Il cugino d’Australia

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di Andrea Oldani

PERSONAGGI

Daniela: Moglie di Paolo.

Paolo: Marito di Daniela

Valerio: Fratello di Daniela.

Michele: Amico di Paolo.

Papà: Padre di Daniela e Valerio

Nonna: Nonna di Daniela e Valerio

Andrea: “cugino” d’Australia.

Manuela: Moglie di Michele

Primo atto

Interno di appartamento. È addobbato a festa. Uno striscione recita “CIAO ANDREA BENVENUTO IN ITALIA!”. C’è agitazione. Daniela continua a guardare l’orologio. Entra Paolo.

Paolo:     Ma non sono ancora arrivati?

Daniela: Ancora nulla.

Paolo:     Chissà dove si saranno cacciati?

Daniela: Magari l’ha portato a visitare la città.

Paolo:     Dopo venti ore di volo? Fossi in lui non vedrei l’ora di toccare un letto, altro che visita turistica.

Daniela: Sei proprio sicuro che il volo non sia in ritardo?

Paolo:     Ho guardato sul sito dell’aeroporto. Il volo da Sydney è atterrato un’ora e mezza fa.

Daniela: Magari ha perso il bagaglio.

Paolo:     Ho capito, ma un’ora e mezza per fare la denuncia? Poi tuo fratello potrebbe anche telefonare.

Daniela: L’ho chiamato, ma non risponde.

Paolo:     Non lo sente mai quel telefono. Mi chiedo cosa l’abbia comprato a fare.

Daniela: Spero che si sbrighino, tra un po’ arriva anche la nonna, e mi sarebbe piaciuto farglielo trovare già qui.

Paolo:     Al massimo aspetterà. Ha aspettato trent’anni, per qualche minuto non morirà di certo. Almeno spero.

Daniela: Ma vuoi mettere la sorpresa? L’emozione di trovarlo qui, appena entra in casa. “Ciao nonna! Questo è il nipote di tuo fratello emigrato in Australia!”

Paolo:     Così le prende un infarto per l’emozione e ci tocca portarla di corsa al pronto soccorso.

Daniela: Non scherzare su queste cose.

Paolo:     No, no. Non scherzo. Anche perché prima deve mettere mano al testamento.

Daniela: Cosa intendi dire?

Paolo:     Dài, lo sappiamo tutti che hai organizzato tutto questo solo per l’eredità di tua nonna.

Daniela: Sei senza cuore! Come puoi dire una cosa del genere?

Paolo:     Dico solo quello che vedo. Vedo una povera vecchina che desidera tanto vedere suo nipote che vive in Australia, e una nipote italiana che ha fatto il diavolo a quattro per accontentarla. Che poi potrebbe essere tranquillamente una cosa normale, se non fosse che la nonnina è ricca sfondata, oltre che taccagna, e che quei soldi alla nipote farebbero gola. Ma potrei sbagliarmi.

Daniela: Ed infatti ti sbagli. Io ho fatto questo solo per renderla felice, dei suoi soldi non mi interessa nulla.

Paolo:     Beh, meglio così.

Daniela: Certo. È un argomento che mi rifiuto categoricamente di prendere in considerazione. L’ho fatto per vederla felice. Tutto qui.

Paolo:     E hai fatto bene. Sono contento di questo tuo spirito caritatevole.

Daniela: Grazie.

Paolo:     Anche perché, pensandoci bene, tuo fratello potrebbe aver portato il nipote Andrea direttamente da tua nonna, bruciandoti sorpresa ed eredità.

Daniela: Cosa? No, non ne sarebbe capace.

Paolo:     Ma certo che no. Anche se il ritardo è ingiustificato e lui non ci ha ancora avvisato del motivo.

Daniela: Proviamo a chiamarlo nuovamente.

Paolo:     Prova, prova. Tanto sono sicuro che non risponderà.

(Daniela compone il numero col cellulare.)

Paolo:     Allora?

Daniela: Non risponde!

Paolo:     Visto?

Daniela: Non risponde! Vuoi dire che è così scorretto? Tutto questo per rubare la mia eredità?

Paolo:     Ma non avevi detto che non ti interessava?

Daniela: È vero! Non mi interessa, ma non deve interessare nemmeno a lui. L’ho avuta io l’idea del nipote. Non può prendersene i meriti!

Paolo:     Magari hanno avuto solo un imprevisto.

Daniela: Ma quale imprevisto? Quella carogna ha voluto fare il furbo.

Paolo:     Non hai il numero del cugino Andrea?

Daniela: No, solo la mail.

Paolo:     Cioè questo attraversa mezzo mondo e noi non abbiamo un mezzo per contattarlo? Ottima organizzazione, non c’è dubbio.

Daniela: Ma era tutto calcolato, lui saliva sul volo a Sydney e Valerio doveva prenderlo in aeroporto. Cosa sarebbe potuto andare storto?

Paolo:     Tuo fratello che ti scavalca e che porta il caro nipote Andrea direttamente dalla cara nonnina, intascandosi la cara eredità.

Daniela: Tu insinui, ma noi non abbiamo certezze. Potrebbe essere accaduto di tutto.

Paolo:     Certo. Potrebbe essere accaduto di tutto. Poi con tutte le hostess presenti in aeroporto non mi stupirei se si fosse distratto ed avesse perso di vista il cugino.

Daniela: Ma quali hostess? Ha preso un impegno. È una persona seria.

Paolo:     Seria? Tuo fratello? Stiamo parlando della stessa persona? Lo sai che come vede una gonna all’orizzonte...

Daniela: Non fare lo stupido. Magari ha avuto un contrattempo.

Paolo:     Se avesse avuto un contrattempo avrebbe potuto chiamare per avvisarti.

Daniela: Basta! Basta! Finiscila di mettermi in testa questi dubbi!

Paolo:     Se l’eredità non ti interessa, se l’hai fatto per vedere felice la tua nonnina e senza secondi fini, non dovrebbe importarti nulla di “questi dubbi”. O sbaglio?

Daniela: No, non sbagli. Infatti è così. (pausa di riflessione) No, non è vero! Ho organizzato io il tutto e vorrei essere io a fare la sorpresa a nonna. Non quel lavativo di Valerio. Tutto qui!

Paolo:     Se lo dici tu.

Daniela: Lo dico perché è così. Ma dove diavolo si sono cacciati!? (riprova a telefonare a Valerio)

Valerio: (entra dalla porta affannato e sconsolato) Ragazzi, è successo un casino.

Paolo:     Eccolo!

Daniela: (lo aggredisce) Dove hai portato il cugino Andrea? Eh, rispondi? L’hai già portato da nonna, vero? L’hai fatto per l’eredità, vero? Beh, sappi che a me non la si fa così facilmente, hai capito?

Valerio: Daniela, calmati. Di cosa stai parlando?

Paolo:     Sì, Valerio ha ragione. Calmati.

Daniela: (a Valerio) Tu Paolo stanne fuori, è solo una questione tra me e mio fratello. Parla! Dove hai portato nostro cugino?

Valerio: Non c’era nessun cugino all’aeroporto.

Daniela: Come nessun cugino.?

Valerio: Se mi lasci parlare un attimo ti spiego tutto.

Daniela: E sia. Parla!

Paolo:     Troppa grazia, vostra maestà.

Valerio: Ero all’uscita del ritiro bagagli. Il volo da Sydney era in perfetto orario. Doveva essere pieno, a giudicare dal numero di passeggeri che sono usciti da quel portone. Ma del cugino Andrea nemmeno l’ombra.

Daniela: Ma come nemmeno l’ombra. Non è possibile. Sei sicuro di esserti fatto vedere bene? Magari non ti ha visto ed è passato oltre.

Valerio: Ero proprio davanti all’uscita ed avevo il cartello. Non può non avermi visto.

Paolo:     Il cartello? Come i tour-operator professionali.

Daniela: Ma non può essere possibile. Non è che ti sei distratto un attimo?

Paolo:     Magari per guardare qualche hostess.

Valerio: Mai quando sono in servizio!

Paolo:     Ahahahah, questa è buona. Tu che rimani impassibile davanti al fascino femminile.

Valerio: Scusa ma vorrei proprio sapere cosa ci trovi di tanto divertente.

Paolo:     Lo trovo divertente perché non credo a quello che dici.

Valerio: Ho promesso a mia sorella che avrei compiuto la missione che mi aveva affidato senza distrarmi ed io ho mantenuto la parola data. Ammetto che la prova è stata dura, in aeroporto girano di quelle bellezze che non ti dico, ma io impassibile. Occhi fissi sui passeggeri. Imperturbabile!

Paolo:     Ma finiscila, da come la racconti sembra una missione segreta. Avrai chiacchierato con tutte, ti sarai distratto, ed il cugino Andrea è passato senza vederti.

Valerio: Pensala come vuoi, io ho controllato i passeggeri in arrivo da Sydney uno ad uno, del cugino Andrea neanche l’ombra. Quando tutti se ne sono andati ho chiesto all’impiegata della compagnia. Mi ha portato in ufficio ed abbiamo controllato la lista dei passeggeri. A bordo nostro cugino non c’era.

Daniela: Non è possibile!

Paolo:     Comunque tua sorella era in pensiero. Non potevi almeno telefonare?

Valerio: Telefonare? Ah. No. Ho dimenticato a casa il telefono.

Paolo:     Ecco perché non sentiva.

Daniela: Mi chiedo perché tu l’abbia comprato.

Valerio: Me l’hanno regalato. Ora che ce l’ho lo tengo.

Paolo:     Lo tieni sul comodino. Dovresti portarlo con te. Così in momenti come questi potresti chiamare ed avvisare che il cugino Andrea non è arrivato.

Daniela: Ripeto che non può essere possibile. Il cugino Andrea era su quel volo.

Paolo:     Forse è arrivato con un altro volo. Noi guardavamo il diretto da Sydney, ma magari ha preso un altro volo con scalo a Dubai, Londra o Francoforte.

