IL DELIRIO DEL PERSONAGGIO
Commedia in tre atti di Valentino Bompiani
PERSONAGGI
La MADRE anni 55
Il PADRE anni 65
ROSETTA anni 25
GIANNI anni 23
LUISA anni 21
CONTE AUGUSTO D'OSTENA anni 30
ASSUNTA
Un TENENTE
MARIA cameriera
UN SOLDATO
GINA
POPOLANE
PORTAFERITI
—1936 -
ATTO PRIMO
Lo spogliatoio di Rosetta. Valige aperte abiti sparsi.
SCENA I
(Rosetta, accostata a un uscio che tiene aperto solo un poco, ride e scherza con qualcuno che, si direbbe, la trattiene per le vesti).
Rosetta - Più tardi. (Infila il capo tra i battenti, lo ritira di scatto. Ride) Anche a te. (Passa una mano) Non vedo l'ora. (Riaccosta il capo, poi, sfuggendo, mormora ancora qualcosa che non si intende. Ride ancora. Chiude. È un po' turbata. Si stringe nella vestaglia, abbracciandosi. D'un tratto si accorge che, stesa su di una poltrona a sdraio, le mani dietro al capo, la sigaretta tra le labbra, c'è la sorella Luisa che la guarda) Che fai lì? Cos'hai?
Luisa - (non risponde) .
Rosetta - Da stamani mi guardi come se ti avessero rivelato privatamente il mio destino, e tu non osassi dirmelo.
Luisa - Sei contenta, tu?
Rosetta - (parlando, continuerà a vestirsi e a raccogliere indumenti nelle valige) Certo, e anche tu dovresti esserlo per me.
Luisa - Che te ne importa?
Rosetta - È la cosa più affettuosa che trovi da dirmi?
Luisa - Per il tempo che hai tu di badarci.
Rosetta - Se si trattasse di te...
Luisa - No, grazie.
Rosetta - Storie! Non crederai di esser diversa, vero? Dicci anni fa già ne parlavi: « Sarà così, sarà colà ».
Luisa - Ma poi tutto è diverso.
Rosetta - (fissandola) Che ne sai?
Luisa - (elusiva) Lo penso.
Rosetta - Non ti capisco.
Luisa - Io tutte queste storie, cerimonie, espansioni pubbliche, le odio, hai capito?
Rosetta - Siccome non sai nemmeno tu quello che vuoi, ti scagli contro quello che hanno gli altri.
Luisa - E tu Io sai quello che vuoi? e che fai?
Rosetta - Certo. (Ci pensa) Mi sposo l'uomo che mi sono scelta. Avremo una casa nostra, dei figli... E poi, non trovi discorsi più adatti?
Luisa - Sei come papà: credi che ci siano i discorsi adatti in certi giorni e in certi altri no.
Rosetta - Preferirei una parola sola, magari, ma affettuosa.
Luisa - Anche queste lo sono. Non parlo per spaventarti, ma per capirti. Mammà non si sa quello che pensa, non le si cava una parola dalla bocca. Papà ragiona da uomo, secondo le convenienze e secondo gli orari. Ti parlo io. Ti stupisce perché sono più giovane di te? Ma io...
Rosetta - Ma tu?...
Luisa - Niente.
Rosetta - Mi stupisce che tu abbia atteso proprio oggi, un'ora prima del mio matrimonio, per interessarti alla mia felicità. In tutti questi mesi perché te ne sei stata lontana da me e da tutti?
Luisa - Qui c'è un'aria irrespirabile.
Rosetta - Sarebbe meglio che ti sposassi anche tu, e presto.
Luisa - Un marito preparatomi dagli altri?...
Rosetta - Scelto da te.
Luisa - Se capita, che la scelta coincida con le convenienze o con le possibilità.
Rosetta - A me è accaduto, vedi?
Luisa - Tu fai un matrimonio di convenienza.
Rosetta - Sei insolente e cattiva.
Luisa - (altro tono. Pentita) Parlo per me, scusami. Anche prima parlavo per me. So che faccio male, ma quando dico una cosa cattiva, mi pare di liberarmi da me stessa. Tu ti vuoi bene; io mi odio.
Rosetta - Cerca di sapere quello che vuoi e nessuno ti forzerà. Oppure domanda consiglio alle persone che ti vogliono bene.
Luisa - Consiglio di che? Nessuno può sapermi dire perché io sono fatta così e non in un altro modo. (Pausa) Ho sempre fretta. Non so bene. Non di vivere, ma di aver vissuto, perché mi sembra di essere attaccata, di amare soltanto quello che è stato e che mi riappare, poi, nel ricordo, caro, lieto, anche se era doloroso. Il presente mi disgusta sempre un poco, invadente com'è.
Rosetta - Io non capisco tante complicazioni!
Luisa - (brusca, alzandosi) A che ora partite?
Rosetta - Tanto per risponderti : io - ho ritegno a dirlo - mi sento partita da qui dal giorno in cui mi sono innamorata. Hai capito?
Luisa - Dicevi a me che mi sono allontanati.
Rosetta - Ma io amo.
Luisa - (abbassa il capo).
Rosetta - Luisa?
Luisa - (sbrigativa) Senti: se un giorno tu venissi a sapere, insomma, ti dicessero di me qualche cosa, o molte cose da farti dire: «è impossibile! », bene, voglio che tu ti ricordi di oggi e di questo discorso...
Rosetta - Ma che cosa?
Luisa - (s'è pentita d'aver parlato, cambia tono) Niente. Dicevo così perché ogni fatto accaduto a una di noi l'abbiamo sempre vissuto insieme, e ora che la vita ci allontana, ciascuna dovrà viverlo da sé. Ecco. (Si volta di scatto. Esce).
SCENA II
(Rosetta, rimasta sola, pensa alla sorella. Riprende a sistemar roba, a vestirsi. Si decide poi a seguirla. Ma entra il fratello, Gianni, giovane sui ventanni, tutto lucido. Indossa l'abito di cerimonia).
Gianni - Buon giorno. Bene alzata. Stai bene? Ho detto alla cameriera di portare in camera mia questa « sveglia », altrimenti se la prende Luisa.
Rosetta - Ma questa la porto via io.
Gianni - Non lasci proprio niente, eh?
Rosetta - È mia, perché dovrei lasciarla?
Gianni - E io il regalo non te l'ho fatto?
Rosetta - (scherzosa) Lo ha pagato papà!...
Gianni - Una sigaretta me la dai?
Rosetta - Perché?
Gianni - E che ci si ragiona?
Luisa - è come i cavalli « intavolati » - sai che cosa vuol dire « intavolato »? - che non si riesce a far voltare se non dalla parte che vogliono loro; e così girano solo intorno a se stessi.
Rosetta - Se tu fossi più affettuoso con lei...
Gianni - Ma io, poi, non ho mica tanto tempo...
Rosetta - Per quel che hai da fare...
Gianni - Certo! Anzi tu dovresti dire al tuo futuro sposo - lui che è in relazione col mondo giornalistico - se mi trova qualche collaborazione, non so, corrispondente viaggiante...
Rosetta - Che te ne fai?
Gianni - Mi piace.
Rosetta - Per quel che pagano, io preferirei la Banca.
Gianni - La Banca è una cosa di papà. A me piace fare da me, non foss'altro per muovermi un pò, girare...
Rosetta - Se chiedi di farti fare un viaggio, papà te lo paga.
Gianni - È diverso. I soldi, si capisce, mi servono: non posso mica guadagnare - ma insomma vorrei essere più indipendente - andare dove mi pare, mangiare quando mi pare... Sono vent'anni che mangio alle sette e tre quarti...
Rosetta - Prendi moglie.
Gianni - No. No. Di affetti bisogna averne il numero strettamente indispensabile...
Rosetta - (sempre ridendo) Io ci sono compresa, per esempio?
Gianni - (scherzoso) Ti ci ho trovata... (Pausa) La mamma dov'è?
Rosetta - In camera sua, credo. In tutta la mattina l'ho appena vista.
Gianni - Perché? (Si avvia).
Rosetta - Vengo anch'io con te. (Chiama) Maria! (Attraverso l'uscio) È venuta la sarta?.. Come?... Appena viene, avvertimi.
Gianni - Quanto costa il tuo corredo?
Rosetta - Non lo so.
Gianni - Io so che avrei potuto andarci a sciare per un anno. (Escono).
SCENA III
(La Madre entra. Le mani in mano, pallida, stanca. Gira lentamente per la camera, non tocca nulla, non muove le mani, come se visitasse un'esposizione. Poi si pone su di una sedia appoggiata a una parete, senza spostarla, con un che di provvisorio. E aspetta. Entra la Cameriera in cerca della padrona, alla quale si rivolge).
Cameriera - Il signore domanda se ha provveduto lei per i biglietti.
La Madre - Quali biglietti?
Cameriera - Per il viaggio.
La Madre - Io? No. (Si alza e si dà da fare).
SCENA IV
(Entra il Marito, anch'egli vestito da cerimonia, indaffarato fino ai polsini. Anche Luisa rientra, sfaccendata. La Cameriera esce).
Il Padre - (alla Moglie) Hai mandato tu per i biglietti? No?... Allora... (mette mano al portafogli) Ma cos'hai ? Non ti senti bene ?
La Madre - Un po' stanca. I preparativi...
Il Padre - Allora, ecco i denari. (Li tende alla Moglie che non li prende) Li metto qui. Sono tremila. Vuol dire che il resto (alla Figlia) lo terrai tu. Va bene? Mi pare che abbiamo pensato a tutto. Adesso bisogna sbrigarsi. (Guarda l'ora) Mancano trentacinque minuti. Quando tutto sarà finito, che saranno partiti, meglio. (Alla Moglie, affettuosamente) Vero? Del resto tutto si mette bene. Sua Eccellenza ha fatto telegrafare che verrà. (Alla Figlia) Vai a vestirti. (Poi guarda la Figlia, le fa una carezza) E speriamo che presto venga il giorno tuo, vero? (Luisa - scrolla le spalle) Cos'è? Non ti va l'idea? Ne riparlaremo quando sarai innamorata. Sei ancora una bambina. Quel che importa è di sceglier bene, come ha fatto Rosetta. Non fumare a quest'ora. Voglio un gran matrimonio, ricordatelo, degno di me. Ma smetti di fumare!
Luisa - Papà, non te ne accorgi mai, adesso, in due minuti...
Il Padre - Alla tua età, tua madre non fumava.
Luisa - Non ha mai fumato.
Il Padre - Ragione di più. (Esce).
Luisa - Per papà tutta la vita è un appuntamento. Lui fìssa appuntamento anche ai sentimenti. Quel che importa è la puntualità.
La Madre - (la richiama con tono di rimprovero) Luisa!
Luisa - È così: lui ci giudica dal di fuori, dal vestito, dalle macchie, dalle convenienze. Bisogna rispettare i vecchi, amare le bestie, fare la carità... Ma che si possa amare - che so? - un quadro, o un pezzo di legno, come i bambini, questo papà non lo capirà mai.
La Madre - Vai a cambiarti, ora.
Luisa - E tu, no?
La Madre - Aiuto Rosetta, prima.
Luisa - Sei triste perché se ne va? Tu vorresti tenerci tutti sotto l'ala. Si cresce, no?
La Madre - (guardandola fissa) E tu?
Luisa - Io, niente.
La Madre - Perché ti chiudi in te?
Luisa - Non ho niente da dire, nemmeno a me stessa.
La Madre - Anche tu sei già fuori.
Luisa - Come fuori? (Scherzosa) Dall'ala?
