Il cuore smarrito

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IL CUORE SMARRITO


Commedia in sei quadri

di Noel Coward

Versione italiana di Mario Beltramo1

LE   PERSONE

CHRISTIAN FABER

BARBARA, sua moglie

LEONORA VAIL

TIM VERNEY

SUSANNA BIRCH -

SIR REGINALD FRENCH

ERNESTO

L'azione si svolge nel salotto dell'appartamento dei Faber a Londra.


QUADRO PRIMO

Tardo pomeriggio nel novembre 1935. L'intera azione ha luogo nel salotto dei Faber a Londra. L'appartamento è nell'ultimo piano di uno dei palazzi di recente costruzione nel quartiere di Hyde Park. L'arredamento è comodo e decoroso, senza troppe concessioni alla moda corrente. A sinistra, una doppia porta immette nell'atrio, stanza da pranzo, camera da letto di Barbara, stanza da bagno, ecc. A destra un'altra doppia porta immet­te nella parte dell'appartamento riservata a Christian, stanza da letto, gabinetto medico e studio.

(All'alzarsi del sipario, siamo in un tardo pome­riggio del novembre 1935. Le luci sono accese, ma le tende non sono state abbassate e Barbara è in piedi e guarda fuori dalla finestra, nella nebbia del crepuscolo. E' una donna intelligente e tran­quilla, di circa 36 o 37 anni. Volge le spalle alla stanza e tamburella con le dita sul vetro della fine­stra. Susanna è seduta sul divano con le mani in­trecciate in grembo. E' fra i 30 e i 40 anni e veste con semplice eleganza, come si conviene ad una segretaria. Siede immobile, sebbene di tanto in tanto si morda nervosamente le labbra. Tim Verney, un bell'uomo che ha passato di poco i trenta, è in piedi a destra, avanti al caminetto e fuma una sigaretta. C'è nella stanza un'aria di tensione, quasi che ognuno dei personaggi fosse per scoppiare in pianto da un momento all'altro. Il silenzio è rotto da Barbara).

Barbara - Fuori tutto sembra terribilmente tri­ste, ma è sempre così in questa stagione, non è vero?

Tim - Già.

Barbara - Il traffico pare più lento del solito... Deve essere una mia impressione.

Tim - Non le pare che sarebbe ora di staccarsi da quella finestra?

Barbara - Sì, forse è meglio. (Si stacca lentamente dalla finestra e va a sedere sul divano vicino a Susanna) Non si preoccupi, Tim. Della finestra, voglio dire; è qualcosa cui dobbiamo abituarci co­me a tutto il resto... Fa parte del quadro generale.

Tim - Sì, lo so.

Barbara (a Susanna) - Ha risposto lei stessa al telefono, vero?         

Susanna  (con sforzo) - Sì.      

Barbara - A quest'ora dovrebbe essere qui.     

Susanna (guardando l'orologio da polso) - Sì... dovrebbe.

Barbara - Suppongo che se prendessimo un cock­tail, Ernesto si scandalizzerebbe, no?

Tim - Questo non ha importanza.

Barbara (quasi con irritazione) - Lo so che non ha importanza, Tim. Pensavo solo come è buffo che mi venga fatto di pensare se Ernesto si scan­dalizzerebbe o no... Vuoi suonare?

Tim - Bene. (Suona il campanello presso il ca­minetto).

Barbara (impulsivamente, accarezzando la mano di Susanna) - Lei penserà di sicuro che io parlo troppo.

Susanna (cercando di sorridere) - No, cara, non lo penso.

Barbara - Parlare fa bene. Fa un po' di rumore, ma non troppo; quel tanto che basta per distrarre l'attenzione...

Susanna - Lo so. (Si alza).

Barbara - Che c'è?

Susanna - Pensavo che forse sarebbe meglio che andassi nello studio.

Barbara - No, no. Si sieda; resti con noi.

Susanna - Va bene. (Si rimette a sedere. Entra Ernesto).

Ernesto - Ha suonato, signora?

Barbara - Preparate un cocktail, per favore, Ernesto. Un Martini secco. Le va, Tim?

Tim (come assente) - Sì, un Martini secco.

Ernesto - Benissimo, signora.

Barbara - Quando arriva la signora Vail... io... io... l'aspetto... (La sua voce ha un leggero tremito).

Ernesto - Sì, signora.

Barbara - Sono stata sciocca, non è vero?... Era inutile... Sapeva perfettamente che noi l'aspet­tavamo.

Tim - Forse è la congestione del traffico che la fa ritardare.

Barbara - Sì, a quest'ora è terribile... Vorrei una sigaretta, Susanna. C'è una scatola proprio vicino a lei. (Susanna le passa in silenzio la scatola e Barbara prende una sigaretta e l'accende).

Tim - Povera donna.

Barbara  - Leonora?  Sì...  è  tremendo  per  lei.

Susanna  (conasprezza) - Le passerà.

Barbara - Anche a noi, penso... col tempo.

Susanna - Per essa non ha importanza, non è cerne per noi. Piangerà a profusione e saprà essere bellissima nel suo dolore.

Barbara - Non sia cattiva.

Susanna   (con violenza) - La odio.

Barbara (voltandosi dall'altra parte) - Oh, no, Susanna... A che serve?

Susanna - Non m'importa a che serve... La odio più di quanto abbia mai odiato in vita mia.

Barbara - Sarebbe come se lei odiasse un foglio di carta, perché qualcuno vi ha scritto sopra una frase crudele. (Sir Reginald entra dalla porta di destra. E' un vecchio chirurgo, di aspetto autore­vole).

Sir Reginald - Non è ancora arrivata?

Tim - E' per istrada.

Sir Reginald - Va bene. (Si volta per rientrare nella camera).

Barbara - Ha ancora poco da vivere, non è vero?

Sir Reginald  (con dolcezza) - Sì, temo di sì.

Barbara - Capisce?

Sir Reginald - Solo a intervalli... per qualche istante.

Barbara - E' allora che chiede di lei?... In quei momenti?

Sir Reginald - Sì.

Barbara - La farò subito entrare, quando arriva.

Sir Reginald - Sì, cara, la prego. (Esce).

Susanna - Oh, Dio! (Ha un collasso e piange sommessamente).

Barbara (circondandola con un braccio) - No, cara.

Tim - Sta zitta, Susanna.

Susanna - Non posso farne a meno... Sarebbe stato molto meglio che mi aveste lasciato andare nello studio.

Barbara - Preferisco che lei pianga qui con noi, piuttosto che tutta sola là dentro.

Susanna (asciugandosi gli occhi) - Sto bene, adesso.

Barbara - Non faccia uno sforzo troppo forte, Susanna. E' una tensione terribile... Piangerei an­ch'io se potessi... Le lagrime fanno bene. Danno un po' di sollievo... Portano via il dolore per qual­che momento... Sapesse quanto le desidero! (Entra Ernesto portando un vassoio con sopra il recipiente del cocktail e quattro bicchieri) Ecco i cocktails. Metteteli sul tavolinetto, Emesto. Li versi lei, Tim... Grazie, Ernesto.  (Ernesto posa il vassoio ed esce).

Tim (scuote due o tre volte il recipiente e versa un cocktail per ciascuno. Li prendono in silenzio. Bevendo) - L'ha fatto ben secco davvero.

Barbara (sorbendo il suo cocktail) - E anche ab­bastanza forte...   (Si sente suonare il campanello d'ingresso.  Tutti hanno un leggero sussulto).

Tim - Eccola... finalmente.

Barbara (improvvisamente) - Che cosa strana... Capite quello che voglio dire? E' lo stesso, esatta­mente lo stesso di un anno fa... Lei era lì, Tim, proprio dove si trova adesso, con un bicchiere di cocktail in mano... Lei era lì, Susanna, soltanto aveva gli occhiali e un pacco di carte sulle ginocchia... Non ricordate?... La prima volta che essa entrò in questa camera...

Ernesto (apre la porta ed annuncia) - La si­gnora Vail.  (Le luci si spengono lentamente).

QUADRO SECONDO

Tardo pomeriggio nel novembre 1934.

(Quando le luci si rialzano, Barbara, Tim, ed Ernesto sono tutti nella stessa posizione della scena precedente. Susanna ha gli occhiali e un pacco di carte sulle gambe, e indossa un tailleur. Tim ha lo stesso abito, ma un'altra cravatta).

