Il condominio in giallo

Stampa questo copione

ciao

CONDOMINIO IN GIALLO

Commedia brillante in due atti

di

Luciana Piatti

Personaggi:

Rosa                        portinaia

Carla Maffei           professoressa di matematica

Wanda Maffei         attrice

Filippo Arlati          commissario

Renato Arsini          avvocato (non in scena)

Arabella Arsini       moglie dell’avvocato

Michele Arsini        fratello dell’avvocato

Teodoro Scotti        antiquario

Giada Ambrosoli    studentessa universitaria

Andrea Serra          scrittore

 

                                                   

PRIMO ATTO

Soggiorno di un appartamento in un condominio: una libreria, un divano, un tavolo, qualche sedia, una lavagna scolastica, uno specchio, appendiabiti. Al tavolo, davanti a un computer portatile, è seduta Carla: sta scrivendo sul computer. Vestita con un certo gusto, molto sobrio.

Carla                   - (rilegge quello che ha scritto) “MMMMM… (poi scrive) Spero di esserti stata utile. Ciao, a presto. Carla Maffei”. OK. Adesso invio. Zac. (schiaccia il tasto invio) Fatto!

Wanda, stessa età di Carla, indossa grandi occhiali con la montatura colorata e un abito vistoso/eccentrico, entra in scena canticchiando il di ‘Mamma mia’. Ha in mano una piccola trousse di trucco.

Wanda                - Ancora con quel computer!

Carla                   - Ho mandato una mail a una mia ex collega che mia ha chiesto la soluzione di un problema di matematica.

Wanda                - (si siede sul divano e si trucca) Non potevi scriverle una lettera?

Carla                   - Una lettera? Ma è così comodo il computer. Secondo me, invece di passare ore sulle riviste di cinema, dovresti deciderti anche tu a imparare a mandare le mail, non è poi così difficile…

Wanda                - Sì, va beh. Ma vuoi mettere una bella lettera, magari scritta con una signora stilografica, su carta pregiata. Tutto un altro effetto. Carla, nella vita ci vuole stile, stile! Quante volte te l’ho ripetuto. Ma già, cosa parlo a fare di stile a una professoressa di matematica?

Carla                   - (insofferente) Mmmmm… Wanda, per tua norma e regola, la matematica è rodine, precisione, equilibrio, tutte caratteristiche tipiche dello stile. È questo che ho insegnato ai miei studenti.

Wanda                - Sì, lo so che insegnare era la tua passione. Al punto che, quando sei andata in pensione, ti sei portata a casa una lavagna, giusti per ricreare l’ambiente scolastico anche qui. La tollero solamente perche dà un tocco di neorealismo anni cinquanta. (mentre parla va verso l’attaccapanni, indossa un vistoso cappello, poi prende borsa e guanti altrettanto vistosi. Si sistema allo specchio)

Carla                   - (la guarda) E adesso dove vai così agghindata?.

Wanda                - Dal parrucchiere.

Carla                   - Mi sembri la Signora delle camelie!

Wanda                - Mi piace avere un aspetto curato. Per noi gente di spettacolo l’immagine è importante. Cosa dici, se mi facessi dei colpi di sole?

Suona il campanello.

Wanda                - Aspettavi qualcuno?

Carla                   - No.

Wanda                - Vado io.

Entra Rosa, la portinaia. È sconvolta e agitata.

Carla                   - Rosa, buongiorno...

Rosa                   - Signora Carla… Signora Wanda… È successa una cosa terribile… una tragedia! Sant’Alfonso benedetto! Chi lo poteva immaginare…

Carla                   - Ma… cosa è successo? Si sente male?

Rosa                   - No, io no. Ma l’avvocato… L’avvocato Arsini…

Carla                   - Quello del primo piano…

Rosa                   - Sì, lui… è… è morto.

Carla                   - Ah, poveretto… mi spiace… Ma come è successo? L’ho incontrato l’altro ieri e stava bene.

Wanda                - Tutto sommato un bell’uomo. Un po’ sulle sue, ma distinto.

Rosa                   - Ma il peggio è che non è morto per conto suo!

Wanda                - Ah no?

Rosa                   - No, è stato ammazzato!

Wanda                - Cosa?

Carla                   - Come ammazzato? Ma è sicura?

Rosa                   - Questa mattina la moglie, la signora Arabella, sa quella signora tutta ossigenata che si dà un sacco di arie, sempre con i tacchi a spillo e la puzza sotto il naso…

Carla                   - (con rimprovero) Ma, Rosa, le sembra il momento…

Rosa                   - … e che non c’è mai perché è sempre nella villa al mare? Eh… è così, io dico la verità; non mi è mai sembrato un matrimonio molto riuscito. Oltretutto non ho mai capito perché l’avvocato, tirchio com’è, ha sposato una che spende un sacco di soldi in abiti e gioielli.

Carla                   - Insomma, Rosa…

Rosa                   - Eh, lo sanno tutti che lei, prima di sposarsi, non aveva un soldo. Comunque stamattina la signora Arsini è rientrata dal mare e ha trovato il marito assassinato nel soggiorno del loro appartamento al primo piano.

Wanda                - Assassinato?

Rosa                   - Eh già, sembra che sia stato colpito con un grosso fermacarte in ferro a forma di Tour Eiffel.

Wanda                - O cielo, che cosa volgare!

Carla                   - Wanda, per favore.

Wanda                - Nel senso di tremenda, che cosa tremenda!

Rosa                   - Ah, ma la signora Arabella non si è scomposta più di tanto, sa? Ha chiamato la polizia e poi è scesa da me in portineria e ha aspettato lì l’arrivo della volante. Neanche un capello fuori posto, neanche una lacrima, niente. Secondo me non è normale! Comunque adesso al primo piano ci sono un sacco di poliziotti ed è arrivato anche un commissario, che mi ha detto di avvisare tutti i condomini di non uscire di casa perché tra breve passerà a fare qualche domanda. Ah, che disastro! Sant’Alfonso benedetto! In tanti anni di carriera non mi era mai capitata una cosa simile! (geme) Proprio a me doveva succedere?

Carla                   - Rosa, si calmi. Certo è una cosa terribile, ma per l’avvocato, pover’uomo, e per sua moglie, non per lei o per la sua… carriera in questo condominio.

Rosa                   - Ma sa, io in fondo, come portinaia, ho una responsabilità nei confronti di tutto il palazzo. Un condominio così rispettabile. E adesso invece… un omicidio!

Wanda                - Beh, in effetti, non c’è niente di rispettabile in un omicidio.

Carla                   - Sono sconvolta. Non riesco a crederci.

Wanda                - L’avvocato Arsini assassinato! Mi vengono i brividi.

Rosa                   - Ora devo andare ad avvisare tutti gli altri. Mi raccomando: nessuno può uscire, ordine del commissario. Ah, che disastro, che disastro! Sant’Alfonso, aiutami tu! (esce)

Carla e Wanda si guardano.

Wanda                - (si toglie il cappello) Niente colpi di sole. Peccato. (cambia atteggiamento) Come sono agitata! Ma ti rendi conto?

Carla                   - Mi rendo conto sì. Sono agiata quanto te.

Wanda                - Secondo te, bisogna avere paura?

Carla                   - Di che cosa?

Wanda                - C’è qualcuno che si aggira per il palazzo facendo un uso improprio di una Tour Eiffel… Finché il colpevole non viene arrestato, chi mi assicura che la cosa non si ripeta, magari con qualche altro del palazzo.

Carla                   - Wanda ragiona. Chi vuoi che ce l’abbia con una professoressa di matematica in pensione e una pseudo attrice un po’ svampita? Hai fatto arrabbiare qualcuno recentemente, a parte me, s’intende?

Wanda                - Intanto io sono un’attrice a tutti gli effetti e non sono per niente svampita. E comunque no, non ho fatto arrabbiare nessuno, perché il mio è un carattere pieno di joi de vivre e anche di savoir faire.

Carla                   - Mi domando invece chi poteva avercela tanto con l’avvocato Arsini.

Wanda                - A me sembrava una persona tranquilla, forse un po’ schiva. Certo non era un mostro di simpatia, però salutava sempre quando ci incontravamo sulle scale, Invece non si può dire lo stesso di sua moglie.

Carla                   - Sì, è vero che non saluta mai. È per questo che Rosa, chiacchierona com’è, non la può soffrire: con lei non riesce a fare conversazione.

Suona il campanello.

Wanda                - Vado io.

Entra un uomo piuttosto giovane.

Commissario      - Buongiorno, sono il commissario Arlati. (mostra il tesserino)

Wanda                - Prego, si accomodi.

Carla                   - Filippo!

Commissario      - Professoressa Maffei!

Carla                   - Filippo Arlati! Sezione D, uno dei miei studenti più brillanti! Un vero talento per le equazioni di quarto grado.

Commissario      - Professoressa, ma che piacere rivederla! Come sta? La trovo in gran forma.

Carla                   - Sto bene, grazie. E tu, come stati? Quanti anni sono passati! Caspita, sei diventato commissario…

Commissario      - Sì, da poco. Ma guarda… certo che non mi aspettavo di incontrarla in occasione di un’indagine.

Carla                   - Accomodati. Oddio, scusa, io ti sto dando del tu, ma forse…

Commissario      - No, no, il tu va benissimo, si mancherebbe.

Carla                   - Ti presento mia sorella Wanda.

Wanda                - Molto lieta.

Commissario      - Piacere. Anche lei insegnante?

Wanda                - No, per carità. Lavoro nel mondo dello spettacolo: attrice, per la precisione.

Commissario      - Però! Complimenti. Fa parte di una compagnia stabile?

Wanda                - Beh, no, in questo momento no. E poi, a me piace diversificare; spazio tra teatro e cinema, anche pubblicità, se capita.

Commissario      - Pubblicità? Ah ecco dove ho visto il suo viso. Qualcosa che aveva a che fare con dei biscotti…

Wanda                - Sì. “Biscotti Delizia. Buoni come quelli di zia Letizia”.

Commissario      - Giusto, proprio quelli.

Wanda                - Ecco, zia Letizia ero io.

Commissario      - Ho capito. Ora però, scusatemi, ma devo tornare al lavoro. Mi riprometto di trovare un momento più adatto per chiacchierare dei vecchi tempi con lei, professoressa. Adesso devo occuparmi dell’indagine in corso e fare anche a lei e a sua sorella alcune domande.

Clara                   - Prego, siamo a tua disposizione.

Commissario      - Immagino abbiate saputo che c’è stato un omicidio.

Wanda                - L’avvocato Arsini… Sì, ce l’ha detto la signora Rosa, la portinaia.

Commissario      - Abitate in questo appartamento da parecchio?

Carla                   - Sì, saranno almeno vent’anni. Era l’abitazione dei nostri genitori, poi ci siamo venute noi.

Commissario      - Quindi conoscete tutti gli altri condomini?

Carla                   - Sì, più o meno li conosciamo tutti, qualcuno superficialmente, qualcuno un po’ meglio.

Commissario      - Potete riassumermi la collocazione dei condomini ai vari piani? L’ho già chiesto alla portinaia, ma era così agitata e logorroica che non sono riuscito a capire granché.

Carla                   - Non c’è problema. Anzi, sai cosa faccio? Faccio uno schemino alla lavagna, così è più chiaro e lo memorizzi meglio. (va alla lavagna)

Wanda                - Eccola là! Commissario, le consiglio di stare attento, se no quella è capace di metterle una nota sul registro.

Carla                   - (scrive sulla lavagna) Dunque… Al piano terra c’è il piccolo appartamento di Rosa, la portinaia. Non è una cattiva persona, anche se, da brava portinaia, è una gran chiacchierona. Qualunque cosa sappia di un inquilino, poi la racconta a tutti.

