Il corsiero bianco

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IL CORSIERO BIANCO

Commedia in tre atti e due quadri

di PAUL VINCENT CARROLL

Versione italiana di Vinicio Marinucci

PERSONAGGI

IL PARROCO MATT LAVELLE

IL REVERENDO SHAUGHNESSY

NORA FINTRY

PRELEVI FINTRY

DENIS DILLON

L'ISPETTORE TOOMEY

PATRICK HEARTY

SARAH HEARTY

DONNACHAIDH  MOGIOLLA PHADRAIG

BRIGID BRODIGAN

MICHAEL SHIVERS

ROSIEANNE

MEG MAGEE

Nel piccolo villaggio marittimo di Lorcan, nella contea di Louth, in Irlanda. - Tempo presente.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

NOTA DELL'AUTORE: il lavoro è simbolicamente basato sull'antica leggenda di Ossian, Aglio di Finn, che fu condotto dalla bella Niam sul suo corsiero bianco alla terra dell'eterna giovinezza. Tornato dopo trecento anni in cerca di suo pa­dre, Ossian trovò tutti gli eroi morti e la sua patria formico­lante di piccoli uomini meschini e di preti. Un giorno egli li chinò verso terra dal suo corsiero bianco e scagliò in aria una bandiera di marmo, che cento piccoli uomini cercavano Invano di sollevare; ma nel far ciò ruppe la cinghiai della sella, ed avendo toccato la terra con i piedi, avvizzì miseramente e mori.

Scena:

Una stanza di soggiorno nella casa parrocchiale di Lorcan, piccolo villaggio in riva al mare, sovrastante h baia di Carlingford e, sormontato dalla catena sud dei colli Mourne. I mobili e le suppellettili della stanza sono comuni e tipici. Una credenza, uno scaffale per libri, qualche tavolo pesante e un tavolinetto, un altare in miniatura della Beata Vergine con una lampada; sui muri, una raccolta di quelle sanguinarie oleografie sacre, che rendono così opprimente atmosfera delle case di persone religiose. Un vecchio apparecchio radio con una batteria. Una finestra, nel centro in fondo, dalla quale si intravedono una siepe, dei giardini e il muro di una chiesa. Una porta, a sinistra, conduce alla cucina; un'al­tra, in fondo, al corridoio d'ingresso.

 (Vicino al caminetto, a destra, c'è una larga sedia a bracciuoli, sulla quale siede il parroco Matt Lavelle. Egli ha un aspetto debole e sciupato, ad eccezione degli oc­chi, che ancora scintillano di sentimento ed alle volte di spirito. Un attacco apoplettico gli ha paralizzato le gambe, che riposano su di un poggiapiedi imbottito, vi­cino alla sedia. Un'ampia coperta è avvolta intorno al suo corpo; gli occhiali gli pendono dal collo con un laccio nero, un cuscino sostiene il suo capo che, nel ri­poso, è reclinato sulla spalla. E' addormentato. Dopo qualche minuto si sveglia improvvisamente e si guarda intorno con ansia, quasi spaventato. E' un pomeriggio d'autunno, ai nostri giorni).

Il Parroco                    - Che Dio mi benedica! (Si guarda in­torno un po' spaventato) Rosieanne! Rosicatine! (Pausa)Ma dov'è andata quella benedetta donna! (Rosieanne, un'anziana domestica, entra).

Rosieanne                   - (un po' stizzita) Oh, vi siete svegliato un'altra volta...

Il Parroco                    - Svegliato un'altra volta... E' cosi che vi preoccupate del mio riposo... Credete che lo faccia apposta?

Rosieanne                   - No, ma se mi costringete a correre con­tinuamente da voi, come farò a stirare e a lavare te a preparare il pranzo di padre Shaughnessy e...

Il Parroco                    - ..e a chiacchierare col portalettere e col lattaio e col carbonaio e con tutti i fornitori.

Rosieanne                   - Dio mio, anche a voi non dispiace qualche! parola ogni tanto. Del resto, fio me ne vado la settimana ventura e così vi libererete di me.

Il Parroco                    - (contrariato) Che dite? Eccolo qui, il bel risultato delle vostre chiacchiere. Vi sposerete col carbonaio.

Rosieanne                   - Ma no davvero.

Il Parroco                    - Beh, sarà il panettiere.

Rosieanne                   - Ma no, e nemmeno il postino, se volete saperlo. Io me ne vado perché nemmeno un santo po­trebbe sopportare quel padre Shaughnessy che è venuto al vostro posto.

Il Parroco                    - Va bene, Rosieanne, io gli parlerò di voi.

Rosieanne                   - Servirà a molto! L'unica persona a cui dà retta è se stesso.

Il Parroco                    - Aspettate e vedrete. Metterò i piedi a terra.

Rosieanne                   - Dio mio, ma quali piedi metterete a terra? E anche a farlo, non lo sapete che va dicendo sempre che il vescovo gli ha dato pieni poteri finché voi non guarirete?

Il Parroco                    - Ma anche con questa maledetta paralisi sono sempre io il parroco!

Rosieanne                   - Sarà, ma chi comanda è lui.

Il Parroco                    - (adirato) E' una cattiveria parlare così! Se non fosse per le gambe, starei benissimo! (Pausa) Dite, Rosieanne, dove si trova adesso?

Rosieanne                   - E' in chiesa. Ha una riunione. Ha sem­pre delle riunioni in qualche posto.

Il Parroco                    - Ha una vera passione per le riunioni.

Rosieanne                   - Avreste dovuto sentirlo l'altra sera giù al molo! Finirla col bere, finirla coi balli, finirla con l'amore! E' una vergogna, in un paese cattolico! Spaz­ziamo per sempre questa manciata di protestanti! (Sì ode bussare).

Il Parroco                    - Chi può essere? Se è padre Shaughnessy, portatemi in camera mia. Non fa altro che opprimermicon tutti i suoi progetti e mi farà peggiorare in salute.

Rosieanne                   - (guardando dalla finestra) Ma no, è Phelim Fintry, il nostro fornitore di verdura.

Il Parroco                    - (mentre lei sta per andane alla porta) Ehi, prima che cominciate a chiacchierare con Phelim, accendetemi la radio, e fatemi sentire i resoconti spor­tivi di padre O' Dooley dalla stazione di Athlone.

Rosieanne                   - E' ancora presto, ma se lo volete... (Ac­cende la radio) Va bene così? (Esce. Dalla radio si odono alcuni rumori, poi la voce dell'annunciatore che dice)

L'Annunciatore           - Alla Camera dei Comuni il Mi­nistro dei Dominion, rispondendo alla domanda de! maggiore Sorefoot se fosse vero che l'Inghilterra aveva giocato il suo onore, la sua sicurezza e la sua ragione, nel cedere al Governo dell'Irlanda meridionale i porti del Trattato, ha dichiaralo che la risposta alla prima parte dell'audace interrogazione era « no », alla seconda «sì». Una successiva domanda del signor Stanislaska, richiedente se il giusto nome dell'Irlanda meridionale fosse quello di Eire, è stata soffocata fra grida di « Or­dine! Ordine! » dai banchi del Governo. (Rosicatine rientra portando una lettera).

Il Parroco                    - (irato) Non c'è ancora padre O' Dooley. Fate smettere quelle sciocchezze, Rosieanne. Credevo che l'avessero fatta finita col « Giornale degli Indipen­denti ». (La donna spegne la radio) A proposito, dov'è il mio giornale? Siete forse stata...

Rosieanne                   - Ci siete seduto sopra.

Il Parroco                    - (mortificato) E' vero... (Se lo mette sulle ginocchia) Ma non c'è bisogno di rimproverarmi!

Rosieanne                   - Questo è il conto di Phelim Fintry per le sue verdure. Ed è un conto proprio salato!

Il Parroco                    - (prendendo la busta) Phelim manda un conto a me?! Ma voi scherzate! E' lui che deve pagarmi le decime da un mese! Leggete un po', io non ci vedo più a due passi di distanza.

Rosieanne                   - (estraendo il conto dalla busta) E' pro­prio un conto.

Il Parroco                    - Che?

Rosieanne                   - E' un conto, vi dico. Per le verdure. Il parroco Matt LavePe a Phelim Fintry, per fornitura di erbaggi dal mese di aprile 1925 al dicembre 1937: 17 ster­line, 4 scellini e 6 pance. Che vi avevo detto io?

Il Parroco                    - Date qua. (Sbircia il foglio) E' proprio così. Ma non m'aveva detto cento volte che avrei avuto la verdura gratis fino all'ultimo giorno della mia vita? Ha perduto la grazia di Dio, ecco cos'è. (Pausa) Ne sa­pete niente voi?

Rosieanne                   - Beh, io non volevo annoiarvi, padre, ma è per causa della figlia di Phelim, Nora, quella ra­gazza che è impiegata nella biblioteca. Sapete che è stata educata in Inghilterra. Beh, padre Shaughnessy l'ha cacciata dalla squadra sportiva l'altro giorno.

Il Parroco                    - E perché? Nora è una brava ragazza.

Rosieanne                   - Perché, perché andava con un giovanotto.

Il Parroco                    - (spazientito) Un giovanotto! E con chi diavolo voleva che andasse, con un elefante!?

Rcsieanne                   - Dice che le ragazze della squadra si comportano scandalosamente con i giovanotti, facendosi corteggiare e baciare.

Il Parroco                    - Già, e la cifra dei matrimoni è la più bassa in Europa. Doveva scegliere proprio la figlia di Phelim. Ed ecco che i miei bei cavolfiori e le carole e i porri se ne vanno per sempre!

Rcsieanne                   - E questo è niente. Aspettate che il nuovo Comitato di vigilanza si metta al lavoro!

Il Parroco                    - Che cos'è questa faccenda che sento sempre nominare?

Rosieanne                   - E' un gruppo di uomini e di donne che lui manda in giro in ogni posto a sorvegliare che non ci 3Ì baci per le strade e che non si facciano balli im­morali e ci si unisca ai protestanti. E quel giudice con il nuovo nome irlandese, una volta si chiamava Dany Fitzpatrick, ha promesso che tutte le persone accusate dal Comitato di vigilanza saranno severamente punite.

Il Parroco                    - Chi, quel vecchio imbecille che andava a scuola quando vernili qui? Lo cacciarono via perché non si lavava gli orecchi. (Padre Shaughnessy entra, portando un mucchio di giornali e di libri che getta sul tavolo con sdegno. Egli è un uomo alto e magro, con lineamenti scurì, riservato e con una mente matematica. Sotto la sua imparzialità c'è una sfumatura crudele. Ha passato di poco la trentina).

Shaughnessy               - Fango! Fango! Da ogni parte.

Il Parroco                    - Dove li avete presi quei libri?

Shaughnessy               - Li ho confiscati proprio dalla vostra biblioteca circolante. Dovremo discuterne seriamente, molto seriamente.

Il Parroco                    - (dando segni di disagio) Non mi sento affatto bene, oggi.

Shaughnessy               - (disponendo dei giornali sul tavolo e preparandosi a lavorare) Circa questa mia campagna, che spero si diffonderà in tutta l'Irlanda...

Rcsieanne                   - Padre, il parroco non è in condizioni di discutere e di affaticarsi: l'ha detto il medico.

Shauchnessy               - (brusco) Andate in cucina, Rose, e rimaneteci finché vi chiameremo.

Rosieanne                   - Come volete, padre. (Al parroco) Vi dò un mese di avviso per il mio licenziamento, do oggi, reverendo.

Il Parroco                    - Non vorrete farmi questo, Rosieanne.

Shaughnessy               - Il vostro licenziamento è accettato. E ora andate. (Rosieanne esce con calma. Il parroco la segue con lo sguardo) Quella donna è un'insolente. Sarei lieto di avere qui la mia domestica, se fosse pos­sibile.

Il Parroco                    - Ma io... io sono abituato con Rosieanne.

Shaughnessy               - Ed io non posso abituarmi.

Il Parroco                    - (timoroso) E allora dovremo prenderle tutte e due.

Shaughnessy               - (cupo) Lasciamo andare, per ora. Ci sono cose molto più importanti da discutere. Per primo questi libri che ho trovato in biblioteca.

Il Parroco                    - A quanto vedo, non ce ne saranno ri­masti troppi.

Shaughnessy               - Ce n'è sempre abbastanza. (Pausa) Un'immoralità incredibile. Le bassezze di Swift, l'umo­rismo sacrilego di Bernard Shaw, le furie di un presun­tuoso chiamato Ibsen... Un mucchio di bestemmiatori anticattolici. E inoltre, non ho ricevuto che risposte sfacciate e impertinenti da quella ragazza che voi avetenominata assistente nella biblioteca, al punto che con l'aiuto del signor Giolla Phadraig, il giudice distret­tuale, l'ho fatta immediatamente sospendere.

Il Parroco                    - In nome di Dio, parlate di Nora Fintry?

Shaughnessy               - Credo che questo sia il nome.

Il Parroco                    - E l'avete anche espulsa dalla squadra sportiva?

Shaughnessy               - Proprio. La morale dev'essere'man­tenuta e le leggi spirituali rispettate, (Pausa) Vi ren­dete conto della triste situazione di questa parrocchia?

Il Parroco                    - (debolmente) Ma sono poveretti, e non li può cavare sangue dalle pietre.

Shaughessy                 - Non è di questo che parlo. Io parlo della rilassatezza morale, dell'indifferenza spirituale e di un generale regresso della moralità. (Batte sul tavolo con la matita) Non mi piace tutto questo, e non è il caso di parlare dolcemente.

Il Parroco                    - Può darsi che ci sia un po' di ostina­tezza, ma, in fondo, è tutta brava gente.

Shaughnessy               - Niente affatto. E' una vecchia opi­nione che non regge più. Abbiamo nuovi nemici da com­battere, l'irreligiosità e l'ateismo militante. Per tacere dei quattro matrimoni forzosi che ho dovuto celebrare da quando sono qui!

Il Parroco                    - C'è stata sempre una percentuale di debolezza umana in ogni comunità, fin dal tempo in cui Davide trascinò Betsabea fuori del bagno.

Shaughnessy               - Non posso accettare queste ragioni. Ho intenzione di lavorare in stretto accordo con la legge civile e fare pieno uso dei miei poteri. Ho già annunziato pubblicamente che mi rifiuterò, in qualsiasi circostanza, di battezzare figli illegittimi o nati da un matrimonio misto tra cattolici e protestanti.

Il Parroco                    - Ma è un successo! Noti si può fare della religione un codice di leggi imposte con la paura di Dio!

Shaughnessy               - Anche se fosse soltanto un codice di leggi, sarebbe preferibile a una pozzanghera passionale. Qui i sentimenti dominano nella forma peggiore, e go­vernano il cervello, l'anima e il cuore. Non pretende­rete the io tolleri questa situazione!

Il Parroco                    - Sarà vero, ma io ho sempre fede in questa povera natura umana e nell'eterna grazia di Dio. Sono un vecchio cieco e ho il pelo strappato dai venti e dai morsi, ma conosco le tenebre e so riunire il gregge in­torno a me, e condurlo all'ovile.

Shaughnessy               - (calmo) Credo di annoiarvi, padre, e vedo che non state bene.

Il Parroco                    - Niente affatto, sono in ottima forma, invece.

Shaughnessy               - Vi farò portare un bicchiere di latte caldo da Rose.

Il Parroco                    - (ruvido) Vi ringrazio, ma il dottore mi ha proibito quel goccio di vino che bevevo e non ho proprio voglia dì sostituirlo col latte. E' una bevanda per le vecchie nonne.

Shaughnessy               - Bene, come volete. (Pausa) Cono­scete un uomo chiamato Michael Shivers?

Il Parroco                    - Ma certo, chi non conosce Mick? Ha l'albergo Stella Maria, giù al molo.

Shaughnessy               - Non viene a messa quasi mai.

Il Parroco                    - Può darsi, ma se c'è un tetto qui, sulla vostra testa, lo dovete a lui.

Shaughnessy               - Sulla « vostra » testa.

Il Parroco                    - Va bene, sulla mia testa.

Shaughnessy               - E vi pare che sia una ragione per giustificare la sua mancanza dalla messa?

Il Parroco                    - Spesso in questi casi il tempo e la grazia di Dio aggiustano le cose senza che noi dobbiamo in­tervenire.

Shaughnessy               - Ma non è cosa da tollerare, e come questa ce ne sono mille altre nella parrocchia.

Il Parroco                    - Non crediate che io parli per contrad­dirvi, ma voi pretendete un'esattezza matematica nelle cose spirituali e non potrete mai ottenerla, né qui né altrove, ma soprattutto mai qui, in Irlanda. In questo nostro paese, con tutto il rispetto per le vostre idee e per le leggi del Governo, il popolo è e rimarrà fonda­mentalmente libero. Voi volete sostituire al loro vecchio amore di Dio, sorto e rafforzato nel sangue e nel fango di una vita dura, il terrore di Dio, che renderà inari­dite le loro esistenze. Se questo è il vostro scopo, andate in Scozia, dove si è pesata al millesimo ogni parola della Bibbia e si è privata la vita di ogni bellezza, ren­dendo la Bibbia stessa il più dannoso di tutti i libri.

Shaughnessy               - Io non discuto di un paese prote­stante. Ma voglio sapere se voi siete con me o contro di me.

Il Parroco                    - Io non vedo il motivo di questa vostra mania riformatrice.

Shaughnessy               - E potete dire questo dopo che quattro ragazze nel mese scorso sono state costrette a sposarsi e che tre o quattro matrimoni sono avvenuti tra cattolici e protestanti, e che perfino il maestro corteggia una ra­gazza protestante? Io lo farò destituire, se sarà necessario.

Il Parroco                    - (riscaldandosi) Voi non potete far questo.

Shaughnessy               - E chi me lo impedisce?

Il Parroco                    - Ma se quel poveretto ha una tale paura del suo avvenire che chiede l'elemosina per noi alla porta della chiesa e mi aiuta durante le funzioni e dopo suona perfino l'organo! Non sapremmo come fare senza di lui.

Shaughnessy               - Non c'è niente di straordinario che un maestro faccia questo per la chiesa. Lo farà il suo successore.

Il Parroco                    - Non lo credo. E se, come uomo, è un debole, come maestro è prezioso.

Shaughnessy               - Sarà ancora migliore quando avrà risolto la sua posizione. L'ho mandato a chiamare.

Il Parroco                    - Volete dire che verrà qui?

Shaughnessy               - Ma certo. Questa casa dovrebbe es­sere il centro di ogni attività morale.

Il Parroco                    - E voi permetterete che venga qui a stri­sciare e a piagnucolare mentre io non mi sento bene?

Shaughnessy               - Noo posso fare altrimenti. Ho anche riunito qui il mio Comitato di vigilanza per il rapporto settimanale. Se volete, vi farò condurre nella vostra camera.

Il Parroco                    - Non è possibile tenere acceso un fuoco in camera e un altro qui e un altro in cucina. Né io posso starmene al freddo per il Comitato di vigilanza.

