Il compagno don Camillo

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SCENA PRIMA: il compagno trattore RUSSO

Personaggi: Don Camillo – voce di Cristo – Peppone

MUSICA TRATTA DAL FILM…..

DON CAMILLO: Grazie Signore!

CRISTO: Non mi ringraziare. Non è opera mia. Non è bello – don Camillo – ridere delle disgrazie altrui.

DON CAMILLO: Scusate Signore.

PEPPONE: Reverendo, posso entrare?

DON CAMILLO: Entri pure Signor Sindaco. Mi stavo giusto domandando come sta il compagno trattore russo. È moribondo?

PEPPONE: Vengo proprio per questo. Ho provato a smontarlo pezzo per pezzo e a rimontarlo di nuovo, ma proprio non vuol saperne di partire.

DON CAMILLO: Sei te il meccanico. Io faccio il Curato.

PEPPONE: Ecco appunto! Beneditelo!

DON CAMILLO: Che cosa? Benedire quell’arnese? Io?  Perché??

PEPPONE: Perché deve avere nella pancia tutte le maledizioni del creato.

DON CAMILLO: Non benedirei un trattore sovietico neanche se fosse in agonia.

PEPPONE: Senta Reverendo. Io adesso provo a rimetterlo in moto. Voi beneditelo, oppure benedite il pavimento, benedite la porta, benedite me stesso, benedite un accidente che vi spacchi, ma benedite qualche cosa se no mi viene un infarto.

DON CAMILLO: (Si avvicina alla finestra, come se da lì vedesse il trattore. Bisbiglia qualche parola con qualche “segnodicroce”. Poi si gira verso l’interno della stanza).

PEPPONE: (esce).

RUMORI FUORI CAMPO: si sente la messa in moto del trattore e le parole che Peppone rivolge al Brusco, tratte dal film.

DON CAMILLO:Avete visto Gesù? “Avuta la grazia, gabbato lo santo!”. È proprio vero: non c’è limite all’ingratitudine umana.

SCENA SECONDA: Il gemellaggio

PERSONAGGI: Matuggia – Don Camillo – avvocato Benelli e Altri – Peppone e la banda dei Rossi

MATUGGIA - (Entra tutto concitato) Reverendo! Reverendo, ci siete?

DON CAMILLO - (da fuori) Ci sono, ci sono! Che vuoi?

MATUGGIA - Ho un foglio.

DON CAMILLO - Che foglio?

MATUGGIA - (stupito) Di carta.

DON CAMILLO - Lo vedo che è di carta.

MATUGGIA – E allora perché me lo chiede.

DON CAMILLO - (comincia a mostrar segni di nervoso) Dove l’hai preso?

MATUGGIA – I rossi ne stanno attaccando al muro un po’ dappertutto.  Sono dei manifesti.

DON CAMILLO - E allora cosa aspetti. Leggi.

MATUGGIA - (preoccupato) Cosa leggo?

DON CAMILLO - Il manifesto, leggilo.

MATUGGIA - (incerto) Volete che legga?

DON CAMILLO - (spazientito) Leggi.

MATUGGIA - Allora leggo. Devo leggere tutto?

DON CAMILLO - (più spazientito) No, leggi una parola si ed una no.

MATUGGIA – (Si gratta la testa perplesso).

DON CAMILLO - (ancora più spazientito) Matuggia! Leggi!

MATUGGIA: E va bene, ho capito! Non occorre mica arrabbiarsi. Mia mamma mi dice sempre che bisogna spiegarsi con calma e in stampatello, così capiscono tutti.

DON CAMILLO - (trattenendosi) Ti domando per pietà. Leggi sto manifesto prima che lo trasformi in coriandoli.

MATUGGIA: (intenerita) E no reverendo. Come faccio poi a leggerlo?

DON CAMILLO: (verso il Crocifisso) Gesù lasciate che gli dia una legnata. Magari lo sveglia.

MATUGGIA: (comincia a leggere)  Dunque: “Sette etti di prosciutto, 4 uova di giornata, sale e pepe, un litro di lambrusco”… Ah no, mi sono sbagliato. Questa è la lista della spesa. Scusate. (fruga in tasca, butta a terra alcuni foglietti, ma non trovando quello giusto) Non lo trovo. Forse l’ho perso per strada. Adesso torno indietro e lo cerco. (esce).

AVVOCATO BENELLI: (entra trafelato, senza bussare, con il fiatone. È accompagnato da altre persone. Si siede su una sedia. Lo accompagna anche il Dottor Spiletti). Scusate reverendo. Ho fatto tutta una corsa. Arrivo dal municipio … (ansima) una tragedia, una catastrofe.

DON CAMILLO: Su, su. Bevete un sorso d’acqua. ….Ditemi tutto con calma.

BENELLI: Il Sindaco, Peppone, vuol fare un gemellaggio!

DON CAMILLO: Che cosa vuol fare??

DOTTOR SPILETTI: Vuol fare un gemellaggio con quella città russa sul Don che ha regalato il trattore.

DON CAMILLO: Avete sentito Gesù? Peppone vuol fare un gemellaggio.

CRISTO: Cosa vuol fare, don Camillo?

DON CAMILLO - (scandalizzato) Un gemellaggio, capite?

CRISTO: Bé, non ci vedo nulla di strano. Per me siete tutti fratelli.

DON CAMILLO: Si lo so. Ma fare un gemellaggio con quella terra di senza-Dio?!

CRISTO: Don Camillo, in tutto l’universo non c’è un solo granello di polvere in cui Dio non sia presente.

DON CAMILLO: …Vorrebbe rispondere, ma in quel momento irrompe nello studio Peppone seguito dalla sua banda…

PEPPONE: Vedendo Benelli…  Ah,ecco dov’era finito Avvocato Benelli. Rivolto a don Camillo: Reverendo, se non le spiace, visto che l’opposizione è qui, se lei permette, continuerei qui la riunione del Consiglio. E visto che l’Avvocato l’avrà certamente informata del commovente rito del gemellaggio, noi vorremo sapere che cosa ne pensa.

DON CAMILLO: Che centro io? Non mi occupo di politica. Chiedetelo all’Avvocato.

BENELLI: Si alza in piedi e lanciando in aria con enfasi il dito come per dire qualcosa di grandioso, sta per parlare, ma viene bruscamente interrotto da don Camillo…

DON CAMILLO: Il Consigliere avvocato Benelli potrebbe obbiettare che lei – Signor Sindaco – non può decidere a nome di tutti i cittadini su una questione che non riguarda l’amministrazione, ma solo la morale e il buon senso.

BENELLI: (Vorrebbe dir la sua, ma don Camillo prosegue…)

DON CAMILLO: Il Consigliere Avvocato Benelli potrebbe anche porle questo dilemma: se noi fossimo al suo posto e il generalissimo Franco ci regalasse un toro da corrida…., o una partita di nacchere … e noi pretendessimo di gemellarci con Madrid, lei cosa farebbe.

PEPPONE: In questo caso, noi ci metteremo a ridere.

SMILZO – GISELLA: Ridono tutti insieme.

DON CAMILLO: E invece noi non ridiamo affatto. Ci scompisciamo dal ridere. (Ride e con lui anche l’Avvocato e il Dottore).

MATUGGIA: (entra senza accorgersi di Peppone e banda, sventola il manifesto ritrovato). L’ho trovato don Camillo. (Come se stesse raccontando un mistero…) Da non credere. Il Sindaco vuole fare un gemellaggio… si con la Russia. Si può essere più scemi (mentre lo dice si gira e vede Peppone. Sviene.).

DON CAMILLO: Amen. Dottor Spiletti, per favore…

DOTTOR SPILETTI: (Si china sul Matuggia e fa una visita sommaria). È solo un mancamento. Nulla di grave.

DON CAMILLO: Signor Sindaco, questo gemellaggio lei lo può solo proporre, ma poi ci vuole un referendum democratico per sapere se la popolazione vuole gemellarsi con un nido infetto di vipere rosse.

SMILZO – GISELLA: cominciano a rincorre l’avvocato per la stanza…Vieni qui. Fascista. Vergognati. Se ti prendo … Vieni qui.

PEPPONE: (Rivolto ai suoi). Silenzio. A posto. Basta, fermi. (Rivolto a don Camillo). E va bene. La proposta dell’opposizione è accettata. Chi ha buona memoria sa che noi non abbiamo paura dei referendum.

SMILZO – GISELLA: applausi, fischi di approvazione…

PEPPONE: La raccolta delle firme sarà fatta a termini di legge. (Rivolto a Don Camillo). L’opposizione ha qualcos’altro da dire?

DON CAMILLO: (stizzito) E lo chiede a me? Lo chieda al Consigliere. Cosa centro io con la politica!

BENELLI: Ho finito!

PEPPONE: Allora siamo d’accordo. Arrivederci. Esce con la sua banda.

BENELLI: Esce.

MATUGGIA: Don Camillo stia attento: c’è il Sindaco.

DON CAMILLO: Stai tranquillo. Se n’è andato. Anzi, fai che andartene anche tu. DOTTOR SPILETTI: Si, mettiti a letto.

MATUGGIA: Se non ha bisogno di altro. Vado.

DON CAMILLO: No, và pure. … Gesù avete sentito: è la disfatta.

CRISTO: Non mi sembra. Anzi mi è parso che le tue idee hanno vinto.

DON CAMILLO: Vinto una battaglia, ma la guerra… Con i voti che hanno avuto alle elezioni, non vedo come potrebbero perdere il Referendum. Gesù perché non li fulminate?

CRISTO: Don Camillo, se per far capire a qualcuno i suoi errori tu lo fulmini, a che scopo mi sarei fatto mettere in croce?

DON CAMILLO: E và bene. Lasciamo che vengano a mettere in croce anche noi, anzi che ci facciano fuori magari con una bella scarica di mitra.

CRISTO: Povero don Camillo. Neppure ti accorgi che stai bestemmiando.

DON CAMILLO: Scusate Gesù. (Passeggiando): Ci vorrebbe qualcosa per rovesciare l’opinione pubblica, per cambiare le idee, le coscienze.  Signore, non potreste darmi una mano voi. Mi basterebbe anche un piccolo suggerimentino.

SCENA TERZA: I FUGGIASCHI RUSSI

Personaggi: Don Camillo – Sonia – Sasha - Tathiana – voce di Cristo

SONIA: Signore?!   

DON CAMILLO: Chi và là? Chi siete? cosa volete?

SONIA: (Fa segno ai suoi due compagni di farsi avanti). Noi vogliamo chiedere se è possibile dormire qui questa notte?

DON CAMILLO: E no, non si può. Non è mica un albergo questo.

TATHIANA: Se non è possibile qui, altro posto. Stala, fienile. Noi non possibile andare a dormire in albergo.

DON CAMILLO: Cos’è? Non avete soldi?