Daniela: No. Il volo era quello. Ne sono sicura. L’ho prenotato io.

Paolo:     Tu?

Valerio: Come l’hai prenotato tu?

Daniela: E va bene, ho regalato io il volo al cugino Andrea. Soddisfatti?

Valerio: Ma un volo da Sydney ti sarà costato un botto!

Paolo:     Cioè, fammi capire un attimo. Noi non facciamo le vacanze perché costano troppo e tu vai a regalare un volo dall’Australia al primo arrivato?

Daniela: Non è il primo arrivato. È mio cugino. E l’ho fatto per la nonna.

Paolo:     Ah, certo. E poi mi viene a dire che non ha un secondo fine.

Daniela: Non ho nessun secondo fine!

Valerio: Quale secondo fine?

Daniela: Nulla. Una strana idea che si è fatto Paolo e che a te non interessa.

Paolo:     Già, io sono pieno di strane idee.

Valerio: Beh, comunque toccherà fare qualcosa, perché il cugino non si trova.

Daniela: Cosa diremo a nonna?

Paolo:     A proposito, chi va a prendere la nonna?

Daniela: Passa mio padre.

Valerio: Hai mandato papà a prendere nonna?

Daniela: Sì. Ti sembra strano?

Valerio: Litigheranno tutto il viaggio.

Paolo:     E sai che novità.

Daniela: Paolo, la vuoi finire con questo sarcasmo? Oggi non è giornata.

Paolo:     Scusami, scusami. Anzi, per non disturbare andrò in cucina a prepararmi un caffè. Valerio ti va un caffè?

Valerio: Sì, grazie, volentieri. A che ora gli hai detto?

Daniela: Alle quattro.

Valerio: E allora toccherà inventarci qualcosa, perché tra una ventina di minuti saranno qui.

Daniela: O Cavoli! Di già?

Paolo:     Saranno qui e… Sorpresa! Non ci sarà alcuna sorpresa!

Daniela: Non avevi detto che te ne saresti andato in cucina?

Paolo:     Già, già. Scusatemi. Vado. (esce)

Valerio: Comunque Paolo ha ragione. A questo punto non avremo alcuna sorpresa.

Daniela: Non ci posso credere. Nonna ci teneva così tanto. Io ci tenevo così tanto.

Valerio: Il problema è che abbiamo un cugino disperso per il mondo e nessun mezzo per contattarlo. Potrebbe essere accaduta qualsiasi cosa.

Daniela: Doveva solamente prendere un aereo. Era tutto così semplice.

Valerio: Ma sull’aereo non c’era.

Daniela: Dobbiamo farci venire un’idea.

Valerio: Forse sarebbe necessario avvisare papà di non passare a prendere nonna.

Daniela: No. Non scherziamo.

Valerio: Tanto non sa nulla.

Daniela: Anche questo è vero, ma non è stupida. Ha capito che c’è qualcosa nell’aria.

Valerio: Ma no. Come può aver capito?

Daniela: Per prima cosa la invitiamo a casa mia, ed è la prima volta da quando siamo sposati.

Valerio: Vero.

Daniela: Secondo passa papà a prenderla, e visto il rapporto che hanno questo dovrebbe farla insospettire ancora di più.

Valerio: E anche questo è vero.

Paolo:     (entra con un vassoio e le tazzine di caffè) Terzo tua sorella non è capace di tenere la bocca chiusa e sicuramente le sarà scappato qualcosa. E un indizio oggi, un indizio domani, il puzzle è bello che fatto. Zucchero?

Daniela: Non le ho detto nulla. Beh, forse qualcosina.

Valerio: Qualcosina?

Paolo:     Poi oggi le hai detto di mettere il vestito della festa.

Daniela: Sì.

Valerio: E con questo il cerchio si chiude.

Daniela: Quindi non possiamo dirle di stare a casa.

Paolo:     Però puoi avvisare tuo padre di prenderla un po’ lunga, in modo da lasciarci tempo per trovare una soluzione.

Valerio: O per rintracciare il cugino.

Daniela: Va bene. Mi avete convinto. Lo chiamo.

(Daniela si apparta per telefonare. Valerio e Paolo si servono il caffè)

Paolo:     Ti rendi conto? Un volo da Sydney!

Valerio: Ci saranno voluti almeno mille, mille cinquecento euro.

Paolo:     Ed io che volevo andare in vacanza al mare. A Rimini, mica alle Maldive. E lei no. “Sei matto? Non possiamo mica permettercele. Ci sono le tasse, il balcone da tinteggiare, le rate della macchina”.

Daniela: (al cellulare) Pronto, papà? Pronto. Mi senti?

Paolo:     E poi se ne salta fuori col biglietto per il cugino dell’Australia. Con quei soldi ci facevo un mese a Rimini.

Valerio: Ma poi, se il cugino australiano avesse davvero voluto venirci a trovare avrebbe potuto pagare lui il volo. Non trovi?

Daniela: Ascolta, hai già preso nonna?

Paolo:     Certo, ma vuoi mettere l’effetto che fa?

Daniela: Ho detto, l’hai presa nonna?

Valerio: (a Daniela) Urla, sai che papà non ci sente molto bene. (a Paolo) In che senso l’effetto che fa?

Paolo:     Ma no, niente. Niente. Poi dice che ho le mie fisse.

Daniela: Ascoltami, fai un giro largo. No. No. Ascoltami. Ascoltami. Non parlare, ascolta.

Paolo:     Ecco da chi ha preso tua sorella.

Valerio: Eh, due gocce d’acqua. Almeno, a livello caratteriale.

Daniela: Falle fare un giro. Non lo so. Portala da qualche parte.

Paolo:     (sarcastico) Digli di andare all’aeroporto per vedere se è arrivato il cugino australiano.

Daniela: Ti ho detto che non lo so dove. Basta che la tieni in giro un’oretta.

Paolo:     Facciamo anche due.

Daniela: Un’oretta, sì. Esatto. Ciao. (riattacca) È sempre un’impresa parargli al telefono.

Paolo:     Almeno lui lo porta con sé.

Valerio: Quindi? Cosa facciamo?

Daniela: Abbiamo un’ora per trovare una soluzione.

Paolo:     Detto così mi mette addosso un’ansia.

Valerio: Ma quale soluzione possiamo trovare? Dobbiamo cercare un cugino disperso in qualche parte del mondo tra qui ed il sud dell’Australia.

Paolo:     Praticamente una passeggiata di salute.

Daniela: Dio mio! Mi sento impotente. Non possiamo fare davvero nulla?

Paolo:     Possiamo attendere.

Daniela: (irritata) Attendere? Attendere? Attendere cosa? Secondo te io dovrei stare qui per un’ora con le mani in mano attendendo che il cugino Andrea bussi alla porta?

(Suonano al campanello)

(Silenzio)

Daniela: Cos’è stato?

Valerio: Il… Il campanello…

Daniela: (si getta di scatto alla porta, apre, richiude delusa) È solo Michele.

Valerio: Michele chi?

Daniela: Nessuno. Un amico di Paolo.

Paolo:     Ok, avresti potuto almeno farlo entrare (si alza e va ad aprire) Ciao Michele, entra pure.

Michele: (entra. È vestito sportivo. Ha la giacca della tuta di una squadra di calcio italiana e dei jeans) Scusatemi. Non vorrei disturbare.

Paolo:     No, non preoccuparti. Non disturbi.

Michele: No, perché... (indicando la porta)

Daniela: Scusami, non volevo chiuderti la porta in faccia.

Paolo:     Soltanto non sei chi si aspettava di trovare.

Michele: Oh. Mi dispiace. Sono venuto solamente a portare a Paolo la quota della schedina. Poi tolgo il disturbo.

Valerio: La quota della schedina?

Paolo:     Sì, con la squadra di calcetto facciamo la schedina ogni settimana. La scorsa settimana abbiamo fatto dodici.

Daniela: Dodici? Però!

Michele: Nulla di speciale. Trecento euro di vincita.

Valerio: Non male!

Paolo:     In sei.

Daniela: Ah.

Michele: Fanno cinquanta euro a testa.

Valerio: Meglio che niente.

Michele: Va bene, io vado. Scusate ancora se non sono quello che stavate aspettando.

Daniela: Aspetta un attimo.

Michele: Dimmi!

Daniela: Forse ho un’idea. Potremmo aver trovato il cugino australiano.

Valerio: E dove?

Paolo:     Mmmh… Ho paura di capire dove voglia andare a parare.

Daniela: Ma sì, ci è caduto proprio tra le braccia dal cielo.

Paolo:     E lo sapevo!

Valerio: Michele? Vuoi farlo passare per nostro cugino?

Daniela: Perché no? Nonna non ha mai visto una sua foto. Il cugino Andrea dovrebbe avere la stessa età di Michele. Credo che sia perfetto.

Michele: Non capisco di cosa state parlando. Perfetto per cosa?

Paolo:     Per truffare una povera vecchia.

Daniela: No. Ma quale truffare, è solo per non deludere il povero cuore malato di una vecchina debole ed indifesa.

Paolo:     Se continui così finirò per crederci.

Michele: Io continuo a non capire.

Valerio: Ciao, Michele, mi presento. Sono Valerio, il fratello di Daniela. Ti porgo il benvenuto in questa combriccola di matti. Secondo la folle visione di mia sorella tu saresti perfetto per impersonare un nostro cugino in arrivo dall’Australia che avrebbe dovuto presentarsi all’aeroporto un paio di ore fa ma del quale abbiamo perso ogni traccia.

Michele: Io dovrei cosa? No, no. Non sono in grado di fare queste cose.

Daniela: Ma sì. Non ti preoccupare. Paolo, digli anche tu che potrebbe funzionare.

Paolo:     Secondo me non potrebbe funzionare, ma tanto non abbiamo alternative.

Daniela: Mamma mia, sei sempre il solito entusiasta.

Paolo:     Scusami se mi sembra una sciocchezza presentare a tua nonna uno sconosciuto come se fosse suo nipote.