Shaughnessy               - E allora, perché non accettate l'offerta del vescovo di ritirarvi in pace nella Casa dei vecchi sa­cerdoti, vicino a Dublino?

Il Parroco                    - (irato) Io non accetterò mai una simile offerta e non sono un vecchio sacerdote. Io non ho che 67 anni e sono sano come un pesce, se non fosse che per le gambe. (Entra Rosieanne).

Rosieanne                   - (al parroco) Per favore, padre, Phelim Fintry vorrebbe dirvi una parola.

Il Parroco                    - Di nuovo? Fatelo entrare, Rosieanne. Se a voi non dispiace, padre.

Shaughnessy               - Affatto. (Rosieanne esce) Io desidero parlare con chiunque in piena amicizia.

Il Parroco                    - Acc...! Povero Phelim!

Shauchnessy               - E' il padre di quella ragazza Nora Fintry?

Il Parroco                    - Già, ed è la sua unica figlia. Era im­piegata in Inghilterra in una biblioteca, poi tornò a casa ed ebbe il posto qui. Sua madre morì di parto e Phelim noni volle mai darle una matrigna.

Shauchnessy               - Ho dovuto sospenderla per la sua impertinenza nella biblioteca e ho trovato che eserci­tava una cattiva influenza nella squadra sportiva. L'In­ghilterra non le ha fatto alcun bene.

Il Parroco                    - E' facile dare la colpa di tutto all'In­ghilterra. Se l'Inghilterra non esistesse, i moralisti di qui l'inventerebbero. (Rosieanne rientra seguita da Phe­lim Fintry., un mite campagnolo di mezza età).

Rosieanne                   - Ecco Phelim, padre.

Il Parroco                    - Vieni, Phelim, siedi accanto a me e par­liamo un po'.

Phelim                         - (prendendo lentamente una sedia e fissando il parroco) Mi dispiace di vedervi così, padre.

Il Parroco                    - Beh, guarirò presto, non dubitare. Co­nosci padre Shaughnessy?

Phelim                         - L'ho incontrato una volta. Io sono venuto, signor parroco, a domandarvi che cosa ha fatto di male mia figlia Nora per esser cacciata dalla squadra spor­tiva e poi dalla biblioteca.

Shauchnessy               - (interponendosi) Nora è stata sospesa per impertinenze insopportabili in una ragazza irlandese e fu espulsa dalla squadra da me per essere venuta meno a una delle regole dell'Associazione.

Phelim                         - Posso domandarvi quale regola, padre?

Shaughnessy               - La regola, buon uomo, che proibisce a ogni membro della squadra di rimanere in compagnia con un uomo.

Phelim                         - E perché, è diventato forse un delitto per una donna fatta, come Nora, di cercare questa com­pagnia?

Shaughnessy               - No, Phelim, non è un delitto, ma le strade solitarie e i ponti oscuri lungo la costa non sono i luoghi adatti per dei fidanzati cattolici, e una simile condotta non può essere tollerata.

Phelim                         - Potete dirmi allora un posto migliore, padre?

Shaughnessy               - Come buon cattolico non dovreste aver bisogno che vi si dicesse che tale posto è la vostra stessa casa.

Phelim                         - Conoscete la mia casa, padre Shaughnessy?

Shaughnessy               - Non posso dirlo ancora.

Phelim                         - (quasi supplichevole) E' una casupola con due stanze biancheggiate, costruita più di cento anni fa, con un pavimento di pietra che ha ucciso mia moglie dalla fatica. Io dormo in cucina in una specie di scatola e mia figlia nell'altra stanzetta. Ha un letto di legno e delle coperte vecchie, e i pochi mobili sono rovinati dal tempo; c'è una tendina dietro a cui Nora appende le suepoche robe buone, un vestito blu, qualche paio di calzette e un abituccio da ballo da pochi soldi. Essa potrebbe mo­strarvi tutto ciò, padre, perché un ministro di Dio capi­rebbe, ma come donna è impossibile che voglia far vedere queste cose a un giovanotto come Dermot Corr.

Shaughnessy               - Queste cose sono di importanza mi­nore e io mi preoccupo di fatti ben più gravi. Sta a voi, Phelim Fintry, di dirmi se siete con me o contro di me in questa mia lotta di epurazione della nostra par­rocchia.

Phelim                         - (in uno scatto) Bene, padre, se volete sa­pere da che parte sono, io sto dalla parte del mio sangue.

Il Parroco                    - Mi meraviglio, Phelim; che modo di parlare è questo?

Shaughnessy               - Avete detto abbastanza, Phelim Fin­try. Potete andare.

Phelim                         - Io me ne andrò quando avrò ottenuto quello che voglio.

Shaughnessy               - E che cosa volete, se non disordine e immoralità?

Phelim                         - Io sono venuto per il buon nome di mia figlia ma vedo che questo non è possibile, e mi conten­terò di meno. Prenderò la somma del mio credito per le verdure che vi mando da quindici anni. Mi aiuterà a fare la stanza di Nora adatta per i suoi amici. (Si ode. bussare. Nora Fintry entra con aria di sfida. E' una bella ragazza sui venti anni, calma e pensosa, ma di spi­rito ardente e battagliero. Lì fissa tutti con franchezza, per nulla intimidita).

Nora                            - (piuttosto duramente) Babbo, che stai fa­cendo qui?

Phelim                         - Parlavo col parroco.

Nora                            - Sei venuto a pregarli per me?

Phelim                         - Ma no. Non l'ho nemmeno pensato.

Nora                            - Non ti credo. Lo so come sei fatto, ma io non chiederò niente a nessuno e non voglio nemmeno che altri venga a supplicare per me. Torniamo a casa.

Phelim                         - Se mi lasci parlare.

Il Parroco                    - Non ti ho mai vista così, Nora. Non mi chiedi nemmeno come sto.

Nora                            - (non senza gentilezza) Lo sapete che vi voglio bene, padre.

Shaughnessy               - Nora Fintry, sono deluso. Mi aspettavo una visita molto più soddisfacente da voi.

Nora                            - Volete dire, padre Shaughnessy, che vi aspet­tavate che ci si trascinasse alla vostra porta per chiedervi di rimettermi al mio posto?

Shauchnessy               - (crucciato) Mi aspettavo che sareste venuta a chiedermi scusa delle vostre impertinenze, come si conviene a una modesta ragazza irlandese.

Nora                            - Io non sono modesta e qualcuno dei vostri amici dice che non sono nemmeno una ragazza, perciò devo tenermi all'altezza della vostra opinione.

Phelim                         - Andiamo, Nora, non si deve parlare così a un sacerdote. Può darsi che mi sia lasciato andare anch'io un poco, e se l'ho fatto...

Nora                            - Ma smettila coi tuoi lamenti, e andiamo acasa. (Lo prende con forza pel braccio e lo conduca fuori. Padre Shaughnessy guarda fissamente dietro aloro).

Il Parroco                    - Nora, io... io... ho vergogna di te.

Nora                            - (nell’andarsene) Oh, no, padre. Sono io cheho vergogna di voi, che non vi ribellate nemmeno quando vi vogliono mandare all'Ospizio dei vecchi.

Il Parroco                    - (mentre la porta si chiude) Io... io... io…Dannata ragazza!

Shaughnessy               - Quella ragazza è stata rovinata da ciò che in Inghilterra chiamano larghezza di vedute.

Il Parroco                    -  Ma vi pare giusto di rinfacciarle sem­pre l'Inghilterra? E' gente che farebbe qualunque cosa per voi, se la trattaste per il suo verso.

Shaughnessy               - La religione non è un sistema di trattare il popolo. Io sarei lieto se accettaste l'offerta del vescovo e non mi creaste tanti imbarazzi.

Il Parroco                    - (con veemenza) Non vi ho detto quello che penso? Voi potrete liberarvi di qualcuno nella par­rocchia, ma non di me. (Chiamando con voce irata) Rosieanne! Dove siete, Rosieanne!

Shaughnessy               - Non potreste mettere un campanello invece di gridare così? (Rosieanne bussa ed entra. E'turbata).

Rosieanne                   - (addolorata) C'è quel nuovo giudice distrettuale, Dan Fitzpatrick, come si chiamava una volta. Non so dire il suo nuovo nome irlandese.

Shaughnessy               - Volete dire Donnachaidh Mogiolla Phadraig. Cosa vuole?

Rosieanne                   - Vedete, padre, lui non parla che irlan­dese, e io non capisco niente.

Shaughnessy               - Che stupida! Vai a dirgli: «Tar istcao, agus failte romhat ».

Rosieanne                   - Sì, padre. (Apre la porta e dice) Tar isteao, agus failte romhat. (Mentre il giudice distrettuale entra, ella si inchina e va via. Il giudice è un tipico «snob» ghelico, con tutti i vizi e poche delle sue virtù. E' grassoccio, tronfio, e si dà arie da padre di famiglia)

Shaughnessy               - Ah, cionnus atha tu, a chara? Failteagus lainthe. 

Phadraic                      - Dia dhuith, a athair, ague beannact Muira.Nac bhuil an Canon go maith fos?

Shaughnessy               - Ta a bhliadhna trom air. (Al parroco) Il signor Mogiolla Phadraig chiede della vostra salute,padre.

Il Parroco                    - E' questo che dice? Ditegli da parte mia: « Suscipiat D ominus sacrificium da manibus tuis ».

Phadraic                      - (ridendo seccamente) Ah, ah! Il parroco scherza, ma io non capisco il latino, padre.

Il Parroco                    - E io non capisco il ghelico. Facciamo conto di diventare matti tutti e due e di metterci a par­lare la nostra lingua comune. (Risata secca).

Phadraic                      - Io non parlo il ghelico soltanto quando non posso farne a meno, padre.

Shaughnessy               - Bene, signor Mogiolla Phadraig, cre­do che forse sarà preferibile, parlando con il parroco e con il Comitato di vigilanza.

Phadraic                      - Se voi lo desiderate, padre Shaughnessy, ma non mi piace abbassarmi a parlare nel gergo sassone. Il reverendo parteciperà alla discussione?

Shaughnessy               - Se vorrete, padre...

Il Parroco                    - E a che scopo? Io non sarei d'accordo in niente. Io sono ancora abbastanza umano da volere, come la maggior parte delle persone, un po' di zucchero nel mio tè, un po' di selz n«l mio « whisky », un po' di persuasione nei miei dogmi e una bottiglia calda nel letto quando fa freddo. Io detesto le cose rudi, dalle patate con la buccia agli uomini aridi come Calvino, alquale avrei fatto uscire a forza dalla gola un po' di umanità per quegli uomini per i quali Cristo è morto. Se nostro Signore non fosse mai stato umano, non avesse mai bevuto il vino, non avesse mai permesso ai ca­pelli di una donna di lavare i suoi piedi e non avesse avuto pietà di una disgraziata che si vendeva per la strada, metà di quanti hanno fede in Lui gli avrebbero sputato in faccia tanti anni fa. No, io non sono con voi, io sono contro di voi. Potete ridere pure quando chiamo Rosieanne la mia cameriera invece di Rose, o quando faccio le lodi delle verdure fresche e leggo il « Giornale degli Indipendenti»; ma io credo che quando mi ingi­nocchio sul pavimento della mia vecchia chiesa e prego Dio, come posso, di perdonare le debolezze umane di questa povera gente che lavora e che soffre, io credo di compiere un bene molto più grande di quanto non pos­sono fare tutti i vostri spionaggi e le vostre indagini da calvinisti e il vostro Comitato di vigilanza. Era questo che vi dovevo dire e ve l'ho detto e sappiate che nel mio cuore io sono contro dì voi.

Shaughnessy               - Ci sono mille pericoli e mille nemici da combattere, padre, e la nostra azione non sarà mai abbastanza forte. Come giustamente pensa il signor Mogiolla Phadraig, i tribunali dovrebbero occuparsi non solo delle leggi ma anche della morale, ed è tempo che in questo paese cattolico le leggi ecclesiastiche e civili divengano una legge sola.

Il Parroco                    - Io credo che la migliore difesa contro le debolezze umane sia la preghiera. Io non capisco perché il Sacro Cuore, invece di essere invocato dai credenti, debba diventare il disegno di un nuovo fran­cobollo dello Stato. (Bussano. Rosieanne entra).

Rosieanne                   - Sono venuti i membri del Comitato di vigilanza, padre. Devo farli entrare?

Shaughnessy               - Ma certo, Rose. (Il parroco fa una mossa di fastidio. Rosieanne esce). Se non siete con noi, padre, spero che almeno non lo dimostrerete.

Il Parroco                    - Non si tratta di essere contro o a fa­vore. Non c'è altra legge all'infuori di quella vita che Cristo amò nel suo cuore misericordioso.

Rosieanne                   - (entrando) Eccoli, padre. (Il Comitato di vigilanza entra. Esso consiste di Patrick Hearty, un grosso e rozzo uomo; di sua moglie Sarah Hearty, una ostinata e violenta moralista; e di Brigid Brodigan, una magra e canuta vergine quarantenne. Essi si guardano d'intorno con aria solenne e stupida).

Phadraic                      - Dia dhuith.

Tutti                            - Dia ague Muire.

Sarah                           - E altrettanto a voi, padre; che Dio vi aiuti.

Il Parroco                    - Dite un po', Sarah Hearty, avete fatto tornare a scuola vostro figlio, invece di fargli prendere il letame per Andie Mac Arthur?

Shaughnessy               - Queste cose possono aspettare, padre. Abbiamo questioni molto importanti da discutere.

Il Parroco                    - Oh, non vorrei avere dei rimorsi,

Shaughnessy               - Scusate, padre, ma questa buona gente si è offerta come esempio per tutti ed io ho la più grande fede in loro; vi prego quindi di riposare e di lasciarci svolgere il nostro lavoro.

Il Parroco                    - Ma sicuro. Mi metterò a dormire. (Chia­mando) Ehi, Rosieanne!

Rosieanne                   - (entrando) Mi avete chiamato, padre?

Il Parroco                    - Sì. Portatemi vicino al fuoco e aggiustatemi questo  Benissimo, giusto, padre.

Phadhaic                     - Il dovere non è sempre piacevole, ma tuttavia è sempre il dovere. Io, per esempio, compio stasera un doloroso dovere nel parlare in una lingua straniera.

Hearty                         - Come portavoce temporaneo del Comitato, devo esprimere a voi e al signor Mogiolla Phadraig la nostra incondizionata approvazione...

Tutti                            - Berne, benissimo!

Hearty                         - (incoraggiato) ...e dichiararvi, signore e si­gnori, che noi spiegheremo inflessibilmente al vento di tutte le vittorie la santa bandiera della Croce... (Si ode un sonoro russare da parte del parroco. Tutti si voltano a fissarlo. Rosieanne bussa ed entra).

Rosieanne                   - E' .qui il signor Dillon, padre, il mae­stro. (Denis Dillon, un giovanotto sui 24 anni, entra. Egli è a disagio, impacciato e un po' impressionato. E' evidentemente turbato. Rosieanne si china sul parroco, poi esce).

Dillon                          - Voi, reverendo, mi avete fatto chiamare... (Dando un'occhiata al parroco) O forse è stato il par­roco?

Shaughnessy               - Sono stato io. (Indicandogli una se­dia) Sedete, signor Dillon.

Dillon                          - (impacciato) Io... io spero che non ci sia niente che non vada, padre!

Shaughnessy               - Niente che non si possa aggiustare. Signor Dillon, avevo intenzione di chiedervi di essere il segretario del mio Comitato di vigilanza.

Dillon                          - Vi ringrazio, reverendo. Io ho molto da fare, ma se voi credete che io...

Shaughnessy               - Un momento. Nel leggere il rapporto settimanale del Comitato, che qui vedete riunito, mi sono accorto che non solo voi non siete eleggibile a tale onore, ma che la vostra vita privata è in netto contrasto con gli scopi e i caratteri della nostra azione.

Dillon                          - (timoroso) Se alludete al fatto che qualche volta bevo un po' di più dell'ordinario, vi assicuro, padre, che è soltanto raramente...

Shaughnessy               - Bere! (Pausa. Consulta il rapporto)Qui non si parla di eccessi alcoolici. Per equanimità noi considereremo come non pronunciate le vostre parole.

Phadraic                      -  Un saggio criterio, padre Shaughnessy.

Shauchnessy               - Signor Dillon, il rapporto contro di voi riguarda le vostre relazioni con una ragazza di un'altra fede. (Pausa) Voi avete il diritto di discolparvi... Che cosa avete da dire?

Dillon                          - (fortemente spaventato) Devo ammettere di essermi intrattenuto con Dorothy Craig.

Shauchnessy               - E la ragazza non è cattolica?

Dillon                          - (pateticamente) E' una buonissima ragazza.

Phadraic                      - (sporgendosi) Dovete rispondere alla do­manda del reverendo presidente, signor Dillon.

Dillon                          - Non è cattolica. (Pausa).

Sarah                           - E' vero che ne siete terribilmente innamorato?

Shaughnessy               - Questa non mi sembra una domanda conveniente. E a voi, signor Mogiolla?

Phadraic                      - Possiamo ignorarla.

Brigid                         - Ma è vero. Io posso provarlo.

Shaughnessy               - Non c'è bisogno di provare quello che è irrilevante.

Brigid                         - Che vuol dire irrilevante, padre? Io ho do­vuto abbandonare la scuola a dieci anni. Non potremmo parlare più semplicemente?

Shaughnessy               - L'incidente è chiuso, miss Brodigan.

Brigid                         - Chiuso o aperto, reverendo, c'è una quan­tità di ragazze cattoliche a Lorca, ma sembra che non vadano a genio al signor maestro.

Sarah                           - (irata) Se vuoi alludere a te, Brigid, faresti meglio a stare zitta!

Brigid                         -  Mi si insulta! Dovrò andarmene!

Shaughnessy               - (picchiando sul tavolo) Vi ricordo che noi stiamo facendo il lavoro del Signore. L'invidia, il disprezzo e le ingiurie non devono entrarci.

Phadraic                      - Ben detto, signor Dillon, che noi non vogliamo infierire contro di voi.

Dillon                          - (umilissimo) Io mi affido completamente nelle vostre mani, padre.

Shaughnessy               - E sarete in buone mani. La vostra grave ammissione di avere rapporti con una ragazza di altra fede è deplorevole, signor Dillon. Non credo che vi sia bisogno, per la vostra responsabilità di cittadino e di servo fedele della Chiesa, di dirvi quale sia il vostro dovere.

Dillon                          - Volete dire che... devo abbandonarla?

Sarah                           - E' fidanzato con lei, padre. E' un segreto, ma lo so.

Brigid                         - Ed ha paura che gli faccia un processo per rottura di fidanzamento. (Dillon abbassa la testa).

Phadraic                      - E' una mostruosità, padre, che un tri­bunale debba condannare un cattolico a favore di una ragazza di un'altra fede, una mostruosità che sarà can­cellata quando le leggi civili ed ecclesiastiche saranno unite in un solo codice.