SONIA:  No! Non è questo. Noi veniuti, io Sonia, lui Sasha, lei Tathiana, e altri dieci compagni veniuti in Italia, poi noi fuggiti.

TATHIANA: Tu aiuta noi. Noi non volere più ritornare in Unione Sovietica.

DON CAMILLO: Nell’Unione Sovietica? Mo siete di quella commissione di tecnici in visita di studio.

SONIA: Si!

DON CAMILLO: Sono loro Signore. Avete letto il giornale di giovedì? Pardon. Va bene resterete qui.

DONNE RUSSE: Baciando la mano. Grazie signore.

DON CAMILLO: No, no! Qui di Signori c’è soltanto quello lì inchiodato sulla croce. Su venite. Avrete fame immagino.

SONIA: Si, molta.

DON CAMILLO: Bé questo non è un problema. Piuttosto il problema è dove farvi dormire.

TATHIANA: Voi non preoccupa. A noi basta uno piccolo letto (Indica se stessa e Sasha)..

DON CAMILLO: Siete sposati?

TATHIANA: Io no, lui sì.

DON CAMILLO: Allora non ci siamo. Da noi bisogna essere sposati tutti e due e insieme per dormire insieme in uno piccolo letto.

UOMO RUSSO: borbotta qualcosa di incomprensibile.

SONIA: Sasha non parla italiano. Lui ha detto che uomini e donne sono uguali. Stessa cosa.

DON CAMILLO: Proprio uguali non direi. Tanto che gli uomini sposano le donne e le donne sposano gli uomini. Su venite, per di qua. Ritorna indietro e… Grazie Gesù, bel colpo.

CRISTO: Non mi ringraziare. Questo colpo non è mio.

SCENA QUARTA: operazione anti-gemellaggio

Personaggi: Don Camillo – Tathiana – Sonia – Sasha – Benelli – Spiletti

DON CAMILLO: (Ritorna nello studio da solo. Va al telefono).  Si pronto? È lei Avvocato Benelli? Scusi l’ora ma è successa una cosa straordinaria. Faccia presto: tiri giù dal letto un po’ di gente… vi aspetto qui in canonica al più presto. Ah, mi raccomando… non ne faccia parola con altri: massima segretezza. (Esce. Dopo un po’ ritorna con i due russi).

TATHIANA: Grazie signore.

DON CAMILLO: Allora avete mangiato bene?

SONIA: Dà, dà.

DON CAMILLO: E questo non è niente. Non è che una merendina. Però, non così taciturni. ..…Da noi a tavola si parla. Si racconta molto.

BENELLI:  Entra seguito da altri personaggi. Permesso reverendo? Che cosa succede.

DON CAMILLO: Vi presento Sasha, Sonia e Tathiana, tre tecnici russi. Fanno parte di quel gruppo venuto in Italia per studio.

SPILETTI: Si, ne ha parlato il giornale di giovedì.

DON CAMILLO: Sono scappati. Non vogliono più ritornare nell’Unione Sovietica.

SONIA: Prego, (verso Benelli e Spiletti), voi non denunciare noi. Noi avere troppo sofferto in Russia.

TATHIANA: Si prego. Noi volere vivere in paese libero.

BENELLI: Don Camillo. Questo è un colpo di fortuna. Ce li manda la Provvidenza.

CRISTO: Io non centro…

SPINELLI: Io proporrei di presentare questi poveretti ai nostri compaesani.

BENELLI: Si, che sappiano cosa rischiano gemellandosi con i Russi.

DON CAMILLO. È proprio quello che pensavo io. Ufficialmente li possiamo presentare come tecnici agricoli francesi in visita di studio nella Regione. Potremmo fare tre poderi al giorno. La colazione da un affittuario, il desinare da un mezzadro, la cena da un proprietario.

SONIA: Mangiare? Oh, grazie signore. Noi tanta fame.

TATHIANA: A Stalingrado noi mangiare topi e qualche volta pipistreli. Molto lusso pipistreli: 20 rubli uno.

UOMO RUSSO: Dà.

SONIA: (Si rivolge a Don Camillo) Grazie signore per bela camera.

TATHIANA: Noi in famiglia diciaotto persone. Per dormire fare turni.

BENELLI: Poveretti. Altro che progresso sociale!?

SPINELLI: Bella libertà!?

SONIA: In Russia persecuzioni terribili. Al confronto Nazisti dilettanti. Guardate sue dita. Strappato unghie.

TATHIANA: A me, perché balato twist, due dita piedi … fa il gesto della mannaia… zac, tagliate.

DON CAMILLO: Sareste stanchi. Andate a dormire figlioli.

RUSSI: Escono.

DON CAMILLO: Va bene. Andate anche voi. Domani mattina scatta il piano anti-gemellaggio. Buonanotte.

BENELLI: Esce con gli altri. Buonanotte reverendo.

DON CAMILLO: Buonanotte Gesù.

CRISTO:  Tienti d’occhio don Camillo.

DON CAMILLO:  (Sorride ed esce).  

SCENA QUINTA: PEPPONE SCOPRE I RUSSI NASCOSTI

Personaggi: Don Camillo – falsi russi – Peppone – Smilzo – voce di Cristo

DON CAMILLO: (Entra dalla parte della strada). Buone notizie Gesù. Con quello che raccontano i fuggiaschi russi non c’è nessuno che voglia gemellarsi con la Russia. (Esce dalla parte delle stanze).

PEPPONE: È permesso? Si può? Non c’è nessuno?

SMILZO: (Entrando trafelato come dopo una corsa furibonda). Scusa capo, ma mi hanno detto che eri dal prete.

PEPPONE: (Vede il registro delle firme). Ah, bene. La prima raccolta di firme.

SMILZO: E si, ma non firmano. Non si vogliono gemellare.

PEPPONE: Come non firmano. Perché? Che cosa dicono?

SMILZO: Niente. Mi sbattono la porta in faccia.

PEPPONE: Ma come? Quante firme hai raccolto finora?

SMILZO: In tutto 46 su 300, comprese quella di mia moglie e mia suocera, sennò le prendevo a legnate.

PEPPONE: E il Bigio?

SMILZO: Idem con patate. Salvo che lui non ha neanche la firma di sua moglie. Lo ha preso a legnate lei.

PEPPONE: Và bene andiamo. Esce seguito a ruota dallo Smilzo.

DON CAMILLO: C’è qualcuno?   Mhà, mi era parso di sentire delle voci. (Prende il breviario e comincia a passeggiare per la stanza).

RUSSI: (Entrano visibilmente stanchi).

DON CAMILLO: Oh cari figlioli. Siete tornati. Immagino che siate stanchi?

SONIA: Si, molto stanchi.

TATHIANA: Tanta buona gente. Mangiato, bevuto, cantato… belo essere in paese libero. Grazie signore.

SONIA: Ora se tu permette signore, noi andare a dormire.

DON CAMILLO: Certo, certo. Andate pure figlioli.

RUSSI: (Escono).

PEPPONE: (Bussa fragorosamente e ripetutamente. Entra e si guarda intorno cercando qualcuno). Dove sono?

DON CAMILLO: Uh, signor Sindaco. Credevo fosse il messo comunale venuto a farmi firmare per il referendum. Non mi dica che è venuto lei di persona?

PEPPONE: Dove sono?

DON CAMILLO: Chi?

PEPPONE: Dove sono. (molto alterato) Li tiri fuori reverendo.

DON CAMILLO: Ma chi?

PEPPONE: I tre russi. So tutto!

DON CAMILLO: Russi. Quali russi? Qui semmai ci sono tre tecnici francesi.  

PEPPONE: Dove li nascondete?

DON CAMILLO: In che veste lo vuol sapere? Come sindaco, come compagno o come compagno sindaco che si è fatto buggerare?

PEPPONE: Come pubblico ufficiale che vuol fare rispettare la legge. Voi ospitate due stranieri senza passaporto. Questo è un reato. O me li consegnate subito con le buone o faccio scoppiare uno scandalo. Intesi?!

DON CAMILLO: Io non le consegno un accidenti. Ma a titolo di pura curiosità: che cosa ne vorrebbe fare di loro?

PEPPONE: Portarli all’Ambasciata russa. Consegnarli ai loro legittimi proprietari.

DON CAMILLO: Ogni essere umano ha un solo legittimo proprietario: se stesso. Sasha, Sonia, Tathiana, venite fuori. Decideranno loro che cosa intendono fare.

RUSSI: (Entrano tutti spaventati).

DON CAMILLO: Questo losco individuo…

SONIA: Noi avere sentito.

UOMO RUSSO: (Borbotta qualcosa di assolutamente incomprensibile).

DON CAMILLO: Che cosa ha detto?

TATHIANA: Lui detto che piuttosto di tornare in Russia … fa il gesto di puntarsi la pistola alla tempia… lui pum!! E anch’io.

PEPPONE: Ma vergogna. La Russia non è un inferno. Ma dico: la Russia è la vostra grande patria. Ma come: dovreste sentirvi orgogliosi di appartenere a questo faro di civiltà che illumina, che guida, che.. si accorge che don Camillo la guarda storto… Eh?

DON CAMILLO: Signor Sindaco, lei qui è in una canonica: è nel territorio della Chiesa. Non può fare propaganda politica.

PEPPONE: Ne avete fatta tanta voi, servendovi vigliaccamente di questi qui.

DON CAMILLO: Ah, è questo che ti scotta. E ti vuoi vendicare su questi innocenti?

PEPPONE: No, su questi rinnegati, traditori.

DON CAMILLO: Missione compiuta compagno. La porta è li in fondo.

PEPPONE: Benissimo. Adesso vado dai carabinieri a denunciarvi tutti.

DON CAMILLO: Ottima idea signor Sindaco. Poi rivolto ai Russi.. Voi non preoccupatevi. Chiederete asilo politico… rivolto a Peppone… e vedremo con questo scandalo chi ci guadagnerà!! Anzi mi denuncio da me.  Va verso il telefono…

SONIA: No signore. Prego non farlo.

TATHIANA: Dà. Troppo scandalo per Russia.

SONIA: Deportare nostra famiglia, fame. Pazienza: noi sognato tutte queste belle cose. Noi tornare. Nostri belli progetti… tutto finito.

TATHIANA: Meglio strappare unghie a noi che ai nostri cari..

SONIA: (rivolta a Peppone) Noi domandare ultima grazia signore.

PEPPONE: (colpito e perplesso). Va bene. Dite.

SONIA: Voi lasciare noi dormire ultima notte liberi, in paese libero.

PEPPONE: (Rivolto a don Camillo). Giurate sul vangelo che non li lascerete scappare.

DON CAMILLO: Lo giuro.

PEPPONE: E fate bene. Ho messo i miei uomini tutto intorno la canonica. Verrò a prenderli domattina alle otto.  Esce.