Ernesto (annunciando) - La signora Vail. (En­tra Leonora Vail. E' un'adorabile creatura di circa 30 anni, vestita con gusto squisito e dal tratto pie­no di fascino).

Barbara (salutandola) - Cara... dopo tutti que­sti anni...

Leonora - Non è meraviglioso? (Si baciano af­fettuosamente).

Barbara - Portate degli altri cocktails, Ernesto.

Ernesto - Sì, signora.  (Esce).

Barbara (presentandola) - Questa è Susanna Birch, il braccio destro di Chris e questo è Tim Verney, il braccio sinistro di Chris... O forse è tutto il contrario... Mettetevi d'accordo fra voi... Leonora Vail... Una mia cara amica di collegio...

Leonora - « Leonora, la scaltrita - Che vince ogni partita! ». Ricordi?

Barbara - Certo che ricordo! (Ridono tutte e due).

Leonora (stringendo la mano a Susanna) - Lieta di conoscervi.

Susanna - Piacere.

Leonora (stringendo la mano a Tim) - Credo che sia stata proprio Barbara a scrivere quel di­sgustoso epigramma.

Tim (sorridendo) - Era vero?

Leonora - Assolutamente.

Barbara - Non posso proprio dire che tu non sia cambiata. Sei cambiata più di qualsiasi altra persona che io conosca...

Leonora - I capelli tirati su, trasformano molto.

Barbara - Anche la voce, hai cambiato, ma l'ho riconosciuta al telefono.

Leonora - Io avrei riconosciuto la tua dovunque.

Tim - Prenda un cocktail, è quasi tutta acqua, ormai...  Porse  preferisce  aspettarne, uno   fresco»

Leonora - Andrà benissimo, per incominciale. (Egli le versa un cocktail e Leonora leva il bic­chiere verso Barbara) Alla più cattiva ragazza della scuola.

Barbara   (ridendo) - Ma la migliore interprete di Re Lear.

Leonora (ridendo anche lei) - Oh, già... L avevo dimenticato...

Barbara - Prevedo una fiumana di ricordi.

Tim - Anch'io... Vieni, Susanna, è meglio che ce ne andiamo.

Barbara - No, non ve ne andate... Vedrà che riuscirà a sopportarli, Tim. Forse scoprirà un'in­finità di piccoli echi psicologici della mia infanzia, che potranno esserle utili...

Susanna (alzandosi) - Io debbo andare, in ogni modo... Debbo sistemare tutta questa roba. (Indica le carte che ha in mano).

Tim - C'è una cliente dentro?

Susanna (guardando l'orologio) - Sì, ma il tem­po della visita è quasi terminato.

Leonora (a Barbara) - Lavora tutto il giorno tuo marito?

Barbara - Sì, e a volte tutta la notte.

Leonora - Che tipo è?

Barbara - Orribile.

Leonora - Ti compiango, il mio era proprio un tesoro, tanto che ho divorziato, dopo diciotto mesi...

Susanna - Arrivederla, signora Vaii...

Leonora - Arrivederla.

Tim - Ci rivedremo presto, probabilmente.

Leonora - Lo spero.

Barbara - Dite a Chris di venire qui per un istante, se può, quando s'è liberato della sua cliente.

Tim - Benissimo, (fisce con Susanna).

Leonora - Simpatico.

Barbara - Tim è un tesoro, ed è anche molto intelligente. Chris lo porta in palma di mano.

Leonora - Deve essere meraviglioso.

Barbara - Chi, Chris?

Leonora - Sì, sebbene penso che incuta un po' di soggezione.

Barbara - Oh, no, non dà la minima soggezio­ne... Qualche volta si astrae... Quando lavora troppo.

Leonora - Cara Barbara, che gioia... Quanto tempo è?

Barbara - Diciassette... No, diciotto anni... Ne ho trentacinque adesso e lasciai la scuola molto prima di te...

Leonora - Ricordo che mi mancavi terribil­mente.

Barbara - Fu dopo la guerra che andasti in America?

Leonora - Sì, subito dopo. Papà lasciò il Bra­sile nel 1918 e al principio del 1918 andammo a Washington.

Barbara - Quando sposasti?

Leonora - Oh, molto tempo dopo, parecchi anni.

Barbara - Era davvero un tesoro tuo marito?

Leonora - Oh, fu tutta una cosa orribile. Era molto più vecchio di me, molto ricco... Fortunata­mente... Tutto qui, a dir la verità.

Barbara - E non hai mai pensato a risposarti?

Leonora - Una volta, ma non fu possibile, andò tutto a rovescio...  (Entra Ernesto con i cocktails).

Barbara - Mi dispiace.

Leonora - A me dispiacque terribilmente, lì per lì, ma viaggiai molto e mi passò. E' tanto tempo fa, in ogni modo.

Barbara - Da quando sei in Inghilterra?

Leonora - Solo da due settimane... Ho un amore di casetta, solo in affitto naturalmente, ci sono en­trata lunedì... Quando vieni a cena da me?

Barbara - Quando credi.

Leonora - E tuo marito?

Barbara - Sono certa che ne sarebbe felice; ma dipende, non si può mai contare su di lui...

Leonora - Ho una voglia pazza di vederlo. (Er­nesto dopo aver posato il recipiente dei cocktails sul vassoio, esce portando via quello vuoto).

Barbara - Tra poco sarà qui, per un momento.

Leonora - Non è mai più di un momento?

Barbara - Oh, sì... Non siamo a questo punto... Ma quando si è sposate a un personaggio impor­tante, ci vuole un po' di pazienza, specialmente se il personaggio ti è molto caro.

Leonora - Niente vacanze?

Barbara - Sì... L'anno scorso ce ne prendemmo un mese intero... Siamo stati in Italia, prima a Corno e poi a Venezia, era un incanto. Nell'ultima settimana Chris divenne un tantino irrequieto, ma lo persuasi a restare fino alla fine.

Leonora - Credo che io sarei gelosa.

Barbara - Gelosa?

Leonora - Ma tu sei più equilibrata di me... Meno emotiva... Lo sei sempre stata...

Barbara - Sarebbe noioso, continuare ad essere emotive dopo dodici anni di matrimonio. (Le porge un cocktail).

Leonora - No, basta davvero.

Barbara - Avanti... Un altro solo... Lo prendo anch'io.

Leonora - Va bene.

Barbara - Ai bei tempi.  (Beve).

Leonora - Ai bei tempi. (Beve) Che cosa fa precisamente?

Barbara - Chris?

Leonora - Sì.

Barbara (cortesemente) - E' semplicemente uno dei più celebri psichiatri del mondo, cara.

Leonora (ridendo) - Questo lo so... Devi aver pazienza... Psichiatra per me è solo una parola. Non ha niente a che vedere con aggiustare le os­sa, no?

Barbara (ridendo anche lei) - No, assolutamen­te... Tu stai pensando all'ortopedia...

Leonora - No, no, è qualcosa che assomiglia a psichiatra... un'altra parola...

Barbara - Chiropracter.

Leonora - Proprio questo.

Barbara - E' meglio che tu non lo dica a Chris. Li considera dei ciarlatani.

Leonora - Che cos'è allora uno psichiatra?

Barbara - Uno che cura le malattie della mente...

Leonora - Oh, repressioni, inibizioni, e roba del genere.

Barbara - Già, roba del genere.

Leonora - Emozionante.

Barbara - Sì, più interessante che emozionante.

Leonora - Vedo nei tuoi occhi uno sguardo di superiorità, Barbara, e ciò mi offende profonda­mente.

Barbara - Mi dispiace, cara.

Leonora - So di essere una sciocca; ma tu man­chi assolutamente di tatto a ricordarmelo. Come comincia le cure? Con una serie di domande im­barazzanti?

Barbara - Spaventosamente imbarazzanti.

Leonora - Ne ho letto sui libri. Bisogna ricor­dare i piccoli episodi sinistri dell'infanzia... Quando ci si innamorò del cuoco... O si aveva paura di una capra... Poi bisogna determinare il cuoco o subli­mare la capra o non so che altro e si esce comple­tamente guariti e si dorme come una talpa.

Barbara - Vedo che la tua ignoranza non era che finzione, hai condensato tutto in un guscio di noce.

Leonora - Dev'essere un lavoro affascinante, dis­sotterrare i piccoli scheletri scricchiolanti e met­terli insieme come i pezzi del meccano. E con se stesso?

Barbara - Che vuoi dire?