Shauchnessy               - Era proprio quello che volevo os­servare. Tuttavia il signor Dillon deve avere questo co­raggio civile. Sono sicuro, signor Dillon, che questa sarà la vostra risposta.

Dillon                          - E' duro, padre. Queste cose sono tanto dif­ficili.

Phadraic                      - Non è questa la giusta risposta, signore.

Dillon                          - Può darsi... può darsi che si converta per amor mio.

Sarah                           - Una Craig convertirsi! Un mucchio di mis­credenti come quelli!

Phadraic                      - Avete qualche prova per appoggiare que­lla vostra supposizione?

Dillon                          - Qualche volta viene in chiesa con me...

Phadraic                      - Questa è una semplice cortesia, in cui questi dannati protestanti sono maestri; ma non basta.

Shaughnessy               - Se questa ragazza dovesse veramente convertirsi sarebbe una cosa altamente apprezzabile. Non opprimiamo il signor Dillon e diamogli tempo di riflettere. Potete accomodarvi, lì. (Gli indica una sedia in disparte).

Hearty                         - Ma che bisogno c'è, padre! Non mi sembradifficile scegliere tra il bene e il male.

Shaughnessy               - E' vero, signor Hearty, ma noi dob­biamo sempre pazientare e tollerare.

Dillon                          - (avvilito) Grazie almeno per questo, padre. (Si alza e si dirige lentamente alla sedia indicatagli) E se non potrò, che sarà di me?

Phadraic                      - (gravemente) Dobbiamo essere tutti su­bordinati al bene comune, signor Dillon.

Dillon                          - (sedendo abbattuto) Vorrei essere forte... ma sono come qualcosa che oscilla tra la terra e l'acqua...

Shaughnessy               - Se voi sentite di essere così debole da non poter superare questa prova di carattere e di mo­ralità, voi potete sempre rassegnarmi le vostre dimissionidalla scuola.

Dillon                          - (alzandosi, stupefatto) Le mie dimissioni?! Non potete pretendere questo, padre!

Shaughnessy               - (con una tinta di crudeltà) Io sono molto paziente, ma non dico parole a vuoto. (Pausa) Riflettete, signor Dillon, quale sia la giusta strada e quale no.

Dillon                          - (sedendo di nuovo, abbattuto) Io... lo farò.

                                    - (Pone il capo tra le mani).

Shaughnessy               - Procediamo, Avete visto ora un uomo messo duramente alla prova. Ma che Dio non voglia che alcuno di noi abbia dei sentimenti ostili verso di lui. La nostra simpatia però non deve mai diventare de­bolezza, e non deve mai darvi delle false vergogne e dei falsi sentimentalismi.

Phadraic                      - Lasciate che vi dica, amici, che la falsa commozione è sempre dannosa quando può confondersicon la pietà.

Shaughnessy               - Il signor Mogiolla Phadraig vi ha dato un consiglio molto saggio. Ve altro da riferire,Patrick Hearty?

Hearty                         - (sfogliando delle carte) C'è rana lettera, padre, da parte di Dermot Corr, il giovanotto che ha causato quei disordini nella «quadra sportiva insieme aNora Fintry.

Shaughnessy               - Avrebbe potuto venire invece discrivere. Che cosa dice in sua difesa?

Hearty                         - Dice che è pronto a venire e a dare spiega­zioni... Che non c'è stato mai niente tra lui e Nora Fintry e che se lei ha osato mettersi contro un sacerdote non vuole aver più niente a che fare con lei.

Bricid                          - Eppure una volta non parlava così.

Hearty                         - Dice che gliene dispiace e che aveva persola testa.

Phadraic                      - Mi sembra un atteggiamento franco ecoraggioso da parte del giovanotto.

Shauchnessy               - Anche a me. E' veramente lodevole.

Hearty                         - Allora posso mandargli il vostro perdono,padre?

Shaughnessy               - Certamente. E' un bravo ragazzo, dopo tutto. Sarebbe adatto per raccogliere le offerte per la cappella. Prendetene nota, Patrick Hearty, in caso che il signor Dillon non dovesse vincere la sua battaglia. (Tutti si voltano a guardare Dillon).

Hearty                         - Non dubitate, padre.

Shauchnessy               - E con questo, è terminato il lavoroper oggi?

Sarah                           - E' meglio dire al reverendo quello che ci ha detto Neil O Donovan su di lei, Patrick, appena tor­nato dall'Inghilterra.

Hearty                         - Neil O' Donovan, venuto qui in vacanza, padre, dice che lei era rana... una ragazza licenziosa.

Phadraic                      - Ha nominato qualche caso specifico dicattiva condotta?

Hearty                         - Non precisamente, signore, ma sapete, è untipo che non dice molto.

Shaughnessy               - Non dobbiamo procedere su parole sentite dire. Dobbiamo giudicare questa ragazza per la sua condotta qui all'infuori di ogni pregiudizio e dob­biamo lasciarle aperta ogni strada affinché possa agire come il suo fidanzato e diventare una di noi.

Brigid                         - E' troppo incallita per farlo, padre.

Shaughnessy               - Considero questa vostra osservazione come non fatta, Brigid Brodigan.

Phadraic                      - Benissimo. Una mente aperta, mia buona donna, è il fondamento della giustizia.

Shaughnessy               - Andrò io stesso dalla ragazza a casa sua. (Si alza e tutti si alzano dopo di lui) Credo che per oggi basti. Tornate ai vostri soliti lavori, ora, ma tenete aperti gli occhi e gli orecchi, come pure il vostro cuore. (Consegna loro delle tessere) Queste tessere che portano la firma mia e del signor Mogiolla Phadraig, vi daranno libero ingresso nelle sale da ballo e in ogni locale pubblico e vi daranno dei poteri particolari, come miei agenti morali. Ognuno di voi farà un rapporto det­tagliato alla prossima seduta. (Pausa) Ed ora, signor Dillon! (Tutti si voltano a guardare Dillon. Egli alza il capo lentamente. Si leva con debolezza dalla sedia e avanza, umilmente. Una lunga pausa).

Dillon                          - Io... farò quel che vorrete. Non vedrò Dorothy Craig mai più.

Shaughnessy               - Benissimo. La vostra vittoria è un esempio per tutti. Datemi la mano, signor Dillon. (Dil­lon gli dà debolmente la mano e padre Shaughnessy la stringe) Mi congratulo veramente con voi e come premio per il vostro coraggio vi nomino segretario del nostro Comitato di vigilanza. (Dillon, abbattuto, acconsente).

Dillon                          - Farò quello che posso. Vi ringrazio. Non mi sento bene. Vorrei andar via, se posso. (Si volge ed esce lentamente. Gli altri lo seguono, ad eccezione di padre Shaughnessy e di Mogiolla Phadraig).

Phadraic                      - Bene, padre, credo che vi sia proprio ra­gione di congratularci con noi stessi. Il lavoro è ben co­minciato e ci dirigiamo verso lo Stato cattolico integrale.

Shaughnessy               - Certo, ma la battaglia che riecheg­gerà oltre i limiti della parrocchia deve essere ancora combattuta. (Escono insieme. Passano alcuni minuti. Il parroco sussulta e borbotta nel sonno. Poi si scuote. Sifrega gli occhi e guarda assonnato alle sedie vuote. Sbuffa e chiama a gran voce)

Il Parroco                    - Rosieanne! Rosieanne! (Rosieanne entra).

Rosieanne                   - Oh, padre, vi siete svegliato ancora! Volete qualcosa?

Il Parroco                    - (ancora assonnato) Aprite la finestra!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La casupola di Phelim Fintry. La sera del giorno se­guente. Una misera stanza con sporche mura biancheg­giate e qualche mobile scompagnato; poche sedie ac­canto a una stufa di metallo, aperta. Una porta, a sini­stra, dà sulla strada; un'altra, a destra, alla stanza di Nora. Nell'angolo, in fondo, a sinistra, un letto ma­scherato.

 (Phelim Fintry è seduto su di un basso sgabello vicino al fuoco, in maniche di camicia, e legge un giornale con i suoi vecchi occhiali. Nora Fintry sta preparando delle frittelle su di una tavola di abete, nel centro. Recita ad alta voce, pensosamente, mentre lavora, dei versi di Longfellow)

Nora                            - E mi ricordo i moli, e i porti neri, e la marea gigante che saliva, e i marinai spagnoli, e la bellezza ed il mistero delle grandi navi, e la magìa del mare...

                                    - (Dopo un momento, Phelim. depone silenziosamente il giornale e la guarda. Pausa).

Phelim                         -  Hai saputo, Nora, che Dermot Corr si è presentato dinanzi al Comitato?

Nora                            - (uscendo dal suo sogno) Sì. Come potrebbero vivere quei Comitati se non ci fossero uomini come lui?

Phelim                         - E aspettano che ci vada anche tu, Nora, e se non lo farai, il reverendo sarà contro di te.

Nora                            - Fino a che Dio non è contro di me...

Phelim                         - Non si tratta di Dio, qui, ma di quello che dice il reverendo. E bisogna pur vivere. In Inghilterra una ragazza è un essere umano come un uomo, ma qui o si è servi di un peccato mortale.

Nora                            - E' vero, ma io cercherò di essere una donna invece.

Phelim                         - Se vuoi metterti in lotta coi reverendo, fa­resti meglio a tornare in Inghilterra.

Nora                            - Io, io sono nata qui e voglio restare qui. La­vorerò per Michael Shivers, il padrone dell'albergo Stella Maria, giù al porto. Ha bisogno di una amministratrice.

Phelim                         - (sorpreso) Non me l'avevi mai detto! Pren­deresti il posto di sua moglie, che fuggì con quel tu­rista americano... Dicono che anche lui non va d'ac­cordo col reverendo.

Nora                            - Tanto meglio, se ci sarà da lottare.

Phelim                         - Ingenua! Ma non ti accorgi che lotterestida sola? Vedi come hanno ridotto Dillon, il maestro Si servono della fede come di uno scudiscio!

Nora                            - Poveretto. Trova un po' di coraggio soltanto quando riesce a bere di nascosto, alla locanda di Shivers e ,gli vengono i brividi ogni volta che vede un abito di prete, anche dentro una vetrina! (Si ode bussare).

Phelim                         - Se è qualcuno di loro, sta attenta come parli. Avanti! (Denis Dillon entra. E' ubriaco).

Dillon                          - Posso entrare un minutino?

Nora                            - (battagliera) Dovete fare prima tre inchini davanti al gatto e chiedere il permesso al cane.

Phelim                         - Entrate, Dillon, non fatele caso.

Dillon                          - (avanzando) E il peggio è che non posso rispondere. Nora, io vi ammiro e pure vi odio, perché voi non avete paura di chi ci comanda.

Phelim                         - Sedete, Dillon, e riposatevi un po'.

Dillon                          - (sedendo) E' vero, Phelim, ho bevuto mi po'. Anzi ho bevuto assai. Ma mi fa bene. Mi dà coraggio. Invece di un uomo che rispetta la legge e odia la vita, mi fa diventare un uomo che ama la vita e se ne infischia della legge. Mi leva la paura dei santi pa­droni, la paura della miseria e della fame... Già, la strada. Per voi, Nora, la strada è un sentiero che guida alle stelle, per me è un vicolo oscuro che finisce in uno stagno dove si affogano gli uomini disperati.

Phelim                         - Dagli un po' di tè, Nora, gli farà bene.

Nora                            - (guardandolo) Come dorma, dovreste farmi compassione; ma è più forte di me: io vi disprezzo.

Phelim                         - Ma non puoi lasciarlo in pace!

Dillon                          - No, lasciatela dire. Lo so che mi odia. L'odio, l'amore e la paura: ecco la vera trinità, che si nasconde sotto le statue e le preghiere e gli inni! Ve lo dico io! E ricordatevi che non avrei il coraggio di dirlo se non fosse per il «whisky» che mi dà la forza.

Nora                            - Bella forza, che viene dal « whisky »! (Dan­dogli una tazza di te) Bevete questo. Mi viene voglia di buttarvelo in faccia!

Phelim                         - Nora!

Dillon                          - Fatelo! Sarei contento, perché me lo merito!

Nora                            - Ecco, così va bene! Umiliarsi e strisciare!

Dillon                          - Sì, e anche peggio. Sputatemi addosso, e gettatemi il fango, così forse un giorno arriverò fino in fondo e allora, perdio, avrò la forza di rivoltarmi! Avete capito quello che sono ora e che il mio coraggio sta tutto nel « whisky»!

Phelim                         - (a Nora) Basta, ora. Non fai che rovinarlo ancor peggio. (Batte sulla spalla a Dillon) Non parlate così, non me verrà niente di buono! Fate il bravo ra­gazzo e pensate alla vostra scuola.

Dillon                          - (scotendosi)  La scuola! (Melanconicamente) « Il suo nome soltanto è una campana, che mi ri­chiama »... Oh, sono un povero pazzo, un idiota, un disgraziato. Il « whisky » mi abbandona.

Nora                            - (canzonandolo) Non sapevo che foste un poeta.

Dillon                          - Eppure, Nora, lo sono. Sono il poeta dei canti non scritti, il guerriero dalla spada inguainata, e sono pure Denis Dillon, il maestro del villaggio, il chie­rico della parrocchia. (Ingoia la tazza d'un sorso e la pone sulla tavola) Potete pure sputare su di me.

Phelim                         - (toccandolo gentilmente) Andiamo, Denis, vi condurrò fino alla scuola.

Dillon                          - No, è ancora presto.

-51-


 Phemm                       - Andiamo, da bravo.

Dillon                          - No, non c'è nessuno laggiù, solo il gatto e il ricordo di mia madre.

Nora                            - Se aveste avuto il fegato di tenervi Dorothy Craig, ci sarebbe lei, ora, laggiù.

Dillon                          - Vi sbagliate, Nora. Quando venne la crisi ed io pensai a Dorothy, mi accorsi che non era mia, perché non ero preparato a soffrire per lei. Devo trovare una ragazza che mi odii, e quella sarà mia.

Phelim                         - Andiamo, Denis.

Dillon                          - Non ancora, lasciatemi dire. (Avvicinandosi a Nora) Quanto mi odii tu, piccola strega?

Nora                            - Non di più di quanto meritate.

Dillon                          - Se vi dicessi che per avere abbandonato Dorothy Craig sono stato nominato segretario del Comi­tato di vigilanza, mi odiereste di più?

Nora                            -  Lo sapevo già. E' il posto che meritate,

Dillon                          - E se io vi dicessi che oggi, nell'esercizio delle mie funzioni, vi ho vista sola nella macchina di un uomo sposato, nella macchina di Michael Shivers, il nemico giurato della nuova campagna clericale?

Phelim                         - (allarmato) Ehi, Denis, non è mica vero!

Dillon                          - (finto) Ecco, Phelim, come voi dite, non èvero.

Nora                            - No, invece. Non c'è niente da nascondere.

Phelim                         - (a Nora) Non puoi star zitta!

Dillon                          - E' per questo che volevo venire stasera, per avvisarvi. Ma poi m'è uscito di mente. Nora, i cani da caccia sono sulle vostre piste.

Phelim                         - Voi non parlerete, non è vero? Dovetepromettermelo.

Dillon                          - Ve lo prometto, Phelim, ma domani, quan­do il « whisky » sarà svanito e la mia spada abbando­nata, che sarà mai? Se poteste vedere cosa sono quando non sono ubriaco! Farvi vedere tutta la mia vigliacche­ria e la mia miseria... Dio, che brutto quadro che sono. Perfino il gatto mi disprezza.

Nora                            - Portalo via, babbo; mi viene voglia di pi­gliarlo a calci.

Phelim                         - Andiamo, fatevi forza, vi porterò a casa. Nessuno vi vedrà. (Si accorge di un mucchio dì carte che sporgono dalla giacca di Dillon) Attento, perdete qualcosa di tasca.

Nora                            - Ma che cos'è?

Phelim                         - Un mucchio di pagine con teschi, tibie in­crociate e una scritta: «L'uomo senza paura».

Dillon                          - (afferrando le carte e guardandole) Non... non sono mie. Non le ho mai viste prima.

Phelim                         - Devono per forza essere vostre. Le avevatein tasca...

Dillon                          - (fissando le carte) Sì, mi ricordo... Era giù da Shivers al porto... (Disperato) Dio santo, che pazzia!...

Nora                            - Che avete fatto?

Dillon                          - Nora, per amor di Dio, correte subito da Shivers e ditegli se io...

Nora                            - Ma che avete fatto? Qualcosa contro Shivers?

Dillon                          - No, no. E' amico mio, di nascosto. Doman­dategli se gli ho dato una lettera da mettere sotto unaporta.

Pheum                         - Sotto una porta!

Dillon                          - Dev'essere così. Una lettera per un membro del Comitato. E' stata colpa del «whisky». Non mi ri­cordo bene, ma è stata pazzia, una pazzia!

Phelim                         - Corri da Shivers, Nora.

Nora                            - Qualche giorno gli verrà un coraggio tale che metterà paura alle oche di Slaven. (Sulla porta) Dirò a Shivers che incomincerò a lavorare con lui da domani, babbo. (Phelim scuote la testa e Nora escerapidamente).

Phelim                         - Ma non vi ricordate che cosa avete fatto?

Dillon                          - Io non ho fatto niente, niente! Qualcunomi ha messo in tasca quei disegni! Non ci credete, èvero? Volete che ve lo giuri, che il diavolo vi porti?

Phelim                         - Andiamo, vi porterò a casa. Perderete ilposto a furia di bere, ecco che vi succederà.

Dillon                          - Ma è l'unica cosa che mi resta, il «whisky». Quando chiudo a chiave la porta e accendo il lume e tiro giù le tendine e le fermo con gli spilli, ho l'impres­sione di chiuderli fuori e il piacere di fare qualche cosa che loro non possono vedere. Mi capite, Phelim?

Phelim                         - No. Sarebbe tempo che andaste a letto.

Dillon                          - A letto... Un'altra prigione, dove tutto mi deride e si leva contro di me, con le foglie che cadono contro i vetri e quelle torve figure di santi alle pareti. Sant'Antonio, Santo Stefano, San Paolo, San Michele, tutti col piede sulla mia gola. Essi mi guardano e pe­sano sopra di me. Mi addormento col loro permesso e sogno di nascosto, a mio pericolo. E quando mi risve­glio, eccoli lì, ancora, sempre, guardiani inesorabili che gravano sopra il mio capo, col mistero eterno dell'al­dilà. Se mi vedeste, Phelim, sgusciare nel letto, sotto le coperte, quando sono ubriaco, per non farmi scorgereda loro!

Phelim                         - Non si deve parlare dei santi in questo modo. Avete bisogno di una donna, voi, che si prenda cura della casa e vi faccia compagnia.

Dillon                          - Una donna! E vi pare che avrei il coraggio di portarla a letto davanti a quelle facce? (Bussano) Sarà Nora, e speriamo che Shivers non abbia messo quella lettera sotto la porta.

Phelim                         - (dirigendosi alla porta) Non è la sua bussata. (Guarda dalla finestra e ritorna subito) E' il prete, il « nuovo » prete.