RUSSI: Parlano concitati tra di loro.

DON CAMILLO: Che cosa gli hai detto?

TATHIANA: Ho detto che tu giurato che domani riportati Russia.

DON CAMILLO: Gesù. Che cos è in fondo un giuramento? Una parola. Che cos è una parola di fronte alla vita di tre creature? Non so se lo sapete, ma sotto la cripta c’è un tunnel che porta fino…

PEPPONE: Rientra.  Maledizione. Presto fategli prendere le loro masserizie. Andiamo!

DON CAMILLO: Adesso? Ma non dovevi venire domani alle otto, compagno? (Si gira verso i russi e fa segno di andarsi a preparare).

RUSSI: Escono.

PEPPONE: Il compagno doveva venire alle otto. Io dovevo venire subito.

DON CAMILLO: E … perché?

PEPPONE: Perché voi avete giurato di non farli scappare, io no! Non so se lo sapete, ma sotto la cripta c’è un tunnel che conduce fino all’argine. Bè li faccia passare di la.

DON CAMILLO: E dove li portate?

PEPPONE: A quel maledetto treno per Genova, no?! Non è li che volevano andare?

RUSSI: Rientrano con dei fagotti di indumenti e si avviano con Peppone. Grazie signore. Grazie.

PEPPONE: Ma niente grazie. Non azzardatevi a raccontarmi un’altra delle vostre stramaledette calunnie sulla vostra Russia. Io voglio continuare a credere alla mia. Su presto, andiamo e mi raccomando… fate silenzio. Escono tutti. I russi ringraziano calorosamente Don Camillo.

DON CAMILLO: Grazie Gesù. Adesso è meglio che vada anch’io a letto. Domani è il gran giorno.

CRISTO: Un gran giorno, don Camillo, perché. Cosa deve succedere domani?

DON CAMILLO: Non vedo l’ora di vedere la faccia di Peppone quando dovrà dichiarare l’esito del referendum e la sua disfatta. 

CRISTO: Attento don Camillo. Non dire “gatto” se non l’hai nel sacco.

DON CAMILLO: Sorride ed esce.

SCENA SESTA: LO SCIOPERO DELLA FAME

Personaggi: Don Camillo – Cristo – Matuggia – Peppone – i rossi – Benelli - Spiletti

 

DON CAMILLO: Entra nello studio molto soddisfatto. Sta facendo colazione.

CRISTO: Buongiorno don Camillo. Mi sembri allegro. Come mai?

DON CAMILLO: E me lo chiedete Signore. Da un momento all’altro qualcuno piomberà qua dentro a raccontarmi la brutta figura che ha fatto Peppone. Si sente bussare. Tò, guarda un po’. È già qui! Avanti.

MATUGGIA: Entra come al solito, di corsa. Reverendo, reverendo…

DON CAMILLO: Calmati. Che c’è?

MATUGGIA: Allarme, allarme. Il nemico sta venendo qui.

PEPPONE: Entra seguito da Smilzo e Gisella. Sono tutti gongolanti.

DON CAMILLO: Guarda. Il signor Sindaco. E lo so: la sconfitta fa male. Ma coraggio. Potremmo sempre gemellarci con gli Stati Uniti d’America.

PEPPONE: Sconfitta?! Quale sconfitta?

DON CAMILLO: Ma quello del referendum. Non hai raccolto le firme necessarie. Non è così?

SMILZO: (si fa avanti e va verso don Camillo porgendo il registro per le firme). No reverendo. Le firme ci sono tutte. Anzi, manca solo la sua.

DON CAMILLO: (Legge le firme). Che? L’avvocato Benelli e Rosa Carbone?

SMILZO: Legga, reverendo, legga. C’è anche quella del suo campanaro.

DON CAMILLO: Guarda malamente Matuggia.

MATUGGIA: Esce frettolosamente.

DON CAMILLO: Non è possibile. Sono tutte false!!

GISELLA: No, le firme sono tutte autentiche.

PEPPONE: Noi spacciamo roba genuina, noi.

DON CAMILLO: Cosa intendi dire?

BRUSCO:

GISELLA: Ma forse, il reverendo è all’oscuro di tutto. Non ha ancora letto il giornale di oggi. Pronti. Eccolo qui.

PEPPONE: E no, quello è un giornale di parte. Il reverendo potrebbe non crederci. Meglio un giornale indipendente. (Tira fuori un giornale e lo sfoglia per don Camillo che ha seguito tutti incredulo e confuso). Ecco, vedete reverendo. Il falsario siete voi. Avete spacciato per fuggiaschi russi un certo Coretti Adolfo di Bustarsizio, Andreini Giuliana e sua sorella Caterina di Carate Brianza.

DON CAMILLO: Appallottola il giornale.

BENELLI: (Entra di corsa con il Dottor Spiletti. Matuggia è con loro. Si nasconde dietro le spalle di Benelli). Scusate Signor Sindaco. Don Camillo immagino che lo sappia.  Guarda Peppone e la banda. Siamo desolati, ma …

DON CAMILLO: Tradito dai migliori amici che hanno firmato come tanti babbei. Deluso e amareggiato, ma deluso della vostra stupidità! Ma come, solo perché quei due Russi erano falsi, voi vi buttate tra le braccia della Russia, quella vera.

MATUGGIA: Non si arrabbi don Camillo. Mia mamma dice sempre “dopo la pioggia viene il sereno”!

DON CAMILLO: Fa partire una giornalata, ma Matuggia si schiva e finisce sulla guancia dello Smilzo, il quale tenta di reagire, ma viene fermato dai suoi. Bè, almeno non è andato perso.

PEPPONE: Allora reverendo? Ha in mente qualche altra trovata per opporsi al gemellaggio?

DON CAMILLO: Si, una. Farò lo sciopero della fame… si avvia verso le camere …. E vedremo chi la vince. Esce.

BRUSCO:

GISELLA: Lo sciopero della fame, lui? Con lo stomaco che si ritrova?!

SMILZO: (Mentre si massaggia la guancia)… Quello la mattina si sveglia con una pentola di minestrone.

PEPPONE: Se resiste più di quattro ore, bara. Mangia di nascosto.

DON CAMILLO: Rientra e porge un mazzo di chiavi all’avvocato Benelli. Ecco, tenga avvocato. Sono le chiavi della dispensa e della cantina. Le consegni al notaio.

SPILETTI: Ma reverendo. Non vorrà mica fare sul serio. Lo sciopero della fame?!

DON CAMILLO: Lei dottor Spiletti passi da me ogni giorno alle 11 per una visita di controllo. Tu Matuggia appenderai fuori dalla canonica il referto medico.

MATUGGIA: No, reverendo. Non và bene appendere il medico al muro della canonica.

DON CAMILLO: Ma no. Cosa hai capito? Non il medico, ma il referto medico.

MATUGGIA: Ah, il feretro. Sbalordito. Cosa? Devo mettere un morto fuori dalla canonica? E dove lo trovo il feretro?

DON CAMILLO: Signore non hai bisogno di un campanaro lassù in Paradiso? Te ne spedisco uno con una pedata. Si?

BENELLI: Ma no, don Camillo. Non faccia sciocchezze, su. Lo sciopero della fame..

MATUGGIA: Lo sa don Camillo? Anche mio cugino che lavora alla FIAT a Torino sta facendo lo sciopero. Se vuole gli telefono e lo faccio venir qui. Così glielo presento.

DON CAMILLO: Gesù, allora ve lo spedisco? Poi rivolto a tutti… Va bene. Adesso  tutti fuori. Io mi metterò qui, davanti a quella finestra… così se qualcuno mi vuol tener d’occhio potrà farlo. Poi si accomoda sulla poltrona.

TUTTI ESCONO….

DON CAMILLO: Resta da solo. Si accomoda. Resta qualche momento in silenzio…

RUMORI DI FORCHETTE dall’esterno…

DON CAMILLO: Signore, sento rumore di forchette. Cinguettano come uccellini. Oh, è dura Gesù. Ma che dico? Anche voi ci siete passato! Avete digiunato quaranta giorni…, ma come avete fatto? Io, sono appena… Anche voi Signore soffrivate di allucinazioni. Vedevate, per esempio, … ecco la maniglia della porta: è un canellone, un grosso canellone. Un canellone ripieno. Ma perché non mi rispondete. Ah, ho capito! È la debolezza!!

MATUGGIA: Don Camillo? Posso? Vado a far la spesa, vuole che faccia la spesa anche per lei?

DON CAMILLO: Matuggia, ma che cos’hai nella testa. Sto facendo lo sciopero della fame.

MATUGGIA: Ancora lo sciopero? Guardi che mio cugino mi ha detto che lo sciopero alla FIAT è finito.

DON CAMILLO: Mi sa che è il tuo cervello che è in sciopero.

MATUGGIA: Mia mamma mi dice sempre che è meglio una gallina oggi che un uovo domani. A proposito di gallina… mia mamma ha fatto il brodo con la gallina… E sì, come diceva mio nonno buonanima “gallina vecchia fa buon brodo”!

DON CAMILLO: Sta attento Matuggia. Parlami ancora di mangiare … e vedi!

MATUGGIA: Di mangiare? Va bene, le parlo di mangiare. A pranzo vado alla trattoria che è in fondo al paese. Ci vado perché ci lavora Guglielmina. È la mia fidanzata. Se vuole gliela faccio conoscere. È una cuoca con i fiocchi. Fa uno spezzatino da leccarsi le dita. Per non parlare delle patate!! Quando le guardi sembra che ti dicano: mangiami! 

DON CAMILLO: Cerca di colpirlo con il libro che ha in mano. Ma la smetti di parlarmi di mangiare? Vai, vai. Non fare aspettare la tua fidanzata.

MATUGGIA: Agli ordini. Obbedisco come disse Giulio Cesare quando tracimò le Alpi, e sconfisse gli Americani. (esce).

DON CAMILLO: Non vorrei dire una bestemmia Gesù. Ma quando sento Matuggia sono fortemente tentato di credere che l’uomo derivi veramente dalle scimmie. Resta di nuovo da solo. Resta in silenzio…Si addormenta.

PEPPONE: Don Camillo? Don Camillo ci siete o siete già all’inferno? Entra accompagnato dalla moglie.

DON CAMILLO: Ancora no. Il dottore ha detto che con il mio fisico posso durare ancora una settimana, quindi se sei venuto per la veglia funebre, ripassa tra otto giorni.

PEPPONE: No, non mi muoverò di qui. No, almeno fino a quando non vi avrò convinto a piantarla con questa buffonata. Affabile… Don Camillo da quanto tempo ci conosciamo?

DON CAMILLO: Da troppo!