Daniela: Michele non è uno sconosciuto.

Paolo:     Per tua nonna lo è.

Daniela: E questo è solo un vantaggio.

Valerio: Ma dobbiamo proprio mentirle? Non potremmo raccontarle la verità?

Daniela: Quale verità? Che suo nipote è disperso per il globo terracqueo?

Paolo:     In effetti è questa la verità.

Daniela: No, stiamo scherzando? Le prenderebbe un colpo.

Michele: Continuo a non capire. Dovrei fingere di essere australiano?

Daniela: Esattamente.

Paolo:     Sai fare l’accento australiano?

Michele: No.

Daniela: Perché, secondo te la nonna sa com’è l’accento australiano?

Paolo:     Perché no?

Valerio: Ma siamo sicuri che il cugino parli italiano?

Michele: E se parlasse solo australiano?

Paolo:     Casomai inglese.

Michele: In Australia parlano inglese?

Daniela: Certo che parlano inglese.

Michele: Pensavo parlassero una specie di tedesco.

Valerio: Quella è l’Austria.

Paolo:     Cominciamo bene.

Daniela: Il cugino parla italiano perché l’ha studiato all’università. Mi ha scritto che non lo parla bene, e anche nello scritto fa molti errori.

Michele: E quindi come dovrei parlare?

Daniela: Con un forte accento.

Paolo:     Come Stanlio e Ollio.

Michele: Come Stanlio e Ollio?

Valerio: Sì. Hai presente come fanno nei loro film?

Daniela: Sai fare la voce di Stanlio e Ollio?

Michele: Ma quella di Stanlio o quella di Ollio?

Paolo:     Ma una delle due, non importa quale.

Michele: No.

Paolo:     Allora cosa chiedi a fare quale delle due?

Daniela: Sai fare un accento?

Michele: Quello calabrese. (oppure inserire un accento a piacere)

Valerio: Ma quello calabrese non va bene!

Daniela: Ok, ok, proviamo. Sforzati a modificare la voce.

Paolo:     Come Stanlio e Ollio.

Daniela: Come Stanlio e Ollio, o come diavolo riesci.

Valerio: Prova a dire. “Piacere mi chiamo Andrea”.

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”. (con voce normale)

Daniela: Ma non così, devi dire la frase con un accento.

Michele: Ah, ho capito.

Paolo:     Eh, evviva!

Daniela: Dài, prova.

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”.  (con un accento imbarazzante)

(i tre si guardano in faccia perplessi)

Paolo:     Che verso è? Un gatto schiacciato?

Daniela: No. Non va bene. Riproviamo. “Piacere mi chiamo Andrea”.

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”. (peggio di prima)

(Silenzio)

Paolo:     Mah…

Valerio: Non so. È più…

Paolo:     Una schifezza?

Valerio: Eh, sì. Direi di sì.

Paolo:     Va bene. Ok. Ci abbiamo provato. Non funziona.

Daniela: Ma no, dài. Riproviamo. Michele, prova ad impegnarti.

Michele: Io mi impegno ma non riesco a fare l’accento australiano.

Paolo:     Ma non devi fare l’accento australiano!

Michele: Ma mi avete detto voi di fare l’accento australiano.

Paolo:     Sì, ma se aspettiamo che tu faccia l’accento australiano tiriamo Natale senza combinare nulla.

Daniela: Devi fare un accento qualsiasi, ma credibile. Hai capito? Qualsiasi Ma Credibile!

Michele: Ma io…

Daniela: Qualsiasi! Ma! Credibile!

Paolo:     Lascia stare, tanto non funziona.

Daniela: (implorante) Un accento qualsiasi, ti prego. Uno qualsiasi.

Paolo:     Ora l’unico miracolo sarebbe quello di ritrovare il vero cugino.

Valerio: A sapere dove cercarlo.

Daniela: Dài, fallo per me. Un accento credibile.

Valerio: E se lo facessi io il cugino australiano?

Paolo:     E tua nonna non ti riconoscerebbe?

Valerio: Potrei camuffarmi. Dici di no?

Paolo:     Mmmh… Secondo me no.

Daniela: (sempre a Michele, come se parlasse ad un neonato) Ma di chi è questo accento bello, eh? Di chi è questo accento bello?

Paolo:     Ma la vuoi finire? Tanto non funziona.

Daniela: Uff…

Valerio: Che pasticcio.

Daniela:  Mi arrendo. Sentite, richiamo papà e gli dico di portare a casa nonna. Tanto è inutile farla venire qui.

Valerio: Sì. Sono d’accordo. Non ci sono alternative. E pensare che ho dovuto rinunciare ad un appuntamento.

Paolo:     Un appuntamento con una donna?

Valerio: E con chi altro? Certo, con una donna.

(Daniela prende il cellulare)

Daniela: Pronto. Papà. Pronto. Pronto.

Paolo:     Non sente proprio.

Valerio: Ma non è sordo. È solo che non riesce ad utilizzare il telefono.

Paolo:     Poi adesso starà anche guidando.

Daniela: Pronto. Mi senti? Ecco. Riporta a casa nonna.

Paolo:     (a Valerio) Mi stavi dicendo una donna?

Valerio: Sì, una che ho conosciuto in palestra.

(nel frattempo Michele continua a fare delle prove di pronuncia silenziose, tra sé)

Daniela: Sì. A casa.

Paolo:     Carina?

Valerio: Molto. È sposata, ma non mi importa.

Daniela: (urlando) Devi portare a casa nonna!

Paolo:     Urla più forte, così ti sentirà anche senza telefono. (A Valerio) Ma come sposata?

Valerio: Ma sì, meglio così. Non trovi? Così è tutto meno impegnativo.

Daniela: (urlando al telefono) Nonna! A casa!

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”. (con perfetto accento inglese)

(Silenzio)

Paolo:     Toh…

Valerio: Il miracolo!

Daniela: Aspetta… Aspetta…

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”. (compiaciuto) “Piacere mi chiamo Andrea”.

Valerio: Funziona!

Paolo:     E io lo sapevo che ce l’avresti fatta!

Daniela: (al telefono) Pronto? Cosa? Ma quale riportarla a casa? Porta qui nonna. Subito! (riattacca) A casa voleva portarla. Adesso che abbiamo il cugino.

Michele: “Piacere mi chiamo Andrea”. “Piacere mi chiamo Andrea”.

Paolo:     Ok. Abbiamo capito. Non consumarti. Conserva le energie per dopo.

Daniela: Bravissimo! Bravissimo! (applaude)

Valerio: Bene, questo è il primo passo. Ora bisognerà dargli qualche indicazione su chi è e cosa dire. Non può mica passare la giornata con “piacere mi chiamo Andrea”.

Paolo:     E perché no?

Daniela: Piantala di scherzare su tutto. Valerio ha ragione. Dobbiamo dargli qualche notizia. Allora Michele, ascoltami bene. Tu sei nostro cugino Andrea.

Michele: Andrea.

Daniela: Sei il nipote del fratello di nostra nonna, emigrato in Australia sessant’anni fa.

Michele: Nipote di nonna. Ok. Capito.

Valerio: Nipote del fratello di nonna.

Paolo:     Sì, ma anche nipote di nonna.

Valerio: Cavolo, è vero? Ma… Ma com’è possibile?

Paolo:     Perché c’è nipote e nipote.

Valerio: Già, però non dovrebbero utilizzare lo stesso termine per due parentele differenti.

Paolo:     Eppure è così. So che la cosa potrebbe infastidirti ma è così.

Valerio:    Ad esempio potrebbero chiamarlo nipote e... zipote.

Paolo:     Eh. Peccato che alla Crusca non ci abbiano ancora pensato. Potresti mandargli un suggerimento.

Daniela: Allora, basta! Non facciamo confusione! Cose semplici. Nonna è tua zia.

Paolo:     Prozia.

Daniela: Cose semplici ho detto! Nonna è tua zia. Zio è tuo nonno.

Paolo:     Cose semplici.

Michele: Non ho capito. Nonna è zia?

Valerio: L’abbiamo già perso.

Michele: No, scusatemi ma non capisco se è nonna o zia.

Daniela:  Calma. Calma. Per te è zia. È la sorella di tuo nonno. Ok?

Michele: Ok?

Paolo:     Sei tu che devi dire se è ok, non devi chiedercelo.

Valerio: Forse avremmo fatto meglio a dire a papà di portare a casa nonna.

Daniela: D’accordo, il tempo è poco. Concetti semplici ma fondamentali. Tuo nonno è il fratello di nostra nonna. Quindi nostra nonna è tua zia. Chiaro?

Michele: Chiaro.

Paolo:     Non bluffare.

Michele: No, no. È chiaro. Vostra nonna è mia zia.

Daniela: Perfetto. Tuo nonno è emigrato dall’Italia sessant’anni fa per andare in Australia.

Paolo:     A Sydney.

Daniela: A Sydney.

Valerio: Ma è morto.

Michele: È morto?

Valerio: È morto che eri ancora bambino.

Michele: Oh, mi dispiace.

Daniela: Avevo detto concetti semplici!

Valerio: Secondo me è fondamentale. Metti che nonna gli chiede come sta lo zio e questo le risponde “bene, grazie”?

Daniela: Ma nonna sa che è morto. Mica gli chiede come sta.

Valerio: Magari gli fa qualche tranello per capire se non è un impostore. Non ci avevi pensato?

Paolo:     Mah…

Valerio: Dillo che non ci avevi pensato. Nonna è furba.

Daniela: È vero, non ci avevo pensato. Ok. Proseguiamo senza distrarci. Dove eravamo rimasti?

Michele: A nonno che è morto.

Daniela: Esatto.

Paolo:     Però è attento.

Daniela: Allora. Tu vivi a Sydney. Sai dov’è Sydney? Sai qualcosa dell’Australia?

Paolo:     Certo, l’ha appena scambiata per l’Austria.