Dillon                          - (spaventato) Per amor di Dio, nasconde­temi... Non fatelo entrare, non potete farlo entrare.

Phelim                         - Ma non posso lasciarlo fuori. Non siamoancora arrivati a questo.

Dillon                          - Sono perduto, sono perduto. (Aggrappan­dosi a Phelim) Guardatemi, sono agitato? Ho l'aspetto di un ubriaco? (Si stropiccia la faccia col fazzoletto e si aggiusta i capelli).

Phelim                         - (aggiustandolo anche lui) Ma no, state bene. Fatevi forza, ora. (Si ode una seconda bussata).

Dillon                          - (prendendo Phelim per il braccio, mentre questi va ad aprire) Noi stavamo discutendo della si­tuazione della parrocchia, avete capito?

Phelim                         - Va bene, va bene, ma state attento a quelloche dite.

Dillon                          - Sicuro, Sono tornato me stesso, ora. Sono Denis Dillon, il servo della parrocchia. (Mentre Phelim va alla porta, Dillon siede con aria virtuosa accanto al fuoco. E' un miserabile quadro di paura, inferiorità e finzione. Phelim ritorna, seguito da padre Shaughnessy, che porta un ombrello e una borsa con delle carte. Egli è perfettamente impassibile e mostra un atteggiamento di assoluta equanimità).

Shauchnessy               - Che Dio benedica la vostra casa, Phelim. (Scorge Dillon, che si alza imbarazzato) Vedo che il signor Dillon è con voi; una visita amiche­vole, no?

Dillon                          - (con sforzo) Certo, padre, e naturalmente un po' di chiacchiere con Phelim stille persone... e sulle cose.

Shauchnessy               - Ma sicuro! Quelle piccole discussioni che hanno tanto valore. (Mentre Phelim gli offre una sedia) Grazie, Phelim, e dite... vostra figlia?

Phelim                         - Nora, padre... è andata da Shivers per una commissione.

Dillon                          - (in fretta) Dei... dei cavolfiori che Shivers ha mandato, padre.

Phelim                         - Certo, è così vicino.

Shauchnessy               - Ma la notte è oscura (pausa), e poi non mi piace quest'abitudine delle ragazze di andare in giro sole; ha un'influenza disgregatrice sulla morale.

Dillon                          - Io mi sono offerto di accompagnarla, pa­dre, ma lei mi ha detto di fare compagnia al padre...

Shauchnessy               - Come segretario del Comitato di vigilanza, signor Dillon, non avreste dovuto « offrirvi » di accompagnarla, ma accompagnarla senz'altro.

Dillon                          - E' vero, padre.

Shauchnessy               - Desidero parlare con lei, Phelim, ap­pena sarà tornata. Sono convinto che, in fondo, è una buona ragazza, e se non fosse per quella sventatezza che ha acquistato in Inghilterra...

Phelim                         - (un po' risentito) Sventata o no, è una buona ragazza.

Shauchnessy               - (con calma) Ma è ciò che ho detto, Phelim. (Pausa).

Dillon                          - (azzardandosi) Da parte mia, credo che il male di Nora sia...

Phelim                         - (inalberandosi) E chi vi ha chiesto il vo­stro parere? State zitto, voi.

Dillon                          - (spaventato) Ma io, Phelim...

Shauchnessy               - Un momento, Phelim. Il signor Dillon non è più soltanto il maestro, ora, ma un funzionario della mia polizia morale in questo paese e quindi me­rita un rispetto ancora maggiore.

Phelim                         - (triste) Io non discuto.

Shauchnessy               - Ed ora vorrei parlare con voi. Ri­guarda quel conto per le verdure del parroco Lavelle. Mi è dispiaciuto che abbiate usato delle parole un po' aspre, Phelim, ma suppongo che vi siate lasciato traspor­tare dai vostri sentimenti.

Phelim                         - (c. s.) Vi ho detto che non voglio discu­tere con un sacerdote. Non ne viene mai bene.

Shauchnessy               - Ma non c'è nessun male a discutere: sono cose di piccola importanza. (Pausa).

Phelim                         - Non importa. Facciamo come se niente fosse.

Shauchnessy               - Voi avete il dono del silenzio, Phe­lim, quel dono che fa perdere le battaglie e guadagnare le vittorie.

Phelim                         - Non m'importa delle mie vittorie. Io posso sopportare ogni sconfitta, con la grazia di Dio... ma non posso sopportarla quando si tratta della sola persona che amo più di me stesso.

Dillon                          - E' angustiato per Nora, padre.

Shauchnessy --------- - Vi capisco, Phelim, ma, vedrete, tutto si aggiusterà. (Pausa) E se invece non dovesse finir bene, non sarà certo per colpa mia. Avrò tentato tutte le vie. (Dillon acconsente. Si ode bussare).

Dillon                          - Ecco Nora.

Phelim                         - No. Non è la sua bussata. Lei bussa dol­cemente, come se sentisse l'offesa di poter essere inde-siderata. Questa invece è la mano di una donna che batte suo marito. (Apre la porta e Sarah Hearty appare).

Sarah                           - Mi hanno detto alla parrocchia che il re­verendo era qui.

Phelim                         - E infatti c'è. Entrate. (Phelim ritorna, se­guito da Sarah Hearty, che porta una lettera) E' la moglie di Patrick Hearty, padre.

Sarah                           - (impressionata) Sono tanto felice che siate qui, padre. Sono stata in pericolo per la mia vita.

Shauchnessy               - Ma non eravate con vostro marito, signora?

Sarah                           - No, padre. Patrick era in giro per le sue ispezioni di vigilanza. Leggete questo,

Shauchnessy               - (guardando la lampada) Non posso leggere con questa luce. Che cos'è?

Sarah                           - Mi è stata messa sotto la porta, padre, quando era già scuro e Patrick era uscito.

Shauchnessy               - (porgendo la lettera a Dillon) Leg­getemela voi, signor Dillon.

Dillon                          - (tremante, cercando di dominarsi) Io... io temo, padre di non vederci troppo bene. Proprio ieri mi son fatto misurare la vista per ordinarmi gli occhiali.

Sarah                           - Ve la leggerò io, padre. (La prende e si mette vicino alla luce) « Alla signora Sarah Hearty. Grossa botte di birra morale fermentata, che fa ribrezzo all'ultimo ubriacone, badate alla vostra lingua di ser­pente o butterete fuori per sempre tutto il veleno che tenete in corpo. Firmato: L'uomo senza paura». (Tutti si alzano e restano come impietriti. Phelim è terroriz­zato. Dillon, che guarda furtivamente il reverendo, è il ritratto della paura. Padre Shaughnessy guarda torvo nel vuoto. Poco dopo, la porta si apre e Nora entra. Essa li guarda, imbarazzata. Sarah le porge lentamente il bi­glietto, che ella legge. Li guarda meravigliata, poi di nuovo guarda il biglietto e osserva l'uno e l'altro e in­fine Dillon che si sente morire dalla paura. Il prete è immobile. Dillon rivolge alla ragazza sguardi di dispe­rato appello e di patetica implorazione).

Sarah                           - (prorompendo) Vi aggiusterò io, brutta sfac­ciata!

Phelim                         - (mettendosi tra loro) Lasciatela in pace, voi. (A Nora) Non potresti avere un po' più di giu­dizio, tu?

Shauchnessy               - (lentamente) Miei cari, le ingiurie volgari di un'anima indurita nel male vorrebbero scorag­giarci nella nostra avanzata verso il raggiungimento di un nuovo ordine in questo paese. Tutti noi, eccetto una, siamo stati colpiti da questa azione inqualificabile. Quell'una è stata all'estero, in una terra pagana. Noi dob­biamo essere tolleranti verso di lei finché non si sia di nuovo adattata a vivere in uno Stato cristiano. (Nora viene avanti con calma e guarda in viso padre Shaugh­nessy).

Nora                            - Lo Stato cristiano! Un maestro che striscia e si inchina; un padre che ha paura di ogni pregiu­dizio; una stupida vecchia e un prete freddo come le rocce della montagna. (Phelim le va vicino e la tira indietro pel braccio).

Phelim                         - (con fermezza) Basta! Non una parola di più o guai a te!

Shauchnessy               - Alla volgarità ed al vizio aggiun­tino la ribellione e la maldicenza. (Pausa) Dillon!

Dillon                          - (quasi saltando) Dite, padre.

Shauchnessy               - Questo biglietto viene deferito a voi, quale segretario. (Glielo porge) Lo avete mai visto prima?

Dillon                          - (fissandolo) No, padre, no davvero, mai... Io... io... sono ancora esterrefatto. (Egli e Nora si scambiano occhiate. Ella spula di nascosto sul pavimento davanti a lui).

Shauchnessy               - Voi adoprerete tutti i mezzi per sco­prirne l'autore.

Dillon                          - Farò del mio meglio.

Shauchnessy               - L'uomo... o la donna che l'ha scritto è una minaccia per le nostre anime. Lui o lei dovranno andarsene dal paese. (Dillon trema).

Phelim                         - Non mi piace quel vostro riferimento alla donna, padre. Se volete insinuare...

Shauchnessy               - Non mi riguarda quello che vi piace e quello che non vi piace, Phelim Fintry. (Pausa) Nora Fintry io mi aspetto che da buona ragazza voi chiediate sfusa per il vostro atteggiamento irriverente di poco fa, (Pausa. Dillon guarda Nora con disagio).

Phelim                         - Fa quello che ti dice, Nora.

Dillon                          - (spingendola) Vostro padre ha ragione, Nora. Io lo farci, se fossi in voi. (Si scambiano occhiate ed egli sì fa indietro).

Nora                            - Ma voi non siete me, povero sangue misto. (Si manza) Farò un patto con voi, padre Shaughnessy

Shauchnessy               - Un patto? Ma io non faccio patti, ragazza.

Nora                            - Vi chiederò scusa ad una condizione.

Shauchnessy               - Una condizione?

Nora                            - Noi andremo insieme dal parroco, e gli fa­remo leggere il biglietto. Bene, «e con tutto il suo male lai non si farà una risata nel leggerlo, io vi chiederò scusa.

Sarah                           - Ma sentitela! Sfacciata, civetta!

Shauchnessy               - Calma, calma!

Sarah                           - Mi direte ancora di stare calma, padre, quando vi avrò detto che questa civetta è stata una die­cina di volte, sola, nella macchina di Shivers, un uomo che non viene mai a messa e che vive diviso dalla mo­glie, che è fuggita da lui!

Phelim                         - (scoppiando) E' una bugia, una dannata bugia! \

Sarah                           - Ah, davvero, Phelim Fintry? Quante volte gliel'ha fatta sotto gli occhi?

Phelim                         - (con violenza) Nora spiegherai tutto al reverendo.

Nora                            - (calma) Non spiegherò niente. (Pausa).

Shauchnessy :             - Signor Dillon!

Dillon                          - Sì, padre.

Shauchnessy               - Come segretario del Comitato, avete informazioni ufficiali circa questa dichiarazione?

Dillon                          - Beh, una certa -verità c'è, padre.

Shauchnessy               - Vi risulta personalmente? (Nora e Dillon si scambiano occhiate. Di nuovo Dillon trema. Nora sputa sul pavimento).

Dillon                          - Vedete, padre, tutto quello che so...

Shauchnessy               - Voglio una risposta precisa, signor Dillon. (Pausa).

Sarah                           - Il vostro prezioso segretario ha forse paura di dire la verità, padre?

Shauchnessy               - (minaccioso) Questo è da vedersi

Dillon                          - (dolorante) Non posso negare, padre, di averli visti qualche volta, ma devo dichiarare che non facevano nulla di sconveniente.

Shauchnessy               - Siete certo della loro identità?

Dillon                          - Temo che non ci sia alcun dubbio.

Nora                            - E siete anche certo, Denis Dillon, di non conoscere la calligrafia di quel biglietto scritto da « L'uomo senza paura »?

Dillon                          - (con il coraggio della paura) La vostra in­sinuazione è una bugia, Nora Fintry. Io non ne so niente, lo giuro.

Phelim                         - (prendendo Nora pel braccio) Lascialo stare, Nora.

Nora                            - (fissandolo) Va bene, lo lascerò stare.

Dillon                          -  E' molto spiacevole per me, padre.

Shauchnessy               - E' spiacevole per tutti, ma non dob­biamo dimenticare quanto ho detto e non confondere la pietà con la debolezza. Dobbiamo procedere. Pren­dete nota, signor Dillon, che questo argomento sarà il primo della nostra seduta di domani.

Phelim                         - (prorompendo) Ma che avete contro la mia bambina?!

Shauchnessy               - Se così è, Phelim Fintry, non tarde­remo ad accorgercene. Noi dobbiamo proteggere le no­stre anime.

Nora                            - (improvvisamente prorompendo) E' vero, vero, è tutto vero! Potrei esser nata nel letto dì uno schiavo, ma non striscerei mai, in vita mia! Domattina andrò a lavorare da Michael Shivers.

Phelim                         - Taci, Nora, te ne pentirai!

Shauchnessy               - Io vi proibisco di lavorare per quell'uomo finche lui non avrà cambiato condotta!

Nora                            - E che me ne importa della vostra proibizione! Voi siete contro di me, come siete contro di lui; e ì dannati stanno bene insieme.

Phelim                         - Tu non devi parlare così, hai capito? (La scuole) Devi star zitta, hai capito, o ti metterò fuori di casa!

Dillon                          - (conciliante) Nora, datemi ascolto...

Nora                            - State lontano, Dillon. Un giorno vi ho chia­mato verme. Chiedo scusa a quel verme. Non siete che un pidocchio. (Dillon si ritira angosciato).

Shauchnessy               - Voi dovete sopportare tutto questo, signor Dillon, in assoluta umiltà.

Dillon                          - Sì, padre.

Shauchnessy               - Quale servo di Dio, Nora Fintry, io sono tre volte obbligato ad essere paziente e tollerante.

Sarah                           - Povero padre! Vergognatevi, sfacciata!

Shaughnessy               - Io vi permetto di presentarvi domani alle cinque davanti al Comitato per compiere un atto di umiltà e dichiararvi fermamente risoluta a non rive­dere mai più quello Shivers. In caso che voi rifiutaste, dovremo prendere immediati provvedimenti.

Phelim                         - Vi rispondo per lei, padre. Verrà.

Shauchnessy               - Deve dirlo lei stessa.

Nora                            - Io non ci verrò mai. Io non sono la figlia dì uno schiavo, ve l'ho già detto.

Shaughnessy               - Il male assimilato in terra pagana è radicato in te, o donna.

Nora ----------------- - Oh, non è stata l'Inghilterra a darmi il mio carattere, ma questa terra stessa, dove Aideen andò in battaglia a fianco del suo amato, ed Ossian tornò indietro sul corsiero bianco di Niam, e pianse sul paese formicolante di uomini meschini, come questo maestro disgraziato, e di preti spietati, come voi! Ed è per que­sto che io mi rifiuto di presentarmi al vostro Comi­tato e di ingoiare l'antica bevanda di schiavitù! (Sarah Hearty si slancia improvvisamente avanti e afferra Nora furibonda).

Sakah                          - Sgualdrina maledetta! Io non ti lascerò in­sultare il prete in mia presenza, con la tua lingua dan­nata! (Nella sua furia getta Nora in terra. Padre Shaughnessy interviene troppo tardi).

Shaughnessy               - (a Sarah) Lasciatela! Come vi per­mettete?! (Egli si china e gentilmente aiuta Nora a rialzarsi. Ella scuote la testa e si riaggiusta) Vi ha fatto male, figlia? (Si guardano l'un l'altro).

Nora                            - (lentamente)  Non ha importanza.

Shauchnessy               - Ne ha molta, invece. (A Sarah) Sarah Hearty per questo oltraggioso atto d'insubordina­zione voi siete espulsa immediatamente dal Comitato.

Sarah                           - (protestando) Ma, padre, è una cosa ter­ribile!

Shaughnessy               - Andate via! E subito! (Le indica la porta. Ella esce).

Sarah                           - (sulla porta, volgendosi) Ma la conosco io; ha battuto i marciapiedi in Inghilterra ed è possibile che una donna senza scrupolo come lei e «l'uomo senza paura » siano la stessa persona. E' proprio possibile. (Esce).

Shauchnessy               - (lentamente) Faremo meglio a can­cellare tutto ciò dalle nostre menti. (Si mette il cap­pello preparandosi ad uscire) Io vi lascio la chiave della porta suprema della salvezza, Nora Fintry. Sta a voi di non gettarla. (Nora senza guardarlo va nella sua ca­mera, e suo padre la segue quietamente. Mentre il prete sta per andarsene, si ode bussare. L'ispettore Toomey entra togliendosi il berretto).

Toomey                       - Mi hanno detto alla parrocchia che vi avrei trovato qui, padre.

Shaughnessy               - E' successo qualcosa?

Toomey                       - C'è stata un'aggressione molto seria all'al­bergo Stella Maria, quello del signor Shivers. Patrick Hearty ha voluto entrare per forza nel locale dopo l'ora della chiusura e Shivers l'ha buttato fuori.

Shaughnessy               - (accigliandosi) Una notizia alquanto inesatta, probabilmente, o forse deliberatamente ine­satta. Hearty aveva esibito la tessera nell'entrare?

Toomey                       - Così ha detto, ma Shivers ha risposto che non avete alcuna autorità per dare ordini che sono di competenza soltanto della polizia.

Shaughnessy               - Imparerà a sue spese come stanno le cose.

Toomey                       - Devo ricordarvi, padre, che soltanto la polizia ha il diritto di entrare dopo la chiusura.

Shaughnessy               - E che somma ricevete per non en­trare?

Toomey                       - Che somma! (Irato) Di chi intendete par­lare?

Shauchnessy               - (torvo) Di tutti voi.

Toomey                       - Io non permetto che si dica questo, e che voi vi approfittiate della vostra posizione privilegiata per parlare così.

Shauchnessy               - E io non tollero la vostra insolenza,

Toomey                       - E' un abuso che non posso permettere, Ogni volta che scoprirò i vostri cosiddetti poliziotti in locali pubblici, dopo l'ora della chiusura, li denuncerò per violazione di legge.

Shauchnessy               - Ed io saprò come comportarmi in tale caso. Ma fin da ora vi avviso...

Toomey                       - Io non ricevo avvisi che dai miei supe­riori. Il mio dovere è di dirvi soltanto che Patrick Hearty ha creduto di querelarsi contro il signor Shivers per aggressione.

Shaughnessy               - Perfettamente giusto.

Toomey                       - Giusto o no, sarete chiamato a testimo­niare.

Shaughnessy               - Sarà un gran piacere per me, data la posizione ufficiale del signor Hearty nel mio Comitato di vigilanza. Chiederò una condanna esemplare.

Toomey                       - (nell’andarsene) Se questa è la legge, sarò rimbambito.

Shauchnessy               - (bieco) Nessuno si opporrà alla sua condanna. (L'ispettore si rimette il berretto con ira ed esce. Dillon viene avanti impacciato). Avete udito, signor Dillon?