La Madre - (le si accosta) Sempre assorta in fantasticherie, che pensi?
Luisa - L'amore, probabilmente.
La Madre - Con chi?
Luisa - (ridendo, elusiva) Nessuno, mammà.
La Madre - Non sei contenta qui?
Luisa - Non è la stessa cosa. Qui che faccio? Giro per la casa, mi annoio...
La Madre - Hai fretta d'andartene?
Luisa - (non risponde subito) Come se morissimo, lasciando la casa. (Rientrano Gianni e Rosetta).
SCENA V
Gianni - Buon giorno, mammà. (Bacio).
Rosetta - Hanno portato un fascio di rose bianche senza un biglietto. Di chi saranno?
La Madre - Sono i fiori di Mario.
Rosetta - Chi Mario?
La Madre - (con tono di richiamo) Rosetta!
Rosetta - Oh, scusa, mamma... non avevo capito... non pensavo...
La Madre - Ti voleva tanto bene... E proprio il giorno prima di partire disse che quando ti saresti sposata... (Si ferma per non commuoversi).
Rosetta - Mamma, manderemo tutti questi fiori al cimitero...
Gianni - (interrompendo) Erminia non è venuta? (Luisa esce).
Rosetta - T'interessa, eh?
Gianni - No, mi piace.
La Madre - Bada, Gianni, Erminia non è una ragazza con la quale tu possa scherzare...
Gianni - Che cosa vuoi saperne tu, mamma, di queste cose? (E se ne va).
SCENA VI
Rosetta - Mamma, mia suocera non ha trovato il tappezziere. Te ne occupi anche tu, per favore? Ma senza che lei lo sappia. Sai com'è: sé si occupa lei di una cosa, lo fa per dimostrare che soltanto lei è compiacente.
La Madre - È ingrato questo che tu dici.
Rosetta - Mi pare pratico. Deve fare la stanza da letto tutta in celeste. Te ne occupi? (Pausa) Mamma...
La Madre - Dimmi.
Rosetta - Sarò felice?
La Madre - Oh, guai se tu non lo fossi I
Rosetta - Ma non ne sei sicura.
La Madre - Devi esserlo tu. Eri così serena e fiduciosa che io non ho osato parlare...
Rosetta - È vero. Noi abbiamo considerato tutto, pensato a tutto - come dice Augusto - e andiamo incontro alla nostra vita matrimoniale consapevoli e preparati... Ma è così impalpabile la felicità, che al momento di stringerla non sono più sicura di averla tra le mani...
La Madre - Mi spaventa questo che tu mi dici... Non hai mai voluto parlarne con me... ti schermivi... E adesso...
Rosetta - (si allontana d'un tratto. Chiama) -Maria! Maria! (Alla Madre) Si è dimenticata d'andare a prendere quella valigia, ci scommetto. Scusa, mammà. (L'abbraccia ed esce chiamando) Maria!...
La Madre - (la segue fin sull'uscio, ove si ferma, pur restando nascosta alla vista di chi entri da altre porte).
SCENA VII
(Furtivamente rientra Luisa. Ha indossato un impermeabile. S'infila un cappello, entrando. Va diretta verso il tavolo sul quale Il Padre ha posato il denaro che prende e mette nella sua borsetta. Si accosta al canterano e vuota, in una mano, il portagioielli che vi è posato. Si volta per fuggire, mentre la porta si riapre. Ritorna la Madre, la quale non fa caso, sulle prime, agli armeggìi della figlia, né al suo vestiario).
La Madre - Che cerchi? Hai visto l'abito di Rosetta? C'è la sarta di là. Ma tu come ti sei vestita?
Luisa - Esco un momento.
La Madre - Dove vai?
Luisa - In chiesa. (si avvia. La Madre la ferma, l'attira a sé, l'abbraccia).
La Madre - Vedrai, Luisa, come staremo unite. Non avrò da occuparmi che di te... Ma ri sei cambiata anche l'abito? Che bisogno c'era?
Luisa - Per non aver freddo, mamma. (Tenta di fuggire).
La Madre - Quest'abito era riposto nel baule. Per scendere un momento in chiesa, non mi pare che mettesse conto...
Luisa - Cos'è? Un interrogatorio? Intanto si fa tardi. Mi lasci andare?
La Madre - Vai, cara. È uno degli abiti che ti sta meglio, questo. (E lasciandola andare, tuttavia la trattiene per un braccio, per una mano. Ad un gesto più deciso di Luisa - per distaccarsi, stringe la presa) Che hai qui?
Luisa - (ridendo) Come sei sospettosa.
La Madre - Fai vedere!
Luisa - Addio! (Ma La Madre non lascia la presa).
La Madre - Mi dispiace la tua reticenza. Anche per le piccole cose. Prima non eri così.
Luisa - Mamma, se non mi lasci andare, non tornerò in tempo.
La Madre - Non ti lascio andare.
Luisa - Perché?
La Madre - Per i tuoi occhi.
Luisa - Che c'entra?
La Madre - Che nascondi?
Luisa - Ma niente!
La Madre - Non ti senti bene, forse? Hai un viso strano... Mi sembra che scotti. Fai sentire. (Le mette due dita nel collo).
Luisa - Sto benissimo, ti dico! Un momento solo. (Si stacca e fugge).
La Madre - (con voce ferma) Luisa! (Luisa si ferma) Apri il pugno!
Luisa - (pronta) Ecco, guarda. (Apre il pugno. Un silenzio) Volevo fare uno scherzo a Rosetta.
La Madre - È uno scherzo che non capisco. Potresti perderli. (Poi con altro tono) Che volevi farne?
Luisa - Te l'ho detto.
La Madre - Alza gli occhi! (La riafferra per i polsi).
SCENA VIII
(Entra la Cameriera).
Cameriera - Se vuole che vada, signora, adesso potrei.
La Madre - Lì sul comò, Maria, c'è il denaro e il foglio con le indicazioni.
Cameriera - (dopo aver cercato) Qui c'è soltanto il foglio, signora.
La Madre - (guarda la Figlia, che abbassa il capo. Alla Cameriera) Li avrò portati di là senza badarci. Ti richiamo io.
SCENA IX
(Uscita la Cameriera, La Madre lascia il polso della Figlia. Luisa getta la manciata di gioielli sul tavolo e appresso la borsetta. Si toglie l'impermeabile, il cappello e si butta su di una poltrona. Ha il volto chiuso, indifferente. La Madre - le si accosta, la guarda senza un gesto).
Luisa - Del resto, non potrebbero essere miei? Come li avete regalati a lei, potevate darli a me. (Silenzio) Non penserai che volessi rubare?
La Madre - Che volevi farne?
Luisa - Te l'ho detto.
La Madre - Anche col denaro?
Luisa - (sta per rispondere dì sì. Invece tace e si alza).
La Madre - Anche col denaro?
Luisa - (si avvia per uscire, senza rispondere, come se la cosa non la riguardasse più).
La Madre - (le corre appresso, la ferma) Luisa! Non ti capisco. Pare che la cosa non ti riguardi neppure.
Luisa - (scoppia a piangere. La Madre - l'attira a sé. Luisa - invece si allontana, si butta a singhiozzare sulla sdraia) Non m'importa niente, è terribile, niente.
La Madre - (chiude le porte, le ritorna vicino. È sconvolta) Parla!
Luisa - Non voglio commuovermi. Sono stupida. (Dura) Mi servivano, ecco. Ora lo sai.
La Madre - (affannata, con la voce severa, ma tuttavia pronta a trovare spiegazioni) Una somma simile? Ti serviva? Che dici? Come ti serviva?
Luisa - È una cosa che riguarda me.
La Madre - Da quando ci sono cose che riguardano soltanto te?
Luisa - Certo che ce ne sono.
La Madre - A chi serviva questo denaro?
Luisa - A me.
La Madre - Volevi comprarti degli abiti?... (Luisa non risponde) Per qualcuno?
Luisa - No.
La Madre - Ma allora? Luisa, parla! Tua sorella se ne va. Viene gente. Mi vuoi lasciare nel cuore questa angoscia? Qualunque cosa, ma dilla. Te lo ordino.
Luisa - (si alza, l'affronta) Vuoi saper tutto? Vuoi che ti dica che scappo di casa?
La Madre - Luisa!
Luisa - Posso dirtelo. Tanto, non potrai impedirmelo. Me ne vado, oggi o domani. Perché la mia vita, ormai, è fuori di qui.
La Madre - Luisa!
Luisa - E Rosetta? Non è un modo anche quello di andarsene di casa, e le date pure la dote, i gioielli e l'accompagnate alla stazione?
La Madre - Luisa!
SCENA X
(Subito e di corsa rientra Rosetta . È ancora in vestaglia, ma ha sul braccio l'acconciatura nuziale. È eccitata, rumorosa. La segue il Padre).
Rosetta - Mamma, hai visto che bello? Oh, Luisa, vieni di là a vedere e ad aiutarmi.
Il Padre - Sì, fate presto. È già tardi, capito?
Rosetta - Che gioia! È proprio vero che questo è il più bel giorno della vita!
Il Padre - Ma anche il più solenne. E voglio ricordarti... (si fa solenne, si prende la figlia tra le mani) voglio ricordarti nella gioia di oggi che, se entri a far parte di un'altra famiglia, continui tuttavia ad appartenere alla nostra. Anche quando sarai lo Contessa d'Ostena, resterai sempre la figlia di Aster, il finanziere. La tua ricchezza costituisce la tua nobiltà. I tuoi figli saranno i nipoti di Aster. Tuo marito entra sotto la nostra protezione. Ricordatelo, perché non ammetto defezioni.
Rosetta - Puoi star tranquillo, papà. (Lo abbraccia). Non ci sarebbe scopo.
SCENA XI
(Anche Gianni intanto è rientrato).
Gianni - Si vede dalla finestra la fila di automobili. Ci sarà un pubblico enorme. Perche lui, bisogna dirlo, tutte relazioni di classe. Io sono contento di questo matrimonio. Rosetta ha agito con molto criterio.
Rosetta - Vero? (e ridendo se ne uà). Vieni, Luisa, (Ma Luisa è trattenuta dallo sguardo della madre).
Il Padre - Hai ragione.
Gianni - Purché lui non si lasci prendere da manie di grandezze con i soldi di Rosetta.
Luisa - Se lo stimi così poco, perché sei contento?
Gianni - (piccato) Io non ho detto di non stimarlo. Ma so come sono questi nobili decaduti. E dico che tu, papà, non devi lesinare, ma seguirli e consigliarli nelle spese.
Il Padre - Rosetta conosce il valore del denaro.
Luisa - (mentre si incipria) È uno dei pochi valori che conosce.
Gianni - (irritato) E tu quale? Quello di incipriarti?
Il Padre - (non visto da Luisa fa cenno di non rilevare, e di capire se quella ragazza oggi è un po' nervosa) Andiamo. Vieni di là. Lasciamole vestire. (Via discorrendo).
SCENA XII
La Madre - (imperiosa a Luisa) Vieni qui! Tu credi di poterlo fare? La casa, noi, non ti serviamo più e te ne vai. Fuori tua sorella e fuori tu. Chi resta qui e come resta, non importa. Basterebbe che lo dicessi a tuo padre, lo capisci?
Luisa - E che cosa otterresti? Tenermi attaccata alla gonna, sorvegliando ogni mio passo?
La Madre - Sicuro.
Luisa - Non potrebbe durare a lungo. Troverei mille occasioni per fuggire. Chiudermi in collegio? Alla mia età? Proibirmi d'essere innamorata? Che cosa?