Daniela: L’Australia è un’isola, in Oceania. Ex colonia britannica. Tu vivi a Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, è la città più popolosa dell’Australia con più di quattro milioni di abitanti, ma la capitale è Canberra, trecentotrentamila abitanti.

Paolo:     Deve fare un esame di geografia?

Daniela: Sono cose che un australiano deve sapere.

Paolo:     Tu sai quanti abitanti ha Roma?

Daniela: No e non mi interessa.

Paolo:     E perché dovrebbero interessare ad un Australiano?

Valerio: Senti Michele, l’Australia è grande e ci sono i canguri. Ti basta questo.

Daniela: Temino di Terza elementare.

Paolo:     Basta e avanza. Anche perché tuo padre sarà qui a momenti.

Valerio: Ma non si può presentare così. Passi per i jeans, ma la giacchetta della tuta?

Daniela: Valerio ha ragione. Paolo, dagli qualcosa di tuo.

Paolo:     Di mio? E perché?

Daniela: Perché i tuoi vestiti dovrebbero andargli bene. Quella giacca che hai preso e che non metti mai, ad esempio. Potrebbe essere perfetta.

Paolo:     Ma è una giacca di marca. L’ho pagata ottocento euro.

Daniela: Ma mica te la mangia. Solo il tempo di presentarlo, dài sbrigati. Portalo di là a cambiarsi.

(Paolo e Michele escono)

Daniela: E che Dio ce la mandi buona.

Valerio: Non capisco proprio perché tu non abbia rimandato. Magari tra qualche istante salta fuori il vero cugino. A quel punto cosa farai?

Daniela: Lo sostituiremo a Michele.

Valerio: Credi che nonna non si accorgerà del cambiamento.

Daniela: Ma no. Boh. Forse sì. Oh, insomma, qualcosa ci inventeremo.

Valerio: Che Dio ce la mandi buona.

Paolo:     (entra con Michele) Ecco il cugino d’Australia!

Valerio: Mi sembrava più Australiano quando aveva la tuta.

Daniela: Basta, basta. Va bene così. Non iniziamo a disquisire sulla moda australiana, altrimenti non ne usciamo più.

(campanello)

Daniela: Sono loro. Vado ad aprire. Ragazzi mi raccomando. Michele, sei pronto?

Michele: Spero di sì.

Daniela: Spero non mi basta.

Paolo:     Ma sì, è pronto. E poi non abbiamo alternative.

Daniela: Michele, Paolo, Valerio. Conto su di voi.

Paolo:     Mamma mia, che ansia mi fai venire.

Daniela: Apro.

Valerio: Apri, apri.

(Daniela apre, entrano papà e nonna)

Papà:        Eccoci qua, finalmente!

Daniela: Papà, nonna! Vi stavamo aspettando.

Nonna:    Tuo padre sta proprio invecchiando. Mi ha fatto girare la città in lungo e in largo per portarmi qui. Ancora un po’ e cambiavamo provincia per fare due chilometri di strada.

Daniela: Ma dài, nonna. Non ci pensare. Anche perché adesso ti aspetta una bella sorpresa!

Nonna:    Ma che sorpresa e sorpresa? Guarda che l’avevo già capito che mi stavate preparando qualcosa. Sono due settimane che continuate con la solita solfa. “Mi raccomando, nonna. Non prendere impegni. Mi raccomando”. Ma quali impegni vuoi che prenda alla mia età? Al massimo l’appuntamento con il geriatra.

Paolo:     La nonna è sempre simpatica.

Nonna:    Senti, bello. Io non sono tua nonna. Siamo parenti, per modo di dire, solo perché hai sposato mia nipote. Ma hai fatto fessa lei, non me. Capito?

Paolo:     Lo dicevo, simpaticissima.

Valerio: Non indovinerai mai chi ti abbiamo portato.

Nonna:    Mio nipote Andrea dall’Australia.

Valerio: Ah. (deluso)

Daniela: Ma nonna. Come hai fatto ad indovinare? Papà, le hai detto qualcosa?

Papà:        No. Io non ho parlato.

Nonna:    No, lui non ha aperto bocca per tutto il viaggio. Ed è stato meglio così. Ma se mettete lo striscione grande come una casa non ci vuole una laurea per indovinare. Sono vecchia ma non così rincoglionita.

Paolo:     Ottimo spirito d’osservazione.

Daniela: Non si può proprio nascondere nulla alla nostra nonna. Ecco qui. Nonnina cara, ti presento il cugino Andrea. Direttamente dall’Australia!

Michele: Piacere mi chiamo Andrea.

Paolo:     E questa è andata.

Daniela: Andrea, lei è mia nonna. Tua zia.

Paolo:     Prozia.

Michele: Piacere mi chiamo Andrea.

Daniela: Tua zia! E lui è mio padre. Tuo cugino.

Paolo:     Il cugino di tuo padre.

Michele: Piacere mi chiamo Andrea.

Paolo:     E questa è un’informazione consolidata.

Valerio: Fa bene a puntare sul suo cavallo di battaglia.

Paolo:     Sì, sperando non diventi troppo ripetitivo.

Papà:        Andrea, piacere nostro. Ma sono felicissimo di conoscerti. Hai fatto buon viaggio? Tutte quelle ore di volo.

Michele: Yes. Grazie. È stato un buon viaggio.

Paolo:     Perlomeno non ha detto “piacere mi chiamo Andrea”…

Daniela: E dicci, Andrea. Sei contento di vedere finalmente la terra di tuo nonno e delle tue origini?

Michele: Oh, yes. Ho sempre desiderato vedere questa terra. Dove mio nonno è nato e cresciuto. Io l’ho conosciuto poco perché è morto che ero ancora bambino. Ma papà mi ha tanto parlato di lui.

Papà:        E finalmente sei qui con noi. Anche nonna è tanto felice di conoscerti. Vero nonna?

Nonna:    Sì. Felice. Però… è strano. Ha una faccia che mi sembra di avere già visto.

Daniela: Ti ricorderà il viso di tuo fratello. Dopotutto è suo nonno.

Paolo:     Sì, certo.

Nonna:    No. Non assomigli molto al mio povero fratello. Forse hai preso da tua mamma.

Valerio: Sì, ha preso dalla mamma. Vero, Andrea? Di’ a nonna che hai preso dalla mamma.

Papà:        Ma Valerio, come fai a sapere che assomiglia sua madre.

Paolo:     Eh, già. Come fai?

Daniela: (dà una gomitata a Paolo)

Paolo:     Ahi..

Valerio: Eh, come faccio? Ma perché è la prima cosa che mi ha detto, quando l’ho preso in aeroporto. Mi ha detto “Non assomiglio molto a nonno perché ho preso tutto da mamma”, vero Andrea che hai detto così?

Michele: Sì, vero. Perché magari non mi aveva riconosciuto.

Nonna:    Tanto Valerio non ha mai visto tuo nonno. Non c’era motivo di specificarlo.

Valerio: Già. Non c’era motivo. E dimmi Andrea, com’è l’Australia. Sai io non ci sono mai stato.

Paolo:     Eh, nemmeno lui.

Daniela: (altra gomitata a Paolo) E taci!

Paolo:     Ahi...

Michele: L’Australia. L’Australia è grande. E ci sono i canguri.

Valerio: È vero, ci sono i canguri. Li ho visti anch’io da Piero Angela.

Paolo:     Almeno questa volta non l’ha scambiata con l’Austria.

Daniela: (altra gomitata) Vuoi finirla?

Paolo:     Ahi..

Papà:        Ma Paolo, cos’hai. Mal di stomaco?

Paolo:     Qualche fitta. Ogni tanto.

Daniela: Quando dice sciocchezze.

Papà:        Come?

Daniela: No, nulla, nulla. Ma chissà quante cose avete da dirvi. Perché non vi accomodate in soggiorno? Così sarete tutti più comodi. Ho preparato anche degli album fotografici, così nonna potrà raccontare tante storie della nostra famiglia al cugino Andrea.

Paolo:     Ottima idea.

Daniela: Venite, faccio strada. Vieni nonna. Ti accompagno. Non avevi mai visto la mia casa?

Nonna:    Se non mi inviti. Non posso mica entrare dal balcone.

(escono Daniela, Papà, Michele, Nonna)

Paolo:     Mah. Secondo te quanto reggerà?

Valerio: Temo poco.

Paolo:     Mi sa che ti conviene raggiungere la tua bella all’appuntamento.

Valerio: Ormai è saltato. È uscita col marito.

Paolo:     Sarà per la prossima volta.

Daniela: (entra) Voi non venite?

Paolo:     Se proprio dobbiamo.

(escono)

(suona il telefono)

Paolo:     Rispondo io. Dopo vi raggiungo. (rientra e va a rispondere) Pronto. Sì. È mia moglie. Come? I Carabinieri? È successo qualcosa? Ah. Sì. Esatto. Oh, che sollievo. È lì da voi? Sì. Il tempo di prepararmi ed arrivo subito. Qualche minuto soltanto. Grazie. Grazie.

Daniela:  (entra) Ma sei ancora qui? Hai proprio intenzione di rovinare tutto. Vuoi venire di là? Guarda che non torno più a cercarti.

Paolo:     No, non vengo devo andare dai Carabinieri.

Daniela: Dai Carabinieri? Cos’hai combinato.

Paolo:     Io nulla. Ma loro hanno trovato il cugino Andrea.

Daniela: Oddio! i Carabinieri. Ma allora gli è successo qualcosa!

Paolo:     No. Al telefono mi hanno detto che si è presentata da loro una persona in arrivo dall’Australia che chiedeva di noi. E loro ci hanno chiamato.

Daniela: Dio sia lodato! Andiamo subito a prenderlo!

Paolo:     Vado io, tu intrattieni gli ospiti. E pensa a come effettuare lo scambio di cugini.

(Paolo esce di casa, Daniela esce verso il soggiorno)

Fine Primo Atto



Secondo Atto

(Si apre la porta, entra Paolo tenendola socchiusa. Parla verso l’esterno)

Paolo:     Attendi qui un attimo per favore, torno subito. (chiude la porta, tra sé) È un bel problema, questo è davvero un bel problema.

