dica, cosa raffigura?

ENRICO        (a Irene) Ich verstehe nicht.

IRENE            Dice che non capisce.

ANITA           Lasci che mi sbrighi io con lui: anche se non conosco il tedesco vedrà che a gesti ci capiamo benissimo. (A Enrico, facendo il segno con la mano) Quanto grande è? Grande!…

IRENE            Wieviel gross ist es?

ANITA           (a Irene) Le ho detto che me la sbrigo io, si faccia da parte!Gross, sì gross; quanto grosso è questo benedetto quadro?

ENRICO        Ziemlich gross und alt, sehr alt.

ANITA           E larg, quanto larg? Così?…Prima ha detto che è molto vecchio, quanto vecchio? C'è una data per caso? (Vedendo che Enrico non capisce, indica il calendario).

ENRICO        Ach! Es ist alt, sehr alt.

ANITA           Lo so che è alto; intendo, quanto vecchio?

IRENE            (a Enrico) Wie alt…

ENRICO        Wie gesagt, es kommt von meinen Urgrosseltern… Verwaendte die von vielen Jahren schon gestorben sind (failgesto del defunto). (Comedetto, provienedaimieibisnonni. Parentichesonomorti da tanto tempo).

ANITA           Morti?… Ah, mi dispiace.

ENRICO        (A Irene) Was hat sie gesagt?

IRENE            Dass ihr tut Leid deine Urgrosseltern seien gestorben.

ENRICO        (ridendo) Das ist gut, wirklich gut. (ad Anita) Siesindsehrcomisch… simpatica.

ANITA           Ah, birbante! Qualche parola in italiano la sai dire. Tu, anche tu sei simpatico; io credevo tu scorbutico, invece quando ridi tu essere anche bello.

ENRICO        Ich schoen, bello? Nur meine Mutter sagte das (ride). Tu bist gentile.

ANITA           (tra sé) Me lo dicesse almeno una volta mio genero che sono gentile! Devo venire fin quassù per sentirmi fare un complimento? (a Enrico) Ho sentito che hai un bel giardino… Giardino.

IRENE            Blumen.

ANITA           Sì, Blumen… (a Irene) Cosa sono questi blumen?

IRENE            Fiori.

ANITA           Ah!

ENRICO        Ja, viele Blumen, und auch Lilliputaner.

ANITA           Lo so, lo so.

IRENE            Anita, guardi che ha detto lillipuziani, cioè gli gnomi che ha nel giardino.

ANITA           Mi pareva che questo fosse troppo volgare. Su, allora andiamo subito da questo signore simpatico. Vorrei vedere questo quadro, e anche il giardino con quella bella vallata che lei dice. (Ugo fa capolino).

IRENE            Possiamo partire subito.(a Enrico) Heinrich, die Dame moechtet sofort zu dir kommen.(Enrico, la signoravorrebbevenire a casatua subito).

ENRICO        Bene, bene. (Alzandosi e mettendo una mano sulla spalla di Anita).

ANITA           (a Irene) Hai capito il furbacchione… (escono Anita, Irene, Enrico).

Scena VI

UGO, CARLO

UGO               (entrando in scena, subito seguito da Carlo) Ah, sei qua. Guarda che tua suocera è andata a casa di Enrico; sei libero per un'ora o due, se vuoi rappacificarti con Laura?

CARLO          Già fatto! Quell'arpia finalmente si è decisa a lasciarci soli.

UGO               Guarda che non è proprio come dici tu: lei sa essere anche divertente, vedessi come rideva con Enrico.

CARLO          Non ci posso credere: i suoi muscoli del viso si sono irrigiditi, non può avere riso.

UGO               Invece è vero: a quanto pare Enrico l'ha resa più accettabile… Hai detto che ti sei rappacificato con Laura?

CARLO          Sicuro, abbiamo capito entrambi che la colpa è di sua madre. Bisognerebbe che lei andasse via da casa nostra, che ci lasciasse in pace, quella megera.

UGO               Ti ho detto che con Enrico è diventata addirittura simpatica!

CARLO          Allora che se la sposi, poi lui si accorgerà di cosa gli è piovuto addosso… Cosa hai detto? Abbiamo un'ora o due di libertà? Allora ritornerò su e proporrò a Laura di fare una passeggiata nel bosco qua sopra, sarà l'unica occasione che avrò per stare da solo con mia moglie, adesso che ci siamo capiti. (sale le scale).

