Il consiglio comunale

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IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE

di Antonella Bertoli

Atto unico

Personaggi:

Sindaco

Segretario

Segretaria del Sindaco

Due Assessori

Cinque Consiglieri di Maggioranza: due Bianchi e tre Rossi

Quattro Consiglieri di Minoranza: uno Rosa e tre Azzurri

Sul palcoscenico c’è un tavolo a ferro di cavallo con tredici sedie. Quella al fianco del Sindaco è vuota. Al centro è seduto il Sindaco, (che può essere anche impersonato da una donna) circondato da due Assessori, uno per parte.

Ai fianchi vi sono i 9 Consiglieri, cinque di maggioranza e quattro di minoranza.

La maggioranza è rappresentata dal Sindaco del partito dei Rossi con un Assessore e tre Consiglieri (tutti vestiti di rosso); dall’altro un Assessore del partito dei Bianchi con due Consiglieri (tutti vestiti di bianco).

La minoranza è rappresentata da tre Consiglieri del Partito degli Azzurri (tutti vestiti di azzurro) e da un Consigliere del Partito dei Rosa (vestito di Rosa).

Sul fondo del palcoscenico c’è un banchetto con una sedia piccolissima dove sta seduta una donna nascosta da una pila di carte. È la Segretaria del Sindaco.

Il Sindaco (è vestito di rosso) si alza in piedi e dice:

«La seduta del Consiglio comunale del Paese dei Piedipiatti è aperta. Prego il Segretario di fare l’appello».

Silenzio.

Sindaco:

«Ho detto di fare l’appello, signor Segretario. Segretario? Dov’è andato il Segretario? Segretaria, cerchi il Segretario».

Dalla pila di carte emerge una donna provocante che sculetta (é la Segretaria del Sindaco) che dice:

«Ma signor Sindaco, sono forse io la custode del Segretario?»

Sindaco arrabbiato:

«Segretaria, ho detto di cercare il Segretario! Non stiamo mica scrivendo la Bibbia qua. E poi il Segretario non è suo fratello e lei non si chiama Abele. Lo trovi!»

La Segretaria esce di scena e torna tirando un ometto piccolo e timido con gli occhialini sul naso che non ne vuole sapere di sedersi al fianco del Sindaco.

Sindaco con voce irata:

«Signor Segretario, ma dove si era cacciato? Questa è l’ora del Consiglio Comunale, non ricorda? Dobbiamo per forza sentire anche la minoranza. Ce lo impone la legge. Ne faremmo volentieri a meno, perché tanto si sa chi comanda, ma siamo obbligati! E lei dovrebbe saperlo!»

La Segretaria costringe il Segretario a sedersi vicino al Sindaco e lo tiene fermo per le spalle. Poi se ne torna al suo posto. Parla il Segretario con voce timida:

«Ma signor Sindaco, perché devo venire anch’io in Consiglio, se ha deciso tutto lei in Giunta? A cosa serve sentire la minoranza se le delibere sono tutte pronte e se non si mandano nemmeno più al Comitato di Controllo? E poi, perché farmi venire sempre alle nove di sera che io ci avrei anche altro da fare a quell’ora, vero Segretaria?»

E strizza l’occhio alla Segretaria.

Sindaco:

«Ho detto di fare l’appello signor Caino. Ah scusi, signor Segretario.»

Segretario, prima di fare l’appello:

«Dunque si, si, si. Chi è presente risponda presente. E chi è assente cosa fa?»

Un Consigliere degli Azzurri alza la mano:

«Chiedo la parola per un vizio di procedura. Il Segretario come garante della legittimità istituzionale degli Atti, non può fare domande al Consiglio comunale senza fornire le risposte previste dalle norme vigenti. Suggerisco che chi è assente, risponda che è tale.»

Sindaco:

«Metto ai voti la proposta del Consigliere degli Azzurri. Chi è favorevole alzi la mano.»

Tutti alzano la mano. Compreso il Segretario.

Il Sindaco lo guarda e dice:

«Segretario, lei non può votare, deve solo fare il conto dei voti.»