Daniela: (entra) Finalmente sei tornato, di là non sanno più cosa inventare. Michele è andato in confusione. Ha raccontato che in Australia ci sono i Samurai che combattevano contro gli indiani. Non so per quanto ancora nonna potrà bersi queste cose. Ma. Dov’è mio cugino?

Paolo:     Ecco. C’è un piccolo problema.

Daniela: Un problema? È successo qualcosa a mio cugino?

Paolo:     Beh. Non proprio qualcosa…

Daniela: L’hanno aggredito? L’hanno derubato? Per questo era dai Carabinieri! Bella accoglienza, davvero. Benvenuto in Italia! E subito lo mettiamo in difficoltà!

Paolo:     Ma no…

Daniela: Vedi. È per questo che non riusciamo ad attirare turisti. Come arrivano li derubiamo.

Paolo:     Ma no…

Daniela: Mi vergogno di questo paese. È uno schifo…

Paolo:     Vuoi stare zitta un attimo? Non è stato derubato.

Daniela: Aggredito?

Paolo:     Nemmeno aggredito!

Daniela: Uno spintone?

Paolo:     No, neanche uno spintone. Non è successo nulla.

Daniela: Oh, meno male.

Paolo:     Però…

Daniela: Però?

Paolo:     Eh, non è semplice da spiegare.

Daniela: Come non è semplice? Provaci! Cos’è successo?

Paolo:     È successo che… Beh. È successo che non c’è nessun cugino Andrea.

Daniela: Come nessun cugino Andrea? E la telefonata? E i Carabinieri?

Paolo:     Cioè. Sì, il cugino c’è. Però…

Daniela: Allora, non capisco. Il cugino c’è o non c’è?

Paolo:     Per esserci c’è… Senti faccio prima a mostrarti il tutto. (apre la porta ed appare una donna) Ecco, ti presento il cugino Andrea.

Andrea:   (parla con un forte accento spesso sbagliando le parole) Ciao! Buongiorno!

Daniela: (rimane immobile a guardarla, muta)

Andrea:   Mi scuso per il ritardo. Ma ho avuto tanti problemi buffi e ho perso il volo. Quando sono arrivata non c’era più nessuno ad aspettarmi. Ho preso un taxi e ho detto di portarmi al posto di polizia del vostro paese. Ho detto il vostro nome e vi hanno chiamato. Ed eccomi qui. Sono contenta di vedervi.

Daniela: (è sempre immobile e la fissa a bocca aperta)

Paolo:     Anche noi siamo contenti di vederti. Piacere nostro. Quella statua di cera è tua cugina Daniela. Io sono Paolo, suo marito. E, anche se forse non sembra, anche lei è molto contenta di vederti.

Andrea:   Piacere!

Paolo:     Forse più che contenta è… sorpresa.

Daniela: Molto sorpresa…

Paolo:     Si è sbloccata. È già un buon segno.

Andrea:   So che mi aspettavate qualche ora fa ma non ho avuto modo di avvisarvi.

Daniela: Non è il ritardo che mi sorprende.

Paolo:     Diciamo che ti credevamo. Un po’ diversa.

Daniela: Molto diversa.

Andrea:   Come diversa?

Paolo:     Diversa. Come dire… con i baffi e più peli sulle gambe…

Valerio: (entra) Sentite, bisogna fare qualcosa. Ormai Michele non sa più cosa inventare. È arrivato il cugino? (vede Andrea) Buongiorno.

Paolo:     Diciamo che non è arrivato quel tipo di cugino che stavamo aspettando.

Valerio: (da cascamorto) Piacere, mi chiamo Valerio.

Andrea:   Piacere mio. Sei il fratello di Daniela?

Valerio: (come prima) Sì, suo fratello. Tu sei una sua amica? Non mi aveva mai parlato di te. E non capisco per quale motivo nascondermi una simile bellezza.

Paolo:     Ma cosa diavolo…?

Daniela: Valerio, aspetta: c’è un equivoco.

Valerio: Equivoco? Ah, capisco. Sei già fidanzata. Beh, non sono geloso. Fidanzate, sposate. Nessun problema per me. Scusami ma non ho ben capito il tuo nome.

Paolo:     Anche perché non te l’ha ancora detto.

Valerio: Ecco il perché, questi solitamente sono particolari che non mi sfuggono facilmente.

Daniela: Ma ci sta provando seriamente?

Paolo:     Sì, sì. Lascialo fare. Voglio vedere dove va a parare.

Andrea:   Io mi chiamo…

Valerio: Aspetta, aspetta. Dev’essere un nome molto femminile. Un nome adatto alla tua dolcezza, un nome delicato come quello di un fiore, con il suono della rugiada del mattino…

Daniela: Ma cosa stai dicendo?

Paolo:     Shh, non lo interrompere. Questa è roba di classe.

Valerio: ...un nome colorato. Giallo come il sole che riscalda, verde come la speranza nei tuoi occhi, blu come il profondo della tua anima, bianco come la tua purezza…

Daniela: È andato.

Paolo:     È tutto bellissimo.

Valerio: Un nome poetico come l’aurora che splende sulle montagne innevate e...

Daniele: ...e adesso basta! Si chiama Andrea, d’accordo.

Valerio: Andrea? Ma come Andrea?

Paolo:     Quell’Andrea!

Valerio: Quel… Oh, cavolo!

Daniela: Esatto.

Paolo:     Hai capito Romeo? Abbiamo un bel problema.

Andrea:   Un problema? Non capisco.

Daniela: Non ti preoccupare Andrea, non sei tu il problema.

Paolo:     Già, il problema è l’altro cugino nella stanza accanto.

Daniela: Intanto ti presento mio fratello Valerio.

Andrea:   Piacere, felice di conoscerti.

Valerio: Ehm, piacere mio. Scusa per prima, ho fatto una figuraccia, io credevo che…

Andrea:   Non preoccuparti. Sei stato molto carino. Erano parole tue?

Valerio: Beh, sì!

Andrea:   Davvero molto belle. Immagino che tu faccia girare la testa alle donne che frequenti.

Daniela: Chi? Valerio?

Valerio: Beh, un po’.

Paolo:     Nel senso che si girano dall’altra parte appena ti vedono.

Valerio: Non scherzare. Io dico la mia in fatto di donne.

Paolo:     Solo che non ti ascoltano.

Daniela: Bene, ora che abbiamo fatto le dovute presentazioni vediamo come sbrogliare la situazione, che mi sembra alquanto intricata.

Andrea:   Oh, che bello! Quante parole che non capisco!

Paolo:     Bene così potrai imparare tante cose nuove. Poi insegnerai un po’ di inglese a tua cugina, visto che anche lei non ha capito delle cose fondamentali.

Daniela: Non è che non ho capito. E che a me sembrava normale che Andrea fosse un nome maschile.

Paolo:     Certo. In Italia forse. Ma lei è Australiana. Non hai considerato il piccolo particolare?

Daniela: Ok. Va bene. Non ci ho pensato. Ho dato la cosa per scontata. D’accordo maestro. Ora, visto che sai tutto, trova un modo per uscire da questa situazione.

Valerio: Anche perché di là è ormai diventata insostenibile.

Papà:        Eccovi qua. Mi chiedevo dove foste finiti. Di là il cugino Andrea è in difficoltà. Non capisco cosa gli stia accadendo. Forse a causa della lingua, forse il fuso orario, ma dice cose senza senso. Adesso ha cominciato a sudare.

Daniela: Arriviamo subito.

Papà:        Ma, chi è questa bella ragazza?

Paolo:     Già. Chi è?

Daniela: Lei? È…

Papà:        Sì. Proprio lei. Chi è?

Paolo:     Eh, se lo sapesse…

Daniela: È la fidanzata del cugino Andrea.

Valerio: Cosa?

Papà:        Ma è italiana?

Valerio: No, arriva dall’Australia

Papà:        Ah! Ma non sono arrivati assieme?

Paolo:     Lei ha perso l’aereo e l’hanno ritrovata i Carabinieri.

Papà:        O povera! E… come si chiama?

Valerio: And…

Daniela: (stoppa Valerio) ersson. (incerta) Pamela Andersson.

Valerio: Pamela Andersson?

Paolo:     Me la ricordavo diversa.

Daniela: Ma non quella Pamela Andersson, è un omonima. (a Valerio e Paolo) Sentite voi due, andate di là con papà a dare una mano al cugino Andrea. Io devo parlare un attimo con Pamela.

Valerio: Ok, andiamo Paolo.

Paolo:     Vediamo se è ancora vivo.

(Valerio, Paolo e Papà escono)

Daniela: Andrea, ti chiedo di perdonarmi per confusione, devo spiegarti alcune cose importanti.

Andrea:   Io… Io non capisco. Io sono la fidanzata... mia?

Daniela: È una storia lunga. prima di tutto devi sapere che in Italia Andrea è un nome maschile.

Andrea:   Maschile?

Daniela: Da uomo, non da donna. E io credevo…

Andrea:   ...che anch’io fossi uomo.

Daniela: Esatto. E quando non ti abbiamo vista arrivare, per non deludere la nonna, abbiamo detto che Michele, un amico di Paolo, era il cugino Andrea. E adesso è di là che racconta a nonna dell’Australia. Ma non so quanto ancora potrà resistere. Sono davvero dispiaciuta.

Andrea:   Ma non importa. È tutto molto divertente. Posso raccontare anch’io qualcosa a zia. La fidanzata del cugino Andrea conosce bene l’Australia.

Daniela: Oh, sarebbe fantastico. Lo faresti davvero?