Scena VII

UGO

UGO               Sembrano due amanti che fuggono dai rispettivi consorti, che cercano l'intimità per amarsi, furtivamente. Ma caspita: sono marito e moglie, che si vogliono bene! A volte la vita frappone ostacoli illusori, ma non per questo meno veri, meno efficaci, che possono influire sull’esistenza di chi ne è colpito… Eccoli, questi Giulietta e Romeo, questi Paolo e Francesca, questi Otello e Desdemona… (entrano Carlo e Laura).

Scena VIII

UGO, CARLO, LAURA

LAURA         Ugo, sei sicuro che mia madre non ritorni subito?

UGO               Andate, andate pure, e se proprio dovesse succedere saprò io come giustificarvi.

LAURA         Grazie Ugo, sei un amore (escono Laura e Carlo).


III

Scena I

UGO, CARLO, LAURA

LAURA         (allegra, entrando con Carlo) Ugo, vedessi come le farfalle si posavano sui miei capelli.

UGO               Vorrà dire che ti hanno preso per un fiore.

LAURA         E’ quello che mi ha detto anche Carlo.

CARLO          Invece da me si posavano solo le mosche.

UGO               Vorrà dire che te ti hanno preso per un letamaio… Oh scusa Carlo, mi è uscita così, di getto.

CARLO          Fa niente, è la stessa cosa che mi ha detto Laura. Ah, come ci siamo divertiti! finalmente siamo stati soli… Mia suocera non è ancora tornata, vero?

UGO               No, no: è ancora da Enrico. Irene sta cercando di persuaderla.

LAURA         Persuaderla per cosa?

UGO               Non ti immischiare: lascia fare a noi, e vedrai che sarai contenta. Non avevate detto che lei se ne doveva andare da casa vostra? E allora?

LAURA         E allora?

UGO               Allora quando sposerà Enrico, voi sarete finalmente liberi.

LAURA         Tu sei matto Ugo, mia madre sposarsi? Con un “tedesco”! Così, appena conosciuto per giunta? E poi, questo Enrico diventerebbe mio padre? Sono cose che non stanno né in cielo, né in terra.

UGO               Guarda che il “tedesco” per prima cosa non è uno stupido: è un professore di lettere in pensione. Lui sembra un misantropo, ma tutti gli anni si fa il suo giretto in Francia, dai suoi parenti; e ha bisogno di una donna. Tu non devi fare altro che aiutarci a convincere tua madre a innamorarsi di lui, tutto qua.

LAURA         Un professore? Che va in Francia… Mia madre ha sempre sognato di andare a Parigi, sulla torre Eiffel.

UGO               Tutto concorda, allora. Se tu sei contenta che tua madre si sistemi, noi te la sistemiamo.

CARLO          Volesse il cielo!

UGO               (guardando fuori) Sta arrivando proprio adesso, con mia moglie. Va, va in camera Laura, e tu Carlo siediti là al posto di prima. (Entrano Anita e Irene. Anita guarda subito Carlo seduto).

Scena II

UGO, CARLO, ANITA, IRENE

IRENE            (a Ugo) Non gli piaceva.

UGO               (pensando a Enrico) Sssst, parla piano.

IRENE            Cosa c’è di male: non gli piaceva, non era originale, era un brutto soggetto.

UGO               Cosa dici? Certo che non può essere perfetto, comunque ha i suoi pregi.

ANITA           Perché, l’ha visto anche lei?

UGO               Se l’ho visto? Lo vedo tutti i giorni, ma lei, non lo ha visto prima, quando era qua?

IRENE            Tu stai parlando di Enrico? Ma quella è un’altra cosa, vero Anita che Enrico è un simpaticone?

ANITA           Certo, chi lo avrebbe detto… E’ il quadro che non mi piace, non ha valore. Comunque ha un bel giardino, quello sì; anche per merito di Irene che lo cura… Però io ci metterei uno steccato con delle assi invece che con dei pali sul confine, sembra un recinto per vacche; e una panchina per ammirare la vallata.

UGO               Potrebbe farlo, se restasse un po’ più tempo qua, sarebbe una divagazione.

ANITA           Non è casa mia, e poi neanche ci capiamo bene con Enrico: lui ha un carattere tutto suo, anche se è meno musone di quel che pensavo.

UGO               Vuole dire che è un crucco addolcito?

ANITA           Ecco, diciamo così.

UGO               Quel crucco è un professore, anche se non sembra, e non resta sempre a casa o qua da noi: ogni anno va dai parenti all’estero.

ANITA           Un professore, lui? No, questo non può essere vero. E ha dei parenti all’estero? Dove?

UGO               In Francia, dovrebbero essere a Parigi.