PEPPONE: E su via. Non potete restare insensibile ad un amico, ad un vecchio amico, che per riattaccarvi alla vita vi ricorda, non so… tutti gli anni belli passati insieme, ma vi ricordate? La guerra combattuta fianco a fianco, in montagna. E … subdolo…quei ravioli che si mangiavano dal Battiglia, soffici, delicati, tutti gocciolanti di parmigiano fuso. Vi ricordate? … Vi lasciavano tutta la bazza unta… 

DON CAMILLO: Vigliacco!

PEPPONE: E quel pollo alla creta del Borgassi, come lo faceva la povera Desolina. Quando con il martello si rompeva la creta, vi ricordate il profumo? Solo a pensarci mi viene l’acquolina in bocca. E a voi no?

DON CAMILLO: No, a me no! Neanche una goccia.

PEPPONE: E invece a me si. Anzi, non vi dispiace mica se io… si rivolge alla moglie… chissà che cosa mi ha preparato mia moglie. Ah, ma guarda. Due salsicciotte arrosto. Mia moglie le strofina con l’alloro. Sentite, sentite che profumo.

DON CAMILLO: Assassino.

PEPPONE: E via, annusare potete!

DON CAMILLO: Vade retro. Vade retro. Ho la pressione a 55, il polso a 32, ma mi bastano ancora per buttarti fuori a calci. A costo di restarci secco…

PEPPONE: Si allontana verso la porta, poi girandosi verso don Camillo… E crepate come vi pare. Vecchio pazzo. Esce con la moglie…

MATUGGIA: Don Camillo, don Camillo.

DON CAMILLO: Si Matuggia, cosa c’è?

MATUGGIA: Don Camillo… volevo farle conoscere la mia Guglielmina… (Tutto innamorato). Posso farla entrare?

DON CAMILLO: Si va bene. Falla entrare.

MATUGGIA: (esce).

DON CAMILLO: Sono proprio curioso di conoscerla. Per innamorarsi di Matuggia…

CRISTO: Via, Don Camillo. Ti pare bello fare ironia su quella ragazza?

DON CAMILLO: Scusate Signore. Non so  quello che dico. … Resta qualche momento in silenzio, poi… Ma Signore…uno come Matuggia: non è bello, ha un fisico “cosìcosì”, la testa che gli serve solo per metterci sopra il cappello… Avrà trovato una ciofeca, brutta, storta, bassa,… magari è anche zoppa, con la gobba e…

MATUGGIA: Entra. Su dai vieni Guglielmina. Non aver paura… il reverendo ha fame, ma non ti mangia mica…

DON CAMILLO: Gesù, preparatemi. Datemi la forza di non ridere. Fate che non mi scappi da…si tira su adagia dalla poltrona…

GUGLIELMINA: È una bellissima ragazza. Veste con eleganza. Ha modi gentili… una ragazza fantastica. I miei rispetti reverendo… accenna un inchino e bacia la mano.

DON CAMILLO: È rimasto a bocca aperta. È sorpreso …

GUGLIELMINA: Matuggia mi ha raccontato il suo dolore. Voglio assicurarle reverendo tutta la mia comprensione.

DON CAMILLO: Non riesce ancora a credere ai suoi occhi.

GUGLIELMINA: Le auguro che i suoi progetti trovino il favore del cielo.

DON CAMILLO: Una timorata di Dio. Matuggia dovresti accendere un cero alto come un grattacielo. Hai trovato proprio una bella e brava ragazza.

MATUGGIA: Ed è anche una brava cuoca. Le ho detto del suo favoloso spezzatino?

DON CAMILLO: Matuggia, fai un favore. Mi è caduto, qui per terra, il breviario. Ti spiace raccogliermelo?

MATUGGIA: Si china, cerca… Qui? Per terra? Si china accanto a Don Camillo. Anche Guendalina cerca dietro la poltrona.

DON CAMILLO: Prende un recipiente che ha sopra il tavolo e dà una botta in testa a Matuggia.

MATUGGIA: Ahia. Che botta. Cosa è successo?

DON CAMILLO: Ah niente. È il soffitto che si sta abbassando. Sai l’umidità…

MATUGGIA: No il breviario non l’ho visto, ma le stelle invece…

GUGLIELMINA: No. Matuggia ha ragione. Qui non c’è il suo breviario. Reverendo, posso fare qualcosa? Se vuole metto un po’ di ordine. Ha della biancheria da lavare?

DON CAMILLO: No grazie figliola. Andate adesso. Andate pure.

MATUGGIA: Andiamo. Stia bene reverendo e mi raccomando… mangi qualcosa. Mi sembra un po’ sciupato.

GUGLIELMINA: Arrivederci reverendo. È stato un piacere conoscerla. Escono.

SCENA SETTIMA: le dame di carità

Personaggi: Don Camillo – Cristo – Peppone e banda – donne – Banda del prete

DON CAMILLO: Gesù. Che mi succede? Con l’ultimo sforzo… sono senza forze. Forse sto per morire… Oh, non è che ho paura, però …

CRISTO: No. Non stai per morire don Camillo. È solo un piccolo svenimento.

DON CAMILLO: È vero. Infatti ora che odo di nuovo la vostra voce…, sto già meglio. Ma perchè non rispondevate?

CRISTO: Perché non udivo la voce di don Camillo, ma quella del suo orgoglio.

DON CAMILLO: Il mio orgoglio. Ma allora…. dovrei permettere che la mia Parrocchia si leghi ad un paese di senza-Dio?

CRISTO: Don Camillo, in tutto l’universo non esiste un solo granello di polvere dove Dio non sia presente.

DON CAMILLO: Signore perdonatemi se vi ho offeso… e dite una parola di conforto al vostro umile servitore che muore di fame.

CRISTO: Te ne dirò due: buon appetito!

DON CAMILLO: Eh? Buon appetito! Davvero? Voi credete che… io possa… mangiare… magari un pezzetto di salsiccia? A fatica si alza, si segna e poi un po’ più speditamente sparisce di lato.

FUORI SCENA: Si sente rumori di pentole, di piatti, di posate, di porte degli armadi…Dopo qualche istante rientra soddisfatto, spolverandosi la tonaca dalle bricciole. Si sistema nuovamente sulla poltrona.

PEPPONE – SMILZO – GISELLA – MOGLIE DI PEPPONE – MOGLIE DI SMILZO: Entrano in silenzio senza fare alcun rumore. Tolgono ciò che si trova sulla scrivania e vi sistemano la tovaglia, poi contenitori di varia misura e una bottiglia di vino ed un vistoso imbuto. Peppone dirige tutti con gesti perentori … poi invita Smilzo a portarsi alle spalle di Don Camillo. Bloccatelo!

DON CAMILLO: Si sveglia spaventato. Cerca di divincolarsi ma non riesce. Si sentono solo i gemiti.

PEPPONE: Antipasto. … Basta così. Adesso spaghetti … Ecco, bene. Avanti con l’arrosto. Presto adesso Lambrusco. Terminata la cena, tutti se ne vanno, portando via ciascuno qualcosa.

DON CAMILLO: Gesù. Voi avete visto. Chi era? Fa sovente il gesto di chi sta per rigettare. Alzandosi in piedi mostra una vistosa pancia ottenuta con un cuscino infilato durante la scena precedente. Poi si rimette nuovamente sulla poltrona. Gesù. Mi sento il fuoco di Sant’Antonio addosso. Che cosa mi han fatto mangiare? Poi piega la testa e riprende a dormire.

SPILETTI E BENELLI E MATUGGIA E GUENDALINA: Come quelli di prima entrano senza far rumore. Anche questo gruppo si comporta come quello precedente. Mettono la tovaglia sulla scrivania, sistemano vari contenitori e fanno le stesse cose degli altri. Terminato il lavoro escono di corsa.

DON CAMILLO: Si alza a fatica. Nuovamente si tiene le mani davanti alla bocca per non vomitare. Ad un certo punto esce di lato.

SCENA OTTAVA: annuncio del viaggio in Russia.

Personaggi: Don Camillo - Peppone e banda – banda del prete -

PEPPONE E LA BANDA: Bussano! Si può? Reverendo, ci siete?

DON CAMILLO: Vengo. Vengo. Entra con una sacca di ghiaccio sulla testa.

PEPPONE: Vi trovo in gran forma reverendo. Come si sente?

DON CAMILLO: Male. Prima stavo male perché aveva la pancia vuota. Adesso ho il mal di testa perché … Un momento: cosa volete voi? Che cosa ci fate qui?

PEPPONE: Sono venuto a portarle una grande notizia. Per interessamento di Crushof in persona, io e i compagni di Brescello, siamo invitati a visitare la grande madre Russia.

DON CAMILLO: Bene, almeno per un po’ non vedrò le vostre brutte facce.

GISELLA: Ci pensate reverendo. Potremo visitare il più fulgido esempio di rivoluzione proletaria.

DON CAMILLO: Siete ancora qui? Quanti giorni?

SMILZO: Un mese. Potremo visitare stabilimenti, colcos, fabbriche..

GISELLA: Verrà con noi anche un giornalista mandato dalla Federazione. Viene da Roma. Farà un reportage completo.

PEPPONE: Peccato che non possiamo portare anche voi, ma capirete. Chi darebbe un visto ad un prete.

DON CAMILLO: Ecco. Vedi come sei ignorante. Non sai che in Russia c’è libertà di culto?

BRUSCO: 

GISELLA: Che cosa? Preti anche là? Allora proprio non si riesce a togliere di mezzo questa brutta razza?

DON CAMILLO: Evidentemente se anche in Russia non sono riusciti a eliminare i Preti significa che dispongono di forze occulte che non sono riusciti a individuare e neutralizzare.

SMILZO: Don Camillo ha ragione: il prete ti frega e ti fregherà sempre.

PEPPONE: Deve ancora nascere il Prete che fregherà me.

BRUSCO:

SMILZO: Ma capo, e il prete che ti ha battezzato?

PEPPONE: Capirai, avevo un giorno!

SMILZO: E quello che ti ha sposato?

PEPPONE: Lo guardo storto, malamente. Via. Presto. Andiamo tutti a preparare le valige. Appena arriverà Scamoggia il giornalista mandato dalla Federazione, partiamo. Su via. Tutti escono.

BENELLI: (Entra con aria sconsolata)… Don Camillo, ci siete?

DON CAMILLO: Avanti. Entrate Avvocato Benelli.

BENELLI: Vi porto una notizia bella e una brutta. Quella bella è che per un mese ci togliamo dai piedi il Sindaco Peppone e la sua banda. Vanno in Russia. Ci pensate? Chissà quante falsità ci racconteranno al ritorno. La brutta notizia è che nessuno potrà smentirli.

DON CAMILLO: Nessuno. A meno che…esce accompagnato da Benelli.

SCENA NONA: il ricatto del compagno Camillo Tarocci.

Personaggi: Don Camillo – Peppone -

DON CAMILLO: Entra seguito da Peppone.

PEPPONE: Ma voi siete matto. Venire anche voi in Russia. E il visto? E i documenti?