Wanda                - Insomma, è un po’ impicciona.

Commissario      - Ma è affidabile?

Wanda                - Mah… di solito quello che dice poi si dimostra veritiero. Certo… ha anche una bella fantasia…

Carla                   - Al primo piano, c’è l’appartamento dell’avvocato Arsini che vive… cioè viveva con la moglie, una donna molto più giovane di lui, che ha sposato 3 o 4 anni fa. Lei però si vede poco. Rosa dice che è spesso nella casa al mare; non saprei dire se la notizia è attendibile o meno. Al secondo piano c’è un appartamento vuoto di proprietà dell’avvocato; attualmente, secondo quanto dice la portinaia, è arredato come uno studio. Al terzo piano ci siamo noi e al quarto abita il dottor Teodoro Scotti, un uomo dai modi garbati, laureato in storia dell’arte, sicuramente colto, direi quasi raffinato…

Wanda                - Un po’ tipo David Niven…

Carla                   - (la guarda male per l’interruzione) Molto solo, credo. Ha un piccolo negozio di antiquariato nel quartiere. Qualche mobile e tante piccole cose di buon gusto, ma tutto disposto alla rinfusa in un caos tremendo, un po’ da rigattiere, per intenderci.

Wanda                - Adesso il negozio è chiuso, anche se mi è capitato di vedere il dotto Scotti aprire la serranda a metà ed entrare.

Carla                   - Al quinto piano ci sono due piccoli appartamenti: in uno dei due abita una ragazza, Giada Ambrosoli.

Commissario      - Giada Ambrosoli? Il nome mi dice qualcosa…

Carla                   - Carina, sempre sorridente; mi ha detto che studia psicologia e ogni tanto, a tempo perso, fa la modella.

Commissario      - Ambrosoli... dove ho sentito questo nome? Mah, mi verrà in mente…

Carla                   - Nel secondo appartamento del quinto piano abita Andrea Serra. Timido, gentile, scrive racconti di fantascienza per diverse riviste del settore,m ma il suo sogno è pubblicare un romanzo importante. Ci sta lavorando da un po’.

Suona il campanello.

Rosa                   - Scusi, è qui il commissario? (lo vede) Signor commissario, sono arrivate delle persone che cercano lei.

Commissario      - Ah, sì, sono i colleghi della scientifica. Arrivo subito. Professoressa, signora Wanda. Grazie delle informazioni..

Carla                   - Ma ti pare, Filippo. Siamo a tua completa disposizione.

Commissario      - Perfetto. Tutte le notizie di cui siete in possesso possono essere utili. Magari continuiamo la nostra conversazione più tardi. Ora devo andare. A presto. (esce)

Rosa                   - (colpita) Ma… il commissario è un vostro amico?

Carla                   - È un mio ex allievo.

Rosa                   - Ah ecco. No, perché ho sentito che gli dà del tu, allora ho pensato che fosse un amico.

Carla                   - Gli do del tu perché l’ho conosciuto che era un ragazzino.

Rosa                   - (guarda la lavagna) Caspita! È un vostro amico sì, vi ha già coinvolto nelle indagini…

Carla                   - Ma quali indagini. È solamente uno schema della disposizione dei condomini nel palazzo.

Rosa                   - Va bene, va bene. Non c’è niente di male nell’aiutare il commissario, che mi sembra anche una brava persona... Adesso vado perché possono avere bisogno di me; non avete idea di quanti poliziotti ci sono nel palazzo (tra sé) Sì, sì… Stanno facendo l’indagine insieme al commissario… (esce)

Wanda                - Sai che mi ha fatto proprio una buona impressione il commissario Arlati?

Carla                   - È sempre stato un tipo in gamba, attento, preciso. Una mente brillante.

Suona il cellulare di Wanda.

Wanda                - Pronto. Sì, ciao. Dimmi. Ah ah… va bene. Certo che sono in grado di farlo, cosa vuoi che sia! Quando? Dopodomani? Ok, non c’è problema, ci vediamo dopodomani. (chiude la telefonata) Era la mia agente. Dopodomani devo andare a fare un casting per una pubblicità. Dici che in solaio ci sono ancor ai pattini a rotelle di quando eravamo ragazzine?

Carla                   - E questo cosa c’entra?

Wanda                - Lo spot pubblicitario prevede che gli attori si muovano sui pattini.

Carla                   - Sui pattini? Ma tu sei matta!

Wanda                - Perché? Un’attrice professionista può calarsi in qualsiasi ruolo, con o senza pattini.

Carla                   - Un’attrice professionista, come ti definisci tu, dovrebbe ogni tanto aprire la carta di identità, leggere la data di nascita e adeguarsi.

Wanda                - Intanto io sono più giovane di te e, scusa se te lo dico, si vede.

Suona il campanello.

Wanda                - Vado io. (apre la porta. Entra Giada, sui 25 anni, bionda, carina) Ciao Giada, entra.

Giada                 - (agitata) Buongiorno signora Wanda. Professoressa. Vi disturbo?

Carla                   - Ma no, figurati. Accomodati. Ma… ti senti bene?

Giada                 - Sì… cioè no. Avete sentito dell’avvocato Arsini?

Wanda                - Purtroppo sì.

Carla                   - Siediti, Giada. Sei bianca come un lenzuolo. Vuoi un bicchiere d’acqua?

Giada                 - No, no, grazie. È che sono… sconvolta, ecco. L’avvocato Arsini! Mio Dio! Scusatemi, ma ho bisogno di parlare con qualcuno… Rosa mi ha detto che voi siete amiche del commissario…

Wanda                - E ti pareva.

Giada                 - ... e allora ho pensato che se, parlando con lui, poteste mettere una buona parola…

Carla                   - Giada, calmati. Tanto per precisare, il commissario è solamente un mio ex allievo. E comunque, perche ritieni di aver bisogno di aiuto nei suoi confronti?

Wanda                - Perché evidentemente pensa di essere nei guai. Sei nei guai?

Giada le guarda entrambe, poi scoppia a piangere.

Wanda                - È nei guai.

Carla                   - Non capisco. È qualcosa che ha a che fare con l’avvocato Arsini?

Giada                 - (sempre piangendo) Sì.

Carla                   - Oh santo cielo!

Wanda                - Non è che l’hai ammazzato tu?

Giada                 - ma no, certo che no. Solo che… ci sono andata a letto, ecco.

Wanda                - Ah meno male. Voglio dire: meno male che non sei stata tu a farlo fuori.

Carla                   - Avevi una relazione con lui?

Giada                 - Non era una relazione. È successo tre volte in tutto.

Wanda                - Beh, tre volte non è poco. Allora vuol dire che non era poi male

Carla fulmina Wanda con lo sguardo.

Giada                 - Il fatto è che la terza volta è stato ieri notte, a casa sua al primo piano, evidentemente poco prima… poco prima che… lo uccidessero. Forse sono stata l’ultima persona ad averlo visto vivo.

Wanda                - La faccenda si complica.

Carla                   - Eri innamorata di lui?

Giada                 - (con veemenza) No, assolutamente no. Neanche mi piaceva.

Wanda                - Allora perché…

Giada                 - Non è come può sembrare. È molto più complicato… L’avvocato Arsini non era quello che tutti credevano che fosse…

Wanda                - Ah no?

Carla                   - Se vuoi confidarti con noi, siamo felici di ascoltarti. Ma la prima cosa che devi fare è raccontare tutto al commissario. Tutta la verità

Giada                 - Già. Raccontare tutto… Come se fosse facile. Non capite… la mia vita è a un bivio. Anch’io in fondo non sono quella che sembro.

Carla                   - Cosa vuoi dire?

Giada                 - Ecco… io…

Suona il campanello. Wanda va ad aprire. Entra Rosa.

Rosa                   - Scusate, per caso la signorina Giada è qui con voi? Ah, eccola. Signorina, il commissario la sta cercando perche vuole interrogarla. È al piano terra.

Giada                 - Oddio! E adesso come faccio…

Carla                   - Vai cara, vai a parlare con il commissario. E mi raccomando, raccontagli tutta la verità. Qualunque essa sia. Non avere paura: la verità è sempre la scelta migliore. Sono sicura che dopo ti sentirai meglio.

Giada esce.

Rosa                   - Mah… Sarà… Per me la signorina Giada non  me la racconta giusta…

Wanda                - È spaventata.

Carla                   - Visto quello che è appena successo, mi sembra comprensibile: è giovane e probabilmente piuttosto sola.

Rosa                   - No, no, ci deve essere dell’altro. Me lo sento proprio qui alla bocca dello stomaco. E il mio stomaco non sbaglia mai. dice di fare l’università, ma qualcuno l’ha mai vista con un libro in mano? Io no. Una volta invece, (si guarda in giuro) resti tra noi, l’ho vista con l’avvocato Arsini.

Wanda                - E dove li ha visti?

Rosa                   - (circospetta) Sulle scale.

Carla                   - Certo, tra condomini ci si incontra sulle scale.

Rosa                   - Già, ma quella volta erano davanti alla porta dell’appartamento dell’avvocato (si guarda ancora in giro)… una sera che la moglie di lui non c’era.

Carla                   - Non mi sembra che ci sia niente di male.

Rosa                   - Aspetti di sentire il seguito. Dunque, io stavo andando a cambiare la lampadina del pianerottolo del secondo piano, che si era fulminata.

Wanda                - Che atmosfera da Hitchcock!

Rosa                   - E avevo le scarpe con la suola di corda che mi ha regalato mia cugina Marisa.

Carla                   - È importante? Veniamo al dunque.

Rosa                   - Voglio dire che con le suole di corda non mi hanno sentita arrivare.

Carla                   - Ah, ecco.

Rosa                   - Era un po’ buio, ma io potrei giurare che l’avvocato aveva un braccio intorno alla vita di Giada e l’attirava a sé, e con l’altra mano giocava con i suoi capelli. Poi, non appena mi hanno vista, lui ha abbassato le braccia e si sono allontanati l’uno dall’altra.

Wanda                - Sì, questa è la scena madre.

Rosa                   - Secondo voi devo dirlo al commissario?

Carla                   - Io credo che sia nostro dovere dire al commissario tutto quello che sappiamo. Ovviamente intendo quello che siamo sicuri di aver visto, non semplici congetture.

Rosa                   - Ma io sono sicura! Sant’Alfonso mi è testimone! Sì, è meglio che ne parli con il commissario. Non ho niente da nascondere, io. Va bene, adesso devo andare; non posso lasciare la portineria scoperta.

Carla                   - Un’ultima cosa, signora Rosa. Per favore non vada in giro a dire che io e mia sorella siamo amiche del commissario. Come le ho detto, lui è stato semplicemente un mio allievo. Tutto qui.

Rosa                   - Ma io non ho detto niente. Ci mancherebbe. Faccio i fatti miei, io. (esce)

Wanda                - È inutile, nessuno può sfuggire alla capacità investigativa di Rosa. Certo che Giada non è messa molto bene. Andare a letto con un uomo poco prima che l’uomo in questione venga assassinato in circostanze misteriose, non è propriamente un bel biglietto di presentazione.

Carla                   - Tu hai capito perché Giada ha accettato di avere una relazione, o quello che era, con l’avvocato?

Wanda                - Probabilmente perche lui la ricattava.

Carla                   - Cosa? Come fai a dirlo?

Wanda                - Elementare Watson. Lei ci ha detto che non era né innamorata né attratta da lui. Quindi o è masochista, e non mi pare che Giada lo sia, o era costretta a farlo.