La Madre - Sei innamorata, allora. E di chi? Perché nasconderlo?
Luisa - È inutile, mamma.
La Madre - Non devi essere molto fiera della tua scelta se non osi rivelare il nome e pensi di fuggire di casa. E come mai quest'uomo ha bisogno di denaro, e lo chiede a te?
Luisa - Sono io che non voglio pesargli.
La Madre - Che vuoi dire?
Luisa - Che voglio, farmi la mia vita così.
La Madre - Come così? Come così? Si tratta allora di un matrimonio che noi non potremmo approvare. E perché? (Luisa non risponde) Rispondi!
Luisa - Non si tratta... di matrimonio.
La Madre - (violenta, accorata) Ma che dici? Ma ti rendi conto che tu parli di lasciar la casa? Approfitti del giorno in cui tua sorella si sposa, senza neppur pensare alla tragedia che avresti provocata. No. No. È impossibile. Non è vero, non può esser vera tutta questa storia. Uno scatto di pazzia, un perfido dispetto, ecco, arrivo a pensar questo. E perché? Che t'è successo?
Luisa - (sempre rattenuta) Niente, te l'ho detto. Voglio che il mio amore sia libero come è nato, per poterlo sempre giudicare. Voglio farmi la mia vita così.
La Madre - E credi che io possa tollerarlo?
Luisa - Non puoi impedirlo. Puoi soltanto scegliere se scacciarmi o lasciarmi andare.
La Madre - Eh, no! dovrei credere che sei tu a parlare così, e non è vero, tu sei un'altra. Io conosco i tuoi pensieri, i tuoi desideri.
Luisa - Tu credi di conoscerli perché mi attribuisci i tuoi.
La Madre - Allora tu hai sempre mentito con me?
Luisa - No. Li ho mutati. Si cresce. È questo che tu devi comprendere. Ci si forma una vita propria. Pensieri, desideri, ci pensa la vita a mutarceli. O l'amore, quando viene.
La Madre - No. No. Non c'è pensiero tuo che io non abbia conosciuto fino a ieri, fino a un'ora fa. Ancora l'altro giorno che eri triste, irrequieta, t'ho fatto parlare; ti sei confidata semplicemente. È bastata una parola, un regalo per rasserenarti.
Luisa - (gelida) Non sempre si desidera un abito.
La Madre - (piano, quasi balbettando) Io mi smarrisco... Mi stai dinanzi all'improvviso come un'estranea...
Luisa - Rosetta - sembra più buona di me soltanto perché è cinica e non reagisce che ragionando.
La Madre - (quasi le salta addosso. L'afferra per le spalle, la scuote. Con ira e terrorizzata) Stai zitta! Stai zitta! Non posso sentire questa voce che non è tua. (Imperiosa) Chi è quest'uomo? Devi dirlo! Devi dirlo!
Luisa - (dopo un'ultima esitazione) Paolo Datri.
La Madre - L'attore?
Luisa - Sì.
La Madre - Ma... ma non è sposato?...
Luisa - Sì.
La Madre - Ma... allora?... Luisa! Tu capisci che cosa vorrei domandarti e non oso. Che ti è accaduto?
Luisa - Mamma, è assurdo, ma non cercare di togliermi il mio amore.
La Madre - (violenta) Mai, hai capito? Finché io sarò viva, nella tua vita voglio entrarci anch'io.
Luisa - Cerca di capirmi. Io sapevo quello che facevo. Ho ceduto a me stessa. (Ha un moto d'abbandono e si rifugia piangendo nelle braccia della madre) Oh, mamma, aiutami tu!
La Madre - (sgomenta, l'accoglie, si siede, se la tira sulle ginocchia, ragazzona com'è, l'accarezza) Oh... Oh... povera figlia mia, e perché tacere? Alla mamma? E da chi volevi andare se non da me? (Poi ripete come per darsi presente) Da me. (E ancora una volta, ma ergendo il capo e con la voce già tremante della segreta e assurda felicità di averla ritrovata) Da me? (Breve pausa) Com'è possibile? A chi parlavo io? Tutta una tua vita nascosta. Bisogna che tu abbia mentito ora per ora, e io, cieca, a non capire... Ma quando hai cominciato a mutare così? (Si accorge, dopo averle pronunciate, del vero significato delle sue parole, e le ripete a se stessa, lentamente) Quando hai cominciato a mutare così?
SCENA XIII
(Buio in scena).
(Torniamo indietro di sei anni, quando i tre figli erano in casa e dormivano in due grandi stanze chiare, all'altro capo della casa. Gianni, Rosetta e Luisa, di sedici, di diciotto e di dodici anni, andavano tuttavia a scuola).
(La luce si riaccende, ma per illuminare soltanto - chiusa in un cerchio - la parte centrale della ribalta e, in fondo, una porta bianca. Tutto intorno buio pieno. È mattino: suonano le ore: sette rintocchi. Una figura bianca, la madre, è nel cerchio luminoso: s'infila una vestaglia; si siede per calzar le scarpe, si ravvia i capelli. Qualcuno arriva di corsa all'uscio, che urta, scuote e spalanca: una ragazzetto in camicia da notte, a piedi nudi: Luisa).
La Madre - Luisa? Che c'è? (La bambina riaccosta l'uscio, tentata di fuggire) Luisa! (Va verso di lei chiamandola e ritorna tenendo per mano la figlia, la trae vicino alla poltrona e la tiene davanti ai ginocchi) Che c’è, figlia mia? (La figlia piange intanto in piedi, col viso contro il braccio. AlLa Madre che vuol prenderla sulle ginocchia, fa resistenza) Sveglia, così presto, perché? Hai bisticciato con Rosetta? Non ti senti bene? (Le mette una mano nel collo, sulla fronte).
Luisa - (nega col capo).
La Madre - Non hai fatto i compiti? È questo?
Luisa - (piange pia forte).
La Madre - (sicura) No, non è questo. Dillo a me, Luisa. Dillo. (Cercando) Ieri non hai voluto uscire, sei rimasta quasi tre ore in camera tua, sola, non hai chiesto di me. Mi hai detto che eri triste, perché?
Luisa - Non lo so.
La Madre - Ti sei sentita poco bene?
Luisa - Sì.
La Madre - È per questo che piangi?
Luisa - No.
La Madre - Ma allora? Alza gli occhi...
Luisa - (si stringe alla Madre, piangendo, vergognosa) Oh, mamma!
La Madre - (con grande naturalezza e tenerezza) Sai bene che cos'è, figlia mia. Perché ti spaventi? Diventi grande, diventi una signorina anche tu, come Rosetta - , come le sue amiche. Non sei contenta di diventare una signorina? Comincia una nuova vita. (Per farla sorridere: come un gioco) Ti porterò... Ti porterò dal parrucchiere. Quanto ho desiderato io, alla tua età, di andare dal parrucchiere, quella bella vetrina lucida, tutte quelle boccette, ci passavo davanti per andare a scuola, avevo la tua età. E la prima volta che mi son messa la cipria, che ridere! E di nascosto, perché allora le ragazze, mica come ora, chiuse in casa fino ai ventanni. Si portavano certi abiti lunghi, col collo, così. Ridi, eh? Per te tutto è più bello, più lieto, vedrai. Voglio che tu sia sempre contenta, e bella, e elegante... Mi sarebbe tanto piaciuto! Lo sarai tu! (Se la prende tra le mani, ha mutato tono) Perché - capisci - io so quel che può farti contenta, o che può addolorarti, e bisognerebbe che ci fossi sempre io a guidarti, a proteggerti, a scegliere un vestito, un passatempo, un'amicizia... Capisci? Che guardi?
Luisa - Niente.
La Madre - Che pensi, allora?
Luisa - Tante cose.
La Madre - Che cose? Dille.
Luisa - Per esempio, che se tu scegliessi sempre per me, in tutto, tu hai dei gusti diversi dai miei.
La Madre - Che ne sai tu?
Luisa - Ci ho pensato.
La Madre - Quando?
Luisa - Proprio ieri, e anche adesso.
La Madre - Non ti piacciono tutte queste cose che ti ho promesse?
Luisa - Mi piacerebbe di più scoprirle da me, mi pare. Vedi, mammina, l'altro giorno con Elena, tornando da scuola, passava un autobus, ma uno qualunque, non quello nostro, e Elcna ha detto: montiamo su. Siamo montate. Tutte strade nuove, non sapevamo dove andavamo, che ridere! E ci siamo tanto divertite. Mammina, sei arrabbiata? Ho fatto male?
La Madre - Vai a vestirti, cara.
(La bambina si avvia, un poco mortificata. Qualcuno batte le nocche all'uscio e dall'esterno, allontanandosi, grida):
Voce d’uomo - Addio, mammà!
(Subito dopo, la porta si apre e una ragazza, Rosetta, mette dentro il capo)
Rosetta - Addio, mammà. (E via di corsa). (Ora esce Luisa che, prima di varcare la soglia, si rivolta a salutarla)
Luisa - Addio, mammina. Io vado. (Via).
SIPARIO
ATTO SECONDO
SCENA I
La stanza di soggiorno di una vecchia casa di campagna. Ambiente signorile. Camino acceso. In fondo alla stanza una scala di legno, tutta visibile, conduce alle camere da letto. Sono in scena, La Madre, seduta allo scrittoio, e Luisa, che il pubblico, però, non può vedere perché nascosta in una poltrona volta con l'alto schienale verso la ribalta. A una parete un grande specchio inclinato.
(Entra la Cameriera Assunta, la quale consegna alla Madre un telegramma. Questa Cameriera è una vecchia donna di casa: un tempo ha fatto da balia ai bambini. Ora tiene in custodia la villa).
La Madre - (dopo aver letto, parlando sottovoce) Allora arriva oggi, tra qualche ora.
Assunta - Devo preparare la camera?
La Madre - Non credo che si fermerà. Ricordati poi di dire al dottore che passi di qui prima di sera.
Assunta - Non sta bene?
La Madre - Sì, sta bene, ma desidero che la riveda. C'è un'umidità, d'inverno, in questa casa...
Assunta - Se la signora avesse pensato a portar via la stufa elettrica... Si ricorda che quando si veniva qui, già da allora il camino funzionava male?
La Madre - Porta una coperta, Assunta.
Assunta - Sì, signora. E per lei?
La Madre - Non ho freddo. Preferisco il camino. Di' a Teresa di portare altra legna.
Assunta - Teresa è uscita, signora.
La Madre - Dove è andata?
Assunta - Non so. Per incarico della signorina.
La Madre - Che incarico? Non sai? Alla posta?
Assunta - Non so.
La Madre - Ti ho detto che desidero sempre sapere.
Assunta - Sì, signora. Ma è uscita senza che io la vedessi. Mi ha detto il giardiniere che è uscita.
La Madre - Da molto tempo?
Assunta - Sarà quasi un'ora.
La Madre - Allora è andata in paese.
Assunta - È certo: si è cambiata le scarpe.
La Madre - (è contrariata) Vai pure, Assunta .
Assunta - Signora, se permette... Il signor Commendatore, se viene oggi, dico...
La Madre - Ebbene?
Assunta - Dico... sa, naturalmente?
La Madre - Naturalmente. (Pausa) Ma non tutto.
Assunta - Ho capito (via).
SCENA II
(La Madre dopo qualche secondo si alza e si accosta alla poltrona dove Luisa riposa).
La Madre - (alla figlia) Non dormi? C'è un telegramma. (Glielo passa) Ora possiamo fare come tu vuoi. Anch'io avrei preferito che non fosse venuto. Non per lui, povero vecchio, ma per te e per me. Ma naturalmente non sarà necessario dirgli come stanno tutte le cose.