Dillon                          - Tutto, padre.

Shaughnessy               - Lettere minatorie prima, ed ora l'aperta violenza. Ma non dobbiamo scoraggiarci. Dob­biamo procedere inflessibilmente. Voi mi sarete a fianco nel processo. Se noi vinciamo, sarà un evento di un valore incalcolabile. E noi dobbiamo vincere.

Dillon                          - Sarà il riconoscimento ufficiale della no­stra polizia morale, padre.

Shauchnessy               - E molto, molto di più. Mogiolla Priadraig è un ottimo amico. (Esce. Dillon guarda dietro di lui poi si dirige lentamente verso il fuoco. Si getta a sedere pesantemente, nascondendo la testa fra le mani. Phelim e Nora entrano dall'altra stanza).

Phelim                         - (parlando mentre entra) Lo vedi che suc­cede, bambina mia! Non viene niente di buono dal liti­gare, mai. Vuoi tornare in Inghilterra, Nora?

Nora                            - Te l'ho già detto, babbo; io voglio restare dove sono nata.

Phelim                         - Avrai da combattere.

Nora                            - Difenderò quello che è mio. Ci sarà pur qualcuno che dovrà farlo una volta.

Phelim                         - Tu lo sai se ti voglio bene, Nora, ma tu non puoi continuare a stare in lotta col prete e a vivere con me. E' contro la mia coscienza, è contro tutto.

Nora                            - E allora dormirò all'albergo di Shivers. Così potrai liberarti meglio di me.

Phelim                         - Non è giusto parlare così, Nora.

Nora                            - E va bene, facciamo come se non l'avessi detto, allora.

Phelim                         - Nemici, sempre nemici, da tutte le parti. Ora perfino tuo padre è un nemico per te. (Cammina lentamente attraverso la scena, angustiato) Andrò a par­lare col vecchio parroco. Forse lui mi capirà. Posso dir­gli che tu pure vuoi parlargli?

Nora                            - Sì!

Phelim                         - Ti ricordi, ti chiamava Noreen. Ti diceva « Sei troppo seria, Noreen. Salta e gioca, alla tua età, come una musica di gioia », ma tu preferivi di startene seduta sul davanzale e sognavi d'essere la bella Niam sul suo corsiero bianco.

Nora                            - Il mio corsiero bianco! (Guarda dinanzi a si, e un'emozione profonda la invade) Come vorrei aspettarlo ancora in un sentiero fatato, in mezzo ai campi... Ma un giorno un vecchio che passava mi disse the l'aveva visto vendere a un piccolo misero uomo fiera di Mullacrew... e da quel giorno io... ho odiato  sempre ogni cosa piccola e misera... (La sua voce si jnmge; una lunga pausa) Non far pagare al parroco il tonto di quelle verdure, babbo. E' un peccato fare del «le a un vecchio.

Phelim                         - Ma, certo, è stato in un momento di rab­ula. Non ci penso già più, (NelPandarsene) Che Dio m'aiuti, con questa figlia che noni riesco a capire. (Esce, n'ora si guarda dinanzi come in un sogno).

Nora                            - Niam e il suo corsiero bianco... « E quando «con Ossian, così bello e forte, saggio e gentile, si sentì invasa dal più grande amore e con le dolci mani, appassionatamente si strinse  nel mantello d'oro e fece posto a lui, accanto a lei, sul suo corsiero bianco ». (Nora abbassa lo sguardo e scorge la miserabile forma ii dillon, con il capo ancora tra le mani) E voi, « uomo senza paura », non volete tornare più a casa?

Dillon                          - Perché mi chiamate così?

Nora                            - E' un nome che vi siete dato da voi stesso, no?

Dillon                          - Solo quando mi ubriaco.

Nora                            - Disgraziato!

Dillon                          - (alzando lentamente il capo) Guardatemi, Nora. Io sono un essere disprezzabile, è vero, un mise­rabile. Ma se poteste vedere dentro di me!

Nora                            - Volete forse che abbia pietà di voi?

Dillon                          - (quasi piangendo) Una parola di simpatia. almeno una sola! Ne ho tanto bisogno! (Pausa).

Nora                            - (guardandolo) Dio mi perdoni, ma il solo desiderio che mi viene è quello di prendervi a calci. (Un impeto improvviso l'assale) Alzatevi e uscite, prima elle vi ammazzi! Uscite fuori, fuori di qui!

Dillon                          - (alzandosi e scansandosi) Sì, sì... me ne vado. Me ne vado subito. Dio, che occhi che avete! Senza pietà, senza misericordia! Vorreste farmi a pezzi, non è vero?

Nora                            - (tra i denti) Sì, sì, battervi a sangue!

Dillon                          - Solo una vergine ferita come voi, aspra e spietata può parlare così! Una donna avrebbe preso il mio capo tra le mani e mi avrebbe mormorato qualche parola di tenerezza.

Nora                            - Siete furbo, voi, con tutta la vostra vigliac­cheria.

Dillon                          - Tutti i vigliacchi sono furbi. Se fossi stato ubriaco vi avrei detto molto di più. Non per niente me ne sto a bere e a leggere tutta la notte quando il mio santo maestro dorme nella parrocchia! (Pausa) Ma anche voi sognate, sognate di correre lontano, di fug­gire dal Papa e dal Re su di un corsiero bianco, e ab­bandonare gli uomini meschini e i preti come loro. Non siamo un poco uguali, dopo tutto? Io mi ubriaco di «whisky» e voi di sogni, e siamo tutti e due quell'Ir­landa nascosta che i poeti non hanno ancora cantato; un fantasma di quel mondo che esisteva prima che gli uomini meschini venissero coi loro preti da terre d'ol­tremare. (Pausa. Si guardano l’un l'altro).

Nsra                            - (dolcemente) Forse avete ragione, Decais Forse non siamo tanto diversi.

Dillon                          - (prendendole le mani) Grazie, Nora! Gra­zie di queste parole. Voi non sapete quanto valgano per me. (Lentamente Nora avvicina la testa a quella di lui e gli sfiora i capelli).

Nora                            - E' questo che volevate?

Dillon                          - Sì, ed è come se mi levassi da un sepolcro. Un sentimento strano e terribile. Quando avete sputato sul pavimento, stasera, quando io v'ho tradita, ho com­preso in un momento che avrei potuto innamorarmi di voi. (Quasi singhiozzando) Non mandatemi via, non fatemi tornare un miserabile, uno schiavo di tutti... Portami via sul tuo corsiero bianco, Nora!

Nora                            - Ogni uomo, Denis, deve innalzarsi da sé, sul suo corsiero bianco.

Dillon                          - Ed è questo che temo; non riuscirò mai a liberarmi, mai! Io sono un piccolo uomo, come quelli che Ossian trovò al posto degli eroi, quando venne a cercare suo padre. Aiutami, Nora!

Nora                            - Che posso fare, Denis?

Dillon                          - Darmi coraggio. Io voglio vincere questa, paura che mi incatena, voglio avere la forza di affron­tare gli uomini, ed anche i miei padroni, senza tremare innanzi a loro.

Nora                            - Ma domani sarete come prima. Quando vi diranno « vieni » verrete, e quando vi diranno « vai ».

Dillon                          - E' vero. La paura mi riprende, fin dal mo­mento in cui mi sveglio, quando guardo quei santi minacciosi sopra il mio capo, quando guardo fuori dalla finestra e vedo i muri della casa del prete, e quando metto la chiave nella porta della scuola. E la mia sola gioia è nel sognare cose che cadono, cose che bruciano, cose che io stesso distruggo. Ecco quello che sono! (Pausa).

Nora                            - Anch'io ho provato sempre un gran piacere a rompere le cose. Guardate, Denis, anch'io ho sopportato per anni la vista di quelle tazze, come voi quella dei vostri santi. Sono grosse, rozze, stupide e antiche, ricordi di famiglia! Le odio come se m'avessero fatto del male, (Pausa) Dite, vogliamo farle in mille pezzi? (Si guardano l’un l'altro).

Dillon                          - Ma siete pazza! Phelim si arrabbierà terribilmente!

Nora                            - Lo sapevo che l'avreste detto. (Prende una tazza, la tira contro il muro e la fracassa) Ecco qui! (Ne lancia un'altra) E due! (Egli la guarda affascinalo le corre vicino, prende un'altra tazza e la tira).

Dillon                          - E tre!

Nora                            - (lanciando) Là!

Dillon                          - (lanciando) E anche questa!

Nora                            - (lanciando) . E' l'ultima! Ah, è meraviglioso! Mi sembra di sentire il sangue dei miei nemici, il sangue di tutti i maledetti che mi hanno imposto le loro leggi, dicendomi di amarle e di odiare la vita. A me, che ho la forza di un gigante ed il riso di un re! (Si ab­bandona ad una gran risata, poi improvvisamente ritorna seria. Dillon e Nora si guardano, accalorati, con gli oc. chi scintillanti. Poi, senza parlare, si avvicinano e si abbracciano appassionatamente, mentre scende il sipario)..

                                                            

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

QUADRO PRIMO

La stanza della casa parrocchiale, come nel primo atto. Una settimana dopo.

 (Il parroco Lavelle è addormentato nella sua pol­trona, col capo sul cuscino. Respira pesantemente. Ro­sieanne e Meg ftlagee, una domestica maligna con i ca­pelli rossi, relativamente pia giovane di Piosleanne, fatta venire da padre Shaughnessy, stanno spolverando. Quan­do Meg ha spolverato un mobile, Rosieanne viene a spol­verarlo un'altra volta. Ambedue si guardano in cagnesco).

Meg                            - (irosa) L'avevo già spolverato io.

Rosieanne                   - (irosa) E io io rispolvero.

Meo                            - Se non la smetti ti spolvero io la faccia.

Rosieanne                   - Provaci, carota.

Meg                            - Brutto sacco di ossa vecchie... (Si azzuffano e cominciano a strapparsi i capelli. Il parroco sussulta e borbotta).

Il Parroco                    - (assonnato) Dai fulmini e dalla tem­pesta liberaci, o Signore. Io... (Sbadiglia) Rosieanne, .dove siete, Rosieanne! (Le due donne smettono di litigare. Rosieanne si riassetta e gli si avvicina).

Rosteanne                   - (con dolcezza) Vi siete svegliato, padre. Avete fatto un buon sonno?

Il Parroco                    - Buon sonno per niente. Sono mezza morto di fame. C'è almeno un po' di tè in casa?

Rosieanne                   - Ve Io porterò subito, appena avrò com­prato un po' di latte. La signora Whelan non ci manda più il latte e nemmeno il burro fatto in casa.

Il Parroco                    - E perché?

Rosieanne                   - Ecco, padre, il reverendo Shaughnessy si è rifiutato di battezzarle il figlio perché lei ha sposato un protestante e quindi, per vendetta, non ci manda più il latte né il burro.

Il Parroco                    - (addolorato) Oh, che brutta notizia, Rosieanne... E non mi faceva pagare nemmeno un soldo...

Rosieanne                   - Non ci resta che comprare quel burro grasso che vendono, padre...

Il Parroco                    - (lamentandosi) E' inutile cercare di cu­rarsi se mi condannano a morire di fame... E' tornato padre Shaughnessy?

Rosieanne                   - E' andato in tribunale, padre, per quel processo contro Shivers, che ruppe la mascella a Patrick Hearty.

Il Parroco                    - Se l'avessi avuto io sottomano, gli avrei rotto anche qualche altra cosa. Ed eccomi qua, senza nemmeno un briciolo di quei bei cavolfiori di Phelim o una goccia di latte che non sia acqua; e quel burro che fa risuscitare i morti. (Pausa) Non c'è proprio niente da mangiare insieme al tè?

Rosieanne                   - Ora che esco per il latte vi comprerò una focaccia di frutta, col liquore e l'uva secca.

Il Parroco                    - Andate subito, allora, e non fermatevi a chiacchierare. Non dimenticatevi di me.

Rosieanne                   - State sicuro, non parlerò nemmeno con me stessa. (esce in tutta fretta. Meg spolverando si av­vicina al parroco).

 Meg                           - (dolcemente) Vi sentite meglio, padre?

Il Parroco                    - (evitando di guardarla) Certo, non sono mica malato io, solamente le gambe non mi reggono.

Meg                            - E' una vergogna che dobbiate mangiare quelli vecchie focacce che si vendono in giro. Le fanno con gli avanzi, e qualche volta ci si trovano dentro perfino i ragni e le mosche.

Il Parroco                    - Dite sul serio?

Meg                            - Ma certo, padre. (Pausa) La cosa più siculi è prepararsela da se. Io ho imparato a cucinare in Inghilterra. (Pausa) Proprio ora ho preparato dei pasticcini caldi per padre Shaughnessy. Potrei portarvene qualcuno, padre, con una tazza di tè.

Il Parroco                    - (indeciso) Ma... sarebbe bello, Meg. Vi ringrazio, ma, forse, è meglio di no. Non voglio che Rosieanne si offenda.

Meg                            - Come volete, padre. (Pausa) Sono imbottiti di crema di fragola in mezzo e tutta marmellata intorno,

Il Parroco                    - (inghiottendo) Non me lo dite! Devono essere squisiti!

Meg                            - Certo, padre, e se fossi in voi...

Il Parroco                    - Beh, beh, in nome di Dio, andate, pre­sto, ma non fatevi vedere da Rosieanne.

Meg                            - (trionfante) Subito, padre, tornerò in un istan­te, e vedrete che non se ne accorgerà. (Esce da sinistra. Il parroco rimane a disagio. Ascolta di qua e di li, si gratta la testa, ecc. Padre Shaughnessy entra da destra, gettando da un canto il cappello. E' eccitalo e trion­fante).

Shaughnessy               - Dormite, padre?

Il Parroco                    - No, ma muoio di fame. Avete saputo che la signora Whelan non ci manda più né il latte né quel suo magnifico burro?

Shaughnessy               - (con un gesto de impazienza) Inezie, inezie. Abbiamo vinto una battaglia, oggi, che è decisiva per tutta l'Irlanda!

Il Parroco                    - Molte battaglie sono state combattute per l’Irlanda, e non tutte le hanno fatto del bene.

Shaughnessy               - Ma non sarà così stavolta, padre. Noi abbiamo vinto la nostra causa e Shivers è stato con­dannato a una multa di cinque ghinee o a trenta giorni di carcere. Voi capite cosa vuol dire questo?

Il Parroco                    - Che le elemosine per la parrocchia diminuiranno.

Shaughnessy               - Significa il riconoscimento ufficiale, da parte dello Stato, del nostro Comitato di vigilanza; un nuovo corpo di polizia morale che ricondurrà il paese alla sua tradizione cattolica. Domani in ogni par­rocchia funzioneranno Comitati come il nostro. E' que­sta la soluzione di ogni problema della gioventù in Irlanda.

Il Parroco                    - Avreste dovuto essere un presbiteriano, voi, nato in Iscozia e allevato con farina di avena e calvinismo. Quand'ero giovane, io, prima di farmi prete, passeggiavo con la mia ragazza per i viali e la baciavo, e presi a pugni Geremia Duggan sulla strada perché tentava di fare lo stesso con lei. E quella stessa ragazza è diventata un'ottima moglie e una figlia di lei si è fatta monaca. Non mi sembra una cattiva riuscita per quella che voi avreste chiamato una sgualdrina. (Entra Meg, da sinistra, con dei pasticcini caldi e il tè sopra un vassoio).

Shaughnessy               - Non mi sembra dignitoso, padre, parlare di queste cose.

Il Parroco                    - Io credo che il Signore non giudichi i come voi. Per conto mio, vorrei avere solo un poco della fede della vecchia Mary Cassidy. (Odorando i pa­sticcini) Oh, Meg, questo sì che è un buon odore!

Meo                            - Ho messo un poco più di marmellata in cima,

Il Parroco                    - Lo vedo, Meg. Siete un vero genio.

Meg                            - Grazie, padre. Ci penserò io, che non vi man­chino mai i cibi cotti bene e saporiti.

Il Parroco                    - Grazie, Meg, ma vi raccomando, non litigate con Rosieanne.

Meg                            - Io no, padre, se non comincia lei.

Il Parroco                    - (dubbioso) E' proprio questo che ho paura...

Meg                            - Devo portare il tè anche per voi, padre?

Shauchnessy               - I pasticcini non hanno importanza.

Meg                            - Bene, padre. (Esce da sinistra, offesa).

Il Parroco                    - Non potreste essere un po' gentile e non farle dispiacere? I suoi pasticcini sono veramente deliziosi.

Shauchnessy               - Meg dovrebbe conoscermi, ormai. I Devo sbrigare queste carte per il Comitato, padre, e vi prego di lasciarmi lavorare.

Il Parroco                    - Ma sì, andate avanti con i vostri libri

                                    - (mastri spirituali; io credo ancora che Dio sia un poeta Oh, che magnifico pasticcino; speriamo che non mi si metta sullo stomaco. (Padre Shaughnessy fa un gestod’irritazione) Avete mai notato che le nostre ragazzenon valgono un soldo se non hanno passato qualche anno in Inghilterra?

Shaughnessy               - Non mi pare, ma se è così, cambieremo anche questo. (Continua a lavorare).

Il Parroco                    - Se io non fossi così vecchio, invece di preoccuparmi tanto della morale, formerei delle scuole per tutte le ragazze e insegnerei loro a cucinare e a ba­dare alla casa e a non sprecare la parte più nutriente delle verdure, come si fa adesso.

Shaughnessy               - (spazientito) Vi prego, padre! (Il parroco lo guarda e tace. Rosieanne entra da sinistra. Il parroco con aria colpevole inette da parte il vassoio).

Rosieanne                   - Ecco il latte, padre, e una bella focaccia di frutta con l'uva secca e... (Si ferma improvvisamente, guarda il vassoio, poi il parroco e infine scoppia a pian­gere come una bambina. Il parroco la guarda avvilito. Patire Sìiaughnessy la fissa sbalordito).

Il Parroco                    - (lamentosamente) Ecco, Rosieanne, ve­dete... Io... ho avuto una fitta alla gamba e...

Shauchnessy               - Ma che sono queste storie? Uscite subito...

Rosieanne                   - Me ne vado, me ne vado, padre, me ne vado in questo momento. Non ci resto un minuto di più. (Esce da sinistra, ancora piangendo).

Il Parroco                    - Aspettate, aspettate; sentite. Non potete farmi questo. Vi spiegherò, io... (Spinge la poltrona a rotelle ed esce dietro a lei, gesticolando).

Shauchnessy               - (sedendo di nuovo) Ma quando mi libererò da questo vecchio noioso! (Entra Meg).

Meg                            - C'è il signor Shivers, padre, il padrone dell'al­bergo Stella Maria, che vuole parlarvi. (Shivers appare sulla porta. E' un uomo grande e grosso, rozzo, ma ca­pace di impulsi generosi se trattato per il suo verso. Guarda padre Shaughnessy con aria di sfida).

Shauchnessy               - (sorpreso, ma dominandosi) Buon­giorno.