Carla                   - Ma se era così, perché non lo ha denunciato?

Wanda                - Proprio per questo dico che lui la ricattava. Se lei non è andata alla polizia, significa che aveva qualcosa da nascondere.

Carla                   - Wanda, quando sei così lucida mi fai un po’ paura. Quasi quasi ti preferisco quando sei svampita.

Suona il campanello, Wanda va ad aprire. Entra la signora Arsini, circa 30 anni, molto truccata, look aggressivo: pantaloni stretti, tacchi alti, camicetta aderente e molto scollata.

Arabella              - Buongiorno, sono Arabella Arsini. Le signore Maffei, vero?

Wanda                - Sì.

Arabella              - Posso entrare un momento?

Wanda                - Certo. Sono Wanda Maffei.

Carla                   - Carla Maffei. Prego, si accomodi. Vuole qualcosa da bere? Un po’ d’acqua? Un caffè? Sarà sconvolta…

Arabella              - No, grazie, non voglio niente. Sto bene, mi creda. Cioè, un po’ stordita, ma sto bene.

Carla                   - Signora, io e mia sorella siamo molto dispiaciute per quello che è successo a suo marito e le facciamo le nostra condoglianze…

Arabella              - (la interrompe) Sì, sì, grazie. (si guarda in giro) Noi ci conosciamo poco…

Wanda                - Si può dire che non si siamo mai parlate.

Arabella              - Vi domanderete perché sia venuta qui, quindi vengo subito al punto. La portinaia mi ha detto che siete molto amiche del commissario…

Reazione di sconforto di Carla e di rassegnazione di Wanda.

Carla                   - Semplici conoscenti. Parecchi anni fa sono stata l’insegnante di matematica dle commissario.

Arabella              - Capisco: preferite non far sapere che collaborate alle indagini. Vi assicuro che non ne farò parola con nessuno.

Carla                   - Ma no! Non è così!

Arabella              - Va bene, comunque sia. So che su di me circolano notizie non proprio lusinghiere e ci tengo a fare alcune precisazioni.

Carla                   - Signora Arsini, non so a cosa si riferisca, io e mia sorella non siamo abituate a fare pettegolezzi né su di lei né su chiunque altro.

Arabella              - Ma non intendevo accusare voi, mi avete fraintesa.

Carla                   - E allora, mi scusi, non sarebbe meglio che lei parlasse direttamente con il commissario?

Arabella              - Con il commissario ho già parlato. E purtroppo mi sembra che non mi abbia dato molto credito.

Carla                   - Ah. E noi cosa possiamo fare per lei?

Arabella              - Potete ascoltarmi e cercare di capirmi. Poi, quando vi capiterà di parlare con il commissario…

Carla                   - Guardi, si tratta di un equivoco.

Wanda                - Carla, la signora Arsini ci tiene...

Arabella              - Esattamente.

Carla                   - Prego.

Arabella              - Voglio solo mettere in chiaro alcune cose. Voi sapete che ho sposato mio marito re anni fa. Ci siamo piaciuti subito nonostante la grande differenza di età,. Ma io sono stata chiara fin dall’inizio; non intendevo rinunciare alla mia libertà, gli amici, la palestra, il mare. D’altra parte lui aveva il suo lavoro…

Carla                   - Era avvocato penalista, vero?

Arabella              - Sì, ma gli capitava anche di seguire cause di divorzio e vertenze aziendali. Un po’ di tutto, insomma… Per lo meno, credo: non conosco i dettagli del suo lavoro. Io avevo la mia vita e lui la sua, e ci stava bene così. So cosa la gente, anche qui nel palazzo, dice di me: che sono un’egoista, una calcolatrice, che ho sposato mio marito solo per soldi… prima facevo la segretaria… e da oggi diranno anche che sono un’insensibile. Ma perché devo fingere di essere quello che non sono? Non sono insensibile, semplicemente so controllare le mie emozioni, ho i nervi saldi, io, e una personalità forte; è una colpa?

Wanda                - Certo che no, vero Carla?

Carla                   - (debolmente) No, no.

Arabella              - Mi fa piacere sentirvelo dire. Sono veramente infastidita dalle notizie che circolano su di me e credo di avere il diritto di essere rispettata per quello che sono. C’è chi si diverte a diffondere falsità su di me; uomini che vedono una donna giovane e di carattere e si fanno strane fantasie… non bisogna credere a tutto quello che si sente dire . (pausa) Va bene, chiuso l’argomento. Ci siamo capite.

Wanda                - Oh, come no.

Carla                   - Sì, è meglio chiudere l‘argomento.

Wanda                - E adesso, se non sono indiscreta, cosa farà?

Arabella              - Non so ancora. A me piace vivere al mare… Per il momento non posso lasciare la città, così mi ha detto il commissario. Perché poi? È chiaro che quello che è successo è opera di qualcuno che mio marito conosceva per lavoro. In fondo gli avvocati difendono anche i delinquenti, no? È il loro mestiere.

Suona il cellulare della signora Arsini.

Arabella              - Credevo di averlo spento. (risponde) Sì… ah… avvocato… buongiorno… Ha bisogno di parlarmi? Può attendere un momento? (si rivolge a Wanda) Scusate, è un collega di mio marito. È meglio che vada. Devo occuparmi di tante cose. Magari continuiamo la nostra conversazione in un altro momento.

Wanda                - L’accompagno.

Annabella           - Grazie. Buongiorno.

Carla                   - Buongiorno.

La signora Arsini esce.

Carla                   - Santo cielo, che impassibilità! Dopo tutto, Rosa non aveva torto. Quella donna è fredda come un ghiacciolo: mi sono quasi venuti i brividi.

Wanda                - La vedrei bene con una tuta di pelle nera e un frustino, versione sadomaso per intenderci…

Carla                   - Wanda, per favore, lascia perdere. Mi viene comunque difficile pensare che possa aver ucciso il marito e rimanere così distaccata. Ci sarà voluta anche una certa forza.

Wanda                - Se è per questo, al signora Arsini va in palestra. L’ha detto lei. Bisogna ammettere però che è piuttosto sveglia. Ha capito che non poteva recitare la parte della moglie affranta: non ha il phisique du role. E allora ha giocato la carta della pseudo sincerità. Sono una donna indipendente, che male c’è. Nessuno mi capisce…

Carla                   - Già, però ha lanciato accuse a destra e a sinistra.

Wanda                - Secondo te, di chi parlava quando si è riferita a uomini che si fanno fantasie su di lei?

Carla                   - Non ne ho proprio idea.

Wanda                - Se l’ha raccontato a noi, vuol dire che aveva in mente qualcuno del condominio... (va alla lavagna) Mi domando chi può essere sensibile al fascino ambiguo della signora Arsini.

Carla                   - Basta, Wanda, queste sono illazioni prive di fondamento. Non intendo…

Si affaccia alla porta Andrea, circa trentenne, viso aperto.

Andrea               - È permesso?

Wanda                - Oh, Andrea.

Carla                   - Entra, entra!

Andrea               - Avete sentito dell’avvocato Arsini?

Carla                   - Sì, abbiamo saputo.

Andrea               - Che brutta faccenda! Non riesco a capacitarmi. Volevo accertarmi che steste bene. Avete bisogno di qualcosa?

Carla                   - Grazie, Andrea, sei molto caro, ma non abbiamo bisogno di niente.

Wanda                - Sai che la signora Arsini è venuta a farci visita?

Andrea               - La signora Arsini? Come mai è venuta da voi? Beh, sì sarà stata sconvolta.

Wanda                - Mica tanto. In realtà voleva perorare la sua causa. Dice che tutti parlano male di lei.

Andrea               - A me risulta il contrario.

Wanda                - Cosa vuoi dire?

Andrea               - Forse non è il momento giusto per parlarne, ma visto che mi sento chiamato in causa... La signora Arsini mi ha fatto delle proposte, se capite cosa voglio dire…

Wanda                - Ti ha fatto delle avances?

Andrea               - Sì, e vi assicuro che sono state molto esplicite. Quando le ho detto di no, si è molto seccata e mi ha risposto “Non sai cosa ti perdi”.

Wanda                - Manco fosse Sharon Stone in Basic Instinct.

Andrea               - Ma c’è dell’altro. Un giorno che l’ho incontrata selle scale con l’avvocato, ho sentito distintamente che diceva al marito: “Poveretto, mi fa sempre gli occhi dolci. Crede di essere irresistibile”. Sono rimasto di sasso e quando mi sono ripreso se ne erano già andati. Meglio così, perche se fossi intervenuto, sarebbe stato molto spiacevole.

Carla                   - Santo cielo!

Wanda                - Hai capito che storia...

Andrea               - In ogni caso sono dispiaciuto per quello che è successo all’avvocato. Scrivo storie per tutti il tempo, dovrei essere abituato ai colpi di scena, ma non è così: la realtà ti sorprende sempre e ti lascia senza fiato… Adesso sarà meglio che torni al lavoro. Mi raccomando, che la mia confidenza resti tra noi!

Carla e Wanda   - Certamente!

Andrea               - Arrivederci.

Wanda                - Ciao, Andrea.

Carla                   - Ciao. Grazie della visita.

Andrea esce. Le due donne si guardano.

 

Wanda                - E brava la signora Arsini! Sembra di essere in “I Peccati di Peyton Place”. (rovista in un cassetto)

Carla                   - Cosa cerchi?

Wanda                - La torcia. Mi sembrava di averla vista qui.

Carla                   - Certo che come salti tu di pala in frasca, non c’è nessuno. Cosa te ne fai della torcia?

Wanda                - Mi serve per andare in solaio a cercare i pattini. Uh, eccola! Ottimo.

Carla                   - Ma ci devi andare proprio adesso in solaio?

Wanda                - Certo. Ho il provino dopodomani. Sai com’è, sono giù di esercizio con i pattini: devo fare un po’ di pratica.

Carla                   - Filippo… cioè, il commissario… ha detto di non uscire di casa.

Wanda                - Ma io non esco dal palazzo. E poi, se il commissario ha qualcosa da ridire, tu puoi sempre intervenire a mio favore.

Carla                   - E come?

Wanda                - Per esempio, puoi minacciarlo di mettergli una nota sul registro! Ciao, vado e torno. Faccio in un attimo. (esce).

Dopo qualche secondo suona il campanello.

Carla                   - Oltre a essere spiritosa è anche smemorata. (va ad aprire la porta). Hai dimenticato le chiavi del solaio?

Carla apre la porta. Sulla soglia c’è Teodoro Scotti, circa 60enne, vestito con un’eleganza un po’ vecchio stile: giacca di buon taglio, ma vecchia, foulard al collo. È affannato.

Carla                   - Dottor Scotti!

Teodoro              - Professoressa, per favore mi faccia entrare! (si guarda alle spalle con apprensione)

Carla                   - Ma certo, si accomodi.

Teodoro              - (entra, chiude velocemente la porta e si appoggia alla stessa) Grazie. Mi ha salvato.

Carla                   - Venga a sedersi. Si sente poco bene?

Teodoro              - (scuote la testa) È triste. È triste arrivare alla mia età e non sapere bene cosa fare di se stessi.

Carla                   - Come, scusi?

Teodoro              - Doversi nascondere, come un ragazzino...

Carla                   - Nascondere?

Teodoro              - Ecco… Mi sono rifugiato da lei per sfuggire a una persona poco raccomandabile, che stava per  suonare alla mia porta. L’ho vista mentre salivo le scale, dopo essere stato in portineria a parlare con il commissario, per via dell’avvocato Arsini. Ha saputo, vero?