Leonora - Sa tutto di sé fin dall'origine? Ha sezionato, preparato e catalogato ogni parte?

Barbara - Penso di sì.

Leonora - E di te? Ha la tua cartella clinica nella scrivania?

Barbara - Non ha bisogno di una mia cartella clinica, Leonora.

Leonora - Qualche cosa nel tuo modo di fare mi dice che mi sono spinta troppo in là... Oh, cara, non l'ho fatto apposta.... Non tenermi il broncio.

Barbara (sorridendo) - Non ti tengo affatto il broncio.

Leonora - Suppongo che in un minuto sapreb­be tutto di me, no? Nell'istante stesso in cui mi posasse gli occhi addosso.

Barbara - Sicuramente.

Leonora - E' spaventevole.

Barbara - Non fingere, Leonora, sono certissima che tu non ti spaventi di nessuno.

Leonora - Si innamorano di lui, le sue clienti?

Barbara - In genere, sempre.

Leonora - E questo non ti tormenta?

Barbara - Fai dello spirito, Leonora?

Leonora - Davvero? Spirito simpatico o cattivo?

Barbara - Pieno di grazia.

Leonora - o povera me, non posso più aspet­tare. Fagli dire di sbrigarsi. Fra due minuti dovrò andarmene. Non ha mica i baffi, vero?

Barbara - No.

Leonora - E la barba?

Barbara Niente barba.

Leonora - Alto o basso.

Barbara - Basso.

Leonora - Grasso?

Barbara - Non precisamente grasso, diciamo un po' pieno.

Leonora - Oh, Barbara!

Barbara - Ha così poche occasioni di fare dello sport, capisci, ma si ingegna come può con quegli aggeggi nella stanza da bagno.

Leonora (inorridita) - Che aggeggi?

Barbara - Sai, quelle cose attaccate al muro, che tu prendi il fiato e tiri, e quelle scattano in­dietro. Ha anche un vogatore.

Leonora - Ho capito, li ho visti nelle palestre dei piroscafi.

Barbara - Li trova molto efficaci.

Leonora - Tu stai mentendo, non è vero?

Barbara - Sì, Leonora.

Leonora - Suppongo che invece sarà alto due metri e veramente affascinante.

Barbara - Se ti piacciono i baffi neri e lunghi, sì.

Leonora - Ho deciso d'innamorarmi di lui a prima vista.

Barbara - C'è abituato.

Leonora - Vedo che sei proprio orgogliosa di lui, Barbara. Dimmi la verità... Lo adori davvero?

Barbara - Lo amo molto.

Leonora - Meraviglioso. E lui ti ama?

Barbara - Ma via, Leonora?

Leonora - So di essere sconveniente, ma sembra così buffo...

Barbara - Che cosa sembra buffo?

Leonora - So quello che voglio dire, ma è ter­ribilmente difficile a spiegarsi.

Barbara (seccamente) - Non provare.

Leonora - Tesoro, gradirei ancora appena un sorso di cocktail, se ce n'è...

Barbara - E' pieno... (Riempie il bicchiere a Leonora. Entra Christian Faber. Ha circa 40 anni. E' alto e magro. Si muove rapidamente con deci­sione quasi che non gli bastasse mai il tempo per tutto quel che ha da fare).

Leonora - Finalmente!

Chris  (sorpreso) - Come?

Barbara - Questa è la signora Vail, Chris, una delle mie più vecchie amiche. Eravamo compagne di scuola...

Chris (assente) - Oh... molto lieto. (Le stringe la mano).

Barbara - Un cocktail?

Chris - No, ho ancora da lavorare.

Leonora - Ritengo doveroso farle sapere che. finché Barbara mi ha disilluso, ho creduto che lei fosse un chiropracter.

Chris (sorridendo meccanicamente) - Davvero? (A Barbara) Senti, cara, siamo a cena da Mary stasera, no?

Barbara - Sì.

Chris - Bene, vai senza di me e dille che lo verrò a prendere il caffè...

Barbara (ridendo) - Già lo sa, caro, me lo h» detto stamane per telefono.

Chris (con un sorriso) - Mary è una delle donne più sensate ch'io conosca.

Leonora (con sfacciataggine leggermente forza­ta) - Credevo anche che avesse dei lunghi baffi!

Chris (senza capire) - Che cosa...?

Barbara (rapidamente) - I baffi, caro. Leonora credeva che avessi i baffi.

Chris (con un sorriso vuoto) - Oh, no... non ho i baffi.  (Si inchina cortesemente ed esce).

Leonora - Preferirei che mi avesse trattato male.

Barbara - Non prendertela.

Leonora - Non mi ha nemmeno vista, è una vergogna.

Barbara - Ti ha visto benissimo.

Leonora - Ecco di nuovo la superiorità, sei odiosa.

Barbara - Quando vuoi che veniamo a cena?

Leonora - Non lo inviterò nemmeno. Il giova­notto mi piace molto di più. Tim, come si chiama. Porta lui al suo posto... Mercoledì?

Barbara (va atta scrivania per guardare l'agen­da) - Aspetta un momento.

Leonora - Vuoi andare a teatro o restare a casa a chiacchierare?

Barbara - Per me fa lo stesso, come pare a te... Ma preferirei che fosse giovedì.

Leonora - Va bene... Giovedì... Decideremo dopo se restare a casa od uscire.

Barbara - Sarà una serate deliziosa.

Leonora - Adesso debbo andare davvero...

Barbara - Sei sicura che non ti piacerebbe di restare per farti aggiustare le ossa?

Leonora - No, ho rinunciato completamente al progetto.

Barbara - Che progetto?

Leonora - Di innamorarmi follemente di tuo ma­rito, che lui s'innamorasse follemente di me, e che poi tu ed io mettessimo insieme la magnifica scena delle due vecchie amiche che si riconciliano.

Barbara - Sei sempre stata romantica, anche a scuola. Ricordi Monsieur Brachet?

Leonora - Ne ero pazza, vero? Eppure, era ab­bastanza simpatico.

Barbara - Aveva gli occhi troppo ravvicinati.

Leonora - Praticamente formavano un occhio solo, cara, ma il fascino... è questo che conta...

Barbara - Qual è il tuo numero di telefono?

Leonora - Non vorrai mica rimandare, vero?

Barbara - Non essere sciocca. No, assoluta­mente.

Leonora - Kensington 3382. .

Barbara (scrivendo) - Kensington 3382.

Leonora - Allora, resta inteso per giovedì... Verso le otto?

Barbara - Vuoi davvero che inviti Tim?

Leonora - Certo, Tim è un amore. E porta an­che il tuo vecchio psicopatico, se vuoi venire.

Barbara (ridendo mentre escono) - Cercherò di persuaderlo... (Si sentono parlare e ridere nell'atrio).

Tim (entra e va alla scrivania dove fruga fra le carte. Barbara rientra).

Barbara - Oh. Tim, mi ha fatto trasalire! Che fa?

Tim - C'è una Bibbia in casa?

Barbara - Ce ne dev'essere una in qualche parte. E a che cosa le serve?

Tim - Chris vuole trovare una citazione per servirsene nella sua conferenza di venerdì...

Barbara - Ne ha in mente qualcuna di parti­colare?

Tim - Vagamente... Qualche parte del Deute­ronomio...  (Entra Ernesto).

Barbara - Avete una Bibbia, Ernesto?

Ernesto - Credo che ne abbia una la cuoca.

Barbara - Chiedetele se ce la può prestare un momento, per cortesia.

Ernesto - Benissimo signora.   (Esce).

Barbara - Non è deliziosa?

Tim - Chi, la cuoca?

Barbara - No, non dica sciocchezze, Leonora.

Tim - Scorrevole e lucente come una macchina di lusso.

Barbara - Non le è piaciuta?

Tim - Sì, credo di sì, l'ho vista solo per un istante.

Barbara - Lei le è riuscito simpaticissimo a prima vista, vuole che venga a cena giovedì a ca­sa sua.

Tim - Buon Dio!

Barbara - Stia tranquillo, sarò lì io a proteg­gerla.

Tim - Odio gli inviti a cena.

Barbara - Non deve essere scortese.

Ernesto  (rientra con la Bibbia).

Barbara - Ah, grazie, Ernesto.

Ernesto (indicando il servizio del cocktail) -Posso portar via, signora?

Barbara - Sì, grazie. (Ernesto porta via il vas­soio del cocktail mentre entra Susanna).