Il Segretario si alza in piedi e conta le mani alzate e dice:

«Ah si, io non posso votare, ma solo contare. Dunque uno, due, tre, quattro, dodici. Ecco si, dodici e tredici con me. Siamo giusti. Ma tredici porta male. Acc..! ah già ma io non voto così siamo a posto, dodici. Votazione favorevole. Chi è assente può dirlo. Procediamo con l’appello. Anche se a pensarci bene, a questo tavolo sempre tredici siamo! Segretaria, vieni a sederti anche tu così facciamo quattordici e siamo a posto.»

Il Segretario fa gli scongiuri e si tocca il corno rosso che ha appeso al collo.

Sindaco con voce sempre più alterata:

«Insomma, Segretario, vuole fare questo appello si o no? Basta, lo faccio io!»

Gli toglie il registro dalle mani e comincia a chiamare:

«Piedipiatti Aldo; Piedipiatti Aldo; Piedipiatti Aldo»

e così per dodici volte.

Tutti i Consiglieri e i due assessori si chiamano con lo stesso nome e cognome. I Consiglieri e gli Assessori rispondono presente.

Il Segretario si riprende in mano il suo registro e dichiara trionfante:

«Nessuno ha risposto assente, quindi nessuno è assente. Il Consiglio comunale è valido. Tutti presenti. Tredici meno uno, che sono io, fa dodici. Giusto. Bene, bene. Si può cominciare. Sig. Sindaco, posso sedermi un po’ più indietro così siete dodici giusti giusti?»

Sindaco:

«Smettiamola di dire stupidaggini e procediamo con l’ordine del giorno. Dunque: Primo Punto, interrogazioni. Allora, allora, oggi interroghiamo, vediamo un po’…oggi interroghiamo … la segretaria. Vediamo un po’, cosa ha fatto ieri sera dalle ore 21 in poi? Si è forse incontrata con il Segret…»

Si alza in piedi di scatto il Consigliere Rosa e alza la mano dicendo:

«Ma Signor Sindaco, mica deve interrogare lei! Le interrogazioni le dobbiamo fare noi. Ecchè, mica siamo a scuola! Lei deve rispondere alle interrogazioni! Ma dove siamo finiti! Ma cos’è questo un Consiglio comunale? Mi sembra di essere alle elementari! Va bene che lei fa la maestra, ma adesso è in aspettativa, quindi dovrebbe smettere il grembiule…»

Alza la mano un Consigliere dei Rossi interrompendolo e dicendo:

«Mozione d’ordine signor Sindaco! Il consigliere Rosa non può riprendere così il Sindaco! Vi è un’eccezione di forma: il grembiule si mette in cucina, non a scuola. Da molti anni, da quando era ministro la signora Socialdemocratica, non si deve più mettere il grembiule a scuola. Il consigliere Rosa parli con cognizione di causa o stia zitto!»

Alza la mano un Consigliere degli Azzurri:

«Eccepisco su tutto quanto detto finora e prego il Segretario di mettere a verbale le mie parole. Intanto il grembiule, che io chiamerei più propriamente “divisa”, lo si mette ancora nelle scuole private e vi ricordo che la scuola privata è stata equiparata alla scuola pubblica, quindi se il Sindaco vuole mettersi il grembiule per noi lo può fare. Ma non è questo il punto. Il punto è: chi deve interrogare qui dentro? Noi proponiamo che lo si possa fare tutti quanti. Compresa la segretaria.»

Un Consigliere dei Rossi timidamente alza la mano e dice:

«Signor Sindaco io vorrei giustificarmi. Non sono preparato.»

Un altro Consigliere dei Bianchi si alza e dice timidamente vergognandosi:

«Anch’io mi giustifico. E chiedo se posso uscire.»

Alza la mano con anulare e indice a “V” ed esce.