Carla                   - Sì, certo, ho saputo. Dottor Scotti, scusi se sono indiscreta, cosa vuole da lei una persona poco raccomandabile?

Teodoro              - Soldi.

Carla                   - Ah, è un creditore.

Teodoro              - Non esattamente. Lui dice che gli devo dei soldi, ma non  vero. Lei sa che ho un piccolo negozio di antiquariato, una mia vecchia passione. Tempo fa ho acquistato da questo signore un vecchio mobile tarlato, l’ho fatto sistemare,me poi ho avuto la fortuna di venderlo a una cliente che cercava proprio quel tipo di mobile e mi ha fatto una buona offerta. Lui, non so come, l’ha saputo e adesso sostiene che l’ho pagato troppo poco e che gli devo tremila euro. Ma non è quello che avevamo pattuito.

Carla                   - Allora, se è tutto regolare, perché teme quell’uomo?

Teodoro              - Perché, come le ho detto, è un tipo losco; è insistente, mi segue, non mi dà tregua, non si è scoraggiato neanche oggi, con tutto il palazzo pieno di poliziotti per l’omicidio dell’avvocato, e io non riesco più a tenergli testa. Se avessi quei tremila euro glieli darei subito, pur di non avere più a che fare con lui. Ma non li ho. Gli affari non vanno molto bene ultimamente.

Carla                   - Mi dispiace.

Teodoro              - (afflitto) In fondo è colpa mia. Sono io che non ho senso pratico, non l’ho mai avuto. Adoro l’arte, la letteratura, gli oggetti antichi, ma sono inadeguato a gestire qualsiasi attività commerciale, figuriamoci un negozio. Pensi che spesso ci vado per il puro piacere di stare in mezzo a oggetti che amo, ma tengo la serranda abbassata per evitare di dover dare retta a possibili clienti. È chiaro che così non si va da nessuna parte.

Carla                   - Via, non si lasci abbattere dagli eventi. Ci sarà pure qualcosa che può fare. Se provasse a parlare di quell’uomo che l’assilla con il commissario che segue le indagini? Magari le può dare un aiuto…

Teodoro              - Lei è davvero molto gentile, ma credo che in questo momento il commissario abbia ben altro in mente. Oltretutto nel colloquio che ho avuto con lui poco fa, temo di aver dato di me una pessima impressione.

Carla                   - Come mai?

Teodoro              - Ho detto al commissario la verità: che l’avvocato Arsini mi aveva recentemente contattato per propormi un prestito.

Carla                   - Un prestito? Ma lei conosceva bene l’avvocato?

Teodoro              - Per niente. La nostra conoscenza si limitava ai saluti quando ci si incontrava sulle scale.

Carla                   - E lei cosa gli ha risposto?

Teodoro              - Gli ho risposto no, grazie. Prima di tutto perché non è mia abitudine né richiedere né accettare prestiti. I soldi che ho, pochi o tanti che siano, diciamo pure pochi, me li faccio bastare. E poi, nel caso specifico, l’avvocato voleva farmi un prestito con un interesse molto alto, praticamente il quaranta per cento!

Carla                   - Ma questo è il comportamento di un usuraio!

Teodoro              - È quello che ho pensato anch’io.

Carla                   - Oh santo cielo! Chi se lo sarebbe immaginato! Ma scusi, perché pensa di aver fatto una cattiva impressione al commissario?

Teodoro              - Perché, prima di tutto ho gettato un pesante sospetto su una persona che non può più difendersi e, mi creda, non ne vado fiero, e poi perché i soldi, come tutti sanno, costituiscono spesso il movente di un delitto.

Carla                   - Ma lei li ha rifiutati!

Teodoro              - Sì, ma non ho nessuna prova tangibile in merito.

Si apre la posta d’ingresso ed entra Wanda con in mano una scatola all’apparenza pesante.

Wanda                - Dottor Scotti, buongiorno! (appoggia la scatola sul tavolo)

Teodoro              - (si alza in piedi) Oh signora Wanda, che piacere vederla! Sempre affascinante.

Wanda                - Molto gentile.

Teodoro              - (le prende la mano e fa il baciamano) Come sta?

Wanda                - Bene, grazie.

Teodoro              - Oh, ma cos’ha tra i capelli? Sembra una ragnatela. Permette che gliela tolga...

Wanda                - Può essere proprio una ragnatela, sono appena stata in soffitta per recuperare i miei vecchi pattini a rotelle. Mi servono per un provino pubblicitario.

Teodoro              - Sono sicuro che lei riuscirà a rendere accattivante qualsiasi spot pubblicitario.

Wanda                - (gli sorride. Poi estrae dalla scatola i pattini) Eccoli qua. E questo cos’è? (estrae un martello)

Carla                   - Direi proprio un martello. Chissà da quanti anni è stato dimenticato lì…

Wanda                - Ecco perché la scatola era così pesante!... Oddio, allora gli ho fatto male davvero!

Carla                   - A chi hai fatto male?

Wanda                - Mentre scendevo le scale, credo proprio al suo piano, dottor Scotti, c’era un tizio…

Teodoro              - Un uomo di circa 45 anni, tarchiato, con i capelli un po’ lunghi?

Wanda                - Sì, proprio così. Lo conosce?

Teodoro              - Purtroppo sì. Un seccatore.

Wanda                - Uno con una smorfia antipatica sul viso. Ricorda un po’ Jack Nicholson in Shining. Inquietante. Mi si è parato davanti all’improvviso…

Teodoro              - (apprensivo) Le ha fatto del male?

Wanda                - No, non è lui che ha fatto del male a me. Temo che sia stato il contrario. Capirà, mi sono un po’ spaventata, così la scatola mi è sfuggita di mano e gli è caduta su un piede.

Teodoro              - Bel colpo!

Carla                   - Santo cielo, gli hai rotto un piede?

Wanda                - Mah, non so, non credo… Ho cercato di scusarmi, ma lui ha bofonchiato qualcosa, due o tre espressioni molto colorite, per la verità, ed è sceso velocemente per le scale. Cioè, velocemente magari no, zoppicando.

Teodoro              - (visibilmente sollevato) Brava signora Wanda! Spaventare così una signora! Quell’uomo ha avuto quello che si meritava.

Wanda                - Lei dice?

Teodoro              - Ne sono sicuro. Bene, mi sento sollevato; ora posso tornare a casa. Signora Carla, lei è stata veramente molto gentile; la ringrazio per avermi ascoltato. Mi scusi per lo sfogo, ma avevo bisogno di parlare con una persona sensibile.

Carla                   - Ma le pare? Torni quando vuole.

Teodoro              - E grazie anche a lei, signora Wanda. Ha portato una ventata di allegria nel mio cuore. Lei è un antidepressivo naturale.

Wanda                - Questo non me l’aveva mai detto nessuno.

Carla                   - (lo accompagna alla porta) Sono contenta che mia sorella le faccia questo effetto. A me per lo più fa venire il mal di testa.

Teodoro              - Arrivederci. (mentre esce incontra sulla soglia il commissario e lo saluta) Commissario.

Commissario      - (entra) Professoressa, mi sono dimenticato di lasciarle il numero del mio cellulare. (estrae dalla tasca un biglietto da visita) La prego, qualora le venisse in mente qualche particolare che ritiene importante, di chiamarmi a qualsiasi ora.

Carla                   - Certamente, ti ringrazio.

Si sente la voce di Rosa.

Rosa                   - È permesso? Ho visto la porta aperta… Signor commissario, mi scusi, i suoi uomini hanno fermato un tizio che cercava di sgattaiolare fuori dal palazzo e mi hanno mandato da lei per chiederle se può scendere a interrogarlo. È un brutto ceffo, con i capelli lunghi, uno che zoppica.

Carla e Wanda   - (insieme) Oddio!

Carla                   - Il falso creditore!

Wanda                - Jack Nicholson!

Commissario      - Professoressa, mi faccia capire, lei conosce l’uomo che la signora Rosa ha descritto?

Carla                   - No, non lo conosco, ma credo di sapere di chi si tratta.

Commissario      - E lei, signora Wanda, lo conosce?

Wanda                - No, no, io l’ho solo azzoppato.

Commissario      - L’ha… azzoppato?

Wanda                - Sì, ma non l’ho fatto apposta... È stato un incidente.

Commissario      - D’accordo, stiamo calmi. Forse è il caso che mi spieghiate tutto per bene. Cosa ne dite di venire con me a identificare quest’uomo? Ho allestito una specie di piccolo ufficio dietro alla portineria.

Carla                   - Va bene.

Si avviano alla porta.

Rosa                   - Jack Nicholson? E la signora Wanda l’ha azzoppato? Ma che gente! E sono amiche del commissario! Eh, aveva ragione la mia povera mamma, quando mi diceva: Rosa fai la sarta, fare la portinaia, per una donna sola, è troppo pericoloso.

Buio.

SECONDO ATTO

 Soggiorno di Carla e Wanda, il giorno dopo. Carla è seduta sul divano e sta leggendo un libro. Wanda, che indossa dei leggins e un’ampia casacca, ha ai piedi dei pattini a rotelle. Si muove per il palcoscenico un po’ traballante, aggrappandosi ai mobili. Carla infastidita alza gli occhi al cielo.

Wanda                - (si avvicina a Carla) Cosa leggi?

Carla le mostra la copertina del libro.

Wanda                - (legge il titolo del libro) “Modelli matematici: le nuove frontiere”. Certo che deve essere una lettura appassionante!

Carla                   - Lo sarebbe, se ci fosse un po’ di quiete.

Wanda                - Il provino è domani; devo pure esercitarmi, non ti pare?

Suona il campanello.

Carla                   - (va ad aprire) Wanda, ti prego, togliti qui pattini, almeno quando c’è gente.

Wanda si siede sul divano e si copre le gambe con un plaid.

Carla                   - (apre la porta) Ciao Filippo.

Commissario      - Buongiorno professoressa. Sono venuto per un ultimo sopralluogo e sono passata a salutarla.

Carla                   - Grazie. Accomodati.

Commissario      - Buongiorno signora Wanda. Si sente poco bene?

Wanda                - Buongiorno commissario. No, sto bene. Mi era solo venuto un po’ di freddo. Mi sa che sta arrivando un temporale.

Carla                   - Come procedono le indagini?

Commissario      - Procedono. Stiamo esaminando tutti i dati in nostro possesso. Vedremo dove ci portano.

Wanda                - Mi pare di avere capito che l’arma del delitto è un fermacarte a forma di Torre Eiffel. Se ci fossero le impronte digitali…

Commissario      - Non ci sono impronte digitali sulla Torre Eiffel; evidentemente è stata ripulita. E comunque non sembra essere stata quella l’arma del delitto. Gli ultimi rilievi effettuati portano a credere che l’oggetto contundente che ha colpito l’avvocato sia un altro, un grosso boccale d’argento, antico, che inizialmente non abbiamo notato perché era finito sotto a un mobile. Me l’hanno appena comunicato. Anche il boccale è stato ripulito ma non perfettamente. Speriamo di riuscire a identificare qualche impronta.

Carla                   - E di quell’uomo fermato ieri, il falso creditore del dottor Scotti, si è saputo qualcosa?

Commissario      - È un imbroglione di mezza tacca, già segnalato nei nostri schedari per piccole truffe. È comunque estraneo ai fatti e dopo una notte trascorsa in stato di fermo, in attesa che venissero effettuati gli accertamenti, credo che gli sia passata, almeno per un po’, la voglia di infastidire chicchessia.

Wanda                - Questa è una buona notizia per il dottor Scotti.

Carla                   - Sono un po’ preoccupata per Giada, la ragazza del quinto piano. Era così spaventata! Ti ha spiegato perché?