Susanna - L'hai trovata?

Tim - Sì, è della cuoca.

Susanna - E' Mosè. Deuteronomio, 20 e qualche cosa... comincia con «Il Signore ti percuoterà»... (Scorrono insieme la Bibbia. A Barbara) Serve per il suo saggio sullo sviluppo della psicopatologia da Ippocrate in poi...

Tim - Dev'essere questo. (Legge): « Il Signore ti percuoterà con la follia e la cecità e colpirà il tuo cuore di smarrimento ».

Susanna - Sì, è questo. (Prende la Bibbia ed esce mentre le luci si abbassano lentamente).

QUADRO TERZO

Mezzanotte nel gennaio 1935.

(All'alzarsi del sipario, si scorgono Chris e Leo­nora in piedi presso il caminetto. Egli la tiene tra le braccia e la sta baciando. Leonora indossa un diafano abito da sera. Christian è in smoking. So­no passati circa due mesi dalla scena precedente. E' mezzanotte passata. Sul tavolinetto presso il divano, un vassoio con sandwichs e bicchieri. Leonora si stacca dalle braccia di lui e si allontana).

Leonora (con voce emozionata) - Debbo andare.

Chris (con calma) - Proprio?

Leonora_Certamente.

Chris - Non le pare una scusa futile?

Leonora - sì... credo.

Chris - die cosa c'è?

Leonora - Non volevo arrivare a questo...

Chris - Non mi lasci ancora.

Leonora - Debbo.

Chris - Ma lo vuole proprio?

Leonora (a bassa voce) - No.

Chris - Torni nelle mie braccia, fa freddo qui vicino al fuoco.

Leonora (stornando il viso da lui) - Ho mentito poco fa, quando ho detto che non volevo arrivare a questo.

Chris - Ha importanza?

Leonora - Sì... una tremenda importanza...

Chris   (muovendosi verso di lei) - Cara...

Leonora (con un tremito nella voce) - La pre­gò, resti lì.

Chris  (fermandosi) - Va bene.

Leonora (con foga) - Volevo arrivare a questo... ma non proprio così... voglio dire... E' stata tutte una burla... L'ho progettata il primo giorno che arrivai, ricorda? Quando lei mi trattò con tanta freddezza... Questa sera a cena l'ho presa in giro per questo,.. Fu allora che decisi di farla innamo­rare di me... Ora vorrei non averlo fatto... Mi sen­to meschina... spaventata.. Con tutto il cuore vor­rei non averlo fatto...

Chris (con un sorriso) - Penso che è stata una burla abbastanza allegra. Non sia così sconvolta, non c'è motivo di agitarsi. Sediamo con calma e beviamo qualche cosa. (Va vicino al divano e riem­pie un bicchiere) Ne prende anche lei?

Leonora - No, grazie.

Chris (sedendo) - Venga qui e si sieda.

Leonora - Ora mi tratta come una sua paziente.

Chris - Perché lei si comporta come una pa­ziente.

Leonora - Capisco.  (Ride improvvisamente).

Chris - Così va meglio.

Leonora - Mi dia un sigaretta. (Siede accanto a lui).

Chris - Ecco. (Gliene accende una) Lei è una donna adorabile.

Leonora - All'esterno può darsi; ma dentro, in questo momento, non sono soddisfatta di me.

Chris - I rimorsi di coscienza sono noiosi, Leonora, e sono estremamente dannosi per lei.

Leonora - Mi sento meglio, adesso.

Chris - Vuol dire allora, che siamo tornati alla burla.

Leonora  (seccamente) - Questo non è gentile.

Chris - Lei è molto suscettibile.

Leonora - E Barbara?

Chris - Sta. bene, grazie... Ho ricevuto una sua lettera questa mattina

Leonora - Laama?

Chris - Perché diavolo me lo chiede?

Leonora - La ama?

Chris - Ecco che si comporta di nuovo come un'ammalata.

Leonora - Sì o no?

Chris - Barbara non ha niente a che vedere con tutto questo.

Leonora - Una cosa è certa, però: che non ama me.

Chris - Lei ha degli occhi incantevoli, ma c'è in essi un po' di tristezza, un po' di delusione. Potrei dirle la fortuna dai suoi occhi... Vuole?

Leonora - Preferisco di no.

Chris - E il suo naso...

Leonora - Preferisco che non parli del mio naso.

Chris - E' il nasino meno giudizioso che io ab­bia mai visto.

Leonora - La smetta.

Chris - Poi c'è la bocca...

Leonora - Debbo andarmene?

Chris - Resterebbe stupefatta se sapesse che di­sperato desiderio ho di baciare la sua bocca... an­cora...

Leonora - La prego, Chris...

Chris - Se sapesse quanto è ridicola lei, lassù, sul cavallo del suo romanticismo... Quante volte lo ha spinto a un galoppo selvaggio fino a storpiarlo e poi ha dovuto tornare a casa a piedi?

Leonora - Tante volte da insegnarmi a non far­lo più.

Chris - E' questo che mette tristezza nei suoi occhi... Non avrebbe mai dovuto lasciare la scuola, è stato un grave sbaglio.

Leonora - Ha vinto lei.

Chris - Sì?

Leonora - Lo sapevo... fin dal principio della serata, sapevo che avrebbe vinto.

Chris - E' stata una bella serata... per lei?

Leonora - No, proprio no... troppe emozioni.

Chris - Era veramente in collera... la prima volta che c'incontrammo?

Leonora - Sì, credo di sì.

Chris - Io non intendevo essere scortese.

Leonora - Ma certamente lo fu.

Chris - Sì, ora che ci penso, fui scortese.

Leonora - Perché?

Chris - Lei mi irritava, era così consapevole di essere  divinamente bella.

Leonora - Non ci pensavo affatto.

Chris - Il suo modo di fare richiamava conti­nuamente l'attenzione, come un bambino che batte il cucchiaio sul tavolo, e fa chiasso... grida che vuo­le ancora la pappa...

Leonora - Come suona offensiva questa sua de­scrizione.

Chris - Assolutamente naturale, però penso che lei sia stata viziata fin dal principio.

Leonora - No, non è vero.

Chris - Ha avuto molti amanti?

Leonora (abbassando gli occhi) - No, non molti.

Chris - E quei pochi... chiunque essi fossero... li amava?

Leonora - La prego, non sia così... clinica.

Chris (impulsivamente) - Mi perdoni... volevo sapere.

Leonora - Ho amato una persona una volta, molto... mai tanto prima d'allora, e mai tanto dopo.

Chris - Capisco.

Leonora - So che lei trova noiosi questi miei scrupoli, ed anche un tantino intempestivi, quando è così evidente che sono stata io a gettarmi nelle sue braccia; tuttavia ci sono, e mi rendono inquie­ta... Mi ascolti, la prego, parlo proprio sinceramen­te adesso... Se lei ed io avessimo una relazione... Barbara ne soffrirebbe molto?

Chris - Non so. Se lo venisse a sapere, credo che ne resterebbe sconvolta, ma lo sarebbe altret­tanto, se non di più, se sapesse che noi rinunciamo l'uno all'altra per non. darle un dispiacere. Barba­ra è fatta così.

Leonora - Siete sposati da dodici anni.

Chris - Come è ingenua.

Leonora - Lei la ama? Prima non mi ha ri­sposto.

Chris - Sì, la amo profondamente e sincera­mente e per sempre.

Leonora - Comprendo.

Chris - Non lo credo, ma non fa nulla.

Leonora - Fa molto, invece.

Chris - Che cosa vuole, lei? Verità o menzo­gna?... realtà o finzione?

Leonora - Come conosce bene, lei, la mercé che ha in magazzino, senza bisogno di guardarvi den­tro!

Chris - Non sia cattiva, Leonora.

Leonora - E' lei, che è cattivo con me.

Chris - Perché? In che modo?

Leonora - Naturalmente, è colpa mia...

Chris - Tutta sua.

Leonora - Se lei ritiene che ciò renderebbe il nostro flirt più piacevole, posso mostrarle delle radiografie dei miei denti.

Chris - Non cerchi di attaccar lite, Leonora.

Leonora - Non posso farne a meno. Lei mi ir­rita... Terribilmente. Ho voglia di picchiarla.

Chris - Qualunque altro impulso, a questo par­ticolare stadio del procedimento, sarebbe anormale.

Leonora - Lei è superbamente sicuro di sé, non è vero?