Luisa - Perché tacere?
La Madre - Hai detto?
Luisa - Perché tacere? Perché nascondere?
La Madre - Tuo padre, se sapesse tutto, non sopporterebbe di metter piede nella casa.
Luisa - E tu, allora?
La Madre - Parlavamo di tuo padre, non di me.
Luisa - Ma io ti dico che se tu hai accettato questa situazione...
La Madre - Perché fai questi discorsi?
Luisa - Perché dobbiamo farli, mamma.
La Madre - Non ne vedo la ragione, né l'utilità.
Luisa - Io sì. E se papà verrà, gli dirò come stanno tutte le cose.
La Madre - Che speri di ottenere? Il suo consenso?
Luisa - Io non ho niente da nascondere. Accetto la responsabilità della mia vita. Non sento di dover vergognarmi. Ma se nascondo la verità, se mentisco, allora sì, ammetto che la mia condotta è vergognosa. (Pausa) E tu stessa, se tu non avessi compreso e non comprendessi questo sentimento, come potresti essere qui?
La Madre - Io sono qui per assisterti.
Luisa - Ma tu, che vedi, mi comprendi?
La Madre - Senti il bisogno di saperlo?
Luisa - No. (Lentamente) Voglio capirti.
La Madre - Non dipende da me, ma da te.
Luisa - Così non rispondi. Non ti domando quel che penso io, ma quel che pensi tu.
SCENA III
(Entra Assunta e porta la coperta, che La Madre adagia sulle ginocchia della figlia. La Cameriera esce).
La Madre - (le si siede vicina, come due amiche che chiacchierano. Le fa una carezza. Con semplicità) Io non penso a me. Faccio parte della tua vita. Cerco di avvicinarmi a te come posso. (Pausa) Guarda: in questo specchio io mi guardavo quando ero ragazza. Il babbo comprò questa casa che io avevo sedici anni. Fu la prima cosa che vidi, entrando, questo grande specchio inclinato. Ebbene, anche questa volta, quando sono arrivata con te, ritornando dopo tanti anni, e in questi mesi, ogni volta che metto piede nella stanza, da quello specchio mi vengo incontro con la mia figura di allora. Non è una fantasia. È vero. Sono ancora lì. Come in ut? quadro. (Rivolta verso lo specchio). La rivedo venirmi incontro, come se entrasse in una sala da ballo, in dolce attesa. Ragazza un po' anemica, molto sentimentale, taciturna. (Concludendo, improvvisa) Potresti esser tu.
Luisa - Io non sono sentimentale. (Non le preme tanto di stabilire una differenza, quanto un distacco).
La Madre - Nessuno pensa di esserlo da giovane. Ci si crede più forti dei propri sentimenti.
(Quella donna incanutita, curva sul suo passsato, la muove a pietà).
Luisa - Mamma, ma tu sei stata felice, nella tua vita?
La Madre - (sviando) Quando io siete stati voi.
Luisa - Ma tu, la tua vita, senza di noi, come è stata?
La Madre - In « dolce attesa ».
Luisa - Di che?
La Madre - Della vostra felicità. (Pausa) Qui mettemmo il ritratto della mamma - questo - che era già morta, giovane, giovane. Non ho che questa sua immagine, io. Sembra una ragazza, vero? Come se avesse dovuto non invecchiare mai e diventare, col tempo, una sorella che abita lontano. Alle mamme è -possibile questo, anche coi capelli bianchi. (Si guarda nello specchio. Poi indicando lo scrittoio) Qui stava sempre il mio povero babbo. I miei fratelli erano via agli studi. Venivano di tanto in tanto: esseri di un altro mondo, che passavano facendo una carezza. Mia sorella era già fidanzata. La sera si faceva bella per ricevere l'innamorato. La casa era troppo grande per la mia solitudine. Io mi tenevo compagnia allo specchio. (Si fa più vicina, confidenziale) Anch'io mi abbigliavo come meglio sapevo. Veniva per casa un giovane, che mi piaceva tanto. (Allo specchio) Quanti sogni! Quanti progetti! Quanti giuramenti !
Luisa - Papà?
La Madre - (non risponde subito) Sogni di sedici anni. Poi la vita è diversa.
Luisa - Più triste?
La Madre - Diversa.
Luisa - (nel raffronto la vita altrui è già dimenticata: c'è la propria) Io voglio esser felice. E restar fedele alla felicita.
La Madre - Sì, crederci. Hai ragione. Lo dicevo anch'io di voler essere fedele a me stessa. (Al ritratto della mamma) E anche a lei di starmi vicina, di aiutarmi! Se ci fosse stata la mamma, sarebbe stato tutto diverso. (Alla Figlia, senza guardarla) La lettera che mi hai fatto leggere ieri... (pausa) ....pareva una delle sue...
Luisa - (in imbarazzo, quasi chiedesse scusa di trovarsi lì) Mamma...
La Madre - (volgendosi) Sì. Tu ami? (Indica se stessa allo specchio) Anche lei. Tu soffri per amore, per gelosia? (e. s.) Anche lei. I figli non lo pensano mai... Ma tutti i tuoi sentimenti, i tuoi desideri sono stati anche suoi. Ed io li ho vissuti. Sai come? Con voi. Ho pianto su di una vostra lettera; felice per una parola tenera... gelosa di una vostra compagna... Ecco. Per questo diro che la vita è diversa. (Indica lo specchio) Adesso, se guardo, vedo te, e mi pare che all'improvviso la vita mi abbia dato il modo di ricominciare.
Luisa - (lentamente e con celata ostilità) -Non ti ho mai visto così giovane e non ti ho mai sentita tanto amica come in questi mesi con me.
La Madre - (come chi riprenda un posto, ristabilisca un equilibrio) Perché mi vuoi più bene.
Luisa - Non e questo. (Indagando) Tu, perché mi hai aiutata?
La Madre - Perché soffrivi.
Luisa - E poi?
La Madre - E poi, basta. Cosa discuti? Mi interroghi come se io fossi una bambina scoperta a frugare nel cassetto delia sorella maggiore. E ridicolo. T'ho vista sperduta. Avevi bisogno di aiuto. C'erano, ci sono continuamente delle decisioni da prendere, io sono qui, al tuo hanco, per guidarti, come ho sempre fatto, come devo tare...
Luisa - Chi ti dice che io desideri di essere sempre guidata?
La Madre - Troverai nella vita altri che ti scoloreranno vicini, ma per le cose comuni, e che riguardino anche loro. Per le cose minime e per quelle grandissime, che siano soltanto tue, non ci sono che io. Ricordatelo. (Pausa. Luisa si alza lentamente).
Luisa - Io vado di sopra. (Si avvia).
La Madre - (un poco impacciata) Bisognerà - dico - che tu pensi ad avvertire... che oggi...
Luisa - (senza voltarsi) No, mamma, non l'avvertirò.
La Madre - Come si fa, se poi oggi...? Hai inteso che arriva tuo padre?
Luisa - (si ferma. Si volta. Decisa) Non si fa niente. Te l'ho detto: io non voglio nascondermi. Questa è la mia vita. Se gli altri vogliono accostarsi, devono accettarla com'è. Tutti.
La Madre - Non comprendi quale situazione verresti a creare?... È assurdo.
Luisa - (in uno scatto) Ma insomma, mamma! (Quasi si metterebbe a piangere. Si volta bruscamente, si avvia su per le scale).
La Madre - (scrolla il capo: non è d'accordo. Lascia uscire la figlia. Chiama Assunta).
SCENA IV
(Entra Assunta).
La Madre - È arrivata la posta?
Assunta - È di là adesso la Gina. Dice che non c'è’ niente.
La Madre - Niente? Chiamala un po'! (Assunta esce. La Madre va allo scrittoio, scrive).
SCENA V
(Entra Gina, ragazzetta di paese).
La Madre - C'è un telegramma da portare. Vuoi portarlo tu?
Gina - Sissignora.
La Madre - L'ultimo che avete trasmesso è giunto che non si capiva nulla. Sei tu che li trasmetti?
Gina - Siamo in due.
La Madre - Allora leggi. (Le dà il foglio) L'indirizzo, quello lo sai. Leggi appresso... (Alle sue spalle, legge con lei) « forse » con l'esse. « Forse domani ». Chiaro? Eccoti i soldi. Arrivederci. (Via Gina).
SCENA VI
La Madre - (ad Assunta, cercando di ricordare) Dovevo fare un'altra cosa... Ah, ecco! Dobbiamo vedere quella biancheria. Vieni con me.
Assunta - La signora non è mai stanca.
La Madre - È vero, Assunta . Perché sono contenta.
(Si avviano su per le scale. Un rumore di automobile le mette in ascolto. Suono di campanello. Ad Assunta).
La Madre - Vai a vedere chi è. (Esce. Assunta discende le scale ed esce per la comune).
SCENA VII
(Rientra Assunta; che subito si chiude la porta alle spalle. È un po' in orgasmo, incerta sul da fare. Si decide alfine a salire, quando l'uscio si apre ed entrano Rosetta e Gianni).
Rosetta - Allora? Che cosa sono tutti questi misteri, Assunta ? Dov'è la signora?
Assunta - Vado a chiamarla, signorina.
Gianni - (la ferma, la fa accostare. Parla sottovoce) Di' un po'. Viene nessuno qui?
Assunta - E chi dovrebbe venire, signorino?
Gianni - Dico: visite?... (marcando) Amici?
Assunta (sempre pia impacciata) Io non vedo mai nessuno...
Gianni - Ne sei sicura?
Assunta - Sì, signorino... Le chiamo la signora... (via).
Gianni - (annusando in giro) Non mi piace questo affare.
Rosetta - A me sembra inverosimile che mammà permetta...
Gianni - Anche a me. Tuttavia, c'è qualcosa nell'insieme.
Rosetta - Ragione di più per essere decisi. Non fare come in tutte le cose tue, che dopo dieci minuti sci stufo. Tu rappresenti papà. Noi rappresentiamo la famiglia e...
SCENA VIII
La Madre - (scendendo le scale) Buon giorno, figli miei. Come sono contenta di vedervi. (Li abbraccia affettuosamente) Oh, quanto tempo è passato! Venite qui. Questo mio ragazzone... (A Rosetta) E tu? La casa a che punto è? Le lettere dicono così poco...
Rosetta - Mamma... (non s'aspettavano quell'accoglienza festosa. S'erano preparati, anzi, un viso severo di circostanza, ed ora si sentono imbarazzati).
La Madre - Avrete preso freddo con questo tempo. Volete un tè caldo?
Rosetta - Mamma, non è il caso. Siamo qui per parlare...
La Madre - Come mai siete venuti voi? E papà?
Rosetta - Gli è mancato l'animo di venir qui. Ha mandato noi.
La Madre - (scuote il capo. A Gianni) Ma' gari tu sei uscito poco coperto. Venite qui, vicino al camino.
Rosetta - Dicevo...
La Madre - (se li guarda) Voi mi riportate dinanzi all'improvviso, la nostra casa di prima, che ora è deserta. Papà avrebbe potuto capirmi. Voi no.
Rosetta - Papà ti aspetta. Sai quanto ti ha pregata. Ogni giorno si riprometteva di venire a portarti via, e non è mai riuscito a vincersi. È stato un colpo tremen' do per lui. Quella sera che è tornato a a casa, e non vi ha più trovate, fuggita anche tu, senza lasciar detto dove - pensa, mamma!... È corso da noi, poveruomo, tremava tutto, lui, severo com'è. Diceva che l'avevate tradito in due...