ANITA           A Parigi? Io ho sempre sperato di andare a Parigi prima di morire… Però, un professore!… Parigi… (esce. Esce anche Irene. Entra Enrico e si siede al tavolo).

Scena III

UGO, CARLO, ENRICO

UGO               Anita sagt dass das Geamelde nicht wertvoll ist. (Anita dicecheilquadro non ha valore).

ENRICO        Nein, aber ihr hat den Garten sehr gefaelltet, sowie der Blick ueber die Tal. (No, però le è piaciutoilgiardino e la vistasullavalle). Aber sie ist eine seltsame Frau: ein Moment ist sie geaergert, ein andere Moment ist zufrieden: ich verstehe sie nicht. (Però è unadonnastrana: unmomento è arrabbiata, unaltromomento è contenta: io non la capisco).

UGO               Was habe ich dir ueber die Frauen frueher gesagt? Nicht du, sondern alle Maenner koennen nicht Frauen verstehen. Aber Anita ist eine ausserordentlich Frau… die du brauchst. (Cosa ti ho detto prima? Non tu, ma tutti gliuominipossonocapire le donne. Però Anita è unadonnaeccezionale… di cui tu haibisogno).

ENRICO        Was? Deiner Meinung nach, ich brauchte eine Frau? Zu dieser Alter? Sie?… Unmoeglich! (cosa? Secondoteioavreibisogno di unadonna? A questaetà? Lei?... Impossibile!).

UGO               Denke mal: sie liebt reisen, sie liebt Frankreich, Paris. Du bist allein, und wann das Greisenalter kommt… (Pensaci: leiamaviaggiare, leiama la Francia, Parigi. Tu sei solo, e quandoarriva la vecchiaia…).

ENRICO        Was hast du doch verstanden? Es ist unmoeglichdass sie mit mir leben wollen, mit einem Mann dass immer allein ist. (Cosa haicapito? È impossibilecheleivoglia vivere conme, conunuomoche è sempre solo).

UGO               Errinnere dich dass auch sie ist allein, ausserdem hast du selbst gesagt sie liebt deinen Garten, und moechtet einige Aenderungen darauf machen. Warte mal: man kann niemals wissen was wird passieren. (Ricordacheanchelei è sola, d’altronde tu stessohaidettocheleiamailtuogiardino, e chevorrebbefarequalchemiglioria. Aspetta: non si samaicosasuccederà). (telefona in camera di Laura).

ENRICO        (sedendosi al tavolo) Dubistganzverrueck! (Tu sei matto del tutto!) (entra Anita, seguita di nascosto da Laura che fa l’occhiolino a Ugo. Si vedono anche Irene e Lilli).

Scena IV

UGO, CARLO, ENRICO, ANITA, LAURA

ANITA           Professore, professore Enrico!

ENRICO        (alzandosi per salutarla) Oh, Anita, wiegeht’s?... “Como” va?

LAURA         (defilata, a Ugo) Ma non si sono appena visti?

UGO               Sì, ma adesso lei sa qualcosa in più di lui.

ENRICO        Sie wissen ich war Professor?…

ANITA           Professore, professore sì; e un po’ burlone. Lei è modesto, caro mio, troppo modesto: le sue qualità le tiene nascoste.

ENRICO        Oh Anita, ich verstehe nichts wovon Sie sprechen. (Non capisco di cosaparla).

UGO               (a Enrico) Sie hat gesagt du bist bescheiden. (Ha dettoche tu sei modesto).

ENRICO        Nein, nein ich bin unsicher, das ist die Wahrheit. (No, no, iosonoinsicuro, questa è la verità).

ANITA           (a Ugo) Cosa ha detto?

UGO               Che sarebbe lieto se lei andasse in Francia con lui.

ANITA           In Francia, a Parigi? Sarebbe meraviglioso.

ENRICO        Parigi?... Ich gehe alle Jahre dorthin, ich habe Verwaendte. (Parigi?...io ci vado tutti glianni, ho parenti).

ANITA           Oh sì, a Parigi, è da bambina che sogno di andare là.

ENRICO        (a Ugo) Was hat sie gesagt? (Cosa ha detto?).

UGO               Sie moechtet mit dir nach Paris gehen, auf die Turm Eiffel. (Lei vorrebbeandare a Parigiconte, sulla Torre Eiffel).