Chris (serio) - La base di tutta la mia scienza sta nel non essere mai sicuro... Non essere sicuro di nessuno e di nessuna cosa al mondo... e di me meno che di tutto il resto. (Le volta le spalle).

Leonora - Mi dia la borsa. E' lì dietro a lei.

Chris - A che le serve?

Leonora - Voglio incipriare il mio naso... poco giudizioso...

Chris (porgendole la borsa) - Eccola.

Leonora - Grazie. (Apre la borsa e si osserva scrupolosamente nello specchio. Mette un po' di rossetto e si incipria il naso. Christian la osserva).

Chris - Le è rimasto un po' di piumino quia

sinistra. Leonora - Lo vedo da me.

Chris - Non sia sgarbata.

Leonora - Voglio andare a casa, adesso. (Si alza).

Chris (alzandosi anche lui) - L'accompagno io. C'è sempre qualche tassì al posteggio.

Leonora - No, la prego, preferirei proprio di no.

Chris - Perché?

Leonora - Il salutarci per strada rovinerebbe tutta la serata.

Chris - E pensare... oh, è inutile... (La stringe improvvisamente fra le braccia e la bacia con forza).

Leonora - No..., la prego, Chris... no. (Cerca di lottare).

Chris (stringendola a sé) - Non essere cattiva... Ti desidero disperatamente... e tu devi saperlo... Non lasciarmi. Non ancora... Non è stata tutta una burla... Porse è cominciata come una burla, ma ora non lo è più. E' vero? E' vero?

Leonora (riuscendo a liberarsi. Ansante) - Sì... E' una burla...

Chris - Bugiarda. (Le prende la mano) Guar­dami.

Leonora (vicina alle lacrime) - No. (Gli volta le spalle).

Chris - Ti prego. (La fa voltare lentamente e la fissa negli occhi).

Leonora (in un soffio) - Allora? Che destino leggi nei miei occhi?

Chris - Che mi vorrai un po' di bene.

Leonora (scuotendo la testa) - Questo non basta.

Chris - Oh sì... Sì, che basta. E' più che sufficiente.

Leonora - Ne sei sicuro?

Chris - Cara... cara... (Leonora si abbandona di nuovo nelle braccia di lui mentre le luci si ab­bassano).

QUADRO QUARTO

Un'alba nell'aprile 1935. Sono passati tre mesi dal quadro precedente. Sono circa le cinque o le sei del mattino.

(La camera è immersa in una luce grigia, poi­ché l'alba non è lontana. Barbara è seduta » ma. poltrona presso il caminetto, fumando una siga­retta. Indossa una vestaglia ed ha al suo fianco un posacenere quasi pieno di mozziconi. Ha un leg­gero brivido, poi si alza e si versa un brandy e soda. Torna alla propria poltrona. A un tratto, il rumore della porta d'ingresso che si apre dolce­mente richiama la sua attenzione. Chiude gli occhi per un istante e si morde le labbra, quasi cercasse accumulare coraggio. Chris entra silenziosamente da sinistra; indossa un soprabito e il cappello. Ha il viso stanco ed estenuato).

Barbara (cercando di parlare nei tono più nor­male possibile) - Ciao, caro!

Chris (sussultando) - Barbara!

Barbara - Mi dispiace di averti spaventato.

Chris - Ma che cosa?

Barbara - Non riuscivo a dormire...

Barbara   (accendendo la luce) - Oh, capisco...

Barbara - Non accenderle tutte, Chris.

Chris - Va bene. (Accende il lume della scri­vania e rispegne le altre lampade).

Barbara - Vuoi bere qualcosa?

Chris - No... no, grazie.

Barbara - io sto bevendo del brandy... fa un po' freddo.

Chris (con voce atona) - Mi dispiace tanto, cara.                                                      

Barbara - Non ti devi dispiacere... Voglio dire che non ti farò una scena... Davvero. Però desidero parlarti. E' tanto che lo desidero.

Chris - Lo so.

Barbara - Forse non è il momento adatto, ma... di giorno è difficile... Sembra che non ci sia mai tempo...

Chris - Parlavo sul serio, quando ho detto che mi dispiaceva... Mi  dispiace... Sono  disperato.

Barbara - Certo che ti dispiace. Non fare lo sciocco... lo so. E' una situazione orribile... Dispia­ce anche a me, mi dispiace per te e per me e... perfino per Leonora... (Fa una risatina.)

Chris (notando il posacenere) - Le hai fumate tutte questa notte?

Barbara - Sì. Non è molto elegante, vero?... Come dopo una festa... (Vuota il posacenere nel caminetto).

Chris (senza guardarla) - Tu sai che io ti amo lo stesso, non è vero?... Più di ogni altra al mondo?

Barbara - Sì, lo so, naturalmente, ma preferi­rei che non ne parlassi proprio adesso. Sto facendo del tutto per non lasciarmi prendere dal senti­mentalismo.

Chris - Sei molto infelice?

Barbara - Non più di quanto lo sia tu, suppon­go. Questo è il lato peggiore della faccenda, che nessuno è felice. Come sta Leonora?

Chris - Bene. L'ho lasciata proprio adesso.

Barbara - Non ho mai creduto che saresti an­dato al pranzo della lega massonica, caro.

Chris(sorridendo nervosamente) - Sapevo che non ci credevi.

Barbara - La odio con tutta la normalità dei miei istinti femminili; a volte divento quasi vio­lenta, dentro di me... E' buffo, no, dopo tanti anni? Ho superato però il periodo in cui desideravo stran­golarla: ora vorrei solo che non fosse mai nata.

Chris - Credo di desiderarlo anch'io.

Barbara - Non vedo proprio come si possa an­dare avanti così, non ti pare? E' troppo imbaraz­zante... Per questo ti ho aspettato. Sono terribil­mente preoccupata. Porse potrei adattarmi al lato personale della faccenda, quello del mio amore per te, per doloroso che sia... Ma c'è tutto il resto... Siamo tutti sconvolti, Tim, Susanna... Credo che perfino Ernesto sia un po' turbato... (Ride ancora nervosamente) E tu devi lavorare sotto una pres­sione tremenda, hai i nervi così tesi ed esausti... Abbiamo tutti paura che tu possa cedere all'im­provviso.

Chris - Non ti preoccupare, non cederò.

Barbara - Vuoi sposarla?

Chris - No... Il matrimonio non c'entra.

Barbara - Lei vuole che tu la sposi?

Chris - No, non credo... Sono c'erto di no.

Barbara - Non capisco perché questo debba farmi sentire un po' più tranquilla, ma è così.

Chris - Oh, Baba...   (S'interrompe, disperato).

Barbara (con spirito) - E ti pregherei di non chiamarmi Baba proprio adesso, caro... Come psi­cologo dovresti saper fare di meglio.

Chris   (cercando di sorriderle) - Va bene.

Barbara - Ho un progetto, sai, altrimenti non sarei entrata in argomento così bruscamente. Ma prima di parlartene, voglio sapere qualche altra cosa.

Chris - Bene, va avanti.

Barbara - Prima di tutto, dimmi: nei momenti sereni, riesci a vedere la situazione con una certa chiarezza?

Chris - Con tutta chiarezza, ma temo che quei momenti si facciano sempre più rari.

Barbara - Riesci ad essere sereno, adesso?

Chris - Sto cercando con tutte le mie forze.

Barbara - Non ti preoccupare per me, ti prego!

Io  posso tenermi a galla all'infinito... Se fossi an­cora innamorata di te sarebbe diverso, ma non lo sono, non più di quanto tu lo sia di me; è una questione sistemata da anni, ormai. Tuttavia ab­biamo un tremendo bisogno uno dell'altro, e pre­go Dio che sia sempre così e voglio sapere... voglio sapere...  (La voce le si spessa in gola).

Chris - Quanto durerà?

Barbara (controllandosi) - Sì.

Chris - Sono come sommerso, adesso... Non posso dirlo.

Barbara - Va bene, allora. Tu devi andartene.

Chris - Andarmene! E come potrei?

Barbara - Devi.

Chris - Ci ho pensato. Volevo farlo, ma è im­possibile ed anche se potessi, anche se non ci fosse il  lavoro ed il resto ad impedirmelo, non servi­rebbe a niente... Fuggire non serve mai a niente.