Meg                            - Chiedo scusa, padre, ma posso domandarvi se volete il vostro tè?

Shauchnessy               - (brusco) Non ve l'ho già detto prima?

Meg                            - Ma è per i pasticcini; perderanno tutto il sapore, padre.

Shaughnessy               - (autoritario) Portatemi qui quei pa­sticcini. (Ella fa un inchino ed esce da sinistra. Shau­ghnessy si volge a Shivers) Potete accomodarvi, signor Shivers. Vi ascolterò subito, scusate.

Shivers                        - (sedendo con disinvoltura) Oh, fate pure. (Mentre Shivers siede, Meg bussa e porta il tè, con i pasticcini fumanti, un po' spaventata, ma orgogliosa del lavoro).

Meg                            - Eccoli, padre. Sarebbe stato un peccato farli sciupare. (Padre Shaughnessy con calma prende il vas­soio, va alla finestra, l'apre, getta fuori i pasticcini e ri­torna con il vassoio vuoto).

Shaughnessy               - (porgendo a Meg il vassoio) Questo perché impariate che niente di tutto ciò ha valore, e che solo il mio lavoro è importante. Ed ora andate e lasciatemi lavorare.

Meg                            - (a voce bassa con le lagrime agli occhi) Sì, padre. (Esce mortifìcatissima. Padre Shaughnessy ag­giusta qualche carta e si rivolge con voce perfettamente calma e senza ostilità a Shivers).

Shaughnessy               - Ed ora, signor Shivers, scusatemi se vi ho fatto aspettare, ma questi casi di disciplina sono molto importanti.

Shivers                        - Non fraintendetemi. (Mette il cappello sul tavolo e guarda Shaughnessy in faccia) Padre Shaugh­nessy, voi sapete bene quanto me che la sentenza di Mogiolla Phadraig che dà ragione a Patrick Hearty per essere entrato nel mio locale dopo la chiusura, è tutta una bestialità.

Shaughnessy               - Mi dispiace, signor Shivers, ma non sono d'accordo con voi.

Shivers                        - (picchiando sul tavolo) Benissimo, padre. L'unica via che mi resta allora è di difendere il mio diritto con tutti i mezzi.

Shaughnessy               - (alzandosi e opponendoglisi) In ogni Paese ci sono stati degli uomini che si sono opposti ai pionieri. Ma la storia ci dimostra che questi uomini sono stati sempre spazzati via. Non vi dirò altro.

Shivers                        - Avete già detto abbastanza. (Si guardano fissamente; si ode bussare e l'ispettore Toomey entra).

Toomey                       - Permettete una parola, padre Shaughnessy?

Shaugnessy                 - (dopo una pausa) Dite.

Toomey                       - Voi conoscete la ragazza Nora Fintry.

Shaughnessy               - Certo. Appartiene a questa parrocchia.

Toomey                       - Prima di appartenere alla vostra parrocchia, è una cittadina irlandese, con pieno diritto di cittadi­nanza, ed ha chiesto protezione a me contro il vostro Comitato di vigilanza.

Shauchnessy               - E' un gesto di nessuna importanza.

Toomey                       - Per me invece è molto importante. Si tratta di stabilire se abbia diritto o no alla sua libertà civile e morale.

Shivers                        - E' proprio questo che volevo dire anch'io,ma non sono così istruito da saperlo dire. Vi chiedoanch'io la vostra protezione, ispettore. (Pausa. Toomeyfissa padre Shaughnessy. Shivers, impaziente, a Toomey)Bene, fino a quando dovremo starcene in silenzio ad aspettare la sua risposta?

Toomey                       - Fino a quando lo credo necessario per ar­rivare a una decisione pacifica. Io mi sono trovato in mezzo alle rivolte e ho preso parte alla rivoluzione, e so cosa vuol dire l'odio e il rancore. So che significa il desiderio di saltare alla gola del nemico e quanto spesso venga travolto il senso del dovere. Ed io non voglio allontanarmi dal mio dovere.

Shaughnessy               - Devo intendere le vostre parole come una minaccia, ispettore Toomey?

Toomey                       - (cupo) Io non ho mai minacciato nessuno in vita mia. Le minacce non rientrano nel mio dovere ed io ho fatto sempre e soltanto il mio dovere.

Shaughnessy               - E dobbiamo per forza esser nemici?

Toomey                       - Sta a voi il dirlo. Io non voglio agire contro di voi, se posso evitarlo. Perché dobbiamo op­porci? Voi limitatevi al vostro pulpito, ed io alla mia legge. In fondo, non sono che due sistemi di costrizione della natura umana.

Shaucnessy                 - Dimenticate un fatto importante nel darmi questo consigliò, ispettore Toomey.

Toomey                       - E quale?

Shaughnessy               - Che non ve l'ho chiesto. Io devo fare il mio lavoro e lo farò. Domani tutta l'Irlanda farà quello che io ho indicato. Ne sono convinto.

Toomey                       - Va bene, allora. Prendere o lasciare. An­diamo, Shivers. Voi e Nora Fintry avete dei diritti ci­vili protetti dalla legge e il mio dovere è di farli ri­spettare. (Toomey si dirige alla porta con Shivers).

Shaughnessy               - (mentre escono) Siete andato al di là del vostro dovere, ispettore, ed è tempo che il Ministero della Giustizia ne venga informato. (Mentre essi si guar­dano fra loro, padre Shaughnessy si rimette a sedere e comincia a scrivere una lettera. Mentre egli sta scri­vendo, il parroco Lavelle ritorna, spingendosi sulla sua poltrona a rotelle).

Il Parroco                    - Se non siete troppo occupato, padre Shaughnessy, vorrei accendere un momento la radio per sentire se Geremia Mulligan ha messo fuori combat­timento quello scimmione negro di Chicago, che Dio l'aiuti.

Shaughnessy               - (brusco) Sto scrivendo un lettera im­portante.

Il Parroco                    - (rassegnato) Ah, bene. Spero che l'ab­bia messo a terra, in ogni modo, con l'aiuto di Dio.

Shaughnessy               - (irato) Per favore! (il parroco so­spira. Nora Fintry bussa ed entra con un cestino).

Nora                            - (al parroco) Mio padre ha mandato questo per voi. E' un po' di lattuga fresca e dei cavolfiori.

Il Parroco                    - Oh, Nora, grazie; ci stavo proprio pen­sando. (Prende il cestino) Siedi, figlia mia, e fammi un po' di compagnia.

Nora                            - (guardando padre Shaughnessy) Un'altra vol­ta, padre, ora devo andare.

Il Parroco                    - (triste) Non andartene, Nora. Non viene mai nessuno a tenermi un po' allegro, e tu sai che mi piace vedere i giovani intorno a me... Io ero amico di tua madre, Nora... e di tua nonna... Lo sai che da ra­gazzo andavo matto per tua nonna? Portava una di quelle cumette tanto graziose sui suoi capelli biondi... Perché non ti siedi un po', bambina?

Nora                            - (teneramente) Non posso... Ma non pensate male di me, padre.

Il Parroco                    - Io non penso male di nessuno, Nora. E se anche provo dell'antipatia verso qualcuno, penso che Dio nella sua immensa saggezza lo ha fatto così e... Se tutto il mondo imparasse a pensare così...

Nora                            - Anche io lo vorrei, padre.

Shaughnessy               - (alzandosi e avvicinandosi) Siete ve­nuta per parlare anche con me, Nora Fintry?

Nora                            - (gentilmente) In verità non posso dirlo. padre.

Shaughnessy               - (con umanità) Non importa. Forse verrete, più tardi.

Nora                            - E' molto difficile.

Shaughnessy               - Povera ragazza, così tormentata... Per mostrarvi la differenza delle nostre anime, sarò io a venire da voi. (Si guardano) Suvvia! (Magnanimo) Ho deciso di ridarvi il vostro posto nella biblioteca, ma a due condizioni.

Il Parroco                    - Sia ringraziato Iddio.

Nora                            - (lentamente) Non dovrebbero esserci delle condizioni... (Si fissano ancora).

Shaughnessy               - Preferisci sfidarmi, allora?

Nora                            - Che significa sfidare? Se la sfida che voi dite è la lotta dello spirito per salvarsi dal grigiore dell'oppressione e per difendere la sua libertà e la sua umanità, allora sì, io vi voglio sfidare. Ma non sono io sola. E' il cuore ferito del mondo, oggi, che è tutto una sfida. (Scoppia improvvisamente a piangere) Oh, Dio, perché non vedi! E perché non vedete!

Shaucnessy                 - (irato) Io non vedo altro che una donna orgogliosa e intrattabile, che rappresenta uno scandalo continuo fra tutti noi e che io non posso tollerare! (Si guardano l'un l'altro in atteggiamento di sfida, con le lagrime che brillano negli occhi di Nora e il viso di padre Shaughnessy rìgido come l'acciaio, men­tre Denis Dillon bussa ed entra).

Dillon                          - (nervosamente) Voi... mi avete fatto chia­mare, padre? Io... io non sapevo che Nora fosse qui. (Accorgendosi delle sue lagrime) Ma voi piangete, Nora! (Si guardano stranamente. Gli occhi di Dillon brillano per un momento d'ira. Le porge coraggiosamente una mano ed ella improvvisamente si rifugia sulla sua spalla a singhiozzare).

Il Parroco                    - Portatela a casa, Denis, da bravo. E' un po'... un po' agitata.

Shaughnessy               - E poi ritornate immediatamente. Ho del lavoro per voi.

Dillon                          - (ha uno scatto di ribellione, poi ritorna do­cile) Va bene.

Nora                            - (guardandolo senza rancore) Povero Denis. Un giorno troverai la forza di dire quello che vuoi. (Patrick Hearty entra).

Hearty                         - Scusate se sono in ritardo, padre. Avete ordini?

Shaughnessy               - Sì, per voi e per il signor Dillon.

Dillon                          - Andiamo, Nora. Vi accompagnerò, se lo volete. (Evita di guardarla).

Nora                            - (prendendo il suo braccio) Non temete, Denis. Le forze delle tenebre crolleranno un giorno, in tutto il mondo. (Escono insieme).

Il Parroco                    - (guarda dietro a loro, tristemente. A padre Shaughnessy, a se stesso) Povera figlia... E' una cosatremenda in un paese quando i giovani soffrono... (Guar­dando Hearty) Dite, Hearty, è vero che vi siete fatto dare una garanzia per il pagamento della multa di Shivers ?

Hearty                         - E' vero, padre.

Il Parroco                    - Che Dio vi aiuti. Conoscevo un uomo come voi che si fece dare una garanzia, e dopo uccise la moglie.

Shaughnessy               - Padre, questi vostri scherzi sono assolutamente fuori luogo. Quello che noi vogliamo è l'obbedienza alle leggi e la disciplina.

Il Parroco                    - Ahi, così dicono i padroni del mondo. Ma guardate un po' il mondo... Grazie a Dio, io sono ancora così pazzo da preferire a tutto questo un fresco e puro sorriso. Ma mi sembra che come Cristo io getti le mie perle... Beh, troverò un'occupazione migliore. Mangerò la mia lattuga. (Stacca una foglia di lattuga e comincia a masticarla. Padre Shaughnessy lo guarda a lungo, dà un'esclamazione di disgusto e si volge a Hearty con truce risolutezza).

Shaughnessy               - (con tono grave) Signor Hearty, voi conoscete l'atteggiamento oltraggioso e sprezzante di quella ragazza Nora Fintry. Noi ci troviamo ora nella grave necessità di non avere altro mezzo all'infuori dell'azione diretta. (Si alza gravemente, battendo sul tavolo con la matita) Quella ragazza deve essere piegata. (Vi­brante) Dobbiamo farne un esempio per tutti, un esem­pio che sarà la conferma della nostra inflessibile risolu­tezza, un esempio che dovrà essere rapidamente seguito in tutta l'Irlanda. Andate e, sulla mia piena responsa­bilità, chiamate Dillon e tutti i miei uomini e quando troverete questa ragazza pubblicamente insieme a Mi­chael Shivers, conducetela qui.

Hearty                         - (emozionato) E... e con che mezzo, padre?

Shaughnessy               - (rigido) Con l'unico mezzo che ci è rimasto. (Hearty, con truce risolutezza, dopo un lungo sguardo con padre Shaughnessy, esce. Shaughnessy si avvicina al tavolo e vi rimane pensieroso, con i pugni chiusi, il viso torvo. Alza lentamente il capo).

Il Parroco                    - Questo è l'ordine più pazzo che sia stato mai dato, dopo quello della carica dei Seicento. Avevate il dovere di consultarvi almeno con il vescovo.

Shaughnessy               - (con ira) Il vescovo è un vecchio come voi. La legge morale in questo paese deve essere difesa da chi ne ha il coraggio.

Il Parroco                    - La sola cosa che difenderete è il so­pruso di un prete contro la legge civile. Qualsiasi uomo di Chiesa con il cervello a posto vi direbbe che avete commesso la più grande delle bestialità.

Shaughnessy               - Oh, basta! Sono stanco delle vostre lamentele! Risolverò anche il vostro caso, una volta per sempre, e vi farò ricoverare in un ospizio di vecchi. (Esce con un gesto irato. Il parroco gesticola furibondo sulla poltrona).

Il Parroco                    - Un ospizio di vecchi! Che il diavolo vi porti! Che vi porti all'inferno!

QUADRO SECONDO

La stessa scena, la sera del giorno dopo. Il parroco sbuffa irascibilmente nella sua poltrona. Rosieanne è seduta accanto a lui e lavora all'uncinetto. Su di un tavolinetto vicino c'è un giornale piegato. Il parroco alza il capo con decisione.

Il Parroco                    - (insistendo) Sono sicuro che posso al­zarmi, Rosieanne.

Rosieanne                   - Ed io sono sicura di no, padre, ve l'ho già detto.

Il Parroco                    - Ma io me lo sento che è possibile.

Rosieanne                   - Perché lo desiderate, ma non fareste che cadere e farvi male. Il dottore mi ha avvertita.

Il Parroco                    - Santo Dio, ma non c'è più nessuno che abbia un po' di fede almeno in se stesso.

Rosieanne                   - Beh, la fede va bene in chiesa, ma il dottore è il dottore...

Il Parroco                    - Sì, a sentirlo, a quest'ora i passeri sta­rebbero cantando sulla mia tomba! (Pausa) E smettete di lavorare quando io parlo!

Rosieanne                   - Ma è un paio di calze di lana per voi, padre! Che vorreste che facessi?

Il Parroco                    - (gettando via la coperta che ha sulle gi­nocchia) Io voglio alzarmi, io posso alzarmi!

Rosieanne                   - (spingendolo indietro) Ma no, padre, per piacere, voi non potete alzarvi, lo sapete che non è pos­sibile.

Il Parroco                    - Lo posso, invece. La Madre di Dio mi farà camminare! Mentre ero qui, oggi, le ho fatto un bel discorsetto.

Rosieanne                   - Padre! Ma vi sembra il modo di parlare?

Il Parroco                    - Sicuro. Lei Io sa bene che tipaccio sono. Avanti, dammi il braccio. (Comincia a sollevarsi).

Rosieanne                   - (tenendolo stretto) Che Dio vi protegga! (Il parroco si sporge in avanti, ma cade improvvisa­mente al suolo. Rosieanne lo guarda con le lagrime agli occhi) Avete visto! Mi ascolterete, adesso?

Il Parroco                    - Mettetemi su, Rosieanne. (Ella lo prende peti, le spalle e con molta fatica riesce a rimetterlo nella sua solita posizione) Un'altra parola che dite e vi caccio su due piedi.

Rosieanne                   - Non dirò mezzaparola.

Il Parroco                    - Invece di rispondere così, sarebbe me­glio che mi portaste qualche cosa da mangiare: sono mezzo morto di fame. Portatemi del tè coi crostini.

Rosieanne                   - I crostini sono duri. Avete detto che non volevate più quel burro grasso che si vende fuori...

Il Parroco                    - (con dolore) E' vero. Ma non si po­trebbe pregare la signora Whelan a portarmi un altro po' di quel magnifico burro che mi mandava?

Rosieanne                   - E in che modo? Il suo bambino non è ancora battezzato. Vi ricordate? Ha sposato un pro­testante.

Il Parroco                    - E' il colmo! Andate dalla signora Whe­lan e ditele di venire subito qui con il bambino, che lo battezzerò io stesso subito! (Mentre Rosieanne lo guar­da stupita) E ditele di portare un paio di libbre di quel suo burro, come offerta!

Rosieanne                   - Ma padre Shaughnessy vi denunzierà al vescovo e poi daranno tutta la colpa a me.

Il Parroco                    - E che importa se mi denunzia! Andate, andate subito, in nome di Dio! (Rosieanne esce. Egli si agita irascibilmente sulla poltrona) Se potessi alzarmi! (Ma abbassa la testa scoraggiato. Michael Shivers bussa ed entra).

Shivers                        - Posso dirvi una parola, padre?

Il Parroco                    - E quando mai, Michael, hai dovuto chie­dermi il permesso?

Shivers                        - E' vero, ma che volete..- Sentite….

Shauchnessy               - Voi non farete questo. Ve lo proi bisco. Non ne avete il potere.

Il Parroco                    - (infuriato) E chi lo dice?

Shauchnessy               - Sono io a capo della parrocchia e mon vi permetterò di agire contro i miei ordini! Del resto, ho già parlato con il vescovo, ed egli è d'accordo con me nell'inviarvi in una casa di riposo.

Il Parroco                    - Che diavolo dite? Una cosa che non accetterò mai!

Shaughnessy               - Dovrete accettarla. Il vescovo ha già mandato a prendervi con la sua automobile personale e tra poco la macchina sarà qui.

Il Parroco                    - Benissimo! Ma ci vorranno una dozzina di persone per mettermici dentro! Io sono una cosa sola eoi mattoni di questa casa, e resterò qui finché essi non cadranno!

Shauchnessy               - Lo vedremo! E questa donna col bambino, fuori immediatamente! (Esce furibondo, sbat­tendo la porta. Il parroco e Rosieanne restano in ascolto attentamente. Si ode un alterco al di fuori e poi uni porta che si chiude d'un colpo).

Il Parroco                    - Siamo sconfitti, Rosieanne. Oh, se la Santa Vergine mi facesse camminare... Portatemi dentro, Rosieanne, al piccolo altare, che io possa dirle il disgra­ziato e il peccatore che sono...

Rosieanne                   - (commossa) Oh, padre, padre... (Padre Shaughnessy rientra).

Shauchnessy               - Rose, mandatemi immediatamenteMeg.

Rosieanne                   - Sì, padre.

Il Parroco                    - Meg se n'è andata, se vi interessa.

Shaughnessy               - Andata! E chi l'ha mandata via?

Il Parroco                    - Voi l'avete mandata via. E' andata a lavorare con Shivers, un brav'uomo che non le getterà i pasticcini fuori della finestra. Portatemi via di qui, Rosieanne! (Escono. Padre Shaughnessy cammina su e giù con aria truce. I minuti passano. Si ode il rumore di un automobile che si avvicina e che si ferma. Padre Shaughnessy guarda alla finestra. Rosieanne bussa ed entra).