Andrea:   Ma sì. Anch’io ho sbagliato a non farvi sapere qualcosa di più di me. Sono stata così contenta di venire in Italia che non ho pensato ad altro. Quando sono arrivata in aeroporto mi hanno detto che c’era un problema nella prenotazione, che l’aereo era pieno e non potevo partire. Ma sono stati molto gentili. Mi hanno fatto partire con un altro volo. Per la Germania. E da lì ho poi raggiunto l’Italia. Ero in ritardo e non ho trovato nessuno. Allora ho pensato di andare in polizia. Mi hanno portato da Carabinieri. Ed eccomi qui. Ti dovevo chiedere un numero di telefono. La confusione è colpa anche mia.

Daniela: È l’emozione che ci ha fatto sbagliare.

Andrea:   Adesso mettiamo tutto a posto. Poi ho sempre sognato di essere Pamela Andersson.

Daniela: Ahahah. Allora la parte è tua!

Papà:        (entra con gli altri) Vieni nonna, vieni. Che le sorprese non sono finite.

Nonna:    Spero che la prossima sorpresa sia migliore, questo nipote è davvero una delusione. Non ha preso proprio nulla di mio fratello.

Valerio: Ma dài nonna, sarà solo stanco per un lungo viaggio. Vedrai che dopo una notte di sonno non lo riconoscerai più.

Paolo:     Ma proprio più, quasi una persona diversa.

Daniela: Nonna, ti presento Pamela, la fidanzata del cugino Andrea.

Andrea:   Buongiorno zia. Posso chiamarti zia?

Nonna:    Beh, se sei la fidanzata di mio nipote. Perché no? Tu sì che hai degli occhi vivaci. Sei australiana anche tu?

Andrea:   Sì. Anch’io sono australiana. Quando Andrea mi ha detto che era stato invitato in Italia per conoscere la sua famiglia gli ho detto subito che mi sarebbe piaciuto accompagnarlo. Purtroppo non abbiamo trovato posto sullo stesso volo, per questo sono arrivata in ritardo.

Nonna:    Beh, sono contenta che tu sia arrivata.

Papà:        Parli molto bene l’Italiano.

Andrea:   L’ho studiato in università. Ho conosciuto Andrea al college e mi ha parlato molto delle sue origini italiane. Così abbiamo deciso di studiare insieme la lingua e di fare un viaggio in Italia appena possibile. Adesso, grazie a voi abbiamo realizzato il nostro sogno.

Valerio: È tanto diversa l’Australia da qui?

Nonna:    Già, perché mio nipote Andrea ha detto solo che è grande e ci sono i canguri.

Paolo:     Visto che è tutto quello che sa.

Andrea:   L’Australia è la terra della libertà. Siamo in pochi e di molte origini differenti. Per questo viviamo in sintonia. Tante origini, un solo popolo.

Valerio: E le tue origini quali sono?

Paolo:     Ma che domanda stupida.

Daniela: Finiscila!

Andrea:   La mia famiglia è di origine svedese. Il padre di nonno arrivò in Australia negli anni venti. Mio nonno combatté in Europa in guerra. Era nell’aviazione australiana.

Papà:        Che storia interessante. E tu non hai mai pensato di visitare la Svezia?

Daniela: Ma perché continuiamo a tempestarla di domande?  Nessuno  si  interessa  più  del cugino Andrea? Chissà quante cose interessanti ha da dirci.

Paolo:     Sì, tipo che l’Australia è grande e ci sono i canguri.

Michele: È proprio così.

Paolo:     Sì, vabbè.

Nonna:    Formate davvero una bella coppia. Caro Andrea, la tua fidanzata mi piace molto. E, certo piacerà anche a te.

Daniela: Sapevo che ti sarebbe piaciuta.

Nonna:    Perché, la conoscevi già?

Daniela: No, però… me ne aveva parlato il cugino Andrea.

Nonna:    Cara Pamela, mi piacerebbe farti vedere delle foto del nonno di Andrea quando era giovane. Ti andrebbe?

Andrea:   Ma volentieri zia.

Nonna:    Mi piace quando mi chiami zia. Vieni in soggiorno. Ti mostro le foto.

Michele: Posso venire anch’io?

Nonna:    Se proprio devi.

(escono Nonna, Michele, Andrea)

Papà:        Mi sembra che la fidanzata del cugino Andrea piaccia molto a nonna.

Daniela: Non è la fidanzata.

Papà:        Come “non è la fidanzata”?

Valerio: È lei il “cugino” Andrea.

Papà:        Cioè, intendi dire che il cugino non è un cugino ma una cugina?

Paolo:     A meno di nuove sorprese sembrerebbe di sì.

Papà:        Non capisco. Ma allora il cugino chi è?

Daniela: Un amico di Paolo.

Paolo:     È una storia un po’ lunga.

Daniela: Dopo ti spiegheremo tutto con calma.

Papà:        E quindi ora cosa facciamo?

Valerio: Dobbiamo trovare il modo di dirlo a nonna.

Daniela: Dobbiamo proprio?

Valerio: Non glielo diresti?

Daniela: Tanto vanno d’amore e d’accordo già così. Perché dirglielo?

Paolo:     Perché è sua nipote? Mi sembra già una motivazione più che sufficiente.

Daniela: E cosa le diciamo? Cara nonna abbiamo voluto farti uno scherzo. Tuo nipote è lei.

Valerio: Che carrambata!

Papà:        Spiegatele tutto, vedrete che capirà. Non vi mangia mica.

Paolo:     Mangiare no. Magari morde solo un pochino.

Daniela: Prendiamoci ancora qualche minuto per riflettere.

Papà:        Io torno di là. Non vorrei che il “cugino” salti fuori con qualche altra trovata delle sue.

Valerio: Vengo a darti man forte.

(Papà e Valerio escono)

Paolo:     Non puoi non dirglielo.

Daniela: Lo so, lo so. Devo solo trovare il momento e le parole giuste.

Paolo:     Prima glielo dici e meglio è.

Daniela: Ok, ok. Non mettermi fretta. Lasciami ragionare.

(campanello)

Daniela: Chi è? Chi è?

Paolo:     Non so, fammi aprire. Aspettiamo altri cugini?

Daniela: Non fare lo stupido. Non sei divertente.

Paolo:     (apre, entra Manuela) Ciao Manuela.

Manuela: Ciao Paolo, Ciao Daniela. Michele è qui da voi? È uscito di casa un’ora fa dicendo che doveva passare da te per una faccenda del calcetto e non è più tornato. Dovevamo andare insieme al supermercato. Sono un po’ preoccupata.

Paolo:     Ma non ti preoccupare, tuo marito…

Daniela: ...è stato qui ma se n’è già andato da un pezzo.

Paolo:     Cosa?

Daniela: Sì. Ti ha portato i soldi e se n’è andato. Non ricordi, caro?

Paolo:     Ah, sì?

Manuela: Ma dove può essere andato. Mi aveva promesso che sarebbe tornato subito. Non è da lui.

Daniela: Ma stai tranquilla, vedrai che tornerà presto.

Paolo:     Non appena Daniela si deciderà a confessare qualcosa a sua nonna.

Manuela: Come dici?

Daniela: Non ascoltarlo. Oggi ha voglia di scherzare.

Manuela: Ah, scusami Paolo, ma non riesco proprio a scherzare. Non sono tranquilla. Ma, avete una festa in corso.

Daniela: Sì, è arrivato mio cugino dall’Australia.

Paolo:     Cugina.

Daniela: Sì, cugina.

Manuela: Ah, che bello. Avete una cugina in Australia? Andrea! Che bel nome. All’estero è un nome femminile, solo in Italia lo usiamo al maschile.

Paolo:     Hai visto che anche lei lo sapeva?

Daniela: E vorrà dire che la prossima volta dirò a lei di invitarla.

Manuela: L’Australia, come mi piacerebbe conoscere qualcosa di questa terra lontana e misteriosa.

Paolo:     Puoi chiederlo a tuo marito. Ti dirà che è grande e ci sono i canguri.

Manuela: Dev’essere proprio bella. Però solo il volo costerà una fortuna.

Daniela: Milleequattrocentoventi euro andata e ritorno.

Paolo:     Ah, però!

Daniela: Ma se prenoti prima risparmi qualcosa.

Paolo:     Cosa che, evidentemente, noi non abbiamo fatto. E poi ci lamentiamo che non possiamo permetterci di andare a Rimini.

Manuela: È comunque troppo cara. Però, magari l’anno prossimo. Sapete, facciamo dieci anni di matrimonio.

Paolo:     Ah, auguri!

Valerio: (entra) Ragazzi, la cugina è un vero schianto. La nonna è davvero affascinata. (vede Manuela e si blocca) Ah… (si nasconde dietro di Paolo schiena a schiena)

Paolo:     Ma che hai?

(Daniela e Manuela si guardano perplesse)

Valerio: È la donna della palestra.

Paolo:     Quella con cui avevi un appuntamento?

Valerio: Sì, proprio lei.

Paolo:     Avevi un appuntamento con la moglie di Michele?

Valerio: Sì, cioè forse.

Paolo:     In che senso “forse”?

Valerio: È che lei non lo sa.

Paolo:     Come non lo sa? (si scansa, Valerio che era appoggiato a lui casca a terra)

Daniela: Valerio, si può sapere cosa stai combinando? Già è una giornata difficile così.

Valerio: Io, nulla. Stavo facendo dell’attività fisica. È sempre importante tenersi in allenamento. (finge delle flessioni)

Manuela: (lo guarda attentamente) Ma ci siamo già visti?

Paolo:     Certo, avresti dovuto avere un appuntamento con lui nel pomeriggio.

Manuela: Un appuntamento?

Valerio: No, ma cosa dici, Paolo? Sicuramente si tratta di uno scambio di persona.

Manuela: Eppure mi sembra di aver già visto il suo viso.

Valerio: Beh, può essere. Sono un tipo molto conosciuto.

Manuela: Ah, ma ora ricordo. In palestra. È quel tipo che è rimasto incastrato sotto il bilanciere.

Valerio: Già. È stato un incidente…

Paolo:     Complimenti, un vero atleta.

Manuela: Mi scusi, ma se ci penso mi viene da ridere. Ci sono volute quattro persone per tirarla fuori da sotto i pesi.