Barbara - Non intendevo andartene da solo. E' troppo tardi per questo, ormai. Volevo dire an­dartene con lei... Prenditi due mesi, tre, se è neces­sario... Vai in qualche luogo veramente incaute vote... lascia che i tuoi nervi si distendano... Ab­bandonati ad amarla liberamente, senza il freno della responsabilità... Non pensare al lavoro o a me a nessuna delle cose che possono ostacolarti...

Chris - Non posso, Baba. Lo sai che non posso.

Barbara - No che non lo so. E' semplice, freddo buon senso. Non sto cercando di sacrificare nobil­mente me stessa e di pensare solo alla tua felicità. Penso anche alla mia felicità e, quel che più im­porta, al tuo lavoro... Tu non puoi interessarti con successo di persone dai nervi sconvolti e tormen­tati, se i tuoi nervi stessi sono sconvolti e tormen­tati. Devi capirlo... Non è soltanto la tua passione per Leonora che ti mina, è la lotta che combatti nel tuo intimo, è questo che ti dilania...

Chris - Cara, mi fai vergognare profondamen­te di me stesso.

Barbara - Questo è sciocco da parte tua, scioc­co ed irragionevole. Hai detto proprio ora che sei sommèrso... E' vero, lo sei. Per anni hai compresso le tue emozioni, e adesso lo sconti. Non c'è da ver­gognarsi, con il tuo temperamento era inevitabile... Doveva accadere, io me l'aspettavo.

Chris - Baba!

Barbara - Lasciami finire. Io non sono sommer­sa, vedo ogni cosa con chiarezza... Se tu non metti fine a questa tormentosa battaglia fra i tuoi im­pulsi e la tua intelligenza, crollerai completamente.

Chris (torturato) - Come posso fermarla? E' qui, dentro di me... sempre... ogni istante del gior-no e della notte... Cominciò così leggermente, con tanta spensieratezza... era poco più di uno scher-zo... Non c'era nessun segnale di pericolo. Sentivo solo qualche rimorso per te, ma niente di serio, tutto era così nettamente distaccato dai rapporti fra me e te e da quello che noi significavamo l'uno per l'altro... Ma il cervello m'ingannava... Il cer­vello insisteva che non era nulla, solo un breve palpito d'ali che avrebbe servito a scuotermi e mi avrebbe giovato. Poi, all'improvviso, mi sentii tra­volgere e cominciai a lottare, ma l'onda era più forte di me ed ora sono lontano dalla terra, cara-lontano dalla mia vita e da te e dalla salvezza... Lotto ancora, ma l'acqua è terribilmente profonda ed ho paura. (Si avvicina a Barbara e le appoggia la testa sulla spalla).

Barbara  (con dolcezza) - Lo so... lo so bene...

Chris - Non è Leonora. Leonora ormai non c'entra più. E' la cosa in sé; il viso di lei, il suo corpo, il suo fascino non sono che la cornice, ma l'immagine è dentro di me, l'ho sempre davanti agli occhi e non riesco a scacciarla...

Barbara - Smetti di lottare.

Chris - Non posso. Se smetto di lottare sono perduto per sempre. Se non mi fosse noto tutto il processo evolutivo, sarebbe più facile, ma lo cono­sco... Mi sorveglio di continuo... quando parlo con i  malati, per non perdere il mio equilibrio. Ed è un miracolo se a volte riesco a trattenermi dal gri­dar loro in faccia:   «Perché siete qui? Che siete venuti a fare? Come posso aiutarvi, quando fra me e voi c'è una spilla... una piccola spilla di sme­raldi e zaffiri che qualcuno regalò a Leonora tanti anni fa... prima assai ch'io la conoscessi... Come posso dar pace alle vostre povere menti, quando un uomo giovane, bello, muore bruciato nel suo aeroplano... qui, proprio qui, in questa stanza... ed era quello che essa veramente amava, sapete, il solo che abbia mai amato veramente...».

Barbara - Oh, mio caro... povero caro!

Chris (con un grande sforzo per dominarsi) - Tim e Susanna sono in gamba... si comportano anche troppo bene. Nei loro occhi non v'è ombra di rimprovero, solo la intensa decisione dì soste­nermi come meglio possono. La Hoskins, l'infer­miera, non è alla loro altezza... Da un po' di tempo fa entrare gli ammalati con circospezione... credo che stia anche a sentire dietro la porta, tante volte succedesse qualcosa di strano. E poi c'è Leonora... Sta passando momenti terribili. L'estasi c'è an­cora, ma sono fiammate di un attimo e fra l'una e l'altra passano lunghe ore terribili. Vedi, io sco­pro continuamente nuove cose... di lei e di me. Ra­ramente restiamo soli insieme. Le ombre di coloro che essa ha amato o credeva di amare, vengono fra noi... e mi fanno impazzire di gelosia... Baba, pensa!  Io geloso!  Un giorno ne rideremo, vero? Io  le faccio delle domande, perché non so tratte­nermi... e dalle sue risposte nascono le liti. E quelli sono i momenti della mia tortura. Puoi immaginare qualche cosa di più idiota? Piatti accaduti anni ed anni or sono, prima assai che io sapessi anche della sua esistenza... E allora perdo il controllo e le dico cose brutte, crudeli. Questi suoi ricordi io glieli deformo, li copro di scherno, li seziono avanti ai suoi occhi fino a ridurli in poveri brandelli e allora essa piange. Non un pianto falso, ma lagrime vere, come per qualche cosa perduta... E intanto il  mio cervello continua a rimproverarmi e a deri­dermi... E allora non mi resta che chiedere scusa... umilmente, amaramente... e giurare di non essere più cattivo, mai, mai, mai più... fino alla prossima volta. (Si stacca da lei e va alla finestra. Barbara lo osserva, poi prende una sigaretta e l'accende).

Barbara (con calma) - E' solo la tensione ner­vosa a creare tutto questo, caro. Vorrei riuscire a farti comprendere. Se solo io riuscissi a metterti in testa che non c'è motivo al mondo perché tu non ami liberamente Leonora, finché dura, tu ti abbandoneresti completamente e saresti felice... Probabilmente avreste ugualmente delle liti... que­ste succedono sempre... ma sarebbero liti normali, non così terribili e tormentose. Devi fare quello che ti dico... E' l'unica via d'uscita che ti resta. Lascia lo studio a Tim per tre mesi; con Susanna, può andare avanti benissimo. Cancellami comple­tamente dai tuoi pensieri. Anch'io me ne andrò in qualche parte. Laura è a Parigi, posso raggiungerla, e Mary ha affittato per sei mesi la casa dei Birrel nel Kent. E' un posto magnifico ed io sarò molto più felice, se saprò che tu segui il mio consiglio e ti concedi tutta la libertà che ti è necessaria.

Chris - Libertà?

Barbara - Sì, libertà di goderti il meglio del tuo amore, senza quella terribile sensazione delle ore che passano... senza la consapevolezza del lavoro che ti aspetta il giorno seguente e della gente che dovrai visitare e delle decisioni che dovrai pren­dere.

Chris - Suona facile, ma non lo sarebbe.

Barbara - Ma sì, lo sarebbe sicuramente, dopo una settimana. Ne sono certa... Comunque, vale la pena di provare.

Chris - Sarebbe una fuga anche così...

Barbara - E che importa? Quel che conta è agire con giudizio. Prendi la macchina... non fer­marti troppo nello stesso posto, dimentica tutto tranne quello che stai facendo in quel particolare minuto. Devi assolutamente provarci, caro... Vedi, io ho avuto tempo di riflettere e tu non ne hai avuto affatto.

Chris - Tu non la odi, è vero?

Barbara (con collera improvvisa) - E anche se la odiassi, che differenza ci sarebbe?

Chris - Scusami.

Barbara - Io sto lottando per te. Leonora è solo al margine. Siamo io e te a formare il mio mondo, e il tuo lavoro, e la felicità che abbiamo conosciuto e che possiamo ancora conoscere. La mia non è gelosia del tuo desiderio di lei, né delle ore d'illusione che compri da lei. Sono gelosa de­gli intervalli... di quello che va sprecato... delle brutte ore di cui mi parlavi poco fa. Ne sento la futilità, ed è questa futilità che ti perseguita e ti umilia tanto. Smettila di cercare un equilibrio... scendi dalla corda tesa, è meglio scendere per la scala che precipitare, non credi?

Chris - E' amaro, non ti pare, esser costretto a vestirsi di nuovo alla marinara, all'età mia!

Barbara - Non so se l'hai detto apposta, ma questa è proprio divertente.