DON CAMILLO: Non ti preoccupare. Mi vestirò in borghese. I documenti sono tutti falsi. Un capolavoro. Ho perfino la tessera del Partito. Sono il compagno Camillo Tarocci.

PEPPONE: Ma c’è il Brusco, la Gisella, Smilzo e c’è anche mia moglie, le mogli degli altri.

DON CAMILLO: Ah, non pervenuto. Se hanno creduto a Carlo Marx, qualunque balla gli racconti andrà bene!

PEPPONE: No, guardi. Mi chieda qualsiasi cosa, ma…

DON CAMILLO: Ah, la mettiamo così? Lo sai: ho fatto una copia del biglietto che mi hai dato, scritto di tuo pugno, per invitarmi ad andare al Totocalcio per ritirare la tua vincita. C’è anche la tua firma. Ci pensi che figura faresti se i tuoi compagni sapessero che hai vinto dieci milioni e non li hai consegnato al Partito.

PEPPONE: Molto imbarazzato. Ma voi non lo farete. Voi non potete cadere così in basso. Questo è un vile ricatto.

DON CAMILLO: Allora?

PEPPONE: E va bene. Tenetevi pronto. Tra una mezzora passiamo a prenderla. Mi raccomando… Esce. Stramaledetto di un prete, proprio a me doveva capitare?!

DON CAMILLO: Esce anche lui di lato.

SCENA DECIMA: partenza per la russia.

Personaggi: Don Camillo – Cristo – Peppone e banda – Matuggia – Guglielmina

PEPPONE – MOGLIE – GISELLA –SMILZO – ALTRE MOGLI: Entrano tutti con beretti vistosi, paltò e valige e sciarpe. Don Camillo non è in scena.

SMILZO: Per me, se l’ha detto Carlo Marx, ci stò.

PEPPONE: È  una grande massima politica. Bisogna mettergli il muso dentro, come i gatti. Pensate in po’: trascinarlo in Russia, metterlo con le spalle al muro e dirgli: Reverendo, noi le abbiamo mostrato il nostro inferno, perché non ci fa vedere il suo Paradiso?

BRUSCO: Si, ma il visto ad un prete… e chi glielo dà?

PEPPONE: E tu Smilzo, che cosa ne pensi?

SMILZO: L’idea è buona, ma figurati se quello si lascia convincere!

GISELLA: E si capo. Figurati se accetterà!

PEPPONE: E si, non sarà facile.

MOGLIE DI PEPPONE: Ma quanto ci mette? Giuseppe, rischiamo di perdere il treno.

MOGLIE DI SMILZO: Per me ci ha ripensato. Vedrete che non verrà.

DON CAMILLO: Entra. È vestito in borghese, colbacco in testa e valigia in mano. Avevi paura che non facessi in tempo, compagno?

PEPPONE: No, ci speravo.

SMILZO: Ma come vi siete vestito?

PEPPONE: E già, sembrate sempre un prete.

DON CAMILLO: Da compagno. Compagno!

PEPPONE: Ma piantatela. Guardate che non siamo soli. C’è anche quello di Roma, mandato dal Partito. Anzi, via andiamo. Tutti escono.

MATUGGIA: Entra trafelato accompagnato da Guglielmina. Eccomi, ci sono. Siete pronti? Ma dove siete?

GUGLIELMINA: Si guarda intorno, poi guarda fuori dalla finestra. Ecco sono lì. Stanno andando alla stazione.

MATUGGIA: Va bene. Io vado. Ciao Guglielmina. Ti penserò ogni momento.

GUGLIELMINA: Anch’io. Conterò i giorni. Mi raccomando: riguardati e copriti. Lo sai che in Russia fa sempre freddo.

MATUGGIA: Non importa. Quando penserò a te, sentirò il fuoco… il tuo amore mi scalderà, come un bel bicchierozzo di vin brulé.

GUGLIELMINA: Dai. Andiamo stupidotto! Finirai per perdere il treno. Escono.

FINE DEL PRIMO ATTO

Scenografia

È una stanza d’albergo. Spoglia. Due letti e un comodino al centro dei letti. Quattro sedie poste vicino le pareti.

SCENA PRIMA: La Messa in camera

DON CAMILLO: Mentre Peppone dorme a letto, sta celebrando la Messa. Indossa una piccola stola. Bacia l’altare e si gira per la benedizione.

PEPPONE: E’ ancora mezzo addormentato. Guarda don Camillo senza accorgersi che sta celebrando.

DON CAMILLO: Domino vobiscum.

NADIA: Bussa. Si sente solo la voce fuori campo. Buongiorno compagni italiani.

PEPPONE: Scatta in piedi e corre verso la porta. Ha ancora la camicia da notte.  Un momento. Un momento che siamo nudi.

NADIA: (sempre la voce fuori campo). Tra venti minuti tutti pronti. Inizia il programma della mattinata. Trovarsi all’ingresso.

DON CAMILLO: Deo gratis.

NADIA: Prego.

PEPPONE: Zitto. Pazzo, incosciente. Volete che ci mandino tutti in Siberia. Non sapete che ci sono microfoni dappertutto. Esce di scena ma continua a parlare con Don Camillo.

DON CAMILLO: Balle, compagno. Tutte balle. Volgari menzogne della propaganda clericale. Riponendo crocifisso e candele in una scatolina… Perdonate Signore se vi ripongo qui. Ma voi siete la mia bandiera. Non aveva altro modo per portarvi via con me.

PEPPONE: Con voce fuori campo. Stramaledetto Prete.  Finirete per metterci nei guai.

DON CAMILLO: A proposito, non ti ho ancora ringraziato abbastanza per avermi portato con te. compagno. 

PEPPONE: A me già solo l’idea che siamo nella patria in cui non ci sono borghesi e capitalisti, e soprattutto Preti della malora, mi fa venir voglia di baciar per terra.

DON CAMILLO: Davvero? Non mi sembra di averti visto inginocchiato a baciare il sacro suolo quando siamo arrivati all’aeroporto ieri sera.

PEPPONE: Se non la piantate ve ne ficco una manciata in bocca.

SCAMOGGIA: Entra. È molto contento. Ha una macchina fotografica in mano. Allora compagni. Siete pronti?

MOGLIE DI PEPPONE: Entra, è arrabbiata. Per una volta che mi porti in viaggio, mi fai dormire con la Gisella.

PEPPONE: Maria, ti ho già spiegato. Devo tener d’occhio don… Doninzetti, il compagno Doninzetti.

DON CAMILLO: Si, è un cavallo. Stia tranquilla compagna. Il Compagno Sindaco deve solo tenermi d’occhio. Ha tra le mani il breviario, si siede sul letto e comincia a pregare.

GISELLA – BRUSCO: Entrano insieme.

GISELLA: Allora? Siete pronti? Oggi ci faranno visitare la fabbrica di trattori. Pare che abbiano fabbricato qui il trattore che hanno regalato ai nostri compagni lavoratori.

BRUSCO: Si è accorto che Don Camillo ha tra le mani il breviario. Bisbigliando per non farsi sentire da Scamoggia, fa segno di guardare Don Camillo.

GISELLA: Anche Gisella se n’è accorta e fa una faccia spaventata.

PEPPONE: Cosa c’è? Ma si può sapere che cosa c’è.

BRUSCO: (Sottovoce, indica concitato don Camillo)… Il breviario. Guarda. Ha tra le mani il breviario.

SCAMOGGIA: Si gira e anche lui guarda don Camillo. Che cosa leggi compagno Tarocci?

DON CAMILLO: Il mio breviario.

PEPPONE-GISELLA: Sgomento generale.

DON CAMILLO: Mostra il breviario.

SCAMOGGIA: Cos è, ti vuoi fare prete compagno Tarocci? Si avvicina e legge la copertina. “Pensieri di Lenin”. Ah, volevo dire.

NADIA: (Entra seguita dalla Petrovna) … Compagni italiani, siete pronti? Voglio presentare Anna Petrovna, presidente del calcos che vi ospita per il gemellaggio.

PETROVNA: E’ un donnone. Si porta davanti a don Camillo. Tavarich Bottazzi?

DON CAMILLO: No, Bottazzi è lui.

PETROVNA: Si avvicina a Peppone. Si pianta davanti a lui.

PEPPONE: Tende la mano per stringere quella della Petrovna. Lei non risponde al saluto. Peppone ritira la mano impacciato.

PETROVNA: Si inchina di scatto davanti a Peppone. Poi gli afferra le spalle e lo bacia fragorosamente. E così fa con tutti. Meno Scamoggia che fa finta di fotografarla…

SCAMOGGIA: Ma che cos è?

NADIA: E’ un’antica usanza russa: baciare l’ospite per farlo sentire a casa.

SCAMOGGIA: Mi piace questa usanza. Bacia Nadia.

NADIA: Resta colpita e affascinata. Si sistema i capelli imbarazzata.

PETROVNA: Le lancia una occhiata al vetriolo, con disappunto.

NADIA: Riprende l’aria da funzionario, fredda e distaccata.

SMILZO: Entra. Ah, siete ancora qui. Vi sto cercando da un’ora. A proposito don… ehm… Doninzetti…

DON CAMILLO: Si, è un cavallo… Allora. Nessuno si ricorda il mio nome? Sono il compagno Tarocci.

MOGLIE DI SMILZO: Entra un po’ di corsa. Qualcuno corra a fermare Matuggia.

SMILZO: Si. È quello che volevo dirvi. C’è Matuggia che sta chiedendo in giro a che ora è la Messa.

MOGLIE DI SMILZO: Vuole andare a suonare le campane. Meno male che nessuno lo capisce.

PEPPONE: Tenga il suo sagre… sagre…tario al guinzaglio rev… compagno Tarocci.

PETROVNA: Si avvicina a Nadia e le bisbiglia qualcosa.

NADIA: Presto compagni. Dobbiamo andare…

TUTTI: Escono. Restano indietro Peppone e don Camillo che si scambiano occhiate e segnacci….

RUMORI FUORI CAMPO: Scoppia un violento temporale…

SCENA SECONDA: si torna in camera. Visita annullata.

DON CAMILLO: Entra, seguito da Peppone, poi gli altri.

PEPPONE: E che ne so io!! Mi hanno solo detto che è stata annullata la visita alla fabbrica dei trattori.

SMILZO: Và a sedersi sul letto di don Camillo.

DON CAMILLO: Si avvicina e lo strappa con stizza dal letto. Si accomoda lui.

BRUSCO: Entra in quel momento.

GISELLA: Come mai siamo ritornati in albergo capo? Si come mai?

MOGLIE DI PEPPONE: Guardate qui. Il cappotto nuovo. Tutto bagnato… Poi rivolta a Peppone: Giuseppe perché non ci fanno uscire?

MOGLIE DI SMILZO: Siamo prigionieri.