Commissario      - Ah sì, Giada Ambrosoli. Avevo ragione di pensare che non era un nome sconosciuto. Prima ancora di parlarle, mi sono ricordato dove l’avevo letto: sull’ultima relazione della buoncostume. Altro che studentessa di psicologia; Giada Ambrosoli di professione fa la escort.

Carla                   - La escort? Non riesco a crederci.

Wanda                - Hai capito la ragazza... Ecco perché la incontro sempre vestita come se uscisse dalle pagine di Vogue. Ma tu pensa…

Commissario      - Già. E in più, aveva anche una relazione con l’avocato Arsini, che la ricattava.

Wanda                - Lo dicevo io! La ricattava.

Commissario      - L’avvocato aveva scoperto il segreto della ragazza e, in cambio del suo silenzio, le chiedeva prestazioni sessuali.

Carla                   - Poveretta!

Commissario      - Oltretutto l’ultimo incontro tra i due è avvenuto proprio la sera del delitto. Questo, insieme al fatto che aveva un movente, fa della signorina Ambrosoli una sospettata. Ho la sensazione che lei non c’entri con la morte dell’avvocato, ma non si può mai dire. A onor del vero, devo dire che la ragazza con me è stata sincera: mi ha raccontato tutto spontaneamente.

Carla                   - Certo che non si conoscono ma i veramente le persone. Dunque è vero che l’avvocato prestava soldi chiedendo interessi altissimi?

Commissario      - Sì, l’avvocato svolgeva una seconda professione: faceva l’usurario, ormai è chiaro. Stiamo indagando per capire se la sua morte è collegata in qualche modo al mondo dello strozzinaggio. Sembra la pista più probabile. La moglie sostiene di non saperne niente, ma non ne sarei così sicuro.

Wanda                - Quindi l’assassino sarebbe qualcuno vittima dell’usura?

Commissario      - Può essere. Sicuramente l’avvocato conosceva il suo assassino, perché gli ha aperto la porta e l’ha ricevuto in casa. Non si cono scegli di scasso. È una delle tante cose da chiarire.

Wanda                - Commissario, posso raccontare al dottor Scotti dell’ultimo sviluppo circa l’uomo che gli dava il tormento? Penso che sarebbe contento di saperlo.

Commissario      - Va bene, ma gli racconti solo quello che riguarda il falso creditore. Vi tengo aggiornate sulle indagini perché mi fido totalmente di lei, professoressa. Resta inteso che considero i nostri colloqui riservati. Le informazioni che ci scambiamo rimangono coperte dal segreto istruttorio.

Carla                   - Certamente, Filippo, stai tranquillo.

Commissario      - Signora Wanda, siamo d’accordo?

Wanda                - Assolutamente, glielo prometto.

Commissario      - Bene, adesso torno in ufficio. Mi aspetta una gran quantità di lavoro.

Carla                   - (lo accompagna alla porta) Grazie della visita, Filippo.

Apre la porta e compare Andrea, che stava per suonare il campanello.

Commissario      - Signor Serra, buongiorno.

Andrea               - Ah commissario, buongiorno. Lei è qui.

Commissario      - Stavo andando via.

Andrea               - E io stavo venendo a trovare la professoressa e la signora Wanda.

Wanda                - Ciao Andrea, come stai?

Carla                   - Accomodati.

Andrea               - Commissario, mi scusi, prima che se ne vada, posso rivolgerle una domanda?

Commissario      - Mi dica.

Andrea               - Ieri ho visto Giada, Giada Ambrosoli, sa, la ragazza del quinto piano, dopo che aveva parlato con lei. Era sconvolta, piangeva disperatamente. Cosa… cosa è successo in quel colloquio?

Commissario      - Signor Serra, ieri ho interrogato la signorina Ambrosoli, così come ho fatto con tutti gli altri abitanti del palazzo. Di più non posso dirle.

Andrea               - Qualcosa deve essere successo. Io la conosco, è una ragazza allegra, sempre pronta al sorriso. Perché era così disperata?

Commissario      - La prego, non insista. Come può capire, esiste il segreto istruttorio.

Andrea               - Sì, certo. Solo che io tengo molto a Giada e vorrei aiutarla, se possibile.

Commissario      - Se vuole un consiglio, si rivolga direttamente alla signorina. Sarà lei a decidere se raccontarle o meno l’origine della sua pena. E adesso, scusate, ma devo proprio andare. Signore, signor Serra, arrivederci. (esce)

Wanda                - Arrivederci, commissario.

Carla                   - Arrivederci, Filippo.

Andrea               - Io non riesco a capire. Cosa c’entra Giada con la morte dell’avvocato Arsini?

Wanda e Carla si guardano.

Carla                   - Andrea, hai provato a chiederlo a Giada, come ha suggerito il commissario?

Andrea               - Ho provato, ma non vuole parlare con me. Non mi ha neanche fatto entrare in casa. Ho tentato anche questa mattina, dopo che l’ho sentita piangere tutta la notte, ma non mi ha aperto. Sono preoccupato.

Carla                   - Sì, posso capire.

Wanda                - Andrea, hai mai visto il film “Bella di giorno”, con una giovanissima Catherine Deneuve?

Carla la guarda male.

Andrea               - No, non mi sembra. Perché?

Carla                   - Lascia perdere. Mi sorella è fissata con i riferimenti cinematografici.

Suona il campanello.

Carla                   - Scusa, in questi giorni c’è un via vai ininterrotto. (va ad aprire) Giada!

Giada                 - Posso entrare?

Carla                   - Vieni.

Andrea               - Giada! Finalmente! È da ieri che tento di parlarti.

Giada                 - (vede Andrea) Ah. Ci sei anche tu. (si ferma)

Wanda                - (si alza dal divano con i pattini ancora ai piedi, mette un braccio intorno alle spalle di Giada e la accompagna a sedersi sul divano). Siediti un momento.

Andrea e Giada guardano stupiti i pattini.

Andrea               - Signora Wanda, perché ha i pattini?

Wanda                - Niente, niente. È per lavoro. Un provino pubblicitario.

Andrea               - Ah.

Carla                   - Come stai, Giada? Vuoi qualcosa da bere?

Giada                 - (si guarda intorno un po’ spaesata) No, grazie. (pausa) Sono venuta perché… sta arrivando un temporale.

Wanda                - Sì, credo anch’io.

Giada                 - (prende coraggio) No, il temporale non c’entra niente. Sono venuta perché volevo parlare un po’ con voi. (guarda Andrea)

Andrea               - Posso restare anch’io?

Giada                 - Sì, rimani, tanto prima o poi verresti a saperlo comunque, tanto vale che te lo dica io...

Andrea               - Cosa dovrei venire a sapere?

Carla                   - Andrea, lasciala parlare.

Giada                 - Sì, Andrea, lasciami parlare senza interrompermi, per favore. Solo così, forse, riuscirò a trovare il coraggio. Va bene, è inutile che ci giri intorno: io non sono una studentessa in psicologia, come vi ho fatto credere. Faccio la escort.

Andrea               - (ha un’espressione stupita) La… escort?

Giada                 - Sì, hai capito bene, la escort. Lavoro per un’agenzia specializzata in… questo ramo, un’agenzia che procura ragazze per intrattenere uomini importanti, per lo più manager o politici, quando vengono in città e vogliono compagnia femminile da esibire a qualche cena oppure vogliono compagnia e basta. Ecco, l’ho detto, quasi quasi mi sento meglio..

Carla                   - Succede sempre così, cara, quando ci si libera di un peso.

Giada                 - (guarda Andrea) Andrea, sei scioccato, vero?

Andrea               - (turbato) No… no. I comportamenti di tutti noi hanno sempre delle motivazioni precise. Avrai avuto le tue ragioni.

Giada                 - Se vuoi dire che ho delle valide giustificazioni per quello che sono diventata, non è così. Nessuna famiglia disastrata alle spalle, nessun trauma... Vengo da una ambiente normale, papà impiegato, mamma casalinga…

Andrea               - Allora come mai…

Giada                 - Come mai? Non lo so, a dire il vero non lo so. Anche se avere un po’ di soldi dà una certa sicurezza, non conosco la vera ragione. Ho cominciato quattro anni fa, quasi per gioco, presentata all’agenzia da un’amica e non ho più smesso. Perché l’ho fatto? Per stupidità, credo, per abitudine, perché ormai era così. Dio mio, che squallore. (si copre la faccia con le mani)

Carla                   - A tutto c’è rimedio, cara. Tu sei molto giovane…

Andrea               - (si alza in piedi, agitato) Giada, io ti voglio bene.

Giada Guarda Andrea e scoppia a piangere.

Wanda                - (ad Andrea) Insisti!

Andrea               - Ti amo.

Giada                 - Lo dici perché sei un bravo ragazzo e provi pena per me.

Andrea               - Lo dico perché è vero, è quello che sento.

Giada                 - Non sai quello che dici. Come fai ad amare una come me? Hai capito che cosa sono? Sono, a essere gentili, una poco di buono. E adesso sono anche una sospettata in un caso di omicidio.

Andrea               - Perché sospettata?

Giada                 - Perché l’avvocato Arsini sapeva tutto di me e mi ricattava. Sono l’ultima persona ad averlo visto vivo.

Andrea               - Ti ricattava? In che senso?

Giada                 - Ti prego, non farmi scendere in particolari.

Andrea               - Ah, farabutto! Se l’avessi saputo… Ma che uomo era?

Carla                   - Andrea, calmati, era quello che era.

Giada                 - Lo capisci adesso perché non puoi amarmi?

Andrea               - No Giada, ti sbagli. Qualunque cosa tu sia stata o abbia fatto in passato, le tue lacrime e la tua disperazione di adesso raccontano molto di te. Dicono che non sei quella che credi, che sei cambiata. Sei confusa, arrabbiata con te stessa, stai soffrendo ed è normale che sia così, è quasi un passaggio obbligatorio. Ma è proprio da questo dolore che piano piano rinascerà la fiducia in te stessa. Avverrà gradualmente, giorno dopo giorno, come un raggio di sole timido che si fa strada tra le nubi. Dovrai avere molta cura di questa nuova te stessa e, se me lo permetterai, io sarò al tuo fianco per aiutarti.

Giada gli butta le braccia al collo.

Carla                   - Se scrive come parla, il successo del suo romanzo è assicurato.

Wanda                - Tale e quale Richard Gere in Pretty woman.

Giada e Andrea parlottano tra di loro e si scambiano effusioni. Wanda e Carla si guardano. Carla si schiarisce la voce. I due continuano.

Carla                   - Ragazzi... ragazzi… (nessuna reazione dei due)

Wanda                - Beh, quasi quasi faccio un po’ di esercizio con i pattini. (comincia a muoversi rumorosamente per il palcoscenico. Nessuna reazione dei due)

Carla                   - (alzando la voce) Andrea, Giada. (i due si riscuotono e la guardano con aria interrogativa) Forse desiderate un po’ di privacy. Avrete tante cose di cui parlare…

Andrea               - (trasognato, guardando Giada negli occhi) Sì, è così. Ci scusi professoressa, ma è meglio se andiamo. Vero Giada?

Giada                 - (trasognata) Sì.

Carla                   - Bene.

Wanda                - Vi accompagno. Arrivederci. (va alla porta. I due escono). Mi sembrano una bella coppia.

Carla                   - Speriamo bene, certo che non avrei mai pensato a Giada come a una escort. Ha un faccino così pulito! Magari stiamo esagerando. Si tratta solo di accompagnare persone importanti a qualche festa.

Wanda                - E secondo te, una escort cosa fa con i clienti? Gioca a briscola?