Chris - Mi dispiace di non poter ridere.

Barbara - Vedrai che tornerà il tempo tal cui riderai ancora.

Chris - In questo momento... proprio adesso... sto bene, sai... Porse è perché tu sei così forte.

Barbara - Bene, approfittane.

Chris -Non c'è bisogno che tu mi dica che non dorerà. Lo so da me.

Barbara - Aggrappati a questo momento, in ogni modo, finché puoi. Anche se ti sentirai di nuovosommerso, cerca di ricordarlo.

Chris - Hai mai amato nessun altro, dopo di me?

Barbara- No, non mi è mai accaduto di desiderarlo.

Chris - Avresti amato qualcuno, se lo avessi voluto?

Barbara- (con leggerezza) Penso di sì.

Chris- Mi chiedo se mi dovrebbe dispiacere.

Barbara - Smettila di dibatterti in mezzo  a queste fantasie. Dio sa se ci sono abbastanza fatti reali per tenere occupate le nostre menti. Vattene... abbandonati... non esitare!

Chris - Tutto sembra così irreale.

Barbara - Non lo è, purtroppo, e ce n'è abba­stanza per farci stare maledettamente a disagio.

Chris (voltandosi} - Credo davvero di non amarla affatto.

Barbara - Questo non è il momento di ingolfarsi in una disquisizione sull'argomento, caro. L'amore è un termine molto esteso; ma una cosa è certa; che tu sei ossessionato, da lei o da te stesso attra­verso lei, ed è sufficiente. Oh, caro, è più che suf­ficiente...   (Ha una risatina) Ti prego, Chris...

Chris - Va bene.

Barbara (allegramente) - Benissimo, è deciso... Domani scateneremo in Tim un turbine di respon­sabilità... Oggi, voglio dire... E' meglio che cerchi di dormire un po', ora.

Chris - Sì, cercherò.

Barbara - Buongiorno, caro... (Lo circonda con le braccia, gli dà un leggero bacio ed esce rapi­damente dalla camera).

Chris (mentre la porta si chiude alle sue spal­le) - Grazie, Baba. (Si appoggia alla finestra con la testa sulle braccia, mentre le luci si spengono lentamente).

QUADRO QUINTO

Una sera nel novembre 1935. Sette mesi sono passati dal quadro che precede. E' la mezzanotte della sera precedente il primo quadro della com­media. All'alzarsi delle luci, Leonora è distesa a faccia avanti sul divano, singhiozzando. Chris è appoggiato alla mensola del caminetto e fissa il fuoco).

Chris - Per amor del cielo, smettila di piange­re... (Leonora continua a singhiozzare) Ti chiedo scusa... t'ho detto che ti chiedo scusa...

Leonora - Non posso più andare avanti...

Chris (andando a lei) - Cara, ti prego...

Leonora - No... Non ti avvicinare...

Chris - Devi perdonarmi... Devi!

Leonora (sollevandosi lentamente a sedere) -Non si tratta di perdonare... è che non posso anda­re avanti. Parlo sul serio, questa volta... Non posso proprio!

Chris (con amarezza) - Vorrei sapere che cosa intendi fare, allora.

Leonora - Me ne vado... Me ne vado per sempre.

Chris - Capisco.

Leonora  (alzandosi) - Me ne vado adesso...

Chris (prendendola per le braccia) - No, tu non te ne vai.

Leonora - Per favore, Chris...

Chris - Non puoi assolutamente andartene.

Leonora - Mi fai male.

Chris  (freddamente) - E allora perché lotti?

Leonora - Non essere sciocco, a che serve que­sto tuo atteggiamento?

Chris - Avevo l'impressione che tu mi amassi...

Leonora - Lasciami le braccia.

Chris - ...più di chiunque altro e di ogni altra cosa al mondo. Quando me lo hai detto? Quanto tempo fa?... rispondi!... (La scuote).

Leonora (riprendendo a piangere) - Per amor del ciclo, Chris...

Chris - Mi ami tanto che hai bisogno di men­tirmi... Mi ami tanto che ti diverti a farmi degli scherzi meschini... Mi tormenti e mi torturi fino a portarmi al limite della resistenza... E poi piangi e singhiozzi e dici che sono crudele.

Leonora (quasi urlando) - Lasciami andare!

Chris - Sta ferma...

Leonora (freneticamente) - Tu sei pazzo... Non mi guardare così... Tu sei pazzo...

Chris ((ostinatamente) - Rispondi a una sola domanda, cara... tesoro mio...

Leonora - Lasciami!... Lasciami!...

Chris - Perché hai detto che non eri stata a pranzo fuori con lui, se ci eri stata?

Leonora - Perché sapevo che mi avresti fatto una scemata tremenda.

Chris - E allora perché non hai passato la notte con lui... Ne avevi voglia, vero? Che cosa ti ha trat­tenuto? Il tuo amore per me? O forse la paura?

Leonora (riuscendo a divincolarsi dalla sua stret­ta) - Oh, a che serve... a che serve...

Chris (con voce rotta) - Credi che mi piaccia questa situazione? Tu che non mi ami più, ed io che ti voglio così disperatamente.

Leonora (voltandosi) - Perché dici questo?... E' tutto frutto della tua immaginazione. Non c'è niente di vero...

Chris - Non mentire ancora.

Leonora - Non sto mentendo... Non sto men­tendo.

Chris - Come faccio a saperlo? Mi hai men­tito altre volte... Ti ho scoperto, erano di poco conto, lo ammetto, ma erano sempre bugie... Bugie piccole o bugie grosse, che differenza c'è? Porse dimentichi quel delizioso episodio del Cairo...

Leonora - Oh, Dio!

Chris - Va bene... Va bene... So di tirare a galla cose del passato... Perché non dovrei farlo? Dopo tutto, il passato era pieno di cattivi presagi... Frecce che indicavano il presente... Questo presente di adesso... Questa monotona sofferenza.

Leonora (congrande sforzo per mantenersi cal­ma) - Sentimi, Chris, voglio andarmene per un po' di tempo... Debbo farlo... Te l'ho detto... Non ne posso proprio più.

Chris - Non ne puoi più? Ed io, allora?

Leonora - Non è colpa mia se tu ti crei dei fantasmi e ti tormenti.

Chris - Dimmi una cosa... Senza mentire o cer­care di sfuggire... Dimmi sinceramente una cosa sola...

Leonora  (stancamente) - Che cosa?

Chris - Mi... ami ancora?

Leonora - Oh, Chris! (Gli volta le spalle senza speranza).

Chris - Mi ami?

Leonora  (con voce atona) - Sì.

Chris - Tanto quanto mi amavi al principio?

Leonora - In modo diverso, Chris, le cose sono mutate... E' passato un anno da allora.

Chris - Tu eludi la mia domanda.

Leonora - E' la verità... Niente resta uguale.

Chris - Al principio mi volevi, non è vero? Quando ti venivo vicino... quando ti toccavo... Era più importante di ogni altra cosa al mondo, no?

Leonora - Sì... era così...

Chris - Ed ora non lo è più?

Leonora - Chris... a che serve...

Chris - Rispondimi!

Leonora (tremando) - Che mi vuoi far dire... Ti risponderò, ti dirò tutto quello che vuoi.

Chris - Voglio la verità.

Leonora - Non c'è più nessuna verità... Tu hai ridotto tutto in frantumi...

Chris - Mi ami quanto mi amavi al principio?

Leonora  (con violenza) - No!... No!... No!...

Chris - Finalmente!

Leonora - Era questo che volevi, vero?... La verità... Eccola la verità!

Chris - Allora mi hai mentito... Da settimane... Da mesi, probabilmente...

Leonora - Sì... Sì... ti ho mentito.

Chris - E quando è morto, questo tuo povero, logoro amore?

Leonora (senza contralto) - Tanto tempo fa... L'hai strangolato tu con le tue pazze gelosie e crudeltà... Non hai mai avuto fiducia in me... Mai, nemmeno per un minuto... Hai rovinato delle ore che avrebbero potuto essere stupende, facendo delle scene per niente. Mi hai umiliata e mortificata... Sei andato a dissotterrare cose che un giorno mi erano state care e le hai fatte apparire meschine ed orribili. Adesso non posso più nemmeno abban­donarmi ai miei ricordi senza trovar te, su ogni soglia, che mi burli... che mi accompagni per le stanze vuote... e le rendi ridicole... Me ne chiudi la porta per sempre. Ti odio profondamente, per questo.