DON CAMILLO: Siamo in Russia…

PEPPONE: Ma come prigionieri.

MOGLIE DI SMILZO: Volevo uscire un momento, ma è saltato fuori un soldato che mi ha rimandato indietro.

SCAMOGGIA: Mentre entra chiede a Nadia: Nadia. Cosa succede? C’è un tale che mi è corso dietro. Senti che cosa vuole.

PETROVNA: Chiama con segni Nadia, le bisbiglia qualcosa all’orecchio.

NADIA: Si rivolge a Scamoggia. Vuole la tua macchina fotografica, compagno. Ha chiesto di anche di seguirlo.

PETROVNA: Si avvicina e si fa consegnare la macchina fotografica. Gli fa segno di seguirlo. Escono tra l’imbarazzo generale..

BRUSCO: Guarda fuori dalla porta in corridoio, poi a Peppone... Capo siamo prigionieri!! Ci sono soldati dappertutto.

PEPPONE: E va bene. Vado a chiedere spiegazioni. Escono tutti tranne don Camillo che ha ripreso in mano il suo breviario.

MATUGGIA: Reverendo, reverendo.

DON CAMILLO: Matuggia, ti ho già detto un milione di volte che mi devi chiamare Camillo Tarocci. Hai capito?

MATUGGIA: Si va bene. Don Camillo…

DON CAMILLO: Ah, ma allora lo fai a posta! Tarocci. Sono il Compagno Camillo Tarocci. Cosa vuoi?

MATUGGIA: Ho fatto una scoperta…

DON CAMILLO: Bè, dimmela no!

MATUGGIA: Non vuole che gliela dica?

DON CAMILLO: Si certo. Dimmela no!

MATUGGIA: Perplesso. Ma gliela dico o no?

DON CAMILLO: Sentise vuoi dirmela, dimmela. Se non vuoi… non importa.

MATUGGIA: Ma lei continua a dirmi: dimmela no!

DON CAMILLO: Perde la pazienza. “Dimmela si” Và bene così?

MATUGGIA: Sta per dire la più grande scoperta di tutti i tempi… poi si gratta la testa e… Non me la ricordo più!

DON CAMILLO: Va bene, non importa. Torna da dove sei venuto e cercala di nuovo. Magari l’hai persa per le scale. Già che ci sei vedi se trovi anche la tua testa…

MATUGGIA: Don Camillo, vuol fare lo spiritoso. La mia testa è qui al suo posto. Esce.. È proprio spiritoso.

CRISTO: Allora compagno don Camillo? Ti sta divertendo questo viaggio?

DON CAMILLO: Gesù. E se scoprono che sono un Prete?  

CRISTO: Non ti preoccupare. Cerca di goderti la vacanza.

DON CAMILLO: Sto cominciando a pensare che non sia stata una buona idea venire qui in Russia. Qui va a finire che ci fanno prigionieri!! Magari ci ammazzeranno con una bella scarica di mitra. Gesù, non sono ancora pronto a fare il martire.

CRISTO: Non aver paura. È buona gente. E poi non ti dimenticare che siete tutti fratelli.

TUTTI: Entrano. Sono preoccupati. Chi si siede sulle sedie, qualcuno sui letti. Smilzo di nuovo sul letto di Don Camillo.

PEPPONE: Indicando ferocemente don Camillo. Ma non lo avete ancora capito. Alza la voce. Hanno scoperto che lui è un prete.

DON CAMILLO: E come hanno fatto. Lo hanno capito guardandomi la faccia. Rivolto a Smilzo. Allora lui? Sembra più prete di me!

SMILZO: Si arrabbia e si butta verso don Camillo, ma viene trattenuto dagli altri.

PEPPONE: Alza la voce. Ma se avete detto la Messa in questa stanza... piena di microfoni.

DON CAMILLO: Molto calmo. Ma se è piena di microfoni, perchè urli in questa maniera?

PEPPONE: Ah si! Comincia a parlare sotto voce e a fare dei segni ai compagni. Tutti parlottano. Peppone vorrebbe capire… Che cosa?

SMILZO: Bisbiglia.

PEPPONE: Ma che cosa dici. Non sento niente!

SMILZO: Ho detto che lo impachettiamo e glielo consegniamo. Che ne facciano quello che vogliono.

DON CAMILLO: Si avvicina a Smilzo e gli stampa uno schiaffo sulla guancia. Non diciamo fesserie. E ricordatevi che siete stati voi a convincermi a venire in Russia. Se mi torturassero… potrei confessare.

PEPPONE: Dobbiamo negare. Negare l’evidenza. Anzi dobbiamo far sparire tutte le prove.

GISELLA: Quali prove?

PEPPONE: I santini, le ostie, il breviario con i pensieri di Lenin. Presto prendetelo. Li ha nel colbacco.

TUTTI: Si gettono contro don Camillo.

DON CAMILLO: Salta sopra un letto, si porta vicino alla finestra sollevando una sedia. Fermi eretici. Il colbacco è come un tabernacolo. E ho anche l’olio santo.

SCAMOGGIA: Rientra e vede don Camillo con la sedia. Che succede?

DON CAMILLO: Ah sei tu? Perché a me vivo non mi prendono.

PEPPONE: A Scamoggia, bisbigliando. Che cosa volevano? Ti hanno fatto domande su di noi?

SCAMOGGIA: Perché parli così piano?

BRUSCO: Shss… piano. La stanza è piena di microfoni.

PEPPONE: Shss… piano. La stanza è piena di microfoni.

SCAMOGGIA: Ma che cosa hai detto?

BRUSCO: Piano, parla piano. Ho detto che la stanza è tutta piena di microfoni.

PEPPONE: Piano, parla piano. Ho detto che la stanza è tutta piena di microfoni.

SCAMOGGIA: E allora trovateli. Strappateli. Fate qualcosa perché se io non mi sfogo, scoppio.

GISELLA: Di solito li piazzano dietro i quadri.

TUTTI: girano i quadri e guardano dietro.

MOGLIE DI PEPPONE: Per me è dietro il quadro di Crusciof.

TUTTI: Solo adesso si accorgono che non c’è più.

GISELLA: Ma dov’è finito? Era là e indica un punto verso il pubblico. Vado a vedere in corridoio. Esce

BRUSCO:, seguito anche da Smilzo e Gisella. Rientrano tutti dicendo che qua e la non c’è più.

MOGLIE DI PEPPONE: Giuseppe, tu sei il Sindaco. Fatti sentire. Devi chiedere spiegazioni. Tutti approvano facendo si con la testa.

PEPPONE: Smilzo, va a chiamare Nadia e portala qui. Adesso mi sentiranno.

SMILZO: Agli ordini, capo. Fa il saluto militare. Esce. Dopo poco rientra seguito da Nadia e dalla Petrovna.

PEPPONE: Perentorio. Compagna, a nome della delegazione italiana esigo che mi si spieghi perché sono stati rimossi dalle pareti i ritratti di Nikita Serghiey Crusciof. Rivolto a Nadia…Traduca.

NADIA: Si rivolge alla Petrovna, bisbiglia. Poi ascolta la risposta e traduce: Per spolverarli!

PETROVNA: Bisbiglia qualcosa all’orecchio di Nadia.

NADIA: Ascolta e traduce: Compagni italiani. La compagna Presidente Petrovna dice che ora potete scendere di sotto. I compagni lavoratori del calcos hanno preparato un piccolo ricevimento per voi. Andiamo prego.

TUTTI: Escono. Si sente della musica di festa.

SCENA TERZA: gli innamorati

SCAMOGGIA: Entra accompagnato da Nadia che se lo beve con lo sguardo. È innamorata. Nadia stiamo qui un po da soli. Sotto c’è troppa confusione.

NADIA: Che cosa vuoi compagno.

SCAMOGGIA: Bè volevo sapere qualcosa di te. Hai un marito, un fidanzato…?

NADIA: Confusa. Ma io… no. Nessuno. Non ho avuto il tempo. Sai l’accademia, il Partito… Non c’è molto tempo per l’amore.

SCAMOGGIA. Meno male.

NADIA: Lo guarda confusa.

SCAMOGGIA: No, ma cosa hai capito? Una bella ragazza come te. È un delitto che nessuno ti abbia fatto la corte.

NADIA: Melense….Grazie compagno. Si riprende…A volte, però, bisogna mettere il Partito davanti a tutto.

SCAMOGGIA: Hai ragione, compagna. Il Partito prima di tutto.

NADIA: I sentimenti sono espressione della decadenza capitalistica e guerrafondaia.

SCAMOGGIA: Incantato dalla fierezza. Come l’hai detto bene. Oh se in Italia avessimo delle compagne fiere come te.

NADIA: Ritorna ad essere romantica… E tu compagno? Sei sposato, fidanzato…?

SCAMOGGIA: Ah no. Non sono mica fesso io. Io sono da “una donna in ogni porto”. Il matrimonio è un’invenzione dei preti e delle donne: serve a rendere schiavo l’uomo.

NADIA: Resta in silenzio. È delusa.

SCAMOGGIA: Per caso compagna hai visto quel film americano con Greta Garbo. Fa una come te: una funzionaria. La mandano in missione a Parigi, dove le piacciono le calze di seta, lo champagne. Incontra uno come me, si innamora come una pera cotta…e resta a Parigi.

NADIA: Ha seguito tutto estasiata. Ogni tanto dice si…

SCAMOGGIA: Senti, hai mai pensato di …

SCENA QUARTA: la fotografia di “Dracula”

PEPPONE: Rientra seguito dalla moglie e da tutti gli altri.

NADIA E SCAMOGGIA: Si alzano in piedi imbarazzati. Escono.

MOGLIE DI PEPPONE: Giuseppe. Ho paura! È la seconda volta che sospendono la festa e ci rimandano in camera. E senza darci nessuna spiegazione.

DON CAMILLO: Entra dopo di loro… Siamo in Russia cara compagna. Qui le masse non devono sapere nulla. Fare e obbedire.

BRUSCO: Ma capo, bisogna ammettere che qui le cose sono strane davvero.

GISELLA: Guarda verso il pubblico e indica con il dito: Guarda capo. Hanno rimesso le fotografie a posto. Ma non è Crusciof.

BRUSCO: Si, ma non è Crusciof.

MATUGGIA: Si avvicina al pubblico come se guardasse attentamente la fotografia. Sembra mio cugino Amilcare. Quello che è andato all’estero per cercar lavoro.

DON CAMILLO: Magari è arrivato in Russia ed è diventato membro del Comitato Centrale. E visto che è furbo della tua forza, non vorrei essere al posto dei Russi. Poveretti. Disorganizzerà il Comitato Centrale.

MATUGGIA: No. Non mi pare che sia Amilcare.

MOGLIE DI PEPPONE: Magari è morto Crusciof e quello la lo sostituisce.