La Madre - Lui non può sapere. Non c'era altro da fare.
Rosetta - Io mi astengo dal giudicare, ma papà si domanda perche tacere con lui e impedirgli così di intervenire, lui con la sua autorità, a sistemare le cose (marcando) con minor scandalo.
La Madre - (la guarda) Papà ragiona da uomo: guarda i fatti. E i fatto contano meno.
Gianni - Be'! Costituiscono tuttavia l'intralcio maggiore e bisogna saper superarli.
La Madre - Si, figlio mio, anche i fossi, in campagna, a gettar per traverso una tavola, si coprono e SÌ scavalcano. Ma il solco resta: la vita resta, e deve pur continuare.
Gianni - Allora ti dirò: ciascuna la sua, senza turbare quella degli altri.
Rosetta - La nostra vita non può avere più nulla di comune con quella di Luisa.
La Madre - Capisco.
Rosetta - Ma nemmeno tu.
La Madre - Per me è diverso. Io non ho una vita mia da proteggere, come voi avete la vostra.
Gianni - Non puoi neppure considerare la cosa come un fatto tuo personale, che non riguardi - come invece riguarda - l'intera famiglia.
Rosetta - Tu devi tornare a casa con noi.
La Madre - (scrolla il capo) Non posso. Io qui sono necessaria, mi occupo io di tutto, della casa, di lei...
Rosetta - Ma ragiona, mamma! Lo scandalo si riverbera su tutti. Ne parlano apertamente. Come giustificare la tua connivenza ad una situazione simile?
La Madre - È naturale che una madre cerchi di salvare una figlia in una situazione simile.
Rosetta - Ma non che lasci la casa, e di nascosto!
La Madre - (improvvisando) Perché temevo una pazzia, che si mettesse nelle mani di una di queste donne...
Rosetta - E perché non le hai impedito di fuggire?
La Madre - Che potevo fare? Chiuderla in casa? Legarla alla mia sottana mentre le persone di servizio, che vedevano, a-vrebbero parlato e sparlato? Non era peggio? L'avrebbe esasperata, con danno suo e di tutti. Qui almeno siamo isolate, tra persone sicure. Solo balia e il marito...
Gianni - Sei più tranquilla?
La Madre - Certo.
Gianni - E allora perché non torni a casa?
La Madre - Perché no... Non sono tranquilla... in senso assoluto. Luisa è malata.
Rosetta - Macché malata.
La Madre - È come se fosse malata. Ha bisogno di assistenza, di me, continuamente, per le cure che deve aversi, per il vitto... Ho dovuto ordinare io la biancheria, per dire...
Gianni - Mamma, concludiamo...
La Madre - Non c'è nulla da concludere...
Gianni - Noi siamo qui per sistemare... Papà è disposto, non a perdonare Luisa - - si capisce - ma anche ad aiutarla, indirettamente, pur di rimediare, a condizione che tu torni a casa.
La Madre - Non si rimedia la vita di un figlio, quando si può salvarla. Di questo a papà.
Rosetta - E a mio marito che dico?
La Madre - Non mi sembra che lo riguardi.
Rosetta - Lo riguarda, perché ci sono anch'io, e lui può domandarsi da che famiglia esce sua moglie.
Gianni - (alla Madre) In che cosa migliora la situazione la tua presenza qui?
Rosetta - Non fa che aggravarla, a danno di tutti.
La Madre - (fermandoli) Ma vedete, figli miei, vi ho detto che qui sono necessaria - e non soltanto per il suo stato, ma questo suo amore - (a voce pia bassa) - lui è... uno qualunque, lo sapete: non ha altra - come dire?... - non ha altra ragione d'essere, non ha altra consistenza che nel fatto di averla innamorata. (Al figlio). E questo suo amore, dunque, è come una malattia, una disgrazia. Io sono qui per curarla, per farla guarire.
Gianni - (gesto di vivace protesta).
La Madre - Ma si, perché Luisa, già per il suo carattere estroso, e poi per la violenza del sentimento e della situazione in cui, all'improvviso, si e trovata, la vita esterna, la vita con gli altri è entrata in lei come una pazzia e l'ha stravolta. Era capace di qualunque gesto. (Se li tira più vicini). Se non fosse rimasta... così, dico, al primo urto del suo mondo immaGina rio con la realtà, poteva anche uccidersi, hai capito?
Gianni - Ma anche questo è un timore superato.
La Madre - Ma ora io aspetto, devo aspettare che questa creatura sia nata, perché, io dico, quando la sentirà vicina alle sue mani, alla sua carne (felice) - oh, lì siamo tutte eguali - la ritrovo! (Guarda i figli con l'ansia di chi abbia detto l'argomento supremo. I figli si scambiano u-na occhiata, niente più che un'occhiata, ma basta il fatto d'essersi cercati con lo sguardo a dire che le parole accorate delLa Madre - non sono giunte al loro cuore). (Intanto, alle loro spalle, la porta d'ingresso viene aperta, non si vede da chi. Quando i tre si voltano di scatto, vedono che l'uscio è lentamente riaccostato).
Gianni - (forte) Chi è? (Nessuna risposta. Pausa. Gianni va sino all'uscio che spalanca di colpo. Nessuno. Torna presso la Madre). Tutto questo che dici andrebbe benissimo, se non fosse tutto sbagliato.
La Madre - Che vuoi dire?
Gianni - A voler essere troppo comprensivi, si diventa complici.
La Madre - (severa) Gianni!
Gianni - (intanto si è accostato allo scrittoio. Con la punta delle dita spinge avanti un portacenere).- Chi è che fuma qua dentro?
La Madre - (imbarazzata) Ma... Luisa...
Gianni - Nel suo stato, fuma? Vi sarebbe in ogni caso il segno rosso...
La Madre - Sarà il dottore, che è venuto...
Gianni - (con un altro gesto noncurante scompone un pacco di carte, solleva con due dita un telegramma, che ha frettolosamente sbirciato) E questo che cos'è?
La Madre - (Gli strappa il foglio di mano) Come ti permetti di frugare?
Gianni - Io ti domando se Luisa è qui per nascondere il suo stato o per...
La Madre - Ti proibisco!...
Rosetta - Chi è entrato prima e si è nascosto?
La Madre - Insomma, che volete da me? Come osate giudicarmi? Ho torto io a darvi tante spiegazioni. Vi ho detto che tornerò e basta. Tornerò, ma con lei.
Gianni - E credi che la famiglia potrà riaccoglierla?
La Madre - La famiglia sono io, che discorso è questo?
Rosetta - La famiglia siamo noi, che non ce ne siamo allontanati.
La Madre - E quando tu dici « la mia famiglia », a chi pensi? Tu hai la tua, che è già un'altra, come lui ha la sua vita, che è un'altra, a parte: il suo lavoro, i suoi desideri, i suoi svaghi...
Gianni - Per tutti gli uomini è così. E poi non è neppur vero: la mia vita si svolge davanti ai tuoi occhi.
La Madre - E io che ne so? Quando me ne dici qualche cosa?
Gianni - Quale interesse potrebbe avere per te sapere se io vado al circolo, se ho una avventura, e come va un affare?...
La Madre - Non si tratta dell'interesse che posso avervi io. Sei tu che non hai più interesse a confidarmelo. Vuol dire che non ti attendi più nulla da me, neppure una parola di conforto e di incitamento. In conclusione, io sono per voi un affetto che si porta appresso. Ma per vivere, avete gli altri.
Gianni - Ebbene, ti dirò che tutto questo del resto, è umano.
La Madre - (di scatto) Non è umano, anche se e inevitabile! (Dopo una pausa, senza violenza, senza tono, cercando di capire) È umano che io me li tenga, i figli. E invece, prima Mario: partito. Io sto qui ad aspettarlo, a scrivergli e lui muore. Perche è morto? Perché me lo hanno ucciso? Poi voi. Oh! non esagero! Un bacio quando uscite e la buona notte quando rientrate. E adesso questa. E questa io non lo sapevo, credevo d'averla ancora tra le mani, e invece tra lei e me s’era messo un estraneo, un male - la vita, va bene, la vita! - ma insomma, se ne andava anche lei, era perduta, da dire: ma è mia figlia, questa? L'ho fatta io così? Secondo voi avrei dovuto lasciarla andare ed io starmene a casa ad aspettarla, mentre invece, seguendola, anche nel suo errore, in queste settimane a poco a poco l'ho ripresa, l'ho riportata alla sua infanzia. (Felice) Ora è mia, più mia di prima, dipende da me come una bambina, è l'ultima che mi è rimasta, perché dovrei lasciarla ?
SCENA IX
(Al sommo della scala appare, non vista, Luisa)
Gianni - Ma non ti offende questa atmosfera di complicità? Dalla sorveglianza al cancello all'imbarazzo della Cameriera - , si direbbe che qui si cammina in punta di piedi, che ci sono porte socchiuse di notte, par di sentire nell'aria la presenza di un uomo, come se dovesse entrare da un momento all'altro. (Sembra dal gesto che veramente lo attenda e lo inviti a comparire).
Luisa - (dall'alto, lentamente) E se fosse? (Tutti si voltano. Gianni si irrigidisce in un atteggiamento ostile. Rosetta è turbata, La Madre spaurita. Luisa discende lentamente le scale e si dirige verso il fratello, che fissa con atto di sfida).
Luisa - Che siete venuti a fare?
(Gianni - le volta le spalle e si mette a passeggiare nervosamente. La Madre si accosta a Luisa, ma Rosetta la precede).
Luisa - (a Rosetta, aggressiva) Che vuoi da me?
Rosetta - Vogliamo difenderci.
Luisa - Se siete venuti per soffocarmi pur di togliervi un fastidio... (La Madre si interpone fra le due figlie, cerca di calmarle, chiede aiuto a Gianni , che neppure si volta. Luisa alla Madre) Lasciami parlare! (A Rosetta) come mi strappavi la bambola per tema che le sciupassi il vestito...
Rosetta - Lei, la ragazza eroica che sfida il mondo attaccata alle sottane di mammina!
Luisa - (con forza, commossa) Non sfido nessuno, ma sono innamorata.
La Madre - Smettetela! Smettetela!
Gianni - (si ferma e interviene con decisa, ma contenuta violenza. A Luisa) Tu sei pazza ed egoista, e se fosse stato in me, ti avrei sistemata in altro modo, io! E non te sola.
La Madre - Non avete il diritto di giudicarvi davanti a me.
Gianni - Ecco: con mammà non si ragiona - e rompiti pure la testa. Però basta! Da mesi non si parla d'altro: lei, suo marito, i suoceri, papà, ciascuno per il suo verso, ciascuno per la sua ragione; ore e ore di colloqui, di pareri, di querimonie. Finiamola! Io ho altro da fare per conto mio. Mammà deve tornare a casa perché una buona volta sia finita ogni discussione.
La Madre - Vi ho già detto io di no, che non posso e non voglio abbandonare il mio posto...
Rosetta - (a Luisa) Come non ti ripugna di tenere mammà in una situazione simile?
Luisa - (non risponde).
La Madre - Rispondi, rispondi. Non c'è niente da nascondere. Di' tu, a loro, di questi mesi, la nostra vita...
Luisa - (dopo un silenzio) È questo che volete per lasciami in pace? Io non mi oppongo.
(La tensione crolla. Gianni e Rosetta sono persino stupiti di aver vinto tanto facilmente e si scambiano un'occhiata).
Rosetta - (azzarda un:) Allora... è diverso.