Chris - Sentimento per i morti a spese dei vivi... Interessantissimo... Magnifico!

Leonora - I morti, almeno, hanno il buon senso di tacere.

Chris - Evviva i morti!

Leonora (con amarezza) - Tu sei uno di loro, ormai. (Un breve silenzio terribile. Restano immo­bili a fissarsi).

Chris (quietamente) - Hai detto sul serio?

Leonora  (esitando) - Sì... Credo di sì.

Chris - Oh... ti prego... ti prego... Dimmi che non parlavi sul serio!

Leonora - Lascia che me ne vada, adesso.

Chris - Non puoi aspettare ancora un minuto?

Leonora - Non serve a niente... Lo sai.

Chris - Benissimo.

Leonora - Addio, Chris.

Chris - Ti amo, cara.

Leonora - No, non è amore, non ha niente a che vedere con l'amore.

Chris - So che è finito, adesso... Me ne rendo conto... Non farò altre scene.

Leonora - Addio. (Gli si avvicina lentamente e lo bacia. Egli la stringe fra le braccia).

Chris (con voce rauca) - E' morto, allora... Proprio morto?

Leonora (lottando) - No, Chris, ti prego!

Chris - Tutta la passione è stata consumata... Ora si riordina tutto e si rimette nella scatola.

Leonora - Lasciami andare.

Chris - E' l'ultima volta che ti bacio... L'ul­tima che ti sento nelle mie braccia... Proprio l'ul­tima...

Leonora  (cercando di liberarsi) - Chris...

Chris - Sta ferma!

Leonora - Lasciami!

Chris - Maledizione a te, sta ferma! (La bacia ancora con forza e la respinge violentemente da sé. Leonora vacilla e cade) Che cosa si prova ad essere così desiderate?... Ad essere volute con tanta frenesia?... Dimmelo, per favore... Voglio saperlo... Voglio sapere che cosa fa ora il tuo cuore, il tuo innamorato cuore di femmina. Come è invidiabile potersene andare verso il futuro, libera dall'amore, libera dalla nostalgia, avendo innanzi a te una nuova vita e dietro i morti... Non proprio i morti, tuttavia, diciamo i morenti... I morenti non sono saggiamente tranquilli come i morti... Non possono fare a meno di piangere un po'... Bisogna che ti allontani in fretta, fin dove non potrai più sentire quel pianto, e ti scongiuro... non voltarti a guar­dare, sarebbe un quadro troppo doloroso per il tuo album di ricordi, così lindo e sentimentale. C'è un certo fascino nella morte... E' interessante solo sotto l'aspetto scientifico... il processo della scon­fitta, ma il tuo punto di vista è tutt'altro che scien­tifico, mia cara..'. Tu sei un animale sano e vi­brante, senza complicazioni, e se la mia vita è stata spezzata dal tuo fascino, non è colpa tua. Credo che non sia neanche mia... E' una fatalità, cara, come l'incendio, il turbine e la pestilenza. Stai prendendo parte a una tragedia, la più bella delle tragedie e la più allegra delle burle; la vittoria trionfale e inevitabile della materia sullo spirito! Per un istante riesco a vedere tutto con chiarezza: me stesso, te e il mondo intorno a noi... Ma è sol­tanto un ultimo bagliore, come un razzo che solca rapido il cielo, ma finisce in un secondo, lasciando caso più buio di prima, troppo buio perché io possa sopportarlo. Vedi, io avevo una vita da vivere e lavoroda compiere e persona da amare, ed ora non li ho più. Sono ansiose di aiutarmi, quelle persone che io amavo e che mi amano. Riesco an-cora a vederle, calme, dolci, assennate e compren-sive, che cercanodi arrivare a me, si protendono per afferrarmi una mano, ma è troppo tardi... Non possono più raggiungermi... Alzati e vattene... Non m'importa più nulla che tu sia qui o nella luna. Alzati e vattene!...

(Leonora si alza in piedi. Trema. Chris va alla finestra e resta lì, voltandole la schiena. Leonora prende la borsa dal tavolo ed esce silenziosamente dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé. Chris si volta al rumore della porta che si chiude e aspetta, teso e tremante, il colpo della porta d'ingresso. Quando l'ha inteso, comincia a passeggiare per la camera. Va al ta­volo e si versa un bicchiere di whisky. Lo beve in un sol sorso e tossisce un po' perché gli è andato per traverso. Se ne versa un altro e lo beve, poi siede per qualche istante, aspettando che faccia effetto. Improvvisamente, si alza, poi la tensione dei suoi muscoli si rilascia e con infinita stan­chezza va alla finestra, la spalanca, sale sul da­vanzale e si lascia cadere. Le luci si spengono len­tamente).

QUADRO SESTO

Tardo pomeriggio nel novembre 1935. Questo quadro è la continuazione del quadro primo.

(Barbara, Tim e Susanna sono agli stessi posti ed Ernesto è in piedi presso la porta).

Ernesto (annunciando) - La signora Vail.

(Leo­nora entra. Ha gli occhi rossi di pianto. E' evi­dente che cerca di dominarsi con tutta la sua volontà).

Barbara - Leonora... (Le prende la mano) Sono felice che tu sia venuta.

Leonora - E lui... è...

Barbara - Ha chiesto di te.

Tra (bruscamente) - E' meglio che entriate... Subito.

Barbara - Qui, bevi questo... (Le porge un cock­tail) E' necessario che tu sia forte.

Leonora - Non ce n'è bisogno.

Barbara - Bevilo, ti prego.

Leonora - Va bene.   (Lo manda giù).

Barbara - Tim, le dispiace di accompagnarla?

Tim - Venga da questa parte, prego. (Tim va alla porta a destra e l'apre per Leonora. Essa dice grazie con voce sorda ed esce. Tim la segue e torna dopo un istante).

Barbara - Non c'era tanta nebbia.

Susanna - Come?

Barbara - L'anno scorso, dico, quando essa venne per la prima volta. Non c'era tanta nebbia.

Susanna - No... Ricordo. (Barbara passeggia senza meta per la camera).

Barbara - Vorrei... vorrei proprio che questo momento non fosse stato necessario.

Tni (con dolcezza) - Si sieda, cara.

Barbara - No... Sto bene... Mi piace camminare...

Trai (indicando il cocktail) - Ne vuoi dell'altro, Susanna?

Susanna - No, grazie.

Barbara (con un sorriso tre­mante) - E' troppo... è troppo... (Si interrompe e volta la testa da un'altra parte. Tira e Susanna la guardano con pietà. Bar­bara si riprende rapidamente e torna al divano) Ho la terribile sensazione di rendervi tutto an­cora più orribile...

Tim - Non dica sciocchezze!

Barbara - No, voglio dire... Che mi sto comportando bene, quasi coscientemente; e questo è sempre molto più fastidioso per gli altri.

Susanna - No che non lo è... E' assai meglio così...

Barbara (soffiandosi il naso) -Non ne sono sicura. Se avessi un collasso, se cedessi completa­mente, ci sarebbe qualche cosa da fare... per tutti noi... Sali aro­matici, cognac e così via.

Tim - Piume bruciate.

Barbara - Già, piume brucia­te. (Ha una risatina di cortesia).

Susanna (guardando la porta) - Mi domando...

Tim (subito) - Non ti doman­dare niente... E' meglio.

Barbara - Non maltratti Susanna, Tim, non è gentile.

Tim - Scusami, Susanna, non intendevo rimproverarti.

Susanna (cercando di sorri­dergli) - Non ho nemmeno sen­tito...

Barbara (improvvisamente) -Vorrei che uscisse, adesso... Dio mio, vorrei che uscisse!

Tim - Verrà, fra un momen­to... (Attendono in silenzio. Poco dopo Leonora torna silenziosa­mente nella camera. Va da Bar­bara).

Barbara - E' finito? E'...

Leonora - Sì.

Barbara - Oh... Oh, Dio... (Ri­cade sul divano).

Leonora - Non mi ha ricono­sciuto, credeva che fossi te. Ha detto « Baba... non sono più som­merso»... Poi ha detto ancora « Baba» e poi... poi è spirato. (Leonora esce rapidamente dalla camera mentre cala il sipario).

F I N E

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commedia è proprietaria per l'Italia.

                                                             


1 Pubblicata su IL DRAMMA – Anno 23 – Nuova Serie – n. 50-51 – 15 dicembre 1947