Valerio: Ma no, non è proprio così…

Manuela: (ride) Mi scusi, non voglio riderle in faccia… ma… era troppo buffo…

Valerio: Che vergogna… Scusate.  Mi sembra che mi stiano chiamando di là… (esce di corsa)

Manuela: Poverino, non vorrei averlo offeso.

Paolo:     Non preoccuparti, ogni tanto un po’ di cruda realtà non può fargli che bene.

Manuela: Beh, almeno mi ha rimesso di buon umore. Torno a casa a vedere se Michele è rientrato.

Michele: (entra un po’ sconvolto) Ragazzi, non ce la faccio più  ho bisogno di una boccata d’aria e di riposare un po’ quelle due mi stanno sfiancando.

Manuela: Ma! Michele! Allora sei qui! Ma cosa sta succedendo?

Paolo:     Tombola!

Michele: Ma tesoro! Che ci fai tu qui?

Manuela: Dovrei farti io la stessa domanda.

Daniela: Ma no, è tutto sotto controllo. Non devi preoccuparti.

Manuela: Tutto sotto controllo? Tutto sotto controllo?

Paolo:     Sì, più o meno.

Manuela: No, no. Voglio sapere cosa mi state nascondendo. Prima mi dite che mio marito non è qui, poi lo vedo comparire tutto affaticato e mezzo svestito affermando che due donne lo stanno sfiancando e voi mi dite che è tutto sotto controllo? Io adesso vado di là e faccio un casino!

Michele: Ma cara, non è come sembra. Posso spiegarti.

Paolo:     Una frase più compromettente non la potevi scegliere.

Manuela: Spiegarmi? Spiegarmi? Lasciami passare che vado a dirne quattro alle tua amichette.

Daniela: Manuela, calmati. Tuo marito ha ragione.

Manuela: Non metterti di mezzo anche tu, eh? Che sei stata la prima a mentirmi. Io ero preoccupata per lui, pensavo gli fosse successo qualcosa. Invece è qui a divertirsi con delle signorine.

Paolo:     Signorine? Una è un po’ attempata.

Daniela: Ma non è così, non ci sono signorine.

Manuela: “Quelle due mi stanno sfiancando”. Non l’ho detto mica io.

Michele: Ma no, cara. Cos’hai capito?

Manuela: Ho capito quello che mi hai detto. E ci sento benissimo io. Dieci anni, dieci anni insieme e così, per caso, vengo a scoprire una tua seconda vita che non conoscevo. Che delusione.

Daniela: Manuela, calmati. Lasciami spiegare. Tuo marito sta impersonando mio cugino d’Australia.

Manuela: Tuo cugino? Ma cosa stai dicendo? Lo vedi che continui a mentirmi? Mi hai appena detto che è un cugina.

Paolo:     Eh, quando le cose sono chiare fin dal principio.

Daniela: Sì, è una cugina. Ma io non lo sapevo. E lui sta facendo il cugino perché io pensavo fosse un maschio. E quando non l’abbiamo trovato in aeroporto abbiamo chiesto a Michele di sostituirsi a lui, per non deludere mia nonna. Ma poi il cugino è arrivato davvero ed era una cugina. Però avevamo già un cugino, che poi è tuo marito, e quindi… non lo so, mi sono persa...

Paolo:     Sempre più chiaro e limpido.

Manuela: Non capisco, non capisco più nulla.

Paolo:     Nemmeno noi, non preoccuparti.

Manuela: Mi stai dicendo che Michele sta facendo finta di essere tuo cugino? Che però è una cugina?

Paolo:     Sembrerebbe.

Manuela: E io dovrei crederci?

Daniela: Ti assicuro che è proprio così. È colpa nostra se si è trovato immischiato in questa storia. Lui non c’entra nulla. E non c’è nulla di sconveniente, te l’assicuro.

Manuela:  E per quanto tempo ancora dovrà andare avanti questa storia?

Paolo:     Finché Daniela non troverà il coraggio di raccontare tutta la verità a sua nonna.

Daniela: (a Manuela) Ti chiedo solo di pazientare ancora un po’. Appena risolto l’equivoco te lo rimanderemo a casa immediatamente.

Manuela: Non so, non so proprio. Mi sembra tutto così assurdo. I vostri racconti. Le vostre bugie. Mio marito… in giacca?

Paolo:     Veramente quella è mia.

Manuela: È dal giorno del matrimonio che non lo vedevo in giacca. Mi gira la testa. Che confusione.

Michele: Tesoro, ti assicuro che non c’è nulla di male in quello che sto facendo. Paolo mi ha chiesto un aiuto, tutto qui.

Manuela: Non so più se mi posso fidare.

Michele: Amore, ti assicuro che è la verità.

Manuela: Michele… io…

Michele: (abbraccia Manuela) Ti prego, fidati. Non c’è davvero nulla...

Manuela: E va bene. Mi fido. Anche se non mi hanno fatto piacere le vostre bugie. Potevate raccontarmi tutta la verità dall’inizio.

Paolo:     Ma dall’inizio, inizio. Quanti problemi ci saremmo evitati.

Daniela: Hai ragione. Avete ragione. Ma è una storia talmente assurda che avresti fatto fatica a credermi.

Manuela: Faccio un po’ di fatica anche adesso.

Daniela: Ti assicuro che è tutto vero.

Manuela: Grazie. Mi fido.

Michele: Scusami tesoro, per averti ingannato.

Manuela: Scusami tu, per aver dubitato di te.

(Manuela e Michele si abbracciano)

Daniela: Che teneri.

Valerio: (entra) Michele, dove sei finito? La tua fidanzata ti aspetta!

Manuela: Cosa!?!?!?!?

Michele: Ma no cara, non è come pensi. Ti posso spiegare!

Paolo:     Michele! Cambia le battute!

Manuela: E io che mi sono anche fidata. Non farti più vedere! (esce di corsa)

Michele: (fa per inseguirla, Paolo lo blocca)

Paolo:     Non peggiorare le cose. Dopo le spiegheremo tutto con calma.

Daniela: Adesso abbiamo un problema da risolvere.

Michele: Ma quello è molto più urgente.

Paolo:     Dipende dai punti di vista.

Daniela: Ora sistemerò tutta la faccenda, promesso. Spiegherò subito tutto a nonna.

Paolo:     Sarebbe anche ora.

Michele: Poi devo proprio scappare. Manuela era davvero infuriata. Non vorrei ritrovarmi a dormire in garage.

Daniela: In quel caso proverò a parlare con Manuela e a sistemare le cose.

Paolo:     O a peggiorarle. Il confine è labile.

Daniela: Valerio, potresti chiedere a Nonna e ad Andrea di raggiungerci qui? Grazie

Valerio: Vado subito. (esce)

Daniela: È ora di vuotare il sacco.

Paolo:     Finalmente.

Michele: Grazie.

Nonna:    (entra a braccetto con Andrea, seguite da Papà)  Eccoci, eccoci. Avete bisogno di noi a tal punto da mandare un ambasciatore a chiamarci?

Daniela: Sì, nonna. Ho bisogno di parlarti. Di parlare a tutti voi. È una cosa importante.

Nonna:    Prima che tu cominci a parlare, anch’io ho una cosa molto importante da dire. E vi prego davvero di ascoltarmi tutti. (a Michele) Sai, caro Andrea, voglio raccontarti qualcosa della mia, e della tua famiglia. Mio fratello, tuo nonno, era un gran lavoratore oltre che un gran testardo ed idealista, come del resto tutta la famiglia. Quando lasciò l’Italia, sessant’anni fa, lo fece sbattendo la porta. Disgustato dalla strada che questo paese aveva intrapreso. Una strada fatta di favori ed amicizie, di porte aperte per chi chinava il capo e portoni chiusi per chi aveva la schiena dritta. E lui la schiena dritta l’ha sempre avuta, per questo quando se ne andò giurò di voler dimenticare questo paese nel più breve tempo possibile. E così fece. Ci scrivemmo per qualche anno dopo la sua partenza. Mi raccontò di aver conosciuto una stupenda donna australiana, tua nonna, e di aver avuto un bellissimo bambino. Tuo padre. Mi raccontò di averlo chiamato Brian. Un nome non italiano. Perché con l’Italia aveva chiuso. Definitivamente. Disse di voler dimenticare l’italiano. E di non volerlo insegnare al figlio. Poi non mi scrisse più. Probabilmente per tagliare il cordone ombelicale una volta per tutte. Sai? Credo che se fosse ancora vivo non ti avrebbe fatto partire. E credo, che abbia imposto, con tutte le proprie forze, che anche al nipote non venisse dato un nome italiano. Ora, solo una sprovveduta come la mia di nipote, ha dato per scontato che Andrea fosse un nome maschile. Ma questo avviene solo in Italia. Nei paesi anglosassoni è un nome femminile. Come femmina, e donna, sei tu. (ad Andrea) Mia cara nipote.

Andrea:   Oh, zia!

Daniela: Ma… Allora avevi capito tutto?

Nonna:    Certo.

Daniela: Ma da quando?

Nonna:    Da subito. E non solo per il ragionamento che ti ho appena fatto, ma perché hai cercato di rifilarmi, come nipote dell’Australia, Michele il nipote della mia amica Teresa. Lui forse non lo sa, ma io lo conosco da quando era bambino. E sua nonna mi mostra tutte le sue foto. Anche adesso. Col telefonino.

Paolo:     Beh, che dire. Complimenti per l’acume.

Nonna:    Mio caro Paolo, non sono certo da buttare. Se anche il corpo non risponde più come una volta, finché il cervello funzionerà bene posso essere ancora utile.

Paolo:     Ma certamente.

Daniela: Nonna, scusami per il piccolo inganno. Ma era tanta la voglia di farti contenta che quando Valerio è tornato dall’aeroporto da solo, mi ha preso uno sconforto.

Valerio: E abbiamo deciso di trasformare Michele nel cugino Andrea.

Paolo:     Senza sapere che fosse una cugina.