Gianni - Meno male che ha capito. E sarà a vantaggio di tutti.
(Solo la Madre sembra che non abbia capito. Guarda i figli e ferma gli occhi su Luisa).
Luisa - (lentamente, con difficoltà) Mamma, io capisco... Ma se questo è necessario per la tranquillità di voi tutti...
Rosetta - Se anche lei, che dovrebbe beneficiare del tuo sacrificio, ti dice che devi venir via...
La Madre - (a Luisa) Mi mandi via? Perché non parli? (Luisa abbassa gli occhi. Agli altri) Ma che cosa avete combinato tra d| voi, come se vi foste messi d'accordo con un'occhiata alle mie spalle? Luisa, di' qualche cosa!
Gianni - Luisa ha già detto che...
La Madre - (lo fa tacere con un gesto) Voglio sentir lei; voglio parlare con lei: Andate di là.
Gianni - (intanto, visto come si mettevano le cose, ha tratto dalla tasca un libretto di assegni, ne ha staccato uno che era già preparato e lo ha steso - bene in vista, ma alle spalle della Madre - sullo scrittoio) Però non cambiamo tutto un'altra volta.
La Madre - Andate di là.
SCENA X
(Gianni e Rosetta escono).
La Madre - Tu l'hai detto per loro, vero? Perché la smettessero! Parla! Come, mi mandi via? Io sono venuta qui con te. Abbiamo vissuto insieme ogni ora...
Luisa - Sì, mamma, ma forse hanno ragione loro. Io non posso più vederti in questa situazione...
La Madre - Non pensare a me. Sono loro che sbagliano. Io compio il mio dovere, assistendoti.
Luisa - Non si tratta soltanto di questo.
La Madre - E che può esserci d'altro?
Luisa - (cercando le parole) Vedi, mamma, tu sei entrata in questa mia vita all'improvviso, in un mio momento di smarrimento. Io ero decisa, ma a tanta fermezza non corrispondeva alcuna preparazione. In fondo, fuggita di casa, non avrei saputo dove andare e come procurarmi il denaro... E avevo vergogna - per dire - del portiere dell'albergo ove sarci scesa... Quando tu mi strappasti la confessione, io mi trovai vicina, inaspettatamente, un'amica...
La Madre - (annuisce).
Luisa - Tu mi hai tolta da ogni impaccio, intuendo i miei desideri, le mie paure... Per questo ho lasciato che tu rimanessi...
La Madre - (debolmente) SI... (le pare che tutto questo vada bene, ma non intende perché Luisa lo dica, dove vuol giunga)-
Luisa - Ma ora... come posso dirti che la tua presenza mi umilia - lo hai visto - di fronte agli altri?
La Madre - Sono qua io per difenderti.
Luisa - (animandosi) Ma io mi sento imprigionata perché proprio ci sei tu. Partita come una ribelle, mi ritrovo una ragazza sventata...
La Madre - (la guarda con tanto smarrimento che Luisa ne è tocca).
Luisa - Mamma, non mi dare il dolore di non comprendermi.
La Madre - Sei tu che devi capirmi. Io ho il dovere di badare alla tua felicità.
Luisa - (già violenta) Ma se anche tu sapessi esattamente come deve essere fatta la felicità che mi occorre, se io non lo vedo e non lo credo, a che serve? Lasciami sbagliare, ma che sia io. È la mia vita. Lasciamela.
La Madre - Che c'entra la tua vita o la mia? Che forse io non mi occupo e preoccupo soltanto della tua?... Credi che mi sia stato facile di abbandonare la mia casa, il mio posto?... Ti ho mai detto niente? Ti ho mai tormentata? E se anch'io, alla fine della giornata, almeno ti vedo, so dove sei, come stai...
Luisa - (porta una mano alla fronte. La Madre - fa un cenno verso di lei. Luisa volge il capo perché piange)
La Madre - Non ti basta che per restarti vicina, io mi sia umiliata fino a nascondermi ?
Luisa - Appunto per questo...
La Madre - Ma io non me ne vergogno perché tu avevi bisogno di me. Dimmi ora che io devo fare una cosa o l'altra, che tu vuoi questo o quest'altro, mandami via, ma d'accordo, confidandoti, unite-Luisa Te l'ho detto.
La Madre - No, tu vuoi distaccarmi dalla tua vita, vuoi fare a meno di me...
Luisa - (un gesto, un silenzio).
La Madre - (alza le braccia, le si avvicina come per percuoterla, e le grida sul viso, disperata) E io? E io? E io?
Luisa - Oh, mamma! (Fugge, piangendo, su per le scale). (Un silenzio).
SCENA XI
La Madre - (guarda verso le scale) Oh!... Via! Via! (Raccoglie affannosamente su di un tavolo robe sue sparse per la camera. Vede sullo scrittoio l'assegno. Lo prende tra le dita. Non capisce. Poi lo lascia cadere, sfinita. Lo sguardo che rivolge al sommo della scala è disperato) -Ma io, sono stata anch'io così? Quando c'era ancora la mamma? Come sono stata io con lei? Oh, perché non lo ricordo? Dov'è la mia infanzia? Io non l'ho avuta. L'hanno sotterrata con lei. Dunque, io sono necessaria. (Si muove per la stanza. Chiama delirando). Io qui, oh! Luisa! Gianni! Rosetta! Mario! Oh, venite! C'è la merenda. Guarda, come ti sei sporcata. Copriti tu. Non bisticciate voi due. Ecco, a te, a te. A te. Tu perché piangi? Questo ha la febbre. Dottore, guarirà? (A se stessa, allo specchio, con ira) Che ne hai fatto tu della mia vita? Avrò evitato che urtassero, da piccoli, contro un mobile, ma dalla loro vita, chi li salva? No. No. Ora mi chiama.
SCENA XII
(La luce si è attenuata a poco a poco, fin quasi a spegnersi del tutto. Poi, sul davanti della scena, risorge in un debole bagliore di crepuscolo. Sul fondo, invece, si riaccende intensa e bianchissima, illuminando una grande bandiera crociata di rosso che pende dalla balaustra sul ballatoio, come a indicare che lì è un ospe-daletto da campo. Ai piedi della scala, sagoma scura sullo sfondo, bianco di calce violentemente illuminato, un soldato monta la guardia. La Madre, che è lì sul davanti della scena, non si muove; ella rivede la scena, che emerge alle sue spalle, con gli occhi della memoria e parla sempre rivolta verso il pubblico).
La Madre - (al piantone) Mi lasci passare.
Piantone - Le ho detto che non si può.
La Madre - Sono tredici mesi che non lo vedo. Ho fatto sei giorni di viaggio. Mi lasci passare. (Il Piantone fa resistenza crollando il capo). Ma perché non si può? Vederlo anche da lontano... (con ira) Mi lasci passare! (il soldato la respinge dolcemente).
Piantone - Ora viene, pazienza. Io ho l'ordine. Devono passare la quarantena, lo sa. Tutti i feriti, se non hanno fatto la quarantena, non si può vederli.
La Madre - Quando viene il tenente?
Piantone - Tra poco.
La Madre - Lei l'avrà visto? Alto e grosso. Bruno. Ha un segno qui, alla guancia, ma si vede poco. Si chiama Mario Aster. Lo ha visto? Mario Aster, tenente degli alpini...
Piantone - Vengono e vanno. Son tanti tutti i giorni.
La Madre - Dove vanno?
Piantone (scrolla il capo).
La Madre - Morti? (il Piantone non risponde) Voglio vederlo! Voglio vederlo!
Piantone - Eccolo, il signor tenente.
Il Tenente (attraversa lentamente la scena. Quando è ai piedi della scala, volge il capo per rispondere alla Madre, che non si è mossa).
La Madre - Io sono la Madre. Mario Aster, ufficiale degli alpini. È qui. Dov'è ferito? Grave?...
Tenente - No, signora. Si calmi. Mi pare di no. Vedrà. Sarà una ferita leggera.
La Madre - Al braccio? Alla gamba?
Tenente - Non so... ma..;
La Madre - Cieco!? Mi lasci passare!
Tenente - Non si può ora. Più tardi, vedremo. Si calmi. Ora vado a vedere, mi informo e torno, eh? Aster ha detto? Alpino, eh?
La Madre - Sissignore. Alto. Bruno. Con una cicatrice qui; ma si vede poco...
Tenente - Vado a vedere (Sale lentamente e esce).
(La Madre resta immobile in attesa; come se da un istante all'altro dovesse giungerle un richiamo. Dietro l'ufficiale sono giunte altre due donne, le quali si accostano alla prima e restano anch'esse in attesa. Le donne guardano la scala immobili).
2° Madre - Anch'io sono qui óz quattro giorni e non l'ho visto, e non so nulla.
3° Madre - Neanch'io.
2° Madre - Gli ho chiesto di giurare, al Tenente, che non è grave.
La Madre - (senza voltarsi) Ha giurato?
2° Madre - No. (Silenzio).
La Madre - Come lo ritroverò?
2° Madre - Cieco no! Cieco no!
La Madre - (sempre senza voltarsi) Mi ha scritto lui che era ferito. Era proprio la sua scrittura. Non dovrebbe essere grave. (Pausa). Le mani le ha.
2° Madre - Anche senza una gamba, Dio mio, purché torni.
3° Madre - Tanti anni per tirarli su e poi doverti chiedere, Signore, di ridarceli anche cicchi...
(Tramestìo di passi in alto della scala. Il Piantone si riaffaccia).
Piantone - Li portano giù.
(Le donne stringono il gruppo, poi si slanciano verso la scala. Il Piantone sbarra il passo. Le donne cercano inutilmente di vedere chi è portato già).
La Madre - Ora mi chiama...
(Al sommo della scala appare la prima barella).
Tutte le donne - (quasi insieme) Figlio mio! Figlio miol
La Madre - Ora mi chiama...
Voce - (flebile, lontana, dall'interno) Mamma...
2° Madre (urlando) È lui! È vivo!
(Intanto la prima barella è apparsa al sommo della scala. Le donne si fanno da parte per lasciar passare La Madre che sale, incespica, si attacca alla ringhiera, riprende a salire).
La Madre - Figlio mio... (Ma prima di toccarlo si ferma, le mani giunte, la bocca aperta. Il figlio è tutto fasciato, anche il capo. La Madre - accarezza il lenzuolo, passa una mano sul corpo fino alle gambe; di colpo la ritrae, la porta alla bocca e grida con voce soffocata:) Muovi le gambe! Muovile! (il figlio non si muove). (La barella riprende il cammino lentamente. Tutto dilegua nell'ombra così come dall'ombra era sorto. Ritorna la luce normale).
La Madre - (batte con le braccia, col petto contro la porta di Luisa chiamando) -Mario! Mario!
SIPARIO
ATTO TERZO
La medesima scena del primo atto, opportunamente riordinata in stanza di soggiorno. Pomeriggio domenicale.
SCENA I
(Al levarsi del sipario, entra il Padre che sta infilandosi la giacca. Va al telefono, chiama).
Il Padre - Pronto?... Qui parla Aster. Avvocato Carati?... Buongiorno. Allora?... Sì... Ma le difficoltà bisogna superarle. Abbbiamo già lasciato passare troppo tempo prima di muoverci. Sì... Sì... Senta, avvocato... Mi dispiace disturbare il suo pomeriggio domenicale, ma vorrei pregarla di passare da me, per esempio, alle sei e mezzo? Può? Benissimo. Grazie. Arrivederla. (Guarda l'orologio, prende un giornale, siede).