Rosieanne                   - La macchina del vescovo è arrivata, pa­dre, e l'uomo chiede del parroco, i

Shauchnessy               - Preparatelo per bene per il viaggio. Le sue cose le spedirò io più tardi.

Rosieanne                   - Ma lui non vuole, padre.

Shauchnessy               - Eseguite i miei ordini, voi.qui si prepara un guaio grosso. (Meg Magee entra con un piumino per spolverare).

Mec                             - Vi disturbo, padre, se spolvero le sedie?

Il Parroco                    - Proprio così, faresti meglio a spolve­rarti la testa, qualche volta.

Mec                             - Scusate, padre, non voglio contrariarvi. (Men­tre sta per uscire, il parroco fiuta l'aria).

Il Parrsco                    - Che buon odore, Meg. Qualche giorno un uomo ti porterà via. (A Shivers) E' la più grande cuoca del paese, Michael.

Shivers                        - Se è così, le può interessare di sapere che proprio ieri ho mandato a cercare una cuoca in Inghil­terra per il mio albergo: sei sterline al mese e l'alloggio. senza contare che con tutti quei turisti americani che vengono...

Meg                            - (lusingata) Per favore, signor Shivers, potrei venire in prova da voi?

Shivers                        - E che dirà Sua Eminenza padre Shaughnessy ?

Meg                            - Beh, non ha mai apprezzato tutte le belle cose che gli ho fatto. Sarebbe lo stesso che cucinare per una statua.

Shivers                        - Va bene, allora, se volete venire in prova, venite pure.

Mec                             - (impaziente) Mi preparo in un momento e sarò subito da voi. Mi pareva mill'anni... (Esce da si­nistra. Shivers e il parroco ridono).

Il Parroco                    - Questo vuol dire una bella baruffa con padre Shaughnessy.

Shivers                        - Ci sarà di molto peggio, padre. Questi suoi sistemi non possono andare avanti.

Il Parroco                    - (a disagio) Ma perché, Michael...

Shivers                        - Ma, dite voi, come è possibile sopportarlo? E' un abuso continuo, che vorrebbe farci tornare al Medioevo, padre.

Il Parroco                    - (scoraggiato) E' vero, non faccio altro che dirglielo. Non è più fede così, è una macchina.

Shivers                        - Vi dico la verità, padre. Io sono risoluto a difendere i miei diritti di uomo e di cittadino e la maggior parte degli altri è con me.

Il Parroco                    - Ma non usate la violenza, per carità. Dovete tenervi lontano da Nora Fintry, Michael. Non è per voi.

Shivers                        - Ma io non ci ho mai pensato! E se mi faccio vedere spesso con lei, ebbene, lo facciamo ap­posta!

Il Parroco                    - Non « giusto, Michael.

Shivers                        - Ma è umano, padre, e voi lo sapete.

Il Parroco                    - (pensoso) E' vero... e quante volte an­ch'io... (Rosieanne bussa ed entra eccitata).

Rosieanne                   - Padre, la signora Whelan e il bambino sono qui per il battesimo. Siete pronto?

Il Parroco                    - Certo, in nome di Dio.

Shivers                        - E così, anche voi fate la vostra piccola rivolta?

Il Parroco                    - Non c'è nessuno scopo a cercare di im­pedire al mondo di girare per il suo verso. Avanti, Ro­sieanne, aiutatemi e fate da comare al bambino. Volete portarmi un po' di acqua santa dal fonte?

Rosieanne                   - E' già fatto, padre.

Shivers --------------- - Buona fortuna, padre. Non è facile trovare il buon senso, al giorno d'oggi. (Esce. Rosieanne spinge la sedia del parroco verso la porta).

Il Parroco                    - (mentre vanno) burro, Rosieanne?

Rosieanne                   - Sicuro... Ce n'è tanto da sfamare mi reggimento.

li. Parroco                   - (in estasi) Sia lodato il Signore! (Primi che arrivino alla porta, padre Shaughnessy, portando un mucchio di carte, entra adirato).

Shauchnessy               - Ma che succede? Che viene a fare qui Shivers? E quel bambino che piange nell'ingresso? Parlate!

Rosieanne                   - (spaventata) E'... è il figlio della signora Whelan, padre, che dev'essere battezzato.

Shauchnessy               - Non avevo già definitivamente rifiu­tato il battesimo a quella donna ribelle?

Il Parroco                    - Forse l'avete fatto, ma sono deciso a battezzarlo in'

Rosieanne                   - Ma il parroco si è chiuso a chiave nel­l'oratorio con tutta la poltrona, e si rifiuta di uscire.

Shaughnessy               - (con ira) E' ridicolo. Deve uscire. Insisto che « deve » uscire. Fate aspettare l'uomo del vescovo in cucina ed io provvedere a questo.

Rosieanne                   - Bene, padre. (Si volge alla porta) Il si­gnor Dillon è qui, e ha un'aria molto strana.

Shauchnessy               - (con ira) Lui ha sempre un'aria strana! Fatelo entrare subito. (Ella fa cenno di sì ed esce. Vn momento dopo, Denis Dìllon entra. E' acceso in riso e ha gli ocelli spalancati. Si leva il cappello con difficoltà, tossicchia e fissa padre Shaughnessy. Questi lo guarda da presso) Ebbene, signor Dillon, che vi è successo?

Dillon                          - (con difficoltà) Alfine è giunta, padre Shaughnessy...

Shauchnessy               - (guardandolo ancora più vicino) Non sono disposto a sentire i vostri scherzi, signor Dillon. Avete eseguito i miei ordini, oggi?

Dillon                          - (blando) Sicuro, padre, come faccio sempre e come fanno tutti quelli come me. Ho preso il vostro gruzzolo e sono uscito, ma invece di impiegarlo in opere di bene e per la difesa della morale, sono andato alla cantina di Shivers e me lo sono bevuto fino all'ultimo soldo. E adesso sono qui.l

Shauchnessy               - (afferrandolo) Voi siete ubriaco!

Dillon                          - E' vero. Io e Giuda Iscariota abbiamo an­negato nel vino tutti i nostri rimorsi.

Shauchnessy               - Nel supremo interesse della moralità, voi siete immediatamente sospeso dalla scuola.

Dillon                          - Non è la prima volta, padre Shaughnessy, che sono sospeso. Tutta la mia vita sono stato sospeso, sull'orlo di un precipizio, con l'incubo dei santi mira­colosi sopra di me, mentre i preti leggevano i loro bre­viari e vedevano nelle mie pene la giustizia dì Dio.

Shauchnessy               - (torvo) E' disgustoso. (Imperioso) Moderatevi in mia presenza, altrimenti...

Dillon                          - Moderarsi vuol dire tornare alla paura, alla paura della vostra veste nera, dei vostri occhi e del vostro colletto.

Shauchnessy               - (improvvisamente schiaffeggiandolo) Ci vorrà questo, allora?'

Dillon                          - (indietreggiando) Forse. E' sufficiente a farmi riconoscere un altro privilegio clericale.

Shauchnessy               - Siete d'un'insolenza incredibile. Uscite subito e non venite se non siete tornato in voi stesso.

Dillon                          - (volgendosi lentamente) Tornato in me stesso... quando i macigni saranno tornati a schiacciarmi... (Si ode un improvviso rumore di voci e di grida al­l'esterno. Rosieanne entra eccitata).

Rosieanne                   - Patrick Hearty sta trascinando Nora Fintry per la strada, padre. Vengono qui.

Shauchnessy               - (calmo) Fateli entrare immediata­mente e non preoccupatevi.

Rosieanne                   - Ma c'è una quantità di gente che li se­gue, urlando e protestando.

Shauchnessy               - Non ci badate. Fate entrare soltanto il mio ufficiale e la sua iprigioniera. (Ella fa cenno di sì ed esce. Dillon fissa il prete).

Dillon                          - Prigioniera! Che strana parola! Nora non sarà mai la prigioniera di nessuno.

Shauchnessy               - Mi occuperò più tardi della vostra insolenza, signor Dillon. (Forti colpi alla porta di destra. Essa si apre a Patrick Hearty che trascina dentro Nora Fintry, spingendola avanti. Egli è affannato e scal­manato. Nora è sconvolta, con le vesti strappate e i capelli sul viso. Dall'esterno si ode il rumore di discus­sioni animatissime e di liti che continueranno per il resto della scena).

Hearty                         - Ai vostri ordini, padre Shaughnessy.

Shauchnessy               - Bene, ne risponderò io.

Hearty                         - (indicando Dillon) E quell'uomo, padre, si è rifiutato di aiutarci in alcun modo. E' un traditore.

Shaughnessy               - Per questo, Dillon, siete immediata­mente destituito dalla scuola.

Dillon                          - Cominciamo a salire. Vieni vicino a me, Nora, che non sono abituato a salire.

Nora                            - Io non sono mai stata tanto vicino a nessun altro, Denis.

Hearty                         - (con ira) Guardateli, i martiri rassegnati al supplizio! Io non permetterei questo, padre!

Nora                            - Vi accorgerete che non sono troppo rasse­gnata, brigadiere centrale Hearty. (Dillon ride. Da fuori giungono grida di « Lasciate stare la ragazza » ; « Vieni fuori, Hearty-»; «.Prenditela con gli uomini»!).

Hearty                         - (a Dillon) Vi farò ingoiare i denti, a voi!

Shaughnessy               - (calmlo) Al contrario, signor Hearty, voi rimarrete al vostro posto e manterrete la vostra di­gnità di poliziotto morale!

Hearty                         - Ma è una provocazione insopportabile, padre!

Shaughnessy               - La provocazione è la prova del ca­rattere. Ritornate al vostro posto e fatemi il vostro rap­porto.

Hearty                         - (salutando militarmente) Questa sera, pa­dre, in compagnia degli agenti Driscoll, Martin, Nolan, O' Brien e Brodigan, abbiamo visto Michael Shivers e la ragazza Nora Fintry sfacciatamente insieme in un automobile. Allora ho mandato immediatamente a cer­care il segretario, Denis Dillon.

Shauchnessy               - E dove l'avete trovato?

Hearty                         - Nella bettola di Shivers.

Shaughnessy               - Descrivetemi il suo stato.

Hearty                         - Aveva un mucchio di soldi davanti a sé e vi stava costruendo una piramide, beveva « whisky » e soda e cantava una canzone oscena. Gli ho chiesto di collaborare con me.

Shauchnessy               - Che cosa vi ha risposto?

Hearty                         - Una parola che non posso ripetere. (Dillon e Nora ridono. Da fuori vengono grida di «.Parlale! Par­late!»; «Lasciate in pace la ragazza»; «Vieni fuori, Hearty! »).

Shaughnessy               - E voi cosa avete fatto?

Hearty                         - L'ho buttato contro il tavolo e sono tor­nato dai miei uomini.

Shaughnessy               - (calmo) Come poliziotto morale, non avevate alcun diritto di gettarlo contro il tavolo. Prose­guite.

Hearty                         - Con l'aiuto di Brigid Brodigan ho deciso di prendere Nora Fintry e di portarvela qui.

Shauchnessy               - Quale è stato il suo atteggiamento?

Hearty                         - Mi ha graffiato, battuto, preso a calci e in­giuriato nel modo più feroce. Brigid Brodigan si trova ora in farmacia a farsi mettere un cerotto sul viso.

Shauchnessy --------- - E il contegno di Shivers?

 Heariy                        - Ho dato ordine agli agenti Briscoli, Martin, Nolan e 0' Brien di arrestarlo.

ShaugMnessy             - Che voi sappiate, ha fatto resistenza?

Heariy                         - Sì, padre. Stanno ancora battendosi sul ponte.

Shaughnessy               - Perché non avete chiamato qualcuno in aiuto?

Heariy                         - La gente era tutta dalla parte sua. Sfido, dà loro da bere gratis!

Shauchnessy               - Ci sono prove di questo?

Hearty                         - Quante ne volete.

Shauchnessy               - Allora quel locale deve esser ra­diato dalla nostra parrocchia e deve proibirsi a tutti i cattolici di frequentarlo! E la polizia civile?

Hearty                         - L'ispettore e i suoi uomini stavano a guardare.

Dillon                          - Anch'io stavo a guardare, sulla porta di Shivers; non ve Io dimenticate.

Nora                            - E quando io uscirò di qui, non mi conten­terò di starmene a guardare.

Shaughnessy               - (calmo) Un atteggiamento deplore­vole, ragazza. Volete tacere e permettermi di trattarvi il più gentilmente possibile?

Dillon                          - Accontentati delle briciole del padrone, Nora.

Nora                            - (con improvvisa violenza, esplodendo) Nes­suno è il mio padrone. Nessuna generazione di preti dannati riuscirà a calpestarmi, io sono nata da quello che esisteva prima di voi e sarà la madre di quello che esisteva dopo che tutti voi sarete stati distrutti.

Shaughnessy               - (con calma) Vi sfinite senza necessità, ragazza mia. Fareste meglio a sedervi. Datele una se­dia, Patrick Hearty.

Hearty                         - (torvo) Non io, padre, dopo tutto quello che m'ha detto.

Shaughnessy               - Eseguite immediatamente i miei or­dini. (Hearty mette una sedia accanto a Nora) Potete sedere.

Nora                            - Non voglio.

Shaughnessy               - Vi chiedo di sedervi.

Nora                            - (improvvisamente scaglia la sedia in mezzo alla stanza) E questa è la mia risposta. (Un silenzio dì morte).

Hearty                         - (in tono minaccioso) Io non tollererei, padre...

Shauchnessy               - (calmo) Non è dunque possibile in­segnarvi la pazienza? Per dare un esempio a questa disgraziata, ed anche a voi, Patrick Hearty, io stesso metterò a posto la sedia. (Alza la sedia e la rimette al suo posto) Ed ora, proseguiamo. (Entra Rosieanne tur­bata).

Rosieanne                   - Padre, l'uomo del vescovo dice che ha finito il suo tè e non può aspettare ancora.

Shaughnessy               - Dove si trova il parroco Lavelle?

Rosieanne                   - Sta sempre nell'oratorio, padre, e si ri­fiuta di uscirne.

Shaughnessy               - E' una cosa indicibile. Non porta­tegli alcun cibo finché non sarà tornato nella sua stanza, e dite all'uomo del vescovo di aspettare.

Rosieanne                   - Bene, padre... e... c'è una folla di gente che vorrebbe entrare.

Shauchnessy --------- - Non lasciate entrare nessuno. (Si odono grida e pianti da fuori).

Rosieanne                   - Il padre di Nora Fintry sta piangendo! dietro la porta.

Shauchnessy               - Potete fare entrare lui solo.

Rose.                           - (Rosieanne fa cenno di sì ed esce).

Dillon                          - Sta piangendo alla porta del prete. C'è un'eco di tempi lontani in queste parole.

Shauchnessy               - Per questa perfida osservazione, De­nis Dillon, siete arrestato come nemico del Comitato.

Dillon                          - (mentre Hearty gli si mette accanto) E che m'importa! Sono stato in prigione fin dalla nascita!

Hearty                         - Se non starete zitto vi farò calmare io.

Nora                            - Coraggio, Denis. Possono portarci via tutto, ma non quello che è stato sempre nostro, fin da prima che loro venissero su questa terra. (Entra Phelim Fintry annientato. Si guarda intorno dolorante e umiliato).

Phelim                         - (a Nora) Che ti dicevo! Nemici, sempre nemici...

Nora                            - Smettila coi lamenti, babbo, e portami via di qui.

Phelim                         - Come posso portarti via io, se sonò tutti contro di te?

Dillon                          - Ti porterò via io, Nora.

Hearty                         - (feroce) Noi, maestro, quando lo permet­terà il reverendo.

Dillon                          - Se io potessi, Nora.

Nora                            - Tu lo puoi nel tuo cuore, Denis, non lo di­menticare.

Shauchnessy               - Ciascuno di voi dovrà innanzitutto esprimere apertamente il suo dolore per avere oltrag­giato pubblicamente la legge morale e per il grave scan­dalo compiuto; inoltre dovete dare assoluta garanzia di vivere per l'avvenire una vita castigata ed esemplare, di collaborare nello spirito e nella lettera con il Comi­tato di vigilanza.

Nora                            - (d'impeto) Io non sono venuta al mondo per dare garanzie a voi o ad altri come voi!

Dillon                          - E questa è anche la mia risposta. (Pausa).

Shaughnessy               - (minaccioso) Nora Fintry, avete de­ciso di esaurire la mia pazienza?

Nora                            - La vostra pazienza, padre Shaughnessy!? Io non ho niente da dividere con voi.

Phelim                         - Per amor di Dio, Nora! Non puoi dire quelle parole che lui vuole? Che cosa c'è in una parola, infine!

Nora                            - C'è stato qualcuno, nel mondo, che ha pen­sato che tutta la vita non valeva una parola sola. Ed è quello che penso anch'io.

Hearty                         - Fino a quando dobbiamo sopportare que­sto, padre?

Shaughnessy               - Volete costringermi ad estreme mi­sure? Voi siete una minaccia per tutta la parrocchia. Se non vi pentirete dei vostri errori e ne darete piena assicurazione lascerete immediatamente la parrocchia.

Nora                            - Io non vi darò niente, e rimarrò nella mia casa, dove è il mio posto.

Dillon                          - Ed io sarò con voi, Nora.

Shaughnessy               - (furente) Venite avanti, Phelim Fintry.

Phelim                         - (tremante) Sì, padre, sì. Io... io farò tutto quello che posso, padre.

Shaughnessy               - Voi chiuderete la vostra casa a que­sta ragazza finché lei non si sarà piegata alle mie ri­chieste.

Phelim                         - E'... è duro, padre. Ma se voi l'ordinate...

Shaughnessy               - Io ve lo ordino. (Phelim abbassa la lesta) E questo è solo il principio. Io ridurrò questa donna a un punto tale che neppure i cani per le strade dovranno più rispettarla.

Phelim                         - Credo che posso andarmene a casa, ora; alla mia casa vuota! Chi vorrà più trattare con un uomo la cui figlia è odiata dal prete? (Esce con aria desolata).

Dillon                          - Ed ecco quello che diventiamo, quando la schiavitù ha incatenato la nostra vita.

Hearty                         - (colpendo Dillon) Ah, questo è troppo!

Dillon                          - Via le mani da me, poliziotto dei preti! (Sì ode bussare con violenza dall'esterno e delle grida. L'ispettore Toomey, stanco e scarmigliato, entra dram­maticamente da destra, dominando la stanza. Un profondo silenzio).

Shaughnessy               - Cosa volete, ispettore Toomey?

Toomey                       - Ho arrestato quattro uomini, Driscoll, Mar­tin, Nolan e O' Brien, ed ora arresto voi, Patrick Hearty, per aggressione e rissa e per violenza contro le persone di Nora Fintry e di Michael Shivers. (Lo afferra salda­mente).