Michele: Io ero passato per caso. Non volevo certo ingannarla.

Nonna:    Adesso posso finalmente abbracciare la mia nipotina?

Daniela: Ma certo!

Andrea:   Oh, zia. (si abbracciano)

Nonna:    Assomigli molto a tuo nonno. Spero non solo nei lineamenti del viso. Tuo nonno era una brava persona. Mi manca molto.

Andrea:   Manca molto anche a me.

Nonna:    Noi due abbiamo molto da raccontarci. Perché non vieni a stare da me per tutto il tempo in cui ti fermerai in Italia? Mi farebbe

 molto piacere.

Andrea:   Farebbe molto piacere anche a me.

Daniela: (commossa) Adesso mi metto a piangere.

Nonna:    Daniela, Valerio. Voglio davvero ringraziarvi. Avete fatto tanto per questa sorpresa. Sono davvero felice. Grazie.

Valerio: Io ho fatto poco, ha organizzato tutto Daniela.

Daniela: E anche Paolo, che mi ha sopportata.

Nonna:    Grazie a tutti.

Andrea:   Grazie anche da parte mia. È un giorno davvero felice. Finalmente sono nella terra d’origine della mia famiglia. Mio nonno e mio padre non mi hanno mai raccontato molto dell’Italia. Ma poco prima di morire, ricordo che mio nonno mi prese in braccio, io allora ero ancora una bambina, e cominciò a parlare della sua terra, della sua famiglia, delle bellezze di questo grande Paese. Di come lui si è sempre sentito in colpa per essersene andato troppo presto da qui e senza aver provato veramente a lottare per cambiare le cose. Per lui era un dolore troppo forte, più grande ancora del male che l’Italia aveva fatto a lui. Anche per questo ha preferito dimenticare. O almeno, fingere di farlo. Era già molto malato, e morì pochi giorni dopo. Io ho sempre considerato quello come il suo testamento spirituale. Ho promesso a lui e a me stessa di venire in Italia, prima o poi. E oggi, anche grazie a voi, ho potuto mantenere questa mia promessa. Grazie di cuore.

(si abbracciano tutti)

(attimo di silenzio)

Daniela: (sospira) Eh…

Nonna:    Ora andiamo, abbiamo tante cose da dirci e non voglio sprecare neppure un secondo del tempo che passeremo insieme.

Papà:        Vi accompagno.

Nonna:    Non ce n’è bisogno. Facciamo quattro passi. Devo mostrare ad Andrea il paese in cui è nato suo nonno.

Paolo:     Ma abbiamo le valige in macchina.

Nonna:    Ce le porterete con calma. Andiamo Andrea.

Andrea:   Arrivo, zia. Grazie ancora a tutti. (escono)

Papà:        Bravi ragazzi. Credo di non averla mai vista così felice.

Valerio: Abbiamo davvero fatto un bel lavoro.

Michele: Scusatemi se non sono stato all’altezza. Sono andato in confusione.

Paolo:     Ma figurati, Michele.

Daniela: Anzi, scusaci tu se ti abbiamo coinvolto in questa avventura e ti abbiamo messo in difficoltà con tua moglie. Chiedile perdono da parte nostra.

Paolo:     E se non ti perdona verremo in processione tutti assieme per spiegarle nei dettagli l’intricata vicenda.

Michele: Grazie. Speriamo si sia tranquillizzata. Si è fatto tardi. Io vado. Paolo ci vediamo martedì alla partita.

Paolo:     Certo, e grazie ancora.

(Michele esce)

Papà:        Vado anch’io. Valerio, se mi dài una mano carichiamo la valigia del “cugino Andrea” e la portiamo da nonna.

Valerio: Subito.

Paolo:     È nel baule della mia macchina, in cortile. È già aperta.

Papà:        Va bene, ci pensiamo noi. Grazie ancora per quello che avete fatto. Nonna vi sarà riconoscente.

Daniela: L’abbiamo fatto con piacere.

Valerio: Ciao ragazzi. Alla prossima. Sperando che sia un’occasione più tranquilla.

Papà:        Ciao, ciao.

(Papà e Valerio escono)

Paolo:     E alla fine ti sei commossa.

Daniela: Non avrei dovuto?

Paolo:     Hai fatto una cosa bellissima. Non mi importa per quale fine, ma davvero bella.

Daniela: Il fine non lo so neppure io. Forse. Forse in principio c’era un tentativo di far bella figura con nonna. È sempre stata rigida con me. Forse volevo davvero dimostrare qualcosa.

Paolo:     Tua nonna è sempre stata rigida con tutti, per questo vederla sciogliersi è stata un’emozione particolare.

Daniela: Molto particolare. Davvero molto.

Paolo:     Sono orgoglioso di te.

Daniela: Grazie. E grazie anche per avermi aiutato e sostenuto.

(si abbracciano, così restando per qualche istante)

(campanello)

Paolo:     Non c’è pace in questa casa.

Daniela: (va ad aprire) Ciao Manuela.

Manuela: (entra) Ciao Daniela, ciao Paolo.

Paolo:     C’è qualche problema?

Manuela: No, sì. Cioè, volevo scusarmi per il mio comportamento di poco fa. È stato molto infantile.

                    

Daniela: Ma no, non preoccuparti. È comprensibile.

Manuela: No, mi sono comportata davvero male. Sono stata ingiusta nei vostri confronti. E adesso mi sentivo così a disagio che sono uscita di corsa per venirvi a chiedere scusa. Devo aver anche dimenticato di spegnere le luci di casa.

Paolo:     Daniela ha ragione, la situazione era effettivamente un po’ paradossale.

Daniela: E noi non abbiamo contribuito a semplificare le cose.

Paolo:     Tu.

Daniela: Ok, ammetto le mie colpe.

Manuela: È che Michele mi sembra così strano ultimamente. Forse è solo un’impressione…

Paolo:     È di sicuro così.

Manuela: ...però più si avvicina il nostro decimo anniversario più mi sento insicura.

Daniela: Ma non devi esserlo. Michele non c’entra proprio nulla in questo equivoco, siamo stati noi a trascinarlo…

Paolo:     Tu.

Daniela: Sì, ok. Io. Non c’è bisogno di ribadirlo ogni volta. Diventi antipatico, sai?

Paolo:     Sarò antipatico, ma dico solo la verità.

Manuela: Ecco, vedete. Queste vostre piccole frecciatine vi uniscono, noi non abbiamo più neanche questi momenti. Tutto piatto, tutto monotono.

Daniela: Ma non dire così, dài. Sono sicura che Michele ti vuole un gran bene.

Manuela: Speriamo…

Daniela: Ma, sì. Dài…

Manuela: Anche perché mi sento tanto insicura quando lui non c’è. E io mi sento sempre sola. Poi ultimamente esce sempre più spesso. E mi lascia sempre sola.

Paolo:     E comincio a capire il perché.

Daniela: (a Paolo) Taci! (A Manuela) Ma no. Non ti preoccupare. Ora torna a casa e vedrai che tutto si sistemerà.

Paolo:     Parole sagge.

Manuela: Ma io mi sento insicura e sola…

Paolo:     Sì, sola, abbiamo capito…

Manuela: Pensate davvero che lui tornerà da me?

Daniela:  Ma sì. Fidati…

Paolo:     ...e vai…

Manuela: Grazie, grazie davvero. (fa per andarsene)

(campanello)

Paolo:     No! Ancora questo maledetto campanello.

Manuela: Chi può essere?

Daniela: Non lo so, lasciami aprire.

Manuela: No, aspettate. Non voglio che si sappia che sono stata qui. (esce in un’altra stanza)

Daniela: Ma cosa fai?

Paolo:     Proprio adesso che se ne stava andando…

(campanello)

                 (a Daniela) Apri. Vediamo cosa ci riserva di nuovo il destino.

Daniela: (apre) Ciao Michele.

Paolo:     Ecco, proprio lui…

Michele:  (visibilmente irritato) Ciao scusate il disturbo. Paolo, ti ho riportato la giacca.

Paolo:     Ah, grazie. Mi ero perfino dimenticato.

Daniela: Tutto bene Michele?

Michele: No, non va bene per niente. Manuela mi ha chiuso fuori casa.

Paolo:     In che senso?

Michele: Nel senso che è a casa, ci sono le luci accese. Ho suonato più volte ma non mi apre. Si vede che è ancora arrabbiata per quella stupida storia della cugina australiana.

Paolo:     Non hai le chiavi?

Michele: No. Non le ho prese. Tanto lei era a casa.

Daniela: Ma vedrai che si sistemerà tutto. È solo un’incomprensione.

Michele: Ah, no. Lei si è arrabbiata per una sciocchezza simile e non ha avuto fiducia in me. Dovrei essere io ad arrabbiarmi.

Paolo:     Vabbè Michele, dài. È tutto passato.

Michele: No, no. Non è passato nulla. Se crede che me ne andrò in ginocchio a chiedere il suo perdono si sbaglia di grosso. Io sono un uomo tutto d’un pezzo!

Daniela: Non dire così.

Paolo:     Michele, dài retta a me. Ti conviene tacere e filare a casa.

Michele: Ah no, amici miei. Voi non mi conoscete. A me basta schioccare le dita per avere decine di donne ai miei piedi…

Paolo:     Michele, ascolta i consigli di un amico. Taci e vai a casa. Non peggiorare la situazione.

Michele: Io sono un uomo dalle mille avventure, ho avuto tante di quelle donne...

Manuela: (entra) Ah, sì? E chi sarebbero queste donne?

Michele: Ma, tesoro, cosa ci fai qui?

Manuela: Non importa, adesso conta solo quello che ho sentito.

Michele: (buttandosi in ginocchio) Perdonami, perdonami. Tu sei l’unica per me, ti prego perdonami…

Manuela: È inutile che implori. Sono proprio delusa. Adesso esco e me ne vado con il primo che passa!

Valerio: (entra dalla porta) Tadà! Buonasera, stavate parlando di me?

Fine