Si alza in piedi il Consigliere Rosa dicendo alterato:

«Ma cos’è, una farsa? La legge 2milioni e sessanta trilioni, all’art.67.900, comma ultimo, dice testualmente che. Le interrogazioni possono essere presentate dai consiglieri. Il Sindaco ha 200 giorni di tempo per rispondere, se vuole, sennò c’è il silenzio-assenso.»

Ritorna a sedersi il consigliere dei Bianchi. Tutti tacciono. Il Segretario che nel frattempo ha messo il naso dentro un librone voluminosissimo, scatta:

«Si, si! Ha ragione il Consigliere Rosa. L’articolo dice proprio così. Quindi signor Sindaco, lei non può interrogare.»

Il Sindaco si rialza e dice:

«Bene, se io non posso interrogare, chi lo fa? C’è qualcuno che ha qualche interrogazione da fare? Se c’è qualcuno che ha delle interrogazioni può farle. Tanto ho 200 giorni di tempo per rispondere. Ecco, chi chiede la parola?»

I Consiglieri si guardano in faccia. Un Consigliere dei Bianchi alza la mano e dice:

«Io signor Sindaco vorrei fare un’interrogazione che è anche una proposta. Ebbene, lei ha visto che tutti i consiglieri si chiamano Piedipiatti Aldo. Ecco io proporrei di mettere all’ordine del giorno la possibilità di modificare il proprio nome. In questo particolare caso, vorrei che i consiglieri si chiamassero Piedipiatti Aldino. Le motivazioni sono squisitamente politiche e sociali. Ritengo giusto e doveroso dare un segnale di tranquillità al Paese tutto, in quanto il diminutivo Aldino al posto di Aldo, darebbe il senso di una compagine amministrativa solidale e compatta. Un modo di essere dignitoso ma allo stesso tempo confidenziale, ecco. Non so se mi sono spiegato. Vorrei che la mia proposta fosse messa ai voti.»

Si alza un  Consigliere Azzurro dicendo:

«Mi sto proprio chiedendo dove siamo finiti! Non c’è limite alla stupidità umana! Siamo o non siamo all’opposizione?! Noi come fermi oppositori a questo governo, siamo contrari alla proposta del Consigliere dei Bianchi. Aderire a tale proposta significherebbe tradire il mandato dei nostri elettori che ci hanno detto, prima di votarci, di non far passare sottosilenzio nessun tentativo di ingabbiarci nei sotterfugi della maggioranza. Ma quale Aldino e Aldino, Aldo ci chiamiamo e Aldi restiamo.»

Prende la parola il Sindaco che dice:

«L’estemporanea iniziativa del Consigliere dei Bianchi non è stata concordata con la maggioranza. La prego Segretario di mettere a verbale che neanche il Sindaco è d’accordo. La cosa ci appiattirebbe troppo. Noi intendiamo restare differenziati e diversi dall’opposizione, per cui continueremo a chiamarci Piedipiatti Aldo (o Alda). Se nessun altro ha interrogazioni, procediamo col secondo punto all’ordine del giorno. Non si metta ai voti la proposta testè fatta dal Consigliere dei Bianchi.»

Silenzio in aula. Il Sindaco guarda ora uno ora l’altro. Poi il Segretario dice:

«Veramente signor Sindaco, toccherebbe a lei dare lettura del secondo punto all’ordine del giorno.»

Il Sindaco sbuffando si alza in piedi e legge:

«Tutto a me mi tocca fare in questo Consiglio! Va bene. Diamo lettura del secondo punto all’o.d.g.. Dunque ecco, vediamo: appalto per la fornitura di plantari alle famiglie bisognose del paese dei Piedipiatti. Approvazione della gara d’appalto. Se nessuno ha qualcosa da dire su questo punto, passerei alla votazione.»

Un Consigliere dei Rossi alza la mano e chiede la parola con fare pomposo:

«Signor Sindaco, Signori Consiglieri, vorrei soffermarmi un attimo su questo punto per sottolineare come questa amministrazione sia sempre pronta a venire incontro alle esigenze dei suoi cittadini. Il fatto di stanziare a bilancio dei fondi per venire in aiuto delle famiglie che non dispongono del danaro sufficiente per acquistare i plantari in modo da raddrizzare i piedipiatti, la dice lunga sulla sensibilità di questa maggioranza che non bada solo a dire parole, ma traduce in fatti ciò che promette. Grazie Signor Sindaco. E mi aspetto anche un ringraziamento da parte della minoranza.»