Shaughnessy               - Questo è un insulto. Quegli agenti morali hanno agito dietro mio espresso ordine.

Toomey                       - Devo comprendere, padre Shaughnessy, che voi avete spinto ed aiutato questa gente ad agire contro la legge?

Shauchnessy               - Le vostre frasi poliziesche non mi riguardano. Pensate pure così se vi piace.

Toomey                       - (con irà) La vostra dichiarazione non mi permette nessun'altra soluzione. Vi avevo avvisato prima che io non transigo con il mio dovere. Probabilmente dovrò pentirmi di quello che faccio, ma lo farò ugual­mente. (Pausa) In qualità di agente dell'ordine, io vi arresto, padre Shaughnessy, sotto l'accusa di costituire una minaccia per la pace pubblica e per incitamento ad atti di violenza criminale in dispregio di ogni legge civile.

Hearty                         - (core violenza) Idiota babbeo, non si può arrestare un prete! Azzardati a mettergli una mano addosso e vedrai...

Shaughnessy               - Un momento, Patrick. Dobbiamo per­mettergli di fare il suo dovere, se lui crede che sia questo. (Pauso) Procedete, Toomey.

Toomey                       - Io lo farò a qualsiasi costo. Voi mi segui­rete alla sezione di polizia. Forse lì le cose si aggiuste­ranno.

Shaughnessy               - Io sono pronto.

Hearty                         - Ma niente affatto. (Corre alla finestra e comincia a gridare) Uomini e donne, ascoltate: il reve­rendo è stato arrestato! Lascerete mettere le manette al vostro prete? (Grida di orrore e di minaccia).

Voci                            - Chi tocca il prete? Chi arresta il prete?

Hearty                         - (gridando dalla finestra) E lascerete por­tare il prete in prigione come un assassino? (Le grida crescono).

Shaughnessy               - (a Toomey) Siete proprio certo, ispet­tore, che il popolo sia contro di me?

Toomey                       - Non me ne importa niente, contro chi sia il popolo. Vi ho detto che farò il mio dovere ad ogni costo e lo farò.

 Voci                           - Fateci entrare! Vogliamo quell'idiota! Che s'azzardi a toccare il prete! Lo cacceremo a calci!

Hearty                         - E così, vedrete!

Toomey                       - Ah sì? Voi la vedrete. Non è la prima volta che mi trovo nei pasticci e non sarà l'ultima! E se finisse male per me, non ci sarebbe in questo paese altra legge che la legge dei preti!

Dillon                          - (ridendo) Che scoperta, ispettore! Merite­reste una medaglia!

Toomey                       - Zitto, Dillon, o arresto pure voi.

Dillon                          - Non potete arrestare chi è già in arresto. Io sono prigioniero del Santo Uffizio.

Shaughnessy               - Sono pronto a seguirvi, ispettore Toomey.

Toomey                       - (con fermezza) Va bene. (Va alla finestra, con decisione) Uomini e donne del paese! Vi avverto che chiunque si opporrà all'esecuzione del mio dovere sarà arrestato e condannato per rivolta contro la legge. Vi consiglio per questo di tornare alle vostre case o sarò costretto a fare uso delle armi per aprirmi un varco in mezzo a voi. (Un uragano di urla).

Voci                            - Lasciate in pace il prete! Non vi azzardate a toccarlo. Idiota! Pazzo! (Delle pietre vengono lanciate contro la finestra. Toomey indietreggia).

Shaughnessy               - Che avete detto? Fare uso delle armi?

Toomey                       - Proprio così, e non sarebbe la prima volta.

Voci                            - Fateci entrare, fateci entrare! Vogliamo quel pazzo!

Shaughnessy               - (andando alla finestra) Amici miei, voglio che sopportiate questa crisi con calma e con di­gnità cristiana. Non temete per me, non è la prima volta che un sacerdote è trascinato in prigione.

Dillon                          - Il martire cristiano! Ah, Toomey, che avete fatto!

Toomey                       - (proibendo a padre Shaughnessy di continuare a parlare) Non posso permettere questo incitamento alla rivolta! Fatevi indietro. (Padre Shaughnessy ritorna dalla finestra. Nora l'osserva attentamente).

Nora                            - (amara) Così agisce un uomo feroce e non un prete.

Shaughnessy               - E così ho deluso la mia eroina pa­gana, no? E vi avrei deluso ancora di più, immagino, se avessi mandato voi e Dillon fuori di qui, dicendo ai popolo che eravate i miei nemici?

Toomey                       - Non l'avrei mai permesso. Essi hanno di­ritto a quella libertà per la quale io stesso ho ucciso uomini dietro le barricate, e, prete o non prete, voi non potrete mai calpestarla!

Nora                            - Grazie, ispettore. E' la prima volta che queste parole vengono dette nella storia d'Irlanda.

Toomey                       - Non ringraziarmi, ragazza. E' il mio do­vere, e devo farlo fino in fondo. E' per questo che sono un soldato.

Hearty                         - (all'ispettore) Siete tanto imbecille da cre­dere che il popolo vi permetterà di arrestare il nostro prete!?

Toomey                       - (deciso) Io non mi piego dinanzi alle mi­nacce. Voi due uscirete ammanettati insieme e io pen­serò ad aprirmi un varco con questo. (Estrae dalla fon­dina il revolver) Andiamo, uscite!

Shaughnessy               - (bieco) Andiamo, poliziotto. A vostro rischio.

Toomey                       -  Bene, a mio rischio. Fuori! (La porla si apre improvvisamente e Rosieanne entra correndo).

Rosieanne                   - (stravolta)  II parroco, padre, il parroco! (Scappa via di nuovo. Tutti si voltano e fissano la porta. Un momento dopo il parroco Lavelle appare e avanza a passi lenti nella stanza con l'aiuto di un bastone. Lo accolgono grida di stupore).

Tutti                            - Voi!

Shauchnessy               - (fissando) E'... è incredibile!

Il Parroco                    - (dirigendosi verso padre Shaughnessy) La fede è sempre incredibile, padre Shaughnessy, per un'anima come la vostra. (Si odono grida altissime dal­l'esterno) E quello che è ancora più incredibile è che tutti i vostri errori abbiano fatto dei lupi furibondi del mio innocuo e pacifico gregge. Sentiteli!

Shaughnessy               - (fermando il parroco, mentre questi si dirige alla finestra) Voi non potete immischiarvi di questo. Ve lo proibisco. Dovete attendere le decisioni del vescovo!

Il Parroco                    -  Farò quello che credo. Ci sono in gioco delle vite umane. (Una pausa di estrema tensione, du­rante la quale essi restano a fissarsi).

Shaughnessy               - (in uno scatto) Bene, allora, ricorda­tevi che vi ho avvertito. Io mi ritiro in segno di pro­testa. (Balte la tavola con ira e siede).

Voci                            - Il parroco! Il parroco! Evviva il parroco!

Il Parroco                    - (alla finestra, picchiando nervosamente col bastone)  Ve li darei io gli evviva, se venissi fuori! Siete impazziti tutti? Voi, Sarah Pender, che state lì come una furia invece di preoccuparvi dei vostri figli, e voi, Nancy Rjan, che non v'ho mai visto pulire la casa in vita vostra, e tu Phil Brady, un bel lavoratore che sei, e tu, Barney Comiskey, vagabondo che non sei altro, che date questo spettacolo nella mia parrocchia! Tor­nate a casa in questo momento e pensate al vostro la­voro e ai vostri figli, e domattina mi sentirete dal pul­pito! (Sì ode la gente che si allontana, poi silenzio. Il parroco chiude con forza la finestra e si rivolge agli altri, picchiando col bastone) Patrick Hearty, quando io ero più saldo sulle gambe, quante volte t'ho portato a casa con tanto vino in corpo da ammazzare un toro?

Hearty                         - (confuso) Può darsi, padre.

Il Parroco                    - Altro che può darsi! E' vero! E adesso sei diventato una specie di brigante, che aggredisce la gente per la gloria di Dio! Vattene a casa, da quella stupidona di tua moglie, e prega Dio che io possa con­vincere l'ispettore a non buttarti in prigione!

Hearty                         - (avvilito) Va bene, padre, come volete. (Esce).

Il Parroco                    - (guarda con simpatia Nora, che è pallida ed esausta) Nora, sembri uscita da una tempesta. Por­tala dentro, Dillon, e falle dare una tazza di tè.

Dillon                          - Subito, padre. Andiamo, Nora. (Nora si fa condurre via da Dillon. Il parroco la guarda uscire, poi si volge a Toomey scuotendo la testa).

Il Parroco                    - Bene, ispettore, posso congratularmi con voi! Siete il più grande idiota di tutta l'Irlanda.

Toomey                       - E perché, padre? Il mio dovere viene prima di tutto.

Il Parroco                    - E' vero, Toomey, è vero, ma gli uomini fanatici del loro dovere diventano una minaccia per l'umanità. E' per questo che i Greci condannarono a morte Socrate. Vedete, quando gli Inglesi si sono vistiminacciati dai comunisti, credete che li abbiano am­mazzati ad uno ad uno? Niente affatto. Li hanno messi in caricatura sui giornali umoristici, con le barbe e le bombe, e li hanno affogati nel ridicolo. Mi capite?

Toomey                       - Io non sono un filosofo, padre, ma eseguo degli ordini. Potete assicurarmi che non vi saranno altri incidenti?

Il Parroco                    - Sicuro, Toomey, e potete credere alle mie parole.

Toomey                       - Bene, padre, sono contento. E che Dio salvi quel po' di felicità che c'è rimasta dai fanatici in buona fede come me e come quel prete laggiù. (L'ispettore esce. Padre Shaughnessy, che è rimasto seduto guar­dando dinanzi a sé, si alza ora lentamente ed apostrofa il parroco).

Shauchnessy               - Io sono rimasto in silenzio per tutto questo tempo per non peggiorare la situazione, ma devo dirvi che non vi permetterò di proseguire coi vostri sistemi.

Il Parroco                    - Ed io non vi permetterò di fare i vostri esperimenti di morale nella mia parrocchia. Migliaia di maestri della Chiesa si sono guardati dallo scrivere certe leggi sulla carta, e voi avete voluto scarabocchiarle con la scrittura di uno scolaretto. Questo paese, se voi non lo sapete, è governato da leggi che nessuno ha mai scritto, ma che vengono accettate da tutti istintivamente. Sono le leggi dei codici quelle che si possono violare, ma non quelle che non sono state mai scritte! E ricor­datevi, il giorno in cui le metterete sulla carta, sarebbe quello della loro fine! Voi mi credete un vecchio pazzo, perché parlo al popolo la sua lingua, ma io seguo in­vece l'ammonimento del Signore, che consigliò di essere semplici come le colombe e saggi come il serpente.

Shaughnessy               - Io non credo a niente di tutto que­sto. Non sono altro che ragionamenti sbagliati.

Il Parroco                    - Crederete al piombo nel vostro corpo, un giorno. Ci sono più Toomey e uomini di fegato in questo paese di quanti non ne veda la vostra testardaggine. (Entra Rosieanne).

Rosieanne                   - Scusate, padre, ma che devo fare con l'uomo del vescovo? E' molto impaziente e...

Il Parroco                    - Dategli questa lettera per il vescovo. (Le porge una lettera).

Shauchnessy               - Aspettate. (Pausa) Ditegli di prepa­rarsi a condurmi subito dal vescovo.

Rosieanne                   - Sì, padre! (Esce).

Shauchnessy               - Noi non discuteremo più. Sta al ve­scovo il decidere.

Il Parroco                    - Fate bene, e vedrete che il vescovo vi manderà a Glasgow, dove i comunisti sono a centinaia e i martiri cristiani uno su mille.

Shauchnessy               - (con ira) Sono stato troppo buono con voi. E' questa la mia debolezza con la gente. (Esce. Il parroco guarda stranamente dietro di lui. Entra Ro­sieanne).

Rosieanne                   - Come vi sentite, padre? Per amor di Dio, sedetevi un po' e non stancatevi tutto in una volta.

Il Parroco                    - Hai ragione, Rosieanne. (Ella gli porge una sedia ed egli vi siede).

Rosieanne                   - E' stato un miracolo, padre, proprio in quel momento, con la folla che urlava e l'ispettore pronto a sparare.

Il Parroco                    - Non lo so, Rosieanne. Ma ho pregato tantonel buio, come avranno fatto i  nostri padri, tanti anni addietro, ai piedi delle rocce ostili e mi è sem­brato quasi di sentirli, in mezzo al fango di quegli anni oscuri... (Pausa. La guarda) Voi non direte niente di tutto questo, con nessuno.

Rosieanne                   - Ma certo, padre, non parlerò. (Entranoda sinistra Nora e Dillon).

Il Parroco                    - Avete preso qualcosa, voi due?

Dillon                          - Del tè caldo, padre, grazie; ne avevamoproprio bisogno.

Il Parroco                    - Bene, è tempo che ne prenda un po' anch'io. Portatemelo ben caldo, Rosieanne. (Rosieanne fa cenno di sì ed esce) E ora, Dillon, volete continuare a vivere come un fuori legge? (Sorride e Dillon ride).

Dillon                          - Non dimenticatevi, padre, che sono unex maestro.

Il Parroco                    - Ma che ex d'Egitto! Domattina andretea scuola come sempre.

Dillon                          - Volete dire che non sono destituito!

Il Parroco                    - Non fate lo stupido, Dillon. (Pausa) E a me piace che i maestri siano sposati. Si mettono piùa posto, così.

Dillon                          - Nora, credi che se tornassi alla scuola... (Siferma e la guarda).

Nora                            - E vorresti pure tornare a fare il chierichetto non è vero? Sarebbe, dunque, questa la conclusione?

Il Parroco                    - Beh, Nora, che discorsi sono questi?

Nora                            - Deve scegliere, padre, per tutta la sua vita.A voi piace di averlo ai vostri ordini, ma io voglio che affronti la vita invece di sfuggirla e che smetta per sem­pre di essere un servo e cerchi di diventare quel gigante che ogni uomo ha in sé, o che dovrebbe avere, almeno per battersi contro i mulini a vento, se mai. Ma soprat­tutto per aver fede nella vita e per credere che non c'è alcuna legge al di sopra di essa. E' per questo che io gli parlo così, padre, e che non posso accettare i com­promessi.

Dillon                          - Ed allora, non farò compromessi. (Pausa) Sono dolente, padre, ma non posso accettare di tornarealla scuola.

Il Parroco                    - (andando vicino a Dillon) E' facile fare l'eroe, Dillon, ma poi quando tua moglie avrà fame e il fuoco sarà spento...

Dillon                          - (colpito) Dio, non ditemi questo, padre.

Il Parroco                    - Devo dirtelo, invece.

Dillon                          - lo... io non posso pensarci... E' così incerto il futuro... Nora, se io tornassi per un poco alla scuola, tanto per sicurezza, non potresti provare.,.

Nora                            - (lentamente) Tu mi avevi chiesto, Denis, di liberarti dalle tue catene. Ho provato inutilmente. Ad­dio, padre. Io partirò.

Il Parroco                    - Andiamo, Nora, non fare la sciocca, ora. Non tornerai mica in Inghilterra, spero?

Nora                            - No, padre, non lascerò mai l'Irlanda. C'è qualche cosa qui che manca negli altri luoghi. Non vi saprebbe dire nessuno come si chiama, ma forse una persona che cammini di notte sotto la luna o una ra­gazza che legga dietro i vetri le leggende di Niam o di Aideen, saprebbe dirvelo. Insistete per saperlo: esse volgeranno il viso da voi, le lagrime scenderanno im­provvisamente, e il grido sarà sempre nel loro cuore. Né il denaro, né l'amore varranno a renderli felici. (Pausa) Anch'io sono così, padre. Forse ora capite perchè non avrei potuto mai dire le parole che padre Shaughnessy voleva, e perché non potrei mai essere la moglie del chierico della parrocchia. (Pausa. Ella guar­da il parroco con occhi dolorosi e si dirige alla porta).

Dillon                          - Abbi pietà di me, Nora.

Nora                            - Non c'è pietà, Denis, per un uomo che ac­cetta di vivere in servitù. Io sono nata da poeti e da eroi, e dovrei dare figli ad uno schiavo?

Dillon                          - Ma non c'è altra via, Nora, non vedi?

Nora                            - Quando non c'è nessuna via, Denis, che cosa fanno i grandi popoli? Si aprono una nuova via a forza; ma i paurosi siedono nel fango e restano a imprecare contro Dio. I campi di mio padre hanno tanto bisogno di lavoro. C'è la gioia delle vite che nascono dalla terra, la gioia di vederle fiorire, e ci sono io. Io sposerò un uomo libero o nessuno. (Esce. Dillon si volge verso ilparroco e lo guarda).

Dillon                          - (con dolore) Io... tornerò domattina per ilmio rapporto, padre.

Il Parroco                    - (pensieroso) Sì, domani... e non venite tardi, che c'è tanto lavoro per la parrocchia...

Dillon                          - Va bene, padre, buona notte. (Fa per uscire).

Il Parroco                    - (lentamente) Buona notte.

Dillon                          - (voltandosi sulla porta, improvvisamente) Padre, se fosse stato in me, che avreste fatto?

Il Parroco                    - (ovvero) Andate a casa, Dillon. Io nonsono voi.

Dillon                          - (con impeto improvviso) Avreste mandato la scuola all'inferno, io lo so, e sareste andato con lei. Avreste lavorato i campi di Phelim, anche a morire di fatica, non è vero? Andiamo, padre, ditemelo! E' que­sta la verità!

Il Parroco                    - Io non vi dico nulla.

Dillon                          - E allora avete paura, avete paura dellaverità.

Il Parroco                    - Che il diavolo vi porti, Dillon.

Dillon                          - Che il diavolo si porti la schiavitù! All'in­ferno la scuola, io andrò da Nora, zapperò i campi di Phelim e vangherò e seminerò per lei! E combatteremo contro tutti, io e lei, sempre!

Il Parroco                    - (fissandolo) Finalmente, Dillon, siete un uomo, una volta per tutte! Andate pure, che non ho paura di Nora, né dei suoi figli. Un'Irlanda migliore non deve aver paura di essi. Forse mi sbaglio, ma non lo credo. Andate, Denis, e seppure volesse portarvi su di un corsiero alato, come in una leggenda pagana, non abbiate timore; vi porterà vicino alle stelle: il suo cor­siero bianco non è sceso invano dopo tanti secoli suquesta terra.

Dillon                          - Grazie, padre, e perdonate se qualche volta...

Il Parroco                    - Che l'inferno vi porti! Smettetela di chiedere perdono a tutti, e mandateli al diavolo, invece! (Dillon esce felice. Il parroco si siede lentamente e ri­mane pensoso. Poi leva gli occhi verso il quadro della Madonna e con intimità famigliare) Bene, santa Madre, noi siamo abituati a queste tempeste di montagna, no? Ma le montagne restano sempre, non è vero? E allora non c'è da spaventarsi, non c'è proprio motivo di spa­ventarsi...

 

FINE