SCENA II
(La Madre, Rosetta e Augusto rientrano festosamente. Saluti rumorosi).
Rosetta - Oh, papà, hai fatto male a non venire. È stato bellissimo, vero, mamma?
Augusto - Una giornata incantevole! E poi, pensa: tutti e due...
Rosetta - Tutti e due i cavalli piazzati!
Augusto - Che ne dici? Per essere alle loro prime prove e in corse tutt'altro che facili, bisogna riconoscere che è un ottimo risultato.
Il Padre - Davvero... Mi rallegro... (Alla Moglie) Dunque vi siete divertite?
La Madre - Sì, è stato molto bello. Molta luce, molta animazione - e quanta gente! Non immaGina vo che ci fosse tanta gente a divertirsi.
Rosetta - Già, la mamma continuava a domandarci se è sempre così. È naturale che è sempre così! È il suo bello.
Augusto - Oh, la mamma è stata benissimo : serena, allegra, ringiovanita. E dovevi venire anche tu, non star chiuso in casa. Già, la gran regola è di partecipare.
Il Padre - A che?
Augusto - Partecipare alla vita degli altri. E credi, che se io ho insistito e insisto, è perché questo atteggiamento della famiglia, oltre tutto, è il più opportuno e il più giusto. (Gesto del Padre) Va bene, non tocchiamo l'argomento, ma è un fatto che nella vita la « surface », il viso che si mostra è ancora quello che conta di più, visto che, per tre quarti almeno, la nostra vita è degli altri.
Rosetta - Per me è stata una vera emozione, perché fino all'ultimo, Daysy è rimasta in testa. E c'erano vicino a noi i Lionel, sai - il loro cavallo era favorito della giornata - che si vedeva stavano sulle spine...
Il Padre - Ho piacere che anche questa sia andata bene. Credevo che sareste tornati più presto... (Guarda l'orologio).
Augusto - Infatti. Ma adesso ci sbrighiamo. Tu sei già pronto? Benissimo. La mamma quanto impiega a cambiarsi?
La Madre - Ecco, io, veramente... tutta quell'aria mi ha stancata un poco... e sarei tentata...
Augusto - Che! Che! Una buona tazza di te e passa tutto.
La Madre - Ma tra l'altro, io non li conosco neppure...
Rosetta - Ragione di più, mamma. È stato veramente gentile da parte dei Cipriani di invitarti non conoscendoti. Lo hanno fatto per riguardo ad Augusto . E non fos-s'altro che per lui...
Augusto - E poi si sa come sono i ricevimenti di nozze. Basta fermarsi una mezz'ora. Veniamo via quando vogliamo.
Il Padre - Deciditi, visto che mi avete fatto vestire...
Rosetta - Su, mamma, presto!
SCENA III
(La Madre esce accompagnata fin sull'uscio da Rosetta).
Augusto (un tocco alla cravatta del Padre) -Bisogna che tu, papà, rifletta all'idea dei cavalli. Invece di quattro, potremmo, in due, averne otto. E le spese in proporzione sarebbero minori. Già, tu avresti dovuto farlo molto prima. Quando si è conquistata una posizione finanziaria eminente, bisogna dare soddisfazione agli altri...
Il Padre - Io la mia parte l'ho fatta.
Augusto - La beneficenza, non lo contesto, è una bclissima cosa e meritoria, ma non fa parte dell'eleganza... Voglio dire che il denaro deve distaccarsi dall'utile e toccare il bello per divenire elegante.
Il Padre - Sai, la mia mentalità è un po' indurita per imparare tante sottigliezze.
Augusto - Ci sono io!
Il Padre - (a Rosetta) Dico... Hai qualche notizia?
Rosetta - Che cosa, papà?
Il Padre - Domando se hai ricevuto nessuna notizia?
Rosetta - Nessuna.
Augusto - Parli di Luisa?
Il Padre - (dopo un'esitazione) No. (Pausa) Della bambina. Lei... seguirà lui di città in città, e la creatura... affidata a chi, mi domando? Come?
Augusto - Appunto. Ne abbiamo parlato anche oggi con Rosetta. Penso con te che la cosa vada risolta.
Rosetta - Ma quello che tu proponi non e possibile, non ne capisco neppure la ragione...
Augusto - Lascia giudicare a lui. Le ragioni sono molte. E, in primo luogo, la situazione così com'è, anche se migliorata, è tuttavia pericolosa. La famiglia deve limitare «la cosa» alla sola Luisa.
Il Padre - Non capisco bene.
Augusto - Dico che hai ragione tu. Con la mamma è meglio non affrontare questo argomento, ma tra uomini ci si intende. Finché Luisa - è lontana, risponde lei di se stessa, ma la bambina sarebbe una causa continua e inevitabile di rapporti e di interventi. E questo non deve essere. Perciò io dicevo che sono disposto... Ti ho già detto che quella nostra cugina di provincia è morta? Ora nella disgrazia, c'è questa fortuna: che quella poverina è morta, non aveva nessuno, e se anche le si attribuissi: un figlio, è stata per trent'anni una ragazza onesta, per una sola vita ce n'è d'avanzo. Anche il nome, con qualche espediente legale, le si potrà far avere quello. E quando noi avessimo preso in casa la creatura, come io mi dichiaro disposto a fare...
Rosetta - Come vuoi che lo credano, se tutti sanno?
Augusto - Non ha importanza che lo credano. Per il mondo, basta che sia verosimile. L'educazione fa il resto.
Rosetta - Ma per noi stessi...
Augusto - Lo so che è un sacrificio, ma d'altro lato, visto che la bambina non può avere un padre, e quindi ha il vostro nome, nella vita sociale non si può ammettere che girino dei bastardi col nostro nome.
Il Padre - Io non ne faccio una questione sociale... ma dal lato umano quella bambina - lo confesso...
Augusto (che non ha capito) Ebbene, proprio dal lato umano... Sai che nel testamento di mia cugina c'è scritto che in tutta la sua vita ha desiderato un figlio? Diciamo che Dio ha voluto così: che lo avesse dopo morta e posticcio. Se non la sua vita, la sua memoria sarà continuata. (Alla Moglie) E perché sia vero, basta crederlo. Io guardo e penso a quella poverina che aveva avuto questo unico grande desiderio. Non avrà potuto, diciamo, (calcando) regolarizzare la sua situazione... Pace all'anima sua. Se si è affidata, morendo, ai suoi parenti più vicini, anche se non prossimi, noi abbiamo il dovere di non rifiutarci. Accoglieremo in casa questa creatura, un giorno potremo anche adottarla.
Rosetta - E credi che una donna possa acconsentire?
Augusto - Quando una donna dimentica, come ha dimenticato lei, il rispetto di se stessa e degli altri, unendosi a un cialtrone qualunque, non le sarà difficile dimenticare la sua maternità occasionale.
Rosetta - Io non lo credo.
Augusto - E tu, papà, che dici?
Il Padre - Che la tua proposta è soltanto elegante. A parte ogni difficoltà legale, se Luisa avesse un altro figlio, dovremmo aspettare che muoia un'altra cugina. No. La cosa va risolta in modo più diretto e definitivo. Bisogna far divorziare lui, e che si sposino. Ci arrivo con riluttanza, ma una volta sposati, e senza un soldo, almeno li avrò in mano. E della bambina potremo occuparci noi.
Augusto - Mah!
Rosetta - Luisa non lo farà mai, papà.
Il Padre - Come dici questo?
Rosetta - Perché lei ha quello che si è scelta, e si tiene la sua vita misera piuttosto che ricorrere a te.
Il Padre - (con forza) Farà quello che io le ordino!
Augusto (per sviare, guarda l'ora) Vedo che la mamma tarda. Se noi andassimo avanti a cambiarci e ci trovassimo là - diciamo - tra mezz'ora?
Il Padre - Come volete. Intendiamoci: neppure una parola con la mamma. Desidero prima aver concluso tutto.
Augusto - Certo. Andiamo, Rosetta. Arrivederci.
(Via Augusto e Rosetta).
SCENA IV
Il Padre - (a sua volta guarda l'ora, si accosta all'uscio) Sei pronta?
La Madre - (entra quasi subito e di corsa) -Eccomi. (Si guarda intorno) Sono andati via?
Il Padre - Sono andati a cambiarsi. Li ritroveremo là.
La Madre - (si toglie il cappello) Allora io non vengo.
Il Padre - Perché?
La Madre - Perché... perché non ho voglia. Lo facevo per loro, per non discutere. Ma così posso farne a meno. Vai tu, caro.
Il Padre - Mo io andavo per te!
La Madre - Ti ho detto che l'aria mi ha stancata. Preferisco.,,
Il Padre - All'improvviso te ne accorgi?
La Madre - (altro tono) Ma dimmi tu: che senso ha che io mi trascini da un ricevimento all'altro?
Il Padre - Non ti ci ho spinta io.
La Madre - Lo so. Ho provato. Ho ceduto... Ma è inutile. Non è la mia vita, lo capisci? Perché dovrei continuare?
Il Padre - Per scuoterti e, non foss'altro, per stare con tua figlia.
La Madre - Ma loro non stanno mica con me. Mi portano appresso come una zia di provincia capitata per qualche giorno in città. Si preoccupano soprattutto di mostrarmi perché la gente - la gente - sappia che io sono qui, in casa. Poco importa, poi, se la casa è deserta. (Si accosta a una scansia, cerca e prende un grosso album).
Il Padre - Non credere d'essere l'unica a sentire la pena della casa vuota. Ma non si può neppure passare la vita a sfogliare gli album di fotografie. E la tua situazione, infine, non è più dolorosa di quella di tutte le donne.
La Madre - Le altre avranno altre risorse, oppure soffriranno egualmente. Io so che di mio, proprio di mio, nella vita non ho avuto che i figli.
Il Padre - E se quei figli se ne sono andati così, di chi è la colpa? Bisogna dirlo.
La Madre - Vorresti dire che è mia?
Il Padre - Sì, anche tua. Ed è un discorso che dovresti ricordare perché lo abbiamo già fatto. Perché tu hai sempre ceduto ai figli. Desideri, tendenze, sei tu che correvi appresso a loro, mentre avresti dovuto portar loro vicini a te, accostare la loro inesperienza alla tua esperienza. Io ricordo di aver discusso mille volte con te, perché tu quasi non volevi che i bambini imparassero a parlare, e invece di insegnare le parole giuste, usavi tu il loro linguaggio approssimativo.
La Madre - Mi piaceva di sentirli piccoli, quel linguaggio col quale noi soli potevamo capirci. Ma vedi che, inconsapevolmente, avevo ragione. Anche delle parole si sono serviti per sfuggirci.
Il Padre - Perché i figli, che cosa possono sapere della vita, se non gli si insegna? Di come dovrà essere perché formi la giusta continuazione della nostra?
La Madre - Erano così contenti della loro... È naturale che uno non si preoccupi d'altro.
Il Padre - Non bastava. E oggi lo vedi. Se fino dai primi anni fossero stati condotti e tenuti sulla stessa linea della nostra vita, ora la continuerebbero, che è l'unico modo per conservarli. E non lasciarsi trascinare dalla loro, giorno per giorno, cedendo ai gusti, ai temperamenti, per restare, all'improvviso, soli, tra estranei, quando s'invecchia. Vorrei arrivare all'assurdo - guarda - e dire che perfetto è quel figlio che riproduce in se stesso suo padre. Io sono come mio padre, e lo ritrovo in me, in ogni mio gesto, ad ogni svolta della mia vita. (Con forza) Questa è la mia ricchezza, ed è stata la sua finché è vissuto. E questa ricchezza io volevo lasciare ai miei figli. Ma in questo compito tu non mi hai aiutato. Tu ti sei posta tra me e loro, sempre, come adesso tra me e Luisa, annullando la mia autorità e togliendo a lei il sostegno della mia esperienza. I risultati sono questi: (largo gesto intorno per dire: la solitudine).