Chiede la parola il Consigliere Rosa che dice in modo alquanto dotto e saccente:

«Se mi è concesso, vorrei confutare quanto detto da chi mi ha preceduto. E lo farò prendendo l’elenco dei cittadini che usufruiranno di tali contributi. E chiedo anche quali criteri siano stati adottati per distribuire i fondi. Innanzitutto leggo dall’elenco: commendator Piedipiatti (rendita annua due trilioni di euro); cavaliere del lavoro Piedipiatti (rendita annua un trilione di euro); professor Piedipiatti (rendita annua 500.000 euro); Dottor Piedipiatti (rendita annua 450.000 euro). Questo è l’elenco dei destinatari dei contributi. Leggo anche che l’ammontare degli stessi è direttamente proporzionale alla rendita. Vale a dire che chi ha la rendita maggiore avrà anche il contributo maggiore. Chiedo come mai? Si premiano i più fortunati? Non si dovrebbe forse dare il contributo maggiore a chi ha di meno? È così che voi manifestate la solidarietà ai nostri concittadini? Io propongo che la logica sia ribaltata e che il Dottor Piedipiatti riceva più soldi.»

Chiede la parola uno dei Consiglieri Azzurri e dice battendo il pugno sul banco:

«Vergogna, vergogna! Ma di quale solidarietà stiamo parlando? Dei ricchi nei confronti dei più ricchi? Dove sono in questo elenco le famiglie bisognose? È un caso che tutti e quattro i Piedipiatti citati appartengano al Partito dei Rossi e a quello dei Bianchi? Propongo di aumentare lo stanziamento e di inserire anche gli iscritti Azzurri e Rosa. Se mi consente, Consigliere Rosa. In misura almeno uguale a quelli presenti già nell’elenco. Se si accetta questa proposta, fornirò seduta stante l’elenco nostro e invito il Consigliere Rosa a fare altrettanto. E voterò a favore.»

Si alza il Sindaco e dice:

«Mi pare che la proposta sia accettabile. Certamente dovrete darci qualche giorno di tempo per trovare i capitoli dai quali stornare i fondi, ma credo che nulla osti a procedere in tal senso.»

Il Consigliere Rosa riprende la parola con fare suadente:

«Devo dare atto al Sindaco che le cose qui si stanno facendo bene e si tutela la famiglia. La solidarietà espressa in modo concreto è sinonimo di buona volontà da parte di questa amministrazione. E il mio gruppo voterà a favore.»

Sindaco:

«Bene. Si proceda dunque alla votazione, una volta acquisiti gli elenchi Azzurri e Rosa che dovranno contenere nominativi pari ai nostri e, se possibile, con uguale rendita. Chi è favorevole alzi la mano. Favorevoli? Contrari? Astenuti? Bene, la delibera è approvata all’unanimità. Passiamo ora al terzo punto all’ordine del giorno: appalto per la fornitura di energia elettrica e ricambio dei lampioni lungo le strade del Paese. La minoranza ha preso visione della delibera e del progetto allegato?»

Un Consigliere Azzurro alza la mano e dice:

«Signor Sindaco, Signori Consiglieri. Il mio Gruppo ha preso visione della delibera e del relativo progetto. Vorrei far sottolineare però che, nell’ottica di valorizzare le tradizioni di questa comunità e di conservare un’impronta di tipicità, in quest’epoca di globalizzazione che tenta di appiattire tutto e tutti, per quanto riguarda il progetto dei lampioni, non mi va bene che siano di tipo standard, io proporrei che fossero, proprio per le motivazioni sopra riportate, che avessero un design a forma di scarpa o di scarponcino.»

Alza la mano il Consigliere Rosa accennando consensi con la testa:

«La proposta va bene a tutta la minoranza. Approvo l’esigenza di tipicizzare il nostro paese: anche l’oggettistica ha il suo valore.»