ENRICO        Oh ja, ja, ich bin geehert ihrer Anwesehenheit. Anita, das ist sehr nett von Ihnen. Paris ist phantastisch, mit seinen Bateau-mouches, die Champs Elisèes, Moulin Rouge, Crazy Horse… (Oh sì, sì, sonoonorato della suapresenza. Anita, è gentile da partesua. Parigi è fantastica, con i suoiBateau-mouches, i CampiElisi, Moulin Rouge, Crazy Horse…).

ANITA           Mi vergogno Enrico, non puoiportarmi al Crazy Horse,là ci sonotuttedonnenude.

ENRICO        Keine Angst: wir sind beide erwachsen, ich werde dir dort bringen. Und Paris wird dieStadtfuer unsere Flitterwochen sein. (Nessunapaura, siamo tutti e due adulti, iotiporteròlà. E Parigisarà la cittàdellanostraluna di miele).

ANITA           Oh certo, noi due soli, a Parigi. (Ugo e Laura si stupiscono perché i due si comprendono).

ENRICO        Wir werden wie junge Verlobte sein. (Saremocome due giovaniamanti).

ANITA           Giovani amanti?...

ENRICO        Anita, ichliebedich.

ANITA           Enrico, ti amo anch’io. (Gli dà un bacio innocente sulla guancia. Entrano in scena Laura, Irene, Lilli).

Scena V

UGO, CARLO, ENRICO, ANITA, LAURA, IRENE, LILLI

ANITA           (a Laura) Che fai tu qua? Perché non sei con Carlo?

LAURA         Ma, mamma!

ANITA           Va da tuo marito, ti dico. (a Carlo) Carlo, coccola tua moglie e lascia perdere le suocere che sono come l’erba nell’orto: non ci dovrebbe essere, ma c’è.

UGO               E ora che l’erba è stata estirpata non c’è più la“suocera”.

ANITA           (rivolgendosi a Enrico) Questo signore l’ha estirpata, e vi ha lasciato liberi. Libera lo sono anch’io adesso, con Enrico, s’intende.

IRENE            Oh Dio, proprio libera no, perché la madre di Enrico è ancora viva, e lei dovrà vedersela con la “sua” di suocera.

ANITA           Tua madre è ancora viva?

ENRICO        Ja, noch lebend.

ANITA           E dove vive, che non l’ho ancora vista?

ENRICO        In Frankreich, in Paris. (Anita sbigottita).

LAURA         (celiando la madre) Oggi a me, domani a te… Ma dai mamma, la vedrai solamente una volta all’anno; invece tu eri come il sole, come la luna, sempre a guardare dall’alto quello che succedeva in casa.

ANITA           Solo una volta all’anno… Ma sì, evviva la suocera, evviva la Francia!

UGO               (ironico, guardando il registro) A che ora intende partire domani?

ANITA           E chi ha detto che parto domani? Non ha sentito cosa stiamo festeggiando?

UGO               La suocera.

ANITA           Lei vuole scherzare Ugo. Cancelli pure la data di partenza di domani.

UGO               (cancella la data di partenza) Fin quando intende restare?

ANITA           Ha cancellato la partenza di domani, allora lasci il registro in bianco, che non so quanto tempo ci vorrà a sistemare quello che ho in mente di fare.

ENRICO        Kann ich auch etwas wissen wovon ihr spricht? (Possosapereanch’io di cosastate parlando?).

UGO               Du gehoerst nicht mehr an der erste Situation, sondern an der zweite, wie ich (ride). (Tu non appartieni più alla prima situazione, ma alla seconda, comeme).

IRENE            Che razza di discorso stai facendo?

UGO               Solo io Enrico ci capiamo. (a Enrico) Es ist eine Sache unter dir und mir, nicht wahr Heinrich? (È unacosafrate e me, vero Enrico?).

ENRICO        Ja, ja, ich bin ganz einverstanden: Frau oder nicht Frau ist immer eine Tragoedie, dann genauso gut mit einer Frau sein (ride). (Sono del tuttod’accordo: donna o non donna è sempre unatragedia, tantovaleessereconunadonna).

IRENE            Qua sono tutti matti.

CARLO          (al bancone) Ugo, una camera doppia! (intendendo per lui e Laura).

UGO               (intendendo per Anita e Enrico) Guarda che è ancora presto.

CARLO          Presto?… Tu intanto preparala.

UGO               Ma dai, lascia che si conoscano meglio.

CARLO          Non per loro, per me e mia moglie.

UGO               Ah, ma se è così basta spostare un po’ di valigie. Hai la camera doppia migliore dell’albergo, quella che dà sull’Alpe di Siusi… E tavoli?

CARLO          Tavoli?... (guarda verso Anita e Enrico) Tavoli separati!