Carla                   - No, eh?

Wanda                - No. (continua a pattinare con impegno. Cerca di fare una figura acrobatica. Attraversa ‘ad angelo’ il palcoscenico) Guarda Carla, faccio l’angelo! (scompare dietro le quinte e si sente un fragoroso rumore di caduta). (da dietro le quinte) Apocalipse now!

Carla                   - Oddio Wanda! (si precipita dietro le quinte)

Si sentono rumori fuori scena.

Carla                   - (fuori scena) Riesci ad alzarti? Togliti questi dannati pattini.

Carla e Wanda rientrano in scena.

Wanda                - Niente, non mi sono fatta niente! (ha una mano sul fianco e cammina curva)

Carla                   - Sei sicura di star bene?

Wanda                - Fresca come una rosa. (zoppica)

Carla                   - Mi hai fatto spaventare. Wanda, sei un’incosciente. Alla tua età!

Wanda                - E figurati se non comincia con la predica.

Si sente un forte tuono.

 

Wanda                - Accidenti che tuono.

Va via la luce.

Carla                   - Ci mancava il temporale.

Wanda                - Non muoverti. Vado a prendere la torcia. Mi sembrava di averla lasciata sullo scaffale. (si muove a tentoni) Dove l’ho messa?

La porta si apre lentamente ed entra in modo furtivo un uomo. Un lampo illumina la scena. Wanda vede l’uomo e urla. L’uomo anche.

Carla                   - Cosa è successo?

Wanda                - La notte dei morti viventi!

Un altro lampo. Anche Carla vede l’uomo.

Carla                   - Avvocato Arsini!

Wanda                - Giuro, non mischierò più valium e martini. O forse è un fantasma, eh già… deve essere un fantasma!

Carla                   - Non è possibile!

Torna la luce. Wanda ha in mano il martello. Urla di nuovo e lascia cadere il martello che finisce sul piede dell’uomo.

Michele              - Ah, che male! Mi ha rotto il piede, che dolore! (saltella tenendosi il piede)

Wanda                - Allora non è un fantasma.

Carla                   - (raccoglie il martello e minaccia l’uomo) Chi è lei? Si qualifichi!

Michele              - Sono Michele Arsini, il fratello dell’avvocato. E voi chi siete?

Wanda                - Siamo le sorelle Maffei.

Carla                   - Perché si è introdotto in casa nostra? Cosa vuole?

Michele              - Posso sedermi un momento, per favore? Non riesco a stare in piedi.

Carla                   - Va bene, si sieda, ma si spieghi.

Michele              - Questo non è il secondo piano?

Wanda                - Questo è il terzo piano.

Michele              - Credevo di entrare nell’appartamento di mio fratello al secondo piano. Scusatemi, non volevo entrare in casa vostra. È andata via la luce e devo aver perso l’orientamento. La porta era aperta…

Carla                   - Perché dovrei crederle?

Wanda                - Posa quel martello, Carla, che è pericoloso.

Carla                   - Senti chi parla! Rompe un piede al giorno e parla!

Wanda                - Questo signore è senza dubbio il fratello dell’avvocato: gli assomiglia in un modo impressionante. Siete gemelli?

Michele              - No. Lui ha… Aveva due anni più di me, ma quando eravamo bambini ci scambiavano per gemelli. Ieri mi sono reso conto che la somiglianza era rimasta intatta. Erano 15 anno che non lo vedevo.

Wanda                - Quindi non era mai venuto in questa casa?

Michele              - No, non ci ero mai venuto. Non sapevo neanche che si era sposato. Io vivo a Genova; gestisco un piccolo bar. Ieri mattina ho ricevuto la telefonata del commissario Arlati. È stato un fulmine a ciel sereno: non ci volevo credere.

Wanda                - Ci spiace per suo fratello.

Carla                   - Ci spiace anche per l’accoglienza di poco fa. D’altra parte, capirà...

Michele              - Sì, adesso capisco. (si massaggia il piede) Mi sembra che il piede vada meglio.

Wanda                - Come mai lei e suo fratello avevate smesso di vedervi?

Carla                   - Wanda, sei troppo indiscreta.

Michele              - È la stessa cosa che mi ha chiesto il commissario. Beh, non è un segreto. I rapporti con mio fratello si sono interrotti 15 anni fa dopo che mi ha rubato la fidanzata.

Wanda                - La fidanzata? Caspita!

Michele              - E non perché si era innamorato di lei, no… non era il tipo da innamorarsi. Così, per puro capriccio, per il gusto di allontanarla da me. È sempre stato così: voleva qualcosa, se la prendeva senza rispetto per niente e per nessuno. Voi conoscevate mio fratello, lo frequentavate?

Carla                   - No, ci si salutava incontrandoci sulle scale e niente più.

Michele              - Fin da bambino sapeva quello che voleva e sapeva come ottenerlo. E non aveva paura di niente. Nonostante tutto io lo ammiravo e non riuscivo a rimanere arrabbiato con lui per molto,. Tranne quella volta, da adulti, quando si è messo tra me e Matilde, la mia fidanzata; quella volta ha passato il segno, l’aveva capito anche lui. E infatti non ci siamo più visti né parlati. Triste, vero?

Wanda                - Abbastanza. Anche se cose che succedono tra fratelli.

Michele              - Quando il mio progetto di vita con Matilde è stato distrutto, ero furibondo con mio fratello e avevo giurato a me stesso di non volere avere più niente a che fare con lui. Poi, col tempo, in qualche modo l’ho perdonato, anche se l’orgoglio mi ha sempre impedito di telefonargli, io avevo la mia vita e lui la sua. Mi sono chiesto tante volte come fosse diventato, ma quando ieri il commissario mi ha detto quale altra professione, diciamo così, oltre a quella di avvocato, praticava… ne sono rimasto veramente sconcertato. Voi come condomini, sapevate che mio fratello faceva l’usuraio?

Carla                   - Senta, signor Arsini, come le ho detto, noi non conoscevamo suo fratello e tanto meno sapevamo quale attività svolgesse. Oltretutto, mio perdoni, ma, vista la situazione, mi sembra poco gentile da parte sua raccontarci queste cose.

Michele              - Sì, capisco. Ma, mi creda, non volevo né mettere in imbarazzo voi né mancare di rispetto a mio fratello. È solo che sono un po’ confuso. Sento il bisogno di parlare con qualcuno, probabilmente per tentare di esorcizzare quello che è successo.

Carla                   - Questo possiamo capirlo.

Michele              - Di sicuro non posso parlare con mia cognata, che ho visto ieri per la prima volta; mi ha accolto con grande freddezza, direi quasi con ostilità, anche se non ne capisco proprio il motivo. Non deve essere una persona con un carattere facile. Comunque, non voglio farvi perdere ulteriore tempo… (si alza in piedi)

Wanda                - Come va il piede?

Michele              - Credevo peggio. Non è rotto, riesco a camminare.

Suona il campanello. Wanda apre la porta. Entra Arabella.

Arabella              - Signore Maffei, buongiorno.

Wanda e Carla   - Buongiorno.

Michele              - Buongiorno, Arabella.

Arabella              - …parlando di me?

Carla                   - …salutando il signor Arsini, che stava andando via…

Arabella              - Capisco. Ero al secondo piano e ho sentito la voce di… questo signore.

Michele              - “Questo signore”? Arabella, sono tuo cognato, che ti piaccia o no!

Arabella              - Per me tu sei un perfetto sconosciuto. (a Carla e Wanda) Scommetto che… mio cognato qui… mi ha in qualche modo denigrata.

Carla                   - Ma questa è mania di persecuzione!

Wanda                - Sst… la cosa sta diventando interessante…

Michele              - (ad Arabella) Come hai appena sottolineato, noi non ci conosciamo affatto, perché dovrei parlare male di te?

Arabella              - Non fingere di cadere dalle nuvole! Speri di aumentare la tua credibilità, che è piuttosto precaria, mettendo in cattiva luce me.

Michele              - Se è per questo anche la tua attendibilità non mi sembra proprio perfetta. A me sembra impossibile che tu, dopo tre anni di matrimonio, non sappia della mia esistenza. Davvero mio fratello non ti ha mai parlato di me?

Arabella              - No, perché avrebbe dovuto? Non era un sentimentale, e poi, cosa pretendi? Non ti sei fatto vivo per 15 anni!

Michele              - A parte il fatto che in questi 15 anni neanche lui mi ha mai cercato, io non avevo nessuna voglia di incontrare colui che mi aveva rovinato la vita rubandomi la fidanzata, come ho avuto modo di raccontarti ieri sera.

Arabella              - Questo è quello che dici tu. Io non credo che ci sia stato bisogno di rubare niente! Sarà stata lei a notare la differenza tra voi e a scegliere lui. Quando si è provato la Ferrari, non ci si accontenta più di andare in bicicletta. Le donne non amano i perdenti!

Michele              - Ah, perché io sarei un perdente? Tu che ne sai?

Arabella              - Basta guardarti. Trasudi fallimento.

Michele              - Ha parlato la duchessa di Windsor.

Wanda                - Questa non è male!

Carla                   - Ma insomma signori….

Arabella              - Lo so cosa stai cercando di fare, cerchi di accattivarti la simpatia delle due signore Maffei, perché sono amiche del commissario.

Carla                   - Come ho già avuto modo di precisare, noi non…

Arabella              - Beh, sappi che è inutile, perché anche se sono un po’ attempate, non sono delle sprovvedute.

Wanda                - Questa poi! Attempate a chi?

Michele              - Io non ho bisogno di accattivarmi la simpatia di nessuno.

Arabella              - Certo ti avrebbe fatto comodo che tuo fratello non si fosse sposato. Ora saresti tu l’unico erede.

Michele              - Già, ma attualmente l’unica con un movente sei tu, mi sembra lampante. Non puoi negare che, adesso che lui è morto, diventerai ricca. E non venirmi a dire che non eri a conoscenza della sua attività di usuraio! Anzi, forse gliela hai ispirata proprio tu…

Arabella              - ma come ti permetti? Razza di cafone bugiardo… Mi meraviglio che tu ce l’avessi una fidanzata. Io non ti avrei neanche degnato di uno sguardo! Sei solo un poveraccio senza arte né parte.

Michele              - E tu sei una spocchiosa, approfittatrice e calcolatrice…

Carla                   - (batte la mano sul tavolo e urla) Adesso basta! Signori, vi ricordo che siete a casa mia e io non tollero che si usino questi toni, per di più in un momento in cui avreste il dovere di rispettarvi reciprocamente, fosse solo per un minimo di riguardo nei confronti del vostro congiunto. Se volete continuare la vostra discussione, abbiate la cortesia di farlo fuori di qui. (indica la porta)

Arabella e Michele ammutoliscono.

Arabella              - (si riprende subito) Non c’è problema. Da parte mia non sento il bisogno di continuare questa discussione e non ho nessuna intenzione di stare qui a farmi insultare da chicchessia. Me ne vado e spero di non incontrare mai più quest’uomo. Signore Maffei, buongiorno. (esce)

Michele              - (un po’ imbarazzato) Me ne vado anch’io. Vi prego di scusarmi.

Sta per uscire e incontra sulla porta Rosa, che sta per entrare.

Rosa                   - È permesso? Ah buongiorno, signor Arsini.

Michele              - Buongiorno. (esce)

Rosa                   - Ma cos’aveva la signora Arabella. Stava scendendo le scale come una furia. Sembrava che l’avesse morsa una tarantola.

Wanda                - Non era mica una tarantola, era mia sorella: quando si arrabbia non c’è poi tutta questa differenza. Però stavolta aveva ragione.