Uno dei Consiglieri dei Rossi alza la mano dicendo:

«Se posso dire qualcosa, signor Sindaco, vorrei unirmi alla proposta della minoranza, condividendone appieno le motivazioni. Sarebbe un’attrattiva in più per i turisti che potrebbero arrivare in paese.»

Il Sindaco si alza in piedi e dice:

«La proposta mi piace, anche se non vedo quali turisti possano riuscire ad arrivare fino a qui dato che per arrivare da noi bisogna scavalcare tre montagne, un lago e farsi a piedi o in mulo quattro Kilometri. Dal momento che qualche ambientalista ha fatto bocciare la Superstrada, la grande infrastruttura che doveva arrivare sino a noi, sarei proprio meravigliata se qualcuno riuscisse a venire a farci visita per vedere i lampioni tipici. Siamo un paese di neanche 800 anime, di cui oltre la metà superano i settant’anni, cosa vogliamo che interessi loro come sono fatti i lampioni? Volete che ce li facciamo per il nostro gusto? Va bene! Cambieremo il progetto. Speriamo che la Regione accolga le nostre motivazioni e ci dia lo stesso il contributo previsto dall’Unione Europea. Metto in votazione la delibera: favorevoli? Contrari? Astenuti? Tutti favorevoli e che dio ce la mandi buona. Anche perché, qualcuno di lor signori ha verificato se fa più luce un lampione a forma di scarpa o uno normale o uno a forma di plantare o di scarponcino? Ci sarà bisogno di collaudo! Chi collauderà questi nuovi lampioni? E che numero useremo? Un numero di scarpa media o grande?»

Segretario:

«Se mi permette sig. Sindaco, la legge parla chiaro. Nello Statuto del Comune approvato a larga maggioranza da questo Consiglio comunale, si dice espressamente che le misure standard in dotazione per l’oggettistica sono rappresentate dalla media maggioritaria. In questo caso bisognerà somministrare un questionario a tutti gli abitanti del paese dei Piedipiatti, per trovare il numero di scarpa prevalente e poi fare la media ponderata. Sarà il numero 39? O il 40? Certo che più sarà grande il numero più le spese aumenteranno. Bisognerà aumentare la dotazione del capitolo e variare anche il bilancio triennale.»

Sindaco sbuffando e sbattendo le mani sul banco consigliare:

«Uffa! Quante storie, segretario! Ma chi me l’ha mandato! Va bene, approviamo? Ah si! Avevamo già approvato. Ora, signori consiglieri direi che per stasera ne abbiamo avuto abbastanza. Allora vorrei che ci fosse consegnato il vostro numero di scarpa così cominciamo a raccogliere i dati. Sul banco la scarpa di ognuno. La destra o la sinistra, segretario?»

Segretario sempre calmissimo:

«Aspetti che consulto lo Statuto. Qui dice che la dotazione dovrebbe essere conforme alla sinistra. Quindi la scarpa sinistra.»

Interviene il Consigliere dei Bianchi con voce alterata:

«Eh no! Segretario! Sempre la sinistra! E noi del Centro cosa contiamo allora? Quando è stata l’ora dell’appalto per i calzini, abbiamo dovuto dare il nostro voto favorevole per il calzino sinistro; per i guanti, il guanto sinistro ed ora anche la scarpa sinistra! È il colmo! Propongo di modificare lo Statuto. E lei sig. Sindaco lo deve fare! Altrimenti la sua maggioranza cadrà. Parola del Capogruppo dei Bianchi!»

Il Sindaco si alza in piedi e se ne va dicendo:

«Mi avete proprio stufato! Lo Statuto lo cambieremo, ma che importanza ha se è la destra o la sinistra delle scarpe che dobbiamo misurare? Piuttosto, dateci un taglio e rimettetevele ai piedi perché in quest’aula non si respira più. Noi siamo nel paese dei Piedipiatti, non nel paese dei Piedisporchi!»

FINE