BRUSCO: Però. Che brutta faccia!

GISELLA: Ha gli occhi di ghiaccio. Mi fa venire i brividi.

PEPPONE: E basta. Piantatela di discutere di politica senza averne le basi. Cosa ne sappiamo noi? Chi è? Chi non è? Che cosa c’ha nella testa.

DON CAMILLO: Appunto. Stiamo cercando di capire. Però… se gli occhi sono lo specchio dell’anima… quello lì…

MOGLIE DELLO SMILZO: Certo che come sguardo è un pò freddino.

DON CAMILLO: Per me, se volete una opinione spassionata, in confronto a questo, Stalin era un bigné.

GISELLA: In fondo capo, se questo ha liquidato Crusciof, si butta con i cinesi. Cala la cortina di ferro un’altra volta. Come ai bei tempi.

BRUSCO: Eh già. Cala la cortina di ferro un’altra volta. Come ai bei tempi.

MOGLIE DELLO SMILZO: Solo che questa volta ci siamo dentro anche noi.

SMILZO: Oh capo, siamo in trappola.

PEPPONE: Insomma basta. Ma stai a vedere che ci portano in Siberia adesso.

MOGLIE DI PEPPONE: Giuseppe ho paura. Torniamo a casa, presto.

PEPPONE: Stai tranquilla. Siamo cittadini italiani noi. Ci sono i consolati. Ci sono le ambasciate.

SMILZO: Capo. Quelli se ne fregano delle ambasciate. Guardalo…

PEPPONE: Ma io non voglio guardarlo. Non voglio lasciarmi suggestionare. Oh bella! Chi è poi? È Dracula?

DON CAMILLO: Eh!!

PEPPONE: Insomma basta. Non perdiamo la testa. Restiamo calmi.

TUTTI: Guardano Peppone in attesa di una sua decisione.

PEPPONE: Và bene.  Facciamo presto. Ciascuno vada a prepararsi la valigia. Poi appena pronti fuggiamo passando da quella finestra. Mi raccomando fate piano. Disciplina e sangue freddo.

TUTTI: Escono frettolosamente. Resta solo Matuggia. Si avvicina alla foto e la guarda perplesso. Don Camillo e Peppone preparano la valigia.

MATUGGIA: No. Non è lui!

PEPPONE: Non è lui chi?

MATUGGIA: Quello lì, non è mica Dracula. Ha visto? Non ha i denti lunghi davanti.

PEPPONE: Lo guarda incredulo, poi rivolto a Don Camillo: Ma dice sul serio?

DON CAMILLO: Si avvicina a Matuggia. Prende dal comodino un vassoio e glielo dà in testa.

MATUGGIA: Ahi, ahi. Cos è stato?

DON CAMILLO: Niente. Un colpo d’aria. Vai a farti la valigia che stiamo per partire.

MATUGGIA: Grattandosi la testa. Ahia che male. Fan male qui i colpi d’aria. Esce.

TUTTI: Rientrano tutti con valigie, cappotti, sciarpe e berretti. Ecco, siamo pronti.

GISELLA: Ho preparato una corda con le lenzuola, capo.

PEPPONE: Brava Gisella. Vai alla finestra e legala saldamente.

DON CAMILLO: Spero che resista. Con tutto quello che hai mangiato ci andrebbero delle corde di acciaio.

TUTTI: Si avviano verso la finestra…

NADIA: Entra seguita dalla Petrovna. Dove andate compagni italiani.

TUTTI: Impacciati e goffi si disfano delle valige e dei cappotti e dei berretti.

PETROVNA: Bisbiglia a Nadia che subito traduce…

NADIA: La compagna presidente dice che possiamo riprendere la festa. Prego scendete.

DON CAMILLO: Queste feste Russe hanno il singhiozzo, eh Compagno Sindaco.

PEPPONE: Don… Doninzetti. Quando faremo i conti….

DON CAMILLO: Calmo compagno. Sta calmo.

TUTTI: Escono. Resta solo Scamoggia con Nadia.

DON CAMILLO: Resta non visto sulla porta.

SCAMOGGIA: Allora posso passare a salutarti più tardi, compagna?

NADIA: Con gli occhi languidi fissa Scamoggia, si volge dall’altra parte, timida.

SCAMOGGIA: E dai. Domani mattina partiamo.

NADIA: Si volta, e sta quasi per cedere…

SCAMOGGIA: Allora siamo intesi? Quando tutti dormiranno passo a salutarti, che ne dici?

DON CAMILLO: Grossolanamente. Ah, compagno Scamoggia sei qui. Hai un fiammifero per caso. Sarei andato a comprarmene, ma non mi lasciano uscire…

SCAMOGGIA: Si volge verso don Camillo, intimandogli di andarsene.

NADIA: Imbarazzata esce.

SCAMOGGIA: Proprio adesso? Hai rovinato tutto. Stava quasi per cedere.

DON CAMILLO: Scusa compagno. Non sapevo che fossi in compagnia. Ah ti ho capito: a te non interessa il gemellaggio… ti interessa la “funzionariotta”.

SCAMOGGIA: Già, ma grazie a te…

DON CAMILLO: Scusami. Magari senza volerlo ti ho rotto le uova nel paniere.

SCAMOGGIA: No. Non ti preoccupare.

DON CAMILLO: Ma si, in fondo? Una più una meno. Nadia però mi sembra una brava ragazza. Magari hai fatto bene a rispettarla.

INNO D’ITALIA: si sente la musica originaria del film

SCAMOGGIA: Va bene. Raggiungiamo gli altri. Escono tutti e due.

 

SCENA QUINTA: il compagno Tarocci in missione

PEPPONE: Entra accompagnato dalla moglie. Peppone cerca nella valigia qualcosa, mentre la moglie guarda sul comodino. Ma dove sono? Eppure sono sicuro che le avevo messe qua.

MOGLIE DI PEPPONE: Sei il solito. Mai niente a posto.

PEPPONE: Sono sicuro: le fotografie del trattore russo, le avevo messe proprio qui assieme alle altre carte.

BIGLIETTO: Viene fatto scorrere sotto la porta una busta.

MOGLIE DI PEPPONE: Guarda Giuseppe. Raccoglie la busta e legge…Tavarish Tarocci. È per don Camillo!

PEPPONE: Zitta. Parla piano. I microfoni.

MOGLIE DI PEPPONE: Ah, bella la tua Russia. Al paese sono libera di dirti tutto quello che penso senza rischiar di finire in Siberia. Bè io scendo. Vado a chiamare don… ehm! Doninzetti. Esce.

PEPPONE: Guarda incuriosito la busta, poi la apre e legge…

DON CAMILLO: Buonasera Compagno. La signora senatrice ha detto che hai un biglietto per me.

PEPPONE: Cos è, avete un flirt.

DON CAMILLO: Se non lo sai tu, visto che hai avuto la delicatezza di aprirlo. Da qua.

PEPPONE: È anonimo, senza firma ed è scritto in russo.

DON CAMILLO: Non è russo ignorante. È latino. Dice che c’è una famiglia che vorrebbe incontrare un prete. C’è una anziana che vorrebbe confessarsi e ci sono dei bambini da battezzare.

PEPPONE: Preoccupato… Non avrete mica intenzione di andare. Ma non capite? È una trappola!

DON CAMILLO: Può darsi. Ma se fosse vero? Non me la perdonerei! Ci devo andare.

PEPPONE: Si para davanti alla porta. Se volete passare, passerete sul mio cadavere.

NADIA: Entra accompagnata da Gisella. Compagno Bottazzi scendi presto. Il Presidente Petrovna ti aspetta per dar inizio ai festeggiamenti. Ha preparato per voi compagni italiani una bella sorpresa.

DON CAMILLO: Esce approfittando della confusione.

TUTTI ESCONO: si sente la musica dei festeggiamenti dal film originale….

SCENA SESTA: La sfida della Vodka.

PEPPONE: Entra seguito dalla sua banda. Allora statemi bene a sentire. Tu Smilzo corri a cercare quello stramaledetto prete e digli di venire qui subito prima che scoprono quello che sta facendo. Altrimenti gli do una bordata di pugni atomici.

SMILZO: Va bene. Corro capo. Esce.

PEPPONE: Tu Maria – dice a sua moglie – va a dar man forte a Gisella. Dovete restare con la Petrovna.

MOGLIE DI PEPPONE: Ma io non so che cosa dire. Non parlo il russo.

PEPPONE: Ma c’è Nadia. Su vai…

MOGLIE DI PEPPONE: Ma io non so che cosa dire. Di che cosa devo parlare. Io non so di fabbriche, di rivoluzione, di partito.

MOGLIE DI SMILZO: Non preoccuparti Maria. Noi donne siamo uguali dappertutto. Parliamo di capelli, di vestiti, di mariti.

GISELLA: Oh si. Sono curiosa di sapere come si vive qui. Magari riusciamo a farci regalare una pelliccia.

PEPPONE: Scandalizzato, con disprezzo… Tzè, donne!! Va bene. Fate come volete. Via. Andate adesso.

 TUTTI: Escono.

BRUSCO: Dobbiamo scendere capo. L’opera sta per finire. Meno male che finisce. Povero Verdi. Si starà rivoltando nella tomba.

PEPPONE: Ma non capisci? Appena l’opera finisce si accorgeranno che manca don… ehm! Doninzetti. Dobbiamo chiedere il bis…

BRUSCO: Capo, non so se me la sento. Povero Verdi.

PEPPONE: E di finire in Siberia, te la senti??

BRUSCO: Va bene. Ma quando torniamo al paese quello stramaledetto ce la dovrà pagare con fiocchi e contro-fiocchi.

PEPPONE: Mentre escono… Se ci ritorneremo al paese…

ANCORA MUSICA….. fuori scena.

PEPPONE E TUTTA LA BANDA: Entrano cantando e si dispongono a semicerchio con Peppone e la Petrovna seduti al tavolo con due bicchieri e bottiglie di Vodka.

PETROVNA: Bisbiglia qualcosa a Nadia.

NADIA: Il presidente Petrovna dice che è campione regionale nella gara della Vodka. Non ha mai perso.

PETROVNA: Alza il primo bicchiere e beve, seguita da Peppone. Continuano un po’. Almeno cinque bicchieri. Tutti intorno incitano i due battendo le mani e battendo il piede….

PEPPONE: Comincia a dar segni di ebbrezza, mentre la Petrovna neanche un po’. Continua a versarsi Vodka….

MOGLIE DI PEPPONE:  Giuseppe. Ricordati quello che ti ha detto il Dottor Spiletti: non devi esagerare con l’Alcol.

PEPPONE: Brava. Allora fai una cosa. Vai a dire al Dottor Spiletti che venga qua al mio posto. Si rivolge alla  sua banda. Lo avete trovato?

SMILZO: Fa segno “no” con la testa.  