La Madre - Quand'erano piccoli che si facevano male, anche tu che facevi? Fingevi di picchiare il sasso, il tavolo contro il quale avevano urtato, e li consolavi. Io ho continuato a fare così, naturalmente.
Il Padre - Io li ho educati alla rettitudine. Chi devia è responsabile.
La Madre - Ma soffre egualmente, se si è fatto male.
Il Padre - II solito vizio di ragionare secondo il sentimento.
La Madre - Ma anche tu fino ad ora hai parlato di sentimenti.
Il Padre - No: di fatti avvenuti, che è l'unica cosa che io capisca. Le idee generali non m'interessano. E ho torto di continuare a parlarne. (Guarda l'ora) Bisogna andare. Vuoi venire?
La Madre - Caro, non t'inquietare. Ti prego. Vai tu.
Il Padre - E va bene. Andrò io. Alle sei sarò a casa. Arrivederci. (Via).
SCENA V
(Ora La Madre è sola. Si ode il battere dell'uscio di casa chiuso con un colpo. Silenzio. La Madre gira per la stanza, tocca qualche oggetto, qualche mobile. Si accosta agli usci, che chiude senza far rumore. Spinge qui un poltrona, là sposta un tavolo: poche cose che bastino a ridare momentaneamente alla scena una disposizione simile a quella del primo atto. Il gioco - è un gioco fatto sul serio - la prende; si anima. Ragiona, discute con se stessa: sorride guardando intorno. Si siede; trae dalla tasca una cartolina che legge e considera come un documento, guarda la figura, la data: conta i giorni).
La Madre - Otto, nove, dieci... dodici giorni. Dove sarà ora? (Si alza, va a riprendere l'album di fotografie. Ripone con cura la cartolina nella tasca. Mette gli occhiali: posa l'album sulle ginocchia per sfogliarlo, fermandosi ad ogni pagina) Come ero giovane! Chi sa da quando non lo sono più? Che cosa ho fatto in questi trentanni? Ho accompagnato le bambine a scuola, ho preparato i bagagli per la villeggiatura... vi ho vestiti per la prima Comunione... sono andata al Cimitero... E poi? E tutte le altre cose? Tutti i minuti, come li ho vissuti?... (Volta pagina) Cara, buona balia! Vedi? Fotografie... Ombre... qui intorno
(Trova tra le pagine una lettera, che legge. Nel silenzio, lontana, una voce di bimba recita la lettera).
Voce di bimba - « Cara Mammina, in questo giorno di Natale ti promettiamo d'essere sempre buoni, ubbidienti, di non mangiare con le mani, di non dire mai bugie, ma senza impegno». (Sorride e intanto si asciuga una lagrima. Volta pagina).
La Madre - Come s'è sbiadita. (Accarezza il foglio).
Voce di bimbo - « Voglio la bicicletta! Voglio la bicicletta! Cattiva mammina, cattiva! »
La Madre - Avevo tanta paura che ti facessi male, povero figlio mio! (Bacia il ritratto).
Voce di bimba - « Mammina, perché hai la pancia così grossa? »
(Si stringe il grembo, guarda dinanzi a sé. Ripensa al giorno del parto. Mormora)
La Madre - È bella?
Voce di bimbo - « Non mi piace la sorellina. Gettala via! Gettala via!» (Si passa una mano più volte sul dorso dell'altra; comincia a muovere le ginocchia come chi dondola un bambino).
Voce d’uomo - « Oggi è cresciuta solo venti grammi. Lei non può allattarla, signora ».
Voci di donne - (mormorano lentamente la ninna-nanna » - e Piazza, la bella piazza, ci passa la pupazza con tutte le pecorelle... ». (La Madre ripete sempre lo stesso gesto).
Voce di Luisa - « No. Li ho mutati. Si cresce. È questo che tu devi comprendere. Ci si forma una vita propria. Pensieri, desideri ci pensa la vita a mutarceli. O l'amore, quando viene ».
Le tre voci - (come al primo atto):
Addio mammà.
Addio mammà.
Mammina, io vado.
Voci di donne - « Piazza, la bella piazza, ci passa la pupazza con tutte le pecorelle... ».
La Madre - (si unisce col solo muovere delle labbra alla cantilena mentre continua ad accarezzarsi il dorso della mano).
SCENA VI
(Entra la Cameriera, la Madre si ricompone).
La Madre - Che c'è? Che vuoi?
Cameriera - (impacciata) Signora... c'è di là...
La Madre - Ebbene?
Cameriera - C'è la signorina Luisa.
La Madre - (solleva il capo di scatto) Sola?
Cameriera - Sissignora.
La Madre - (si muove per correrle incontro, ma subito si ferma. Intende che non deve. Guarda la Cameriera come per domandarle che cosa ha da fare, che cosa le è permesso di fare. Fa segno di introdurre la figlia).
SCENA VII
(La Cameriera esce).
Luisa - (entra e non dice parola).
La Madre - Luisa! Che cosa è accaduto?
Luisa - Perché pensi che debba essere accaduta qualcosa? Sono venuta per vederti. (La Madre la guarda) Sono stata crudele con te, ma tu devi capire...
La Madre - Parliamo di te.
Luisa - Lasciami dire.
La Madre - Non serve. Tutto ciò che tu potresti dire io me lo sono già detto. Perché sei venuta?
Luisa - Per vederti. Ho pensato molto a te in questi mesi... al tempo passato assieme... Ho provato rimorso e... Dico male quello che vorrei dire, ma ora mi sento imbarazzata, qui, dinanzi a te, con questa mia vita nascosta... Perché non mi fai delle domande?
La Madre - (non risponde).
Luisa - Paolo...
La Madre - (subito interrompendola) - Stai bene così. È un abito che non conosco.
Luisa - (altro tono) - Ti ringrazio del denaro. Non l'ho fatto per lettera, per paura che papà leggesse.
La Madre - Ti sei subito abituata alla mia complicità, senza mai capirla.
Luisa - Non so che cosa sia mutato, da allora, né in bene né in male.
La Madre - Ti sbagli. Per vivere la tua vita, avevo dimenticato la mia. Tu mi ci hai respinta. E la mia è diversa.
Luisa - Allora perché mi hai mandato il denaro?
La Madre - Perché me lo hai chiesto. E tutto finisce qui.
Luisa - Ora sei tu che mi respingi, e quasi con rancore.
La Madre - Mi attribuisci un sentimento di cui neppure m'accorgerei, se lo avessi.
Luisa - Ti ho fatto molto soffrire?
La Madre - Sai che Gianni è partito?
Luisa - Dove è andato?
La Madre - A Parigi. Vive là ora. Lo desiderava tanto, povero ragazzo.
Luisa - E Rosetta?
La Madre - Siamo state assieme anche oggi. Vengono spesso, a cena - sai, quando vanno all'Opera - il palco c'è ancora - così non hanno che da attraversare la strada, e…..
Luisa - Mamma, se ti dicessi che voglio tornarti vicina?
La Madre - (crede di non aver capito, quasi balbetta) Hai detto?
Luisa - Sì.
La Madre - Torneresti... a casa?
Luisa - Vi ho pensato.
La Madre - Ma allora... non sei neppur felice?...
Luisa - Qualcosa è mutato in me. Non so bene, ma non ho più la mia certezza spensierata di prima. Mi scopro a desiderare un punto d'appoggio, affetti precisi...
La Madre - Ma che cosa è accaduto?
Luisa - Nulla di particolare. Non ti parlo di fatti, ma di uno stato d'animo e...
La Madre - Oh sì, Luisa cara, torna qui. Tutto è pronto per accoglierti. Ti aspettavo, che devo dirti di più? Se tu torni... Ho pensato tanto a come possiamo fare, anche per la bambina, sai... E per sistemare le cose in modo che tu non abbia a soffrire per la gente...
Luisa - Ma io dicevo...
La Madre - (non l'ascolta, già rapita) Oh, Luisa, se tu potessi capire quel che io provo, ora...
Luisa - Volevo dirti, mammà...
La Madre - Dimmi solo: quando? Sì, figlia mia. Dimmi. Cara! Cara!
Luisa - E papà?
La Madre - Papà... Anche lui è così solo. E poi mi ha visto tanto soffrire. Perché guai a uscire dalla misura del consueto, del ragionevole, come ho fatto io. Non ci si ritrova più. Per capire la propria vita, bisogna che sia uniforme con quella degli altri.
Luisa - Credi che papà mi perdonerebbe, se sistemassi la mia posizione sposandomi con Paolo?
La Madre - (resta interdetta) - Come, sposare? Ma è impossibile...
Luisa - Non è impossibile. La moglie di Paolo non si oppone, anzi si è dichiarata d'accordo. E l'avvocato dice che vi sono alcuni motivi di nullità da invocare... che - insomma - non è forse difficile...
La Madre - Ma allora questo è già un programma?
Luisa - Ne abbiamo parlato... Pensavamo che Paolo... sai, il suo lavoro adesso non è facile... potrebbe essere assunto dalla banca, mandalo ad una filiale all'estero...
La Madre - (si adombra sempre di più) E tu?
Luisa - Io lo seguirei... più tardi...
La Madre - (cercando le parole, in imbarazzo) Io non credo... la cosa possibile...
Luisa - Il parere dell'avvocato, però...
La Madre - Sarà, ma ad ogni modo ne parleremo... vedremo...
Luisa - Parliamone ora, mamma.
La Madre - Non è una decisione da prendersi precipitosamente... non dipende neppure da noi, tra l'altro. Tu devi ritornare a casa e giudicare da qui, dico, più serenamente.
Luisa - Ma il tuo parere qual è?
La Madre - Non posso dir nulla. Ma io so che non si scioglie un matrimonio senza profonde ragioni.
Luisa - Ma se queste ragioni ci fossero, se fosse possibile, dico?
La Madre - Penso tra l'altro come si passa così sulla vita di una donna, della moglie?...
Luisa - Lei ha accettato, ti dico. D'altro canto si risolverebbe la situazione per tutti... E tu stessa dovresti esserne contenta.
La Madre - Sì, sì, è vero, ma anche se ora questa può apparire la soluzione più logica, rispetto a tutta la tua vita io mi domando, sei altrettanto sicura?
Luisa - E chi può esserlo?
La Madre - Ma qui tutto direbbe di no. Tutto vi divide: ambiente, abitudini, parenti...
Luisa - Che c'entrano i parenti?
La Madre - Anche quelli. Il matrimonio è l'unione di due famiglie che devono intendersi. Rispetto a tua sorella, che famiglia mettete su?
Luisa - Paolo ricostruirà la sua vita.
La Madre - E la tua?
Luisa - Insieme con la mia.
La Madre - Ma quale? Ragiona. Come giungi tu a questo matrimonio? Come ad un ripiego...
Luisa - (osservandola) Non capisco la tua opposizione.
La Madre - (a mano a mano che parla si infervora) Mi oppongo, sicuro, perché c'è stata una disgrazia e non voglio che duri per tutta la tua vita. Dicevi ora che volevi tornare qui. Questo è il modo, ora, di risolvere la situazione... anche per la bambina...
Luisa - (violenta) Ma io non voglio lasciare Paolo. Piuttosto ritorno con lui senza un soldo.