Rosa                   - Avete visto il signor Arsini come assomiglia all’avvocato? Quando l’ho visto ieri sera, per poco non mi veniva un colpo!

Wanda                - Sapesse noi!

Rosa                   - Sembra proprio l’avvocato, solo più stropicciato. Si vede che non è ricco come lo era il fratello. Lavora a Genova, in un bar che non ha una buona fama… Ho sentito dire che se la passa male, che ha un sacco di debiti.

Carla                   - E da chi l’ha sentito dire?

Rosa                   - Da due poliziotti che parlavano tra loro davanti alla portineria.

Wanda                - Rosa, in confronto a lei quelli dei servizi segreti sono dei dilettanti.

Rosa                   - Dice? Io però ero venuta qui per un’altra cosa. Anche nel vostro appartamento è andata via la luce pochi minuti fa?

Wanda                - Sì.

Rosa                   - È stato senz’altro il fulmine che ha creato un cortocircuito. Sono andata a vedere la centralina elettrica generale, quella nel sottoscala: gli interruttori mi sembrano fuori posto, qualcuno su, qualcuno giù, ma io non ci capisco niente. Signora Carla, lei che è professoressa di matematica, non verrebbe a dare un’occhiata?

Carla                   - Le assicuro che la matematica non c’entra niente con i problemi elettrici. Comunque va bene, andiamo a vedere. Quattro occhi vedono meglio di due.

Rosa                   - Grazie.

Wanda                - Vai, prof, e cerca di essere all’altezza della tua fama.

Carla e Rosa escono. Wanda va alla lavagna e aggiunge ai nomi già scritti quello di Michele Arsini. Poi scrive un grosso punto interrogativo.

Wanda                - Mah!

Suona il campanello.

Wanda                - Non c’è tregua: sembra di essere alla stazione (va ad aprire) Signor Arsini, come mai ancora qui?

Michele              - Oh, meno male! Grazie. Sono un po’ distratto in questi giorni…

Wanda                - È comprensibile, non le pare?

Michele              - È tutto così strano… imprevisto…Vede, nonostante tutto, il legame tra me e mio fratello era molto forte. E adesso… le sembrerà strano, ma sento già la sua mancanza. Come è possibile che sia successo? Tutto finito, dopo essere stato colpito da uno stupido boccale d’argento!

Wanda                - (si immobilizza) Come ha detto?

Michele              - Ho detto che non riesco a capacitarmi che mio fratello non ci sia più.

Wanda                - No, dopo... ha detto che è stato colpito con…

Michele              - Un boccale d’argento.

Wanda                - E lei come fa a saperlo?

Michele              - Me lo ha detto il commissario, naturalmente.

Wanda                - Ma lei ha visto il commissario ieri sera, giusto?

Michele              - Sì.

Wanda                - E questa mattina non ha parlato con lui?

Michele              - No, ma questo cosa c’entra…

Wanda                - Il commissario era convinto, fino a ieri, che l’arma del delitto fosse un fermacarte a forma di Tour Eiffel. Solo questa mattina ha scoperto che era un boccale d’argento. Quindi lei come poteva saperlo? Solo l’assassino poteva saperlo! …Oddio…

Michele              - La sua è una deduzione molto acuta, signora Maffei. Lo sapevo che stavo parlando troppo. (si avvicina a Wanda) Si allontani da quel telefono.

Wanda                - Cosa vuol fare?

Michele              - Impedire che lei riferisca a qualcuno la sua brillante conclusione.

Wanda                - Allora… è stato lei?

Michele              - Non è come crede: è stato un incidente. Dopo tutti questi anni mi sono deciso a cercare mio fratello perché sono disperato, sono sommerso dai debiti. Mi sono trovato davanti un estraneo, un usuraio avido e impietoso, che mi ha proposto un prestito con interessi del 40%. Quando gli ho detto che era diventato un volgare delinquente, mi ha colpito con un pugno. Non ci ho visto più e l’ho colpito a mia volta con la prima cosa che ho trovato a portata di mano. Lui è caduto e ha battuto la testa contro lo spigolo della scrivania. Ho capito subito che non c’era più niente da fare e mi sono detto: perché deve sempre rovinarmi la vita, anche da morto! Ho cercato di pulire con il fazzoletto tutto quello che avevo toccato e sono scappato via più in fretta che potevo. Sono tornato a Genova; nessuno sapeva che ero venuto qui. È stato un incidente… e adesso lei sta per rovinare tutto…

Wanda                - Le prometto che starò zitta. Se voglio, so mantenere un segreto.

Michele              - Ma non mi dica! Non posso correre il rischio. (si guarda in giro. Strappa le corde di una tenda, spinge Wanda su una sedia e le lega mani e piedi)

Wanda                - (si divincola) No, no. Mia sorella sta per tornare… il commissario scoprirà tutto, non riuscirà a farla franca.

Michele              - Su, stia brava. Non voglio farle del male.

Wanda                - Aiuto! Aiuto!

Michele              - No, non deve gridare! (strappa un pezzo di tenda e la imbavaglia) Non abbia paura; le ho detto che non voglio farle del male. Voglio solo usarla come ostaggio. In cambio della sua incolumità chiederò alla polizia la possibilità di andarmene da qui senza essere seguito. Mi basta raggiungere la frontiera svizzera: ho degli amici a Lugano che possono aiutarmi a far perdere le mie tracce. (Wanda mugola) Ha detto che sua sorella sta per rientrare, vero? Allora è meglio chiudere la porta. (sta per andare alla porta, quando inciampa su un pattino, scivola e cade fragorosamente a terra svenuto)

Wanda mugola. Dopo qualche secondo si sentono le voci di Rosa e Carla fuori scena.

Rosa                   - Grazie per l’aiuto, professoressa.

Carla                   - Adesso dovrebbe essere tutto a posto.

Si apre la porta. Carla e Rosa entrano.

Carla                   - Oh mio Dio Wanda! (si precipita da Wanda e inizia e slegarle i polsi)

Rosa                   - Sant’Alfonso benedetto! (vede Michele per terra) Ma questo è il signor Arsini!

Carla                   - Il signor Arsini?

Rosa                   - Non sarà mica morto anche lui? (gli si avvicina) No, respira.

Carla                   - (toglie il bavaglio a Wanda). Wanda, cosa gli hai fatto?

Wanda                - Cosa vuoi che gli abbia fatto, se ero legata?

Carla                   - Volevo dire: cosa è successo?

Wanda                - È scivolato su un pattino ed è svenuto. È lui l’assassino dell’avvocato!

Rosa e Carla       - Cosa?

Wanda                - L’ha confessato! Mi ha legata perché voleva tenermi in ostaggio. Io l’ho smascherato dopo che lui si era tradito sull’arma del delitto… ti ricordi quella che ha detto questa mattina il commissario? Solo l’assassino poteva sapere che l’arma del delitto era il boccale d’argento. È cos’ che si ì tradito…

Carla                   - Ma tu stai bene?

Wanda                - Sì, sì. Ma bisogna legarlo prima che si svegli!

Carla                   - Giusto, bisogna legarlo. Rosa, ci dia una mano, per favore.

Rosa                   - Sant’Alfonso benedetto! Cosa mi doveva capitare…

Gli legano mani e piedi.

Carla                   - Mentre io telefono al commissario, voi sorvegliatelo.

Rosa                   - Ci penso io. (prende il martello e si posiziona vicino a Michele)

Wanda                - Anch’io devo essere armata. (corre in cucina e torna con una grossa padella a manico lungo). Ecco, adesso mi sento più tranquilla.

Carla                   - (ha composto il numero di Filippo sul cellulare) Dai, rispondi! Pronto, Filippo, sono Carla Maffei. Per favore, vieni subito a cada mia! Abbiamo catturato l’assassino dell’avvocato: è il fratello, Michele Arsini. Lo sapevi già?... Noi lo sappiamo perché lo ha confessato a mia sorella… sì, proprio così… poi l’ha legata… sì, legata alla sedia… voleva tenerla in ostaggio… ma poi è scivolato su un pattino ed è svenuto… adesso è lui a essere legato… chi l’ha legato? Noi, naturalmente, ma potrebbe svegliarsi da un momento all’altro… Insomma vieni subito, per favore!... Sì, grazie. (chiude la conversazione) Ha detto che viene subito. Era già per strada, stava venendo qui.

Wanda                - E se sveglia?

Rosa                   - Ah, se tenta di scappare, io lo colpisco!

Carla                   - Ma come fa a scappare, se è legato come un salame e per di più è svenuto! Stiamo calme.

Rosa                   - Salt’Alfonso, aiutami tu!

Wanda                - Rosa, come mai è così devota a Sant’Alfonso?

Rosa                   - È il patrono dei portinai.

Wanda                - Credevo che fosse San Pietro.

Rosa                   - No, no, è Sant’Alfonso Rodriguez, lo sanno tutti.

Wanda                - A rigore, è San Pietro che ha le chiavi e sta sul portone del paradiso...

Carla                   - Ma vi sembra questo il momento per disquisire su queste sottigliezze? Pregateli tutti e  due e basta.

Wanda                - Si sta svegliando!

Michele              - (apre gli occhi, si rende conto di essere legato) Ma cosa…

Rosa                   - Non si muova, eh, non faccia neanche un gesto! La tengo sotto tiro e guardi che con me non si scherza!

Si avverte la sirena della polizia.

Carla                   - Grazie al cielo!

Nella stanza irrompe il commissario.

 

Commissario      - Professoressa! Signora Wanda! State bene?

Wanda e Carla   - Sì, sì.

Rosa                   - Meno male che è arrivato. Sant’Alfonso ti ringrazio.

Filippo si china su Michele, gli slega i piedi e lo aiuta a rialzarsi.

Commissario      - Signor Arsini, riesce ad alzarsi? La dichiaro in arresto per l’omicidio di suo fratello. Può stare in silenzio. Qualunque cosa dica, potrà essere usata contro di lei. (gli mette le manette) Vuole dire qualcosa?

Michele              - (ricomponendosi) Commissario, sta commettendo un errore. Io non c’entro con la morte di mio fratello.

Wanda                - Ma se me lo ha confessato poco fa?

Michele              - La sua parola contro la mia.

Wanda                - Ma mente come un cane! È una canaglia, un lestofante… Mi ha preso in ostaggio, mi ha legata e imbavagliata… (fa per scagliarsi contro Michele)

Commissario      - Calma, calma!

Carla                   - Filippo, ti assicuro che io e la signora Rosa l’abbiamo trovata legata e imbavagliata.

Michele              - E lei, che mi ha quasi rotto un piede?

Rosa                   - Come, ne ha azzoppato un altro?

Wanda                - Non l’ho fatto apposta! È lei che si è introdotto in casa nostra!

Commissario      - Basta! Silenzio, signor Arsini, è inutile che cerchi di fare il furbo. Oltretutto c’è un testimone chiave, un signore che, l’altra notte, stava portando a spasso il cane nella via qui sotto. L’ha vista uscire dal portone del palazzo con l’aria sconvolta, proprio all’ora presunta del delitto. Quando la professoressa mi ha telefonato, stavo venendo qui per procedere al fermo. Oltretutto sono convinto che l’esame della poche impronte digitali rimaste sul boccale d’argento confermerà che sono le sue. Quindi non peggiori la sua posizione, le conviene confessare.

Michele              - Come mi ha riconosciuto, quel testimone? Non avete mie fotografie.

Commissario      - Signor Arsini, ci crede proprio degli sprovveduti? Quando ieri è venuto in commissariato, è stato ripreso, come tutti, dalla telecamera dell’ingresso.