PETROVNA: Continua a versare Vodka…Vodka, dà?

SCAMOGGIA: Scatta fotografie un po’ a tutti, soprattutto a Nadia….

PETROVNA: All’ennesimo bicchiere bevuto … resta come bloccata, poi sviene…

PEPPONE: Mostrando chiari segni di essere ubriaco perso, guarda la Petrovna e abbozza un sorriso…

LA BANDA: Applaude e grida di gioia… Siamo salvi! Bravo Peppone! Evviva Peppone! Ippippurà! Siamo salvi!

PEPPONE: Fa segno alla sua banda di portare fuori la Petrovna, poi sviene a sua volta.

BRUSCO: Capo, capo cosa ti succede?

SMILZO: Capo, capo cosa ti succede? È pieno di Vodka. Ne avrà scolato almeno tre-quattro bottiglie. Su dai mettiamolo a letto!

BRUSCO: Su dai mettiamolo a letto!

PEPPONE: Si agita e si lamenta… sta male.

MOGLIE DI PEPPONE: Giuseppe, Giuseppe… Presto compagna. Chiama un medico.

BRUSCO: Si rivolge a Nadia. Presto compagna. Chiama un medico.

NADIA: Esce, seguita da Scamoggia.

DON CAMILLO: Entra e vede il trambusto. Uhé, cosa succede? Vi state divertendo?

SMILZO: Con tono cattivo…. Peppone ha vinto la gara della Vodka.

DON CAMILLO: Bravo. Signor Sindaco, le mie più vive felicitazioni.

MOGLIE DI PEPPONE: La prego don… Doninzetti faccia qualcosa.

DON CAMILLO: Si avvicina a Peppone. Peppone. Peppone. Sono io. Mi riconosci?

PEPPONE: Cat vegna un cancar!!

DON CAMILLO: Si. Mi ha riconosciuto.

NADIA: Ecco ho trovato il compagno dottore.

MEDICO: Entra. È una donna. Va accanto a Peppone. Tasta il poso, sente il cuore. Fa segno di girarlo a pancia in giù.

LA BANDA: Su giriamolo. Attento Peppone. Ti giriamo.

MEDICO: Continua la visita. Poi scarabocchia qualcosa su un notes e si rivolge a Nadia dicendo qualcosa…

NADIA:  Il compagno dottore dice di dare quattro pillole ogni ora….

DON CAMILLO: Dà, dà. Quattro ogni ora. Copechi, quanti copechi.

MEDICO: Niet, niet copechi. Porge il notes chiedendo una firma.

DON CAMILLO:  Prende il notes per firmare…

DOTTORE: Niet. Compagno Bottazzi… fa il segno della firma…

DON CAMILLO: Cosa? Lui deve firmare? Cos’è? Anche per l’atto di morte ci vuol la firma dell’interessato? Su, su presto. Giratelo. Su Peppone, devi firmare…

PEPPONE: Viene rimesso a sedere. Prende la penna che gli porge don Camillo. Cerca di mettersela sotto il braccio.

DON CAMILLO: No. Non è un termometro. È una penna. Dai firma.

PEPPONE: In qualche modo firma. Poi si lascia cadere sul letto.

DON CAMILLO: Va bene. E adesso tutti fuori.

MOGLIE DI PEPPONE: Don…, ehm Doninzetti mi raccomando. È un bestione ma gli voglio bene e… esce singhiozzando.

TUTTI ESCONO: Resta solo Peppone a letto e Don Camillo…

PEPPONE: Don Camillo. Don Camillo datemi la vostra mano. Tenetemela stretta. Don Camillo ho paura. Io non voglio rimanere qui solo. Singhiozza come un bambino. Non voglio morire come un cane, lontano da casa mia, in questa terra straniera.

DON CAMILLO: Calma, calma. Ma che dici compagno? Che “terra straniera”. È la tua grande madre Russia.

PEPPONE: Sempre piagnucolando…No, no. Datemi la vostra parola che partirò con voi, in qualunque condizione sia… anche in agonia, voi mi farete partire con voi. Giuratemelo!!

DON CAMILLO: No. Tu partirai di qui quando sarai guarito. Intanto prendi queste pillole…. Dunque, mi pare quattro ogni ora.

PEPPONE: Strappa il flacone e ingoia tutto.

DON CAMILLO: Ma no. Che cosa fai? Comincia a fare la valigia.

SCENA SETTIMA: partenza per l’Italia, con sorpresa

GISELLA: Entra con la moglie di Peppone e la moglie di Smilzo. Noi siamo pronte. Abbiamo già portato sotto le nostre valige. Prendono la valigia di Don Camillo…

MOGLIE DI PEPPONE: Ma è vero che porteranno all’ospedale il mio Giuseppe, don… Doninzetti.

DON CAMILLO: Si, è un cavallo. Non preoccuparti compagna. Lo tratterranno solo il tempo necessario. Una settimana, un mese, un anno forse…

BRUSCO: Allora? Come stà?

SMILZO: Allora? Come stà? Ce la fa a scendere? Il pullman sta quasi per arrivare.

DON CAMILLO: No, mi dispiace. Peppone non è in grado di partire…Resta qui!

PEPPONE: Si alza di scatto dal letto e si mette in piedi. No io sto benissimo. Datemi cinque minuti e … Si avvia traballando e dondolando verso il bagno.

SCAMOGGIA: Entra, è concitato…. Presto datemi tutti i rubli che vi sono rimasti.

LA BANDA: Che?

SCAMOGGIA: Datemi i rubli che resto qua…. Rivolto a Don Camillo… È tutta colpa sua. Me l’ha fatta rispettare e così… mi ha incastrato. Prende i rubli ed esce.

GISELLA: Ah, l’amore!?

DON CAMILLO: E’ proprio una bella prova d’amore…restare qui in questa terra straniera.

PEPPONE: Sempre dondolando… Al solito. Parole indegne. Parole sporche di un reazionario che negherebbe anche la luce del sole.

DON CAMILLO: Ma sono parole tue, pronunciate solennemente in punto di morte: “… tenetemi la mano reverendo. Giuratemi che mi farete partire…”

PEPPONE: Oh. Ero ubriaco. Non potete dar credito ai vaneggiamenti di un ubriaco che non hanno nulla a che vedere con i miei veri sentimenti…

PETROVNA: Entra, accompagnata da Nadia e dal medico. Bisbigliano insieme.

NADIA: Il Presidente Petrovna dice che autobulanza è pronta per te, tavarish Bottazzi. Ti porterà in nostra migliore clinica.

PEPPONE: Visibilmente preoccupato. Autobulanza? Clinica? No, no. Io sto bene.

MEDICO: No, qui dice che “no”. Mostra il foglio firmato poco prima da Peppone. E’ vostra firma?

PEPPONE: No.

DON CAMILLO: Si. Si. È proprio la tua firma!

MEDICO: Tu ha chiesto ricovero clinico. Seguimi, prego.

PEPPONE: Ho chiesto… prima. Ma adesso sto bene io…

DON CAMILLO: Vuoi rifiutare l’onore che ti fa la grande Madre Russia?

PEPPONE: Don… Doninzetti, impicciatevi dei fatti vostri. Va bene. Vado con il dottore… Mi vado a cambiare e vi raggiungo. Andate, andate. Esce.

DON CAMILLO: Gesù. Cercate di fare qualcosa per lui.

CRISTO: Un buon pastore resterebbe vicino alle sue pecorelle, soprattutto a quelle smarrite…Potresti fermarti tu Don Camillo.

DON CAMILLO: Perché no? Signore…in fondo questa terra non è come la immaginavo. Ho trovato tanta gente per bene.

CRISTO: Per tanti secoli in questa terra il mio nome è stato cantato, invocato, lodato. Gli uomini si ricordano di Dio quando si trovano nel bisogno.

DON CAMILLO: Grazie Gesù. Grazie per avermi permesso di fare questo viaggio.

CRISTO:  Non c’è di che, non c’è di che, don Camillo.

MATUGGIA: Don Camillo, don Camillo. Devo portarle giù la valigia?

DON CAMILLO: Si, grazie. Ehi Matuggia, hai mandato una cartolina alla tua Guglielmina?

MATUGGIA: Eh si. Le ho scritto anche una lettera al giorno.

DON CAMILLO: Mi sa che arrivi al paese tu prima delle tue lettere. Le poste in Russia.

MATUGGIA: Ha ragione, reverendo. Anch’io non mi fido. Non voglio mica che sappiano a chi volevo mandare le mie lettere. E sono furbo io. Ho scritto l’indirizzo dentro la busta così nessuno può vederlo…

DON CAMILLO: Oh Gesù. Abbiate pietà dei bimbi innocenti.

MATUGGIA: Mi è piaciuta la Russia. Ma c’è una cosa che non capisco… Se qui parlano in russo, come fanno a capirsi?

DON CAMILLO: Oh poveri noi.

MATUGGIA: Mi dispiace solo di non aver potuto fare questo viaggio con la mia Guglielmina. 

DON CAMILLO: Bravo Matuggia. Siete fatti per stare insieme. Mi raccomando: devi farla felice la tua Guglielmina. Bè adesso portami giù la valigia.

MATUGGIA: È felice, esce con la valigia.

DON CAMILLO: Signore. Grande cosa l’amore! Matuggia e Guendalina, Scamoggia e Nadia…, ma che fine ha fatto quello. Peppone??

PEPPONE: Voce fuori campo. Don Camillo. Don Camillo!! Presto venga qui!

DON CAMILLO: Dai vieni fuori. Sbrigati, non far aspettare l’autobulanza.

PEPPONE: Entra. È vestito da donna.

DON CAMILLO: Ma come ti sei conciato!!

PEPPONE: Mi sono vestito da donna. Mi aiuti reverendo… deve dire che sono una delle donne della nostra comitiva. Magari dica che sono sua moglie… che l’ho raggiunta….

DON CAMILLO: No, tu non stai bene e hai bisogno di cure. E poi in quelle condizioni io non ti porto con me.

PEPPONE: La prego. Sospenderò il gemellaggio, parlerò bene dei preti.Dunque dirà che io sono sua moglie. Vi ho raggiunto in incognito. Adesso torno a casa con voi… D’accordo??

DON CAMILLO: E va bene. Ma il tuo gemellaggio potrai farlo lo stesso: non mi fa paura. Ho visto che qui il Signore è lo stesso. Cerca solo di non farmi fare brutta figura.

PEPPONE: D’accordo!

DON CAMILLO: E non parlare. E se proprio devi farlo cerca di assomigliare ad una donna.

PEPPONE: Parla come una donna… Va bene così?

DON CAMILLO: Si va bene. Andiamo! Certo che come uomo sei brutto Peppone, ….. ma come donna fai spavento!! Escono…

MUSICA FINALE…………

FINE SECONDO ATTO