Michele              - (abbattuto) È la storia della mia vita. A differenza di mio fratello, sbaglio sempre tutto, anche quando ho le migliori intenzioni. Sì, sono stato io. Però non volevo ucciderlo, è stato un incidente, mi creda, mio fratello mi ha colpito e io…

Commissario      - Se sarà dimostrato che è andata così, lei potrà beneficiare delle attenuanti legate al delitto preterintenzionale. (si sente ancora la sirena della polizia) Adesso andiamo in commissariato, forza, ho chiamato i rinforzi mentre venivo qua. Signore, anche voi dovete venire con me per le deposizioni.

Carla                   - Certamente.

Wanda                - (cerca di sistemarsi i capelli davanti allo specchio) Tutti i capelli in disordine, sono impresentabile!

Rosa                   - Commissario, devo venire anch’io?

Commissario      - Sì, deve venire anche lei.

Rosa                   - Agli ordini, commissario. Quando la legge chiama, Rosa non si tira indietro.

Tutti escono.

Rosa                   - (mentre chiude la porta) Omicidi, azzoppamenti, escort! Ma dove sono finita? E mi avevano detto che questa è una zona signorile! A me sembra una succursale del Bronx!

Buio.

Soggiorno di Carla e Wanda, qualche ora dopo. Si apre la porta: Carla e Wanda rientrano.

Wanda                - Che giornata campale!

Carla                   - Sono stanca come dopo aver fatto il commissario interno agli esami di maturità.

Wanda raccoglie un pattino.

Carla                   - Se ti rimetti i pattini non rispondo delle mie azioni.

Wanda                - Va bene. (posa il pattino) Però, che brutta storia questa dei fratelli Arsini! (arriva un messaggio sul cellulare di Wanda) Scusa un momento. (legge il messaggio) …Senti Carla… Se ti dico una cosa non ti arrabbierai?

Carla                   - Perché ho la sgradevole sensazione che tu abbia combinato un guaio?

Wanda                - Guaio! Come sei drammatica! Ho solo preso due piccole iniziative senza consultarti, ma a fin di bene. Sei troppo introversa, chiusa nel tuo mondo di numeri primi ed equazioni, hai bisogno di conoscere gente, buttarti un po’ fuori…

Carla                   - Vieni al dunque.

Wanda                - Sì. Ho saputo dio un casting in cui cercano il personaggio di una vecchia e arcigna preside di liceo… ho dato in agenzia la tua foto. Beh, mi hanno mandato adesso il messaggio: ti hanno selezionato per il provino. È martedì prossimo.

Carla                   - Cosa hai fatto? Non ci posso credere!|

Wanda                - Ecco, lo sapevo che la prendevi male!

Carla                   - Ma tu sei matta!

Wanda                - Ho detto arcigna, ma ho sbagliato, volevo dire burbera…

Carla                   - Burbera o arcigna fa lo stesso. Non ci penso neanche di fare un provino! Adesso tu telefoni immediatamente all’agenzia e disdici…

Suona il campanello. Wanda va ad aprire.

Carla                   - Guarda che dobbiamo finire questo discorso… rivoglio la mia fotografia…

Wanda                - Andrea, Giada! Ciao!

Entrano Andrea e Giada.

Andrea               - Siamo venuti a complimentarci con voi. Abbiamo saputo da Rosa del vostro ruolo nell’arresto di Michele Arsini. Davvero in gamba!

Wanda                - Grazie.

Carla                   - Giada, tu come stai?

Giada                 - Meglio, grazie. Volevamo anche salutarvi…

Wanda                - Salutarci?

Andrea               - Sì, abbiamo parlato tutta la notte…

Giada                 - …e Andrea mi ha convinto. Partiamo.

Andrea               - Andiamo a trascorrere qualche settimana in montagna, in una vecchia baita tra i boschi che era dei miei nonni. Giada ha bisogno di risposo e io ho bisogno di tranquillità per le ultime rifiniture al mio romanzo.

Carla                   - Mi sembra proprio una bella idea.

Wanda                - Che romantico! Come in un film di Frank Capra.

Giada                 - Possiamo darvi un bacio?

Carla                   - Ma certo!

Si baciano.

Giada                 - Grazie per l’affettuosa accoglienza che mi avete sempre riservato.

Andrea               - E grazie per averci aiutato a incontrarci.

Wanda                - Adesso basta con i ringraziamenti, se no ci montiamo la testa.

Carla                   - Risposatevi e fateci avere vostra notizie.

Giada                 - Senz’altro.

Andrea               - Arrivederci a presto.

Escono.

Wanda                - Se non altri, questa è una cosa finita bene. Spero che siano felici.

Carla                   - Non fare la furba. Dobbiamo finire il nostro discorso. Non mi hai ancora parlato della tua seconda iniziativa. Di che si tratta?

Si sente la voce di Teodoro Scotti.

Teodoro              - È permesso?

Carla                   - Non credere di cavartela così.

Wanda                - Dottor Scotti! Buongiorno, si accomodi.

Teodoro              - Cara signora Wanda! Professoressa! La signora Rosa mi ha raccontato gli ultimi sviluppi del caso. Signora Wanda, come è stata coraggiosa. Fare arrestare l’assassino dell’avvocato! Lei è una forza della natura, come un vento impetuoso che spazza via le nubi dal cielo.

Carla                   - Direi più un uragano. L’uragano Wanda.

Wanda                - Come è poetico, dottor Scotti. Sa che stavo proprio per venire da lei? Ho una buona notizia da darle. Il commissario ha fermato quel brutto ceffo che ieri era davanti alla porta del suo appartamento. È un truffatore già conosciuto dalla polizia. Glia ha fatto passare la notte in guardina ed è sicuro di averlo convinto a rigare dritto. Insomma non le darà più noia.

Teodoro              - Davvero? Ma questa è una notizia magnifica! Signora Wanda… io… sono commosso, ecco… non so proprio come ringraziarla!

Wanda                - In effetti, un modo ci sarebbe...

Teodoro              - Mi dica mia cara, qualunque cosa…

Wanda                - Potrebbe permettermi di darle una mano nel suo negozio di antiquariato. Ho sempre avuto una passione per gli oggetti antichi e, non per vantarmi, ma ho un discreto gusto. Ho anche una certa propensione alle relazioni sociali, mi piace parlare con la gente.

Carla                   - Sul fatto che sia una chiacchierona, non ci sono dubbi, posso testimoniare.

Wanda                - Insomma potrei essere piuttosto brava a vendere, sa? Cosa dice, vuole darmi la possibilità di provare?

Teodoro              - Ma questo è un miracolo! Io non chiedo di meglio che avere una socia in affari affascinante e competente come lei. Signora Wanda, mi sento onorato della sua proposta e accetto incondizionatamente.

Wanda                - Ottimo! Non c’è niente di meglio che avere un nuovo progetto in testa per sentirsi pieni di energia e di risorse. A questo punto possiamo darci del tu, non le pare?

Teodoro              - Ma certo, non osavo proporlo...

Wanda                - Grazie, Teodoro. Non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura.

Teodoro              - Se è per questo, possiamo andare anche subito a fare un sopralluogo in negozio, cosa ne dici? O sono troppo precipitoso?

Wanda                - Per niente. Il tempo di darmi una sistemata e sono pronta. Ci metto un attimo (esce)

Teodoro              - Signora Carla, spero che lei sia d’accordo con i progetti di sua sorella.

Carla                   - Mia sorella ha qualche volta delle idee un po’ avventate, ma questa volta mi sembra che abbia avuto una buona intuizione. Credo che la cosa potrebbe funzionare. Soltanto...

Teodoro              - Soltanto…? Mi dica.

Carla                   - Wanda è un po’ sopra le righe, un po’ pazzerella, qualche volta esagera, ma sa essere anche buona e generosa. Però ci vuole del tempo per abituarsi a lei. È bene che lei lo sappia, se dovete svolgere un’attività in comune.

Teodoro              - Per uno come me, che ha passato tanto tempo in una grigia solitudine, sua sorella è la primavera che dà nuovo colore al mondo.

Carla                   - Glielo auguro. Comunque, non mi dica che non l’avevo avvertita.

Rientra Wanda con un abito colorato e vaporoso e l’aria felice.

Wanda                - Io sono pronta, possiamo andare. Ciao, Carla, vedi se riesci a riposarti un po’, che mio sembri stanca.

Carla                   - Arrivederci. Buon sopralluogo. (chiude la porta) Oddio, un po’ di pace finalmente. Chissà se posso rilassarmi con i mie modelli matematici? (raccoglie il libro e si siede sul divano)

Suona il campanello.

Carla                   - No, non posso. (a voce alta) Avanti, è aperto.

Entra Rosa.

Rosa                   - Signora Carla, giù c’è una troupe televisiva. Dicono che erano d’accordo con la signora Wanda per venire a girare una puntata di Appartamenti da incubo. Li faccio salire?

Carla                   - (si accascia sul divano) Wanda!

Buio. Si chiude il sipario.

Voce fuori campo: Volete sapere che cosa ne è dei personaggi, un anno dopo la conclusione del caso Arsini?

Si riapre il sipario. Ci sono tutti gli interpreti. Il cono di luce illumina di volta in volta ciascuno di loro.

Voce fuori campo: Michele Arsini sta scontando la pensa per l’omicidio preterintenzionale del fratello. Su suggerimento dello psichiatra del carcere sta scrivendo il racconto della sua infanzia, per analizzare l’origine del suo risentimento. Finora ha preso in esame i primi sei anni della sua vita, per un totale di 287 pagine.

                           Arabella Arsini si è trasferita definitivamente al mare. Con i soldi dell’eredità ha acquistato una palestra. Convive con il suo commercialista, ma essendo una donna dalla forte personalità, ha allacciato un’affettuosa amicizia anche con l’istruttore di arti marziali.

                           Andrea ha pubblicato il suo primo romanzo “L’inquilino del quinto piano”, che è diventato un grande successo editoriale. Sta scrivendo il seguito, che si intitolerà “Il passato non conta”. Ha sposato Giada. Giada ha chiuso i conti con il passato, disegna abiti da sera e collabora con una nota stilista. Da un mese è nata la loro prima figlia; l’hanno chiamata Chanel Carla Wanda.

                           Filippo continua ad arrestare criminali e a cercare di far rispettare la legge. Non appena può, va a trovare la sua vecchia professoressa di matematica, con la quale discute, per rilassarsi, di equazioni, teoremi e modelli matematici.

                           Teodoro non ha più problemi economici, e non è più depresso. È ringiovanito di dieci anni e passa le sue giornate alle aste di oggetti d’arte e nel suo negozio di antiquariato, in adorazione di Wanda.

                           Wanda è diventata un’antiquaria molto conosciuta in città. Gestisce il negozio di Teodoro con ottimi risultati: ha incrementato le vendite del 75%. Solo saltuariamente fa qualche casting pubblicitario.

                           Carla non ha fatto il provino combinato dalla sorella. A una cena con gli amici di Wanda ha però conosciuto un regista televisivo, che le ha fatto una proposta interessante. Adesso conduce settimanalmente una trasmissione televisiva di successo dal titolo “La matematica per i negati”.

                           E Rosa? Rosa continua a fare la portinaia. Ha raccontato centinaia di volte le sue gesta eroiche nel caso Arsini, aggiungendo a ogni versione qualche particolare edificante. Nell’ultima versione, lei, da sola, ha smascherato e consegnato alla polizia un pericoloso assassino, che agiva in campo internazionale. L’unico punto fermo dei suoi racconti è la fonte della sua capacità investigativa e del suo coraggio: Sant’Alfonso Rodriguez, che, come tutti sanno, è il protettore dei portinai.

FINE